Biografia Ulisse, al secolo Rossano Massaccesi, nasce a Osimo nel 1957. Proprio come il personaggio omerico, dopo aver peregrinato nel mondo alla ricerca del proprio essere, toccando le principali mete dell’arte, è ritornato alla sua “Itaca”, ovvero proprio Osimo. Qui vive e lavora tutt’oggi. Autodidatta, si inserisce fin da giovane nel mondo della pittura contemporanea e della scultura, attraverso gli insegnamenti di grandi maestri che si richiamano all’arte “naif”. Da qualche anno ha iniziato a partecipare a mostre collettive ed esposizioni. Conosciuto e riconosciuto già dagli addetti al settore, è ormai entrato a pieno titolo tra gli artisti che vengono richiesti al gallerista. Invitato a molte manifestazioni, ha partecipato solo a importanti esposizioni nazionali ed internazionali, dove ha sempre riscosso notevole successo. Tema centrale della sua pittura sono i paesaggi e le scene di vita del passato, tra il medioevo ed i giorni nostri.
"Ulisse un'armonia surreale" Ulisse non è un filosofo, né un pensatore, ma un uomo acuto, creativo, senza mai distogliere, tuttavia, piedi e sguardo dalla realtà concreta, reale. Realtà dalla quale, però, prende le distanze. Egli si sente fuori dal sistema, soprattutto dalle regole, dal perbenismo, dalla formalità della vita sociale. E’ consapevole di che cos’è la vita, la accetta, ma la vive a modo suo e dipingendo si diverte. Ecco perché i suoi quadri ci piacciono, sono un po’ come un romanzo a puntate, una storia di per sé semplice, ma avvincente, dove ritrovando gli stessi personaggi e la stessa ambientazione, cambiano continuamente le vicende e le scene e il divertimento dell’autore diviene il nostro. Sono tanti i quadri di Ulisse, una produzione vastissima, segno che la sua vena creativa si alimenta continuamente di nuovi spunti, nuove situazioni in cui colloca di volta in volta le suorine e i frati: una movimentata, affollata e allegra scena di festeggiamenti, di banchetto, oppure una pacata immagine di un gioco a due, di un lavoro antico... Quello che cambia in ogni dipinto e si rivela come elemento fondamentale per diversificare le scene, le atmosfere, il messaggio persino dei dipinti di Ulisse è la più o meno ricca dovizia di particolari, di oggetti usati o presenti nell’ambiente, strumenti adoperati per il giocolavoro dei protagonisti. Ad esempio le bottiglie di coca cola, gli sci, tutte quelle 'cose', insomma, che sono di uso comune oggi, ma totalmente sconosciute nell’epoca rievocata. Ulisse è marchigiano, legato alla sua terra come la lunga tradizione di artisti e letterati marchigiani che ha portato sempre con sé le proprie radici. Terra che si può facilmente ritrovare, seppur trasfigurata, negli scorci di paesaggio dei suoi dipinti, che sono una specie di scenografia teatrale, nella rigorosa e stilizzata costruzione prospettica di borghi medievali, con tetti rossi e mattoncini faccia vista, ed altri elementi tipici dell’architettura medievale (rosoni, bifore, torrioni...), lì, fermi fuori dallo spazio e dal tempo. Cambiano le scene: da un ironico e divertito “Su e giù” in un’altalena basculante, al “Pomeriggio sugli sci”,
da “Giochi di scacchi” a “La giostra dei cavalieri” e via così, la vita in questi monasteri sembra costituita da un gioco perpetuo, senza distinzione, giochi da bambini e divertimenti da adulti, tradizioni del passato e attività moderne, anche il lavoro è rappresentato come gioco, in un’aura senza tempo e senza spazio; una dimensione universale avulsa dalla realtà, in cui i protagonisti, personaggi in costante movimento, che fa da contrappunto alla staticità della scena, sono anch’essi personaggi simbolici, universali: potrebbero essere chiunque, perché non hanno volto, e sono accomunati dall’abito, uguale per tutti e per ogni situazione, l’unica distinzione nel sesso, infatti le “suorine” si distinguono dai frati solo per l’abbigliamento. Dal punto di vista estetico l’opera risulta accattivante, piacevole da guardarsi, vuoi per la scelta cromatica, che verte sempre su colori vivi, caldi, non violenti, ma vivaci, forti, che infondono al dipinto un’intensa luminosità, e che hanno consistenza materica per la pennellata densa e pastosa, accuratamente stesa a colmare il disegno: altra componente importante, che traccia contorni netti e decisi, armonioso per l’andamento tondeggiante delle linee e la proporzionalità dell’insieme. Ma proprio in questa armonia quasi surreale, nell’apparenza dei soggetti tutti uguali, senza volto, si può cogliere, forse, un leggero velo di tristezza, al quale spesso il comico induce, un invito a riflettere. Nel movimento concitato delle figure, specie in alcune scene, c’è forse racchiusa l’idea della fuga, dell’insoddisfazione per la propria condizione, dell’inquietudine che è tipica dell’uomo moderno, sempre alla ricerca di qualche vano desiderio. Dio? Le suorine e i fraticelli sono figure emblematiche, che nulla hanno a che fare con la religiosità.A Ulisse piace il mondo medievale, sceglie quell’ambientazione che gli è congeniale, ma è consapevole di essere in un’altra epoca, dove tutto è diverso e i valori sono profondamente mutati, superati, molti del tutto crollati. Tuttavia è inutile, credo, -anche se il bello dell’opera d’arte è proprio la capacità di suscitare emozioni diverse in ciascun osservatore, la possibilità di appropriarsi dell’opera leggendovi dentro, con la propria sensibilità, significati e messaggi che la mente e l’anima vogliono cogliere, in sintonia con l’autore o no tuttavia, dicevamo, è inutile cercare nella pittura di Ulisse chissà quali messaggi nascosti o significati simbolici. Egli ama l’arte, ama dipingere e lo fa consapevolmente, con spirito divertito e ironico, persino caustico a volte. L’ironia si avverte molto spesso già dai titoli e mette in guardia il fruitore su cosa lo aspetta. L’arte, dunque, per Ulisse diventa semplicemente un modo per esprimersi, per comunicare, per dar voce, anzi, immagine al proprio sentire, (che è poi la sua funzione primaria) ma null’altro; l’arte fine a se stessa. Un ultimo aspetto è importante sottolineare: il rapporto, inevitabile, con le opere di alcuni pittori umbri. Il paesaggio umbro di questi artisti equivale alle Marche di Ulisse, se proprio si vuol trovare un’analogia, ma lo spirito è diverso. Questi credono nella materia dei loro dipinti, la vagheggiano, quasi, avvolgendola in un sottile velo di malinconia. Attraverso l’ironia, invece, Ulisse si distacca completamente da ciò che dipinge, non ci crede e rivela spesso persino un certo scetticismo nei confronti della realtà. L’atmosfera giocosa e irridente dei dipinti di Ulisse, palesemente dichiarata, lo dividono profondamente, quindi, dagli altri, e lo collocano in una sfera tutta sua e originale. Valeria Orsi
"Il Mondo di Ulisse" Il mondo a cui Ulisse attinge la sua opera pittorica è quello dei paesaggi marchigiani e umbri. Ma anche altri sono gli elementi peculiari che caratterizzano la sua produzione artistica. Lo è persino la materia impiegata: egli dipinge su tavole di legno ed ognuna viene trattata con una particolare base che dà matericità all’olio. Questa tecnica rafforza la sensazione di movimento conferita ai personaggi raffigurati. Altra peculiarita: è vero che Ulisse si rifà alla pittura onirica medievale, ma questa componente naif viene rivisitata principalmente con l’uso della prospettiva e con la definizione dei particolari, soprattutto nel caso degli scacchi, delle etichette sulle bottiglie, dei dettagli architettonici, Il tutto è vivacizzato da toni e colori brillanti e solari. Ma è soprattutto il messaggio che il pittore trasmette attraverso le sue opere ad essere caratterizzante. Ulisse è pungente, ironico, ma la visione delle cose è trattata con una costante positività. Non a caso le persone raffigurate nei suoi quadri sono a volte dei chiari riferimenti a personaggi reali, oppure fantastici ma conosciuti dal pubblico. Essi trovano nell’artista lo spazio per una rivisitazione soggettiva, aderente in modo efficace alle situazioni create. I personaggi che animano i dipinti di Ulisse sono quasi esclusivamente suore e preti. Ciò è dovuto al fatto che il clero è un elemento essenziale nella vita e nell’ambiente dell’Italia Centrale. La sua presenza nel recente passato fu capillare nelle Marche come nell’Umbria, due regioni che sino ad un secolo e mezzo fa fecero parte integrante dello Stato Pontificio, I marchigiani, poi, erano essi stessi gli esattori delle tasse papali. In queste terre abbondarono i conventi, le abbazie, i monasteri, i seminari. I prelati di ogni tipo fecero sempre parte della realtà locale. I laici erano integrati con loro e la vita del popolo ruotava intorno ai centri ecclesiastici. E’ naturale pertanto che Ulisse, volendo riproporci una società medievale, o comunque antica, inserisca nelle sue raffigurazioni suorine indaffarate o pretini in movimento. Ciò nonostante va chiarito che i suoi personaggi sono simboli presi ad esempio per scene di vita quotidiana: i togati ed i giudici sono sì impersonati da monache o sacerdoti, ma, come i dentisti, i notai ecc. perdono la loro identità clericale. In effetti i preti non fanno mai la parte del prete, e così dicasi per le suore. Ulisse ricerca i modi e i perché di questa scelta di vita. Con il tempo la curiosità si è tramutata in ricerca, sino a divenire un’autentica simpatia e un rispetto profondo. I pretini vestono di rosso: questo perché nel Medioevo gli abiti talari dei vescovi erano color porpora. Quindi Ulisse li veste rifacendosi al periodo in cui li ambienta. E poi il rosso è un colore vivido, che comunica subito con l’osservatore ed ispira positività. I personaggi del mondo che Ulisse ci descrive sono dunque simboli. Possono essere, citando Pirandello, uno, nessuno, centomila. Ma Ulisse li dipinge senza volto. Perché questo? Ce lo rivela l’artista stesso: "Se descrivessi il volto farei un ritratto, gli darei un’identità e trasformerei il "personaggio" in "persona". Il "simbolo" diventerebbe un "singolo", lo tramuterei in soggetto unico, in un individuo col suo carattere e la sua personalità. Questo non deve essere. In un pretino o in una suorina ognuno può ritrovare se stesso o una persona conosciuta. I personaggi non devono essere considerati estranei, ma possono essere identificati da ciascuno in modo diverso, come parte stessa delle proprie esperienze personali, dell’ambiente in cui viviamo. Così il mondo di Ulisse diviene anche il nostro mondo.
Ancora una parola sulla tecnica del pittore. L’uso della tavola in legno come base di lavoro non è una casualità, ma è dovuto a una scelta ben precisa. Pensiamo all’arte pittorica antica: la tavola è la base di molte opere dei grandi maestri nell’alto Medioevo. La scelta del nostro artista costituisce quindi un richiamo ad un’era antica, quella, tanto per capirci, delle stupende Pale d’Altare che rimangono capolavori assoluti. C’è un tema che ricorre frequentemente nella pittura di Ulisse: gli scacchi. Si ritrova non solo nelle scacchiere vere e proprie con le pedine per il gioco, ma anche nelle architetture. Ritroviamo disegni a scacchi nei pavimenti, nelle decorazioni murali, nei soffitti, nella disposizione dei mattoni che compongono le murature. Il messaggio è duplice. Per quanto riguarda il gioco degli scacchi vero e proprio Ulisse ci racconta di una passione nata in gioventù e perseguita nel tempo: indice di un gusto innato per i giochi "cerebrali" e metafora della vita stessa, fatta di ricerca, volta al raggiungimento di una meta, che comporta astuzia e ragionamento. Per quanto riguarda invece il ricorso a tale motivo pittorico Ulisse ci rivela una predisposizione alla conoscenza della geometria e della prospettiva, nonché un gusto per la ricerca dell’armonia nelle forme geometriche presenti in natura. Le maestose architetture medioevali, con castelli, torri e mura, creano motivi geometrici sempre perfettamente equilibrati ed armoniosi, la cui bellezza ed eleganza surclassa abbondantemente quella degli edifici moderni. Come riconoscere tra mille altre la pittura di Ulisse? L’artista ne fornisce i mezzi, che servono anche per i non addetti ai lavori. Innanzitutto sono facilmente riconoscibili i paesaggi, riconducibili ad una iconografia medievale, tranne che in pochi casi sporadici da considerare dei "fuori tema". Poi citiamo la tecnica, che è assolutamente originale, per l’uso della tavola di legno preparata in modo così particolare. Ma principalmente sono i personaggi del mondo di Ulisse a conferire uniformità alla sua opera: pretini rossi, suorine e a volte fraticelli popolano questi villaggi e li fanno rivivere, riportandoli agli antichi splendori. Per i più addentrati consigliamo inoltre di guardare le opere non solo sul davanti ma anche sul retro, dove figurano le indicazioni che garantiscono l’autenticità e forniscono i dati relativi all’archiviazione. Giulio Chiapasco
"Là dove abita la Poesia" Non insolitamente nella congerie di immagini che rappresentano l’arte pittorica di questo quasi-fine-secolo, la poetica figurativa detiene ancora abbastanza spesso un ampio spazio. Infatti, in questa nostra società sempre più protesa verso l’alienazione, la paranoia e la dissociazione di modelli e ideali, anche gli artisti, al di là della loro tendenziale adesione a gruppi o correnti, avvertono tuttavia la necessità di recuperare valori e valenze in grado di ritemprare lo spirito e la psiche dell’uomo, che oggi sembra inevitabilmente volto verso un definito collasso della propria umanità, ossia della fondamentale costante antropologica che finora l’ha sempre contrassegnato, in ogni epoca, quale inscindibile sostanza intimamente perfusa dal suo DNA. Tale poetica figurativa, appunto, senza tempo e senza confini, oggettivamente estrosa, incantata e liberatoria, ricca di accenti ingenuamente spettacolari, piacevolmente imaginifica e talvolta pure maliziosamente allusiva tra le altre, pervade anche una ampia serie di opere contemporanee omologate col nome d’arte “Ulisse”, all’interno delle quali senza dubbio abita la Poesia e che sono ormai ben note agli addetti ai lavori e ai collezionisti, non solo per la qualità della loro immediatezza narrativa, ma proprio in virtù di quel recupero di un certo clima di serena beatitudine tipico delle fiabe, ovvero di convinta
asserzione della tradizionale e forse spensierata maniera di vivere di un tempo, che ne legittima ampiamente l’interesse e la ragione d’essere. Ulisse é, dunque, in galleria anfitrione di un universo idilliaco, piacevolmente popolato dalle sagome alquanto civettuole delle sue vivaci suorine perennemente affaccendate, d’estate e d’inverno, di giorno e di notte, in cortile o sull’aia, sulla distesa del prato o sopra il muretto del ponte sul ruscello; sempre intente in insolite occupazioni e giochi e trastulli (il tiro della fune, la pesca con la canna, i rendez-vous al chiaro di luna...), sul filo di un’inventiva alacre, che ovviamente le distoglie dal previsto adempimento delle pratiche liturgiche quotidiane. Tutto ciò si innesta su un forte senso di mimetismo dell’artista che produce l’opera; su una geometria cangiante, ma pur sempre coinvolgente, delle antiche strutture architettoniche realizzate con blocchi di pietre perfettamente squadrate e levigate, che immancabilmente si incastrano tra loro alla perfezione; sulla sciolta fluidità dei colori fondamentali che si coniugano felicemente con l’atmosfera fiabesca delle immagini; su un ampio respiro ludico dell’impostazione narrativa; su un lessico espressivo, insomma, volta a riprodurre piuttosto lo spirito di luoghi e atmosfere che appartengono a un mondo immaginario e irraggiungibile, eppure così concretamente raffigurato in questo genere di visioni talmente carico di rispondenze all’interno della nostra sfera culturale ed emotiva. Siamo, quindi, in presenza di una consistente e gradevole produzione pittorica, nella quale la prosa del quotidiano illustrata nei dipinti è già Poesia. Non vi è dubbio infatti che, evocando un nesso organico di percezione e immaginazione, cioè di fisicità e idealità, di potenziale estetico ed emotivo, queste opere, che sviluppano un filone culturalmente accreditato nel mondo dell’arte pittorica contemporanea (quello del borgo antico immerso, coi suoi massivi torrioni di pietra, nelle grandiose distese prative; delle elegiache nevicate luminescenti...) riescono a suscitare emozioni essenziali che ci restituiscono al senso di una dimensione interiore ormai perennemente in bilico - nell’immaginario collettivo - tra passato e presente, tra sogno e realtà; forse nel tentativo di ricreare per noi, quasi in termini lirici, una nuova perscrutazione post-romantica della vita. Antonio Puglisi