Casa degli Alfieri TRA RICERCA E MEMORIA
Cinque pezzi facili di Luciano Nattino
Edizioni LA BIBBIA DEI SEMPLICI
“Non è il teatro che è necessario ma assolutamente qualcos’altro: superare le frontiere fra me e te per arrivare a incontrarci, per non perderci più tra la folla, né fra le parole, né fra le dichiarazioni, né fra idee graziosamente precisate.” Jerzy Grotowski
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Il titolo di questa raccolta di testi teatrali è mutuato dal noto film di Rafelson del 1970, con uno strepitoso Nicholson: un film sulla fuga come negazione dell’esistente e come rifiuto dell’immagine imposta all’individuo dal contesto sociale. Gioco sul fatto che anche la mia è stata, nel tempo, una fuga continua dal convenzionale, dal teatro banale del contemporaneo. Ed inoltro gioco sul fatto che questi pezzi tanto “facili” non sono stati. C’è voluto tutto un lavoro di scavo, di continua modifica e verifica di scena. Sono tappe di un percorso, scansioni di una continua ricerca. Sono testi “labili” più che “facili”, in quanto mutevoli, mai definiti una volta per tutte, oggetto di continue rivisitazioni, cambiamenti, ritorni. E per questo sono “pezzi”. L’impermanenza è in fondo ciò che mi affascina di più nel teatro. Del resto non ho mai scritto cose per lasciarle ai posteri. Il teatro serve nel momento in cui si fa: per quel momento lì, per quel pubblico lì. Da sempre, infatti, mi occupo di teatro e antropologia, teatralità e tradizioni, drammaturgie di comunità: di un teatro cioè che nasce “per altro” da se stesso, per un incontro, per una festa. E oggi che scrivo (trascrivo) queste pagine un po’ mi imbarazza tentare di restituire sulla carta ciò che è stato vivo sulla scena, fremente, ambivalente, “sporco”. Questi testi infatti sono solo un rimando o un’eco degli spettacoli cui si riferiscono. Essi sono il frutto di un lavoro non “a tavolino” ma di una interazione costante fra il sottoscritto, drammaturgo (e il più delle volte anche regista), e gli attori dei vari spettacoli, autori anch’essi di singole azioni, di singole scene. Quante frasi, quanti gesti, quanti spunti appartengono al lavoro di scena di Antonio Catalano o di Lorenza Zambon (miei soci di Casa degli Alfieri) o degli altri attori con cui ho lavorato negli anni, un lungo elenco. Oppure quante suggestioni drammaturgiche mi sono venute dalla realizzazione scenografica e degli oggetti scenici, il più delle volte curata da Maurizio Agostinetto (anche lui “alfiere”). Nel caso di “Van Gogh” (uno dei testi qui presentati) la scenografia fa da fondamento alla drammaturgia, ne è la suggeritrice primaria. Stessa cosa in “Scaramouche” (un testo qui non presentato) dove un oggetto scenico, un “camion di Tespi”, nato dalla mente/sguardo di Eugenio Guglielminetti, crea le condizioni dell’azione, le mille opportunità per il lavoro degli attori. E poi le musiche. Abbiamo per diversi anni lavorato con Paolo Conte e ogni volta c’è stato uno scambio proficuo di stimoli: da un iniziale testo scaturiva una musica che cambiava il testo, oppure da un iniziale spunto musicale nasceva un testo che cambiava la musica. E, perché no?, anche l’uso delle luci, in molti casi, durante le prove o le repliche, ha fornito idee al testo, ha suggerito sintesi, essenzialità. Per questo, alla fine, i ringraziamenti agli attori, agli scenografi, ai tecnici, sarebbero tantissimi. In riferimento ai testi qui presentati voglio ricordare in particolare, oltre agli amici citati prima e a quelli indicati nelle singole locandine, i nomi di Judith Malina e Hanon Reznikov del Living Theatre, gli attori Giuliano Amatucci e Giancarlo Previati: tutte persone con le quali la collaborazione è stata un piacere. Luciano Nattino
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Galileo strategie e stupori di un maestro inverosimile 1982
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Locandina di Galileo - prima edizione: anno 1982 Antonio Catalano (Galileo), Lorenza Zambon (Lucilla), Armando Boano e Gaetano Mosca (Boano e Mosca). Seconda versione: anno 1988 Antonio Catalano (Galileo), Andrea Brugnera e Luigi Cilumbriello (Allievi) Musiche: Paolo Conte e banda di Castagnole Monferrato Oggetti scenici: Maurizio Agostinetto e Antonio Catalano Regia: Luciano Nattino Dalla biografia di Galileo ho tratto gli aspetti più importanti e li ho trasportati nella vita di un maestro elementare di provincia, anni 50/60, e nella sua avventura di sperimentatore. Un personaggio né eroe né antieroe, ma personaggio tendenzioso, provocatorio: un po’ Gianni Rodari, un po’ Lorenzo Milani, un po’ maestro zen, un po’ artigiano di periferia. Dunque “Galileo” e non “Vita di Galileo”. Il testo di Brecht l’ho assorbito e abbandonato, per quanto possibile, un po’ come Einstein che diceva d’aver “inghiottito vivo” Newton. “Vita di Galileo” concerneva l’impiego buono e cattivo della scienza; in sostanza concerneva il potere. E poi vi era tutto l’oscuro, dolente intrigo dei temi personali ed universali, il rapporto tra scienza e fede, tra ragione e real-politik. Nel mio “Galileo” tutto questo c’è ancora, seppure trasportato e ridotto. E poi il processo del 1633, l’abiura, la cecità…quanto materiale vivo da ricomporre, da risistemare per i nostri tempi. Ma c’è soprattutto il viaggio di Galileo, il suo scoprire nuovi mondi, il suo silenzioso colloquio con l’universo. Scienza e fantasia della scienza. Capacità di immaginare il fenomeno e solo dopo verificarlo, se si avrà tempo. Nessuna datazione precisa dunque e anche nessuna scenografia, se non fosse per quel “cielo tolemaico”, tempestato di stelle, che assomiglia tanto a un lampadario. Andare al di là di quel cielo è la sfida di Galileo, il suo viaggio più importante; non importa se cieco e vecchio, su un cavallo da giostra o su una bolla di sapone: sarà un viaggio senza bisogno di spostamenti. Insieme a Galileo i suoi scolari: Boano e Mosca (cognomi degli attori che per primi li hanno interpretati), monelli e rumorosi, fidati e infingardi, che diventeranno, nel mutare dell’azione, chierichetti, bidelli, suore, insegnanti. Lucilla, soprattutto, diventata direttrice didattica e poi eminenza ecclesiastica, sarà l’inquisitrice di Galileo, dopo essere stata l’allieva prediletta. Per le musiche, ci siamo affidati a Paolo Conte (con il quale avevamo già realizzato “Moby Dick” e “On the road”) e a una banda di paese; ciò per coniugare fascinose storie, un po’ spagnole e inquietanti, con i ritmi e gli s-concerti delle marce popolari. Anche le luci perseguono un proprio obiettivo. Tra il cielo (lampadario) e gli uomini c’è una cappa scura mentre, sulla terra, luci e ombre si inseguono come in una tela settecentesca. Diceva Leonardo che “l’ombra, pur sinonimo di menzogna e illusione, è indispensabile all’apparizione della bellezza”; con essa la pittura diventa “scientia” e le “cose minime diventano nobili”. Dunque “Galileo”. “E così nelle mie tenebre vo fantasticando or sopra questo or sopra quello effetto di natura, né posso come vorrei dar quiete al mio inquieto cervello.” (Galileo Galilei: Lettera a Micanzio – 30 gennaio 1638)
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Scena 1 GALILEO FA LE PENTOLE (Buio; musica lenta da banda di paese; si accende una luce sul fondo dove appare, in una nube di borotalco, Galileo; è vestito modestamente, ha un bastone in una mano e nell’altra un grande jo-jo con disegnati i due emisferi terrestri; lo fa andare su e giù mentre recita a bassa voce la filastrocca e va verso il proscenio) GALILEO
“Giro giro tondo, gira il mondo, gira la terra, tutti giù per terra… Giro giro tondo, gira il mondo, gira la terra, tutti giù per terra.”
(nel frattempo entra lo scolaro Boano che porta in scena sul fondo una specie di cattedra, dei secchi d’acqua e altri oggetti; si mette in piedi sulla cattedra e versa l’acqua dei secchi in una tinozza non vista dagli spettatori; intanto Galileo ha finito la filastrocca) GALILEO
“Tutti giù per terra?” Non è possibile…il sistema inerziale…nooo…(prende dalle tasche alcuni sassolini, li tira in aria e li guarda cadere)…eppure… (prende dalle tasche altri oggetti, sicuramente presi ai suoi allievi, tra cui una palla; li butta in aria e li guarda cadere) Tutto giù per terra! E’ grave, eh? Grave! (poi si rivolge all’allievo che, finito il lavoro, è incerto sul da farsi) Dài, su…versa…versa ancora! (l’allievo borbotta un po’ ed esce; rientrerà subito dopo con altri due secchi d’acqua che verserà nella tinozza; intanto Galileo si è avvicinato al mobile cattedra e vi ha infilato ai lati estremi due piccole scale, poi legge su un suo quaderno la seguente filastrocca) “Da due torri alte uguali si consideri noto effetto che due corpi, cioè due gravi, di diverso peso netto sulla terra giungon presto con lo stesso tempo lesto.” (prende due piccole sagome di uomo, le appoggia sulla sommità delle scale e queste scendono in modo disuguale) Come sarebbe? Non è possibile! (nota Boano che ha osservato l’esperimento di Galileo e se la sta ridendo di nascosto) Cosa c’è? Tu continua a versare…versa ancora!
BOANO
Ma maestro, cioè…è quasi piena!
GALILEO
(si avvicina alla tinozza, la osserva, poi all’allievo) Anche tu, cioè…sei troppo pieno…e io come faccio a insegnarti le cose se prima non ti svuoti? (l’allievo rimane imbambolato; Galileo gli fa cenno di andarsene; l’allievo esce; Galileo muove in avanti il mobile cattedra e tira fuori alcuni materiali) Allora…prendo senza indugiare un treppiede e due girelle… una corda bipolare, un bullone e tre stecchelle… una pentola da brodo metto alfin alla livella e la rendo in questo modo oscillante a manovella. (sul trabiccolo che ha costruito fa oscillare una pentola poi fa un fischio e accorrono due allievi, Boano e Mosca, che Galileo accoglie con un) Signori! (Galileo li squadra; i due si puliscono i grembiuli neri; Galileo indica il trabiccolo appena costruito e chiede loro) Cos’è questo?
ALLIEVI
Il pentolo, signor maestro!
GALILEO
Bravi! E adesso… (soffia in un tubicino accanto al mobile, ne vien fuori un suono di clavietta)
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ALLIEVI
Oh noo! (Galileo li guarda male e soffia ancora più deciso; i due allievi si mettono a cantare) “Partono i bastimenti per terre assai luntane…partono i bastimenti, so’ napuletane!”
GALILEO
(mette sul mobile un aggeggio con il quale, tirando una cordicella, si fa muovere una piccola barca di carta che sopra di se una nuvola sempre di carta; poi legge dal quaderno) “Sulla poppa di un naviglio, tra sbadigli e porti nuovi, si dice: E’ la riva che si allontana o è la nave che si muove?” (osserva la sua barchetta e poi) Mah! (indi mette davanti alla barchetta un sasso e, cambiando tono, dice) Accidenti, sottufficiale Stubb! Abbiamo cozzato contro qualcosa di sconosciuto! (nel frattempo i due allievi si sono messi in testa dei cappelli di carta stile corsaro, si sono fatti dei segni sui grembiulini neri e sono entrati nella tinozza a piedi scalzi)
MOSCA
Capitano, le cose si mettono male!
GALILEO
(muovendo in senso inverso la cordicella e la barca di carta) Cambiamo rotta! (i due allievi muovono la tinozza servendosi di una riga in legno)
MOSCA
Subito, capitano! Oh oh eh eh…orzate di una quarta! (Galileo soffia sulla barchetta e i due sentono un forte vento su di loro) Capitano, il tempo sta peggiorando!
GALILEO
Per tutte le balene! (gira la nuvoletta sopra la barca e ne scendono dei piccoli coriandoli/neve)
MOSCA
Una bufera, capitano! (Boano fa oscillare la tinozza)
GALILEO
Eh già…questa non ci voleva!
MOSCA
Tentiamo un difficile approdo, capitano!
GALILEO
Sì, sottufficiale Stubb…al diavolo i Mari del Sud!
MOSCA
(tira fuori dal dietro della tinozza una cartella da scuola legata a una corda e la getta sul davanti; poi esce dalla tinozza seguito da Boano e, fingendosi zoppo, si avvicina al maestro e accenna a un saluto, imitato da Boano) Ce l’abbiamo fatta, signor capitano!
GALILEO
E il tesoro?
MOSCA
(imbarazzato) Il “tesoro”…?
GALILEO
(sarcastico) Il tesoro, tesoro! (Mosca, deluso, tira fuori dalla tinozza un cestino da asilo e lo porge al maestro) Un tesoro al giorno è la mia paga se volete conoscere l’arte del cielo, pirati! (li guarda, poi dice “oh oh eh eh”; i due subito non capiscono; Galileo rafforza il tutto con un gesto del capo come dire “andatevene”; i due capiscono ed escono mesti dicendo a bassavoce gli “oh oh eh eh”) Anlura…guarduma cosa a-j’è quinden! (apre il cestino e ne
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descrive il contenuto) Due uova smantelate a la brut ma bon, un pezzo di pane, una frittata d’asino…(riflette)…ma quanti chilometri di spaghetti ci saranno di qui al sole? Mah! (poi prende un uovo, una scodella e, leggendo gli appunti del suo quaderno, fa una sorta di zabaione) La gravità terrestre…(fa cadere il rosso d’uovo nella scodella)…è proporzionale all’incremento del moto violento addizionale…(mette lo zucchero nella scodella e inizia a sbattere) …che aumenta le corposità presenti nello spazio…(sbatte veloce)…al di qua e al di là…(cambia giro)…velocità, movimento, causa, effetto: eccolo qua! (assaggia lo zabaione) Come volevasi dimostrare! Lo zabaione è pronto!
Scena 2 LUCILLA E LA LUNA (mentre il fondo scena si colora di rosso entra Lucilla vestita come da prima comunione, piedi nudi, codini, seria nel volto e impudica nel corpo; porta con sè un registratore che trasmette una musica da banda) LUCILLA
(tono infantile ma severo) Cosa mi hai portato?
GALILEO
(imbarazzato) Una…frittata d’asino…un uovo…il mio pentolo!
LUCILLA
(con tono di rimprovero) Non mi porti mai niente!
GALILEO
Non…non pensavo fosse già ora, quest’anno…e poi…sei, come dire, cresciuta.
LUCILLA
Vuoi dire “invecchiata”? (Galileo sminuisce”Noo!”; Lucilla si tocca gli occhi) E anche la vista non è più quella di prima! (spegne il registratore)
GALILEO
Già! (anche lui si è toccato gli occhi) Sentimi. Facciamo una cosa! Bella!
LUCILLA
(è incuriosita ma non vuole darlo a vedere) Che cosa?
GALILEO
Vieni via con me. Ti porto in un bel posto. Si chiama Goga Magoga!
LUCILLA
(affascinata e poi triste) Lo sai che quando arrivo io non si può più partire!
GALILEO
Ah sì, è vero…(non è convinto) E tu mi hai portato …c’è qualcosa per me?
LUCILLA
E se un giorno vengo e non ti porto nulla, cosa mi dici?
GALILEO
Buttalo in terra!
LUCILLA
Cosa devo buttare se non ho nulla?
GALILEO
Allora portalo via!
LUCILLA
(si avvicina e lo accarezza sul capo) No, no. Anche stavolta ti ho portato qualcosa…vieni…(lo accompagna dietro il mobile cattedra e Galileo si accuccia non visto dal pubblico; Lucilla va verso il fondo e gli parla con fare
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premuroso) E soffiati il naso…mettiti a posto. Quei pantaloni! Possono stare in piedi tanto son sporchi! Dài, vieni…vieni… GALILEO
Arrivo! Arrivo! (gira il mobile che fa apparire una finestra dietro la quale è affacciato Galileo, con un grembiule nero e orecchie d’asino in testa)
LUCILLA
(lo chiama dal fondo) Galileo! Galileo! (si è fatto ancora più buio, sul lampadario si accendono leggermente le piccole luci)
GALILEO
Sono qui, mamma…arrivo…ma com’è buio qui dentro…(apre la finestra e carponi esce dal mobile)…un buio pesto…allora, dove sei…e cosa mi hai portato? (musica dal registratore sul palco)
LUCILLA
Guarda…(Galileo: “Dove?”)…Da questa parte! (ha in mano una grossa pagnotta con candeline accese e che fa salire in cielo) Guarda!
GALILEO
Non capisco! Lo sai che la vista mi sta cedendo…Cos’è?
LUCILLA
Ma non vedi? E’ la luna! (se ne va portando via il registratore e la musica)
GALILEO
La luna? Ne ho sentito parlare tante volte ma…(vede la pagnotta in cielo) E quella è la luna? La luna! (è solo, ha urlato e si guarda intorno; poi continua nella sua scoperta continuando a dire “la luna, la luna”; ha dei moti di fremito incontrollati, piange e ride) La luna! Oh che fai tu luna in ciel, dimmi che fai, pallida luna! (dal lampadario cadono a terra alcune gocce di cristallo)
Scena 3 BASTIANO (rientrano gli allievi Mosca e Boano seguiti da Lucilla vestita anche lei con grembiule e nastro blu; i tre osservano la scena mentre dal lampadario cadono altre gocce) MOSCA
Maestro, ha visto? Il cielo piange!
GALILEO
(si toglie il grembiule, le orecchie d’asino e con voce normale) Lo so!
LUCILLA
Maestro, il cielo cade!
GALILEO
Non ancora, signorina, non ancora!
BOANO
Ma cadrà?
GALILEO
Cadrà, cadrà…
MOSCA
(è uscito un attimo e rientra con un vaso da notte) E se il cielo piange…
GALILEO
(lo guarda male) Cosa vuoi dire?
MOSCA
Potremmo, cioè..raccogliere le sue lacrime! (ed esegue imitato dagli altri)
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GALILEO
(li osserva un attimo, poi) Non c’era un altro modo, no!
BOANO
(avvicinandosi a Galileo) Maestro, volevamo dirle che…(fa una serie di smorfie come per rivelare un segreto, poi, dato che Galileo non capisce, gli sussurra) Bastiano! (detto velocemente; Galileo continua a non capire) Abbiamo con noi Bastiano!
GALILEO
E chi è Bastiano?
MOSCA
Ma come, maestro, cioè…Bastiano è Bastiano! (detto insieme agli altri due, parte una musica; Mosca e Boano vanno sul fondo e fanno entrare una grande cavallo da giostra, molto colorato e luccicante, su cui salgono a vicenda)
LUCILLA
Maestro, possiamo andare con lui a Goga Magoga?
BOANO
Sì, a Goga Magoga!
GALILEO
No, ragazzi. È tardi, stasera.
MOSCA
Ancora un po’! E poi ce l’ha detto lei, maestro, che Bastiano può volare, se vuole…così Goga Magoga la raggiungiamo in pochi minuti…
BOANO
E là si mangia, si beve, si dorme e chi lavora va in prigione.
LUCILLA
E poi balli, canti e mai pianti!
MOSCA
E a Goga Magoga Bastiano sapete che fa?
BOANO
Si ubriaca?
MOSCA
Noo! (prende il pitale e lo mette vicino alla coda del cavallo) Caga oro! Caga oro! (finge di buttare in aria l’oro e di distribuirlo) Maestro, quando partiamo?
GALILEO
Un’altra volta, pirati! (gli allievi son delusi) E’ tardi, vi ho detto, e domani c’è scuola! (Lucilla e Mosca portano via Bastiano) Vi prometto che un’altra volta andiamo sulla luna!
ALLIEVI
Sulla luna?!
GALILEO
Promesso!
MOSCA
(è rimasto solo con Galileo, è pensieroso) Maestro…ma Bastiano, cioè…come fa ad andare sulla luna? Lei, cioè, la luna è liscia! (mostra il pitale dalla parte inferiore) Non si può neanche atterrare che si scivola via! (ha accompagnato la parola “scivola” con un gesto della gamba)
GALILEO
(che ha notato il gesto) Come? Come?
MOSCA
(ripetendo il gesto)…Si scivola via! No? 11
GALILEO
No, no…adesso vai! (Mosca esce guardando pensieroso il suo pitale; Galileo si avvicina da sotto alla pagnotta luna, la guarda per un po’ e poi suona una campanella; osserva quest’ultima e dice) Eh, Campanella, Campanella! (continua a suonare, si riaccendono le luci del giorno)
Scena 4 LEZIONE SULL’UNIVERSO GALILEO
(urla) Lezione sulla luna e l’universo! (arrivano di corsa i tre allievi che gli si appiccicano contro) Stemi su da dòss, masnà, pirati!
MOSCA
Lezione sulla luna?
GALILEO
Sulla luna! (gli allievi mormorano che è difficile) E sull’universo!
ALLIEVI
(tirando fuori contemporaneamente un fazzoletto e asciugandosi il sudore) Sull’universo, poi!
BOANO
Ma sarà faticoso? (Galileo non risponde)
MOSCA
Maestro, Boano dice se sarà faticoso, sara faticoso, maestro? (Galileo li strapazza con gesti a distanza; gli allievi si torcono con smorfie) Suvvia, maestro, sia più…moderno!
GALILEO
La luna! (fa vedere la pagnotta) La luna, tutto sommato, non ha poi così tanti segreti. Essa sembra…
LUCILLA
(continua al posto di Galileo con tono da prima della classe e tira giù la pagnotta) Essa sembre liscia, in realtà essa è montuosa, irta di punte, solcata da valli…(mostra la “luna” da vicino agli altri scolari)…con laghi e frane, con strade e calle. Essa sembra brillare di luce propria…in realtà essa è opaca… (spegne le candeline)…e brilla per luce riflessa dal sole! (poi parla piano a Boano e gli mette in mano qualcosa)
GALILEO
(ha notato la cosa e chiama da parte Boano) Ehi, Boano..psst, vieni qui. Cosa ti ha dato Lucilla? Eh, cosa ti ha dato?
BOANO
(imbarazzato) Mi…ha detto che se si guarda da vicino la luna si…possono vedere i suoi abitanti…
GALILEO
Ah sì…e poi?
BOANO
E poi…me li ha dati! (mostra due statuine per torta da sposi)
GALILEO
(stupito glieli prende a Boano e li osserva) E questi sarebbero?
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LUCILLA
(riprendendosi le statuine) I lunatici! (con il tono da prima della classe) Essi nascono solo a luglio sotto il segno del cancro. Essi sono tenaci, umili e qualche volta enigmatici!
GALILEO
I lunatici? (si fa consegnare le statuine, le guarda con sarcasmo poi ridiventa serio) Ehi voi! Se la luna fosse abitata sarebbe ancora l’uomo centro e fine unico della creazione? Rispondete! (chiude la bocca a Lucilla che sta per rispondere) No! Palle palle…(guarda in alto il lampadario che si accende mentre dietro di lui gli allievi fanno le bolle di sapone con gli appositi oggetti) Cristalli…bolle…pallle…Masse di energia che danzano…Quante siete… belle…inafferrabili… (danza tra lle bolle di sapone)…Ti vedo e non ti vedo… (fa scoppiare qualche bolla) Ehi tu, dove vai? Palle, palle…se ne raccontano delle belle! Nettuno, dio del mare, cosa fai in cielo? E tu Marte, guerrafondaio, sei rosso dalla vergogna, eh? Urano! (urla) Urano! Non mi sente!
BOANO
Maestro, dove vanno le bolle una volta scoppiate?
GALILEO
C’è una regola nell’universo. Per una stella che si spegne un’altra rinasce!
BOANO
Ma allora, maestro, cos’è la felicità?
GALILEO
(lo guarda esterefatto, preoccupato della risposta) Beh, la felicità è…è… (intanto, come se niente fosse, Boano si è rimesso a far bolle; allora Galileo sorride, poi guarda in alto e diventa triste, poi pensieroso, poi di nuovo allegro e commosso, dopodiché fa cenno a Lucilla di rispondere lei)
LUCILLA
Felicità è contemplazione della natura. Felicità è osservare la natura per poi interrogarla!
MOSCA
(viene in avanti e si mette a urlare) Natura! Natura!
GALILEO
(con uno schiaffetto sulla nuca di Mosca) Cosa fai?
MOSCA
Facevo l’appello per poi…eh eh…interrogarla!
GALILEO
(riprende ai tre gli oggetti per le bolle di sapone) Bisogna saperle fare le domande. Solo le domande contano. E poi rimetteremo tutto in dubbio. Sì, tutto in dubbio. Quello che ieri ci sembrava giusto…domani lo cancelleremo dalla lavagna. (fa girare Boano che sulla schiena ha una scritta con sopra la formula E=mc²; lo guarda malissimo e gli urla) Cancella! Cancella! (Boano non capisce, gli altri gli cancellano la scritta)
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Scena 5 INTERROGATIVI E GIORDANO (Galileo ha preso un gesso in mano e fa degli strani gesti; gli allievi non capiscono; si avvicina a Boano e lo guarda facendo dei gesti con il capo; Boano fa per togliergli il gesso credendo di aver capito ma Galileo gli schiaffeggia la mano e si avvicina a Lucilla) LUCILLA
(lo guarda un po’ imbarazzata) Sono Lucilla, maestro!
GALILEO
Lucilla? (calca il tono interrogativo, poi va da Mosca)
MOSCA
Mosca presente, maestro, cioè…
GALILEO
Ma allora non avete capito la lezione. (fa degli enormi punti interrogativi sui loro grembiuli) Mosca? Lucilla? Boano? Solo le domande contano. (indicando in alto) Cielo? Luce? Buio?
MOSCA
(indicandolo) Galileo?
GALILEO
(afferma e lo prende in contropiedi) Galileo, Galileo.
MOSCA
(non capisce) Ma maestro…io ho bisogno di certezze…di sicurezze!
BOANO
(si accoda a Mosca) Capirà…i nostri giochi…i genitori…i mari del Sud!
LUCILLA
Han ragione, maestro…(ma Galileo esce di scena e i tre si guardano stupiti)
(Galileo rientra con una lunga grondaia che dà ai tre, poi prende una grossa ampolla piena e la fa vedere ai tre chiedendo loro con il capo di dire cos’è) BOANO
Acqua!
LUCILLA
(correggendolo) Acqua? (fa sentire il tono interrogativo)
GALILEO
(scuote il capo) Pioggia? (prende il pitale di Mosca, lo sistema in fondo alla grondaia, fa tenere la grondaia in modo inclinato verso il pitale e poi fa cadere l’acqua dall’ampolla nella grondaia)
MOSCA
(vede l’acqua cadere nel pitale) Eh già, piove! (si corregge) Cioè, piove?
LUCILLA
(dopo pausa mentre l’acqua scende) “Piovve a catinelle. Stupiano i rondinotti dell’estate di quel sottile scendere di spille.”
BOANO
Maestro, qui ci bagnamo tutti!
GALILEO
(aprendo un ombrello) La natura ha le sue leggi, figliolo. Essa parla per quadrati, per triangoli, per sfere e gocce ininterrotte…(fa scivolare lungo l’asse una boccia di ferro) Un tuono! (che finisce rumorosamente nel pitale)
BOANO
Ma quando verrà l’annuncio dei tempi nuovi?
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GALILEO
Dopo, non vedi? Adesso vien giù pioggia e fuoco e siamo ancora lontani!
MOSCA
Maestro…(indicando il pitale) Questo è da un pezzo che è pieno…cioè vuoto!
GALILEO
(toglie la grondaia e guarda nel pitale) Mosca, hai mai visto la luna nel pozzo?
MOSCA
No, maestro
BOANO
Neanch’io!
GALILEO
(chiudendo l’ombrello) Stasera la vedrete! Era solo un temporale! (fa cenno loro di andare; i tre portano via la grondaia)
LUCILLA
(uscendo recita) “E quella infinita tempesta finita in monotono rivo…”
GALILEO
(si asciuga le mani in uno straccio trovato sul mobile cattedra e osserva i tre uscire; poi guarda meglio il pezzo di stoffa e s’accorge che è un lenzuolo tutto bruciacchiato con larghi fori; è stupito poi esterefatto e quindi commosso, è una scoperta emozionante) Giordano! Giordano! (si inginocchia, appoggia il lenzuolo a terra e si mette le mani sul viso) Giordà! Quanno o focu t’appizzicau, io nun gnera…ma l’odore di bruciato…uh…si sente ancora. Che scherzo hai fatto! (ride) Hai impestato tutto con ‘sta puzza. Che scherzo hai fatto ai priviticchi struonzi che t’hanno appicciato. “Appicciatelo! Appicciatelo!” Appicciare me? (per un attimo si spaventa) Facevo per dire, priviticchi! Bravo Giordano. Che puzza ci hai lasciato addosso! Che puzza ci hai lasciato addosso! (si annusa e poi si corica coprendosi con il lenzuolo)
Scena 6 AMORE E LUCCIOLE (musica; mentre Galileo dorme dal fondo appaiono Lucilla e Boano su un monopattino; fanno qualche metro ma poi cadono; Lucilla ha il vestito alzato e Boano le guarda sotto; Lucilla all’inizio copre un po’ ma poi rialza il vestito sorridendo con malizia; Boano diventa imbarazzato; Lucilla gli si avvicina e gli guarda dentro i pantaloni; Boano spaventato se ne va con il monopattino; Lucilla ride allegra poi si avvicina a Galileo dormiente, tira fuori da una borsa due mani da manichino e con queste si strappa un lembo di vestito scoprendosi una spalla e mettendosi a urlare) LUCILLA
Non mi toccare! Non mi toccare!
GALILEO
(si risveglia, si guarda intorno stupito, non capisce; Lucilla butta a terra le mani; Galileo le vede e ritira le sue nelle maniche) Scusami, non volevo…o, meglio, non me ne sono accorto! (pausa) Quando sarai grande farai l’infermiera?
LUCILLA
Non so…non voglio diventare grande!
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GALILEO
(osservando qualcosa sulla manica) Uh, le madonnelle…camminano sulla mano e…nemmeno le senti!
LUCILLA
Non hai paura a stare coricato così di notte? (ha alzato la testa e ha visto accendersi il lampadario) Guarda, quante lucciole!
GALILEO
Sono stelle quelle!
LUCILLA
(dalla borsa tira fuori un barattolo pieno di luci) No, son come queste! Hai notato che le lucciole lasciano il buio intatto?
GALILEO
E’ il buio che per essere davvero buio ha bisogno delle lucciole!
LUCILLA
(raggiante) E’ vero! (quasi lo bacia) Ehi, se ti guardo negli occhi ne vedo tantissime! Anche nei miei si vedono? (Galileo fa cenno di sì col capo chiudendo gli occhi) No, non chiuderli che se no spariscono! (Galileo la guarda) Ecco così, sei tutto pieno! (Galileo dopo qualche attimo toglie lo sguardo, prende il barattolo delle lucciole e le osserva; Lucilla cambia tono) Maestro, è vero che che le lucciole sono le stelle dei bambini e dei grilli?
GALILEO
(alzandosi e guardando il cielo) Ad ognuno il proprio cielo. Per il baco da seta il cielo è la peluria che fascia il suo bozzolo. Conoscevo uno che aveva per cielo le proprie sopracciglia folte!
LUCILLA
Maestro…com’è che diventando grande mi sento ancora più piccola rispetto al cielo? (non sta a sentire la risposta ed esce; intanto sul fondo sono entrati gli altri due scolari vestiti da chierichetti)
GALILEO
(risponde senza vederla uscire) E’ perché più si guarda il cielo, più lui cresce in altezza, larghezza e mille vortici e più noi soffochiamo per mancanza d’aria!
BOANO
(non riesce a respirare insieme a Mosca, poi in un fiato) Maestro, ma è un problema difficile! (Galileo non fa caso ai due, sta ancora pensando)
MOSCA
Maestro, Boano dice che è un problema difficile…è difficile, maestro?
GALILEO
(si volta e solo allora s’accorge di loro) Ehi, voi due! Maa…(si guarda intorno) Ma cosa fate vestiti così? (si arrabbia enormemente; i due non rispondono immobili) Ehi, dico a voi! Cosa fate vestiti così?
LUCILLA
(rientra vestita anche lei da chierichetto) Maestro, a casa dicono che lei è un pazzo, un truffatore e che le sue lezioni puzzano di bruciato!
GALILEO
(affranto) Come sei cresciuta, Lucilla! (a Mosca) E tu, da grande, non volevi fare il pirata? (Mosca è in imbarazzo, guarda Lucilla e si rimette rigido in posizione; Galileo si avvicina a Boano) E tu, Boano, anche tu contro di me?
BOANO
No…è solo perché gli altri…
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GALILEO
Vabbè, vabbè…ho capito. Volete la prova, toccar con mano? La prova principale? Va bene…l’avrete! Boano, vieni con me! Vieni con me a prendere il mondo. Dobbiamo sollevarlo e portarlo fin qui! (Boano è stupito) Sì, vieni Atlante…dammi una mano! (ed esce seguito da Boano; musica)
Scena 7 TERRA CHE GIRA E CANNOCCHIALE (si sentono le voci di Boano e Galileo: “oh issa, oh issa” e poi entra Galileo seduto su una betoniera colorata spinta a fatica da Boano) GALILEO
Bene, bene, stop! Dunque cari allevi e/o colleghi…questa è la terra! (prende dal buco una manciata di terra, la fa vedere e la rimette dentro)….come potete ben vedere! E non si sa bene per merito di chi ma essa gira, gira, gira da milioni di anni! Et voilà! (schiaccia una pulsantiera ma non succede niente) Ripeto, allievi e/o colleghi…questa è la terra…e non si sa bene per colpa di chi ma essa gira…gira da milioni di anni…(riprova ma non riesce, dice tra sé) Eppur si muove, sta roba! Ah già! (attacca una prolunga di corrente elettrica alla betoniera, schiaccia il pulsante e la betoniera gira) Ecco, ecco….Gira! Gira! (sale sulla betoniera) Terra! Terra! (tira fuori dei sassi e li butta) Guardate! Cosa fanno questi sassi, Mosca?
MOSCA
Cadono per terra, signor maestro!
GALILEO
In aria, Mosca, in aria! Fermati, terra! (schiaccia il pulsante e la betoniera si ferma) E adesso a voi, increduli passeggeri…a voi! (spinge Boano e Mosca dentro la betoniera; indi schiaccia il pulsante ma questa non si mette in azione) Che succede di nuovo?
MOSCA
(con fare ironico) Uh, come si muove, Dio come si muove! Il mio vestito sventola! Uh, come sventola! (fa sventolare il suo grembiule)
BOANO
E a me vibrano le orecchie! (i due continuano a fare gli scemi)
GALILEO
(che sta cercando di capire perché non funziona) Scendete jettatori imbecilli!
LUCILLA
E’ inutile che li insulti. Il pazzo sei tu!
GALILEO
Ma noo…E’ solo questione di energia…Aspetta che capisco e poi…
LUCILLA
Hai voluto degradare la terra…ma io non sono una nullità su una palla qualunque che rotola un po’ qua un po’ là. Io cammino con passo sicuro sulla terra e la terra sta ferma! E’ il sole che si muove, sorge, tramonta e ritorna al luogo suo. Salomone!
GALILEO
Ma piccola…anche noi sulla nave diciamo: “Guardate, la riva si allontana!” In realtà è la nave che si muove, no? E nella stiva o sul ponte, uomini e animali si muovono come se tutto fosse fermo…”con passo sicuro”! (Lucilla fa per
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uscire) Lucilla…scusami…non andare…(Lucilla esce)…e non cambiare Lucilla, non cambiare! (è dispiaciuto) BOANO
(dalla betoniera) Certo, maestro, di quassù il cielo è più vicino!
GALILEO
Sicuro! E da oggi in poi lo potremo osservare ancora meglio!
MOSCA
Ah sì, e perché?
GALILEO
“Perché…perché”…è un segreto che oggi volevo svelare solo a voi ma dato che Lucilla… (gesto che se ne è andata via)
MOSCA
Un segreto? (scende dalla betoniera) La vado a chiamare! (guarda in quinta) Non ce n’è bisogno!
LUCILLA
(entrando a precipizio) Un segreto?
GALILEO
(sorride della situazione) Ebbene sì, miei cari allievi e/o colleghi. Per guardare il cielo e leggere l’universo oggi necessitano strumenti altamente scientifici, matematici, tecnologicamente avanzati! (tono da imbonitore) E io oggi posso annunciare di aver perfezionato uno strumento adeguato a questi alti compiti. Signori, il cannocchiale! (apre le mani e le braccia; gli allievi non capiscono; Galileo fa ruotare le mani e poi, con l’indice il pollice di ogni mano forma un occhiello, indi con un “estremo sforzo” congiunge i due anelli, gira all’indietro le mani e si mette gli anelli sugli occhi; mentre esegue l’azione dice sottovoce il seguente testo) Il perturbante canocolo che si assembra nella membrana statica, fuoriuscitica, analitica…si commuove al marchitano e allo stetoscompartimento longitudinale che non ha bisogno di presentazioni. Esso, dicevo, si inarca nell’epigono ed è matematicamente preciso, inciso, preavviso sull’incudine lunare paranoica posta a sua volta sullo “splif splaf sblam” così coniato da me sul fare mattutino. Et voila! E’ semplice! Volete provare? (Boano e Mosca ci provano con varie gag; Lucilla non prova davanti a Galileo ma, quando questi segue un altro allievo, lei prova e ci riesce; Galileo la nota)
Scena 8 FINE DELLA SCUOLA MOSCA
(è andato verso il fondo a prendere una campanella e la suona agitato) Maestro! Maestro! E’ la fine!
GALILEO
La fine? Largo! Largo! (guarda il lampadario spaventato)
MOSCA
Ma, maestro…è la fine della scuola, no? (gli altri assentono, contenti)
GALILEO
Ah, la fine della…(toglie la campanella di mano a Mosca) Campanella… Campanella, mi perseguiti, eh?
MOSCA
Maestro, volevamo salutarla a modo nostro! (tira fuori alcuni cotillons; gli
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altri si avvicinano; Boano si mette un cotillons da cinese e Mosca da Zorro; Lucilla infila una fascia da miss; poi Mosca esegue un pezzo musicale con pettine e carte velina; Boano suona una raganella; una musica di fondo copre la patetica scena che per fortuna dura poco; i tre alla fine sono raggianti) GALILEO
(tra sé) Non so se li porto in quinta! (i tre lo salutano con i fazzoletti ed escono; solo Lucilla tarda ad uscire) Lucilla, aspetta! Volevo farti un regalo! (mostra il cannocchiale fatto con le mani) Oppure…(fa con le mani una farfalla che si muove per aria)…O piuttosto…(fa un coniglietto ma poi abbassa le mani) Cosa mi porti via? (musica triste)
LUCILLA
Tutto diventa più buio. E’ l’oscuramento, capo! (prende un cappotto e, durante la battute seguenti, glielo mette sulle spalle; Galileo si distende in proscenio)
GALILEO
No, no…Viaggio con le rondini stamane…(fa le rondini con le mani) “Dove andrai? / Dove andrò? Non so. Viaggio!”
LUCILLA
E non ti resta che raggomitolarti e ripararti ora.
GALILEO
“Oltre Marocco…ad isolette strane!”
LUCILLA
Hai voluto troppo esporti alle intemperie…ai temporali…alle malattie…
GALILEO
“Signorina, e s’io torno d’oltremare?”
LUCILLA
Riposarti adesso…(ed esce lentamente)
GALILEO
“Giurasti e disegnasti una ghirlanda!” (si addormenta; buio)
Scena 9 ROTAZIONE E RIVOLUZIONE (nel semibuio una suora accende tre candele, poi prende una lunga pertica da fornaio e mette accanto a Galileo un pezzo di pane, una bottiglietta di latte e una mela; indi esce) GALILEO
(si alza con i gomiti) Gli orecchioni d’estate…niente di peggio. A quest’ora vengono innaffiati i giardini in tutta Europa. Girandole d’acqua…trombe di spruzzi…concerti di gocce…odor di bagnato…di menta, di amaro e di mercato.
BOANO
(è entrato di soppiatto con una candela in mano, vestito cone Galileo tanto da sembrarne una copia) E qui invece c’è la peste, maestro!
GALILEO
(innervosito) Peste e corna! Superstizione e peste. Le città son piccole e così le teste! Ma adesso si dice: “Se è così, così non rimane!” Tutto si muove. Tutto si muove, amico mio! Anche tu, muoviti. Vieni qui!
BOANO
Ma, maestro…
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(Galileo gli spegne la candela e lo costringe a mettersi testa in giù infilandogli tra i piedi la sua candela accesa; poi prende la mela e gira intorno a Boano facendo girare la mela) GALILEO
E gira…gira…rotazione…rivoluzione…(ci pensa su) Che sia finita la fase propulsiva delle rivoluzione copernicana? Boh!
BOANO
Maestro, ci vedono…
GALILEO
E cosa possono farmi? Mandarmi via da qui? (ride; Boano si mette in posizione normale; Galileo gli passa la mela)
BOANO
(mentre pulisce la mela) Maestro, ma con la natura e l’universo che hanno proprie leggi interne...Dio c’è ancora?
GALILEO
(guardandolo un po’ stupito) C’è…c’è. E’ nell’ora del suo grande trionfo!
BOANO
E sappiamo dove sia?
GALILEO
Io è un po’ di giorni che ce l’ho sulla punta della lingua. Dio è…Dio è…non mi ricordo…ma adesso via e grazie per la visita! (Boano se ne va tirando la mela in aria; Galileo l’osserva e poi) E per piacere…quella mela…mangiala! Non confondermi le idee! (spegne le candele nel vaso semisferico; è sera)
Scena 10 CORNACCHIE (la suora, sul fondo, ha messo i grembiuli neri degli scolari su una lunga pertica e li fa svolazzare in alto con un grido “crai-crai”; Galileo guarda la scena; rientra anche Boano) BOANO
Maestro, sono rondini?
GALILEO
No, cornacchie, Boano!
BOANO
E dove vanno?
GALILEO
Migrano…oltre Marocco ad isolette strane…Crai…Crai
BOANO
E’ già l’autunno? Crai Crai
GALILEO
Mia nonna me li diceva tutti: “Crai, Pescrai, Pescrille, Perscruflo, Maruflo, Maruflone, Maruflicchio”
BOANO
E cosa vuol dire?
GALILEO
“Crai” vuol dire domani. “Pescrai” dopodomani e così via. Suoni che non vogliono dire niente: il domani e il dopodomani vuoti di significato, vuota pazienza!
BOANO
(riferito alle cornacchie) Non si vedono quasi più! (si sente il suono della
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campanella) Maestro, la scuola…è ora! MOSCA
(entra trafelato sul monopattino: vestito chiaro a righe, paglietta, bastone, un leggìo, alcuni pezzi di una batteria: un charleston, un rullante) Arriva la direttrice…arriva la Direttrice… Presto, a posto! (Boano si allinea)
LUCILLA
(entra nervosa; vestito nero, cappello con veletta; si toglie con rabbia cappello e guanti che consegna a Mosca; parlando strapperà i quaderni che Mosca le passa insieme alle bacchette da direttore d’orchestra che troverà sul leggìo) Signor Galilei…uno stipendio si guadagna onestamente e rispettando i patti. Le ho chiesto dei trattati di fisca, non delle note letterarie o delle fantasie poetiche! (strappa i quaderni) Guardi…guardi il suo lavoro! Ci sono delle parti in cui sconfina apertamente nella religione e nella metafisica, campi per lei proibiti! (mentre Lucilla parla Mosca suona la batteria)
GALILEO
Lucilla…cioè, mi scusi, signorina. Io non credevo…ha sicuramente ragione… ma mi sono limitato a studiare dei fenomeni…anzi avrei molte cose da farle vedere… ho messo a punto dei principi teorici che…(le dà un altro quaderno che Lucilla prende e strappa)
LUCILLA
Basta così! Signor Galilei…non voglio questo da lei! Via voi! (riferita a Boano a Mosca che lasciano velocemente il campo) La deve smettere di giocare con la fantasia e attenersi alle cose reali!
GALILEO
E’ quello che faccio, sa? Infatti è per difetto di fantasia che letterati e artisti cercano il fantastico fuori della realtà.
LUCILLA
I poveri hanno il freddo della terra. Hanno bisogno di coperte non di fantasie!
GALILEO
Aspetti! (tira fuori un altro quaderno mentre intorno a Galileo si fa più buio; musica; Lucilla arretra lentamente verso il fondo) 5 aprile, era il giorno dei fiori…c’era una riva di piccole viole… e profumate! Lei mi stava aspettando per la solita reprimenda… ero un cattivo insegnante ormai…e le sorrisi nel darle il mazzolino. Era più brutta del solito ma sapevo che era stata bella. (Lucilla esce reprimendo un pianto) E il giorno dopo finiva la scuola per me…dovevo lasciare…e lei si fece a nuovo per salutarmi…il trucco rifatto e l’abito di primavera…(si guarda intorno) Ecco, continuo a parlar da solo. Sono davvero solo. Non c’è neanche l’eco. (urla) Eco! Eco! (voce normale) No, questo son sempre io. (si sente un rumore in quinta) Un rumore! Chi è là?
Scena 11 LA SCIMMIA E LE STELLE BOANO
(affacciandosi solo con la testa) Sono io, Boano!
GALILEO
Ma tu che c’entri? Tu sei sempre me…e quindi sei solo! Puoi andare! (Boano stupisce per un attimo, poi esce; Galileo va verso la quinta) Ma noo, dicevo così per dire…dài, non fare la scimmia! (appare Boano vestito da scimmione) Oh, mamma…e tu da dove vieni fuori?
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BOANO
(fa qualche passo poi si toglie la testa di cartapesta) Sono io, Boano! Ah, ah!
GALILEO
Noo…non mi dire che è di nuovo inverno!
BOANO
Da un po’ maestro…Carnevale ci aspetta.
GALILEO
E’ passato un altro anno. Camminare diventa intollerabile. Un altro anno con i piedi incollati al pavimento. E il lavoro di notte fa male alla vista! (si tocca gli occhi)
BOANO
(eccitato dà a Galileo un megafono a batterie) Venga maestro…ci aspettano!
GALILEO
N’altra volta! E il mio costume è quello dell’anno scorso?
BOANO
Preciso! Preciso! (e si avvia verso il fondo)
GALILEO
(sospira) Ci metteranno in galera! (esce preceduto da Boano)
(in proscenio entra Mosca vestito come nella scena precedente con in più un mantello; porta alcune valigie che posa a terra; entra poi Lucilla anche con mantello e borsa da viaggio; mentre entra Mosca fa un inchino) LUCILLA
(con tono duro e volume alto) Trattato di Vestfalia! (Mosca risponde velocemente: 1648) Battaglia di Poitiers! (Mosca: 1356) Armistizio di Villafranca! (Mosca: 1859 e risponde addirittura prima alle ultime due: 1805 1815) Austerlitz! Waterloo!
MOSCA
Sua Eminenza, la carrozza è pronta…(dalle quinte arriva un monopattino che Mosca afferra)…e il conclave attende!
LUCILLA
A Roma è Carnevale e le idee di Galilei stanno mettendo tutto in subbuglio!
MOSCA
I poveri hanno il freddo della terra. Han bisogno di coperte, non di idee.
LUCILLA
(infastidita) Non parlarmi dei poveri, Mosca! (e sale sul monopattino, poi mentre esce) Io li ricordo contro un cielo d’aria i poveri…Dal treno sembravano pali della luce…spogli…guardavano stupiti…(via)
(intanto dal fondo appaiono Boano e Galileo; Boano vestito da scimmione con testa sottobraccio e Galileo vestito da fata rosa con tanto di bacchetta magica e cappello a cono con stelle incollate sopra; ha a tracolla il megafono) GALILEO
Sei pronto ad imbiancare quella luna di pietà? A far sganasciare le stelle?
BOANO
Il giorno fu pieno di lampi, maestro!
GALILEO
Ma ora verranno le stelle…le tacite stelle! (si dà una botta sul cappello) Ma… ma son già qui! (indica le stelle sul cappello) Eccole! (poi indicando Boano e il cappello) La scimmia e le stelle! (fa cenno a Boano di infilare il testone poi
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viene in avanti prendendo per mano Boano e si inchina come di fronte a un pubblico immaginario; scena di teatro da cortile) BOANO
(con voce grottesca) Signora Fatina…sa cos’ho fatto stamattina?
GALILEO
(in stile clown parla nel megafono) Noo! Cos’hai fatto Gogo, stamattina?
BOANO
Ho disegnato sulle zampe tutto l’universo…guardi! (gliele mostra)
GALILEO
Bravo…un bel lavoro…e preciso anche.
BOANO
Così potrò dire che le stelle mi fanno il solletico! (si mette a grattarsi e a ridere scimmiescamente)…che prendo a lunate in faccia la gente! (dà schiaffi nel vuoto)…e fargli così vedere le stelle, ah ah!…senza contare il grosso vantaggio di poter guardare il cielo senza alzare la testa! (si guarda le mani osservato da Galileo compiaciuto)
GALILEO
Bravo Gogo…adesso vieni…fai l’esercizio che ti ha insegnato il tuo maestro…cioè la tua fata…sei pronto? (Boano fa cenno di sì) Signore e signori… io e lo scimmione Gogo andremo ora a rovesciare il mondo! Sei pronto Gogo? Via! (prende Gogo e lo mette in verticale capovolto) Eccolo qui, signori, il mondo alla rovescia! Ciò che è in basso va in alto…e il sasso cade in aria! Grazie…grazie! (fa come per raccogliere delle monetine per terra; sul fondo passa Mosca trascinando con sé diversi oggetti di Galileo, tra cui il “pentolo”, che va a buttare rumorosamente fuori quinta; Galileo lo vede e si inquieta) Ma che fai? Ehi, dico a te! (Mosca non risponde e fa spazio a Lucilla che entra vestita di rosso, una specie di manichino vivente, ballerina di liscio, che butta un libro ai piedi di Galileo; Mosca fa entrare anche il mobile cattedra di Galileo sul quale c’è una tastiera d’organo e delle mani da manichino; Boano intanto esce di scena)
Scena 12 MINACCE DI CONDANNA LUCILLA
(si avvicina alla tastiera e ogni volta che parla la suona con le mani da manichino) Vi ho fatto chiamare, Galileo, perché ho una minaccia da farvi. Avete impolverato tutti i miei vestiti con le vostre stelle! Avete portato il disordine, Galileo, giocoliere della notte.
GALILEO
Ma noo, Eminenza, non disordine…
LUCILLA
Avete sostenuto che il cielo non c’è più!
GALILEO
Chi io? Ma se è là! (lo indica)
LUCILLA
Avete scritto una commedia!
GALILEO
Un dialogo…un semplice dialogo!
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LUCILLA
Un dialogo con tre personaggi?
GALILEO
Un…trialogo…un triangolo…
LUCILLA
…in cui la parte dell’idiota si riferisce a me…
GALILEO
E’ un meccanismo teatrale abbastanza noto per far sembrare la verità meno seriosa!
LUCILLA
…mentre il più intelligente dei tre sostiene la teoria di Copernico!
GALILEO
Il più intelligente? Ma noo…il più antipatico!
LUCILLA
…la teoria di Copernico, la teoria del diavolo!
GALILEO
Ma noo, Eminenza, voi lo sapete, il diavolo fa le pentole ma non i Copernichi! (poi tra sé) Uh, questa non me la perdona!
LUCILLA
Trattato di Vestfalia! (Galileo non sa rispondere) Battaglia di Poitiers! (Galileo: “Sapete…sono emozionato!”) Austerlitz! Waterloo!
GALILEO
Ultimamente la mia smemoratezza mi commuove.
LUCILLA
Signor Galileo…dedicate più attenzione agli studi classici e smettete d’ora in po i vostri studi sul cielo e sulle piccole cosine della materia…
GALILEO
Atomi, sua Eminenza…
LUCILLA
Non tollereremo oltre!
GALILEO
Lucilla…io ti ho messo a disposizione quello che sapevo e che ho scoperto… ma lascia che continui…avrei anche bisogno di qualche soldo… per gli esperimenti…e poi sono vecchio e…(si tocca gli occhi)…fatti vedere meglio!
LUCILLA
Non toccarmi…vattene! (interviene Mosca e getta Galileo a terra)…e smetti di giocare, di…
GALILEO
…di fare il buffone? Non dire più niente, Lucilla.
LUCILLA
Addio, Galileo, non mi hai lasciato altra scelta! (esce; Mosca va a rialzare Galileo e lo spolvera)
GALILEO
(lo guarda e poi molto duro) E vattene! (Mosca esce veloce; Galileo si rivolge in quinta) Cosa ci è rimasto?
Scena 13 IL PERICOLO BOANO
(entrando con vestito normale) Una lente, qualche vetrino, un etto di caffè, tre
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arance, mezzo chilo di pasta. GALILEO
E la caffettiera?
BOANO
(cenno di assenso) Ci dovrebbe essere anche il macinino!
GALILEO
Davvero? (con entusiasmo) Allora, Boano, cosa aspetti? Ci facciamo un caffè?
BOANO
Subito, signore! (ed esce)
GALILEO
(gli urla dietro) Voglio macinarlo io! Ho il segreto. Eh, in certe cose ci vuole scienza! (si mette il “cannocchiale” sugli occhi e osserva il lampadario; pausa, poi) Eminenza! Le scrivo per tenerla al corrente dei miei progressi… anche se lei non vuole… Osservando il cielo ho notato che Giove ha delle lune come la Terra. Quattro per l’esattezza! Ora moltiplicando quattro per i poeti terrestri che qui ogni giorno cantano la Luna e facendo la proporzione tra poeti e abitanti…possiamo pensare a un numero di Gioviani pari aaa…non è difficile…(rivolto in quinta) Boano! Dammi un gessetto!
BOANO
(rientrando) Ce li han portati via, maestro. (mostra il macinino) Ma questo, per fortuna, no! (Galileo lo prende) Ed è già pieno!
GALILEO
Bravo Boano! (inizia a girare il macinino e conta in silenzio il numero dei giri che dà; s’accorge che Boano lo segue) Tu vai a preparare la caffettiera intanto!
BOANO
Già fatto!
GALILEO
(un po’ deluso fa un altro tentativo per far uscire Boano) E le tazzine?
BOANO
Pronte!
GALILEO
E hai visto se c’è dello zucchero?
BOANO
Un fondo di barattolo!
GALILEO
Boano, non so più come chiedertelo, mi lasci solo?
BOANO
Ma io sono lei e dunque è già solo!
GALILEO
Ah già! (continua a dare qualche giro di macinino in silenzio, poi) Sporgi la mano! (Boano esegue; Galileo vuota il cassetto del macinino con caffè sulla mano di Boano) E adesso mettilo in caffettiera! (s’avvia sotto il lampadario)
BOANO
(supplichevole) Maestro, lo sa che certi esperimenti sono proibiti per noi!
GALILEO
Boano, sei ancora qui?
BOANO
Maestro, la prego…
GALILEO
Non rompere…E vai a prendermi la prolunga, piuttosto!
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BOANO
(agitato) No, la prolunga no! Ci possono vedere!
GALILEO
Fai come ti ho detto!
BOANO
Ma è nascosta!
GALILEO
Lo so…prendila! (Boano: “Maa…”) Sbrigati! (Boano esce di malavoglia; Galileo continua a girare il macinino e ad osservare il cielo)
BOANO
(rientra con una prolunga/cavo) Eccola signore! (fa per porgerla ma poi la nasconde dietro di sé) No…attenzione!
(sul fondo entra Mosca annunciando “Sua Eminenza, Sua Eminenza”; entra Lucilla sul monopattino, guarda con indifferenza Galileo e Boano poi esce seguita da Mosca) BOANO
Siamo perduti! Ci guardavan di sottecchi! E con che occhi!
GALILEO
Dammi qui, adesso! (gli prende la prolunga)
BOANO
Ci metteranno in prigione, lo sento! La tortura…paura! (osserva Galileo che infila il capo della prolunga nel macinino) Cosa fa, maestro? Non si può!
GALILEO
Voglio osservarlo ancora da più vicino!
BOANO
Maestro, è pericoloso!
GALILEO
Adesso basta, Boano! E rispondi alla mia domanda: te l’ho mai insegnata l’arte di essere il primo?
BOANO
(ci pensa su, poi) No, maestro.
GALILEO
Vedi allora che te l’ho insegnata? (Boano è stupito) Infatti adesso tu te ne vai che devo star solo! (Boano è incerto) Va, ti ho detto!
BOANO
(uscendo) Si riguardi!
GALILEO
Fila! (Boano esce; Galileo si mette a girare il macinino e il cielo/lampadario fa un leggero movimento e poi inizia a scendere; Galileo è stupito inizialmente poi felice; fa scendere il lampadario fino a terra; indi vi entra dentro osservando le singole lampadine con il suo “cannocchiale”; è commosso)
Scena 14 PROCESSO (sul fondo appare Mosca con un tamburo a tracolla che chiama “Galileo! Galileo!” e poi esce; Galileo si mette a girare velocemente il macinino al contrario e il lampadario sale) BOANO
(entra agitato) Cosa si fa? (vede il “cielo” salire e rimane stupito)
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GALILEO
Vai tu, digli che arrivo! Vai, sbrigati e tieni! (stacca la prolunga e dà il macinino a Boano, poi s’accorge dell’errore) Cioè…volevo dire… prendi questa! (gli dà la prolunga/cavo e si riprende il macinino, poi ci ripensa) No, scusa… (guardandolo fisso negli occhi)…prendi questo…(gli ridà il macinino e si riprende la prolunga)…è tuo…ma nascondilo bene da qualche parte! (Boano osserva a lungo il macinino; si sente il tamburo suonare fuori quinta; Galileo è impaziente; allora con fare ironico…) Boano, dico a te. Se non ti rincresce, vuoi, per favore, andare via al più presto e trovare un buon nascondiglio per quel coso! (è andato arrabbiandosi in crescendo; Boano esce veloce; Galileo mette via la prolunga e va in giro come a chiudere delle porte, indi ritorna) Chiuso! Chiuso! Eh eh! Mi vogliono per il processo. Ma non ho bisogno di loro! (controlla tutt’intorno) Tutto a posto! (indi prende una sedia che userà per l’autoprocesso che segue, nel senso che quando vi si siederà o quando gli starà davanti sarà l’accusato e quando vi si metterà dietro sarà l’accusatore; inizialmente si siede timido) Eccomi qua! (si rialza subito e con voce dura…) Signor Galilei, vi abbiamo aspettato qualche mese prima di aver l’onore di vederla comparire davanti a noi! (si siede, cambio tono) Mi dovete perdonare…sapete la vecchiaia…le malattie…(si rialza, cambio tono) Voi avete scritto e affermato che il cielo è senza tetto e che noi, sulla terra, giriamo attorno al sole! (cambio tono) Chi io? Ma cosa dite? (cambio tono) Ecco qui i vostri scritti! (finge di dare e ricevere dei quaderni, cambio tono) Beh, si ma… (cambio tono) Sono scritti di vostro pugno? (cambio tono) Per essere miei, sono miei…è che allora mi sembrava così…scontato! (cambio tono) E oggi cosa fate? Riconfermate quelle cose? (cambio tono) No, no per carità…io abiuro…abiuro subito. Dov’è che devo firmare? (cambiando completamente tono ed uscendo dai due personaggi) Ma Galileo, adesso non esagerare! Fatti vedere incerto, tentennante, dubbioso. (riprendendo il tono dell’accusatore) Allora, signor Galileo, oggi cosa fate? Riconfermate quelle cose scritte? (tra sé dice…) Incerto! (poi con cambio tono) Vedete, signor inquisitore, per certi aspetti sìii e per altri noo…(dice tra sé) Tentennante! (torna al tono di prima ondeggiando la testa) Sì e no, no e sì! (dice tra sé) Dubbioso! (e si prende la testa tra le mani torcendola, poi torna al tono dell’accusatore) Allora, signor Galileo, riconfermate quelle cose! (cambio tono, di getto) Credo di no!(cambio tono) Allora abiurate? (tornando al tono normale) E qui dico di sì? No, no, mantieni aperto il rapporto…tieni in sospeso la cosa…comincia col dire: “Abiura? Perché tagliare tutto così con l’accetta, vecchio mio?!” (non è soddisfatto) No, no! Basta! Mi son stufato. Adesso il processo a me stesso me lo faccio come dico io! (si mette dietro la sedia e fa l’accusatore) Galileo, sei uno stronzo! Hai sbagliato tutto! Hai messo a soqquadro tutto il vecchio mondo…credevi che sarebbe durato a lungo? Volevi fare il genio prendendotela comoda, eh? (cambio tono) No, non è questo, signor inquisitore, quello che mi rattrista e mi angoscia! (cambio tono) E cos’è? La tua voglia di sapere, di conoscere ancora, di viaggiare per spazi inesplorati? (cambio tono) No, no…il fatto è che son costretto a scendere…a fermarmi! / Chi? / Chi mi costringe? Nessuno. Mi fermo da solo. C’è troppo pericolo nel nostro mestiere. E’ finito il tempo degli stregoni utili. Volete che abiuri? Che rinneghi tutto quello che ho fatto e scritto? Io faccio di più! M’acceco! (cambio tono) Che fai? Non dire fesserie! (cambio tono) M’acceco così non potrò più guardare il cielo e voi state più tranquilli…e pure io! (cambio tono) Non è il caso, Galileo,
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basta una semplice firma…che tanto l’Europa non crederà alla tua abiura! (cambio tono) No, no, ho deciso ormai…devo soltanto…(si sentono dei forti colpi alla porta) Chi è? MOSCA
(fuori scena) Aprite Galileo!
GALILEO
E no che non apro!
MOSCA
Aprite o sfondiamo la porta!
GALILEO
Vabbé, fate un po’ voi…(si infila un paio di occhiali neri)
MOSCA
Aprite, Galileo, vi ho detto!
GALILEO
(si distende a terra, appoggiato sui gomiti) Adesso sfondate pure! (rumore di chiavi e poi entra Mosca seguito da Boano) Ma come, non avete sfondato?
MOSCA
Non ce n’è stato bisogno. Il signor Boano aveva la chiave!
GALILEO
(si alza e con tono da normale conversazione) Tu gli hai aperto? E come facevi ad avere la chiave?
BOANO
Me l’avevate data voi, maestro.
GALILEO
Io? Qual è? Fai vedere. (poi cambiando in tono drammatico) Ah no, ahimé. Non posso più vedere niente, ormai! (si rimette a terra come un eroe tragico) Mi sono accecato! (stupore degli altri due: “Accecato?”) Accecato! Accecato!
BOANO
(gettandosi sopra Galileo, con enfasi) Maestro, cos’ha fatto?
GALILEO
(lo sposta) Esagerato! Per quello che ci vedevo ormai! (entra Lucilla vestita di rosso; inchino di Mosca e di Boano; Lucilla osserva stupita la scena)
MOSCA
Si è accecato!
LUCILLA
(è turbata per un attimo, poi) E il processo?
GALILEO
Già fatto, Eminenza…e anche la condanna…Suona il tamburo tu! (si alza e a tentoni toglie il tamburo a Mosca, indi lo suona e urla) Galileo è condannato! Il processo è finito! Galileo è condannato! (a Lucilla) Eh, lo so! Voi, Eminenza, volevate la tragedia…farne parte…e invece non avete capito che lei era già dentro di me. Io sono la vera tragedia! (pausa poi urla) Il processo è finito! Galileo è condannato! (va verso il fondo, i tre sono in imbarazzo)
Scena 15 NAUFRAGIO GALILEO
(dopo qualche passo si ferma) Ssstt! (sembra ascoltare qualcosa nell’aria, poi prende di tasca un gessetto e disegna nel vuoto un punto interrogativo, indi…)
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Lucilla? Mosca? Boano? (viene in avanti) Vi ricordate quel giorno d’autunno in prima mignin? (i tre si guardano interrogandosi a vicenda) Stavo per iniziare la lezione quando un uccello sull’albero del cortile cominciò a cantare. Lo ascoltammo per qualche minuto in silenzio e quando smise…cosa vi dissi? (i tre cercano di ricordare) Vi dissi: “Andate, ragazzi, la lezione è finita!” (è quasi in proscenio) LUCILLA
(con il tono della sua prima apparizione) Piano, attento a dove metti i piedi…sempre lì a sporcarti…e quando mangi sbrodoli. Se continui così… Stamane sotto il letto ti ho trovato. Il solito scherzo per farmi credere alla terra che si muove!
GALILEO
Ah, a proposito. Ve l’avevo promesso…è ora…è ora di andare tutti sulla luna!
MOSCA
Promesso? E quando?
GALILEO
Ieri, non ricordi? Andate…andate a prendere Bastiano!
MOSCA
Bastiano? E chi è Bastiano?
BOANO
Ma come, Mosca, Bastiano è Bastiano! (fa rientrare il cavallo da giostra)
GALILEO
Bravo Boano! (si avvicina al cavallo e ci sale sopra) E voi tutti con me! Venite! (i tre si avvicinano e si appoggiano al cavallo) Bravi così. Lucilla tieniti! Scompariremo dalla terra in un batter d’occhio…seguiremo un volo di rondini…Pronti? Si parte! (parte una musica; Galileo dice “oh oh eh eh”; Lucilla gli accarezza i capelli, glieli spettina)
MOSCA
(eccitato) Maestro, siamo noi che ci muoviamo o è la terra a lasciarci?
GALILEO
Ho sempre creduto di essere io a portarvi e invece eravate voi a portare me!
BOANO
(scherzando fa dei cenni nel vuoto) Via…via di lì…falchi, gabbiani, gufi reali!
MOSCA
I gufi di giorno? (intanto il lampadario si accende)
BOANO
Ma che giorno e giorno. Non vedi? E’ sera e c’è già la luna!
MOSCA
(anche lui sta al gioco) E’ vero! Che bella così vicina!
LUCILLA
(idem) Dobbiamo rallentare o batteremo la testa contro il tetto del cielo!
BOANO
Ho preso io una volta una capocciata che ve la raccomando!
MOSCA
Maestro, Boano ce la raccomanda!
GALILEO
Zitti! Zitti e dileguatevi, scioglietevi nel blu, lasciatevi andare…Nettuno, guarda chi ti ho portato! Giove! Siamo qui!
LUCILLA
(indicando in alto) I pianeti di Giove!
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GALILEO
Li ho visti per primo io una volta…o era stanotte?
MOSCA
E Plutone c’è?
BOANO
Certo che c’è. E’ lassù, lontano!
GALILEO
Bisogna solo chiamarlo forte e lui viene…tutti insieme: Plutoooneee! (tutti urlano) Plutoooneee! (in quel momento dal lampadario/cielo cadono delle gocce; tutti tacciono, anche la musica; si sentono solo i tonfi delle gocce sul pavimento; finché dopo una lunga pausa…)
MOSCA
Maestro, il cielo piange!
GALILEO
Lo so.
LUCILLA
Maestro, il cielo cade?
GALILEO
Non ancora, signorina, non ancora!
BOANO
Ma cadrà?
GALILEO
Cadrà, cadrà…(fa il verso delle cornacchie in volo) Crai…Crai…Crai…(gli altri tre alzano la testa) Ma per intanto…Lucilla, come si annuncia la notte?
LUCILLA
(dopo pausa) Chiara!
GALILEO
Chiara! (sorride e si mette a ondeggiare sul cavallo; Mosca guarda in alto, intirizzito; Boano si è messo dietro le spalle di Galileo e forse si sta addormentando; Lucilla guarda il cielo che continua a piangere; anche lei sorride e piange) FINE
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Van Gogh l’avventura spirituale e artistica di un visionario, trasportata negli anni ‘60, in altre città, in un altro mondo 1987
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Locandina di Van Gogh – debutto anno 1987 Antonio Catalano (Vincent), Lorenza Zambon (Cristina), Giuliano Amatucci (Theo), Giancarlo Previati (Paul) Scenografie realizzate da allievi dell’Accademia Albertina (TO) - docente: Ottavio Coffano Oggetti scenici: Maurizio Agostinetto Musiche: canzoni anni ‘60 Angeli di luce diretti da Rocco Colajanna Regia: Luciano Nattino Anche Van Gogh, come Galileo, è la rielaborazione autonoma di un’avventura umana e spirituale, colta nei suoi momenti essenziali. E, come nel precedente lavoro, ho voluto parlare di Van Gogh parlando d’altro e, insieme, parlare d’altro parlando di Van Gogh. Nella vita di Van Gogh quello che più mi ha interessato è il legame arte-vita che lo ha attraversato sempre fino alla sua tragica fine. Un’arte concepita come lavoro fisico e psichico fino all’esaurimento. Un’arte come bisogno personale, assoluto e totalizzante, al di fuori delle logiche di mercato. Son partito dallo straordinario legame fra i due fratelli, Vincent e Theo, e dalle “Lettere a Theo” scritte da Vincent: un serbatoio di riflessioni, di annotazioni poetiche e filosofiche, di illuminazioni sconcertanti, utilissimo per il lavoro drammaturgico. Ho ripreso anche un aspetto poco conosciuto della vita di Van Gogh: quello di predicatore e pastore protestante presso i minatori del Borinage in Belgio, con un impegno evangelizzatore fra radicalismo e mistica profetica. E poi il tormentoso sodalizio con Paul Gauguin ad Arles, il loro confronto/scontro nel corso di un lavoro impetuoso e creativo. Infine, nel rapporto tra Vincent e Cristina, ho affrontato il tema della difficile convivenza di Van Gogh con l’altro sesso. Ho trasportato la storia a circa quarant’anni fa, in un clima pre-sessantotto, una stagione cioè particolarmente ricca di tensioni e di radicalità nelle scelte dei valori e negli impegni. Ho così immaginato un “prete operaio” (Vincent) cercare una propria dimensione di lavoro “nel sociale” affrontando i clienti di una bagno diurno, sotterraneo e “infernale”, dove regna una diffusa violenza. E là incontrare Cristina, ex prostituta, tenutaria del bagno diurno, che vive con lui un’esperienza di difficoltà e tenerezze, marcata dalle imprevedibili oscillazioni di Vincent tra delirio e calma. Nel sotterraneo Vincent fa arrivare un “hippie” impetuoso e beffardo (Paul Gauguin), alla continua ricerca di un “altrove” artistico e umano. I due lavoreranno insieme a un non ben definito progetto di scardinamento dell’arte e delle istituzioni. La storia si svolge privilegiando il frammento e il dialogo spezzettato, fatto di gesti miniaturizzati, di parole amputate, di buffoneria impotente. Le azioni dello spettacolo vengono illuminate da alcuni “angeli di luce” che seguono con dei proiettori in mano gli attori, come complici o spettatori privilegiati. Lo spazio riservato al pubblico è chiuso da tende bianche ed è estremanente ravvicinato agli attori: una sorta di spalto di arena per osservare da vicino il sangue/sudore dei “lottatori”, dei sognatori, e le loro traversie, le loro sconfitte, i loro entusiasmi.
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Scena 1 CARO THEO (Vincent si sta lavando la faccia in una bacinella, è un po' impedito dalle manette che ha ai polsi, è in canottiera; Theo è elegante, sta stirando una tonaca da prete, è agitato; i due si trovano nella parte alta della struttura scenica) THEO
Chi glielo dice adesso alla mamma?
VINCENT
Come “chi glielo dice”?
THEO
Dai, avanti, chi glielo dice?
VINCENT
Dice cosa?
THEO
Come "cosa"? Questo, no? Questo! (agita la tonaca) Eh? Chi glielo dice?
VINCENT
Chi vuoi che glielo dica?
THEO
Eh già....so quello che stai pensando...ma ti sbagli...io non le dirò niente.
VINCENT
Dai Theo.....a te ti sta a sentire.
THEO
Sì...ma adesso....io non sono d'accordo...nè ho argomenti credibili per giustificare questa tua partenza.
VINCENT
Ah beh... se è per questo.....ti ho scritto una lettera.
THEO
A me?...Hai scritto una lettera a me?...Ma scrivila alla mamma piuttosto, no?
VINCENT
Beh…adesso......non si può più neanche scrivere una lettera.
THEO
(dopo pausa) Dov'è? (Vincent: “Cosa?”) Questa lettera?
VINCENT
(a soggetto) Fuoco fuochino...nella tonaca...nella tonaca...(Theo la trova e fa per aprirla)...Adesso?...la leggi dopo, no?...dopo.
THEO
Se mi chiedi dei soldi non ne avrai!
VINCENT
Dei soldi?...Non ti chiedo dei soldi...un vaglia, solo un vaglia.
THEO
Non se ne parla.
VINCENT
Stammi a sentire, Theo. La storia é finita ...noi siamo già dopo. Capisci? (Theo fa cenno di no) E poi l'anno che sta per venire....é il nostro anno, Theo, il nostro anno.....ma non è un anno...é un secolo, un pianeta... un altro mondo!
THEO
Non capisco, Vincent...lo sai che in queste cose... Ma poi...devi scendere giù per forza?...Eh? (gli toglie le manette)
VINCENT
Mi devono offendere, massacrare.
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THEO
(sovrappensiero) L'hai preso il caffè? Viene freddo. (ci ripensa) Chi?
VINCENT
Come “chi”?...Loro...giù...dabbasso...devo pur servire a qualcosa.
THEO
(gli dà la sciarpa) La sciarpa.
VINCENT
No, tienila tu la sciarpa, non prendere freddo.
THEO
No, tienila te. (Vincent: “Noo, te!”) Vuoi proprio andare?
VINCENT
Beh, faccio mica finta. (i due discutono un po’ a soggetto fino a che…)
THEO
(urla) Cristo, Vincent!
VINCENT
Appunto! (Theo: Eh?) Sei tu un bravo cristo, Theo. Io ti porterei con me...ma...
THEO
Ma…?
VINCENT
(pausa) No, no...neanche a parlarne.
THEO
Neanche a parlarne?
VINCENT
No... (guardando giù) ...é pericoloso...e poi laggiù é caldo/freddo ...freddo/caldo...tu mi diventi un semifreddo! E poi anche se ti portassi con me...tu mi potresti dare un bambino con l'infinito negli occhi?
THEO
Eh no.
VINCENT
Eh no. (inizia la discesa)
THEO
Ti sposerai mica, Vincent?
VINCENT
Chi, io?...(ride)...no, no...
THEO
No, eh? (ride) Neanche a parlarne!
VINCENT
Neanche a parlarne? No. (scende verso gli inferi, dopo un attimo ritorna con un quadro in mano) Ah, dimenticavo...qui c'è il mio ultimo quadro...l'ho fatto per te...sei tu questo. (in effetti potrebbe sembrare un ritratto di Theo)
THEO
(prende il quadro e lo guarda triste)...Un po’ malaticcio, eh?
VINCENT
Eh sì...vedi di curarti, eh!
THEO
Curati te!
VINCENT
No, curati te! (i due si salutano con il fischio " di famiglia" della loro infanzia; buio)
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Scena 2 INFERI (Il bagno diurno: vasche da bagno all'interno di separé di tela bianca; scrosci d'acqua; uno strano ragazzo si aggira sbrigando faccende: é Cristina, assolutamente irriconoscibile come donna; entra Vincent con un eskimo addosso e lancia profezie in una lingua sconosciuta) CRISTINA
(la lingua le si impunta, é quasi balbuziente) Oh...oh!...Da dove sei sbucato tu?
VINCENT
Beh, da su ...c'è una scala.
CRISTINA
Sì...ma cosa stai facendo qui? (Vincent mostra la tonaca sotto l’eskimo) Ah... scusi padre...io non avevo visto...comunque non mi pare il posto adatto questo!
VINCENT
No, no, invece il posto va proprio bene.
CRISTINA
Eh no!...Scusi...non mi pare...qui la gente viene a fare il bagno...di là ci sono i cessi...scusi...non mi pare proprio.
VINCENT
Ma, giovanotto, senta....qui non passa gente di tutte le risme e di tutti i colori?
CRISTINA
Beh ...sì!
VINCENT
E siamo sotto terra, no? (Cristina: “Sì”) E questi non sono luciferi? (indica gli "angeli di luce" che con lampade a mano illuminano gli attori)
CRISTINA
Cosa sono?
VINCENT
Ecco! Siamo all'inferno!
CRISTINA
Eh no, scusi! Quale inferno?! Questo é un posto igienico... riscaldato... ho pulito tutto io...scusi...è il mio mestiere, eh! ...quale inferno? ...anzi se lei potesse... (gesto di stringere e andare)...perchè io ho da fare qui... (chiude le docce, riordina, Vincent continua a predicare)...senta padre...per favore ...adesso devo chiudere.
VINCENT
Come chiudere?...Chiudete l'inferno?!
CRISTINA
Ma quale inferno! Non insista …Chiudo perchè è l'orario! Mi farà pur mangiare no? (comincia a spingerlo fuori)
VINCENT
Vado ...vado...ma dove?
CRISTINA
Ma padre! Non so...vada sopra ...fuori...c'è un sacco di gente che passa...lei predica lì...avanti! (lo spinge)
VINCENT
Giovanotto! Lo sa lei che io avrei dovuto gridare sin dall'inizio invece di stare muto in tutte le lingue del mondo? (ed esce lasciando Cristina senza parole)
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(Cristina si avvia brontolando fuori scena con secchio e mestolone, sente un rumore provenire da un angolo del bagno, tira fuori di tasca un rasoio, prende il mestolone e va ad aprire di colpo una tenda) CRISTINA
Vieni fuori! (scopre Vincent nella vasca) Ma scusi padre! Cos'è che sta facendo qui?
VINCENT
Cercavo un posto per dormire...ma qui c'è un'umidità! (tocca l’acqua della vasca)
CRISTINA
Senta gliel'ho detto anche prima...questo non è un dormitorio...è un bagno, chiaro?...E' un bagno...e adesso se ne vada, va bene?...che mi ha fatto anche paura!...avanti, fuori. (lo spinge)
VINCENT
Vado...vado. (passa vicino al secchio e vede che è pieno di patate) ...ehi, giovanotto...cosa sono quelle?
CRISTINA
Patate..."cosa sono?"... patate!
VINCENT
E che te ne fai?
CRISTINA
Servono per mangiare, no?...A cosa servono le patate?
VINCENT
Così...belle crude?
CRISTINA
(pausa, imbarazzo, poi dura)...E se a me piacciono crude?!
VINCENT
(schivandola e tornando indietro) Giovanotto!...Mi lasceresti fare un bagno?
CRISTINA
Ce li ha i soldi? (Vincent dice di no) E allora?
VINCENT
Posso sempre regalarti un orecchio.
CRISTINA
(dopo pausa, spaventata) Dì, ma oh!...(gesto: sei pazzo?)...Adesso vada, eh!....che io ci ho da fare! (gli indica l'uscita, poi esce anche lei e scarica le patate, Vincent fa una finta, rientra e si nasconde dietro un’altra tenda)
VINCENT
(quando Cristina gli passa vicino) Le hai messe a bollire?
CRISTINA
(agitata)...Cosa?
VINCENT
Le patate.
CRISTINA
Non sono affari suoi! ...Cosa sta facendo ancora qui?
VINCENT
E’che io avevo buttato l'occhio... avevo visto un bel posticino... (indica una vasca) ...caldo caldo... io, fuori, ho due o tre cosine... le vado a prendere e mi sistemo qui ...Allora, cosa dici, giovanotto? Mi sistemo qui?
CRISTINA
(rimane interdetta un attimo per tanta insistenza, poi sbatte per terra il secchio
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e comincia ad urlare) Ah, ma allora tu sei proprio fuori come una cocuzza, amico! Guarda che a me non me ne frega niente se sei un prete o non prete… (lo investe e gli batte con la punta delle dita sul petto) Ti ho detto che non si può perchè mi ritirano la licenza, va bene? ...Ho appena tirato fuori la bocca dalla merda io...non sono mica come voi che...(gesto di scherno alla tonaca) ...e adesso vada fuori che se no la butto fuori io! (lo spinge e lui si avvia; poi) VINCENT
Ma scusi, giovanotto…
CRISTINA
Vada via ho detto!
VINCENT
(riparte, poi si riferma) Ma... (Cristina si lancia per corrergli addosso; lui scappa, poi si riferma) Ma io pensavo...ho solo due o tre cosine...
CRISTINA
Senta, padre! Non mi rompa i coglioni, eh!
VINCENT
(scandalizzato) Eh? (Cristina “He!”; Vincent esce offeso poi rientra velocemente) Scusi, giovanotto....
CRISTINA
(urla) Vattene! (gli tira con violenza una patata. Buio)
Scena 3 LA BARBA (Cristina sta lavorando e Vincent rientra) CRISTINA
Eh ...ma senta padre!...adesso tutti i giorni la stessa storia, però eh!
VINCENT
(la blocca facendole vedere una moneta) Giovanotto! Lei voleva il vile denaro...ed ecco il vile denaro!
CRISTINA
(prende la moneta)...Eh...vabbé...con questa al massimo posso farle fare un bagno...avanti venga.
VINCENT
Ma noo...non bagno...
CRISTINA
Ieri non voleva fare il bagno, scusi?
VINCENT
Ho cambiato idea.
CRISTINA
Guardi che le serve, eh? ...non per dire…
VINCENT
Piuttosto vorrei farmi la barba...sei capace, giovanotto, a fare la barba? (Cristina con un gesto solo trae il rasoio dalla tasca e lo apre, Vincent si spaventa) ...Forse è meglio un bagno!
CRISTINA
Forza facciamo questa barba...che costa anche meno... (lo fa sedere su un seggiolino traballante, lo sistema per fargli la barba)
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VINCENT
Disturbo se oro? (Cristina: “Cosa fa?”) Oro! (indica il breviario)
CRISTINA
Beh, faccia quello che vuole ... basta che non si muova! (mentre Cristina prepara la schiuma in una tazza Vincent legge frasi incomprensibili sul breviario) E...cosa vuol dire quella roba lì?
VINCENT
Vuol dire che io fuori ho due o tre cosine...le prendo e…
CRISTINA
Senta padre!... Cos'è che le ho detto io?... che qui non si dorme, e se io dico che non si dorme, qui non si dorme!
VINCENT
Ma io pago, eh...mica gratis.
CRISTINA
Sì....con quelle monetine...(comincia ad insaponarlo)
VINCENT
No, no...quali monetine...adesso mio fratello mi manda dei soldi.
CRISTINA
Suo fratello?
VINCENT
Si, sto giusto aspettando un suo vaglia.
CRISTINA
Beh...meglio per lei!...(comincia a raderlo)...ma lei, scusi, quanti anni ha?
VINCENT
Trentacinque!
CRISTINA
Sembran cinquanta!
VINCENT
Grazie.
CRISTINA
E suo fratello?
VINCENT
Beh, lui é più giovane...
CRISTINA
No, voglio dire...é ricco?...ha la grana?...é uno importante?
VINCENT
Sì, sì...molto importante.
CRISTINA
Beh, senta...quando suo fratello le manda i soldi...se vuole...lei viene qui....si fa un bagno caldo...la barba...sta un po’ tranquillo...ma stia attento, che qui sopra é pericoloso...le danno una botta in testa e glieli portano via tutti i soldi.
VINCENT
Ah sì ?!
CRISTINA
Eh sì!...E poi, scusi, lei gli parla anche in un modo che non si capisce, eh....
VINCENT
Beh, é che in seminario...
CRISTINA
Eh, sì...qui capiscono solo le botte...e i rasoi! (fa il gesto di tagliargli la gola)
VINCENT
Ah! (sguardo di terrore)
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CRISTINA
(dopo pausa) Ma lo sa che da quando sono qui, un prete che é un prete non l'ho mai servito?
VINCENT
Ah no? (Cristina: “No.”) Ed è molto che sei qui?
CRISTINA
Saranno...due anni.
VINCENT
E prima?
CRISTINA
Beh, prima...qui si sta bene...al caldo...invece prima...fuori al freddo...era molto peggio...mia mamma é ancora là.
VINCENT
Tua madre?
CRISTINA
Io però...questo posto me lo sono guadagnato proprio io...e guai chi me lo tocca...guai!
VINCENT
Ma cosa fa tua madre fuori al freddo?
CRISTINA
Fa la puttana, no?
VINCENT
Fa la puttana?! (scandalizzatissimo)
CRISTINA
Batte i marciapiedi.
VINCENT
Ah...batte i marciapiedi. (sollevato)
CRISTINA
Chissà perché ti racconto tutte queste cose a te, chissà...
VINCENT
Ma, giovanotto...perché un prete é un prete...e la mamma é sempre la mamma!
CRISTINA
Guadagna un sacco di soldi, eh...mica pochi...però é al freddo...e invece qui é caldo...si sta bene. Pensare che lei voleva che io...e mi diceva..."ubbidisci alla mamma...ubbidisci" ma io non volevo...e le facevo tié! (gesto volgare)
VINCENT
Come le facevi?
CRISTINA
(continua il suo racconto) E lei si incazzava...urlava...urlava... "Cosa credi? Che ti mantengo tutta la vita? Devi fare i soldi, Cristina...devi fare i soldi!" Allora…
VINCENT
(la tocca sul seno) Cristina?
CRISTINA
(molto imbarazzata)...Sì.
VINCENT
Ma allora?
CRISTINA
E allora ho ubbidito alla mamma…che dovevo fare? Per qualche anno su al
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freddo... VINCENT
(si alza ancora insaponato) Ma tu....ma tu mi vuoi mettere nei guai.... qui é pericoloso...e se ti scoprono? Qui é pieno di uomini... é pieno di uomini.
CRISTINA
Ah, perché cosa credi, che non lo sanno?
VINCENT
Ah, lo sanno anche!...Lo sanno!
CRISTINA
Eh...qualcuno dei vecchi clienti mi ha vista....e allora ogni tanto vengono... Guarda! (va velocemente verso di lui, solleva i vestiti e gli mostra il seno)…questi sono tutti i miei segni...questi vecchi...ma ce ne ho anche dei nuovi. Questo di unghia...questo è un morso.... ma ce n'ho anche uno di coltello, qui... (sguardo esterrefatto di Vincent, pausa, Cristina scopre completamente il seno) ... Quanti anni mi da?
VINCENT
Zitto! (la copre con l'asciugamano e scappa) Zitto, giovanotto, zitto! (Buio)
Scena 4 IL LETTO (Cristina parla da sola mentre sistema il locale e fa spazio) CRISTINA
Tu sei fuori come una cocuzza ,amico!..qui non si dorme...se dico di sì a te, cosa gli racconto agli altri...eh?...Vien su un casino, viene su...Tu non vedi la pula e pensi che non ci sia, eh?...Perché sei fuori!...Cosa faccio se mi ritirano la licenza?...Ho appena tirato fuori la bocca dalla merda io...Non capisco perché dovrei rischiare la pelle per tutti gli sconvolti che passano di qua!...non è giusto, non è. (si sente un rumore, Cristina corre fuori scena ad aiutare Vincent a portare dentro un letto su cui sono legate varie masserizie; faticano molto a farlo entrare in scena; durante questo lavoro le voci si sovrappongono) Guarda che non é gratis! Non è gratis! A me non mi interessa come ti procuri i soldi, te li fai mandare da tuo fratello, non so, ma paghi, paghi fino all'ultima lira, se no non è giusto, non è! (Vincent: “Ho detto che pago!”) Non ci passiamo di qua. (Vincent: “Manovri, giovanotto, manovri!”)
(hanno sistemato il letto sopra una vasca da bagno; Cristina osserva preoccupata Vincent che "si allarga" con vari oggetti fra cui un comodino e una cassetta delle lettere. ) CRISTINA
E poi io come faccio con la vasca?
VINCENT
Come faccio io piuttosto con questa umidità ...
CRISTINA
E' umido perchè questo è un bagno, va bene? E’un bagno!
VINCENT
(parla tra sé mentre si sistema) Questo qui ... lo metto qui! (mette il breviario sul comodino) ... così se mi sveglio di notte oro ... questa qui (sistema una cassetta delle lettere) ... così quando arriva il vaglia ... zac!
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CRISTINA
Beh ...adesso caccia i soldi!
VINCENT
Come?
CRISTINA
Caccia i soldi!!
VINCENT
Fra poco viene un mio amico... lui me li stampa i soldi e...
CRISTINA
No, eh... Guarda che tu a me non mi freghi mica! ...Guarda che io voglio soldi veri e sacrosanti! ...(sguardo scandalizzato di Vincent) Scusa! Caccia i soldi!
(pausa; Vincent tira dalla tasca una monetina e gliela dà con aria offesa; gesti di "siamo d'accordo”; Cristina è attirata da un soprammobile di Vincent che le impedisce di toccarlo; gesti come prima di "siamo d'accordo”; Cristina va a prendere il secchio delle patate) VINCENT
A chi le porti le patate?
CRISTINA
Ti fai i cazzi tuoi?(ed esce)
VINCENT
Tanto lo so...li porti a quella scrofa che c'è di là!
CRISTINA
(rientra precipitosamente) Come lo sai?
VINCENT
Beh, giovanotto...ho buttato l'occhio... di qua e di là ... e ho visto la scrofa!
CRISTINA
Non dovevi vederla!...Adesso come faccio?...Guarda che non devi dirlo a nessuno...non si può tenerla qui....mi ritirano la licenza!...e poi, possono anche portarmela via!...Zitto, eh!…Giura! (gesto buffo di Vincent per giurare; pausa) Ecco! Così adesso di là ho una scrofa ...e di qua... (si siede sconsolata sul letto)
VINCENT
Un maialino! (le si siede vicino e grugnisce)
CRISTINA
Ma va! (dà un buffetto a Vincent)
VINCENT
Ma va! (Vincent si alza e "fa il maialino" a soggetto)
CRISTINA
(con un mezzo sorriso)...Ma guarda se dovevo tirarmi in casa proprio uno come te, non so ...che adesso sai anche tutti i miei segreti.
VINCENT
Segreti?
CRISTINA
Sì...tutti e due, li sai.
VINCENT
Ma quali? Non capisco.
CRISTINA
Come quali?... Cristina (indica se stessa)...e Jole, no?
VINCENT
Jole? Chi è Jole? (Cristina indica il posto della scrofa) L'hai chiamata Jole!
CRISTINA
Si chiama Jole...allora la chiamo Jole... (scherzi fra i due, Vincent cerca di
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pizzicarla, ecc.; Cristina fa per andare; Vincent la chiama: “Cristina!”) Eh? VINCENT
Posso chiederti una cosa?
CRISTINA
Dài....
VINCENT
(prima borbottando poi più chiaro) ...Vieni a dormire con me?
CRISTINA
(folgorata) ...Ma come? Io credevo che tu... ma allora... (comincia a gridare) Allora tu sei come tutti gli altri! ...Io non pensavo... Allora sai cosa faccio? ...Ti butto fuori te e tutte le tue carabattole...fuori, hai capito... fuori!
VINCENT
Ma no Cristina.... guarda che non hai capito....
CRISTINA
Eh, ho capito! ...Ho capito anche troppo bene!...Fuori! ...Va bene? ...Fuori!! ...(pausa, fra sé) ...Eh, già ...ma se io ti butto fuori ...tu cosa vai a dire in giro? ...tu sai tutti i miei segreti, sai ..(urla)..Mi hai fregata, eh?!...Bastardo!! ...(pausa) ...Va bé, va bé... Quando?
VINCENT
(borbottando) “Quando”.... prima fai tutto quel... e poi “quando”... che ne so?...C'è tempo... un mese ... un anno...(cambio tono) Anche subito!
CRISTINA
(sguardo d'odio; si avvia verso il letto e comincia a spogliarsi; si interrompe) ...Guarda che non è gratis! Non è gratis!…Quando tuo fratello manda i soldi paghi, e paghi anche caro, perchè io costo molto cara! (finisce di spogliarsi e si mette sul letto con addosso solo le mutande da uomo; pausa, lungo sguardo con Vincent imbarazzatissimo) ...E togli sta roba, no! (indicando i propri vestiti sul letto; Vincent esegue) ...E togliti la tonaca, che mi fa anche senso! (Vincent esegue poi si toglie le scarpe e si mette a letto con il resto dei vestiti)
VINCENT
(parla a bassa voce) Mi sono fatto la faccia di giallo, di verde, di blu ....sono andato in giro a parlare, a parlare ..... ma nessuno ci credeva ... nessuno ci credeva che sono lo spirito santo.
CRISTINA
(pausa) ... Beh? (Vincent: “Cosa?) Allora? (indica il letto e loro stessi, come dire “procediamo?”)
VINCENT
Guarda che non hai capito ...io voglio solo stare vicino vicino.
CRISTINA
Come “vicino vicino”? ...guarda che paghi per questo!
VINCENT
Si, si... mica gratis...
CRISTINA
Allora sei scemo! ... o non sei capace?
VINCENT
No, no ... sono scemo!
CRISTINA
(pausa)...Davvero non mi tocchi? ...per tutta la notte?
VINCENT
Ti ho detto di no. (pausa; lentamente Cristina si accoccola vicino a lui e
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sorride; dopo un pò Vincent tira fuori una pistola e gliela mostra) Tieni, va. CRISTINA
Che fai?!
VINCENT
(sovrapponendosi) Potrebbe esserti utile. Qui è pericoloso…
CRISTINA
Ma tu vai in giro con questa? Che te ne fai?
VINCENT
Per imparare a morire ..... ogni tanto mi sparo! (buio)
Scena 5
THEO
(dall'alto arriva Theo, vede il fratello solo in scena, lo saluta con il fischio "di famiglia"; con lo stesso fischio Vincent lo guida a scendere; lieve imbarazzo frai due, poi si abbracciano, gioco della sciarpa, si abbracciano più forte; Vincent gli fa vedere l'attrezzatura da predicatore, poi improvvisamente si spara in una mano; Theo rimane esterrefatto; Vincent se ne va; Cristina ha osservato da lontano, ora entra sistemando i suoi asciugamani)
CRISTINA
Così tu sei Theo.
THEO
(preso di sorpresa)....Prego?
CRISTINA
Theo, no?
THEO
Ah, sì, certo ...Teodoro.
CRISTINA
Lui parla sempre di te.
THEO
Beh ... anch'io parlo sempre di lui.
CRISTINA
Hai portato i soldi?
THEO
(sovrappensiero) I soldi sì, certo ...(pausa)...Quali soldi, scusi?
CRISTINA
Sei pieno di grana, eh?
THEO
Beh... non mi lamento.
CRISTINA
E sei importante, eh?
THEO
Importante? Maa...non mi pare che ...
CRISTINA
(aggressiva) Beh, stammi bene a sentire! Lui sta bene qui, con me e con quei quattro puzzoni che mi danno da vivere, chiaro? Qui è caldo, igienico, riparato ...qui non circola roba pesante ... quindi caccia la grana e vattene… e che non ti venga in mente di ricattarlo tu e i tuoi luridi quattrini schifi!
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THEO
Io non ho mai detto...
CRISTINA
Eh, ma l'hai pensato, lo so... Perché i tipi come te pensano...pensano.
THEO
Le chiedo troppo se potesse spiegarmi...
CRISTINA
Io ti ho capito, sai ...tu sei di quelli che fanno funzionare il cervello... perchè non sei come lui... lui fa girare lo stomaco, i polmoni, il cuore....
THEO
Guardi che lei si sbaglia.
CRISTINA
Non mi sbaglio mai ...con i tipi come te.
THEO
Potrei sapere con chi ho a che fare?
CRISTINA
No!...Perché io qui sono a casa mia ...e a te non ...
THEO
(la interrompe con un urlo) Oooh!! Mi vuoi lasciar parlare si o no!! E' da quando sono entrato che non mi fai dire neanche ‘na parola!! ..E poi mi guardi con quegli occhi indiavolati come se mi volessi ammazzà! Ma chi cazzo sei ?! (breve pausa) Parli di mio fratello come fosse una cosa tua...e magari fingi di servirlo per poi fottergli la grana…è così?! (l'afferra per la giubba)
CRISTINA
Giù le mani! (pausa)...E allora tientelo! Tientelo il tuo fratellino!...Te lo prendi e lo porti con te a Parigi, a Londra, a New York ...dove vuoi! E ci pensi tu ai suoi vomiti, alle sue grida ...e ai suoi occhi che di notte non si chiudono mai!...E già che ci sei gli pulisci pure il culettino al fratellino, gli metti le pantofoline...(con mossa rapida lo afferra, gli alza il mento con un gomito e gli mette il suo rasoio davanti alla gola) ...e se ti pianta un coltello nella gola, gli dici: “No,Vincent non si fa così!!”...Eh?
THEO
(pausa di terrore) ...Ragazzo, calma! In questa tasca c'è una busta. (Cristina lo lascia e prende la busta) ...Dentro c'è un assegno per lui... sbarrato non trasferibile! (pausa) ...E anche per te c'è qualcosa. (compila un altro assegno)... cosa segno? (sguardo interrogativo di Cristina) ... il nome!
CRISTINA
(imbarazzata) ...Zorzetto Cristina.
THEO
Cristina? ...(la guarda perplesso per un attimo) ...Senti ragazzo...io ho fretta ....lo lascio in bianco poi lo intesti tu.(glielo porge, poi si allontana e prima di uscire) ... Ragazzo...quando torna, salutamelo! (esce)
(Cristina, che ha tenuto l'assegno dietro la schiena, lo esamina attentamente, caccia un urlo di gioia ed esce; buio)
Scena 6 DOV'E' CRISTO? (Vincent entra dall'alto, raduna gli "angeli di luce" come se fossero passanti e comincia ad
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arringarli con qualcosa a metà fra la predica e il gioco delle tre carte) VINCENT
Allora avvicinatevi tutti!... E' facile facile ...(muove tre carte su una cassetta che tiene al collo) Cristo dov'è? ... Cristo dov'è?...Cristo dov'è? (un “angelo” gli indica una carta e Vincent la alza) Bravo! Lei ha vinto una bella profezia! ...(legge dal breviario) "Beati coloro che hanno fame perchè verranno sfamati, beati quelli che hanno sete di giustizia perché verranno giustiziati!"
(Sul bassofondo della scena si intravede Cristina che striscia per terra, ha pantaloni e mutande calati sulle caviglie, guarda con terrore il luogo da dove arriva; si lamenta flebilmente, si sfila del tutto le mutande e le usa per asciugarsi in mezzo alle gambe; va ad aprire una doccia e mette la testa sotto l'acqua, vomita. Vincent la scorge e la chiama) VINCENT
Cristina!
CRISTINA
(alza la testa e lo vede) Vincent! (lungo sguardo fra i due; buio)
Scena 7 LA CENA (musica dolce e triste; Vincent entra da solo, allestisce un tavolo usando una valigia e delle pentole e comincia a prepararlo; dalla parte opposta spunta Cristina vestita per la prima volta da donna; Vincent la guarda stupito; lei si vergogna un po’; si guardano a lungo senza parlare poi Vincent la fa sedere con fare da cameriere tramutando la sua tonaca in un frak; poi tenta di sistemare due asciugamani nei bicchieri come se fossero tovaglioli; esce e rientra velocemente portando un piatto coperto da un altro)
VINCENT
La signora ha deciso?
CRISTINA
Veramente sono ancora incerta fra…il caviale e le ostriche.
VINCENT
Ma li prenda entrambi! Vualà ! (scopre il piatto che è pieno di patate bollite)
CRISTINA
Perchè si può?
VINCENT
Certamente!
CRISTINA
Allora prendo anche un po’ di… arrosto! (si serve di patate)
VINCENT
No , no … prima gli antipasti! (e le serve patate)
CRISTINA
Ma se mi piace mischiolare!
VINCENT
Non si può. E' l'etichetta!
CRISTINA
Beh... se è l'etichetta ...E lei cosa prende?
VINCENT
Oh, io ...sono incerto fra questa ostrichina e quella. (indica sempre le patate)
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Sa, non si sa mai come scegliere fra le ostriche ...(stanno per mangiare, poi si fermano; Vincent mette una bustina di idrolitina nella bottiglia dell'acqua, l'avvolge in un asciugamano, l'agita bene, poi l'apre per far venire fuori lo spruzzo)...Un po’ di Champagne! ... (versano e bevono dopo aver detto “Cincin “; stanno per mangiare, si interrompono di nuovo; Cristina grattuggia sui piatti una patata e dice "Un pò di tartufo!". Riprendono, si interrompono di nuovo, si dicono "Buon appetito" e finalmente mangiano; Vincent schiaccia la sua patata con uno schiaccia patate) CRISTINA
Scusi, ma cosa ci fa alla sua ostrica?
VINCENT
No, è che mi piace il purè!
CRISTINA
E che cosa é il purè?
VINCENT
E' un piatto speciale che fanno di là in cucina solo per me.
CRISTINA
Allora lo voglio assaggiare anch'io.
VINCENT
Non è permesso!
CRISTINA
Oh basta con l'etichetta! ...(assaggia) ...Ma è buonissimo! E’ un piatto veramente “sic” ... “sic” come lei . (gradatamente si deprime)... sì, un piatto sic di molto... (smette di mangiare, pausa)
VINCENT
(ha uno scatto) Si potrebbe sempre far fuori quella mezza tonnellata di scrofa che c'é di là! (afferra un coltello) ... come hai detto che si chiama? (si avvia ma viene fermato da Cristina) ... lasciami passare!
CRISTINA
(gli si para davanti con un balzo) Non la toccherai, Vincent! (le voci si sovrappongono; lo scontro si fa duro; Vincent sta per colpirla con il coltello, si blocca appena in tempo)
VINCENT
(dopo pausa) Ecco...mi hai fatto andare di traverso l'ostrica!
CRISTINA
(pausa) ...Vincent ... no, è che ho fatto un sogno questa notte .... un sogno che venivano quattro uomini grossi .... e mi prendevano e mi legavano ... così e così (indica le mani e i piedi) …proprio come una scrofa, Vincent ... e uno mi metteva lì davanti un catino ...io vedevo tutto ma non capivo... poi improvvisamente uno prende un coltello e ... bà!.. mi fa un buco nella gola, e dal buco viene fuori un getto di sangue, rosso, che va a finire proprio nel catino ...allora capisco...capisco e divento anche fortissima ...spacco tutte le corde e le porte ...e scappo via veloce per i campi... facevo dei salti lunghi ...e se mi giravo dietro c'era un fiume nero...facevo dei salti lunghi... e dietro sempre il fiume ...io lo vedevo ma non capivo... poi tutto in un colpo capisco ...che quello era il mio sangue Vincent ...e quando capisco… bà! cado giù per terra e non riesco più a muovermi (si siede su una vasca) ...e dal buco escono degli uccelli, rossi, che volano... e quello non era brutto .... e io li guardavo, e non riuscivo a chiudere gli occhi ... poi sento dei passi ... io ero lì che non mi potevo muovere, e pensavo “Perchè Vincent non arriva?”... sento dei passi
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...erano loro, loro con il coltello ...e io ero lì tutta fredda che non mi potevo muovere .. e loro arrivano ...e io penso “Perché Vincent non arriva ... perchè Vincent non arriva?” (disperata) ... Tu perchè non arrivavi Vincent? VINCENT
(dopo lunga pausa, arrabbiato) Io te lo chiudo sto posto ... te lo chiudo!
(accanto agli “angeli di luce” si vedono spuntare alcuni bagagli, gettati da fuori, e si sente una canzone; entra uno sconosciuto con la faccia coperta da una maschera da Topolino) VINCENT
E questo chi è?
PAUL
Eh eh! Non mi riconosci, cazzone? ...Potrei anche essere Paul Gauguin!...Tié! (gli getta i bagagli)
VINC
(apre una valigia, é piena di pezzetti di stoffa colorati che prende e getta in aria) Paul!! (buio)
Scena 8
SUFFUMIGI
(Paul e Vincent in alto fanno i suffumigi usando due pentole e un grande lenzuolo che copre la testa di entrambi; alcuni lunghi sospiri) PAUL
(parlando da sotto il lenzuolo) Chi siamo? Da dove veniamo?...Dove andiamo?.... Lo spirituale nell'arte non è come han fatto gli impressionisti che hanno cercato attraverso l'occhio, i cazzoni, cadendo così in una specie di nuovo manierismo, questa volta scientifico, le merde! Arte é cercare nel centro misterioso del pensiero, nei suoi meandri più sconosciuti...(alza il lenzuolo) Bello! (riferito a un foglio che ha in mano) Ne stampiamo mille di questo!
VINCENT
Paul! Che razza di pantaloni ti sei messo stamattina?
PAUL
Perchè? (torna ai suoi pensieri) Prendi Cezanne .... Ah, Cezanne! I bianchi sono blù...i blù sono bianchi! ...E i critici? Ma che si impicchino! (si mette sotto il lenzuolo ma per riemergere poco dopo) E cosa dice Cezanne mentre molla una scorreggia tremenda per liberarsi di un rompiballe? "Un chilo di verde è più verde di mezzo di mezzo chilo di verde!" ...E tutti giù a ridere: “E’ pazzo!” Ma non è lui il pazzo! E allora perchè perdere tempo a spiegare le cose ai critici? Sarebbe come gettare perle ai porci.
VINCENT
A Jole! (Paul: “A chi?”; Vincent s’accorge della gaffe) No, niente...E i critici?
PAUL
Che si impicchino, i mafiosi! (si rimettono sotto il lenzuolo; Paul cambia tono, diventa mesto) No, no...Ho scritto a tutti ...al sindaco, al ministro, al comandante dei vigili.... Mi vogliono ritirare la licenza di ambulante... E io come campo? Eh? No, no io devo partire... (si toglie il lenzuolo) India, Africa, Sudamerica ...ma non ci ho una lira....non so a chi chiedere...Ho chiesto anche a mia madre....ma non ce la fà più neanche lei, povera donna .... a mia moglie ...chissà che fine avrà fatto quella ....non so a chi chiedere...(Vincent gli fa un
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cenno) No...no a te non li chiedo. VINCENT
Chiedi, chiedi pure....io poi ne parlo a Theo!
PAUL
Beh, allora senti…A me basterebbe mezzo milione…
VINCENT
Sì, Paul...ma io non ti lascio partire così in fretta.....e poi scappare perchè?
PAUL
Beh, per stare lontano da te e dai tipi come te! ...Senza offesa!
VINCENT
Paul, tu cerchi qualcosa che non esiste!
PAUL
Io cerco un “altrove”, Vincent! (Vincent: “Un ...?”) Un “altrove”!
VINCENT
Appunto ...non esiste
PAUL
Esiste ... esiste ...
VINCENT
Ti dico che non esiste ...Dammi retta Paul....siamo già tutti qui!
PAUL
(rimettendosi sotto il lenzuolo) Mi basterebbe mezzo milione!
VINCENT
(dopo pausa "bussando" sulla testa a Paul) Paul! (Paul: “Aia!” e si scopre) Mi è venuta un'idea ...Perchè non te li stampi tu i soldi?
PAUL
Ci ho pensato, ma poi mi son detto: “Io faccio casino con i colori” ...mi arrestano e addio India! (si rimette sotto il lenzuolo)
VINCENT
Già. Non dovevo nemmeno dirlo! (pausa) Paul! (“bussa” nuovamente)
PAUL
Aia! (si scopre) Che c’è?
VINCENT
Esiste ancora quella...come si chiama..... aiutami ....quelli tutti belli...quelli che hanno l'inno...
PAUL
Forse ho capito cosa vuoi dire...
VINCENT
Com'era l'inno?....(canta) "Gli amici miei son quasi tutti via"
PAUL
(prosegue nel canto) "E gli altri partiranno dopo me ..." La Legione Straniera? (Vincent: “Sì!”) Non so. (inseguendo il suo pensiero) Ma hai ragione. E' che c'è troppo conformismo in giro. Chi rischia più? Ma tu hai già visto uno di questi giovani segaioli, catatonici fare qualcosa...che so? Andare in giro nudo d'inverno? Eh?...Macchè! Macchè! Macchè! (si rimette sotto il lenzuolo)
VINCENT
(pausa) Paul! (“bussa” nuovamente)
PAUL
Oh? (si scopre)
VINCENT
Macchè! (insieme)...Macchè! (buio)
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Scena 9 GAUGUIN E THEO (Theo ha in mano un grosso involucro avvolto in una specie di paramento sacro; Paul sta raccogliendo i suoi stracci colorati per terra) THEO
Non so più come chiedertelo!
PAUL
Non chiedermelo e basta! Io come sono arrivato riparto!
THEO
Ti prego Paul! Ti ha aspettato a lungo...è entusiasta di lavorare con te!
PAUL
Entusiasta? Son qui da una settimana e il lavoro non l'abbiamo ancora iniziato!
THEO
Paul! Adesso c'è questo! (posa l’involucro sul letto)
PAUL
(alza un lembo) L'hai pagato caro?
THEO
Lascia perdere!
PAUL
No, no guarda...non se ne fa niente...Tu mi telefoni, mi cerchi: Padova... Milano ...Roma e mi porti qua...in questo bell'ambientino, per che cosa? Per fare la balia a tuo fratello...siete pazzi, tutti e due!
THEO
Lui conosce tutto di te...il tuo passato...i tuoi precedenti...ne parla benissimo... me l'ha scritto diverse volte....guarda quante lettere! (mostra diverse lettere)
PAUL
Tu, tu sei più pazzo di tuo fratello perché tu sei sano e dovresti...A meno che tu non sia malato di lui. E' così? Ma dì un po'...lo conosci bene? Lo sai che si mangia i colori? Se li ciuccia, sì, così! Che si prende le sbronze con la trementina? E poi mi bussa in testa, mi parla della nonna....
THEO
Della nonna...(ride all'idea)
PAUL
Sì ma che cavolo c'entra la nonna? Io non capisco perché tu perdi tempo con quel...rincoglionito! (Theo, con rimprovero: “Paul!”) D'accordo, è tuo fratello, ma io? Non sono come un fratello per te? Non era questa l'idea? Quella di lavorare tutti insieme per cambiare il mondo nel nostro piccolo laboratorio?
THEO
Paul, tu devi avere più fiducia in me. Voi due insieme lo farete impazzire il mondo! Verranno fuori delle cose fantastiche!
PAUL
Sì, con la nonna, la trementina...
THEO
Prova a pensare ai colori che ne verranno fuori. (tira fuori gli assegni e ne compila uno)
PAUL
(interessato all’assegno) Ah, perché lo facciamo a colori?
THEO
Beh, certo!
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PAUL
“Tanti” colori? (riferito in parte all'assegno)
THEO
Sì. Allora?
PAUL
Theo, tu e tuo fratello siete due figli di...
THEO
(lo interrompe scandalizzato) Paul!
PAUL
Di puttana!
THEO
(sollevato) Ah, beh! (buio)
Scena 10 ATTENTATO
(Paul e Cristina sono vicini all’involucro di prima. Vincent è in un separè chiuso da tende) VINCENT
Credi che quell'affare ci sarà utile?
PAUL
Indispensabile! ...Tu dovresti saperlo.
VINCENT
Io? Non so se sono capace di usarlo.
PAUL
Come? Oggi ogni parrocchia ne ha uno...Dove credi che l'abbia recuperato questo? ...Avresti dovuto vedere la faccia del prete quando ha visto Topolino entrare in sacrestia! (toglie il paramento e scopre un ciclostile anni ‘60; si rivolge a Cristina) Ti piace? ...Vuoi che ti faccia vedere come si fa? Ecco metti una mano qui ... e poi una qui ... (le mette una mano su un seno)
CRISTINA
(gli dà uno schiaffo su una mano) Oè! Ti ho mai fatto l'occhiolino io a te? ... No! ... e allora vedi di andare a farti fottere! (gli fa un gestaccio e si mette a far girare il ciclostile)
PAUL
Sono inerme! …Inerme, lo giuro ...giro disarmato da un bel po’ di tempo. Finito. Faccio questa ultima cosa con Vincent e poi via! India...Oceania...eh Vincent? (Vincent esce dalla tenda con grembiulone di gomma e occhiali da saldatore) ...Dì un pò Vincent ...te la sei già fatta? (riferito a Cristina)
VINCENT
Cosa? (guarda intensamente Paul)
PAUL
(dopo pausa) L'India! Te la sei già fatta l'India? Dovresti pensarci, sai? E’ spirituale!
VINCENT
(deciso, indicando la vasca) Le foto!
PAUL
Le foto? Ah, le hai sviluppate? Si lavora! Si lavora! Bravo Vincent! Glielo dicevo a Theo: “Vedrai che si lavora”. Lui mi sembrava scettico. No, no, gli ho
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detto. Vedrai! (prende dalla vasca alcune foto e le appende ad asciugare) VINCENT
Hai un gettone?
PAUL
Per telefonare? No…ma non ti preoccupare ... han detto che chiamano loro. Riepiloghi tu?
VINCENT
Sì, cioé, no…dài Paul...riepiloga tu!
PAUL
(mostra le foto) Il luogo dell'attentato! La macchina del nostro uomo...e questo è lui: il nostro obiettivo! ...(dispone gli oggetti sul tavolo come a simulare una mappa) Ore 7,1O. Il nostro uomo esce di casa puntualmente con la sua macchina. Da una settimana ha rinunciato alla scorta, si sente al sicuro, ah, ah! Qui avremo piazzato il furgone della lavanderia con a bordo Gramenidis e con una ruota a terra per bloccare la strada. (muove gli oggetti e le patate)
VINCENT
Gramenidis?
PAUL
Sì. Ore 7 e 15, l'auto del nostro uomo arriva nel punto indicato e viene tamponata da un’altra auto con a bordo Alekos e Andreas. Gramenidis scende dal furgone e spara direttamente sull'autista mentre Alekos e Andreas si occupano dell'ostaggio. Qui ci saranno Irene e Jannis con funzioni di copertura: 3O secondi di fuoco fitto. Alle 7 e 18 sbuca un auto di grossa cilindrata che raccoglie Gramenidis, Alekos, Andreas, Irene, Jannis, il nostro ostaggio...l'autista no ...(butta via una patata)…qualcuno ci rimette sempre in queste cose... Alle 7 e 20 è tutto finito. Arriva la polizia e trova sul posto soltanto i volantini di rivendicazione (mette sul tavolo i volantini che ha ciclostilato Cristina). Da quel momento abbiamo tutti in pugno: Governo... Parlamento...Polizia...Intellettuali...Galleristi...Ti piace? Dì, ti piace?
VINCENT
(dopo pausa) No!
PAUL
Come sarebbe? Perché non ti piace? E' perfetto, Vincent!
VINCENT
Prima di tutto: perché quei nomi greci?
PAUL
Qui ti volevo. Perché lo ambientiamo a Istanbul! C'é più fascino...più mistero ...prova ad immaginare: il tramonto sul corno d'oro, campo lungo... le stelle sul porto Bosforeion, campo lungo... i terroristi con l'ostaggio in primo piano... (Vincent insiste a dire che non gli piace) E poi pensa alla fotografia che verrà fuori, ai colori...
VINCENT
Ah, perché lo facciamo pure a colori!
PAUL
A colori certo, perché?
VINCENT
Si era detto in bianco e nero!
PAUL
No, no, si era detto a colori!
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VINCENT
Non mi piace, non mi piace!
PAUL
Cazzo, Vincent...sei duro, eh? Dunque: prima ti propongo un film dell'orrore ... stai male, vomiti, ok, sei delicato, poi ti propongo una cosa di donne... mi guardi schifato ... ok, tutti i gusti sono gusti.... finalmente concordiamo su un tema politico...nicchi di qua e di là! Accidenti, é perfetto: attentato, rapimento, ricatto, lo stato che cede, la borsa che crolla, ministri che si dimettono, operai che si incazzano, repressione poliziesca, gas lacrimogeni...
VINCENT
E i pioppi?
PAUL
Cosa c' entrano i pioppi?
VINCENT
Avevamo detto file di pioppi! File di pioppi, file di pioppi! ...Non mi hai messo neanche un pioppo!
PAUL
Pioppi a Istambul?
VINCENT
No, non mi piace... E poi, scusa ...(cerca qualcosa fra le patate utilizzate per ricapitolare l'attentato) ... io dove sono?
PAUL
Tu non c'entri,Vincent! (pausa, si controlla) Ascoltami bene. Tu devi avere più fiducia in me! ..Io ho più naso di te in queste cose... (Vincent: "Questo é vero") ...E poi vogliamo lavorare o no? ...Cosa cazzo facciamo altrimenti? ... Una sceneggiatura così vale 100.000 franchi ...Ti rendi conto? ... 100.000 franchi sono due anni di vita! (gli punta il faro in faccia)
VINCENT
Paul! Io non vivo se non sono convinto! (si toglie il faro dalla faccia; buio)
Scena 11 GIRASOLI (Paul e Vincent sono in piedi, chinati in avanti, mentre una grossa luce si alza su di loro) VINCENT
Più chinato...così…ecco…adesso…alzati piano...(i due si alzano lentamente con le mani sopra la testa con le palme rivolte verso il davanti, dita larghe) …apri...apri bello...bello, così! (sono ormai rialzati sempre con le mani sulla testa e le dita sempre più larghe) Scorollati tutto! Scorollati! Così! Colpo di vento! Stop!
PAUL
E quanto dura questa sequenza?
VINCENT
Tre ore e mezza!
PAUL
Ma tre ore e mezza è tutto un film!
VINCENT
Appunto! (Paul: “Appunto!?”) Ti piace?
PAUL
Di qui a qui…(esegue il movimento da chinato a rialzato)…tre ore e mezza?
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VINCENT
Ah, dimenticavo. Camera fissa: un capolavoro!
PAUL
Ah, camera fissa! Tre ore e mezza....quattro ore no? (leggero sarcasmo)
VINCENT
No, quattro ore è troppo!
PAUL
Invece tre ore e mezza... Senti, e Jannis, Alekos, Irene...?
VINCENT
Ah, beh...anche loro qui nel campo...tutti come noi: girasoli!...Ti piace?
PAUL
Beh, è una scelta! Un po' hard ma...sì, tre ore e mezza, tutti qui...mi piace! Mi piace!
VINCENT
Ti piace? (lo osserva stupito)
PAUL
Una scelta coraggiosa, ma sì. Funzionerà! Bravo Vincent!
VINCENT
Ti convince? (adesso è Vincent dubbioso)
PAUL
Sì, camera fissa, tutti qui nel campo! Girasoli!
VINCENT
A Gramenidis glielo dici tu?
PAUL
Sì, non ti preoccupare, ci penso io.
VINCENT
Ti piace, allora...Tre ore e mezza, da qui a qui...? (da chinato a rialzato)
PAUL
Sì, bravo, è perfetto!
VINCENT
Scusa eh, Paul...Ma tu un momento fa non eri tanto convinto!
PAUL
Guarda Vincent che io vivo bene anche se non sono convinto! (buio)
Scena 12 CAMARGUE (Vincent posiziona una sedia a dondolo, le dà un colpo perché cominci ad oscillare poi va a nascondersi; Cristina entra portando un secchio d'acqua, vede la sedia e capisce che è un regalo per lei; sorride si siede e comincia a dondolarsi) CRISTINA
Oh, Vincent! ... Dove l'hai trovata?
VINCENT
Non si dice! E' un regalo...e un regalo non si dice. (va a sedersi su una specie di altalena ricavata accanto al letto, tutti e due si dondolano)
CRISTINA
E' bella, eh? .... E' bella .... guarda come vado su e giù, su e giù... ma mica come prima, eh ...che andavo sempre avanti e indietro, avanti e indietro...
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VINCENT
Sì, con calma adesso...senza fretta ....
CRISTINA
Anche senza soldi, Vincent. (Vincent: “Già ...”) E' andata proprio come volevi te, eh Vincent? ...Adesso il bagno è chiuso... non viene più nessuno...tutto chiuso...Beh meglio, guarda, così i miei segreti li tengo qui chiusi con te e basta! ...Anche quel tuo amico è venuto a stare qui, proprio come volevi te. (pausa) ...Vincent? Sai cosa c'è rimasto da mangiare?
VINCENT
Patate!
CRISTINA
E caffè ....
VINCENT
E Jole?
CRISTINA
No! ...A Jole niente caffè .... perché non le piace!
(scende dal dondolo, va ad aprire la tenda che nasconde una vasca e così facendo rivela Paul in boxer, con una valigia in mano, in piedi dentro alla vasca; Cristina lo bagna con l'acqua del secchio, poi mette il rimanente in un catino per il pediluvio di Vincent, indi se ne va brontolando per il disordine) VINCENT
Ah, la Camargue! ...la Camargue! (si prepara per il pediluvio)
PAUL
(ancora grondante) Il Mediterraneo fangoso!
VINCENT
Si sta bene qui ...guarda il mare...ha il colore degli sgombri ...cioè cambia: un po’ è verde ...un po' è grigio e rosa .... va a finire che mi diventa blu. Che strana cosa è la famiglia!
PAUL
Che cavolo c'entra la famiglia adesso?
VINCENT
No, è che avevo uno zio muratore in Libia ...chissà quante volte lo ha attraversato questo mare...
PAUL
Non mi piace ...è un mare chiuso, basso .... facile da attraversare .... sembra una palude ....
VINCENT
Tra poco sarà notte ...e di notte sembrerà un oceano. (pausa) Paul? Ce l'hai un gettone? (Paul lo cerca automaticamente nelle mutande: “No!”) Non importa ...tanto parlano sempre loro.(mette un piede nell’acqua e lo ritira)
PAUL
(vede Vincent che sta ritto su una gamba sola) ...Cosa fai?
VINCENT
No, è che scotta.
PAUL
Sembri un flamand! (Vincent: “Un ... cosa?”) Un flamand! Un fenicottero!
VINCENT
No, è che...il piede destro è più sensibile...(improvvisamente anche il piede destro di Paul scotta e anche lui lo tira su, Vincent mette il piede sinistro nell'acqua) Il sinistro invece...anche!
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PAUL
(pausa)...Oh! Eccoli i flamands! ...(guardano tutti e due in alto)…a terra sono rosa, arancio....ma quando si alzano in volo, sotto, sono neri ....sembrano....
VINCENT
Corvi.
PAUL
O chimere. (sguardo allucinato) Le hai mai viste tu le chimere alzarsi in volo?
VINCENT
No...e tu?
PAUL
Neanch'io. Pare che non si possano veder volare.
VINCENT
E da ferme? Si vedono da ferme?
PAUL
Beh sì...con un buon tele.
VINCENT
Ah, ecco...ci vuole il tele.
PAUL
(si guarda intorno) Zanzare ...grosse ....c'è un'umidità ...ho come una sensazione ...mi sa che qui non ci capisce nessuno, Vincent... nessuno ci segue, nessuno ci cerca...
VINCENT
Paul! Non buttarti giù di morale così. Stai su. (pausa) La vita è assente...e noi non siamo al mondo! Mettiamola così, va.
PAUL
No, è che noi siamo zingari, nomadi, Vincent! Flamands migratori!
VINCENT
Parla per te! (pausa) Zitto! Hai sentito? C'è un rumore. (sguardo allucinato)
PAUL
Sono i tuoi piedi nell'acqua, Vincent ...
VINCENT
No, no ...è come uno scalpiccio ...vado a vedere ...
PAUL
Dove vai? ...Bagni dappertutto!
VINCENT
Aspetta Paul! ....Vado più su perché qui non si vede niente... c'è un polverone. Paul! ...Sono tori! ...Vieni a vedere... sono tori della Camargue! Vanno verso Arles ...vanno verso il macello! Paul! Bisogna fermarli! ...Vieni, andiamo ... dobbiamo andare con loro! ...Dove vai?
PAUL
(esasperato, esce dalla vasca e se ne sta andando)...Mi son rotto le palle, Vincent, me ne vado!
VINCENT
Dove vai? Guarda che ti mordo, bastardo, ti mordo! (gli tira l'asciugamano; buio)
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Scena 14 MORTE DEGLI ANARCHICI (Vincent entra con una museruola sul viso, poi cade a terra come morto, dopo lunga pausa si rialza carponi e disegna con un gesso sul pavimento delle sagome umane come fa la polizia quando rileva la posizione dei cadaveri. Guaisce come un cane. Più in alto Theo legge una lettera di Vincent; in disparte, furtivamente, Cristina e Paul fanno l’amore in piedi)
THEO
"Caro Theo, in realtà le cose sono poi finite così: Jannis Kapolos, anni 24, anarchico, vistoso ematoma in regione occipitale, deceduto. Andreas Tardeu, anni 22, anarchico, focolai ecchimotici confluenti nell'encefalo, deceduto. Irene Ritzas, anni 25, anarchica, deceduta. Evanghelo Gramenidis, anni 28, deceduto. E altri fuggiti, braccati nei campi profughi. Paul ed io abbiamo aspettato a lungo una chiamata con piccole emozioni, grandi condottieri, ma nulla è avvenuto. E io che volevo soltanto poter lavorare, lavorare fino ad esserne schiacciato come Jannis, Andreas, Irene, Gramenidis. Paul è scoraggiato, credo di me e della piccola città di Arles, ma io voglio vivere fino ad esaurirmi e anche per me, come per i fiori delle altre primavere, il passato si confonde con il presente, e un prato è qui e insieme nel cosmo. Si avvicina il Natale e poi il nuovo anno. La vita finisce dove comincia. Vincent.”
(Verso la fine della lettura Vincent percepisce la presenza di Cristina e Paul, afferra un faro e lo dirige verso di loro; breve sguardo poi i due scappano; buio)
Scena 15 CORRIDA CAMARGUESE (Vincent e Paul giocano su un biliardo posato a terra; Cristina e Theo, seduti sul bordo di una vasca, si fanno uno spinell; Vincent manda in buca una boccia e posa la stecca) VINCENT
Hai perso!
PAUL
Ho perso? Solo io ho perso? E cosa ho perso? Questo bell'ambientino? Quei due lì? (riferito a Cristina e Theo) Ho perso te? (improvvisamente cambia tono) “Giuri di dire la verità, nient'altro che la verità, come in America. Dica lo giuro! Era presente al fatto? / Sì vostro onore! / Ci racconti tutto dall'inizio. / Comincio dall'infanzia? / Non faccia lo spiritoso! / Sì vostro onore!” (torna al tono di prima) A me...prima che mi prendano sono già in Turchia! E poi India, Asia, Oceania...("vede" una donna e la saluta) "Ia orana, Paul, Ia orana....vaitua!" (dice agli altri) E' una principessa maori! Viene da me a piedi nudi, un fiore fra i capelli...emana un profumo vegetale e animale insieme...ha la mascella cannibale, i denti pronti a sbranare...la veste si tende sulle reni, delle reni da sopportare dei pesi immensi ...il viso si fa più dolce, fa le fusa come un grosso felino...(si avvicina con la testa alle ginocchia di Cristina che si scosta imbarazzata)
VINCENT
Paul, sai cosa sei? ...Un porco! ...Tu la rivoluzione la vuoi fare a letto!
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PAUL
E tu dove te la fai, idiota? In quel tuo budino flippato? (indicando la testa di Vincent)...Nel tuo vomito?
VINCENT
Ah, ah ...si incazza!...guarda come si incazza!
PAUL
Theo, dì a tuo fratello di non provocarmi, per favore... sono già nervoso di mio stasera.
VINCENT
Ah, ah ... i blu sono bianchi, i bianchi sono blu ...come Cezanne! (lo sfotte)
PAUL
No, tu lasciami stare Cézanne, hai capito? Non toccarmi Cézanne!
VINCENT
(continua a scherzare; per due volte gli si avvicina di soppiatto da dietro e lo "incorna") ...Blu, blu, blu...
PAUL
(scatta) Ti spezzo le corna! (pausa, poi improvvisamente e insieme si buttano sul biliardo per prendere le stecche; breve colluttazione poi Paul lascia che le prenda Vincent il quale le fa fischiare nell'aria e vestito in nero sembra proprio un toro infuriato; i due si fronteggiano mentre Theo e Cristina assistono impotenti)
VINCENT
Sei un imitatore ...sei venuto a copiare il mio lavoro e non ci sei riuscito.
PAUL
Povero malato ...non sai neanche cos'è la vita e vuoi cambiarla agli altri.
VINCENT
Paul! Lo sai cosa sei?
PAUL
(gli si avvicina) ...Avanti sentiamo ...dimmi dai.
VINCENT
Sei una falsa avanguardia!! Oh! Non ce la facevo più! ...Scappi dal mondo... scappi, scappi ...ma dove vai? ...dove vai?
PAUL
Sai cosa ti dico, Vincent? ...Restaci tu qui, con le tue seghe! ...ma chi ti segue, chi? ...chi ti vuole? chi?
VINCENT
Paul!…Tu non uscirai tanto facilmente da qui dentro...da me!
(Paul rimane un attimo interdetto; Vincent parte con le stecche da biliardo infilate sotto le braccia e tenta di incornarlo; Paul schiva per due volte e poi comincia a divertirsi, corre e salta per tutto lo spazio come un “razeteur” mentre Vincent lo insegue; inscenano una specie di corrida "camarguese"; ad ogni schivata Paul grida "Olé"; alla fine Paul riesce a strappare la sciarpa a Vincent e la agita in aria come un trofeo) PAUL
Olé! La coccarda vale mille! “La coupe de la cocarde!”
(Vincent é terribilmente serio, raccoglie da terra un rasoio, lo apre e tenta di colpire Paul che riesce ad evitarlo per un pelo; Vincent si ferma ma rimane con il rasoio alzato) PAUL
Ooh! ...Cosa vuoi fare? Vuoi uccidermi? ...A me? ... Hai visto Theo?...Vuole uccidermi! Tu sei pazzo! ... Avanti, avanti uccidimi! .... O vuoi solo
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tagliarmelo? ...Ah ecco....vuoi che lo tiri fuori? Aspetta ...(si sbottona i pantaloni) ...toh! dai avanti! ...non hai il coraggio? Eh? ... (Vincent abbassa il rasoio, Paul si calma un po’) No, non ce l'hai il coraggio tu! (gli getta addosso la sciarpa con disprezzo, va a prendere i suoi bagagli per andarsene) VINCENT
(non sa rendersi conto di cosa stava facendo; riesce appena a bisbigliare) Paul! ...Scusami, va!
PAUL
(pausa, lascia andare i bagagli, sembra sorridere) Vincent! ...(ritorna arrabbiato) Ma va a cagare, va! (esce; buio)
Scena 16 TAGLIO DELL' ORECCHIO (Vincent è solo in scena, senza tonaca e con il rasoio in mano; prende uno specchio e si guarda per scegliere quale orecchio tagliarsi; poi "prende coscienza” del pubblico e guarda tutti negli occhi girando silenziosamente nello spazio, sempre con il rasoio in mano, indi si rifugia in un separè e chiude la tenda; dopo qualche istante di tramestìo tutto si calma e si sente scorrere l'acqua della doccia; entra Paul ignaro di tutto e raccoglie i suoi "colori” per chiuderli nella valigia; dopo un po’ si accorge dell'acqua che scorre e ha come un presentimento; cerca conferma negli occhi degli spettatori, va ad aprire la tenda e trova Vincent svenuto con la testa dentro la vasca; agghiacciato riesce solo a chiudere meccanicamente la doccia; entra velocemente Cristina, spinge da parte Paul, solleva di peso Vincent dalla vasca e lo aiuta a stendersi all'asciutto, poi smette di occuparsi di lui e si fissa a guardare l'acqua dentro la vasca; entra anche Theo che accompagna Paul con i suoi bagagli verso l' uscita; i due si abbracciano persino comicamente) PAUL
Questa scena io l'ho già vista da qualche parte...non so dove...ma l'ho già vista. (pausa, poi Theo stacca un assegno e lo dà a Paul che accetta dopo qualche resistenza; indi Paul guarda fisso Theo negli occhi) E' morto?...(Theo fa cenno di no)...E' ancora vivo! (Theo fa cenno di sì, Paul gli restituisce l’assegno) Non è mai esistito! (esce, anche Theo si ritira)
CRISTINA
(toccando l' acqua della vasca mentre Vincent le è a fianco con la testa fasciata) Ci mancava anche l'alluvione, ci mancava ... Tutta quell' acqua, quel fango...tutto è navigato via lontano, i mobili le case... Anche Jole è navigata via... lei era così gonfia, così rosa ...si vedevano i suoi due occhietti neri, puntuti ...che andavano giù e poi su ... e poi giù ...e poi ancora su ...e poi ... Sono venuti i ragazzi con le chitarre... facevano musica nelle pause...Io ho anche ballato! ...Tu eri con me ...ma non c'eri... (solo in questo momento lo guarda)...dov'è che eri tu, Vincent? (Vincent cerca di guardarla; buio)
Scena 16 SPAVENTAPASSERI (nel buio si sente un gracchiare di corvi; si alza la luce e si vede Vincent che fa il verso, vestito da spaventapasseri con la tonaca e una stecca da biliardo infilata nelle maniche; un forte vento lo investe)
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VINCENT
(urla) Theo!...Theo!…Theo! (continua a gracchiare come un corvo)
THEO
(entra, ha un'aria allucinata, si infila la giacca alla rovescia) Non preoccuparti...torneranno i corvi ...non possono impedirsi di tornare ...è nella loro natura. Dicono che il Dio Odino abbia due corvi sulle spalle, che gli riferiscono tutto quello che fanno gli uomini laggiù. Torneranno i corvi, torneranno. Sanno che se non tornassero gli spaventapasseri non potrebbero esistere...e su questa terra tutti hanno diritto di esistere...anche gli spaventapasseri ... (esce ripetendo frasi smozzicate )
CRISTINA
(entra incrociando Theo, vestita da donna con borsa e ombrello) In questa città epilettica le cicale non smettono mai, neanche di notte e i covoni sono elettrici!...In paese dicono che da quando ci sei tu, il mistral è ancora aumentato...dicono che sei tu che lo chiami, di notte e lo fai scatenare! Non amano i viandanti, gli stranieri ...vogliono che tutto funzioni: le banche, le fabbriche...ma fra poco si attaccheranno l'un con l'altro con la bava alla bocca e si taglieranno la gola per una manciata di soldi!...Anche tu, Vincent, mi tagli da qui a qui…(dalla gola al pube)… piuttosto che farmi partire, vero? Tutta una striscia di sangue da qui a qui e poi un fiume nero che va in giù in giù fino al Rodano. (urla) Cristina!...Ma anche se rimango mi tagli da qui a qui, vero Vincent? (Vincent gracchia) ...Addio. (alza la testa) Un tuono! ...Fra poco è la grancassa! ...Gli scoppierà la pancia al diavolo, gli scoppierà! ...Piove...piove adesso, Vincent ...é meglio che lo tieni tu questo. (gli mette in mano l’ombrello aperto; Vincent si toglie la sciarpa e gliela dà; commossa Cristina se la mette in testa e poi gli fa delle facce buffe dandogli una piccola spinta) Ma va! E stai attento a non spettinarti troppo! (esce; ultimo grido da corvo di Vincent; buio)
Scena 17
FOTOCOPIATRICE E TRASFUSIONE
(nel buio è entrata una fotocopiatrice accesa su un carrello; Vincent entra e con un faro illumina ad uno ad uno i "luciferi" e li fa uscire; quando è solo si spara all'inguine cercando di fotocopiare l'urlo, poi crolla; entra Theo con l'attrezzatura da trasfusione di sangue, lo sdraia sul biliardo, inizia la trasfusione tra lui e Vincent) THEO
(dopo lunga pausa) Vincent...ho venduto un tuo quadro oggi ...sai quale? (Vincent non risponde)…quello dei minatori. Indovina quanto me l'hanno pagato.
VINCENT
Un miliardo? (Theo: “Noo...”; pausa) Trenta miliardi?
THEO
Trenta franchi.
VINCENT
(dopo pausa) Quanti minatori c' erano?
THEO
Sei minatori ...cinque franchi l'uno. (ride)
VINCENT
Ci devo far stare più minatori la prossima volta.
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THEO
O dovrò comprarti delle tele più grandi. Sai, ho fatto un conto che, se le cose continuano così, mi avrai pagato il tuo debito in otto anni, sette mesi e undici giorni.
VINCENT
Non mi hai detto che sarei vissuto così a lungo.
THEO
(insegue un suo pensiero) Sai, sono andato alla stazione per te e ho chiesto, come mi hai detto, un biglietto di terza classe per Sirio, sola andata. "Per dove?" mi ha chiesto il ferroviere. / "Per Sirio, cazzone, per quella stella là, non la vedi?" Lui mi guardava... e io dentro di me ridevo, ridevo…
VINCENT
(dopo lunga pausa) Ho vetro tritato nelle ossa...
THEO
Cerca di dormire, adesso... Ricordi, questo è il nostro anno, Vincent... il nostro anno! (lento buio, musica finale)
FINE
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La fortezza vuota liberamente tratto dal saggio omonimo di Bruno Bettelheim 1992
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Locandina de “La fortezza vuota”: Prima rappresentazione” (1991) Giancarlo Previati (Fulvio) Giuliano Amatucci (Felice) Regia di Lorenza Zambon Seconda versione (1995) Antonio Catalano (Fulvio) Bruno Stori (Felice) Scenografia di Maurizio Agostinetto Regia di Luciano Nattino Il testo prende titolo e spunto dal noto saggio di Bruno Bettelheim, pedagogista e psicanalista. Partendo da un caso clinico descritto nel saggio, ho sviluppato il percorso di un rapporto tra un soggetto autistico adulto (Fulvio) e l’operatore educativo (Felice) che convive con lui. Fulvio ha perso la madre di recente, unica persona con cui ha vissuto per anni, e da quel giorno è seguito a domicilio da operatori della Cooperativa "Avvenire dei popoli", convenzionata con le strutture psichiatriche territoriali. Felice, anni 30/35, è l’educatore incaricato dalla cooperativa di seguire Fulvio. E’ iscritto alla facoltà di Psicologia della città (del nord Italia) in cui si svolge l’azione. La sua abitazione è però in un’altra città, lontana, al sud, dove risiede anche la sua fidanzata, laureanda. Le azioni si svolgono a casa di Fulvio nel periodo da Pasqua a Natale e le quattro stagioni fanno da cornice all’evolversi delle situazioni e del mondo interiore dei due. Escludendo il primo e l’ultimo, gli altri 12 quadri sono divisi in quattro parti, come le stagioni, e ogni parte è composta da mattino, pomeriggio e sera. La scena è divisa in due stanze in tutto simili e simmetriche (divise da una parete di vetro) che, in pianta, ricordano la “diade simbiotica”. Sul davanti c'è un terrazzo comune alle due stanze e sul fondo un corridoio che unisce tutte le stanze dell'appartamento. Nessun realismo ma solo pochi elementi indicativi. Tra i due protagonisti, fin dall’inizio, si stabilisce una relazione contrastata, fatta di silenzi e di rifiuti, di situazioni buffe e di piccole grandi tragedie, ma anche di tenerezze e di intese. Non c’è spazio per i buoni sentimenti ma solo per la ricerca di comunicazione e di incontro. La fortezza delle difese personali, specie se “vuota”, è difficile da distruggere, da entrambe le parti. Con questo lavoro voglio parlare dell'autismo come qualcosa che appartiene a tutti: ognuno di noi è una fortezza. E poi accosto tra loro due solitudini favorendone l’intreccio. In modo che ciascuno dei protagonisti possa mettersi in gioco, rischiando.
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Scena 1 ARRIVO (Fulvio è già in scena all' accendersi della luce in mezzo a un groviglio di fili, sguardo fisso in avanti; la scena è quasi al buio; si sente aprire una porta sul fondo a sinistra, entra in scena una valigia e poi Felice, un po' agitato, in mano un grosso uovo di Pasqua; a destra Fulvio si alza e va in un angolo, spalle alla porta) FELICE
(prova a dire) Buongiorno! Ciao! (sente la sua voce nel vuoto della casa, si avvicina alla stanza di Fulvio, lo osserva) Ciao! Io sono Felice! Posso entrare? (si avvicina, fa per toccarlo, ci ripensa, in quel momento suona il telefono nella camera accanto) Dove sei? (capisce, corre, inciampa nei bagagli, cerca la luce della stanza, accende e risponde al telefono) Pronto!...Come "chi parla"? Dica lei prima, no?...Ah, giusto te! Sì, sono Molinari e alla cooperativa mi hanno detto che...certo che sono stato alla cooperativa, se no come facevo aaa...ma ti sembra il modo?...No, no, nessuna scusa. Il treno aveva un'ora di ritardo e tu potevi aspettarmi....Sì, lo so, lo so che giorno è oggi, per questo dico che...ah, eri preoccupato? Meno male... Come? Dove? Ah sì, l' ho vista...(prende una cartelletta sul letto) ...ce l' ho davanti...okey okey...ma scusa, tu dove sei adesso? Sull' autostrada?...Vabbè vabbè...leggo tutto...arrivederci...No, no, non sono irritato...leggerò...tu fatti vivo...sì, va bene...no, non sono irritato...(si sta irritando)…lascia perdere. Sì, viene giù forte...No, non avevo l'ombrello...Metti giù adesso...fatti 'sta vacanza tranquillo...A presto! (sbatte il telefono) Oh! (guarda la stanza, osserva e tocca la parete divisoria; Fulvio si è alzato ed è andato anch' egli a guardare il muro; Felice si siede sul letto, sfoglia la cartelletta, legge)..."Attento al ventilatore...boh!...e alle lampadine!" (Fulvio ha preso una lampadina in mano, ha iniziato a parlare fra sè fino ad urlare "Esplosione!", getta la lampadina a terra, Felice si alza veloce) Che succede? Ehi! Ehi...(corre a controllare il nome sulla cartelletta) Ehi, Fulvio! Fulvio! Sono Felice, il nuovo operatore... Fulvio! (Fulvio è assolutamente immobile; suona il telefono nell'altra stanza; Felice corre a rispondere) Pronto! Mamma! Come hai fatto? Ah sì, la cooperativa... Sì...un' ora di ritardo...Mi han cercato lì, lo so... Mamma, per favore, non continuare a chiamarmi Cicci... Ho quasi quarant' anni!...Quello che doveva aspettarmi è partito e mi ha chiamato per telefono...Partito, mamma, partito. (qualche frase è detta in dialetto emiliano) ...che ti devo dire...Mi ha scritto un po' di cose...Felice, mamma non Cicci! (Fulvio esce dalla sua stanza) Sì, "lui" é di là nella sua stanza! (entra nella stanza di Felice e inizia a svitare la lampadina del comò) No! E' qua. (Fulvio getta la lampadina a terra urlando: "Esplosione!") Ti richiamo, mà. (posa il ricevitore, osserva Fulvio per qualche attimo, che rimane immobile) Ciao! Io sono Felice! E ho i capelli bagnati! Eh sì piove...(imbarazzo, Fulvio vede e prende l' uovo di Pasqua) Ah, sì, è per te! Cioccolata! E' Pasqua domani! Una Pasqua bagnata!
FULVIO
Esplosione! (poi alza l’uovo e fa per gettarlo come una lampadina)
FELICE
(cercando di riprenderlo) No, Fulvio, no...nooo! (buio veloce)
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Scena 2 PRIMAVERA, MATTINO (al riaccendersi della luce Felice è fuori scena, Fulvio in camera sua appoggiato al muro) FELICE
(rientra con una felpa in mano) Qui c' è la tua roba lavata e stirata dalla lavanderia! (Fulvio si agita) Li vedo, li vedo. (si riferisce ai fili con cui è legato Fulvio) Ecco qua. (li oltrepassa) A proposito...che tempo fa? (si avvicina al proscenio/terrazzo)
FULVIO
Filo! Filo!
FELICE
L' ho visto. Non ti stacco. Stai tranquillo! (va in avanti) Ah, bene...Dopo la pioggia, il vento...Ma quando finisce 'sto tempaccio?
FULVIO
Ventilatore!
FELICE
E siamo ad aprile. Chissà se anche da me...
FULVIO
(quasi urlando) Ventilatore!
FELICE
C' è già un sacco d'aria qui fuori! Primavera faticosa. (rientra in stanza)
FULVIO
(ecolalia) Fuori...
FELICE
Fuori! Qui siamo dentro! Fuori è là! (glielo fa vedere entrando e uscendo sul terrazzo) Fuori! Dentro!
FULVIO
(ecolalia) Dentro!
FELICE
Bravo!
FULVIO
(urlando) Ventilatore!
FELICE
Adesso ti vesti e usciamo...Più tardi lo cerchiamo il ventilatore.
FULVIO
Motore!
FELICE
Sì, lo prendiamo!
FULVIO
(disperato urla) Motore! Motore!
FELICE
E' qui, è qui! (tira fuori da sotto il letto un “motore” e legge su un’etichetta) "Motore per uscire". (lo dà a Fulvio che si tranquillizza: è una scatola con vari fili, lampadine, ecc., anche gli altri motori sono così) Adesso vediamo... Magari dietro le spalle...lo copriamo che sembri uno zaino...
FULVIO
Motore! (sta controllando il motore da vicino)
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FELICE
T'ho detto che lo portiamo e te lo tieni addosso...Vestiti adesso che siamo in ritardo. Mettiti questi...(indica dei calzini)...e questa. (gli dà una felpa) Le scarpe sono là! (Fulvio prende la felpa e la mette via, Felice ripete l'operazione) Metti la felpa, sù! (Fulvio la riprende e la rimette via, i due vanno avanti così per un po' fino a che Felice riesce a fargliela tenere in mano, guarda l'ora, va in camera sua e compone un numero di telefono) Pronto? Cooperativa "Avvenire dei Popoli"? Sono Molinari. Mi confermate l'appuntamento con il dott. Migliazzi? Sì, dovrebbe essere oggi. Bene. E cos' è? Ogni quindici giorni?...Okey! (sta per riattaccare) Ah, scusa...Ma Migliazzi lo sa che adesso ci sono io e non c' è più...coso?...Va bene, grazie! Sì, alle dieci. Ho tutto! (riattacca, si infila un impermeabile e ne prende un altro sul braccio, va nella camera di Fulvio che osserva sgomento la felpa) Cosa c' è? E' una felpa, una felpa...Mica una bestia! (aiuta Fulvio ad infilarsela) Oh, bene! Le scarpe, adesso. (Fulvio rimane immobile) Fulvio, le scarpe! (Fulvio idem; allora Felice gli dà un colpo di karaté alle ginocchia dal di dietro; Fulvio barcolla e va sul letto; Felice prende le scarpe di Fulvio e gliele infila velocemente) Siamo in ritardo. Sai dove dobbiamo andare? Ne abbiamo parlato ieri. Dal dott. Migliazzi. Lo conosci, no? Il nostro supervisore!
FULVIO
(ecolalia)...visore!
FELICE
Esatto!
FULVIO
Ventilatore!
FELICE
Quello dopo.
FULVIO
(disperato) Motore! Motore!
FELICE
Eh, un momento! (gli mette a tracolla il motore e gli lega dei fili alla cinta) Sei tranquillo? (prende una sciarpa, gliela mette al collo tentando di coprire un po' il motore, lo osserva: è ancora peggio, gli toglie la sciarpa) Andiamo così, dài! (fa per andare ma Fulvio non si muove) Andiamo Fulvio!
FULVIO
Accendere! Accendere!
FELICE
(sbuffa e inizia un rumore con la bocca) Brum brum brum! (Fulvio si avvìa; Felice lo spinge; Fulvio ha un movimento brusco, torna sui suoi passi e prende due foto/ritratto sotto il letto; Felice sopraggiunge) Cosa fai? Cosa sono? (gliene toglie di tasca uno)
FULVIO
Mamma! (detto senza emozioni)
FELICE
Sì, questa è la tua mamma...che non c' è più, lo so...Ma non possiamo portarla con noi. (cerca di togliergli il ritratto, non ci riesce)
FULVIO
Mamma!
FELICE
Dài, che la rimettiamo a posto. (riesce a togliergli il ritratto) Così! Dammi l'altro, adesso! (glielo prende)
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FULVIO
Papà!
FELICE
(guarda il ritratto e sorride) No, questo non è papà...Questo è il Papa, è un' altra cosa! Il Papa! (mostra il ritratto di Papa Woitila)
FULVIO
(dopo pausa, in cui sembra aver capito) Papà!
FELICE
Eh sì...buonanotte. (lo spinge via) Sbrighiamoci dài! (buio veloce)
Scena 3 PRIMAVERA, POMERIGGIO (Fulvio, con un motore a tracolla, è sulla soglia della stanza di Felice mentre questi sta cercando qualcosa nelle altre stanze) FELICE
Qui non c' è...qui nemmeno...(guarda Fulvio) Non stare lì impalato. (entra in camera sua) Vieni dentro!
FULVIO
(ecolalia) Dentro...
FELICE
Sì, dammi una mano...(lo spinge nella camera) Ecco, così sei dentro! E là è fuori! (lo rispinge in corridoio)
FULVIO
Fuori...(Felice: “Bravo”) Nooo! (va veloce sulla soglia della sua stanza) Fuori è là! (indica la terrazza dove il mattino Felice aveva detto "fuori")
FELICE
(va nel corridoio) Sìii, è "anche" là...ma è anche qui. Dentro! Fuori! C' è sempre un fuori che è il dentro di qualcosa di più grande. Chiaro? (pausa) Sì. N'altra volta, va! Troviamo 'sto ventilatore, dài. (va verso la cucina)
FULVIO
(entrando nella propria stanza, a bassa voce) Dentro!
FELICE
(voce fuori campo) Vieni, Fulvio!
FULVIO
(si muove verso la stanza di Felice) C'è valvola non funziona!
FELICE
(quasi urlato) "Che" non funziona! (Fulvio entra in camera di Felice dicendo "Dentro") Ah, dev'esser questo! (rientra con una scatola e va in camera sua)
FULVIO
(detto in modo assolutamente normale) Ventilatore!
FELICE
(osserva Fulvio per un attimo, poi estrae un ventilatore e controlla all' interno della scatola) Non c'è altro! E' un normale ventilatore! Non capisco perché "attento al ventilatore"...
FULVIO
Ventilatore! (lo prende da terra e corre in camera sua)
FELICE
Ehi, dove vai? Piano!
66
FULVIO
(mette il ventilatore a terra, poi prende la spina in mano, rientra in camera di Felice, rimane con la spina in mano, ad aspettare)
FELICE
Cioè? Vuoi attaccare la spina? E perchè non l'attacchi di là? (riferito alla stanza di Fulvio, poi però va a controllare) Eh già...qui non ce n'è di prese... Per precauzione, certo! (rientra nella sua camera) E allora dài, mettila!
FULVIO
Accendere! Accendere! Nooo! Zitto. Piano!
FELICE
(lo osserva) Quante storie. Faccio io! (attacca la spina, il ventilatore nell’altra stanza si mette a girare)
FULVIO
Accendere! Nooo! Zitto!
FELICE
Zitto tu! Senti? (Fulvio non risponde) Vieni qui! (lo mette con l'orecchio appoggiato alla parete divisoria) Allora? (Fulvio non risponde) Lo so che senti...ma mi dicessi di sì una volta!
FULVIO
Il ventilatore! (corre nella sua stanza)
FELICE
(lo segue) Oh! Ci hai messo l'articolo questa volta! "Il" ventilatore. E bravo "il" Fulvio! (Fulvio si mette a terra a guardare il ventilatore, è come affascinato, gli occhi paiono seguire le pale; Felice lo rialza e lo fa sedere sul letto)
FULVIO
Nooo!
FELICE
Così stai comodo! (gli avvicina il ventilatore, poi osserva la manopola) Questo cos'è? L' interruttore? (il ventilatore si ferma lentamente mentre l'angoscia di Fulvio aumenta)
FULVIO
Nooo! (urlato) Ventilatore!
FELICE
Sì, sì...(lo riaccende, Fulvio si calma) Mamma santa! (lo osserva) Fulvio! Ehi, Fulvio! Perchè sulla nota che parla di te c'è scritto "attento al ventilatore"? Eh, perchè? (Fulvio rimane impassibile, pausa) Io, quasi quasi te lo lascio sempre acceso, più tranquillo di così! (pausa; Felice osserva Fulvio, poi gli si avvicina e gli parla nell' orecchio) Ehi tu, furbastro. Cosa ci vedi in quel ventilatore? Un bel film? Il tuo passato?...O il tuo futuro? (gli accarezza la testa, poi si accorge che c' è troppa aria e lo spegne) Adesso basta che ti fa male!
FULVIO
(urlando) Nooo!
FELICE
Troppa aria! Va a finire che ti ammali! (Fulvio urla, Felice porta il ventilatore in camera sua) Domani, adesso basta!
FULVIO
Esplosione! Esplosione! (dà calci dappertutto, molto violenti)
FELICE
(corre da lui) Calmati! (Fulvio continua facendosi anche sicuramente molto male) Calmati! Ti ho detto "domani"! (Fulvio continua con "Esplosione!",
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Felice preoccupato prende il ventilatore, lo accende e tenendolo alzato sulla testa rientra in camera di Fulvio) Eccolo! Eccolo il tuo Dio Ventola! (tono misterioso ironico) E' ritornato! Calmati! (effettivamente Fulvio si calma quasi subito e si siede sul letto a guardare il ventilatore; Felice tira un sospiro e l'osserva per un po', poi stanco fa per tirare giù il ventilatore) FULVIO
(urlando) Nooo!
FELICE
(torna col ventilatore in alto) Oh, ma questo pesa! (rimane con le braccia sollevate) Adesso capisco: "Attento al ventilatore"! Ha-ha! (buio veloce)
Scena 4 PRIMAVERA, SERA FELICE
(entrando in camera di Fulvio) Pigiama! Profumato! Cosa fai? (Fulvio, armeggiando con del cartone, si sta avvolgendo il bacino, le ginocchia) Ehi, è ora di dormire adesso! (Fulvio tocca ripetutamente un angolo del letto) Cosa? Non capisco! (Fulvio ripete il gesto) Hai picchiato lì?
FULVIO
(ecolalia) Lì?
FELICE
Quand' è successo? Oggi pomeriggio? Hai dato calci dappertutto. Ti sei fatto male? Fai vedere! (ma Fulvio è imbottito, non si riesce)
FULVIO
Corpo fa male. Macchine nooo, sono dure, macchine.
FELICE
Vuoi andare a dormire così? Non entra il pigiama! (Fulvio ripete la frase di prima) E i fili? Dove li leghi i fili?
FULVIO
(ha un attimo di pausa, poi disperato urla) Fili! Fili! Motore!
FELICE
Eccoli! (li prende) E il motore è qui! (controlla il cartellino sul “motore”) "Motore per respirare"
FULVIO
Accendere!
FELICE
No. Prima devi metterti il pigiama!
FULVIO
(più forte) Accendere! Accendere!
FELICE
Son stanco, dài! (Fulvio ripete "Accendere!” sempre più forte) E vabbè! Niente pigiama. Brum brum brum!
FULVIO
(urlando) Nooo! Motore respirare!
FELICE
Ah sì! Bram bram bram! (Fulvio si muove e va a letto; Felice lo sistema con molte difficoltà; la scena è molto lunga; Felice tenta con gesti “magici” di farlo star fermo, pare riuscirci, poi va nell' altra stanza facendo ancora "bram bram"; si rende conto della cosa, si siede, accende la luce del letto, compone
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un numero di telefono) Amore? Ciao. Bacio! Sì, stasera ho fatto prima. E' andato a letto quasi subito. Uh, altre sere sono impazzito. Oggi siamo stati da un analista, il supervisore del progetto. Gli ha parlato…parlato…Dice che bisogna sempre parlargli. Capisce tutto secondo lui. Mi ha preso da parte e mi ha raccontato della madre di Fulvio...E' stata sempre con lui fino a un anno fa, poi un infarto eee...Sì, il Comune, tramite la cooperativa! Ma adesso dimmi di te...Uh! Manca poco, allora. Io non riesco a prendere un libro in mano...(Fulvio si muove e cade dal letto) Dài, che è uno degli ultimi esami. Incrocio le dita. Buonanotte! (breve pausa) Non dimentichi niente?...E dài, dammelo tu...Nooo, tocca a te stavolta! E vabbè! (dà un bacio) E' arrivato? Ciao! (riattacca, va da Fulvio a vedere cosa succede, lo alza, lo mette a letto, spegne la luce) FULVIO
C'è valvola non funziona!
FELICE
"Che" non funziona! Ssstt! Dormi adesso! (ritorna in camera sua)
FULVIO
(al buio) Ho bisogno valvola nuova!
FELICE
(tira fuori da sotto il letto un piccolo registratore, si corica sul letto e vi parla dentro) Non voglio darle un nome. Non so neanche se è una malattia o cosa. Ma non mi pare una forza ostile...è piuttosto un'incognita che lui incontra nel suo peregrinare...e io nel mio. I suoi motori e i miei brum brum. Controsensi, involontarie ironie. Non so quanto resisto. Diciotto aprile. Ore ventidue. (spegne il registratore, annota qualcosa su un quaderno grande dalla copertina rossa)
FULVIO
Valvola nuova! Valvola nuova! (sempre più forte)
FELICE
(si alza e batte un pugno sul muro divisorio) E piantala! Dormi adesso!
FULVIO
(smette per un istante poi riprende) Valvola nuovaaa!
FELICE
(è esasperato, con un fazzoletto svita la lampadina del letto, si alza e va incazzato da Fulvio) Toh, e non rompere! (la dà a Fulvio che, immediatamente calmo, la prende, poi terrorizzato inizia a soffiare scrollandola, fino a buttarla sul letto, dopodichè la osserva da vicino; Felice ha visto la cosa e se ne va, quasi contento per la piccola punizione inflittagli, rientra in camera, si butta sconsolato sul letto, riprende il registratore, con gesto meccanico fa per accendere la luce ma questa, ovviamente, non si accende) Eh sì, buonanotte! (Fulvio ha ripreso la lampadina, entrambi osservano i loro oggetti al chiarore del corridoio; musica e lento buio)
Scena 5 ESTATE, MATTINO (si accende la luce e nel corridoio a destra si vede Felice con in mano un motore di Fulvio e un filo che va fuori scena; Felice parla a Fulvio fuori scena)
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FELICE
(dopo pausa) Non è che ti voglio guardare. Ma se devo tenere il filo e il motore...Credi che mi piaccia stare qui così?
FULVIO
(urla) Esplosione! (poi si sente il rumore dello sciacquone)
FELICE
Non puoi tirare l'acqua tutte le volte che fai qualcosa!
FULVIO
(dopo pausa) Esplosione! (scroscio d’acqua)
FELICE
Guarda che le finestre sono aperte...ti sentono in tutto il palazzo. (è sudato) Adesso poi...fa già caldo alle otto del mattino...
FULVIO
Esplosione! (scroscio d’acqua)
FELICE
(controlla il motore, poi) Dov' è finita la targhetta: "Motore per la cacca!"?
FULVIO
(in ecolalia) Cacca! (ride) Ah ah!
FELICE
Prima o poi te li tolgo tutti!
FULVIO
Nooo! Esplosione! (scroscio)
FELICE
E' mezz' ora che sei lì...Tutto sudato. Guarda che non li perdi gli intestini! Non stare così teso. Lasciati andare!
FULVIO
Esplosione! (scroscio)
FELICE
(va a controllare) Eh no! Stai bluffando! Non hai fatto niente! Poi la cooperativa mi dà lo stipendio in ritardo. Per forza! Con le bollette dell'acqua che le fai pagare! (suona il telefono) Ah, eccoli! (fa per andare a rispondere ma i fili del motore sono corti, torna sui suoi passi e porge il tutto a Fulvio che urla" Nooo!", poi va a rispondere) Pronto! Oh, bravo, giusto a voi pensavo... Sì, ci ho riflettuto. Per me non è un problema continuare. Basta che mi paghiate in più i riposi che non ho fatto...Il problema vero sono le ferie. A quelle non posso rinunciare. Fidanzata...mamma...e poi ho la tesi...(fa una smorfia) No, no, ragazzi...io son tre mesi filati che non stacco... quanto?...un attimo! (fa mentalmente dei conti, è contento ma dice) No, non se ne fa niente! Come faccio? Ho anche una casa che non vedo da mesi, le piante che mia madre ogni tanto...Lo so, lo so che non è facile trovare...come? E quanto significa?...(fa dei conti, ha un cenno di gioia) Vedrò di pensarci...Vi faccio sapere domani...Perchè? Ma perchè stasera ne parlo con…ma a voi cosa importa?...Ha! Domani è tardi! E vabbé vabbé. Ci sto. Rimango io tutto il tempo. Okey. Le cifre son quelle dette, eh?...Va bene. Ciao! (riattacca ed esulta) Yuhu! (a Fulvio) Ehi, Speedy Gonzales! Sto con te per tutte le ferie! Mi pagano i riposi, mi dànno l'aumento orario e in più mi pagano luglio quasi il triplo. Non sei contento? Esplosione! (scroscio d’acqua) Eh no, non vale! Sono esploso io, mica te! (buio veloce)
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Scena 6 ESTATE, POMERIGGIO (Felice è sul terrazzo in bermuda, occhiali da sole, accaldato; Fulvio è coricato sul letto di camera sua, pancia in giù; Felice parla nel registratore; il ventilatore accanto è in funzione) FELICE
"Undici luglio. Un caldo insopportabile. Stasera telefono a Cristiana. Questo non c' entra. Ma è per via delle ferie e ieri non l' ho trovata! (si riprende) Insomma: Fulvio! Undici luglio. Già detto. Calma! Sta riposando. Facciamo a turno con il ventilatore. Glielo sto togliendo pian piano e presto gli toglierò anche i motori. Con 'sto caldo è meno esplosivo, è fatto di ritmi affannosi, è come azzoppato o sbilenco, così come parla. A volte sembra capire al volo, a volte zero cocò. Libri poco. Cassette tante. Spero servano per la tesi. (controlla l’orologio) Ore quindici. Stop!” (spegne il registratore, poi ad alta voce) Fulvio! E' il tuo turno al ventilatore! Acc...stavi dormendo?
FULVIO
(alza il capo) Ventilatore!
FELICE
Ma quella maglia è pesante! E sei tutto sudato! Per forza! Dài, togliti 'sta roba! (Fulvio protesta a bassa voce) Stai meglio poi!
FULVIO
Filo! Filo manca! (è agitato, tocca il motore che ha al collo)
FELICE
Manca un filo? Dài, che poi lo cerchiamo...(gli toglie la maglia; Fulvio borbotta, è in boxer e a torso nudo, viene spinto da Felice sul terrazzo) Dài, ti metti sul balcone e io arrivo! Ah, aspetta! (gli infila gli occhiali da sole poi esce sul fondo a destra)
FULVIO
Filo! Filo serve per corrente. Filo! Filo!
FELICE
(fuori scena) Fulvio, non rompere! (rientra con una bacinella e una pentola piena d’acqua) Ecco, così! (lo fa entrare nella bacinella)
FULVIO
Nessuno vive senza corrente!
FELICE
(è stupito) E’ giusto questo! Bravo Fulvio!
FULVIO
(ecolalia) Bravo Fulvio!...Motori vivono di corrente! (Felice lo lava, Fulvio si mette a soffiare ma è visibilmente contento, Felice gli rovescia l’acqua della pentola, lo sfrega bene, lo risciacqua, è una scena intensa e tenera, fatta di carezze, di massaggi, ecc.) Ti piace? (Fulvio non risponde) E dimmi di sì! (lo asciuga; Fulvio lo morde mentre gli passa il braccio vicino alla bocca; Felice sussulta poi ride e lo fa sedere, gli mette l’asciugamano sulle spalle, vede a terra il filo del motore accanto alla pentola)
FELICE
Cercavi questo? (glielo fa vedere)
FULVIO
Filo! (lo prende, poi colpisce la pentola) Nascondi, eh? Nascondi! Eh? (è agitato, dà altri calci alla pentola)
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FELICE
(andando man mano sopra le righe) Fulvio, smettila! (urlato) Smettilaaa, ti ho detto! (Fulvio aveva già smesso) Ma oh! Cosa ti prende? Dài i numeri? La pentola può mica muoversi come gli pare, alzarsi, nascondere le cose, fumarsi una sigaretta. Lo so...non mi devo arrabbiare con te...(è arrabbiatissimo)...ma in certi momenti proprio ti gira, eh? La pentola non si muove! Non si muove, perdio! (lo costringe a sedersi)
FULVIO
(dopo pausa di tensione, con tono sentenzioso) Può muoversi la pentola! Impulso nervoso fa muovere muscolo!
FELICE
(rimane stupito poi gli scappa da ridere, va in camera sua, prende alcuni libri e viene a sedersi accanto a Fulvio voltandogli leggermente le spalle; Fulvio dopo un po' lo tocca con un dito; Felice nota la cosa e lascia fare sorridendo; Fulvio poi lo tocca con tutto il palmo: è la prima volta che succede, indi prende un po’ di acqua dalla bacinella e lo bagna toccandolo tutto) Ah, grazie. Piano però!
FULVIO
(ecolalia) Piano...(continua nella sua azione molto impegnato, imita i gesti di Felice, li esagera; Felice ride; Fulvio è molto contento; la scena continua per un po' fino a quando Fulvio, inaspettatamente, interrompe di colpo, getta via la spugna, si alza furibondo urlando) Esplosione! (fa schizzare molta acqua e va in camera sua, faccia contro il muro) Esplosione!
FELICE
Ehi, che ti prende? Fulvio! Perché...così...di colpo...(Fulvio rimane immobile, teso) Perché? (pausa) Fulvio! (buio veloce)
Scena 7 ESTATE, SERA (Felice e Fulvio sono seduti sul davanti con in mano due scatole di latta collegate da un filo; Felice aiuta Fulvio ad "usare" la sua scatola) FELICE
Puoi parlare adesso! (pausa) Eh,sì...Dài, Fulvio, dì qualcosa...Mi senti? Mi senti? Figurati se dice di sì...Fulvio! Dì qualcosa! (va verso il bagno) Guarda che se parli lì dentro io ti sento. Si chiama citofono! Dài, proviamo! Io vado in camera mia...tu stai qui e mi dici qualcosa. (esegue) Avanti! Avanti! (sta per rinunciare, si infila una t-shirt)
FULVIO
(dopo pausa) Pronto?
FELICE
Bravissimo! Vai avanti! (pausa) Dài, Fulvio, come prima!
FULVIO
(dopo pausa) Pronto?
FELICE
Sì, dài! Vai avanti!
FULVIO
Pronto, Fulvio?
FELICE
Nooo! (gli scappa da ridere)
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FULVIO
Pronto, Fulvio? (Felice continua a ridere mentre Fulvio ripete la frase; Felice va da lui, lo abbraccia; Fulvio tace in quell' istante; Felice, sempre ridendo, dice nel suo registratore "Pronto, Fulvio?"; c' è qualcosa di leggermente sopra le righe in tutto ciò; Fulvio continua a tacere)
FELICE
(si riprende) Basta adesso...che ci sono delle stelle magnifiche! (si siede guardando in alto, alza la testa a Fulvio, lunga pausa) Fulvio, contale tutte in pochi istanti, dài, come in quel film! (Fulvio sembra provarci, pausa, Felice lo guarda, poi gli avvicina la scatola all’orecchio e parla nella propria scatola) Fulvio! Mi senti? Fulvio! Cosa facciamo qua io e te? Secondo te, esistiamo davvero? E quelle stelle sono vere? Il terrazzo...la notte...E quel cortile laggiù? (si sporge) E' un abisso! (si tocca una tempia, fa una smorfia) Cosa mi prende, boh? (il volto di Fulvio si è fatto più teso) Fulvio...Guarda lassù...Tutto sembra calmo. Quelle stelle sembrano in silenzio...e invece fanno un rumore terribile! Brum brum brum! (ride ma poi gli prende una vertigine, barcolla e cade)
FULVIO
(si alza, teso) Zitti! Piano! Dovete finirla! Imparate a parlare! Imparate a parlare! (butta a terra la scatola del "citofono" e va in camera sua davanti al letto) Motore! (urla) Motore! (urla più forte) Motore! (Felice si riprende, va da Fulvio, gli infila il motore e lui si mette a letto senza problemi)
FELICE
(gli mette la scatola del "citofono" vicino al cuscino) Ti lascio questa, così se vuoi mi chiami! (lo accarezza sulla testa)
FULVIO
Qui ti portano addirittura a letto! (si gira per dormire)
FELICE
(sorride e va sul terrazzo a registrare) "Undici luglio, ore ventitrè. Fulvio ha usato per la prima volta un pronome personale... dandosi del tu...in modo strano, indiretto. E oggi pomeriggio mi ha lavato, mi ha toccato a lungo ma poi, chissà perchè, ha smesso di colpo e si è chiuso. Forse si è spaventato. Del troppo piacere. Di se stesso. Stasera una vertigine...mia, non di Fulvio...Cosa sarà? Pressione bassa? Boh? Riesco a studiare pochissimo." (spegne, si passa la mano sugli occhi, poi va in camera, fa un numero al telefono) Pronto?
FULVIO
(si alza di scatto e prende la scatola) Pronto, mamma?
FELICE
Cristiana, sei tu? Oh, son tre sere che provo...
FULVIO
Pronto, mamma? Pronto, mamma? (ripete varie volte)
FELICE
Scusa un attimo! (prende la sua scatola/citofono e dice dentro) Fulvio! Dormi! (si rende conto della baggianata e si sporge verso la stanza di Fulvio) Fulvio! Sto parlando con Cristiana e non con mia madre! Dormi! (al telefono) Cristiana! Scusami ma sai...Sì, ho provato diverse volte...a studiare da chi?...ah, ma come fate a studiare con queste sere? Ci sono delle stelle magnifiche!...Sospettoso? Ma noo! Dicevo così perchè prima ero fuori con Fulvio eee...stop-stop...bacio-bacio! (smorfia prima di parlare) Piuttosto Cristiana...volevo dirti... che non vengo a casa per le ferie...mi tocca stare qui con lui per tutta l'estate...No, non trovano...E mi hanno offerto una cifra...sai,
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anche per mia madre...le ho già mandato qualcosa... E poi son contento perchè con Fulvio va meglio... facciamo dei giochi...e tutto mi serve per la tesi. (breve pausa) Sei sicura che non ti dispiace? No, perchè a me un po' sì. Cioè tanto. Ma poi le ferie le prenderò. Per i morti senz'altro. E poi ci sentiamo quasi tutte le sere, no? Cioè io provo e, se tu sei via, sei a studiare, lo so. Bacio. Buonanotte! (riattacca, poi ci pensa un momento) Sospettoso, io? (scrolla le spalle, pensa a Fulvio, sorride, prende la propria scatola e il filo, va piano piano fino al letto di Fulvio, lo osserva; questi dorme; Felice avvicina la propria scatola al volto e vi parla dentro) Pronto, mamma? FULVIO
(si alza di scatto, prende la scatola e vi parla veloce) Pronto, Fulvio?
FELICE
Ma va, va! (lo spinge giù sul letto, un po' brutalmente, ridendo; musica e buio)
Scena 8 AUTUNNO, MATTINO (si intravede Fulvio che, in pigiama, entra in camera di Felice ancora a letto, si abbassa i pantaloni e in controluce fa pipì nella stanza) FELICE
(si sveglia) Che succede?...Chi è? (accende la luce del letto mentre Fulvio alza i pantaloni ed esce) Cosa fai? Ma che ora è? Le sei! Eee...coosaaa?! (ha notato la cosa) Ehi tu! Sporcaccione! Cosa ti prende? Eh no! (lo insegue) Rimani tu adesso di là...e domattina pulisci. Maiale! C'è il bagno, no? (va per aprire la stanza del bagno) E' chiuso! Come mai? La chiave è sempre all'interno. Ah, ho capito. Hai chiuso la porta, hai tolto la chiave e non sai più dov' è... (gli tocca le tasche, cerca in giro) Eh, adesso va a sapere... (Fulvio si avvicina a Felice e fa per abbracciarlo) No...No, nessun perdono...le sei di mattina...e quel pisello lì...te lo taglio io! (breve pausa) Andiamo a pulire va...(escono di camera)...prendo uno straccio in cucina. (esce, Fulvio si butta sul letto di Felice, questi urla) Ah no, eh? Ma cosa hai fatto? (rientra arrabbiato) Hai fatto la cacca in cucina! Una pizza così! E c' è un odore pazzesco. Non si riesce ad entrare lì dentro! Cosa ti è successo Fulvio? (Fulvio non reagisce) Dove l' hai messa la chiave? Bisognerà trovarla prima o poi. (si calma) Ci pensiamo domattina. Sì, "domattina"...Fra due ore. (viene in avanti a guardare dalla finestra, cambio tono) Ah, è arrivata. Era ora del resto. Beh, è uguale uguale. Anche qui la nebbia è spessa come da me. Non si vede niente! Neanche la casa di fronte. (Fulvio si è avvicinato a Felice, pausa) Dove siamo finiti, Fulvio? Su una nuvola? Oppure a casa mia. Tutto uguale uguale...ci si perde dappertutto allo stesso modo...(pausa, poi si dà un pugno sulla coscia) Cristiana! (Fulvio lo imita, Felice cambia pensiero) D' ora in poi dovremo stare attenti a girare insieme io e te...(osserva Fulvio, lo gira, si mette a ridere) Ehi, hai visto? Non hai più i fili! Dove li hai lasciati? Hai fatto tutto senza fili! (lo deride; Fulvio è agitato, corre in camera sua; Felice gli va dietro) Mettiti a letto, ti sveglio io alle otto! (Fulvio fa ecolalìa: "otto"; Felice continua a ridere, entra in camera sua, nota la pozza e smette di ridere) E adesso, come faccio a pulire? Il bagno è chiuso, in cucina non si riesce ad entrare... (cerca un deodorante per il corpo, lo spruzza sulla pozza, poi anche un po' addosso a sé, legge l' etichetta) "Malizia"! (smorfia) Era meglio prima! (si infila nel letto spegnendo la luce;
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sul davanti si sta facendo giorno; dopo pausa Felice e Fulvio, in simmetria, si alzano e vengono in avanti a guardare la nebbia; buio veloce)
Scena 9 AUTUNNO, POMERIGGIO (Felice è in camera sua al telefono mentre Fulvio nella sua stanza sta ascoltando un carillon che suona da una scatola) FELICE
Sì, aspetto aspetto...ma dove è finito? (mentre aspetta guarda un disegno, lo gira per capire qual' è il verso giusto) Ah, finalmente! Allora? Come "non se ne trova"? Uno "forse" prima di sera? Ma scherziamo! Io sfondo la porta, ti avverto, e non mi addebitate un bel niente! Non posso avere il bagno chiuso daaa...(guarda l' ora) ...sette ore e non poter...Sì, ho rovesciato tutta la casa e la chiave non è venuta fuori. Secondo me se l' è mangiata. (pausa, ride) Ma se il bagno è chiuso dove aspetto che la faccia? No, non so cosa gli è successo... Anche ultimamente mi sembrava... fermo...un po' regredito...Poi, voi, per il suo compleanno gli regalate pure un carillon! Quello mi rincitrullisce! Comunque trovatemi 'sto fabbro al più presto! ... Muovermi io? Ehi, ragazzo, io non vado per la città a cercar fabbri mentre Fulvio è in casa a...a fare pizze! So io cosa vuol dire! E poi io non conosco fabbri in questa città! Conosco solo degli imbranati! (riattacca arrabbiato, parla al muro divisorio dopo avergli dato un pugno) E ti giuro che non mi riferivo a te! (sguardo nel vuoto) Devo calmarmi! 'Sta storia di Cristiana mi fa impazzire. Ma come è possibile? Devo calmarmi! (prende un vassoio con dei libri e dei panini, ripetendo a bassa voce "devo calmarmi" va da Fulvio con tono allegro) Si mangia! Metti via! (riferito al carillon) Come ti ho detto prima, oggi mangiamo qui...(mette il vassoio sul letto) ...perchè in cucina...(fa fare a Fulvio il gesto che c' è puzza) Esatto!
FULVIO
Motore!
FELICE
Il motore per mangiare è in cucina...ma io di là non ci vado. Perchè? (Fulvio fa gesto di puzza) Esatto!
FULVIO
Motore!
FELICE
Non ne hai bisogno! (torna ad innervosirsi)
FULVIO
(quasi urlato) Motore!
FELICE
Puoi urlare fin che vuoi oggi. E se non mangi, non importa!
FULVIO
(urlato) Motooreee!
FELICE
(mangia il suo panino e apre uno dei libri fingendo tranquillità, poi prende il carillon e glielo sporge) Toh, dato che non mangi, divertiti! (Fulvio solo dopo un po' lo apre e lo ascolta, pausa, poi a Felice viene un’idea e sobbalza) No! Non mi dire! Non mi dire che la chiave è lì dentro! (riferito al carillon, si tiene a distanza)...Ecco! Noi abbiamo cercato dappertutto, tutto il santo giorno e lei
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era lì...proprio sotto il nostro naso...(Fulvio lo osserva)...Dimmi che non è vero, dimmi che non c'è! (lo prende e controlla, cambio tono) Non c'è! Come non c'è? Eppure...Non è possibile! Ci dev' essere un doppio fondo. No, non c'è! (è molto deluso, riprende a mangiare con rabbia, pausa, poi Fulvio gliene toglie un pezzo dalla bocca e lo mangia) Ehi, hai il tuo lì! FULVIO
(quasi didascalico) Motore!
FELICE
Niente motore! (Fulvio gliene toglie un altro pezzo) Oh! Cosa devo fare con te? Sposarti?
FULVIO
(più forte) Motore! (Felice sta pensando, Fulvio insiste) Motore!
FELICE
(bruscamente) Sentimi bene. Tu non hai più bisogno di motori! Stamattina: pisello pipì senza motore, no? Adesso: bocca e stomaco gnam gnam senza motore! Chiaro? (Fulvio tace, sembra pensarci su) Mangia!
FULVIO
(urlato di colpo) Motore! Motore! Motore! (e continua)
FELICE
(lo lascia urlare poi, esasperato, si toglie una scarpa e gliela mette minaccioso sotto il naso) Sai cos'è questa? E' una scarpa brum-brum...è un motore jolly universale...il motore per tutte le occasioni! Parapapà! (esegue un gingle pubblicitario poi continua incazzato ma con un fondo di divertimento) Puoi buttare via tutti gli altri motori, Fulvio! Capisci? Ci sarà questo a sostituirli! Prendilo adesso e mangia! (Fulvio guarda la scarpa per un po', poi guarda Felice, sembra aver capito, guarda di nuovo la scarpa e la lega al collo, poi afferra un panino e lo azzanna) Bravo! (prende da sotto il letto i motori e pian piano esce di camera) E stasera con questi facciamo un bel falò sul terrazzo e ci balliamo attorno. Tanto fra poco è Halloween e, con questa nebbia, ci prenderanno per fantasmi. (li mette sotto il suo letto, è contento, poi pensa a qualcosa) I morti! Son già i morti. (ritorna in camera di Fulvio) Fulvio, son sette mesi che son qua! Avevo promesso a Cristiana che per i morti prendevo un po' di vacanza...ma adesso, che ci torno a fare a casa? (pausa, è triste) Mi ha mollato....Mi ha mollato per un altro, capisci? (quasi didattico) Uomo...donna ...altro uomo...casino! Beh, io sto anche via per dei mesi...non è tutta colpa sua...porca troia! (si dà dei pugni in testa)
FULVIO
(smette di mangiare, osserva la scarpa) Il voltaggio è basso... Motore sta per avere una crisi di rabbia.
FELICE
(si riprende) Dammi qui adesso (cerca di prendergli la scarpa ma Fulvio non molla) E vabbè...togliamo questo...(si alza e porta via il vassoio calcando vistosamente il fatto che non ha una scarpa)...e mentre aspettiamo il fabbro, se mai verrà...cosa facciamo? (guarda Fulvio aspettando una risposta)
FULVIO
(dopo pausa) Il tesoro!
FELICE
(lo corregge) La caccia al tesoro. Inventata ieri. Tira fuori la mappa! (Fulvio è incerto, Felice gli urla) Muoviti! (Fulvio finge di prendere una immaginaria mappa) Bravo! Non stropicciarla tutta! Ecco così! (gliela "toglie" di mano,
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Fulvio muove ancora le mani) Aspetta che la giriamo! ("prende" la mappa e la "svolge" a terra) Allora! Qui c' è la nostra isola vista dall' alto con il castello, i prati, il fiume...Io ti nascondevo il tesoro...(indica il carillon) ...poi ti mettevo un segno qui, dove l' avevo nascosto, più o meno, e tu lo trovavi, ti ricordi? (Fulvio lo guarda) E dimmi sì una volta! (ci rinuncia) Dài: guarda bene... (indica la mappa immaginaria) Questa è la tua fortezza, camera tua...la segniamo con un libro...(esegue)...questo almeno serve a qualcosa...la fortezza dove giochiamo e dove non c' è Cristiana che tenga....Questa vicino è la capanna dello zio Cicci, che è di là da quel muro. Vedi il muro?..Il muro è segnato in rosso! Questo blù invece è il fiume: il corridoio... FULVIO
Il muro!
FELICE
Il muro è questo! (lo indica sul foglio e va a toccarlo) Questo è il fiume e questo in verde è il prato, la cucina...che è la dietro...ah! Cosa c' è oggi sul prato cucina di là...che ieri non c' era? (indica la cucina)
FULVIO
(breve pausa) Una cacca!
FELICE
Esatto! Eccola lì! (Felice fa un segno sulla mappa, Fulvio guarda e inizia a ridere) Ehi! Non ti ho mai visto ridere così!
FULVIO
(ride forte, si alza, va a vedere in cucina, ritorna sempre ridendo e dice quasi urlato) Una cacca! (il ridere aumenta)
FELICE
No, non è una cacca. Per la nostra mappa è...un pozzo petrolifero! una miniera di catrame! (questo fa ancora più ridere Fulvio che va a controllare ancora una volta in cucina, ritorna ridendo e tossendo, qualcosa gli è andato di traverso) Guarda in alto e respira con il naso! (gli tiene su la testa, lo picchia sulla schiena)
FULVIO
Il corpo fa schifo. Fa schifo! (la cosa sta passando)
FELICE
Ma noo! Un po' di saliva nei polmoni. Tutto lì.
FULVIO
(si dà colpi sulla schiena e sullo stomaco) Dovete buttarlo via! Dovete buttarlo via! (si fa male sicuramente)
FELICE
Smettila! (Fulvio continua) Vuoi vomitare? Qui? Ci manca solo più il vomito!...Vuoi farti male? Ehi! Ma sai che sei proprio come dice qua...(riferito al libro che prende sul letto) "Autoaggressioni, automutilazioni per confermare la percezione del sè". Mangi, caghi, puzzi, esplodi! Ebbene sì, esisti, esisti! Non ti basta? (Fulvio continua a battersi) Ti ho detto di smetterla! (cerca di fermarlo, si prende una gomitata, si arrabbia, prende a schiaffi Fulvio, lo getta sul letto, gli sale sopra come per soffocarlo con il cuscino; Fulvio si immobilizza; la scena è drammatica; Felice smette e ritorna in camera sua col cuscino di Fulvio, è sconvolto, pensa alla cosa, si insulta, si schiaffeggia) Bastardo! Bastardo e violento! Cosa ti prende, eh? Vuoi pensare al lavoro e non a quella là? Coglione! (si dà degli schiaffi, poi sente qualcosa dentro il cuscino, toglie una chiave e la butta sul letto, continua con gli schiaffi, poi
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smette di colpo e guarda la chiave, cambia pensiero) Fulvio! Ma questa chiave...(gli viene in mente una cosa, va ad armeggiare alla porta del bagno) Funziona! E' la chiave del bagno! L' avevi tolta e messa nel cuscino? FULVIO
(che era rimasto immobile, si alza pensieroso) Ah, sì!
FELICE
(non fa caso al "sì" di Fulvio) Che stupido! L' avrò alzato cento volte per cercarla! (poi realizza) Hai detto "sì"? (va da Fulvio, gli prende la faccia) Fulvio! Ti sei sentito? Hai detto "sì"! (esulta) Finalmente! Bravo! (lo accarezza con qualche schiaffetto, ride)
FULVIO
(dopo qualche attimo) Esplosione!
FELICE
(termina con le "carezze") Eh? Come sarebbe?
FULVIO
Esplosione! (fa cenno di voler andare in bagno ma è preceduto da Felice)
FELICE
Ah no! Stavolta non mi freghi. Tocca a me per primo! (si avvia; buio)
Scena 10 AUTUNNO, SERA (Fulvio in camera di Felice sta pulendo il pavimento dove il mattino ha fatto pipì, è quasi disteso a terra; Felice è a letto, pensieroso, sta osservando un disegno) FELICE
Basta! Basta! E' pulito adesso! (Fulvio continua) Eh, sì...(pausa, poi mostra a Fulvio il disegno) Fulvio, che mi significa questo disegno? (Fulvio lo guarda poi continua a pulire) Allora?
FULVIO
Dinosauro!
FELICE
Ah, ecco. E da che parte si guarda?
FULVIO
(glielo gira) E' giusto questo! (fa notare) Pisello...pipì!
FELICE
Eh già...bravo, anche loro ce l’hanno...Ma perché l’hai colorato tutto di nero?
FULVIO
Dinosauro!
FELICE
Ho capito...ma perchè nero? I dinosauri sono verdi!
FULVIO
(è colpito dall' affermazione di Felice, poi) Quello sta per scoppiare!
FELICE
Ah, anche i dinosauri esplodono? Come te, come me, come gli uomini? (ha insistito sul "me", Fulvio lo ha guardato)
FULVIO
Come le macchine! E' un dinosauro!
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FELICE
(lo accompagna nella sua camera, lo aiuta a spogliarsi) Me ne fai un altro domani, va bene? Stasera per dormire hai il motore universale…(indica la scarpa)...che io prima o poi rivorrò indietro!
FULVIO
Le macchine sono meglio della gente, le macchine.
FELICE
Ah, sì? (vuol fargli dire sì)
FULVIO
Sì! (Felice sorride) Le macchine possono fermarsi, le macchine. La gente nooo! La gente va, va, va....(si è messo da solo a letto) Voglio che Felice ti mette nel letto!
FELICE
Già fatto! (Fulvio è un po' spiazzato) Buonanotte! (fa per uscire)
FULVIO
(agitato) Tesoro?
FELICE
E' qui! (gli dà il carillon) Non tenerlo aperto troppo a lungo! (va in camera, prende il registratore e dice) "31 ottobre, mezzanotte. Oggi Fulvio ha chiuso il bagno ed è successo di tutto. Non capisco se va avanti o indietro. I testi spiegano che qui...che là...ma io ho le idee sempre più confuse su salute e malattia, su cielo e sottosuolo. Prima mi piscia in camera, poi mi dice "sì". Oggi ho perso il controllo. Ho sempre Cristiana per la testa (stop) Questo anche se non lo registravo...(fa un numero al telefono, mentre aspetta si attacca dei fili ai pantaloni, alla maglia) Pronto, mamma? Volevo sapere se hai ricevuto il vaglia...Ah, bene...Come? Hai incontrato Cristiana? (fa una smorfia) Ma no, mamma, è niente...Sai com'è, piccole cose...Io sono qui da sette mesi...No, non sto angustiato, mamma... e non chiamarmi Cicci, per favore...Sì, magari le scrivo. Sai, la tesi è quasi pronta! Sì, devo consegnarla entro l'anno! Ah, a Natale vengo a casa, eh? Non c'è verso!...Sì, sì...anche qui c'è la nebbia...No, mamma, non sono angustiato. Ci sentiamo. Ciao! Va bene. Ciao! (riattacca; nel frattempo Fulvio si è alzato e ha fatto un disegno; Felice mette la testa sotto il cuscino e forse piange; Fulvio è arrivato sulla soglia di Felice, rimane stupito nel vederlo con i fili, sul suo foglio c'è un dinosauro tutto verde; buio lento)
Scena 11 INVERNO, MATTINO (si riaccende la luce con Fulvio nel corridoio che guarda verso il bagno, indossa un grembiale colorato e dei guanti rossi da cucina; in camera di Felice sono appesi diversi disegni di Fulvio con dinosauri verdi) FELICE
(dal bagno) Ti dispiace chiudere, per favore? (Fulvio non reagisce) Fulvio, non vedi cosa sto facendo? (pausa) Non riesco a fare niente se mi stai a guardare! (Fulvio rimane come prima) Ma ti sembra il modo? Lo so che devi fare pulizia ogni cinque minuti...ma se devi pulire... lasciami almeno sporcare, no? Dài che sono in ritardo! (Fulvio si gira e va a pulire nella stanza di Felice) Oh, meno male! Fammi il favore. Guarda se ha nevicato stanotte!
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FULVIO
(va alla "finestra” di Felice e dice a bassissima voce) Sì.
FELICE
(che non ha sentito) Allora?
FULVIO
(più forte) Sì! (va a pulire la parete divisoria)
FELICE
(esce dal bagno un po' svestito, agitato, entra in camera di Fulvio e va alla “finestra”) Ha nevicato?
FULVIO
(urla per farsi sentire da Felice) Sì!
FELICE
(guarda meglio) Ah, noo...meno male. (urlando) Quella è brina, non neve!
FULVIO
(a bassavoce) Brina? (va alla “finestra” poi urla) E' bianca!
FELICE
(urla) E' una specie di neve ma non è neve...(entra in camera sua e finisce di vestirsi) Senti...ho bisogno della mia scarpa...(vede dei disegni sparsi) Ne hai messi dei nuovi? Questo non c'era ieri!
FULVIO
(si gira un attimo) Questo è Felice!
FELICE
Sono io? Ma è triste! E' Felice un po' triste! Ma io non sono così, dài. (fa per mettersi una maglia)
FULVIO
(urla) Nooo! (e corre in camera sua a togliersi la maglia)
FELICE
Che succede? (Fulvio piega la sua maglia e gliela porta) Ah, scambio!
FULVIO
(ecolalia) Scambio!
FELICE
E' giusto questo! (dà la sua maglia a Fulvio e si infila l’altra dicendo a bassa voce) Quando l' ho fatto la prima volta...(Felice guarda uscire Fulvio con la sua maglia, va al telefono, compone un numero, parla a bassa voce) Pronto? E' la cooperativa "Avvenire dei Popoli"? Mi passi Fabio?...Come "chi"? Fabio, il coordinatore del progetto domiciliare... Grazie!...(Fulvio va a farsi vedere da Felice con la sua maglia, questi gli dice a gesti di rientrare, Fulvio va a pulire in camera sua) Ciao! Sono io! Hai qualche novità?...Uh, bene...e quando arriva? Fra tre giorni? Ma fra tre giorni è la vigilia di Natale! E io volevo già essere a casa! Son nove mesi che...Ma come parli? Quale "cielo da ringraziare"? Ascoltami bene. Primo: io a questo qui gli voglio parlare, gli voglio spiegare tutto. Per cui il tipo deve venire, stare qui una giornata almeno e...come? E' già deciso? Arriva alle otto di venerdì? Ah, vabbè...l'aspetto. Vorrà dire che parto a mezzogiorno. Ma siamo sicuri?...Mi fido...mi fido! (fa una smorfia) Secondo punto: dopo le vacanze di Natale io...io…(abbassa la voce)…non so se torno...beh, per il saldo, certo...e poi qui ho l' Università...la tesi...ma quello che voglio dire è che non so se riprendo il lavoro...Come?...Sì, fai pure. Okey! Ci sentiamo! (fa un gesto come dire "che fretta!", posa il ricevitore e vede Fulvio che è entrato da lui a pulire, ha paura che Fulvio abbia sentito tutto; in effetti questi è arrivato sulle ultime frasi ma non sappiamo se ha sentito) Fulvio, ti ricordi che stamattina stai da solo? (Fulvio
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non risponde) Vado all'Università. (prende un sacco scolastico) Porto il mio progetto di tesi. (indica il quaderno rosso) L' ho finito stanotte. Il professore mi dà l'okey e a febbraio la laurea. Una laurea presa tardi ma sempre laurea è. (Fulvio gli prende il quaderno) Aspetta! (glielo apre) Ecco! Questi sono i numeri e gli argomenti delle cassette che ho registrato. (gliele fa vedere; Fulvio è curioso, mette quasi la testa nello zaino) Quante è? Qui ci sono i miei pensieri...e c'è tutto di te, quello che hai fatto in questi mesi. La mia tesi sei tu! FULVIO
(ecolalia?) Tu!
FELICE
No, tu! (ripetono: “Tu! Tu!” come per gioco)
FULVIO
Dài!
FELICE
(lo imita) Dài. Adesso fammi andare! Non aprire a nessuno. (si infila un impermeabile, fa per uscire; Fulvio lo abbraccia a lungo) Ma sto via solo due ore! (Fulvio smette un attimo, poi lo abbraccia di nuovo, lo morde) E non mi mordere! Acc...Quanto puzzi di pulizia! (esce)
FULVIO
(ci pensa su per un po’, poi) Dài! (buio veloce)
Scena 12 INVERNO, POMERIGGIO (Fulvio sta trafficando intorno al grembiale con una pinzatrice, è molto impegnato, la lingua di fuori; rientra Felice, va in camera sua buttandosi sul letto con l’impermeabile dopo aver gettato a terra il sacco; Fulvio l’ha sentito e corre sulla soglia della sua stanza) FULVIO
(quasi urlato, felice) Dinosauro! (e torna veloce in camera sua, finisce il lavoro, indossa il grembiale, corre in camera di Felice e glielo fa vedere modificato con vari pezzi di carta a fare da squame) Dinosauro!
FELICE
No, Fulvio. Non ho voglia adesso.
FULVIO
(sempre agitato) La persona piccola è il dinosauro piccolo piccolo...(fa dei salti e corre nel corridoio, poi entra in camera di Felice rovinandogli addosso)
FELICE
(lo prende per il bavero e lo butta sul letto, lo guarda duro qualche secondo) Sta a sentire. E' andata male. Male, capisci? Felice è triste! (indica il disegno di prima) Come quello lì. Anzi, non triste, no. Incazzato, conosci la parola?
FULVIO
Parola...?
FELICE
Esatto! (si alza, cambia voce) "Trascriva le cassette e poi vedremo". Capisci? Non mi ha accettato la tesi. Non gli è bastato il progetto con le sinossi...no! Vuole leggere riga per riga! (si avvicina a Fulvio e gli parla come al professore) "Professore aspetti. Io sbobino certo e, in pochi giorni, le faccio avere il tutto...ma entro oggi devo portare in segreteria il nulla osta con la sua firma..." (voce del professore) "Io non accetto al buio. Sbobini e ritorni".
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(Fulvio ha una ecolalìa: "Buio") Gliele avrei fatte mangiare. Ma come! Una tesi non scopiazzata dai libri ma basata sull'esperienza reale. (voce del professore) "Presuntuoso! Cosa ti credi: un esperimento pilota?" Ma vaffanculo va! Ci vorrà un mese a sbobinarle tutte...(guarda nel sacco) e io mi laureo l'estate prossima! FULVIO
(imitandolo) Ma vaffanculo va!
FELICE
(prende dal sacco alcune foglie secche) Ah, tieni...mentre andavo in là le ho trovate per strada...belle grosse...un regalo per te...pensa: al colloquio son venute fuori insieme alla cassette eee...(ride) e poi guarda: sono andato con una scarpa e una pantofola! (mostra i piedi con le due calzature diverse, ride per un po’ poi di colpo cambia tono, diventa serio)...Senti, Fulvio...Volevo dirti che fra tre giorni è Natale e...(lo guarda, pausa, poi rinuncia) ...lasciami solo per dieci minuti, vuoi?
FULVIO
Noo! (non esplosivo)
FELICE
Dinosauro piccolo piccolo va in camera sua...(lo accompagna nella stanza saltando come prima saltava Fulvio) Ma non è il canguro che salta così?
FULVIO
Dinosauro! (osserva le foglie) Ci vogliono valvole piccole piccole per queste! (ascolta le foglie) Ssstt! Zitti! Zitti! Piano!
FELICE
(rientra in camera sua, tira fuori da sotto il letto la valigia, si alza, ha una vertigine, si riprende, cerca di capire se ci staranno i libri)...Mi serviranno ancora? Tengono un sacco di posto e sono pesanti...E io non sto bene...(ne butta a terra alcuni; Fulvio si avvicina alla camera di Felice) Fulvio! Ti ho detto dieci minuti...non dieci secondi! (Fulvio rientra, va vicino alla parete divisoria e a un certo punto inizia a sbattere la testa contro il muro) Fulvio! Smettila! Cosa fai? (Fulvio continua, Felice mette via la valigia e va da Fulvio che continua a sbattere la testa) Sono qui...sono qui Fulvio! (lo abbraccia, lo mette sul letto, gli controlla la fronte, corre in bagno, ritorna con un asciugamani bagnato, glielo appoggia sulla fronte, controlla il muro, guarda Fulvio e dopo un po' comincia a ridere, a ridere anche sopra le righe) Dì un po'…volevi sfondarlo? Ci stavi quasi riuscendo! (ride)
FULVIO
La persona grande deve uscire di qui! (è disperato)
FELICE
Ma no, perché?...(tono scherzoso, sovrappensiero)
FULVIO
Deve uscire! Deve uscire!
FELICE
Mi viene in mente un’idea, Fulvio. Perchè non lo buttiamo giù? (si riferisce al muro) Eh? Dài! Perchè non lo sfondiamo davvero?
FULVIO
(breve pausa) Deve uscire! (Felice esce, Fulvio guarda dove va)
FELICE
(rientra con uno sgabello in ferro) Pensi che potrà andar bene?
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FULVIO
(lo osserva, lo studia, dice meno convinto) Deve uscire!
FELICE
Fulvio, guardami bene...Sto scherzando? (è sul limite tra gioco e verità) Lo distruggiamo? (sguardo intenso fra i due) Ci stai?
FULVIO
(dopo lunga pausa con inizio di agitazione) E' giusto, questo!
FELICE
(quasi urlando) Allora metti il motore al massimo! (Fulvio alza la scarpa e urla "Esplosione!") Esplosione! (Felice con più colpi spacca il muro di vetro; buio veloce)
Scena 13 INVERNO, SERA (i letti sono stati avvicinati al buco del muro abbattuto; Fulvio è a letto, parla con un po' di febbre; Felice a letto, sta guardando i disegni di Fulvio, è anche lui, a suo modo, febbricitante) FULVIO
Corrono forte perchè sono grandi. Hanno denti lunghi, pance grosse e corrono...corrono...
FELICE
Questo scoppia! Questo scoppia. Fulvio, ma perche tutti 'sti dinosauri scoppiati?
FULVIO
Sono dinosauri!
FELICE
Sì, ho capito...ma sono verdi.
FULVIO
Corrono...corrono...nessuno li ferma...sono grossi grossi...
FELICE
...sono pazzi...abbattono muri, portoni...
FULVIO
(ecolalia)…muri, portoni...sono forti, hanno bisogno di motori forti...(tira fuori da sotto le coperte la scarpa di Felice)
FELICE
Ah! A proposito...(allunga il braccio verso Fulvio)...ti serve ancora?...(Fulvio stringe la scarpa e dice "Ancora") Come non detto! Dormi adesso! Buonanotte! (lo accarezza sulla testa, suona il telefono, sobbalzo di Felice) Pronto? Mamma! Ma che ora è?...Non ti ho telefonato? Ah già...(fa cenno a Fulvio di mettersi a dormire) Senti mamma...non farmi parlare...(altro cenno a Fulvio che si distende) Ti telefono io domani per dirti bene orari, eccetera...La tesi? (smorfia) Ah, tutto a posto! (guarda le cassette e i fogli) Sì, sono contento! Basta con sto "Cicci". Ci sentiamo, mà!...Come?...La nipote di chi?... No, non la conosco...mamma, per favore! Cosa ti salta in mente?...Ciao! Sì...sì! (riattacca, prende il sacco, ne toglie le cassette e il quaderno rosso) Vi sbobinerò bellezze! Sarà una tesi bomba. Sfonderò nel mondo accademico! (osserva il muro bucato, ride sarcasticamente, controlla il quaderno rosso) Sentiamo l' ultima. (accende il registratore, non si sente niente, va avanti, idem, gira la cassetta, idem) Come è possibile? E questa? (toglie la cassetta e
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ne mette un' altra) Cassetta 18! (riprova, non va) Oh, che ti prende? E' il play che non va? (toglie la cassetta, ne mette una dove si sente la sua voce che ride e dice "Pronto Fulvio!") Il play funziona! (non sa cosa fare) Fammi provare con una nuova. (la prende dallo zaino, la inserisce) Record! (accende il registratore e parla nel microfono del registratore dicendo) Non facciamo scherzi! Non facciamo scherzi! Uno due tre prova! (schiaccia lo stop, torna indietro e riaccende, non si sente niente) E' il record che non funziona! Non registra! Ma da quando? (riprende la cassetta di prima) Questa andava! E di quand'è? (controlla sul quaderno) Cassetta dieci. Primi di luglio! Idiota! Da quant'è che non controlli? La undici! (cerca la cassetta, nell' affanno gliene cadono alcune, la prova, si sente la sua voce) Questa va. Dodici! (la prova, non funziona) Non va! (la toglie) Tredici! (la prova, non funziona) Non va! Quattordici, quindici...fino alla ventiquattro...Più di metà non sono registrate...Sono rovinato! Addio tesi! (Fulvio si è girato a vedere cosa succede; Felice è disperato, butta via le cassette, strappa i fogli del quaderno, si mette le mani sugli occhi, lunga pausa; Fulvio lo accarezza sulla testa; Felice ha un sobbalzo di spavento) Ahaaa!...Ha! Sei tu! Non ricordavo che...Dormi, va! (prende i fogli del quaderno, poi li strappa a pezzettini piccoli, meticolosamente; Fulvio intanto si alza e va a vedere alla finestra) FULVIO
(è agitato, felice) Neve! Neve! Arriva la neve!
FELICE
(lo ascolta per un attimo) Eh già! (e con sarcasmo tira in aria i suoi pezzettini di carta) La neve! Yuhu! (se li fa cadere sulla faccia) La neve! (dall’alto cade una fitta neve fatta di foglietti di carta stracciati; Fulvio è in avanti che guarda contento; buio lento)
Scena 14 PARTENZA? (Fulvio è in camera sua, girato verso il fondo; Felice è al telefono, le valigie pronte, sta parlando a se stesso ma sembra che parli a qualcuno) FELICE
Tutto è più difficile d'inverno. Partire, restare, abbandonare, restare, disertare, disertare...Ho iniziato qualcosa e non lo porterò a termine. Ha senso tutto ciò? Ma, del resto, che sistema è questo? Nove mesi insieme! E dove-perchè? In quale testo è contemplato? (cambio tono, a voce medio-alta, agitato) Oh, finalmente! Fabio... Sì, sono ancora io, sono le undici e fra un'ora ho il treno. Non doveva essere qui alle otto?...Ah, avete telefonato?...E' partito... Meno male...Da dove arriva? Da Thiene? E dov' è? In Grecia?...Ah, arriva in treno perchè con la neve... Okey, stiamo a vedere... (arrabbiato) Nooo! Non voglio. Io devo parlargli... non come ha fatto a me quell' altro, nove mesi fa. Capito? (riattacca, pensa) Nove mesi...Fa ridere, no?...(attraverso il buco guarda Fulvio a lungo, è dispiaciuto, poi si mette l' impermeabile e gli parla con tono finto allegro) Sai, alla cooperativa mi han detto che tra poco sarà qui. "Sono coso...il nuovo operatore... dentro...fuori"... Dicono che è partito in treno...per via della neve. (pausa di imbarazzo) Ce n' è tanta, eh?
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FULVIO
La persona piccola deve congelare! Il motore speciale fa congelare! (riferito alla scarpa di Felice che tiene in mano)
FELICE
(si guarda il piede ancora impantofolato, sorride, poi guarda Fulvio e gli parla) Fulvio, ci siamo già parlati ieri. Io vado a casa perchè è Natale, sono nove mesi che non vedo mia madre, mia sorella, le mie piante...e poi tornerò...a trovarti…ogni tanto...una volta al mese, almeno, perchè devo laurearmi prima o poi... (pausa) Hai ragione, è un' altra cosa...Sono stato bene qui...ho imparato un sacco di cose sui dinosauri, sui muri...(si commuove)...ma non posso rimetterci le penne per...per...e vedi cosa mi capita? (sta piangendo)...Ti sembra giusto questo? (pausa, poi un po' cattivo) Ma che ne sai tu?...Non piangi mai! (pausa, poi quasi urlato) E guardami almeno! Guardami! (Fulvio si gira verso di lui, lo sguardo è penetrante; Felice è un po' colpito, cerca di riprendere la grinta) Ma cosa deve fare uno secondo te? (si alza veloce dal letto, ha una vertigine, cade; Fulvio ha uno scatto ma è solo un attimo, rimane immobile; lunga pausa; Felice si riprende a malapena) Chi...?...Ah!.. (guarda l’ora, si rialza faticosamente, si decide) Devo prepararmi. "Lasciagli scritto qualcosa"...Certo! E cosa gli scrivo? L' Odissea? (cerca un foglio e una penna, si prepara per scrivere, è determinato, ci pensa, scrive qualcosa) "Attento alle lampadine...al ventilatore...occhio alla chiave del cesso" (poi, d'istinto, straccia il foglio e riprova)
FULVIO
(guarda la scarpa che ha in mano) Ssstt! Zitti! Zitti! (va in camera di Felice; questi non si accorge di lui, straccia anche un altro foglio; Fulvio posa sulla valigia la scarpa e ritorna nella sua camera)
FELICE
(sente il movimento e vede la scarpa, è pensieroso, commosso, indi sbatte la scarpa a terra e urla) Ebbene sì, esisto! Esisto! (si guarda intorno, è adrenalinico adesso, osserva la valigia e dice) Thiene! (prende dalla valigia una cartina geografica e cerca) Padova...Vicenza...Thiene! Eccola lì! Saranno...due ore di treno. Cosa vuoi che sia? E lui capirà. E se non capisce, peggio per lui, è segno che non vale granchè. Dài, thienese... sbrigati! (guarda il telefono) Cooperativa! (prende il ricevitore e fa per comporre un numero) Ma noo, che serve? Tanto per quelli è uguale! Anzi...Gli parlerò dopo Natale! (posa il ricevitore) Thiene... Cooperativa... Mamma! (mentre compone un numero dice) No, non sono alla stazione mamma...E' proprio di questo che volevo parlarti...(arriva la mamma dall' altra parte) Oh, mamma! Giurami che non ti arrabbi. No, no! Prima devi giurare. Devi dire: "Ti giuro Cicci che non mi arrabbio". Ecco, brava. Ti richiamo stasera! (mette giù il ricevitore) Thiene! Cooperativa! Mamma! ...Impermeabile! (se lo toglie con strani gesti, lo piega e lo appoggia al letto, poi fa gesti "magici" con le mani come quando metteva a letto Fulvio e in altre occasioni) E adesso! (parte la musica) Adesso la persona grande e la persona piccola sono due invincibili, inverosimili, impossibili, due dinosauri scoppiati che si rincorrono... (guarda Fulvio attraverso il buco; questi lo guarda, si è legato con i suoi fili al letto; Felice si mette le mani sul viso in un gesto di disperazione, di rassegnazione e di altro; Fulvio lo guarda e lo imita; lento buio mentre la musica prosegue)
FINE
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Maudie e Jane liberamente ispirato a "Il diario di Jane Somers" di Doris Lessing 1994
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Locandina di “Maudie e Jane” – prima rappresentazione: estate 1994 (lo spettacolo è stato in tournée per quattro stagioni teatrali) Judith Malina (Maudie) Lorenza Zambon (Jane) Impianto scenico di Maurizio Agostinetto Regia di Luciano Nattino E’ la storia del rapporto difficile e fragile fra Jane, elegante giornalista di successo, e Maudie, piccola e vecchia, che vive al limite della sopravvivenza. Maudie è dura, testarda, rabbiosa, buffa, tenera; mentre Jane è razionale, fredda, ironica, efficiente. Dal loro casuale incontro nasce una singolare amicizia in cui le manie e le abitudini di Maudie disegnano per Jane un mondo assolutamente nuovo, disordinato e dolente. Esplorarlo fino ai suoi estremi, fino alla morte di Maudie, costituirà per Jane l’occasione di un profondo cambiamento esistenziale e morale. Non c’è pietismo nell’azione di Jane, solo una forte tensione che la porta spesso allo scontro con Maudie, con se stessa. Le azioni sono riferite ai più quotidiani bisogni pratici e anche corporali dell’anziana Maudie cui fanno da contrappunto quelli di Jane. Due corpi a confronto, due mondi a confronto, che troveranno un livello di convivenza e, perfino, di simbiosi. La scrittura è "mentale", nel senso che è naturalistica ma fatta di sospensioni e di irruzioni dell'inconscio, di umori, di nodi intrapsichici. Le due donne infatti, nel corso dei dialoghi, useranno a volte parole “automatiche” o legate a pensieri nascosti, taciute all'altra donna ma sempre rivelate allo spettatore. Parole spesso in discordanza con il resto, come relitti galleggianti, pezzi dispersi delle due vite. Ma non tutto è detto, non tutto è spiegato. C’è, fondamentale, il testo dei movimenti (appena accennato nelle didascalie), delle emozioni, del linguaggio non verbale. E c'è il ruolo delle attrici come motori sensitivi. I problemi emergono verbalmente ma vengono affrontati a livello del corpo delle attrici, delle energie interne. L’ambiente scenico è costituito da una striscia stretta e profonda, su cui è difficile muoversi. Un ponte fra i mondi delle due donne e in salita partendo da Jane, dal pubblico, da noi. Il tempo dell’azione scorre liberamente, in avanti e indietro, telescopico. Per realizzare questo testo ci eravamo posti l’obiettivo ambizioso, il sogno, di avere con noi Judith Malina. Il Living Theatre era stato un punto di riferimento decisivo per la nostra formazione e le nostre scelte. Inoltre Judith era (ed è stata) perfetta per rappresentare il carattere e l’energia di Maudie. Le abbiamo spedito il testo e lei ha accettato scrivendoci: “Questo lavoro teatrale mostra un modo curiosamente concreto con cui le persone forti e capaci possono aiutare i deboli nella loro lotta quotidiana alla ricerca di una vita vissuta con dignità”. Fu per noi una felicità immensa e il lavoro di scena è stato fluido, ricco, intenso.
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Scena 1 JANE (entra Jane vestita elegantemente, è tesa, arrabbiata) JANE
Non mi ha aperto. Era dentro. Son sicura. Sentendo il suo odore dalla porta. Non si muoveva per non farsi sentire. O era solita puzza di casa sua? No, no...era lì, era lì! Chi cazzo si crede di essere? (breve pausa) Magari era via. Girato i negozi. Non c' era. No, no. Era in casa. Furiosa con me. Me la vedo. Vuole farmela pagare. Secondo lei non dovevo andarmene via tre giorni, così. Bambina! Terminale piatto! (fa per accendersi una sigaretta, un suono, la luce cambia improvvisa) Quella maledetta parola fu pronunciata solo una volta. Da uno dei medici. Freddie non sentendola. Ma qui mi batteva...mi batteva tutti i momenti. (si picchia la testa sulla tempia destra) E ora so perché...perché ho impedito ai medici di parlare, di discutere se fosse meglio dirglielo o no...E' che allora non ero in grado di...non ero in grado di...(disperata ma reagisce pian piano) Alla fine Freddie morì e tutto fu finito e...(breve pausa) io capii...di averlo trattato...(deglutisce poi cambia tono e con voce allegra) Joyce! Joyce! Luna e cielo, il nostro ufficio. Luna e cielo tutt'intorno! Uno spettacolo! (fa un giro su se stessa) Cosa resterebbe di me e te, splendida Joyce, se perdessimo il lavoro? (pausa) Noi due, Joyce, la nostra efficienza, il nostro controllo sulle situazioni, il nostro sapere come si fa tutto quello che va fatto, cosa vogliono i lettori...(pausa) "Anziana donna trovata nel cassonetto". Era nel numero di agosto? (entra nuda nella vasca da bagno e si distende, poi di là osserva i suoi vestiti) Seta, cotone finissimo, batista...Le mie uniformi! Preparate col rito della domenica sera: scegliere i vestiti della settimana, spazzolare, stirare, controllare i bottoni, gli orli, le asole. Così Jane! Impeccabile!
Scena 2 MAUDIE (entra Maudie lentamente trascinando un secchio di carbone, giunge vicino alla stufa, si siede, si sfrega un ginocchio sotto la gonna) MAUDIE
Così Maudie. Prima dell’attacco alla stufa. Quando prude ci vuole. E' segno che si sta svegliando.
JANE
(riemergendo dalla vasca) Dovrebbe essere a letto, Mrs. Fowler!
MAUDIE
Sì, così avresti una scusa per chiamare il dottore!
JANE
Beh, cosa ci sarebbe di tanto terribile?
MAUDIE
Mi manderebbe via di qui! (urla) Orrore! Orrore!
JANE
(non sembra stupirsi) E dove la manderebbe? (si veste)
MAUDIE
All'ospedale, dove se no? (sputa per terra)
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JANE
Parla dell'ospedale come di una prigione.
MAUDIE
Io ho le mie idee e tu tieniti pure le tue! (breve pausa) Si infilano dappertutto!
JANE
Che cosa?
MAUDIE
Le Buone Vicine, le donne pagate dal Comune. Vogliono darmi l'aiuto ma pigre sono, troppo moderne, gli fa schifo pulire qui dentro. E una mi ha detto: "Perché non va in Istituto?" (fischio e gesto volgare) Porta! Non voglio vedere nessuno! (sputa per terra) E tu?
JANE
Gliel'ho già detto. Non sono una Buona Vicina.
MAUDIE
Ti fanno fare un periodo di prova? Ti fanno pulire i malati?
JANE
Ma noo...come glielo devo dire? Io sono...non ricorda? Ci siamo conosciute in farmacia. Non sono una Buona Vicina!
MAUDIE
Si infilano dappertutto! E all'Istituto non ci vado! (viene in avanti) Orrore! Orrore!
JANE
(in avanti al pubblico) Guardando una vecchia per strada. Una strega. Con l'intera giornata passata su un servizio di foto. Stereotipi di donne, di oggi e di ieri. Tra cui una donna con pipa e canjon di rughe. Che adesso mi sembrava lì, in farmacia, accanto a me.
(le due donne si incrociano, Maudie la guarda appena ma Jane la nota, l'osserva per un po' poi si mette in coda dietro lei, cambio luce) MAUDIE
Quel ragazzo là non capisce e io non so mai cosa dice. (dà a Jane una ricetta) Questo cos'è? (a se stessa) Che buon profumo!
JANE
Valium in gocce.
MAUDIE
(sputa) E' roba che fa diventare stupidi! Voglio dell'aspirina!
JANE
L'ho preso anch'io qualche volta! (a se stessa) Che puzza terribile! Da dove vieni fuori tu?
MAUDIE
L'ho detto al dottore: "aspirina, aspirina". Ma anche i dottori sono buoni a nulla! (quasi urlato) Voglio dell'aspirina! (cambio luce)
Scena 3 IL THE (le due donne eseguono una serie di passi coordinati tra di loro come una danza: è Maudie che conduce, Jane la segue, sguardi fra le due, è evidente che Maudie sa di essere seguita, le due arrivano a casa di Maudie, spalle al pubblico)
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JANE
(a se stessa) Casa sua. Pesce cotto, piscia di gatto e altre puzze orribili. Lo stomaco in rivolta.
MAUDIE
(a se stessa) Chiudere la camera da letto. Non voglio che veda dentro. E se mi parla dell'Istituto la caccio fuori! (va fuori quinta)
JANE
(idem) Sudicio. Mobili, colori, oggetti. Noi che scriviamo di come cambia il gusto. Noi che buttiamo via tutto, sempre stanche di tutto. Guarda qui Jane. E tieniti forte.
MAUDIE
(rientra con una gatta di peluche sotto un braccio e una teiera in mano, poi a Jane con voce normale e tono duro) Seduta! (Jane esegue) Bellezza mia, tesoro! (detto alla gatta che poi scaraventa lontano) Avvelenata mia cara. E' stata quella donna ad avvelenarla. E che ha tentato di avvelenare anche me.
JANE
La...la gatta è stata avvelenata?
MAUDIE
No, mia madre! E' stata quella puttana del bar ad avvelenarla, io lo so, anche se nessuno mi ha mai creduto tranne la zia Mary. E mio padre, eh? Se l' è portata in casa che mi faceva fare la serva e che quando loro andavano a letto dovevo portare su il porridge col whisky e la panna. Io avevo un' altalena in giardino sotto i meli e l' erba alta che non veniva mai tagliata. (fa il gesto dell' altalena con un fischio poi sorride a Jane, indi prende due tazze e serve il thè)
JANE
(a se stessa) Tazza lercia da secoli. Come farai a bere in questa tazza Jane? (Maudie beve il suo thè, Jane la guarda per un po' poi senza apparente sforzo beve anche lei)
MAUDIE
(a se stessa) Non andare via adesso con un motivo qualsiasi. (a Jane) Non ci vedremo più.Vero?
JANE
No, posso di nuovo venire qualche volta. (a se stessa) Come mi è venuta questa? (a Maudie) Sabato a quest'ora, se vuole!
MAUDIE
(a se stessa) Certo che voglio, che voglio, carina. (a voce alta) Katiuscia, dove sei? (va a cercare la gatta; Jane si alza, torna al bagno, è inquieta; cambio luce)
Scena 4 SECONDO THE JANE
(a se stessa) Cosa ho fatto? Mi sono impegnata, incastrata con le mie mani...(si calma) Ma noo...E' così piccola. Incespicando nella gonna. Come l'ha chiamata il farmacista? Mrs...? Fowler, Flower...Una vecchia strega. (ritorna inquieta) Perché ho così paura? (cambio tono) A cena fuori, stasera Joyce? (si pettina allo specchio, poi si annusa i vestiti, pensa) Eh sì. Un giorno anche noi saremo vecchie. (si ferma) Uff! Come direbbe Joyce? "Odioso cliché. Non possiamo essere così ovvie e
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noiose, Jane. Non è per questo che la gente ci compera". Joyce dice sempre così...(si rimette allo specchio, poi guarda in avanti verso il pubblico) Guardandoli i vecchi. Tutti i giorni. Sempre pensando che andrò a finire così. Vedendoli per le strade con la spesa o agli angoli con aria sperduta. Guardandoli, sì adesso. In passato non facendoci caso. Prima capriola della mente. (si annusa, nel frattempo è entrata Maudie contenta, ha preparato il thè) Mrs. Flower? Fowler? (la luce si sposta da Jane a Maudie che porge la tazza del thé a Jane, entrata nel suo spazio; le due bevono il thé come nella scena tre, poi Jane dà a Maudie una rivista) JANE
Questa è "Lilith", la rivista per cui lavoro.
MAUDIE
Ah sì...(guarda Jane, cerca di capire meglio) E cosa fai?
JANE
(a se stessa) La vicedirettrice! No, no...(a Maudie) Scrivo a macchina e faccio un sacco di altre cose. (Maudie sfoglia la rivista)
MAUDIE
Ah, la specializzazione! E' la cosa più importante. E' quella cosa che fa dal niente una persona. Quello oppure una casa tutta per sé.
JANE
E' buio. (si alza) S'accende qui? (indica la lampadina in alto; Maudie fa cenno di sì con la testa; Jane aziona un interruttore; la lampada di casa si accende con un fremito) Scintille!
MAUDIE
Come?
JANE
L' interruttore fa scintille! Dirò al mio elettricista di venire a dare un'occhiata qui dentro, altrimenti ho paura che prima o poi lei finirà con l'ammazzarsi.
MAUDIE
(a se stessa) Sì, sì. Brava. Così. Così. (a Jane con tono brusco) Non ho bisogno di niente. Di niente, capito?
JANE
(a se stessa) Scontrosa ma anche esitante, quasi supplichevole. (a Maudie) E' una vergogna che lei debba vivere in queste condizioni. (a se stessa) Perché ho detto "vergogna"? Perché? (a Maudie) Il suo impianto elettrico è una vera e propria trappola mortale.
MAUDIE
(con una risata) Una trappola mortale! Posso morire come un topo, eh? (imita il topo che si prende la scossa, poi continua a ridere, Jane ride ma senza entusiasmo) Una trappola mortale! (ride ma poi si interrompe di colpo) Non potevo mica ridere da piccola perché mia madre piangeva sempre. "Cogliona, le diceva mio padre, non sai far altro che piagnucolare?". Lei mi mandava al pub a comprare la Guinness perché così tutti mi vedevano e perché quella donna, la puttana dietro il banco, si vergognasse di stare con mio padre. Ma lei…(fa un gesto volgare; Jane è un po' infastidita)…se ne fregava di me e ha avvelenato mia madre. Ti do fastidio?
JANE
No, no.
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MAUDIE
(arrabbiata) Non venire più se ti do fastidio. Non venire più!
JANE
Ma cosa dice? Sono un po' stanca.
MAUDIE
E' per il gesto, eh? Rispondi! E' perché ho fatto quel gesto? (ripete il gesto volgare) O perché prima facevo il topo morto con la scossa? (ripete l'imitazione del topo) Sei troppo fine te per venire a trovare una come me. Fai quello che vuoi. Io non ti ho chiesto niente. Vado a dormire. (si alza e fa per uscire) Quando esci, fa il favore... spegni la luce! (accenna per un attimo al topo con la scossa ed esce, suono forte)
Scena 5 MAUDIE MALATA JANE
(è furibonda, torna nel suo spazio svestendosi) Perché non sono in un ricovero, lei e quelli come lei? Bisogna toglierli di mezzo, metterli da qualche parte. Io non li voglio vedere. A che serve che siano ancora vivi? (pausa) Una volta c'erano famiglie, grandi. Stavano tutti lì, vecchi...bambini...Adesso...non c'è tempo adesso. Ci deve pensare lo Stato. E chi se no? La struttura, cavolo...Ci vuole la struttura! (è quasi svestita, ci ripensa, si riveste in fretta e quasi urlando va da Maudie) Apra! Apra le ho detto! Sono Jane! Perchè non mi apre? So che è lì dentro. Cosa fa? Mi tiene il broncio? Non posso più neanche assentarmi per lavoro, adesso? (col piede pesta a terra) Mrs. Fowler! Mi apra le ho detto o sfondo la porta! E poi la strangolo!
(appare Maudie con una sottoveste, cammina più lentamente del solito, si avvicina a Jane, fa un gesto ad aprire la porta, le due si guardano) JANE
(a se stessa) Maudie è qui. Un fagotto lercio. E' ammalata? Non posso strangolarla ammalata.
MAUDIE
(voce registrata) Canta Maudie. Vedi? Jane è qui per aiutarti! (sputa per terra) Che schifo! (poi agitata) La tazza, Maudie. La tazza del vater è sporca. Jane non la deve vedere. (fa per uscire veloce)
JANE
Torna a letto?
MAUDIE
Vado a orinare! (si gira verso Jane) Voi dite così, no? Io ne faccio ettolitri! (fa per uscire)
JANE
Intanto faccio il thè?
MAUDIE
Per me niente, se no devo sempre correre in bagno. (esce)
JANE
(a se stessa) Lo chiama "bagno". Quella scatola di cemento, gelida.(urla) Fa freddo. La stufa è spenta. (si mette a trafficare alla stufa poi sempre urlando) Anch'io da piccola speravo sempre di farcela a non bagnare le mutandine prima di arrivare al gabinetto. Ho sempre voluto controllare le situazioni...
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(rientra Maudie senza che Jane se ne accorga)...per la posizione che detengo, capisce? Mi piace pensarmi così...sicura. E sono contenta quando riesco a far funzionare le cose...sapere come si fa...(s'accorge della presenza di Maudie che la guardava, si interrompe) MAUDIE
Seduta! (Jane ha un moto di stizza ma poi riprende ad armeggiare accanto alla stufa; voce registrata di Maudie) E' tornata. E' stata via per lavoro. Perché la rimproveri? Lei ha capito che la rimproveri per quello. (tossisce)
JANE
Perché non si fa vedere da un dottore quando è in questo stato!
MAUDIE
Perché puzzo! Non voglio dottori qui dentro. Non voglio nessuno. E non guardarmi! Non guardarmi, cazzo! (si siede)
JANE
E' sulla lista ormai! E' sulla lista del Comune, mrs. Fowler. Perché non approfittarne? Una Buona Vicina basta chiamarla. Le accenderebbe il fuoco, almeno. Corrono le Buone Vicine, sa? Beneficenza. Solidarietà. E comitati, associazioni. Le porterebbero carbone fino al tremila.
MAUDIE
Ti trattano come una bambina. Ti riempiono con delle pillole e non hai più il cervello. Non voglio.
JANE
Senta, Maudie. Anni fa non si poteva avere nessun aiuto.
MAUDIE
Anni fa non ne avevo bisogno.
JANE
Voglio dire, se lei fosse stata vecchia anni fa...
MAUDIE
Anni fa io ero già vecchia! (Jane è colpita, pausa, si riprende, nota il pavimento sporco accanto alla stufa, si guarda attorno)
JANE
C'è uno straccio? Si è sporcato tutto qui. (Maudie fa un vago cenno, Jane fa per uscire, a se stessa) Ci sono molte cose di lei che non capisco. Ma è poi vero? A volte svegliandomi con dolori allo stomaco. Che altro c'è che non so? (esce di scena)
MAUDIE
(a se stessa) Anch'io non capendo te. (si sente un rumore ininterrotto, fastidioso) Eccolo di nuovo. Bagascia!
JANE
(rientrando con uno straccio bagnato) Cosa succede?
MAUDIE
(indica in alto) Quella bagascia di irlandese! Ce l'ha con me per via dei miei gatti. E così me la fa pagare! (Jane: “Ma cos'è 'sto rumore?”) Un vecchio frigorifero rotto. Lo usano solo per farmi imbestialire. Ma cosa fai? Lascia stare adesso. Torna a casa tua! (Jane la guarda di brutto e poi continua)
JANE
(riferendosi al rumore) E andrà avanti così per un po'?
MAUDIE
Vogliono mandarmi via. (pausa) Ah, ma che stupida...(si agita) dimenticavo... io...io ho questi! (tira fuori due batuffoli di cotone che fa vedere a Jane e che
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poi si mette nelle orecchie; il rumore tace di colpo; Maudie esegue qualche mimica buffa poi le prende la tosse, si siede e si sente la sua voce registrata) Non vado via di qui. Non mi manderanno via di qui. Una sola casa. Un solo uomo: Laurie! Sono fedele io! (guarda Jane) E quella là? E' matta come una cavalla. Amen! Fatti suoi! JANE
(un po' insofferente per il rumore e per lo sporco) Senta, mrs. Fowler! Tornerò con qualche prodotto sgrassante. Non si riesce così! (Maudie tossisce) Torni a dormire adesso. A dormire. Vengo domani! Mi sente? (Maudie le fa cenno di sì) E via, allora, a letto! Di corsa! Vuole forse crepare? (è stata dura, fin troppo; Maudie si alza con un sussulto poi molto arrabbiata fa per uscire) A dormire, mi raccomando! (arrivata sulla soglia Maudie si volta a guardarla: è un esserino buffo con quei batuffoli nelle orecchie, poi esce, Jane non può fare a meno di ridere poi impreca contro gli inquilini di sopra) E voi potreste smetterla adesso! (il rumore cessa; Jane pensando a Maudie rientra veloce nel suo spazio; cambio luce)
Scena 6 ADESSO SEI VECCHIA ANCHE TU! JANE
(osserva il suo bagno, sospira) Finalmente! (poi nota le mani sporche che si lava nella vasca, è felice) Joyce! Vorrei parlarti con calma e seriamente di Maudie Fowler...ti ho accennato l'altra volta...ma...scusa...no aspetta...perché non vuoi ascoltarmi su questo? Joyce! E' l' unica cosa vera che mi è successa da molto tempo!...Chi l'ha fatta succedere? Io? "Conti da regolare con l'inconscio"? Joyce! "Odioso cliché!". (ride forzatamente, poi si guarda intorno, pausa) Questo silenzio! (sta per spogliarsi ma s'accorge che la sua borsa ha lasciato delle macchie per terra, prende un panno di spugna e inizia a pulire il pavimento; le macchie nere sembrano estendersi; Jane si affanna, la sua velocità aumenta fino a pulire l’intero bagno; è spossata, le gira la testa; intanto è entrata Maudie, in avanti, con aria severa)
MAUDIE
Perché mi dici "vengo" se poi non vieni? Non mi piace così. Non venire più piuttosto. Io non posso stare lì a contare le ore e i minuti del tuo ritardo. (voce registrata) E giorni giorni. Settimane. Potevo morire. Non mi avresti più visto. Piccola piccola. (voce normale) Non mi dire mai più "vengo domani". Capito? (è molto arrabbiata, le volta le spalle)
JANE
(tra sé) Zitta! Zitta! (va nello spazio di Maudie) Sì, mi scusi, mrs. Fowler. Ma è che...(Maudie le volta le spalle) non son riuscita a farle sapere...sono stata ammalata! Lombaggine da stare immobile a letto. E con la padella per di più. Non ho visto il bagno per due settimane. Il medico voleva mandarmi all'ospedale, sì "medico", un impiegato piuttosto, ma io non ho voluto...(ride)
MAUDIE
(si volta) E facevi..."tutto" con la padella?
JANE
Sì.
MAUDIE
Per due settimane? (Jane: “Sì!”) E chi te la cambiava?
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JANE
Un'infermiera a ore!
MAUDIE
(dopo pausa) Ha! Adesso sei vecchia anche tu! (esce)
JANE
(rimane colpita poi, arrabbiata, le urla dietro) Vecchia solo quindici giorni! E poi zitta! Non rompere! So distinguere io tra sofferenza e dolore. (a se stessa) Che c'entra? L'ho letto da qualche parte. Ma che importa? Cosa vuole da me quella? Son mica sua madre! (si spoglia, entra nella vasca e si siede al bordo, prende il "telefono" della doccia e con un certo automatismo ci parla dentro) Joyce! Non vieni più in ufficio da giorni. Come mai? Ah! Hai deciso. Parti per l' America. L'Università che chiama tuo marito, sì... E così ti sei trovata un bel posto di casalinga? Complimenti. E metti migliaia di chilometri tra te e me? Fra te e la rivista? E tuo padre?...In Casa di Riposo? Stai scherzando, Joyce? Lo metti in ospizio? Ma come parli?...Dici così adesso che non hai settant' anni...Cosa? Io? Sei orrenda. Tu stai andando in America dietro a tuo marito perché non ci vada con l'amante e dici a me dei miei sensi di colpa? I tuoi figli...sì, i figli. E' un disco rotto, Joyce. Un bell'alibi, sempre. (rimette a posto il "telefono", voce registrata) Che ne sarà della rivista, Joyce? Che ne sarà di noi? (voce normale) Assemblea di redazione domani. Momento creativo direbbe Joyce. Tutti devono parlare. Tutti parleranno: fotografi, segretarie, pierre. Idee in libertà. Okey. Okey. Ma Joyce non c'è più! E toccherà a me ascoltarli. (si distende, cambio luce)
Scena 7 LE DUE GIORNATE MAUDIE
(entra con un pitale in mano, voce registrata) E' chiaro fuori e son solo le sei! E' un giorno che fa molto mattino. Cacca fatta. Liquida. (chiama la gatta) Aperto alla gatta stanotte. Ha bisogno di cibo. Qualcuno glielo darà. E farà la cacca fuori. Libera. (voce normale) Come me da ragazzina. La facevo ovunque.
JANE
(voce registrata mentre osserva il proprio corpo nudo) Sodo, bianco. Senza grasso. Palestra. Non ha ancora cominciato a cedere, a rilassarsi. Freno la frana. (pausa) Niente figli. Niente tempo.
(Maudie lentamente si tocca il seno e così Jane, poi le mani di entrambe scendono al ventre e al pube) MAUDIE
(si alza ad indicare un punto della stanza, voce registrata) Qui. Qui Laurie mi ha alzato la gonna la prima volta e mi ha messo dentro il suo coso! (alza la gonna, si guarda sotto)
JANE
Con Freddie era fantastico. Accordo perfetto.
MAUDIE
Mi ha quasi sollevato. Puzzava di birra. Come mio padre. (si annusa poi rimette a posto la gonna) Tutte le volte sudava sopra di me e poi pisciava fuori dalla finestra. Come gli uomini. Come mio padre. (voce normale) Io con
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Laurie non ho mai goduto. Fuori c'era la guerra e non era possibile amarsi in quei momenti che schiacciano tutto. JANE
(esce dall'acqua, si sta asciugando) E penso a Freddie, naturalmente. E vorrei che fosse qui per...poter parlare con lui. Semplicemente. Parlare. Banalmente. Parlare. Prendere insieme il thé e parlare. Perché non gli ho parlato quand'era vivo? Non volevo. Ecco la risposta. Non volevo sapere. Non volevo sapere! (pausa, si rialza) Le sette. (guarda in una borsa da negozio) Zucchero, aglio, carta igienica. Come fa a mangiare tutto quell'aglio?
MAUDIE
Jane! Ho finito lo zucchero, l'aglio, la carta igienica e il tuo dottore, quell'impiegato mi ha dato queste pillole da prendere. (le butta nella stufa)
JANE
(guarda in un'altra borsa) E qui un golfino rosa shocking. Per l' uscita speciale. E adesso metto su quell'aria da Babbo Natale che la fa tanto incazzare.
MAUDIE
(voce registrata) Jane! Vieni a vivere con me. Pulisci tutto come vuoi tu. Dài. Trovati un posto di là tra i mobili, gli stracci e non mollarlo mai. Dài! Vieni a vivere con me.
JANE
(durante la battuta precedente si è avvicinata allo spazio di Maudie; questa la sente, si alza ed esce contenta; Jane si arrabbia per l' attesa) Sbrigati. Tanto so che ci sei! (a se stessa) Le do del tu adesso? Ma sì. Che mi frega? (urla) Mrs. Fowler! Mrs Fowler! Venga ad aprire! C'è anche la gatta che miagola! Vuole entrare! (tra sé) Forse così si sbriga. (attesa vana) Giuro che un giorno vengo e la rapisco. Mrs. Fowler! Apra le ho detto! (Maudie viene ad aprire)
Scena 8 LAVAGGIO DI MAUDIE MAUDIE
(dura) Che ci fai tu così presto? Cos'è quella borsa? Ho la sabbia dei gatti da cambiare!
JANE
(cerca di essere efficiente, cortese) Come sta? Mi sembra in forma! Le compresse dell'altro giorno han fatto effetto.
MAUDIE
(dura) Le ho buttate nel cesso.
JANE
Cos'ha fatto?! (inizia ad arrabbiarsi) Io mi son sbattuta per cercare le medicine in tutta la città e lei...?!
MAUDIE
C'è la sabbia dei gatti da cambiare.
JANE
(pausa, decide di calmarsi e di sorridere) Sa cosa facciamo oggi?
MAUDIE
(sempre dura) Cosa c'è in quella borsa?
JANE
Dopo...Dopo. Allora, sa cosa facciamo? Usciamo insieme e andiamo al parco!
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MAUDIE
Dove?
JANE
Al parco. Ho preso una giornata di riposo e...
MAUDIE
...hai fatto male. Ci vai da sola al parco.
JANE
Ma cosa dice?
MAUDIE
Cosa c'è nella borsa?
JANE
Un golfino per andare al parco. Forza, si sbrighi!
MAUDIE
No, no...(sta pensando a qualcosa di brutto)
JANE
E dài...Lo sa che le piacerà, una volta che si sarà decisa!
MAUDIE
(spaventata) Orrore! Orrore! Orrore!
JANE
Ho parlato solo del parco...mica dell'ospedale!
MAUDIE
Vacci tu. E lasciami in pace! Capito?
JANE
Ma cosa le prende?
MAUDIE
Lasciami in pace ti ho detto!
JANE
(arrabbiandosi) E no, eh? Io prendo un giorno di ferie per lei e lei cosa fa? Mi va in paranoia! Ma oh! Che le prende? Quel suo modo di esagerare. "O mio dio, la gente, il mondo, i fiori". Cosa pretende? Di avere solo lei il privilegio delle angosce? Cagate!
MAUDIE
(a se stessa) Cogliona, Maudie...Sei una cogliona! (a Jane) Guai a te se mi offendi! Capito? Qui, poi, in casa mia!
JANE
Beh? Se lo merita. E' una giornata da parco, non vede? (pausa) E poi cosa c'è? E' sporca? Puzza? Cosa aspetta a lavarsi? (dopo lunga pausa, determinata) Avanti, spogliati! (stupore di Maudie) Spogliati ti ho detto...che voglio lavarti e cambiarti! Sbrigati! (pausa) Non ti ho offeso prima. (pausa) Avanti, cosa aspetti? Non vuoi che ti lavi?
MAUDIE
(voce registrata) Sì. Sì. Matta. Chissà che acqua nera vien giù! (voce normale) Chissà che acqua nera vien giù!
JANE
(in avanti al pubblico) Mettendo i bollitori sul fuoco e trovando una bacinella di smalto che non vedevo da anni. (a Maudie) Vuoi che ti aiuti a spogliarti? (Maudie la guarda severa; Jane di nuovo al pubblico) Subito quel movimento laterale, irritato, della testa che mi rimprovera. Sono stupida. Sapendolo ormai. (esce)
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MAUDIE
(si volta e si spoglia tutta dei suoi panni; voce registrata) Spesso fuggendo come un piccione. Da tutto. Da tutti. Più volte. Ma adesso, nel tempo della fretta, come faccio a scappare? E Jane è matta come una cavalla. Amen. Per sempre.
(rientra Jane con catino e asciugamano che posa accanto a Maudie nuda, poi esce e rientra con una pentola con acqua calda dentro, si avvicina a Maudie, l' aiuta con modi energici ad entrare nella bacinella e inizia a lavarla. Le prime operazioni avvengono in silenzio, c’è tensione durante tutto il lavaggio, le due non si guardano mai; Maudie si sente un po' umiliata mentre Jane scopre il compito più duro di ogni immaginazione; alla fine Maudie è lavata, asciugata e seduta sulla sedia; Jane va a buttare l' acqua e intanto Maudie sorride di benessere, ha persino qualche tremito benefico; rientra Jane; Maudie spegne il sorriso ma poi lo riprende guardando Jane; anche Jane sorride, si siede stanca, s'accende una sigaretta; le due si guardano più vicine; cambia la luce)
Scena 9 ANGOSCE E POI AL PARCO (Jane si precipita nella sua zona, va a lavarsi il viso, è tormentata, angosciata) JANE= Non ce la faccio! Non ce la faccio! Che senso ha tutto questo? (urla) Che senso ha? (voce registrata) E il mio yoga? E il mio training? Che figura per la mente. Che figura che ci fa. (voce normale, urlata) La rivista! Devo pensare a lei! La rivista è pane, mente, essere al mondo, essere Dio! (fa un esercizio yoga) Convocato tutto il personale, quasi cento presenti. Dicendo che quella ultima riunione in orario di lavoro e che da oggi vita sindacale fuori dell'ufficio. Choc. Nemica. (ride) Anche reazionaria adesso. Con Joyce che non c'è più a ridere delle chiacchiere, delle parole vuote. (continua a ridere) (Maudie appare sul fondo vestita bene, quasi ringiovanita, esegue alcuni passi di una danza, il tutto mettendosi del rossetto sulle labbra) JANE
(voce registrata su danza di Maudie) Ma Maudie esiste! Quello splendore di vecchietta esiste! Non è solo spreco organico. La sua casa esiste davvero. E quella puzza! E' un peccato non odorarla una puzza così. Fa differenza. Odorarla. Non odorarla. Fa differenza. (tesa, voce normale) Non sono una Buona Vicina del Comune. Assistenza. Associazioni. Fa differenza. Non le sopporto le Buone Vicine. (cambio tono, al pubblico) Oggi al parco. Orrore, orrore. Ma poi riuscita a portarla. L'estate finendo nel pomeriggio. (Maudie termina la sua danza, Jane la raggiunge, cambio luce, le due vengono in avanti nella zona centrale della scena)
MAUDIE
(è eccitata, contenta, parla ai passeri) Carini! Carini! State ingoiando cose pazzesche nel vostro stomachino giallo. Vi verrà l'ulcera! (si siede su uno sgabello e dà delle briciole ai passeri)
JANE
(a se stessa) Ci sono vecchi di tutta vecchiaia ma anche vecchi di tutta giovinezza.
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MAUDIE
Proprio qui dove siamo sedute c'erano dei ruscelli. Tanti. Dove sono andati? Fui! (gesto di qualcosa che scompare) Spariti! Ma sai una cosa? Secondo me corrono ancora. Qui. Sotto questo asfalto.
JANE
(a se stessa) Non può succedere. Non può succedere.
MAUDIE
C' erano mele dietro casa. Grosse, morbide. Io ero da una parte del melo e Johnnie dall' altro lato. Johnnie, mio figlio, te ne ho parlato. Tiravamo giù i rami per arrivare alle mele ma non ci riuscivamo, ci scappavano di mano e le mele erano sempre più alte, più alte. Ma forse era un sogno. (breve pausa) Johnnie, cresciuto alto, anche lui...(gesto di prima) Fui! Sparito!
JANE
In che senso "sparito"?
MAUDIE
Non lo so. Mi ricordo solo che non mi ricordo più! E te, quando finisci di crescere...(gesto di prima) Fui! Sparisci anche tu! (ai passeri) Qui...carini, qui!
JANE
(a se stessa) Solite emozioni nel solito ordine: sono in trappola, devo scappare, ho voglia di baciarla, di schiaffeggiarla, devo scappare, rimango.
MAUDIE
I temporali si calmano in questa stagione. Oh Jane, Jane, sai una cosa? (la guarda intensamente) Questo è il più bel periodo della mia vita! (pausa densa)
JANE
(è stupita, felice, poi nel tentativo di essere neutra) Nel solito ordine: sono in trappola, devo scappare, ho voglia di...e di...rimango.
MAUDIE
(guarda in avanti) Guarda! Una palla! Una palla di ferro! (rumori vari)
JANE
Ah, sì. Demoliscono il quartiere.
MAUDIE
Una macchina con una palla di ferro appesa al braccio! Mai viste prima!
JANE
Anch'io. Credevo esistessero solo nei fumetti di Topolino.(rumore di palazzo demolito, le due tossiscono) Respira col naso!
MAUDIE
(esegue in modo buffo, pausa) Fanno altre case?
JANE
No! Fanno il parco più grande!
MAUDIE
Ah, bene! Altri alberi, altri passeri, altri Johnnie...
JANE
Adesso a casa!
MAUDIE
(s'avvia) Ciao ciao ciao. Tutti. Tutti. (ripete mentre esce)
JANE
(viene in avanti, voce amplificata) Cadendo un intero quartiere. Proprio oggi. Neanche Ettore cadendo a quel modo. (guarda Maudie allontanarsi) Che altro c'è che non so di lei? Molte cose. Quell'"orrore, orrore" e la rabbia, Johnnie e questo "ciao ciao, è il più bel periodo della mia vita". Quello che mi sconvolge
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è che le credo. (quasi urlato a occhi chiusi) Voglio avere vent'anni di più! Subito! (cambio luce, rumore di palazzo abbattuto)
Scena 10 TUBO DI COLLEGAMENTO E KARMA (Jane entra nel suo spazio, lascia cadere volutamente la borsa, poi prende dalla botola una pinza da idraulico e inizia a svitare il "telefono" della doccia) JANE
Questa è l' ultima cosa che faccio per Maudie poi... L'ultima! (poi guarda con un sorriso il "telefono" svitato) Joyce! Sai Joyce? Adesso i giovani dell'ufficio mi trattano con i guanti. Proprio dei veri rivoluzionari. "Sempre impeccabile, eh Jane?" Potrei ancora caricarne qualcuno? (ride, un po' sopra le righe) E dài Joyce! Tu piuttosto, com'è l' America? Com'è la vita della moglie del professore? (voce registrata) Tutta quell'acqua Joyce. Tutta quell'acqua che ci divide. (mette via il "telefono", prende un tubo di gomma e lo attacca al posto del "telefono") Sì. Sì, hai ragione tu. Bisogna avere il cuore gelido. Si muore più tardi con il cuore gelido. Statistica. Devo dire basta a Maudie. Oggi glielo dico! (Jane va con il tubo di gomma nello spazio di Maudie, fa scorrere l'acqua; si sente la voce di Maudie che urla qualcosa da fuori le quinte: "Ehi, chi c’è?", poi Maudie entra in scena e s'accorge della presenza di Jane)
MAUDIE
Ah, sei tu! (è curiosa, va a prendere il tubo, guarda da dove viene, intanto Jane bagna dappertutto, Maudie non capisce)
JANE
(spegne l' acqua e con determinazione) Maudie. Ascolta.
MAUDIE
Sì?
JANE
(non riesce a parlarle, poi dura) C'è uno straccio pulito in questa casa? (Maudie le fa un cenno, capisce che c' è qualcos'altro sotto; Jane esce; Maudie la segue con lo sguardo; Jane rientra e si mette a pulire per terra; Maudie per lasciarla lavorare si siede con i piedi su una sedia)
MAUDIE
(dopo un po’) La regola è: "quando si lavora silenzio!" (pausa) Ma io quando lavoravo non resistevo: dovevo cantare, mi piaceva da morire! (ride, esegue qualche nota)...e dopo un po' cantavano tutte. (canta per cercare di togliere la tensione) Ah, ma ero bravissima, nelle dita, nella mente, e Mrs. Rolovsky lo sapeva. Nella vetrina di Bond Street c'erano tre o quattro cappelli ed erano sempre i miei! (s'accorge che Jane non la sta a sentire)
JANE
(a se stessa) Maudie è qui. Qui. Maudie che parla. Che trema a volte. Perché sto qui ad ascoltarla? Perché non sono a casa mia? (continua a lavorare)
MAUDIE
E si guadagnava poco. Eravamo pagate a cappello, capisci? Ma questo è triste. Poi un giorno ho perso Johnnie! (Jane si blocca) E con lui la mente...il resto.
JANE
Come sarebbe? (Maudie non risponde) Maudie, in che senso "ho perso Johnnie"?
101
MAUDIE
Non lo so. Mi ricordo solo che non mi ricordo più. Ma, uh, il thè è pronto. (versa il thè in una tazza e la dà a Jane che beve ormai nella tazza senza problemi)
JANE
(a se stessa) Adesso. Adesso glielo dico. Maudie, io voglio rallentare, pensare a me stessa. Alle mie cose. Maudie, tu mi devi capire...(Maudie le si avvicina con una mano, le tocca la camicetta)
MAUDIE
So...so…cosa costa quella camicetta lì. Conosco ancora le stoffe, le confezioni eleganti.
JANE
Le tue mani. Si muovono in aria come una stilista. (Maudie: “Una...?”) Una stilista! Una creatrice di abiti, di moda...
MAUDIE
Eh, sfido io. Mi chiamo Maudie! (ride per la battuta)
JANE
(sorride) Magari sei stata pittrice!
MAUDIE
No...pittrice io? Mai!
JANE
Voglio dire...in una tua vita passata. Secoli fa!
MAUDIE
Mi prendi in giro?
JANE
Secondo me, nel passato, noi due ci siamo già conosciute.
MAUDIE
Cosa dici?
JANE
(misteriosa) E' così. E oggi ci frequentiamo perché è il nostro karma che ci costringe a farlo. (un pensiero la blocca)
MAUDIE
Chi? (è infastidita)
JANE
(a se stessa) Le mie colpe, le mie incapacità che adesso con te... (poi a Maudie) Il karma! E' una specie di carta di credito cosmica...(ride per l'idiozia) che accumula gioie e dolori di tutte le vite passate per poi riportarli nella vita presente.
MAUDIE
(dura, si alza) Non mi prendere in giro! Io ho solo la mia di vita!
JANE
Ma io no!
MAUDIE
(terrorizzata) Smettila! Mi fai paura! Smettila! Smettila
JANE
(va ad abbracciarla) Ma nooo. Scusami. (pausa) E giù un rametto d' olivo. Pace. Pace. (la bacia sulla guancia, a se stessa) Come faccio a parlargliene adesso? (pausa) Finita la rabbia?
102
MAUDIE
(pausa, assapora questo momento poi) Io mi arrabbio solo con i miei piedi perché non mi portano e allora sai che faccio? Me ne vado senza di loro e cammino cammino... guardando il cielo e sapendo che in cielo non c' è corpo, non c'è denaro.
JANE
(in avanti al pubblico) Quante sere a ridere come le stelle, come le montagne. (breve pausa) Ma una sera di freddo...
MAUDIE
(con un urlo) Jane! (le due si guardano; poi Maudie) Jane! Non tornare a casa tua stanotte. Fermati a dormire con me. (fa un gesto buffo per dire "dormire")
JANE
(a se stessa) Che succede? Succede. No. Non è niente. E' solo più fragile, più comica del solito stasera! (a Maudie) Vuoi davvero?
MAUDIE
(voce registrata) Che ti prende? Bagnerai il letto con lei dentro. Stupida! (voce normale) Mi piacerebbe, non l' hai mai fatto. Fermati a dormire con me.
JANE
(a se stessa) Eccitazione. Paura. Eccitazione. Boh! (a Maudiecon ironia) Okey! Fammi rannicchiare sul tuo seno allora. Pungimi coi tuoi peli. Soffocami con le tue ascelle. Stritolami fra le tue ossa. Ci spogliamo?
MAUDIE
Finiamo il thè prima. (breve pausa) Ma cosa dici? (ride, ridono, a un certo punto Maudie sviene, cambio luce)
Scena 11 IN OSPEDALE (Jane fa uscire da una botola un letto da ospedale, poi accompagna Maudie accanto al letto) MAUDIE
Non ho altra scelta, eh?
JANE
Già.
MAUDIE
No, eh? (Jane: “No”) Un giorno o due poi mi riporti a casa.
JANE
(la mette sul letto poi viene in avanti) Set dell'ospedale. Ora il cast siamo io, lei e una muta indistinta di medici e infermieri. I giorni sono lunghi. E io non voglio sapere. Non voglio. Tutto è fiction!
MAUDIE
(sputa per terra) Chiamami quella faccia arancione. (Jane: “Chi?”) Quel ceffo là, grosso e pieno di puntini in faccia.
JANE
L'infermiere rosso di capelli?
MAUDIE
E' arancione!
JANE
Cosa vuoi da lui? (si siede vicino a lei)
MAUDIE
Dell'aglio. Voglio dell'aglio. Fa bene. Per il cuore!
103
JANE
Te lo porto io l'aglio. Qui non te lo danno.
MAUDIE
(breve pausa) Pensi che sia svanita, eh? Io invece lo voglio davvero l'aglio. E quello là è arancione di faccia e di capelli! (pausa) Vuoi portarmi l'aglio tu per andare già via! E' così?
JANE
Ma noo...
MAUDIE
Non ci sei mai!
JANE
Tutti i giorni. Ore e ore.
MAUDIE
Tirami su!
JANE
Sei già su!
MAUDIE
Tirami su. (Jane sta ferma) Tirami su, ti ho detto! (fa degli sforzi per tirarsi su, allora Jane l'aiuta, pausa) Mi fai urlare?
JANE
Non voglio farti urlare!
MAUDIE
Se io fossi un cane mi parleresti di più.
JANE
(dura) Se tu fossi un cane mangeresti da sola, andresti a fare delle passeggiate, potresti goderti quella magnifica luce! (non regge però allo sguardo di Maudie e si volta) Oh, Cristo! (lunga pausa)
MAUDIE
(sguardo duro poi quasi infantile) Domani esco e vedi. (si gira per dormire; cambio luce; Jane ha appoggiato la testa sul letto)
JANE
(voce registrata) Non ce la faccio! Non ce la faccio! Non c'è posto per me qui. Qualunque infermiera può prendersi cura di lei. Ma io no. voglio essere l'unica. L'angelo consacrato, vero? Mi faccio schifo. (alza la testa, voce normale, al pubblico) Son venuti i volontari. Anche qua. Camici blù. A vedere se c' è bisogno di qualcosa. Chi sono? Cosa vogliono? Comparsame! Non li sopporto. (a volume alto alzandosi) Ma sì. Assistite e assistite sempre di più! Implacabilmente. Incessantemente. Assistite finché non vi chiederanno pietà e abbasseranno le braccia e si trascineranno dietro voi, sconfitti! Continuate ad assistere. Lasciateci solo in pace, per amor di dio, lasciateci in pace!
MAUDIE
(si sveglia) Jane! Jane! (Jane si avvicina: “Son qui”) Non ci sei mai!
JANE
Okey...Okey. Adesso ci sono.
MAUDIE
Non è vero quello che ti ho detto una volta.
JANE
E cioè?
104
MAUDIE
Che non mi ricordavo di come ho perso Johnnie.
JANE
Raccontato bugie?
MAUDIE
Tirami su! (Jane: “Sei già su!”) Tirami ancora più su! (Jane esegue questa finzione) Beh, sai cos'è successo a Johnnie? Se l'è portato via Laurie!
JANE
Tuo marito te l’ha portato via?
MAUDIE
Sì. La vicina dove lo lasciavo non aveva capito...Non pensava che...e io sono impazzita, ho corso per strade, quartieri, ho urlato... urlato...(sta urlando)
JANE
Calmati.
MAUDIE
Stavo male Jane. Più di adesso. Volevo morire. Non mi importava più niente. Poi con i primi risparmi sono andata da un avvocato…(si agita)…che mi ha messo le mani addosso quel porco e poi...
JANE
Basta, basta adesso! Rimettiti giù! (Maudie si calma, Jane l 'aiuta a distendersi, a se stessa) Tutto qui il tuo peso? Il tuo calore?
MAUDIE
Attenta alla cannuccia. Attenta! Hai visto quanto piscia faccio con la cannuccia senza bagnare niente? Piscio tutto il tempo. Il sacchetto me lo cambiano tre volte al giorno. E' sempre pieno. Potresti portare gente a vedere. Visite guidate al record della pisciata. (ride)
JANE
Sei in forma! (a se stessa) Eppure non sei qui per niente. Ma non voglio sapere. Non voglio sapere! (lunga pausa)
MAUDIE
Jane!
JANE
Dimmi!
MAUDIE
Mio padre è morto a 75 anni. Un sacco di sudiciume. Fammi il favore Jane, tienimi pulita.
JANE
Ti ho cambiata un'ora fa. E domani di nuovo.
MAUDIE
(voce registrata) Finché un mattino giovane giovane comincerà con un buon profumo. (voce normale) Portami via di qui, Jane! Portami via con te! (è angosciata)
JANE
Qualche giorno ancora poi...fui! (gesto di fuga; Maudie fa il gesto di sparire; Jane dice di no con la testa e fa nuovamente il gesto della fuga; Maudie ripete il gesto sorridendo poi si adagia, chiude gli occhi; Jane dopo un po' la osserva, è preoccupata) Maudie! (le sente il cuore urlando) Maudie!
MAUDIE
(si risveglia e sorridendo) Ciao ciao! Tutti! Tutti! (cambio luce)
105
Scena 12 CASA DI JANE (è buio, Jane osserva casa sua con una pila, alza la botola, guarda lo specchio, poi osserva la vasca e muove un po’ l’acqua) JANE
(parlando all'acqua) Joyce, ho lasciato la rivista. Sì, completamente. Si cercheranno un'altra direttrice. Voglio...divertirmi. Rallentare. Fare le cose con un dito. (breve pausa) Non ci crederai...(ride) Non ci crederai. Non so cosa farò adesso. Ti giuro....E' dura, molto dura ma forse ci sto riuscendo...Non so se mi capisci, Joyce!...(quasi urlato) Joyce! No, tu non mi capisci! Tutta quell'acqua. Tutta quell'acqua che ci divide.
MAUDIE
(Maudie si alza dal letto, esegue alcuni passi di danza poi si interrompe) Perché, perché, perché? (si picchia col pugno la coscia) Perché? Perché? (è disperata, cambio luce)
Scena 15 SEMPRE IN OSPEDALE MAUDIE
(viene in avanti, è inquieta) Ma questa non è casa tua! Io non so com' è fatta casa tua! E la cannuccia? Me l'han tolta? La padella c'è? Perché mi han tolto la cannuccia? Non voglio bagnare! (si agita)
JANE
Te la rimettono fra poco. Calmati. (detto in modo automatico)
MAUDIE
Tirami su! (Jane la guarda inespressiva; Maudie si accorge della gaffe, si siede e si arrabbia) Tirami su!...Non ci sei mai quando ti chiamo!
JANE
(senza parlare la distende sul letto e la lava con movimenti automatici, sembra che lavi il pavimento, voce registrata) E giorni e mesi. Un lungo inverno a pulire, a lavare, a sentirmi insultare. (pausa) Stamattina movimenti di acqua sotto il ghiaccio. Primavera dei romanzi russi.
MAUDIE
Tirami su. (Jane esegue) Più su! (Jane ci prova) Mi fai male! (poi guarda su un lato con la testa in alto) Non si vede più la neve!
JANE
C'è un bel sole adesso!
MAUDIE
Ciao ciao neve! (poi dura) E adesso? Vai già via?
JANE
(a se stessa) Yoga. Training. Per non ribaltare.
MAUDIE
Non ci sei mai quando ti chiamo! (Jane non risponde, Maudie ancora più dura) Non ci sei mai! Di notte ti cerco, ti cerco...dove sei? (Jane non risponde, Maudie sempre più dura) Dove vai di notte, cazzo!
JANE
(ha uno scatto di sarcasmo) Ballo tutta la notte con il tuo infermiere arancione. Puzza di brutto, sai? Di birra, di sudore. E' fantastico. I miei piedi. I miei piedi
106
stan qui ma io con le tue scarpe riesco a volare...a volare...per ore e ore. (Maudie l' ha guardata incredula, il finale era quasi tenero, le due dopo un po' ridono, Jane china la testa sul letto) MAUDIE
Certo che eravamo così felici adesso e tu venivi tutte le sere e io ti raccontavo le mie storie. Perché, Jane, perché? (picchia il pugno sul letto)
JANE
(al pubblico) E Maudie non reagisce più, in nessun modo, in nessunissimo modo. Solo quel perché negli occhi, rabbia in quel pugno. Giorno dopo giorno. Settimana dopo stramaledetta settimana. (a se stessa) Prevale l'idea di tradimento, di abbandono, la vigliaccheria. Basterebbe una flebo truccata... (si allontana dal letto e guarda Maudie che continua a picchiare il lenzuolo col pugno) Lei non vuole morire e io non capisco perché, semplicemente. Ecco tutto. Non capisco. (si avvicina a Maudie) Maudie, hai più di novant'anni! Ti ho pulito di tutta quella merda, ti ho lavato da capo a piedi ma tu adesso...(pausa, a se stessa) E dopo? Stasera...domani...dove andrà a finire questo fagotto di energia? Questo furioso fagotto di energia? (fa il gesto di sparire che faceva Maudie) Così? E' più di quanto io riesca a credere. Così? (gesto) Non è possibile! Non è possibile! (disperata va sul davanti e parla al pubblico) Perché non sapere nulla è cosa da nulla...non voler sapere nulla anche...ma non poter sapere nulla, sapere di non poter sapere nulla, ecco il disastro! (pausa) O la quiete, se si è capaci. (pausa) Maudie è morta ieri notte.
Scena 14
MAUDIE E JANE, A CASA DI JANE
JANE
(viene a sedersi sul davanti) E quando succedeva tutto questo?
MAUDIE
(rientra con un lungo scialle) Oh, dopo la guerra. Non la prima, la seconda.
JANE
Un'attrice del Lyric Theatre di Hammersmith?
MAUDIE
Sì, un'attrice. Viveva sola, senza uomini, senza bambini, senza rompiballe insomma. E lavorava, oh lavoravano tanto quelle povere attrici. La mia era sempre in forma. Dei seni così. Delle gambe lunghe, sode. Io le tenevo la cena in caldo, accendevo la stufa e andavo a casa pensando a lei, a come sarebbe stata contenta di trovare tutto in ordine. Ero precisa allora. Mi piaceva lavorare bene. Come a lei. Una volta mi ha detto: "Siediti Maudie, mangia qualcosa con me, non so cosa farei senza di te." E poi mi ha detto: "Vuoi sapere una cosa? E' il più bel periodo della mia vita questo." (breve pausa) E poi di nuovo a raccontarmi del teatro, dei suoi vestiti, dei suoi uomini, dei suoi amori...(la luce si abbassa fino a zero sulle due donne che prendono il thè e sorridono, si guardano intensamente negli occhi)
FINE
107
108
Chisciotte il viaggio, il sogno, l’utopia 1998
109
Locandina del “Chisciotte” – prima rappresentazione 1998 Antonio Catalano (Chisciotte), Giuliano Amatucci (Sancio), Lorenza Zambon (Dulcinea/Maritornes), Gary Brackett (Sansone e vari personaggi), Jerry Goralnick (Barbiere e vari), Tom Walker (Don Pedro e vari), Daniela Febino (Nipote e vari) Scene e costumi: Maurizio Agostinetto Musiche originali: Pietro Pirelli Regia di Judith Malina e Luciano Nattino Ho ripercorso il capolavoro di Cervantes riscrivendo drammaturgicamente, senza parodia né tradimenti, le scene principali in cui il “folle hidalgo” tenta di ridare nobiltà a un mondo, di “raddrizzare i torti”, di inseguire un sogno fuori dalle logiche e dal senso comune. Il conflitto, come in altri lavori (Galileo, Van Gogh), è tra ragione e follìa, tra materialità e spiritualità, in cui la purezza e l’assolutezza del “folle” mettono tutto in discussione. Chisciotte segna, insieme a Maudie e Jane, l’incontro artistico fra gli Alfieri e il Living Theatre: un progetto di teatro vivente per parlare dell’utopia e delle sua eredità per i giorni nostri. “Non dobbiamo permettere che uccidano i nostri sogni. Dobbiamo conservare la nostra pazzia fino all’ultimo!” Così scrive il subcomandante Marcos che, insieme a pochi altri libri, ha portato nella selva Lacandona il “Don Chisciotte”. Certo i “mulini a vento” di Marcos non sono finzioni letterarie. Sono gli elicotteri governativi mandati a stanare gli indios dalla foresta. Giacché non si perdona a chi fa alzare in volo le chimere. Nel tempo della globalizzazione lo scandalo non è consentito. Nel concerto delle sfere non si può stonare. Intanto Chisciotte e Sancio continuano a viaggiare. L’uno porta all’altro un po’ del suo sapere. L’hidalgo parla allo scudiero di imprese, di cavalieri, di eroi. Lo scudiero conosce i proverbi e la prudenza. Ad ogni volta di strada l’avventura può arrivare. L’infinito davanti, con i suoi precipizi, le vertigini di senso. Dietro, in un coro di imprecazioni, li inseguono il curato, il barbiere, la nipote…quelli che hanno fretta, che non sbagliano mai: una società sguaiata che vuol farsi beffe dei due, far tacere l’hidalgo, riportare lo scudiero a casa, farla finita con le malattie dell’immaginazione. Chisciotte verrà deriso, sconfitto. E morirà per troppo esigere da un mondo materialista. Del resto egli porta con sé la “stoltezza” di cui son dotati i santi. O i dilettanti. E poi è pericoloso sfidare l’impossibile, là dove si confondono realtà e sogno. Quanto a Sancio, che sperava in qualche vantaggio terreno, finisce per dimenticare il gusto del lardo. Gli rimane il piacere della deambulazione, la felicità di una curiosità mai soddisfatta. Toccherà a lui, complice attivo dell’erranza di Chisciotte, portare avanti l’utopia del suo padrone. Ne è l’erede spirituale.
110
PRIMO TEMPO Scena 1 IN LEGNAIA (disseminati in platea vi sono molti libri legati al viaggio, all'avventura spirituale, all'incontro col destino; buio in sala; appare tra il pubblico una luce di torcia elettrica, poi altre seguono: sono gli attori americani del Living) GARY
Finalmente! Siamo arrivati.
TOM
Quanta strada per arrivare fin qui.
JERRY
Credevo che non ce l'avremmo fatta.
TOM
E questo cos'è? Un teatro? Un teatro vero?
DANIELA
Già! Con un pubblico vero, a quanto pare!
GARY
Ehi, guardate! (si avvicina al palco) Eccolo! (gli attori illuminano Chisciotte che, di spalle, sta leggendo libri sul palco)
JERRY
Nostro fratello! Un po' ridicolo, un po' santo.
TOM
Un uomo con un teatro nella testa e un'utopia nel cuore.
GARY
(guardando a terra i libri) E questi cosa sono?
TOM
I suoi libri! (ne ha raccolto uno) Guarda qui: l'"Ulisse" di Joyce!
JERRY
(legge il titolo di un altro) "Cent' anni di solitudine"
DANIELA
(legge i titoli di altri due) "Sulla strada", "Racconti zen"...
TOM
"Living in volkswagen buses" di Julian Beck
GARY
Ma come? Titoli di oggi?
TOM
Di oggi. Di ieri. Che importa? Noi attori siamo creatori di tempo, no? E tutto il tempo ha la stessa importanza: ha importanza. Via adesso. Tocca a noi! (gli attori muovendo le torcie si avvicinano a Chisciotte: "Signor Alonso” e, infilandosi dei vestiti accanto al palco, si trasformano in personaggi)
BARBIERE
Signor Alonso, cosa fate in legnaia? (Chisciotte non risponde) Vi pensavamo di nuovo partito. (Chisciotte non risponde)
NIPOTE
Zietto! L'altra volta ci avete tenuto in pena per tre giorni!
DON PEDRO
E cosa fate acconciato a quel modo? (Chisciotte non risponde) Ehi, vecchio bacucco, vuoi rispondere al tuo confessore? Ti gira la bernoccola?
111
SANSONE
(sale sul palco) Signor Alonso, sono io: Sansone. Non mi riconoscete?
DON PEDRO
(idem) Troppi libri! Guarda qua...e là! (illumina qualche libro in platea) Se ha respirato polvere di libri è spacciato! Allora...vi decidete a rispondere ai vostri cari? (ruggito) Testone! (gli dà uno scappellotto sulla testa, Chisciotte traballa un po' ma poi ritorna come prima)
NIPOTE
Noo! Lasciatelo stare! Starà così per tutta la notte!
BARBIERE
E questi? Che ne facciamo? (riferito ai libri)
DON PEDRO
Prima o poi glieli bruciamo tutti! Ricordatevi: i libri generano librerie!
NIPOTE
Buonanotte zio! (aspetta invano una risposta)
SANSONE
Sì, chissà dov'è adesso... Andiamo va...
(escono borbottando dalla sala; pausa; si sente russare; sul fondo palco si intravede la figura di Sancio coricata a terra) CHISCIOTTE
(con voce cavernosa) Sancio, svegliati! E' l'ora! Sancio!
SANCIO
(si risveglia bruscamente) Eh? Chi è?
CHISCIOTTE
(si volta, è vestito con un armatura da lui stesso costruita) Io!
SANCIO
Voi, signore? Ma il gallo dorme ancora! Lasciatemi in pace! (si rimette giù)
CHISCIOTTE
Sancio, sbrigarsi! Tirare fuori il destriero!
SANCIO
Il ..."destriero"?
CHISCIOTTE
(batte a terra la lancia) Subito o sei morto!
SANCIO
(sbadigliando) E dove si va?
CHISCIOTTE
Non si sa.
SANCIO
Ah, bè! (realizza) Come?
CHISCIOTTE
Fuggire...qualche mese, un anno... o un secolo forse.
SANCIO
Maa...signor Alonso!
CHISCIOTTE
(lo prende per il collo) Chisciotte! Non Alonso. So io chi sono! Anonimo, innominabile. C'è per tutti gli eroi una terra immortale... torti da raddrizzare... giganti da combattere...
SANCIO
Tornatevene a dormire, don Alonso. State ancora sognando.
112
CHISCIOTTE
(lo minaccia) Tirare fuori il destriero e non svegliando la tua famiglia! (Sancio si gira scocciato; Chisciotte gli fa un gesto misterioso) Avrai in regalo un'insula un giorno...(Sancio: "Un...?”) Una isola, ignorante...e ne sarai governatore!
SANCIO
Una isola? (Chisciotte gli fa cenno di sì) Governatore? Io, Sancio? Una isola? Con il mare attorno? (Chisciotte si scoccia per l’insistenza; Sancio va in direzione del fondo, poi si commuove) Sancino! Sancina!
CHISCIOTTE
Vuoi sbrigandoti? (Sancio corre verso il fondo; Chisciotte parla fra sè) Marinai...orzate di una quarta! Velaccio, velaccino! Si salpa verso l'ignoto! (muove un telo che si alza e diventa fondale; Sancio fa avanzare una motocicletta; Chisciotte la osserva contento, toglie con un dito un po' di polvere, guarda male Sancio, indi si mette la cuffia, gli occhiali e vi sale sopra; Sancio fa qualche tentativo di metterla in moto; Chisciotte lo guarda; Sancio fa cenno che forse è meglio spingere; Chisciotte annuisce; parte la musica)
SANCIO
(spinge la moto) Una isola? Governatore, io? (Chisciotte dice "Uff!” e alza gli occhi al cielo; la moto viene spostata solo di qualche metro; buio)
Scena 2 DAI CONFINI DEL MONDO (vento, tramonto, polvere; dai confini del mondo appaiono Chisciotte e Sancio; i due stanno viaggiando da un pezzo) SANCIO
Signore, sono ore che viaggiamo. Dobbiamo fermare. Non ce la faccio più!
CHISCIOTTE
(urla) Cacarella? (Sancio: “No!”) E allora?
SANCIO
(urla) Fame! “Manciare”! (Chisciotte non gli dà retta) Signore, se non vi fermate schiatto qui! (Chisciotte "ferma” la moto; Sancio scende)
CHISCIOTTE
Ma non dicevi male di questo posto?
SANCIO
"Nella casa della fame non si guardano i muri!" (Chisciotte: "Proverbi... proverbi.”; Sancio tira fuori delle provviste) Mangiate anche voi?
CHISCIOTTE
(scendendo dalla moto) Non vorrei che bere acqua di ruscello, dormire sul cavallo, mangiare erbe ai bordi della strada...
SANCIO
E invece...? (gli mette di fronte un panino enorme che Chisciotte osserva e azzanna; Sancio sta per mangiare un peperoncino rosso) Signore! Attento!
CHISCIOTTE
Che c' è?
SANCIO
La vostra ombra! (Chisciotte: "La mia ombra?”) Sì, vi sta davanti!
113
CHISCIOTTE
E allora?
SANCIO
Prima vi stava dietro! (Chisciotte lo guarda) E'... è normale?
CHISCIOTTE
Le ombre ci circondano, cuore di burro! (è in proscenio)
SANCIO
(allarmato) Attento! (Chisciotte: "N’altra volta?”) State per cadere! Un abisso! (gli si avvicina, non sa se afferrarlo) Davanti a voi!
CHISCIOTTE
Quale abisso? (indicando la platea) Il mondo, Sancio...il mondo!
SANCIO
(con la mano sugli occhi) Per me è un abisso!
CHISCIOTTE
Un mondo di ombre!
SANCIO
(vuole afferrarlo) State lontano! Venite via! (gag delle mani che non si afferrano)
CHISCIOTTE
(fa un saltino all' indietro) Coniglio! (va verso la moto) Ripartendo!
SANCIO
Come "ripartendo"? La cena, signore! (indica il peperoncino)
CHISCIOTTE
(osserva il peperoncino, glielo toglie di mano; Sancio borbotta; Chisciotte gli dà ciò che resta del panino; Sancio insiste) Dividere! In parti giuste! (esegue spezzando il peperoncino in due parti visibilmente disuguali, dà a Sancio la parte più piccola; Sancio è deluso; Chisciotte allora fa cambio e si riprende quel che resta del panino; i due mangiano nello stesso tempo il peperoncino) Fine... gustoso... (cambio tono) brucianteee! (i due contemporaneamente aprono la bocca verso l’alto per prendere più aria e respirano rumorosamente) Il fuoco dentro! Ho vent' anni appena! O mille! Sono appena nato! Abbatterò le montaaa...ah! (riprendono aria come prima, intanto si fa sempre più buio)...gne! Ssst! Un rumore! (va in proscenio) Uno strepitìo d' armi! Qualche marcia clandestina ai confini della notte! (si vedono in platea luci di motociclette) Venite! Sono qui! Da questa parte! Da questa parte! (le luci scompaiono) Non visto mi hanno ma cercando mi stanno. Visti? (Sancio dice no, Chisciotte non lo guarda nemmeno) Sentiti? (Sancio dice no e mette l’orecchio a terra) Qualche avventura...I segni, Sancio..i segni!
SANCIO
Una scorreggia?! (impaurito si mette carponi e si avvicina a Chisciotte)
CHISCIOTTE
(non ha sentito Sancio) Spalancare le menti...battere i ciottoli di mille strade... (s' accorge di Sancio) Perchè cammini a quel modo?
SANCIO
Una scorreggia, signore! (indica dove l' ha sentita) La terra scorreggia!
CHISCIOTTE
Non scorreggia, scudiero, ma scossa, tremore, fremito!
SANCIO
Un fremito puzzolente!
114
CHISCIOTTE
Qualcuno arrivando! Vedi? (indica la platea)
SANCIO
No...Sì?... Sì signore! (ma non vede niente, ha ancora più paura)
CHISCIOTTE
Ecco...ecco...sono loro! (Sancio si mette il giubbotto sulla testa) I gloriosi paladini...i maestri...venite! Da questa parte! (dal pubblico, illuminati da fari di moto, appaiono dei motociclisti con caschi e tute nere lucide, rumori di moto accese, notano con sarcasmo la moto di Chisciotte; questi prende la lancia e si inginocchia) Come promesso! Lasciato mia nipote, il curato, tutti e son partito! Dare sogni ai sensi. Senso agli anni! (pausa) Perchè non parlate? Tu sei Amadigi, vero? detto il Bel Tenebroso...
MOTO UNO
Io? Certo! (agli altri con sarcasmo) Mi ha riconosciuto! (ride, anche gli altri ridacchiano, Sancio urla intimorito sotto il giubbotto)
CHISCIOTTE
(lo indica) Il mio scudiero! Partito come me, con me.
MOTO DUE
Bravo bravo bravo, cavaliere errante! E così ci hai trovati. (Chisciotte si inchina) Ma dov' è la donna che devi nominare? (Chisciotte: "La donna?”) La tua dama!
CHISCIOTTE
Io...io non sapevo...non so.
MOTO TRE
E allora in nome di chi ti batterai, vecchio insensato?
CHISCIOTTE
Conosco una contadina delle mie parti! (i "cavalieri” ridono)
MOTO DUE
Smettila! Li fai ridere! Dàlle un nome! Sbrigati!
CHISCIOTTE
Un nome...perchè?...(come dal nulla appare Dulcinea, si avvicina a Chisciotte, lo accarezza sul capo; questi è stupito e le si rivolge) Dolce signora...non ricordo queste mani... non vedo il viso... il colore dei capelli...
DULCINEA
Ma hai i miei piedi. Baciali! (Chisciotte non riesce ad afferrarli)
MOTO UNO
Sù, vecchio! Questo nome!
CHISCIOTTE
Signora, come vi….?
DULCINEA
(anticipandolo) Dulcinea!
CHISCIOTTE
E sarete per me?
DULCINEA
Io sono tua e di tutti. Sono di chi mi merita.
MOTO TRE
Ti decidi? Amadigi aspetta!
CHISCIOTTE
(sempre a Dulcinea) Vi ho cercato a lungo... e ora siete qui.
115
DULCINEA
(toglie il piede) Mi fai male! Basta! (fa per uscire)
CHISCIOTTE
(quasi urlato, senza fiato) Dulcinea!
MOTO DUE
Bravo, bel nome!
DULCINEA
Impara la pazienza! Non hai nemmeno incominciato! (esce)
MOTO UNO
Maa...dimmi un po', cavaliere... Sai chi devi combattere?
CHISCIOTTE
Certo! I giganti, gli incantatori!
MOTO TRE
"Certo!" Gli incantatori! (tutti ridono)
CHISCIOTTE
I grandi tentatori e persuasori. Merlino, sopra tutti!
MOTO UNO
Bene bene bene, valoroso! Sconfiggili allora eee..."Dulcinea" sarà tua! Ci hai stancato adesso! (esce seguito dagli altri)
CHISCIOTTE
Amadigi, aspetta!...Dimmi dove incontrerò...Amadigi! (ma "Amadigi” è lontano, si spengono i fari e i rumori) C' è del disordine nella cavalleria!
Scena 3 L’ELMO DI MAMBRINO CHISCIOTTE
(arretra e tocca Sancio che fa un piccolo urlo) Dulcinea!
SANCIO
Come?
CHISCIOTTE
Si chiama Dulcinea!
SANCIO
Voi parlate ancora errante.
CHISCIOTTE
Visto niente? (Sancio dice: "Nobis!”) Neanche sentito, cacarella?
SANCIO
Sentito sì...la terra puzza...la terra è ammalata!
CHISCIOTTE
Dulcinea! Adesso sai il suo nome!
SANCIO
Io so che un contadino all'occhio non si butta sulle strade di notte...fra rumori corporali sconosciuti... (si avvicina a dove era prima; si alza il barbiere) ...aiuto! La terra si alza! (anche Chisciotte arretra)
BARBIERE
(si stiracchia) Non avreste un goccio di vino!
CHISCIOTTE
Un'apparizione?
BARBIERE
Sono Nicola, signor Alonso, non mi riconosce? (saluta) Signor Sancio!
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CHISCIOTTE
Non fidarti, Sancio! E' il loro modo di fare! (lo guarda allucinato)
SANCIO
(più tranquillo) E' solo il barbiere, signore. Un barbiere scorreggiatore! (osserva la borsa del barbiere) Pieno di provviste, però!
CHISCIOTTE
Alla prova infingardo! Vediamo se sei cavaliere o cosa! (si è armato della lancia, urla e si avventa contro il barbiere che riesce a scansarlo all' ultimo; Chisciotte finisce fuori scena; il barbiere spaventatissimo cerca di scappare ma viene fermato da Sancio, gli cadono la bacinella e alcuni strumenti da barbiere; Chisciotte rientra ruggendo, minaccia con la lancia il barbiere, poi osserva la bacinella caduta e la raccoglie con cura tenendola in alto) Elmo di Mambrino: prestigioso strumento di paura e rinomanza!
SANCIO
E' una bacinella, signore!
CHISCIOTTE
(duro) Elmo uscito dalla corte degli eroi! (all'elmo, in ginocchio) Posati su questo capo e dammi la forza delle ombre! (se lo infila sul capo; il barbiere è stupito; Sancio ride)
SANCIO
(apre la bisaccia del barbiere) Ma cosa ha di buono per noi mastro Nicola? Uhm...non troppo! Però si potrebbe...(è raggiunto e preso per il collo da Chisciotte)
CHISCIOTTE
Cosa stai facendo, furfante? Vuoi somigliare agli incantatori, ai nostri nemici? (Sancio: “A chi?”) A quelli che fanno credere al povero che la sua vita è ricca. Al soldato che la sua guerra è giusta! (Sancio dice no col capo) Vuoi che si dica nei libri che Chisciotte è un ladro?
SANCIO
Ma non siete voi che...
CHISCIOTTE
Zitto, mariuolo! (Sancio abbandona la bisaccia; Chisciotte lo lascia andare, poi riferito al barbiere) Questo "sconosciuto" era il possessore dell’elmo di Mambrino e non va derubato! (il barbiere ringrazia col capo) Ma va mandato a morte! (minaccia il barbiere col coltello) Perchè chissà in che modo se l' è procurato! Quale ruberia ha compiuto, l'apostata!
BARBIERE
Non ho rubato niente, signore, vi prego! (si inginocchia, testa a terra)
CHISCIOTTE
Maa...poichè indifferenti alla sua pochezza gli lasciamo la vita... che possa mangiare qualcosa questa sera! (Sancio gli fa vedere con occhi supplichevoli un pollo arrosto) E va bene! Anima e corpo! Dividi il tutto in parti giuste!
SANCIO
Sì, sì. Tanto adesso so farle le divisioni! (esegue a suo modo mentre Chisciotte guarda l’elmo borbottando qualcosa, indi rialza il barbiere ancora attonito, gli dà la sua bisaccia, i suoi strumenti, ecc. ma questi non si muove) Ecco... sei libero adesso. (il barbiere non reagisce) Ehi, apostolo! (lo tocca; il barbiere non si muove; allora Sancio fa un urlo e il barbiere esce di corsa, spaventatissimo)
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CHISCIOTTE
Sì, lo sento, Sancio, questa bacinella ci sarà compagna per grandi imprese! (Sancio s' accorge dell' errore; anche Chisciotte intuisce, poi "recupera”) Bacinella o elmo di Mambrino? Tu ti domandavi... domanderai... (muove la bacinella nei due sensi) Allora?
SANCIO
(ci prova) Bacinella, signore?
CHISCIOTTE
(trionfante) Elmo di Mambrino! La stregoneria ti vela gli occhi! Sei cieco, Sancio, come gli altri! Avanti. Cosa vedi qui, oltre la mediocrità dell'utensile?
SANCIO
L' elmo di Manfrino, signore!
CHISCIOTTE
(lo guarda) Bene. E poi?
SANCIO
Una salsiccia di mulo, due pommi, un tocco di formaggio...
CHISCIOTTE
Ma noo, tocco, gnocco! Laggiù! L'aurora!
SANCIO
(la guarda a lungo) Ah, sì! Bella! Aurorale!
CHISCIOTTE
(fischiando) Gli uccelli del mattino!
SANCIO
(commosso) Cosa faranno i miei piccoli "sancini" a quest' ora? (Chisciotte commenta: "Piccoli...”) Dormiranno ignari, gnorri...(Chisciotte: "Gnocchi”) ...mentre il loro padre è in giro con...(guarda sconsolato Chisciotte, entra Maritornes dal fondo, cammina a piedi scalzi, le scarpe in mano, vede i due che guardano, si mette anche lei a guardare)
CHISCIOTTE
Quelli che si lasciano...quelli che si sono fermati. Errare quando la terra trema sotto i piedi! (i due guardano in avanti, il buio si dipana lentamente, Sancio nota Maritornes e le tocca un fianco)
Scena 4 DULCINEA E’ DI TOBOSO MARITORNES Beh? (tirandosi via) Che vuoi da me? CHISCIOTTE
I vostri piedi son nudi...come due rami di un albero! (le ha preso un piede, Maritornes è un po’ imbarazzata) Ho già visto altrove vostra bellezza?
MARITORNES (tira sù col naso, si pulisce con il braccio) No! Non credo! CHISCIOTTE
Eppure! (la osserva bene poi le bacia il piede)
MARITORNES (un po' imbarazzata) Mi son detta: se due uomini guardano dalla stessa parte vuol dire che c'è qualcosa da vedere.(è in disequilibrio) Lasciatemi signore. La strada è lunga per arrivare all'osteria dove lavoro. (Sancio, per
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"aiutarla”, le toglie la borsa, vi guarda dentro e si allontana) Io vengo da Toboso. CHISCIOTTE
Toboso? (lo sguardo diventa allucinato)
MARITORNES Sì. Qualche chilometro da qui. (s' accorge delle manovre di Sancio) Ehi, la mia borsa! Aiuto! Mi derubano! Derubano la Maritornes! CHISCIOTTE
(lascia il piede di Maritornes, questa cade a terra, s' avventa su Sancio e lo raggiunge, lo prende per il collo minacciandolo con il pugnale) Damigella!
MARITORNES (dopo aver cercato per un attimo la "damigella”) Sì? CHISCIOTTE
Dite una sola parola e gli taglio la gola!
SANCIO
(a Maritornes) Sssttt! Per carità!
CHISCIOTTE
Damigella! Aspettando vostri ordini! (Sancio le manda dei baci)
MARITORNES (prova a fare la gran dama) Signore! (Chisciotte: “Sì?”) Lassiatelo puro libero. Gli dò perdono! CHISCIOTTE
(lascia andare Sancio che ringrazia Maritornes; poi a Sancio) Dimenticavo di dirti, Sancio, che Dulcinea... è di Toboso!
SANCIO
Strano! Credevo ci fossero solo dei culi terrosi a Toboso.
MARITORNES Mica vero! A Toboso ci sono anche alberi e cespugli. All'albero lego il porco che lui mangia le sue ghiande che tanto a Natale lo ammazziamo. I cespugli invece sono ribaltabili... e quando passa qualcuno...paf! (Sancio le si è seduto vicino, tenta di abbracciarla, di coricarsi su di lei) Ehi! CHISCIOTTE
(tra sè) Non aspettare che il sole bruci. Bruciare le tappe! (urla) Sancio! Ripartire! (borbottìo di Sancio) Dulcinea aspetta molto da noi!
SANCIO
Anche questa femmina aspetta.
CHISCIOTTE
Il dovere, panzone, il rischio...l' avventura...(Sancio borbotta; Chisciotte gli ricorda il gesto del' isola; Sancio di colpo lascia Maritornes)
MARITORNES Ueh! Che succede? SANCIO
Mi regala una isola! Me l' ha promessa!
MARITORNES E che cos'è? SANCIO
Beh, una isola è...(guarda Chisciotte, rifà il suo gesto di prima) ...una cosa fatta di terra, di mare e di lontananza.
MARITORNES Tanta lontananza? (Sancio fa cenno di molta) Ma che te ne fai?
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SANCIO
Farò il governatore. Ne ave da fare! Addìo! (ma Maritornes non c' è più) Padrone, mi dovete parlare un po' di più di questa isola! (partenza moto)
Scena 5 I DUE ESERCITI (polvere e vento, il sole appare e scompare, coperto da nuvole) CHISCIOTTE
(stanco, allucinato, frenetico) Siamo arrivati, Sancio! (ferma la moto)
SANCIO
Dove? (sputa per terra, si pulisce gli occhi)
CHISCIOTTE
(sale sul sellino della moto) Da quassù vedendosi meglio! (Sancio: “Che cosa, signore?”) I due eserciti, laggiù!
SANCIO
(non vede nulla) Due eserciti? Lontano?
CHISCIOTTE
Là. Nella Piana Gialla! A Oriente c' è Laucalco, Micocolembo e Brandabarano sire delle tre Arabie. Con tutti i loro vassalli schierati. A Ponente invece c' è Spartafilardo del Bosco e Timonello di Carcassona. Bandiere, stendardi, alabarde. Li vedi, scudiero?
SANCIO
Che il diavolo se li porti! (sta cercando di vedere)
CHISCIOTTE
Senti? Tamburi avvicinandosi! Gli zoccoli dei cavalli.
SANCIO
A me parono...pecore e pastori, signore!
CHISCIOTTE
Eserciti, gaglioffo! Due sterminati eserciti! (dal pubblico sono entrati dei pastori con bastoni e campanacci, trattano gli spettatori da pecore)
PASTORE 1
Ah, eccovi. Vi eravate smarrite, vero? Beh, anche noi! Ma ora vi abbiamo trovato! (Chisciotte e Sancio sul palcoscenico continuano a discutere: "Pecore!/ Cavalieri/ Pastori/ Eserciti!”, poi Chisciotte afferra la lancia)
SANCIO
(quasi urlato) Cosa intendete fare, signore?
CHISCIOTTE
Vado a fermarli. Non posso lasciar che si combattono o sarà una carneficina!
SANCIO
Ma non si stanno combattendo. Sono tranquilli! E pure le pecore! Quante!
CHISCIOTTE
Sei cieco e sordo, Sancio! (fa per andare ma è trattenuto da Sancio)
SANCIO
Vi dico che non c' è nessun combattimento! (tutto tace di colpo, anche gli attori tra il pubblico confermano che non stanno combattendo)
120
CHISCIOTTE
(è interdetto per un attimo) Non è possibile! Da che mondo è mondo...due eserciti piazzati su campo l'un contro l'altro armato...si combattono! (i pastori in effetti iniziano a bisticciare fra di loro sulla proprietà delle pecore, sui confini, ecc.) Cosa ti dicevo? (va verso di loro)
SANCIO
Ma proprio adesso voi dovevate bisticciare! Lasciate stare, signore...
CHISCIOTTE
Cavalieri, fratelli! Non ammazzandovi tra di voi! E' Chisciotte che ve lo ordina! (i pastori non gli dànno retta e continuano ad insultarsi, a urtarsi; Chisciotte si butta all' interno della mischia: confusione, belati, sonagli)
SANCIO
Pastori e pecore, non cavalieri! (Chisciotte continua a urlare "Per Dulcinea e Amadigi! Fermi!”, i pastori gli dànno un sacco di botte urlando "Lasciaci bisticciare in pace!” e lo lasciano a terra uscendo; Chisciotte è mal messo; Sancio lo soccorre) Pecore? Cavalieri? La chiameranno l'avventura dei cavalieramenti e dei pecoramenti! (ride)
CHISCIOTTE
Divertendoti? Guarda qui piuttosto. (apre la bocca dolorante) Cosa vedi?
SANCIO
(infila quasi la testa nella bocca di Chisciotte) Una bocca! (Chisciotte ruggisce) Del sangue e dei buchi. (Chisciotte tenta di parlare dicendo male: "Quanti buchi?”) Sei o sette. Quei pastori vi hanno sdentato!
CHISCIOTTE
Cavalieri! Un moro traditore in particolare!
SANCIO
(indica il pubblico) E dài! Pecore, signore!
CHISCIOTTE
Eserciti, ciccione!
SANCIO
Pecore vi dico! (lo lascia cadere) Cosa credete siano tutti quei puntini neri lasciati in giro? Bonbon di liquirizia?
CHISCIOTTE
(va a vedere) Tu straparli! (si tura il naso)
SANCIO
Già! E questo allora? (raccoglie un campanaccio) Cosa vi dicevo? Pecore!
CHISCIOTTE
(si arrende all’evidenza, tossisce ma poi) Lascialo giù, imprudente!Giù, ti ho detto! (Sancio esegue) E' tutto un incantesimo! Per togliermi la gloria di vincerli! (urla) Frestone! Non mi inganni! Vai, Sancio! Insegui quelle greggi. (Sancio: “Ah, pecore!”) Le vedrai presto trasformarsi di nuovo in eserciti! E i pastori in cavalieri. (tenta di alzarsi) Frestone! Sei un impostore! Ma non ci casco sai, non ci casco! (crolla a terra)
SANCIO
(mezza battuta) Cascato! (la moto "riparte")
CHISCIOTTE
Ripartiamo Sancio. E' ora! (Sancio l’aiuta a salire sulla moto ma Chisciotte crolla di traverso) Non puoi fare attenzione, bifolco?
SANCIO
Faccio come posso. Ma se non vi abbasta... (si allontana, fa per raccogliere il campanaccio)
121
CHISCIOTTE
Lasciare giù oggetto di incantesimo! (Sancio non gli dà retta, raccoglie il campanaccio) Farabutto! Mettimi a posto! Hai sentito, villano? (Sancio spinge la moto) Cosa fai? Cafone, cavernicolo! Mettimi dritto!
Scena 6 I GALEOTTI (tra il pubblico entrano alcuni forzati, legati fra di loro con catene pesanti, eseguono un coro; Chisciotte e Sancio in proscenio dormono; il coro termina) CHISCIOTTE
Chi era, è, sarà, quella gente, Sancio?
SANCIO
Galantuomini! (Chisciotte: “Eh?”) Forzati, signò, che vengono spostati da una galera all'altra.
CHISCIOTTE
Forzati? Come fosse a dire? C' è mai giustizia che usi forza a qualcuno? (risatine fra i galeotti)
SANCIO
Beh, ci sarà stata una condanna...
FORZATO
Un processo più che regolare, si capisce! (gli altri ridono)
CHISCIOTTE
No! La condanna viene da sè, dal di dentro. (un forzato urla "Bravo!")
FORZATO
Signore, avete perfettamente ragione. Ma non fate tante chiacchere e liberateci, presto!
CHISCIOTTE
Chi eri, sei, saresti, tu, che hai più catene degli altri?
FORZATO
Un importante uomo di stato! La mia vita è scritta in un grandioso libro!
SANCIO
La sua fedina penale!
FORZATO
Non perdete tempo, signore!
SANCIO
Attento, padrone!
CHISCIOTTE
Cancellare gli abusi, Sancio. Scatenare gli oppressi! (Sancio: "Scatenare?”) E' qui il mio compito, sentii, sentendo! (scende tra il pubblico, applausi e fischi dei galeotti)
SANCIO
Io sento odor di legnate!
CHISCIOTTE
Ognuno è schiavo solo della propria anima. Il proprio peccato ciascuno lo porta con sè! (coro forzati: “Bravo!”) Liberando queste persone! Sciogliere queste catene! (esegue)
FORZATO
Sbrigatevi, cavaliere! Presto! Stanno arrivando i guardiani!
122
CHISCIOTTE
Che arrivi la rogna e la scabbia! Non ho paura di nessuno! (escono tutti di sala mentre Chisciotte dice: "Ricordate che dovrete andare da donna Dulcinea a riverirla... Noo, cosa fate? Aiuto!”, rumori di sassi)
SANCIO
Signore, che succede? Nooo! Non fategli del male! Perchè? E' il vostro liberatore! Non fategli del male! (esce verso il fondo sala, urla di Sancio e Chisciotte, riappare il Forzato senza catene)
FORZATO
Presto amici, separiamoci! Avete ringraziato il cavaliere? Bravi! (ridacchia) Un ringraziamento pesante, come si dice. Addìo! (ed esce)
Scena 7 CAVALIERE DALLA TRISTE FIGURA (Sancio e Chisciotte rientrano dalla sala ammaccati; Sancio dice alcuni proverbi: "Tanto va la gatta al lardo... Chi molla la vecchia via per quella nuova…”) CHISCIOTTE
(arrabbiato) Proverbi!... Hai mai letto Sancio nei libri di un cavaliere più coraggioso di me?
SANCIO
No, signore, mai! (Chisciotte: Ah, bene!) Io non sapo nè leggere nè scrivere! (ride, Chisciotte lo guarda deluso) Senza offesa, padrone, ma così combinato non fate paura a nessuno. Parete il Cavaliere dalla Triste Figura!
CHISCIOTTE
"Parete"? Io sono, ero e saremo il Cavaliere dalla Triste Figura! Bravo Sancio! Da scrivere ciò sugli scudi, sulle bardature, sulle armi.
SANCIO
Non ce n' è bisogno, signò! Basterà guardarvi in faccia! (ride) Come dite quando siete in vena? (lo imita suonando il campanaccio raccolto prima) "Oh Dulcinea, figlia di re e girine...Tu, incelestiabile bestia dell'universo ...ussita dalla cossia di Sesto Cassio e dal giunco di Giunone!" (Chisciotte si alza, toglie dalla moto una padella, la controlla e la cala sulla testa di Sancio) Ahio!
CHISCIOTTE
(mette a Sancio lo straccio che aveva in testa) Contadino!
SANCIO
Ne approfittate perchè non posso battermi con voi!
CHISCIOTTE
Rozzo omiciattolo!
SANCIO
Basta! Io non mi smuovo più di qui! (Chisciotte lo insulta: "Sedere di maionese!”) Tanto non diventerò mai governatore! (Chisciotte: "Besciamella putrefatta!”) Quando son partito ho detto a mia moglie: "Fai posto in casa, Teresa, che quando torno porto una isola.” Ma dov' è questa isola? Con voi si prendon solo botte! (Chisciotte: "Babbuino!”) E insulti! E per che cosa, poi? Li incantatori son più forti di due poveri cristi come noi!
CHISCIOTTE
(arrabbiatissimo) Cosa cianci, corvaccio?
123
SANCIO
E' così, vi dico! E noi s'ha da salvar la pelle! Perchè la pelle contiene il corpo! Basta non mi muovo più!
CHISCIOTTE
(allucinato) Ssst! Polverizzati Sancio. Sii libero spirito. Aria! Aria fluttuante! Solo così non ti avranno! Solo così non ci avranno. Sstt! Ecco, arrivano!
SANCIO
Li incantatori?
CHISCIOTTE
(va in proscenio) Noo, i nostri amici, i paladini laggiù...chiamati e venuti! Vedendoli? Ehi, cavalieri, sono qui!
SANCIO
Quella? Ma è un'osteria. E quelli sono clienti.
CHISCIOTTE
Osteria? Un castello, dirai, diresti!
SANCIO
Una bettola delle peggiori!
CHISCIOTTE
Un raduno di eroi. Amici, arrivo! Ricovera il destriero, Sancio!
SANCIO
(si alza automaticamente, poi si ferma) Avevo detto che non mi muovevo più? Babbuino! (va a parcheggiare la moto quasi fuori scena)
Scena 8 NELLA LOCANDA CHISCIOTTE
(si inginocchia) Cavalieri. Sono giunto fin qua...non sconfitto, solo scalfito! Un niente! (breve pausa) E io non sono come voi! Non sono un fantasma, un libro, o un incubo. Io sono vecchio! E vero! Quando cado mi spezzo, sanguino, piango... (abbassa il capo; Dulcinea/Maritornes entra, gli si avvicina e gli accarezza il capo; Chisciotte sorride, le bacia la mano)
MARITORNES (confusa) Prima i piedi! E ora le mani! SANCIO
(rientra) Ehi, chi si rivede! (Maritornes: “Ciao!”)
CHISCIOTTE
(esce dal sogno, guarda i due, si riprende) Signora castellana! (Maritornes: “Sì?”) Una richiesta. Essere vostri ospiti questa notte!
SANCIO
Questa notte! (si avvicina a Maritornes, la tocca)
MARITORNES Le...le camere sono piene! CHISCIOTTE
Basta poco...(Sancio ripete: "Poco!”)...dandosi che per un paladino il riposo è la lotta, il letto la roccia e l' amore una visione...(la osserva negli occhi)
MARITORNES Posso vedere se nella legnaia...
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SANCIO
La legnaia andrà benissimo.
MARITORNES Ma dove vi siete conciato così, cavaliere? SANCIO
Sono stati dei sassi che...
CHISCIOTTE
(lo fulmina, si rialza) Cadendo da una roccia su cui meditavo!
MARITORNES Mi dispiace! Vabbè! Intanto prendo due coperte...che vi riparate un po' la coda! (esce e rientra con le coperte che dà a Sancio; questi tenta di strapparle un bacio ma non ci riesce; Maritornes esce) CHISCIOTTE
Sì. Sì. Domani andai, andrei, andrò davvero sulla Sierra, sull'alta roccia. Là aspettando nuove forze e parlando alle montagne. Per sapere, sapere...
SANCIO
E di cosa vivrete? (intanto si fa buio)
CHISCIOTTE
Di erbe e pioggia.
SANCIO
Già! Voi parlate alle nuvole e io? Torno a casa senza isola e pieno di lividi? Guarda qui! "Far bene ai villani è dare acqua al mare!"
CHISCIOTTE
Mi rimproveri i sassi di quei galeotti, eh?
SANCIO
Delinquenti! Senza riconoscenza!
CHISCIOTTE
La riconoscenza, Sancio, non va cercata! (Sancio: “Ah, no?” e gli butta a terra una coperta) Se c'è riconoscenza l'impresa non ha più valore.
SANCIO
(riflette) E allora uno che guadambio ne ha?
CHISCIOTTE
Se il guadambio è terreno l'impresa non serve per l'eternità!
SANCIO
Per l'eternità no...Ma con un po' di denaro il presente ringrazia!
CHISCIOTTE
Cos'hai detto? (disgustato) "Denaro?"
SANCIO
I soldi!
CHISCIOTTE
Non provocare, condor rapace! Giacchè fui stanco! (abbassa la testa)
SANCIO
Signore! (Chisciotte borbotta) Dicetemi una cosa. Vendemmie come quella di oggi si faranno senza interruzione o ci sarà un intervallo fra una e l'altra?
CHISCIOTTE
Dormi adesso! (Sancio si mette giù e dorme di colpo) Buonanotte Sancio! (Sancio non risponde, russa già; Chisciotte riabbassa la testa per dormire; si fa più buio; Sancio si alza e di soppiatto esce; Chisciotte si risveglia allucinato, prende la spada e mena colpi nel vuoto) Frestone! Frestone! Dove sei? Mago tentatore! Perchè entri nei miei sogni a dirmi: "Usa il tuo denaro, vecchio, usalo per i tuoi giorni! Cosa ti viene da tanto errare?"
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Vattene, schifoso! Io ti schifeggio come schifeggio il denaro di cui parli. Regalalo a chi vuoi. Non voglio che tutto si assomigli. Via dai miei sogni, via! (continua a dar fendenti)
Scena 9 FOLLIA! FOLLIA! (dal pubblico avanza Maritornes seguita dai parenti, sta imitando Chisciotte e per un attimo i due fanno gesti uguali, poi Chisciotte esce duellando) MARITORNES (descrivendo con foga quello che è successo) "Via! Via dai miei sogni!" E giù a menare colpi per aria e a svegliare tutti. "Frescone! Frittone" Boh? "Ti sistemo per le frasche!" PARENTI
(cantano come in un 'operina rossiniana) Follìa, follìa, follìa!
MARITORNES E non va a spaccarti una botte piena di vino? Lì l'oste non ci ha visto più e con una bastonata sul cranio, track! l'ha tirato giù. E lui: "Ah, moro traditore!" PARENTI
(come prima) Follìa, follìa, follìa!
MARITORNES Sancio molla...quello che stava facendo e corre da lui. "I maghi, Sancio! Inseguiamoli!" Ma l'oste vuol farsi pagare! "Pagare?!” dice il cavaliere. “Gli eroi soffrono il freddo e l'afa e non usano denaro! E' lo statuto del nostro ordine" E via di corsa! PARENTI
(come prima) Follìa, follìa, follìa!
MARITORNES Anche Sancio cerca di filarsela! "Il freddo, l' ape, sta-tuto nel nostro ordine!" Ma l'oste con dei clienti lo prende e lo fa saltare su una coperta per dargli una lezione..."alè oh alè oh" (anche i parenti partecipano sonoramente) ...e Sancio grida: "ahimè ih ahimè ih!" PARENTI
Follìa, follìa, follìa!
DON PEDRO
E hai visto poi dove si son diretti? (Maritornes scrolla il capo)
NIPOTE
(urla) Ha! (spavento generale) Ma come faccio se lui non ritorna? Oh, come sono estenuata! Un po' d'aria, Sansone, un po' d'aria! (Sansone si sbraccia) Ci sono i conti da fare e io non so dove ha messo il denaro...ah il mio denaro...le mosche, Sansone, le mosche! (Sansone si sbraccia) Dovete trovarlo Don Pedro o non avrete l'obolo annuale! Lo detesto...lo detesto! Ho sacrificato tutto per lui: la mia giovinezza...la mia bellezza...(Don Pedro e Sansone acconsentono, il barbiere meno) ...per poi ottenere niente? Eh no! Appena rientra deve firmare il testamento, in cui mi nomina sua unica erede! Vero Sansone? (non aspetta risposta) Beneditemi padre! (don Pedro sta per eseguire ma...) Via via, andiamo. Ha! (tutti si fermano nuovamente) Se lo vedete dategli questo! (dà un libro a Don Pedro) La sua bibbia! Oh,
126
come sono estenuata! Le mosche, Sansone, le mosche! (Sansone affida la nipote dal barbiere che continua a togliere le "mosche”; escono) SANSONE
(riferito al libro) Cos'è?
DON PEDRO
(legge il titolo) "Moby Dick!" Uno dei suoi preferiti.
SANSONE
(glielo prende e lo butta via) Ascoltate. A mali estremi, estremi rimedi! Ho un'idea che potrebbe funzionare! (se ne va insieme al curato parlottando)
MARITORNES Ehi! (li chiama ma poi alza le spalle, si ritrova sola, prende il libro buttato via, si ferma su una pagina) "Marinai! ... Quaranta, quaranta, quarant'anni fa! Quarant'anni di privazioni e di pericoli e di tempeste! Quarant' anni sul mare spietato!" (sorride e se ne va nella direzione del curato e di Sansone)
Scena 10 TRAVESTIMENTI E SEGNI (Sancio è addormentato accanto alla moto; entrano da destra Don Pedro e Sansone vestiti da donne, scomposti, si avvicinano a Sancio; Sansone lo tocca sulla spalla e Sancio si sveglia) SANCIO
Oddìo i ladri! (guarda i due) No, la befana! (Don Pedro ruggisce)
SANSONE
(a Sancio in falsetto) Perdonate l' interruzione del vostro sogno...ricco di chissà quali imprese ma...siamo sperdute...alla ricerca di un cavaliere!
SANCIO
(diffidente) Che cavaliere?
DON PEDRO
Dì un po', sei nobile tu per stare sbracato davanti a delle signore? (ha parlato con voce normale, da basso)
SANCIO
(alzandosi) Avete mal di gola?
SANSONE
(aumentando il falsetto) No, no! (a Don Pedro) E voi, cara amica? (Don Pedro nega risolutamente con il capo) Il fatto è, caro amico...(prendendolo da parte con voce bassa) che siamo vittime di un incantesimo!
SANCIO
Uhm! Altre botte in arrivo!
SANSONE
La principessa Micomicona qui accanto...(indica Don Pedro che fa un gesto nobile)...è stata violentata dal mago Pandafilando dallo Sguardo Bieco... (Don Pedro fa cenno che è stata tanto violentata)... che ora la tiene in suo potere. E solo un potente cavaliere la può salvare!
DON PEDRO
Signore! (Sancio si gira per capire con chi sta parlando) Voi siete scudiero? (Sancio fa cenno di sì) E dov'è il vostro padrone?
SANCIO
(con aria afflitta e sguardo verso l' alto) Lassù! (stupore degli altri due)
127
DON PEDRO
(lo prende per il collo con voce normale) Eh? Se l' hai ammazzato per derubarlo, te ne pentirai all' inferno!
SANSONE
Via...damigella...parlate come un prete! (a Sancio) Cosa vuol dire "lassù"?
SANCIO
Si è appollaiato sulla Sierra Morena in alto, alto. Ha strappato i vestiti, battuto il petto con delle pietre. Si è messo anche a capinculo! Per pensare meglio. (imita Chisciotte) "Il segreto, Sancio, devo sapere, sapere!"
DON PEDRO
(prendendo da parte Sansone) La follìa è aumentata! (fa per togliersi la parrucca) Ci vuole qualcosa di più drastico!
SANSONE
Calma! Intanto l'abbiamo trovato.
DON PEDRO
Sì, ma dobbiamo riportarlo a casa!
SANSONE
Seconda parte del piano! (a Sancio, voce in falsetto) Addìo scudiero! E dite al vostro padrone della nostra triste storia!
DON PEDRO
Addìo! (escono di corsa alzando le vesti)
SANCIO
Proprio conciato male quel mago! (si sente la voce di Chisciotte)
CHISCIOTTE
Sancio! Sancio! Dove sei? (entra, è stracciato, insanguinato; Sancio: "Finalmente padrone!”) Ripartire! (Sancio: "Sì”) Gettare semi al vento. Fecondare l'aria! Io stolto, insensato... Come Amadigi ho dato zuccate contro le rocce...(Sancio: "E si vede!”) ...viaggiato a testa in giù...Il mondo, Sancio, il secolo è tutto a rovescio! (si fa aiutare a vestirsi, Sancio ripete piano) E ora dobbiamo trovare Montesinos! (Sancio: “Monte..che?”) Montesinos! La grotta dei prodigi. Devo sapere, sapere!
SANCIO
Padrone, poco fa c'erano due femmine...Una era la principessa... Micoricò, mi pare, violentata di sbiego da un mago. Dovevate vederle, signore: due uomini praticamente. La principessa sembrava addirittura il curato del paese. Già! (ci pensa su; Maritornes è entrata e si è avvicinata a Chisciotte, gli porge il libro)
CHISCIOTTE
E' questa la principessa? Parmi già disincantata! (Sancio la vede)
MARITORNES Non mi riconosce, cavaliere? Sono Maritornes. Quella dei piedi! CHISCIOTTE
Per tutta la bellezza io mai mi perderò, ma per un non so che, raccolto per ventura! (si distacca)
SANCIO
(a Maritornes) Come mai qui?
MARITORNES Voglio venire con voi...vi seguirò nel vostro viaggio! Lasciato l'osteria, i piatti, i clienti! Tutto! (Chisciotte va in proscenio) SANCIO
(contento) Avete sentito, signore?
128
CHISCIOTTE
Rumori?
SANCIO
Noo, cosa ha detto la... (Chisciotte ascolta la terra)
CHISCIOTTE
Siete lì, anticaglie? Vengo a trovarvi!
MARITORNES Signore! Il vostro libro! (glielo sporge) CHISCIOTTE
(lo prende e lo guarda) Un segno, Sancio! Siamo vicini!
SANCIO
Alla isola?
CHISCIOTTE
Allo scioglimento dei nodi! (Sancio dice con gesti a Maritornes che torna a chiedere a Chisciotte la cosa di prima) Sancio!
SANCIO
Sì? (gli si avvicina)
CHISCIOTTE
Spiega alla dama perchè non può seguirci!
SANCIO
Beeh...glielo stavo dicendo. (alla donna) Ehm. Io e il mio padrone andiamo verso la fine del mondo, a sbranare il secolo. E' pericoloso!
MARITORNES (a Chisciotte, arrabbiata e supplichevole insieme) Cavaliere, un giorno mi avete baciato i piedi! CHISCIOTTE
E' pericoloso! (le restituisce il libro) Trovare Montesinos adesso. E' il mio compito!
MARITORNES (con disgusto) Montesinos? La grotta? CHISCIOTTE
L’entrata della terra!
MARITORNES E' qui vicino! Ma è un posto orribile, ci sono solo corvi, topi... SANCIO
Avete sentito, padrone?
CHISCIOTTE
Sì. (Sancio: “E allora?”) Precedimici!
SANCIO
Prece..ceci?
CHISCIOTTE
Precedimi e conducimici!
SANCIO
Precececi...concucici..mah!
MARITORNES Ehi! Guardate! (entra un cavaliere con scudiero, è Sansone con Don Pedro, entrambi travestiti e con specchi in mano; Maritornes esce)
129
Scena 11 IL CAVALIERE AGLI SPECCHI SANSONE
(grassa risata) Sono qua...son pronto...sono tuo!
CHISCIOTTE
Fa la tua strada e non mi scocciando. Chi eri, sarai, chi sei?
SANSONE
Sono il Cavaliere agli Specchi! Io abbaglio, seduco, acceco!
SANCIO
(tra sè) Mi ricorda qualcuno...
CHISCIOTTE
Un incantatore, Sancio! (è infastidito dai riflessi di luce)
SANCIO
(al cavaliere) E cosa facendo da queste parti?
DON PEDRO
Il mio padrone cerca quel vigliacco di Chisciotte, cavaliere errante!
SANCIO
Bene! Ce l'ha di fronte!
CHISCIOTTE
(sguardo a Sancio, troppo precipitoso) E perchè "vigliacco"?
DON PEDRO
Perchè non è stato capace di liberare la principessa Micomicona dal mago...(cerca il nome) ..dal mago...
SANSONE
(interviene) Mago...che io ho abbattuto oggi stesso! Allora: chi perde lascia le armi e ritorna a casa sua! Chiaro?
CHISCIOTTE
Riconosci la bellezza di Dulcinea...e ti lasciavo andare!
SANSONE
Ah! Dulcinea si chiama? Ebbene essa è orribile, deforme, puzzolente! I denti neri, senza capelli, un occhio torto e l'altro vermiglione! Una strega! Una jena spelata! Una... (non fa a tempo a finire perché Chisciotte urlando lo tramortisce con un colpo di lancia; Don Pedro fa in tempo a scostarsi; Sancio disarma Sansone)
CHISCIOTTE
E' morto?
SANCIO
No, ma c'è di che! (Don Pedro scosta Sancio e soccorre Sansone)
CHISCIOTTE
La mia prima vittoria! Sancio! Hai sentito cos'ha detto di Dulcinea?
SANCIO
(mentendo) No, perchè? Ha detto qualcosa?
CHISCIOTTE
(lo guarda) Non importa. E adesso a Montesinos! L'entrata, la chiave...Di là? (indica un punto)
SANCIO
Di là! (esce seguito da Chisciotte) Precececi...conducici!
SANSONE
(rialzandosi) Mi ha preso di sorpresa. Come un bambino!
DON PEDRO
Come un idiota! Ma non dobbiamo perderlo di vista. Andiamo!
130
SANSONE
Dobbiamo rifare tutto e mi vendicherò! Ah, se mi vendicherò! (escono)
Scena 12 L’ENTRATA DELLA TERRA NIPOTE
(canta in sala)
Dove vai, zio zio, dove vai? Dove corri, dove attendi Quanti spasmi tu mi dài, ahi ahi! La tua mente se n'è andata, sulla luna si è posata
CHISCIOTTE
(si aggira sul palco legato a una corda con Sancio che tiene l' altro capo) E' qui? (Sancio: “Da queste parti, credo”; Chisciotte trova la buca del suggeritore) Ecco la grotta! Montesinos, l'entrata della terra!
SANCIO
Ma è un buco, un buco puzzolente!
CHISCIOTTE
L' aria infida delle profondità!
SANCIO
E cosa volete trovare là dentro?
CHISCIOTTE
Quello che cercano tutti, Sancio! (Sancio: “E cioè?”, Chisciotte non sa, tossisce; Sancio lo imita) Non inquietandoti se starò molto. Ci vuole tempo. Tempo! (fa per scendere)
SANCIO
Signore! (Chisciotte si ferma, scocciato: "Che c' è?”) Niente! (Chisciotte ruggisce, fa per scendere nuovamente) Padrone! (Chisciotte si ferma di nuovo: "Sì?”) Non è che... i fantasmi vi uccideranno? (si sta commuovendo)
CHISCIOTTE
Nessun timore, scudiero. Tirerò due volte quando vorrò risalire.
SANCIO
Aspetterò le prossime botte!
CHISCIOTTE
Bene! Tenere forte, adesso! (lo osserva) Che vai, piangendo?
SANCIO
Scendete, scendete e che non vi veda più!
CHISCIOTTE
(tira due volte la corda, lo fa avvicinare) Pappamolla! (e scende)
SANCIO
Addìo, signore...(si alza un forte vento) Signore!...rispondete, padrone... Padronee! (vento e rumori coprono la sua voce, buio lento)
FINE PRIMO TEMPO
131
SECONDO TEMPO Scena 13 NELLA GROTTA DI MONTESINOS (echi di un fiume sotterraneo, una corda pende dall' alto, Chisciotte nel buio) CHISCIOTTE
(voce registrata) Questa notte scura in cui entro dove non so e resto senza sapere. Notte dei sensi. Quant'è che son qui? (voce dal vivo) Montesinos! Tu che custodisci i segreti della terra, vieni fuori! Sono qui per sapere. (voce registrata) Dove porta questo viaggio? Cosa porta questo sogno? (si intravede una donna distesa bocconi in proscenio, seminuda, legata con corde che arrivano a dei corpi distesi sui lati; Chisciotte si avvicina alla donna) Dulcinea! (le alza il capo)
DULCINEA
Cosa cerchi, comandante?
CHISCIOTTE
Non so, consolazione, credo.
DULCINEA
E che cosa temi?
CHISCIOTTE
La consolazione!
DULCINEA
Questo duello dentro fra voglia e impotenza...
CHISCIOTTE
Fra gli anni e la mente. (di colpo Dulcinea tira le corde e sveglia i suoi guardiani; anche il tono della voce cambia, diventa duro, acido)
DULCINEA
Non ti affaticare vecchio! La bellezza ti è sfuggita. Cosa ti rimane, bardatura di eroe, la tua lancia spuntata? il tuo teatro di ombre?
CHISCIOTTE
Voglio vestire gli infelici di lino e di luce. Portare fertilità ai campi di ghiaccio!
DULCINEA
Illuditi, signore, è ciò che ti avanza. (viene portata via dai guardiani)
CHISCIOTTE
(vinto dalle frasi di Dulcinea) Dulcinea è incantata! Montesinos! Perchè questa donna è imprigionata?
CAPRAIO
(illuminandolo con una potente torcia) Ehi, tu! Cosa stai urlando? Sei solo? (nell' ombra si intravede un mitra tra le sue mani)
CHISCIOTTE
(credendo di riconoscerlo) Montesinos! (Capraio: “Eh?”) Il guardiano!
CAPRAIO
Il guardiano di cosa? (ritornano anche gli altri)
CHISCIOTTE
Il guardiano della terra, no? (risatine degli altri) Montesinos! (riferito al mitra) Cos'è questo? (lo prende dalla punta)
CAPRAIO
Non ti debbo spiegazioni. Vattene! (lo scosta bruscamente)
132
CHISCIOTTE
Sei sotto incantesimo, anche tu? E questi chi sono?
CAPRAIO 2
Hai sentito? Te ne devi andare! Cammina, via!
CHISCIOTTE
Noo, perchè? Montesinos! (Capraio: “Fila vecchio!”) Ah! Ho capito! Tu sei Merlino, l'incantatore, travestito da Montesinos. E questi figli del diavolo, come te! (risatine) Avendo la lezione che meritate!
CAPRAIO
(lo tiene a distanza con il mitra) Non avvicinarti o sono guai!
CHISCIOTTE
Libera Dulcinea, e subito!
CAPRAIO 3
Perchè? C'è qualcuno prigioniero qui? (i caprai si muovono intorno a Chisciotte spingendolo a piccoli colpi, Chisciotte barcolla)
CAPRAIO 2
Tu fantastichi troppo, amico!
CAPRAIO 4
Sì, svuotiamo questa testa! (lo colpisce alla testa e idem fanno gli altri, lo lasciano ridacchiando ed escono)
CHISCIOTTE
(si rialza a fatica, trova la corda, se la lega attorno ai fianchi; voce registrata) Cosa è successo? Dulcinea prigioniera di Merlino? Oppure puzza e fango e corpi calpestati? (si mette a oscillare come un pendolo) Da quant'è che non so se vivo? (urla) Sancio! Sbrigati, Sancio! (tira due volte la corda, questa si tende, buio)
Scena 14 PRIMA DEL TEMPORALE (Sancio raccoglie la corda, pulisce la moto, compie piccole azioni mentre Chisciotte, seduto a terra, lo insulta) CHISCIOTTE
Facchino! Troglodita! Sudicio puzzolente!
SANCIO
Parla il signor profumo!
CHISCIOTTE
Io ti innalzo dalla polvere a scudiero titolato e tu mi contraddici!
SANCIO
(ripetendo una cosa già sentita) "Quanto tempo son rimasto là dentro?"
CHISCIOTTE
Quanto tempo son rimasto là dentro? Eh? Avanti, catatonico! (Sancio non risponde) Perchè non parli?
SANCIO
Tre giorni, volete che dica questo? O devo dire la verità?
CHISCIOTTE
Tre giorni è la verità! Eretico!
SANCIO
Meno di un'ora, invece! E quelli erano caprai, non incantatori!
133
CHISCIOTTE
Non distingui l'agnello dal lupo. Sei un buzzurro, ecco cosa sei!
SANCIO
(butta a terra la corda) Eh no, adesso basta con gli insulti! Muzzurro è troppo! (Chisciotte precisa: "Buzzurro con la b!”) Cosa credete? Di avere solo voi la verità in tasca mentre gli altri debbono stare a quello che vi passa per la testa? " I torti da raddrizzare! Le ingiustizie da giustiziare!" A voi sembra di aver liberato il servo dalle legnate del suo padrone. Ricordate, eh? (tra il pubblico un servo viene picchiato a frustate dal suo padrone che gli dice: “Mi fai fuori le pecore, eh? Una al giorno me ne rubi! Prendi!”)
CHISCIOTTE
Beh? Certo che l'ho liberato!
SANCIO
Eh, siete andato là...(scende dal palco con la lancia; Chisciotte: "Dove vai?”; Sancio esegue quello che dice)...avete obbligato il padrone a lasciare il servo e a pacare quel che gli doveva! (il padrone smette di frustare)
CHISCIOTTE
Sì. E lui mi ha promesso solennemente che una volta a casa...
SANCIO
...avrebbe dato al servo tutto quel che gli spettava, anche per le legnate.
CHISCIOTTE
Esatto! Ma cosa...?
SANCIO
Beh, appena siete ito quel contadino ha aumentato il suo debito! L'ha scummato ancora più a sangue! (il padrone continua a frustare il servo)
CHISCIOTTE
Era là? (indica la sala; Sancio: “Chi?”) Il contadino!
SANCIO
No, perchè? (il padrone e il servo sono usciti)
CHISCIOTTE
Non so...(cambio tono) In ogni caso era un cafone, come te!
SANCIO
E la volta del leone, allora? Ve ne gloriate in ogni occasione. "Chisciotte ha vinto il leone! Chisciotte ha vinto il leone!"
CHISCIOTTE
Sono entrato nella sua gabbia!
SANCIO
Sì, ma l' animale era in pieno letargo. O drogato con qualche pastiglia. Ha giusto sbadigliato..(fa il leone che sbadiglia e ruggisce)... e voi siete scappato.
CHISCIOTTE
Non ti permettevo, Sancio! Non ti permetterò!
SANCIO
(con intensità, guardandolo negli occhi) Io c'ero padrone! E ci sarò. Sempre. Non vi libererete facilmente di me.
CHISCIOTTE
(dopo pausa) Ciò non toglie che tu sia un buzzurro!
SANCIO
E che voi siate stato nel buco neanche mezz'ora! (i due si lasciano; Sancio va vicino al buco, si tira giù i pantaloni e borbotta) Sì, se lui cerca ancora tartufi per il mare col cavolo che io diventerò governatore...
134
CHISCIOTTE
(vede Sancio, si scandalizza) Che cosa stai facendo? Ti taglio in due!
SANCIO
Ma, padrone...
CHISCIOTTE
Quella è l'entrata della terra!
SANCIO
E' l'unico buco che c' è in giro.
CHISCIOTTE
Entrata, non buco! Mi si terrà per responsabile!
SANCIO
Non ce la faccio più!
CHISCIOTTE
Hai passato il segno, coso! (lo minaccia) Prima tagliarti e poi mangiarti ...altrimenti sarò punito io e per l'eternità! (lo insegue)
SANCIO
(scappando intorno alla moto) Uccidermi e mangiarmi? Uno accumincia così e poi ci prende gusto! (si rincorrono; Sancio riesce a prendere la padella e, non visto da Chisciotte, lo stende; pausa, è preso da rimorso, lo soccorre) Padrone! (gli dà da bere) Tutto è tranquillo adesso.
CHISCIOTTE
Cosa è successo, Sancio?
SANCIO
Siete stato tre giorni nella grotta...(Chisciotte: “Tre giorni!”)...e là qualche incantatore ve le ha suonate! (Chisciotte lo guarda, forse capisce il gioco)
CHISCIOTTE
E' stata durissima, Sancio! E Dulcinea è prigioniera dei caprai!
SANCIO
Degli incantatori, volete dire.
CHISCIOTTE
(s'accorge dell’errore?) Sì. Di Merlino, quel diavolo d' un francese!
SANCIO
Avrete fame adesso… (Chisciotte: “Un po’!”)...ma non ci è rimasto niente.
CHISCIOTTE
Neanche un peperoncino? (Sancio nega) Eh! "Tanto va la gatta all' aglio...
SANCIO
Al lardo! Signo', adesso parlate voi per proverbi?
CHISCIOTTE
(colpisce un piede di Sancio) "Lo zoppo insegna a zoppicare"!
SANCIO
(salta per il dolore; si sente un tuono, si alza un vento forte) Ecco! Anche il temporale, mò! Mannaggia! (prende un telo e forma una specie di veranda sotto la quale i due si sistemano) A volte, di notte, quando ho gli occhi aperti, è come adesso.
CHISCIOTTE
A cosa pensi?
SANCIO
A niente. A tutto.
CHISCIOTTE
E non hai paura?
135
SANCIO
(cenno di no col capo ma poi dice) Tanta!
CHISCIOTTE
Pappetta!
Scena 15 LA CARRETTA DELLA MORTE (fulmini e tuoni, dal pubblico entrano degli strani personaggi: un Diavolo, un Re, la Morte, un Cupido, una Regina; portano borse, valige, costumi, oggetti; attraversano la sala cantando: "Non ci voleva / Anche il temporale, accidenti a lui! / Dove stiamo andando? / Là c' è un paese / E' quello che cerchiamo? / Chi lo sa?”) SANCIO
Guardate, signore! (gli strani personaggi salgono sul palco)
DIAVOLO
Presto, presto...che qui fra poco è l'inferno! (attraversano il palco e fanno per uscire; dal gruppo cade una falce; il personaggio della Morte la raccoglie; Chisciotte, che ha osservato la scena con stupore, si alza e si rivolge alla Morte; Sancio, per la paura, abbassa il telo sulla testa)
CHISCIOTTE
Più salgo in alto e più non ti temo, signora! (la Morte è immobile) La mia conquista più dura è una notte in cui ti aspetto senza spavento. Ma non è il momento adesso. Fai la tua strada! Ti lascio libera! (riappare il Diavolo)
DIAVOLO
(alla Morte) Ehi, ti decidi a... Chi è questo?
CHISCIOTTE
Ah, venendo anche tu, maledetto! Ma non mi avrai ancora!
DIAVOLO
Via, via! Abbiamo fretta! (arrivano anche gli altri:"Cosa aspettiamo?”)
CHISCIOTTE
Ha! Andate a cercare anime, eh?
DIAVOLO
Sì, anime dannate che paghino il biglietto per entrare!
CHISCIOTTE
Biglietto? Per l' inferno?
REGINA
Ma noo! Per il teatro! Siamo attori, non vedete? (fan per andare)
CUPIDO
E questi sono costumi. Venite stasera al villaggio.
CHISCIOTTE
(li minaccia) Attori o incantatori? Trucchi... effetti... macchinerie... decori... Giocate ad incantare i deboli, eh? Ma con me non funziona.
DIAVOLO
Adesso ci hai stufati, vecchio! (prende la falce e ingaggia un duello; Chisciotte è perdente, crolla a terra; gli altri se ne vanno ridendo)
CHISCIOTTE
(ancora a terra) Sancio! Sancio!
SANCIO
(accorre) E' stato terribile, signore! Ma non vi hanno sconfitto!
136
CHISCIOTTE
No, certo che no. (ricade a terra fragorosamente)
SANCIO
(lo rialza) Sbrighiamoci, signore!
CHISCIOTTE
Perchè tanta fretta?
SANCIO
La isola ci aspetta!
CHISCIOTTE
Quale isola?
SANCIO
Eh, no, signore! Non si scherza più, adesso! Me l'avete promessa! Io giro il mondo con voi e sopporto la fame, il freddo, l' ape…(Chisciotte: “L'afa”) …tutto per quella isola! Domani saremo al mare! Là c'è un palazzo, un Duca, dei maggiordomi al mio servizio. Attraverseremo un pezzo di mare e arriveremo alla mia isola. La isola che mi avete promesso. La isola che sono io. Bella, ricca di frutti, con un mare caldo attorno pieno di pesci.
CHISCIOTTE
(osserva Sancio) La vedi?
SANCIO
Sì. Appena arrivato chiamerò mia moglie con i sancini: "Ecco la isola, Terè! Zappiamola, scaviamola a nostra immagine e somiglianza".
(in sala gli attori del Living dicono agli spettatori: "E la vostra isola dov' è?/ Vedo nei tuoi occhi un' isola bellissima/ E’ un’isola che c' è, che aspetta solo te!” ) CHISCIOTTE
(è coinvolto dall' idea di Sancio) Sì, sì. Strapperò l'isola al suo governatore e te la darò, Sancio.
SANCIO
Ah, perchè è già occupata?
CHISCIOTTE
Poi la strapperò a te, nuovo governatore, per darla a te, Sancio, umile scudiero che diventerai governatore e poi la strapperò a te, Sancio governatore, per darla a te, Sancio, umile scudiero.
SANCIO
Perchè strappate...strappate... per poi ridarmela?
CHISCIOTTE
Non ci si deve attaccare alle cose del mondo, colla di pesce! (va in proscenio, si guarda intorno) Siamo all'incrocio, Sancio. Non lo sapevi? (gli attori del Living escono dicendo "Siamo all' incrocio, non lo sapevi?”)
SANCIO
(va a guardare l’ "incrocio”) Sì, signore! (poi prende la moto)
CHISCIOTTE
Possiamo vincere o perdere tutto! Dulcinea è ancora incantata!
SANCIO
Libereremo lei e tutti gli altri!
CHISCIOTTE
(lo osserva) Indica tu la strada.
SANCIO
(è incerto ma non lo vuol far vedere, indica sicuro un punto) Di là!
137
CHISCIOTTE
Di là? (lo guarda male; Sancio annuisce) E va bene, budino, di là!
SANCIO
Signore, possiamo tentare di farla partire? (indica la moto)
CHISCIOTTE
Far partire cosa?
SANCIO
Il...destriero, signore!
CHISCIOTTE
Non ce n'è bisogno, lo sai. E' sempre pronto! E poi l'occhio del padrone ingrassa il cavallo!
SANCIO
Proverbi...proverbi...(si sente il rumore della moto che parte)
CHISCIOTTE
Cosa ti dicevo? Di là! (escono nella direzione indicata)
Scena 16 DAL DUCA ATTRICE
(entra in sala seguita dagli altri attori) E sul nostro cavaliere continuano a piovere così fitte avventure che non si dànno pace l'una con l'altra! (canta) Pastori innamorati, maiali manceghi, barche incantate, leoni mansueti. (gli attori salgono sul palco)
CORO
Ormai ha sfitte le stanze della testa Senza cervello, dove vuole andar?
ATTRICE
(canta) A tutti parla dell' età dell' oro l'età senza parole "mio" e "tuo". (il coro ripete; il tutto sembra un’operina di burattini; di colpo il telone di fondo si abbassa un po’; in alto appaiono Chisciotte e Sancio)
CHISCIOTTE
Chi tiene le fila di questi burattini insulsi? Frestone, sei tu?
DUCA
(è il barbiere di prima) Un momento, valoroso cavaliere! Un momento!
CHISCIOTTE
Chi eri, tu, che osi fermarmi?
DUCA
Non si vede? Sono il Duca, proprietario di questo teatro che state danneggiando! E questi sono i miei ospiti! (gli altri si inchinano, Maritornes si copre) Ma scendete tra noi, cavaliere, vi stavamo aspettando.
CHISCIOTTE
(fa gesto come dire "un momento”, poi a Sancio) Tu ieri parlavi di un Duca. (Sancio dice sì) Ti sembra un Duca costui?
SANCIO
Ha l'aria di un barbiere ma potrebbe essere un Duca incantato!
CHISCIOTTE
(al Duca) Perchè aspettavatemi, signor Duca? Conoscetemi?
138
DUCA
Cavaliere dei Leoni o della Triste Figura, la vostra fama è giunta fino a Barcellona!
SANCIO
E la mia fame fino a Saragozza! (si tocca il gozzo) Scendiamo, signore, che son tre giorni che non mangiamo!
DUCA
Permetteteci di accogliervi come meritate! Venite?
CHISCIOTTE
(dopo suspense) E va bene, saremo dei vostri! (scendono)
DUCA
Vado a dare disposizioni! (Sancio e Chisciotte vengono in avanti)
CHISCIOTTE
Sancio. Non sembrandoti di vedere il curato e mia nipote fra quelle persone?
SANCIO
No, signore! Dev'essere la nostalgìa di casa che vi scherza!
CHISCIOTTE
Eppure la donna con capelli rossi, rotondetta...
SANCIO
Noo. Vostra nipote è bruttina, perdonate. Invece questa rotondetta...
DUCHESSA
(è l' Attrice/Nipote, si avvicina ai due accompagnata dal Duca mentre gli altri escono) Così avete sconfitto due eserciti!
DUCA
(presentandola) La Duchessa!
CHISCIOTTE
(la guarda incerto, poi si inchina) Nacqui in questa età del ferro per ripristinar quella dell' oro!
DUCHESSA
E quella cosa che portate sul capo? (colpo di tosse del Duca per la gaffe della Duchessa)
CHISCIOTTE
Non è una "cosa", signora. E' l'elmo di Mambrino, che rende invulnerabile colui che lo porta! (esagerata tosse di Sancio; sguardo fulminante di Chisciotte che poi lo presenta senza dar importanza) Il mio scudiero: Sancio Panza!
DUCA
Come? Il famoso Sancio Panza? Ma perchè non l' avete detto subito? Il nuovo governatore dell'isola Barattaria! Benvenuto! Aspettavamo da tempo anche voi! (stupore di Sancio: "Chi? Io? Sancio? Governatore? E dov’è il mare?”; a Chisciotte viene un giramento di capo)
SANCIO
Padrone! State male?
CHISCIOTTE
Tutto falso e tutto vero. Ripartiamo Sancio!
SANCIO
Ma come, proprio adesso?
CHISCIOTTE
Ripartiamo ti dico!
139
DUCA
(alla Duchessa) Cara, provvedi perchè il nuovo governatore sia subito accompagnato nelle sue stanze e vestito di broccato!
SANCIO
(a Chisciotte) Ha sentito, signore? Mi vestono di bucato! (Chisciotte, a se stesso: “Attento, Sancio!”)
DUCHESSA
Viene con me, signor governatore? (Sancio esce con lei; escono tutti tranne Chisciotte turbato; musica; da fondo sala viene in avanti Judith)
CHISCIOTTE
Un segno! Voglio sapere! (ad una ipotetica scimmia) Scimmia indovina...tu che con estro e arte abilissima sai leggere nel tempo...Che ne è del mio vagabondare?..E Dulcinea? ...e gli altri legati?...i disperati? Che ne sarà di loro?
JUDITH
Uick..uick... Attento alle macchine...ai giganti mostruosi...ai nasi finti...Un grosso falò ti spegne...A liberare gli ultimi...ci pensa il viaggiatore che è con te...che ti sopravvive...(esce; Chisciotte rimane pensieroso; il Duca si riavvicina)
Scena 17 CLAVILEGNO L’ALIGERO DUCA
Cavaliere, c'è qui una dama che, avuto notizia del vostro arrivo, chiede di voi! (Chisciotte, sguardo fisso: "Una dama? Fate entrare!”; il Duca esce)
SANCIO
(rientra con un bel vestito, a Chisciotte) Allora? Che ve ne pare?
CHISCIOTTE
Pare! (Sancio: "Eh?") Stammi a sentire, pio bove. Non ti gonfiare come la rana. E soprattutto tieni gli occhi fissi su chi sei. E per finire vuoi un consiglio? Non ascoltare alcun consiglio! (rientrano Duca, Duchessa e una dama velata)
DUCA
Cavaliere! A voi la Contessa Triffaldi, barbuta per incantamento!
CHISCIOTTE
Le barbe aumentano, Sancio!
CONTESSA
(è Maritornes) Oh, signore! Disincantatemi, voi che potrebbe farlo.
SANCIO
Si può vedere questa barba? (si prende uno schiaffo sulla mano) No.
CONTESSA
Fate la prova del cavallo di fuoco! E' indirispensabile!
CHISCIOTTE
Ma veramente...Non conoscendola! Che prova è?
DUCA
Di là c'è Clavilegno, l'Aligero! (indica il telo di fondo che si abbassa e poi si muove e si gonfia; sono gli altri attori a muoversi sotto)
SANCIO
"Alifico"? E a cosa serve?
140
CONTESSA
Per salire al regno di Merlino e liberarmi dal malocchio!
SANCIO
(a Chisciotte) Ha anche male all'occhio? E' sfortunata! (Sancio e Chisciotte vengono bendati)
CHISCIOTTE
Perchè questa benda?
CONTESSA
Perchè il sole non vi accechi!
SANCIO
No, no! La Contessa fa prima a cambiar sesso che io a salire là sopra. Si tenga la barba, l'occhio e si trovi una moglie!
CHISCIOTTE
Vieni Sancio. Ti porto fuori anche stavolta!
DUCHESSA
Oh sì...anche il governatore sul cavallo! (la Duchessa lo benda; vengono accompagnati dietro il telo)
CONTESSA
(leggendo un bigliettino) Andate, presto. La terra è scossa. E la colpa è di Merlino. Fra poco sentrirete il calore del suo sguardo. E voci di lontane contrade. (cambia tono) Fate attenzione, cavaliere. Merlino è difficile da vincere.
DUCA
Siamo pronti! Ecco il grande Clavilegno che parte! (in un gioco d’ombre appare un cavallo alato fatto dai corpi degli attori con Chisciotte e Sancio sopra; rumore di aereo)
SANCIO
Stiamo volando padrone?
CHISCIOTTE
Siamo nel regno dell'inganno, Sancio. Tutto falso, tutto vero!
SANCIO
Merlino! Sei lì? Stiamo arrivando! Ah, ci sei? Presto, padrone, picchiate! Picchiate! (Chisciotte brandisce nel vuoto la spada, i due vengono colpiti con bastoni dagli altri) Padrone! (i due cadono a terra e gli altri si allontanano soffocando le risa)
DUCA
(con voce lontana) Sono ritornati! Laggiù! (si avvicinano ai due che si rialzano ammaccati) Ecco, cavaliere la Contessa Triffaldi disincantata!
SANCIO
Allora abbiamo vinto, padrone! (Chisciotte dice sì ma ricade a terra)
CONTESSA
Grazie, cavaliere. (Chisciotte si toglie la benda, distrutto, le fa un cenno appena senza vederla) E grazie anche a voi, governatore. Come è stata l'avventura?
SANCIO
(ha ancora la benda sugli occhi) Strana! A un certo punto la benda si è scostata un po' eee... (esegue, terrore degli altri) ...e ho potuto vedere la terra non più grande di un granello di pepe! (sospiro degli altri) Gli uomini erano dei piccoli pidocchi! (tutti: "Evviva il cavaliere e il governatore!”) Ed ero vicino allo zoo dell' astro! All' orsa... al toro...(si toglie la benda)
141
CHISCIOTTE
Sancio! (Sancio si ricorda di lui e lo aiuta da alzarsi) Tu mi hai creduto a Montesinos?
SANCIO
Sì, signore...(breve pausa)...o no? (Chisciotte lo guarda)
DUCA
(a Sancio) Signore...siete atteso!
SANCIO
Sì, vengo.(a Chisciotte) Padrone, perchè quella domanda? (Chisciotte non risponde; Duca insiste: "Governatore!”) Che devo fare, signore?
CHISCIOTTE
Non so. Fa solo che non sia tutta una commedia! (esce con la moto; gli altri lo seguono; Sancio, rimasto da solo, esegue un canto)
SANCIO
Viaggi, corse, misteri..eppure sembro arrivato sull' isola che c' è, che aspetta solo me Potrò davvero sfamarmi? lavarmi? Dovrò davvero fermarmi? fermarmi? (il Duca rientra e lo chiama: "Signor governatore!”) Arrivo! (ed escono)
Scena 18 L’ISOLA DI SANCIO MARITORNES (entra con Sansone che porta una poltrona) Me ne vado. Non sono fatta per queste cose io. Preferisco spennare un riccaccio o sgonfiare un giovinastro in amore. (si siede sulla poltrona) In tanti anni è l'unica persona che è stata gentile con me. Gli altri sempre a muover mani. Lui invece con quel suo modo, come dire?...E poi cos'ha nella testa non so. Ma mi sa che con quegli occhi vede cose strane, un altro mondo. SANSONE
(facendola sloggiare dalla poltrona) Sù, sù. Qui hai un acconto. (le dà dei soldi)...il resto a operazione finita, come d' accordo!
SANCIO
(entra bendato, spinto dalla Duchessa) Dove siete? Fatevi prendere!
SANSONE
Via, via! Vattene! (Maritornes butta in aria i soldi) Noo! Che fai!
MARITORNES Mi è sempre piaciuto veder volare i soldi! E poi questi non li ho guadagnati. (esce; Sansone raccoglie qualche banconota ma Sancio sta per togliersi la benda e allora Sansone si mette sull' attenti di fianco alla poltrona) SANCIO
Adesso basta con le bende! (esegue) Oh! E qui dove sono?
DUCHESSA
Nel vostro palazzo sulla isola!
SANCIO
Sulla isola?! Ma allora ho attraversato il mare, mentre ero bendato!
SANSONE
(cui si aggiunge Don Pedro vestito da cuoco) Benvenuto, governatore!
SANCIO
E quelli chi sono? (sospettoso)
142
DUCHESSA
(gli si pone davanti) Il cuoco e il maggiordomo a vostra disposizione!
SANCIO
Ah sì? Maa… (sembra riconoscerli)
DUCHESSA
(per distrarlo) Adesso pranzate e vi riposate. Ci vediamo più tardi, vero? (gli fa delle moine, Sancio cerca di afferrarla ma la Duchessa esce)
SANCIO
Io non vi capisco voi! (detto in modo normale tanto che Sansone e Don Pedro si inquietano: "Come, signore?”) Sì! Su quest' isola, come apro bocca, tutti mi applaudono. (i due si guardano tranquilizzati; Sancio va tra il pubblico) La cerimonia, il tribunale. "Evviva. Il giudice più bravo! Il nostro eroe!" Eppure ho solo detto e fatto cose normali. Come se il buon senso qua mancasse da anni. Insomma, se è un sogno è fantastico. Ma se non lo è? Sarà davvero la isola che mi aspettavo? Il mare non l'ho visto. E se invece fosse tutta una recita, un teatro?
SANSONE
Signore, il pranzo è servito!
SANCIO
Hè! ...dove le battute non cambiano mai? Ma chi se ne importa! Portate 'sto pranzo, va! E' più forte di me! Quando sento la parola "pranzo" tililìn! campanello nello stomaco e acquolina in bocca! Come a quel cane… il cane di Paolo. (il cuoco esce; Sancio fa per sedersi, vede i soldi per terra) E quelli cosa sono? Soldi? (a Sansone) Soldi per terra?
SANSONE
Di cosa parlate?
SANCIO
(si alza, afferra qualche banconota) Di questi, non li vedete?
SANSONE
Non vedo niente, signore!
SANCIO
No? Sicuro? (Sansone finge stupore) E allora...(ne raccoglie un po’, fa per metterli in tasca, ma poi ci ripensa, è perplesso, li annusa)
SANSONE
Il pranzo, signore! (Sancio li mette in tasca, si siede; entra il cuoco che gli mette davanti un asse con tovaglia bianca, posate, tovagliolo e poi esce; Sancio guarda le posate, infila il tovagliolo nel taschino della giacca, si mette la tovaglia a mo’ di tovagliolo) Per l’occasione un piatto speciale! (entra il cuoco con un piatto di portata coperto, lo mette sull’asse; Sancio alza il coperchio e vede che non c' è niente sul piatto)
SANCIO
(stupito) E questo cos' è?
DON PEDRO
(contento) Cinghiale, signore!
SANCIO
(stupito) Ah, questo è...cinghiale. Cinghiale con...?
DON PEDRO
Piselli!
143
SANCIO
Ah beh, certo...Eccoli lì i piselli! (li "conta”, poi a Sansone) Però, pensandoci bene...non mi va. Non si potrebbe avere un piatto più leggero?
SANSONE
Subito, signore! (passa il piatto al cuoco che lo rimette davanti a Sancio)
SANCIO
(ha notato il giro del piatto, lo osserva diffidente) E questo è...?
DON PEDRO
Fish! Scampi, signore, belli freschi!
SANCIO
(alza appena il coperchio) Troppo raffinato! Via! Portatemi un tocco di pane con una salsiccia!
SANSONE
Salsiccia?! (disgustato) Uh! (Sancio guarda il cuoco che ripete: "Uh!”)
SANCIO
Uh! Allora...qualcosa da bere!
SANSONE
Subito, signore! (il cuoco toglie il piatto e lo passa senza coperchio a Sansone che lo rimette davanti a Sancio)
SANCIO
(ha chiuso gli occhi per non vedere il passaggio) E questo è...?
SANSONE
Vino! (Sancio dice "vino” quasi contemporaneamente) Del migliore! (Sancio fa per prendere nel vuoto) Eh eh eh! (come dire "Non lì”; Sancio ripete anche lui "eh eh eh” poi prende nel vuoto da un’altra parte, guarda Sansone e questi acconsente; finge di bere) Buono, vero, signore?
SANCIO
(si alza e fa saltare il vassoio) Sentitemi bene, voi due! Adesso mi riportate i miei abiti e vi togliete dai piedi!
SANSONE
(disgustato) Dai piedi? (è imitato da Don Pedro: "Dai piedi?”)
SANCIO
Dai piedi, dalle fettazze, dai marroni! (i due inorridiscono) Sparite!
DON PEDRO
Zotico!
SANCIO
(agguerrito) A chi?
DON PEDRO
(aggressivo) A voi!
SANCIO
A me? (Don Pedro dice sì) Zotico? (Don Pedro: “Signorsì!”; Sancio a Sansone con tono normale, calmo) Cosa vuol dire?
SANSONE
(anch' egli con tono normale, in inglese) E' sinonimo di villano, contadino, inteso nell'accezione più negativa, tipo "grossier", volgare insomma.
SANCIO
Grazie! (Sansone: “Prego”; Sancio a Don Pedro) Zotico a me?! Come ti permetti! (si rimbocca le maniche) Vieni qua, che ti sistemo! (Don Pedro fugge; Sancio a Sansone) E anche tu, signorino! (lo afferra)
DUCA
(intervenendo seguito dalla Duchessa) Ma...governatore...che succede?
144
SANCIO
(lascia Sansone, si sveste) Portate i miei abiti e dite al cavaliere, mio padrone, che sono pronto a ripartire!
DUCHESSA
Signor governatore, rimanete con noi!
SANCIO
Non posso! Mi aspettano compiti più difficili! E intanto il mare non l' ho visto e ho conosciuto solo maggiordomi idioti e cuochi burloni. Isola inutile! (li osserva duro) Riparto con il mio padrone per più nobili scopi! (la Duchessa scocciata si sistema l' abito; Sancio adesso è lirico, visionario) Per strade necessarie. Carne e spirito! E' tempo di sveglia! L' avete avvisato? (cenno di no degli altri; Sancio duro) E sbrigatevi, allora, besciamelle! (gli altri si mettono in movimento; Sancio va in proscenio) Ci aspettavano, ci aspetteranno, ci aspettano!
Scena 19 I MULINI (arriva Chisciotte con la moto spinto in avanti dal Coro; è stanco, spossato) CHISCIOTTE
L' appuntamento, Sancio. Eccoli!
SANCIO
Li abbiamo braccati...spinti contro le montagne...(rumore di ruote, gli attori del Coro muovono le braccia come pale di mulino)
CHISCIOTTE
E non ti sembrano mulini a vento?
SANCIO
Sono giganti, padrone! Incantatori! La loro testa scuote le nuvole!
CHISCIOTTE
Ma questo scricchiolìo? Sono ruote che girano?
SANCIO
E' qualcuno che muore stritolato. Forse il mondo. O questo secolo!
CHISCIOTTE
Han dichiarato guerra alla terra per appiattirla! (scende dalla moto e cade; Sancio porta la moto fuori; intanto gli attori del Coro fanno scendere, come evocandolo, un enorme proiettore acceso, indi se lo passano in cerchio; Sancio va da Chisciotte con la lancia e la padella in mano)
SANCIO
Tenete! (gli dà la lancia e mostra la padella) Io userò questa!
CHISCIOTTE
Cosa vuoi fare?
SANCIO
Suonarli per le feste. Sono pronto!
CHISCIOTTE
Tu rimani dove sei!
SANCIO
No, no. Io vengo con voi!
145
CHISCIOTTE
E' affare mio! Nessun aiuto! (Sancio è deluso; Chisciotte si mette in posizione d' attacco; il Coro fa oscillare il faro sempre più forte) Ehi, voi! Smemorati, indifferenti. Mi riconoscete? Son quello che vi sbarra la strada! Chi perde lascia tutto e si fa da parte...per sempre! (il faro viene lanciato contro di lui; Chisciotte dopo varie schivate viene colpito e cade, cerca di rialzarsi, non ce la fa, rimane immobile; la luce si abbassa; il Coro esce; Sancio accorre; pausa) Sei tu? (Sancio fa cenno di sì)
SANCIO
Ne abbiamo fatta di strada! (si siede contro la schiena di Chisciotte)
CHISCIOTTE
Ho un gusto strano in bocca! Vuoi guardare? (apre la bocca)
SANCIO
(senza controllare) I soliti buchi, signore! Qualcuno in più!
CHISCIOTTE
Ci tocca tornare, lo sai. (Sancio non risponde) A cosa pensi?
SANCIO
A niente! (poi insieme a Chisciotte) A tutto! (sorridono, Sancio imita Chisciotte) "Errare...vagabondare...battere i ciottoli di mille strade".
CHISCIOTTE
Come due bestie, Sancio, culo a culo!
SANCIO
Ehi, ma come parlate? (ridono; poi Sancio serio) Siamo soli, padrone!
CHISCIOTTE
No, Sancio! Siamo i primi! Non lo sapevi? I primi! (si sentono in lontananza voci che chiamano: "Alonso! Signor Alonso! Zietto!” come all' inizio) Ma adesso va! Tua moglie e i sancini ti aspettano!
SANCIO
Non ho voglia di tornare, padrone. Non abbiamo visto il mare!
CHISCIOTTE
(durissimo) Sei ancora qui? Va, va ti ho detto! (Sancio esce di malavoglia; è quasi notte, si alza un po' di vento)
Scena 20 UNA NOIOSA FORMALITA’ (appare Dulcinea/Maritornes, si avvicina a Chisciotte, gli appoggia il capo sulla spalla) CHISCIOTTE
Sono stato grottesco? (Dulcinea dice no con il capo) Dove ho sbagliato? (Dulcinea alza le spalle con un sorriso) Ho baciato l'aria attorno perchè tutto attorno a te fosse bacio... Ti ho chiamata tanto...
DULCINEA
Sono qui, adesso.
CHISCIOTTE
Il tempo delle pietre scagliate, il tempo delle pietre raccolte
DULCINEA
Il tempo di cercarsi... il tempo di lasciarsi.
CHISCIOTTE
(si scosta) Nebbia...Rumori... Stanno venendo.
146
DULCINEA
Non possono vedermi, lo sai. Abbiamo un segreto.
CHISCIOTTE
Le mie mani. (le guarda; Dulcinea gliele prende; Chisciotte si inginocchia) Non partirò più! (Dulcinea: “Lo so”) Ma posso raggiungerti!
DULCINEA
(commossa) Più tardi...dopo!
CHISCIOTTE
Tu piangi!
DULCINEA
Siete voi che piangete, cavaliere! (svanisce nel buio)
CHISCIOTTE
Dulcinea! (la notte si riempie di torce e di voci: "E’ qui! E’ qui!”)
NIPOTE
Zio...cosa fate qui a prender freddo? (Chisciotte non risponde, ha lo sguardo fisso dell’inizio, molto più sofferente)
DON PEDRO
Cosa vi dicevo? Ha ancora la sua ferraglia!
SANSONE
Sì, ma sembra più...più calmo! (sale sul palco seguito dagli altri)
NIPOTE
Su, zio, che è l' ora dei conti! Svegliatevi!
DON PEDRO
Se siete pazzo vi si chiude al lazzaretto e i vostri beni vanno per tutela a vostra nipote.
SANSONE
Ma se siete sano, firmate un pezzo di carta e date voi i beni a vostra nipote!
BARBIERE
Come vedete, signore... il risultato non cambia!
CHISCIOTTE
(li guarda, uno a uno, con aria vaga e sorridente) Già, già!
DON PEDRO
(agli altri) Che vuol dire con quel "già già"?
BARBIERE
Allora? (tutti aspettano la risposta di Chisciotte)
CHISCIOTTE
Devo firmare qualcosa? (stupore generale)
SANSONE
Qui! (porge un foglio e una penna) E' tutto pronto! Una noiosa formalità!
CHISCIOTTE
Un'imboscata, allora? (gli altri, scandalizzati, dicono di no; Chisciotte sorride, prende la penna e scrive, scrive a lungo; gli altri sono inquieti)
SANSONE
Dovete solo firmare! (Chisciotte termina e dà il foglio a Sansone che preoccupato legge) "E' possibile cambiare il mondo e noi qui presente, riuniti da solo com'è mia abitudine e costume, dichiariamo che tale pericolo può esistere. Ma non sono più io." (tutti tirano un sospiro di sollievo) E c'è la firma: "Alonso Chisciano"! (tutti applaudono; Don Pedro dà a Chisciotte una tremenda pacca sulla spalla)
DON PEDRO
Vecchio bacucco!
147
BARBIERE
Bravo, signor Alonso! (Sansone sventola il foglio)
DON PEDRO
Lode a Dio e al vostro cervello che è mutato di tramontana!
NIPOTE
Zietto! Sapete cosa facciamo adesso? Guardate! (strappa un libro; Chisciotte ha un sussulto, trattenuto a stento) Distruggiamo tutti i vostri libri! E poi li bruciamo. Un falò immenso! Cosa dite? (tutti aspettano)
CHISCIOTTE (è turbato, poi con un sorriso indefinito) Certo...certo...fate bene...(tutti si dànno da fare per distruggere i libri, li raccolgono, se li passano; è partita una musica e il coro canta) CORO
Nessuna onda, nessuna gobba, solo superfici lisce. Via i boschi, le montagne, i contrasti, siano riempiti i laghi. Ingoiate le coscienze. Abolita la saliva. Nessuno sputi sui nostri ritratti. (Chisciotte intanto si spoglia dell’armatura)
Scena 21 MORTE DI CHISCIOTTE (entra Maritornes, si tiene stretta il libro, si avvicina tristemente a Chisciotte) MARITORNES Andranno in polvere! Chi li potrà di nuovo leggere? CHISCIOTTE
(la osserva) Mi ricordo...no, non mi ricordo!
MARITORNES Non dovevate firmare! Vi faranno dormire nel pollaio! CHISCIOTTE
Nel pollaio?...(ride) Se lo faranno sarà per il mio bene!
MARITORNES (gli porge il libro e dice) "Lontano, lontano oceani interi da quella moglie bambina che, io Achab, ho sposato dopo i cinquanta e subito mettendo la vela il giorno dopo a Capo Horn." (sorride; Chisciotte ha sentito, sta pensando; Maritornes prende il libro e fa per darglielo) CHISCIOTTE
(toglie dal petto un libro uguale e glielo sporge; lei è stupita, poi sorride, lui la guarda poi ebete) Nel pollaio! (si rigira; Maritornes si allontana, va verso il centro palco, osserva di spalle il falò dei libri indi, arrabbiata, esce; Chisciotte va in proscenio e dice sottovoce) Polverizzati Sancio, sii libero spirito. Solo così non ti avranno. Solo così non ci avranno! (è partito un vento; gli attori/ parenti iniziano a girare, poi si spogliano dei loro abiti e li gettano in sala; il telo scende fino a terra)
SANCIO
(entra con la moto) Signore, ehi signore! Son tornando! Si riparte!
CHISCIOTTE
(con sorriso ebete) Si riparte?
SANCIO
Il destriero è pronto! (Chisciotte: “Il...?”) Il destriero, signore, scalpitante!
148
CHISCIOTTE
(si avvicina alla moto) E io che cercavo il mistero e c'ero seduto sopra!
SANCIO
Dove sarà, dove essendo vostra armatura?
CHISCIOTTE
(la indica) Non l' ho gettata?
SANCIO
(la raccoglie) Dobbiamo muoverci, padrone...viaggiare tutta la notte... qualcuno grattando il pavimento del mondo!
CHISCIOTTE
(sempre sorridendo stranamente) Che viaggio Sancio?
SANCIO
Sfidare gli incantatori...ritrovare Dulcinea!
CHISCIOTTE
(diventa sincero, non triste) Le ho parlato per l' ultima volta!
SANCIO
(si avvicina, gli occhi lucidi) No, signore. Sempre. E io sarò là, con voi!
CHISCIOTTE
(gli prende la faccia) Tu sei l'ultimo e il primo, ricordi? Babbuino! (scrive in aria) Caro diario, oggi abbiamo stabilito che esiste l'avvenire! (barcolla, si ferma, poi riprende e cade) Sancio! Non hai un peperoncino? Uno di quelli bruciaaanti! (muore; gli attori del Living, che avevano messo a posto i libri, soffiano su di loro come nell' ultimo respiro di Chisciotte)
SANCIO
No, non fatelo, vostra grazia. La pazzìa più grande che può fare un uomo da vivo è quella di diventare savio e lasciarsi morire, come se fosse cosa normale. Non fatelo, vostra grazia! (piange e corre verso la moto; gli altri osservano i libri, li rimettono a posto; Sancio nel silenzio tenta di far partire la moto; entra Judith)
JUDITH
Qui potrebbe terminare la nostra storia. Con i tentativi di Sancio di far partire la moto. Con la stessa idea di Chisciotte nel cuore. Riuscirà? Chissà. Dipende da tante cose. Possiamo aiutarlo se volete. Ad esempio potremmo fare: "Brum Brum"! Non è molto, lo so. Ma è quello che possiamo fare adesso. Proviamo? (inizia a fare "Brum Brum” e invita il pubblico ad eseguire, poi a soggetto) Bene! (oppure "Non ci siamo, riproviamo”) E, se volete, potrete anche farlo mentre uscite, o magari domani mentre passeggiate o lavorate. "Brum Brum". "E' pazza, o pazzo" vi diranno. Come hanno sempre detto di Chisciotte. No? Via! Riproviamo! "Brum Brum Brum Brum" (a lei si uniscono tutti gli attori, tranne Sancio che continua nei suoi tentativi; a un certo punto Sancio riesce a far partire la moto; Judith fa fermare il coro; tutti guardano la moto; la luce si abbassa fino a buio; il rumore della moto continua confondendosi con la musica finale)
FINE
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