Organo di Informazione e Collegamento della S. Vincenzo Veronese
Anno XVI - Febbraio 2010 n. 1 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Verona
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Giornata per la Vita Domenica 7 febbraio 2010
Quando, nel 1978 si celebrò la prima Giornata per la Vita, l’attenzione era rivolta soprattutto al problema della legalizzazione dell’aborto in Italia, avvenuta in nome della libertà di decidere della donna e senza alcun riguardo alla vita del nascituro, creatura senza voce e privata di ogni diritto, addirittura di quello primario di venire alla luce. Oggi il problema della difesa della vita è molto più complesso, perché si è esteso anche al momento della fine della vita, come purtroppo si è visto in casi recenti. Non vogliamo entrare nel merito della delicatissima questione che coinvolge drammaticamente in primo luogo i malati terminali e le loro famiglie, ma anche, e non in secondo ruolo, la responsabilità dei medici, che dovrebbero essere coinvolti in prima persona nella gravissima decisione. Vogliamo soltanto sottolineare come spesso l’uomo d’oggi pretenda di impadronirsi e di gestire senza alcuno scrupolo il dono più grande di cui gode l’essere umano, quello della vita. Grande a questo proposito è la contraddizione: mentre si lotta, giustamente, per eliminare la pena
Vivi la vita La vita è un’opportunità, coglila La vita è bellezza, ammirala La vita è beatitudine, assaporala La vita è un sogno, fanne realtà La vita è una sfida, affrontala La vita è un dovere, compilo La vita è un gioco, giocalo La vita è preziosa, abbine cura La vita è una ricchezza, conservala La vita è amore, godine La vita è un mistero, scoprilo La vita è promessa, adempila La vita è tristezza, superala La vita è un inno, cantalo La vita è una lotta, accettala La vita è un’avventura, rischiala La vita è felicità, meritala La vita è la vita, difendila Madre Teresa
di morte per chi ha compiuto un delitto, si accetta tranquillamente o, peggio, si lotta perché venga considerato legale privare della vita un innocente, sia esso un bimbo non ancora nato o che si tratti di un anziano o di un malato.
E che dire delle campagne in difesa delle piante e degli animali? È giusto e doveroso rispettare la natura, ma una pianta o un animale valgono più di un essere umano? Che cosa è accaduto perché la sensibilità dell’uomo sia arrivata a questo livello? Ancora una volta si confonde ciò che è lecito con ciò che viene dichiarato legale o che potrebbe diventare tale in base a nuovi provvedimenti di legge. La conseguenza è che si va perdendo il senso del valore della vita e qui non si tratta di avere fede in un Dio Creatore o di non averla. Quello della vita è un valore universale, certo ben più prezioso per chi lo vede come dono gratuito di Dio, ma ugualmente grande anche per chi non ha questa fede. Perfino gli animali, seguendo il loro istinto, rispettano la vita dei loro simili, mentre l’uomo arriva ad uccidere con premeditazione per i più futili motivi. L’essere umano riesce a mettere a tacere anche l’istinto di conservazione, proprio di tutti gli esseri viventi, mettendo a repentaglio, oltre a quella degli altri, anche la propria vita, bruciandola con l’uso (Segue a pag. 2)
Dall’Italia e dal mondo dal brasile
Un Natale di droga! Criciúma, S. Natale 2009 Cari Amici e Benefattori, Siamo già vicini al prossimo Natale 2009. La nostra consueta lettera arriva nella tua casa per rinnovare il mio grazie insieme ai 1470 bambini. Tanti volontari si sono alternati in questo anno così ricco di vita e iniziative. Ma la sofferenza ci ha colpito più che mai. Era il 24 dicembre 2008, un nostro ragazzo, di 17 anni accolto fin da bambino, orfano quando aveva 3 anni, batteva alla porta della missione, chiedeva aiuto, non sapeva dove andare, pioveva a dirotto, la pioggia tipica estiva tropicale che non ti lascia in pace, era bagnato e mal vestito, voleva un tetto, un piatto caldo, un letto per poter riposare e dormire. Il suo Natale era senza senso, 17 anni, ma già da 3 anni viziato nel crack, tante volte lo avevo portato in una comunità terapeutica, ma nulla da fare, la droga lo stava consumando lentamente. Davanti a quel volto che avevo amato e curato da bambino non gli potevo chiudere la porta in faccia. Era Natale… L’ho fatto entrare, mi sono ricordato di Gesù Bambino, non c’era posto anche per Lui, la grotta è stata la sua culla. Gli ho offerto da mangiare, abbiamo fatto una lunga chiacchierata, ricordando i bei momenti passati insieme, ha trascorso le feste natalizie con noi, gli ho proposto di entrare in una casa di cura, ma lui mostrava resistenza. Mi diceva soltanto che ce l’avreb-
be fatta da solo ad uscirne fuori. Spero bene gli rispondo, ma sarà difficile. Poi era andato via, abbracciandolo gli rinnovavo gli auguri. Il cuore ti stringeva perché sapevi che non ce l’avrebbe fatta da solo. Il crack è una condanna a morte. Povero ragazzo. Erano due fratelli orfani, accolti da noi in tenera età, oggi uno lavora in fabbrica, è tornitore meccanico, l’altro è caduto nel buio più terribile della droga dove non c’è speranza di vita. Un’altra esperienza marcante è stato l’incontro in chiesa nel giorno di Natale di due belle bambine Miriam e Raffaella nostre alunne. Miriam 9 anni, Raffaella ne ha 4. Quella domenica stanno a messa insieme alla nonna. Sono belle di una bellezza unica, ma il loro volto triste, i loro occhi azzurri ti sfuggono nel guardarli. I loro capelli sono sempre in disordine, ti accorgi che i loro vestitini sono semplici con qualche rammendo. Incuriosito domando della mamma. La piccola scuote le spalle, quasi per dire non lo so, la grande risponde: “A mãe está na pedra”, è un linguaggio simbolico per dirmi: è consumatrice della pietra del crack. La mamma non sta mai in casa, girovaga, ha abbandonato le bimbe. La nonna è diventata la loro mamma. La droga è un problema molto serio che uccide migliaia di adolescenti e adulti. È una rete gettata nel mare che aspetta il pesce ignaro del pericolo. È un problema che è anche presente nel mondo euro-
Segue dalla prima
32o Giornata per la Vita di droghe o di alcol, o giocandosela in sciocche bravate come le corse pazze in automobile. Sembra che non ci siano più limiti a questo tipo di imbarbarimento: sono sempre più numerosi quelli che sono definiti “pirati della strada” perché non si fermano a soccorrere chi hanno investito e prima internet, poi la televisione ci fanno assistere all’uccisione di un uomo avvenuta in mezzo a una folla di passanti indifferenti, fra i quali addirittura qualcuno arriva a scavalcare il cadavere come fosse un sacco di immondizia finito sul marciapiede. Non vi pare che sia giunto il momento di gridare che non ne possiamo più di questo orrore? È una violenza che ci perseguita nelle serate televisive, non solo nei telegiornali, ma anche nei programmi che dovrebbero essere fonte di evasione e di divertimento, una violenza di cui sono infarciti i film, magari premiati in mostre prestigiose, quei film che abituano i nostri giovani ad accettare come normale ciò che normale non dovrebbe essere. Potremmo continuare ponendoci tante domande per le quali la risposta è chiara per chi la vuole conoscere. Da dove nascono il bullismo, lo stupro della donna, i delitti all’interno della famiglia, se non da un mondo dello spettacolo e dell’informazione che sembra essersi assunto il compito di assuefare le coscienze ad ogni forma di brutalità? C.B.
peo ma è molto di più nel Brasile. E qui la cosa è più drammatica perché esiste la droga dei ricchi: la cocaina, ed esiste la droga dei poveri: il crack. Il crack è tremendo, vizia al primo uso e uccide in sei mesi. Tanti nostri bambini che vivono nelle favelas stanno a contatto diretto con questa realtà di morte. La droga per il bambino povero diventa un gioco, molti già cominciano da piccoli con appena 7 anni indotti dagli adulti trafficanti. La prima pietra è gratuita, la seconda la paghi. E se non la paghi ti uccidono per i debiti accumulati. Se ne servono come postini, portano le buste a domicilio. Poveri bimbi, hanno in mano una terribile arma di morte e non lo sanno.
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atale è passato da poco, rimane ancora qualche nostalgica luminaria accesa che più che rammentare il grande evento religioso, pare un frettoloso e mesto anticipo della quaresima. E, a proposito di quaresima, è rimasto nella parlata volgare un detto che mette quasi paura: “Lungo come una quaresima; magro come una quaresima, ecc…”. Proverbio o detto quasi spettrale un tempo, ma che ora, invece, ha perso il tono catastrofico; si è addomesticato. In cosa ci fa paura la quaresima? In nulla. Al massimo, in qualche casa d’usi tradizionali ci sarà un venerdì di magro, cioè vegetariano o ittico, dove al digiuno si supplirà con un piatto di pesce raffinato, in barba a tutte le indicazioni religiose, oppure lumache, o grigliate vegetariane, ecc… E questo significa che la religione ha perso le sue raccomandazioni
La nostra missione è stata tante volte presa di mira dal traffico. Quando si percepisce qualche sospetto l’attenzione degli educatori è raddoppiata e gli stessi bimbi ci aiutano, perché sanno molto bene del problema. E grazie a Dio siamo riusciti a strappare dalla droga tantissimi ragazzi. Caro benefattore, siamo arrivati a 1470 bimbi. Abbiamo aperto le porte del Bairro a tanti adolescenti in cerca di vita e di una vocazione professionale. Strappandoli dalle strade dove il pericolo della droga è sempre presente. Quest’anno grazie alle offerte raccolte in Italia stiamo costruendo la nuova scuola media di 1200 m2 più salubre e igienica che ci permetterà di educare i nostri assistiti, completare la scuola d’obbligo
per poi avviarli alla scuola professionale. Grazie del tuo costante aiuto attraverso l’adozione a distanza del tuo bambino che ci permette di aiutare tanti altri bambini a tenere aperta la porta del Bairro da Juventude, pronto per accogliere il bisogno di tanti per liberarli dai pericoli della droga e della fame. Cari amici e benefattori grazie ancora! Gesù Bambino che adoriamo nella grotta di Betlemme vi benedica e benedica le vostre famiglie, i vostri bimbi e i vostri ammalati. Non lasciateci da soli in quest’opera di Dio. Buon Natale e Prospero 2010! Un ricordo nella preghiera! P. Vincenzo Lumetta
Febbraio forti; ci ha pensato il consumismo a farci stare in allegria e nella consolazione dei regali. Di questo mese mi è rimasto un dolce ricordo: quando il 3 febbraio, giorno di San Biagio, mia madre mi mandava a messa prima dove uno zelante sacerdote mi appoggiava sulla gola due candeline incrociate, segno taumaturgico della protezione del Santo del giorno, alle persone inclini al mal di gola, disagio che, senza interventi divini, col passare del tempo e con l’aiuto della scienza medica, con qualche pastiglietta antidolorifica, scompariva. Eppure mi è rimasto il ricordo infantile e favoloso delle due candelette incrociate; per mia madre era un rimedio insuperabile, economicamente non costoso, rassicurante. Bei tempi, quando dolori fisici e morali si mettevano come offerta di sacrificio (a fioretto, dicevo
io), che calmava anima e corpo. Ora il Santo si è cambiato in un comodo rimedio: sparito San Biagio, è in auge San Valentino, 14 febbraio, così caro, non solo agli innamorati, quelli se la cavano con una semplice preghierina consolatoria, ma i commercianti di preziosi vedono moltiplicarsi le vendite. Magia del denaro più che della religione. Eppure nel bailamme di febbraio c’è un rito che mi sta particolarmente a cuore: quando il sacerdote mi dà una spruzzatina di cenere sui capelli e mi sussurra “Ricordati che sei polvere…”, cambiata nella più dolce “Convertiti e credi al Vangelo”. Certo che me lo ricordo il passato, ma ora intensamente, perché mi pesano gli anni sulle spalle doloranti e curve e, se ci mettesse la mano San Biagio, sarebbe proprio una gran consolazione. T.S.
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uest’anno Davide ha ricevuto da Santa Lucia un regalo molto bello: “Il gioco del Sapere”, consigliato per bambini che abbiano più di otto anni. Si tratta infatti di una specie di gioco dell’oca, ma molto articolato e divertente: ci sono i “buchi neri” che rimandano il giocatore all’inizio del percorso, le caselle verdi o rosse che prevedono la necessità di rispondere a domande di diverso genere scritte su un cartoncino a parte, dopo di che si guadagna la possibilità di avanzare di due o più numeri, le
Un gioco per n caselle che richiedono di fermarsi per più di un giro, quelle che propongono brevi riflessioni sull’importanza della scuola e infine quelle segnate dal punto interrogativo, per superare le quali bisogna saper rispondere a una domanda pescata da un mazzo di carte. Tutto questo comporta da parte del piccolo giocatore un bell’esercizio di lettura, fatto volentieri e senza noia! A molte domande Davide sa rispondere: per esempio a quella che chiede chi è il papa e ad altre che riguardano argomenti che conosce, oltre a saper fare i conticini che sono richiesti da alcune schede, ma molte domande riguardano la storia e la geografia
Il Gioco del Sapere
È un utile strumento per sensibilizzare i ragazzi nel riconoscere la grande opportunità che viene loro offerta dall’istruzione.
Il percorso si presenta a forma di S, il Sapere appunto, ed è formato da 40 tessere puzzle che vogliono indicare che il Sapere si costruisce un po’ alla volta. Le tessere verdi forniscono suggerimenti preziosi per raggiungere l’obiettivo; quelle rosse rallentano, allontanando dal Sapere; le gialle sono le caselle quiz, di verifica.
e il nostro piccolo amico, che frequenta la seconda elementare, non conosce ancora queste materie, ma ha inventato un modo per poter giocare ugualmente: le domande adatte a lui se le fa fare da papà e mamma o dai nonni e così mette a frutto il suo interesse per la matematica e il suo amore per gli animali, passione che ha rivelato fin da piccolissimo, quando di ogni animale che imparava a conoscere chiedeva quale fosse il suo nome, dove vivesse, di che cosa si cibasse e come nascessero i piccoli. Così è diventato un piccolo esperto in materia.Con questo sistema può giocare con i suoi compagni di scuola: basterà che ognuno di loro si prepari un elenco di domande da proporre di volta in volta a chi si trovi a fermarsi sulla casella con il punto interrogativo. Davide ha anche una sorellina di quasi quattro anni, Giulia, e, per poter giocare con lei, ha pensato di proporle domande riguardanti le favole che lei conosce: che cosa ha perso Cenerentola fuggendo dal palazzo del principe, chi ha svegliato la Bella Addormentata, che cosa ha avvelenato Biancaneve o quanti erano i nani. In conclusione questo bellissimo gioco, pubblicato a cura della San Vincenzo, ha coinvolto tutta la famiglia e anche la nonna, che doveva andare a fare la spesa, non si è accorta del tempo che passava ed è stata costretta ad improvvisare un pranzo con quello che si è trovata nel frigorifero: meno male che lei ha sempre una bella fantasia nel preparare pranzetti inaspettati! C.B.
nonni e nipotini Concorso Nazionale
“fatemi studiare conviene a tutti” per la Scuola Secondaria di 1° grado 1a edizione - Anno Scolastico 2007-2008
1° Classificato:
“Il Gioco del Sapere” Autore: La Classe IB dell’Istituto Comprensivo Statale di Creazzo (Vi) Sezione: Arti visive Premio: 3.000 euro (assegnati alla scuola di appartenenza per l’acquisto di materiale didattico) Motivazione: Viene assegnato il 1° premio per l’originalità del lavoro, l’impegno del gruppo e la sua realizzazione: il tutto con una freschezza di inventiva e di gioiosità.
75° anniversario
Conferenza di San Vincenzo - Tomba Extra
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uest’anno celebriamo il 350° anniversario della morte di San Vincenzo De Paoli e Santa Luisa, icone della carità, e il 75° anniversario della Conferenza di San Vincenzo a Tomba. Qui cominciò ad operare nel 1934 sotto la guida del giovane curato Don Ferruccio Magagnoti. Primi membri furono uomini di Azione Cattolica (Tonon, Costa, Artinelli, Sterza ecc.); i giovani si aggregaro-
no soltanto nel dopoguerra. Inizialmente esistevano due Conferenze una maschile ed una femminile. Nel 1937 si fusero. Nel corso degli anni la Conferenza ha aiutato attraverso gesti concreti di solidarietà, anche al di fuori della parrocchia, persone in difficoltà: bambini della prima comunione senza un vestitino della festa, madri vedove con prole in tenera età, missionari, famiglie emigranti dal
meridione senza mobilia, persone bisognose di generi di prima necessità durante gli anni più difficili della guerra e del dopo guerra. In questi ultimi anni il nostro gruppo si è trovato ad incontrare e aiutare immigrati europei ed extracomunitari sempre più numerosi nel nostro territorio. L’iter della carità dovrebbe essere dall’assistenza alla promozione e all’evangelizzazione. Purtroppo, spesso si ferma all’assistenza, che, da sola, rischia di oggettivizzare e cronicizzare il povero privandolo del ruolo attivo che gli spetta nel percorso di promozione ed emancipazione della sua persona. Finora, noi Vincenziani, abbiamo tenuto il povero sotto tutela, diffidando di lui invece di aiutarlo a meritarsi fiducia, soccorrendone la povertà materiale invece di promuoverne la dignità di essere umano, parlando molto di lui invece di far parlare lui. Il cambiamento di rotta non è cosa da poco, poiché prima di cambiare il povero dobbiamo cambiare noi stessi! Abbiamo, perciò, bisogno di forze giovani, che ci aiutino a rendere il servizio ai poveri sempre più efficace. Un gruppetto di ragazzi di terza media già collabora con noi in occasione del Natale e della Pasqua facendo visita a persone anziane. Le riunioni quindicinali dei vincenziani iniziano con la preghiera, la riflessione su un brano del Vangelo, segue una discussione sui problemi da risolvere; ultimamente partecipa a questi incontri e ci segue Don Marco. La Conferenza effettua una distribuzione mensile di denaro e di generi alimentari in gran parte forniti dal “Banco”. Le richieste sono spesso superiori alle nostre disponibilità. In questa occasione si cerca, non senza difficoltà, una relazione sincera di ascolto con le persone assistite. Le entrate della Conferenza hanno varia provenienza: la colletta fra i soci, le offerte raccolte nella giornata della carità e al cimitero nei giorni dei defunti, le offerte da banche, ditte e persone sensibili ai problemi dei poveri e qualche lascito ereditario.
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Ritiro spirituale di Avvento
er la preparazione al santo Natale, il giorno 1 dicembre 2009, presso la parrocchia di San Domenico Savio, i Vincenziani si sono ritrovati per il ritiro spirituale d’Avvento, condotto dal Consigliere Spirituale Diocesano don Elvio Bonetti. Essendo prossima la festività della Immacolata Concezione, egli ha messo in risalto la figura di Maria commentando l’episodio delle nozze di Cana, riportato dal Vangelo di Giovanni (2,1-11). La narrazione di questo sposalizio è ricca di significati: esso avviene dopo la testimonianza di Giovanni e la chiamata dei discepo-
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Gesù manifesta per la prima volta i segni della sua potenza, operando la trasformazione dell’acqua in vino, rendendo Maria collaboratrice nella redenzione. Mediatrice e redentrice, Ella viene proclamata Madre della Chiesa, quindi Madre spirituale di tutti gli uomini. Il suo invito ai servitori “Fate quello che vi dirà” è rivolto anche a ognuno di noi, è l’esortazione a compiere la volontà di Dio, ad abbandonarci con fiducia tra le Sue braccia, tenendo vivo il rapporto con il Padre, cercando il Suo volto anche nel povero che incontriamo. E.O.
Conferenze di zona
l 26 ottobre scorso si è svolto un incontro tra le conferenze S. Vincenzo limitrofe: Spirito Santo, Borgo Nuovo, S.P. Apostolo, S. Giorgio, Sacro Cuore, S. Maria Ausiliatrice, S.M. Regina, Quinzano; complessivamente una trentina di persone. Parrocchia ospitante di turno Borgo Nuovo, il cui presidente, dopo un breve cordiale saluto ha introdotto la dottoressa Rossi Vallì coordinatrice delle dieci assistenti sociali: in forza al nostro distretto sociale territoriale di appartenenza (CST3). Seguendo la traccia di un pieghevole che ci è stato consegnato, la relatrice ha illustrato gli interventi più significativi, distinguendo tra ordinari e straordinari e riguardanti le famiglie con anziani, famiglie con minori e anziani soli. Ci siamo resi tutti conto che la casistica, per i non addetti, è molto vasta e complicata. Un concetto chiaro e più volte sottolineato dalla dottoressa Rossi è quello riguardante la situazione economica delle persone aventi diritto. Gli interventi economici a sostegno
li, nella Galilea, la terra in cui Gesù ha vissuto alla presenza di Maria, indicando la stretta unione tra la Madre e il Figlio. La mancanza del vino significa che con la venuta di Gesù Gerusalemme non dovrà più produrre il vino vecchio ma convertirsi e produrre il vino nuovo. Anche la figura di Maria assume un nuovo valore: ora la realtà è diversa, comincia un altro cammino: Ella non è più solo la Madre, ma dà inizio a una missione più alta. Pregando Gesù di provvedere alle necessità degli sposi, Maria diventa mediatrice tra Dio e l’uomo. Per esaudire la sua preghiera
nelle loro molteplici forme (assistenza domiciliare, assegno di cura, servizio pasti, telesoccorso, pagamento arretrati di pigione e altro, ecc.) trovano cioè giustificazione e quindi attuazione dopo appropriata indagine sul “reddito familiare allargato” dei richiedenti e tenendo conto delle disponibilità (plafond di spesa possibile) assegnato dal Comune, dalla Provincia, piuttosto che dalla Regione o dallo Stato a seconda del tipo di intervento. Tutte le domande fatte hanno trovato esauriente risposta da parte della relatrice che si è resa disponibile, con le due assistenti assegnate alla nostra zona, per ogni delucidazione o affiancamento che si rendesse necessario. Verso la fine del proficuo incontro abbiamo appreso del recente accordo tra Caritas, S. Vincenzo, e Fondazione Cassa di Risparmio con lo scopo di far fronte in maniera più organica e consistente ai crescenti bisogni derivanti dalla situazione di crisi in atto; accordo peraltro caldeggiato in primavera dal nostro Vescovo.
C’è tanto da fare ed è sempre ben accetto chi generosamente si offre per un servizio ai fratelli sofferenti e bisognosi: è un modo di amare molto gradito a Gesù Signore. A.R.
Organo di Informazione Collegamento della S. Vincenzo Veronese
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Associazione Società di San Vincenzo de’ Paoli Consiglio Centrale Piazza Duomo, 2 - 37121 Verona tel. 045 8004703 - c/c postale 15613375 e-mail:
[email protected] http://www.parrocchie.it/verona/santateresatombetta/sanvincenzo.htm Direttore responsabile Don Bruno Fasani Aut. del Tribunale n. 1164/95 RR del 30.06.95 Stampato su carta riciclata da Cierre Grafica Verona Ai sensi della legge n. 675/96 (tutela dati personali) si garantisce la massima riservatezza dei dati personali forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, o di opporsi al trattamento dei dati che li riguardano, scrivendo a: Società di S. Vincenzo de Paoli, piazza Duomo 2, 37121 Verona.
Conferenza di Santa Croce Lottiamo insieme contro l’indifferenza
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d ogni atto di carità, gesto di perdono, prova d’amore, ad ogni piccola attenzione che noi abbiamo nei confronti dei nostri familiari e verso le persone che in vario modo intersecano le nostre vite, noi compiamo la volontà del Signore. Con questi gesti i primi ad averne un diretto beneficio non è il nostro prossimo, come la logica vorrebbe, ma siamo proprio noi stessi, perché l’amore in tutte le sue manifestazioni, specialmente quella caritativa, è una delle vie privilegiate per raggiungere il cuore di Dio, il quale non lesinerà il Suo Santo aiuto specialmente verso quei suoi figli che stanno attraversando momenti di sofferenza e dolore sia dell’anima, sia del corpo. Alcuni spunti preziosi afferenti l’argomento li possiamo estrapolare dalla recente Lettera enciclica, “Caritas in veritate”, che vi consigliamo vivamente di leggere, scritta a tutta la Comunità umana dal sommo Pontefice Benedetto XVI: – “L’amore è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta”. – “Tutti gli uomini avvertono l’interiore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo”. – “Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza Verità”. – “Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere”. – “La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l’Amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo”.
Se dunque dovessimo fare un mero calcolo economico su quale sia l’investimento più redditizio oggi sul mercato, non v’è dubbio che in cima alla scala dei rendimenti ci sono i gesti di carità fatti con amore, perché la misura degli interessi è cento volte il capitale impiegato. Questa non è la pubblicità offerta da operatori finanziari, la garanzia ci viene data da Gesù stesso. La S. Vincenzo della Parrocchia di S. Croce, desidera sottoporvi una “Campagna di Solidarietà” diretta alle famiglie della nostra Comunità Parrocchiale che si trovano nel bisogno e che bussano alla porta della nostra Chiesa, cercando soprattutto aiuto economico, sostegno alimentare, lavoro e molte altre cose, per fronteggiare l’attuale crisi economica. La nostra richiesta è minimale, tanto da credere e sperare che moltissime famiglie vi potranno aderire. Chiediamo un impegno mensile di 50 centesimi di euro (0,50 euro) per ogni componente della famiglia, da versare nell’arco di ogni mese nella cassetta delle offerte della S. Vincenzo, posta in fondo alla Chiesa vicino alla porta principale.
Se la Comunità sarà sensibile e risponderà con continuità alla “Campagna di Solidarietà”, molte cose potranno essere fatte a favore delle famiglie più colpite dalla crisi, specialmente per quelle composte da soli anziani con misere pensioni. Mensilmente sarà nostra cura dare un resoconto sia delle entrate, sia degli interventi fatti, salvaguardando la privacy delle persone. Questo impegno, anche se non particolarmente gravoso, sarà sicuramente fonte di grande gioia per i nostri cuori, perché è l’unione di intenti della Comunità la vera forza propulsiva che può operare il cambiamento delle situazioni, che come tanti raggi di sole entreranno nelle case a portare un piccolo sorriso di speranza ai nostri fratelli. Dio benedica le Vostre famiglie e tutte le persone che portate nei Vostri cuori e vi giunga anche un grande, grande grazie anticipato da parte di tutti coloro che beneficeranno della Vostra generosità. L’iniziativa può essere un valido strumento di sensibilizzazione per i Vostri bambini e ragazzi. R.P.
NON SONO PIù TRA NOI
Dalla conferenza S. Vincenzo della Parrocchia S. Eufemia Vogliamo ricordare le nostre consorelle:
Clara Peruzzi
Giuliana Franchini
Iole Olivieri
che ci hanno recentemente lasciato, perché sono state le colonne portanti della Confraternita S. Vincenzo della Parrocchia S. Eufemia per tanti, tanti anni: sempre disponibili, sempre pronte ad aiutare, a dare un consiglio positivo dettato dalla Loro pluriennale esperienza. La loro morte ha lasciato un grande vuoto, è stato come tagliare un filo che ci legava da anni. Ma noi siamo certi che dal Cielo veglieranno su di noi, sulla nostra Conferenza, sul nostro servizio di carità e di amore verso i nostri fratelli meno fortunati e per i quali loro hanno tanto lavorato. Questo filo, dunque, che subito ci pareva spezzato, è ancora unito dal cielo anziché dalla terra e ci ha portato tutti un po’ più in alto, più vicini a Loro e più vicini a Dio. Grazie Clara, grazie Giuliana, grazie Iole siete state un grande esempio per tutti noi e Vi ricordiamo sempre con tanto affetto.
briciole di scrittura
la riflessione
Come un bambino «Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Marco 10,15) Cosa hanno i bambini di speciale? Cosa li distingue dai “grandi”? Sicuramente la schiettezza, la genuinità, la pulizia dei pensieri, l’impulso alla generosità. Noi adulti, anche per le cose dello spirito, pensiamo troppo spesso in termini di “dare e avere”, di dare “per” avere; magari cose buone, ma preoccupati di contrattare, con cauta generosità, con timorosa disponibilità. Nelle vicende quotidiane siamo legati a doppio filo al tornaconto, tarpiamo le ali alla generosità che ci appare spesso vestita di rischio, non di bellezza e gioia come invece ci insegna la vita di Gesù. Mano a mano che i bambini diventano adulti, un po’ per mimetismo un po’ per imitazione, decidono quasi sempre di adattarsi alla mentalità corrente; e un poco (o molto?) anche perché noi siamo loro di scandalo. Ed è per questo che il Maestro si serve di parole terribili per mettere i corruttori d’innocenza davanti alle loro pesanti responsabilità, per farli tremare di fronte al delitto rappresentato dal tradimento della loro genuina tendenza al bene. Qualcuno potrà obiettare che non tutti e non sempre i bambini sono buoni, che non tutti e non sempre gli adulti sono cattivi. È vero. Ma un fatto è certo: in noi “grandi” rimane scarsa la sensibilità verso il “dono”, che è tale soltanto se privo di ogni interesse; lo afferma anche santa Teresa d’Avila, in uno dei suoi scritti più appassionati d’amore verso Dio e i fratelli. E quando si verifica il contrario, quando anche noi torniamo alla pulizia dei pensieri, ridiventiamo bambini, senza magari rendercene conto. È proprio questo che il Signore ci chiede usando parole vigorose: un rapporto con Lui che non ponga problemi di interesse, di nessun interesse oltre l’amore; che ci illumini invece di quella sorgiva genuinità, di quell’abbandono al bene, di quella libertà che vive negli innocenti, e che ci rende felici. Glauco
Chi volete che...
A
ncora una volta gli uomini hanno scelto Barabba. Un giudice, ai nostri giorni, si prodiga per saper discernere il bene dal male, l’uomo giusto dal cattivo, del resto è lì proprio per questo: si direbbe che questa è la sua “vocazione” il suo ministero, il suo servizio. Egli più discerne bene e più merita rispetto e riconoscenza. Tuttavia il giudice deve seguire la legge che qualche volta può apparire perversa. Barabba, per chi non lo sapesse, ma in Europa tutti lo conoscono e bene anche, era un turbolento, un violento, sebbene forse la sua intuizione era buona: voleva la libertà dai Romani. E Gesù, chi era Gesù? Era un innocente. Noi cristiani diciamo e crediamo che era ed è un uomo-Dio. Egli non ha mai fatto del male, non lo ha mai voluto, anzi lo ha contrastato con la misericordia e il perdono. Eppure ora non è nemmeno degno della croce. È stato tolto anche da quel luogo infame, non per liberarlo, ma per cancellarlo dalla storia. Il Profeta Daniele scrisse dalla sua deportazione (12, 1-3) “Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo… si risveglieranno gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna per l’infamia eterna”. Lo so che molti uomini ridono nel sentire questa Parola, ma, e se per caso lo Spirito Santo, che ispirò Daniele, avesse ragione? Allora sarà una resa dei conti terribile! Gesù dice: “Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno” (Mc 13,31). E ancora, Gesù rivolgendosi al Padre prega così: “Le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato” (Gv 17,8). Accogliere il Crocifisso vuol dire porsi dalla parte di colui che per amore infinito si è lasciato stendere sulla croce per distruggere l’egoismo dell’uomo. Vi ricordo inoltre che se Gesù Cristo non ci fosse, il male, l’egoismo, l’odio, la vendetta, l’intolleranza, il male morale avrebbero piazza pulita e libera e ogni uomo potrebbe sfogare i propri istinti senza remore e rimproveri morali. Indubbiamente ne risulterebbe un modo dove la perversità astuta e intelligente diventerebbe legge. Il più forte schiaccerebbe il più debole. Vi ricordate il tempo della schiavitù? E si ricordino i più anziani il terrore del Nazismo, del Fascismo, del Comunismo. Tutti atei! Io c’ero, quanta orribile sofferenza. “Vi do la pace non come la dà il mondo” (Gv 14,27). Ricordiamo anche il pianto di Gesù su Gerusalemme: “Gerusalemme tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le sue ali, e voi non avete voluto. Ecco la vostra casa sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Mt 23, 37-39). Sono parole e storia queste che fanno riflettere parecchio. Esse non sono terrore, ma richiamo alla coscienza. È anche consolante pensare che quasi tutti gli italiani si sono ribellati alla scelta ulteriore di Barabba. Mi auguro anche che sia purificata l’intenzione. Sono sicuro che il Signore ci benedirà! Don Elvio