Boston,
ll
gennaio 1921
O Mayy, ecco siamo giunti su un'alta cima e
ci appaiono davanti pia-
nure, boschi e valli: su, sediamoci a chiacchierare per un'oretta. Non possiamo fermarci a lungo qui perchè io scorgo dietro a questa una cima più alta e noi dobbiamo raggiungerla prima del tramonto. Tuttavia non ce ne andremo da questo posto se non quando 1o vorrai tu e non daremo un passo prima che tu ti sia riposata. Abbiamo petcorso una salita impervia, I'abbiamo petcorsa con una certa difficoltà ma bisogna riconoscere che io sono stato perseverante e tenace benchè la mia perseveranza sia da attribuire ad un che di più forte di quello che noi definiamo volontà. Ammetto davanti a te di non essere stato saggio in alcune circostanze, ma non esiste forse nella vita qualcosa che le dita della saggezza non possono toccare? E non c'è forse in noi qualcosa davanti alla quale si pietrifìca la nostra saggezza? Se le mie esperienze, Mayy, fossero state, anche minimamente, simili alle mie esperienze passate, io non te le avrei rivelate, ma esse mi sono giunte del tutto nuove, straordinarie e impreviste. Se io mi fossi trovato lì al Cairo e te le avessi esposte personalmente con immagini semplici e del tutto spoglie da ogni interesse individuale, noi ci saremmo capiti senz'altro. Ma io non mi trovavo al Cairo e non aveyo alfto mezzo che la corrispondenza, ma Ia corrispondenza, in questi << argomenti >>, riveste le cose più semplici con un manto di complicazioni e ricopre il volto della schiettezza con un velo spesso e scuro. Quarite volte vogliamo esporre un pensiero semplicissimo, rendendolo attraverso espressioní che ci sembrano chiare quelle espressioni che la nostra penna è abituata a riversare sul -foglio e invece da tutto questo ne risulta un << poema in prosa > o un 81
di ciò è che noi sentiamo e'pensiamo in un linguaggio più genuino ed esatto del linguaggio che usiamo <<
pezzo letterario >. I1 motivo
per scrivere. Naturalmente, noi apprezziamo molto sia i poemi in prosa che in versi come apprezziamo brani fantasiosi e non fantasiosi, però il sentimento vivo e libero è una cosa, mentre 1o stile epistolare è tutt'altra. Fin da quando, tagazzino, andavo a scuola, evitavo per quanto possibile le espressioni antiquate e convenzionali, perchè sentivo e sento che esse nascondono il pensiero ed il sentimento più di quanto 1o palesino. Eppure mi sembra adesso di non esselmi ancora liberato di ciò che in esse mi dà fastidio; mi sembra da un anno e mezzo a questa patte, di essere ancora 1à dov'ero quando avevo quindici anni e la prova ne è l'incomprensione che è nata tra noi in seguito alle mie lettere. secondo luogo sostengo che, se mi fossi trovato al Cairo, ci saremmo soffermati davanti alle nostre esperienze personali come davanti al mare o alle stelle o davanti ad un melo fiorito. E, per quanto strane potessero essere le nostre esperienze, non sarebbero risultate certamente più straordinarie del mare, delle stelle
In
o dell'albero fiorito. Però è strano che noi accettiamo e ci sottomettiamo ai miracoli della terra e dell'universo mentre troviamo difficile credere ai miracoli della nostra anima. Io ho sempre creduto e ctedo, Muyy, che alcune esperienze si verificano solo quando vi partecipano due persone simultaneamente. Forse è stata proprio questa mia convinzione la causa prima di quelle lettere che ti hanno spinta a dire: < Dobbiamo fermarci qui >. Ma, grazie al cielo, non ci siamo fermati lì. La vita, Mayy, non si ferma mai e questo corteo terribilmente bello npn può che scorrere all'infinito. Noi, noi che santifichiamo la vita e, con tutte le nostre forze, tendiamo a ciò che in essa vi è di buono, di dolce, di bello e di nobile; noi che abbiamo fame e sete di certezze durature non vogliamo dire o fare ciò che incute paura o < riempie l'animo di spine e di amarezza >. Noi non vo82
purificate gliamo e non possiamo toccare !'altate se non con dita dal fuoco. Noi, Mayy, quando amiamo qualcosa, consideriamo l'oggetto del nostro amore una meta, non un mezza per raggiungere qualche cos,altro e quando chiniamo il capo umilmente dinanzi a un innal' un come di sublime, consideriamo la nostra sottomissione desidezamento e la nostra umiltà come un onofe. Noi, quando gioia' una riamo qualcosa, riteniamo il desiderio stesso un dono e Noi sappiamo che proprio le cose più lontane sono le più degne e le più meritevoli della nostra ambizione e del nostro amofe' e noi, tu ed io, non possiamo assolutaflente fermarci nella luce del possole dicendo: < Dobbiamo risparmiarci il tormento, noi ne siamo f.arc a meno >. No, Mayy, noi non possiamo fare a meno di ciò che infonde delnella nostra anima il lievito sacro; non possiamo fare a meno la carovana che marcia con noi verso la città di Dio' come non più possiamo fare a meno di ciò che ci accosta alla nostra essenza
sublimeecirivelainparte|aî.orza,irnisterielemeravigliedel nostroa.nimo.Inoltre,possiamottawesoddisfazioneintellettuale singolo dalla più piccola manifestazione dell'animo' come in un
fiorescorgiamotutta|abe||ezzaelavaghezzade||aprimavera enegliocchidiunlattantecogliamotuttelesperanzeelafede dell'umanità.
Perciònonvogliamoservircidellecosepiùvicinecomemez. zo o promessa per raggiungere quelle più lontane' così come non quevogliamo e non possiamo arrestarci davanti alla vita e dettarle questo sta condizione: << Dacci quello che vogliamo o niente: o o niente rr. No, Mayy, noi non lo facciamo perchè siamo consci . che Bontà , Bellezza e cefiezza nella vita non procedono come noi vogliamo ma, a\ contrario, ci fanno andarc dove esse vogliono'
Standoasettemilamigliadidistanza,qualealtrointeresse
potremmo avere nel rivelare il più grande segreto del nostro cuore se non la gioia di rivelare questo segreto? Qual è lo scopo di arrivare fino alla porta del tempio se non 85
la soddisfazione di averlo raggiunto? Cosa mai desiderano I'uccello quando canta e f incenso quando brucia? Non c'è forse in queste anime solitarie se non una ambizione fine a se stessa? Niente è più dolce e gradito dei tuoi auguri per il mio compleanno. Però ascolta, Mayy, questo aneddoto e ridi un po' sul mio conto!
Prima della guerra Nasib 'Aridah volle raccogliere in un volume Una lacríma e un sorriso e inserire tra questi piccoli lavori il brano II gíorno del compleanno. Ebbe bisogno di mettere la data con il titolo e, poichè non ero a New York, si mise affannosamente aLla icerca, finchè non trovò la data di quel lontano giorno, scritta in inglese, e tradusse: << 6th january > in << 6 dicembre >>! E così detrasse alla mia vita un anno e posticipò di un mese il giorno effettivo del mio compleanno. Così, dall'apparizione del libro Una lacrima e un sorríso fino ad oggi io beneficio ogni anno di due compleanni: il primo me lo ha procacciato un errore di traduzione, il secondo non so quale errore dell'etere! Eppure quell'anno che mi fu rubato, 1o sa Iddio, e tu pure 1o sai, che l'ho comprato a caro ptezzo,l'ho comprato con i battiti del mio cuore, I'ho comprato con quintali di muto dolore e di nostalgia delf ignoto: come potrei perdonare I'errore di stampa che me lo ha strappato? Io sono lontano dalla mia << valle n, Mayy. Sono venuto qui a Boston per un lavoro e, se non mi avessero inviato il pacchetto della posta indirizzata a New York, avrei vissuto altri dieci giorni senza la tua lettera: questa lettera che ha sciolto mille nodi nella corda del mio animo e ha trasformato i deserti dell'attesa in giardini e frutteti. L'attesa, o Mayy, è 1o zoccolo del tempo ed io sono sempre in attesa. Mi vedo in alcuni momenti spendere la vita aspettando eventi che non si sono ancora attuati: chi più di me somiglia a quei ciechi e paralitici, che giacevano accanto alla vasca di < Beth Hesda a Gerusalemme, perchè ogni tanto un angelo scendeva in essa e smuoveva l'acqua, e chi si immergeva per primo, dopo che 84
l'acqua si era mossa, guariva da qualunque male fosse afflitto > (50)? Per oggi, il mio angelo ha già mosso l'acqua della mia vasca ed io ho trovato chi mi immerge nell'acqua e avanzo in questo luogo terribile e incantato con occhio luminoso e piede fermo. Avanzo accanto al più bello dei miraggi, quello che appare chiaro alia mia vista più di tutte le altre realtà cotporee; ío ayanzo e sento nella mia una mano dal tocco di seta, però forte e volitiva, dalle dita flessuose ma capaci di sollevare pesi e spezzaîe catene. Di tanto in tanto mi volto e scorgo due occhi radiosi e due labbra dove gioca un sorriso che colpisce con la sua dolcezza. Una volta ti confessai che la mia vita si divideva in due vite e che io dedicavo la prima di esse al lavoro e alla gente, e trascorrevo la seconda nella nebbia. Ma ciò era ieri; oggi invece la mia vita si è unifìcata ed ho preso a lavorare nella nebb'.a, ad incontrare la gente nella nebbia: dormo, sogno, mi sveglio e sono sempre nella nebbia. Essa è una îragranza avviluppata da un fruscio di ali, in essa la solitudine non è più solitudine e la nostalgia dolorosa delf ignoto è più bella di tutto ciò che conosco. E' un'estasi divina, Muyy, un'estasi divina che awicina le cose lontane, rende visibili quelle occulte e tutto sommerge di luce. Io so adesso che la vita senza questa attrazione spirituale non è che una scotza senza nocciolo. Confesso che tutto quello che diciamo, facciamo e pensiamo non vatre un solo momento trascorso nella nebbia. Tu vorresti che la parola << inno musicale > mi trapassasse il cuore! Vorresti vendicarti di questa silenziosa esistenza che mi trascina e che io trascino. Su, invitiamola a scavare, a scavare, a scavare; anzi invochiamo tutti gli inni musicali assopiti nell'etere e ordiniamo loro di,difiondersi in questo vasto << paese >) e di scavare canali, spianare strade, costruire palazzi, torri e tempii e trasformare il deserto in giardini e vigneti perchè un popolo di giganti 1o ha
(50) Cfr. Vangelo dí San Gíovannì,
c.Y,v.2. 85
f im" scelto e adottato corne sua dimora' Tu, Mayy, rappresenti sei menso popolo di giganti conquistatori e nello stesso tempo una baÀbinella di sette anni che ride nella luce del sole e coffe dietro le farfalle e raccoglie i fiori e salta sulle mie ginocchia' Nella mia vita non c'è niente di più bello e dolce che cor' rere dietro la mia piccola dolcezza, afferrarla e portarla sulle mie spalle e tornare poi con lei a casa per raccontarle fiabe meravigliose finchè non si anneriranno le sue palpebre per la son' nolenza ed essa si addormenterà di un sonno tranquillo e beato. Gibràn
86
New York, 6 aprile
l92l*
...si è forse spento il compiacimento degli Orientali per i loro sentimenti? E' forse indice di f.ermezza che una donna elevata veli il suo cuore e il suo animo alla vista e alla comprensione della gente? Iddio ti ha inviata a noi in < spirito e intelligenza> e noi abbiamo un immenso bisogno della luce del tuo spirito e della fiamma della tua intelligenza: perchè mai non ce li elar' gisci nello stesso tempo? Adesso che
al nostro sanguinoso combattimento vengono davanti a te il padre, il fratello, il compagno e I'amico e tutta la famiglia al completo e ti supplicano di e{londere in poesia e in prosa il tuo spirito e il tuo cuore in qaside (3t) e poesia a doppia rima e di ergerti come una sacerdotessa davanti all'altare almeno una volta ogni due mesi e di parlare di quel mondo incantato che esiste dietro il mondo del pensiero, del sa-
pere, della ricerca e della logica. Novità! Ho acquistato un telescopio di ottima qualità ed ogni notte ttascorro un'ora o due scrutando I'infinito più remoto, pieno di rispetto per f immenso universo. Ed ecco a mezzanotte apparire nel punto stabilito dei firmamento Orione e tu sai, Mari, che la < vicina alla cintura di Orione è 1o spettacolo più bello e terribile della volta ce' leste. A.llora, àlzati, amica mia, àlzati: saliamo in tercazza a contemplare tutta la bellezza dello stupore, del sentire e del sapere che vi è negli occhi degli angeli.
* Di
questa lettera manca la prima parte,
(31) Tradizionali componimenti poetici arabi, da1la rigida e complessa strut-
tura metrica. 87
signora, che la vita dell'uomo è sempre come un deserto dove non vi è che sabbia, finchè Iddio non gli invia una figlia come la mia piccola principessa. E sostengo, o mia signora, che chi non ha una figlia deve adottarla, perchè le gioie dei giorni ed il loro senso sono nascosti nei cuori dei piccoli. Io chiamo la mia figliuola < perchè i suoi movimenti, la sua immobilità, la melodia della sua voce, i suoi sorrisi, i suoi giochi e le sue trovate, anzi, ttttto in lei è indice di ; essa è dispotica e le sue opinioni sono molto personali e nessun essere umano può cambiarle" o modificarle, e però quanto son dolci e belli il suo dispotismo e il suo arbitrio assoluto! Questa lettera è breve, molto bîeve, ma è la prima lettera che ti scrivo da cinque settimane e non ví hai letto quel che si trova tra le righe? Ti scriverò nuovamente quando mi sarò alzato dal letto. Certo la primavera prenderà il mio braccio e mi solleverà da queste lenzuola ermi condurrà verso i verdi campi dove la vita infonde nuove energie ai suoi figli e lasforma i lorp sospiri ed il loro ansimate in canzoni e grida di gioia. Ti prego, amica mia Mayy, di non prendertela con me' Ti supplico di non prendertela con me. Benedicimi un poco: io ti benedico sempre
Io afiermo, o mia
Gibràn
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New York, sera del sabato
2I
maggio
I92l
M"yy, amica mia,
e con afietto ._ molto e con
afietto>>, non appena mi si è rivelata questa semplice verità, si sono aperti innanzi a me nuovi orizzonti e quando ne ho preso piena coscienza sono rimasto come stupito di fronte ad uno spettacolo di cui non suppo' nevo neppure l'esistenza a qqesto mondo. <> e da questo <> e da questo <> io ho appreso a pregare con gioia, a desiderare con fiducia e a cedere senza disfatta. Io ho appreso che l'uomo solitario può inondare la sua solitudine con la luce del > e può lenire le sue fatiche con la dolcezza dell'>. Ho appreso che 1o straniero solitario può diventarc pa' dre, fratello, compagno, amico e soprattutto un bimbo felice di vivere. : in questo (molto>) e in questo vi è un'ala che protegge le mani che benedicono. La mia salute oggi è migliorata rispetto allo scorso mese, però sono ancora sofferente e questo mio corpo infermo è semptg seîza ordine, metro e rima. Vuoi che ti dica di cosa soffro? Ecco in breve cosa hanno diagnosticato i medici: <. Sì, Mayy, in questi due ultimi anni, ho spinto il mio corpo oltre le sue capacità: dipingevo finchè c'era luce e scrivevo fino al mattino; tenevo conferenze e frequentavo ogni tipo di gente e quest'ultiino è í1 più difficile compito che esista al mondo -e mentre sedevo a tavola non facevo altro che discutere, finchè, arrivati al caffè, ne prendevo moltissimo, sostituendo con esso il <
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bere. Quante volte sono tornato a casa dopo mezza' notte e, invece di ottemperare alle norme imposte da Dio al nostro corpo, mi tenevo sveglio con i bagni freddi e con forti cafiè e passavo il resto della notte a scrivele o a dipingere o in cfoce. Se io fossi stato un giovine aitante del nord del Libano, la malattia non mi avrebbe preso con questa velocità. Essi infatti sono corpulenti e robusti di costituzione; io invece non ho eredi' tato da quei giganti nessuna di queste qualità fisiche' Mi sono troppo dilungato a parlare della malattia, mentre sarebbe stato meglio per me non farlo. Ma che fare? Io non potevo non rispondere a tutte le tue domande, poste con la dolcezza dell'interessamento, <. Dov'è la lunga lettera interrotta, scritta a matita su un foglio corrente quadrettato, nel bel giardino di fronte alla fila delle mangiare e
il
dhahabiyye (32)?
Dov'è la mia lettera, Mayy? Perchè non me l'hai spedita? Vorrei riceverla. La voglio nella sua interezza. Tu sai quanto io desideri ricevere quella lettera dopo averne letto uri frammento: quel frammento santo che giunse come l'alba di un giorno nuovo. Tu sai che se non fosse per paura della parola <>, ti avrei spedito ier sefa un telegramma, pregandoti di consegnare la lettera alla posta. Vedi in me la bontà, Mayy? Hai bisogno di bontà? Questo discorso ferisce con la s:Ula dolcezza e come potrei rispondervi? Se ciò di cui hai bisogno dipendesse da me, amica mia, ebbene 1o avresti per intero! La bontà non è di per se stessa una virtù, ma il suo opposto è stohtezza, Può esservi stoltezza dove c'è <? Se la bontà consistesse nell'amore del bello, nel rispetto per la nobiltà e nell'anelito alle cose remote e occulte, se la bontà consisiesse sono [e caratteristiche imbarcazioni nilotiche. 'In nota Gibràn aggiunse: che vissí al Cairo>,
-(32)
sarei buono' Però' se consistesse in altro, allora io non saprei nè che cosa sono nè chi sono' nelPenso, Mayy, che la donna elevata esigerebbe la bontà l'animo dell'uomo anche se fosse stolto' poMagari potessi trovarmi per un'ora in Egitto! Magari amo! tessi essere nel mio paese vicino a coloro che una Tu sai, Mayy, che io ogni giorno immagino di essere in amica mia la casa in un quartiere di una città orientale e vedo articolo non ancora seduta accanto a me che legge un altro suo conveniamo pubblicato, sul quale discutiamo a lìrngo, finchi. non
in tutte queste cose, allora io
entrambicheessoèilmigliorediquantineabbiascrittofinora. Edopoesftaggodasottoilguancialedelmiolettoalcunifogli precedente: la e leggo Íî pezzo che ho scritto durante la notte sè: <
il lavoro intellettuale prima che guarisca del tutto>' io le ascolto
Dice la mia amica a se stessa queste cose ed poi non tardo a dire a dentro di me e sono in parte d'accordo' o due vo., ultu, < Concedimi un piccolo rinvio'; concedimi una settimane e ti darò un bel pezzo, anzi bellissimo>' Etumirispondifrancamente:<>' La mia amica pronunzia la parola i con tono di asrimango soluto , poi sorride come un angelo ed io poi mi perplesso per un attimo fta Ia sua rabbia ecl ii suo sorfiso, . ,.nio felice per la sua collera ed il suo sorriso e felice per la mia perplessità.
quanto Per quel che concerne 1o scrivere, ti rendi conto di io mi rallegri e vada fiero degli articoli e dei racconti da te pubblicati negli ultimi mesi? Non ho letto un so10 tuo brano seriza che sentissi í1 mio cuore dilatarsi. Non l'ho riletto senza che il suo carattere gene91
rale si trasformasse per me in qualcosa di personale e non intravedessi nei pensieri e nella forma ciò che non fu intravisto da nessuno fuorchè da me e leggessi tra le righe ciò che non fu scritto che per me. Tu, Mayy, sei il tesoro dei tesori della vita, anzi sei molto di più. Tu sei tu ed io ringrazio Iddio perchè sei della mia stessa tena e vivi nella mia stessa epoca. Tutte le volte che ti immagino vivente nel secolo scorso o futuro, alzo la mano e la agito in aria come chi vuole dissipare una nube di fumo davanti al suo viso. Fra due o tre settimane andrò in campagna ad abitare una casetta situata, come in un sogno, tra mare e bosco; cosa c'è di più bello di quel bosco e dove mai si possono trovare più uccelli, fiori e ruscelli? Negli anni scorsi io camminavo solitario in quel bosco. Al cader della notte, andavo al mare e mi sedevo triste sugli scogli o mi tuffavo nelle onde come chi vuole sfuggire alla terra ed ai suoi fantasmi. Quest'estate, invece, camminerò nel bosco e mi siederò davanti al mare e nel mio animo qualcosa mi farà dimenticarc la solitudine e nel mio cuore qualcosa mi distrarrà dalla tristezza.
Dimmi, o Mayy, che cosa farai quest'estate? Andrai alla spiaggia di Alessandria oppure in Libano? Andrai sola nel nostro Li bano? Quando mai ritornerò nel Libano? Puoi dirmi, o Mayy, se mi libererò mai da questo paese e dalle catene d'oro che le preoccupazioni mi hanno intrecciato intorno al collo? Ricordi, o Mayy, di avermi detto una volta che un giornalista di Buenos Aires ti aveva inviato una lettera chiedendoti una foto e un articolo? Ho pensato molte volte alla richiesta di quel giornalista e a ciò che chiedono tutti i giornalisti e ogni volta mi sono detto con rimpianto: <
sto la tua fotografia, liberamente, senza imbatazzo, senza timore e senza preamboli intessuti di espressioni impacciate>. L'ho detto e continuo a ripetermelo in cuor mio: hanno udito coloro che adottarono il mio cuore come loro patria? Già si è fatta mezzanotte ed ancora non ho scritto nessuna delle parole che le mie labbra hanno pronunziato oîa sussurrandole, ora a voce alta. Ripongo le mie parole nel cuore del silenzio ed esso custodirà tutto ciò che noi diciamo con afietto, ardore e fede' E il si lenzio, o Mayy, porterà le nostre preghiere laddove vogliamo o le innalzerà fino a Dio. Io vado a letto e dormirò a lungo e ti dirò in sogno ciò che non ho scritto in questo foglio. Buona notte, Mayy. Dio ti protegga. Gíbràn
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New York, mattina del lunedì 30 maggio 1921
O Mayy, o Mari, amica mia,
mi sono svegliato adesso da uno strano sogno. Sentivo,. nel sonno che mi sussurravi parole dolci ma con tono mesto. La cosa in questo sogno è che io ho visto che gocciolava sangue' piccola ferita una sulla tua fronte Nella nostra vita niente più dei sogni ci induce alla riflessione e alla meditazione. Io sono di quelli che sognano molto, però dimentico subito i miei sogni, a meno che non abbiano qualche rapporto con coloro che amo. Io non ho mai fatto in passato un sogno più esplicito di questo e perciò stamane mi sento turbato, inquieto e pfeoccupato. Cosa vorrà dire quest'eco di dolore nelle tue belle parole? Qual è il significato della ferita sulla tua fronte? E chi può spiegarmi il perchè della mia angoscia e del mio che più mi ha turbato e mi turba
turbamento?
Trascorrerò la mia giornata pregando nel mio cuore. Pregherò per te neila pace del mio cuore. Pregherò per noi. Iddio ti benedica, Mayy, e ti protegga. Gibràn
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New York, 9 maggio, 1922
Mia stimatissima amica, tu mi domandi, mia signora, se nel pensiero, nel cuore e nell'animo sono un solitario: cosa potrei risponderti? Sono sicuro che la mia solitudine non è più violenta e più profonda di quella di altri. Noi tutti siamo soli e isolati. Ognuno di noi è un mistero nascosto. Ognuno di noi è awiluppato da mille e un velo e qual è la diflerenza tra un uomo solo ed un altro se non che l'uno parla della sua solitudine mentre tr'altro continua a tacerc? Netr parlare c'è un po' di ristoro, nel silenzio un po' di virtù. Non so, mia signora, se la mia solitudine con la sua tristezza è sintomo di r, oppure è la prova dell'assenza totale di personalità in questo essere che io chiamo <>, no, non lo so. Ma se la solitudine è indice di debolezza, io certamente sono il più debole degli uomini. Circa la frase: <>, essa non fu > Íra <. Sappí, mia signora, che la nostra tendenza a versare quanto vi è nei nostri animi nei bicchieri degli altri è incomparabilmente più forte del desiderio di dissetarci con quanto gli altri versano nei nostri bicchieri. Questo atteggiamento talvolta non è esente da vanit-à, però è naturale. Com'è bella questa tua considerazione: <>. E' proprio una verità fondamentale. Quante volte uno di noi siede tra i suoi compagni e discepoli, conversa, discute, partecipa ai loro discorsi e aile loro azioni, fa tutto ciò 95
con sincero entusiasmo, però non oltrepassa i limiti fissati dalle convenienze! L'altro <> invece, quello nascosto, rimane taciturno e solo nel suo mondo spirituale. La gente, ed io con essa, ama il fumo e la cenere ma ha paura del fuoco, perchè acceca la vista e brucia le dita. La gente, ed io con essa, passa il suo tempo a studiare la scorza degli altri, invece ne trascura il cuore e i sentimenti, perchè non cadono
i
suoi sensi. Ma come può 1o spirito palesarsi se non rompendo la scorza? Ma non è facile per un uomo sqùarciarsi il cuore per mostrare alla gente quello'che vi cela dentro e questa, mia signora, è la solitudine, questa è f infelicità. Mi espressi male e un po', a sproposito quando l'estate scorsa ti dissi: <. Avrei invece dovuto dire: <>' Ma non mi sarei mai gnato che l'espressione: < si sarebbe tradformata in una alato non spada nelle mani della mia amica. Io credevo.che 1o spirito cresarebbe mai rimasto imbrigliato in una gabbia di espressioni. devo che la nebbia non si sarebbe mai pietrificata' L'ho creduto, l,ho creduto a lungo e ho trovato ristoro e serenità nel crederlo finchè non spuntò l',alba e mi svegliò, ed io mi ritrovai seduto su un mucchiO di cenere, con in mano una canna spezzata e sul capo una corona di spine..' Non importa, Mayy, la colpa è mia, la colPa è mia, MaYY. Mi auguro che col tempo si realizzi il tuo desiderio di visitare l,Europa. Tu troverai, specialmente in Italia e in Francia, espressioni artistiche e artigianali che ti piaceranno ed entusiasmeranno. Là ci sono musei ed istituti culturali, là ci sono antiche chiese gotiche, 1à ci sono le testimonianze della rinascita dei seccili XIV e xv, 1à c,è il meglio di quanto hanno lasciato i popoli vinti e i popoli dimenticati.
sotto
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L'Europa, mia signora, è come la grotta di un brigante ( amatore >> e competente, che conosce il valore delle cose preziose e sa come procurarsele. Era mia intenzione ritornare, nell'autunno prossimo, in Oriente, ma dopo aver un po' riflettuto ho concluso che l'esilio tra gli stranieri è meno gravoso dell'esilio tra i compatrioti. Io non sono uno di quelli che amano le cose facili, ma la disperazione, come la follia, ha diverse gradazioni. Accetta i miei cordiali saluti, con i miei migliori auguri. Iddio ti protegga. Tuo affezionatissimo.
Gibràn KhaIìI Gibràn
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New York, 5 ottobre 1923
No, Mayy, non c'è tensione nei nostri incontri nella nebbia ma negli incontri verbali. Tutte le volte che ti ho incontrata in quei òampi lontani e pacifici, mi sei apparsa come una giovane dai sentimenti delicati che sente e sa tutto e guarda alla vita oon la luce di Dio e colma la vita con la luce della sua anima. Invece, tutte le volte che ci siamo incontrati tra il nero dell'inchiostro ed il bianco della carta, mi sei apparsa e ti sono apparso come la persona più polemica e amante di dispute e duelli, quei duelli intellettuali pieni di norme limitative e di risultati lirnitati. che Iddio ti perdoni! Tu mi hai rubato la pace dello spirito e se non fosse stato per la mia persevetaflza e per |a rnia testardaggine mi avresti rubato anche la fede. i quelle che più siano più amiamo persone che E' strano che le riescono a turbare la nostra vita. E' necessario smettere di recriminare; è necessario compren' derci e non possiamo comprenderci se non discutendo con la semplicità dei bambini, Tu ed io tendiamo alla <> con tutto ciò che questa cornporta di abilità, ingegnosità, stile ed ordine. Ormai sappiamo bene tu ed io che I'amicizia e Ia <> non vanno d'accordo facilmente.
I1 cuore, Mayy, è una cosa semplice e le sue manifestazioni Sono altrettanto semplici; invece la <> è un veicolo sociale. Che ne diresti di trasformare la <> in un discorso semplice?
Tu vivi in me ed io vívo in te: tu Io sai ed io lo so. 98
Queste brevi parole non sono incomparabilmente migliori di
tutte quelle che ci siamo dette in passato? Cosa mai ci impediva di esprimerci così già l'anno passato? Forse la vergogna, o l'orgoglio o le convenienze sociali o cos'altro? Fin dalf inizio conoscevamo questa verità fondamentale; perchè dunque non confessarla apertarnente come credenti sinceri e imparuiali? Se lo avessimo fatto, ci saremmo salvati dal dubbio, dal dolore, dal pentimento, dalla collera e dai contrasfí: i contrasti che trasformano in fiele il miele del cuore e in polvere il suo pane. Che Iddio ti perdoni e mi peidoni. Dobbiamo capirci, ma come possiamo farlo se uno di noi non accetta la ftanchezza del' l'altro con autentica sincerità? Ti giuro, Mari, ti giuro davanti al cielo e alla terra, e a ciò che c,è tra essi, che io non sono uno di quelli che scrivono < inni musicali > e li spediscono a oriente e ad occidente come fossero lettere personali. Non sono'di quelli che ctri giorno pallano di se stessi e dei propri turgidi frutti per poi di notte dimenticare se stessi, i loro frutti e il loro turgore. Non sono di quelli che toccano le cose sacre prima di essersi purificati le dita col fuoco. Non sono di quelli che trovano, notte e giorno, mornenti di ozio e li occupano trastullandosi con la galanteria. Non sono di quelli che minimizzano i segreti del loro spirito e i misteri del loro cuore, pub-
blicizzandoli ai quattro venti. Io sono un uomo molto occupato: io aspiro alle cose grandi, nobili, belle, pure come altri uomini; io sono, come altri uomini, uno straniero solitario, selvaggio, nonostante abbia milioni di amici. Io, come alcuni uomini, non ho inclinazione per quelle acroba. zie sessuali cui la gente dà bei nomi ed epiteti ancofa più belli: io, come il tuo e il mio vicino, amo Iddio, la vita e il prossimo e finora I'esistenza non mi ha mai chiesto di partecipare ad un girotondo che non si addica al tuo ed al mio vicino. Quando, all'inizio, ti scrissi la mia letteta, fu un segno di fiducia nei tuoi confronti, ma quando mi rispondesti, la tua lettera fu un 99
di dubbio. Io ti ho scritto spinto dal bisogno e tu mi hai risposto guardinga. Io ti ho parlato di una meravigliosa verità e tu mi segno
hai risposto amabilmente dicendo: << Bravo, mi compiaccio, quanto è bello il tuo inno musicale! Io so bene che allora non ho seguito la prassi corrente; non l'ho seguita e non la seguirò mai. So che i tuoi sospetti erano prevedibili e questo, questo è ciò che mi fa più male, perchè io non mi aspetto le cose prevedibili. Se avessi scritto ad un'altra Muyy, avrei dovuto aspettarmi il prevedibile, ma avrei forse potuto manifestare questa verità ad una altra Mayy? Lo strano è che io non mi sono affatto pentito di ciò. No, non mi sono pentito, anziho continuato ad abbarbicarmi alla mia verità, desideroso di comunicartela. Ti ho scritto varie volte ed ogni volta ho avuto una risposta gentile sì ma di una Mayy diversa da quella >>
che conoscevo. Io ricevevo una risposta gentile dalla < segretaria > di Mayy, una giovane intelligente 'che vive al Cairo in Egitto. Poi chiamai ancora, mi confidai ed ho ottenuto risposta; sì, ho ottenuto risposta ma non da colei nella quale io vivo e che in me vive, ma da una donna sospettosa, pessimista, che si comporta con me come se fosse un pubblico accusatore ed io f incriminato. Sono forse ofieso con te? Niente afiatto. Però sono offeso con
la tua
segretaria. FIo forse espresso su
di te un giudizio giusto o sbagliato che
sia? Niente affatto, io non ho mai giudicato. I1 mio cuore mai e poi mai si permetterebbe di chiamarti al banco degli imputati, il mio cuore mai e poi mai mi permetterebbe di assumere contro di te la parte del giudice. Ciò che esiste tra noi, Mayy, non ha niente a che fare con i tribunali! Io ho una rqia teoria riguardo alla tua segretaria ed è questa: tutte le volte che ci sediamo a conversare, lei interviene e si siede davanti a noi come se si apprestasse a redigere i verbali di seduta di un congresso politico.
i00
domando, ti domando, amica mia, abbiamo forse bisogno di segretari noi due? Questa è una domanda importante. Se tu hai veramente bisogno di una segretaria, allorc anch'io,devo chiamare un segretario, perchè anch'io voglio che le mie faccende procedano nella migliore maniera! Vuoi forse che il mio segretario stia con noi? Guarda, Muyy, ecco qui due piccoli montanari che avanzano nella luce del sole e lì quattro persone: una donna e la sua segretaúa, un uomo e il suo segretario. Ecco qui due bimbi che camminano mano nella mano, camminano secondo il volere di Dio, vanno 1à dove Dio vuole; 1ì invece quattro persone che discutono in uno studio, si alzano, si siedono e ognuno di loro tenta iJi avere ragione a scapito dell'altro. Qui due bimbi e 1ì quattro persone. In quale direzione inclina il tuo cuore? Oh se tu sapessi quanto sono stufo di tutte queste arzigogolature! Se tu sapessi quanto ho bisogno di schiettezza! Se tu sapessi quanta nostalgia di semplicità sento! La bianca semplicità, la semplicità nella tempesta, la semplicità sulla croce, la semplicità che piange e non nasconde le sue lacrime, la semplicità che ride e non si vergogna di ridere. Se tu sapessi, se tu'sapessi! << Cosa faccio stasera? > Non è sera. Sono le due di notte e dove vuoi che si vada così taúi? E' meglio che restiamo qui, qui in questo dolce silenzio, qui possiamo desiderare finchè il desiderio ci accosterà al cuore dí Dio. Qui possiamo amare l'umanità finchè essa ci aprirà il suo cuore. I1 sonno ha già baciato i tuoi occhi, Ron negarlo. Io l'ho visto che ti baciava. Io l'ho visto che ti baciava così, così; appoggia il tuo capo qui e dormi, dormi, piccola mia, dormi: tu sei a casa tua. Quanto a me, io veglierò, veglierò da solo. Io devo rimanere a vigilare fino al mattino. Sono nato per vegliare fino al mattino. Iddio ti protegga, Iddio benedica la mia veglia. Iddio ti protegga
Ti
sempre.
Gibràn
101
Boston, 3 novembre 1923
Mayy ríceve und busta, ddtdta 3 nouembre 19;23, che contiene und cartolina. Su di essa ftgura un breve messaggío che inizia nel margíne inleriore dell'immagíne e continua sul retro. Eccone
il
contenuto:
Guarda, Mari, quanto è sublime Michelangelo! Guarda quan' to può essere dolce e tenero quest'uomo che dal marmo ha saputo ttafte una schiera di giganti' cosa più della vita di Michelangelo prova che Ia yerc f.otza è figlia della dolcezza e che la vera delicatezza è frutto della fermezza?
Iddio allieti la tua sera, mia
dolcezza Gibràn
n Boston, 8 novembre 1923
L'B novembre |923 Mayy ríceve una busta così datata, tenente due splendide cartoline, íl eui testo è iI seguente:
con-
Dimmi, nella tua vita hai mai visto una cosa più bella di questi due volti? Sono eonvinto che essi rappresentano la più alta espressíone dell'arte greca nel suo periodo di massimo splendore. Tutte le volte che vengo a Boston e visito il Museo, mi dirigo senza esitazioni VersO la << sala greca > e resto per un'ora seduto davanti ai due volti. Poi esco dal Museo senza guardare nè a destra nè a sinistra per non turbare con altre bellezze questa bellezza sacra' Iddio allieti il mattino del mio dolce e soave amore. Gibràn
r02
New York, i-3 dicembre 1923
Niente più della tua lettera è dolce per il mio cuore. Sono stato per cinque giorni in campagna e ho trascorso tutti e cinque i giorni dicendo addio al mio amato autunno. Da due ore sono rientrato in questa < valle >: sono rientrato completamente assiderato, perchè ho percorso in una macchina scoperta una dlstanza più lunga di"quella che corre tra Nazaret e Bisharri, però... quando sono arrivato ho trovato la tua lettera. L'ho trovata sul mucchio della corrispondenza, ma tu sai che tutte le altre lettere svaniscono davanti ai miei occhi quando ricevo una lettera del mio piccolo amore. Mi sono seduto e l'ho letta riscaldandomi con essa. Poi mi sono cambiato e l'ho letta per tra seconda volta e poi la tetza volta, poi un'altra volta ancora e non ho letto altro. Io, Maryam, non mescolo la sacra bevanda con altro succo. Tu sei con me in quest'ora. Tu sei con rne, Mayy' Tu sei qri, qui ed io ti parlo ma con qualcosa di più che queste parole, ed. io so che tu mi stai ascoltando e so che noi ci capiamo perfettamente. So che noi in questa notte siamo più vicini al trono di Dio che in qualsiasi altro momento del passato. I-odo e ringrazio Dio, lo lodo e 1o ringrazio perchè lo straniero è ritornato alla sua patria ed è ritornato il viaggiatore alla casa natia. In questo istante mi è bqienata ufia magnifica idea, magnifica dawero. Ascolta mia piccola dolcezza se in futuro dovessimo 1i tigare (questo qualora la trite fosse indispensabile) non dobbiamo dividerci, come abbiamo fatto finora, dopo ogni battaglia. Dobbiamo restare, malgrado la iite, sotto un unico tetto, finchè, stanchi di litigare, ci metteremo a ridere oppure ia lite, stanca di noi, se ne andrà scuotendo la testa. Che ne dici? Litighiamo pure quanto vogliamo e quanto vuole la lite. Del resto, tu sei di Ihdan ed io di Bisharri, e mi sembra quindi una 103
questione ereditaria. In futuro, qualsiasi cosa ci dovesse capitare, dobbiamo restare a guardarci negli occhi finchè passa il malumore. E se dovessero intervenire la tua segretaria o il mio segretario (sono sempre loro la causa dei nostri dissapori), dobbiamo sbatazzar cene con molto tatto ma al più presto possibile' Tu sei la persona più vicina al mio spiritò e tu sei la persona più vicina al mio cuore: noi non abbiamo mai litigato nello spirito e nel cuore. Abbiamo avuto contrasti di idee ma le idee sono una
cosa acquisita, scaturita dall',ambiente e dall',esperienza di tutti i giorni. Invece 1o spirito ed il cuore erano, ln noi, due essenze eteree prima che pensassimo. I1 compito del pensiero è la classificazione: è un compito posto bellissimo che si adatta alla nostra vita sociale ma non trova può dire: in quella spirituale e sentimentale. La ragione >; ragione la separarci * Sr titigtt"remo in futuro, non dobbiamo può dire questo nonostante che essa, proprio essa, sia la causa di non può àgni litigio, però non può dire una sola parola d'amoÎe' 1o spirito col metro delle sue parole, non può pesare il
*ir.rrur"
cuoîe con la bilancia della sua logica' Io amo la mia piccola, malgrado non sappia con il ragionamento perchè la amo, e non voglio saperlo con il ragionamento, mi basta amarla, mi basta amarla con I'anima e con il cuore, mi basta poggiare sulla sua spalla la mia testa afflitta, straniera, solitaria, allegra, meravigliata ed estasiata; mi basta camminare al suo fianco verso la cima del monte e dirle di tanto in tanto: << Tu sei la mia compagna, tu sei la mia compagna >. Dicono, Mayy, che io sono innamorato dell'umanità, alcuni mi rimproverano perchè amo tutta la gente: sì, io amo tutta la gente, l,amo indiscriminatamente, senza discernimento, l'amo in blocco, l,amo perchè essa discende dallo spirito di Dio. Però ogni cuore ha la sua qiblah (35), ogni cuore ha un viso cui volgersi nelle ore (53) Si intende con questo termine il punto verso cui ogni musulnano si volge, pregando, in direzione della Mecca.
r04
della solitudine, ogni cuore ha una cella dove isolarsi per trovare riposo e consolazione, ogni cuore ha un altro cuore che anela ad unirsi a lui per gioire di tutte le benedizioni e i tesori della vita e per dimenticare quanto vi è nella vita di dolore. Da alcuni anni io so di aver trovato la mia qiblah: i miei sentimenti erano sinceri, semplici, chiari e puri, perciò mi sono ribellato quando è arrivato San Tommaso clubbioso e indagatore. Mi opporrò a San Tommaso e alla sua vittoria affinchè ci lasci nella nostra celestiale solitudine, sottomessi al nostro credo celeste. Ecco, siamo già ad un'ora inoltrata della notte e non abbiamo ancora detto che poco, pochissimo, di quanto avremmo voluto dire. Ei meglio che parliamo in silenzio fino al mattino. Al mattino il mio pic'colo amore ed io ci accingeremo insieme ai nostri numerosi lavori. Dopo, trascorso il giorno con i suoi problemi, torneremo a sederci davanti a questo focolare 9 parleremo. Ora accosta la tua fronte, così,... Iddio ti benedica e ti protegga.
Gibràn
105
New York,
2
dicembrc, orc 22
- sera della
domenica
La nostra giornata è stata densa di attività' Dalle nove di stamani fino ad ofa non abbiarno fatto che congedarci da alcune persone per intrattenerci con altre. Ma io, di tanto in tanto, volgevo 1o sguardo alla mia compagna e le dicevo: < Lodo e ringrazio lddio, 1o lodo e 1o ringrazio perchè ci ha fatto incontrare pef un attimo nel nostro bosco e ciascuno di noi aveva in tasca, al posto di un libro o di una tela, una pagnotta' Lodo Iddio e lo ringrazio perchè siamo ritornati a pascolare il nostro gregge nella valle pacifìca dopo essere stati maestri alla scuola. Lodo Iddio e 1o ringrazio perchè la dolce Maryam mi ascolta in silenzio così come io la ascolto in silenzio e so che mi sente innamorato così come io la sento affettuosa' Ho lodato e úngraziato Iddio tutto ii giorno, poichè Mayy per tutto il giorno ha parlato attraverso la mia bocca e ha preso guaÎe dato con le mie mani. Ed io per tutto il giorno sono stato a della gente e dare con i suoi occhi ed ho visto labellezza nei volti lìo ascoltato con le sue orecchie la dolcezza delle loro voci. Tu mi domandi della mia salute e quando domandi del1a mia salute ti trasformi, bambina mia, in una maÍlma tutta afietto' La mia salute è perfetta. I1 malanno è passato e mi ha lasciato forte e pieno di energie, malgrado il candore che ha sparso sulle mie tempie. La cosa strana è che io mi sono curato da me, alla buona, una volta resomi conto che i medici non fanno altr-o che brancolare incantati nelle valli delle ipotesi e delle congetture. Essi davano troppa importanza allo studio dei sintomi e cercavano di porVi rimedio con piante officinali, mentre delle cause
noo si
affatto. "Lruuurro (( Ma poichè nessuno meglio del padrone sa cosa accade in casa )> io me ne andai al mare e ai boschi e vi ho trascorso com106
plessivamente sette mesi consecutivi e così sono venute meno le cause e sintomi. Che ne dici di scrivete un libro sulla < medicina moderna >? Collaboreresti a comporlo?
i
Abbiamo dinanzi un problema importante da analizzare: ti ricordi certamente che alcune settimane fa mi rivelasti un <( segreto > terribile. Ricorderai anche che tu non me lo hai rivelato fìnchè non ho accettato le tue < condizioni >>, e la cosa strana è che io le ho accettate prima di conoscerle. Quali sono dunque queste condizioni? Ti prego, signora Maryam, dimmi quali sono le tue condizioni: io sono pronto ad accettarle. Ho molto esitato prima di scoprire il segreto, ma tu senza dubbio cominci ad essere impaziente di svelarmi le condizioni. Dimmi: cosa vuoi? Quaii garcnzie e compensi esigi? Le condizioni sono condizioni ed il vinto deva accettarle ed eseguirle. A1 mondo ne basta uno, problema della Ruhr (34)! Ma non ti nascondo che, una volta ottemperato a quelle condizioni, mi occuperò della faccenda della fossetta o serni-fossetta che ride nel mio mento. Pensi che io sia capace di sopportare una fossetta nel mio mento, che ridacchia di tutto ciò che ne vien fuori... Io nasconderò questa fossetta biricchina che non rispetta ciò che la circonda e << che continua ad essere immobile e serio >. Io la seppellirò con una barba folta e lunga, la awolgerò di peli ormai bianchi e poi la porrò neila bara di quelli ancora neri. Sì, io mi vendicherò di questa fossetta impertinente che ignora di appartenere ad uno che, se si arrabbia, si arrabbia l'universo, e se sorride, l'universo sorride con lui. Basta, torneremo tlomani alle nostre discussioni. ,A'desso invece saliamo in tenazza e stiamocene un po' davanti alle stelle della
notte. Dimmi, piccolo amore mio, la notte è forse più profonda (34) Si allude qui all'annosa questione tra Francia
e Germania per nel 1923.
il
pos-
sesso della zona industriale della iRuhr, occupata dai francesi
107
e più affascinante del cuore umano? E i cortei delle stelle sono forse più terribili e più belli di ciò che passa nel cuore umano? Nella notte, tra le stelle, c'è forse qualcosa di più sacro di questa fiaccola bianca che trema nella maii di Dio? Come rispondere alle tue domande a proposito de II Propo' del molleta (35)? Cosa dirti? Questo libro altro non è che un to che io ho scorto e scofgo ogni giorno nei cuori silenziosi della gente e nelle loro anime che anelano ad esprimersi. Non c'è mai stato alcuno sulla terra che.abbia potuto tenersi qualcosa di suo come se fosse stato un individuo solo ed isolato completamente dal resto della gente. Non c'è oggi tra noi chi sia in grado di fare di più che registrare ciò che la gente gli dice, nonostante non la conosca. Infatti Il Profeta, o Mayy, è la prima lettera di una parola... In passato avevo creduto che questa parola fosse mia, fosse in me e venisse da me, perciò nori sono mai riuscito a pronunciarne neppure la Prima lettera. La mia impotenza è stata la causa della mia malattia, la causa della sofferenza e del dolore del mio animo. Ma dopo Iddio volle aprirmi gli occhi ed io vidi la luce; poi Iddio volle aprirmi le orecchie ed io udii la gente pronunziarc quella prima lettera; Iddio volle aprirmi le labbra ed io ripetei il suono della lettera: l'ho ripetuto felice ed esultante perchè ho capito per la prima volta che la gente, loro, loro sono tutto ed io con la mia esistenza isolata non sono niente. E tu sei quella'che meglio conosce la gente e.quanto v'è in essa di libertà, pace e serenità; tu sei quella che meglio conosce la gente con il sentimento di chi ha improwisamente scoperto se stesso libero dalla prigione della sua esistenza limitata' (35) The Prophet, New York, 1923, unanimemente considerato il capolavoro di Gibràn e !a sua opera più famosa. Essa è nota al pubblico italiano attraverso la traduzione di Giampiero Bona: Il Profeta, Guanda, Parma, 1968.
108
Tu, Mayy, mia grande piccola, tu mi aiuti adesso a percepire la seconda lettera e mi aiuterai a pronunziatla e sarai con me sempre. Accosta la tua fronte, Maryam, accost4la: v'è nel mio cuore un fiore bianco che voglio posarti sulla fronte. Che c'è di più dolce dell'amore quando si arresta tremante e confuso davanti a se stesso? Iddio ti benedica, Iddio protegga la mia adorata piccola, e riempia il suo cuore di inni angelici. Gibràn
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New York, 51 dicembre 1923
Mayy riceve una' busta timbrata
3l
dicembre 1923' contenen-
teunacartolina.EssarappresentailmonteLafayette,nelNew Hampshire.Sottol'ímmagineiníziaunabreveletteracheprosegue sul retro. Eccone iI contenuto:
L'estatescolsa'questavallemiricordava'levallidel.Libano vita più salubre della vita settentrionale. No, non conosco una quando ce ne stiamo nelle vallate' Io, Mari, amo le valli d'inverno davantialcaminoel,odoredelcipressobruciatoriempielacasa la neve e dietro i vetri si fore fuori nevica e iI vento gioca con del fiume lontano e la voce mano stalattiti di ghiaccio e la voce dellatempestacandidasifondononelnostroudito'..Maseaccannon ci sarebbero valli' to a me non ci fosse il mio piccolo amore nè stalattiti di ghiaccio' nè canti nè nevi, nè profumo di ciprésso' anzi' se ne 'ùadano tutti di fiume, nè sgomento per la tempesta "' è lontana da essi quanti alla malora se 1à mia piccola benedetta e da me. amato Iddio ti conceda una sera felice, dolce volto Gibrùn
110
Boston, 17 gennaio 1924
Mayy riceve unq busta timbrata 1.7 gennaío 1924, contenente tre cartoline. Esse riproducono í disegni d penna dí De Chavannes (36). Gibràn vi aveva scritto a terga: Quand'ero all'alba della vita, ero convinto che De Chavannes il più grande pittore francese dopo Delacroix e Carrière, invece, oggi che sono giunto al meriggio della vita, comincio a credere che De Chayannes sia in assoluto il più grande pittore del secolo decimonono, perchè egli è il più semplice di cuore, di pensiero e di spirito; perchè egli è il più puro
Gibràn
(36) Pierre Puvis de ,Chavannes (1824-1398), noto pittore f,rancese, esponente insieme a Moreau e a Redon deJ cosiddetto < simbolismo degli anni ,60-'20 >.
Itl
New York, 26 Îebbraio 1924
oggi abbiamo avuto una grandiosa e terribile tempesta di neve. Tu sai, Mari, che mi piacciono assai le tempeste e specialmente quelle di neve. Amo la neve' amo il suo candote, mi piace vederla fioccare e soprattutto amo il suo profondo silenzio. Amo la neve nelle valli temote e sconosciute dove nevica a larghe falde; amo la neve quando luccica alla luce del sÓle e poi comincia ad intonare la sua canzone sommessa. Amo la neve ed amo il fuoco perchè hanno la stessa origine. La mia predilezione per essi altro non è che |'aspetto della mia predisposizione ad un amore più forte, più sublime.e più grande. Quant'è bella la frase di chi ha detto:
O MaYY, la tua festa è un gíorno e tu sei Ia festa del temPo. Quanta differenza tra questo verso arabo ed il verso che mi ha inviato ultimamente un poeta americano e che suona così: Your honour and reward that you shel\ be Crucified. Non importa! Io temo che la fine arrivi prima di quest'onore
e di questa ricomPensa Ritorniamo un momento alla
<<
tua festa >: voglio sapere in
quale giorno dell'anno è nato il mio piccolo amore. Voglio saperlo perchè io amo le feste e i festeggiamenti. La festa di Mari, poi, sarà per me la più importante e la più grande' Tu forse mi dirai: < Tutti i giorni sono il mio giorno di nascita, Gibràn! > ed ig ti risponderò dicendo: << sì, io ti festeggio ogni giorno, però è indispensabile una festa speciale una volta l'anno >. La notizia che il mio mento non è più mio mi ha proprio rallegràto. Mi ha fatto molto, molto piacere e ritengo che la con112
del mio mento sia la prima delle famose < condizioni >>." Questo mento è stato fonte di eccessive pîeoacupazioni e di eccessivo arrovellamento. Adesso che il mio mento è divenuto proprietà di un altro, devo togliere da esso le mie mani e il mio rasoio! Se ne addossi le responsabilità il nuovo proprietario e Iddio benedica entrambi. Quanto a me, la tua prodigiosa intelligenza mi esi me dal dilungarmi ancora su codesto argomento agreste (37). Sic trdnsít gloria mundí (38). Per quanto concerne la tipica rívalitù esistente tra lhdàn e Bisharri, essa è cessata del tutto. Ho letto infatti in alcune pubblicazioni che << il comitato giovanile di Bisharri ha invitato il comitato giovanile di Ihdàn > ad un banchetto al Màr Sergio (59) di Bisharri, e che dopo alcuni giorni il comitato giovanile di Ihdàn ha invitato il comitato di Bisharri ad un banchetto al Màr Sergio di lhdàn. Io sono convinto che la polemica sia cominciata con i due e che poi si sia trascinata e gonDio li perdoni! San Sergio fìata finchè non vi furono nei due villaggi due giovani che nulla sapevano dei Sergi. Ma |'accordo tra Ihdàn e Bisharri non vuol dire che noi (tu ed io) non avremo in futuro più bisogno dello
segna
scrigno d'oro << dolce e bello >. No, non significa affatto ciò, poichè tu ed io seguiteremo ad avere fiducia nello scrigno dorato finchè
ciascuno di noi avrà fiducia nel suo compagno. Guarda, dolce amor mio, come uno scherzo ci ha portati al Sancta Sanctorum della vita. Quando sono arrivato alla parola << coÍrpagna >>, nel mio petto il cuore ha sussu'ltato; mi sono alzato e mi sono messo a passeggiare su e giù in questa stanza come chi cerca la sua compagna. Come è strano ciò che una sola parola riesce a produrre in noi in alcuni momenti, e quanto somiglia questa
in
(37) ú-'aúorc gioca qui sul fatto che arabo come falce, (38)
In latino nel testo.
(39)
Il
il
termine da me tradotto tasoío suona
Màr (San) Sergio è un noto ristorante del luogo.
tt3
sola parola al suono della campana della chiesa al vespro. Essa ha trasformato l'essenza occulta che è in noi da parola in silenzio e da azione in preghiera. Mi dici che temi l'amote. Perchè 1o temi, piccola mia? Temi la luce del sole? Temi forse la distesa del mare? Temi il soîgeîe dell'alba? Temi l'arrivo della primavera? Perchè mai temi l'amore? Io so che poco amore non ti soddisfa, come so che poco amore non soddisfa neanche me. Tu ed io non ci contenteremo mai di poco. Noi vogliamo molto. Noi vogliamo tutto. Noi vogliamo la perfezione. Io dico, Mari, che volere è potete e se la nostra volontà è stata un'ombra di Dio, sicuramente arriveremo ad una luce di Dio. Non temere l'amore, Mari, non temere l'amore, compagna del mio cuore, noi dobbiamo sottometterci ad esso malgrado vi siano in esso dolore, nostalgia, ttistezza, ambiguità e incefiezza. Ascolta, Mari: oggi sono in una prigione di desideri, desideri che sono nati insieme a me. Oggi sono legato con le catene di un antico pensiero, antico come le stagioni del|'anno: vuoi fermarti con me in questa prigione fìnchè non usciremo alla luce del giorno? vuoi restare al mio fianco finchè non si spezzetanno queste catene e potremo camminare liberi e liberati verso la cima del nostro monte?
Ora awicina la tua fronte. Awicina la tua dolce fronte, così, così. Iddio ti benedica e ti protegga, compagna amata del mio cuore. Gibràn
114
New York, 2 novenbrc 1924
motivo del tuo silenzio ma io lo ignoro. Non è giusto che f ignoranza causi ad un uomo giorni e notti tanto
o
Mari, tu conosci
il
angosciose.
Le azioni e le parole dipendono dalle intenzioni: le mie intenzioni erano e sono nelle mani di Dio. Dimmi, mio piccolo amore, cosa.ti è accaduto in quest'ultimo anno?
'
Dimmelo e te ne sarò grato per sempre. Iddio ti protegga e illumini il tuo cuore. Gibràn
115
Now York, 9 dicembre 1924
Com'è dolce essere ricordato ogni giorno dal mio piccolo amore nelle sue preghiere. Niente è più dolce di lei, più grande del suo cuore, più bello del suo viso. Però, quanto è strano il suo silenzio. quanto è strano il silenzio del mio piccolo amore. Un silenzio lungo come l'eternità, profondo come i sogni degli dei: un silenzio che non si può tradurre in nessuna lingua umana. Non ti ricordi che, quando spettava a te scrivere, non hai scritto? Non ti ricordi che abbiamo giurato di far la pace prima che |a notte
la terra? Mi chiedi della mia salute, di
abbracci
< ciò che penso >, delle cose che
mi preoccupano. La mia salute è cOme la tua, esattamente come la tua, Mari. La mia mente è sempre là, nella nebbia dove ci incontriada mille anni. tu ed io mo -Le cose che- mi pfeoccupano in questi giorni sonÓ cose confuse, ingarbugliate, quelle cose che uno come me deve pet Îotza affrontare, che lo voglia o no. La vita, Mari, è come una bella canzone. C'è quello di noi che in questa canzoîe giunge come una nota acuta e quell'altro bhe giun' ge coms una nota gfave. In quanto a me, mi sembra di non essere nè un tono acuto nè un tono grave. Mi sembra di essere sempre vissuto nella nebbia, in quella nebbia che ci unisce da mille anni. Ma io, nonostante tutto, trascorro la maggior parte dei giorni a dipingere, ogni tanto me ne scappo in un posto remoto in campagna portando con me un quadernetto (un giorno ti manderò qualche estratto di questo quaderno). Questo è tutto quanto concerne me, ma, ti prego, torniamo, se non ti dispiace, ad un argomento più importante, torniamo al mio dolce amore: come stai e come stanno i tuoi occhi? Sei tanto felice a1 Cairo come io sono felice a New York? Vai su e giù per tutta la 116
in poi? Ti fermi accanto allatua finestra di tanto in tanto per contemplare le stelle? E poi, te ne vai a letto asciugando col lembo della veste i sorrisi che si dissolvono nei tuoi occhi? Sei felice al Cairo come io 1o sono a New York? Penso a te, Mari, ogni giorno e ogni notte. Penso a te sempre e nel pensarti provo un po' di dolcezza e un po' di dolore. Ma io strano è che io non penso a te, Maryam, senza dirti nel mio intimo: < Vieni, versa tutti i tuoi affanni qui, qui sul mio petto >>, e certe volte ti chiamo con nomi di cui soJo i padri amorevoli e le mamme premurose conoscono il significato. casa da mezzafiotte
un bacio sul palmo della tua mano destra e un altro sul palmo della sinistra, chiedendo a Dio che ti protegga e rEcco, poso
ti benedica e riempia il tuo cuore della sua luce e sempre la più cara persona al cuore di
ti
faccia restare
Gíbràn
r17
New York, 1.2 gennaio 1925
il
sei di questo mese ho pensato a te ogni momento, ogni secondo, e ho tradotto tutto ciò che la gente mi diceva nel linguaggio di Mari e di Gibràn (è un linguaggio incomprensibile fuorchè a Mayy e a Gibràn...) ma tu sai che ogni giorno a
O Mari,
tutti
dell'anno è i1 compleanno di ciascuno di noi' Gli americani sono il popolo della terra più amante di festeggiamenti e di doni. E per un mistero a me assolutamente incomprensibile, in questa riconenza mi hanno colmato di afietto. Il sei di questo mese, poi, f intensità del loro afietto mi ha quasi imbaîazzato, tanto mi hanno sommefso di gradevoli attenzioni.
Masalddiochelaparoladolcechemivienedatemièpiù potrebbe aara e più preziosa di tutto quello che il mondo intero
elargirmi: 1o sa Iddio e 1o sa il tuo cuore' Dopo i festeggiamenti, ci siamo appartati tu ed io' lontani da tutto e abbiamo parlato a lungo e ci siamo dette quelle cose che solo la nostalgia sa dire, che solo la speranza sa dire. Poi abbiamo fissato una stella lontana e siamo rimasti in silenzio. E poi abbiamo ripreso a parlarc e abbiamo conversato fino all'alba. E la tlJa amata mano è rimasta posata sul mio cuore fino all'alba. Iddio ti custodisca e ti protegga, Maryam, e ti illumini con la sua luce e ti conservi per il tuo amore Gibràn
118
New York. 6 febfuaio 1925
Mayy riceve una busta datata
6 lebbraio 1925, contenente
una cartolina che raffigura Sant'Anna, dipinta da Leonardo da Vinci. Gibràn vi aveva scritto a tergo iI seguente messaggio:
Mari, non ho mai contemplato un'opera di Leonardo senza
sen-
tire la forza della sua magia insinuarsi nel mio animo. Anzi, ho sentito un po' del suo spirito penetrare nel mio spirito. Ero adolescente quando, per la prima volta, vidi alcuni disegni di quest'uomo meraviglioso. Quel momento lo ricorderò finchè vivo: esso è stato per me, da allora, come la bussola per una nave che si smarrisce nelle nebbie del mare. Ho trovato questa cartolina oggi tra le mie carte ed ho pensato di inviartela per farti conoscere uno dei tanti fattori che hanno guidato la mia giovinezza attraverso le valli della malinconia, della solitudine e della nostalgia dell'occulto. Iddio ti protegga Gibràn
119
New York, 23 matzo 1925
O Mari, Quella piccola cartella ti ha causato ansia e turbamento: mi dispiace. Ero convinto di avertela inviata nella maniera migliore e più agevole, invece ho sortito l'effetto opposto. Perdonami, dolce amica, e te ne sarò grato. Dunque, ti sei accorciati i capelli? Hai osato tagliare quelle nerissime chiome dalle belle onde? cosa potrei mai dirti? Non importa, non importa! cosa dirti ormai se già le forbici hanno preceduto il rimprovero? Non mi resta che credere in ciò che ti ha detto quel parrucchiere romano (che Iddio abbia misericordia di tutta la stirpe romana!).
Malamiacataamicanonsièaccontentatadiinformarmidi perdita: anziha voluto gettare acquà sul bagnatg' cominciando a parlare di un << artista, un poeta innamorato del capello biondo della civiltà; non gli piacciono che i capelli dorati, non parla d,altro che di capelli d'oro e non sopporta di vedere
questa immane
se non teste auree >.
Mio buon Signore, perdona Mari per quanto ha detto' scusala e ricopri i suoi errori con la tua santa luce. Mostrale, nel sonno o nella veglia, il cattolicesimo del tuo seÎvo Gibràn, in tutto ciò che riguarda la bellezza. Inviale uno dei tuoi angeli per dirle che questo tuo servo abjta in una cella di monaco con molte finestre, che vede ie manifestazioni della tua bellezza in ogni luogo e in ogni cosa, quella che decanta la beltà dei capelli nerissimi, così come decanta
dei capelli biondi e che si turba davanti a un paio di occhi neri come davanti a un paio di occhi azztrri. Ti chiedo, mio signore, di raccomandare a Mari di non offendere e disprezzare i poeti artisti nella persona del tuo servo Gibràn... Amen' 120
E dopo questa preghiera tu credi che io possa parlare della mia barbetta incolta? Ma neppure per idea! Nondimeno, io cercherò di trasformare il mio mento incolto in un mento levigato e rotondetto, disegnato proprio col compasso! Sì, e se io fossi abbastanza robusto da affrontare il chirurgo, non esiterei a sottopormi ad un intervento operatorio. Ma parliamo piuttosto dei tuoi occhi. Come stanno, Mari?
nel fondo del tuo cuore tu sai che i tuoi occhi mi preoccupano moltissimo. Come puoi farrni questa domanda pur vedendo con i tuoi occhi cosa si nasconde 'dietro il velo? Tu sai che il cuore umano non ubbidisce a leggi metriche e spaziali. Tu sai che nel cuore umano il più profondo e il più forte sentimento è quello al quale ci sottomettiamo, trovando nella sottomissione piacere, riposo e pace, anche se poi non riusciamo a spiegarlo nè ad
Tu
1o sai;
analizzarlo. ci basta sapere che è un sentimento profondo, forte e sacro. Perchè, dunque, domande e dubbi? Chi di noi, Mari, può tradurre la lingua del mondo occulto nei linguaggio del mondo apparente? chi di noi è in grado di dire: >? Si accontenti l'uomo di dire a se stesso: >. Ti avevo domandato dei tuoi occhi, Mari, perchè io tengo moltissimo ad essi, perchè amo la loro luce, i'loro sguardi remoti, amo le fantasie e i sogni che si agitano in essi. Ma la mia apprensione per i tuoi occhi non vuol dire afiatto che io trascuro la tua fronte o le tue dita! Dio ti benedica, amata Mari, e benedica i tuoi occhi, la tua fronte e le tue dita, e ti protegga sempre. Gíbràn
721
Boston, 28 maruo 1925
Mayy riceve unT busta datata 28 marzo 1925, contenente una cartolina che riproduce ttn quadro di A. Mantegna. Gibtàn vi al)evd scritto queste brevi righe: sono un grande ammiratore di Mantegna' Secondo me ogni suo quadro è uno stupendò e melodioso poema' Tu devi visitare Firenze, Yenezia e Parigi per ammirare gli eccezionali capolavori di quest'uomo così pieni di geniale ispi-
O Mari, io
taz\one.
Iddio allieti la tua sera, dolcissima Mari. Gibràn
122
New York, 30 maruo 1925
O Mari, sì, sono stato muto per qu-attro settimane; il motivo? Un'influenza: niente di più e niente di meno. Trovo difficile, molto difficile lamentarmi di una malattia che mi aflligge. Quando mi ammalo, desidero una sola cosa: nascondermi allo sguardo della gente, perfino di quelli che amo e che mi amano. Penso che il miglior rimedio sia il totale isolamento' ora sto bene, anzi benissimo, e non ti nascondo che ia mia salute si è rivelata una salute da leviatano (40) (così un gigante di Bisharri dofiniva |a sua quando ia gente gli domandava notizie di essa).
E,uscito_inritardocomesempfe_ilnumerospecialedi
e as-sa'ih (41). stamane ho parlato per telefono col suo direttore mi ha detto che te 1o ha spedito e continuerà a spedirti i numerr, speciali o no, della sua rivista'
Tu sostieni, dolce Maryam, che il direttore di as'sa'ih si sta per il suo vendicando con te perchè non gli hai inviato un articolo io numero speciale. Ma no, non essere esagcrata! Pensi che' stando te? di a New York, un uomo qui oserebbe vendicarsi E poi io stesso ho ripetuto mille volte:
abbiamo niente in comune. che ne dici di questo linguaggio agguerrito? Ma effettivamente, >>
(40) Drago o serpente mitico (Giobbe, c. III, v' 8; c. XL, v. 20; Isaia, c' XXVII' v. 1), personifi cazione dell'oceano primordiale. (41) Periodico in lingua araba, fondato a New York nel 1912'
123
a parte 1o scherzo, non credi che la maggior parte dei direttori di riviste e giornali siano convinti che 1o scrittore è una specie di fonografo, poichè essi sono nati con la mania del fonografo? Siamo all'inizio della primavera e l'aria è magiea ed eccitante gli e anni sono pieni di stupore e di giovinezza. Andarc in campagna è come visitare i sacerdoti e le sacerdotesse di Astarte e di Adone nella grotta di Afqa (a2). Tra pochi giorni risusciterà Gesù, per dare la vita ai morti, rifioriranno il pero e il melo, torneranno a cantare i fiumi e i ruscelli. E tu starai con me per tutto il mese- di aprile; starai con me anche dopo che finirà aprile, ogni giorno e ogni notte. Iddio ti protegga e ti custodilca, Maryam cara. Gíbràn
(42) Località del Nord Libano, dove sórgono le rovine de.l tempio di Adone
e di 124
Astarte.
New York, maggio 1925
'
Mari,
dici di un uomo che un bel mattino, svegiiandosi dal suo torpore, trova accanto al letto una lettera dell,amica che ama e le dice ad alta voce: <>; quindi la apre con l'avidità dell'assetato...e che cosa vi trova? Nè più nè meno che un poema geografico di Shawqi Bey! (43)... Non importa, cercherò di procurarmi un lungo, ricco e dilettevole poema di Flalim Efendi Dammùs (44),lo commenterò in lungo e in largo e te lo manderò. <> Se il poema di Shawqi Bey mi fosse arrivato il primo di aprile, 1o avrei potuto trovare un tantinello spiritoso e mi sarei detto: <>, ma purtroppo il poema mi è arrivato ai primi di maggio, il mese delie rose, e che cosa mi resta da fare se non mordermi le labbra (così fanno alcuni in preda àll'ira) furente, minacciando e strepitando per tutta la casa? Bene, .,occhio per occhio, dente per dente>>: da ora in poi ti manderò tutto quello di cui vorranno f"arci grazia i massimi talenti della poesia araba, rEd ora ti chiedo: come posso trascorrere il resto della giornata come si deve, prima di perdonarti e scusarti? Che ne
Il
poema del vostro,sommo poeta
pugno di poivere. Debbo levarmi
*trAhmad in
iI
mi ha lasciato in bocca un
sapore con venti tazze
Shawqi (1868-1932), celebre poeta egiziano,
in
di
cafrè
seguito emigrato
Francia.
(4a) Halìm Damùs, poeta ilibanese del ventesimo secolo.
t25
e venti sigarette; anzi debbo leggere venti poesie di l(eats, Shelley, Blake e un poema di Magnùn Layla (45)! Nonostante tutto, apri la mano... così, così come fanno"' Gibràn
-in
Magnùn, il < folle > (d'amore), detto anche Magnùn Layla dal nome del'la sua amante, poeta ed etoe dai tratti leggendari, protagonista di numerosi racconti difusi a pàrtìre dal secolo VII. Cfr. ,R. BrAcsÈne, Histoírte de la líttérature arabe, Paris, 1966, v. III, PP. 657-660.
t26
New York, 10 dicembre I92g
Mati, cata amica mia, ho appreso oggi che tuo padre se ne è andato ar di rà degii orizzonti dorati e che ha già raggiunto quella meta verso cui tutti ci dirigiamo; cosa potrei dirti? Tu, Mari, pensi e odi cose più sublimi di quelle che la gente dice per consolarti e farti coraggio. Eppure nel mio cuore c,è il desiderio e il rimpianto di non essere davanti a te, nel mio cuore c,è la nostalgia di stringere la tua mano nella mia mano, in silenzio, sentendo ciò che inonda il tuo spirito dolce, per quanto può un estraneo vicino sentire ciò che tu senti. Iddio ti custodisca per il tuo amico Gíbràn
u
New York, 26 dicembre 1930
TELEGRAMM"A
was away then received gracious and sweet letter cannot write message is of aftection and good wishes lor happy Christmas and singing new year.
wíth síck hand this
Gibràn 127
INDICE
Pag. 7 D
Prcî.azione
di Francesco Gabrieli
11 tr t3 n
Nota di Isa
PoBslB
di
29 n
I. Naùri
Salma at-Haffàr al-Kuzbari
Prefazione alle lettere
di Gibràn
di Andrea Borruso
33 n
Frofilo di Gibràn e Mayy dí Maria Amalía De Luca
39 n
Lr,rrpneAMAyy di Gibràn Khqlìl Gibràn
t29