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DOMENICO FIORDELISI
CENNI DI STORIA E TECNICA DEL GIORNALISMO [con appunti preliminari di DEMODOSSALOGIA a cura del prof. Giulio D’Orazio]
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Dello stesso Autore:
“antologia storica DEL GIORNALISMO” Ipertesto Edizioni, dicembre 2011 (cartacea) - dicembre 2013 (e-book)
© 2014 - Ipertesto Edizioni, Verona - www.iperedizioni.it Tutti i diritti editoriali sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta senza il permesso scritto dell’editore. I testi e le immagini del presente volume sono di esclusiva proprietà dell’autore. Prima edizione: e-book: gennaio 2014 ISBN: 978-88-6216-090-2
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INTRODUZIONE Il testo che propongo è tratto dalla revisione di una serie di dispense realizzate a cavallo degli anni ’80 e ’90 per gli studenti italiani di Scienze della Comunicazione della SERSI UNIVERSITÄT di Herisau (Svizzera, Cantone di Appenzell). Quando questo Istituto mi offerse la possibilità di organizzare la nascente Facoltà ad indirizzo giornalistico, affidandomi l’incarico di assistere i candidati italiani sino al diploma di dottorato, mi preoccupai di predisporre una struttura agile e per niente cattedrattica in accordo - data la provenienza di questi studenti -, nei limiti del possibile, con gli ordinamenti legislativi italiani in materia di giornalismo. Per prima cosa, questa Facoltà accetta tuttora prevalentemente operatori dell’informazione (residenti in Italia) che siano già iscritti all’Ordine dei giornalisti; in secondo luogo, accerta che gli stessi siano forniti di una adeguata cultura d’indole generale, poiché, come si sa, il giornalista dovrebbe essere - per quanto possibile - enciclopedico. Le dispense di “Storia del Giornalismo” nacquero in origine, pertanto, in quest’ottica tutta particolare e non ebbero la pretesa di essere un valido testo didattico, bensì semplicemente di consultazione: hanno voluto infatti rinfrescare la memoria di chi, si presumeva, avesse avuto in materia una conoscenza di massima. Credo di avere seguito, nella trattazione dell’argomento, l’ordine più adatto a dare, con chiarezza e gradualità, le cognizioni necessarie al raggiungimento del fine propostomi. Sono sempre grato al prof. Loris Mattei dell’Ateneo di Herisau, di avermi dato questa opportunità qualificante, nella speranza, ora, che questo volume possa essere giovevole per tutti coloro che, o per curiosità o per necessità professionale, ritengano confacente questo mio lavoro. N.B. Nel tempo si è reso necessario l’ampliamento del Capitolo IV, dedicato alla stampa svizzera, già presente all’inizio della compilazione delle dispense. Ciò non tanto per un doveroso atto di omaggio verso la Con-
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federazione elvetica che ospita la Libera e Privata Università SERSI, ma soprattutto per mettere in rilievo l’”asetticità” e l’aderenza alla realtà del giornalismo svizzero, un vero modello per tanta più celebrata stampa estera, che avrà, sì in sé tradizioni e “storicità” endemiche indiscusse, ma molto spesso lascia alquanto a desiderare sul piano della professionalità. Un esempio, quello della stampa svizzera, da imitare, in grande umiltà. Infine, questo testo si avvale di un importante apporto scientifico, che dà un valore aggiunto all’opera: quello dello studio della DEMODOSSALOGIA (demo-doxa-logos), la scienza che studia la filosofia dell’opinione pubblica. Devo questo aggiornamento al collega prof. Giulio D’Orazio, fondatore e primo presidente della SIDD (Società Italiana Di Demodossalogia) con sede a Roma, che mi ha fatto giustamente osservare come sia necessario per gli allievi di un corso di giornalismo essere aggiornati sulle tecniche della Demodossalogia, anche in relazione ai problemi di grande attualità e futuro sviluppo che tutti viviamo, quali l’Ambiente, la Qualità e la Comunicazione. Buona lettura. DOMENICO FIORDELISI
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CAPITOLO PRIMO 1.1 - Le origini del giornalismo La maggior parte degli storiografi impegnati a definire l’atto di nascita della prima forma rudimentale del moderno giornale, così come lo conosciamo noi oggi, si sforza di risalire ai tempi della Cina o dell’India mitiche, via via proseguendo, con i passaggi obbligati che coinvolgono Assiri, Babilonesi, Persiani, Egizi, e chi più ne ha, ne metta. Volendo insistere sul tema, potremmo affermare che il tam-tam della foresta è il primo vero embrione della comunicazione allo stadio primitivo dell’essere umano, così come i graffiti sulla roccia da parte del cosiddetto uomo delle caverne, o le “grida” dei banditori in epoca successiva: sono tutti segnali di vera e propria informazione comunicativa. Che dire, poi, della Sacra Bibbia, autentico messaggio addirittura divino, trasmesso per circa duemila anni? Infatti, la Bibbia è composta non da un solo libro, bensì da 72 (oppure 73) libri che vanno dalle traduzioni orali di Abramo, come punto di partenza, alla redazione finale dell’Apocalisse: quasi due millenni, appunto. Ma, impuntandoci su questi tasti, rischiamo di disperdere le nostre energie (e quelle del discente paziente) in disquisizioni che lasciano il tempo che trovano, dal momento che ogni manifestazione umana è comunicazione, ogni avvenimento è informazione. Diciamo, allora, che da sempre l’uomo ha avuto necessità di comunicare (trasmettere), e che la prima forma di giornalismo è nata involontariamente, inconsciamente; si è andata sviluppando in modo lento, costante ed ineluttabile, fino a raggiungere gli aspetti a noi noti oggi. 1.2 - Dall’effemeride greca agli “acta diurna” romani La mancanza di riferimenti storici su cui far leva per denunciare l’atto di nascita di un’attività così esaltante qual è quella della carta stampata, non ci può fare, per altro, trascurare i sintomi ufficiali di una prima forma di informazione o comunicazione scritta. Riferisce Plinio, infatti, che un secolo prima dell’Era volgare, Ipparco di Nicea in Bitinia, grande astronomo e matematico (1), aveva l’abitudine di registrare ogni giorno i calcoli inerenti ai movimenti degli astri. E già che ci si trovava, registrava anche fatti di vita pubblica e privata, che
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certamente avevano a che fare con gli studi di astronomia e di matematica che andava svolgendo. Pur trattandosi di note scritte, comunque, è dubbio stabilire se Ipparco lavorasse per i contemporanei, oppure per i posteri, se non addirittura per se stesso, preso evidentemente dalla necessità di mettere ordine sistematico nei risultati pratici che andava ottenendo. Certamente, come modelli di esibizioni giornalistiche, gli sforzi grafomani del nostro lasciano alquanto a desiderare. Caso mai, calza meglio - a sostegno della nostra tesi - l’esempio denominato effemeride, specie di libro in cui venivano annotati, giorno dopo giorno, gli atti ufficiali degli antichi regnanti. Usanza ripresa da Alessandro Magno, per il quale le effemeridi furono redatte a cura di Eumene di Cardia (2), venendo poi utilizzate, a volte, nella tradizione storiografica. Si tratta, in effetti, di informazioni preziosissime, se è vero, come è vero, che servirono come modelli agli imperatori romani per i loro commentari. A proposito dei quali, eccoci giunti in tempi più precisi, dove è possibile trovare una vera e propria traccia di giornalismo, maggiormente aderente alla realtà. Nel mondo romano, le prime manifestazioni di comunicazione (o, meglio, di informazione) sono orali. Il potere centrale aveva necessità di fare conoscere al popolo le proprie decisioni; i personaggi politici e amministrativi, più o meno influenti, avevano bisogno di farsi conoscere (o riconoscere); la trasmissione delle idee doveva avere uno sfogo naturale, affinché non rimanessero sterili enunciazioni di principio. Ed ecco nascere la categoria dei subostrani (oggi li potremmo definire i primi strilloni) che si collocavano, appunto, sotto il podio (rostro) dell’oratore di turno, col compito di riassumere e ripetere i discorsi appena pronunciati; oppure si piazzavano nei punti nevralgici della città per divulgare le ordinanze delle autorità. Purtroppo, ben presto si frammischiarono a costoro anche ciarlatani e prezzolati, con l’evidente scopo di diffondere notizie false e tendenziose o addirittura calunniose nei riguardi di fatti o personaggi delle fazioni oppositrici. Come si vede, la calunnia e la diffamazione sono mali antichi quanto l’uomo stesso. *** Verba volant, scripta manent dice l’adagio latino. È il momento im-
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portantissimo del passaggio dal segnale orale a quello scritto e sorge non appena gli imperatori romani ebbero necessità di ricorrere ai celebrati commentari per lasciare una traccia del loro operato. Una pista giornalistica più aderente alla realtà è rappresentata dagli acta, vere e proprie gazzette di informazione, che davano notizie politiche e di cronaca cittadina, in forma scritta e quotidiana. Sorti dapprima in unico esemplare inamovibile e fissato alle cantonate dell’Urbe, incisi su pietra o segnati su tavole di legno bianco (cosiddetti albi), questi antesignani della carta stampata videro ben presto una trasformazione pratica agli effetti della loro diffusione non appena qualcuno intuì che la loro riproduzione in copia avrebbe potuto accontentare la curiosità non solo dei cittadini di passaggio nei punti obbligati, ma anche delle popolazioni che a mano a mano venivano assogettate per effetto delle conquiste territoriali che sempre più dilatavano i confini originari. Gli acta, dunque, vennero istituiti ufficialmente da Giulio Cesare nel 59 a.C., che ne dispose anche la regolare pubblicazione (sospesa, poi, da Augusto). In ogni caso, costituiscono una pietra miliare fondamentale perché, con tutte le loro derivazioni (3), hanno dato origine al sostantivo giornale. Il giornale quotidiano, pertanto, ha genitori certi. L’uso degli acta si consolidò talmente che, ad esempio, nell’agiografia e nella storia religiosa successiva, questo nome è stato usato per designare, anche come titolo, sia veri e propri verbali di processi penali dinnanzi all’autorità costituita, sia come vere narrazioni: come, ad esempio, gli Atti degli Apostoli. Anche oggi, in termini legali, si usa dire “mettere agli atti” quelle scritture che vengono presentate al magistrato dai contendenti; oppure: “fare gli atti a qualcuno”, nel senso di citarlo in giudizio. Si mettono agli atti, per esempio, le delibere e le risultanze delle assemblee pubbliche e private; e via dicendo. *** È interessante costatare come il fenomeno giornalistico nell’antica Roma abbia delle straordinarie analogie con il giornalismo moderno. Guido Massari, nelle sue dispense di un corso per corrispondenza (4), ne abbozza simpaticamente alcuni aspetti esemplari, che qui riportiamo fedelmente: «Petronio, il famoso arbiter elegantiarum, nella sua “Cena di Trimalcione”, ci dà un saggio di quello che doveva essere lo stile degli “acta”
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ai suoi tempi:
». Comunque, più avanti, dopo avere sottolineato come purtroppo «nessun brano (di questi famosi “acta”, n.d.r.) che ce ne dia un saggio, è pervenuto fino a noi», Massari rivela che anche quelle circa cento frasi attribuite a Livio, Cicerone ed altri scrittori romani che sembravano autentiche, sono risultate essere una falsità di un erudito del XVI secolo. In ogni caso, prosegue Massari, «ce ne restano però indizi innumerevoli, per quel che riguarda il contenuto, specialmente delle epistole con le quali i Romani che, per qualche motivo, si trovavano lontani dall’Urbe, si facevano tenere al corrente degli avvenimenti dagli amici rimasti in città. E questi, appunto, dovevano attingere le loro notizie dagli “Atti Diurni”». «Tale servizio di posta - è ancora Massari che ce lo dice - era del tutto privato, poiché la società romana non conobbe la posta come servizio pubblico, ma come servizio esclusivo dello Stato, per affari di Stato; servizio che, lungo le meravigliose vie consolari, conobbe, specialmente sotto Augusto, una organizzazione ammirevole. Latori di queste lettere (tabellae) erano dei corrieri, detti per l’appunto tabellarii. Basta leggere le Epistole di Cicerone, per rilevare come i suoi amici - e, segnatamente, Attico - fornissero le più svariate e numerose notizie d’affari pubblici e privati al grande oratore che, lontano da Roma, negli ozi di Formia e di Tuscolo o nei viaggi nelle provincie, voleva essere tenuto al corrente della vita di Roma; e tali notizie, spesso, non erano disgiunte dall’arguto contenuto di impressioni e di previsioni personali». Giustamente Massari, dopo aver posto l’accento sulle funzioni pratiche degli Atti Diurni, con le loro pubblicazioni non solo di Atti ufficiali, ma anche dei pettegolezzi e delle storielle del Foro, ed ancora avere messo in luce quanta e quale infinita materia prima fosse la base redazionale di quegli scritti (5), così conclude: «Che più? Non sono questi gli argomenti, cambiate alcune denominazioni, che trovano posto nei nostri moderni giornali?». Di più, certamente, ce ne raccontano certi nostri giornali degli anni ‘70/’80 che ancora l’avvocato Massari non aveva avuto la ventura di conoscere all’epoca in cui redigeva le dispense per il suo corso di giornalismo di oltre quaranta anni fa. Di più, sicuramente, ce ne scrivono certi nostri giornalisti di questi ultimi anni: basta leggere cosa ne scrive Giampaolo Pansa (6) nel suo famoso libro Carte False edito da Rizzoli,
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che tanto scalpore suscitò nel pubblico dei suoi lettori verso la fine del 1986. E, per finire questo capitolo, ci sia concessa un’amara riflessione sull’efficienza dei nostri servizi (?) postali, raffrontati con quelli di rara esemplarità dell’epoca di Roma antica, più sopra descritta.
Note: (1) 2° secolo a.C. Scoprì, tra l’altro, il fenomeno della processione degli equinozi ed è l’inventore della moderna trigonometria. (2) Generale greco (360 a.C. - 316 a.C.), capo della cancelleria di Alessandro Magno, con l’incarico di redigere le effemeridi reali. (3) Acta populi, Diurna populi romani, Diurna Urbis Acta, Commentari, Commentari Rerum Urbanorum, Publica Acta ecc. (4) Istituto “Volontà” di Roma. (5) Composti da: senatoconsulti, editti, cose forensi, intrighi di comizi, processi, assoluzioni, dicerie giudiziarie, tumulti, lotte di fazione, turbolenze di tribuni, morte di uomini noti e facoltosi, funerali e matrimoni, miserie e ridicolezze di uomini e di cose, scandali e vociferazioni, aneddoti di teatro, resoconti di giochi pubblici, notizie di guerre, considerazioni politiche, dediche di templi, feste religiose, prodigi, portenti e perfino declamazioni contro i vizi del tempo. (6) Nato a Casale Monferrato l’1 ottobre 1935, giornalista professionista dall’1 luglio 1962, già vicedirettore del quotidiano .
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INDICE Introduzione
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CAPITOLO PRIMO 1.1 Le origini del giornalismo 1.2 Dall’effemeride greca agli “acta diurna” romani
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CAPITOLO SECONDO 2.1 Giornalismo come “quarto potere” 2.2 Dall’Impero al Medio Evo 2.3 Il primo periodico stampato 2.4 Il fascino della carta stampata 2.5 Le prime cartiere
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CAPITOLO TERZO 3.1 L’epoca moderna 3.2 La stampa europea 3.3 Il Giornalismo anglosassone 3.4 The Times: una pietra miliare 3.5 Il “quarto potere” negli USA 3.6 The New York Times: autentica star
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CAPITOLO QUARTO 4.1 Stampa svizzera: un modello di correttezza 4.2 Il successo dei giornali si chiama pluralità e regionalità 4.3 Tipologia della stampa elvetica 4.4 Giornali politici, neutri, e stampa a sensazione 4.5 Collaborazione e concentrazione 4.6 Proprietà familiari e gruppi monopolistici 4.7 L’orientamento politico 4.8 Il giornale come ente economico 4.9 Abbonamenti e vendite al numero 4.10 Le agenzie di informazione e foto 4.11 Il “miracolo editoriale” del Canton Ticino 4.12 Il legame culturale con l’Italia
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4.13 4.14 4.15
Giornalismo giovane e specializzato 120mila copie di giornali per 270mila svizzeri italiani Quotidiani e periodici italiani in Ticino
CAPITOLO QUINTO 5.1 La nascita del giornalismo femminile in Italia 5.2 Il primo periodico femminile ufficiale 5.2 bis Giornali femminili, ma diretti da uomini 5.3 Si moltiplicano i “femminili” e le donne direttrici e redattrici per tutto il secolo XIX 5.4 La “moda” è il motivo dominante nel fiorire dei giornali dedicati alle donne 5.5 Finisce la moda delle “mode” e inizia la caratterizzazione politica 5.5 bis I “femminili” agli inizi del secolo XX 5.6 La stampa femminile a cavallo fra la prima e la seconda guerra mondiale
53 53 57 63 63 64 65 66 67 68 71
CAPITOLO SESTO 6.1 Il giornalismo fiumano 6.2 Nascono e 6.3 Con l’Italia nei Balcani 6.4 Un preciso dovere s’impone 6.5 Accusa d’indifferenza verso il fascismo 6.6 Rivista di provincia eccentrica 6.7 Palestra di giovani autori
73 73 74 74 75 76 76
CAPITOLO SETTIMO 7.1 I grandi giornali esteri 7.2 e 7.3 La modernità della stampa austriaca 7.4 La stampa russa pre e post Rivoluzione d’Ottobre 7.5 Irlanda: una tradizione di attenzione alla stampa
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CAPITOLO OTTAVO 8.1 Introduzione alla demodossalogia applicata 8.2 L’importanza della gerenza in un quotidiano
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8.3 8.4 8.5 8.6 8.7 8.8 8.9 8.10 8.11 8.12 8.13 8.14 8.15 8.16 8.17 8.18
Relazione fra “tempo” e “spazio” Visione filosofica della demodossalogia La multiformità dell’indagine demodossalogica Grafici e stili di vita Anche i docenti possono sbagliare La possibile manipolazione delle notizie Visto da destra e visto da sinistra L’archivio dei ritagli di giornale e la banca dati Previsioni di mutamento dell’opinione pubblica Il coinvolgimento dei cinque sensi Separare la pubblicità dalla propaganda Occorre favorire le relazioni con il pubblico I “bisogni” e i “valori” Il contrasto fra il modo di pensare e il modo di agire Le apparenze ingannano Concludendo
CAPITOLO NONO 9.1 La Colonna Traiana, modello di demodossalogia applicata CAPITOLO DECIMO 10.1 Frammenti di storia della carta stampata: 1797. Napoleone i giornali de l’Armée d’Italie 10.2 Frammenti di storia della carta stampata: 1863. Il : al prezzo di 5 centesimi di franco
92 93 95 97 98 99 100 101 102 103 104 105 105 106 108 109
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A latere e per concludere Giornalismo: istruzioni per l’uso
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DIZIONARIO (GLOSSARIO) DEL GIORNALISTA
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SCHEDA DELL’AUTORE Domenico Fiordelisi è nato a Milano nell’aprile del 1931. Diplomatosi alla “Cavalli-Conti” del capoluogo lombardo, ha completato i propri studi in ingegneria industriale (specializzazione logistica) all’ITS di Friborgo (Svizzera, più corso di aggiornamento professionale al Politecnico di Milano, in ingegneria strutturale) e successivamente ottenendo il dottorato in Scienze industriali presso la L. und P. SERSI Universität di Herisau (Svizzera). Ha anche frequentato lo IULM di Milano, specializzandosi nelle lingue inglese, francese e spagnolo. È stato dirigente industriale per circa trent’anni nel settore metalmeccanico, quale titolare di un’azienda per molti anni leader nel settore delle scaffalature e mobili metallici, coltivando tuttavia sempre la sua passione per la carta stampata. È iscritto dal 1951 all’Albo dei giornalisti della Lombardia (elenco speciale), dal 1954 (elenco temporaneo pubblicisti), dal 1986 (elenco pubblicisti), avendo lavorato in gioventù per il quotidiano «La Patria», e, in progressione, come direttore responsabile di parecchie testate a diffusione mirata (alcune da lui stesso fondate), quali: «Vent’anni», «Il Contemporaneo d’Attualità», «L’Arredamento Industriale», il «Notiziario Industriale», «Italy Export», «La Voce degli Italiani all’Estero». Nel 1986 ha fondato e diretto il «GSA-Giornale delle Scienze Applicate» e l’agenzia di stampa «GSA-Master News». Dal 1991 al 1997 ha ricoperto la carica di amministratore delegato della cooperativa giornalistica «Tribuna Stampa» di Milano. Dal 2009 è collaboratore de “Il Borghese” edizione nazionale. Dal 1989 è vice presidente dell’A.I.E., Associazione Italiani all’Estero, con sede a Firenze. È stato Consigliere nazionale dell’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) di Roma dal 1973 al 1991, dopo avere ricoperto cariche interne quali: membro del Collegio dei probiviri e Fiduciario regionale per
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la Lombardia. Dal 1995 è sindaco dell’IFG (Istituto per la Formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”) dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Dal 1984 al 2004 è stato professore incaricato alla facoltà di Giornalismo della L. und P. SERSI Universität di Herisau (Svizzera) e dal 1988 è professore emerito all’ITS di Friborgo (Svizzera) quale esperto di Logistica industriale presso l’VIII Divisione di Ingegneria Industriale. È iscritto al Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Milano dal 2001. Dal 2004 al 2008 è stato Presidente Onorario e dal 2009 è Consigliere delegato di GSA (Giornalisti Specializzati Associati) con sede a Milano. Dal 2007 ha iniziato la collaborazione al “Club del Mercoledì”, la giornata culturale del “Circolo della Stampa” di Milano. Dal 2011 è Consigliere della Fondazione Amici del Circolo della Stampa di Milano.
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