Tra letteratura e cronaca. Amantèa nome da sogno antico e incubo contemporaneo. Amantèa non è solo una parola che segna il nome di un paese. Esistono dei brani della letteratura del '900 che evocano Amantèa come il luogo ove memoria, natura, paesaggio sono in grado di dare quiete ad una condizione umana tormentata. Quel nome si fa topos letterario . L'indimenticato Enzo Fera, nell'incipit della sua opera " Amantea la terra, gli uomini i saperi " - Ed.Pellegrini Editore, Cosenza 2000 – così scrive : "Amantea è una cittadina ricca di luoghi incantati e luminosi, disseminati di vestigia antiche, che spingono la memoria verso lo splendore delle civiltà del passato che hanno determinato il complesso della sua storia". Questo spingere la memoria verso il passato lo troviamo, ad esempio, nelle prime pagine di " Conversazione in Sicilia " di Elio Vittorini che leggevamo, ai tempi del Liceo, fieri della definizione che vi trovavamo del nostro paese. "Poi viaggiai nel treno per le Calabrie, ricominciò a piovere, a essere notte e riconobbi il viaggio, me bambino nelle mie dieci
fughe
indietro
per
da
casa
quel
e
dalla
paese
di
Sicilia, fumo
e
di
in
viaggio
gallerie,
avanti e
e
fischi
inenarrabili di treno fermo, nella notte, in bocca ad un monte, dinanzi al mare, a nomi da sogni antichi, Amantèa, Maratèa, Gioia Tauro." Nomi da sogni antichi, di passate illusioni, quando ancora il genere umano non era perduto e non avevano ragion d'essere quegli "astratti furori" di cui il personaggio era preso al tempo del viaggio verso la natìa Sicilia.
1
Per contro, nel romanzo " Non entrare nel campo degli orfani " di Enzo Siciliano, Amantèa è rievocata come luogo della giovinezza. Tornare in Calabria, per il personaggio, significa, tra l'altro rivivere, gli anni fondamentali della formazione giovanile in una terra favolosa, arsa e profumata sulle coste deserte. "... Còreca è uno scoglio che limita a sud l'ansa di Amantea. C'era una pista di cemento, le tende a strisce attorno per proteggere i tavolini dall'umido, e un'orchestrina che suonava per una dozzina di coppie. Molti ragazzi bevevano Peroni e Coca Cola al bar: guardavano gli altri ballare. Il mare scivolava nel buio sotto lo scoglio ... Dancing era scritto sulla soglia della pista in corsivo, con il sottile tubo azzurro del neon ...
Ad
capelli
2
Amantea
trovammo
ricci,
che
tre
sembravano
ragazze
napoletane,
aspettarci
accanto
brune, ad
i
una
porticina schiusa su un muro di mattoni ... Ci si parava di fronte una fila di piccole costruzioni, più magazzini che case, perse lungo orti di aranci annidati sotto la massicciata della ferrovia. Con la moto avevamo attraversato l'arco di un ponte, e le tre, con indosso vestagliette a fiori, avevano fatto cenni di mano nell'alone del nostro faro. La più adulta, addirittura, aveva mostrato in una risata, per un attimo, le cosce ... La strada era deserta. Sul dosso, contro il cielo buio, passò un treno
merci,
e
con
lentezza
imboccò
la
dirittura
verso
la
stazione di Amantea: cigolavano i vagoni su uno scambio. Seguì, subito dopo, il fischio di un direttissimo – per lo più i finestrini con la luce azzurra della notte: - arrivò fino a me il risucchio del vento. Ebbi voglia di pisciare, e pisciai lì, senza farmi da parte: nel silenzio, solo lo scroscio ..."
Vi lascio sognare i luoghi e le situazioni descritte. Annoto che quel direttissimo
dai
finestrini
azzurrati
fischia
anch'esso
nella
notte...forse una delle tante " Frecce del Sud " che in quegli anni portavano al Nord speranze di cartone.
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Un terzo caso di evocazione letteraria del nome di Amantèa ci è offerto dal
romanzo
L'autore,
"
nato
Stella a
errante
Nizza,
è
"
stato
di
Jean-Marie
insignito
del
Gustave Premio
Le
Nobel
Clézio. per
la
letteratura nel 2008. E' la storia di Esther che nell'estate del 1943 scopre cosa significhi essere ebrei in tempo di guerra. Terminato il conflitto Esther e la madre emigrano in Israele. Ma nuove guerre spazzeranno presto anche la terra promessa. " ...Mi parlava del passato, di mio padre. Diceva: "Michel". Mi parlava di Nizza, di Antibes, dei suoi giorni felici, delle passeggiate
lungo
il
mare,
delle
vacanze
in
Italia
a
Siena,Firenze, Roma.... Il ristorante di Amantea, il mare così azzurro, i promontori che si protendono nel crepuscolo. Era come se fossi stata con lei, con mio padre, come se avessi mangiato quell'anguria fresca e bevuto quel vino, sentito la musica
delle
onde
e
le
grida
dei
gabbiani.
Tutto
il
resto
spariva quando mi parlava di Amantea e di quei giorni d'estate
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del
loro
matrimonio...Ogni
giorno
la
voce
di
Elizabeth
diventava più flebile, raccontava continuamente le stesse cose, ripeteva gli stessi nomi, le stesse città, Pisa,Roma,Napoli e sempre il nome di Amantea, come fosse stato l'unico posto al mondo in cui la guerra non era mai arrivata...Sentivo la mano di Elizabeth stringere la mia, la sua voce mormorare parole incomprensibili, le parole d'amore pronunciate sulla spiaggia di Amantea, stretta al corpo di mio padre, le parole dette in segreto mentre il mare sembrava ancora più bello, rilucente di schegge di luce con le onde senza fine che avanzavano sulla spiaggia. ...L'acqua le scendeva nelle vene da un tubicino, goccia
a
goccia,
e
le
mie
parole
erano
come
quelle
gocce,
uscivano una dopo l'altra, impercettibili, flebili, lente: il sole, il mare, le rocce nere, il volo degli uccelli, Amantea, Amantea...
Ancora
parole
per
guadagnare
tempo,
per
restare
ancora un poco, per non andare via. Il sole, la frutta, il vino spumeggiante nei bicchieri,il profilo affusolato delle piccole barche nell'afa
da
pesca,
la
pomeridiana,
città la
di
Amantea
freschezza
delle
che
s'addormentava
lenzuola
sotto
la
pelle nuda, l'ombra azzurra delle persiane chiuse...non c'era stata nessuna guerra, niente aveva turbato l'immensità del mare così calmo..."Amantèa, Amantèa...bastava solo ripeterne il nome perchè quel suono, quel luogo, in cui la guerra sembrava non essere mai arrivata, lenisse le pene di una vita disgraziata.
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Ed è leggendo e rileggendo pagine come quelle riportate che ti viene da chiederti: questa era dunque la nostra ricchezza? Tutto stava in un nome da sogno antico, in uno scoglio e un golfo d'orti d'arance dove la meglio gioventù del dopoguerra veniva formandosi alla vita; tutto in quelle parole d'amore dette in segreto tra le tamerici sabbiose mentre il mare era ancora più bello solcato dal profilo di piccole lampare; tutto nel sole, la frutta, il vino spumeggiante nei bicchieri, la semplicità degli uomini e delle cose che niente sembrava turbare come l'immensità del mare così calmo.
La letteratura, certa letteratura, aveva capito in anticipo.
Poi muore il Novecento, secolo della modernità e dei grandi romanzi.
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Cosa rimane di quella ricchezza? In libreria ti passa tra le mani un libro di cronaca, scorri l'indice dei nomi, leggi Amantèa e vai a quella pagina.
" Ad Amantea, nel dicembre del 2007, è stato sequestrato il porto, controllato dal clan Africano-Gentile e utilizzato anche per traffici di droga, armi ed esplosivo. Oltre a ville e appartamenti, sotto sequestro è stata posta anche la motonave Benedetta II utilizzata per i collegamneti con le isole Eolie, in Sicilia. Le 'ndrine di Amantea, utilizzando tutta la loro forza intimidatrice, erano riuscite anche a "sfrattare" la capitaneria di porto di Vibo Valentia, costretta a smantellare i presidi fissi e mobili di vigilanza all'interno dell'area portuale, dopo aver subito una lunga seria di attentati.Gli Africano-Gentile, con l'appoggio del boss di Cetraro, Francesco Muto, gestivano anche il servizio dei rifiuti in molti comuni del comprensorio. Nel luglio del 2008 molte delle persone arrestate nel dicembre 2007, ..., sono state rinviate a giudizio." (Fratelli di sangue – N.Gratteri – A. Nicaso – Mondadori)
Chiudi il libro con lo sgomento nel cuore: il nome di Amantèa da sogno antico ora è diventato un incubo contemporaneo.
Antonio Buffone 23/06/12
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