Testo divulgativo sul Piano Territoriale del Parco dei Nebrodi e sul Regolamento
— LUGLIO 2004 —
Testo divulgativo sul Piano Territoriale del Parco dei Nebrodi e sul Regolamento Pubblicazione dell’Ente Parco dei Nebrodi. Ufficio dei Piani e della Programmazione sostenibile delle risorse Testi e Cartografie: AGRICONSULTING S.p.A. - Roma Fotografie: Archivio fotografico Ente Parco dei Nebrodi, Franco Barbagallo, Gino Fabio, Attilio Guarraci Nuccio Lo Castro Roberto Patroniti Angelo Restifo Daniele Titone Di Bianca Franco Zanghì
Ente Parco dei Nebrodi Sede Legale 98072 Caronia (ME) – Via R. Orlando, 126 Tel. 0921 333211 Fax 0921 333230 Sede Uffici e Servizi 98070 Alcara Li Fusi (ME) – Via U. Foscolo,1 Tel. 0941 793904/5 – Fax 0941 793240 Uffici e Servizi 98076 S.Agata Militello (ME) – Via Cosenz, 155 Tel. 0941 705934 – Fax 0941 705935 Ufficio Periferico 98033 Cesarò (ME) – Strada Nazionale Tel. e Fax 095 7732061 e-mail:
[email protected] www.parcodeinebrodi.it
Finito di stampare: Luglio 2004 Grafica e Stampa: Arti Grafiche ZUCCARELLO - S.Agata Militello (ME)
Indice
Presentazione
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• istituzione, finalità e strumenti del Parco
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• le risorse del Parco: valori, criticità, relazioni
pag. 10
La realtà del Parco
Il Piano Territoriale • funzioni, contenuti e iter di approvazione del Piano
pag. 13
• il Piano nel processo di pianificazione e gestione
pag. 16
• obiettivi e strategie del Piano
pag. 16
Le previsioni del piano • la zonizzazione
pag. 18
• il piano della fruizione
pag. 20
• attività di conservazione e di recupero ambientale • (territori da conservare e da recuperare)
pag. 21
• attività agrosilvopastorali
pag. 23
• piani specialistici di gestione
pag. 25
• direttive e indirizzi
pag. 26
Il Regolamento
pag. 28
Poster
pag. 30
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Presentazione
Il Parco dei Nebrodi sta per dotarsi del suo Piano Territoriale. Si tratta di un momento importante, forse storico, per un territorio che dopo secoli di marginalità aspira alla realizzazione di un modello di sviluppo improntato alla sostenibilità ambientale ed economica. I Nebrodi sono un territorio omogeneo, e al contempo complesso ed articolato, che mai prima d’ora era stato oggetto di processi di pianificazione su scala vasta. Un deficit, questo, che ha finora influenzato negativamente la qualità dello sviluppo. Il Piano Territoriale del Parco colma questo vuoto ed apre nuove ed interessanti prospettive per l’intera area. Costituisce, infatti, il primo esempio di programmazione territoriale di aera vasta che interessa la “regione” dei Nebrodi, anche oltre i confini della perimetrazione del Parco. Si concretizza così un’idea forte, un’ambizione che fin dalla istituzione del Parco ha orientato l’attività dell’Ente e di quei soggetti che in quest’idea si sono riconosciuti: il Parco non solo “area protetta”con le sue regole e le sue dinamiche interne - isola nell’isola -, bensì considerato come l’emergenza ambientale più significativa dei Nebrodi, in rapporto alla quale avviare un processo di pianificazione che coinvolge anche le altre emergenze del territorio non comprese al suo interno. Il Piano prefigura infatti strategie di sviluppo dell’intera area geografica a partire dalla conservazione, dalla riqualificazione e dalla valorizza-
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zione delle sue risorse ambientali e culturali: aree costiere, apparati paesaggistici, centri storici, corridoi di connessione ecologica riconsiderati in una logica di sistema orientata dal principio della sostenibilità e della partecipazione delle comunità ai processi decisionali. Sono certo che la comunità dei Nebrodi saprà cogliere questa occasione per riflettere sui valori del proprio territorio e della propria identità culturale, presupposti indispensabili per un armonico e duraturo sviluppo economico e sociale. Marcello Fecarotti Presidente del Parco dei Nebrodi
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La realtà del Parco Istituzioni, finalità e strumenti Con la LEGGE REGIONALE N. 6 MAGGIO 1981, N. 98 e successive modifiche e integrazioni, la Regione Siciliana si è dotata di un complesso di norme regolanti l’istituzione di parchi e riserve. Box 1 - Definizione di parchi naturali (da L.R. 98/81 e s.m.i.) Possono essere istituiti in parchi naturali quelle aree territoriali o marine di vaste dimensioni, che presentano rilevante interesse generale a motivo delle loro caratteristiche morfologiche, paleontologiche, biologiche ed estetiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna, per provvedere alla conservazione delle caratteristiche stesse ai fini scientifici, culturali, economico-sociali e dell’educazione e ricreazione dei cittadini.
Box 2 - Finalità istitutive (da L.R. 98/81 e s.m.i.) L’istituzione di parchi e riserve ha lo scopo di concorrere, nel rispetto dell’interesse nazionale e delle convenzioni e degli accordi internazionali, alla salvaguardia, gestione, conservazione e difesa del paesaggio e dell’ambiente naturale, per consentire migliori condizioni di abitabilità nell’ambito dello sviluppo dell’economia e di un corretto assetto dei territori interessati, per favorire la ricreazione e la cultura dei cittadini e l’uso sociale e pubblico dei beni stessi, nonché per scopi scientifici. Proprio ai sensi della L.R. 98/81 e s.m.i., con DECRETO ASSESSORIALE DEL 4 AGOSTO 1993 è stato istituito il Parco Regionale dei Nebrodi, a conclusione di un iter istruttorio iniziato nel 1985 con la nomina del commissario regionale ad acta e proseguito con la pubblicazione della proposta di istituzione, la presentazione delle osservazioni, la controdeduzione delle stesse e il voto conclusivo reso dal Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale. In uno specifico allegato cartografico al Decreto sono riportate la delimitazione esterna e i limiti delle zone interne al Parco. Attualmente il Parco, ai sensi del Decreto istitutivo, è dotato di un Regolamento che contiene la “disciplina delle attività esercitabili e dei divieti operanti in ciascuna zona”ai sensi dell’art.6 della legge regionale sopra richiamata; tale disciplina cessa di avere efficacia all’atto di entrata in vigore del Piano Territoriale del parco e del Regolamento. Il Piano Territoriale del Parco rappresenta, ai sensi della L.R. 98/1981 e s.m.i., lo strumento tecnico-amministrativo principale per la gestione del territorio protetto, senza con ciò esaurire il più ampio processo di pianificazione, programmazione e gestione che si sviluppa prima, durante e dopo l’approvazione del Piano stesso. La legge regionale “quadro” in materia di aree protette individua due ulteriori strumenti per la gestione del parco, complementari e congruenti col Piano, ma altrettanto specifici: il Regolamento, previsto all’art. 10, finalizzato a normare lo svolgimento delle attività di uso, fruizione e gestione delle risorse consentite dal Piano e le procedure operative per gli interventi e il Programma pluriennale economico-sociale, previsto all’art. 19, rivolto alla promozione delle attività compatibili nell’ambito del parco, nel rispetto dei vincoli e delle finalità del Piano Territoriale e del Regolamento del Parco Naturale Regionale dei Nebrodi. Nell’ambito di questo “sistema” di strumenti fortemente interconnesso, il Piano Territoriale
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svolge la funzione di individuare le strategie della conservazione dell’ambiente, degli usi del suolo, della fruizione e dello sviluppo economico e sociale sostenibile che guidano la gestione del territorio protetto, i processi innescabili, i vincoli e le linee di azione necessarie. Alla fine del 2000 l’Ente Parco dei Nebrodi ha incaricato la Società Agriconsulting SpA del servizio di redazione del Piano Territoriale del Parco e del Regolamento. La partecipazione delle comunità locali e delle istituzioni interessate alla formazione dei due strumenti è ritenuta essenziale e irrinunciabile, sia per la condivisione delle scelte e degli obiettivi da raggiungere, sia per la cooperazione da attivare nella realizzazione e gestione dei progetti. Con lo scopo di migliorare l’accesso del pubblico e facilitare l’informazione, con queste note si riassumono le indicazioni contenute nel Piano Territoriale del Parco e nel Regolamento.
Le risorse del Parco: valori, criticità, relazioni Il Parco dei Nebrodi - il più esteso dei quattro parchi regionali siciliani- comprende i monti omonimi che si estendono per circa 70 km parallelamente alla costa settentrionale in direzione est-ovest, costituendo parte della dorsale montuosa che si sviluppa, nonostante l’ampia cesura del mare, in continuità con l’Appennino Meridionale. L’area protetta si estende per circa 85.686 ha e interessa 21 Comuni ricadenti nelle Province di Messina, Catania ed Enna. Con i suoi rilievi, che raggiungono i 1800 m nella cima del Monte Soro, le emergenze geologiche, le ampie valli solcate da numerose fiumare che sfociano nel mare Tirreno, i laghi di alta quota, gli ambienti umidi montani di straordinario valore naturalistico e paesistico, il ricco ed esteso patrimonio boschivo, residuo della foresta che in tempi storici ricopriva buona parte dell’isola, la ricchezza della vegetazione e della fauna, il Parco dei Nebrodi costituisce un patrimonio di immenso valore ecologico e paesistico che richiede di essere conservato attraverso una gestione attiva. I prati pascoli che si sviluppano oltre i 1000 m, le aree delle pendici più basse coltivate ad oliveti, agrumeti, noccioleti e seminativi, gli insediamenti isolati (le case sparse della parte orientale, più agricola, e quelle accentrate di crinale o di pendio d’impianto feudale della parte occidentale) e i centri storici arroccati sui contrafforti, di grande valore architettonico e paesistico, costituiscono i segni di una estesa presenza dell’uomo nel territorio che oggi è Parco. L’ordinamento cerealicolo-zootecnico e l’ordinamento zootecnico caratterizzano in misura rilevante l’economia agricola di vaste aree del comprensorio nebroideo: nell’area montana -territori di Cesarò, Capizzi, Cerami, Tortorici- prevale l’ordinamento zootecnico specializzato che utilizza il pascolo del sottobosco, mentre nell’area di collina -comuni di Mistretta, Caronia, Alcara Li Fusi, e Floresta- è largamente diffuso l’ordinamento cerealicolo-zootecnico che utilizza le foraggere avvicendate. L’elevato indice di terre abbandonate rivela la prevalenza di una zootecnia polverizzata, per lo più senza stabile base aziendale. La realtà del Parco dei Nebrodi è stata indagata nell’ambito del processo di redazione del Piano Territoriale attraverso una serie di studi di settore, sviluppati nell’ambito di due fasi A1 – Informazioni di base e A2 – Analisi territoriale. Le analisi specialistiche hanno riguardato le seguenti tematiche: • Aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici • Aspetti botanico-vegetazionali • Aspetti faunistici • Aspetti forestali Aspetti agricoli e zootecnici • • Aspetti territoriali e urbanistici • Pianificazione e vincoli • Aspetti socio-economici.
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Lo studio delle diverse componenti ha seguito proprie specifiche metodologie di analisi, ma i singoli risultati sono stati successivamente ricondotti a un’interpretazione capace di confrontarsi e di relazionarsi con gli altri, tramite una sintesi interpretativa e valutativa redatta con riferimento a uno schema comune riportato nel BOX 3. Box 3 - Schema comune per la sintesi degli studi di settore com’è il Parco oggi quali sono le tendenze evolutive, in assenza di Piano quali i suoi principali valori quali le sue principali criticità e le loro cause quali sono le relazioni esistenti tra Parco e ambiente/territorio di contesto Più in particolare, sono stati individuati in sintesi: • lo stato e i processi in atto della componente ambientale esaminata; • le prospettive evolutive derivate dai processi storici, recenti e prevedibili (in assenza di Piano); • i valori che esigono di essere tutelati, gestiti, valorizzati (con i loro riferimenti cartografici); • le principali criticità di stato e di processo e le loro cause determinanti, interne o esterne • al Parco (con i loro riferimenti cartografici); • i rapporti di relazione ecologica, culturale, funzionale, fruitiva tra parco e contesto • territoriale, esistenti o necessari (con riferimenti cartografici di massima anche per le aree • esterne al Parco). Questo processo ha consentito di svolgere una serie di verifiche interdisciplinari che da un lato hanno richiesto ulteriori approfondimenti d’indagine e dall’altro hanno consentito di porre in relazione le conoscenze e le valutazioni sulle diverse componenti ambientali, territoriali e socioeconomiche del parco e di orientare il progetto di Piano. L’attenzione interdisciplinare valutativa e propositiva si è concentrata soprattutto su quelli che sono stati individuati come principali VALORI E OPPORTUNITÀ da tutelare, recuperare e gestire, sulle CRITICITÀ in atto che richiedono di promuovere processi di cambiamento verso una progressiva crescita di sostenibilità, sui RAPPORTI DI RELAZIONE ecologica, culturale e fruitiva tra Parco e contesto, esistenti e/o da potenziare e valorizzare. Nella tabella che segue (BOX 4) si riporta il riepilogo delle risultanze degli studi di Piano, con riferimento a due macro-componenti: la COMPONENTE NATURALE, abiotica e biotica, e la COMPONENTE ANTROPICA.
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Box 4 - Valori, criticità e relazioni
COMPONENTE ANTROPICA
COMPONENTE NATURALE ABIOTICA E BIOTICA
Temi
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Valori e Opportunità
Criticità in atto
- condizioni di pericolosità - presenza di emergenze geologica per fenomeni di geologico-ambientali di dissesto interesse per rarità, singolarità, rappresentatività e - rischio di compromissione di inserimento paesistico alcune formazioni vegetazionali e dei biotopi umidi per la - presenza di emergenze floristico-vegetazionali (comu- mancanza di adeguati dispositivi di tutela nità relitte) - eccessivo carico di pascolo - presenza di alberi monu- rischio di inquinamento mentali “genetico” nei casi di mancato - discreto livello di naturalità utilizzo del materiale di proed elevata biodiversità pagazione locale degli habitat delle acque elementi di pressione antropiinterne di notevole interesca a carico delle comunità se scientifico (biogeografifaunistiche (alterazioni della co) e paesistico copertura arborea dovute a - elevata biodiversità faunitagli; sfoltimento o eliminastica, suscettibile di valorizzione del sottobosco; asporzazione scientifica e cultutazione della lettiera e spierale (itinerari entomologici) tramenti; calpestio eccessivo) - presenza di diversi siti della - elementi di pressione antropiRete Natura 2000. ca a carico degli habitat delle acque interne (impoverimento delle coperture vegetazionali, captazioni di sorgenti; drenaggi per trasformazioni fondiarie; derivazioni; sistemazioni idrauliche; alterazioni per apertura di piste; eccessivo carico di pascolo).
Rapporti di relazione attuali e potenziali - possibilità di realizzare itinerari tematici lungo percorsi opportunamente scelti a evidenziare le tappe salienti dell’evoluzione geologica della catena siciliana: - 1) collegamento Nebrodi–Madonie: struttura appenninico-maghrebide; - 2) collegamento Nebrodi–Peloritani: saldatura fra struttura appenninica e struttura alpina dell’arco Calabro-Peloritano; - 3) collegamento con la struttura vulcanica del Monte Etna. - opportunità di realizzare corridoi eco-biologici di connessione con il mare e con le aree protette più prossime.
- riduzione della biodiversità - opportunità di mantenere rapporti di relazione con il e semplificazione strutturacontesto territoriale attraverle delle formazioni forestali so la conservazione del paedovute alle forme di gestiosaggio agrario tipico, vero - presenza di una ricca trama ne del patrimonio forestale, patrimonio culturale e storial pascolo, agli incendi e ai co delle comunità dell’area di beni culturali sparsi e tagli abusivi dei Nebrodi borghi rurali opportunità di riorganizzazio- marginalità economica - elevata dotazione di infrane del sistema di fruizione delle attività agricole e inefstrutture di collegamento. ficienza strutturale del siste- del Parco, a fronte di una notevole dotazione di inframa agro-industriale. strutture di collegamento, connotando i centri abitati dell’area Parco come “porte” dello stesso e collegando la trama dei beni sparsi al sistema di fruizione proposto. - persistenza di attività agricole tradizionali e di un paesaggio agrario di pregio, anche se residuale
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Il Piano Territoriale Funzioni, contenuti e iter di approvazione Il Piano Territoriale del Parco svolge 3 FUNZIONI PRINCIPALI: • STRATEGICA, in quanto definisce un quadro di riferimento che serve a orientare e coordinare le azioni e i programmi di intervento che competono ai diversi soggetti a vario titolo operanti sul territorio, agendo in sostanza come un piano d’area vasta che esprime visioni condivise per orientare i processi di conservazione e valorizzazione intrinseca del patrimonio di risorse naturali e culturali; • NORMATIVA, in quanto regola attraverso norme e progetti gli usi del suolo, le attività e gli interventi umani, la conservazione dei processi ecologici, la fruizione sociale; • ARGOMENTATIVA, in quanto costituisce “tavolo” di dialogo tra soggetti istituzionali, operatori, comunità locali e altri portatori di interessi, stimolandone l’interazione nella rispettiva autonomia e sollecitandone la comune responsabilità sui problemi da affrontare. Rispetto alla disciplina provvisoria del Decreto istitutivo il Piano introduce un quadro complessivo, coordinato e proiettato nel medio termine, delle azioni da intraprendere nella gestione, per far sì che ogni intervento pubblico o privato costituisca un tassello di una più ampia strategia rivolta a coniugare la conservazione e la riqualificazione dei valori naturali e culturali dell’area protetta con la fruizione sociale e il miglioramento socio-culturale della vita delle collettività locali. Tenendo conto di queste molteplici funzioni il Piano sviluppa i contenuti tecnici previsti dalla L.R. 98/81 e s.m.i. all’art. 17: a)
b) c) d) e) f) g) h)
l’articolazione del territorio del Parco in zone differenziate secondo i criteri di cui all’art.8 della L.R. 6/5/81, n.98, modificata dalla L.R. 9/8/88, n.14 nel rispetto dei confini di riserva integrale e generale fissati dal Decreto Istitutivo del Parco; la viabilità carrozzabile e pedonale e gli spazi destinati a parcheggi; le attrezzature pubbliche o di uso pubblico a servizio delle finalità del Parco; le aree di inedificabilità assoluta anche al di fuori delle zone “A” del Parco; le aree destinate ad interventi di restauro ambientale; le aree a destinazione forestale o agricola con le relative norme di utilizzazione; le infrastrutture a servizio dell’agricoltura e della zootecnia e le zone in cui tali attività sono consentite; i divieti di attività nonché le direttive e i criteri metodologici da osservarsi nella redazione degli strumenti urbanistici generali ed attuativi di competenza degli enti locali con riferimento alle zone “D”.
Tali contenuti sono riportati negli ELABORATI COSTITUTIVI del Piano Territoriale, elencati nel BOX 5.
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Box 5 - Sono elaborati costitutivi del Piano Territoriale: la Relazione generale; le Norme Tecniche di Attuazione; la Cartografia di Piano, secondo la numerazione e i titoli che seguono: Tav. 0 Inquadramento territoriale del Parco nel sistema delle aree protette (1:250.000) Tav. 1
Articolazione in zone del Parco (1:10.000) – n.11 subtavole
Tav. 1 bis Articolazione in zone del Parco: quadro di sintesi (1:25.000) – n.3 subtavole Tav. 2
Viabilità, infrastrutture e servizi – piano della fruizione (1:10.000) n. 11 subtavole, legenda in fascicolo allegato
Tav. 2 bis Piano della fruizione – quadro di sintesi (1:50.000) Tav. 3 Conservazione e restauro – aree di inedificabilità e di recupero ambientale (1:10.000) – n. 11 subtavole Tav. 4
Aree forestali ed agricole (1:10.000) – n. 11 subtavole
Tav. 5
Zone C (1:10.000)
Tav. 6
Proposte di ampliamento del Parco e di direttrici di connessione ecologica (1:50.000)
L’iter di approvazione del Piano Territoriale è definito dalla L.R. 14/88. Il Piano è adottato dal consiglio del parco, sentito il comitato tecnico – scientifico entro sessanta giorni dalla data di ricezione. Dopo la sua adozione e non oltre il decimo giorno dalla data della deliberazione del consiglio del parco, il Piano è depositato presso la sede dell’Ente e presso le segreterie comunali dei comuni interessati, a libera visione del pubblico per venti giorni consecutivi. L’effettuato deposito è reso noto al pubblico, oltre che a mezzo di manifesti murali, mediante pubblicazione di apposito avviso nella Gazzetta Ufficiale della Regione e in almeno un quotidiano a diffusione regionale. Fino a dieci giorni dopo la scadenza del periodo di deposito chiunque può presentare osservazioni al progetto di Piano Territoriale; in ordine alle prescrizioni esecutive contenute nel Piano possono essere presentate opposizioni dai proprietari di immobili interessati. Le osservazioni e le opposizioni devono essere visualizzate ove possibile su apposite tavole di Piano a cura dei progettisti. Il consiglio del parco, sentito il comitato tecnico - scientifico, formula le proprie deduzioni entro un mese dalla scadenza del termine di presentazione delle osservazioni e opposizioni medesime. Il Piano Territoriale del parco è trasmesso dall’Ente Parco all’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente entro venti giorni dalla deliberazione sulle osservazioni e opposizioni. L’Assessore regionale per il territorio e l’ambiente approva con proprio decreto il Piano Territoriale del parco entro centottanta giorni dalla sua presentazione, sentiti il Consiglio regionale dell’urbanistica e il Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale. Con il decreto di approvazione possono essere apportate modifiche al Piano necessarie per assicurare l’osservanza di leggi statali e regionali nonchè le modifiche, non sostanziali, che non comportino revisione dell’impostazione generale del Piano Territoriale. Nel caso di restituzione del Piano Territoriale per rielaborazione parziale, il consiglio del parco
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è tenuto ad effettuarla nel termine di mesi tre; nel caso di restituzione del Piano Territoriale per rielaborazione totale, il consiglio del parco è tenuto ad effettuarla nel termine di mesi sei. Le prescrizioni del Piano sono di diretta e immediata applicazione per le amministrazioni regionale e locali, per gli enti pubblici e privati e per i privati. Nel BOX 6 è schematizzato l’iter di approvazione del Piano Territoriale. Box 6 - Iter di approvazione del Piano Territoriale del Parco Regionale
Consiglio del Parco, sentito il CTS adozione entro 60 gg dalla ricezione
Sede dell’Ente e segreterie comunali deposito per 20 giorni
Osservazioni e opposizioni dei proprietari entro 30 giorni dal deposito
Consiglio del Parco, sentito il CTS deduzione sulle osservazioni entro 1 mese dal termine del deposito
Assessorato Regionale per il Territorio e l’Ambiente, sentiti il Consiglio Regionale dell’urbanistica e il Consiglio Regionale per la protezione del patrimonio naturale approvazione definitiva entro 180 giorni dalla ricezione del Piano e della deliberazione sulle osservazioni
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Il Piano nel processo di pianificazione e gestione Il Parco dei Nebrodi rappresenta un ambiente che è stato oggetto per secoli di continue manipolazioni da parte dell’uomo, dove le attività economiche si sono stratificate adattandosi ai processi ecologici locali, ma anche modificandoli in modo significativo. La pianificazione è stata fortemente orientata da questa situazione, configurandosi più che come operazione di mantenimento di realtà preziose e/o di restauro ecologico ed economico di parti compromesse, come guida delle azioni che in ogni parte del Parco, pur in misura diversa, ricercano una progressiva maggiore compatibilità tra ambiente naturale e attività umane. Nel caso del Parco dei Nebrodi, più ancora che in generale, i rapporti tra parco e contesto si rivelano cruciali sia in termini ambientali che in termini socio-economici, data l’elevata presenza di attività umane, soprattutto agricole e pastorali, strettamente legate a un vasto territorio esterno e la forte vicinanza dei centri abitati posti sul perimetro del Parco. Questa condizione determina la presenza di forti pressioni sul territorio del Parco, in parte indotte da fenomeni e processi che si svolgono fuori dai suoi confini. D’altra parte, l’adiacenza agli altri tre parchi regionali (Etna, Madonie e Alcantara) e a numerose altre aree di speciale protezione (Sic, Zps e Riserve Naturali) e il ruolo che questo grande bacino di natura e paesaggio della Sicilia orientale può svolgere nell’ambito dell’Isola e più estesamente nell’ambito mediterraneo (vedi Tav. 0 - Inquadramento territoriale del Parco nel sistema delle aree protette) rappresentano una grande opportunità di valorizzazione che induce la pianificazione del Parco ad uscire dai suoi confini, sia in termini analitici che progettuali, per individuare nuovi o più rafforzati legami ecologici, economici e sociali con il territorio vasto. Rilevante è il ruolo dell’attività di gestione nell’accompagnare e nello sviluppare i processi delineati dal Piano, sia per il territorio interno che per quello esterno; ciò richiede un continuo coinvolgimento delle comunità locali, degli operatori, delle altre istituzioni competenti nel campo del governo del territorio e delle politiche ambientali.
Obiettivi e strategie del Piano Le finalità istitutive del Parco dei Nebrodi e la vigente normativa regionale individuano gli obiettivi generali del Parco, già richiamati nel BOX 2. Il Piano rappresenta il principale strumento attraverso cui il Parco persegue questi obiettivi; ad essi quindi deve riferirsi. Dalle finalità sopra richiamate emergono alcuni elementi essenziali di attenzione: lo stretto rapporto del parco con il territorio, estesamente inteso come spazio di natura, paesaggio, economia e società locale; l’ineludibile legame tra conservazione dell’ambiente naturale, difesa e fruizione del paesaggio e sviluppo del territorio e dell’economia locale; l’importanza dunque di coniugare le necessarie misure difensive con interventi attivi, diretti, di promozione e di sostegno. Questi elementi possono sintetizzarsi nel seguente obiettivo generale del Piano: RENDERE IL PARCO RISORSA E STIMOLO PER IL TERRITORIO LOCALE. Tale obiettivo generale si specifica in obiettivi più articolati: • CONSERVAZIONE E RIQUALIFICAZIONE DEI PRINCIPALI AMBIENTI AD ELEVATA E BUONA • NATURALITÀ; • CONSERVAZIONE E RESTAURO DEL PATRIMONIO CULTURALE, DEI PAESAGGI E DELLA • DIVERSITÀ PAESISTICA;
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• INDIRIZZO E PROMOZIONE DI MODELLI DI GESTIONE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE VOLTI • A PERSEGUIRE MAGGIORI LIVELLI DI SOSTENIBILITÀ (AMBIENTALE, ECONOMICA E SOCIALE); • ORGANIZZAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLA FRUIZIONE DEL PARCO APERTA AL • COINVOLGIMENTO DEL TERRITORIO DI CONTESTO; • SVILUPPO DELLA CONOSCENZA, DELLA RICERCA E DEL MONITORAGGIO PER UN • PROGRESSIVO ADEGUAMENTO DELLA GESTIONE; • COSTRUZIONE DI LEGAMI ECOLOGICI, PAESISTICI, FRUITIVI ED ECONOMICI TRA PARCO • E TERRITORIO VASTO ESTERNO; • COINVOLGIMENTO DELLE ISTITUZIONI, DELLA POPOLAZIONE E DEGLI OPERATORI • NELLA FORMAZIONE E NELLA GESTIONE DEL PIANO. Si può osservare come gli obiettivi delineati si caratterizzino per una spiccata trans-scalarità che, pur attribuendo attenzione specifica alla scala locale, la superano aprendo il Parco a relazionarsi con politiche di più ampia scala. Ciò si verifica, ad esempio, nell’ambito della conservazione della natura, con gli indirizzi per la revisione dei confini e con l’individuazione di direttrici di connessione ecologica con le altre adiacenti aree protette e col territorio verso il mare, come tassello della costruzione della rete ecologica regionale e più ampiamente nazionale ed europea. Si verifica inoltre nell’ambito del piano della fruizione (vedi POSTER 3 - Tav. 2 bis), dilatato a incorporare i più significativi centri storici posti ai bordi del perimetro, attribuendo a essi funzioni nodali di presentazione del Parco ai visitatori, di partenza delle escursioni e di ricettività. La proposta del Museo del territorio, inteso come centro di ricerca e di educazione permanente sul patrimonio naturale e culturale del parco, diffuso sul territorio e nei centri abitati esterni, realizzato in strutture che riutilizzano il patrimonio architettonico esistente, coinvolge oltre all’area protetta, più estesamente risorse, valori e servizi del contesto. L’insieme di questi obiettivi ha orientato la proposta di Piano e le sue strategie. Sono emersi alcuni PRINCIPALI ORDINI DI VALORI DA TUTELARE, RECUPERARE E GESTIRE con visione unitaria e prospettica: • LE AREE A PIÙ ELEVATA NATURALITÀ, FONDAMENTALI PER LA CONSERVAZIONE DEGLI • ECOSISTEMI E DELLA BIODIVERSITÀ; • IL PATRIMONIO CULTURALE E IL PAESAGGIO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE FORESTE, • ALLE ATTIVITÀ ZOOTECNICHE E ALL’AGRICOLTURA; • LA PRESENZA UMANA E LE ATTIVITÀ ECONOMICHE CHE SVOLGONO UN RUOLO SIGNIFICATIVO • NELL’ECONOMIA LOCALE. Questi valori possono progressivamente crescere in qualità, facendo assumere al Parco un ruolo maggiormente significativo nel quadro ecologico-ambientale e anche economico del territorio di contesto. Il Piano propone di CONCENTRARE LE STRATEGIE DI GESTIONE SU QUESTI VALORI, sfruttandone le potenzialità e mitigandone le incompatibilità, per fare del Parco di Nebrodi un punto di eccellenza della gestione integrata degli aspetti naturali e culturali nell’area mediterranea.
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Le previsioni del Piano La zonizzazione La divisione del Parco in zone alla sua istituzione risponde alle richieste della legge “quadro” che, attribuendo al Piano territoriale del parco il compito di articolare il territorio in zone secondo i criteri di cui all’art.8, richiede il rispetto dei confini delle zone A e B fissati dal Decreto istitutivo. La proposta di zonizzazione formulata nell’ambito del Piano Territoriale muove dalla constatazione, derivata dagli studi specialistici svolti, che nelle zone A e B definite dal Decreto Istitutivo risultano comprese tipologie di ambienti diversi, che necessitano di disciplina differenziata. Per tener conto di questa esigenza, il Piano propone una disciplina generale per le zone A e B che trova, per specifiche e limitate parti comprese nelle stesse zone (definite come sottozone A1 e B1), alcune precise “limitazioni” volte a garantire la conservazione dinamica degli ecosistemi e delle componenti ambientali individuati come di particolare interesse e valore per il Parco. Non si è invece ritenuto necessario introdurre variazioni nelle delimitazioni delle zone C e D, individuando per ciascuna zona C una specifica disciplina adeguata al particolare ambiente e per le zone D le direttive e i criteri da osservarsi nella redazione degli strumenti urbanistici locali. Le ZONE DI RISERVA INTEGRALE (ZONE “A”) si identificano con ecosistemi o ecotoni (o loro parti) di grande interesse naturalistico e paesaggistico, caratterizzati da un’antropizzazione relativamente minima. Esse corrispondono alla dorsale dei Nebrodi e al tratto di origine dei principali corsi d’acqua. Nell’ambito delle zone A il Piano Territoriale ha individuato le SOTTOZONE “A1” che interessano territori privi di consistenti utilizzazioni per attività produttive e caratterizzati da habitat significativi particolarmente ben conservati. Tali sottozone comprendono: • i più importanti settori del sistema montuoso con copertura forestale particolarmente integra (procedendo da ovest verso est: il Monte Castelli; il Monte Pomiere; il Pizzo Manca Badia; il Timpone Mirio; l’area in contrada Porcaria; il Monte Soro; il versante nord del Monte Scafi; la Serra del Re, con tratto di origine del Torrente Saracena); • i tratti dei corsi d’acqua principali in condizioni di elevata naturalità con i sistemi forestali che essi attraversano (procedendo da ovest verso est: l’area Urmo; il basso e medio corso del Torrente Cannella; l’alto bacino del Vallone Porcaria; il bacino dell’affluente al Torrente Caprino; il Torrente Cicogna; il reticolo in contrada Camolato; il medio corso del Torrente Inganno); • le aree forestali con sistemi di laghetti e zone umide (procedendo da ovest verso est: il Lago Zilio; la zona umida Serra della Testa; il laghetto Colle del Giudeo; le aree in località Pizzo della Battaglia e Poggio Pracino); • i sistemi forestali di particolare rilevanza per la presenza di fustaie e alberi monumentali o di grandi dimensioni e/o per la presenza di habitat e specie di interesse comunitario (procedendo da ovest verso est, il Pizzo Bidi; il Pizzo Fau; il Pizzo Gilormo; l’area in contrada Bussonita); • le timpe e i costoni rocciosi ed habitat contigui, di grande importanza per l’avifauna (procedendo da ovest verso est, il Monte Pagano; il Monte Cedro; le Rocche di Alcara Li Fusi; il Monte Pietre Bianche).
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Le sottozone A1 non includono aree a pascolo, ma solo radure di modesta estensione. IL PIANO TERRITORIALE PREVEDE CHE LA GESTIONE DELLE ZONE “A” SIA ORIENTATA ALLA CONSERVAZIONE DELL’AMBIENTE, TANTO NELL’INDIVIDUALITÀ DEI POPOLAMENTI BIOLOGICI, CHE NELLA LORO INTERDIPENDENZA. SEBBENE L’ANTROPIZZAZIONE SIA RIDOTTA, LE ATTIVITÀ DELL’UOMO INTERAGENDO CON I DINAMISMI NATURALI HANNO DETERMINATO CONSISTENTI CAMBIAMENTI DEGLI ECOSISTEMI ORIGINARI E DATO ORIGINE A UN SISTEMA ECOLOGICO COMPLESSO LA CUI BIODIVERSITÀ DEVE ESSERE CONSERVATA. SI PREVEDE L’ADOZIONE DI UN AMPIO VENTAGLIO DI MISURE CHE VANNO DALLA PROTEZIONE DELL’INTEGRITÀ DI HABITAT NATURALI, A INTERVENTI CHE FAVORISCONO LA CRESCITA DELLA NATURALITÀ, ALLA DEFINIZIONE DI MODALITÀ DI SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ ZOOTECNICHE E FORESTALI CHE RISULTINO COMPATIBILI CON LA FINALITÀ PRIMARIA DELLA CONSERVAZIONE DEI VALORI NATURALI.
Le ZONE DI RISERVA GENERALE (ZONE “B”) si identificano con aree qualificate da elementi di importanza per la conservazione. Interessano circa la metà dell’estensione dell’area protetta costituendo una sorta di “cuscinetto” intorno alle zone A. Esse comprendono: boschi di origine naturale, boscaglie e arbusteti; popolamenti e formazioni forestali artificiali; pascoli e prati collinari e montani; paesaggi agrari tradizionali; corsi d’acqua; aree di tutela paesaggistica generale; aree interessate da programmi di recupero ambientale; aree per infrastrutture a supporto delle attività tradizionali; insediamenti isolati a servizio delle attività economiche; attrezzature ricettive, di servizio del parco e di supporto alla fruizione. Nell’ambito delle zone B il Piano territoriale ha individuato le SOTTOZONE “B1” (vedi Tavv.1 e 1 bis di Piano) che interessano ecosistemi o ecotoni di elevatissimo pregio naturalistico e paesaggistico, includendo: • habitat forestali che costituiscono continuazione delle sottozone A1 (procedendo da ovest verso est, il Monte Castelli; l’area Urmo; il Monte Pietre Bianche); • habitat forestali attraversati o costeggiati da corsi d’acqua in condizioni di elevata naturalità, appartenenti ad aree che non presentano parti significative incluse in zona A (procedendo da ovest verso est: l’area in località Pizzo Michele; un piccolissimo tratto del medio corso del Torrente Inganno, per la restante parte incluso nella sottozona A1; l’area Licedro-Torrente Cutò; un tratto del Torrente Saracena; l’area Catafurco; il Bosco del Flascio); • timpe e costoni rocciosi di interesse per l’avifauna (il Monte Pietre Bianche). In alcune di queste sottozone si trovano anche laghetti, sorgenti e zone umide. Le sottozone B1 non includono praterie utilizzate a pascolo, ma solo radure di modesta estensione. IL PIANO TERRITORIALE PREVEDE CHE LA GESTIONE DELLE ZONE “B” SIA ORIENTATA ALLA CONSERVAZIONE DEI CARATTERI DEI SISTEMI ECOLOGICO-PAESISTICI PRESENTI, ATTRAVERSO IL MANTENIMENTO DEGLI AMBIENTI NATURALI E LA GESTIONE SOSTENIBILE DELLE SUPERFICI PRODUTTIVE INTERESSATE DA ATTIVITÀ TRADIZIONALI. All’istituzione del Parco sono state individuate nove ZONE “C” DI PROTEZIONE distribuite lungo il perimetro dell’area protetta, di estensione limitata (compresa tra i 30 e i 130 ha). In queste zone sono presenti: attività agricole e zootecniche; aree boscate di limitata estensione; aree con formazioni erbacee e arbustive utilizzate a pascolo. IL PIANO TERRITORIALE PREVEDE CHE LA GESTIONE DELLE ZONE “C” SIA SPECIFICAMENTE ORIENTATA A FAVORIRE LA TUTELA DEL PAESAGGIO, LA FRUIZIONE RICREATIVA E CULTURALE E L’USO SOCIALE DEI BENI. Le previsioni dettagliate di conservazione e sviluppo e l’individuazione delle attività consentite in ciascuna sottozona sono definite nelle Norme Tecniche di Attuazione e rappresentate cartograficamente nella Tav. di Piano n.5 – Zone C, scala 1:10.000.
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Le ZONE “D” DI CONTROLLO, analogamente alle zone C, sono distribuite lungo il confine del Parco, occupando una porzione significativa (circa il 15%) della superficie totale. In esse sono presenti attività agricole e zootecniche e relative strutture edilizie; aree boscate e arbusteti; aree pascolive; aree di interesse paesaggistico e, quasi sempre, significativi fenomeni di antropizzazione. Alcune zone “D” sono prossime ai centri abitati posti all’esterno del perimetro. Porzioni di tali zone sono interessate da vincoli di inedificabilità assoluta e relativa, come indicato cartograficamente nella Tav. di Piano n. 3 - Conservazione e restauro - aree di inedificabilità e di recupero ambientale, scala 1:10.000. IL PIANO TERRITORIALE DEL PARCO PREVEDE CHE LA GESTIONE DELLE ZONE “D” DI CONTROLLO SIA SPECIFICAMENTE ORIENTATA A CONSENTIRE MIGLIORI CONDIZIONI DI ABITABILITÀ, NELL’AMBITO DELLO SVILUPPO DELL’ECONOMIA E DI UN CORRETTO ASSETTO DEL TERRITORIO. Le NTA comprendono anche le Direttive e i Criteri metodologici per la pianificazione comunale, ai sensi di quanto previsto dall’art. 18, comma i) della L.R. quadro.
Il piano di fruizione Perché il Parco possa rispondere alle finalità della L.R. n.98/81 e s.m.i. quali la salvaguardia degli ecosistemi, la conoscenza dei suoi aspetti peculiari e la “salvaguardia, gestione, conservazione e difesa del paesaggio e dell’ambiente naturale…per la ricreazione e la cultura dei cittadini e l’uso sociale e pubblico dei beni stessi nonché per scopi scientifici”, si rendono necessarie strategie funzionali al raggiungimento di queste finalità. Non si tratta solo di prevedere nuove attrezzature, ma di RILANCIARE L’INTERA ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE INTERNA AL PARCO E DI CONSOLIDARNE IL RAPPORTO CON IL TERRITORIO CIRCOSTANTE. Il piano della fruizione definisce un’organizzazione complessiva dei sistemi dei collegamenti, dei servizi e delle attrezzature, complementari a quelli esistenti, funzionale a: • la conoscenza dell’intero territorio dei Nebrodi; • il potenziamento delle relazioni tra il territorio del Parco e il contesto privilegiando soprattutto i rapporti funzionali con i centri abitati; • il mantenimento e potenziamento delle attività produttive. I centri abitati, ricchi di storia e di monumenti, si configurano come vere e proprie “porte” del Parco, ruolo che può essere rafforzato solo con la localizzazione di servizi e attrezzature di differente tipologia e funzione, integrati con quelli posti all’interno dell’area protetta. Le attività che occorre supportare sono quelle relative a: gestione e vigilanza, conoscenza, ricerca scientifica, tempo libero e ricettività. La GESTIONE del Parco viene esercitata all’interno degli uffici dell’Ente, esistenti e programmati. Per la funzione di VIGILANZA, è prevista l’integrazione delle strutture esistenti (caserme forestali e altre strutture per la vigilanza). Le attrezzature finalizzate alla CONOSCENZA del Parco sono individuate nei centri visita, nei centri di informazione, nei musei esistenti e nel “Museo del territorio”. Tali attrezzature sono localizzate sia all’interno dei centri abitati sia in punti considerati di accesso privilegiato al Parco. I centri visita svolgono un ruolo di grande importanza nel processo di conoscenza delle peculiarità del Parco e di introduzione alla visita dello stesso. La loro localizzazione nei centri abitati conferma l’importanza del rapporto tra centro abitato e Parco. I centri di informazione hanno anch’essi funzione di supporto ai visitatori, soprattutto nella for-
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nitura di informazioni e materiale illustrativo relativo all’organizzazione del Parco, alle eventuali visite guidate, ecc. Delle attrezzature per la conoscenza fa parte il sistema museale, pensato come sistema diffuso in tutto il territorio (compresi i centri abitati) che ricomprende le strutture già esistenti in nove dei centri abitati e prevede la realizzazione di cinque nuove strutture da localizzare nella fascia sud e nella zona nord-est del Parco. Integra questo sistema la realizzazione di tre giardini botanici tematici che si configurano come musei “en plein air” rivolti sia a un pubblico di curiosi e di appassionati, che a visitatori occasionali. A supporto delle attività di conoscenza e fruizione del Parco risulta di grande importanza il SISTEMA DELLA RICETTIVITÀ. Esso deve tenere conto delle diverse tipologie di fruitori, dell’opportunità di dotare di strutture ricettive i centri abitati, di localizzare tali strutture in modo distribuito sul territorio del Parco, così da assicurarne la frequentazione in ogni parte. In considerazione della dimensione del Parco e dell’attuale dotazione di ricettività (insufficiente e localizzata soltanto in alcune zone), sono state previste nuove strutture ricettive, in immobili non utilizzati, con particolare attenzione al versante interno, di difficile raggiungimento e certamente meno organizzato del versante tirrenico. Un ruolo centrale è espletato dal SISTEMA DEI COLLEGAMENTI, articolato in una serie di reti differenti per tipologia e funzione: la rete principale (strade principali) garantisce le relazioni tra i diversi centri abitati e tra questi e il Parco; lungo la rete principale sono localizzate aree attrezzate che si configurano come nodi d’intersezione tra rete principale e rete secondaria. La rete secondaria è articolata in quattro diverse tipologie: piste a libera percorrenza; piste a traffico limitato; sentieri pedonali; circuiti ippici.
Attività di conservazione e di recupero ambientale (territori da conservare e da recuperare) Per tutte le zone del Parco il Piano Territoriale definisce norme relative all’attività edilizia, finalizzate alla conservazione e al restauro del patrimonio esistente nelle parti sottoposte a più elevata tutela. Il Piano Territoriale individua inoltre nell’elaborato Tav.3 – Conservazione e restauro: aree di inedificabilità e recupero ambientale (vedi POSTER 6 - Tav. 3) le aree interessate da vincoli di inedificabilità assoluta e relativa e dunque sottoposte a una particolare disciplina di conservazione. • Sono AREE DI INEDIFICABILITÀ ASSOLUTA quelle interessate dal vincolo di tutela dei boschi e delle relative fasce di rispetto, ai sensi della normativa regionale. Nei terreni rimboschiti artificialmente e nelle relative zone di rispetto resta salva la facoltà di edificare nei limiti previsti dalla normativa vigente per le zone territoriali omogenee agricole; tali aree sono da considerarsi dunque interessate da un vincolo di inedificabilità relativa. Sono infine aree di inedificabilità assoluta quelle interessate da un grado di pericolosità molto elevato per fenomeni di esondazione e elevato per fenomeni legati alla dinamica fluviale. L’individuazione cartografica di tali aree deriva dall’elaborato di analisi “Pericolosità idrogeologica” scala 1:25.000. • Le AREE DI INDEFICABILITÀ RELATIVA sono quelle nelle quali l’edificazione potrà essere ammessa in maniera condizionata, sulla base delle risultanze delle verifiche conoscitive prescritte. Oltre ai già citati terreni rimboschiti artificialmente e alle relative zone di rispetto, sono aree di inedificabilità relativa quelle nelle quali sono presenti o possono verificarsi situazioni di pericolosità legate a fenomeni naturali o indotti e in particolare: le aree con grado di peri-
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colosità elevato o molto elevato per frane di crollo; le aree con grado di pericolosità molto elevato per fenomeni franosi; le aree con grado di pericolosità basso o molto basso su terreni a substrato argilloso-arenaceo o calcareo; le aree con grado di pericolosità medio-alto per fenomeni di dissesto superficiale diffuso. Nei siti che presentano un grado di pericolosità elevato, tale da renderli incompatibili a qualsiasi intervento di trasformazione d’uso, è da escludere qualsiasi intervento suscettibile di modificare il già precario equilibrio geomorfologico; vanno fatte salve le opere di tutela e consolidamento per la mitigazione del rischio, che dovranno comunque essere adeguatamente studiate e progettate attraverso dettagliate indagini geognostiche finalizzate a uno studio completo sul grado di stabilità e/o pericolosità. Per eventuali trasformazioni di queste aree è indispensabile eseguire studi geologici, geomorfologici e geotecnici di dettaglio al fine di realizzare una verifica puntuale delle condizioni di stabilità e di individuare idonei interventi di consolidamento a salvaguardia di manufatti esistenti o programmati. Nello stesso elaborato cartografico Tav.3 - Conservazione e restauro: aree di inedificabilità e recupero ambientale, il Piano Territoriale individua inoltre cartograficamente gli interventi di recupero ambientale - distinti tra quelli di restauro e quelli di riqualificazione - dettagliandoli in specifiche schede tecniche riportate nelle NTA del Piano. Segue una tabella riepilogativa (BOX 7) degli interventi di recupero previsti. Box 7 - Interventi di restauro e riqualificazione ambientale LOCALIZZAZIONE
ZONE
INTERVENTI PROPOSTI
1
Piano Menta
A
Intervento di restauro ambientale dell’area sbancata mediante impianto di arbusti ed alberi e rilascio di una parte delle portate per ripristinare i prati umidi siti immediatamente a valle.
2
Traversa T. Martello
A
Intervento di restauro ambientale del sito; tale intervento è stato intimato dal tribunale alla ditta che ha realizzato la traversa senza le prescritte autorizzazioni.
3
Cantiere Ancipa
D
Si tratta dell’area del cantiere che stava realizzando le condotte di adduzione all’Ancipa delle acque del T. Martello e di altri torrenti minori. Si propone un intervento di riqualificazione ambientale orientato al ripristinare ambienti naturali, eliminare fenomeni di dissesto migliorare il paesaggio.
4
Traverse Torrenti Cutò e Cicogna
A, B
Interventi che garantiscano il deflusso vitale.
5
Traversa T. Finocchio
D
Interventi che garantiscano il deflusso vitale.
6
Traversa T. S. Elia
B
Interventi che garantiscano il deflusso vitale.
7 Ex cava in località Salto
B
Riqualificazione ambientale di un sito di cava calcarea (cfr. P.T.I. 2002-2004) e realizzazione di un giardino di piante rupicole.
8
Zona umida Gurgo
B
Riqualificazione ambientale dell’ambito circostante la zona umida (cfr. P.T.I. 2002-2004).
9
Zona Acqua Santa
B
Riqualificazione ambientale dell’ambito circostante la zona indicata (cfr. P.T.I. 2002-2004).
10
Felceti
B
Recupero al pascolo dei felceti posti in aree a dolce pendio e prossime ai pascoli, per ridurre la pressione del pascolo sui cotici erbosi naturali e per prevenire danni al bestiame.
11
12
Aree con forte A,B,C,D Blocco dei processi erosivi mediante opere di ingegneria naturalistica (riqualifierosione innescata da cazione ambientale). Particolarmente urgenti gli interventi in alcuni boschi prospiste e dal pascolo simi al sistema di piste ove l’erosione ha provocato la perdita di alcune decine di centimetri di suolo e in alcune piste abbandonate che hanno dato origine a profondi solchi erosivi Popolamenti forestali artificiali
A,B,C,D Interventi di restauro ambientale (rinaturalizzazione delle formazioni forestali artificiali).
13 Aree soggette a dissesto A,B,C,D Interventi di riqualificazione ambientale e messa in sicurezza delle aree. idrogeologico
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Attività agrosilvopastorali L’attività imprenditoriale agricolo-zootecnica e la gestione del patrimonio forestale rappresentano risorse economiche importanti per il comprensorio nebroideo; in quanto tali, dovranno necessariamente conciliarsi con le finalità di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e del paesaggio. I COMPARTI AGRICOLI maggiormente rappresentati all’interno del Parco (olivicolo, seminativo, coricolo) versano però in una condizione di forte marginalità economica. Importanti prospettive sono rappresentate sia dal potenziamento delle strutture ricettive agrituristiche e di turismo rurale, sia dall’adozione di una politica di marchio capace di promuovere adeguatamente le produzioni agricole locali (olio, formaggi, salumi). L’attività agrituristica ha rappresentato negli ultimi anni una delle più interessanti fonti d’integrazione del reddito agricolo; le opportunità offerte dagli incentivi della politica agricola comunitaria hanno determinato la realizzazione di numerose strutture, anche all’interno del territorio del Parco. La possibilità di realizzare una rete di servizi nella quale le aziende agrituristiche siano integrate con percorsi enogastronomici, sentieri naturalistici e con le tradizionali località turistiche del territorio appare di fondamentale importanza per la promozione di sinergie tra imprenditori agricoli e Parco. Altrettanto importante appare, inoltre, data la crescita della domanda di prodotti agricoli certificati e garantiti da un marchio di qualità, la possibilità di concentrare e commercializzare con il medesimo marchio le tante e differenti produzioni locali che vengono realizzate nel territorio del Parco. In questo quadro il Piano Territoriale promuove la diffusione delle tecniche di agricoltura e zootecnia biologica, capaci di assicurare sia uno standard di conduzione delle aziende agricole eco-compatibile, sia requisiti di qualità superiore delle produzioni ottenute; la politica agricola comunitaria, attraverso lo strumento dei fondi strutturali, sostiene economicamente queste linee di sviluppo. Nall’area del Parco l’ATTIVITÀ ZOOTECNICA viene effettuata in maniera diffusa su tutto il territorio, costituendo senza dubbio una delle attività economiche di maggiore importanza. La gran parte degli allevamenti è di tipo brado e transumante, di conseguenza il bestiame “migra” stagionalmente dai pascoli di marina verso il pascolo di alta collina e montagna. Le greggi, tuttavia, anche nel periodo invernale usufruiscono di locali di ricovero, solo per brevi periodi o in situazioni eccezionali date le condizioni climatiche favorevoli del comprensorio. Si rileva una concentrazione elevata di animali al di sopra dei 500 metri s.l.m. e con frequenze elevate anche oltre i 1.000 metri s.l.m. Molto spesso l’attività zootecnica, e in particolare il pascolo, vengono svolti su terreni in affitto, determinando un ulteriore elemento di “delocalizzazione” dell’azienda rispetto al territorio ove essa gravita. Dato il carattere spiccatamente dinamico e “migrante” dell’attività zootecnica nel Parco, il territorio appare nella sua generalità scarsamente attrezzato per le attività zootecniche; le poche realtà di allevamento più moderne e tecnologicamente avanzate risultano variamente distribuite. Il Piano Territoriale consente – fatta eccezione per le zone A di Parco – la realizzazione di alcuni interventi edilizi in relazione e a supporto dello svolgimento di attività agro-silvo-pastorali. Entro tre anni dall’approvazione del Piano Territoriale, l’Ente Parco dovrà dotarsi del PIANO DI GESTIONE SILVO-PASTORALE che ha l’obiettivo di identificare -sulla base di ulteriori approfondimenti analitici - i limiti temporali e il carico di capi di bestiame distinto per specie ammessi nelle diverse zone di Parco, oltre che di promuovere il mantenimento delle pratiche di allevamento tradizionale.
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Quanto al PATRIMONIO FORESTALE, il Piano propone che la sua gestione avvenga in coerenza con i principi della selvicoltura sistemica, riportati nelle NTA. L’idea guida che sta alla base degli interventi da applicare nelle varie cenosi -indipendentemente dalle loro attuali condizioni circa l’origine, la forma di governo e di trattamento - è quella della rinaturalizzazione. La gestione proposta, facendo proprie le raccomandazioni contenute negli accordi internazionali sulla sostenibilità della gestione forestale (Conferenza di Rio, Processo di Strasburgo-Helsinki-Lisbona-Vienna), si pone l’obiettivo prioritario di garantire il funzionamento proprio di ciascun sistema forestale mediante un uso delle foreste e dei terreni boscati secondo modalità e ritmi che ne mantengano la biodiversità, la produttività, la capacità di rigenerazione, la vitalità e il potenziale ecologico, al fine di adempiere, attualmente e in futuro, alle proprie funzioni ambientali, economiche e sociali, sul piano locale, nazionale e globale e di non causare danno ad altri ecosistemi. Gli interventi previsti si articolano con riferimento a: boschi governati a ceduo; faggete governate a fustaia; cedui in conversione. In questa prima fase di gestione del patrimonio forestale non è parso opportuno che il Piano Territoriale delimitasse aree nelle quali escludere fin d’ora qualsiasi intervento antropico, poiché i popolamenti sono stati talmente trasformati dall’azione dell’uomo nel passato che richiedono ancora, almeno per il futuro prossimo, una significativa presenza per raggiungere un livello minimo di autosufficienza tale da garantire la possibilità di una loro libera e autonoma evoluzione. Ciononostante rimane la possibilità di individuare già adesso aree di particolare pregio, soprattutto nell’ambito dei territori di proprietà pubblica, nelle quali finalizzare gli interventi colturali al raggiungimento di questi obiettivi. La gestione di questi popolamenti non può prescindere dalle condizioni socio-economiche delle realtà in cui si inseriscono. Da un lato si tratterà di favorire l’evoluzione degli attuali soprassuoli verso cenosi più complesse; dall’altro si tratterà di gestire gli attuali territori sottoposti a pascolamento senza penalizzare eccessivamente questa fondamentale risorsa. Al contrario si dovranno adottare una serie di interventi finalizzati alla loro razionalizzazione mediante azioni di miglioramento orientate ad alleggerire la pressione sugli ecosistemi forestali. Oltre il Piano, la gestione Il Piano Territoriale si propone di governare una realtà dinamica in continua trasformazione nei processi naturali, culturali ed economici; esso si configura quindi come “guida dinamica dei processi” prevedendo la flessibilità e la gradualità delle azioni necessarie per migliorare progressivamente la situazione esistente. Proprio alla luce della dinamicità del territorio e delle modificazioni che verranno indotte dalle stesse azioni previste dal Piano Territoriale, esso va inteso come punto di partenza, sia in termini conoscitivi che in termini progettuali e dovrà arricchirsi nel corso del tempo con successive ESTENSIONI E APPROFONDIMENTI DI RICERCA e con un’ATTIVITÀ CONTINUA DI MONITORAGGIO, per perseguire i necessari aggiornamenti alle trasformazioni interne e del contesto territoriale. Il Piano Territoriale si propone di costituire uno strumento per la gestione efficace di una realtà complessa come quella dell’area dei Nebrodi. Come dimostrano le analisi svolte, i numerosi e significativi valori ecologici e paesistici di quest’area, le ampie diversità delle sue parti, le attuali forti pressioni di uso e fruizione sia distribuite che concentrate, richiedono una gestione forte e marcatamente innovativa. Questa si rende necessaria per evitare che l’attività del Parco si riduca al controllo dei soli vincoli e/o all’attuazione di interventi frammentari e scoordinati.
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Il Piano Territoriale perciò propone: • una GESTIONE ADATTIVA per rispondere ai cambiamenti costanti delle condizioni locali e degli orientamenti che si esprimono a livello regionale, nazionale e comunitario. La gestione adattiva comporta una continua verifica dei risultati ottenuti per adeguare metodi e azioni alle condizioni e alle esigenze che si manifestano durante il percorso di attuazione del Piano; • una GESTIONE COMPARTECIPATIVA per coinvolgere nelle azioni i diversi soggetti e i vari interessi che si esprimono nel Parco e per il Parco. L’esperienza e gli orientamenti internazionali dimostrano che la gestione compartecipativa è necessaria per assicurare una conservazione e uno sviluppo durevole, mentre scarsa o nulla è l’efficacia di azioni sviluppate in conflitto con la popolazione e gli operatori locali. La compartecipazione coinvolge inoltre gli altri enti istituzionali, Regione, Province, Comuni ed enti di settore, per coordinare le rispettive pianificazioni entro e fuori il parco; • una GESTIONE INTEGRATA della conservazione e del restauro di natura e paesaggio con la razionalizzazione e lo sviluppo delle attività economiche locali, anche attraverso la promozione e il sostegno di innovazione nelle pratiche attuali di uso del territorio, per rivolgerle a maggiori condizioni di sostenibilità; • una GESTIONE SOSTENIBILE in sintesi, perseguita attraverso tappe di successivo miglioramento delle condizioni ambientali e socio-economiche, senza creare bruschi sconvolgimenti nelle pratiche attuali. Per promuovere il tipo di gestione sopra delineato con riferimento agli obiettivi individuati, il Piano, seguendo un’impostazione olistica di integrazione tra le discipline che si riferiscono agli elementi fisici, biologici e antropici, si configura, anche con proiezione al territorio esterno, come: - struttura generale di organizzazione degli usi del suolo e delle attività (vedi Tavv. 1, 2, 3, 4, 5); - strategia delle azioni che il Parco sviluppa nel medio periodo per la gestione delle risorse fisiche, biologiche e antropiche; - regolazione degli interventi e indirizzo per la formazione e l’attuazione di alcuni necessari piani specialistici e per specifiche pratiche gestionali (vedi Norme Tecniche di Attuazione).
Piani specialistici di gestione Con riferimento al terzo degli aspetti sopra elencati, il Piano Territoriale individua, relativamente ad alcune attività che determinano rilevanti pressioni su specifici ecosistemi e risorse naturali e paesistiche, la necessità di regolare e limitare le pressioni in atto. A tal fine fornisce indirizzi per la formazione di una serie di PIANI SPECIALISTICI DI GESTIONE, nell’ambito dei quali si prevedono opportuni approfondimenti conoscitivi. Come primo piano specialistico di gestione è stato elaborato il piano di riorganizzazione e valorizzazione della fruizione, articolato per sistemi: dei collegamenti (accessi e itinerari) e delle aree attrezzate; della ricettività; di gestione e vigilanza; della conoscenza e della ricerca scientifica. Si prevedono inoltre: -
il piano di gestione silvo-pastorale; il piano di gestione faunistica; il piano di tutela delle risorse idriche.
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Direttive e indirizzi Il Piano Territoriale del Parco ha competenza sul territorio protetto. Data l’esigenza, più volte richiamata, di non isolare il Parco dal contesto, le proposte del Piano travalicano i confini dei Nebrodi, investendo il territorio esterno, con dimensioni variabili a seconda delle questioni trattate. Dal Piano scaturiscono dunque nuove indicazioni che riguardano il territorio posto fuori dai confini. Esse non hanno valore cogente, ma rappresentano DIRETTIVE E INDIRIZZI che potranno utilmente tradursi in termini operativi solo attraverso il confronto con gli enti competenti e la successiva loro decisione concordata. Il Piano fornisce indirizzi per la REVISIONE IN AMPLIAMENTO DEI CONFINI DEL PARCO (vedi POSTER 8- Tav. 6), in parte sulla base di richieste o auspici dei comuni interessati, in parte sulla scorta delle analisi del Piano allo scopo di comprendere ecosistemi che richiedono maggior tutela o a evitare una loro frammentazione. Tali indirizzi sono rivolti alla Regione, cui è attribuita la competenza di ridefinizione dei confini. In particolare si propone l’inclusione nel territorio del Parco delle aree SIC e ZPS solo parzialmente ricadenti nell’area naturale protetta. Il Piano fornisce inoltre INDIRIZZI PER LA FORMAZIONE DI DIRETTRICI DI CONNESSIONE ECOLOGICA (vedi POSTER 8 - Tav. 6) con le aree protette adiacenti (parchi regionali, Sic, Zps e Riserve naturali compresi nel Piano regionale dei parchi e delle riserve); essi potranno trovare operatività nel progetto di rete ecologica regionale, sia attraverso una verifica puntuale del loro ruolo ecologico, sia con specifici approfondimenti con i Comuni per quanto attiene le previsioni di uso del suolo e con i piani territoriali e di settore regionali e provinciali formati e in corso di formazione. Tali indicazioni sono riportate nella Normativa Tecnica di Attuazione del Piano del Parco. A livello di pianificazione comunale, la L.R. 98/81 e s.m.i. all’art.18 prevede uno specifico rapporto del Piano con gli strumenti di pianificazione il cui territorio ricade nelle zone D del parco: il Piano Territoriale del parco definisce divieti di attività, nonché DIRETTIVE E CRITERI METODOLOGICI DA OSSERVARSI NELLA FORMAZIONE DEI PIANI LOCALI. Questa definizione della legge appare altamente condivisibile, in quanto impegna il Piano del parco, oltre che a porre i limiti ritenuti indispensabili, a orientare i contenuti dei piani locali, senza sostituirsi ad essi, con ciò promuovendo il metodo, ampiamente auspicato a livello nazionale, di cooperazione nella pianificazione tra enti diversi. Tali indicazioni sono l’oggetto specifico di un Capo della Normativa Tecnica di Attuazione. Relativamente al patrimonio forestale del parco, il Piano definisce indirizzi per la gestione coerenti con i principi della selvicoltura sistemica; essi sono riportati nelle NTA del Piano Territoriale. Il Piano Territoriale fornisce inoltre indicazioni di INDIRIZZO PER ALCUNI PROGETTI DI RICERCA E MONITORAGGIO, la necessità e/o opportunità dei quali scaturisce dalle analisi sviluppate nei diversi settori; essi hanno lo scopo di completare e approfondire gli studi svolti, ampliando le conoscenze funzionali alla gestione e alla promozione del Parco.
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
I progetti individuati come prioritari sono: -
il censimento degli alberi monumentali e dei boschi vetusti nel territorio del Parco dei Nebrodi (vedi anche D.A. del 4.08.93, art.15, comma 11: Entro un anno dalla sua istituzione, l’Ente Parco, previo opportuno censimento, deve predisporre apposito elenco di grandi alberi di eccezionale pregio naturalistico e paesaggistico che, in quanto “monumenti naturali”, devono essere rigorosamente tutelati);
-
il monitoraggio delle variazioni della biodiversità in relazione a trasformazioni dell’habitat (passaggio da ceduo a fustaia, interventi di miglioramento dei pascoli, interventi di restauro ambientale, ecc.);
-
il monitoraggio dello stato dei corsi d’acqua, degli stagni e laghetti, delle sorgenti;
-
il monitoraggio dei processi di dissesto sui versanti;
-
la sperimentazione di interventi per il miglioramento dei pascoli, quali spietramenti, realizzazione di abbeveratoi, trasemina e recinzioni;
-
il censimento delle piste esistenti, del loro grado di conservazione e utilizzazione. Tali progetti di ricerca e monitoraggio sono inseriti nella Normativa Tecnica di Attuazione.
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Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Il Regolamento Il Regolamento del Parco disciplina le modalità per la gestione delle attività fruitive, edilizie, agro-silvo-pastorali consentite anche allo scopo di valorizzare le attività tradizionali e le consuetudini locali. In particolare, ai sensi di quanto previsto all’art.10 della L.R. 98/81 e s.m.i., il Regolamento disciplina: a) i lavori per la costruzione di opere e manufatti di qualsiasi genere; b) lo svolgimento delle attività industriali, commerciali e agro- silvo-pastorali; c) l’ammissione e la circolazione del pubblico con qualsiasi mezzo di trasporto; d) il soggiorno del pubblico; e) le attività di ricerca scientifica, sportive, ricreative ed educative; f ) la tutela delle caratteristiche naturali, forestali, botaniche e faunistiche. Il Regolamento disciplina inoltre le modalità per la presentazione e le procedure decisionali della valutazione di impatto ambientale che deve accompagnare tutti i progetti di opere e manufatti da realizzarsi nell’ambito del Parco. Infine il Regolamento dispone quanto necessario per la migliore tutela dell’ambiente, della quiete, del silenzio, dell’aspetto dei luoghi. Il Regolamento del Parco dei Nebrodi è stato articolato secondo una struttura “per Capi” riportata nel BOX 8. Box 8 - Struttura del Regolamento del Parco dei Nebrodi Capo 1 Finalità e contenuti del Regolamento Capo 2 Tutela delle risorse naturali Capo 2.1 Suolo e acqua Capo 2.2 Flora e fauna Capo 3 Gestione del territorio e del paesaggio Capo 4 Attività sostenibili Capo 4.1 Attività economiche Capo 4.2 Attività di ricerca, culturali e ricreative Capo 4.3 Utilizzo e fruizione del Parco Capo 5 Valutazione di impatto ambientale dei progetti di opere e manufatti Capo 6 Norme generali finali Appendice 1
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Specie endemiche e/o rare delle quali è vietata la raccolta
Piano Territoriale del Parco e Regolamento
Piano Territoriale del Parco e Regolamento pur essendo tra loro strettamente integrati seguono iter di formazione e approvazione diversi, come risulta evidente dal confronto tra il BOX 6e il BOX 9. Box 9 - Iter di approvazione del Regolamento del Parco Regionale
Consiglio del Parco adozione contestualmente al Piano Territoriale
Assessorato Regionale per il Territorio e l’Ambiente approvazione con decreto previo parere del Consiglio Regionale
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Parco Naturale dei Nebrodi
Cartografia del Parco