1 UP dates Saras Oil is liquid
Sede legale: Sarroch (CA) SS. 195 Sulcitana, Km 19 Numero Iscrizione Registro Imprese, Codice Fiscale e Partita IVA 00136440922
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BRENT DATATO $/BL
Oil is liquid, spiega il successo ed il rapido raggiungimento dello status di principale fonte energetica a livello globale. Il petrolio, con un consumo di circa 3,9 miliardi di tonnellate all’anno, è la prima fonte energetica e copre circa il 36% del fabbisogno mondiale, seguito dal carbone (28%) e dal gas naturale (24%) [BP Statistical Review of World Energy June 2007]. Con Saras UPdates focalizzeremo la nostra attenzione sui tanti e diversi aspetti di questo settore, dedicandoci di volta in volta sia ai temi di attualità del mercato sia ad approfondimenti sui singoli segmenti, dall’upstream (esplorazione ed estrazione) al downstream (logistica, distribuzione, marketing) passando attraverso il trasporto del grezzo (marittimo o via oleodotto), l’industria della raffinazione ed il sofisticato mondo degli strumenti finanziari che sono parte integrante di ogni anello della catena. Il settore petrolifero nel suo insieme è un complesso ed articolato sistema tecnologico, industriale, logistico e finanziario che coinvolge molte delle più grandi società internazionali e che comprende tutta la sequenza di attività che vanno dall’esplorazione dei giacimenti alla vendita al consumatore finale. Vale la pena ricordare sin da qui che, forse più che in ogni altro settore dell’economia globale, gli “esperti” si esercitano quotidianamente nel fare previsioni su ogni singolo aspetto del mercato petrolifero, nella consapevolezza che le variabili sono tante, alcune volte del tutto imprevedibili, e che il petrolio è inestricabilmente legato all’economia globale, ai mercati finanziari internazionali e, non ultimi, alla geopolitica ed ai temi dell’ecologia planetaria. Affiancheremo quindi i nostri commenti a quelli degli “esperti”, rammentando come d’obbligo che “nessuna informazione contenuta in questa pubblicazione costituisce raccomandazione all’investimento né costituisce offerta o promozione di strumenti finanziari o di qualsiasi altra forma di investimento”. a cura di Investor Relations
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Nel prossimo numero
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consueto aggiornamento del mercato, presenterà un approfondimento
Uno sguardo al mercato
sulla catena del valore dall’estrazione al consumatore finale e risponderà alla domanda: come viene determinato il prezzo
on il prezzo del grezzo al di sopra dei 75 dollari a barile ed un andamento positivo dei margini di raffinazione, l’attuale situazione di mercato potrebbe sembrare sorprendente per molti di coloro che, fino a non più di qualche mese fa, avevano scommesso su un 2007 sottotono. Eppure alcuni segnali erano visibili già dall’inizio dell’anno: nonostante l’inverno più mite degli ultimi decenni, le scorte di gasolio negli USA non sono mai salite significativamente al di sopra dei valori tipici del periodo e, al contrario, quel-
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le di benzina hanno iniziato una progressiva discesa, facendo presagire un deciso rafforzamento del mercato, che si è puntualmente verificato. Dopo un mese di maggio in cui le quotazioni della benzina hanno marcato record storici spingendo i margini di raffinazione a livelli raramente raggiunti in passato, le quotazioni si sono stabilizzate (per quanto riguarda il grezzo) o hanno subito una parziale e fisiologica correzione (benzina), ma la percezione che è andata consolidandosi è che il mercato rimarrà in >> PAG.2 tensione nel medio termine.
dei prodotti petroliferi?
MARGINI DI RAFFINAZIONE: EMC BENCHMARK MEDIE SETTIMANALI PER IL 2007 $ PER BARILE 10,0
Per i dettagli relativi alla definizione del
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margine benchmark EMC si rimanda
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USA: CRACK SPREAD DELLA BENZINA SUL WTI (QUOTAZIONI FUTURE SU NYMEX) I2007 I2006 I2001-2005 media I2001-2005 range
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SETTIMANA >> Uno sguardo al mercato
Date queste premesse possiamo provare a delineare alcuni possibili sviluppi per i prossimi mesi.
PREVISIONE URAGANI ATLANTICI NEL 2007 DA > A TEMPESTE
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URAGANI
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GRANDI URAGANI 3-5
PROBABILITÀ DI URAGANI NELL’ATLANTICO ANNO 2007
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IAl disotto del normale INormale IAl di sopra del normale
Nello scenario più probabile, il livello delle quotazioni rimarrà sostenuto almeno fin tanto che il picco estivo della domanda legata ai trasporti (benzina, diesel, jet fuel) non sarà superato; lo scorso anno il punto di svolta si è avuto alla metà del mese di agosto, ma quest’anno ciò potrebbe verificarsi più in avanti o addirittura non verificarsi affatto per due motivi concomitanti: il livello attuale degli stoccaggi è decisamente meno rassicurante ed il tasso di utilizzo delle raffinerie sta faticando a portarsi ai livelli richiesti in questa stagione (tipicamente i più alti dell’anno: prossimi al 90% in Europa ed al 95% negli USA). L’effetto combinato potrebbe far sì che nel momento in cui la domanda di carburanti comincia a ridursi si abbia l’inizio della domanda autunnale di gasolio, con una sorta di passaggio di testimone senza soluzione di continuità.
Una possibile variante del precedente scenario può derivare dal contesto geopolitico: se i timori di una ripresa del terrorismo internazionale, dopo i recenti avvenimenti nel Regno Unito ed in Yemen, si riacutizzassero, il mercato potrebbe risentirne, come spesso accade in questi casi. La ripercussione principale si avrebbe innanzitutto sul prezzo del grezzo, poiché il rischio del terrorismo viene immediatamente associato all’area medioorientale che, come noto, è la principale fonte di grezzo per il mercato mondiale. In questa ipotesi i margini di raffinazione potrebbero temporaneamente subire l’effetto del rincaro del grezzo.
department of commerce) ha il 75% di probabilità di essere più intensa della norma con la possibile formazione di 3-5 uragani di forte intensità.
Un altro scenario che non si può trascurare è quello che molti temono, ricordando le devastazioni causate da Katrina e Rita nel 2005.
I possibili effetti sul mercato di uno sviluppo di questo tipo non sono facilmente prevedibili, e forse sarebbe puro cinismo volerne discutere in termini freddamente economici; resta il fatto che l’eventuale deficit di prodotti petroliferi in un’area così rilevante si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato globale.
Ad onor del vero si deve ricordare che anche per il 2006 le previsioni indicavano un alto rischio, che fortunatamente non si è concretizzato, ma ciò non può cancellare il timore di eventi che, anche se non estremi, potrebbero causare seri problemi sia alle attività estrattive sia alle raffinerie (si tenga presente che nell’area si ha una delle maggiori concentrazioni di capacità di raffinazione al mondo, con oltre 5 milioni di barili al giorno).
La stagione degli uragani nel Golfo del Messico, secondo le previsioni pubblicate da NOAA (National Oceanic & Atmospheric Administration, US
USA: TASSO DI UTILIZZO DELLE RAFFINERIE % 100
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SETTIMANA
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Domanda petrolifera 2006 83,7 Mbg
Media dell'EMC Benchmark per l’anno in corso 4,2 $/b
(milioni di barili al giorno)
Prezzo medio del grezzo per l’anno in corso 63,7 $ 3
Petrolio, il 2006 in cifre ochi giorni fa è stata pubblicata la 56esima edizione della prestigiosa ed autorevole BP’s annual statistical review of world energy1 relativa al 2006, e da ciò prendiamo lo spunto per un riepilogo dei dati salienti dello scorso anno. La domanda mondiale di energia primaria (intesa come domanda aggregata di petrolio, carbone, gas naturale, energia nucleare, energie rinnovabili) è stata pari a 10,9 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio, in crescita del 2,4% rispetto al 2005. Tra le fonti primarie è spiccata la crescita del carbone, con un incremento del 4,5%. Il petrolio, pur continuando ad essere la principale fonte energetica, ha fatto segnare un incremento molto contenuto (+0,7%), il più basso degli ultimi anni, con una domanda che si è attestata a 83,7 Mbg (milioni di barili al giorno). Il motivo principale di questa crescita molto al di sotto delle aspettative è stato un inverno eccezionalmente mite che, sia all’inizio sia alla fine dell’anno, ha ridotto significativamente la domanda di combustibili per il riscaldamento. Gli USA si confermano il primo consumatore al mondo con 20,6 Mbg, seguiti a distanza da Cina e Giappone (7,4 e 5,2 Mbg rispettivamente); da notare però che mentre USA (-1,3%) e soprattutto Giappone (-3,7%) hanno fatto registrare una riduzione rispetto al 2005, la Cina ha evidenziato un robusto +6,7%, coerentemente con un’economia ancora in forte espansione. Il 36% della domanda complessiva di prodotti petroliferi, ovvero circa 30 Mbg, ha riguardato i distillati medi (kerosene, gasolio, diesel) con consumi in crescita del 1,6%, mentre i distillati leggeri (principalmente benzina) sono risultati pari a circa 26 Mbg, in aumento del 1,1%.
P
Passando al versante dell’upstream, nel 2006 sono stati estratti 81,72 Mbg di grezzo e NGL3 (+0,4% rispetto al 2005) di cui 34,2 Mbg dai paesi appartenenti al cartello OPEC. Il principale produttore rimane l’Arabia Saudita con 10,9 Mbg, seguito dalla Russia con 9,8 Mbg, dagli USA con 6,9 Mbg e dall’Iran con 4,3 Mbg. Tra questi produttori l’unico paese a non essere un grande esportatore sono ovviamente gli USA che, al contrario, sono il più grande importatore mondiale di grezzo per circa 10 Mbg. Più in generale, dato che sia il grezzo sia i prodotti della raffinazione sono utilizzati in buona parte in luoghi diversi da quelli in cui sono disponibili, nel 2006 si sono registrate importazioni/esportazioni di grezzo per circa 39 Mbg e di prodotti per circa 14 Mbg; la rotta più rilevante in termini assoluti è stata quella che dal medio oriente va verso l’estremo oriente, con un volume complessivo di circa 14 Mbg. Circa 75 Mbg del grezzo estratto è andato ad alimentare le lavorazioni delle raffinerie (+0,7% rispetto al 2005) che hanno continuato a marciare ad un tasso di utilizzazione molto elevato, nell’intorno dell’86%, e molto superiore alla
media storica. Si conferma il trend convergente (vedi grafico) tra domanda petrolifera e capacità delle raffinerie che ha caratterizzato il mercato petrolifero negli ultimi anni e che è stata la principale causa dell’impennata dei margini di raffinazione a partire dal 2004. In conclusione rimane da rispondere a quella che forse per molti rimane la domanda delle domande: per quanto ancora durerà ancora il petrolio? Secondo BP nel corso del 2006 le riserve petrolifere accertate sono scese da 1.209 a 1.208 miliardi di barili, il che dovrebbe consentire altri 40 anni di consumi ai livelli attuali. Si devono però precisare due aspetti fondamentali: il primo è che anche 20 anni fa le riserve accertate erano tali da coprire 40 anni di consumi e tale dato si è mantenuto abbastanza costante negli anni, a significare che l’attività di esplorazione fa sì che si accertino continuamente nuove riserve con l’andare del tempo; la seconda è più di carattere geopolitico: il 61,5% delle riserve è in medio oriente e sostanzialmente in Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, con tutte le implicazioni del caso.
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2,4 CRESCITA DELLA DOMANDA DI ENERGIA PRIMARIA NEL MONDO
Note 1 BP: British Petroleum
2 Il petrolio estratto risulta inferiore ai prodotti consumati per circa 2 Mbg; la principale ragione sta nel fatto che nel passaggio attraverso le raffinerie avviene quella che viene denominata “espansione volumetrica” derivante dai processi chimico-fisici; un’altra ragione è che la domanda è in parte soddisfatta da bio-combustibili (biodiesel, bioetanolo) per circa 0,4-0,5 Mbg e quindi non di origine fossile
MILIONI DI BARILI AL GIORNO
UTILIZZO CAPACITÀ DI RAFFINAZIONE 100%
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3 Parte liquida del gas natu-
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rale nei casi in cui sia recuperata separatamente
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Legenda ICapacità di distillazione IDomanda petrolifera
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ILavorazioni delle raffinerie IUtilizzo delle raffinerie %
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Disclaimer Questo documento contiene dati storici, previsioni e stime di mercato, ivi incluse informazioni relative alle dimensioni e all’andamento dei mercati ai quali la società partecipa. Previsioni e stime di mercato sono, per loro natura, soggette a significativa incertezza e non vi può essere alcuna garanzia della loro esattezza. Le statistiche di mercato sono per loro natura previsionali e non sono indicative di reali condizioni di mercato. Questo documento contiene altresì dati previsionali. I dati previsionali, per loro natura, implicano rischi e incertezze perché fanno riferimento ad eventi e dipendono da circostanze che potrebbero verificarsi, ovvero non verificarsi, in futuro. I risultati futuri possono variare anche in misura sostanziale rispetto ai risultati espressi, ovvero tacitamente presupposti. Nessuna informazione in questo documento costituisce raccomandazione all’investimento né costituisce offerta o promozione di strumenti finanziari o di qualsiasi altra forma di investimento. 4
Mercato petrolifero: il ruolo degli USA Legenda
USA: SCORTE DI BENZINA (GIORNI DI COPERTURA DELLA DOMANDA FUTURA) GIORNI
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SETTIMANA
l mercoledì pomeriggio alle 16.30 è un momento molto atteso da tutti gli operatori del mondo petrolifero, poiché la EIA (Energy Information Administration, appartenente al Dipartimento dell’Energia del governo USA) rilascia le statistiche petrolifere ufficiali relative alla settimana precedente; potrebbe capitare che i dati pubblicati abbiano un significativo effetto sul mercato, soprattutto se non sono in linea con le aspettative.
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La ragione per cui le statistiche USA sono tra i principali indicatori a livello globale è legata al fatto che riguardano il più grande mercato mondiale: con oltre 20 milioni di barili al giorno di domanda petrolifera, gli USA rappresentano circa il 25% dei consumi mondiali, ed in particolare il 45% dei consumi globali di benzina.
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Infatti, come per ogni dato che abbia un minimo di rilevanza nel mondo del petrolio, viene raccolto ed elaborato un consensus tra gli analisti del mercato (nella fattispecie ciò avviene nei primi due giorni della settimana) che rappresenta la previsione che deve essere confermata o smentita dai numeri ufficiali. I dati di cui stiamo parlando sono essenzialmente il livello dei consumi e delle scorte commerciali, il tasso di utilizzo e la produzione delle raffinerie nonché le importazioni, il tutto suddiviso per tipologia di materiale (grezzo, benzina,
gasolio, olio combustibile, etc.) ed area geografica. Per sostenere la domanda interna, gli USA importano ingenti quantitativi di grezzo necessario ad alimentare il sistema della raffinazione (circa 10 milioni di barili al giorno), ma ciò non è sufficiente, perché la capacità di raffinazione, che è pari a circa 17 milioni di barili al giorno, non riesce a generare abbastanza prodotti per rifornire il mercato; gli USA sono quindi importatori stabili anche di prodotti finiti, in particolare di benzina che fluisce nel sistema ad un ritmo medio di oltre un milione di barili al giorno. Le principali fonti di importazione sono il Canada, l’area caraibica e l’Europa occidentale; per poter attrarre prodotti, in particolare dall’Europa, il livello di prezzi deve essere superiore a quello delle aree di origine, in modo tale da compensare quanto meno i costi del trasporto (in termine tecnico, l’arbitraggio tra i mercati deve essere aperto). A causa del legame che viene a stabilirsi tra i diversi mercati si può quindi comprendere come la situazione USA
determini effetti su ampia scala nel mercato globale. Ad esempio, il 2007 è stato sin qui fortemente caratterizzato dalla situazione delle scorte di benzina negli USA: come si può osservare nel grafico, a partire dalla fine di gennaio si è verificata una lunga serie di riduzioni che ha portato il livello delle scorte, ben al di sotto dei valori minimi degli anni recenti e ciò ha determinato un’impennata del prezzo che immediatamente si è riflessa su tutti i mercati mondiali. Tra le motivazioni per cui gli USA determinano gli andamenti globali c’è il fatto di essere l’unico mercato finanziario ad avere quotazioni future per le tre commodities principali del settore, cioè grezzo, benzina e gasolio (sul NYMEX di New York) e ciò determina la presenza di un grande numero di operatori anche estranei all’industria petrolifera, soggetti prettamente finanziari che se da un lato rendono molto liquido il mercato, dall’altro possono in alcune circostanze assumere forti posizioni speculative in grado di influenzare il mercato.
Petrolio dal greco petra roccia elaio olio 5
Che cos’è il petrolio? l petrolio grezzo è un termine generico usato per definire miscele naturali di oltre 200 idrocarburi e altri composti di zolfo, azoto e metalli. Il petrolio è di origine fossile, si trova all’interno di rocce permeabili nella crosta terrestre a profondità che variano da pochi metri a molti chilometri. Ci sono molti tipi diversi di petrolio, in pratica ogni giacimento ha sue caratteristiche specifiche e univoche, la qualità varia enormemente da un grezzo ad un altro. I principali parametri che caratterizzano un petrolio grezzo sono: 3 Il grado API – equivalente alla densità secondo un’unità di misura peculiare all’industria petrolifera di origine americana 3 Il contenuto di zolfo, metalli e il grado di acidità 3 Il tipo prevalente di idrocarbu-
I
ri che costituiscono il grezzo: nafteni, aromatici o paraffine Nella valutazione economica di un grezzo è necessario prendere in considerazione tutte le caratteristiche chimico fisiche in modo dettagliato. Ogni grezzo ha un nome specifico, per gli addetti ai lavori questo basta a caratterizzarlo: a titolo d’esempio nel grafico se ne riportano alcuni dei più comuni. Il petrolio si misura tradizionalmente in barili, pari a 158,984 litri. Il grado API misura la densità del grezzo e l’intervallo in cui si ritrova la maggior parte dei grezzi estratti e lavorati dalle raffinerie va da 20 a 40 gradi API; 20°API corrisponde ad una densità elevata e quindi a grezzi particolarmente “pesanti” (in generale la definizione commerciale di heavy si attribuisce ai grezzo con grado API orientativamente infe-
API° 45
40 BRENT AMNA
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IRANIAN HEAVY ARABIAN LIGHT DUBAI URAL
BONNY LIGHT
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ARABIAN HEAVY 25 SOUEDIE MAYA
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STIME SULLA QUALITÀ DELLE RISERVE DI GREZZO (OIL&GAS JOURNAL 2006)
riore a 30), mentre 40°API caratterizza un grezzo molto leggero (extra light); i grezzi più tipici sul mercato mondiale hanno una densità media dell’ordine di 30-35 °API. I grezzi leggeri sono i più facili da lavorare poiché sono più ricchi di componenti pregiati (frazioni leggere) che possono essere estratti dal grezzo con processi meno complessi ed onerosi; quelli più pesanti sono più difficili da raffinare e richiedono un’infrastruttura più complessa e processi caratterizzati da maggior severità. I grezzi sono classificati e prezzati in base alla densità e al contenuto di zolfo. Il contenuto di zolfo è misurato in termini percentuali: 3 inferiore a 1% corrisponde ad un grezzo a basso tenore di zolfo “sweet” 3 maggiore dell’1% corrisponde ad un grezzo ad un alto tenore di zolfo “sour” I grezzi che presentano un alto contenuto di zolfo richiedono un processo di lavorazione più severo per poter raggiungere le specifiche previste dalle normative internazionali. L’acidità di un grezzo è misurata attraverso il contenuto totale di acido (TAN: Total Acid Number) ed è importante poiché i grezzi caratterizzati da un tasso di acidità rilevante sono altamente corrosivi per gli impianti di raffinazione. Possiamo definire che un grezzo è acido se presenta un TAN superiore a 0,5-0,7.
ILight/Medium Sour 66% ISweet 20% IHeavy Sour 13% IHigh Acid (sweet) 2%
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90 Milioni di barili
Source: Dr. Peter Wells, Neftex (11/05)
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Peak Oil Il parere di Gilberto Callera sulle riserve petrolifere mondiali e la loro durata Gilberto Callera Presidente del Comitato Italiano del World Energy
Partiamo dall’annoso dilemma della scarsità delle riserve di petrolio. Quale è il suo pensiero?
Council* (dal 2004). Gilberto Callera ha svolto diversi incarichi dirigenziali nel Gruppo Shell e nel Gruppo ENI. *Il WEC è un’organizzazione indipendente e no-profit che promuove lo sviluppo sostenibile e l’uso efficente delle risorse naturali all’interno delle corporations multinazionali.
RISERVE MONDIALI DI PETROLIO ACCERTATE A FINE 2006 fonte BP Statistical Review
IMedio Oriente
61,5%
IEuropa & Eurasia
12%
IAfrica
9,7%
IAmerica del Sud
8,6%
IAmerica del Nord IAsia e Pacifico
5% 3,4%
i Investor Relations
[email protected] Numero Verde per gli investitori individuali 800 511155
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Le riserve petrolifere sono spesso percepite in modo statico mentre in realtà cambiano continuamente: si trovano nuovi giacimenti, anche se meno estesi e più “difficili” dei precedenti; si migliorano le tecniche per lo sfruttamento dei giacimenti esistenti. Si pensi che nel 1980 il tasso di recupero medio di greggio da un giacimento era del 22% mentre oggi siamo giunti al 35% e si tenga presente che nelle aree più ricche di risorse, quali il Golfo Persico e la Federazione Russa siamo ancora al 20%. Allo stesso tempo si sviluppano nuove tecnologie di ricerca ed estrazione che rendono accessibili aree come l’Artico e il deep e ultra deep offshore una volta considerate inaccessibili. Ne risulta che il rapporto tra riserve mondiali e produzione, che indica il numero di anni di vita residua, non è più variato negli ultimi 20 anni, nonostante la produzione complessiva mondiale sia passata dai 3 Miliardi di tonnellate del 1986 (69,9 milioni di barili al giorno) ai circa 4 miliardi del 2006 (81,7 milioni di barili al giorno). Oggi, come allora, rimangono ancora 40 anni di vita residua. Con ciò non voglio dire che questa risorsa sia infinita ma ritengo, e sono in buona compagnia, che ci aspettano ancora decenni di tranquillità almeno per quanto riguarda la consistenza della risorsa petrolio. I problemi piuttosto vengono dal versante dell’accessibilità. In prospettiva va tenuto poi in conto che con l’incremento del prezzo del greggio diventano fruibili anche quelle riserve definite “non convenzionali” e classificate in
Extra Heavy Oil, Sabbie Bituminose e Oil Shales. L’ammontare complessivo di queste riserve si stima essere di circa 6 volte maggiore delle riserve convenzionali. E quindi il loro utilizzo potrebbe consentire di allungare considerevolmente l’era del petrolio.
In questo scenario, quale è il possibile ruolo del petrolio non convenzionale? Al concetto di riserve disponibili va associato un ulteriore elemento non meno importante: la qualità del petrolio. Attualmente, il mix complessivo del petrolio estratto contiene una maggiore quantità di greggio pregiato rispetto alla quota relativa dello stesso nelle riserve rimanenti. Tale situazione ha portato diversi analisti a prevedere un graduale aumento del ricorso a greggi di qualità inferiore e più pesanti. Il fenomeno al momento non si è ancora verificato nella misura prevista, ma è destinato comunque a manifestarsi in un futuro non lontano. Alla luce degli attuali prezzi del greggio è naturale prevedere anche un graduale aumento nell’utilizzo delle riserve non convenzionali, di cui abbiamo visto l’ingente disponibilità. E tra l’atro questo ricorso a greggi più pesanti avverrà in concomitanza di una domanda di prodotti sempre più sofisticati da parte della società moderna. Il risultato di questa combinazione comporterà nuovi investimenti non solo in attività di sviluppo e produzione, ma in particolare negli impianti di lavorazione tanto più complessi e costosi quanto meno pregiato sarà il petrolio che verrà impiegato come feedstock. Naturalmente con vantaggi competitivi per chi disporrà delle necessarie infrastrutture.
Negli ultimi anni si è assistito a un forte incremento dei prezzi petroliferi. Crede che questo trend sia destinato a proseguire o si tornerà ai prezzi sperimentati per lungo tempo tra gli anni 80 e 90? Oggi diciamo che 70$ al barile è un prezzo elevato. Certamente è molto superiore a quanto sperimentato negli anni ‘80 e ’90, ma l’economia mondiale in continuo sviluppo dimostra di riuscire ad assorbire tali valori senza particolari conseguenze inflattive. Quali economisti avrebbero sottoscritto questa situazione solo pochi anni fa? Se poi confrontiamo i prezzi petroliferi con prodotti di largo consumo ci rendiamo conto che un barile di latte costa 270 $ e uno di succo di frutta 350 $. Quindi al di là di situazioni contingenti – fasi di eccessivi o di scarsi investimenti nel settore petrolifero che hanno influenzato i prezzi – dovremmo immaginare che non si ritornerà più ai livelli di prezzo precedenti. Se a queste considerazioni aggiungiamo i costi indotti dalle note problematiche ambientali dovremmo dunque concludere che ci aspetta uno scenario di energia “costosa” ma economicamente sostenibile. Il vero problema riguarderà l’accessibilità delle riserve che vanno progressivamente concentrandosi in determinate aree del mondo, in particolare nelle Compagnie di Stato. Oggi le International Oil Company detengono poco più del 5% delle riserve mondiali. Ciò potrebbe portare a tensioni sui prezzi in funzione non più di leggi economiche e di mercato ma di altri elementi di natura geopolitica. Teniamo presente però che la storia del petrolio ci insegna come tutte le previsioni a medio e lungo periodo siano sempre, o quasi, risultate errate.