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li USA confinano a nord con il Canada e a sud con il Messico. Sono bagnati a ovest dall’Oceano Pacifico e a est dall’Oceano Atlantico. Appartengono agli Stati Uniti anche l’Alaska, estremo lembo nord-occidentale del continente, e le Hawaii, un arcipelago al centro del Pacifico.
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Stati Uniti d’America Superficie: 9.372.614 km2. Popolazione: 301.621.157 abitanti. Vita media: donne 81 / uomini 75. Densità: 32 abitanti/km2. Popolazione urbana: 81%. Capitale e principali agglomerati urbani: Washington (5.290.000 abitanti); New York (18.819.000), Los Angeles (12.950.000), Chicago (9.506.000), Dallas (6.004.000). PIL pro capite: 45.845 US$ (Italia 31.791 US$). ISU: 0,951 (Italia 0,941). Forma di governo: repubblica federale.
Lingua: inglese, spagnolo. Religione: cristiani protestanti (24,6%), cristiani cattolici (22,1%), altri cristiani (33,8%), ebrei (2,2%), cristiani ortodossi (2,2%), musulmani (1,6%), buddisti (0,9%), induisti (0,4%), non religiosi/atei (10%), altre religioni (2,2%). Moneta: dollaro USA. Fa parte della Commissione Economica Asia-Pacifico (APEC) e dell’Accordo di libero scambio dell’America Settentrionale (NAFTA).
New York, la statua della Libertà.
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1. TERRITORIO: dalle pianure alle Montagne Rocciose
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a disposizione dei rilievi dà vita a tre grandi aree: la pianura costiera atlantica e la fascia degli Appalachi a est, le Grandi pianure al centro, le Montagne Rocciose a ovest. Queste ultime si innalzano a ridosso del Pacifico: sono montagne dalla formazione recente e ricche di vulcani, come il Mount St. Helens. I rilievi si articolano in tre complessi: la duplice dorsale delle Catene Costiere; gli altopiani centrali più a est (tra i 1800 e i 2500 m) come il Gran Bacino, intervallato da deserti e laghi come il Gran Lago Salato, e l’Altopiano del Colorado dove il fiume omonimo ha creato le gole spettacolari del Gran Canyon; le Montagne Rocciose vere e proprie che hanno un’altitudine media di 3500 m e racchiudono le vette più alte del Paese. Tra le montagne e la costa orientale si allungano catene minori, altipiani, e vaste pianure che terminano con i monti Appalachi a est, prima della bassa costa atlantica, e a sud con le paludi del Golfo del Messico. Si tratta di una vasta regione pianeggiante che a nord comprende la regione dei Grandi Laghi e a sud i fertili terreni alluvionali del Mississippi-Missouri. Il Mississippi, lungo 5620 km, è il fiume più lungo e più importante degli Stati Uniti. Dopo un tratto iniziale con rapide e cascate scorre lento e maestoso nella pianura, con una larghezza media di circa 2 km. È facilmente navigabile e collegato da una serie di canali al complesso dei Grandi Laghi, costituendo così una delle principali vie di trasporto e comunicazione del Paese, sfruttata in passato per la penetrazione e la conquista delle regioni centrali. A parte l’Alaska, dove il clima è molto rigido, nel resto degli Stati Uniti prevale un clima temperato; la costa orientale è la zona più umida. Nelle regioni più a nord il clima è più rigido per gli influssi del Polo, con forti escursioni termiche stagionali, mentre procedendo verso sud il clima diventa più caldo e umido. Al centro, nella zona delle Grandi Pianure, il clima è di tipo continentale. Gli Altipiani interni sono aridi e a tratti desertici, mentre le Montagne Rocciose presentano un clima tipicamente alpino. È lungo 446 chilometri circa, profondo fino a 1.600 metri e con una larghezza variabile dai 500 metri ai 27 chilometri. Per la maggior parte è incluso nel Parco Nazionale del Grand
Canyon, istituito nel 1919, uno dei primi parchi nazionali degli Stati Uniti e uno dei primi successi del movimento ambientalista americano. Infine, lungo l’Oceano Atlantico, corre una pianura percorsa dai profondi estuari di fiumi come l’Hudson e il Delaware, con numerose baie lungo la costa; più a sud la pianura si allarga dando origine a un paesaggio lagunare che prosegue fino alla Penisola della Florida. Malgrado l’elevata urbanizzazione, gli Stati Uniti sono ricchi di territori ancora selvaggi e incontaminati, protetti da decine di parchi nazionali e riserve regionali. Il parco più grande è il Wrangell-St. Elias National Park and Preserve, in Alaska, che si estende su un’area di 53.000 km2 ed è l’habitat di grizzly e caribù. Yellowstone, nel Wyoming, fondato nel 1872 è il parco nazionale più antico del mondo. Qui si trovano numerosi geyser, che emettono getti di acqua e vapore alti più di 50 m. Altri parchi importanti sono il Sequoia National Park, alle pendici della Sierra Nevada (California), nato per proteggere le sequoie giganti, i più imponenti alberi della Terra alti anche più di 80 m, e, sempre in California, si trova il Parco Yosemite, consacrato alla vita selvaggia: si può entrare solo a piedi ed è privo di insediamenti umani.
Il Grand Canyon in Arizona.
Il fiume Mississippi.
Un orso grizzly all’interno del parco nazionale Wrangell St. Elias in Alaska.
STOP & GO!
Rispondi alle domande per passare al paragrafo successivo
1. Quali sono le aree geografiche in cui è possibile suddividere gli Stati Uniti? 2. Quali sono i principali parchi nazionali? 3. Quali sono le caratteristiche climatiche?
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America - Stati Uniti Un ragazzino afroamericano davanti a una fontanella destinata alle persone di colore negli anni Quaranta.
2. POPOLAZIONE La nascita dell’Unione
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a storia degli Stati Uniti ha inizio con la conquista dell’indipendenza dalla Gran Bretagna (1783) da parte delle 13 colonie della costa atlantica, guidate in particolare da quelle del New England (la zona di più antico insediamento anglosassone). Primo presidente fu George Washington, eletto nel 1789. Gli USA furono il primo Paese con una Costituzione scritta: a quella adottata nel 1787 si aggiunse, nel 1791, il Bill of Rights, la “Dichiarazione dei Diritti”: dieci emendamenti che affermano le fondamentali libertà costituzionali. La formazione degli USA si completò con la progressiva conquista delle regioni a ovest (il Far West), terminata intorno al 1890 a spese dei popoli nativi. Altri territori vennero acquistati dai Paesi europei che li avevano colonizzati in precedenza (come la Louisiana dalla Francia o la Florida dalla Spagna) mentre altri vennero strappati al Messico tra il 1845 e il 1848. La costruzione della ferrovia favorì lo spostamento dei coloni, attirati sia dalla possibilità di diventare proprietari terrieri sia di partecipare alla corsa dell’oro scatenatasi in California dopo il ritrovamento dei primi giacimenti. Le differenze tra regioni settentrionali, la cui economia era soprattutto commerciale e industriale, e quelle meridionali, dedite alla produzione di tabacco e cotone, coltivati nelle grandi piantagioni in cui lavoravano gli schiavi provenienti dall’Africa, si acuirono in occasione del dibattito sull’abolizione della schiavitù: 11 Stati del Sud crearono una propria Confederazione a cui seguì una sanguinosa guerra civile (1861-1865) al cui termine, sconfitta la Confederazione, gli Stati del Nord, abolita la schiavitù, riuscirono a imporre un modello di società più dinamico e democratico. Al termine della Prima guerra mondiale gli USA erano divenutai i maggiori produttori mondiali di alimenti e manufatti industriali. Nel 1929 una forte crisi economica fece fallire molte imprese e la disoccupazione toccò livelli record. Il presidente Roosevelt avviò allora una nuova politica economica (New Deal), realizzando grandi opere pubbliche e regolamentando i rapporti di lavoro. Alla fine della Seconda guerra mondiale, di cui furono gli indiscussi vincitori, gli Stati Uniti affermarono la loro leadership sul mondo capitalista, contrapposto negli anni della “Guerra fredda” al blocco orientale. Negli anni gli Stati Uniti sono intervenuti direttamente o indirettamente in varie parti del mondo per mantenere o ampliare la propria influenza. Ciò ha comportato una politica di stretto controllo su vaste aree del pianeta (come l’America centro-meridionale) o il coinvolgimento in conflitti locali (come quello in Vietnam 1961-1973), conclusosi però con la loro sconfitta. Nella foto, un powwow di nativi nordamericani. Si tratta di raduni durante i quali i nativi onorano, con danze e canti, la propria cultura.
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La questione razziale
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ome è facilmente comprensibile, la popolazione degli Stati Uniti è un incredibile crogiuolo di popoli ed etnie; per il 75% è composta da bianchi discendenti dai colonizzatori europei, per il 12% da neri afroamericani, quindi da messicani, cinesi, indiani, filippini e, per meno dell’1%, da popolazioni originarie della zona (gli “indiani”). Circa un terzo della popolazione totale dichiara origini “miste”. La questione razziale è un tasto ancora dolente; fino a pochi decenni fa, in molti Stati erano ancora in vigore leggi che escludevano i neri da scuole, locali pubblici e mezzi di trasporto frequentati dai bianchi (segregazione razziale). Oggi le leggi assicurano la totale parità, ma di fatto le condizioni di vita della popolazione di colore sono mediamente inferiori di quelle dei bianchi e accanto a pochi neri che riescono a raggiungere posizioni di prestigio e potere, molti altri devono affrontare povertà, disoccupazione e condizioni abitative e sanitarie insoddisfacenti. Condizioni più difficili caratterizzano gli ormai poco numerosi appartenenti alle Nazioni indiane. Si tratta di decine di gruppi etnici diversi, classificati in famiglie a seconda dell’area geografica di appartenenza. In origine erano essenzialmente nomadi e cacciatori e vivevano su altopiani e praterie. L’espansione dei bianchi si trasformò in aperto conflitto nei loro confronti dal 1830, quando il governo degli Stati Uniti diede inizio al progressivo esproprio dei territori degli indiani, in particolare le ampie praterie lungo il Mississippi, che portò al loro confino verso le regioni aride e montuose dell’Ovest. Il conflitto, caratterizzato da veri episodi di sterminio da parte dell’esercito americano, durò fino alla fine dell’Ottocento. Da quel momento i Nativi, sempre più esigui, furono costretti a vivere nelle riserve, territori loro assegnati dagli Stati federali. Questa forma di insediamento, tuttora in atto, ha portato alla drammatica emarginazione di queste popolazioni, tuttora orgogliose delle loro tradizioni. Oggi i Nativi americani raggiungono circa i 2 milioni e mezzo e sono concentrati per la maggior parte in Montana, South Dakota, Idaho e Wyoming. Nonostante una legge ne tuteli i diritti, vivono in gran parte emarginati e in condizioni di miseria.
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La nascita di una superpotenza
La patria delle megalopoli
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Chicago; una delle più popolose città degli USA, è anche un importante centro finanziario e commerciale.
1. DISTRICT OF COLUMBIA 2. MARYLAND 3. DELAWARE 4. NEW JERSEY 5. CONNECTICUT 6. RHODE ISLAND 7. MASSACHUSETTS 8. NEW HAMPSHIRE 9. VERMONT
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a popolazione è distribuita sul territorio in modo disomogeneo; gli Stati più popolosi sono California (oltre 36 milioni di abitanti), Texas (il più esteso dopo l’Alaska), Stato di New York, Florida, Illinois, Pennsylvania, Ohio, Michigan, Georgia, New Jersey, North Carolina e Virginia. Oltre alle città più grandi (New York, Los Angeles e Chicago) contano circa 4-5 milioni di abitanti anche Dallas, Philadelphia, Miami, San Francisco, Boston, Atlanta, Houston e Detroit. Altre regioni, soprattutto all’interno, sono invece in gran parte spopolate. Le città sono tutte di recente origine e prive di un centro storico in senso europeo; il centro cittadino è spesso dominato dai grattacieli, dove si trovano le sedi di aziende, centri commerciali e istituzioni politiche e culturali; intorno si sviluppano le aree residenziali, spesso affiancate da quartieri degradati. Non di rado sono presenti isole etniche abitate da gruppi di origine omogenea: quartiere cinese, italiano, nero, messicano, ecc. Le maggiori conurbazioni sono Boswash, che si estende da Boston a Washington comprendendo New York, Philadelphia e Baltimora; Chippitts, formata da Chicago, Detroit, Cleveland e Pittsburgh e, sul Pacifico, San San, estesa da San Francisco a San Diego passando per Los Angeles. Grandi arterie a 6 corsie facilitano gli spostamenti. Washington, la capitale, in sé non supera i 600.000 abitanti; costituisce il centro politico e amministrativo del Paese, dove si trovano i simboli dell’Unità nazionale: il Campidoglio, sede del Parlamento, la Casa Bianca, abitazione del Presidente, e il Pentagono, dove ha sede il Dipartimento della difesa
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on la fine politica e il dissesto economico dell’URSS (1991), gli Stati Uniti rimasero l’unica superpotenza mondiale. Negli anni Novanta del XX secolo la potenza americana si è affermata e rafforzata in tutto il mondo e in ogni ambito: 1. in ambito economico, gli USA hanno confermato il primato finanziario mondiale (banche e borse valori), ma hanno anche riaffermato il ruolo industriale/tecnologico che era stato loro conteso dalla Germania e soprattutto dal Giappone negli anni Ottanta; 2. in ambito militare, venuta meno la corsa agli armamenti da parte sovietica, gli USA sono rimasti una superpotenza impossibile da sfidare; 3. in ambito culturale, le industrie cinematografica e televisiva americane hanno continuato a dominare il mercato europeo, riuscendo a far circolare i loro film e telefilm anche nei Paesi asiatici (come l’India e la Corea), più distanti dalla tradizione culturale occidentale. Le università americane si sono confermate come le più prestigiose del mondo; 4. in ambito politico, i due mandati del presidente Bill Clinton (1993-2000) si sono svolti all’insegna di una sostanziale stabilità e pace sociale, rese possibili dalla ricchezza diffusa e dal venir meno della minaccia di una guerra nucleare.
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Golfo del Messico
BAHAMA CUBA
Gli Stati Uniti sono una federazione di 50 Stati, più il distretto della capitale Washington. Ogni Stato elegge un proprio governatore e una propria assemblea legislativa, ma il governo centrale è retto da un Presidente eletto ogni 4 anni da un’assemblea di grandi elettori, votati da tutti i cittadini. Il presidente, il cui mandato può essere rinnovato una seconda volta, gode di ampi poteri esecutivi, nell’esercizio dei quali è assistito da capi di dipartimento da lui stesso nominati. Inoltre propone leggi, esercita un diritto di veto e nomina i giudici della Corte suprema. Il potere legislativo è esercitato dal Congresso, diviso in Camera dei Rappresentanti (eletti ogni 2 anni), che raccoglie i rappresentanti di ogni Stato in numero proporzionale a seconda degli abitanti, e Senato, i cui membri hanno un mandato di 6 anni, rinnovato di un terzo ogni due anni.
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America - Stati Uniti
3. ECONOMIA: la prima potenza economica mondiale
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li Stati Uniti sono uno dei Paesi più ricchi del mondo e una parte considerevole della popolazione gode di un buon tenore di vita.Il sistema liberista infatti ha da sempre incoraggiato l’iniziativa privata, che ha dato impulso alla crescita e alla differenziazione dell’industria. Si tratta di un sistema economico che si basa sulla libertà di iniziativa delle imprese private, garantita dallo Stato, che si astiene dall’intervenire nelle questioni economiche. Si fonda sulla convinzione che la libera concorrenza e il libero scambio siano in grado di incrementare la produzione e diffondere il benessere. Anche per queste scelte politiche passate, gli Stati Uniti sono oggi all’avanguardia in ogni settore e vedono rappresentate tutte le attività industriali. Esistono tuttavia profondi squilibri sociali: la disoccupazione è elevata e i poveri sono numerosi. Assistenza sociale e sanitaria sono sostanzialmente private e quindi a pagamento. Molti primati economici e militari degli Stati Uniti hanno origini in campo scientifico e culturale, grazie ad avanzatissimi centri di ricerca come il MIT (Massachusetts Institute of Technology) a Boston, all’avanguardia scientifica e tecnologica, e alle famosissime università, tra le migliori del mondo. Le zone economicamente più sviluppate sono concentrate sulla costa dell’Oceano Atlantico, su buona parte di quella del Pacifico e nella regione dei Grandi Laghi. L’agricoltura è molto produttiva grazie all’applicazione delle più moderne tecnologie. Le zone agricole sono concentrate nelle grandi pianure centro-orientali, dove si estendono a perdita d’occhio le fasce (belt) di colture specializzate: le più estese sono dedicate alla coltivazione di mais, frumento e cotone. Le vaste distese di foreste forniscono molto legname. Grande importanza ha la pesca, ai primi posti del mondo. La grande disponibilità di risorse minerarie ed energetiche, insieme allo sviluppo delle nuove tecnologie, ha reso possibile la notevole crescita industriale del Paese. Ancora oggi l’economia statunitense è tra le più importanti del globo, nonostante gli intensi processi di deindustrializzazione avvenuti negli ultimi decenni e la fortissima concorrenza delle nuove potenze industriali, prima tra tutte la Cina. L’industria americana è ai primi posti del mondo in vari settori: automobilistico, petrolchimico, farmaceutico, alimentare, informatico e largamente al primo posto nel settore aerospaziale. In particolare la famosa Silicon Valley (dal silicio, il minerale usato per fabbricare le componenti fondamentali dei computer, come microprocessori e circuiti elettronici), lungo la baia di San Francisco, ospita un’enorme concentrazione di aziende specializzate in prodotti di alta tecnologia e di laboratori dediti alla ricerca e allo sviluppo nel campo dell’elettronica e dell’informatica. Non è un caso che sia statunitensi le grandi aziende leader nel settore, come IBM, Microsoft, Apple, e le società Google e Yahoo, fondate da studenti di ingegneria elettronica dell’università di Stanford. Anche la potenza militare è notevole, non solo per il numero di uomini arruolati, circa un milione e mezzo, ma anche per l’altissimo livello tecnologico degli armamenti prodotti e costantemente modernizzati. La forza dell’economia statunitense
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non risiede tanto nelle esportazioni, che rappresentano poco meno di un quinto del PIL, quanto piuttosto nella continua crescita del mercato interno. Questo è però anche il suo principale limite come la dimostrato la fortissima crisi finanziaria del 20072009, che ha sconvolto l’economia nazionale creando milioni di disoccupati. Oggi il settore principale e più sviluppato è il terziario. Importanza crescente riveste il turismo, rivolto alle grandi città, ai parchi naturali e anche ai luoghi simbolo del divertimento come Las Vegas, capitale del gioco d’azzardo, e Disneyland, nato nel 1955 come parco di divertimenti per adulti e bambini. Fondamentale è anche il settore finanziario: a New York, in Wall Street, ha sede la più importante borsa valori del mondo. Una raffineria di petrolio; sullo sfondo i grattacieli di New York.
L’ingresso del MIT di Boston. STOP & GO!
Rispondi alle domande per passare al paragrafo successivo
1. Quali sono le tappe principali della storia degli USA? 2. Quali sono le caratteristiche della composizione etnica e demografica? 3. Dove si trovano i principali centri urbani e quali caratteristiche hanno? 4. Quali sono le caratteristiche dell’economia americana?
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Percorso 3
L’isola che non c’è più
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Ecologia e ambienti
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cambiamenti climatici colpiscono gli Stati Uniti e finisce sommersa dal mare un’isola che era uno dei paradisi dell’Atlantico. Il riscaldamento globale del nostro pianeta è sotto gli occhi di tutti: si sciolgono i ghiacci polari e il livello delle acque di mari e oceani s’innalza. E così scompaiono isole di sogno come Holland, proprio nella baia di New York. L’ultimo edificio superstite era una casa di cinque stanze su due piani, costruita nel 1888 quando sull’isola c’erano 60 case. Il massimo splendore l’isola di Holland lo conobbe intorno al 1910, quando ospitava 360 abitanti, alcuni negozi e persino un club di baseball. Poi il lento declino sotto le acque della baia. A sommergere l’isola è stato il cedimento del fondale e l’innalzamento del mare dovuto ai cambiamenti climatici. Leggiamo, a questo riguardo, l’articolo di un quotidiano italiano che racconta il fatto. “Quella grande casa vittoriana a due piani, tenuta in vita da Stephen, un prete metodista da anni in pensione, era il simbolo della impari lotta tra l’uomo e la natura. Da una settimana (26 ottobre 2010) quella casa non c’è più: una violenta tempesta ha distrutto i sostegni fondamentali e l’edificio si è afflosciato, ancora ben visibile, ma come una grande nave che sta lentamente affondando … Per quindici anni Stephen ha combattuto contro la forza della natura, ma il tempo e le maree hanno avuto ragione, impadronendosi di un altro dei simboli della cultura marittima della baia: una striscia di sabbia e acquitrini a sole sei miglia dalla costa del Maryland. Scoperta alla fine del Seicento, Holland Island era stata colonizzata dall’uomo che le avrebbe dato il nome: Daniel Holland. La casa vittoriana era stata costruita alla fine del 1800, pochi anni prima che l’isolotto raggiungesse il suo massimo splendore. Esattamente cento anni fa, nel 1910, Holland Island venne così censita: trecento abitanti, sessanta case, una scuola, una chiesa, due negozi, una banda e una squadra di baseball che due volte la settimana si imbarcava per raggiungere le altre isole o la terraferma e sfidare i team avversari … Il problema delle maree nella baia non è nuovo. L’acqua si innalza a una velocità decisa, più alta che altrove. … Molti degli isolotti non hanno roccia, ma sono fatti prevalentemente di limo e argilla, cosa che permette una più facile erosione. E li condanna a scomparire.” (Tratto e adattato da Alberto Flores d’Arcais, Holland affonda, l’America perde l’isola dei sogni, in «la Repubblica», 26 ottobre 2010)
Qui l’ultima casa dell’isola di Holland nell’ottobre 2009, e sopra quello che ne è rimasto.
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