LA SINDROME DEL DOLORE CRONICO GEOGRAFIA E PAESAGGIO DEL DOLORE CRONICO
Circolo medico del Bellinzonese Martedì 14 giugno 2016 Lorenzo Pezzoli, Psicologo e psicoterapeuta ATP-FSP
Specializzato in psicoterapia psicoanaliica Docente e ricercatore SUPSI
ì
Immagini sul dolore elaborate dagli studenL del corso PraLche di intervento con il disagio psichico della SUPSI – DEASS 2015-2016
GEOGRAFIA E PAESAGGIO DEL DOLORE CRONICO
ì OGNI DOLORE PRODUCE UN
VISSUTO
ì OGNI DOLORE DIALOGA CON
LA SOGGETTIVITÀ
GEOGRAFIA E PAESAGGIO DEL DOLORE CRONICO
ì GEOGRAFIA E PAESAGGIO Erwin Straus, psichiatra tedesco cresciuto alla scuola di Kraepelin di Monaco di Baviera e successivamente passato a quella di Eugen Bleuler nel famoso ospedale psichiatrico Burgholzi di Zurigo, lo stesso dove si formarono Carl Gustav Jung e Ludwig Binswanger, scrive nel 1935 un breve ma denso saggio inLtolato Paesaggio e Geografia. Belo., F., Il paesaggio non è la geografia, in Aperture, 21, 2006
GEOGRAFIA E PAESAGGIO DEL DOLORE CRONICO
ì UNA PREMESSA IMPORTANTE
MAL-ESSERE vs BEN-ESSERE ì DALLA VISIONE BIPOLARE ALLA
DIMENSIONE BIVARIATA
Dal mal-essere al ben-essere
MAL-ESSERE
BEN-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere VISIONE DICOTOMICA AD ESCLUDENDUM
MAL-ESSERE
BEN-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere
MAL-ESSERE
BEN-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere VISIONE A GRADIENTE CON UNA INTERPRETAZIONE DI CONTINUUM
MAL-ESSERE
BEN-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere Dimensioni linearmente distribuite lungo un conLnuum bipolare Correlazione negaLva tra le due dimensioni
MAL-ESSERE
BEN-ESSERE
BEN-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere
MAL-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere
BEN-ESSERE
MODELLO BIVARIATO
MAL-ESSERE
Dal mal-essere al ben-essere
BEN-ESSERE
USCITA DALLA LOGICA DELLE ASSENZE E INGRESSO NELLA LOGICA DELLE PRESENZE
MAL-ESSERE
GEOGRAFIA E PAESAGGIO DEL DOLORE CRONICO ì Cura: dal pensiero paradigmaLco al pensiero narraLvo
Il pensiero narraLvo, come lo definisce Brunner, è quello che usiamo tu` nella nostra quoLdianità ed è il linguaggio che contraddisLngue il pensiero del bambino così come marca le spiegazioni del mondo fabe dai miL. “Le storie – scrive Brunner – sono la moneta corrente di una cultura” (Brunner, 2002, p.15). Scrivono Dammaco e Pabono “è abraverso le narrazioni che l’uomo nel suo sviluppo o`ene le informazioni più importanL per lui: i significaL. È la narrazione a generare valore, ad avvolgere ogni donazione di senso, ogni percezione.”.
GEOGRAFIA E PAESAGGIO DEL DOLORE CRONICO ì
Nei primi anni ’30 il Dr. Hans Killian, uno dei più conosciuL anestesiologi e chirurghi tedeschi, senk che era tempo di cambiare l’a`tudine dei medici nei confronL del dolore. Secondo il Dr. Killian, non soltanto ne avrebbero beneficiato i pazienL in quanto esseri umani, con una propria dignità e sensibilità, ma perfino la praLca medica: riconoscere i sintomi della sofferenza, infa`, avrebbe dovuto essere parte integrante dell’anamnesi clinica. Come esporre la quesLone in maniera scienLfica e al tempo stesso incisiva?
ì
Il Dr. Killian era appassionato di arte e fotografia, ma fino ad allora aveva tenuto ben separaL i suoi interessi esteLci dalla professione medica. Il suo controverso libro, pubblicato nel 1934, si inLtolava Facies Dolorosa: Das schmerzensreiche Antlitz (“l’aspebo del dolore”). Si trabava di 64 fotografie di bambini, uomini e donne di ogni età, ricoveraL all’ospedale dell’Università di Freiburg in cui egli stesso esercitava come chirurgo. I sogge` dei ritra` erano suoi pazienL, alcuni dei quali terminali, fotografaL nei loro le`.
Facing Pain: Dr. Hans Killian’s Photo Book, Facies Dolorosa From: Literature and Medicine, Volume 29, Number 1, Spring 2011, pp. 1-38 | 10.1353/lm.2011.0313
Non occuparci solo della mala`a del paziente ma di quello che lo preoccupa come nel quadro di Rokell
Immagine traba dal sito hbp://www.sothebys.com/en/aucLons/ecatalogue/2012/americanart-n08911/lot.68.html consultato il 9.07.2016
DOLORE ED EMOZIONI
ì QUALE RELAZIONE TRA
DOLORE ED EMOZIONI
26
Esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata ad un danno Lssutale, in abo o potenziale, ovvero describa nei termini di tale danno
DOLORE Componente emoLva
SOFFERENZA
09.07.16
27
Esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata ad un danno Lssutale, in abo o potenziale, ovvero describa nei termini di tale danno
COGNITIVI EMOZIONALI MOTIVAZONALI
DOLORE Componente emoLva
SOFFERENZA Comprende aspe`
09.07.16
Dolore acuto Dolore cronico
Degrado sociale, professionale, relazionale…
Paura del dolore
Ansia anLcipatoria Reazione ansiosa Tensione e nervosismo, paura pensieri preoccupanL, incapacità a rilassarsi, tensione allo stomaco, incapacità di star fermo, crisi di panico InerenL il pericolo, la fiducia, il bsogno di atenzione e all’erta e ai rischi possibili a cui si può andare incontro.
Reazione depressiva sintomi
pensieri
Incapacità di provare piacere, incapacità di ridere, diverLrsi, mancanza di buon umore Rallentamento psico-motorio Disinteresse per il proprio aspebo fisico Pessimismo Inerenti il senso di fallimento, di sfortuna, disgrazia, di impossibilità di intervento e rimedio ecc.
Dolore acuto Dolore cronico
? Interrompe la sofferenza ? Ha un termine (solitamente) Marca la dimensione della memoria Mobilita la dimensione dell’ugenza Richiama la dimensone infanLle della risposta di accudimento – interesse
! « Dialoga » con la sofferenza ! Non ha un termine (« fine pena mai ») Marca la dimensione della prospe`va (abese, immagine di sé, futuro…) Non mobilita la dimensione dell’ugenza (noia, disinteresse…) Richiama la dimensone più « matura » della colpa e della vergogna
30
PROPRIO PERCHÉ SI ENTRA IN UNA DIMENSIONE STABILE (CRONICA)
COSTRINGE A UN PROCESSO PICCOLO O GRANDE DI LUTTO GENERA AGGRESSIVITÀ, SENSI DI COLPA, VERGOGNA … 09.07.16
CORPO
VITA/DIMENSIONE RELAZIONALE
SPAZIO INTERMEDIO
VITA PSICHICA PERSONALE
31
CORPO COME OGGETTO MEDIATORE
09.07.16
32
LA MALATIA/IL DOLORE RENDE L’UOMO PIÙ CORPOREO TOGLIE RIPARO E RIFUGIO VISSUTO DI INGIUSTIZIA FRAGILITÀ CORPOREITÀ 09.07.16
33
LA MALATIA/IL DOLORE
TEMPORALE SPAZIALE
ALTERAZIONE
CONTRAZIONE
ROTTURA DELLA CONTINUITÀ
09.07.16
34
OGNI PRATICA DELL’AVER CURA È FONDATIVA DI SPAZI
LO SPAZIO e IL TEMPO
Luogo di cura DEPOSITO
Luogo di cura SERRA
Luogo di cura TRANSITO
TEMPORALITÀ
SPAZIALITÀ
TEMPO REALE TEMPO ISTITUZIONALE TEMPO DEL CURANTE TEMPO DEL PAZIENTE TEMPO DELLA MALATTIA 09.07.16
ESS
ESSERCI
SONO QUI DOVE OCCUPO UN POSTO
Dove arriva la mia presa, e dove arriva il mio sguardo
À L E R E
SONO LÀ DOVE È IL MIO INTERESSE
Dove prendo posto
SPAZIO
35
09.07.16
36
ATTIVITÀ DEL CORPO
ATTEGGIAMENTO ED ESPRESSIONE DEL CORPO
PERMETTE DI ENTRARE IN RAPPORTO CON L’AMBIENTE
TRADUCE IN MODO VISIBILE IL RAPPORTO CON GLI ALTRI (reciprocamente)
37
LA MALATIA/IL DOLORE ROTTURA DELLA CONTINUITÀ UN CORPO CHE HA UNA CONTRAZIONE DELLA TEMPORALITÀ E DELLA SPAZIALITÀ RIMANDA A QUELLO CHE SUCCEDE NELLA DEPRESSIONE DEPRESSIONE
CONTRAZIONE S-T
CONTRAZIONE S-T
DEPRESSIONE
09.07.16
38
Corpo e psicopatologia LEIB Corpo che io sono, più che corpo che ho
KÖRPER finisce con l’ultimo strato della pelle che chiude come in un sacco il corpo fisico
Leib oltrepassa i limiti della pelle e dischiude una realtà, un mondo che si caratterizza per essere un mondo di significati, un mondo dotato di senso non la somma indifferenziata delle cose che mi circondano Baracco, M., OrizzonL del corpo in psicopatologia in Philosophema, n. 3-5, Dicembre 2004
09.07.16
39
VISSUTO DI MALATTIA DOMANDA DI AIUTO
PERCEZIONE/VISSUTO DELL’OPERATORE
Esplicita Presente Implicita Assente Non basata su mala`a
AWesa Sperata InaspeWata Spiazzante
09.07.16
A`vo/esterno
Risposta emoLva
Rabbia
Accebazione Diniego
Contrabazione tempo
Evento
Depressione
Passivo/interno
Elaborazione L. Pezzoli
41
SenLmenL di disperazione pessimismo
SenLmenL di indegnità, colpa e povertà
Pensieri di mote e suicidio
Irrequietezza
Sonno irregolare
Diminuzione di energia
CambiamenL di umore
Insonnia
Difficoltà a prendere decisioni
Perdita di peso e di appeLto
Persistente umore triste, ansioso, vuoto
PianL
09.07.16
42
DEPRESSIONE REATTIVA DI ADATTAMENTO A MALATTIE ORGANICHE
COMPARE COME REAZIONE SUCCESSIVA A MALATTIE FISICHE SOPRATTUTTO SE GRAVI
DUPLICE FINE
LOTTA CONTRO L’ANGOSCIA SCATENATA DALLA MINACCIA COSTITUITA DALLA MALATTIA INSTAURARSI DI UNA NUOVA MODALITÀ DI RELAZIONE DELLA PERSONA MALATA CON IL MONDO E CON Sé STESSO
09.07.16
Fonte: Lalli, N., Manuale di psichiatria e psicoterapia, Ed. Liguori 1999
43
DEPRESSIONE REATTIVA DI ADATTAMENTO A MALATTIE ORGANICHE
Quadro disforico caraMerizzato da fluMuazioni del tono dell’umore con notevole componente ansiosa e irritabilità Evoluzione verso la guarigione per risoluzione della mala.a o per adaMamento al disagio provocato
Fluttuazioni Ansia Irritabilità Risoluzione Adattamento 09.07.16
Fonte: Lalli, N., Manuale di psichiatria e psicoterapia, Ed. Liguori 1999
44
DEPRESSIONE REATTIVA DI ADATTAMENTO A MALATTIE ORGANICHE RAPPRESENTA IL VISSUTO DEL PAZIENTE AL CAMBIAMENTO DELLA PROPRIA IMMAGINE OPPURE A DISABILITÀ FUNZIONALI DI VARI GRADO
IL DISTURBO DEPRESSIVO NON È LEGATO ALLA MALATTIA IN SENSO EZIOLOGICO
09.07.16
Fonte: Lalli, N., Manuale di psichiatria e psicoterapia, Ed. Liguori 1999
D E P R E S S I O N E R E A T T I V A D I A D A T T A M E N T O A M A L A T T I E ORGANICHE
DEPRESSIONE SECONDARIA
Fonte: Lalli, N., Manuale di psichiatria e psicoterapia, Ed. Liguori 1999
46
DEPRESSIONE SECONDARIA DEPRESSIONE SECONDARIA
CARATTERISTICHE DEPRESSIONE SECONDARIA
A DIFFERENZA DELLA DEPRESSIONE ENDOGENA: anamnesi negativa per precedenti disturbi dell’umore nel soggetto o nella famiglia A DIFFERENZA DELLE REAZIONI DEPRESSIVE A MALATTIE ORGANICHE: è legata in senso eziologico e non psicologico alla malattia somatica di base
09.07.16
Fonte: Lalli, N., Manuale di psichiatria e psicoterapia, Ed. Liguori 1999
47
DEPRESSIONE SECONDARIA
DEPRESSIONE SECONDARIA CARATTERISTICHE DEPRESSIONE SECONDARIA
Legata a MALATTIE ENDOCRINE
ipotiroidismo
MALATIE NEUROLOGICHE
morbo di Parkinson
PROCESSI DEMENZIALI
demenze di tipo degenerativo 09.07.16
48
La bambola spezzata (Manciaux 1999) 09.07.16
MANCIAUX M., « La résilience : mythe ou réalité ? », in Ces enfants qui Lennent le coup / sous la dir. de B. Cyrulnik, Revigny-sur-Ornain, Hommes et PerspecLves, 1998, p. 109- 120. MANCIAUX M., « Conclusions », in Souffrir mais se construire / sous la dir. de M.P. Poilpot, Ramonville Saint-Agne : ERES, 1999, p. 185-203. MANCIAUX M., « Conclusions et perspecLves », in La résilience : le réalisme de l’espérance / sous la dir. de M.P. Poilpot, Ramonville Saint-Agne : ERES, 2001, p. 305-315. MANCIAUX M., «Maltraitance, résilience, bientraitance», Médecine & Hygiène, 2001, n °2361, p. 1852-1854. MANCIAUX M. (sous la dir. de – ), La résilience : résister et se construire, Genève, Médecine & hygiène, 2001. 313 MANCIAUX M., « La résilience : réalité de vie », Enfance Majuscule, 2003, n°72-73, p. 6-9. MANCIAUX M., GABEL M. (sous la dir. de – ), Enfances en danger, Paris : Fleurus Psycho- Pédagogie, 1997. MANCIAUX M., et TOMKIEWICZ S., « La résilience aujourd’hui », in Bientraitances, mieux traiter familles et professionnels / sous la dir. de M. Gabel et al., Paris : Fleurus Psycho- Pédagogie, 2000, p. 313-340. MANCIAUX M., VANISTENDAEL S., LECOMTE J., CYRULNIK B., « La résilience : état des lieux », in La résilience : résister et se construire / sous la dir. de M. Manciaux, Genève : Médecine & hygiène, 2001, p. 13-20.
50
TRE VARIABILI CHE DEFINISCONO LA VULNERABILITA’ COMPLESSIVA
- LA NATURA DEL SUOLO - LA FORZA CON CUI E’ STATA GETTATA - IL MATERIALE DI CUI E’ COMPOSTA Facendo cadere una bambola, essa si romperà più o meno facilmente a seconda: • del materiale della bambola (rappresenta la resistenza dell’individuo ai traumi); • della materia del suolo (rappresenta l’ambiente); • della forza con cui è stata gebata (rappresenta l’intensità del trauma e la durata dell’evento) 09.07.16
51
Cosa rende efficace la presenza? ASPETTI AFFETTIVI
ASPETTI COGNITIVI
VARIABILI ANTECEDENTI L’INCONTRO
52
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI SUICIDIO
09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
53
FaWori di rischio per il suicidio
FaWori di rischio biopsicosociali
— Disturbi mentali, in parLcolare disturbi dell’umore, schizofrenia, ansia grave e alcuni disturbi di personalità — Alcol e altri disturbi da abuso di sostanze — Disperazione — Tendenze impulsive e/o aggressive — Storia di trauma e abusi — Alcune patologie mediche gravi — PrecedenL tentaLvi di suicidio — Storia familiare di suicidio
FaWori di rischio ambientali
— Perdita di lavoro o perdita finanziaria — Perdite relazionali o sociali — Facile accesso ad armi letali — EvenL locali di suicidio che possono indurre fenomeni di contagio
FaWori di rischio socioculturali
— Mancanza di sostegno sociale e senso d’isolamento — SLgma associato con necessità d’aiuto — Ostacoli nell’accedere alle cure mediche, soprabubo relaLve alla salute mentale e all’abuso di sostanze — Alcune credenze culturali e religiose (ad esempio, il credere che il suicidio è una soluzione a dubbi personali) — L’essere esposL ad a` di suicidio, anche abraverso i mass media 09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
54
FaWori di rischio per il suicidio
FaWori di rischio biopsicosociali
— Disturbi mentali, in parLcolare disturbi dell’umore, schizofrenia, ansia grave e alcuni disturbi di personalità — Alcol e altri disturbi da abuso di sostanze — Dsperazione — Tendenze impulsive e/o aggressive — Storia di trauma e abusi — Alcune patologie mediche gravi — PrecedenL tentaLvi di suicidio — Storia familiare di suicidio
FaWori di rischio ambientali
— Perdita di lavoro o perdita finanziaria — Perdite relazionali o sociali — Facile accesso ad armi letali — EvenL locali di suicidio che possono indurre fenomeni di contagio
FaWori di rischio socioculturali
— Mancanza di sostegno sociale e senso d’isolamento — S\gma associato con necessità d’aiuto — Ostacoli nell’accedere alle cure mediche, soprabubo relaLve alla salute mentale e all’abuso di sostanze — Alcune credenze culturali e religiose (ad esempio, il credere che il suicidio è una soluzione a dubbi personali) — L’essere esposL ad a` di suicidio, anche abraverso i mass media 09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
55
MITI E FATTI SUL SUICIDIO
MITO: le persone che commebono il suicidio raramente parlano del suicidio. FATTO: le persone che commebono il suicidio, spesso, danno dei segnali verbali della loro intenzione. Ci sono studi che riportano che almeno 2/3 degli individui suicidi avevano espresso la loro intenzione di commebere il suicidio.
09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
56
MITI E FATTI SUL SUICIDIO
MITO: le persone suicide sono determinate a morire. FATTO: molto persone sono indecise sul vivere o sul morire e “scommebono” con la morte, lasciando agli altri il compito di salvarli. Quasi nessuno commebe il suicidio senza lasciar sapere agli altri come si sente.
09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
57
MITI E FATTI SUL SUICIDIO
MITO: il miglioramento che segue a una crisi di suicidio significa che il rischio di suicidio è terminato. FATTO: molL suicidi avvengono nell’ambito dei 3 mesi che seguono l’inizio del “miglioramento”, quando l’individuo ha l’energia sufficiente per mebere in abo i suoi pensieri.
09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
58
MITI E FATTI SUL SUICIDIO
MITO: il parlare di suicidio può dare l’idea di commebere il gesto. FATTO: molL sogge` alle prese con problemaLche psichiche e fisiche hanno già considerato il suicidio. La discussione aperta dell’argomento aiuta la persona in crisi a capire meglio i suoi problemi e le possi- bili soluzioni e, spesso, fornisce sollievo e comprensione.
09.07.16
Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
Numero di persone
Pericolo medio di suicidio
Pericolo elevato di suicidio
Desiderio di morire Pensieri o idee di suicidio Piani di suicidio e preparaLvi GesL di suicidio
CONSIDERAZIONE
AMBIVALENZA
DECISIONE
60
Shneidman
L‘ingrediente base del suicidio è il dolore mentale insopportabile
psychache
significa “tormento nella psiche”
Se il ruolo del suicidio è quello di porre fine ad un insopportabile dolore mentale, allora il compito principale di chi deve occuparsi di un individuo suicida che soffre a tal punto è quello di alleviare questo dolore
le domande chiave che possono essere rivolte ad una persona che vuol commebere il suicidio sono “Dove senL dolore?” e “Come posso aiutarL?” 09.07.16
61
F O N T I D E L D O L O R E PSICOLOGICO
v e r g o g n a , c o l p a , r a b b i a , s o l i t u d i n e , disperazione, hanno origine nei bisogni psicologici frustraL e negaL
Shneidman
Nell’individuo suicida è la frustrazione di quesS bisogni e il dolore che da essa deriva, ad essere considerata una condizione insopportabile per la quale il suicidio è visto come il rimedio più adeguato.
09.07.16
62
F O N T I D E L D O L O R E PSICOLOGICO
v e r g o g n a , c o l p a , r a b b i a , s o l i t u d i n e , disperazione, hanno origine nei bisogni psicologici frustraL e negaL
Shneidman
Nell’individuo suicida è la frustrazione di quesS bisogni e il dolore che da essa deriva, ad essere considerata una condizione insopportabile per la quale il suicidio è visto come il rimedio più adeguato. Tale dolore converge in uno stato chiamato comunemente
stato
perturbato nel quale si ritrova l’angoscia estrema, la perdita delle aspebaLve future, la visione del dolore come irrisolvibile ed unico. L’individuo ha necessità di porre fine a tale stato; il rischio di suicidio diviene grave, quando quel soggebo lo considera come la migliore ed unica soluzione per porre fine a quell’immenso dolore psicologico.
09.07.16
63
Shneidman
il suicidio è il risultato di un dialogo interiore
La mente passa in rassegna tube le opzioni. Emerge il tema del suicidio e la mente lo rifiuta e conLnua la verifica delle opzioni. Trova il suicidio, lo rifiuta di nuovo; alla fine la mente acceba il suicidio come soluzione, lo pianifica, lo idenLfica come l’unica risposta, l’unica opzione disponibile 09.07.16
Shneidman
VISSUTO
64
costrizione v i s i o n e t u n n e l , u n
Viene sperimentata uno stato di
p s i c o l o g i c a , u n a restringimento delle opzioni normalmente disponibili.
Emerge un pensiero dicotomico, ossia il restringimento del range delle opzioni a due soli rimedi
Il suicidio è meglio comprensibile non come desiderio di morte, ma in termini di cessazione del flusso delle idee, come la completa cessazione del proprio stato di coscienza e dunque risoluzione del dolore psicologico insopportabile. Quindi, in quesL termini, il suicidio si configura come la soluzione perfeba per le angosce insopportabili della vita. 09.07.16
65
Una ricca bibliografia… Shneidman, E. S. (1964). Grand old man in suicidology. A review of Louis Dublin’s Suicide: a sociological study. Contemporary Psychology, 9, 370-371. Shneidman, E. S. (1985). DefiniLon of suicide. Aronson, Northvale. Shneidman, E. S. (1993a). Suicide as psychache: A clinical approach to selfdestrucLve behavior. Jason Aronson, Northvale. Shneidman, E. S. (1993b). Suicide as psychache. The Journal of Nervous and Mental Disease 181, 145-147 Shneidman, E. S. (1996). The suicidal mind. Oxford University Press, New York. Shneidman, E. S. (1998). Suicide on my mind, Britannica on my table. American Scholar 67, 93-104. Shneidman, E. S. (2004). Autopsy of a suicidal mind. (Tr. It: Autopsia di una mente suicida, FioriL Editore, 2006. Oxford University Press, New York. Shneidman, E. S. (2005). Anodyne Psychotherapy: A Psychological View of Suicide. Clinical Neuropsychiatry 2, 7-12. Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1956). Clues to suicide. Public Health Reports 71, 109-114. Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1957). Some comparisons between genuine and simulated suicide notes in terms of Mowrer's concepts of discomfort and relief. Journal of General Psychology, 56, 251-256.
09.07.16
66
AREE DA VALUTARE NEL RISCHIO DI SUICIDIO PSICOPATOLOGIA
Comorbidità: disturbi dell’umore, abuso di alcol o sostanze, schizofrenia, disturbi della personalità del cluster B
STORIA
Precedenti tentativi di suicidio, tentativi abortiti, autolesionismo, diagnosi mediche, storia familiare di suicidio, tentativi o patologia psichiatrica.
PUNTI DI FORZA / VULNERABLITA
Abilità di coping, tratti di personalità, risposte efficaci allo stress, capacità nel giudizio di realtà, tolleranza al dolore psicologico
SITUAZIONE PSICOLOGICA
Stressors acuti o cronici, cambiamenti nello status, qualità del supporto, fede religiosa
SUICIDALITÀ E SINTOMI
Passata e presente ideazione suicidaria, oppure pianificazione, intento, comportamenti suicidari, disperazione, anedonia, sintomi ansiosi, “motivi per vivere”… Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
Reafvità emo\va e s c a r s o c o n t r o l l o d e g l i impulsi
09.07.16
67
FATTORI DI RISCHIO
Aspef cri\ci
DEMOGRAFICI
Maschio, vedovanza, divorzio, single, età avanzata, bianco
PSICOSOCIALI
Mancanza di supporto sociale, disoccupazione, caduta dello status socio-economico, disponibilità di armi
PSICHIATRICI
Diagnosi psichiatrica, comorbidità
PATOLOGIA FISICA
Tumori maligni, patologi dolorose coniche, disfunzioni invalidanL…
DIMENSIONI PSICOLOGICHE
Riduzione autosLma, perdita della speranza, ansia, dolore mentale…
DIMENSIONI COMPORTAMENTALI
Impulsività, aggressività, agitazione, intossicazione, precedente tentaLvo suicidale
DIMENSIONI COGNITIVE
Costrizione dei pensieri, pensiero polarizzato
TRAUMA INFANTILE
Abuso fisico/sessuale, trascuratezza, perdita dei genitori
GENETICA E FAMILIARITÀ Storia familiare di suicidio, patologia mentale, abuso Adabato da APA guidelines PRACTICE GUIDELINE FOR THE Assessment and Treatment of Pa\ents With Suicidal Behaviors, 2010
09.07.16
CONCLUSIONE
69
Quale è la variabile che ci rende curanti?
La parabola del buon samaritano…
Teofilo PaLni
70
La parabola del buon samaritano…
UNIVERSITÀ DI PRINCETON
71
La parabola del buon samaritano…
1° GRUPPO DI STUDENTI Presentare una relazione sulla parabola del Buon Samaritano
2° GRUPPO DI STUDENTI Presentare una relazione sul proprio curriculum di studi
Tre variabili per tre gruppi
Gruppo A: in ritardo Gruppo B: in lieve ritardo Gruppo C: largo anLcipo
72
La parabola del buon samaritano…
1° GRUPPO DI STUDENTI Presentare una relazione sulla parabola del Buon Samaritano
2° GRUPPO DI STUDENTI Presentare una relazione sul proprio curriculum di studi
Tre variabili per tre gruppi
Gruppo A: in ritardo Gruppo B: in lieve ritardo Gruppo C: largo anLcipo
73
COSA È SUCCESSO? PRIMA VARIABILE:
IL TEMA
SECONDA VARIABILE:
IL TEMPO 09.07.16
74
COSA È SUCCESSO? PRIMA VARIABILE:
IL TEMA
SECONDA VARIABILE:
IL TEMPO
Si fermava: 63 per cento di chi non era in ritardo, il 45 per cento di chi era un poco in ritardo, il 10 di coloro che erano molto in ritardo. 09.07.16
75
COSA È SUCCESSO? PRIMA VARIABILE:
IL TEMA
SECONDA VARIABILE:
IL TEMPO
Si fermava: il 29 per cento di coloro che dovevano parlare di se stessi contro il 53 per cento di chi aveva lavorato sul tema del Buon Samaritano Si fermava: 63 per cento di chi non era in ritardo, il 45 per cento di chi era un poco in ritardo, il 10 di coloro che erano molto in ritardo. 09.07.16
76
COSA È SUCCESSO? PRIMA VARIABILE:
IL TEMA
SECONDA VARIABILE:
IL TEMPO
Si fermava: il 29 per cento di coloro che dovevano parlare di se stessi contro il 53 per cento di chi aveva lavorato sul tema del Buon Samaritano
LA VARIABILE PRINCIPALE!
Si fermava: 63 per cento di chi non era in ritardo, il 45 per cento di chi era un poco in ritardo, il 10 di coloro che erano molto in ritardo. 09.07.16