CRESCITA ECONOMICA, COMMERCIO INTERNAZIONALE E AMBIENTE NATURALE: DINAMICHE E INTERAZIONI Valeria Costantini
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LEZIONE 1
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CAMBIAMENTO CLIMATICO E PROTOCOLLO DI KYOTO 1. • • •
CAMBIAMENTO CLIMATICO Il cambiamento climatico come problematica ambientale globale Risoluzione di un problema di tipo Dilemma del Prigioniero Il Protocollo di Kyoto: aspetti generali
2. • • •
MITIGAZIONE, VULNERABILITÀ E ADATTAMENTO Gli interventi di mitigazione previsti dal Protocollo Aspetti di vulnerabilità legati al cambiamento climatico Processi di adattamento
3. INTERVENTI DI MITIGAZIONE – POLITICHE E MISURE • Principali interventi nazionali di mitigazione • Le politiche di riduzione delle emissioni di gas serra in Italia
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 1. Problema di natura globale Nel 1988 è nato per volontà dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e dell’UNEP (United Nations Environment Programme) l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), un gruppo intergovernativo indipendente che si propone come scopo principale di informare l’opinione pubblica e i politici sui progressi in atto nella ricerca sul fenomeno del cambiamento climatico e valutare la letteratura scientifica sull’argomento. I principi chiave su cui basare una possibile convenzione internazionale: •la necessità di sensibilizzare tutti i Paesi sul carattere globale del fenomeno; •l’utilizzo di un criterio di equità nello stabilire azioni di risposta; •l’esistenza di responsabilità comuni a tutti i Paesi, ma differenziate in relazione al grado di sviluppo economico; •il principio precauzionale, secondo il quale l’incertezza del fenomeno dal punto di vista scientifico non costituisce un alibi per non affrontare il problema.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 1. Problema di natura globale La Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) è adottata il 9 maggio 1992 e presentata alla firma degli Stati membri nell’ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED), tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992. La Convenzione è entrata in vigore ufficialmente il 21 marzo 1994 con la sottoscrizione di 160 Paesi. L’obiettivo ultimo dell’UNFCCC è quello di “stabilizzare […] le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera a un livello tale che escluda qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto entro un periodo di tempo sufficiente per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti di clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare ad un ritmo sostenibile”.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 1. Problema di natura globale La UNFCCC individua tre gruppi di Paesi con obblighi differenziati: - Allegato I: Paesi industrializzati membri nel 1992 dell’OECD e Paesi con economie in transizione (Federazione Russa, Stati Baltici e Paesi dell’Europa Centro-Orientale) devono adottare misure per “riportare singolarmente o congiuntamente le emissioni antropogeniche di anidride carbonica ed altri gas serra ai livelli del 1990”. - Allegato II: i Paesi industrializzati membri nel 1992 dell’OECD; essi devono destinare risorse finanziarie ai PVS affinché possano intraprendere azioni per la riduzione delle loro emissioni nell’ambito della Convenzione e per aiutarli ad affrontare le conseguenze negative del cambiamento climatico; devono inoltre promuovere lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie pulite sia ai PVS che a quelli con economia in transizione.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 1. Problema di natura globale La UNFCCC individua tre gruppi di Paesi con obblighi differenziati: - Non Allegato: tutti i PVS non sono soggetti ad alcun obbligo di riduzione delle emissioni. All’interno della categoria dei PVS sono poi evidenziati alcuni gruppi che sono caratterizzati da particolari elementi di vulnerabilità. Paesi con aree costiere “low-lying” e quelli soggetti a desertificazione e siccità. Altri Paesi vengono riconosciuti vulnerabili per quanto riguarda le conseguenze economiche delle misure di risposta al cambiamento climatico, come ad esempio i Paesi che dipendono soprattutto dalla produzione e commercio di combustibili fossili. A un ulteriore gruppo di 49 Paesi classificati come Least Developed Countries (LDC) secondo la definizione delle Nazioni Unite, viene data particolare considerazione per la loro limitata capacità di rispondere al cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti negativi.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 2. Dilemma del Prigioniero
Riduzione Mantenimento emissioni emissioni
SUD
NORD Mantenimento emissioni
Riduzione emissioni
0,0
2,-1
-1,2
1,1
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 3. Il Protocollo di Kyoto Il Protocollo di Kyoto è stato firmato l’11 dicembre 1997 a conclusione della terza sessione plenaria della Conferenza delle parti (COP3), organo decisionale e di controllo dell’applicazione della UNFCCC. È entrato ufficialmente in vigore il 16 febbraio 2005 dopo la ratifica della Russia nel settembre 2004, che ha determinato il raggiungimento del livello minimo di emissioni richiesto. Il Protocollo prevede che per divenire operativo deve essere ratificato da almeno 55 Paesi, responsabili di almeno il 55% delle emissioni al 1990 dei Paesi soggetti ad obbligo di riduzione (Paesi dell’Allegato I). Con la ratifica del parlamento russo il livello totale di emissioni dei Paesi che hanno ratificato è salito a circa il 60% del totale dei Paesi soggetti ad obbligo di riduzione, rendendo pienamente operativi gli obblighi di Kyoto. Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati e quelli con economia in transizione a ridurre nel periodo di adempimento 2008-2012 complessivamente del 5,2% i livelli di emissione dei principali gas con effetto serra prodotti da attività antropiche rispetto ai valori del 1990. 8
CAMBIAMENTO CLIMATICO 3. Il Protocollo di Kyoto Il paniere di gas a effetto serra (Greenhouse Gases, GHG) considerato nel Protocollo include sei gas: anidride carbonica (CO2) metano (CH4) protossido di azoto (N2O) fluorocarburi idrati (HFC) perfluorocarburi (PFC) esafloruro di zolfo (SF6) Tutti i GHG sono convertiti in unità equivalenti di anidride carbonica (CO2e) attraverso dei fattori di conversione legati all’effetto serra (o potere riscaldandante, warming power) relativo a ciascun gas. Gli obiettivi di Kyoto sono quindi riferiti al totale di GHG convertiti tutti in emissioni di CO2e. 9
CAMBIAMENTO CLIMATICO 3. Il Protocollo di Kyoto La riduzione complessiva del 5,2% non è uguale per tutti i Paesi e può essere raggiunta anche in modo congiunto da gruppi di Paesi. Questa modalità, nota come “bolla”, è stata ad esempio adottata dall’UE, dove la riduzione complessiva prevista dovrà essere pari all’8%, con una ripartizione differenziata per i 15 Paesi membri. All’interno dell’UE, la ripartizione degli obiettivi fissati per ciascuno Stato membro è resa obbligatoria con la decisione europea 2002/358/CE (CE, 2002), che ha ufficializzato tali obiettivi con il cosiddetto Burden Sharing Agreement (Consiglio europeo dei Ministri dell’Ambiente del 17 giugno 1998). I dieci nuovi Paesi membri dell’UE a 25 dovranno invece mantenere gli obblighi previsti dal Protocollo senza subire modifiche in relazione al processo di allargamento. In linea di principio, l’UNFCCC e il Protocollo di Kyoto prevedono che la riduzione delle emissioni si deve ottenere con il minimo costo possibile (principio dell’efficienza economica). In realtà, i Paesi Allegato I hanno una struttura economica (ed energetica) molto differenziata, con costi unitari di abbattimento molto diversi.
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CAMBIAMENTO CLIMATICO 3. Il Protocollo di Kyoto Paesi
Obiettivi
Paesi
Obiettivi
Austria
-13%
UE-15
-8%
Belgio
-7%
USA
-7%
Danimarca
-21%
Canada, Giappone, Polonia, Ungheria
-6%
Finlandia
0%
Croazia
-5%
Francia
0%
Russia, Nuova Zelanda, Ucraina
0%
Germania
-21%
Norvegia
+1%
Grecia
+25%
Australia
+8%
Irlanda
+13%
Islanda
+10%
Italia
-6,5%
Lussemburgo
-28%
Paesi Bassi
-6%
Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Monaco, Rep. Ceca, Rep. Slovacca, Romania, Slovenia, Svizzera
Portogallo
+27%
Regno Unito
-12%
Spagna
+15%
Svezia
+4%
-8%
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MITIGAZIONE, VULNERABILITÀ E ADATTAMENTO 1. Gli interventi di mitigazione del Protocollo Gli interventi di mitigazione sono di due tipi: Politiche e Misure: interventi su scala nazionale (par. 4.3) Meccanismi Flessibili: interventi che coinvolgono la comunità internazionale (par. 4.4 e 4.5) Politiche e Misure nel Protocollo di Kyoto i) Miglioramento dell’efficacia energetica in settori rilevanti dell’economia nazionale ii) Protezione e miglioramento dei meccanismi di rimozione e di raccolta dei gas ad effetto serra iii) Promozione di forme di produzione agricola orientate alla sostenibilità iv) Ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili, di tecnologie per la cattura e l’isolamento del carbonio v) Riduzione progressiva, o eliminazione graduale, delle imperfezioni del mercato, degli incentivi fiscali, delle esenzioni tributarie e di sussidi, che siano contrari all’obiettivo della Convenzione 12
MITIGAZIONE, VULNERABILITÀ E ADATTAMENTO 2. La vulnerabilità causata dal cambiamento climatico La vulnerabilità si riferisce allo studio di tutti i possibili effetti negativi che possono in qualche modo manifestarsi sull’uomo a causa del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico genera enormi danni per le fasce povere della popolazione soprattutto nei PVS, a causa delle condizioni climatiche e delle caratteristiche geografiche particolari che caratterizzano molti di questi Paesi, e della loro limitata capacità di adattarsi al cambiamento climatico. Le proiezioni sui possibili scenari futuri in merito all’incidenza, la frequenza, l’intensità, e la durata degli eventi climatici estremi (siccità, alluvioni, cicloni) prevedono una maggiore incidenza sui PVS. I cambiamenti possono essere: nelle condizioni climatiche medie (alcune regioni possono divenire più aride di altre); nella variabilità climatica (i fenomeni piovosi possono divenire meno frequenti e regolari); nella frequenza e nella magnitudo di eventi estremi (tifoni, cicloni, alluvioni). 13
MITIGAZIONE, VULNERABILITÀ E ADATTAMENTO 3. Processi di adattamento al cambiamento climatico L’adattamento al cambiamento climatico, ovvero tutte quelle azioni di risposta alle condizioni climatiche che riducono la vulnerabilità (degli individui, delle regioni, degli Stati) dovrebbe essere considerato parte integrante delle strategie di riduzione della povertà implementate a livello nazionale e internazionale. Le possibili politiche di adattamento al cambiamento climatico possono essere raggruppate in due generali categorie: • politiche di intervento che garantiscano condizioni stabili a supporto della dotazione di capitale e di fattori produttivi necessari per la sopravvivenza dei poveri (capitale sociale, naturale, fisico, umano, finanziario) • pianificazione economica, aumento della capacità di resistenza delle infrastrutture e degli investimenti, miglioramento dei sistemi di gestione ambientale e della tecnologia, miglioramento dei sistemi di gestione del rischio aumentando la capacità di resistenza finanziaria dei poveri, miglioramento della capacità istituzionale e coinvolgimento della società civile 14
MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 1. Principali interventi nazionali di mitigazione La delibera CIPE del 1998 individua una molteplicità di interventi in adempimento delle politiche previste dall’art. 2 del Protocollo di Kyoto con particolare riferimento a: • promozione dell’efficienza energetica in tutti i settori; • sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni; • protezione ed estensione delle foreste per l’assorbimento del carbonio; • promozione dell’agricoltura sostenibile; • limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici; • misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra.
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MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 1. Principali interventi nazionali di mitigazione Mt CO2 2002
Mt CO2 2006
MtCO2 20082012
Aumento di efficienza nel parco termoelettrico
-4/5
-10/12
-20/23
Riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti
-4/6
-9/11
-18/21
Produzione di energia da fonti rinnovabili
-4/5
-7/9
-18/20
Riduzione dei consumi energetici nei settori industriale / abitativo / terziario
-6/7
-12/14
-24/29
-2
-7/9
-15/19
Azioni nazionali per la riduzione delle emissioni dei gas serra
Riduzione delle emissioni nei settori non energetici Assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste Totale
(-0,7) -20/25
-45/55
-95/112 16
MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 2. Le politiche di riduzione dei gas serra in Italia L’Italia ha ratificato il Protocollo con legge 120/2002 1 giugno 2002 Dicembre 1998: Prima delibera CIPE per individuare azioni per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni Dicembre 2002: MATT-CIPE, “Piano nazionale per la riduzione delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra 2003-2010” Le emissioni al 1990 521 Mt CO2e Obbligo italiano: riduzione 6,5%, nel periodo 2008-2012 potrà emettere annualmente in media 481,1 Mt CO2e Al 2000: Italia emette 546,8 Mt CO2e
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MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 2. Le politiche di riduzione dei gas serra in Italia Massimizzare l’efficienza economica e la protezione ambientale Essere politicamente e socialmente accettabili (win-win policies) Essere gestibili da un punto di vista amministrativo Avere un effetto limitato e/o positivo su altre aree (concorrenza, occupazione, ..)
19%
Settori Principali coinvolti Settore elettrico Industria Residenziale/commerciale Trasporti
34%
28% 19%
Trasporti
En. Elettrica
Industrie
Trasporti
Altri 18
MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 2. Le politiche di riduzione dei gas serra in Italia Settore Elettrico • Dagli anni ’70 si è assistito ad una diminuzione delle emissioni per kWh prodotto nei Paesi OECD che utilizzavano combustibili fossili soprattutto per il miglioramento dell’efficienza degli impianti • Ulteriori riduzioni possono essere ottenute ad esempio: • Andando verso combustibili a più basso contenuto di carbonio; • Sostituendo impianti di produzione tradizionali con impianti a cogenerazione Industrie manifatturiere •Questo settore comprende un’ampia gamma di attività e processi (la siderurgia, la chimica, la meccanica, l’agroalimentare,…) con grandi differenze nei potenziali di abbattimento •Le emissioni per unità di prodotto sono sostanzialmente diminuite a partire dal 1973. Questo trend è generalmente rallentato o si è addirittura invertito dopo il 1990 19
MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 2. Le politiche di riduzione dei gas serra in Italia Settore Residenziale e Commerciale • In questo settore si è assistito dal 1970 ad una diminuzione dell’intensità energetica a seguito del miglioramento dell’efficienza sia dei sistemi di condizionamento e riscaldamento degli edifici e sia degli elettrodomestici • Tale miglioramento dell’efficienza ha compensato l’aumento sia degli spazi abitativi sia del numero e dell’utilizzo degli elettrodomestici • Dal 1990 il trend della diminuzione dell’intensità energetica ha subito un rallentamento nella maggior parte dei Paesi OECD Trasporti • Nel settore trasporti si sono osservati notevoli aumenti delle emissioni di GHG nonostante i rilevanti miglioramenti tecnologici che si sono osservati (autovetture) • Principali cause: aumento generalizzato della domanda di mobilità e di trasporto merci; spostamento della domanda verso autovetture di maggiore cilindrata e dotate di maggior confort (condizionatore,…) 20
MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 2. Le politiche di riduzione dei gas serra in Italia Strategie per la limitazione delle emissioni: • Agire sulla domanda (minore richiesta di servizi energetici) • Agire sull’offerta: ¾ Soddisfare la domanda con una maggiore efficienza energetica ¾ Utilizzare combustibili a minore emissione di GHG per unità di energia Strumenti attuativi • Meccanismi fiscali: Carbon Tax, eliminazione di sussidi che incentivano l’uso di combustibili ad alto contenuto di carbonio • Strumenti di regolamentazione normativi o volontari: ¾ Fissare limiti delle emissioni e contemporaneamente consentire un commercio delle emissioni ¾ Introduzione di standard di efficienza energetica • Promozione tecnologica: Sussidi per sviluppare tecnologie che utilizzano sorgenti di energia a basso tenore di carbonio • Misure di accompagnamento ¾ Cambiamenti nelle scelte/preferenze del consumatore (car-sharing, mobility manager…) 21
MITIGAZIONE: POLITICHE E MISURE 2. Le politiche di riduzione dei gas serra in Italia Strumenti attuativi per singolo settore (delibera MATT-CIPE 2002) • Settore elettrico ¾ Produzione di almeno il 2% di energia elettrica da fonti rinnovabili ¾ Conversione di impianti dell’ENEL a gas naturale • Settore industriale ¾ Riduzione delle emissioni da impianti • Settore terziario e civile ¾ Attuazione della legge 0/91 per il contenimento del consumo energetico negli edifici ¾ Attuazione del codice di autoregolamentazione per la qualità ambientale negli edifici della P.A. • Settore rifiuti ¾ Attuazione delle norme vigenti per una progressiva sostituzione delle discariche con impianti di incenerimento • Settore uso del territorio ¾ Realizzazione di opere infrastrutturali ¾ Gestione integrata del territorio per lo sfruttamento di energie rinnovabili (eolica e biomasse) 22