UNA VOCE
dalle due torri Informatore della Basilica di Sant' Ambrogio in Milano PiazzaSant'Ambrogio, 15 - Tel. 02186450895- Fax 8693839- E-mail:
[email protected]. c.c.P. 26958207
ORARI SS.MESSE Prefestive: S.Nicolao: ore 17.30 in Basilica: ore 18.30
INDIRIZZI E NUMERI DI TELEFONO DEI SACERDOTI
Festive:
Mons. BIAGIO PIZZI, Arciprete Piazza S. Ambrogio, 15
Feriali:
in Basilica: ore 8.00 - 10.00 - 11.00 (Capitolare in lingua latina) - 12.15 - 18.00 - 19.00 (le messe delle 11.00 e 18.00 sono sospese in luglio e agosto) 17.15 Vespri
in Basilica:ore 7.30- 8.00- 9.00- 18.30 (la messadelle8.00è sospesail sabato)
Mons. ERMINIO DE SCALZI. Abate Parroco Piazza S. Ambrogio, 15 Te\.
02.863866
Te\. 02.86451300
Don ENRICO PARAZZOLI, Assistente Oratorio Piazza S. Ambrogio, 25 Te\. 02.86450795 Don UMBERTO OLTOLINI Piazza S. Ambrogio, 15
Te\. 02.72010716
ORARI SS.CONFESSIONI
Mons. FRANCO VERZELERI, Abate emerito Via Lanzone, 13 Te\. 02.86451948
Tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.30 e dalle 17.30 alle 19.00
Diacono GIULIANO BERETTA
Te\. 02.89401063
OTTOBRE 2005
IL COMPITO DELLA FAMIGLIA NELLA TRASMISSIONE DELLA FEDE Oggi, 5 ottobre 2005 mi sono soffermato sulla seconda lettura del Breviario che proponevà alla riflessione del sacerdote un brano tratto dalla dichiarazione "Gravissimum educationis", un documento del Concilio Vaticano II, scritto quarant'anni fa, ma di grande attualità. Mi ha colpito forse perché in questi giorni tantissimi ragazzi cominciano il cammino dell'iniziazione cristiana, forse anche perché si è fatto un gran parlare di famiglia, sia da parte della chiesa, come dei politici. Trascrivo il brano del documento. I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può a stento essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. w famiglia è dunque la prima scuola delle virtù sociali, di cui appunto hanno bisogno tutte le società. Soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e della missione del matrimonio-sacramento, i figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo: lì anche fanno
la'prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nella convivenza civile e nel popolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamente conto della grande importanza che la famiglia autenticamente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello stesso popolo di Dio. Mi soffermo sul problema dell'educazione alla fede dei figli. L'educazione cristiana non è un discorso a lato dell'educazione umana, ma è la profondità di ogni educazione che vede la persona come uomo e come figlio di Dio. Oggi stiamo vivendo la fede non più in un tempo di cristianità, dove tutto (o quasi) parlava di fede ed essa prendeva forma dentro le istituzioni del vivere quotidiano, come in una terra - se così si può dire che ci apparteneva, ma la stiamo vivendo quasi in una terra dentro la quale ci sentiamo stranieri. Un tempo, trasmissione della vita e trasmissione della fede erano per lo più inscindibili. Oggi questa unità si è scomposta: molti non portano più a battezzare i loro figli, tanti li portano, ma poi se ne dimenticano; pochi ne vivono consapevolmente i doveri che ne derivano. Nel tempo di cristianità due componenti determinano normalmente la consegna della fede alle gene-
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razioni successive: la fede era trasmessa dentro le relazioni primarie (da padre-madre e figli) e con il concorso di un clima sociale e civile tendenzialmente omogeneo. Oggi, questa consegna e questa trasmissione della fede non è più un dato acquisito. Se un tempo la fede era la lingua madre di ogni uomo nato in occidente, oggi accade che l'iniziazione alla vita, la consegna di una lingua con cui interpretare l'esistenza non è più caratterizzata dalla fede cristiana. Nascono generazioni che non sono più di "madrelingua cristiana", ma semmai devono imparare la fede come "una lingua nuova". La via normale con cui uno viene introdotto alla fede non è più quella che eredita la fede dalla sua famiglia. Ma allora da chi? La riceverà sempre dalla chiesa certamente, ma non si può saltare la mediazione della prima comunità che è la famiglia. Mi ha fatto pensare in questi giorni la lettura di un brano del Cardinale Colombo. Diceva: «Non ebbe torto Joerghensen a cominciare così la vita di S. Giovanni Bosco...: «In principio era la madre...». Tante volte, quando volete comprendere in profondità la storia di un uomo, risalite alle sorgenti, cercate in principio la madre, indagate di quale tipo e intensità fu il suo influsso. Questo pensiero richiama alla mente la poesia di Zanella intitolata «Religione materna», dove è descritta una madre che al figlio in partenza per il viaggio della vita prepara e affida una lampada, la lampada della fede. Ed il figlio parte per le strade del mondo incontro al sole nascente dove lo attendono chiassose compagnie; più e più volte è tentato di liberarsi dalla lampada come di un inutile ingombro poiché nella chiarità del giorno gli sembrava spenta; ma quando viene la sera e l'universo è inghiottito dalle tenebre «a tremolar distinta torna la fiamma ch' ei credea estinta torna il bel raggio e torna lontana ricordanza di una chiesuola adorna, di una solinga stanza ove materna
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fede la lampada accese che al partir gli diede...». Continua il Cardinale dicendo: "Fortunati coloro a cui una madre e un padre hanno accesa in cuore prima di inoltrarsi nell'avventura della vita la lampada della fede! Quella fiamma alimentata dal ricordo e dall'amore materno sa resistere ai venti avversi delle passioni e delle illusioni". Commenta il Cardinale, proprio pensando alle parole dello scritto danese, In principio era la madre...: «ora mi trovo risospinto ai giorni beati della mia puerizia. Scarsi ricordi di quell'età galleggiano ancora sul vasto oblio che le sommerge; tra essi vedo una madre che nelle sere d'inverno con intorno la numerosa nidiata dei suoi figli cuciva e raccontava. Tutti erano tesi verso di lei, ...anche mio padre che si riposava delle fatiche del giorno ascoltava. Alcuni suoi racconti incisero così profondamente l'anima mia che il tempo non ha potuto cancellarli. li più delle volte i racconti di mia madre non erano che parafrasi dei fatti evangelici o più precisamente erano traduzioni della parola divina nel linguaggio e nel sentimento vivo dei suoi figli che ella faceva in un modo spontaneo. Ora che ci ripenso riconosco che quella è stata la via più efficace e duratura per portare il mio cuore all'adesione al vangelo. Perché come avviene nei circoli mossi dalla caduta d'un masso sulla superficie dell'acque, i quali vibrano e si dilatano sempre più anche dopo che la pietra è scomparsa e riposa sul fondo, così molte vite di figli toccate dalla parola piena di fede del papà e della mamma vivono per un tempo indefinibile sotto la luce del sole anche dopo che i genitori sono scomparsi e la loro voce si è spenta nel silenzio della morte». Forse è un brano un po' poetico, ma mi pare molto significativo. Sì, la comunità cristiana può fare tanto per la vita di fede dei ragazzi di oggi, ma non senza la famiglia e prima della famiglia. +Erminio de Scalzi
PROGRAMMA DEL MESE DI OTTOBRE 2005 Venerdì
7:
7 -8-9 ottobre: Martedì
Il:
Mercoledì Domenica
dalle 17 alle 18.30 adorazione del primo venerdì del mese. TRE GIORNI GIOVANI SPOSI AD ASSISI.
ore 21, in Oratorio, cammino famiglie. 12: ore 21, in sala capitolare, gruppo famiglie. 16: ore lO, presentazione dei cresimandi.
Giovedì 20:
ore 18.30, in sala S. Satiro: incontrare dalla Accademia di S. Ambrogio.
Venerdì
ore 21, in S. Sigismondo Cristo" .
21:
Ambrogio,
corso biblico: "Personalità
incontro
culturale
organizzato
di Paolo e conformazione
Domenica 23: GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE Lunedì 24: ore 21, Consiglio Pastorale Parrocchiale, in Sala Capitolare. Giovedì 27: ore 18.30, in sala S. Satiro, incontrare Ambrogio (Il incontro)
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UNA VOCE dalle due torri 3
CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA
DI MONS. LUIGI OLDANI - 29 SETTEMBRE Presentazione di mons. Abate Questa sera ci raccogliamo nella grande preghiera di rendimento di grazie che è l'Eucarestia, per fare memoria di Sua Ecc.za Mons. Luigi Oldani, che fu vescovo ausiliare dell'Arcivescovo di Milano e Abate di sant'Ambrogio. Lo ricordiamo nel centenario della sua nascita.
Tutti insieme - vescovi, sacerdoti, fedeli, familiari vogliamo ringraziare il Signore per il dono di Mons. Luigi Oldani a questa chiesa ambrosiana dove egli è nato come uomo e come cristiano e nella quale è stato ordinato presbitero e vescovo. Egli riposa in questa Basilica che amò con particolare affetto e nella quale esercitò il suo ministero di Abate parroco per 16 anni. Non potevamo lasciar trascorrere un anniversario come questo, perché la persona mite e grande di
Mons. Oldani è viva ancora nel cuore e nel ricordo di tanti di noi. Ringrazio tutti voi per aver accolto questo invito, in particolare Sua Eminenza il Cardinale Attilio Nicora che con la sua parola ci farà rivivere la figura di Mons. Oldani: un credente vero, un sacerdote esemplare, un vescovo che fu pastore buono e sapiente che ha servito fedelmente ed esemplarmente la chiesa di Ambrogio e questa nostra comunità parrocchiale. Ai familiari e parenti l'assicurazione che il suo ricordo sarà da noi conservato a lungo. Mi sia permesso ringraziare anche il coro di Caidate, paese natale di Mons. Oldani, che accompagnerà con il canto la nostra celebrazione. Sia essa vissuta da tutti con profonda partecipazione.
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OMELIA DEL CARD. NICORA Avevo conosciuto Mons. Oldani già da tempo. A Varese quando veniva a prestare servizio nella Basilica di S. Vittore. Poi quando in Curia svolgeva il compito di pro vicario generale e quindi come vicario episcopale di zona. Mons. Oldani era un uomo di pietà, ma intesa non in senso devozionistico... La pietà cristiana è il costante atteggiamento di delicata attenzione, di carità non apparente, ma sincera, una carità, che si fa paziente disponibilità all'ascolto e al servizio, e crea un clima di confidente fiducia, fino al punto di rischiare !'ingenuità. Ancora, la pietà è la dedizione alla Chiesa, alla sua presenza materna tra gli uomini, perché, per suo mezzo, la bontà misericordiosa di Dio venga annunciata e amministrata a tutti. Questa è la pietà cristiana, questa, mi pare, fosse la pietà che caratterizzava profondamente Mons. Luigi Oldani. In lui era diventata una sorta di seconda natura, al punto da tradursi poi, per una specie di coerenza interiore, nel gusto e nel culto del fascino della liturgia, della bellezza, della musica e del canto, dello splendore dell'arte, nello sguardo limpido e ammirato su tutto ciò che è nobile, puro, giusto, amabile, per dirla con l'Apostolo Paolo. Era in Mons. Oldani, una pietà coltivata a lungo, attraverso un percorso esigente di formazione, nello spirito dei tempi che furono più caratteristicamente suoi: dagli anni venti agli anni cinquanta quando c'era una cattolicità ambrosiana che conosceva il culto della disciplina interiore ed esteriore e alimenta-
va la propria fedeltà attraverso percorsi fatti di preghiera, di azione e di sacrificio. Questa pietà si trovò poi a dover affrontare, nei tempi difficili del '68 e dei travagli dell'epoca post conciliare, situazioni inedite, provocanti, che lasciarono don Luigi come stordito e stranito d fronte a quella che, per alcuni aspetti almeno potremmo oggi ripensandoci, rileggere come la dissacrazione della pietà, che si scatenò in quegli anni. Della pietà verso Dio, della pietà verso i genitori, della pietà verso la patria come era nell'antico sensibilità dei nostri stessi padri latini: il virgiliano pius Aeneas viveva la pietas erga Deus, erga parentes, erga patriam. Parve che in quegli anni un vento dissacratorio investisse tutto questo. Ma Mons. Oldani nonostante tutto rimase sul campo, nel segno della fedeltà, accettando non di rado di non capire e di non essere capito. Me lo ricordo nella Curia di allora, con un corridoio in palché che scricchiolava, in alcuni stanzini, dove si mettevano i vicari e i provicari, rannicchiato sulla sua poltroncina alla scrivania, che riceveva preti che ormai si facevano un poco scatenati, si disponeva, amabile e paziente, a sottoporsi alla bufera. In un certo senso non era più il suo mondo, forse per questo Dio lo ha chiamato presto, prima che potesse vedere l'esplodere più clamoroso della violenza anche nelle strade di questa città, e prima che, per altro verso, potesse tristemente assaporare il profilarsi della "Milano da bere". In paradisum deducant te Angeli, così prega in genere la Chiesa per i fedeli defunti. Sì gli Angeli sono venuti a prenderlo ad appena 71 anni di età, però trovando lo pronto, pur nella consapevolezza del
001
rI I 4 UNA VOCE dalle due torri passo, dolente ed estremo, del passaggio all'altra vita. lo penso che gli Angeli gli fossero familiari e che quando rientrava stanco dal suo intenso ministero quotidiano li chiamasse attorno al suo harmonium a cantare il bel gregoriano a lode della bellezza e della gloria di Dio, come sapeva e amava fare con i chierichetti e con la schola cantorum. E così lo si potrebbe in un certo senso ricordare e chiamare come Pastor angelicus, pronto a servire sulla terra come uno degli Angeli messaggeri e servi tori di Dio, ma anelante nel profondo a stare in compagnia con loro nel cielo: il suo vero mondo. Mons. Oldani mi ha conosciuto ragazzo, quando a Varese andavo a confessarmi talvolta da lui in S. Vittore. Mi ha sempre stimato e poi voluto bene. E penso che da lassù sia stato contento che abbia preso il suo posto nella Curia arcivescovile. lo stesso lo ricordai commosso al termine della mia Ordinazione episcopale in Duomo nel maggio del 1977. Ogni tanto la sua figura dolce, il suo sorriso mite, il profumo di Dio che egli irradiava mi tornano alla mente e mi riscaldano il cuore, mi provocano e mi confondo-
no, perché io riesco meno di lui ad avere amici gli Angeli. Lo sento in ogni parte singolarmente bella e grande di questa chiesa ambrosiana, cui tanto devo, volto amabile e pudico, tra i volti di tanti preti senza la cui testimonianza io non sarei neppure il poco che sono. E lo ringrazio, don Luigi, nella festa degli Arcangeli e nel centenario della sua nascita insieme con voi per quanto ci ha dato: pochi progetti e organigrammi, tanta fedeltà e pazienza, abbondante santità. E guardando lassù, mi par di intravvederlo seduto all'harmonium celeste, mentre canta con i cherubini e i serafini il bel gregoriano, in quella chiesa, ancor più splendida del suo S. Ambrogio che è il Paradiso, dove l'Agnello splende alla sua sposa. E mi viene di dirgli, con una punta di affettuosa e devota commozione: Don Luigi canta anche per questi faccendieri affaccendati quali siamo, superficiali e distratti, tentati di cercare noi stessi anche nelle cose di Dio. E giacchè continui a volerci bene, prega per noi, perché in earitate non fieta, raccogliamo il tuo esempio e continuiamo il tuo dono.
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RISUONA LA VECCHIA CAMPANA Secondo la tradizione cristiana una campana suona ogni venerdì alle ore 15 per ricordare a tutti la morte di Cristo in croce, come afferma il Vangelo di Matteo: "Verso le tre del pomeriggio... Gesù, emesso un alto grido, spirò". E un invito a rivolgere al Signore Gesù un pensiero di riconoscenza, una preghiera di pentimento e un proposito di conformità al suo esempio di amore incon-
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dizionato. Venerdì 30 settembre scorso non fu la solita campana del campanile "dei Canonici" ad invitare a fare memoria dell'ora del supremo sacrificio di Gesù, ma è stata, dopo tantissimi anni, l'antica campana - forse la più antica di Milano - posta sul campanile detto "dei Monaci", quello a destra della facciata della Basilica, più basso di quello "dei Canonici", ma più antico (sec. IX). La campana, di circa 90 centimetri di diametro, porta incisa la data del 25 maggio 1582 e la scritta: A fulgore et tempestate, libera nos Domine (Liberaci, o Signore, dai fulmini e dalla grandine). In epoca contadina la campana veniva suonata anche quando il cielo coperto di nubi nere e minacciose preannunciava l'avvicinarsi di forti temporali pericolosi per i preziosi raccolti. Ora la campana non ha bisogno del sacre stano per suonare. È stata dotata di un apparecchio elettronico e suona automaticamente. Le parti meccaniche, rese pericolose dal tempo e dalla ruggine, sono state sostituite con materiale nuovo. In corso sono anche i lavori di restauro del piano terra del campanile "dei Monaci", che ospiterà - per le feste di S. Ambrogio - il banco dei ricordi che ora occupa "indegnamente" la parte destra dell'ingresso laterale della Basilica. Così, grazie alla generosa sponsorizzazione delle Ditte Zambon e Mapei, il campanile "dei Monaci" torna a farsi "sentire" e, tra poco, anche a farsi "visitare". Agli sponsor la gratitudine, non solo della comunità di S. Ambrogio, ma anche della città di Milano che si gloria della Basilica e dei suoi tesori d'arte. don Biagio
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OTTOBRE: MESE MISSIONARIO L'amore di Dio e l'amore del fratello hanno a che fare con la missione. È, infatti, per amore di Dio che si parte e ci si apre all'universalità. Ed è sempre per amore del fratello - di tutti i fratelli - che si lascia ogni cosa. La missione ha dunque anche questa grazia: riunire la nostra vita attorno all'essenziale. Gesù lo ha vissuto e mostrato in tutta la sua vita. E ora tocca a noi "completare - nel senso dell' estensione universale nel tempo e nello spazio - quel che manca alla passione di Cristo". Questa è la missione. Questo ci richiama la Giornata Missionaria che si celebrerà Domenica 23 ottobre p.v. Gesù, anche oggi, ci comanda: "Date loro voi stessi da mangiare". In suo nome i missionari si recano in tante parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. "Essi - ha scritto Giovanni Paolo II nel Messaggio che aveva preparato per la Giornata Missionaria 2005 - fanno risuonare con la loro azione le parole del Redentore: "lo sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete" (Gv. 6,35); essi stessi si fanno "pane spezzato" per i fratelli, giungendo talvolta fino al sacrificio della vita. Quanti missionari uccisi in questo nostro tempo! Il loro esempio trascini tanti giovani sul sentiero dell'eroica fedeltà a Cristo! La Chiesa ha bisogno di uomini e di donne che siano
disposti a consacrarsi totalmente alla grande causa del Vangelo". Ognuno di noi è chiamato a prestare servizio all'universalità della missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso una presenza finalizzata alla promozione della fraternità universale. Ecco allora la proposta di gesti concreti da vivere in questo mese missionario: 1° - reciteremo ogni giorno una preghiera per tutti i missionari sparsi nel mondo. Spiritualmente ci sentiremo uniti a ciascuno e per ognuno offriremo anche qualche sacrificio personale; 2°
- cercheremo
di conoscere
e far conoscere
tività missionaria della Chiesa, qualche rivista missionaria; 3°
-
faremo
confluire
i risparmi
abbonando di questo
l'at-
ci a mese
nella raccolta in Basilica per il fondo internazionale di solidarietà alle Pontificie Opere Missionarie; 4°
-
sosterremo
la micro-realizzazione
illustrata
dal cartello esposto in Basilica vicino alla Cappella della Madonna dell'Aiuto. Si tratta di aiutare Padre Suzario a mantenere ed educare 200 studenti africani; 5° - parteciperemo alla Veglia Missionaria presieduta dall'Arcivescovo, sabato 22 ottobre al Palasesto di Sesto S. Giovanni - Piazza I Maggio, alle ore 20.45. . . d on B !agro
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PRONTI A PARTIRE! La festa dell'Oratorio, nella prima domenica di ottobre, è un po' il segnale della ripresa per tutta la Parrocchia: ci si ritrova dopo la "dispersione" estiva, per camminare sul tratto di strada che, lungo l'anno pastorale, il Signore ci darà di percorrere insieme. Siamo ormai al terzo anno del!'itinerario suggeritoci dall'Arcivescovo al suo arrivo a Milano: lo sfondo è la pagina evangelica che definisce i discepoli di Gesù "sale della terra" e "luce del mondo". Queste immagini mettono in evidenza due cose: l'assoluta gratuità e bellezza del dono di Dio e l'altrettanto assoluta esigenza di manifestare, nei gesti quotidiani, lo stupore del-l'incontro che può trasformare la vita, salvandola dalla scipitezza e dall'ombra che rende tristi, rassegnati, stanchi di stare al mondo.
del nostro incontro col Signore, in mezzo a centinaia di altre "news" che riempiono le agenzie di stampa, ma non rispondono alle domande profonde che tutti portano nel cuore. Da quando i cristiani esistono, la loro "specificità" è quella di ricordare che l'umanità ha radici più profonde di quelle che si vedono: ogni uomo è figlio nel Figlio. E questo ricordo non è anzitutto una parola da dire, ma una coscienza da vivere. In secondo luogo, che il nostro Oratorio deve sempre più essere luogo nel quale si scopre Gesù che dà luce e sapore alla vita: probabilmente non aumentando le cose che diciamo, ma incrementando lo stile del condividere un' esperienza che dà gioia. Chi a Gerusalemme vedeva i discepoli del Signore risorto - ci raccontano gli Atti degli Apostoli
Che cosa significa per noi? Anzitutto - credo - che il cristiano ha bisogno di riscoprirsi riconoscente: "ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato...". Non so se oggi la fede in Gesù Cristo, l'appartenenza alla sua Chiesa, la radicalità del Vangelo, suscitano il desiderio di dire grazie. Occorre essere forse più lieti nel raccontare la buona notizia
-
restava
stupito
dal loro modo
di essere, di parlare, di comunicare e di vivere le relazioni. Così può essere anche per noi, oggi, a Milano, in questa concreta comunità parrocchiale - un po' "sui generis" ma sempre comunità raccolta da Cristo...! In concreto: La carità più grande che possiamo
fare è anzi tut-
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UNA VOCE dalle due torri
to quella di educare: chi sente nel cuore il desiderio di spendersi perché un bambino, un ragazzo, un giovane trovi in Oratorio qualcuno che gli vuoI bene, si prende cura di lui, lo accoglie, lo accompagna? Non è un "mestiere" solo del prete: è un compito che tutta la comunità si assume, con diverse figure e diversi linguaggi. Recuperiamo il primato dello Spirito sul resto (lo scrive uno "ammalato" di programmazione, ndr), per dare importanza ai volti delle persone, all'ascolto, al silenzio, alla Parola.
Sentiamoci chiamati insieme a costruire qualcosa di più grande delle nostre piccolezze, un edificio di cui a malapena possiamo intuire l'immensità: il Regno di Dio. Non altrove, ma qui, dove a ciascuno è chiesto di impegnarsi quotidianamente per modificare il volto del mondo. Ci auguriamo di avere sale e luce nel cuore, perché crediamo che Dio solo è capace di dare sapore e colore alla vita degli uomini e delle donne di oggi, e di ogni tempo. Buon cammino! Don Enrico
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DOPO LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ A COLONIA... ...UNA LETTERA Gentilissimo Roberto (uno degli accompagnatori del gruppo, ndr), ci permetta di ringraziare Lei e il Don per il servizio impagabile che avete reso ai nostri ragazzi in questa indimenticabile settimana. Nostra figlia era raggiante, e nel tragitto dalla stazione a casa ieri sera non ha fatto che lodare tutto quello che ha visto e fatto. E mi ha raccontato quello che avete fatto per loro. Credo che in certi momenti le parole, anche in una mail, debbano inchinarsi a sentimenti che non riescono ad esprimere. perché non è solo gratitudine, è di più. E l'esempio di dedizione e servizio che avete reso ai nostri ragazzi non è che uno specchio di ciò che la GMG e il Papa sono stati per loro. Sono convinto che ne usciranno forgiati dallo Spirito ancora più. Quindi, grazie all' ennesima potenza. Troveremo il modo di venire anche a dirvelo personalmente più avanti. Vi affidiamo nostra figlia nelle preghiere. Un abbraccio Franca e Pao lo
...E UNA RIFLESSIONE Carissimi amici e amiche "pellegrini" della GMG, vorrei scrivervi brevissimamente, dopo la cena insieme e la serata trascorsa a ricordare le avventure di Colonia, per dirvi tre cose che mi stanno a cuore. Anzitutto GRAZIE, per il clima di amicizia che abbiamo costruito tra noi e che senz'altro è uno dei «tesori» che la GMG ci ha regalato. Quando delle persone si incontrano e condividono momenti forti, la loro amicizia non è solo un sentimento e un'emozione, ma è un dono da custodire e da allargare.
In secondo
luogo
vorrei
che
ciascuno
di noi
-
ricordando le parole del Papa e... il ritorno in treno (!) - chiedesse a Dio quale è l'«altra strada», la STRADA DIVERSA che deve percorrere come i Magi per raccontare a tutti l'incontro con Gesù: non possiamo solo ricominciare un anno di studio, lavoro, amici, impegno, ma ci è chiesto di cercare in noi una strada nuova che ci leghi di più al Signore, che ci renda suoi discepoli in un modo più profondo. Infine, prego perché ciascuno e ciascuna desideri far mettere RADICI a quanto gli è stato seminato nel cuore: una GMG non serve se non diventa quotidianità, preghiera, Eucaristia, carità, scelte piccole ma decise. Ognuno e ognuna di voi ha ricevuto in dono dal Padre la sua singolarità, la sua preziosità: Dio ha modi tutti suoi di invitarci, e non possiamo sapere né come né quando. Ma a noi tocca la gioia di rispondere con prontezza nel momento in cui l'invito ci raggiunge. Vi auguro di camminare ogni giorno sapendo tenere lo sguardo fisso verso il volto di Gesù. E auguro a me stesso di non dimenticare mai che proprio Gesù è il motivo di ciò che faccio e di ciò che sono. Spero di vedervi in uno dei prossimi incontri diocesani col Cardinale, e anche di trovare un'occasione
in cui raccontarci
- dopo
le foto, le
scatolette di tonno e verdura, le memorie che» di Marienfeld - che cosa ci è rimasto nimo delle giornate splendide di Colonia l'incontro con Papa Benedetto. Con affetto don
«mitinell'ae del-
Enrico
UNA VOCE dalle due torri
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SALE E LUCE... NONOSTANTE LA PIOGGIA! Sabato primo ottobre, entrando in Oratorio, si notava un'animazione abbastanza inconsueta: oltre agli "aficionados" del calcio e del ping-pong, un bel gruppo di adolescenti (insieme a qualche eroico rappresentante del gruppo Medie) si aggiravano indaffarati tra la Segreteria, il portico e l'ingresso, armati di cartelloni, nastri colorati, forbici, scale... erano loro, infatti, la "squadra speciale" che - con notevole buona volontà doveva trasformare gli ambienti per il giorno successivo, la domenica dell'attesissima FESTA di inizio delle attività, e preparare il mitico GRANDE GIOCO a squadre. E in effetti la mattina del due ottobre - nonostante il tempo inclemente - la nostra Basilica accoglieva una bella rappresentanza di famiglie, ragazzi, scout, catechiste, educatori e allenatori per celebrare insieme l'Eucaristia di inizio delle attività dell'anno! Dopo la Messa e il mandato educativo ("allargato" anche agli animatori), in palestra il Don si esibiva in un'interessante performance di canti, ban e ritornelli di dubbia provenienza, ottenendo un vero successo di pubblico, mentre gli intrepidi adolescenti (operativi, dopo una gustosa colazione, dall'alba...) armati di fischietti, cartelli, scatoloni e molta buona volontà si preparavano ad ammansire il popolo scalmanato proponendo I lave my city, il grande gioco ispirato al tema dell'anno. Mentre in Agorà scorrevano le immagini del primo turno di vacanza in Valsavarenche (prodigi della tecnica!), in Oikìa le mamme (e i papà) si attrezzavano per il rancio; il freddo sconsigliava di mangiare
all'aperto,
così
-
della fisica e della logica - si preparavano tavoli, sedie e panche all'interno per ospitare circa duecento bocche variamente affamate! Testimonianze qualificate certificano che gli ospiti di tanto banchetto abbiano divorato di tutto (ma proprio di tutto), senza lasciare briciola. Onore a tutti quelli che hanno contribuito con prodotti tipici e vini raffinati... e onore anche a chi ha fatto onore alla mensa! Dopo la pausa digestiva, fervevano intanto gli ultimi preparativi per il momento fatidico dell'incontro con un ospite particolare: il nostro Arcivescovo. Infatti
il cardo
Tettamanzi
-
"dirottato" in Oratorio prima di ordinare i Diaconi in Basilica -
sfidando
le leggi
aveva promesso che sarebbe venuto a salutarci e a pregare con noi. E puntualissima, alle 14.35, ecco apparire in via Lanzone la macchina dell'arcivescovo, subito intercettata da due impeccabili "sentinelle"! All'ingresso in Sala "Addolorata" tantissime mani si sono allungate per stringere quelle del nostro vescovo, che sorridendo ha ascoltato il saluto di don Erminio e don Enrico, e poi ha ascoltato il canto che abbiamo deciso di regalargli all'inizio di quest'anno pastorale: Ti do la pace. Dopo averci spiegato il senso dello slogan "Siete sale", ha pregato con noi il Padre nostro e ci ha dato la sua benedizione. L' "Alleluia delle lampadine" ha accompagnato il saluto e... l'arrivederci a qualche altra occasione! Il pomeriggio, dopo la partenza del Cardinale, si è concluso con la proiezione dello splendido video sulle vacanze del gruppo Medie in Valsavarenche, che ha regalato agli spettatori mezz' ora di divertimento, di simpatia e di nostalgia (per chi quei luoghi li ha visti "dal vivo"). Bravo, Lollo! La pioggia battente non ha raffreddato gli entusiasmi di una giornata intensa, vissuta insieme con semplicità, che ci ha fatto gustare - ancora una volta - la gioia di essere Comunità raccolta nel nome del Signore, preparandoci ad affrontare le gioie, le sfide e le fatiche di un anno di cammino dietro a Gesù. Grazie a tutti quelli che si sono dati da fare perché tutto funzionasse: è bello vedere che il nostro Oratorio sta in piedi perché tanti si spendono per renderlo una casa accogliente! Buon cammino. Il Cronista
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Anagrafe parrocchiale
Siamo gli operatori del Centro d'AscoltopaI1'Occhiaiee abbiamo Sono diventati figli di Dio bisogno della vostra collaborazione; perché e come? Se avete la Beltrami Danilo Bartolomeo pazienza di leggere queste poche righe ve lo spieghiamo. Dutschler Carolina lnnanzitutto cos'è il Centro d'ascolto e come opera. E uno dei settori di attività della Caritas parrocchiale, cui collaStefanovic Beatrice Sladja borano attualmente 12 volontari e che opera secondo gli intenGhelfiAlberto AngeloMaria dimenti e le direttive della Caritas diocesana che ha fatto di Patarnello Giulia Maria Giovanna questa attività, presente in molte parrocchie, il momento di Fanfoni Arturo Leone incontro fra la Caritas e tutte le persone, parrocchiani e non Vitariello Dario parrocchiani, che vi si rivolgono per parlare dei loro problemi e Fontanella Diego chiedere aiuto per risolverli. Il Centro è aperto due volte la settiValerio Matilde mana, il martedì mattina ed il giovedì pomeriggio. Gli operatori del Centro, sentite le necessità, cercano, se possiHanno celebrato il sacramento del matrimonio bile, di risolvere il problema o, se non ne sono in grado, indirizCampanelli Cristiano Simone con Moccia Giada Elvira zano i richiedenti alle organizzazioni sia private (specie della Fusella Stefano con Ranieri Nicoletta Caritas stessa o di altri gruppi di volontariato), sia pubbliche Zoli Stefano con Colombo Giulia (Comuni, Provincia, Regione, sindacati, ecc.) specificatamente Stefanovic Sinisa con Bonfanti Monica costituite ed organizzate per affrontare e risolvere quel particoBarili Davidecon Bellistri Laura lare problema. Da alcuni anni buona parte delle persone che si presentano Faggella Pellegrino Luca con Gangemi Anna (prevalentemente donne immigrate extracomunitarie) è in Sticchi Antonio con Ardito Federica disperata ricerca di lavoro; molte lavoravano presso famiglie, a AzzoniStefano Roberto con Orlandi Ilaria giornata o fisse, ed hanno perso il posto perché l'anziano è Pirino Antonio Gavinocon Macchi Carla Paola deceduto o è stato ricoverato, perché i bambini sono diventati Donoso Castro Patricio Leonel con Serrano Castro Bianca grandi, perché la famiglia si è trasferita o non può più pennetFlora tersi personale di servizio ed altri motivi analoghi. Ci troviamo spesso di fronte a situazioni veramente drammatiSono entrati nella casa del Padre che; a queste persone non solo vengono a mancare i mezzi di Mazzocchi Gian Carlo sostentamento ma a volte viene a mancare anche l'alloggio e Santorelli Milena corrono il rischio che non gli venga prorogato il pennesso di Scalmana Costante soggiorno e lavoro; inoltre molti con le loro rimesse dall'Italia mantengono alloro paese parenti (figli, coniugi, genitori, ecc.) -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.che ricevono da loro gli unici mezzi per vivere, studiare, curarsi. Il lavoro, cui è associata spesso anche la possibilità di un alloggio decoroso, rappresenta quindi il problema fondamentale per molte persone, risolto il quale tanti altri problemi si superano o diventano almeno meno gravi. Fra le persone in cerca di lavoro ve ne sono molte di una discreta cultura, provviste di diplomi e lauree, che però in Italia non hanno alcun valore. Al Centro d'ascolto si cerca di dare a tutti consigli ed indirizzi, segnalando richieste di lavoro tratte da siti specializzati (specie MACELLERIA da Internet), nominativi di Agenzie di lavoro, ecc. ma spesso LUIGIA FEROLDI senza esito in quanto le richieste di lavoro sono molte di piÙ SALUMERIA delle offerte. Riparazioni in genere DI LEVA CARLO Istituzionalmente il Centro d'ascolto non può e non deve essere elettriche e idrauliche Vendita di piccoli eletun'agenzia di collocamento al lavoro, ma pensiamo sia giusto (EX STANGALINI) trodomestici fare tutto il possibile per aiutare concretamente una persona nel bisogno. 20123 Milano Via Novati, 6, Milano Siamo quindi arrivati a spiegare come chiunque può avere Via Lanzone. 16 Te!. 02.86452558 occasione di darci una mano, ci auguriamo anche con reciproTel. 021862306 co vantaggio. Vi chiediamo, se siete in cerca di collaboratori domestici, di awalervi anche del Centro di ascolto, segnalandoci le vostre necessità; noi potremo mettervi in contatto con persone che si presentano da noi per cercare lavoro presso famiglie, fenno restando che la valutazione della loro idoneità dovrà essere fatta dagli interessati. Le richieste potranno essere presentate o telefonando allo 02.8057310o, meglio, presentandosi personalmente alla sede Caritas di Piazza S. Ambrogio 23 dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 12 e dalle 15 alle 17; si consiglia di dare la l'referenza al Optometrista martedì dalle 9.30 alle 12, al lunedì e al giovedì dalle 15 alle 17, orari in cui più facilmente si possono trovare presenti in Sede operatori del Centro. Via Caminadella, 2 Inoltre ci serve a volte a consulenza dì medici, psicol
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