UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di DIRITTO COMPARATO
CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN BIOETICA Anno accademico: 20062007
NANOTECNOLOGIACOMPLESSITÀ ANDATA E RITORNO
Direttore del Corso:prof. CORRADO VIAFORA
Corsista: Dr. ANTONIO CATALANO
NanotecnologiaComplessità andata e ritorno Dr. Antonio Catalano Corso di Perfezionamento in Bioetica Università degli Studi di Padova
[email protected]
L'antica alleanza è infranta; l'uomo finalmente sa di essere solo nell'immensità indifferente dell'Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre. Jaques Monod Nobody can give you freedom. Nobody can give you equality or justice or anything. If you're a man, you take it. Malcolm X L'esplosiva crescita del WWW può essere vista come la fase di neurogenesi nell'embriogenesi di una nuova civilizzazione planetaria. Ralph Abraham
ABSTRACT: Ogni novità immessa in un sistema complesso porta alla creazione di equilibri inediti. È quindi opportuno partire da un approccio globale all'innovazione nanotecnologica, che assottiglia il confine uomo\uomo e uomo\natura tramite il passaggio alla fisica quantistica, lo sfruttamento di fenomeni di autoassemblamento e l'interazione bio\nonbio. Approfondendo questi aspetti nell'ottica dei sistemi complessi adattativi e della teoria dei sistemi non lineari viene alla luce la crisi dei valori visti come punti fermi di riferimento e l'esigenza di un passaggio alla coresponsabilità collettiva, in una costante ricerca di dialogo, in un'ottica olistica, in una evoluzione figlia del caso e della necessità, sull'orlo del caos, cangianti, adattabili, vivi.
1
INTRODUZIONE
Digitando “nanotechnology” in un comune motore di ricerca troviamo circa 18 milioni di pagine, il che è indice di una popolarità maggiore di Johnny Depp o Julia Roberts, pari alla CocaCola. Ma cos'è la nanotecnologia, che si appresta ad uscire dal “ghetto” della ricerca scientifica per porsi sempre più al centro dell'attenzione della sfera pubblica? Una definizione può essere data come una ampia area di avanzamenti nelle tecnologie connesse a sistemi nanometrici. Questa definizione, oltre a focalizzare l'attenzione sull'evidente legame con la dimensione nano, punta a guardare alla nanotecnologia come ad un miglioramento delle nostre abilità: grazie all'avanzamento della tecnica, tramite l'introduzione del microscopio a scansione tunnel, ora possiamo manipolare la materia atomo per atomo, invece di lavorare statisticamente con moli e numero di Avogadro, e sfruttare le nuove proprietà che questo passaggio implica. In questo come in ogni avanzamento tecnologico vi è l'insorgere di problemi dovuti all'introduzione di una novità all'interno di un sistema complesso: essa deve trovare il giusto posto, rompere vecchi legami e crearne di nuovi, lasciando il sistema in un equilibrio allostatico evolutivo, promuovere dei vantaggi complessivi o almeno evitare una regressione negativa. È necessario quindi partire da un'analisi dell'impatto della nanotecnologia a livello globale prima di valutare una ad una le possibili applicazioni. “La mia analisi prende come punto di partenza l'assunzione, contestata da molti, che le teorie etiche contemporanee non possano catturare adeguatamente le sfide etiche e sociali dello sviluppo scientifico e tecnologico. Questa assunzione è radicata nell'argomento che la teoria etica classica veda sempre la questione della responsabilità etica in termini di come possano essere giustificate le azioni intenzionali dell'individuo. Lo sviluppo scientifico e tecnologico, ciò nonostante, ha prodotto conseguenze non intenzionali ed effetti collaterali. Queste conseguenze sono spesso il risultato di decisioni collettive sulla base di come vogliamo strutturare le nostre economie e società, piuttosto che di azioni individuali. Già da molto tempo
2
non è sufficiente costruire un'etica della scienza e della tecnologia sull'immagine di uno scienziato che vuole intenzionalmente creare un Frankenstein. Quindi come minimo abbiamo bisogno di una struttura etica che si rivolga sia all'aspetto degli effetti collaterali non intenzionali (piuttosto che delle azioni intenzionali) che a quello delle decisioni collettive (piuttosto che decisioni individuali), riguardando sistemi sociali complessi”. L'introduzione di Renè von Shomberg, DG for Research in the Governance and Ethics Unit at the European Commission, al documento “From the Ethics of Technology towards an Ethics of Knowledge Policy and Knowledge assessment” si presta perfettamente ad introdurre anche il mio punto di vista riguardo l'approccio all'etica della tecnologia ed alla bioetica. La crisi dell'individual role resposibility ha come causa prima la professionalizzazione e specializzazione forzata, “know more and more about less and less”. Nell'Ottocento il termine scienziato fu introdotto per differenziare quest'ultimi dagli studiosi di filosofia. Oggi anche solo il termine biologo non è più sufficiente a definire un ruolo, perché ogni ricercatore deve focalizzare la sua attenzione su un piccolo gradino della scala che la scienza si presta a salire, specializzandosi sempre più, in netta contrapposizione all'uomo rinascimentale, valorizzato a partire dalle sue conoscenze che spaziavano dalla scienza all'arte, verso una conoscenza enciclopedica d'eccellenza del tutto. Inoltre la iperspecializzazione porta ad una chiusura in sé stessa di ciascuna sfera sociale istituzionale, e così la scienza, la politica, l'economia, l'arte e la religione tendono sempre più a regolare internamente i propri funzionamenti, in nome di una autonomia che travalica il senso metodologico (quello rivendicato da San Tommaso per la filosofia, Machiavelli per la politica, Galileo per la scienza, i liberalisti inglesi per l’economia) implicando altresì piena indipendenza d’azione dalle altre discipline (vedi ad esempio il ruolo delle Corporations nell'equilibrio socio politico mondiale). Questa chiusura “superiorem non recognoscens”, e la mancanza quindi di una visione globale porta a rendere ancora meno prevedibili gli effetti che tutte le innovazioni tecnologiche hanno sull'ambiente, ovvero l'impatto sull'ecosistema e sugli equilibri individuali e sociali. Ogni novità immessa in un sistema complesso ha un rischio di rigetto che non dipenderà solo dalle caratteristiche strutturali dell'artefatto, ma anche dai diversi significati attribuiti allo stesso, con la conseguente conflittualità tra individui e società nell'approcciarsi ad esso.
3
Un ulteriore rischio viene dal disallineamento tra velocità di diffusione delle tecnologie e velocità di adeguamento della società e della cultura, dell'etica e della regolamentazione alle nuove condizioni create dalla innovazione tecnologica. Crisi di adattamento che possono determinare disagi nei comportamenti individuali, crisi sociali ed emergenze ambientali e sanitarie (vedi ad esempio il ritardo della tossicologia nel campo nanotech). Sfruttare al meglio i vantaggi offerti dalle tecnologie dipende fondamentalmente dalla capacità di gestione sociopolitica: da un'etica che si fonda sul principio che vi siano comportamenti “giusti” o “sbagliati” a priori, sul poco concreto linguaggio dei diritti, bisogna passare ad una etica sociopolitica, tramite l’indirizzamento e la gestione dei processi di diffusione tecnologica, cercando di lavorare sui processi di adeguamento dei sistemi sociali al fine di trarne i maggiori benefìci e di minimizzare, attraverso la formazione e la crescita culturale, le disparità economiche e sociali tra i paesi e all’interno delle comunità, preservando le identità e le diversità. Bisogna giungere ad una coresponsabilità collettiva, attraverso la capacità di prevenzione ed il principio di precauzione, senza appellarsi a valori assoluti. Questa desacralizzazione è particolarmente messa in luce proprio dalla nanotecnologia, che tende ad assottigliare la distinzione tra uomo e uomo, tra uomo e natura, in particolare con il passaggio alla fisica quantistica, tramite lo sfruttamento di fenomeni di autoassemblamento e l'interazione bio\nonbio.
4
1. PASSAGGIO ALLA FISICA QUANTISTICA
1.a OLISMO, COMPLESSITA', COSCIENZA
Scendendo a livello nanometrico vi è il passaggio dai principi della fisica classica a quelli della fisica quantistica, il che non solo dà la possibilità di lavorare su nuove proprietà della materia da sfruttare tecnologicamente, ma soprattutto promuove un cambio di mentalità per quanto riguarda il nostro approccio ai sistemi biologici. In fisica quantistica i fenomeni sembrano nascere solo all'interno di sistemi e non possono essere spiegati esclusivamente come interazione delle singole parti. Un sistema non può essere ridotto alle sue parti, ovvero non se ne può analizzare le varie parti separatamente per trarre conclusioni sull'intero. Questo approccio sarebbe di tipo separazionistico. L' approccio della fisica quantistica è invece olistico. La parola olismo, insieme all'aggettivo olistico, è stata coniata negli anni Venti da Jan Smuts, definita come "la tendenza, in natura, a formare interi che sono più grandi della somma delle parti attraverso l'evoluzione creativa". Un sistema è analizzabile, nella fisica quantistica, solo a partire dalle caratteristiche comuni a tutte le parti che lo compongono, e non a partire da analisi separate delle diverse parti. Quella che sembrava essere solo una maggiore abilità a livello tecnico si rivela quindi una importante apertura a nuovi punti di vista. il Santa Fe Institute è uno dei principali centri che si occupa fin dagli anni Ottanta dello studio dei sistemi, in particolare dei sistemi complessi adattativi (CAS complex adaptive systems) cioè sistemi complessi in grado di adattarsi e cambiare in seguito all'esperienza, come ad esempio gli organismi viventi, caratterizzati dalla capacità di evoluzione. Vitali, mutevoli, cangianti: cellule, organismi, animali, uomini, organizzazioni, società, culture. Un CAS può essere descritto come un instabile aggregato di agenti e connessioni, autoorganizzati per garantirsi l'adattamento: secondo John Holland un CAS è un sistema che emerge nel tempo in
5
forma coerente, e si adatta ed organizza senza una qualche entità singolare atta a gestirlo o controllarlo deliberatamente. L'adattamento è raggiunto mediante la costante ridefinizione del rapporto tra il sistema e il suo ambiente (coevoluzione). La complessità è fortemente legata al caos. La sopravvivenza in ambienti così variabili viene ricercata al limite del caos, in quella particolare area dove si massimizzano le possibilità di evoluzione. I sistemi complessi adattativi, cioè, si situano tra l'eccessivo ordine una staticità che ricorda da vicino un meccanismo e l'eccessivo disordine il caos fuori da ogni controllo. È proprio tra il disordine e l'ordine, tra il caso e la necessità (vedi Monod, Le hazard et la nécessité) che i sistemi complessi adattativi si formano e da questo equilibrio instabile prendono spunti “creativi” sempre nuovi, rafforzando o dando nuove possibilità all'apparato teleonomico esistente. Il pensiero dei sistemi è strettamente correlato all'olismo ontologico. Ken Wilber definisce circa venti caratteristiche che accomunano ogni "olone", cioè una parte di un sistema complesso, che ha una sua individualità, ma è anche parte integrata di un sistema di ordine superiore. Queste includono, a vari gradi, la coscienza. Anche secondo la teoria dei sistemi i fenomeni come la vita, la mente e la coscienza sorgono solo all'interno di sistemi. Il prete Gesuita e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin promosse questa idea più di 50 anni fa. Egli notò che un aumento nel livello di coscienza viene accompagnato da un aumento nella complessità generale dell'organismo. Teilhard chiamò questa la “legge della coscienza complessità”, che stabilisce come una aumentata complessità sia accompagnata da una aumento del grado di coscienza, individuando negli organismi viventi il sistema nervoso come veicolo primario dell'aumento della complessità, e nel cablaggio dell'informazione fosse neuronale o elettronico la nascita della coscienza. Egli già immaginava uno scenario dell’evoluzione caratterizzato da una complessa membrana di informazioni che avviluppavano il globo e alimentato dalla coscienza umana. Come ha segnalato Ralph Abraham, tale legge della complessità–coscienza è la stessa che noi applichiamo alla rete neurale. Sappiamo dalla tecnologia della rete neurale che quando vi sono più connessioni tra punti in un sistema e vi è una più grande forza tra queste connessioni,
6
vi saranno improvvisi aumenti nell’intelligenza, dove l’intelligenza è definita come indice di successo nel portare a compimento un compito. Accettando questa forza delle connessioni, allora il network neurale planetario di Internet è sicuramente terreno fertile per l'emergenza di una intelligenza globale. L'esplosiva crescita del World Wide Web può essere vista come la fase di neurogenesi nell'embriogenesi di una nuova civilizzazione planetaria (Abraham, 1997).
FIG. 1 Man walking, Francesco Sambo ®
Una convergenza tra reti neurali, e quindi Scienze Cognitive, Information Technology, Biologia e Nanotecnologia per la comprensione effettiva dei sistemi complessi ovvero della vita e della realtà è promossa dalla National Science Foundation statunitense tramite una serie di incontri e conferenze annuali sulle converging technologies. La convergenza NBIC (nanobio
7
infocognitive integration) tra nanoscienza e nanotecnologia, biotecnologia e biomedicina (inclusa l’ingegneria genetica), tecnologie dell’informazione (incluse intelligenza artificiale e tecnologie per la comunicazione) e scienze cognitive (soprattutto la neuroscienza cognitiva e le scienze sociali) segue la tendenza di queste discipline ad abbandonare la loro nicchia nel mondo scientifico avvicinandosi sempre più al centro dell’attenzione pubblica, governativa e commerciale mondiale. La piattaforma comune che renderà possibile questa convergenza è data dalla struttura stessa della materia, sulla quale dovrà fondarsi una visione olistica della conoscenza scientifica. Secondo Roco della NSF, nel corso dei prossimi vent’anni si aprirà la possibilità di unificare gran parte delle scienze, partendo dal livello nano, comprendendo non solo il modo in cui gli atomi si combinano in molecole, ma anche le leggi che regolano l’aggregazione molecolare in strutture polimeriche. La conseguenza immediata di questa “rivoluzione” sarà una nuova comprensione del mondo in termini di sistemi gerarchici a complessità crescente.
1.b RISVOLTI ETICI
Questo excursus sulla teoria della complessità, tra fisica quantistica e olismo, teoria dei sistemi e caos, rete neurale e network planetario, e le conseguenze sulla definizione di coscienza (e quindi sul ruolo dell'essere umano nell'universo) non hanno la pretesa di essere esaustive, in una discussione complessa ed in continua evoluzione. Ad ogni modo partendo da questi elementi andiamo a modificare radicalmente il nostro punto di vista sull'uomo, dando evidenza di come lo statuto ontologico di un essere umano non possa essere diverso da quello di una cellula, con unica differenza quello di trovarsi ad un livello di complessità superiore. Questa tesi spinge ancor più verso una detronizzazione dei diritti umani come valore assoluto trascendentale, suggerendo di puntare piuttosto ad una coresponsabilità globale, che
8
lentamente ma inesorabilmente si va formando: siamo nell'epoca dell'interculturalità, stiamo costruendo una memoria comune collettiva, mentre ogni individuo tende sempre più ad essere collegato tramite reti di comunicazione al resto della società globale. Sarà un lungo percorso, e deve ancora giungere il momento in cui ci “guarderemo allo specchio”, e ci riconosceremo in esso come unica entità, prendendo coscienza di una situazione che è già in atto. Coresponsabilità globale e coscienza collettiva quindi, puntando su una valutazione del rapporto rischi\benefici complessiva, grazie alla capacità di previsione ed al principio di precauzione, per evitare effetti nocivi irreversibili, mentre ad un livello più generale ci si tutelerà tramite il principio della conservazione della biodiversità. La sensibilità personale di individuo a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo può essere disturbata da queste conclusioni. Ma le tendenze in atto non possono essere ignorate, e prendono slancio dalla repulsione verso l'antropocentrismo, vivo e vegeto nella maggior parte dei dibattiti bioetici, e dalla consapevolezza della rivoluzione copernicana, che ci rende solo un punto nell'universo spazio\tempo e una parte del tutto. Per tutelare l'organismo globale è utile il recupero della bistrattata bioetica come scienza per la sopravvivenza, che dovrebbe essere riscattata rispetto alla presa di potere dell'etica tradizionale, che si fonda sulla valutazione dell'intenzionalità dell'azione individuale e sui principi di “bene” o “giusto” difficilmente giustificabili. Questo articolato processo di evoluzione necessita di una costante ridefinizione del rapporto con sistema ed ambiente, e si tratta di un processo in atto soggetto ad una possibile regressione, nel caso la novità introdotta non si integri portando dei benefici o almeno senza diminuire il livello di sviluppo teleonomico raggiunto. L'ambiente può quindi reagire, ad esempio a causa del grosso carico di energia che un sistema complesso di queste dimensioni abbisogna e che potrebbe non essere disponibile, o a causa di quel grado di libertà che ha l'essere umano, con fonte principale quella dell'errore. Il fronte bioconservatore, in opposizione a quello transumanista, lotta a causa della stessa sensibilità che ci può far tentennare di fronte a questa teoria, ma le sensibilità hanno la caratteristica di cambiare rapidamente nel tempo: nel Seicento come in epoca romana la
9
schiavitù non urtava la sensibilità comune, come al giorno d'oggi la grande disparità di condizioni socioeconomiche tra un dieci per cento di ricchi ed un novanta per cento di poveri o l'uccidere una zanzara o una mucca non ci crea problemi insormontabili, da non dormirci la notte. Alla questione della sensibilità si lega anche quella dei diritti, visti in quest'ottica come convenzioni sociali, in quanto potrebbero esistere solo in situazioni di ricchezza e di abbondanza: essi infatti non sono rispettati e nemmeno potrebbero esserlo nella gran parte del mondo. È necessario quindi vedere i diritti non come valore assoluto trascendentale ma come patto sociale, in un'ottica democratica, non intesa come meccanismo di rappresentanza (il quale è visibilmente poco democratico) ma seguendo una crescente sensibilità che porta ad una presa di coscienza del valore dell'altro, anche se possiede caratteristiche differenti dalle proprie, nella costante ricerca di un dialogo. Questa accettazione del prossimo con cui condividiamo privilegi comuni va nella direzione di una coscienza collettiva, della collaborazione completa e di un reciproco riconoscimento. Quest'ultimo, anche se con modalità completamente differenti, potrebbe ricordare il ruolo del sistema immunitario nella autodefinizione del sé corporeo. Forse anche per questo motivo la razza umana spontaneamente limita la portata dei diritti, che difficilmente vengono accordati a specie differenti dalla nostra.
10
2. DALL'INFINITAMENTE PICCOLO ALL'INFINITAMENTE GRANDE: COME NATURA CREA
2.a AUTOASSEMBLAMENTO ED INTERAZIONE BIO\NONBIO
Tra gli interessanti temi che vengono alla luce scendendo a livello nano vi è quello dell'autoassemblamento della materia. L'autoassemblamento molecolare è una strategia di nanofabbricazione che implica il design di molecole ed entità sovramolecolari, in modo che la loro complementarietà li porti ad aggregarsi nella struttura desiderata. Stiamo imparando dalla natura ad utilizzare queste tecnologie solo molto recentemente (ad es. vedi Fig 2).
FIG. 2: Laboratorio in una goccia (lab inadrop). Esempio di auto assemblamento controllato di quantum dots CdSe\ZnS all'interno di strutture organizzate cristalline altamente fluorescenti. (immagine: dr Nabiev, 2007)
Questo meccanismo di costruzione porta a diversi vantaggi: realizza i più difficili passaggi nella nanofabbricazione, ovvero quelli che coinvolgono la modificazione della materia a livello atomico, in modo pulito, e tende a produrre strutture stabili e relativamente perfette, dato che richiede che le architetture che si formano siano le più stabili termodinamicamente. Ma l'aspetto più interessante per noi è che prende spunto dall'enorme quantità di esempi in biologia:
11
l'autoassemblamento è una delle strategie più importanti per lo sviluppo di strutture funzionali complesse negli organismi viventi, ed inoltre tramite questa tecnica in futuro sarà possibile incorporare strutture biologiche direttamente come componenti nei sistemi artificiali. Non solo l'autoassemblamento è la tecnica utilizzata dal nostro corpo per crescere, funzionare, trasmettere l'informazione, ma è probabilmente alla base della nascita stessa dei sistemi viventi. Gli esperimenti di MillerUrey negli anni Quaranta e Cinquanta ad esempio hanno mostrato come molecole organiche possano formarsi da processi inorganici in condizioni primordiali. È possibile produrre amminoacidi, zuccheri, lipidi ed altre molecole partendo da scariche elettriche in miscele di acqua, metano, idrogeno e ammoniaca. Harold Morowitz inoltre ha proposto che la formazione di vescicole chiuse a membrana a partire da lipidi sia uno dei primi eventi spontanei dell'evoluzione cellulare, considerando che queste vescicole, al pari delle membrane cellulari, hanno la proprietà di mantenere differenze di composizione, carica, pH e potenziale ossidativo, e che si formano per autoassemblamento da molecole lipidiche anfipatiche, dando così il via a strutture organizzate con proprietà differenti da quelle dell'ambiente circostante. Le tecniche di autoassemblamento portano ad assottigliare ancora più la differenza tra artificiale e naturale, tra corpo umano e robot. Nel frattempo l'interfaccia bionica si fa concreta: ricercatori statunitensi hanno realizzato il primo dispositivo che collega elettricamente cellule nervose e pellicole fotovoltaiche di nanoparticelle. Questo apre la strada ad applicare le proprietà nanotech a una varietà di dispositivi che provocano stimolazioni nervose a partire da impulsi luminosi, includendo la possibilità futura di realizzare una retina artificiale nanotech (leggi la notizia su http://nanotechweb.org/articles/news/6/3/3?alert=1 [visitato 16\9\2007]). Altri applicativi della neuroprostetica, l'area delle neuroscienze che utilizza microimpianti artificiali per riprodurre funzioni danneggiate del sistema nervoso centrale o degli organi di senso, potrebbero arrivare dai nanotubi SWCNT (singlewalled carbon nanotubes) grazie alle loro ottime proprietà conduttive ed alla capacità già dimostrate (vedi Mazzatenta et al.) di potersi integrare all'interno di una rete di neuroni in vitro.
12
2.b LA TEORIA DEI SISTEMI NON LINEARI: UNA DIVERSA PROSPETTIVA
Tramite l'interazione bio\nonbio, lo sfruttamento dei fenomeni di autoassemblamento, il passaggio alla fisica quantistica, è evidente che occorre un cambio di mentalità per comprendere come la complessità modelli la realtà in cui viviamo, e che una descrizione semplicistica dei valori tramite la ricerca di ideali sacri ed intoccabili non è più possibile. La base del comportamento evolutivo naturale autocostruttivo è studiata dalla teoria dei sistemi non lineari, che tratta, oltre all' autoassemblamento, fenomeni come il caos, gli attrattori (fig. 3), le biforcazioni, i frattali (fig 4), i quali descrivono come i sistemi cambiano nel tempo quando vi è un gran numero di differenti possibilità che possono verificarsi. I concetti base sono da cercare nella teoria matematica e nell'analisi, principalmente dall'ambito differenziale. La teoria della complessità riguarda i fenomeni di autoassemblamento studiando gli effetti del comportamento di un subsistema sugli altri.
Fig. 3: Due esempi di attrattori caotici
Fig. : Esempio di frattale
Autoassemblamento quindi non solo per quanto riguarda la parte fisica del nostro essere, ma anche come via tramite cui si sviluppano le relazioni intrasoggettive (e quindi la nascita della coscienza individuale) e intersoggettive, ovvero della relazione sociale. La semplice
13
interazione tra semplici elementi genera forme di organizzazione complesse, come è ben esemplificato dal Game of Life di JH Conway e dalla teoria del Cellular Automata. È evidente come la sovrapposizione di feedback positivi o negativi possa creare degli schemi di comportamento, sia individuali che collettivi, e che attraverso l'esperienza personale privata o in ruoli sociali istituzionali emergano principi comportamentali grazie alla ripetuta esposizione a vantaggi e svantaggi. In quest'ottica i valori non risultano come oggetti, ma come relazioni, in una intersezione tra schemi individuali che genera nuovi inediti pattern. Ma queste strutture relazionali inedite non possono rimanere costanti, fisse ed immutabili, e come un ecosistema necessitano di evolvere per non correre il rischio di diventare sempre più fragili e dipendenti da una continua vigilanza e gestione priva di errori. Evoluzione sempre figlia del caso e della necessità, sempre al bordo del caos, razionalizzabile tramite una classe di comportamenti nella quale i componenti del sistema non restano bloccati nella loro posizione né si dissolvono nella turbolenza, ma rimangono abbastanza stabili da conservare l'informazione, e abbastanza evanescenti da trasmetterla. All'interno di questa classe si trovano sistemi organizzati per realizzare performances complesse, per reagire al mondo cangiante, adattabili e vivi. Questa classe di comportamenti è stata numerata dagli studi di LangtonWolfram sui sistemi dinamici come classe IV, oltre alla classe I (governata da un singolo attrattore fisso), II (governata da un set di attrattori periodici essenzialmente statici) e III ( governata da attrattori strani con comportamento caotico e nessuna stabilità). Anthony Judge ha applicato queste classi ai comportamenti sociali, vedendo nella classe I il paternalismo, nella II l' “ordine costituito”, i valori familiari, l'imposizione dall'alto di linee guida comportamentali tramite diritti, doveri e limitazioni, nella III l'individualismo ed il relativismo assoluto. Semplificando ancor più le classi si possono interpretare attraverso la metafora dei comportamenti tipici nelle diverse tappe dello sviluppo umano: la classe II associata alla fase adulta della maturità, la classe III alle fasi esplorative dell'adolescenza e la I alla vecchiaia. I comportamenti di IV classe sono invece quelli legati all'innovazione sociale ed all'emergere di nuovi schemi relazionali (partnerships, coalizioni, team, gruppi), in cui una novità è inserita in un contesto complesso.
14
CONCLUSIONI: DALLA NANOTECNOLOGIA AI SISTEMI COMPLESSI E RITORNO
È evidente come tutte e quattro le classi di comportamento descritte riflettano atteggiamenti in atto contemporaneamente all'interno della società, in continua sovrapposizione. Ma soprattutto quando ci troviamo di fronte a grosse novità, che scuotono alle fondamenta il nostro modo di pensare (com'è il caso dell'impatto delle nanotecnologie) ed in particolare in determinate condizioni nell'evoluzione storica, sociale e culturale, è ancor più necessario vivere in precario equilibrio sull'orlo del caos cangiante. La società contemporanea va rapidamente verso una nuova definizione degli assetti, le sensibilità cambiano e si sviluppano, e quelli intesi come i valori comuni perdono ancor più quel minimo di messa a fuoco che era possibile nel passato. È difficile prevedere se lo sviluppo che sembra delinearsi verso l'embriogenesi di una nuova civilizzazione planetaria proseguirà fino in fondo nella strada intrapresa della nascita di una coscienza globale, ma è evidente che questo processo è in atto e che parecchi muri di incomunicabilità stanno inesorabilmente crollando. Siamo spettatori di colossali incontri\scontri tra filosofie, stili di vita, tradizioni, con la conseguente ricaduta da parte di molti nell'individualismo, con frange di nichilismo, la prima filosofia a nascere nei momenti di crisi morali profonde, mentre gli antichi custodi di valori secolari si sentono spogliati da un potere centenario. Vi è d'altro canto una crescente ricerca di interculturalità, di dialogo, un cercarsi l'un l'altro a volte quasi compulsivo tramite i media, i telefoni cellulari, internet, le sue comunità, chat e blog. In una situazione così delicata è necessario trovare una strada percorribile, e questo è reso ancor più difficile dalla negazione dell'esistenza di valori fissi, stelle polari che indichino la via, reso evidente dallo studio della genesi della vita e delle società complesse. Valori che risultano essere relazioni, in una intricata rete di feedback, indici di comportamenti che si sono rivelati
15
vincenti nella lunga storia dello sviluppo della vita, ma sempre comunque legati al contesto in cui si sono sviluppati, e colorati dalla sensibilità emotiva ad essi contemporanea. Quando ci si rende conto che tutto gira, e che anche la stella polare diventa stella cadente, non resta che prenderne atto e cominciare a lavorare alacremente per stabilire degli accordi, dei punti di riferimento relativi, tramite il confronto continuo e persistente, consci di una impossibilità di avere risposte certe ed assolute e d'altro canto consapevoli di aver raggiunto la libertà di decidere insieme il nostro futuro comune. È necessario quindi proseguire a discutere, argomentare, lottare per quello che le nostre capacità predittive ci indicano, rendendosi coresponsabili delle scelte effettuate, prendendo posizione in prima persona, dialogando nel modo più creativo e concreto possibile. È importante inoltre mantenere al di fuori del confronto tutte le distorsioni che avvengono tramite la manipolazione dell'informazione, poiché non facilitano la creazione di nuovi schemi funzionanti ma al contrario favoriscono chi si trova già in posizione di vantaggio, tendendo a cristallizzare artificialmente la società. Dalla nanotecnologia impariamo a studiare la realtà da vicino, talmente da vicino che ci rendiamo conto di funzionare esattamente come tutto il resto del cosmo. Capiamo che la società prende forma dalle nostre relazioni, come noi da quelle delle cellule che ci compongono. Capiamo che dobbiamo studiare la complessità in toto, non possiamo partire dagli elementi uno ad uno. E solo una volta compresa la relatività in cui siamo immersi possiamo tornare a valutare l'impatto delle nanotecnologie sulla società contemporanea, ed accordarci tramite il dialogo constante, persistente e mai conclusivo sull'utilizzo più appropriato di ogni singola applicazione.
16
BIBLIOGRAFIA Abraham R (1997) Webometry: measuring the complexity of the World Wide Web, World Futures 50 : 785791. Holland JH (1995) The Mind, The Brain, and Complex Adaptive Systems, AddisonWesley, USA. Judge A (1994) Values as Strange Human Attractors, UNiS Journal (Dramatic University) 5 : 1230. Koestler A (1978) Janus, Hutchinson, London. Langton CG (1992) Artificial Life, AddisonWesley, USA. Mazzatenta A et al.(2007) Interfacing neurons with carbon nanotubes: electrical signal transfer and synaptic stimulation in cultured brain circuits, European Journal of Neuroscience 27 : 69316. Monod J (1970) Le hazard et la nécessité, Editions du Seuil, Paris. Morowitz H (1992) Beginnings of Cellular Life, Yale University Press. Roco MC, Bainbridge WS (2003) Converging Technologies for Improving Human Performance, Kluwer Academic Publishers, Dodrecht. Shomberg, R. von (2007) From the ethics of technology towards an ethics of knowledge policy and knowledge assessment, working document from the European Commision Services, Directorate General for Research, Brussels. Sukhanova A et al. (2007) Labinadrop: controlled selfassembly of CdSe/ZnS quantum dots and quantum rods into polycrystalline nanostructures with desired optical properties, Nanotechnology 18, IOP Publishing Limited. Waldrop MM (1992) Complexity: the emerging science at the edge of order and chaos, Simon and Schuster, New York. Wilber K (1995) Sex, ecology, spirituality: The spirit of evolution, Shambhala, Boston.
17