STORIA SOCIALE Percorsi di ricerca per la memoria di domani 1 Collana diretta da Casimira Grandi
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Direttore Casimira Grandi Università degli Studi di Trento (Italia)
Comitato scientifico José Roberto Severino Universidade Federal do Pará (Brasil)
Maria Luisa Caldognetto Centre de Documentation sur les Migrations Humaines (Luxembourg)
Luigi Lorenzetti Università della Svizzera Italiana (Confederazione Elvetica)
Comitato di redazione Katia Pizzini Archivio Diocesano Tridentino (Trento – Italia)
Serena Luzzi Università degli Studi di Trento (Italia)
Elena Taddei Universität Innsbruck (Österreich)
STORIA SOCIALE Collana diretta da Casimira Grandi
La collana propone temi di storia sociale ispirata a new heritage perspective, secondo una metodologia che consente di indagare i rapporti ancestrali in funzione dell’interezza del tempo, utilizzando l’articolazione dell’analisi transdisciplinare. I soggetti di ricerca interessano sia l’ambito delle peculiarità territoriali sia il più ampio dibattito internazionale, con particolare attenzione all’approccio comparativo nella mobilità occupazionale.
PARTE 1: http://www.youtube.com/watch?v=Mf XVvWb0qOQ PARTE 2: http://www.youtube.com/watch?v=y1OqEEbRTVw http://www.aracneeditrice.it/allegati/3830/Riconta1.pdf http://www.aracneeditrice.it/allegati/3830/Riconta2.pdf
*** Si ringrazia Airon Clementino Dias per la cortese collaborazione.
La riconta delle anime (1987–2008) Il sacro, il sociale e il profano nelle fonti nominative confessionali Atti del Convegno (Trento, 3–4 aprile 2008)
a cura di Casimira Grandi
Copyright © MMXI ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it
[email protected] via Raffaele Garofalo, 133/A–B 00173 Roma (06) 93781065
ISBN
978–88–548–3830–7
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: febbraio 2011
A Giuseppe Chironi
Indice Premessa di Paolo Prodi
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I FONTI NOMINATIVE TRA SACRO E PROFANO Le fonti nominative confessionali oltre lo spazio e il tempo di Casimira Grandi
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Produzione, riproduzione e conservazione delle fonti: legge anagrafica e codice dell’amministrazione digitale di Paola Carucci
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Per un’analisi fenomenologica degli archivi parrocchiali di Giuseppe Chironi
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II LE FONTI PARROCCHIALI NELLA TERRA DEL CONCILIO La microfilmatura e l’uso dei dati anagrafici da parte dell’Archivio Diocesano Tridentino di Livio Sparapani
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Gli interventi della Soprintendenza BB. LL. e AA. della Provincia Autonoma di Trento negli archivi parrocchiali della Diocesi di Trento di Livio Cristofolini
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Gli archivi parrocchiali: produzione documentaria e sedimentazione archivistica. Il caso trentino di Judith Boschi
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Le fonti anagrafiche presso l’Archivio Diocesano Tridentino: progetti e prospettive di Katia Pizzini
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Indice
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III LE FONTI CONFESSIONALI NELLA CAPITALE DELLA CRISTIANITÀ Gli stati delle anime e la giurisdizione del cardinale Vicario a Roma in età moderna di Domenico Rocciolo
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La moderazione del lusso a Roma (1546–1574): una questione civile ed ecclesiastica di Maria Luisa Carlino
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La popolazione ebraica romana nelle fonti dell'Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma di Claudio Procaccia
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Studi sulla popolazione ebraica di Roma tra Ottocento e inizi del secolo XXI di Eugenio Sonnino e Daniele Spizzichino
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IV PERCORSI DI RICERCA OLTRE LA CONFESSIONALITÀ DELLE FONTI Il Centro della Memoria dell’ Amazzonia e la storia demografica dell’Amazzonia di Antonio Otaviano Vieira
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I registri parrocchiali della diocesi di Florianópolis: fonti per la storia dell’immigrazione (XIX – XX secolo) di Josè Roberto Severino
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Cultura, società e genetica nei microisolati dell’Alto Adige attraverso i registri parrocchiali (sec. XVII–XX) di Gerd Klaus Pinggera e Alice Riegler
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Fonti bibliografiche e archivistiche a cura di Claudio Andreolli
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Appendice cd Family Search e il servizio alla comunità
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Prospettive di ricerca negli archivi remoti e la Società Genealogica dello Utah, lo studio dei registri parrocchiali per la storia della popolazione nel mondo globalizzato
a cura di Walter Zafarana
La riconta delle anime (1987–2008). Il sacro, il sociale e il profano nelle fonti nominative confessionali ISBN 978-88-548-3830-7 DOI 10.4399/97888548383071 pag. 11–13 (febbraio 2011)
Premessa
A vent’anni dalla “Conta delle anime” Paolo Prodi
La scelta fatta vent'anni fa — o ventuno anni fa — è stata una scelta di ricerca assolutamente promettente, dovevamo muoverci in una situazione quanto mai stagnante e la nostra fortuna è stata quella di incrociare le forze intellettuali del sito storico italo–germanico dell'università di Trento, con la presenza di una struttura come quella dell'archivio diocesano. È da questa confluenza che è nato il convegno del 1987 e poi il libro del 1989. Cerchiamo di capire alcune delle piste che da questo convegno, non dico siano nate, ma si sono intrecciate. Non esiste la storia grande e la storia piccola, i cammini che sono stati iniziati in queste direzioni si possono schematizzare in questo modo: piano archivistico, piano della storia sociale, storia della chiesa e piano politico. Piano archivistico: dal problema degli archivi parrocchiali sono partiti, nei decenni successivi, ricerche sulle nuove tecno11
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Paolo Prodi
logie informatiche; il grosso nodo era quello di manovrare delle fonti, che dal punto di vista quantitativo, non erano manovrabili senza nuove tecnologie. Noi avevamo progettato per le diocesi dell'Italia settentrionale degli interventi globali di formazione di banche dati, ma questo lavoro non si è potuto concretare in modo organico per svariati motivi. Ricordo, in questa sede, che anche i volumi di Turchini sono nati da questa esperienza, anche quello di Cecilia Nubola è stato il primo in Italia che aveva in fondo al libro il dischetto comprendente tutti i dati che sarebbero stati illeggibili se fossero stati scritti. Piano della storia sociale: ci sono studi che si sono sviluppati da un mondo genealogico, basato sul singolo fatto, ad un approccio invece sistemico dove le stesse genealogie si sono aperte per diventare storia sociale, di identità collettive di movimento. Dal 1470 in poi siamo stati contadini a zappare la stessa terra per cinquecento anni, questo per dire che la ricerca genealogica si è riempita dell'intera storia della società. La sensibilità si è evoluta da una sensibilità storico–primitiva. Storia della chiesa: parliamo di registri parrocchiali, di libri parrocchiali, queste iscrizioni hanno un significato molto più importante di quanto si osserva: sono il passaggio dall'uomo cristiano medioevale al fedele moderno. Il registro del battesimo non è solo un registro contabile, dalla conta delle anime discende un nuovo modo di partecipazione alla vita della chiesa. Fu il segno di un mutamento epocale, i registri nel loro insieme sono stati uno strumento fondamentale per quello che gli storici hanno definito processo di confessionalizzazione. Si passa ad una concezione dell'individuo come identità corporea, da allora in poi ci identifichiamo per essere nati in un certo posto, in una certa chiesa, per essere registrati all'interno di una comunità parrocchiale etc.
Premessa
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Piano politico: abbiamo visto come i registri parrocchiali centrino moltissimo con la costruzione dello stato, l'anagrafe intesa non solo come fatto formale ma anche come formazione del suddito fedele, che in base alla data di nascita assume fin dalla stessa una serie di doveri che connotano la sua vita negli anni successivi. È una storia che avrà diverse ramificazioni in Europa, ci saranno cammini abbastanza diversi, la definizione dell'appartenenza territoriale e la razionalizzazione; si passa dal ''mondo pressappoco'' al ''mondo della precisione''. Quindi i registri parrocchiali rappresentano l'inserimento dell'identità collettiva e lo sviluppo delle strutture politico amministrative dell'età moderna. Alcune considerazioni finali: Siamo davanti ad un passaggio epocale, non solo sul fronte religioso e politico ma anche antropologico, si può parlare di sradicamento della territorialità, da qui il tema dell'immigrazione, ad esempio, che è solo un aspetto spesso enfatizzato perché dà luogo ad attriti e scontri. Oggi, come si legge sui giornali, sembra che la carta d'identità sia stata sostituita dalla carta di credito, più che una realtà politica si parla di realtà antropologica. Si stanno verificando cose che i nostri avi non avrebbero mai concepito.
La riconta delle anime (1987–2008). Il sacro, il sociale e il profano nelle fonti nominative confessionali ISBN 978-88-548-3830-7 DOI 10.4399/97888548383072 pag. 15–27 (febbraio 2011)
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FONTI NOMINATIVE TRA SACRO E PROFANO Le fonti nominative confessionali oltre lo spazio e il tempo Casimira Grandi
Il pervasivo bisogno di certezze che sembra connotare la società contemporanea, sullo sfondo crepuscolare di un generico paradigma della decadenza individuato nell’amnesia del passato, ha portato a valorizzare il recupero delle origini attraverso le fonti nominative confessionali: una documentazione che ha consegnato alla storia traccia personale dei suoi pertinente. Non è mia intenzione, però, affrontare l’approccio euristico su forme e contenuti di questi documenti, perché in molti archivi lo studio delle radici ha individuato un altro approccio, quello di ricerche fatte per il piacere di trovare un reticolo di parentele e di fatti che reintegrano l’individuo nel mitizzato mondo perduto. È un viaggio della mente prodotto da memorie intessute di sradicamenti, di scenari non sempre rassicuranti, ma è uno spazio ritrovato nella topografia degli affetti attraverso il persistente le15
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Casimira Grandi
game delle persone con i luoghi dei natali; l’identità territoriale che sostiene questi riferimenti è un efficace antidoto al nostro spaesamento, tanto da ipotizzare una “educazione della memoria” che ponga obiettivi di valore affinché la spinta degli ideali sottesi nella ricerca non sia confusa — o contaminata? — dalle ideologie. E per non mortificare la dinamica evolutiva della storia, mai disgiunta dall’etica. Il sacro e il profano in questi documenti si fondono nel senso di sé che ha ognuno di noi, che ci rende coscienti della nostra diversità rispetto agli altri, delineando quell’identità personale che la memoria storica aiuta a valorizzare in “identità allargate”, in altre parole quel sentimento di appartenenza che nell’era della globalizzazione aiuta a non perdersi. 1. Globalizzazione e cosmopolitismo «Ogni realtà sociale è, per prima cosa, spazio» ha scritto Fernand Braudel1 . È lo spazio — sempre composito e fatto di spazi che si incastrano gli uni negli altri, uniti fra loro da rapporti di dipendenza — che spiega la nostra realtà globalizzata in cui l’interdipendenza planetaria ha collegato mondi separati da secoli, facendo emergere un elemento affatto nuovo per lo storico: la percezione che l’uomo appartiene, al contempo, alla propria storia locale e a quella più ampiamente internazionale2.
1 FERNAND BRAUDEL, Introduzione all’edizione italiana, in IMMANUEL WALLERSTEIN, Il sistema mondiale dell’economia moderna, il Mulino, Bologna 1978–1995, (voll. 3), vol I p. 9. 2 Pur se datato, si veda il fondamentale La storia locale italiana, a cura di CINZIO VIOLANTE, il Mulino, Bologna 1982. Inoltre: BEATRIZ MAZLISH, The New Global History, Routledge, New York 2006; ULRICH BECK, Lo sguardo cosmopolita, Carocci, Roma 2005. È forse opportuno sottolineare come il termine “globalizzazione” è «una sorta di grimaldello evocativo, una “grande allusione” che tutto spiega e contiene […,] considerata un fragoroso evento degli ultimi anni e non un lungo processo storico, che sostanzialmente matura negli ultimi centocinquant’anni ed è, semplicemente, una delle ossature della contemporaneità» (CARLO FUMIAN, Verso una società planetaria, Donzelli, Roma 2003, p. 3).
La riconta delle anime (1987–2008). Il sacro, il sociale e il profano nelle fonti nominative confessionali ISBN 978-88-548-3830-7 DOI 10.4399/97888548383079 pag. 113–128 (febbraio 2011)
III LE FONTI CONFESSIONALI NELLA CAPITALE DELLA CRISTIANITÀ Gli stati delle anime e la giurisdizione del cardinale Vicario a Roma in età moderna Domenico Rocciolo
Disgiunti dalla giurisdizione del cardinale vicario gli stati delle anime di Roma perdono di senso storico. Sono conosciuti, infatti, come fonti per gli studi, ma non va dimenticato che furono compilati come registri di natura religiosa, nei quali i parroci annotarono i nomi dei partecipanti all’annuale rito eucaristico pasquale1. Sebbene la loro origine sia ancora argomento di discussione, si può dire che le conte delle anime romane risalgano agli anni Sessanta del Cinquecento, in corrispondenza del potenziamento del governo diocesano e delle prime applicazioni 1 Cfr. COMITATO ITALIANO PER LO STUDIO DELLA DEMOGRAFIA STORICA (a cura di), Le fonti della demografia storica in Italia, Atti del Seminario di demografia storica 1971-1972, I/I, Roma, CISP, 1974 e i contributi raccolti in La conta delle anime: popolazioni e registri parrocchiali. Questioni di metodo ed esperienze, Atti del convegno, Trento, 26-27 ottobre 1987, a cura di GAURO COPPOLA e CASIMIRA GRANDI, Il Mulino, Bologna 1989.
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Domenico Rocciolo
delle riforme tridentine. Quando il cardinale vicario Giacomo Savelli (1560–1587) diede inizio alla visita apostolica delle chiese di Roma nel 1564, i visitatori incaricati delle ispezioni denunciarono numerose negligenze nell’aggiornamento delle scritture parrocchiali dei battesimi, dei matrimoni, dei morti, dei comunicati e dei cresimati, per correggere le quali proposero le «Norme per i curati» contenenti le regole di registrazione dei parrocchiani che avrebbero ottemperato al precetto pasquale2. Dunque, i parroci visitarono le case e consegnarono ai capi famiglia il polizzino nominativo che avrebbero ritirato all’altare il giorno di Pasqua (prassi modificata nel Settecento con la consegna del bollettino in chiesa prima della comunione). Altresì, cominciarono a compilare il libro specifico dei fedeli, riportando i nomi degli uomini e delle donne componenti i nuclei familiari, aggiungendo i dati dei nuovi nati battezzati e dei fanciulli cresimati, notizie sullo stato sociale delle famiglie e liste delle fanciulle da maritare. Recentemente è stato ricordato che le prime conte delle anime pretese dai funzionari diocesani ebbero alcune anticipazioni, tra le quali si annovera quella di S. Pietro in Vaticano nel 1547. La basilica di S. Pietro redasse un proto status animarum a sua volta preceduto da due esperienze di censimento della popolazione: quella compiuta nel 1517–1518, che portò ad un Census composto a scopo fiscale per rioni e su base parrocchiale, e quella fatta nel 1526–1527, che produsse la Descriptio Urbis, voluta per scopi annonari e realizzata pochi mesi prima del Sacco della città. Il Census individuò i capifamiglia, i proprietari e gli inquilini degli stabili per obbligarli al pagamento di una tassa per la pavimentazione dell’odierna via di Ripetta3, la De2 Sulla Visita del 1564 cfr. LUIGI FIORANI, Le Visite Apostoliche del CinqueSeicento e la società religiosa romana, “Ricerche per la storia religiosa di Roma”, 4, 1980, pp. 92-112. Il piccolo scritto intitolato Norma per li curati, che tratteggiò i doveri del prete in cura d’anime, si trova in Archivio Segreto Vaticano (ASV), Misc. Arm. IXV, Arm. VII, 2, cc. 92-118. 3 Come sostiene ANNA ESPOSITO, La parrocchia agostiniana di S. Trifone nella Roma di Leone X, “Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge-Temps Modernes”, XCIII, 1981, pp. 495-523 ora in EAD. Un’altra Roma. Minoranze nazionali e comunità ebraiche tra Medioevo e Rinascimento, Il Calamo, Roma 1995, pp. 43-74.
La riconta delle anime (1987–2008). Il sacro, il sociale e il profano nelle fonti nominative confessionali ISBN 978-88-548-3830-7 DOI 10.4399/978885483830713 pag. 217–236 (febbraio 2011)
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PERCORSI DI RICERCA OLTRE LA CONFESSIONALITÀ DELLE FONTI Il Centro de Memória da Amazônia e la storia demografica dell’Amazzonia Antonio Otaviano Vieira Junior
Presentazione Nel 2006 il Tribunale di Giustizia dello Stato del Pará (TJP) — con sede a Belém — istituiva una commissione di giudici, storici e archivisti per individuare i limiti cronologici dello scarto di documenti sino allora conservata nel loro archivio di deposito (arquivo inativo)1. Tale commissione — Comissão de Descarte —, dopo lunghe riunioni stabiliva che tutta la documentazione anteriore al 1970 sarebbe stata scartata: in conformità a questa decisione trentacinque tonnellate di carte attinenti alla magistratura civile e criminale, prodotte tra la fine del 1700 e il 1 Una superficie di 1.247.689, 515 Km2; la sua capitale è Bélem, prossima alla foce del Rio delle Amazzoni.
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Antonio Otaviano Vieira Junior
1970, pari ad una lunghezza di circa due chilometri di cartelle, erano destinate all’inceneritore se qualche ente locale non si accollava l’onere della loro gestione. Pertanto, il TJP convocava varie istituzioni paraensi al fine di individuare quale tra esse sarebbe stata interessata alla responsabile custodia di questa ingente quantità di testimonianze, prive oramai di interesse per la giustizia ma importanti per la più generale storia della popolazione. Se nessuno dei convocati assumeva l’incombenza della custodia dei documenti, il fondo sarebbe stato avviato alla distruzione. A fronte dell’importanza di una simile testimonianza, e per combattere la diffusa amnesia sociale, l’Università Federale del Pará (UFPA) — sita a Belém — si è offerta di custodire e organizzare il materiale al fine di renderlo consultabile, creando il Centro de Memória da Amazônia (CMA). L’UFPA si è trovata così a gestire una difficile operazione culturale in una circostanza assai critica, il cui primo obiettivo era la salvaguardia concreta di una mole di carte — non sempre in buone condizioni —, innanzitutto individuando il luogo dove collocarle. Il 6 febbraio 2007 era firmato un accordo tra il TJP e l’UFPA, che ufficializzava la responsabilità dell’Università nella tutela di questa importante documentazione sulla memoria amazzonica.2 Con lodevole tempismo, il giorno 28 febbraio del 2007 lo stabile dell’antica tipografia dell’UFPA veniva occupato da storici e archivisti — tutti volontari —, che portavano sulle loro spalle le trentacinque tonnellate di documenti salvati dall’inceneritore: un interessante edificio, esempio di archeologia industriale del primo Novecento, trovava così coerente riuso e la documentazione recuperata era dignitosamente collocata in attesa del riordino. Il primo impegno della UFPA era volto a restaurare e disinfestare le carte variamente deteriorate, danneggiate soprattutto dall’alto tasso di umidità locale (Belém è sulla linea dell’Equatore), per passare poi alla loro organizzazione: era necessario innanzitutto disfare i pacchi legati con cordicelle inidonee all’uso, che avevano contribuito a rovinare i documenti u2
“Diário da Justiça – Pará”, 6 de Fevereiro de 2007, p. 5, Convênio n. 005/2007.