INFORMAZIONI DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI SAN MARTINO D’ALBARO VIA LAGUSTENA 33 TEL. 010.377.77.74 - 16131 GENOVA
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MAGGIO - GIUGNO 2007 (XVII)
UNA STORIA LUNGA... COSÌ! di San Martino
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mici carissimi di ieri, di oggi... e di domani! Vi giungerà a casa il solito foglio parrocchiale. Siete abituati a riceverlo, a ricevere carta stampata, sfogliarla, sbirciarla... cestinarla. Potete farlo anche in questa occasione! No, non fatelo, per favore! Questo numero non è il solito “bollettino”, non è una reclame! Questo foglio vi parla di una storia d’amore lunga secoli, una storia lunga... così. Tutto è nato per caso o... per grazia del Signore! Con P. Luigi nel febbraio scorso, sfogliavo un testo, unico documento in parrocchia, di don Lanfranconi, viceparroco a San Martino negli anni ’50: catturò la nostra attenzione la
data del 1006 in cui si accenna a un atto notarile che ricordava la vendita di un terreno presso la chiesa di San Martino. Eravamo ormai in ritardo ma non potevamo ignorare l’avvenimento. Lo celebreremo nel prossimo autunno in occasione della festa titolare. Parliamoci chiaro: lontano da noi l’idea di celebrare commemorazioni o di lucidare trofei custoditi in bacheca ma piuttosto il desiderio di dare continuità al Vangelo, attraverso l’accavallarsi delle generazioni, per poterlo trasmettere ai giovani di oggi e di domani in questo minuscolo frammento di terra. Vogliamo vivere nella memoria una storia d’amo-
L’Abate G.B. Cavassa nel giorno del suo ingresso a San Martino (1931).
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re che dura da mille anni e oltre, tra il Padre e tutti coloro che qui, poco o tanto, si sono incontrati nel nome di Cristo Gesù e sotto i suoi occhi hanno vissuto gli anni spumeggianti della giovinezza e quelli sapidi della vita matura. Sfogliando infatti la storia, tanti e tanti protagonisti o anonimi “badilanti” ci balzano incontro; tanti eventi - la peste, passaggi di eserciti e conseguenti saccheggi, le guerre, momenti di festa... - ritornano alla memoria suscitando nel cuore emozioni e sentimenti, ripescando dal silenzio dei secoli gioie, sofferenze, speranze di cui solo Dio conserva memoria.
perché più saliamo in alto e ci distacchiamo “dalla greppia” più diventiamo uomini e fratelli. Questa storia apre tutti a una corale riconoscenza! Sembri invecchiata, cara piccola chiesa, con i tuoi muri scalcinati, le crepe nella volta e i tuoi fianchi sporchi di parole sciocche, ma è un’illusione! Tu ad onta degli insulti del tempo, rimani giovane perché continui ad indicare, a coloro che ti ascoltano, la via del bene, la strada di casa! Che dirti? Ad multos annos? Affatto! Molto meglio: “per omnia saecula saeculorum” perché scelte e decisioni maturate nella tua penombra sono le uniche a fare storia.
Questa è una storia infatti scritta con la vita perché tante e poi tante sono state le persone che qui hanno scritto la parte più bella della loro esistenza. Queste mura custodiscono un inestimabile tesoro: sofferenze sopportate insieme, amicizie coltivate per decenni, famiglie nate qui attorno al campanile, nelle serate odorose del mese mariano, testimoni di uno stile di vita cristiano. Questa storia sale in alto, sopra i camignoli e i tetti, dove la comunità si trova
Don Adriano
Così sono approdato a San Martino L
a storia di ciascuno di noi è fatta di momenti e situazioni, vissute con atteggiamenti e stati d’animo diversi a seconda dell’esperienza personale. Ci portano ad incontrare persone e ambienti, anche questi valorizzati o giudicati mai in modo univoco da ciascuno. Così da bambini e da ragazzi frequentiamo un certo giro di amici e compagni e via via che gli anni passano (ahimè!) passano anche queste compagnie: cambiano, crescono, si perdono, a volte può anche essere triste, ma la vita è anche questo. Anche le esperienze “di chiesa” nel corso degli anni cambiano: la mia storia ha
incrociato diverse realtà parrocchiali, come penso quasi tutti noi: N.S. del Rimedio in piazza Alimonda dove ho iniziato il mio cammino scoutistico (da lupetto ad esploratore), era la più vicina a casa e i miei fratelli vi erano già inseriti, S. Teresina era la mia parrocchia che in un certo periodo ha avuto una vivace attività giovanile, non solo scout, quando curato di quella parrocchia era Don Angelo, ora nostro arcivescovo. Ancora la parrocchia della Resurrezione di N.S.G.C. a Borgoratti, dove era curato e poi parroco il nostro amico don Peppo e dove Rita prima e anch’io poi, abbiamo svolto una parte importante del nostro servizio scout. Sono
I giovani con don Roberto
state tutte realtà che molto mi hanno dato nei diversi momenti. Poi è arrivato il momento di San Martino: con Rita frequentavamo la parrocchia di Borgoratti; avevamo il nostro giro di amici con i quali si condividevano tante esperienze, alcune giocose, altre più impegnate. È stata la chiesa dove abbiamo celebrato il nostro matrimonio e dove abbiamo battezzato i nostri figli anche se di San Martino. Sergio ha cominciato la scuola a San Martino e così ci siamo posti il problema del catechismo: a Borgoratti dove eravamo di casa, o a San Martino assieme ai suoi amici di scuola? Abbiamo pensato molto a cosa scegliere e alla fine abbiamo scelto San Martino, ritenendola una soluzione più felice per Sergio, anche se facilmente ci avrebbe allontanati da Borgoratti.
Riceviamo Da Taranto Marzo 2007 Rev. Don Adriano, come promesso vi spediamo la foto del piccolo da voi adottato. Come potete vedere Samuele cresce bene, la mamma, la giovane Teresa, lo porta spesso presso la nostra sede e tutti noi volontari facciamo a gara per tenerlo fra le braccia. I genitori e i nonni mi hanno incaricata di esprimervi tutta la loro riconoscenza per quello che avete fatto e continuate a fare per questa tenera creatura. Cogliamo l’occasione per augurarvi una Santa Pasqua. Tutti noi volontari per la Vita raccomandiamo all’amore Divino i nostri amici che ci sostengono con la loro generosità ed io personalmente ripeto il mio grazie fraterno. La responsabile del CAV Maria Grazia Saliva
Non nascondo che i dubbi erano tanti, ma presto sono scomparsi perché abbiamo trovato una comunità diversa da quella immaginata. È stato grazie a Sergio che ci siamo riavvicinati a questa comunità della quale oggi avremmo difficoltà a farne a meno. Possiamo dire che San Martino è una comunità viva, vivace, attiva, attenta 2
ai bisogni di tutti, una comunità che molti amici e conoscenti che capitano dalle nostre parti ammirano e un po’ invidiano. Credo che non siano poche le famiglie che si sono riavvicinate alla parrocchia e frequentano la S. Messa domenicale, grazie ai figli che si sono inseriti nelle diverse realtà giovanili. Forse una maggiore attenzione dovrebbe essere posta oggi alla crescita dei gruppi giovanili che, a mio avviso, stanno vivendo un momento non felicissimo, come del resto avviene anche in altri ambiti della società. Non voglio dire esplicitamente chi sia l’artefice e l’anima ispiratrice di questa comunità, tutti voi che state leggendo queste righe scalcinate, avete, credo, la mia stessa idea al riguardo, ma dal momento che la Chiesa è una comunità non è possibile attribuire tutti i meriti ad una sola persona; quella stessa persona non lo apprezzerebbe. Allora mi limito a dire a questa persona Grazie a cui penso si unisca il grazie di tantissimi altri, ma lo stesso Grazie lo rivolgo al Signore per averci dato la Comunità di San Martino che rappresenta l’umanità con tanti suoi difetti ma anche con i tanti suoi pregi. Francesco
Mille anni di
San Martino M
ille anni di storia documentata sono tanti e offrono a tutti noi l’occasione di una sana provocazione. Riconoscenza a Dio e alle generazioni che ci hanno preceduto per il dono di una fede trasmessa nei secoli; riflessione sui valori perenni, da custodire al di là dei contesti culturali circoscritti e mutevoli; impegno per il futuro, nella fedeltà verso il bene che ci ha preceduto e nel coraggio di scelte nuove: queste sono le piste che siamo chiamati a percorrere. In questa prospettiva, il Consiglio Pastorale Parrocchiale ha pensato ad alcune iniziative che possano aiutarci in questa riflessione e coinvolgere il massimo numero possibile di abitanti di San Martino.
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n libro: si sta lavorando a una pubblicazione che, in forma agile, presenti la storia della nostra chiesa in questi mille anni, con particolare attenzione ad alcune figure rappresentative, descriva le caratteristiche architettoniche e pittoriche dell’edificio e metta a fuoco la realtà attuale del quartiere e della parrocchia. Il progetto, benché impegnativo, non vuole essere pretenzioso: si desidera offrire a tutti gli abitanti del quartiere che siano interessati un piccolo strumento di conoscenza delle nostre radici e, di conseguenza, anche del nostro presente.
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na mostra fotografica: chi abita a San Martino da
Curiosando per le nostre strade
Via Borgoratti da via S. Lagustena a via Posalunga Dal “Dizionario delle strade di Genova”, a cura di Bianca Maria Vigliero, 1985
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a zona era già abitata nel X° secolo con la denominazione di “Montis Rosariis”, come si legge in un rogito dell’Arcivescovo Teodolfo che per conto del-
la curia genovese affittava terreni e case. Il nome attuale di questa località deriva dall’antica famiglia Ratto o Ratti che fino al XV° secolo vi aveva vaste proprietà. Alla famiglia apparteneva pure il colle di Monterosario, nella frazione di Bavari, sul quale fu costruito nel 1819 il forte Ratti.
qualche decennio sa bene quanto sia cambiato il volto del quartiere: strade, case, negozi si sono rapidamente trasformati. Al cambiamento urbanistico si è accompagnata un’evoluzione delle caratteristiche degli abitanti, per estrazione sociale, lavoro, stile di vita. Vorremmo documentare questo mutamento, con fotografie e vecchie cartoline illustrate.
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na festa: San Martino quest’anno coincide con domenica 11 novembre. Si vorrebbe dare particolare risalto all’Eucarestia delle 10,15 e, più in generale, a tutta la giornata. Si spera nella presenza del nostro Vescovo che, dopo la S.Messa, sarà invitato, come tutti i parrocchiani interessati, a un pranzo comunitario. I dettagli del programma, ancora in via di elaborazione, saranno comunicati alla ripresa delle attività dopo le vacanze estive. Tutte le persone che possono contribuire alla realizzazione della mostra fotografica fornendo materiale fotografico, cartografico, illustrativo sui cambiamenti nel tempo della chiesa, del quartiere e della sua vita sono pregati di contattare: Franca B. tel. 010513973 Francesco P. tel. 0103773599 Grazie per l’attenzione e la collaborazione. L’équipe Mostra Fotografica
Veduta di Borgoratti negli anni ’30
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NB: si garantisce la cura, la conservazione, l’uso appropriato del materiale e la sua restituzione.
Don Amos Romano (1972-1975)
Con l’Abate Cavassa e Don Bellani S
ono grato a Don Adriano di aver mi chiamato per far pervenire alla indimenticata e carissima Comunità Parrocchiale di San Martino di Albaro che celebra i mille anni di vita, il ricordo dei tre anni ormai lontani, ricordo però vivissimo, del mio servizio pastorale a San Martino. Non posso non fare riferimento a quella “istituzione” cara a tutti noi, che fu l’abate Cavassa. Figura indelebile nel cuore di tutti noi che l’abbiamo conosciuto. Ho avuto la grazia di essergli vicino nell’ultima fase della sua
Don Giovanni Benvenuto (1995-2004)
“Mi sono occupato dei giovani” S
ono arrivato a San Martino appena ordinato diacono. Il dono più grande che il Signore mi ha fatto è stato il mettermi accanto a don Adriano. Come un padre, con tenerezza e decisione, innanzitutto con l’esempio, mi ha mostrato cosa vuol dire essere parroco: quel poco che sono, lo devo soprattutto a lui. Nei nove anni rimasto tra voi, mi sono occupato soprattutto dei giovani. Un solo ricordo tra tanti: d’estate erano tre o quattro i campi scuola con ragazzi che facevamo in montagna: elementari, medie, superiori... di settimana in settimana, tra gite, gavettoni, giochi e celebrazioni, era come se il Signore mi donasse l’esperienza di essere padre e di vedere crescere i miei... anzi i suoi figli!
vita. Ricordo la sua gioia dopo avergli amministrato gli Ultimi Sacramenti. Con Guido Occhiena, poi, lo abbiamo rivestito dei paramenti sacerdotali. Non dimentico neppure le non poche “battaglie” con Don Bellani, ma anche le sue doti e il non poco che ho appreso da lui. Ricordo l’amicizia e la solidarietà di Don Franco Tomè viceparroco con me e vero fidato amico. Ricordo la vivacità di tutta la Comunità Parrocchiale, la amicizia e la vicinanza di tantissime persone e specialmente dei giovani con i quali ho vissuto tante belle esperienze. Ricordo la loro amicizia sempre “fresca” anche ora, quando a distanza di trenta anni si ha occasione di incontrarci magari casualmente per strada. Un cordialissimo saluto a tutti! Don Amos Don Bellani e Don Alfonso
«Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.» (Matteo 10,29-30). Come dice il salmista, ho la grazia di ripetere: «Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento» (Salmo 4). Don Giovanni Giovani di Azione Cattolica (1924)
Don Gianni Zamiti (1964-1972)
Mille ricordi e un po’ di nostalgia Don Gianni Zamiti
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rano gli anni ’60 quando il Card. Siri mi inviò come curato a San Martino d’Albaro. La parrocchia in quegli anni respirava il clima di un “vecchio borgo” dove il tempo si era fermato. Ci si conosceva tutti: la chiesa sulla strada, il silenzioso convento delle Clarisse, il Circolo per i ragazzi, la Società Operaia Cattolica, alcuni negozi di antica tradizione e l’osteria con il pergolato in via San Martino. Il Concilio era appena terminato e c’era voglia di nuovo, di sognare in grande. Era la primavera della Chiesa. Con l’entusiasmo del neofita ho vissuto anni meravigliosi insieme a don Tomè, che viveva in una soffitta del campanile, don Busallino, mio compagno di seminario, don Cassinoide e molti giovani catechisti, liturgia, serate musicali a tema religioso e sociale, campi estivi in Val Formazza, cineforum, teatro, sport... In questa meravigliosa avventura sanmartinese non posso dimenticare il vecchio parroco Mons. Cavassa. Uomo saggio e astuto, da troppi anni a San Martino. Mi seguiva con furbizia e benevolenza, ma spesso non ci capivamo e guardandomi scuoteva la testa. Forse molte volte l’ho fatto soffrire. Lui e San Martino erano una cosa sola. Famosi i suoi saggi proverbi genovesi. Amava la sua chiesa, la sua gente e amava la vita, ma il “vento nuovo” del concilio lo trovava perplesso. Camminava con fatica, ma sapeva sorridere. Gravemente ammalato mi volle accanto al suo letto con la fedele Emilia e Luigi il sacrestano. Commosso amministrai l’unzione degli infermi..., poi con mano tremante volle brindare “alla vita” con una coppa di spumante. Quanta saggezza in quel gesto! Io piangevo. Visse ancora alcuni anni nel silenzio, nella preghiera e la nostalgia del suo San Martino “vecchio borgo” che non c’era più. Don Gianni
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Mario Sessarego ai tempi di don Pasquale Mattioli (1960-1965)
Don Francesco Tomè (1965-1985)
Don Adriano e Don Giovanni
Mille anni, un soffio... di vita G
Ho 58 anni, mi chiamo Mario, sono medico e nonno N
el 1961, quando avevo 12 anni, incominciai, del tutto casualmente, a frequentare l’Azione Cattolica di San Martino. Eravamo in tanti; mi trovai subito bene e strinsi numerose amicizie: molte sono ancora oggi vive ed importanti. L’A.C. era coordinata all’epoca da un giovane sacerdote allegro, convincente e coinvolgente, dedicato a tempo pieno a noi giovani. Eravamo talmente tanti che venimmo divisi in base all’età in grossi gruppi, ma sempre in amicizia e collaborazione, senza competizioni o invidie. Sono rimasto nell’A.C. sino a 18-19 anni, ma certamente i primi tre anni sono stati i più importanti e produttivi: in quegli anni ho appreso, meditato ed approfondito alcuni concetti e “valori” che mi porto dentro ancora oggi e che reputo essere essenziali per la mia formazione, per il modo di intendere la vita e la morte. Ho capito alcuni concetti apparentemente semplici, ma che poi ho costatato sconosciuti ai più. Non mi riferisco a “valori” prioritari (non uccidere, non rubare, ecc.) che probabilmente avrei osservato comunque; penso a concetti più semplici, ma che mi hanno plasmato più concretamente. Penso per esempio alla capacità di fare un sacrificio, di saper rinunciare a qualcosa, di saper essere tollerante nei confronti di chi ragiona in modo diverso, di saper evitare sempre l’arroganza. La mia riconoscenza per quel Sacerdote che ci parlava e ci faceva ragionare e meditare, per quella chiesa dove ero solito entrare, pregare brevemente, quasi di corsa, per poi raggiungere gli amici in “sede” per giocare a ping-pong o lavo-
rare alla stesura del giornalino o partecipare alle adunanze di gruppo, la mia riconoscenza è totale. Alla domenica la messa dell’A.C. era alle 9 e quando non ero chierichetto di turno o lettore, ero allineato assieme agli altri sulla destra a fianco dell’altare (allora c’era spazio sufficiente): era importante essere in ordine perché eravamo in vista (la chiesa era sempre gremita) e poi c’era il Don che celebrava e ti guardava e poi sotto, nelle prime file, c’erano le ragazze della A.C. e... qualche sguardo... forse un sorriso... La chiesa di San Martino d’Albaro non è certamente la più bella di Genova: l’affresco al centro del soffitto che ritrae Martino nell’atto di donare la tunica al mendicante non è certamente opera di Giotto; e le finte colonne di marmo sulle fiancate non le ha disegnate Bernini. Però era la mia chiesa, li pregavo ed alcune cose la trovavo stupende: il coro di legno intarsiato dietro l’altare è ancora oggi bellissimo e ancora di più lo erano tutti quei mobili antichi di legno della sacrestia dove tenevamo i nostri messali. Il sagrato davanti alla sacrestia poi, era un punto di ritrovo quotidiano dove scambiare chiacchiere e scherzi; tutto questo ora è impedito da pesanti inferiate. Ricordi stupendi e vivi ormai datati quasi mezzo secolo. Mario Sessarego
Giornata della Fondazione del Circolo femminile di A. C. (1936)
ennaio 1965: un folto gruppo di chierici sale dal Seminario di via Porta d’Archi al Chiappeto per festeggiare la ricorrenza di Gesù Adolescente; tra essi gli otto diaconi che nel giugno saranno Sacerdoti: uno di loro ero io. Si sale a piedi attraversando in ultimo le vie della Parrocchia di San Martino d’Albaro: Parrocchia vastissima, di grande storia e nome e, ai primi posti nella “nomenclatura” Diocesana, in quanto guidata da un Sacerdote grande, ma anche con fama di severità verso i suoi sacerdoti. Si sa che uno di noi sarà destinato a questa Parrocchia: la mole e il numero dei palazzi che si susseguono ininterrotti, il numero degli abitanti (si parlava di oltre trentamila), mozzava il fiato al pensiero di una possibile destinazione, affiorava anche il conforto che per una realtà così grande fosse necessario un giovane sacerdote con ben altre doti che le mie. Arriva luglio: è finita la “luna di miele” sacerdotale: Ordinazione, Prima Santa Messa nella parrocchia di origine, viaggio a Roma con udienza dal Papa Paolo VI, chiamata in Curia dal Vicario Generale per la destinazione. Era un venerdì uggioso, l’ansietà rinsecchiva la gola, il cuore batteva a mille: l’attesa era insieme troppo lunga e troppo breve, finché... arriva la destinazione: San Martino d’Albaro! È l’inizio di un’avventura durata quindici anni e mezzo tra voi e quarantadue di sacerdozio: quindici anni immersi in una storia di mille anni che cosa sono mai? Eppure essendo una storia d’amore, capiamo che anche il battito di un secondo è importante come i mille anni. Il mio essere stato tra voi mi ha donato tante cose: mi ha aiutato ad aprirmi a una vita sacerdotale immersa nei problemi reali delle persone; giunto come un passerotto spaurito qui ho trovato aiuto, sprone a volte duro, confortato da esempi e testimonianze e la fermezza che mi ha costretto a superare i miei limiti, tanta umanità, tanto amore, sempre, ma in particolare in un periodo difficilissimo di malattia che mi ha fatto trovare attorno tante persone indimenticabili, confermandomi nell’esperienza bella e forte di essere in una famiglia vera. segue a pagina 6
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Si sta realizzando il Sogno Il Teatro segue a pagina 7
Quante esperienze dolcissime: nel cammino di sostegno e organizzazione con le catechiste, con gli insegnanti e i bimbi alla Perasso, l’Azione Cattolica e poi i lupetti, e gli scouts: gite, campi scuola, il percorso meraviglioso con i fratelli del gruppo famiglie, per la scoperta del dono della famiglia, testimone dell’Amore fedele di Dio per l’umanità, luogo di amicizia e sostegno indimenticabile, l’avventura immane della Missione promossa da Don Bellani che tanto bene ha suscitato: non ultimo il GPU (Gruppo di Promozione Umana) nato per aiutare i profughi vietnamiti. In particolare, senza voler sminuire gli apporti di tante, tante altre persone carissime, non posso non ricordare con immensa gratitudine l’”Abate” per antonomasia: il burbero benefico, Mons. Cavassa, che mi ritrovo nel cuore tante volte cercando un modello di Parrocopastore, che non lesina il rimprovero, ma lo addolcisce con l’amore attento e concreto, mettendo in primo piano il bene della persona, chiunque essa sia. Un’altra persona che ho sempre nel cuore è Don Gianni Zamiti: per me fu il fratello maggiore nei primi sette anni di sacerdozio, da guardare per cogliere il bene delle sua esperienza e il coraggio di andare avanti oltre ogni ostacolo, saggio, generoso e festoso. Mille anni: due parole che siamo abituati a considerare nella storia, pensata sempre di altri; questi mille anni, invece, sono nostri, perché non ci sono passati addosso, ma li abbiamo vissuti, li abbiamo costruiti sul tanto che ci è giunto dagli avi, abbiamo cercato di costruire qualcosa non attorno a noi ma dentro di noi per i fratelli e per coloro che sarebbero venuti dopo, nello Spirito del Cristo, dall’amore del quale, mille anni or sono è nata anche questa Comunità. Con affetto a tutti Don Francesco Tomè Don Piero Pigollo e Don Franco Tomè
Il nuovo CentroIncontri, grazie alle nuovissime strumentazioni audio/video che verranno installate, sarà una struttura polifunzionale dotato di una grande sala della comunità adibita di volta in volta a cinema, a teatro, sala convegni; postazioni multimediali, studio di registrazione, una biblioteca e soprattutto un nuovo luogo di preghiera. In questo numero di FRA LE CASE v’illustrerò il “teatro”. La parola teatro deriva dal greco theàomai che significa guardare. Il teatro era quindi, inizialmente, l’atto dell’assistere ad una rappresentazione da parte di un pubblico. In seguito si ebbero alcuni ampliamenti di significato: teatro passò a indicare nel suo complesso anche il pubblico che guarda e il luogo nel quale gli spettatori assistevano alle rappresentazioni. La parola “teatro” è dunque rimasta anche per noi ricca di significati; tra i principali possiamo evidenziare i seguenti: 1) teatro come edificio teatrale; 2) teatro come istituzione culturale e/o linguaggio espressivo: si parla allora di teatro negli stessi termini con cui si parla di cinema, di letteratura, di musica; 4) teatro come genere letterario, accanto alla poesia lirica, al romanzo, alla novella, ecc.; 5) teatro come complesso delle opere drammatiche scritte da un determinato autore il teatro di Sofocle, il teatro di Pirandello,... Il teatro è un’arte che ha una tradizione antichissima. Diversi elementi compongono l’arte teatrale intesa come forma di spettacolo: il testo, la recitazione, la scenografia, le luci, i costumi, il trucco e dal ‘900 la regia. A differenza di tutte le altre forme di spettacolo il teatro prevede la presenza fisica degli attori e degli spettatori nello stesso tempo e nello stesso luogo. Ogni rappresentazione è condizionata da questo incontro unico e irripetibile. Il teatro è espressione della cultura di un popolo ed è costantemente influenzato dalla società in cui vive e da cui è prodotto. Non si può pensare al teatro solo come il risultato finale di uno spettacolo prodotto da un gruppo di persone, ma è fortemente l’idea e la funzione che svolge in quel preciso momento storico. Dato che tra la società e l’uomo c’è un rapporto di scambio, il teatro rappresentando la società rappresenta l’uomo che a sua volta attraverso il teatro si esprime donando il proprio contributo personale. Questo è ciò che desideriamo condividere con voi e intendiamo realizzarlo all’interno del nuovo CentroIncontri, di San Martino d’Albaro. Continuate a darci una mano? Grazie! don Roberto
Banca CARIGE Agenzia 4 genova Numero di conto corrente 21418/80 abi 6175 cab 1404 intestato a chiesa parrocchiale San Martino d’Albaro Nessuno è autorizzato a chiedere offerte a domicilio!
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Ad un passo dal futuro N
iente di male: ogni gruppo sociale tende, nel tempo, a impigrire e quindi a bloccare il suo sviluppo; la parrocchia non fa eccezione. Chiarisce bene la famosa espressione: “perché cambiare? Abbiamo sempre fatto così”. La partecipazione alla liturgia, per esempio, come spesso si osserva, non è molto attiva e vivace. Se non ci fosse il coro, gli strilli di qualche bambino, il celebrante e i chierichetti che si danno da fare, sembrerebbe essere in un mare calmo e piatto dove prevale l’abitudinario. Se l’attività della parrocchia si dovesse giudicare solo in questo, non ci sarebbe molto da rallegrarsi. Però la comunità cristiana non si esprime solo in questo, anche se è importante. Un osservatore attento può scorgere anche altro, soprattutto nell’ambito della formazione e della sensibilità religiosa. Qualcosa cambia e i frutti, presto o tardi, diventeranno palesi. Sono piccoli segni di un sentire religioso e, soprattutto di fede, che avvengono an-
che a San Martino. Cresce, per esempio, la consapevolezza della necessità di una liturgia comunitaria e diventa anacronistico l’atteggiamento di coloro che ancora si “estraniano” nella preghiera individuale in una chiesa piena di gente. Nelle riflessioni comuni si sente che tendono a diminuire, fino a sparire, quegli atteggiamenti - retaggio antico - di una religiosità consolatoria. Con questa finisce anche l’idea di Chiesa separata dalle cose della vita quotidiana, e di una preghiera individualista: il “salvarsi l’anima” da soli, per intendersi. La vita parrocchiale non è solo liturgia, è anche molte altre cose. Il cristiano si realizza non solo nella preghiera, (ne è certamente il presupposto), ma soprattutto in quel “campo aperto”, dove ognuno vive. Quel “fai Tu per me”, rivolto a Dio, può diventare un alibi al disimpegno. La formazione cristiana è una formazione completa, di “spirito, di corpo e di mente”.
La parrocchia - questa vecchia istituzione spesso derisa - sta diventando uno strumento indispensabile alla formazione, dove si conosce, si impara, si progetta, nel modello della persona di Cristo. Piano, piano si sta formando una comunità adulta che abbandona la spiritualità “astratta” efficace certamente per un mondo lontano e diverso, per confrontarsi con tutti i problemi di oggi per quanto fastidiosi. Declinano quelle tematiche concettose e astruse e linguaggi fuori tempo. L’interesse principale si sta concentrando sulla figura del Gesù vivo (storico) che passa fra la gente disarmato come uno di noi, con gli stessi nostri affanni e le stesse ansie, prima ancora del suo meraviglioso Annuncio. Ci convince perché è della nostra stessa umanità. Si sente che il laico è non più un “oggetto da salvare” o “un inesperto”, ma un protagonista con un suo ruolo specifico (carisma), con una sensibilità da rispettare, con un proprio modo di pensare, senza il quale la Chiesa è monca. In una parola, non è più “gregge”, ma “popolo di Dio” come centralità teologale. Si dice che agisce nel “mondo”, ma questo è fatto anche di famiglie che si sfasciano, di ingiustizia dilagante, di vita pubblica sempre più disordinata, rapporti umani difficili, di gioventù disorientata, ecc. ecc. Il laico cristiano è parte di questo quadro. Per questo scopo deve prepararsi, e per prepararsi trova a sua disposizione la parrocchia. Padre Sorge, gesuita, direttore della rivista Aggiornamenti Sociali, in una conversazione in preparazione al Convegno di Verona, ricordava come il laico ha delle peculiarità che vengono dal suo stesso modo di agire e di essere. Non può scimmiottare persone che vivono realtà interiori lontane dalle sue. Ricordatevi - diceva - che “C’è una spiritualità propria del laico: il laico, per essere vero laico cristiano, non deve per forza imitare i domenicani, i gesuiti, i francescani o i preti... no! C’è una spiritualità laicale”. Mirio
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Salviamo lo stadio Carlini T
empo fa ho letto sui giornali una notizia che mi ha preoccupato molto: il progetto di eliminare lo stadio Carlini (un tempo stadio Nafta) per costruirvi palazzi e box. L’idea di costruire a Genova uno stadio multifunzionale venne al marciatore recordman Armando Valente e ad Attilio Pozzo, amministratore della società Nafta (l’odierna I.P.) una delle più importanti aziende petrolifere italiane. Lo stadio Nafta venne inaugurato nel 1927 con un grande meeting internazionale. Negli anni seguenti lo stadio ospitò gare di motociclismo, ciclismo atletica leggera, tennis e bocce. Nel 1938 si svolse il Primo Trofeo di atletica leggera in notturna in Italia, sul Campo Nafta. Il direttore dello stadio, signor Donini, era molto attivo e sapeva organizzare importanti avvenimenti sportivi. Lo stadio vide la partecipazione di grandi atleti mezzofondisti liguri, alcuni campioni d’Italia. Ricordo, nella mia giovinezza, di avere preso parte a staffette e a gare di salto in lungo e triplo con risultati soddisfacenti, per la Società GIL Cantore, Polisportiva Giordana, e infine per la Cristoforo Colombo. Presi parte alla grande staffetta, la “23 marzo”, che attraversava tutta Genova. Quando il Giro ciclistico d’Italia arrivava a Genova da Levante, i concorrenti, giunti a Sturla, imboccavano via Isonzo e via Vernazza per sbucare dal sottopassaggio Nafta, lato nordest e passare sulla pista di cemento per arrivare a tagliare il traguardo di tappa davanti alla tribuna principale. Un anno vinse Gino Bartali!! Registrato presso il Tribunale di Genova in data 24/9/1997 n. 28/97 Direttore responsabile Elisabetta Carcassi Stampa B.N. Marconi - Genova
Frequenti le partite di calcio, di rugby, di baseball e di hockey su prato. Nel 1963 lo Stadio venne intitolato a Giacomo Carlini, grande atleta nei 400 metri piani e ad ostacoli, primatista e vincitore di tante gare anche all’estero e infine prezioso allenatore di atletica leggera maschile e femminile.
numerosa poiché quasi tutti quelli che avevano gareggiato a San Martino aderirono a questa manifestazione sportiva, me compreso. Poi organizzarono la famosa staffetta, sempre per anziani: cento atleti x 4.000 anni x 40 chilometri nel Campo Gentile di Sturla; record del mondo col tempo di 2 ore 27’ e 15”. In seguito rifecero la staffetta per migliorare ancora e ci riuscirono col tempo di 2 ore, 18’ e 23”. Io partecipai alle due staffette correndo la frazione dei 400 metri. Seguirono articoli sui giornali, festeggiamenti e pranzi.
Ora lo stadio è deserto, purtroppo, perché inagibile secondo i nuovi regolamenti; le corsie dell’atletica sono sei invece di otto, la pista in cemento non è più regolamentare e il campo di calcio, penso, non abbia le misure giuste. Peccato!
Ritornando allo stadio Carlini, penso che se lo eliminassero San Martino perderebbe un’altra vasta zona di verde e di aria pura.
Nel 1975 i fratelli Lunghi fondarono la Società “Amici dell’Atletica Leggera” e organizzarono due pentatlon dei matusa (cinque gare) nel Campo Giordana in corso Monte Grappa. La partecipazione degli atleti fu molto
AGENDA PARROCCHIALE Dalla prima domenica di AGOSTO l’orario delle messe festive è il seguente: Sabato e vigilia ore 18 Domenica o festa ore 8.30 - 10.130 - 18 Ore 17.30 Vespri È sospesa la celebrazione della messa delle ore 11.30. Con la prima domenica di SETTEMBRE il nuovo orario delle messe è il seguente: Sabato o vigilia ore 18 Domenica o festa ore 8.30 - 10.30 11.45 -18 17.30 Vespro
Speriamo che ciò non avvenga! Mario Dighero
Giacomo Carlini (primo a sinistra) con una squadra di atlete (1950)
COLORA L’ESTATE CON NOI 24 GIUGNO - 1 LUGLIO Campo adolescenti - Campo Base in Val di Rhems (Aosta)
5 - 8 LUGLIO 4 giorni per coppie nel parco dei monti Sibillini
8 - 14 LUGLIO Campo A.C.R. - Azione Cattolica Ragazzi in Val Bondione
23 AGOSTO - 1 SETTEMBRE Campo adulti a Moena
30 SETTEMBRE - SABATO Si riparte... con il pellegrinaggio alla GUARDIA
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Sono sbocciati alla vita: Alvarez Flavia - Bussotti Andrea Luca - Coloretti Edoardo - Rabuttino Claire - Monje Bustafante Gabriele - De Muro Giulia - Barbera Elisa - Paietta Margherita. Sono tornati alla casa del Padre: Fortini Narcisa, a.84 - Adinari Alfonso, a.83 - Gazzo Antonietta, a.79 - Cavicchi Pia Assunta, a.90 - Emprino Vincenzo, a.98 - Giardino Carolina, a.88 - Sperandio Giorgio, a.87 - Ricci Attilio, a.74 - Bellosta Carolina, a.80 - Fazzolari Caterina - Sessarego Giovanni - Pruzzo Leonilde, a.86 - Sciabba Vincenza, a.96 - Zavattaro Rosa, a.94 - Marcianò Francesca, a.85 - Ruello Maria, a.80 - Pauselli Adda, a.92 Si sono uniti in matrimonio: 28 aprile 2007 Bagnoli Fabio con Giacchino Chiara 28 aprile 2007 Repetto Andrea con Perini Silvia 5 maggio 2007 Cedeno Alvarado Enrique con Uriente Solis Rosa 6 maggio 2007 Toma Andrea con De Francisci Michela