www.iss.it/stra ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ DIPARTIMENTO AMBIENTE E CONNESSA PREVENZIONE PRIMARIA REPARTO AMBIENTE E TRAUMI
OSSERVATORIO NAZIONALE AMBIENTE E TRAUMI (ONAT)
Franco Taggi
Alcol e guida: qualcosa da evitare, sempre [2007]
Pubblicato in Salute e Sicurezza Stradale: l'Onda Lunga del Trauma, a cura di Franco Taggi e Pietro Marturano, C.A.F.I. Editore, Roma, 2007, pp. 167-176
L’ONAT/ISS ringrazia C.A.F.I. Editore (www.cafieditore.com) che ha generosamente messo a disposizione il presente articolo per una sua maggiore diffusione ai fini della ricerca e della prevenzione.
Il contenuto di questa pubblicazione può essere utilizzato citando la fonte nel modo seguente: Franco Taggi, “Alcol e guida: qualcosa da evitare, sempre“, in Salute e Sicurezza Stradale: l'Onda Lunga del Trauma, a cura di Franco Taggi e Pietro Marturano, C.A.F.I. Editore, Roma, 2007, pp. 167-176
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L’onda lunga (… e breve) dell’Alcol (4) Alcol & Guida: qualcosa da evitare, sempre di Franco Taggi Introduzione Abbiamo visto in precedenti articoli che l’uso di bevande alcoliche è accettato dalla nostra società, ma che da questo uso possono talora nascere seri problemi sia di salute sia di tipo famigliare e sociale. Abbiamo, peraltro, sottolineato come accanto ad effetti nel lungo termine l’alcol possa indurre anche situazioni critiche nell’immediato, in seguito ad una sua consistente od eccessiva assunzione. A questo ultimo aspetto è legata la genesi di molti traumi. Negli ultimi 40 anni l’epidemiologia (che è una materia che coniuga statistica e medicina) si è occupata molto di questi aspetti “acuti” legati all’assunzione di bevande alcoliche: quello che discende da tutti gli studi svolti è che l’alcol è un potente fattore di rischio nella determinazione dei traumi, primariamente di quelli della strada. I nefasti effetti dell’alcol sulla nostra sicurezza erano ben noti sin dall’antichità: l’epidemiologia li ha non solo confermati, ma li ha anche quantificati. Ad esempio, essa ha dimostrato che tali effetti crescono molto velocemente di intensità all’aumentare della quantità di alcol assunta. Sicché, l’alcol, quando lo si consuma e non lo si tiene bene a bada, è un nemico della nostra salute non solo nel lungo termine ma anche nel breve. E questo è particolarmente riscontrabile in merito alla conduzione di un veicolo, fatto cui la legge pone grande attenzione. La guida sotto l’influenza dell’alcol, disciplinata dall’art. 186 del Codice della Strada (v. appendice), rappresenta attualmente nel nostro paese (come in altri) il maggior fattore di rischio per incidente stradale grave o mortale (anche in considerazione del fatto che l’alcol interagisce con altre sostanze psicoattive, tra cui le droghe, oggi frequentemente utilizzate dai giovani). Nei paesi di lingua inglese la guida in stato di ebbrezza ha addirittura degli acronimi dedicati, quali DUI (Driving Under the Influence) e DWI (Driving While Intoxicated). In questo articolo esamineremo, sia pur succintamente, fatti e ragioni relati a questo fenomeno e alla sua notevole pericolosità.
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Alcol & Guida: i fatti Un conducente in grado di ben percepire, analizzare e riconoscere l’informazione, decidere correttamente – quando occorre – sul da farsi ed agire efficacemente di conseguenza, appare essere il requisito di base per la sicurezza stradale. Più sarà elevato il numero di tali conducente, più potremo stare tranquilli sulla strada. Conducenti, quindi, non solo abili, ma anche “senzienti”.
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Salute e sicurezza stradale: l’onda lunga del trauma Una spiccata caratteristica dell’alcol è quella di sconvolgere il corretto svolgimento delle dette funzioni. Con addosso certe quantità di alcol, anche non eccessive, si manifesta in chi guida una serie di alterazioni che portano ad una conduzione pericolosa del veicolo. E queste alterazioni crescono ineluttabilmente, e assai rapidamente, al crescere della concentrazione di alcol nel sangue (alcolemia). La percezione laterale, ad esempio, può vistosamente ridursi in chi ha bevuto: e questo vuol dire che non si sarà in grado di percepire adeguatamente (ad esempio ad un incrocio) i veicoli provenienti da destra o da sinistra. L’analisi dei segnali che ci pervengono dalla strada (come pure il loro riconoscimento) diviene più lenta e meno accurata sotto l’influenza dell’alcol. Comprendiamo meno quello che succede e lo facciamo a fatica. E anche meno bene: ad esempio, viene a ridursi la nostra capacità di stimare correttamente distanze e velocità di altri veicoli. Se c’è poi da fare qualcosa, diventiamo lenti a decidere sul da farsi; e frequentemente quello che poi facciamo non è la cosa più opportuna. In generale, i riflessi rallentano. Chi ha avuto nella vita la sgradevole esperienza di ubriacarsi ha conoscenza diretta di quanto diciamo (ammesso se lo ricordi: l’alcol è micidiale anche per la memoria); chi ha evitato farlo, può riferirsi a passati momenti di grande stanchezza o sonnolenza, dove quello che ci dice il “mondo” sembra restare sospeso in un limbo del nostro cervello, una sorta di deposito di materiale “in attesa di lavorazione”: siamo intontiti, guardiamo senza capire bene quello che c’è intorno, e senza l’interesse di capirlo; rispondiamo alle sollecitazioni pervenute quasi per inerzia, svogliatamente; o non rispondiamo affatto. Ma c’è dell’altro. L’alcol altera disastrosamente anche i nostri comportamenti usuali, come pure il sano buonsenso che normalmente ci protegge da tanti guai. E così, colui che guida con l’alcol nel cervello tende talora a diventare aggressivo, ad andare a velocità assai elevate, a fare sorpassi azzardati, manovre ingiustificate, e simili amenità ad alto rischio per sé e, soprattutto, per gli altri. Egli è confortato in questo da una potente sensazione di invulnerabilità che il suo stato alterato gli suggerisce; o in altri casi, fa cose analoghe perché spinto da una prepotente voglia di autodistruzione provocatagli da una sbronza “triste”. C’è certamente in tutto questo una certa gradualità , relata al livello del tasso alcolemico; ma come detto, questi effetti indesiderati che l’alcol produce crescono assai più velocemente di quanto cresca il tasso alcolemico stesso. Con l’alcol, due più due non fa quattro: fa otto, dieci, anche qualcosa di più, specie se il suo uso avviene in concomitanza con quello di sostanze psicotrope, fatto un tempo raro, oggi assai comune. Quanto segnalato sottende una inevitabile conseguenza: i conducenti che guidano dopo aver bevuto causano ogni anno morti e invalidi per incidenti stradali. Qual è il numero di queste vittime? Per quanto possa sembrare strano, non lo sappiamo con esattezza. Le ragioni di questa “informazione mancante” sono assai complicate (e imbarazzanti) a spiegarsi, e quindi non le esamineremo.
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...PRIMA Tuttavia, è possibile produrre una stima (buona) al riguardo, stima che – come limite inferiore - si aggira intorno al 30% degli eventi. In altre parole, possiamo essere certi che almeno il 30% degli incidenti stradali gravi o mortali ha come protagonista un conducente (o talora entrambi, se con scontro) in stato di ebbrezza. Questo, tradotto in cifre, vuol dire che a causa dell’alcol abbiamo attualmente ogni anno circa 2.000 morti, 5.000 invalidi gravi, 40.000 ricoverati. Un po’ troppi, diciamocelo, per permettersi di prendere la cosa alla leggera. Ma anche se fossero di meno, molti di meno, sarebbero sempre troppi. Ecco perché la nostra indicazione in merito non può che essere una, ed una sola: “O bevi o guidi”. Ma ora cerchiamo di approfondire ulteriormente la questione.
Alcol & Guida: le ragioni
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Come detto, in base a moltissimi studi effettuati si è visto che l’alcol - in senso rapidamente crescente all’aumentare della sua concentrazione nel sangue del conducente - crea problemi a diversi livelli, tra i quali: Percezione: calo generale dell’attenzione; difficoltà diverse nell’acquisizione di segnali esterni; disturbi visivi; problemi di visione laterale; tendenza a colpi di sonno. Analisi e riconoscimento: rallentamento generale dei processi di analisi e riconoscimento delle diverse situazioni. Decisione: rallentamento generale dei processi decisionali; ridotta capacità nel trattare situazioni nuove, frequenti errori nel decidere adeguatamente il da farsi. Azione: aumento marcato dei tempi di reazione; difficoltà nel coordinare i movimenti; errori nel “fare” indipendentemente dall’esperienza già acquisita. Accanto a tutto questo, ci sono anche importanti alterazioni di tipo comportamentale, alcune delle quali in precedenza segnalate.
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Al crescere del tasso alcolemico del conducente, da prove effettuate su simulatori di guida, si osserva quanto segue (si tenga presente che in Italia il limite legale dell’alcolemia è oggi pari a 0.5 g/l, che vuol dire mezzo grammo di alcol in un litro di sangue): Capacità di guida a livelli alcolemici crescenti (in grammi di etanolo per litro di sangue) – 0.2 g/l: il 20% dei soggetti non sono sicuri nella guida e manifestano iniziale allungamento del tempo di reazione allo stimolo visivo.0.3 g/l: inizia il deficit del senso di profondità (stereoptometrico).0.4 g/l: compare un ottundimento del riflesso corneale; peggiora pericolosamente il rendimento di guida ad una velocità che non sia modesta. – 0.5 g/l: il 25-30% dei soggetti è incapace di guidare correttamente (N.B.: 0.5 g/l è l’attuale limite legale in Italia) – 0.65 g/l: cominciano i disturbi dell’equilibrio. – 0.9 g/l: diminuisce la capacità di adattamento all’oscurità. – 1.0 g/l: ulteriore peggioramento dei tempi di reazione e del rendimento nella guida. Lo stato del soggetto è diagnosticabile anche dal profano.
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Salute e sicurezza stradale: l’onda lunga del trauma – 1.7 g/l: ubriachezza evidente, incapacità di valutare le distanze, gravi disturbi dell’equilibrio, eccitazione e comportamento rumoroso. Questi risultati necessitano di una corretta interpretazione in quanto, altrimenti, ci si potrebbe (giustamente) chiedere come mai il limite legale non sia stato posto pari a zero grammi/litro. Come si osserva da quanto riportato, alterazioni importanti sembrano sopravvenire anche a concentrazioni molto basse. Questo non è strano, perché ci sono persone assai sensibili agli effetti dell’alcol. Tuttavia, i dati mostrati riguardano aspetti relati alle persone in generale, indipendentemente dal fatto che guidino o meno. E’ chiaro che se uno bevendo anche poco ha disturbi di sorta, in genere tenderà a non bere; e lo farà anche su strada. In altre parole, questi studi non ci dicono come le alterazioni indotte dall’alcol si riverberino sulla sicurezza stradale, bensì (fatto anch’esso importante) in che modo e quanto l’alcol altera la capacità di guidare su un simulatore.
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Per vedere quanto l’alcol determini insicurezza stradale, dobbiamo esaminare come vanno le cose sulla strada e come stanno, sempre le cose, dopo che è avvenuto un incidente. In sostanza, dobbiamo rilevare i valori di alcolemia dei conducenti mentre guidano e confrontarli con quelli dei conducenti che sono risultati responsabili di aver provocato un incidente stradale. Tecnicamente, si tratta di svolgere studi epidemiologici che sono chiamati “Caso-Controllo”, e cioè di valutare quanto è presente il fattore di rischio (in questo caso l’alcol) tra coloro che stanno guidando e tra coloro che invece hanno determinato un incidente (per inciso, è in questo modo che molti anni fa i medici inglesi Doll e Hill hanno messo in luce la relazione tra fumo di tabacco e cancro del polmone). Volendo dare un’idea di massima dei risultati di questi studi, prendiamo a riferimento un’alcolemia di tutto rispetto: 0.8 g/l . Ebbene, facendo una media dei risultati di diversi studi, misurando l’alcolemia di conducenti che normalmente transitavano sulla strada si rilevava che solo il 5% di loro aveva un tasso superiore a 0.8 g/l; la corrispondente quota nei conducenti che erano risultati responsabili di aver provocato un incidente stradale era invece del 50%! In parole crude, mentre su strada coloro che avevano bevuto un po’ di troppo rappresentavano il 5% (uno su venti) dei conducenti esaminati, ad incidente avvenuto si trovava che uno su due dei conducenti responsabili aveva un’alcolemia elevata. Naturalmente, gli studi svolti (in tutto il mondo) riguardano anche altri aspetti: il fatto notevole che, più o meno, i risultati concordano, quale che sia il paese, la razza, le strade, le abitudini, e così via dicendo.
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I fatti più importanti messi in luce dagli studi epidemiologici svolti sul problema “Alcol & Guida” sono essenzialmente tre:
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...PRIMA 1) il rischio di provocare un incidente stradale grave o mortale cresce esponenzialmente con l’aumentare dell’alcolemia del conducente. Questo vuol dire che se l’alcolemia raddoppia, il rischio non è il doppio, ma molto, molto più elevato. Quanto di più lo si può evincere dalla fig. 1, dove sono sintetizzati i risultati di uno studio caso-controllo (la curva ivi riportata è, più o meno, la stessa che trovano tutti gli altri studi svolti su questo problema). Si faccia attenzione all’unità di misura qui usata: le alcolemie sono riportate infatti in mg/100ml. In questa scala 50 mg/100 ml corrispondono quindi a 0.5 g/l. Come si osserva dalla fig.1, intorno ad 80 mg/100 ml il rischio di provocare un incidente grave o mortale è circa 2 (cioè due volte quello di un conducente sobrio); ad un’alcolemia doppia (160 mg/100 ml, ovvero 1.6 g/l), il rischio non è quattro volte quello del sobrio, ma circa 40 volte! Una salita rapida, non c’è che dire.
FIG. 1
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Il primo limite posto per legge sul tasso alcolemico dei conducenti (nel 1989) era pari a 0.8 g/l (80 mg/100 ml) in quanto al di sotto di questo valore non c’era (allora) evidenza epidemiologica di rischio. I conducenti sembravano, quindi, “compensare” con appropriati comportamenti gli effetti indesiderati dell’alcol messi in luce sui simulatori. Successivamente, però, altri studi hanno messo in luce che una concreta pericolosità (modesta, ma significativa in termini statistici) esiste anche per alcolemie minori, almeno fino a 0.5 g/l: questa è la ragione per cui il limite di legge è stato ridotto e portato a questo valore.
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Salute e sicurezza stradale: l’onda lunga del trauma La ragione per cui il limite non è stato posto uguale a 0 g/l è la seguente: nei paesi che hanno fatto questa scelta (es. i paesi dell’est europeo) la cosa non ha mai funzionato, anzi ha creato problemi. Infatti, mentre con un limite basso, ma diverso da zero, le persone che bevono - specialmente quelle che non fanno uso eccessivo di alcol - hanno una buona ragione per limitarsi, con un limite nullo basta quel poco che si beve per superarlo. E allora, perso per perso, si tende a bere senza remore, confidando di non incappare in un controllo (al quale si risulterebbe comunque positivi anche bevendo poco). Questa scelta di permettere di bere qualcosa, purché non si superi il tasso di 0.5 g/l, offre un minimo di spazio a chi non sa rinunciare alle bevande alcoliche. Chi scrive, tuttavia, pur condividendo tale scelta per motivi pratici, non può che ribadire l’opportunità di non bere se poi si deve guidare, soprattutto per il fatto che l’alcolemia – a parità di alcol consumato – raggiunge livelli diversi nei diversi individui, come pure può variare di volta in volta nello stesso individuo in base alle sue condizioni contingenti. Si capirà da questo il perché il presente articolo non è corredato da quelle suggestive tabelle che indicano, in base a peso, altezza e sesso del soggetto, l’alcolemia che si raggiunge con una certa quantità di alcol assunto. Come suggerito in un precedente articolo, se bevete e poi dovete guidare, smettete per tempo (diciamo almeno tre ore prima di iniziare il viaggio), e in questo intervallo fate uso esclusivamente di bevande analcoliche. Se proprio volete bere fino in fondo, allora trovatevi prima qualcuno sobrio che poi guidi al vostro posto.
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1) l rischio di provocare un incidente stradale grave o mortale cresce molto rapidamente con l’alcolemia in conducenti che usano l’alcol meno frequentemente. Qualche buontempone (o acuto osservatore, magari) potrebbe dedurne che allora è meglio bere frequentemente in quanto così il rischio è minore. In effetti, per chi è abituato ad usare alcol il rischio è minore rispetto a chi lo fa con minor frequenza; ma detto rischio è quello che abbiamo visto in precedenza, che è già notevole. Anche in questo caso i risultati ottenuti necessitano di una attenta interpretazione, che è la seguente: in corrispondenza di una certa alcolemia si ha in media un certo rischio (che è quello mostrato dalla curva riportata in fig.1); minore è la frequenza d’uso dell’alcol, più – a parità di alcolemia – questo rischio cresce. In sostanza, si tratta di una sorta di rischio aggiuntivo che va a sommarsi sul rischio di fondo. La fig.2, che riporta i risultati di uno studio caso-controllo, del tipo di quello precedentemente visto, mostra bene la cosa: intorno a 80 mg/100 ml (0.8 g/l) per i soggetti che bevono tutti i giorni o qualche volta nella settimana, il rischio è mediamente intorno a 2 (che è poi quello che si rileva anche dalla fig.1); per i soggetti che bevono qualche volta nel mese o nell’anno, tale rischio diventa in media 8 (quattro volte tanto). Ecco dunque un ulteriore buona ragione per non bere se poi si deve guidare.
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FIG. 2
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3 il rischio di provocare un incidente stradale grave o mortale cresce molto rapidamente al diminuire dell’età del conducente. Questo risultato infastidirà molti giovani, che lo troveranno di sapore “ideologico”. Ma è un risultato scientifico, oggettivo, peraltro in accordo con altri fatti messi anch’essi in luce da rigorose ricerche. Il motivo principale è che i giovani, diciamo le persone fino a 21 anni, non hanno ancora raggiunto – per motivi puramente biologici - la completa maturità di tutta una serie di capacità che permettono una soddisfacente gestione dei rischi. Spiegare qui nei dettagli le ragioni di questo sarebbe lungo, complesso e anche un poco troppo tecnico. Ma possiamo mettere meglio in luce il tutto riferendoci ai risultati di un interessante studio svolto anni fa nel Canada. Nel 1977, Pierce ha studiato i tassi di incidente stradale dei neopatentati di 17, 18 e 19 anni, mettendoli a confronto con quelli di altri giovani della stessa età che avevano però già preso la patente ripsettivamente da 1, 2 e 3 anni. Dunque, patenti “fresche” contro patenti “stagionate”, in individui della stessa età (in fondo, anche da noi, a parte la diversa età minima per acquisirla, la patente c’è chi la prende prima, chi dopo). Verrebbe da pensare che i neopatentati, avendo meno esperienza degli altri che guidano già da tempo, debbano produrre più incidenti (e questo è proprio quello che voleva verificare Pierce). Discorso logico, che non fa una grinza (peraltro, assai gettonato da chi ha più volte proposto in Italia di abbassare a 16 anni l’età minima per l’acquisizione
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Salute e sicurezza stradale: l’onda lunga del trauma della patente di guida). Discorso logico, sì, ma contraddetto dai fatti. I risultati di Pierce, pubblicati in un rapporto del ministero dei trasporti dell’Ontario, mostrano in sostanza che l’esperienza non appare contribuire a diminuire il rischio di incidente, rischio che risulta invece strettamente collegato all’età del conducente. Altri studi trovano risultati analoghi: ad esempio, una ricerca USA su conducenti professionali di mezzi pesanti riporta che per soggetti di 21 anni o meno di età il rischio di incidente stradale risulta quattro volte superiore a quello dei soggetti di 22 o più anni. E così siamo in grado di comprendere il significato delle curve riportate in fig.3, di cui quella relativa ai più giovani è anche quella che sale più rapidamente: il rischio proprio dell’età si aggiunge al rischio di base indotto dall’alcol. E anche in questo caso abbiamo un’ulteriore ragione, in particolare se si ha la fortuna di non avere ancora molti anni sulle spalle, per convincerci a non utilizzare alcol se poi bisogna guidare un veicolo.
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Conclusioni
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Come si sarà compreso da questa breve trattazione, guidare avendo in circolo alcol (poco o tanto, non importa) mette a grave rischio noi e gli altri. C’è un solo caso in cui mettiamo a rischio soltanto noi stessi: quando beviamo e poi andiamo intorno a girellare a piedi. Come abbiamo mostrato, l’alcol interferisce
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...PRIMA pesantemente con la percezione delle cose e con le nostre funzioni cognitive. Questo accade anche ai pedoni, che se hanno bevuto si trovano in situazioni analoghe a quelle viste per chi guida. Stando ai risultati di molti studi svolti dalle medicine legali su pedoni adulti investiti e uccisi, circa la metà di questi aveva alcolemie superiori a 0.8 g/l. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto in relazione agli incidenti sul lavoro e ad altro ancora. Ma ci porterebbe troppo lontano. In definitiva, fare qualcosa che comporti attenzione, e che quindi abbia già di per sé una componente di rischio, diventa estremamente critico se il soggetto che agisce lo fa sotto l’influenza di alcol. Per quanto riguarda i conducenti, il Codice della strada pone – come detto - grande attenzione alla cosa, dedicando ad essa un suo articolo, il 186. Dunque, occhio all’alcol se dovete guidare. E poi, parlando anche di altro, sono dieci punti in meno sulla PaP (la Patente a Punti), che per i neopatentati diventano 20: seccature burocratiche a non finire, problemi penali, multe salate, corsi di recupero dei punti (a pagamento), valutazione della Commissione Medica Locale (anche questa a pagamento). Serenità, tempo e quattrini che se ne vanno al vento. Sicché, concludendo, le indicazioni oggettive che rimarcano l’opportunità di guidare sempre sobri non mancano di certo. E non si tratta solo di “amore” (per il prossimo), ma anche di “interesse” (il proprio).
Appendice
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Art. 186. Guida sotto l’influenza dell’alcool 1. E’ vietato guidare in stato di ebbrezza in conseguenza dell’uso di bevande alcoliche. 2. Chiunque guida in stato di ebbrezza è punito, ove il fatto non costituisca più grave reato, con l’arresto fino ad un mese e con l’ammenda da euro duecentocinquantotto a euro milletrentadue. Per l’irrogazione della pena è competente il tribunale. All’accertamento del reato consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente da quindici giorni a tre mesi, ovvero da un mese a sei mesi quando lo stesso soggetto compie più violazioni nel corso di un anno (omissis). 3. Al fine di acquisire elementi utili per motivare l’obbligo di sottoposizione agli accertamenti di cui al comma 4, gli organi di Polizia stradale di cui all’articolo 12, commi l e 2, secondo le direttive fornite dal Ministero dell’interno, nel rispetto della riservatezza personale e senza pregiudizio per l’integrita’ fisica, possono sottoporre i conducenti ad accertamenti qualitativi non invasivi o a prove, anche attraverso apparecchi portatili. 4. Quando gli accertamenti qualitativi di cui al comma 3 hanno dato esito positivo, in ogni caso d’incidente ovvero quando si abbia altrimenti motivo di ritenere che il conducente del veicolo si trovi in stato di alterazione psicofisica derivante dall’influenza dell’alcool, gli organi di Polizia stradale di cui all’articolo 12, commi 1 e 2, anche accompagnandolo presso il piu’ vicino ufficio o comando, hanno la facolta’ di effettuare l’accertamento con strumenti e procedure determinati dal regolamento.
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Salute e sicurezza stradale: l’onda lunga del trauma 5. Per i conducenti coinvolti in incidenti stradali e sottoposti alle cure mediche, l’accertamento del tasso alcoolemico viene effettuato, su richiesta degli organi di Polizia stradale di cui all’articolo 12, commi 1 e 2, da parte delle strutture sanitarie di base o di quelle accreditate o comunque a tali fini equiparate. Le strutture sanitarie rilasciano agli organi di Polizia stradale la relativa certificazione, estesa alla prognosi delle lesioni accertate, assicurando il rispetto della riservatezza dei dati in base alle vigenti disposizioni di legge (omissis). 6. Qualora dall’accertamento di cui ai commi 4 o 5 risulti un valore corrispondente ad un tasso alcoolemico superiore a 0,5 grammi per litro (g/l), l’interessato è considerato in stato di ebbrezza ai fini dell’applicazione delle sanzioni di cui al comma 2. 7. In caso di rifiuto dell’accertamento di cui ai commi 3, 4 o 5 il conducente è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con le sanzioni di cui al comma 2. 8. Con l’ordinanza con la quale viene disposta la sospensione della patente ai sensi del comma 2, il prefetto ordina che il conducente si sottoponga a visita medica ai sensi dell’articolo 119, comma 4, che deve avvenire nel termine di sessanta giorni. Qualora il conducente non vi si sottoponga entro il termine fissato, il prefetto può disporre, in via cautelare, la sospensione della patente di guida fino all’esito della visita medica. 9. Qualora dall’accertamento di cui ai commi 4 o 5 risulti un valore corrispondente ad un tasso alcoolemico superiore a 1,5 grammi per litro (g/l), ferma restando l’applicazione delle sanzioni di cui al comma 2, il prefetto, in via cautelare, dispone la sospensione della patente fino all’esito della visita medica di cui al comma 8.
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