Biblioteca civica Cascina Marchesa Sala delle Colonne
Martedì, 13 marzo 2012 conferenza su:
Stress, cibo e dipendenza a cura di Mauro Mezzogori naturopata professionista
1. “Naturopatia” deriva dall’inglese “Nature’s path” ovvero la “ via naturale” al benessere. 2. La naturopatia è una disciplina bio-naturale o salutistica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (dichiarazione di Alma Alta del 1978). 3. La naturopatia si occupa di salutogenesi, non di patogenesi che è, invece, l’ambito di competenza della medicina.
1. Il termine “salutogenesi” fu proposto, nel 1979, dal sociologo della salute, A. Antonovsky (1923 – 1994) per indicare quegli atteggiamenti mentali o psicologici che permettono di affrontare con successo le sfide esistenziali. 2. In naturopatia, il significato di questo termine è stato esteso a tutte quelle condizioni, comportamenti e regole che contribuiscono a generare salute fisica e psicologica.
Principi di naturopatia
In naturopatia la persona, la sua storia, il suo stile di vita e le sue abitudini sono più importanti dei suoi sintomi.
1. Per la naturopatia, l’organismo umano non è una macchina meccanica ma un sistema complesso capace di autoregolarsi per mantenere la propria omeostasi. 2. L’omeostasi è l’insieme dei meccanismi automatici che permettono di mantenere in equilibrio (in relazione a dei valori di riferimento) le proprie caratteristiche interne nonostante le variazioni, anche notevoli, dell’ambiente esterno. 3. Per ogni specie animale i valori di riferimento o set-points, sono determinati filo-geneticamente e controllati dal Sistema Nervoso Centrale (SNC), più precisamente dai nuclei ipotalamici.
Temperatura corporea: 36,8°C ± 0,4°. Pressione arteriosa: diastolica 70-80 mmHg, sistolica 110-120 mmHg. Glicemia: 60-100 mg/dl. Valore percentuale di massa grassa del peso corporeo: uomini 8-15%, donne 15-23%. Durata del sonno notturno: 7-8 ore. Ritmi circadiani degli ormoni: ad esempio del cortisolo, che ha il suo picco di massima concentrazione (zenith) al mattino e quello minimo (nadir) la sera.
1.
2.
3. 4.
Il principale meccanismo di controllo che permette all’organismo di mantenere l’omeostasi è costituito da un circuito a retroazione negativa o feedback negativo. Il feedback negativo è l’interazione che s’instaura tra tra due componenti di un sistema, X e Y, in cui X stimola Y e quest’ultimo retroagisce su X inibendolo. Il feedback è definito negativo se la retroazione è inibitoria. Permette di mantenere un “circolo virtuoso”. Il feedback è positivo se la retroazione è eccitatoria. Può innescare un “circolo vizioso”. feedback negativo
X
Azione: STIMOLAZIONE (+)
Retroazione: INIBIZIONE (-)
Y
La salute come equilibrio e non come mera assenza di sintomi è il concetto fondante della medicina tradizionale cinese – (MTC). Il simbolo del Tao ossia l’equilibrio degli opposti/ complementari è la rappresentazione intuitiva del circuito a retroazione negativa che permette l’omeostasi di un sistema vivente. L’attuale ricerca scientifica evidenzia sempre più che gli organi e i sistemi che costituiscono il nostro organismo, ben lungi dal poter essere paragonati alle parti meccaniche di una macchina, interagiscono costantemente tra di loro, mediante molecole/ segnale, come a d esempio gli ormoni, formando una complessa rete di relazioni a feed-back sia negativo che positivo finalizzate al mantenimento degli equilibri vitali.
D A
–
B
–
M
E
– F
–
– G
I
–
L
H
Il nostro cervello contiene circa 100 miliardi di neuroni. il numero di sinapsi in un solo neurone può essere piuttosto numeroso, fino a diverse migliaia. Alcune di queste sono di tipo eccitatorio, altre di tipo inibitorio.
Il circuito a feed-back negativo è composto da: • un sensore o recettore di segnale (2), • un centro di regolazione o integrazione (4), • un effettore o bersaglio (6).
SET POINT
N.B. Tuttavia, questo circuito garantisce un’omeostasi PARZIALE, poiché s’attiva solo quando la temperatura scende ma non quando aumenta.
FAME
ASSUNZIONE DI CIBO
GLUCOSIO
INSULINA LEPTINA
Ipotalamo e regolazione del comportamento alimentare
CENTRO DELLA FAME 1.
Nucleo paraventricolare,
2.
Area laterale dell’ipotalamo.
3.
Il centro della fame è sempre attivo.
CENTRO DELLA SAZIETA’ 1.
Nucleo ventromediale,
2.
Nucleo arcuato.
3.
L’assunzione di cibo, stimola il centro della sazietà con un’inibizione transitoria del centro della fame (rifiuto del cibo).
Nuclei ipotalamici
La collocazione dei nuclei ipotalamici nel cervello e il loro stretto rapporto con l’ipofisi.
F. Bottaccioli – PsiconeuroEndocrinoImmunologia – ed. RED
L'ipotalamo è una struttura del Sistema Nervoso Centrale situata nella zona centrale interna ai due emisferi cerebrali. L’ipotalamo è collegato sia per via nervosa che ormonale al Sistema Nervoso Autonomo, al S. Endocrino e al S. Immunitario tramite i quali controlla e regola le principali funzioni vitali dell’organismo.
L’IPOTALAMO REGOLA L’OMEOSTASI DELL’ORGANISMO tramite 1. Il Sistema Nervoso Autonomo connessioni con i nuclei del SNA posti nel tronco encefalico.
2. Il Sistema Endocrino connessioni con l’ipofisi sia anteriore (adenoipofisi) che posteriore (neuroipofisi).
3. Il Sistema Immunitario - sia attraverso la circolazione sanguigna sia mediante le connessioni con il nervo Vago (il decimo paio dei dodici nervi cranici).
Questa capacità d’autoregolazione è attiva anche nelle situazioni di malattia ed è nota fin dall’antichità. Ippocrate la definiva “vis medicatrix naturae” o forza curativa della natura. Tuttavia, un individuo è in grado di ripristinare il suo benessere (omeostasi) solo se adotta quei comportamenti che rispettano la fisiologia. Questi comportamenti sono relativi a quelle condotte adattive che si sono mantenute pressoché costanti nell’arco degli oltre 200.000 anni della storia evolutiva della nostra specie, quali: il tipo alimentazione, il ritmo sonno-veglia, l’attività motoria e la reazione di stress.
1. Ci ammaliamo quando la nostra capacità d’autoregolazione è indebolita o comunque alterata. 2. Quindi in naturopatia si pone attenzione non tanto all’agente patogeno in sé, ma soprattutto a quelle condizioni e comportamenti che aiutano lo sviluppo della propria capacità di risposta, resistenza e recupero, sia fisica che psicologica, nei confronti dello stimolo o stressor (acuto o cronico). 3. La salute dipende, in gran parte, dalla corretta gestione della reazione di stress.
1. EUSTRESS Uno o più stimoli, che allenando la capacità di resistenza psicofisica, la rafforzano. 2. DISTRESS o “STRESS” E’ la risposta a diversi tipi di stimoli, che determinando un carico progressivo esauriscono la capacità di resistenza o adattamento dell’organismo.
DISTRESS
EUSTRESS
Per stress psicologico s’intende la risposta fisiologica e comportamentale che si manifesta quando una persona pensa che: 1. la quantità dei compiti richiesti, in un dato periodo di tempo, è eccessiva, rispetto alla sua capacità. Ansia di prestazione. 2. Non ci siano soluzioni positive per il futuro. Ansia d’anticipazione. 3. Il contesto ambientale non permette alcuna azione, né di lotta né di fuga, per liberarsi da una situazione spiacevole. Sindrome da inibizione dell’azione.
•
La risposta emotiva e comportamentale ad uno stressor è sostenuta da specifici cambiamenti funzionali dei tre sistemi che regolano la fisiologia del nostro organismo: il sistema nervoso, l’endocrino e l’immunitario.
•
Tuttavia, questo modifiche “adattive” se protratte per troppo tempo possono farci ammalare.
•
Quindi, sebbene la percezione dell’evento stressante (stressor) sia psicologica, uno stato di tensione psicofisico prolungato può causare delle alterazioni anche a livello organico.
1. Reazioni emozionali •
ansia, irritabilità, rabbia, tristezza, depressione, insonnia.
•
calo di rendimento, scarsa concentrazione, facilità a dimenticare,
•
calo dell’autostima, senso di impotenza,
•
riduzione della capacità d’immaginare soluzioni e aumento dei processi di razionalizzazione.
2. Disturbi comportamentali •
Abuso di sostanze stimolanti e sedative: caffeina, nicotina, alcool, droghe e/o psicofarmaci.
•
Turbe del comportamento alimentare: iperfagia (comfort food) o ipofagia.
• Iperidrosi, spasmi, tensione muscolare. • Tachicardia, aritmie. • Senso d’oppressione toracica, dispnea, asma. • Gastralgia, gastrite, colon irritabile. • Iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, sovrappeso o dimagrimento. • Aggravamento delle allergie. • Immunodepressione: facilità alle infezioni virali esempio herpes labiale ricorrente.
Vocabolo inglese, che significa “tensione, sollecitazione o carico”. Da un punto di vista etimologico è correlato con l’italiano “stringere, spremere, strizzare” che deriva dal latino “strictus, strictiare”. 1.
Con tale termine, si può indicare: •
una “pressione fisica” applicata su un oggetto materiale (carico di rottura);
•
un “sovraccarico” di un organo o una “preoccupazione” mentale, ma anche
•
la “sindrome generale d’adattamento” o SGA.
2.
Nella lingua italiana, il termine “stress” come “sindrome generale d’adattamento o SGA” s'è diffuso, verso la metà degli anni '50, in occasione del ciclo di conferenze tenute dal medico e ricercatore Hans Selye.
3.
La funzione della reazione di stress o SGA è quella d’innescare dei cambiamenti fisiologici e comportamentali utili per affrontare un problema e favorire il ripristino dell’omeostasi intesa come equilibrio psicofisico o benessere individuale.
1. La reazione di stress è il principale meccanismo di difesa che il nostro organismo mette in atto verso tutte quelle sollecitazioni, sia interne (fame, sete, paura) che esterne (caldo, freddo, infezioni) che perturbano il suo equilibrio funzionale (omeostasi). 2. Questa risposta implica delle modificazioni dell’assetto fisiologico e comportamentale che sono finalizzate al superamento di una situazione di pericolo sia essa reale o immaginata (stress psicologico). 3. Le malattie croniche sono il frutto di un cattivo adattamento, per cui l’organismo non sempre riesce a ripristinare l’omeostasi, soprattutto se è ostacolato dal permanere di condizioni avverse e/o di comportamenti disfunzionali.
Hans Selye (Vienna, 1907 – Montreal, 1982)
è il padre del moderno concetto di stress. Hans Selye, dimostrò che la Reazione di Stress è indipendente dalla natura dello stimolo, che può essere: fisico (caldo, freddo, radiazioni), infettivo (virus, batteri), psichico (emozioni, traumi). La reazione di Stress è di tipo neuro-endocrino ed è mediata dall’asse HPA. Essa termina con il rilascio, da parte delle ghiandole surrenali, degli ormoni adrenalina, noradrenalina e cortisolo.
H.P.A. axis Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene
1.
La reazione di stress è mediata dal sistema neuroendocrino, ipotalamo-ipofisi-surrene o HPA e termina con la produzione degli ormoni dello stress.
2.
Il sistema HPA si articola in due circuiti: •
Nervoso, a reazione rapida: ipotalamo, CRH fibre nervose dell’ortosimpatico midollare del surrenale, ADRENALINA E NORADRENALINA.
•
Endocrino, a reazione lenta: ipotalamo, CRH ipofisi anteriore, ACTH corteccia della surrenale, CORTISOLO.
3.
Gli ormoni dello stress innescano delle modificazioni fisiologiche e comportamentali ASPECIFICHE che definiscono la Sindrome Generale d’Adattamento o SGA.
4.
La SGA si articola in tre fasi: ALLARME, RESISTENZA ed ESAURIMENTO.
Circuito nervoso
Circuito endocrino
Ipotalamo
Ipotalamo
CRH
CRH
CRH
Locus coeruleus
ACTH
Ipofisi anteriore
NORADRENALINA
ACTH
Fibre nervose ortosimpatico
Corteccia delle surrenali
Midollare delle surrenali
CORTISOLO
Cortisolo
Adrenalina e noradrenalina
ADRENALINA e NORADRENALINA
Fattori stressanti
IPOTALAMO
1.
In risposta ad uno stressor l’ipotalamo produce il Fattore di Rilascio della Corticotropina o CRH (Corticotropin Releasing Hormone).
2.
Il CRH, induce l’adenoipofisi a produrre l’ormone adrenocorticotropo (ACTH).
3.
L’ACTH induce la zona corticale delle surrenali a produrre CORTISOLO
4.
Infine, il cortisolo INIBISCE la produzione del CRH ipotalamico (feedback negativo).
5.
Tuttavia, se lo stress è cronico il cortisolo è prima costantemente elevato ma poi si esaurisce.
CRH
IPOFISI
ACTH
CORTECCIA SURRENALE
CORTISOLO
Nello stress cronico, sia esso di origine nervosa o immunitaria (infiammazione), l’alto livello di cortisolo desensibilizza (down-regulation) i recettori cerebrali per questo ormone alterando di conseguenza i meccanismi di retroazione a feed-back negativo e quindi i ritmo circadiano: CRH ATCH cortisolo. Ronald Glaser et al. "Stress induced immune dysfunction: implications for health," Nature Reviews: Immunology, Vol. 5, March 2005.
CATABOLISMO
CORTISOLO RITMO CIRCADIANO
GIORNO
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
CORTISOLO
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
NOTTE
FASE RESISTENZA/ESAURIMENTO
ANABOLISMO
01
02
03
La SGA si articola in tre fasi: 1. ALLARME. Adrenalina e noradrenalina attivano la reazione di difesa sia a livello fisico sia a livello psichico con l'aumento dello stato d’allerta e di "tensione emotiva". 2. RESISTENZA, l’aumento del cortisolo permette di resistere allo stimolo stressante. 3. ESAURIMENTO. L’esaurimento della capacità di produrre cortisolo rappresenta il fallimento dei meccanismi difensivi per resistere allo stress. L'organismo perde la capacità di autoregolazione mantenendo una risposta inadeguata che predispone allo sviluppo di malattie, anche croniche, sia fisiche che psichiche.
Ortosimpaticotonia
Contro-shock
Para simpatico tonia
Ortosimpaticotonia
Stressor equilibrio omeostatico
Shock fase di
fase di
ALLARME
ALLARME
Tempo
Contro-shock
Stressor
ORTOSIMPATICOTONIA PARASIMPATICOTONIA
equilibrio omeostatico
Shock fase di
fase di
fase di
ALLARME
RESISTENZA
ESAURIMENTO
Tempo
Adrenalina Cortisolo Noradrenalina
Esaurimento del cortisolo
Catabolismo Zuccheri Caffeina Nicotina
Stanchezza Depressione Infiammazione
Anabolismo o recupero
DISTRESS
EUSTRESS
1.
Adrenalina, noradrenalina e cortisolo mobilitano le risorse fisiche e mentali per preparare l’organismo ad un’azione di “attacco o fuga” che, però, nella maggior parte dei casi viene inibita.
2.
Determinano un maggior afflusso di sangue e quindi d’energia a cuore, polmoni, cervello con aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, dell’attenzione e della vigilanza. Aumentano la contrazione muscolare. Inibiscono le funzioni, digestiva e sessuale.
3. Metabolismo: aumentano la sintesi e il rilascio di zucchero (glucosio) nel sangue per garantire una maggiore disponibilità d’energia. Il cortisolo nel lungo periodo aumenta l’appetito e il desiderio di dolci (ormone diabetogeno).
1. Il CRH e il Cortisolo inibiscono: •
Il GH (ormone della crescita). Nanismo psicosociale dei bambini abbandonati o sottoposti ad altre situazioni di stress cronico.
•
Il GnRH (ormone di rilascio delle gonadotropine). Mestruazioni irregolari e scarse fino all’amenorrea.
•
Il TSH (ormone stimolante la tiroide) e interferiscono con la conversione del fT4 in fT3 (ormone tiroideo attivo sui tessuti). Ipotiroidismo.
2. Il CRH*, a livello del Sistema Nervoso Enterico (SNE), il nostro “secondo cervello”, •
rallenta lo svuotamento gastrico, sensazione di “mattone” sullo stomaco ed accelera il transito intestinale cioè diarrea.
•
ha azione pro-infiammatoria. Infatti, attiva la degranulazione dei mastociti le cellule “polveriera” cariche d’istamina.
*N.W. Bunnett - The stressed gut: contributions of intestinal stress peptides to inflammation and motility. – PNAS USA, 2005 May 24; 102 (21): 7647-52.
N.W. Bunnett - The stressed gut: contributions of intestinal stress peptides to inflammation and motility. – PNAS USA, 2005 May 24; 102 (21): 7647-52.
ridotta ridotta o aumentata aumentata
UCNS, l’urocortina è un neurormone prodotto dall’ipotalamo simile al CRF, come il CRF regola la secrezione ipotalamica dell’ACTH.
1. Il cortisolo ha un’azione prevalentemente catabolica. •
Incrementa il catabolismo proteico (cannibalismo muscolare) mediante la conversione di alcuni aminoacidi in glucosio (neoglucogenesi epatica). De-muscolazione.
•
Aumenta la glicemia (diabete mellito tipo II) stimolando la secrezione di glucagone e riducendo l'attività dei recettori insulinici.
•
L’insulino-resistenza recettoriale favorisce non solo l’iperglicemia ma anche l’aumento dei trigliceridi e del colesterolo.
•
Aumenta il rilascio e l'utilizzo degli acidi grassi, ma in alcuni distretti stimola la lipogenesi in particolare favorisce il deposito di grasso nella regione addominale.
1
1.
Negli anni ’80 il prof. Timio* (Università degli Studi di Perugia) dimostrò una netta correlazione tra gli ormoni dello stress e l’aumento, dal 35 al 55%, della colesterolemia.
2.
Adrenalina, noradrenalina e cortisolo:
•
attivano la lipolisi aumentando la trigliceridemia;
•
riducono il numero dei recettori epatici delle LDL determinando un aumento del colesterolo totale e LDL a sfavore dell’HDL.
3.
Gli studi di M. Timio furono riconfermati, negli anni ‘90 dal cardiologo R.H. Rosenman “Psycological Influence on the Variability of Plasma Colesterol” Homeostasis (34), 1993.
*(M. Timio Stress e cardiopatie Roma, Lombardo Editore, 1980)
CIRCONFERENZA ADDOMINALE E SINDROME METABOLICA Genere
Rischio moderato
Rischio elevato
Maschi
> 94 cm
> 102 cm
Femmine
> 80 cm
> 88 cm
2. Come la Noradrenalina aumenta la pressione arteriosa, causando ipertensione arteriosa. 3. Aumenta la ritenzione idrica. Azione simile, anche se minore, a quella dell’aldosterone (ormone prodotto dalla zona glomerulare della corteccia delle surrenali) che favorisce “il recupero” di acqua e sodio. Inoltre la produzione di aldosterone è stimolata anche dall’ACTH. 4. Diminuisce la sintesi del collagene e della matrice ossea, favorendo l’osteoporosi. 5. Riduce le difese immunitarie diminuendo, di conseguenza, anche le reazioni infiammatorie, ma predisponendoci alle infezioni virali. 6. A livello del SNC causa, depressione, insonnia e danni alla memoria dichiarativa (ippocampo). 7. Infine, saltare la prima colazione o mangiare molto in un unico pasto, soprattutto la cena, favorisce l'aumento della produzione di cortisolo.
2
La funzione dei cambiamenti neuro-endocrini indotti dalla reazione di stress è quella di sostenere un’azione o un comportamento che: 1. permetta di risolvere il problema, 2. eviti spiacevoli conseguenze, 3. o se necessario, aiuti l’organismo a resistere a situazioni negative.
Che cosa succede nel nostro cervello in seguito all’esito, positivo o negativo della reazione di stress? Henri Laborit, medico e ricercatore francese, lo chiarisce nel film: Mon oncle d’Amerique Trama: la vicenda si snoda attraverso gli incontri dei tre protagonisti, che per quanto si sforzino di capire i loro comportamenti non riescono a cogliere le ragioni delle angosce e delle malattie che li tormentano. Regia: Alain Resnais. Film drammatico. Durata: 125 min. Colore. Francia, 1980.
•
Nato il 21 novembre 1914 a Hanoi (Indocina). Padre medico nell’esercito francese nella campagna coloniale d’Indocina.
•
Liceo Carnot a Parigi. Scuola del Servizio di Sanità della Marina Militare e Facoltà di Medicina a Bordeaux.
•
Dottore in Medicina. Internista e chirurgo ospedaliero. Direttore della ricerca del Servizio di Sanità dell'Esercito.
•
Studi sulla reazione da shock post-operatorio che hanno consentito importanti avanzamenti in anestesia e rianimazione.
•
Nel 1957, Premio Albert Lasker dell'American Health Association (e candidato al premio Nobel) per la scoperta della cloropromazina, il primo antipsicotico, così come di altri farmaci ad azione psicotropa.Accademico delle Scienze.
•
Dal 1958 al 1983 direttore scientifico a Parigi dell’Istituto di Eutonologia o “aggressologia”, disciplina che studiava la reazione dell’organismo ad un’aggressione.
•
Autore di numerose pubblicazioni sulle basi biologiche della reazione di stress.
•
Deceduto il 18 maggio 1995.
Il fisiologo Paul MacLean (1975) dimostrò che il nostro cervello è costituito da tre componenti distinte e sovrapposte, ognuna delle quali rappresenta una fase o stratificazione evolutiva della storia della vita animale sulla Terra. 1. CERVELLO MOTORIO (rettile): cervelletto e tronco dell’encefalo costituito da bulbo, ponte e mesencefalo; 2. EMOTIVO (paleo-mammiferi): sistema limbico (o di Broca): corteccia cingolata, corpo calloso, talamo, ippocampo, amigdala, ipotalamo e ipofisi. 3. COGNITIVO (neo-mammiferi): neocorteccia frontale, temporale, parietale e occipitale.
Cognitivo
Emotivo
Motorio
1. L’ipotalamo e il tronco cerebrale, assicurano il comportamento elementare necessario per un’azione corrispondente ad uno stimolo interno (pulsione). E’ un comportamento innato e istintuale che permette di soddisfare i bisogni primari: la fame, la sete e la sessualità. 2. Il sistema limbico, che appare con i primi mammiferi, permette l’accumulo di memoria quindi l’apprendimento. Le esperienze piacevoli verranno ripetute (rinforzo), quelle spiacevoli evitate. 3. La neocorteccia permette l’anticipazione (grazie all’esperienza memorizzata) e l’elaborazione dell’azione più adatta alla circostanza. H. Laborit – Elogio della fuga – ed. Mondadori
“Ebbene, tutte le azioni, che un organismo compie per mezzo del suo sistema nervoso hanno un solo scopo, mantenere la struttura dell’organismo, l’equilibrio biologico, cioè realizzare il suo piacere. La ragione d’essere di ogni essere è essere. Quello che chiamiamo pensiero, nell’uomo, serve solo a rendere l’azione più efficace”.
H. Laborit - La colomba assassinata - ed. Mondadori
Questi tre piani del cervello sono connessi tra loro da diversi circuiti nervosi. I tre circuiti che vengono attivati, in relazione all’esito positivo o negativo della reazione di stress, sono quelli della: 1. Ricompensa, quando l’esito è positivo. Esso provoca una sensazione di piacere nel soggetto. 2. Punizione, quando l’esito è negativo. Si attiva nelle situazioni di pericolo, determinando un’azione di fuga o di lotta. 3. Inibizione dell’Azione, quando l’esito permane negativo. Si attiva quando la situazione sembra essere “senza via d’uscita”, causando una sensazione d’impotenza e d’angoscia.
Se l’azione porta all’appagamento del bisogno, a livello cerebrale, sarà attivato il fascicolo proencefalico mediale (Medial Forebrain Bundle - MFB) detto “circuito della ricompensa”, i cui mediatori chimici sono la dopamina e la noradrenalina. Pertanto nel nostro cervello abbiamo una via che è all’origine della ripetizione dell’atto gratificante.
(MFB)
(ATV)
M.F. Bear, B.W. Connors, M. A. Paradiso – Neuroscienze – ed. Masson
IN ROSSO i siti di stimolazione nel cervello di un topo. Il topo si auto-stimola quando vengono inseriti degli elettrodi nelle aree colorate in rosso.
rilascio di dopamina
Nei primi anni ’50 del secolo scorso, J. Olds e P. Milner del California Institute of Technology condussero un esperimento nel quale veniva impiantato un elettrodo nel cervello di un topo così che, in qualsiasi momento, esso si poteva auto-stimolare elettricamente l’MFB. Di lì a poco, il topo cercava di passare tutto il tempo, ad avviare la stimolazione elettrica. M.F. Bear, B.W. Connors, M. A. Paradiso – Neuroscienze – ed. Masson
Se invece l’azione non è ricompensata, o se è punita, il comportamento sarà prima di fuga o, se questa è insufficiente per proteggersi, di lotta. Questi comportamenti coinvolgono un insieme di vie nervose che costituiscono il Sistema Periventricolare (Periventricular System o PVS) – che è posto intorno all’asse del III° ventricolo del SNC. Il PVS è colinergico cioè utilizza l’acetilcolina (Ach) come mediatore chimico. E’ anch’esso un sistema che attiva l’azione, perché verrà messo in gioco da tutto ciò che rappresenta un pericolo per l’individuo. Tuttavia, se la reazione di fuga o di lotta è efficace, attiverà il circuito della ricompensa (MFB). Infatti, evitare una punizione equivale ad essere ricompensato.
Se per più volte il comportamento o di fuga o di lotta si rivela inefficace, sopraggiunge un comportamento d’inibizione o d’estinzione del comportamento appreso. Questo circuito che coinvolge numerose aree cerebrali è detto: Sistema d’Inibizione dell’Azione (S.I.A.). Anche questo sistema, come quello della punizione, ha come mediatore chimico l’acetilcolina, oltre alla serotonina. Il sentirsi “senza via d’uscita” attiva il S.I.A. che a sua volta accentua la reazione di stress producendo così un circolo vizioso con un aumento permanente di: noradrenalina e cortisolo.
Talvolta, inibire o bloccare un’azione può salvare la vita ad esempio quando l’aggressore è più forte. Questa inibizione deve essere però di breve durata, quanto basta per orientarsi verso una nuova azione. In pratica il S.I.A., per non diventare causa di stress e malattia, deve agire per un breve periodo di tempo e poi cedere, nuovamente, il passo al sistema di attivazione dell’azione.
“Mi sento in trappola”
Inibizione dell’azione
Aumento di noradrenalina e cortisolo
Disturbi psicosomatici
AZIONE, MOVIMENTO (adrenalina)
INIBIZIONE, IMMOBILITA’ (noradrenalina e cortisolo)
SALUTE
DISTURBI PSICOSOMATICI
ESITO DELL’AZIONE
NEUROTRASMETTITORE
CORTISOLO
EFFETTO
RICOMPENSA
DOPAMINA
RIDUZIONE
BENESSERE
PUNIZIONE
ACETILCOLINA
AUMENTO TEMPORANEO
LOTTA O FUGA
INIBIZIONE
ACETILCOLINA
AUMENTO PERMANENTE
RISCHIO DI MALATTIA
Cervello Cognitivo Neocorteccia associativa
Risposta cognitiva
REAZIONE DI STRESS Asse HPA
Cervello Emotivo Paleocorteccia e Sistema Limbico
Risposta emotiva Cervello Motorio Cervelletto e Tronco dell’encefalo
Risposta fisiologica
Cervello Cognitivo
Ideazione bloccata e pensieri ossessivi
INIBIZIONE DELL’AZIONE Cortisolo e Noradrenalina
Cervello Emotivo
Paura e ansia
Cervello Motorio
Iper- o ipotonia muscolare
1. Normalmente il cortisolo aumenta i livelli di dopamina nel “circuito del piacere”. 2. Se lo stress è moderato e transitorio i livelli di glucocorticoidi, ottimizzano il rilascio di dopamina, in questo caso lo stress costituisce uno stimolo piacevole, 3. ma se lo stress dura troppo lungo l’iper-stimolazione del cortisolo esaurirà le riserve di dopamina causando il calo del tono dell’umore o depressione.
1 Stress moderato e transitorio.
Stress grave e prolungato.
Il cortisolo aumenta il rilascio di dopamina.
Il cortisolo esaurisce le riserve di dopamina.
0
0
R. M. Sapolsky – Perché alle zebre non viene l’ulcera? – ed. Orme
Nel nostro cervello qualsiasi comportamento che realizza l’appagamento di un desiderio (ma anche l’aspettativa di poterlo soddisfare) è vissuto come gratificante perché attiva il circuito nervoso detto Fascicolo Proencefalico Mediale provocando un massiccio rilascio di dopamina. E’ quest’ondata di dopamina che innesca la sensazione di piacere.
Il “sistema dopaminergico” ATV-NA (Area Tegmentale Ventrale – Nucleo Accumbens)
Il “circuito del piacere” può essere attivato anche mediante stimoli elettrici come accade nelle cavie di laboratorio o dalle droghe, quali: alcol, nicotina, caffeina, anfetamine, cocaina, eroina. Danni a tale circuito nervoso o il blocco dei recettori della dopamina (D2) sopprimono qualsiasi sensazione piacevole, determinando anedonia e depressione. Il “circuito del piacere” è alla base della ripetizione dei comportamenti gratificanti e quindi delle “dipendenze”.
M.F. Bear, B.W. Connors, M. A. Paradiso Neuroscienze ed. Masson
1.
Neurone trasmittente
2.
3.
Gli stimolanti contenuti nel caffè, nel te o nel cioccolato (caffeina, teobromina e teofillina) aumentano rapidamente la secrezione di dopamina.
La dopamina viene poi trasformata in adrenalina e noradrenalina. SINAPSI Questo trio di neurotrasmettitori Neurone ricevente vi fa sentire motivati e stimolati. Allo stesso tempo l’adrenalina causa l’aumento della glicemia dando così energia al vostro corpo.
Adrenalina Cortisolo Noradrenalina
Esaurimento del cortisolo
Catabolismo Zuccheri Caffeina Nicotina
Stanchezza Depressione Infiammazione
Anabolismo o recupero
1. Se inondate una sinapsi di una quantità di neurotrasmettitori maggiori del necessario il neurone ricevente dovrà compensare diventando meno sensibile (down-regulation). 2. La volta successiva ci vorrà una maggiore quantità di dopamina per avere lo stesso impatto su quel neurone. 3. Questo è il ciclo assuefacente che induce ad un uso crescente di sostanze stimolanti o di droghe. 4. All’incirca a questo punto avviene la transizione dalla tolleranza alla dipendenza.
Neurone trasmittente
Neurone ricevente
1. All’inizio la dipendenza significa “desiderare” la droga ma con il tempo avviene la transizione verso la “necessità” della droga. 2. Il problema insorge quando i livelli di dopamina si abbassano troppo. Infatti, senza l’assunzione di droga si ha una crisi d’astinenza. 3. Non si tratta più di quanto fa star bene la droga, ma di quanto fa star male la sua mancanza. 4. In questo modo avviene il passaggio dalla dipendenza psicologica a quella fisica.
Stimolo bilanciato
Normalmente produciamo una certa quantità di neurotrasmettitori sufficiente per farci star bene. Ma non così tanti da causare una riduzione dei loro recettori.
Terminale assone
Neurone trasmittente Neurone ricevente
Il cervello ha una vasta gamma di meccanismi di controllo retroattivo (feedback negativo) il cui scopo è quello di prevenire un’eccessiva stimolazione nervosa.
Down-regulation Troppi neurotrasmettitori, riduzione dei recettori
x x Terminale assone
x Neurone trasmittente Neurone ricevente
La sovrastimolazione, prodotta dalle sostante stimolanti, porta al rilascio di troppi neurotrasmettitori. I neuroni post-sinaptici, per limitare la sovrastimolazione, riducono il numero di recettori (down-regulation), rendendovi più tolleranti alla droghe e agli stimolanti. Ecco perché, per ottenere lo stesso effetto è necessario assumerne di più.
Up-regulation Pochi neurotrasmettitori, aumento dei recettori
Se smettete di assumere sostanze stimolanti o droghe, all’inizio vi sentirete male perché non avrete abbastanza neurotrasmettitori. Il corpo vi aiuta a ristabilirvi aprendo più recettori (up-regulation) e rendendoli più sensibili ai neurotrasmettitori.
Terminale assone
Neurone trasmittente Neurone ricevente
Il periodo di astinenza è il tempo che intercorre dal momento in cui smettete di usare gli stimolanti fino a quando i vostri neuroni riprendono a sentire nuovamente il normale “tono di voce” dei neurotrasmettitori.
Stress cronico: AUMENTO DEL CORTISOLO
RIDUZIONE DELLA DOPAMINA
Abuso di sostanze stimolanti: CAFFEINA, NICOTINA.
Uso di sostanze stimolanti: CAFFEINA, NICOTINA.
“RESISTENZA” ALLA DOPAMINA
RAPIDO AUMENTO DELLA DOPAMINA
1. Tutte le sostanze stimolanti, caffeina, nicotina, etc. innalzano la glicemia, dando la sensazione di avere maggiore energia. 2. Tuttavia, sul lungo periodo, tale comportamento innesca ripetute crisi ipoglicemiche, attivando il circolo vizioso dell’ipoglicemia reattiva. 3. Inoltre l’organismo per far fronte all’eccessiva risposta insulinica diventa meno sensibile all’insulina (insulino-resistenza) cosicché sono necessari più sostanze stimolanti per ottenere lo stesso effetto. 4. E’ il circolo vizioso dello stress il cui risultato finale è dipendenza, spossatezza e insulino-resistenza.
SOSTANZE STIMOLANTI: caffeina, nicotina
IPOGLICEMIA REATTIVA
AUMENTO Adrenalina e Noradrenalina
Astenia e irritabilità.
AUMENTO DELL’INSULINA.
CIRCUITO DEL PIACERE. Aumento dopamina
AUMENTO DELLA GLICEMIA. Maggior energia.
Assunzione di sostanze stimolanti e carboidrati ad alto I.G. IPERGLICEMIA
Nel sangue permangono alti livelli di glucosio e di insulina. Circa il 30% degli individui sviluppa un DIABETE MELLITO DI TIPO II
Sovraccarico Resistenza Disregolazione
L’iperglicemia stimola il pancreas endocrino a liberare nel sangue grandi quantità d’insulina. IPERINSULINEMIA
L’insulina in eccesso determina una sottoregolazione (down regulation) dei recettori insulinici cellulari. INSULINO-RESISTENZA
Il cervello elabora gli stimoli legati al cibo nello stesso modo in cui sviluppa altri meccanismi di dipendenza O. Grimm - Il richiamo dell’hot dog – Mente e cervello, aprile 2007.
Il grafico mostra che 1. L’assunzione di cibo o 2. la somministrazione di anfetamina, 3. stimolano il rilascio, anche se in quantità diverse, 4. di dopamina da parte del nucleo accumbens del “circuito del piacere”.
Il cervello elabora gli stimoli legati al cibo nello stesso modo in cui sviluppa altri meccanismi di dipendenza 1. Secondo N. Wolkow, del National Institute on Drug Abuse di Bethesda (Maryland - U.S.A.), all’origine dell’obesità come delle tossicodipendenze ci sarebbe una “resistenza” alla dopamina. 2. Per questo i soggetti che ne sono colpiti sono sempre alla ricerca di una nuova gratificazione, ossia di altro cibo. 3. Il cervello cerca di ridurre l’ondata di dopamina che ne consegue limitando il numero dei recettori di tipo D2 della dopamina. O. Grimm - Il richiamo dell’hot dog – Mente e cervello, aprile 2007.
1. Le immagini del cervello di persone obese, ottenute mediante la Tomografia ad Emissione di Positroni o PET, mostrano un’alterazione dei recettori della dopamina di tipo D2 del tutto simile a quella che si registra nel cervello di un tossicodipendente. 2. Le persone sottoposte a stress cronico tendono quindi a incrementare la ricerca del cibo, così come i tossicodipendenti ricercano le sostanze psicostimolanti. 3. Questa alterazione della biochimica cerebrale, che richiede molto tempo per instaurasi, chiarisce la lunga marcia verso la dipendenza da cibo che, spesso, inizia in giovane età ed in determinati ambienti sociali.
1. La Reward Deficiency Syndrome o RDS formulata dal ricercatore K. Blum 2. è caratterizzata da una carenza di recettori della dopamina 3. può condurre ad un costante aumento del bisogno di stimolazione 4. quindi alla dipendenza cronica dalle sostanze stimolanti, tra le quali il cibo.
1. Il cortisolo, nel breve periodo, stimola il rilascio di dopamina (neurotrasmettitore del “circuito del piacere) ma la cortisolemia costantemente elevata fa esaurire rapidamente la produzione di dopamina. 2. Il cortisolo inoltre riduce, non solo la dopamina ma anche la serotonina il neurotrasmettitore del “benessere”. 3. La depressione è spesso associata a bassi livelli di: dopamina, noradrenalina e serotonina. 4. Tali deficit di neurotrasmettitori, spiega l’anedonia o disforia, cioè l’incapacità di provare piacere, che è il sintomo principale della depressione.
1.
Ci sentiamo stanchi e scarichi e cerchiamo disperatamente qualcosa che ci tiri su, qualcosa di dolce: un caffè zuccherato, una brioche, una fetta di torta, un pezzo di cioccolato, un bicchiere di Coca-Cola.
2.
Subito dopo la loro assunzione la glicemia aumenta rapidamente e con essa la secrezione d’insulina. L’insulina riduce la concentrazione di zucchero e degli aminoacidi nel sangue ad eccezione di un aminoacido: il triptofano.
3.
Quindi dopo una massiccia risposta insulinica (a seguito del consumo di carboidrati ad alto indice e carico glicemico), ci troviamo con un surplus di triptofano nel sangue.
4.
A livello cerebrale, questo eccesso di triptofano facilita la produzione di serotonina. La serotonina ha azione euforizzante e anti-depressiva.
5.
Tuttavia tale effetto sarà di breve durata, poiché indurrà una riduzione dei recettori della serotonina (resistenza serotoninica*) e quindi l’aumento della dose per ottenere lo stesso effetto (dipendenza).
* Smolin B, Klein E, Levy Y, Ben-Shachar D. (Department of Internal Medicine Rambam Medical Center, B. Rappaport Faculty of Medicine, Technion, Haifa, Israel.) - Major depression as a disorder of serotonin resistance: inference from diabetes mellitus type II. - Int J Neuropsychopharmacol. 2007 Dec;10(6):839-50. Epub 2007 Jan 25.
Assunzione di alimenti ad alto Indice Glicemico
IPERGLICEMIA IPERINSULINEMIA
Per ottenere lo stesso effetto antidepressivo si consumeranno più dolci sviluppando così una dipendenza da cibo.
Sovraccarico Resistenza Disregolazione
L’IPERINSULINEMIA favorisce l’aumento di triptofano nel sangue e quindi di serotonina nel cervello. AUMENTO SEROTONINA
EFFETTO EUFORIZZANTE.
DEPRESSIONE
La serotonina in eccesso determina una sottoregolazione (down regulation) dei recettori serotoninici neuronali. RESISTENZA SEROTONINICA
1. Psicoterapie a mediazione corporea. 2. Attività fisica regolare. 3. Tecniche di rilassamento e pratiche meditative.
Anche se Laborit non accenna alle implicazioni terapeutiche della sua ricerca, è evidente che, se la patologia nasce dall’inibizione dell’azione, il trattamento può essere basato sulla disinibizione dell’azione:
a.
ciò significa che le psicoterapie a mediazione corporea, quali i gruppi d’analisi bioenergetica, di Gestalt therapy e lo psicodramma, trovano una più profonda giustificazione.
b.
Essi infatti, aiutano a sciogliere il “nodo fisiologico”, di una lunga e dannosa inibizione.
c.
La conclusione è che ogni persona deve poter esprimere attivamente le proprie emozioni per far fronte allo stress emotivo”. D. Boadella, J. Liss – La psicoterapia del corpo –ed. Astrolabio
“Ogni tensione muscolare cronica rappresenta una inibizione ad esprimere determinati sentimenti. La tensione, è la controparte fisica dell’inibizione psicologica”. (A. Lowen) Per chi vuole approfondire il rapporto tra le proprie tensioni psicologiche e la loro espressione corporea può essere utile una psicoterapia “a mediazione corporea” come l’Analisi Bioenergetica.
1. Questo esercizio è mirato a esprimere direttamente il vostro potenziale di collera e di rabbia. 2. Scarica le tensioni delle spalle e del collo, rende più profonda la respirazione e scioglie la muscolatura degli occhi irrigidita. 3. Per eseguire l’esercizio, vi occorre un cuscino appoggiato, all’altezza della anche, su un supporto stabile, come un letto o una poltrona. R. Hoffmann, U. Gudat – Bioenergetica – ed. Red.
1. Trovate uno sfogo motorio alle vostre frustrazioni e usatelo regolarmente. 2. Fate che sia positivo per chi vi circonda, non bisognerebbe far venire l’ulcera agli altri per evitare di farla venire a se stessi. 3. L’attività fisica è ottima per contrastare lo stress sia perché riduce il rischio di varie patologie legate alla sedentarietà sia perché migliora il tono dell’umore, poiché aumenta le secrezioni di beta-endorfine. 4. L’esercizio fisico per essere efficace deve essere: volontario (non costretto), aerobico, regolare (almeno 45-60 minuti) per tre volte la settimana. R.M. Sapolsky – Perché alle zebre non viene l’ulcera? – ed. Orme
Mettere in moto i grossi muscoli del corpo determina l’aumento a livello: 1. cerebrale di acetilcolina e serotonina 2. muscolare di IGF-1 ed anandamide. 3. Serotonina, IGF-1 ed anadamide, stimolano i neuroni a produrre il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) o Fattore Neurotrofico Cerebrale. 4. il BDNF ha un’azione protettiva sul cervello e sul tessuto nervoso in genere.
La serotonina - nota anche come "ormone dell’appagamento e del riposo“ - è un neurotrasmettitore sintetizzato sia nel cervello che in altri tessuti a partire dall'amminoacido essenziale triptofano. La serotonina ha la sua massima concentrazione nell’intestino (95%) ma è presente anche nelle piastrine (3%) e nel cervello (2%). Essa è coinvolta in numerose e importanti funzioni biologiche, in particolare a livello del Sistema Nervoso Centrale: 1.
regola il tono dell’umore, la carenza di serotonina può causare depressione ed aumento dei comportamenti aggressivi sia verso gli altri che verso se stessi (suicidio).
2.
sincronizza il ciclo sonno-veglia poiché è il precursore della melatonina, quindi la sua carenza può determinare insonnia.
3.
Riduce la percezione del dolore e e il senso d’appetito
4.
L'attività fisica è il mezzo più semplice ed efficace per aumentare la produzione endogena di serotonina. B. L. Jacobs, C. A. Fornal - Serotonin and motor activity Program in Neuroscience , Princeton University, Princeton, New Jersey 08544-1010, USA, 2002
1.
2. 3. 4.
5.
L’ anandamide è un neurotrasmettitore simile al THC o tetraidrocannabinolo che è il principio attivo contenuto nella canapa indiana. Essa è però da 4 a 20 volte meno potente del THC. Il sistema endocannabinoide si attiva dopo almeno 45-50 minuti di corsa o di marcia veloce. L’aumento dell’anandamide mediante l’esercizio fisico riduce la sensazione di dolore e l’ansia. Migliora il tono dell’umore perché interagisce anche con i recettori delle endorfine stimolando il rilascio di dopamina a livello del nucleo accumbens (sistema di neuroni del “circuito del piacere”): euforia del maratoneta. Inoltre, a livello fisico, l’anandamide ha azione: • Vasodilatatrice, per facilitare il lavoro muscolare mediante l’afflusso di sangue. Azione normotensiva/ipotensiva. • Broncodilatatrice, per migliorare l’ossigenazione durante l’esercizio fisico.
Dietrich A, McDaniel WF - Endocannabinoids and exercise - Brit J Sports Med. 2004.
L’attività fisica regolare di tipo aerobico (camminata a passo sostenuto, corsa, nuoto, ciclismo) almeno mezz’ora tutti i giorni o un’ora per tre volte a settimana, riduce l’ansia e i sintomi depressivi, •
mediante l’incremento di: serotonina, endorfine e cannabinoidi endogeni (anandamide).
•
Numerosi studi* scientifici hanno dimostrato che nessun psicofarmaco riesce ad ottenere questi risultati in modo così economico, rapido e privo d’effetti collaterali.
* Dimeo F. e al. - Benefits from aerobic exercise in patients with major
depression: a pilot study - Br J Sports Med 2001;35:114-117 doi:10.1136/bjsm.35.2.114
1.
L’IGF-1 (insuline-like growth factor) o Fattore di Crescita Insulino-simile, è un ormone prodotto dal fegato sotto lo stimolo dell'ormone della crescita (GH) ipofisario. Promuove la proliferazione e la differenziazione cellulare, soprattutto a livello cartilagineo e muscolare.
2.
L'IGF-1 riveste un ruolo importantissimo nei processi di crescita del bambino e mantiene i suoi effetti anabolici anche in età adulta.
3.
All'Istituto Cajal di Madrid si è dimostrato che, durante l'esercizio fisico vi è un aumentato assorbimento di IGF-1 circolante da parte del cervello e dei muscoli mentre i livelli nel sangue rimangono inalterati.
4.
A livello cerebrale l'IGF-1 stimola la sintesi di BDNF e, al tempo stesso, favorisce l’eliminazione della proteina beta amiloide, quella che si accumula nell'Alzheimer.
Eva Carro, Ignacio Torres-Aleman - The role of insulin and insulin-like growth factor 1 (IGF-1) in the molecular and cellular mechanisms underlying the pathology of Alzheimer's disease - European Journal of Pharmacology- April 2004
1.
2.
3. 4. 5.
Il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) è un fattore di crescita essenziale per lo sviluppo e il funzionamento dei neuroni. Esso appartiene alla famiglia delle neurotrofine come l’NGF (Fattore di Crescita Neuronale) la cui scoperta procurò il Premio Nobel per la medicina a Rita Levi Montalcini nel 1986. Il BDNF ha un effetto neuroprotettivo e neurotrofico, cioè aumenta la capacità di sopravvivenza dei neuroni e promuove la crescita dei prolungamenti cellulari (assoni e dendriti). Esso protegge la corteccia cerebrale e l’ippocampo quindi la capacita d’apprendimento e di memoria. Il BDNF aumenta anche la cosiddetta plasticità cerebrale, cioè la capacità di creare nuove sinapsi soprattutto nell’area ippocampale. Sia l’attività fisica sia un ambiente ricco di stimoli inducono un aumento di questo fattore di crescita. La depressione è stata collegata a un deficit di BDNF.
Fattori stimolanti
Fattori inibenti
Attività fisica
Sedentarietà
Attività intellettuale
Stress, depressione
Relazioni sociali soddisfacenti
Basso livello di socializzazione
DHEA
Cortisolo e trattamenti con cortisone
IGF-1, BDNF, Serotonina
Glutammato
Omega-3 a catena lunga (EPA, DHA)
Infiammazione
•DHEA= deidroepiandrosterone, ormone prodotto dalla corteccia delle surrenali ma anche dal cervello; • IGF-1= Fattore di crescita insulino-simile, metabolita dell’ormone della crescita, ma sostanza prodotta in molti distretti dell’organismo, tra cui i muscoli; •BDNF= Fattore nervoso di derivazione cerebrale, sostanza prodotta dalle cellule nervose che svolge funzioni di crescita delle cellule nervose e di sviluppo dei collegamenti (sinapsi).
Abrous, D.N. e al., - Adult neurogenesis: from precursors to network and physiology Physiological Reviews 2005; 85: 523-569
1. In sintesi, l’attività fisica, soprattutto di tipo aerobico (corsa, marcia, sci di fondo, ciclismo, nuoto) ha un’azione protettiva sul cervello e sul tessuto nervoso in genere. 2. Stimola la produzione di nuove cellule nervose (neurogenesi) e quindi incrementa le abilità cognitive (apprendimento e memoria), 3. Migliora sia i deficit motori che neurologici che si manifestano in malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer e la Sclerosi Multipla. 4. Blocca la perdita di neuroni collegata all’età: azione antinvecchiamento (anti-aging). 5. Ha effetti del tutto simili a quelli prodotti dai più moderni farmaci antidepressivi (inibitori SSRI e SNRI) e ansiolitici (benzodiazepine).
1.
2.
3.
4.
Nel 2007, un ampio studio finlandese (facente parte della campagna “Move for health” promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) che ha interessato quasi 50.000 uomini e donne di mezza età, ha confermato che l’attività fisica regolare è associata ad un livello più basso del rischio di morte per tutte le cause. Mentre l’inattività fisica è stata identificata come il massimo fattore di rischio (Sindrome Ipocinetica) per tutte le cause di mortalità, superiore ai tradizionali fattori di rischio, quali: sovrappeso/obesità, l’ipertensione arteriosa, diabete tipo II, ecc. Lo studio evidenzia che tra gli elementi in grado di condizionare positivamente l’aspettativa di vita • lo stile di vita ha una valenza del 50% • mentre le cure mediche hanno incidenza solo del 10%. Negli USA, i costi correlati all’inattività fisica gravano sulla spesa pubblica per circa il 9% della spesa sanitaria nazionale.
Sedentari
Camminatori
Studi controllati dimostrano che l’attività fisica moderata, come il camminare • 5 giorni a settimana, • 45 minuti/sessione • 15 settimane, dimezza le giornate di malattia per infezioni respiratorie del tratto superiore. 2. Un’attività fisica moderata (45 - 90 minuti) tonifica il sistema immunitario. Mentre un’attività prolungata (90 – 180 minuti) dopo una iniziale stimolazione, causa una immuno-depressione che dura alcune ore, rendendo l’organismo più suscettibile alle infezioni. Giorni di malattia
1.
Nieman, DC. - Exercise and immunity: Clinical studies in Ader R., Psichoneuroimmunology, IV ed., vol. 1, cap. 31, Academic Press, Amsterdam 2007
S T I M O L A Z I O N E
EFFETTI SULL’IMMUNITA’ DELL’ATTIVITA’ FISICA • moderata (3/4 – 1,5 ore) • prolungata (1,5 - 3 ore) +2
+1
ORE
0 0,5
I N I B I Z I O N E
-1
-2
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
4,5
5
6,5
7
7,5
Maggiore vulnerabilità alle infezioni virali
8
8,5
9
9,5
10
1.
Un recente studio, pubblicato sul British Journal of Sport Medicine (Nieman DC, Henson DA, Austin MD, Sha W. - Upper respiratory tract infection is reduced in physically fit and active adults. – BJSM 2010 Nov 1.) dimostra l’efficacia di un’attività fisica regolare di tipo aerobico nella prevenzione delle malattie invernali.
2.
Tra le oltre mille persone seguite per 12 settimane durante i mesi autunnali ed invernali, chi praticava sport nonostante il cattivo tempo ha avuto dal 41 al 58% in meno sintomi da raffreddamento, e l'intensità degli stessi si è dimostrata minore, rispetto ai sedentari.
3.
In conclusione, qualsiasi prevenzione antinfluenzale dovrebbe prevedere l'invito a muoversi, nonostante il freddo e la pioggia.
4.
Tuttavia, più di 90 minuti di intenso esercizio fisico di resistenza possono rendere maggiormente suscettibili alle infezioni per un periodo di tempo che raggiunge le 72 ore dopo la sessione di allenamento.
ALTRI BENEFICI DELL’ATTIVITA’ FISICA REGOLARE
1. Attiva il metabolismo, aumenta la massa magra, aiuta a perdere peso, riduce l’insulinoresistenza (diabete mellito di tipo II). 2. Migliora l’efficienza cardiocircolatoria (riduce il rischio d’infarto), riduce il colesterolo LDL ed aumenta l’HDL, regola la pressione arteriosa e il tono venoso. 3. Rinforza muscoli, ossa, articolazioni e cartilagini. Previene dolori vertebrali, lombalgie e osteoporosi. 4. Stimola l’eliminazione delle scorie metaboliche mediante il sudore. Previene la stitichezza e il tumore al colon-retto.
Anche le tecniche di rilassamento come: 1. il training autogeno, lo yoga e la meditazione trascendentale, possono essere utili per favorire il rilassamento muscolare ed uno stato di calma interiore. 2. Queste tecniche raggiungono quest’obiettivo mediante il controllo volontario della respirazione.
1. Il respiro è l’unica funzione vegetativa che può essere parzialmente controllata con la volontà. 2. Normalmente la frequenza respiratoria è di 13-15 atti respiratori al minuto. 3. La riduzione volontaria a 6 atti respiratori al minuto rende i recettori del “centro del respiro” (tronco encefalico) più sensibili sia al livello di pressione arteriosa (barocettori) che alla quantità di O2 e CO2 (chemocettori) presente nel sangue. 4. Di conseguenza il cervello, tramite il Sistema Nervoso Autonomo, regola in modo più efficiente sia la pressione arteriosa (riducendola) che la disponibilità d’ossigeno (aumentandola), incrementando il “tono vagale”. (1)
5. L’aumento del “tono vagale” induce lo stato di rilassamento regolando il sistema dello stress, mediante: •
La riduzione di noradrenalina e cortisolo, i principali ormoni dello stress.
•
L’aumento di serotonina (migliora il tono dell’umore e riduce della “fame nervosa”) e melatonina (sincronizza il ritmo sonno-veglia).
6. Inoltre, il rilassamento aumenta la capacità di attenzione e di controllo sui nostri processi mentali (calmare la mente) mitigando le nostre paure e preoccupazioni. R.P. Brown, P.L. Gerbarg. - Sudarshan Kriya Yogic breathing in the treatment of stress, anxiety, and depression. Part II - Clinical applications and guidelines. J. Altern. Complement. Med., v. 11, n. 4, p. 711-717, 2005 (2)
Quest’esercizio, se praticato per 10 minuti due volte al giorno, aiuta il rilassamento fisico e mentale mediante una respirazione più completa e profonda. 1.
Trovate un posto tranquillo e assicuratevi di non essere disturbati.
2.
Coricatevi su un letto oppure sedetevi su una sedia comoda con la schiena sostenuta dallo schienale.
3.
Chiudete gli occhi. Rilassatevi e concentrate l’attenzione sul respiro, sentendolo entrare (inspirazione) e uscire (espirazione) dalle narici.
4.
Se siete sdraiati appoggiate il palmo di un mano sull’ombelico.
5.
Inspirate contando da uno a cinque gonfiando l’addome (la mano posta sull’addome si alza).
6.
Poi espirate sempre contando da uno a cinque appiattendo per ultimo l’addome (la mano si abbassa).
7.
Avrete un ciclo respiratorio completo (5 secondi, inspirazione + 5 secondi, espirazione) ogni 10 secondi, cioè sei cicli respiratori al minuto.
8.
Ripetete questo ciclo respiratorio per sessanta volte consecutive almeno due volte al giorno.
In accordo con i dati delle sperimentazioni effettuate su animali uno studio condotto su 183 adulti (45 anni in media) ha dimostrato che l’aumento del tono vagale tramite la respirazione controllata inibisce la produzione delle citochine pro-infiammatorie TNF-alfa e IL-6 da parte dei monociti/macrofagi e quindi riduce l’infiammazione locale e sistemica. Marsland A.L. e al. - Stimulated production of proinflammatory cytokines covaries inversely wirh heath rate variability Psychosomatic Medicine 2007; 69: 709-716.
“Quello che conta non è l’eliminazione dello stress che sarebbe come eliminare la vita ma la sua gestione. Per la quale non c’è formula di successo uguale per tutti, anche se la strada da seguire è uguale per tutti. Vivere in armonia con le leggi della natura, stabilendo il proprio personale ritmo di marcia”. H. Selye – Stress - ed. Einaudi.
Centro Salute Gea di Naturopatia Via Cimarosa, 80 - 10154 Torino tel. 011.2054281 e.mail
[email protected] www.mauromezzogori.it
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C. Porth - Fisiopatologia - Antonio Delfino Editore
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C. Greniè – Conversazioni con Henri Laborit – ed. Eleuthera
6.
F. Bottaccioli - Psiconeuroimmunologia - ed. RED
7.
F. Bottaccioli – PsiconeuroEndocrinoImmunologia – ed. RED
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F. Bottaccioli – Giovani più a lungo – ed. Red
9.
H. Laborit – La colomba assassinata – ed. Mondadori
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H. Laborit – Elogio della fuga – ed. Mondadori
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H. Laborit – Lo spirito del solaio - ed. A. Mondadori
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M. Murray, J. Pizzorno “Trattato di Medicina Naturale “ voll. 1° e 2° – Utet Red Edizioni
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