Sul domenicale: Bardot l’animalista, la farmacia dell’acqua di Marano, i Bud spencer blues explosion, gli espulsi dalla nazionale, mostre d’arte e cinema
Anno V - n. 232 - sabato 10 ottobre 2009 - E 1,00
Protesta Da Milano a Firenze, da Roma a Napoli a Palermo. Studenti e operai sono scesi in piazza contro il governo
Cinque manifestazioni e uno sciopero per turno di lavoro. Fiom-Cgil, collettivi studenteschi ed esponenti della sinistra insieme contro le scelte del governo
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In fondo
Un’altra messina si può evitare Fabio Roggiolani* Il 2009 è l’anno della devastazione idrogeologica: le vittime e i danni materiali sono i più alti mai registrati storicamente. L’ultima, l’altra notte. Le Filippine hanno di nuovo pagato un prezzo enorme all’assenza delle più elementari misure di previsione. In Italia il ritardo dell’allerta meteo ha invece colpito Messina. L’allerta arriva nei fax dei prefetti, ma dei prefetti di tutto il Sud Italia, provocando il paradossale effetto “troppa allerta nessuna allerta”. Ecco perché nacque Artù: un sistema di allerta integrato idro meteo in grado di prevedere gli eventi disastrosi con una capacità di 12-18 ore di anticipo. Questa fu una delle innumerevoli proposte che come Verdi abbiamo fatto a partire dal 1994, per circa dieci anni. Artù funziona, lo ha provato l’Autorità di bacino dell’Arno grazie al lavoro del Cnr Ibimet, ma andava messo a regime e applicato in tutta Italia. Il ministero dell’Ambiente, con Matteoli, decise invece che andava finanziato il bombardamento delle nubi con ioduri d’argento, anzi d’oro visto che buttarono al vento decine di milioni di euro o, forse, li promisero e non li dettero neppure a questa bufala scientifica. Ci riprovammo nel 2006, nel quarantennale dell’alluvione di Firenze, ma ci fregò Bertolaso annunciando che la Protezione civile stava mettendo a punto un sistema di allerta localizzato. Che è sparito nelle nuvole. Ecco perché muoiono decine di esseri umani: perché c’è chi ha dato i permessi per costruire nell’alveo dei fiumi e in zone a rischio frana, ma anche perché senza l’applicazione puntuale del sistema Artù non è stato possibile salvare molte di quelle vite. I miliardi di euro che occorrono per mettere in sicurezza il territorio sono almeno 15. Ma, pur ricorrendo a tecniche di ingegneria naturalistica a basso impatto, occorreranno decenni e, nel frattempo, non possiamo accontentarci dei ridicoli allarmi generalizzati del servizio meteorologico dell’Aeronautica. Dobbiamo estendere l’allerta meteo localizzata. Con Terra rilancio ora la proposta del 2001, quando descrissi la bomba d’acqua di Arcore, dimostrando come quel fenomeno era stato previsto dalle tecnologie e come sarebbe stato possibile mettere in sicurezza la popolazione, compreso l’inquilino famoso. Purtroppo, come spesso accade, le proposte ecologiste efficaci non sono raccolte, dato che evidentemente è assai più remunerativo ricostruire che ristrutturare. Ma quel piccolo uscito dal fango due notti fa a Messina chi lo riporterà alla vita? * ecquologia.it
su formazione e lavoro. «Vogliamo il blocco dei licenziamenti, l’estensione degli ammortizzatori sociali», dice Gianni Rinaldini. Dall’Unione degli studenti
la richiesta di una nuova legge sul diritto allo studio e l’affondo contro la Gelmini. Tra striscioni anti Berlusconi, moltissimi lavoratori e precari. L’autunno caldo
è appena incominciato. E dalle fabbriche alle scuole lo slogan è: “Diamogli una lezione”.
Servizi a pagina 3
Genova 2001
Cambia clima
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Pene comprese tra 8 e 15 anni, quasi il triplo dei poliziotti picchiatori della Diaz. Questa la condanna in appello a 10 manifestanti del G8. L’avvocato Tarantini accusa: in Italia l’incolumità delle persone vale meno di una vetrina rotta
Previdenza
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Bilancio fallimentare per i primi quattro anni di vita dei fondi pensione. Utilizzati da chi ne ha meno bisogno, del tutto inadeguati per chi non avrebbe potuto farne a meno. La denuncia di Marcello Messori, presidente di Assogestioni
Vietnam © ap/LaPresse
Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma
Una lunga Onda di tute blu
Nobel per la Pace a Barack Obama. Un riconoscimento dei suoi sforzi per il dialogo e una speranza per l’ambiente e l’intero pianeta. Più che un premio, uno stimolo al cambiamento collettivo Servizi a pagina 2 Lavoro
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Giornalisti, blogger, attivisti per i diritti e la democrazia. L’ondata repressiva del governo di Hanoi contro la libertà di espressione fa ogni giorno una nuova vittima. L’incubo del carcere non risparmia neanche insegnanti e scienziati
Governo
Brunetta, il perfettibile Stefania accumula gas Dina Galano
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essuno è perfetto, anche la riforma della pubblica amministrazione è perfettibile. Se qualcosa non va, come volevamo, siamo pronti a cambiare». Con queste parole pronunciate ieri, il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, grande lavoratore, spiega il suo metodo: pura sperimentazione. Ma applicata sulla pelle dei lavoratori. La sua riforma, che ieri ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri, prevede l’attribuzione selet-
tiva degli incentivi economici e di carriera; stabilisce che non più di un quarto dei dipendenti di ciascuna amministrazione potrà beneficiare del trattamento accessorio nella misura massima prevista dal contratto e ne godrà in misura ridotta al 50%. Ai lavoratori meno meritevoli non sarà corrisposto alcun incentivo. Immediata la critica della Cgil: «La riforma è un grave attacco al diritto alla contrattazione nei settori pubblici e il ritorno al primato della gestione da parte della politica dei diritti del lavoro». Segue a pagina 2
Erasmo Venosi
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a Ragioneria generale dello Stato ha appena pubblicato il primo Rapporto sulla spesa delle amministrazioni centrali. Il Rapporto analizza il processo di spesa del bilancio dei singoli ministeri. Al capitolo nono viene analizzato il quadro contabile del ministero dell’Ambiente. La Ragioneria “redarguisce” il ministero della Prestigiacomo: le somme impegnate classificate nel conto residui ammontano a più di 650 milioni di euro e provengono dagli anni 2006, 2007 e 2008. Nel
momento in cui il Paese è stretto nel “doppio sforamento” del mancato rispetto dei crediti concessi nel Piano nazionale di allocazione dei permessi (comporta oneri per 550 mln di euro) e del superamento dei “limiti Kyoto” (dopo il 2012 oneri annui stimati in 2,7 mld euro), constatiamo che risultano non spesi 400 mln di euro per la riduzione dei gas serra. Tali risorse risultano sul Fondo rotativo e sono in corso le procedure per il loro trasferimento alla Cassa depositi e prestiti, che ne curerà l’erogazione. Segue a pagina 5
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Villaggio
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Nobel Il riconoscimento al presidente Usa premia i suoi sforzi per il dialogo con l’islam, il suo impegno in favore dei deboli e le sue battaglie sociali. Ma rappresenta anche una spinta a continuare la Green revolution e la lotta all’inquinamento
Obama, pace a debito Emanuel Bompan
concetto che le potenze che guidano il mondo devono farlo in base ai valori e le idee che sono condivisi dalla maggioranza della popolazione della Terra». Per molti analisti e commentatori, la politica di Obama ha segnato il passaggio epocale dall’unilateralismo imperialista Usa al multilateralismo basato sulle potenze economiche globali. Il Nobel per la Pace al capo di Stato Usa, però, va anche letto come premio per la battaglia per i diritti civili che ha portato avanti in questi primi nove mesi di presidenza e come sprono a riprendere le lotte che ha tralasciato. Obama ha visto così riconosciuti i suoi sforzi per combattere il razzismo, la segregazione e i crimini di odio, il suo progetto per allargare l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, le svolte nel campo dell’educazione e nel supporto ai sindaca-
te che riceve un premio in nome della pace mentre è alla guida di un Paese in guerra. Ancora più di prima, il presidente Usa ha gli occhi del mondo puntati addosso e non può permettersi errori. Dichiarare la pace con l’ambiente, sotto attacco da parte degli Stati Uniti e del mondo industrializzato, limitare le emissioni, promuovere un futuro sostenibile e rispettoso della natura e annullare la proliferazione nucleare sono alcune delle sfide più difficili che attendono ora il presidente Obama.
Non pochi hanno sottolineato la contraddizione di un leader scelto mentre è alla guida di un Paese in guerra
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a notizia del premio Nobel per la Pace a Barack Obama è stata una sorpresa inaspettata. L’assegnazione del famoso premio, consegnato ieri a Oslo, è evidentemente legata alla visione e alla speranza del presidente americano di un mondo oltre i conflitti, oltre le razze e la povertà, di una ricchezza diffusa basata su una crescita sostenibile, su cui il presidente ha incentrato la sua campagne elettorale e il suo operato nei primi mesi alla guida degli Stati Uniti. La commissione norvegese che ha deciso l’assegnazione del premio ha giustificato la sua scelta sottolineando «gli incredibili sforzi nella diplomazia internazionale e nella cooperazione tra le genti». La memoria va al discorso del Cairo, di quello straordinario tentativo di riconciliazione tra Usa e Paesi musulmani, agli sforzi diplomatici per un mondo senza armi nucleari, ai dialoghi intensi per ripristinare l’impossibile processo di pace in Palestina, alla distensione dei rapporti con Cuba. Obama è in realtà il quarto presidente americano a ricevere il Nobel per la Pace. Prima di lui ne sono stati insigniti Theodore Roosevelt nel 1906, per aver fatto da negoziatore nella guerra russo-giapponese; Woodrow Wilson nel 1919, per aver fondato la Società delle nazioni, antesignana dell’Onu; Jimmy Carter nel 2002 per il suo sforzo di difesa e promozione dei diritti umani. La commissione, però, ha evidenziato come sia «assolutamente raro che una persona riesca a catturare l’attenzione del mondo come ha fatto Obama e dare alle persone una speranza per un mondo migliore. La sua diplomazia è fondata sul
ti, la continua ricerca di un terreno comune con un’opposizione repubblicana riottosa e tra le più populiste della storia americana. Obama ha governato come un costruttore di ponti. In realtà, come hanno sottolineato in molti, questo riconoscimento rappresenta anche una sorta di promemoria per il duro lavoro che Obama ha di fronte: dalla riforma delle istituzioni internazionali quali Wto, Fmi e Banca mondiale, all’interno dei quali gli Usa continuano ad avere un potere decisionale maggiore di quello di ogni altro Paese, alla necessità di riaprire il dialogo con l’America Latina, fino all’eliminazione della pena di morte. Non sono mancate le critiche alla decisione, che immediate si sono levate dopo il conferimento del Nobel. Non pochi hanno sottolineato la contraddizione rappresentata da un presiden-
Alitalia
dario fo imbavagliato Sara Picardo «Dario Fo non ha le competenze per parlare del caso Alitalia». Con queste parole il rettore dell’università degli studi La Bicocca, Marcello Fontanesi, ha negato al premio Nobel il diritto di parlare a termine della proiezione del docufilm Tutti giù per aria. L’aereo di carta, che narra la storia della vertenza degli ex lavoratori della compagnia di bandiera. «Ho ritenuto che il programma dell’incontro, dal punto di vista scientifico e disciplinare, non fosse adeguato alla nostra università», ha sottolineato il magnifico, che ha negato anche la disponibilità dell’aula di Sociologia dove si sarebbe dovuto tenere il dibattito. «Una posizione di bassa politica - ribatte il premio Nobel. Qualsiasi persona sensata può avere un parere sulla vicenda, degno di essere esplicitato in un dibattito, mica dovevamo parlare delle tecniche di volo o di decollo. Dovevamo discutere di tutto quello che la gente sa. E cioè che c’è stata una manovra per evitare che Alitalia venisse comperata dalla Francia, dell’opportunismo politico di Berlusconi che ha preannunciato la possibilità di salvarla perché era “roba italiana”. Poi l’intervento dei nobili della scalata, che hanno portato via denaro ai cittadini, dividendo Alitalia in due. La parte disastrata e piena di debiti è stata affibbiata di nuovo allo Stato, l’altra, quella che aveva del denaro, se la sono spartita». Anche agli organizzatori del convegno il
Il presidente del comitato per il Nobel per la Pace, Thorbjoen Jagland, con una foto di Barack Obama
Ambiente Spaccatura nella Camera di commercio degli Stati Uniti: alcune industrie hanno abbandonato l’organizzazione in polemica con l’adozione di politiche contrarie alla limitazione dei gas serra e tendenti a negare il global warming
Dubbi sui cambiamenti climatici Scontro fra le imprese americane Beniamino Bonardi
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e polemiche sulle politiche per combattere i cambiamenti climatici stanno scuotendo la Camera di commercio degli Stati Uniti, che conta tre milioni di imprese associate. Apple ha deciso di abbandonare immediatamente l’organizzazione, contestando con forza le recenti posizioni espresse contro il tentativo dell’Environmental protection agency (Epa) di limitare i gas serra. Apple ricorda di aver adottato autonomamente politiche di riduzione di queste emissioni, senza alcun obbligo di legge. «Per quelle compagnie che non possono o non vogliono fare lo stesso, Apple sostiene la necessità di una regolamentazione delle emissioni ed è frustrante vedere la Camera di commercio contraddire questo nostro sforzo». In precedenza, tre grandi compagnie del settore energetico - Exelon, Pg&E e Pnm Resources - avevano annunciato che non avrebbero rinnovato l’adesione alla Camera di commercio, a causa delle posizioni
estremiste assunte, mentre Nike si è dimessa dal consiglio direttivo perché non è stata rispettata la diversità di opinioni tra i suoi membri, ma non lascerà l’organizzazione. Gli annunci degli abbandoni sono venuti dopo che uno dei vicepresidenti della Camera di commercio, William Kovacs, ha richiamato lo scontro tra creazionisti ed evoluzionisti, dichiarando che sta preparando l’equivalente ambientale dello storico processo Scopes monkey trial, il “Processo delle scimmie”, che nel 1925 portò alla condanna, poi annullata, di un insegnante, John Scopes, accusato di insegnare la teoria dell’evoluzione nelle scuole del Tennessee. Ora sotto accusa dovrebbe andare la teoria sui danni alla salute umana derivanti dal riscaldamento globale. Il presidente della Camera di commercio, Thomas Donohue, ha preso le distanze da queste dichiarazioni, giudicate inopportune ed eccessive, ribadendo però che l’organizzazione degli industriali denuncerà l’Epa se verrà approvata una regolamentazione tale da mette-
re in ginocchio l’economia americana. La contestazione si concentra sulla trasparenza delle ricerche scientifiche su cui si basa l’Epa e sulla fondatezza della teoria secondo cui i cambiamenti climatici minacciano la salute umana. «La nostra opposizione a uno specifico approccio o a un progetto di legge non significa che ci opponiamo a qualsiasi sforzo per ridurre i gas serra o che neghiamo l’esistenza del problema», ha dichiarato Donohue, secondo il quale gli abbandoni della Camera di commercio sono espressione di una posizione assolutamente minoritaria e fanno parte di una campagna condotta da alcuni gruppi ambientalisti per gettare discredito sull’organizzazione. Inoltre, sottolinea Donohue, l’abbandono polemico di alcune compagnie energetiche è tutt’altro che disinteressato, perché si tratta di società impegnate nel settore nucleare, come Exelon, che trarrebbero vantaggio dall’approvazione del progetto di legge presentato dai Democratici, di cui la Camera di commercio contesta l’approccio,
perché «non è né comprensivo, né internazionale, è carente nel favorire lo sviluppo commerciale delle energie rinnovabili e alternative, fallendo nella prospettiva di una transizione verso un futuro a basso tenore di carbonio. Verrebbero anche imposte tariffe sul carbonio per i beni importati negli Stati Uniti, il che quasi sicuramente provocherebbe rappresaglie da parte dei partner commerciali a livello mondiale». Da parte dell’amministrazione Obama, l’abbandono polemico di alcune compagnie viene salutato come un rifiuto a sostenere il negazionismo e l’ostruzionismo. «Penso che sia meraviglioso e altri dovrebbero seguire l’esempio», ha detto il segretario all’Energia, Steven Chu.
Apple ha deciso di lasciare, le compagnie del settore energetico hanno annunciato di non voler rinnovare l’adesione
Lavoro
BRUNETTA, IL PERFETTIBILE Galano dalla prima La macchina anti fannulloni, dunque, ottiene le sue regole d’uso. E le norme di attuazione sembrano aggravare quanto già previsto dalla legge approvata a marzo 2009. Preoccupa soprattutto la riduzione degli spazi di contrattazione, che non potrà discostarsi da quanto stabilito per legge. Per il settore della scuola, in questi giorni sul piede di guerra, quello del governo è un messaggio chiaro. Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, ha elencato le conseguenze negative: «Più burocratiz-
globale
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Manifestazioni Quasi trecentomila distribuiti tra i cortei di Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. Ieri ragazzi e operai sono scesi in piazza insieme per frenare il degrado culturale e sociale che opprime formazione, ricerca e lavoro
Studenti in tuta blu Scuola Migliaia di studenti. Per l’Uds addirittura 150mila. In 60 piazza d’Italia, ieri, per protestare contro i tagli della Gelmini. «È un grande successo», dicono i ragazzi, «l’inizio di un altro autunno di mobilitazione». Segnali di vita, quindi, per un’Onda che veniva data per morta. A Milano hanno “assediato” il provveditorato regionale agli studi. No ai tagli, al fascismo e al razzismo e alla chiusura delle scuole civiche del capoluogo lombardo, erano le tre parole d’ordine del corteo. Mentre a Genova hanno sfilato dietro lo striscione “Hic sunt leones”. Assieme agli studenti, tanti insegnanti precari. Così anche a Bologna, Firenze, Napoli e Bari. Intanto l’Unicobas ha inscenato il primo sciopero nazionale della scuola con tanto di manifestazione sotto il ministero dell’Istruzione «contro il più grande taglio della storia della Repubblica: 150mila docenti e personale Ata sacrificati in 3 anni».
Giacomo Russo Spena
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filano uno di fianco all’altro. Nella stessa piazza. Metalmeccanici e studenti, perché le loro battaglie - dicono hanno un linguaggio comune. «La nostra scelta di manifestare insieme non è casuale: la Fiom chiede maggiore democrazia sui luoghi di lavoro così anche noi studenti chiediamo di poter dire la nostra sulle decisioni che ci riguardano», spiega Stefano Vitale dell’Uds. L’organizzazione si accoda con il proprio spez-
Gianni Rinaldini: «Non siamo disponibili a fare accordi senza il consenso dei lavoratori. È l’inizio di un autunno caldo. E il governo non fa nulla»
zone “giovanile” ai cinque cortei organizzati dalla Fiom a sostegno della vertenza contrattuale e contro l’accordo separato tra Federmeccanica e Fim e Uilm. È un successo. L’euforia dà i numeri: 100mila a Milano, 60mila a Firenze, 50mila a Napoli, 30mila a Roma e 10mila a Palermo. Nella Capitale, ad aprire la manifestazione lo striscione “Fermiamoli”. Dietro, la rabbia di migliaia di lavoratori, precari, cassaintegrati, disoccupati e, appunto, studenti. Gianni, che indossa una maglietta con su scritto “Licenziamento, il nostro futuro”, porta un cartello raffigurante la faccia di suo figlio, Tommaso, di appena 3 anni. «Dietro ogni dipendente c’è una famiglia - afferma -. Perdere all’improvviso il proprio posto è un vero dramma che il governo non vuol vedere». Tra i metalmeccanici, spiccano quelli della Alstom di Colleferro, che mer-
© Minnella/GRAFFITI
divieto non è andato giù: «È una forma di censura scandalosa. Tanto più grave perché a farla è il rettore di un’università», dice Alessandro Tartaglia Polcini, che ha perso il posto di lavoro nel passaggio da Alitalia a Cai, tra i produttori e ideatori della pellicola. Al dibattito dovevano presenziare anche altri relatori, tra cui il regista Francesco Cordio, Vittorio Malagutti de L’espresso, lo scrittore Franco Debenedetti. «Non è la prima volta che succede una cosa del genere», continua l’ex assistente di volo, «questa estate ci avevano invitati all’Isola Tiberina per presentare il film durante l’annuale Festival del cinema. L’organizzatore ci ha chiamato pochi giorni prima per dirci che attendeva ancora dal Comune alcuni permessi e non voleva correre il rischio di vederseli negare, proiettando un documentario di denuncia che avrebbe potuto dare fastidio alle istituzioni». Ma aver negato a un premio Nobel il permesso di parlare perché incompetente le batte tutte. «I motivi del rifiuto del rettore possono essere tre», dice l’economista Ugo Arrigo, tra i relatori censurati alla Bicocca, «che Dario Fo dia fastidio perché attira l’attenzione della gente sul caso; che il caso dia fastidio in sé; o che il film non piaccia per come affronta la vicenda. Il fatto, però, che il Nobel non abbia le competenze per parlarne è un assurdo, non si trattava di un convegno di economisti del trasporto aereo e la sede scelta era appunto Sociologia e non Economia. In questo Paese non si può criticare nulla, tutto deve essere perfetto, anche quando non lo è». Basta che non se ne parli.
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© DI MEO/ansa
coledì hanno impedito ad alcuni manager di uscire dalla fabbrica. In piazza molti esponenti politici (da Rifondazione al Pd passando per Sinistra e libertà) e i Movimenti di lotta per la casa. «La manifestazione di oggi è la prova che pezzi differenti possono partecipare alla costruzione di un welfare migliore che garantisca lavoro degno, redditi e alloggio», urla dal megafono Bartolo di Action. A chiudere il vivace corteo, animato da fischietti e trombette, gli studenti con il loro striscione “Consulta, ora boccia anche la Gelmini”. «Vogliamo sottolineare - spiegano il valore costituzionale del diritto allo studio che viene calpestato». Sono tanti. Tutti giovanissimi. Molti con look alternativi e le toppe dell’“ever green” Che Guevara. Chiedono il ritiro dei tagli alla scuola e del ddl Aprea, una legge sul diritto allo studio e la copertura finanziaria dei corsi di recupero. Il corteo finisce sotto gli studi Rai di via Teulada per denunciare la falsità dei media che parlano di una crisi già superata». «Siamo qui per parlare dei lavoratori, non di Berlusconi, delle feste e dei festini», gridano i manifestanti. Intanto a Milano, sotto una pioggia battente, il serpentone della Fiom si snoda per le vie del centro. «Chiediamo il blocco dei licenziamenti, l’estensione degli ammortizzatori sociali e l’apertura di un confronto con il governo», dice dalla piazza il segretario generale, Gianni Rinaldini, rilanciando il tema democrazia nei sindacati perché «non siamo disponibili a fornire accordi senza il consenso dei lavoratori». Come, invece, vorrebbero fare Fim e Uilm. «Un sopruso inaccettabile» per Rinaldini che conclude con una dura constatazione: «Siamo all’inizio della fase difficile dell’autunno e il governo non fa nulla».
Criminalità Maroni respinge la richiesta del prefetto. Per il parlamentare della maggioranza e coordinatore provinciale Claudio Fazzone: «La sinistra usa la lotta alla mafia per sovvertire i risultati del centrodestra». La città laziale è il suo bacino elettorale
Niente scioglimento per Fondi Il Pdl festeggia il ritorno alle urne Pietro Orsatti zazione e centralismo, ingerenza della politica nelle scelte dell’amministrazione pubblica». Si rischia il licenziamento in caso di assenze protratte oltre il dovuto oppure motivate da falsi certificati. Se necessario, poi, il dipendente sarà costretto alla mobilità obbligatoria, soggiacendo alle esigenze aziendali. Centralità riconosciuta agli obiettivi di produttività, pena la retrocessione in classifica; la graduatoria di performance riguarderà, infatti, tutti gli enti pubblici e, sotto la vigilanza dell’Authority per la valutazione, sarà il criterio guida per la ripartizione delle risorse. Finalmente, come voleva il ministro, meritocrazia a tutti i costi. Anche a rischio di disconoscere le ragioni del pubblico.
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a lotta alla mafia si è fermata a Fondi, e il suo atto finale non è tanto la decisione del Consiglio dei ministri che ha respinto la completa e puntualissima richiesta del prefetto di sciogliere il Comune. Quanto una dichiarazione di uno dei politici del Pdl che più avrebbe ricevuto danno dalla fine della giunta e dall’emersione del fenomeno di condizionamento e infiltrazione dei clan. «Oggi è stata fatta giustizia, restituendo in un Comune sciolto la parola al popolo sovrano, che potrà scegliere da chi farsi governare e a chi affidare l’amministrazione della propria città». Questa la dichiarazione del senatore del Pdl Claudio Fazzone,
Con l’azzeramento della giunta comunale per infiltrazioni dei clan, il senatore sarebbe stato costretto a rinunciare alle sue ambizioni
coordinatore del partito in provincia di Latina. «Noi - prosegue - siamo dalla parte della legalità, e il governo lo sta dimostrando con i fatti. La sinistra, invece, sta utilizzando la lotta alla criminalità organizzata per tentare di sovvertire i risultati che il centrodestra ottiene democraticamente. Il tutto a danno di migliaia e migliaia di cittadini, dipinti come malavitosi per la sola brama della sinistra di accaparrarsi qualche voto in più». Ma chi è Fazzone? È, come si mormora, l’uomo forte per la corsa alla Regione Lazio del prossimo anno? Se così fosse, Fazzone, che proprio su Fondi basa molto del suo consenso, davanti a uno scioglimento per mafia del Comune, sarebbe stato costretto a rinunciare alle proprie ambizioni. Ma, continuiamo a ripetere, chi è Fazzone? È un ex poliziotto, fedelissimo di Nicola Mancino, di cui fu l’uomo forte quando l’attuale vicepresidente del Csm nel ’92 ebbe l’incarico di ministro dell’Interno, e con un passato «nei ruoli della presidenza del Consiglio». La sua storia politica nasce lì. Sarà solo una coincidenza, ne siamo
certi, ma ci troviamo ancora proiettati nel ’92, l’anno terribile di Gladio, dell’impeachment a Cossiga, di “Mani pulite” e delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Tornano ancora quell’anno e quello scenario di funzionari infedeli dello Stato, come Contrada, e delle “agende rosse” scomparse, degli armadi dimenticati di Gladio a Forte Bravetta e dei computer di Falcone manomessi nel suo ufficio al ministero di Giustizia. Molte facce nuove sono salite sul palcoscenico della politica in quel periodo, Fazzone compreso. E oggi quel Comune da cui lui attinge un consenso formidabile diventa il simbolo di un conflitto che sembra ormai insanabile fra due Italie totalmente differenti, dicotomiche, non comunicanti. Fondi è diventata il Fort Apache del Pdl. Mentre nei processi di Palermo a Dell’Utri e a Mori e Obinu, che si valutavano ormai sterilizzati, parte l’attacco all’atto fondante del Pdl, ovvero la nascita di Forza Italia, la creatura politica di Berlusconi (che a Fini ogni giorno che passa sembra stare sempre più stretta), Fondi viene usa-
ta come baluardo, punto irrinunciabile, quasi una Stalingrado alla rovescia. Fondi non può essere sciolta, anche contro l’evidenza di una relazione prefettizia che, se resa pubblica, avrebbe effetti devastanti. È facile dedurlo semplicemente andando a vedere le dichiarazioni agli atti di pentiti accreditati come Antonino Giuffrè che, a proposito dell’interessamento di Cosa nostra (sempre nel ’92, quando Dell’Utri stava iniziando a mettere in piedi il “movimento” per la discesa in campo di Berlusconi), afferma che «a Cosa nostra interessava che il vertice di questo movimento assumesse delle responsabilità ben precise per far fronte a quei problemi e poi, successivamente, l’andare a mettere degli uomini puliti all’interno di questo movimento che facessero, in modo particolare, gli interessi di Cosa nostra in Sicilia, mi sono spiegato?». Si è spiegato benissimo Giuffrè. Le sue dichiarazioni, infatti, hanno contribuito a condannare Dell’Utri a nove anni in primo grado. E di che anno parlava? Il ’92, ovviamente.
sabato 10 ottobre 2009
In attesa di giustizia
Otto lunghi anni di indagini e processi A oltre 8 anni di distanza dal luglio 2008, nei tribunali italiani ancora si dibatte su ciò che è accaduto in quei tre giorni in cui, si disse, «lo Stato di diritto fu sospeso». Il prossimo appuntamento è il 20 ottobre, giorno in cui è attesa la sentenza della Corte d’appello per i fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto. Per le violenze ai manifestanti arrestati vennero rimandati a giudizio 45 tra poliziotti, funzionari, medici e guardie penitenziarie, accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, abuso d’autorità su arrestati, violenza privata, lesioni personali, percosse, ingiurie e minacce. Nonostante il Tribunale di primo grado, con sentenza emessa nel luglio 2008, abbia riconosciuto che i reati commessi dovessero «senza dubbio ricomprendersi nella nozione di tortura adottata nelle convenzioni internazionali» (pag. 318 della sentenza), e abbia dato come comprovate le accuse nei loro confronti, le pene sono state lievi, «non essendo possibile dimostrare il dolo». Così lievi da essere condonate in tutto o in parte, ottenendo persino la non menzione della condanna. Stessa conclusione anche per il processo Diaz, il cui appello andrà a conclusione il prossimo 20 novembre: nella sentenza di primo grado del novembre 2008, agli imputati sono state concesse le attenuanti generiche, e la pena è stata interamente condonata per tutti tranne che per Vincenzo Canterini, a cui è però stata ridotta da 4 a 3 anni. Restano poi ancora da istruire numerosi processi, per i quali le indagini sono state concluse ma non c’è stato ancora rinvio a giudizio. Molti riguardano cittadini stranieri, sia come parti lese che come imputati. Anche loro rischiano pene altissime, ma in otto anni nessuno si è ancora preoccupato di fargli sapere come andrà a finire.
Nel mirino
Attualità
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No global La Corte d’appello conferma la condanna per 10 dei 25 imputati. Ai prosciolti sono state riconosciute le attenuanti determinate dalla illiceità della carica di polizia in via Tolemaide. Per gli altri pene pesantemente aumentate
G8 di Genova, cento anni di carcere inflitti ai manifestanti Paola Mirenda
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ovantotto anni e nove mesi di carcere. Questa la pena che la Corte d’appello di Genova, presieduta da Maria Rosaria D’Angelo, ha inflitto con la sentenza di ieri ai dieci manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per gli incidenti avvenuti durante il G8 del luglio del 2001. I giudici hanno ritenuto invece di dover applicare le attenuanti nei confronti degli altri imputati, che in primo grado erano stati condannati a pene variabili tra i cinque mesi e i due anni, e di dichiarare per loro la prescrizione del reato. «Sarebbe sbagliato dire che c’è stata assoluzione, tranne che per uno degli imputati», conferma Laura Tartarini, avvocata del Genova Legal Forum. «Semplicemente, concedendo le attenuanti generiche perché è stata ritenuta illegittima la carica della polizia in via Tomaleide - giudicando in tal modo lecita la reazione dei manifestanti - si è arrivati alla prescrizione. L’accusa, in tal caso, decade dopo 7 anni e mezzo». Sono state invece riformate in peggio le sentenze per i dieci condannati, dando il massimo della pena (15 anni) a Francesco Puglisi, e pene oltre i dieci anni per altri tre imputati. «Sono condanne equiparabili a quelle per omicidio», denuncia la Tartarini. «Qui sono state date per fatti tutti riferibili esclusivamente a violenza contro cose, mai persone». Ma il pm aveva invece contestato - e l’appello ha confermato - la violazione dell’articolo 419 del Codice, «devastazione e saccheggio», che prevede una pena compresa tra gli 8 e i 15 anni. Basti pensare che per la Diaz e per Bolzaneto nessuno dei poliziotti indagati ha ricevuto condanne superiori ai cinque anni, nonostante le accuse fossero ben più gravi, come lo “strappo” della mano - suturata poi senza anestesia - a uno dei no global arrestati. A compiere quell’atto fu l’ispettore Massimo
di Fedora Raugei
Le formazioni neonaziste si stanno riorganizzando «L’area dell’estrema destra (...) è parsa caratterizzata da un accentuato dinamismo, testimoniato: dall’apertura di nuove sedi su tutto il territorio nazionale; dall’organizzazione di numerose manifestazioni e incontri musicali, questi ultimi riconducibili per gran parte all’area skinheads; dalla pianificazione di campagne di protesta sociale (emergenza abitativa, vivibilità delle metropoli, lotta alla droga, difesa della famiglia), con l’adozione di iniziative coordinate e simultanee in varie città; dalla costituzione di associazioni (circoli culturali, comitati civici, gruppi di volontariato) finalizzate ad ampliare la base di consenso e assicurare forme di finanziamento all’attività politica. Sono stati ulteriormente sviluppati i contatti con le omologhe formazioni estere, specie con quelle di matrice nazionalista dell’ex blocco sovietico. Significativo, al riguardo, l’impegno organizzativo dei principali gruppi italiani all’interno del “progetto di coordinamento” dell’ultradestra europea avviato nel 2002 sotto l’egida del Fronte nazionale europeo (Fne), che si batte contro l’asserita islamizzazione dell’Europa e l’ingerenza politico-economica statunitense. In questo contesto, si sono svolti in Italia incontri internazionali che hanno visto la partecipazione di numerosi esponenti di formazioni neonaziste e “identitarie” europee». Fonte: Relazione del governo sulla politica dell’informazione per la sicurezza, doc. XXXIII n. 1.
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Pigozzi, poi arrestato nel 2005 per stupro ai danni di tre donne rumene compiuto nella questura di Genova. «Questa è l’assurdità», commenta amara la Tartarini. «A loro nemmeno la sospensione dal servizio, che forse nel caso di Pigozzi avrebbe evitato un’altra violenza, e agli altri 15 anni per aver rotto vetrine». Gli avvocati, in attesa del ricorso in Cassazione, annunciano di voler chiedere l’intervento della Corte costituzionale, per-
Sulla notizia Decine di persone sono morte e rimaste ferite ieri nell’esplosione di un’autobomba a Peshawar, nel Pakistan settetrionale. L’attentato è avvenuto vicino a un autobus, nella zona del principale mercato della città. Secondo fonti locali ci sarebbero molte vittime civili, tra i quali donne e bambini. Le autorità hanno dichiarato lo stato d’emergenza nei principali ospedali della città. Negli ultimi due anni Peshawar, lungo la frontiera con l’Afghanistan, è stata teatro di numerosi attentati. Attualmente l’esercito pakistano è impegnato in operazioni contro i talebani.
ché si pronunci in merito all’indeterminatezza dell’articolo 419 e all’eccesso della pena rispetto alla sistematica del Codice. La Consulta, in realtà, è già stata interessata del tema, a seguito della richiesta del tribunale che giudica gli ultrà laziali arrestati nel 2002 con la medesima accusa, ma ancora non ha emesso la sua sentenza. «Speravamo che la decisione arrivasse prima della conclusione di questo processo, ma evidente-
mente le cose si muovono più in fretta di quanto avevamo previsto», continua Tartarini. «C’è il rischio che alla fine ci dicano che ci siamo inventati tutto, che non c’è stato alcun morto, che Bolzaneto non è mai esistita, e che l’assalto alla Diaz l’hanno fatto manifestanti travestiti da poliziotti. Che alla fine, di tutto, siano responsabili solo quei dieci “violenti”. Gli unici per i quali i tribunali hanno scritto una condanna». ©Tachus
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Giuliano Rosciarelli
«I
n Italia la previdenza complementare è stata adeguatamente utilizzata da chi ne aveva meno bisogno ed è stata del tutto inadeguata per chi non avrebbe potuto e dovuto farne a meno. Guardando in particolare ai giovani lavoratori, il bilancio al momento è del tutto fallimentare». È l’impietosa analisi che Marcello Messori, presidente di Assogestioni, associazione che rappresenta la maggior parte delle società di gestione del risparmio italiane e straniere, ha presentato al Senato durante l’audizione sull’attuazione della legge 262/2005 che ha riformato la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari. A due anni dalla riforma, il processo di consolidamento del secondo pilastro pensionistico sembra essersi arenato e, alla luce della più grave crisi economica degli ultimi ottant’anni, mostra tutti i suoi punti deboli. «Nel 2008 - si legge nei dati pubblicati dalla Covip, autorità che vigila sulle forme pensionistiche complementari - il totale delle nuove adesioni è stato pari a sole 430mila unità». Tenuto però conto delle uscite, gli iscritti sono cresciuti di appena 290mila unità e per giunta una quota non trascurabile degli iscritti non versa da tempo alcun contributo. In totale i lavoratori iscritti alle varie forme pensionistiche sono circa 5 milioni, pari al 20 per cento della forza lavoro. Le stime prevedevano nel 2008 una crescita fino al 55 per cento. Nel frattempo la crisi finanziaria è passata come un tornado e ha abbassato i rendimenti di tutti gli strumenti di risparmio previdenziale con perdite del 6 per cento per i fondi negoziali, del 14 per i fondi aperti e del 25 per i Pip unit linked nel 2008. Trend confermato nei primi mesi del 2009 e in leggera ripresa solo negli ultimi tempi. L’aumento della cassa integrazione in quest’ultimo anno e la tendenza a crescere nei prossimi mesi espone, però, i lavoratori a un altro rischio: quello di veder azzerati anche quei pochi spiccioli accantonati. «I rendimenti hanno ricominciato a crescere - spiega Morena Piccinini della Cgil - ma ora il pericolo è che molti lavoratori, per sopperire alla mancanza di reddito, chiedano il riscatto di quanto versato nelle pensioni integrative».
«Finirà che diranno che ci siamo inventati tutto, e che a Bolzaneto e alla Diaz c’erano persone travestite da poliziotti»
Recessione Una quota rilevante di iscritti alla previdenza sociale non versa da tempo alcun contributo e la crisi ha abbassato i rendimenti di tutti gli strumenti di risparmio
Bilancio fallimentare per i fondi pensione
L’aumento della cassa integrazione espone i lavoratori al rischio di veder scomparire i pochi spiccioli accantonati Il lavoratore, secondo quanto prevede la legge, può chiedere un’anticipazione parziale del capitale accumulato nel fondo per particolari motivi e a determinate condizioni. In caso di procedure di mobilità, cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, la normativa prevede la possibilità di riscatto fino al 50 per cento del totale. «Una strada obbligata - continua Piccinini - per le migliaia di lavoratori oggi in Cig o licenziati». Gli scarsi risultati di
quest’ultimo anno, dopo il boom del 2007 (1 milione di iscritti), sono in parte dovuti alla crisi economica ma da sola questa non basta a spiegare il fallimento. In discussione è la struttura stessa del meccanismo che non tutela sufficientemente, come abbiamo visto, i rendimenti e oltretutto esclude giovani e precari e gran parte della galassia delle piccole e medie imprese. L’età media degli iscritti non scende sotto i 45 anni e i ragazzi risultano esse-
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L’avvocato Laura Tartarini: «Chiediamo che sul reato di devastazione e saccheggio ci sia una pronuncia costituzionale»
re quasi totalmente assenti, coloro cioè che in teoria avrebbero più bisogno di un meccanismo di previdenza complementare visto che la pensione pubblica, a seguito delle riforme che hanno ridotto il coefficiente di trasformazione, sarà poca cosa. Altri grandi esclusi, fatta eccezione per la scuola, sono i dipendenti pubblici, mentre tra i privati le adesioni crescono solo nelle grandi aziende, lì dove esiste un’organizzazione sindacale.
Istat
Le tasche bucate del Ministero
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Venosi dalla prima La prova della marginalità della lotta ai gas serra è rappresentata dal decreto che regolamenta il Fondo approvato a fine 2008 pubblicato in G.U. nell’aprile scorso e modificato a causa di errori e refusi nella G.U. del 16 settembre scorso. Dal Rapporto si apprende che nel periodo 2003-2008 l’ammontare dei residui, ovvero di somme impegnate e non spese, è superiore alle somme degli impegni di competenza. Attraverso l’istituto della perenzione amministrativa che ha lo scopo di eliminare dalle voci di bilancio i fondi stanziati che non risultano più necessari o perché riferibili a lavori conclusi o non eseguiti più, nel 2006 sono andati in perenzione somme per 170 miliardi di euro, 820 nel 2007 e 188 nel 2008. Verificheremo in futuro se la perenzione opererà per il ministero dell’Ambiente come cancellazione delle somme permanentemente o co-
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me mero atto contabile. Risultano residui consistenti su altri importanti Fondi. Il Fondo triennale per lo sviluppo sostenibile finanzia interventi progettati dalle Regioni: su tale fondo non risultano erogati 48 miliardi di euro. Il Fondo per la mobilità sostenibile nelle aree urbane: innanzitutto appare opportuno evidenziare che oltre alla produzione di inquinanti gravi, il traffico veicolare è il settore che presenta il più elevato tasso di crescita dei gas climalteranti con un valore del +28% rispetto al 1990. Accordi di programma e bandi, dicevamo, danno attuazione al Fondo che riguarda 14 Comuni capoluogo di aree metropolitane. Circa 40 milioni di euro del Fondo mobilità risultano non erogati. Circa 27 milioni di euro risultano non erogati sul Fondo per la promozione e diffusione di interventi per l’efficienza e il risparmio energetico, per il solare termodinamico e per l’energia elettrica, prodotta da rinnovabili. I residui riguardano per il 50% la lotta alla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento, per il 12% in con-
to 2007 e altrettanto nel 2008 la conservazione dell’assetto idrogeologico e per un 7% (2007) e 21% (2008) il programma che riguarda lo sviluppo sostenibile. L’insufficienza di risorse per il rischio idrogeologico, con l’ulteriore grave limitazione rappresentata dai residui passivi al 12% del totale, si raccorda sinistramente al dpr 140 pubblicato in G.U. del 1° ottobre. Il dpr sopprime la segreteria tecnica per la tutela del territorio, istituita dieci anni fa con la legge 267, che aveva il compito di «effettuare l’istruttoria tecnica e le proposte in materia di individuazione degli interventi ordinari e urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico». In dieci anni la struttura tecnica, che ha gestito sempre l’emergenza, ha realizzato quasi 3.000 interventi preventivi e 3.250 interventi di messa in sicurezza, spendendo complessivamente 1,28 mld di euro. Attraverso una riorganizzazione finalizzata alla ricerca della efficienza viene distrutta la struttura che, con le poche risorse rese disponibili, ha evitato disastri come quelli occorsi in Sicilia.
Cresce l’industria ma a ritmo lento Italia avanti piano, forse troppo. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, la produzione industriale è cresciuta nel mese di agosto del 7 per cento rispetto al luglio di quest’anno. Un risultato congiunturale inaspettato (più alto dal 1990) ma che, se raffrontato al 2008, segna una flessione comunque fortemente negativa, pari al 18,3 per cento in media. A crescere di più sono stati i beni intermedi (9,2 per cento), a seguire l’energia (2,1 per cento) e i beni di consumo(7 per cento). Nel confronto con agosto dello scorso anno, invece, l’indice della produzione industriale corretto per gli effetti di calendario ha segnato diminuzioni in tutti i raggruppamenti principali di industrie: -31,8 per cento per i beni intermedi, -25,2 per cento per i beni strumentali, -7,4 per cento per l’energia e -4,6 per cento per i beni di consumo.
Esteri
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Informazione L’insegnante di Fisica Vu Hung, arrestato tre giorni fa, è solo l’ultima vittima della nuova ondata repressiva lanciata da Hanoi contro la libertà di espressione e di pensiero. Che sommerge anche blogger, economisti e scienziati
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anoi. Vietato criticare le scelte del governo, qualunque esse siano. In Vietnam il rischio per molti giornalisti e attivisti per i diritti non è la cancellazione del programma in cui lavorano, un possibile licenziamento o l’allontanamento in uffici di periferia, bensì il carcere. Se in Italia la stampa e la sua libertà di espressione sembrano essere in pericolo, con il rischio reale di perdere diritti consolidati, in Vietnam è ancora difficile anche solo poter esprimere liberamente le proprie idee. Almeno quando si parla di politica o di economia. Così, alcuni attivisti, blogger e giornalisti che recentemente avevano criticato le scelte dell’esecutivo si sono visti piombare la polizia in casa, pagando con l’arresto la scelta di voler informare e divulgare le proprie idee attraverso la Rete. Vu Hung, un insegnante di Fisica delle scuole superiori, che tre giorni fa è stato condannato a tre anni di carcere più tre di libertà vigilata per aver invocato la democrazia pluripartitica con uno striscione esposto su un ponte, è solo l’ultima vittima della morsa repressiva che attanaglia il Paese. Con lui sono stati recentemente condannati Bui Thanh Hieu, blogger di 37 anni, Pham Doan Trang, giornalista web di 31 anni e Nguyen Ngoc Nhu Quynh, blogger di 31 anni, colpevoli, secondo l’articolo 88 del Codice penale, di aver «condotto propaganda contro la Repubblica Socialista del Vietnam». Sono colpevoli di aver criticato accordi commerciali e questioni non ancora risolte tra Pechino e Hanoi. In particolare, un controverso progetto minerario nella regione degli altopiani centrali e il conflitto territoriale sulla sovranità su due gruppi di isole note come Spratly e Paracel, situate nel Mar Cinese del Sud. Nei due anni passati, alcuni gruppi di attivisti vietnamiti han-
no più volte manifestato davanti le sedi diplomatiche cinesi, con il placet delle forze di polizia, per sostenere con forza la sovranità vietnamita sulle isole contese. Gli episodi si erano risolti con semplici scuse da parte di Hanoi, che ha sempre risposto con fermezza a ogni singola rivendicazione sulla sovranità delle isole da parte cinese. Resta da capire il motivo per cui in questi ultimi mesi il governo vietnamita abbia scelto di voler limitare il dibattito sulle relazioni politiche ed economiche con la controparte. Secondo l’analisi della rivista internazionale Asia Times, l’attuale crisi economica e alcune decisioni sbagliate da parte dell’attuale governo vietnamita, avrebbero spostato l’ago della bilancia a favore di Pechino. A causa di una forte mancanza di liquidità, dovuta a scarse riserve di valuta estera, l’esecutivo cinese sarebbe intervenuto elargendo ingenti prestiti finanziari all’ex colonia. In cambio, il Vietnam avrebbe favorito l’accesso cinese al progetto minerario per l’estrazione di bauxite nelle province di Lam Dong e Dak Nong. Progetto criticato da più parti, sia per ragioni economiche che ambientali. Anche l’eroe della battaglia di Dien Bien Phu, il 97enne generale Vo Nguyen Giap, aveva espresso le sue riserve nei mesi scorsi. L’uomo che sconfisse i francesi nel 1954 si è detto contrario al progetto in questione perché provocherebbe danni irreparabili all’ambiente in una zona fortemente legata all’industria del caffè, che ha fatto del Vietnam uno dei principali esportatori al mondo. Ma la nuova ondata repressiva nei confronti dei “liberi pensatori” potrebbe essere frutto della battaglia tutta interna al Partito comunista vietnamita che, nei primi mesi del 2011, deciderà le nuove linee politiche per i cinque anni futuri. Le risposte alla crisi economica prese dal leader dell’ala liberale, il primo ministro Dung, sembra ab-
Il design è fico. Il riciclo è arte.
biano spinto quella conservatrice sempre più nelle braccia di Pechino. Dung, quindi, troppo vicino a politiche di mercato influenzate forse da Washington, rischia di rimanere solo ed essere sopraffatto da un’ondata reazionaria. È in questo clima di timore e tensioni che il 15 settembre scorso è stato approvato con firma dello stesso Dung il decreto numero 97. Con tale atto si è deciso di limitare la ricerca tecnico-scientifica a 317
as so Da ss rt o Al be by
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etroit incarna meglio di qualunque altra città la crisi statunitense. Palazzi abbandonati, case bruciate, aree una volta urbane intervallate da avamposti di case solitarie tra prati e fabbriche dimesse. “The D”, come la chiamano i suoi abitanti, è una città che sta scomparendo: la popolazione è passata da 2,2 milioni a meno di 800mila in meno di venti anni, dispersa su una superficie di 370 chilometri quadrati, un’area sufficiente per contenere, Boston, Manhattan e San Francisco. Città operaia per antonomasia, oggi la disoccupazione ha raggiunto oltre il 40 per cento. La popolazione è composta a maggioranza da afroamericani e da una delle comunità musulmane più grandi degli Usa. Molti dei “bianchi”, invece, hanno abbandonato Detroit seguendo un trend diffuso, quello dei white flights, le migrazioni di cittadini bianchi, dai centri delle città americane verso i nuovi suburbi. Un esodo iniziato nel luglio 1967, dopo gli scontri tra neri e forze dell’ordine che hanno lasciato una ferita che vive ancora oggi.
ambiti di studio. In pratica, gruppi indipendenti e statali non hanno più il diritto di discutere pubblicamente di determinate questioni. I primi a pagare sono stati i ricercatori del Vietnam institute of development studies (Ids), l’unico think tank privato e indipendente del Paese, costretti a chiudere per aver pubblicamente discusso le scelte economiche adottate dal governo. Nell’organizzazione nata appena cinque anni fa anche
emeriti intellettuali ed economisti di fama nazionale, già membri del Partito comunista vietnamita. «Bloccare la libertà di pensiero è contrario alla scienza, al progresso e alla democrazia», afferma il consiglio scientifico di Ids. Il timore è che paura, terrore e crisi siano la giustificazione per limitare, bloccare e arrestare il libero e democratico scambio di pensieri e opinioni, in Vietnam come nel resto del mondo globalizzato.
In un tribunale di Hanoi, un televisore trasmette le immagini del processo a Vu Hung, insegnante di Fisica delle scuole superiori condannato a tre anni di carcere più tre di libertà vigilata per aver invocato la democrazia pluripartitica con uno striscione esposto su un ponte
Maltempo Dopo Ketsana, anche l’uragano Parma investe l’arcipelago, causando almeno 180 morti e un numero elevato di feriti. Chiesto da Manila l’aiuto della comunità internazionale. Intanto il Sol Levante è alle prese con il ciclone Melor
Tifoni su Filippine e Giappone A
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Emanuele Bompan
I primi a pagare sono stati i membri del Vietnam institute of development studies, costretti a rinunciare alla propria attività
Paolo Tosatti
solo su
The D, la città dei motori che non vuole spegnersi
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Roberto Tofani
ncora morti nelle Filippine a causa del maltempo. L’uragano Parma si è abbattuto su un’area montuosa nella parte settentrionale dell’arcipelago, a nord dell’isola di Luzon, provocando una serie di frane e di inondazioni, con un bilancio provvisorio di almeno 180 morti e un numero imprecisato di feriti. La zona più colpita sarebbe la provincia di Benguet, dove si calcola che abbiano perso la vita circa 120 persone. «I danni nella regione sono gravissimi», ha detto il capo della Protezione civile provinciale, Olive Luces. «Abbiamo notizie di frane in tutta l’area». Nella località turistica montuosa di Baguio, altre 17 persone sono state uccise da una valanga di fango che ha sommerso parte della cittadina, mentre migliaia di persone sarebbero bloccate sui tetti delle loro case in oltre venti centri abitati della provincia di Pagasinan. I due tifoni e le piogge torrenziali che si sono abbattuti sull’arcipelago
nelle ultime due settimane hanno causato almeno 540 vittime e milioni di sinistrati. L’ultimo bilancio fornito dalle autorità sulla tempesta Ketsana è di 337 morti e 37 dispersi. Il Paese è in ginocchio e il governo di Manila ha chiesto l’intervento della comunità internazionale per fronteggiare l’emergenza. L’esercito Usa, che aveva già inviato aiuti dopo il passaggio di Ketsana, ha messo a disposizione alcune delle sue unità dotate di mezzi aerei e di gommoni. Intanto, alcuni paralleli più a nord, anche nell’arcipelago nipponico è toccato fare i conti con i danni causati dal tifone Melor, il primo a colpire il Paese dal 2007, che ha causato 4 morti e oltre 120 feriti. Il ciclone ha attraversato alla velocità di 270 chilometri orari la città di Nemuro, nella prefettura di Hokkaido Le abitazioni danneggiate ammontano a oltre 1.200; i ritardi o le interruzioni delle linee ferroviarie e marittime hanno causato numerosi disagi in tutto il Paese, soprattutto nella capitale Tokyo.
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Reportage Licenziamenti nel settore automobilistico, elevate tasse sulla proprietà, prestiti predatori, pianificazione urbana inesistente. Detroit è diventata il simbolo della crisi degli Stati Uniti. Eppure i suoi abitanti stanno reagendo
Il 15 settembre è stato approvato con firma del primo ministro Dung il decreto numero 97. Con tale atto si è deciso di limitare la ricerca tecnicoscientifica a 317 ambiti di studio
Vietnam, attivisti e giornalisti stretti nella morsa della censura
sabato 10 ottobre 2009
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Nelle aree suburbane intorno alla città, alcune tra le più ricche d’Ame-
rica, un’immensa distesa di quasi 3 milioni di persone, si celebra il sogno americano, tra centri commerciali e case monofamiliari dai giardini ben curati. Dentro i confini della città decine di migliaia di abitazioni sono abbandonate e quasi tutte la catene in franchising hanno chiuso. Le cause di questa desertificazione, che ha spinto migliaia di persone sulla strada, vanno ricercate nei licenziamenti nel settore automobilistico, nelle elevate tasse sulla proprietà (in caso d’insolvenza si procede al sequestro) e nei prestiti predatori, dove clausole nascoste e termini mal negoziati hanno ingannato migliaia di debitori: come Yvonne Blessett, 47enne, cassaintegrata da Chrysler, a cui è stata pignorata la casa svalutata, dopo otto anni di rate pagate. Chi rimane deve affrontare anche una crescente ondata criminale, con gang che assaltano case abbandonate o pignorate oppure le bruciano per cercare di ripristinare i valori immobiliari di un tempo o intascare una polizza assicurativa. Per molti, però, responsabile della crisi non è solo l’industria automobilistica o quella creditizia ma anche l’amministrazione comunale. Secondo A.M., studentessa, il Comune «è corrotto, composto da incompetenti». I cittadini, tra gli scandali dei vari ex sindaci (si vota a novembre) e un deficit di oltre 300 milioni di dollari, non credono più nell’amministrazione. E non sono serviti a rivitalizzare il bilancio (e la fiducia) progetti come i casinò Motor City e Greektown e il nuovo stadio Comerica Park. Insomma nessun indicatore statistico sembra mostrare trend di ripresa.
È la prima città contemporanea destinata a svanire, come una Cartagine del XXI secolo? Il polso di De-
troit pulsa ancora, anche se non è semplice individuarlo: è sopravvissuta al declino delle città americane, ha comunità vibranti che cercano forme di economia alternative sostenibili, un’inedita partecipazione dal basso e inno-
© Sancya/ap/lapresse
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vativi spazi sociali autogestiti da pensionati, giovani disoccupati, parrocchie e attivisti. «La necessità si fa virtù e la gente reagisce in maniera creativa e sorprendente», dice Lottie Spady, attivista. Detroit sta rivelando, infatti, una forza sotterranea che unisce Ong, movimenti, singoli cittadini, artisti, università e commercianti. C’è chi celebra Detroit come una piccola utopia, chi la definisce un’opportunità per ridisegnare il concetto di città, chi è assolutamente entusiasta di vivere una vita rurale nel cuore di un’area metropolitana. In una sala della chiesa centrale metodista una dozzina di persone discute armeggiando con i propri portatili. Sono gli organizzatori del prossimo Us Social Forum (Ussf) che si terrà dal 22 al 26 giugno 2010. «Il Forum è una grande opportunità per la città: servirà per fare il punto
di come l’America sta cambiando con la crisi», racconta Lou Novak, della sezione locale del Green Party. Ahmina Maxey, 24 anni, organizzatrice Ussf e membro del gruppo di ecologia politica East Michigan environmental action council, racconta che un esempio dell’azione diretta dei cittadini è rappresentato dalle fattorie informali e i community garden, piccoli orti ricavati da spazi abbandonati o dismessi. «La città ha molti problemi ambientali - spiega l’ecologista - come l’inquinamento dell’aria e suoli contaminati. Ma uno dei più immediati è l’assenza di cibo fresco disponibile. Detroit è quello che si chiama un food desert, un luogo dove non c’è accesso al cibo: gli alimentari si trovano spesso a miglia di distanza dalle abitazioni. Questo tipo di agricoltura, biologica e sostenibile, può essere la chiave per il futuro della città». Maliki Yakini, direttore del Detroit black community food security network, ha creato
In circa vent’anni la popolazione è passata da 2,2 milioni a meno di 800 mila. Su una superficie di 370 chilometri quadrati Nonostante la recessione, sta crescendo una forza sotterranea che unisce Ong, movimenti e singoli cittadini Tra inquinamento e suoli contaminati sorgono ancora fattorie e orti ricavati da spazi abbandonati 8.000 metri quadrati di fattoria urbana, nei pressi di Rouge Park, dove si coltivano verdure biologiche, si produce miele e s’insegna a conservare i prodotti della terra che sono venduti ai mercati locali riuniti in cooperativa. Gli orti, sparsi ovunque, sono oltre 170. Il vero problema di Detroit rimane, però, la gestione urbanistica. La cit-
tà ha una densità abitativa minima e in molti casi le abitazioni sono vuote. La pianificazione urbana è inesistente in molte aree, quindi i cittadini hanno pensato di fare da soli. Southwest Housing Soultions, una Onlus locale, ha trovato una ricetta perfetta per trasformare dal basso l’urbanistica della città. Impiegando un mix tra fondi pubblici, volontariato, donazioni, project financing e imprenditorialità, Tim Thorland, direttore visionario della Onlus, ha impostato la strategia basata sul densificare i centri abitati e riattivare la comunità, specialmente nel quartiere Southwest. «Noi compriamo case a poco, le siste-
miamo e riqualifichiamo l’isolato, dando avvio ad attività commerciali ed educative cofinanziate. Mettiamo a disposizione abitazioni sociali miste, dove homeless, famiglie e studenti convivono, evitando così la formazione di ghetti. Inoltre, per chi ha problemi di insolvenza offriamo servizi gratuiti d’assistenza». A dare valore alle nuove pratiche degli spazi post industriali ci pensa anche il fervido sostrato artistico di Detroit, città del blues e mecca della techno, ma anche sede di creativi, artigiani e istituti d’arte. Uno dei progetti più esemplari in cui l’arte ha dato nuova linfa alla città è l’Heidelberg projecy. Paesaggi fantastici, installazioni con barche piene di pupazzi o stormi di tetrapodi ricavati da ex aspirapolveri. «Questo è quello che serve a Detroit: una medicina per cambiare la città», spiega il creatore Tyree Guyton. Il progetto, aggiunge la manager di Tyree, prevede anche la creazione di un ostello per giovani, laboratori, e imprese legate al turismo culturale. Qualcuno come Phil Cooley, artista e proprietario del ristorante BBQ Slows, ha scelto di vivere a Detroit. «È un luogo dove la gente lavora insieme, non lo lascerei mai. Nei posti più impensati fioriscono spazi creativi dove il topic costante è la rielaborazione dello spazio urbano», dice. Come il Russell industrial center, un laboratorio sociale ricavato da una ex fabbrica, dove persone come Oneita Porter, ex impiegata Chrysler, ora creatrice di monili, progetta nuovi spazi sociali condivisi. «È come se si fosse ricreato l’ambiente culturalmente fertile degli anni 60», sostiene Aaron Timlin, direttore dell’autorganizzato Contemporary art institute of Detroit. Tra le macerie, forse una nuova cultura urbana sta mettendo radici a Detroit, laboratorio inaspettato di nuove pratiche e di nuovi modi di pensare la città.
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Cultura&Scienza
sabato 10 ottobre 2009
Terra
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Rassegna Fino al 9 maggio 2010 una serie di esposizioni speciali nei tre maggiori musei scientifici e una mostra a palazzo Medici Riccardi rievocano clima, protagonisti e innovazioni nella Toscana felix della prima metà dell’800
Quando Firenze era la capitale della ricerca
Viaggi immaginari
La magia della capitale thai
Federico Aragona
N
egli anni successivi alla prima rivoluzione industriale e all’epopea napoleonica, ovvero nella prima metà dell’Ottocento, lo sviluppo tecnologico e l’interesse per la scienza influenzarono in profondità la società italiana ed europea, con progressi senza precedenti in ogni campo, dalla matematica alla fisica, dalla chimica alla biologia. Alimentata dalla sensibilità illuminista per la ricerca scientifica utile, la tradizione galileiana divenne strumento di “progresso senza avventure” (sociale, economico, culturale) e fu coltivata con particolare lungimiranza, ma anche con avveduta prudenza, dai Lorena granduchi di Toscana e dalle classi dirigenti. Grazie a Ferdinando III e Leopoldo II, nella Toscana felix di quegli anni si affermarono personalità come Vincenzo Antinori e vi si stabilirono astronomi di fama come Jean Louis Pons e Giovan Battista Amici, fisici come Leopoldo Nobili, botanici come Filippo Parlatore. In Toscana si svolsero anche i primi Congressi degli scienziati italiani che fornirono, tra l’altro, importanti contributi alla causa risorgimentale. A Firenze, dove nel 1841 fu realizzata alla Specola la Tribuna di Galileo, si svilupparono l’Accademia dei Georgofili e l’Osservatorio Ximeniano ( fondati nel 1753), nacquero il Gabinetto Vieusseux (1820) e l’Istituto tecnico toscano (1850). Il 1848 vide invece l’inaugurazione della ferrovia Firenze-Livorno con la stazione Leopolda e della FirenzePrato-Pistoia con la stazione dedicata alla granduchessa Maria Antonia. Prodotto di quel clima sociale e culturale, risale al 1829 la stessa fondazione della Cassa di risparmio di Firenze, che nel 2009 celebra dunque i 180 anni di attività.
Il salone del Gabinetto di Fisica a Firenze in un’immagine di fine Ottocento
Uno dei padri fondatori, Cosimo Ridolfi, fu peraltro attivissimo anche nella promozione di studi e attività scientifiche, tra l’altro con la creazione dell’Istituto agrario (1834), il primo in Italia. Per rievocare questa straordinaria stagione pre unitaria, in cui Firenze fu la capitale intellettuale d’Italia e uno dei centri europei del sapere scientifico - nel capoluogo toscano videro la luce, tra gli altri, il primo telegrafo, la prima telescrivente, i primi esperimenti sul telefono, perfino il primo motore a scoppio - e anche per «valorizzare i giacimenti culturali meno frequentati», a partire dal primo novembre (e fino al 9 maggio 2010) prenderà il via Firenze Scienza, un evento che rientra nel ciclo “Piccoli Grandi Musei”, promosso dall’ente Cassa di risparmio e patrocinato dall’università di Firenze e dal ministero
Scaffale Ambrogio, ateo che fu fatto santo. Parola di Fo Un po’ puttaniere, un po’ intellettuale, un po’ rivoluzionario, da quella Treviri dove nacque Marx, molti secoli prima, venne un uomo che sapeva giocare magistralmente con le parole e con la politica: nel 305 a.C. nella cittadina tedesca nasceva Ambrogio «vescovo a furor di popolo» e poi venerato come santo dal Vaticano che ne fece uno dei quattro massimi dottori della Chiesa. Ma anche santo patrono di Milano. E tutto questo benché il nostro Ambrogio fosse stato per tutta la vita un ateo dichiarato! Insomma ce n’è abbastanza perché la mente del Nobel Dario Fo si mettesse a “ghiribizzare” (e a far ricerche) intorno a questo bizzarro personaggio «ricco e nobile, che visse quasi in simbiosi con un fratello che si chiama Satiro», come scrive lo stesso Fo a incipit de L’Ambrogio e l’invenzione di Milano (Einaudi, 222 pagine, 20 euro), il testo - con magnifici disegni e bozzetti colorati firmati dall’autore - che fa da canovaccio dello spettacolo in scena fino all’11 ottobre al Piccolo Teatro Strehler. Ne viene fuori un ritratto inedito di Sant’Ambrogio, tanto quanto esilarante. Grazie al lavoro minuzioso e graffiante compiuto da Dario Fo nel ricostruire la verità storica. Fuori dall’agiografia e dalle alterazioni della storia imposte dalla storiografia cattolica. s.m.
Da1 primo novembre in esposizione migliaia di oggetti, strumenti, reperti, oltre a dipinti, disegni, sculture di particolare valore e rarità per i Beni e le attività culturali. Firenze Scienza è il titolo unificante di una spettacolare rassegna articolata in quattro diverse esposizioni. Una (pitture, sculture, e così via) sarà allestita dal primo novembre a palazzo Medici Riccardi. Tre, dall’8 novembre, in altrettante celebri istituzioni del centro storico, dove si custodiscono le collezioni scientifiche più ricche e importanti d’Europa: museo di Storia della scienza ( futuro museo Galileo), museo di Storia naturale La Specola, Gabinetto di Fisica della Fon-
dazione di scienza e tecnica. Il percorso espositivo presenta migliaia di oggetti, strumenti, reperti, oltre a dipinti, disegni, sculture di particolare valore e rarità. Ecco il programma nel dettaglio. A palazzo Medici Riccardi: “Firenze 1829. Arte, scienza e società”, a cura di Silvestra Bietoletti. Al museo di Storia naturale: “La Tribuna di Galileo e la Specola fiorentina”, a cura di Fausto Barbagli. Al museo di Storia della scienza: “La Fisica a Firenze nell’Ottocento. Macchine e modelli da utilizzare”, a cura di Simone Contardi e Mara Miniati. Alla Fondazione scienza e tecnica: “La didattica delle scienze nell’800”, curatori Paolo Brenni, Anna Giatti, Guido Gori. Da non perdere l’appuntamento alla Specola dove, per la prima volta, sarà aperto al pubblico il Torrino, ovvero l’antico osservatorio astronomico.
«A Bangkok il tramonto è color zafferano e il fiume dà un senso di pace... Ma per me Bangkok era la notte», annota Lawrence Osborne nel suo nuovo libro in cui invita a conoscere il volto più nascosto della capitale thai. Città brulicante di umori e odori intensi, di incontri d’amore fugaci, di opportunità infinite che paiono tutte a portata di mano e sempre sfuggenti. Come il cuore delle persone, sempre un po’ nascosto dietro un velo di gentile riservatezza. Con una scrittura intima, quasi diaristica, ma anche altamente letteraria in Bangkok (Adelphi, 260 pp., 20 euro) il giornalista del New Yorker Laurence Osborne offre un ritratto appassionato - quasi un canto d’amore - per questa metropoli dal fascino potente e dalle mille contraddizioni; una città dove la cappa dello smog si mescola all’incenso e al profumo dolce dei bael cotti nei vicoli e nei mercati. Bangkok, città vertiginosa e sincretistica, sacra a Visnù secondo la tradizione induista ma anche piena di «Buddha slavati» e profondamente laica. Città di grattacieli e di casette che trova un suo contagioso ritmo nella discontinuità, nell’assenza di piani regolatori. Anche morali. Su tutto domina la seduzione di una antica cultura Siam che, dopo molti secoli di traffici e contatti con differenti culture, ha conservato un nucleo di identità indipendente e imprendibile. Simona Maggiorelli ©Tachus
Come evitare il disastro economico in dieci mosse
Le vie delle creatività sono sempre infinite
Perché il petrolio e i diamanti rovinano i Paesi che li possiedono? Come mai il crollo finanziario in Argentina non ha interessato gli Stati Uniti? Perché in Africa non si produce cocaina? Usciremo dalla recessione? A queste e a molte altre domande risponde il world trade editor del Financial Times, Alan Beattie, in Economia bastarda (Newton Compton), una storia dell’economia globale che punta a sfatare i miti secondo cui il capitalismo deve per forza fallire, alcune nazioni sono destinate a essere ricche e altre a rimanere per sempre povere, le religioni impediscono il progresso, la globalizzazione non può essere regolata. Perché il destino di ciascuna nazione, sostiene Beattie, «non dipende da piani divini o congiunture astrali, ma semplicemente dalle scelte di ciascun governo». Che Beattie mette sotto la sua implacabile lente, spiegando da quali ragioni sono dettate, e come interagiscono tra loro economia, storia, politica e vicende umane. E, soprattutto, facendo luce sulle decisioni che si stanno prendendo in questo momento, ed evidenziando quali sono le nazioni che adottano valide strategie per risollevare la propria economia e quali invece dimostrano di non aver ancora imparato la lezione. Insomma, secondo Beattie uscire dalla crisi globale è possibile. «Basta capire come ci si è arrivati». f.t.
A volte per superare un problema od organizzare al meglio l’ambiente di lavoro non bastano doti da manager, intelligenza e impegno. Serve anche un’alta dose di creatività. Una capacità non innata come pensano in molti ma che ognuno può sviluppare e mettere in pratica, bastano le tecniche giuste e il gioco è fatto. In occasione dell’Anno europeo della creatività e dell’innovazione arriva in libreria Creatività for ever (Franco Angeli, collana Trend, 2009, 22 euro), un volume firmato da Francesca Romana Gianandrea che ci porta attraverso sessanta tecniche di gruppo ottime per stimolare nuove idee e aiutare a risolvere i problemi. Da dieci anni Gianandrea si occupa di consulenze aziendali e formazione svolgendo il lavoro di creativity coach e con Creatività for ever ci propone non il solito libro di consigli astratti ma un tomo pratico che ci giuda attraverso grandi case study, l’utilizzo delle tecniche più idonee (che non a caso hanno nomi fantasiosi come “supereroi”, “due cervelli in un acquario” o “frasi killer”) utili per direttori, responsabili finanza e controllo al formatore, fino al politico e all’autore televisivo. Ma, aggiungiamo, utili un po’ a tutti, perché affrontare la vita con creatività può essere un primo passo verso il successo. p.d.l.
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Appuntamenti
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Evento In provincia di Brescia dal 13 novembre c’è Microeditoria. Incontri, dibattiti e presentazioni per fare il punto su un settore in continuo sviluppo, nonostante la crisi Daniela Gambino
Tante e piccole stelle per chi ama un buon libro arriva gente interessata, credo che sia per l’ubicazione particolare», un piccolo centro medievale alle porte di Brescia. L’equipe che organizza la fiera è composta da giovani che vanno dai trent’anni in giù. «Bisogna dare fiducia e spazio ai giovani prosegue Daniela Mena -. Penso che la rassegna abbia contri-
Tra gli ospiti della settima edizione l’astrofisica Margherita Hack, il cantautore e scrittore Davide Van de Sfroos e il giornalista Sergio Rizzo
buito a dare una nuova immagine di questa provincia, che è vista come un luogo di stakanovisti, dove allo studio si preferisce il lavoro, ma per essere competitivi è inutile aumentare i ritmi ma aggiungere valori e qualità». E di giovani si continuerà a parlare anche negli interventi. è previsto, infatti, quello di Sergio Nava, autore de La Fuga dei talenti, e quello di Alessandro Rosina, coautore di un altro testo, Non è un paese per giovani. I due giornalisti illustreranno le prospettive che l’Italia offre alle nuove generazioni. Fra le novità di quest’anno, oltre al ricco parterre di ospiti e presentazioni, si aggiungono l’idea delle “letture in carrozza” e dei libri in prestito. «Siamo venuti a co-
noscenza di un’iniziativa: a Napoli, nel quartiere Ponticelli, la casa editrice Ad est dell’equatore sta tentato di organizzare letture sui tram», spiega l’organizzatrice. Per perorare l’attivazione del servizio napoletano, alla rassegna hanno pensato di ricalcarlo sul trenino della linea Milano-Venezia, nella tratta MilanoChiari, durante i giorni della manifestazione. E, seguendo l’operato di Franca Berbenni, che attraverso il sito librinprestito.it presta gratuitamente i suoi volumi, da quest’anno, alla manifestazione - che si terrà il 13, 14 e 15 novembre 2009, e ha scelto il titolo dantesco “E quindi uscimmo a riveder le stelle” - si potrà fare lo stesso. In mostra a Microeditoria troverete i libri che han-
il disastro annunciato Dopo la strage, caccia ai responsabili della frana di Messina. Le colpe della politica,della Protezione civile e dell’illegalità diffusa. Tra ponte sullo Stretto, piano casa e new town, si organizza la prossima tragedia. Parlano Mario Tozzi e Vezio De Lucia
la notizia al centro il cuore a sinistra
no viaggiato di più, come Il Signore delle mosche, che una lettrice ha portato con sé a Stromboli, con tanto di sabbia raccolta fra le pagine e un pezzetto di roccia vulcanica stretto con una graffetta alla copertina. O la Fisiologia del gusto di Brillat Savarin: un trattato del Settecento in cui si parla del cibo e dell’arte di ricevere ospiti. Arricchito, ai giorni nostri, da ricette appese con fili colorati, disegni e foglie. Si finisce con La ragazza con l’orecchino di perla, nel quale, per ogni quadro citato, è stata inserita una piccola riproduzione. Altri libri potranno essere presi in prestito per arricchirsi e arricchire i viaggi dei lettori. Durante la rassegna è prevista la presentazione dell’audiobook Siddartha di Herman Hesse, ripubblicato da Verdechiaro in una versione letta dall’attore Enzo De Caro. Mentre Lawrence Ferlinghetti sarà protagonista di un’intervista esclusiva, proiettata durante la rassegna, realizzata dalla traduttrice Giada Diano, che ha firmato la sua biografia in italiano di Io sono come Omero. Il sabato, alle 18, Margherita Hack presenterà “Altri mondi possibili”, intervistata da Pino Di Maula, in collaborazione con Di Renzo Editore. Fra gli interventi si segnalano quelli del cantautore e scrittore Davide Van De Sfroos, del giornalista Sergio Rizzo e visite alla terrazza della villa per “rimirar le stelle”. La rassegna offre ancora spunti per riflettere sulla funzione poetica nella vita moderna, con il dibattito, “La poesia salva ancora la vita?”, che vede la partecipazione di autori come Gabriela Fantato, Milo De Angelis, Gerardo Mastrullo. Leggono le loro poesie Quito Chiantia, Mariolina De Angelis, Milo De Angelis, Gabriela Fantato, Lucetta Frisa, Mia Lecomte, Stefano Massari, Raffaele Piazza, Mariarita Stefanini. Ancora dibattiti con Vittorio Messori e Rosa Brichetti che discutono de “La fede e la ragione”. Il programma completo della rassegna, organizzata in collaborazione con il Comune di Chiari e il patrocinio della Provincia di Brescia e della Regione Lombardia, è disponibile sul sito www.rassegnamicroeditoria.it
© Musacchio & Ianniello/ansa
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ossiamo assicurare che la crisi, per Microeditoria, non si è registrata. Abbiamo dovuto chiudere prima le adesioni (il 30 settembre), avevamo già raggiunto i cento espositori». A dichiararlo è Daniela Mena, dell’associazione L’impronta che, da sette anni, nella splendida cornice autunnale di villa Mazzotti in quel di Chiari, in provincia di Brescia, organizza la rassegna della microeditoria italiana, che nella sola edizione del 2008 ha contato oltre 8.000 visitatori. Ma le buone notizie non finiscono qui: «Nessuna delle piccole case editrici è scomparsa. Anzi, un paio di loro sono cresciute. La Agar, per esempio, ha raggiunto una certa visibilità, con volumi che ripercorrono la storia sociale di questo Paese, con la biografia di Luciano Lutring, o recuperando la storia di Alberto Torreggiani, e stabilito nuove relazioni con giornalisti come Toni Capuozzo». Altri nomi? «La Fara editore di Rimini, grazie al suo sito, all’attività del suo blog e alla coordinazione e condivisione di segnalazioni e notizie attraverso i social network, ha creato una rete di vendita, questo perché è attenta ai rapporti personali. Il suo stand, in rassegna, è molto animato, i suoi autori sono coinvolti, partecipano a letture, vengono a presentarsi». In pratica, per cercare di ritagliarsi un posto in libreria e contrastare l’avanzata delle major, è fondamentale curare i rapporti umani. «L’investimento relazionale riesce a supplire all’investimento economico e il web è il nuovo mezzo, e le fiere servono anche a instaurare relazioni, conoscere personalmente, anche se questo dipende dal tipo di manifestazione, che deve avere un pubblico adeguato. Da noi, per esempio,
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Creatività
sabato 10 ottobre 2009
Si chiude oggi a Ravenna il festival del fumetto di realtà Komikazen. Autore di prestigio della locandina è l’illustratore Peter Kuper, collaboratore di Time e Newsweek e autore di Diario di Oaxaca Diego Carmignani
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er due giorni, fino a oggi, Ravenna è la capitale del fumetto di realtà, con Komikazen, un rassegna che da cinque anni propone il meglio del genere autobiografico, memorialistico, storico e di reportage del reale, un modo di raccontare per immagini che ha da sempre trovato espressione nei grandi maestri del disegno, anche in quelli celebri per le storie di fiction. Una tendenza dettata dalla necessità di ricerca personale e di sperimentazione presente in vari luoghi della città romagnola fino all’8 novembre 2009. Ospite d’onore il disegnatore inglese Dave McKean, che al Mar, museo d’Arte della città, espone La comica tragedia o la tragica commedia di Mr Punch, lavoro sul suo diabolico antieroe mutuato dalla commedia dell’arte, la cui storia si intreccia a ricordi d’infanzia del protagonista e narratore della storia. Dall’Argentina viene invece l’ingegno dello scrittore Carlos Trillo, per anni autore di storie disegnate da altri: tante le tavole esposte firmate dai nomi più importanti del fumetto internazionale. Tra gli italiani Paolo Bacilieri, con la storia dell’omicida Pietro Maso; Gianluca Costantini, artista impegnato in tematiche di interesse politico nazionale e internazionale e Davide Toffolo, alle prese con il difficile universo di Pier Paolo Pasolini. Altro fiore all’occhiello della manifestazione è Peter Kuper, il cui tratto ha illustrato tante copertine di Time, Newspaper e New York Times e autore di splendide pubblicazioni, l’ultima delle quali, Diario di Oaxaca, è diventata la locandina di Komikazen 2009. Oaxaca è la cronaca di un recente e significativo viaggio compiu-
to dal vignettista americano in Messico. «Mi sono trovato “nel posto giusto al momento sbagliato” - racconta Kuper -. Sono partito nel 2006 dagli Usa per concedermi un break dalla fase politica che stava vivendo il nostro Paese. Giunto in Messico, mi sono trovato nel bel mezzo di un importante evento: lo sciopero degli insegnanti contro il governo corrotto, sfociato nella morte di alcune persone. Dopo qualche mese dal nostro arrivo e dopo l’uccisione di un giornalista americano, il presidente messicano ha inviato 4.500 militari e la placida città di Oaxaca si è trovata da un giorno all’altro sotto assedio. è per via di questi fatti sanguinosi che ho parlato di “momento sbagliato”». Fuggito dall’amministrazione Bush, Kuper si è trovato in condizioni completamente differenti al ritorno. Con Obama alla Casa Bianca è davvero tutto cambiato? «Inizialmente sì. è stato davvero eccitante l’idea di avere questo nuovo presidente. Ma dopo che l’economia è crollata e che il lavoro si è prosciugato, il gradito ritorno in patria è stato un po’ meno gradito». Fumetto di realtà e fantasia. Kuper, autore di una superba trasposizione de Le metamorfosi di Kafka, forse può anche illuminarci sul rapporto tra i due punti di vista, decisivo in questa edizione del Komikazen. «In questi giorni siamo un po’ tutti Gregor Samsa: viviamo in una realtà spiacevole, da cui non possiamo fare finta di scappare».
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Il mondo con gli occhi di Kafka
Tra i personaggi presenti alla manifestazione il disegnatore inglese Dave McKean, Paolo Bacilieri, Davide Toffolo, Gianluca Costantini e lo scrittore argentino Carlos Trillo
Musica
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on è un lavoratore come gli altri il minatore», cantano i Secondamarea nel loro Canzoni a Carburo, un cd con i contributi di Erri De Luca e Gabriele Mirabassi, con allegato un volume che racconta il mondo delle miniere. Sudore, occhi accecati dalla polvere, respiro affannato, non è certo un lavoro normale quello di scavare metri sotto terra, e il duo di cantautori formato da Ilaria Becchino e Andrea Biscaro, ci racconta un’epopea. Ci porta in un universo che a tutti noi sembra lontano ma alla fine si scopre che, ancora oggi, lontano dai nostri occhi, si continua a morire, in silenzio, troppo spesso senza dignità. Come nasce l’idea? Alcuni anni fa ci era stato chiesto di scrivere per un festival un paio di canzoni che avessero come tema il lavoro in miniera. Abbiamo sempre amato esplorare con la voce e la scrittura strade e orizzonti poco frequentati dalla canzone. Abbiamo iniziato la ricerca. Libri, viaggi, conversazioni ci hanno portato lontano, in un universo atroce e affascinante, nel mondo sotterraneo delle ombre, dei dimenticati, nel cielo ribaltato della miniera. Non bastava certo una canzone per raccontare la miniera, la sua storia, le sue croci, la sua gente, la sua drammatica attualità. Come avete scelto i brani e le poesie che
avete musicato o inseriti nel libro? In pochi hanno parlato e raccontato la miniera, il suo mondo, i suoi risvolti. Abbiamo attinto in alcuni casi da nostre letture del passato; il richiamo invece ad autori come Bianciardi e Simone Weil sono frutto di alcuni anni di ricerca e di documentazione, che ci hanno portato a intrecciare legami con diverse regioni come Toscana, Sicilia, Marche, Romagna e Sardegna. Ecco
seppellito la memoria. Rimane qualche anziano che ancora racconta, in un misto di gioia, dolore e commozione, quegli anni, qualche fotografia ingiallita, i resti dei vecchi piloni nella baia di Campese. Rimane la polvere nera della pirite che ormai da sola testimonia un ricordo col suo tenace silenzio. Chi sono i minatori oggi? Come ha detto Alda Merini nella bellis-
allora la scoperta e la presenza in Canzoni a carburo di una parola (ed esperienza) importante, quella di Manlio Massole, secondo noi grande poeta, che ha conosciuto e vissuto la miniera sarda per trent’anni. Nel caso delle poesie di Erri De Luca, Massole, Weil e Bassani, è stato spontaneo dare un canto alla loro voce. Vivete sull’Isola del Giglio, cosa rimane oggi dell’esperienza mineraria? Poco, per non dire niente. Il turismo selvaggio, basato solo su mare e spiaggia, ha
sima poesia che ha scritto per Canzoni a carburo, i minatori «sono quegli uomini che hanno dato la loro vita per darci l’eleganza della felicità». Quasi tutto ciò che ci circonda viene dalla miniera. Non ci riflettiamo mai, perché le miniere in Italia oggi sono chiuse, probabilmente perché ci sembra un tema anacronistico e distante, tuttavia, nel mondo, esistono ancora, a migliaia, e ogni giorno muoiono centinaia di persone. I minatori sono soltanto ombre sottoterra.
La ballata delle ombre sotterranee
Televisione
I Secondamarea con Canzoni a carburo ci portano nella dura vita dei minatori. Un viaggio sonoro nella memoria per raccontare un universo sempre attuale di Pierpaolo De Lauro
Radio
current
sky 130
06:40 Senza Censura 07:00 Il Vaticano e i Crimini Sessuali 09:00 War Feels Like War 11:00 (F) Body of War 17:00 Tentazioni Porno 21:00 (F) Centravanti Nato 22:30 War Feels Like War 00:00 Senza Censura 01:00 (F) Body of War
live!
sky 702
08:00 Jamiroquai Live in Verona 2002 11:30 Paul McCartney Back In The World 2002 13:30 Never Ending Star: Bob Marley 15:00 David Bowie - Serious Moonlight Tour 1983 18:30 Jeff Buckley Grace Around The World 21:00 AC/DC - No Bull 1996 00:15 Radiohead - 2008
red
sky 890
07:35 Tribuna politica 10:40 Il meglio di Redazione 11:15 Colori 12:15 Salus Tv 14:15 RedWin 14:55 Diario del Porto Antico 16:55 Rotocalco 17:15 Indie Music Like 17:45 Europa-Occidente 18:45 Italia Economia 20:00 Café Latino 23:30 Jazzlife
cinquestelle
sky 906
20:33 Cinque Cinema News (replica) 20:45 Pubblicità nazionale 20:48 Il dottore degli animali Conducono Federico Coccia e Irene Bozzi (replica num. 6) 21:00 Pubblicità locale 21:03 Aree marine protette (replica num. 6) 21:18 Leggo (replica num. 13)
ecotv
sky 906
13:00 Teatro Instabile + Documentario 18:00 Consigli per Gli acquisti 18:15 Mare Mare 18:30 EcoLex 18:45 Cartoline 19:00 EcoReporter 19:15 EcoTube 19:30 Cinquestelle 20:30 Tg Napoli
radio radicale 22:30 Passaggio a Sud-Est – L’attualità politica dei Balcani (di Roberto Spagnoli) 23:30 Visto dall’America 00:00 I titoli dei quotidiani
radio popolare 08:30 Giornale Radio 09:30 Microfono Aperto 10:40 Sabato Libri 14:30 Patchanka 19:30 Giornale Radio 19:50 Il Sabato del Villaggio
life gate 06:10 Illogica Allegria 07:00 Passengers 10:00 People Planet Profit 11:00 Coverville 19:10 Punti di vista 00:00 Stanza Diario
ecoradio 07:00 10.00 11:20 13:00 15:00 18:00
Ecoradio mattino La voce del Pianeta Salute e diritti Lo stato interessante Ecoradio pomeriggio L’arca di Ecoradio
Ass. Luca Coscioni
Il punto sulla Sla, malattia di Coscioni Al congresso online dell’associazione Luca Coscioni si torna a parlare di malattia. A dare corpo e voce al tema è Rosma Scuteri, affetta da Sla e dirigente dell’associazione. Comunica fissando il monitor davanti a sé. La Sla, la stessa che portò via Luca Coscioni, «è una malattia terribile che continua a rimanere di nicchia, ancora troppo poco conosciuta»; intanto, «il buon senso comune e un ipocrita pudore tengono i malati nascosti». Ma Rosma non ci sta a restare nell’ombra. Con forza ribadisce in poche righe il significato profondo del diritto alla vita indipendente, «che parli dei malati, che continui a rappresentarli, a fare in modo che possano ancora decidere della loro vita, di quello che vogliono e possono sempre fare». C’è spazio anche per uno sguardo nostalgico al passato, mentre oggi «lo sforzo o solo il desiderio maggiore è quello di ricordare come si era prima, il sapore del gelato in bocca o l’abbraccio dato a qualcuno incontrato per caso». Rosma, nonostante la malattia in stato avanzato, ha una lucidità formidabile. «Non si pensa mai a quale possa essere il quotidiano di un malato, che può avere il corpo devastato dalla malattia ma la mente intatta, con il desiderio di esprimere ancora sentimenti e manifestare reazioni»; e questa tensione verso un’emotività intensa e vibrante la si intravede nei suoi occhi. Conclude con un appello a tutti «i personaggi che definiscono il variegato mondo della sanità»: bisogna preparare del personale competente e adeguato all’assistenza di malati gravi perché «gli ammalati tutti non hanno bisogno solo di farmaci e medicazioni, ma anche, e soprattutto, di presenze rassicuranti e positive». Agli uomini di fede Rosma ricorda che «si può trovare l’assoluto anche in uno sguardo che vuole riprendere a sperare». Annalisa Chirico
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Manifestazione Stranieri, forze di sicurezza e sindacato in piazza per realizzare l’integrazione
L’ecocalendario
Dina Galano
Faccio la spesa giusta Settimana nazionale per il commercio equo e solidale Io faccio la spesa giusta, organizzata da Fairtrade Italia in 3.000 punti vendita della piccola e grande distribuzione, ristoranti, self service e tanti eventi collaterali lungo la penisola. Dal 17 al 25 ottobre. Info: www.fairtradeitalia.it
a cura di Assunta Gammardella
Italia
U
na inusuale convergenza di forze si riunisce oggi in nome dell’integrazione tra culture diverse. Poliziotti, sindacato e immigrati si sono dati appuntamento alle ore 10 in piazza Navona, a Roma, per rinnovare l’appello per una politica di rispetto e riconoscimento dei diritti dello straniero. Quello che vive nel nostro Paese da anni e che, nonostante questo, è escluso dall’accesso ai servizi e all’assistenza sociale. Ma anche in sostegno del cittadino italiano che rischia la condanna per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver offerto aiuto, alloggio o cure all’irregolare. Si manifesta contro i tagli alla sicurezza che, ha ricordato Felice Romano del sindacato di polizia Siulp, «ammontano a oltre 1,5 milardi e rischiano di generare il collasso del sistema sicurezza». Per chiedere, soprattutto, il riconoscimento della cittadinanza per i nati sul suolo italiano, secondo la formula, auspicata ma ancora negata, dello ius soli. Cavalcando le aperture delineate dal presidente della Camera Fini che ha recentemente indicato, durante il suo intervento all’assemblea Anci a Torino, la strada per il giusto riconoscimento dello status dei bambini stranieri in Italia che frequentano rego-
© ZENNARO/ansa
Terra
Polizia e immigrati insieme per i diritti larmente la scuola italiana, per i quali, ha chiarito, «serve un percorso privilegiato». E sulla scia di quanto accade in Parlamento, con la presentazione di un disegno di legge a firma bipartisan che chiede l’abbassamento dei requisiti imposti per ottenere la cittadinanza. Così il palco della piazza romana accoglie le seconde generazioni: una ragazza italo-capoverdiana e un ragazzo italo-tunisino portano la loro esperienza e testimonianza di integrazione. L’eccezionalità di veder affiancati poliziotti e immigrati dimostra, per il presidente della Cisl Bonanni, che ha voluto l’iniziativa, «la necessità di conciliare la legittima esigenza di sicurezza dei cittadini
con politiche che riconoscano i diritti e i doveri di quanti onestamente lavorano nel nostro Paese». In ballo non è soltanto il riconoscimento della cittadinanza, ma una serie di diritti fondamentali a essa ricondotti, come quello all’unità familiare e all’esercizio di voto. Accanto alla Cisl e al Siulp, la manifestazione porta la firma dell’Anof, l’Associazione nazionale lavoratori oltre le frontiere, e registra l’adesione dei vigili del fuoco, guardie penitenziarie e forestali. Il messaggio è così trasversale da non poter essere ignorato. “Non c’è integrazione senza diritti, doveri, lavoro dignitoso e sicurezza”, è il manifesto portato in piazza.
Consumi Il nuovo progetto di Poste Jet e Legambiente consente il risparmio energetico
Un servizio postale ecologico D a lunedì scorso inviare per posta messaggi e documenti cartacei consente anche il risparmio energetico. Il servizio si chiama “Posta Pronta”, esito di un progetto congiunto di Poste Jet e Legambiente che punta a limitare i consumi di trasporto e a ridurre i tempi di ricezione. Secondo uno studio condotto da AzzeroCO2, dal nuovo servizio in media verranno eliminati circa 150 grammi di CO2 per ogni ipotetica lettera inviata. Il meccanismo si regge intorno alla digitalizzazione telematica del testo della comunicazione che, attraverso un software apposito (da scaricare dal web), raggiunge il centro stampa più vicino. Da qui la corrispondenza, dopo essere stampata, imbustata e affrancata, viaggia ver-
so la sua destinazione finale. Il pagamento avviene online, ma la fase della consegna resta quella tradizionale. Se si considera che attualmente in Italia sono circa 9 miliardi le buste inviate ogni anno, si percepisce il margine di opportunità. «Il nuovo servizio consente di risparmiare tempo, carta, toner, petrolio e anidride carbonica, migliorando così la qualità di vita e dell’ambiente», ha spiegato la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni. «Se solo l’1 per cento delle spedizioni fosse inviato con Posta Pronta», stimano i promotori del progetto, «si eliminerebbero 13.500 tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti alle emissioni dei consumi elettrici annui di 10mila famiglie». d.g.
FERMARE IL PIANO CASA, SUBITO LA VERA GRANDE OPERA NECESSARIA: MANUTENZIONE DEL TERRITORIO, ROTTAMAZIONE EDILIZIA E RILANCIO DI UN’EDILIZIA SOSTENIBILE Sabato 10 ottobre 2009 - SALA ASSEMBLEE INTESA SAN PAOLO
Palazzo Besana - Piazzetta Belgioioso 1 - Milano (Metro linee 1 e 3 - fermata Duomo) Convegno promosso dai parlamentari radicali e da Radicali Italiani Inizio Ore 9 Saluto di Antonella Casu, Segretaria di Radicali Italiani 9.15 - 9.45 Il Piano Casa e il caos normativo Gaetano Benedetto, WWF - FAI Luca de Lucia, Docente di Diritto amministrativo, Università di Salerno 9.45 - 11.15 Lo stato del territorio e del patrimonio edilizio italiano Bernardo de Bernardinis, Protezione civile Maria Cristina Treu, Docente di Urbanistica del Politecnico di Milano Massimo Gallione, Presidente dell’Ordine degli Architetti Federico Oliva, Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica 11.15 - 12.00 Le prospettive economiche di una politica di edilizia ecosostenibile
Carlo Maria Giorgio Masseroli, Assessore Sviluppo del Territorio Comune di Milano Bernard Laponche, fisico ed economista dell’energia Marco Morganti, a.d. di Banca Prossima 12.00 - 13.00 Le posizioni delle associazioni ambientaliste, le proposte Radicali e la presentazione del Manifesto Oreste Rutigliano, Italia Nostra Damiano Di Simine, Presidente Legambiente Lombardia Igor Boni, Responsabile Tutela suolo per IPLA (Piemonte), Segretario Ass.ne A. Aglietta Elisabetta Zamparutti, Deputata radicale Commissione Ambiente Conclusioni di Emma Bonino, Vice Presidente del Senato della Repubblica
“Si ringrazia INTESA SAN PAOLO per la concessione della SALA ASSEMBLEE” Ufficio stampa: Valentina Ascione, 3490916848
Friuli V. G.
La qualità a buon mercato A Udine parte la seconda edizione di Good, salone dei prodotti e dei servizi della filiera agroalimentare ed enogastronomica dell’Alpe Adria che si terrà dal 16 al 18 ottobre a Udine fiere. All’interno delle due microaree, ci saranno “Il Buon mercato” e “L’Enoteca”. Saranno i piccoli produttori ad animare il buon mercato allestito da Slow Food F.V.G. La missione è la promozione sul territorio regionale dell’ecogastronomia, capace di coniugare i sapori tradizionali al rispetto e alla difesa della biodiversità. L’evento s’inserisce all’interno dei “Mercati della Terra”, progetto di Slow Food nato per avvicinare i consumatori ai produttori. In questo modo, chi acquista non lo fa solo per la qualità ma anche per la curiosità di conoscere il tipo di attività del contadino e le difficoltà che incontra per coltivare in modo naturale. Nell’Enoteca, invece, si imparerà a degustare il vino e ad abbinarlo ai cibi. Previsti anche corsi di cucina, dove oltre a mangiare si potranno scoprire le fonti del cibo. Info: www.goodexpo.it
Lazio
La biodiversità sullo schermo Si terrà a Roma, dal 16 al 18 ottobre, la VI edizione del Festival internazionale della biodiversità presso il Centro di cultura ecologica nel Parco di Aguzzano. L’iniziativa s’inserisce all’interno della Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra il 16 ottobre. Saranno proiettati documentari inediti, di produzione nazionale e internazionale su temi riguardanti l’ambiente, accompagnati da performance di diversi artisti. Di diversità, intesa come differenziazione tra gli uomini, le specie animali e vegetali e tra le popolazioni e le loro culture, si discuterà con i ragazzi delle scuole romane per sensibilizzare i giovani sull’importanza delle diversità naturali e culturali. Info:www.mediatecadelleterre.it
Marche
Seminario su ambiente ed energia È rivolto a giornalisti e addetti stampa che intendono cogliere l’opportunità offerta dalla green economy, il seminario “Ambiente ed energia, aggiornare gli uffici stampa”. Si terrà a Jesi (An) il 16 e 17 ottobre, nell’ambito del premio “Giornalismo: l’addetto stampa dell’anno”. Per partecipare: www.hlstampa.com
Campania
Il laboratorio di Galileo Per chiudere il 2009, Anno europeo della creatività e dell’innovazione, il museo di Fisica dell’università di Napoli Federico II, dal 28 settembre fino al 10 dicembre, propone la mostra interattiva Il laboratorio di Galileo. In occasione del quarto centenario delle prime osservazioni astronomiche di Galileo, il museo diretto da Edvige Schettino ospita un’ampia rassegna di strumenti, alcuni dei quali descritti nei Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze, opera dello scienziato pisano. L’inaugurazione è il 28 settembre alle 10:30, in via Mezzocannone 8. Info: www.museodifisica.unina.it
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Congresso
sabato 10 ottobre 2009
Politica Tre mozioni si sfidano su Sinistra e libertà. Grazia Francescato: «Non ci sciogliamo. Più forti con l’unità». Paolo Galletti: «Gli ecovirtuosi non sono più rappresentati»
Verdi, l’ecologismo è giunto a un bivio
www.terranews.it
Sottovoce Le nuove leve del partito arrivano da tutta Italia. Meno navigati ma con tanta voglia di fare
Giovani e stanchi delle polemiche: «Non lasciateci in panchina» Susan Dabbous
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© vincenzo serra
Valerio Ceva Grimaldi
l trentesimo congresso dei Verdi si apre con un inatteso protagonista: un blackout elettrico. Ma se il buio delle lampade è durato poco, quello metaforico che avvolge il futuro dei Verdi nostrani avrà bisogno di qualche ora in più per diradarsi. E c’è mancato poco che si accendessero subito le polveri: la minoranza ha minacciato di impedire l’inizio dei lavori, contestando l’annullamento di alcuni delegati. La mediazione raggiunta è che se ne riparlerà stanotte in una riunione straordinaria del comitato di garanzia. E così il congresso ha potuto avere inizio. A Fiuggi, intanto, sono previsti cinquecento delegati in rappresentanza di oltre 21mila iscritti. Inoltre delegazioni dei Verdi europei, Pdci, Prc, Cgil, Vas, Wwf, Legambiente, animalisti. Questo l’ampio parterre chiamato a raccolta al Palaterme di Fiuggi. Il nodo politico principale è la partecipazione al progetto di Sinistra libertà ed ecologia (come richiesto dai sottoscrittori della mozione di maggioranza “Il nostro futuro”) o seguire un percorso autonomo (come richiesto dalla mozione “Il coraggio di osare”). A cui se ne aggiunge una terza (“Dal territorio: nuovi Verdi e nuovo Ulivo, per un centrosinistra vincente”). Il rischio paventato di una fine dei Verdi è però smentito seccamente dalla portavoce uscente Grazia Francescato. «Lo scioglimento del partito non è all’ordine del giorno». Sinistra e libertà, dunque, come approdo “pragmaticamente” naturale. «Troppi Verdi - dice - hanno perso quella bella tensione etica e culturale che ci faceva diversi. Ecco perché dubito che in queste condizioni i Verdi possano puntare a essere il fulcro di una vasta aggregazione di ecologisti, desiderosi di dar vita a un soggetto autono-
mo». Ma è proprio la collocazione in uno schema di sinistra che non trova d’accordo rappresentanti come Paolo Galletti, ex deputato, tra i fondatori dei Verdi e ora consigliere federale nazionale. «In Italia - spiega - ci sono minoranze consistenti che adottano dei comportamenti ecovirtuosi: si spostano con i mezzi pubblici, mangiano biologico, risparmiano energia, si curano con le medicine non convenzionali. Questo mondo, ora, non ha più rappresentanza». E le preoccupazioni ritornano al punto nodale: da soli o in un progetto più ampio? «Credo che gli anni 70 abbiano esaurito la vitalità della sinistra. Ora bisogna andare oltre le ideologie e un’idea di mera testimonianza. La questione
ecologica, rispetto alla sinistra, è un’altra cosa. Credo sia un errore infilarsi in un progetto come Sinistra e libertà, dopo i fallimenti del Girasole e della Sinistra arcobaleno. È un po’ come mettere il vino nuovo nelle otri vecchie». Ancor più esplicito Gianfranco Bettin, sociologo, già prosindaco di Venezia e ora consigliere regionale in Veneto: «L’ecologismo è più grande della sinistra. Spero che qualsiasi alleanza faremo non umili questo fondamentale spazio. È proprio l’ecologismo che è in grado di riabilitare la sinistra, non il contrario». Dopo la relazione della portavoce uscente, oggi il congresso entrerà nel vivo con lo scontro sulle mozioni e il voto per il nuovo presidente.
Terra
La portavoce uscente: «In troppi hanno perso quella bella tensione etica e culturale che ci faceva diversi» A Fiuggi 500 delegati in rappresentanza di oltre 21mila iscritti. Tra gli invitati: Verdi europei, Pdci, Prc, Cgil, Vas, Wwf, Legambiente e animalisti
i vuole coerenza, passione e una nuova educazione civica. E poi ancora coraggio, credibilità e una spinta al rinnovamento, quello vero. I giovani Verdi accorsi al Congresso di Fiuggi da tutta Italia hanno pochi dubbi su quali debbano essere gli ingredienti per rilanciare il partito ambientalista italiano. La crisi in atto è forte, la voglia di cambiare però non manca. «Da questo congresso non mi aspetto molto - afferma Anna Buccio, veneziana, 28 anni, consigliere nazionale federale, che però guarda oltre -. Nel 2003 da Parigi ho assistito alla crisi interna al partito dei Verdi francesi, per delle ragioni simili alle nostre: l’eccesso di polarizzazione, la scelta sbagliata delle leadership, ma poi è nata Europe écologie, adesso c’è un fermento politico e culturale molto interessante». Di cui gli ambientalisti dovrebbero fare tesoro anche se, come sottolinea Clorinda Sondegger, 36 anni, «non bisogna mai perdere di vista il territorio e i cittadini», che spesso si sentono rappresentati solo da chi urla più forte, come fa la Lega nord, profondamente detestata da Piero Pelizzaro, 27 anni vicentino, ricercatore ed esperto in politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. «Delle volte penso che bisognerebbe analizzare meglio i messaggi del Carroccio, che parla alla pancia della gente e combatterli sullo stesso piano». Pelizzaro ha pochi dubbi: niente snobismo, neanche nei confronti del nuovo progetto politico Sinistra ecologia libertà. «Ho lasciato la direzione della sezione di Forlì di Sinistra giovanile - spiega il ricercatore - perché non mi piaceva il tipo di Pd che si stava costruendo. Ho avuto subito l’impressione che questo partito trascinasse con se le vecchie strutture del Pc e della Dc. In Sel, invece, non vogliamo aprire una sezione giovanile perché pensiamo di non dover essere protetti in una riserva, ma di trovare lo spazio per esprimerci a prescindere».
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