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2 UP Saras dates
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Settembre 2007
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Uno sguardo al mercato Prezzo del grezzo e margini di raffinazione vanno sempre nella stessa direzione? Quanto successo nei passati mesi estivi ci servirà come spunto per dare una risposta a questa domanda cercando di sfatare il credo comune
Nel prossimo numero SarasUPdates, oltre al consueto aggiornamento
che quando il prezzo del grezzo sale anche i margini salgono e viceversa.
del mercato, andrà in dettaglio iniziando a
Questo non sempre è vero almeno nel breve termine.
presentare uno dei segmenti della catena del valore: l’esplorazione del petrolio.
a partiamo dal primo numero della newsletter dove avevamo provato ad azzardare alcune ipotesi di possibile evoluzione del mercato per i mesi successivi. A posteriori possiamo dire che si è verificata la seconda ipotesi delineata ovvero quella che prevedeva quotazioni del grezzo molto sostenute (il Brent datato ha sfiorato gli 80 $ al barile nella seconda metà di luglio!!) che hanno creato una forte pressione al ribasso sui margini di raffinazione in quanto i prezzi dei prodotti hanno si subito un rialzo, ma di entità inferiore. Inoltre la fine della stagione della benzina negli Stati Uniti ha accentuato ancor di più il calo dei margini che ad un certo punto sono andati addirittura in territorio negativo! (vedasi grafico del benchmark EMC).
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Il grezzo è poi tornato su quotazioni più ragionevoli con la conseguente ripresa dei margini di raffinazione, aiutati anche dal rafforzamento della domanda di gasolio dove si stanno costituendo le scorte per far fronte al picco di consumi nel periodo invernale (in particolare di gasolio per riscaldamento). Quanto successo nel mese di luglio e agosto è molto utile per far capire
la correlazione tra il prezzo del grezzo e i margini di raffinazione, correlazione che in linea di principio è piuttosto limitata nel breve termine e soprattutto quando parliamo di variazione dei prezzi del grezzo relativamente contenute (come quelle avvenute nei mesi scorsi ad esempio, dove la variazione è stata nell’ordine del 10-15%). Il grafico che mette a confronto il benchmark EMC (rappresentativo del margine di raffinazione di una raffine-
ria di media complessità nel mediterraneo) e il prezzo del grezzo, è emblematico e risponde in modo egregio alla domanda che ci siamo posti poco fa: nel corso del 2007, prezzi del grezzo e margini di raffinazione si sono quasi sempre mossi in modo contrario, quando saliva il primo scendeva il secondo e viceversa.
L’articolo previsto in questo numero sulla formazione dei prezzi è stato rimandato al mese di novembre.
Bisogna però fare una doverosa premessa per far comprendere meglio le dinamiche del mercato: come già detto stiamo parlando di trend di
MARGINI DI RAFFINAZIONE 2007: EMC BENCHMARK CONFRONTATO CON BRENT DATATO $ PER BARILE
10,0
80
8,0
75
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Legenda IBrent datato
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IEMC Benchmark
Saras UpDates è realizzato In collaborazione con
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Media dell'EMC Benchmark per l’anno in corso 3,7 $/b
Prezzo medio del grezzo per l’anno in corso 66,5 $/b
breve periodo e di grezzo che comunque continua a mantenersi su livelli sempre molto sostenuti (sopra i 50 $ al barile). Questo rende sostenibili anche margini di raffinazione molto elevati (anche sopra i 10 $ al barile).
prova il grafico seguente dove viene paragonato il benchmark EMC con le quotazioni del grezzo su un periodo molto lungo, dal 2001 ad oggi.
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>> Uno sguardo al mercato
Se per qualsiasi motivo il grezzo dovesse tornare ai livelli del 2001 (a causa ad esempio di una grave recessione mondiale dell’economia), ovvero sotto i 20 $ al barile, è chiaro che i livelli di margini di raffinazione che stiamo vedendo attualmente non sarebbero più sostenibili con una conseguente sensibile contrazione. Per essere ancora più chiari se ipotizziamo di ripartire il valore del grezzo con percentuali più o meno fisse tra i vari attori della catena, se alla raffinazione spetta a titolo di esempio il 15% è chiaro che a 70 $ al barile il margine è di circa 10 $ al barile, se il grezzo va a 20 $ al barile e prendiamo sempre il 15% arriviamo a margini nell’intorno dei 3 $ al barile. Ne è la
In questo periodo il grezzo ha subito variazioni enormi che rendono appunto valido il discorso fatto sopra. Come si vede i margini, che oscillavano nell’intorno di valori molto bassi (così è sempre stato anche negli anni precedenti con valori di grezzo sempre contenuti), hanno praticamente fatto uno scalino gigante all’insù. Finchè il grezzo continuerà a mantenersi sui livelli attuali è presumibile che continueremo ad oscillare attorno a valori soddisfacenti di margini. Fatta questa importante premessa riprendiamo ora l’analisi di quanto successo negli ultimi due mesi. Innanzitutto è importante capire che il mercato dei grezzi e quello dei prodotti finiti sono dei mercati certamente correlati ma indipendenti.
L’andamento del prezzo dei prodotti finiti è legato alle logiche di mercato che seguono dinamiche di domanda e offerta del prodotto finito come benzina, gasolio e olio combustibile a livello globale. Il prezzo del grezzo è anch’esso influenzato dalle logiche di domanda e offerta: teniamo presente che il grezzo viene per la maggior parte utilizzato per la produzione di gasolio e benzina e pertanto il suo valore risente indirettamente dell’andamento di domanda e offerta di questi prodotti finiti. Da qui la ovvia correlazione. Spesso però il valore del grezzo, grazie anche ad un mercato di strumenti finanziari molto sviluppato, è influenzato da fattori geopolitici e da fattori speculativi, pertanto nel breve periodo il suo valore può discostarsi molto da quello desumibile dai fattori macroeconomici.
MARGINE EMC E PREZZO DEL GREZZO DAL 2001 AD OGGI $ PER BARILE
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70
Legenda 60 Imargine di raffinazione EMC
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IBRENT DATATO (asse destro)
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Disclaimer Questo documento contiene dati storici, previsioni e stime di mercato, ivi incluse informazioni relative alle dimensioni e all’andamento dei mercati ai quali la società partecipa. Previsioni e stime di mercato sono, per loro natura, soggette a significativa incertezza e non vi può essere alcuna garanzia della loro esattezza. Le statistiche di mercato sono per loro natura previsionali e non sono indicative di reali condizioni di mercato. Questo documento contiene altresì dati previsionali. I dati previsionali, per loro natura, implicano rischi e incertezze perché fanno riferimento ad eventi e dipendono da circostanze che potrebbero verificarsi, ovvero non verificarsi, in futuro. I risultati futuri possono variare anche in misura sostanziale rispetto ai risultati espressi, ovvero tacitamente presupposti. Nessuna informazione in questo documento costituisce raccomandazione all’investimento né costituisce offerta o promozione di strumenti finanziari o di qualsiasi altra forma di investimento.
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MEDITERRANEO: CRACK DEL GASOLIO RISPETTO AL BRENT DATATO $ PER BARILE
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Legenda
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IAnno 2007
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IMedia 2001-2005
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IRange 2001-2005
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MEDITERRANEO: CRACK DELLA BENZINA RISPETTO AL BRENT DATATO $ PER BARILE
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Questo è quanto successo nel mese di luglio, dove le aspettative di mancanza di grezzo nell’immediato futuro (a causa di un’OPEC non troppo disponibile ad aumentare la propria produzione) e alle solite tensioni politiche relative al terrorismo internazionale hanno spinto il prezzo del grezzo molto in alto, i prodotti chiaramente più legati alla domanda da parte dei consumatori finali hanno
MAGGIO
GIUGNO
LUGLIO
AGOSTO
seguito in misura minore portando quindi alla contrazione dei margini. Appena il grezzo si è “sgonfiato” ecco che i margini sono tornati a livelli soddisfacenti in quanto i prodotti ancora una volta si sono mossi molto meno di quanto non abbia fatto il grezzo. Ecco quindi un esempio concreto di come grezzo e margini si possano muovere in senso opposto.
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE
La settimana scorsa l’OPEC ha finalmente annunciato un’incremento di produzione, ma questo sembrerebbe insufficiente a far fronte alle richieste di grezzo nei prossimi mesi, anche alla luce degli stoccaggi di grezzo che negli Stati Uniti continuano a calare. Lo scenario più probabile è che il grezzo si mantenga su valori molto elevati per un bel po’ di tempo...
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Upstream
Downstream
SUPERMAJOR: EXXONMOBIL - CHEVRON - BP - SHELL - TOTAL ALTRE INTEGRATE: ENI - REPSOL - STATOIL - OMV - CONOCO - BG - GAZPROM - LUKOIL…
SOCIETÀ INTEGRATE
ESPLORAZIONE E PRODUZIONE
Midstream
CAIRN - BURREN - TULLOW - ANADARKO… SAIPEM - ACERGY - TECHNIP...
SERVIZI ALL’ESTRAZIONE TRASPORTO
MONTANARI - D’AMICO
RAFFINATORI PURI
PETROPLUS - FRONTIER - HOLLY
RAFFINAZIONE E MARKETING
SARAS - ERG - NESTE - VALERO - TESORO - SUNOCO
TRADERS SU GREZZO E/O PRODOTTI
VITOL - GLENCORE
Petrolio: la catena del valore, dall’estrazione al consumatore finale prodotti petroliferi virtualmente forniscono energia a tutti i veicoli a motore, gli aeromobili, navi, treni di tutto il globo. In totale, i prodotti estratti dal petrolio, come la benzina, il carburante per gli aeromobili, il gasolio e l’olio combustibile per riscaldamento costituiscono circa il 40% dell’energia consumata dalle famiglie, dalle aziende e dall’industria in tutto il mondo. Il gas naturale ed il carbone, in confronto forniscono meno del 25% della domanda di energia mondiale. La trasformazione del grezzo in prodotto finito include tutta una serie di attività più o meno complesse che vanno dall’estrazione del petrolio fino all’utilizzo da parte dell’utente finale dei relativi prodotti finiti. In questo numero forniremo una panoramica dell’intera catena del valore individuando e descrivendo in larga massima i sottoprocessi chiave che la compongono, lasciando poi ai prossimi numeri una descrizione più approfondita.
I
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La catena del valore è composta da tre sottoprocessi principali, ovvero: Upstream: include le attività di scoperta ed estrazione del grezzo. Midstream: consiste principalmente nell’attività di raffinazione ovvero il processo con il quale il grezzo viene trasformato in prodotto finito (vale a dire principalmente benzina, gasolio e olio combustibile). Downstream: include l’attività di distribuzione e vendita del prodotto finito al consumatore finale, inteso sia come il singolo individuo che fa il pieno alla sua auto alla stazione di servizio, sia l’industria che necessita ad esempio di olio combustibile per alimentare i propri impianti (esempio, una centrale elettrica). Queste attività ricadono in un quadro di mercato globale e quindi nell’ambito di un’infrastruttura che mette in contatto venditori e compratori di tutto il mondo. Il tutto supportato dal mercato finanziario internazionale. L’infrastruttura, fisicamente comprende una vasta quantità di
capitale investito, che include la piattaforma di perforazione, linee di trasporto, porti, navi petroliere, camion, impianti di stoccaggio per il grezzo, raffinerie, terminali per i prodotti, impianti di stoccaggio per prodotti finiti e stazioni di servizio. In questo contesto di mercato operano numerose società più o meno grandi specializzate in uno o più dei sottoprocessi precedentemente descritti. Nella tabella abbiamo riportato una schematizzazione di massima facendo anche i nomi di alcune società a titolo di esempio (tra cui Saras, Erg, ENI, Saipem, Montanari, D’Amico, tanto per rimanere all’interno dei nostri confini). Come possiamo vedere si parte dalle società integrate (tra cui le supermajor, ovvero società tra le più grandi del mondo) sino ad arrivare a società specializzate in uno o più settori della catena, per concludere con i trader che si inseriscono tra le maglie del processo cercando di trarre profitto da compravendite di grezzo e/o prodotti.
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“...i certificati verdi sono un potente incentivo all’utilizzo di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili che agisce coprendo gli extra costi associati a questo tipo di produzione.” 5
Certificati bianchi, verdi, neri... serviranno veramente a ridurre le emissioni? Intervistiamo il Prof. Giuseppe Gamba, che ci dà alcune delucidazioni sul loro utilizzo.
Giuseppe Gamba Giuseppe (Beppe) Gamba ha operato per molti anni in diversi Enti
l Protocollo di Kyoto ha imposto alcuni obblighi per limitare gli effetti generati da alcune attività industriali ad alto consumo di energia, che l’Unione Europea ha inserito nella lista dei maggior contribuenti alle emissioni di anidride carbonica e di altri gas come ossido di azoto e metano ritenuti responsabili dell’effetto serra che sta provocando l’aumento delle temperature sul pianeta Terra. In particolare gli accordi impegnano i Paesi aderenti, ad una riduzione dell’8% della CO2 nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990.
I
La complessità della gestione di un processo di adeguamento al protocollo dovuto sostanzialmente alla numerosità e alla diversità delle parti chiamate in causa unitamente alla conseguente entrata in crisi delle tradizionali politiche di intervento dall’alto, hanno causato lo spostamento di ruoli, così che il raggiungimento di questo obiettivo è stato affidato alle forze del mercato secondo il seguente schema: i soggetti emettitori* di CO2 possono scegliere, in funzione delle caratteristiche della propria attività, di ridurre le emissioni fino al limite a loro assegnato intervenendo sui loro impianti, oppure acquistare sul mercato certificati che rappresentano permessi di emissione. La disponibilità di questi certificati è data dai soggetti che grazie alle assegnazioni di certificati previste dalle politiche nazionali hanno la
capacità di vendere le quote in eccesso ad altri operatori che superando le emissioni indicate dal protocollo hanno necessità di compensare le quote mancanti. I meccanismi del Protocollo, che dovrebbero portare nel giro di qualche decennio, se non al raffreddamento del pianeta almeno ad una attenuazione degli effetti potenzialmente catastrofici del surriscaldamento globale, funziona anche in altri modi.
al risparmio. Affrontando questi argomenti ci si imbatte quasi subito in certificati di nuovi colori: certificati bianchi e certificati verdi. Per non smarrirci tra certificazioni bianche verdi e nere chiediamo aiuto a Giuseppe Gamba, coordinatore del Gruppo di Lavoro Enti Locali del Kyoto Club, l’associazione di imprese, enti locali e altre amministrazioni o istituti di ricerca impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.
locali con responsabilità nel campo delle politiche di protezione ambientale; in imprese private del settore chimico e della pianificazione degli interventi di risanamento su area vasta e dei servizi ambientali locali. Negli ultimi dieci anni ha ricoperto l'incarico
Uno di questi chiama in causa i Paesi meno industrializzati e permette loro di cedere i crediti maturati attraverso interventi di riduzione delle emissioni agli operatori dei Paesi ad economie avanzate. Dall’altra parte, i soggetti dei Paesi industrializzati possono ottenere certificati intervenendo fuori dal loro Paese andando a ridurre l’emissione in zone del pianeta dove potrebbe essere più facile e più conveniente. Il Protocollo di Kyoto è, probabilmente, in questo momento, il principale strumento di politica ambientale operante nel mondo. Accanto a questo ci sono gli altri interventi di natura politica portati avanti dai singoli Stati nel corso degli ultimi decenni. In alcuni paesi dell’Europa, tra cui in Italia sono attivi sistemi di sostegno all’utilizzo di energia derivante da fonti rinnovabili, cioè da combustibili non fossili, e di incentivazione
Dei cosiddetti certificati neri abbiamo già parlato, può dirci la differenza tra quelli bianchi e verdi. “Partiamo da quelli verdi: sono un potente incentivo all’utilizzo di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili che agisce coprendo gli extra costi associati a questo tipo di produzione”.
di Assessore all'Ambiente e sviluppo sostenibile della provincia di Torino e in questa veste ha collaborato alla fondazione dell'Associazione Agende 21 locali italiane di cui è stato il
Può aggiungere qualcosa in più, potrebbe inquadrarli nel complesso delle politiche energetiche… “L’Italia ha stabilito tempo fa che una frazione prefissata dell’elettricità generata, quest’anno siamo al 3,05% del totale, derivi da fonti rinnovabili: i certificati verdi rappresentano il modo di condividere attraverso le tariffe elettriche il costo di questo obbligo, il loro rilascio ne attesta la provenienza.”
primo Presidente.
Coordina il Gruppo di lavoro Enti locali del Kyoto Club.
Chi li emette? “Il Gestore del Mercato elettrico, che li consegna ai produttori. Questi ultimi, se ne hanno in eccesso, li vende-
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Emissioni di CO2: principali produttori
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Centrali elettriche
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Case
ranno ai produttori che non sono riusciti, o non hanno voluto, arrivare alla soglia di produzione da rinnovabile a loro assegnata”. Che relazione c’è tra certificati verdi e crediti all’emissione di CO2? “Anche se spesso se ne parla nello stesso ambito, tra le due cose non c’è parentela, volendola trovare si può dire che entrambi perseguono lo stesso scopo di ridurre le emissioni ad effetto serra.”
ROMA DALL’11 AL 15 NOVEMBRE 2007 Il Congresso Mondiale sull’Energia si tiene ogni 3 anni e dopo circa 15
Provo a riassumere, Kyoto è uno strumento di politica ambientale e di difesa del clima, i certificati verdi sono uno strumento di politica energetica… “E’ così, ma entrambi perseguono lo scopo di ridurre il consumo di energia fossile”
anni torna in Europa e per la prima volta si terrà in Italia, a Roma. Esso nasce con l’obiettivo di monitorare lo stato del settore 'energia' e trovare soluzioni che possano promuovere lo sviluppo economico sia nelle nazioni più industrializzate che in quelle in via di sviluppo. www.rome2007.it
i Investor Relations
[email protected] Numero Verde per gli investitori individuali 800 511155
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Ed i certificati bianchi… “Sono anche loro una forma di incentivazione, in questo caso si rivolgono al miglioramento dell’efficienza energetica del sistema Italia, sono strumenti di promozione del risparmio: ai soggetti operanti nel settore vengono assegnati obiettivi di efficienza, chi li rispetta ed arriva anche a superarli matura dei crediti, chi non lo fa deve comprare certificati bianchi in modo da ottemperare agli obblighi di efficienza fissati dall’Autorità”. Chi sono questi soggetti? “Principalmente le grandi società di distribuzione di energia elettrica e gas come per esempio l’Enel e l’Italgas, o le ex municipalizzate. Perché proprio loro “Perché le reti di distribuzione hanno livelli di dispersione naturale molto alti. E questi soggetti possono realizzare nel rapporto con l’utilizzatore finale interventi significativi di rispar-
Fonte: Commissione Europea (rilevazioni sui 25 Stati membri)
16%
Industria
mio e uso efficiente. Accanto ai soggetti obbligati possono operare in modo volontario altri operatori. Chi sono e in quale modo operano “Possono essere enti locali o anche aziende private. Le faccio un esempio preso dalla realtà: un comune, oppure una grande società di vendita al dettaglio, possono decidere di regalare ai propri cittadini o alla loro clientela una lampadina a basso consumo energetico: con questa operazione ottengono una certa quantità di risparmio energetico ed una equivalente quantità di certificati bianchi che potrà poi andare a vendere”. …guadagnandoci molto? “Visto quali sono le quotazioni dei certificati bianchi in questo momento non credo si possa parlare di grandi profitti… più che altro, in questo momento, ci sono dei ritorni a livello di marketing”. Come mai certificati bianchi valgono poco? “Il valore di questi crediti è nelle mani del Regolatore del mercato, più alto sarà l’obiettivo del risparmio, più difficile sarà il loro raggiungimento e, presumibilmente, più alte saranno le quotazioni di questi titoli di efficienza.
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sopra dei 70 dollari il barile. Che valore ha il protocollo di Kyoto e che peso possono avere i certificati di emissione a fronte di questi prezzi così alti? “La correlazione tra prezzi dei titoli sulla CO2 e le quotazioni del greggio è stata studiata da vari economisti e gli esiti di questi studi non sono omogenei, di certo possiamo dire che con il petrolio in prossimità degli 80 dollari o comunque sotto i 100 dollari il differenziale dei costi di produzione disincentiva il perseguimento degli obiettivi Kyoto, occorrono cioè interventi correttivi da parte del regolatore ”. Le stesse forze del mercato che dovrebbero garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’emissione di gas serra rischiano di annullare tutti gli sforzi che ci sono stati in quasi due decenni di dibattito sull’ambiente… “Il mercato è brutalmente efficiente ma cieco di fronte agli esiti della corsa ad inquinare”
Mi sembra di capire che lo Stato non sia andato con la mano pesante nello stabilire questi target… “E’ così, il Governo ha fissato livelli che le società non hanno avuto grossi problemi a raggiungere e superare, di conseguenza il valore di questi certificati è crollato”. Finiamo con una domanda che trae spunto dall’attualità: mentre noi parliamo di energia il petrolio si mantiene ben al di
* notoriamente i soggetti emettitori di grandi quantità di CO2 sono i grandi impianti industriali e tra questi in particolare le centrali termoelettriche.