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Se non è zuppa, è pan bagnato Esclusivo - Parla Fabac, il grande escluso dall’Autorità portuale Radiografia del porto di Augusta Un’affollata Autorità portuale I nuovi compensi agli amministratori comunali Bollette dell’acqua: a quando il rimborso? E dove siamo, a Venezia? Il SERT funziona davvero Pulizia fai da te Dopo cinque mesi, ma come si può...? Partiti i corsi universitari Abbandonati il convento e la chiesa di San Domenico La statua di S. Andrea: a ciascuno il suo Ribaudo a Mantova come Mantegna e Rubens Concorso “Il miglior presepe” Al Faro S. Croce si studia la fauna marina del Mediterraneo Nuova edizione dell’Inesto istorico della città di Augusta, a cura di Giuseppe Messina Trasferiti i licei classico e scientifico Quando i megaresi avevano la pelle verde Sasol calcio a 5: obiettivo play-off Inaugurato l’impianto di Brucoli Cineforum al “La Ferla” Successo a Palermo di quattro modellisti augustani Lettere Ambiente
n. 14
Anno V
Sommario
periodico di interesse cittadino Direzione, redazione, amministrazione c/o Tipografia “Il Torchio” Via Garibaldi 16 - Tel. 0931 524010 96011 AUGUSTA (SR) Autorizzazione Tribunale di Siracusa n. 8/1980 Direttore responsabile Giorgio prof. Càsole Fotocomposizione e stampa Stamperia d’arte “Il Torchio” e-mail:
[email protected] Via Garibaldi 16 - Tel. 0931 524010 96011 AUGUSTA (SR) Chiuso in tipografia il 07-02-2004 Tiratura 1.600 copie I pezzi non firmati s’intendono del direttore LEONARDI EDITORE
Editoriale
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Se non è zuppa, è pan bagnato
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ino a qualche tempo fa le anime di Alleanza Nazionale in città erano due: una rappresentata dal Circolo Venturini e dal leader storico locale di An, Puccio Forestiere (avvocato penalista di grido, più volte consigliere comunale, deputato alla Camera nella legislatura del 1994), l’altra rappresentata dal Circolo Tatarella e dal consigliere comunale Marco Stella e da quello provinciale Roberto Meloni, in contrasto con la linea di Forestiere.
Le tre anime di AN
Da poco tempo se n’è aggiunta una terza. Infatti, l’altra “anima”, di recentissima formazione, è quella che fa riferimento al Circolo “Giorgio Almirante” (il carismatico capo per tanti anni dell’allora Movimento Sociale Italiano) e al presidente del neonato sodalizio, Massimo Casertano. La terza e la prima anima hanno tenuto un incontro con il pubblico e con la stampa lo stesso giorno, sabato 24 gennaio, nell’auditorium “Don Paolo Liggeri” di palazzo San Biagio: la mattina Casertano e i suoi, la sera Forestiere e la sua squadra. Una vera conferenza stampa di presentazione del Circolo Almirante è stata quella della rnattinata, presente il commissario provinciale di Alleanza Nazionale, Fernando Cammisuli. Mentre la sera l’avvocato Forestiere non ha minimamente accennato agli altri due circoli cittadini (i cui rappresentanti, del resto, non erano
presenti in sala) probabilmente perché nella conferenza della mattina Casertano lo aveva attaccato contestando la sua linea politica del passato e dei presente. Infatti, Casertano ha detto sostanzialmente che Alleanza Nazionale in questi ultimi dieci anni “s’è attestata in città su un consenso di non meno del quindici per cento, ma non riesce a vincere perché l’azione politica non è stata ben gestita e articolata”. Governo di salute
pubblica
Casertano ha anticipato, dal punto di vista temporale, la tematica, peraltro annunciata pubblicamente, che Forestiere avrebbe trattato la sera, quella del governo di salute pubblica, e ha detto chiaramente dì non condividere questa proposta, alludendo ai sotterfugi e agli ammiccarnenti. “C’ è una maggioranza che governa e un’ opposizione che deve vigilare” ha sottolineato Casertano (fino a un anno fa addetto stampa proprio del Circolo Venturini). Lo stesso concetto dell’opposizione che ha obbligo della vigilanza è stato ribadito dall’ avvocato Forestiere davanti a un discreto pubblico, in cui non pochi erano gl’invitati esterni: il sindaco Carrubba con la sua giunta quasi al completo, segretari dei partiti cittadini, consiglieri comunali e altri. Il numero 7 è un numero considerato magico, sacro dagli orientali (ebrei e musulmani) ed è stato subito citato da Forestiere nella sua arringa sullo stato della città, con un’analisi impietosa, dove, tuttavia, c’era, qua e là, qualche giustificazione per l’amministrazione Carrubba. Il germe del trasformismo
“la nefasta politica del mercato del1e vacche”, facendo un palese riferimento ai tanti consiglieri comunali che cambiano casacca o la vogliono cambiare al più presto pur di avere e gestire potere. In ogni caso, Forestiere ha messo in evidenza il quadro politico venutosi a determinare con la sentenza del Tar che ha tolto il premio di maggioranza al sindaco: “C‘è una giunta di centrosinistra e c’è un consiglio comunale di centrodestra. E allora, dati i gravissimi problemi della città (il Comune è vicino alla bancarotta finanziaria), propongo un governo di salute pubblica, senza intenti La giacobini, difesa dinaturalmente”. Carrubba L’espressione non è, però, piaciuta al sindaco Carrubba, che ha difeso con passione i sei mesi (non sette, ha precisato) della sua amministrazione, annunciando tanti progetti, tranquillizzando sulla serenità della giunta “che continua a lavorare, nonostante i dissidi all’interno del consiglio comunale” e, infine, dichiarandosi non contrario per prin-
cipio a una possibile amministrazione allargata. Se non è zuppa è pan bagnato, avrà pensato sornione l’avvocato ForeForestiere ha sfoderato le unghia da stiere che sorrideva quando il sindaco vecchio lupo della politica quando Carrubba ha accennato a questa poss’è scagliato contro il “germe pato- sibilità del governo di salute pubblica.
geno del trasformismo che degenera in cancro e infetta la città” e contro
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Intervista
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Esclusivo Parla Fabac, il grande escluso dall’Autorità portuale
i presenta con un maglione dolce vita blu da vecchio lupo di mare. Fisico asciutto e vigoroso, da atleta (gioca a tennis), dimostra meno della sua età.
52enne, sposato con la figlia dell’indimenticato allenatore di calcio Michele Borgia, due figli, Emiliano Fabac, oriundo istriano, già ufficiale della Marina Mercantile, oggi top manager della Thomson (multinazionale dell’elettronica con sede a Parigi), non nasconde la sua delusione per non essere stato nominato presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, anche se nutre la speranza di poter essere ancora chiamato come segretario generale. “Ho pagato cara la mia non appartenenza a uno schieramento politico. -Eppure un quotidiano autorevole, l’estate scorsa, aveva annunciato a sorpresa la Sua nomina. “Probabilmente è stata la manovra di qualcuno per bruciarmi”. -Lei non è risultato il più votato in un sondaggio condotto tra i rappresentanti delle categorie portuali? “Sì. Ma, evidentemente, la stima delle persone competenti non è sufficiente in politica. -E’ stato scritto che lei è in possesso d’una laurea specifica, che ha maturato una competenza e una qualificazione tali da rientrare in pieno nella figura professionale prevista e richiesta dalla legge, che parla sette lingue, oltre l’italiano, tant’è che ben due enti l’hanno designata nella terna dei nomi da sottoporre al presidente della Regione, Cuffaro, e al ministro per le infrastrutture, Lunardi. “Non posso che confermare tutto. Oltre al Comune di Augusta, anche la Camera di Commercio m’ha designato come esperto qualificato accanto al prof. Sciutto, già presidente dell’Autorità portuale di Savona”. -Il presidente nominato è stato contestato da qualcuno che ha presentato ricorso al TAR sostenendo che Spanò non è in possesso dei requisiti previsti dalla legge. Lei s’è fatta un’ opinione in merito? “Non ho avuto accesso al curriculum di Spanò e non m’interessa. Non ho voglia nemmeno di fare polemica. Dico solo questo: Spanò ha avuto l’appoggio giusto per essere lì”. -Pensa di fare ricorso anche Lei?
Emiliano Fabac, a destra, intervistato dal nostro direttore “No, per nulla. Ho capito che si tratta d’una decisione politica. Io sono abituato a essere un operativo, a programmare progetti ogni 24 ore, a girare il mondo per produrre. Gli altri possono fare tutti i ricorsi che vogliono. Io non aspiravo all’incarico per ragioni di lucro. Alla Thomson prendo forse più del doppio di quello che percepisce oggi Spanò. Da anni prendo settimanalmente l’areo che da Catania mi porta direttamente a Parigi. Forse è venuto il momento d’una maggiore stabilità. E poi, Le assicuro, sono augustano da venticinque anni, mi sono sposato con un’ augustana, mio figlio vive qui. Vorrei fare qualcosa per Augusta e il porto da rilanciare: occorrono proposte, suggerimenti. Quando uscì l’articolo cui Lei ha accennato, credevo in buona fede di ricevere la nomina e avevo già preso contatti con i più grossi operatori portuali di tutto il mondo”. -A quali operatori si riferisce? “Ai più importanti nel settore: P.S.A., Evergreen, CMA.. -CMA? cioè l’azienda francese che, alcuni anni addietro, voleva realizzare uno scalo in Augusta per il transito nel Mediterraneo? “Propriamente la CMA” -Lei allora è al corrente delle ragioni per cui non si fece niente? “Guardi io sono amico di Sade, un
franco-libanese che è proprietario della CMA, tra i primi tre operatori a livello mondiale riguardo alla movimentazione dei container, e sono sicuro che porterebbe un incremento del traffico per il porto di Augusta”. -D’accordo. Ma perché falli la trattativa di qualche tempo fa? “Mi è stato detto che non si realizzò l’accordo circa la durata della concessione”. -Si scontrarono con una mentalità ancora ancorata a vecchi schemi? “ Secondo loro, c’è stata poca flessibilità da parte delle varie autorità (e anche da parte degli operatori) locali”. -Che cosa si può offrire, che cosa si deve dare, secondo Lei? “Innanzi tutto, le strutture. Non ci sono strutture per cui si possa definire commerciale il porto di Augusta”. Dopo oltre vent’anni, dopo tanti quattrini spesi? “E’ così, davvero. Non ci sono banchine, non ci sono le gru né gli spazi giusti per la movimentazione. Non c’è la logistica. Insomma, niente”. -E allora, Lei che suggerisce? “La prima cosa da fare è sistemare il porto, renderlo degno di questo nome. Senza le cose dette prima, il porto di Augusta non potra mai essere attraente per nessun
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Gennaio-Febbraio 2004 operatore. Occorre sbracciarsi le maniche”. -In sostanza, non si può aspettare la manna dal cielo. Anche perché quello di Augusta è già fortemente penalizzato dai porti di Malta, Pozzallo, Gioia Tauro. Non è così? “Certo, bisogna muoversi, darsi da fare per richiamare qui il traffico. Certo è vero anche che, seppure Malta ha una flessibilità burocraticoamministrativa che non dico la Sicilia, ma l’Italia non ha, non la vedo. concorrenziale ad Augusta. Gioia Tauro ha le strutture che Augusta non ha e, grazie all’esperienza, ha acquisito una credibilità che Augusta deve ancora dimostrare, costruire. La credibilità non s’inventa in ventiquattr’ore, ma con fatti, con mezzi”. -Oltre che di fatti e di mezzi, Lei è diventato un esperto di uomini (Lei gira il mondo e ha appuntamenti fissi: ogni settimana a Parigi, ogni mese a Shangai). Qual è la Sua opinione sull’appena insediata Autorità portuale di Augusta? Secondo Lei valeva la pena di realizzarla? Non sarà un altro carrozzone mangia soldi pubblici? “ Intanto rispondo che valeva la pena di istituirla. La Capitaneria di porto non è in grado di procacciare lavoro. Se può diventare un carrozzone, lo vedremo. Sull’attuale “squadra” ho qualche perplessità” -A proposito di capitaneria, non dimentichiamo la presenza della Marina Militare. I tre enti non possono entrare in coflitto? “Mi è parso, in effetti, che oggi ci sia un po’ di tensione. I tre enti devono ricordare che sono interdipendenti e “devono” evitare i conflitti”. -Ci possono essere conflitti con Siracusa e Catania? “Il conflitto se c’è, può essere solo a livello politico. Tecnicamente non ce ne può essere. Siracusa ha solo vocazione di piccolo porto turistico, Augusta di porto commerciale cui nemmeno Catania può far concorrenza per via delle dimensioni: Catania non si può espandere, né si può spostare”. -Ci risulta che l’Autorità portuale di Catania ha avviato un rapporto di collaborazione con i responsabili del porto di Pozzallo. Ne sa qualcosa? “E’ possibile, non lo so. Forse questo succede perché non c’è dialogo con noi. Catania ha tutto l’interesse a collaborare con Augusta. Io vorrei sapere chi degli elementi che compongono l’Autorità portuale di Augusta si muoverà per cercare il
traffico di cui Augusta ha bisogno”. - Non dovrebbe essere il presidente a farlo? “Al posto suo, io sarei già andato in giro”. -La magistratura si sta interessando dell’Autorità portuale di Augusta... “Se la magistratura ha deciso d’interessarsi, penso che andrà fino in fondo. Speriamo che faccia luce”. -Negli ambienti politici locali si sussurra, più o meno forte, che lei potrebbe essere il “manager” operativo dell’Autorità portuale d’Augusta, cioè il segretario generale. Lei, che cosa ne sa? “Assolutamente niente. Non ho preso contatti con nessuno!” -Che idea si è fatto? “Forse si tratta di “un altro scherzo” di cattivo gusto? E’ possibile che qualcuno abbia sussurrato il mio nome? Non lo so”. -Accetterebbe? “Prima dovrebbe accadere”. -Che sentimenti prova sapere che il suo nome circola ancora? “Sono lusingato quando circola in ambienti sani, altrimenti rimango prudente”. -Che consiglio potrebbe dare all’ attuale Presidente? “Nessuno. Ai saggi i consigli non servono e gli ignoranti non sanno come utilizzarli”. -Lei parla tanto di comunicazione, ma che cosa intende esattamente per comunicazione? “Saper ascoltare è sinonimo di saper comunicare. La comunicazione non è qualcosa di tecnico, di staccato dalla strategia, dai valori dominanti, dalla verità interna dell’impresa. Se così fosse non sarebbe comunicazione, ma manipolazione. E la manipolazione, se abilmente condotta, può dare anche corposi risultati a breve termine, ma non può certo essere la base di uno sviluppo sano e duraturo”. -Che cosa non sanno o ignorano, secondo lei, i nostri politici? “Credo che i politici territoriali, quelli che gestiscono il potere da queste parti, tendono a dimenticare, forse ignorare, che la politica è un bene di tutti e per tutti, e non un sistema per pochi privilegiati”! -La sua definizione della politica d’oggi? “La politica locale d’oggi è, secondo me, una grande fattoria nella quale si riciclano, si lavano, si nobilitano i più vergognosi sentimenti”.
tica?
-Che cosa ha imparato della poli-
“Assolutamente nulla, però ho capito che in politica, in generale, esiste una straordinaria differenza fra il dire e il fare. Ciò che ho notato durante l’ultima campagna elettorale, è stato che i nostri politici fanno tantissima propaganda nefasta e che sanno esporre molto bene “pomposi” progetti, pur sapendo che non li potranno mai realizzare. Ciò che per loro è importante, è il messaggio, l’effetto delle parole sull’elettore”. -Quali sono le cose fondamentali della politica? “Più che in politica, purtroppo direi per alcuni politici, sono fondamentali gli interessi e il clientelismo, per ottenere voti. Ma per tener insieme un partito, una potenza politica, occorre anche gente di fede. Il cuore di un partito, quello che resiste a tutti i colpi, è costituito da coloro che si sentono parte integrante di una stessa comunità”. -Secondo lei, qual è il linguaggio della politica? “Dovrebbe essere essenzialmente un linguaggio morale. Ma, i “nostri” politici fanno esattamente l’opposto perché ne ignorano i due elementi base: la veridicità e l’imparzialità. Nella politica il mondo è diviso in due, gli amici e i nemici, i buoni e i cattivi”. -Allora questo giudizio dipende dalla malvagità dei nostri politici? Non sono convinto che questo modo di agire derivi dalla malvagità dei politici, ma piuttosto dal fatto che la politica appartiene alla stessa famiglia della guerra. La guerra è la politica condotta con altri mezzi, come diceva qualcuno”. -In conclusione, che cosa augura alla cittadinanza di Augusta e ai siciliani?
“Mi auguro, o meglio auguro alla nostra città e alla Sicilia, che apra le “porte” alle persone vive, creative, diverse, oneste, ancora nascoste negli antri della società, esitanti e incomprese, che possano emergere, aprirsi la strada, ciascuna nel proprio settore. Nell’imprenditoria e nella politica. Mi auguro di veder sbucare, da ogni parte, gente pulita, ottimista, forte, entusiasta, allegra e piena di speranza. Gente che sa inventare, creare, e costruire. Che si proietta avanti senza portarsi addosso l’inimicizia del passato e delle manipolazioni politiche. Che ci dimostri che molte delle nostre angosce sono solo fantasmi, e che non esistono difficoltà che non possano essere vinte quando si è liberi come il vento e non si ha paura.
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Intervista all’ex comandante Giuseppe Lo Iacono
Radiografia del porto di Augusta Una severa analisi di vent’anni fa ancora oggi attuale Sottolineata l’indispensabilità del porto commerciale
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er quasi un lustro, il capitano di vascello Giuseppe Lo Iacono ha comandato il porto di Augusta, non senza contrasti, affrontando con piglio deciso molti problemi, fra cui quello dell’inquinamento. Poiché il porto di Augusta è uno dei più importanti d’ Italia, abbiamo voluto intervistare il comandante Lo Iacono, prima del suo congedo. _ Lei ha parlato di conflittualità a proposito del nostro porto. Di che si tratta? “Sì. Ci sono molti interessi contrastanti in questo porto e molti servizi, secondo me, avrebbero potuto essere gestiti per una migliore economia del porto e degli utenti se molte di queste ditte si fossero consorziate fra di loro. Per alcuni di questi servizi - come quello di antinquinamento - noi qua abbiamo avuto in passato (lei lo ricorderà) lotte
intestine fra quattro o cinque ditte con scontri terribili, arresti di personaggi più o meno noti. Gli stessi scontri continuano a ripetersi anche col disinquinamento meccanico. Questa conflittualità scatena, dunque, guerre nelle quali il comandante del porto, la capitaneria si trova, volente o nolente, al centro. L’ultima guerra è scaturita dalla denunzia fatta alla locale pretura retta ancora dal giudice Condorelli, magistrato molto attento, devo dire, e di cui oggi si sente davvero la mancanza. Il giudice m’aveva dato incarico d’indagare e il nostro lavoro è stato fatto, sotto le direttive del magistrato, in stretta aderenza alla legge. Ma questo, evidentemente, è andato sui piedi di qualcuno che ha spettato che il magistrato se ne andasse per tornare alla carica e ha ottenuto il mio allontanamento da Augusta”. - Lei, dunque, non aveva inten-
zione di trasferirsi? “No, assolutamente. Ho cercato anzi di resistere; ho chiesto la proroga del mio trasferimento. M’è stato risposto che non era possibile per esigenze di servizio che ritengo non sussistono, perché il porto di Trapani, dove sono destinato, è da otto mesi senza comandante titolare. Il capitano di fregata che lo regge avrebbe potuto benissimo restare in carica per almeno ancora quattro mesi, col vantaggio, per lui, d’acquistare un anno di comando”. - Dunque, questo personaggio, o questi personaggi sono così potenti che sono riusciti a provocare il suo trasferimento? “Indubbiamente. Devo, però, aggiungere che il Ministero ha potuto trasferirmi a cuor leggero perché avevo raggiunto un grado superiore a quello previsto per il porto di Augusta. E’ questo un altro punctum dolens per il quale accuso esplicitamente la classe marittima augustana. E non parlo, ovviamente, per me, come persona, ma per il prestigio del porto. Lei consideri che in Italia ci sono porti di gran lunga inferiori a quello di Augusta come grandezza e come traffico. Nella stessa Trapani le navi più grosse che entrano dislocano 5.000 tonnellate, mentre qui entrano navi da ben 600mila tonnellate - e Trapani ha in tabella un capitano di vascello comandante, come ce l’ha Reggio Calabria dove arriva semplicemente il Malta
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Express che pure ha difficoltà per entrare. Ora, io dico, una volta tanto che Augusta - e succede per la prima volta nella storia - ha avuto un capitano di vascello, ci fosse stata una persona che si fosse battuta per conservare il capitano di vascello! Il porto, che è quello che dà la vita alle industrie, è quindi tenuto dal ceto marittimo augustano in second’ordine, perché Augusta marittima vede prevalentemente la Marina Militare. Il Ministero applicando, perciò, strettamente alla lettera la tabella che prevede un capitano di fregata, in buona sostanza, mi dice: tu te ne devi andare perché sei capitano di vascello. Però anche quest‘affermazione può essere benissimo confutata dal fatto che, essendo stato promosso nell’82, ed
nopoli esistenti da molto tempo. Sono e sarò sempre convinto che la concorrenza migliora il servizio. Il monopolio non può che essere peggiorativo sia come qualità del lavoro, sia come tariffe sia come remunerazione. Quando s’è parlato d’istituire servizi obbligatori, previsti per legge, per i porti petroliferi, ho dato avvio a un’istruttoria allargandola a più ditte nell’intento sempre di creare un miglioramento del servizio. Quella ditta che aveva il monopolio s’è sentita lesa nei suoi interessi e m’ha dichiarato guerra. Ho resistito tranquillamente perché convinto d’essere dal lato della ragione, in ciò sempre sostenuto dal giudice Condorelli (con cui sempre mi consultavo). Malgrado tutti gli sforzi,
essendo rimasto, vuol dire che, adesso, il mio movimento è movimento politico, voluto da una certa organizzazione perché ho dato fastidio, dato che ho cercato di applicare la legge. Altrimenti, avrei dovuto essere trasferito già da tempo, se fosse stato solo una questione di grado”. - Quindi, Lei ha rotto le scatole. “Si, Lei lo ha detto chiaramente. - Esattamente, quali sono i disservizi creati da questa organizzazione (o disorganizzazione) cui Lei ha rotto le scatole? “Io ho cercato di rompere dei mo-
però, ora il comandante del porto esce sconfitto”. - Qual è allora l’autonomia d’un comandante del porto? “Entriamo qui nel campo delle concessioni demaniali. Ce ne sono di diversi tipi: a seconda dell’importanza, della durata e delle opere che s’intendono realizzare sulla concessione, le licenze vengono rilasciate o dal capo del compartimento marittimo o dal direttore marittimo o dal Ministero. Le licenze di cui si parla sono strettamente di competenza del comandante del porto. Però contro queste licenze è ammesso il ricorso gerarchico al ministero della
7 “Sì: è il servizio di prevenzione antinquinamento. Una ditta che riteneva d’essere titolare di questo servizio, perché in passato aveva svolto attività analoghe (non uguali), ha fatto ricorso prima al TAR e successivamente, pendente ancora il gravame amministrativo, ha proposto appello gerarchico al ministero della Marina Mercantile che lo ha accolto. Non sta a me dire chi ha torto e chi ha ragione. Dico che c’è una conflittualità che tende ad aumentare. A questa ditta, che aveva, a giudizio mio e del giudice Condorelli, commesso infrazioni, nel senso che non aveva tenuto fede agl’impegni contrattuali (venendo meno ad alcune clausole previste dalla concessione per il disinquinamento meccanico) ho dichiarato decaduta la concessione e l’ho data a un’altra che da tempo era in area di attesa, per garantire il disinquinamento meccanico del porto, visto che quella aveva distratto alcuni mezzi destinati al disinquinamento. Ma, ancora una volta, il Ministero - su ricorso di “quella” ditta, ha annullato la seconda concessione”. - Questa coflittualità comporta risultati negativi sul piano del disinquinamento? “Io sono qua dall’ottobre del ‘79 e, grazie a Dio, non abbiamo avuto grossi inquinamenti; perciò, non posso dire non avendolo potuto sperimentare - se i mezzi di questa ditta siano da soli sufficienti o se è necessario che ci siano altri mezzi. Posso dire che in occasione dell’inquinamento del luglio dell’80 o ‘81 (non ricordo bene) di tutta la costa orientale della Sicilia, c’è stato un momento in cui la direzione delle operazioni è passata al sottoscritto e abbiamo dovuto impiegare mezzi privati perché si trattava d’operare in alto mare e quelli di qua sono, in genere, mezzi portuali. Se vuole, però, un giudizio personale, posso dire che i mezzi che ci sono ad Augusta sono insufficienti”. - Per quanto riguarda l’applicazione della cosiddetta legge in difesa del mare, del dicembre ‘82, cosa può dire? “Recentemente, un funzionario del Ministero della Marina Mercantile, in una pubblica riunione alla Camera di Commercio di Siracusa, ha detto che la legge in difesa del mare, per le molteplici implicazioni che comporta, per la molteplicità degli enti che sono chiamati a intervenire, ritarda a decolarre, anche perché è previsto un notevole impiego di mezzi e di personale di là da venire. In ogni caso, Augusta è fuori
8 dalle previsioni della legge che prevede centri operativi per ogni regione. Se in passato s’era pensato ad Augusta come centro in quanto porto petrolifero fra i più importanti d’Italia, in un secondo tempo - non so in base a quale valutazione, se di ordine tecnico o politico - il centro è stato destinato a Catania. La legge prevede che in questo centro debba esserci un certo numero di mezzi e persone con vari compiti, ma sino a oggi nulla è stato realizzato. Perciò, il disinquinamento del mare territoriale, delle coste e dei porti è affrontato ancora in base e sulla scorta dei piani di emergenza locali che ogni capitaneria ha fatto per conto proprio, rimanendo sempre di competenza dell’autorità centrale un eventuale intervento qualora ci sia un caso di emergenza nazionale”. - Lei ha detto che il nostro è uno dei porti più importanti d’Italia. “Sì, lo confermo”. - Ma la situazione di crisi in atto potrebbe far decadere il nostro porto. Che ne è del porto commerciale che Lei stesso, in un’intervista rilasciatami qualche anno fa, giudicò indispensabile? “Augusta è il 1° porto petrolifero d’Italia e sta fra il 3° e 4° posto nella graduatoria complessiva come numero di navi e merci movimentate. Devo aggiungere che di questa crisi, europea, se non addirittura mondiale, il porto di Augusta è quello che, forse, ha risentito meno in Italia. Qua, a fronte d’una leggera flessione che c’era stata verso la fine dell’83, c’è stata una ripresa nei primi mesi dell’84 e il traffico, bene o male, abbiamo cercato di difenderlo”. - Lo scorso 15 maggio c’è stato uno sciopero cittadino per rivendicare la costruzione delle piattaforme petrolifere a Punta Cugno... “Non ha a che fare col traffico”. - Certamente ha a che fare col problema dell’occupazione. “Certo. Rifacendoci a quella che è la situazione attuale del porto di Augusta, porto a senso unico, il giorno in cui dovessero entrare in crisi le raffinerie - i paesi del Terzo Mondo prima esportavano greggio per importare prodotti finiti - Augusta vedrebbe decadere molto la sua potenzialità di lavoro. A parte il porto commerciale, che pare una realtà, perché i lavori vanno avanti abbastanza sollecitamente, in questi ul-
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timi tempi abbiamo avuto la possibilità di far realizzare qui ad Augusta da una grossa azienda nazionale, facente parte del gruppo IRI, delle grosse piattaforme petrolifere che dovrebbero essere - almeno le prime due - a sostegno dei pozzi petroliferi di Ragusa. La costruzione di queste piattaforme dovrebbe essere realizzata nelle adiacenze del pontile consortile, nella parte a terra che io, passando sopra a molte incombenze burocratiche, che avrebbero di gran lunga ritardato questa possibilità per Augusta, ho dato provvisoriamente in uso come deposito di materiale a un raggruppamento di ditte. E questo perché la Montedison - che ha bandito la gara per la realizzazione di queste piattaforme - chiedeva ai vari concorrenti che dimostrassero d’avere la disponibilità d’un’area in zona portuale. Alla fine, la lotta fra i vari concorrenti di varia
con un po’ di ritardo. Questi ritardi sono stati causati dalla ristrutturazione in fase progettuale delle banchine per il loro allineamento alla legge antisismica e da intralci burocratici di cui non conosco bene la natura”. - Augusta sta al centro fra Siracusa e Catania. Dal punto di vista commerciale, il nostro porto può conciliarsi con quello di Catania, a vocazione commerciale, e con quello di Siracusa, prevalentemente turistico? “Penso di sì. Ciò che ha maggiormente contribuito a far soffrire il porto di Augusta è stata la mancanza d’una classe politica adeguata, che abbia saputo sostenere gl’interessi del porto, mentre sappiamo che Siracusa e Catania hanno classi politiche che fanno gl’interessi dei rispettivi porti. Per quanto riguarda il porto industriale, Augusta vive a sé stante come stella di
nazionalità (americani, olandesi, portoghesi, inglesi, tedeschi e, naturalmente, italiani) s’è ridotta fra due raggruppamenti italiani: uno che fa capo alla CimiMontubi (quella che dovrebbe costruire ad Augusta) cui ho dato la disponibilità dell’area di cui ho fatto cenno; l’altro fa capo alla Belleli che si fa forte di un couso di aree portuali dell’Italsider di Taranto. Mi auguro nell’interesse del nostro porto che Augusta possa spuntarla perché l’eventuale realizzazione delle piattaforme comporterebbe un lavoro, a detta degli esperti, da due a tre anni, per 1500 o addirittura 3000 persone. E questo dovrebbe essere uno sfogo nel caso andasse in crisi l’industria petrolifera. Per quanto riguarda il porto commerciale, come ho detto prima, continua regolarmente, anche se
prima grandezza e Catania non la può offuscare assolutamente perché non ha nulla; Siracusa s’è fatta molto avanti col pontileu ISAB, ma è sempre limitata a una industria, mentre qui ce ne sono tre più un deposito costiero. Per quanto riguarda il porto commerciale, ho fondati dubbi. Non so se quando è stato ideato questo porto commerciale è stata fatta a monte un’indagine di mercato su quello che può essere lo sviluppo d’un porto commerciale, ove si consideri che quello di Catania è un porto commerciale quasi vuoto. A me è stato detto che l’asse viario, notevolissimo intorno a questo nostro porto, favorisce molto più il trasporto di merci fra il porto di Augusta e la zona industriale di Catania che non fra questa zona e lo stesso porto di Catania. Non so, tuttavia, se solo questo
Documento può determinare la costruzione di un porto. Ne ho sentite tante. Ho sentito parlare di Augusta come terminale carbonifero, laddove si sa benissimo che il terminale carbonifero del Sud dovrebbe essere Gioia Tauro, e, d’altro canto, mi sembra poco pratico fare un terminale carbonifero in Sicilia dove abbiamo la strettoia dello stretto di Messina, ammesso che non si voglia fare - com’è stato ventilato - lo smistamento di piccole navi di cabotaggio nazionale. Dello stesso pontile consortile, che attualmente è in fase di affidamento a una delle molteplici ditte (quattordici contendenti) è previsto che due dei sei accosti petroliferi siano trasformati in accosti carboniferi. Questo discorso sul carbone, che si continua a fare con insistenza, potrebbe forse essere uno sbocco per il porto commerciale di Augusta. Si parla anche di derrate alimentari, di navi traghetto porta containers. Non so quanto questo sia possibile perché manca qualunque esperienza e qualunque precedente”. - Se, come appare prevedibile, ci sarà la crisi delle raffinerie, se non a breve scadenza, a lungo termine, un porto del genere che, grazie ai suoi meravigliosi fondali, può ospitare - come Lei ha ricordato - navi da seicentomila tonnellate, che futuro può avere se non c’è lo sbocco del porto commerciale? “Anzitutto, per quanto riguarda le navi da seicentomila tonnellate, il riferimento è al superpontile Montedison. Il porto commerciale non potrà avere questi fondali, ma avrà fondali che si aggirano intorno ai dodici metri. Ma già dodici metri sono ottimi fondali. Io vedrei, per esempio, molto bene un porto passeggeri. Poiché Augusta è collegata molto bene a Siracusa e a Catania, qui potrebbero attraccare navi da crociera. Ne ho esperienza col porto di Civitavecchia che, almeno nella buona stagione, da aprile a ottobre, vive con le navi passeggeri e da crociera che portano le persone a Roma e nel Lazio. So di navi passeggeri che vanno a Siracusa ma non possono attraccare perché hanno pescaggi e banchine con molte limitazioni”. - Dunque, secondo Lei c’è un futuro per il porto di Augusta. “Sì, sì, indubbiamente. Sono ottimista e penso che il porto possa inserirsi fra Catania e Siracusa”.
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- Non sarebbe auspicabile la creazione d’un ente-porto come a Palermo e Civitavecchia? “Sono assolutamente contrario. Sono grossi carrozzoni burocratici che servono a sperperare i soldi dello Stato. Il porto di Trieste, negli anni prima della creazione dei Magazzini Generali, retto solo dalla capitaneria funzionava benissimo. Adesso funziona lo stesso, solo che adesso ha seimila dipendenti con notevole aggravio di spesa e con un deficit spaventoso. Il consorzio, in effetti, egoisticamente, riduce buona parte del lavoro forse più pesante (i consorzi si occupano degli accosti, del demanio portuale, del lavoro portuale, dell’avviamento al lavoro, della direzione delle compagnie portuali); però dico che se si può potenziare gli uffici marittimi con un po’ più di personale, il servizio può essere svolto ancora meglio e, per di più, da persone che non scioperano, non soggette a pressioni politiche, che fanno - anche se non sta a me giudicare - sino in fondo il proprio dovere. La presenza dei consorzi comporta anche un antagonismo, pur senza volerlo. Praticamente, si vengono a trovare due galli in un pollaio: il presidente del porto e l’autorità marittima”. - Cos’ha significato per Lei comandare il porto di Augusta? “Dal punto di vista dell’esperienza professionale, è stato interessantissimo e utilissimo. Senza tema di falsa modestia, posso dire che comandare il porto di Augusta fa le ossa veramente. Chi ha fatto un comando nel porto di Augusta, è in grado di comandare qualunque
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porto d’Italia, per la molteplicità degli aspetti che Augusta presenta e l’immediatezza che spesso la soluzione di alcuni problemi comporta (tenendo presenti tutti i rischi cui si va incontro). Un po’ deludente l’esperienza della collaborazione col ceto marittimo interessato. Coi rappresentanti di questo ceto avevo avviato riunioni mensili pomeridiane durante le quali doveva dirci la verità in faccia. Quelle cose che, spesso, mugugnano alle spalle, avrei voluto che si dicessero chiaramente e principalmente nell’interesse del porto. Queste riunioni hanno avuto vita breve: si sono esaurite per mancanza di persone. A queste riunioni intervenivano i rimorchiatori, i piloti, gli ormeggiatori, i barcaioli, i chimici del porto, i rappresentanti delle industrie, gli agenti marittimi raccomandatari, insomma tutte quelle organizzazioni che hanno interesse nel porto e fanno vivere un sacco di gente. Spesso ci sono incomprensioni fra dogana e agenti marittimi, fra piloti e rimorchiatori e, allora, uno scrive contro l’altro. Per ovviare a questo, pensavo che incontrandoci e vedendoci, si poteva discutere di queste cose apertamente e lealmente”. - E invece? “E invece, dopo tre o quattro riunioni, mi sono trovato a essere solo io, il capo pilota e, mi pare, gli ormeggiatori”. - Come lo spiega? “Non vorrei dire una cosa grossa per non offendere, ma ho l’impressione che ad Augusta non ci sia una mentalità mercantile. Questo è un mio
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timore fondato. Ripeto. Mi pare che la mentalità mercantile sia completamente assente rispetto a quello che è l’interesse comune, generale. Ho l’impressione che spesso si guardi troppo all’interesse personale che magari fa ottenere 10 e non si guardi all’interesse generale che magari farà avere 9, ma a maggior beneficio del porto. Io non so spiegarmi, per esempio, come mai il 1° porto petrolifero d’Italia non abbia una sua rivista, quando Trapani ha un suo giornaletto. E a Trapani arrivano quelle poche navi passeggeri che la collegano con le isole. E basta”. - E’ probabile che questo disinteresse sia stato provocato anche dal fatto che non c’è mai stato un assessore o delegato comunale per i problemi del porto. “Non c’è dubbio. Ho visto che alla Camera di Commercio di Trapani c’è una sezione marittima, formata da operatori portuali e dallo stesso comando della capitaneria di porto, che affronta i problemi e che ogni anno indìce una manifestazione, “Trapani mare” (giunta oggi all’VIII edizione), nella quale, alla presenza di parlamentari regionali e nazionali, di autorità di tutte le tendenze e
dei vari settori, si discutono i problemi del porto, suscitando un interesse enorme. Augusta, invece, langue”. - Questo perché Augusta non è capoluogo di provincia e perché - diciamolo pure - la politica augustana la si decide a Siracusa. “Dovrebbero essere gli augustani a sentirsi orgogliosi del loro porto. Al di là della mia disavventura personale, Augusta merita il capitano di vascello, non perché sia più competente, ma perché Augusta, che è di gran lunga il porto più importante della costa orientale, non può stare sotto quello di Messina, Catania o Siracusa. Gli augustani dovrebbero eleggere al Parlamento o alla Regione una figura rappresentativa che possa bene interpretare gli interessi e le aspettative di questo porto. Ma questo è un discorso che non sta a me fare”. - Per quanto riguarda la pesca nel porto, in passato sono stati arrestati pescatori abusivi. Capita ancora? “Spesso si dà la caccia alle streghe. Molti segnalano che c’è uno che sta pescando. Posso dire che, dietro sperimentazioni effettuate dal veterinario comunale e dall’Istituto zooprofilattico
Porto di Palermo, è stato concesso a vecchi pescatori di pescare, con le nasse, in punti ben precisi del porto, i granchi che poi vengono usati per la pesca dei polipi. Le analisi hanno accertato che questo tipo di granchi sono commestibili, ma poiché non vengono mangiati, ma servono solo come esca, è stata autorizzata solo questo tipo di pesca”. - Capita che ci siano petroliere che scaricano per pulire le tanche? “Nel porto, da parecchio tempo, non abbiamo inquinamento. Anzi, le acque del porto stanno ritornando azzurre. Da circa sei mesi, il porto è, quasi giornalmente, frequentato dai delfini”. - Questa è una bella notizia. “Sì. Durante un avvistamento qua di fronte alla capitaneria, ne abbiamo contato dodici. E’ stato uno spettacolo. Questo vuol dire che il porto è pulito”. Quest’intervista è stata pubblicata in versione non integrale sul numero di gennaio 1985 di Prospettive Siracusa, rivista della Camera di Commercio di Siracusa.
UN’AFFOLLATA AUTORITÀ PORTUALE
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urerà cinque anni (a meno di un colpo di scena in itinere) il mandato dell’Autorità portuale di Augusta, presieduta da Giuseppe Spanò, designato dal ministro Lunardi, d’intesa con il presidente della nostra regione, Cuffàro. E proprio quest’ultimo è la persona di maggior peso, dal punto di vista istituzionale, che fa parte di diritto dell’Autorità con altri otto rappresentanti dei vari enti pubblici, che sono: il comandante della capitaneria di porto, attualmente Gaetano Martinez, cui spetta, per legge, la carica di vicepresidente, il presidente della Provincia regionale, Bruno Marziano, i sindaci di Augusta, Priolo e Melilli, rispettivamente Massimo Carrubba, Massimo Topi e Giuseppe Sorbello, il dirigente della dogana, Biagio De Luca, il dirigente del Genio civile opere marittime, Lorenze Ceraulo, il presidente della Camera di
Commercio, Ugo Colajanni. Sei componenti sono stati dalle varie associazioni di categoria. Sono: Pierantonio Cafiero (Armatori), Mimmo Tringali (Industriali), Domenico Romeo (Agenti marittimi), Gaetano Luca (Imprenditori), Salvatore Pitruzzello (Spedizionieri
doganali);gli autotrasportatori non hanno designato ancora il loro rappresentante. Altri sei componenti sono stati nominati direttamente da Giuseppe Spanò, il quale non ha fatto altro che prendere atto del risultato delle votazioni cui sono stati chiamati i lavoratori delle imprese portuali. Sono risultati eletti: Alfio Fazio, Carlo Fazio, Filadelfo Fazio, Salvatore Gianino, Antonio Pompeano e Nando Toscano. Non fa ancora parte di quest’imponente comitato che costituisce l’Autorità portuale di Augusta il segretario generale, che, su indicazione dello stesso presidente Spanò, dovrebbe essere scelto tra persone di “massima e comprovata” professionalità nei settori dell’economia portuale e dei trasporti
ESCLUSIVO
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I NUOVI COMPENSI AGLI AMMINISTRATORI COMUNALI
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Palazzo S. Biagio, sede del Consiglio comunale
na delle ultime deliberazioni del 2003 dell’attuale amministrazio ne comunale, presieduta dal sindaco Massimo Carrubba, ha riguardato l’aumento delle indennità di carica per i componenti della stessa Giunta, del presidente e del vice del consiglio comunale e dei presidenti dei consigli di quartiere. Ecco di seguito i compensi (che, ovviamente, si sommano agl’introiti che ciascuno di loro percepisce sotto altra forma: stipendio, pensione, attività libero-professionale): Sindaco4.157,48 euro V. sindaco2.286,62 “ Assessore, Presidente del Consiglio comunale 1.870,87 euro Presidente del Consiglio di Quartiere 1.496,70 “ Vice presidente del Consiglio comunale 1.403,15 “
La settecentesca facciata del Municipio
Il Movimento per i diritti dei cittadini in prima linea per questa battaglia
Bollette dell’acqua: a quando il rimborso?
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unedì 19 gennaio il presidente del Movimento per i diritti dei cittadi ni, Nuccio Romanello, s’è incontrato con il sindaco Carrubba, forte della petizione sottoscritta da ben 2.200 cittadini, per chiedere alla civica amministrazione il rimborso a tutti gli augustani che, attraverso il canone dell’acqua, hanno pagato un servizio non ricevuto: quello della depurazione dell’acqua stessa: “ln questa situazione si trovano altri dieci comuni della nostra provincia” ha detto Romanello - “anzi, fino a poco tempo fa erano undici, ma da quando i1 comune di Sortino s’è dotato del depuratore, il servizio viene svolto. A ogni cittadino occorrerebbe rimborsare circa 407 euro,. dal 1999 a oggi, da quando, cioè, il canone dell’acqua è stato convertito in tariffa nella quale era compresa l’Iva”. In questo caso, ha
spiegato Romanello, il cittadino può benissimo non pagare se il servizio non viene effettivamente erogato, com’è, appunto, ad Augusta e negli altri nove comuni della provincia per mancanza del depuratore. “E’ vero che c’è una legge che impone il pagamento d’una quota per la depurazione anche in assenza di depuratore, ma, parte il fatto che tali somme dovevano appunto servire per la costruzione del depuratore, ripeto se il canone viene mutato in tariffa e viene incamerata l’Iva, cioè il valore aggiunto su un servizio che non c’è; allora i cittadini hanno diritto a non pagare e a farsi rimborsare quanto versato dal 1999 al 2003” ha chiarito Romanello, che della spinosa problematica ha investito
i parlamentari del nostro collegio: Pippo Gianni, deputato nazionale, e Antonio Rotondo, senatore della Repubblica. A dire di Romanello se il rimborso non verrà fatto in tempi rapidi, la questione potrebbe addirittura rivestire un risvolto penale, giacché per legge le somme relative a quel pagamento non potevano che essere accantonate per la costruzione del depuratore. Nel frattempo, in assenza del depuratore, nelle nuove bollette la somma relativa dovrebbe essere cancellata. La farà l’Ausonia servizi di Palermo che cura l’appalto di riscossione? Diletta Càsole
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Quartieri
Gennaio-Febbraio 2004 Il fenomeno ricorrente dell’acqua alta
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E dove siamo, a Venezia?
e Siracusa piange per il recente nubifragio, Augusta non ride. Nel la città federiciana, oltre alle violenti piogge comuni a tutta la Sicilia orientale, bisogna aggiungere la violenta mareggiata che ha letteralmente travolto il Lungomare Rossini, il Lungomare Granatello e Via delle Saline, arterie vitali non solo per i numerosi abitanti della zona, ma soprattutto per l’accesso all’ospedale civico “Muscatello”. La mareggiata, che ha trasportato le barche ormeggiate sul Lungomare Rossini fin sotto le case delle palazzine di fronte all’ ormeggio, è stata particolarmente violenta durante la notte fra 1’11 e il 12 dicembre. La mattina del 12 gli abitanti del popoloso quartiere si sono svegliati a causa del maltempo di pessimo umore, diventato quasi dramma quando si sono accorti di non poter raggiungere in molti casi la propria automobile a causa dell’acqua alta. Peraltro, l’acqua del mare, in molti casi, è penetrata all’interno dei garage, provocando non pochi danni. In quella zona il fenomeno dell’acqua alta, come a Venezia, è una piaga ricorrente. Ne abbiamo parlato nel numero scorso, documentando fotograficamente e richiamando l’attenzione del sindaco Carrubba e dell’Amministrazione comunale da lui presieduta. Carrubba dovrebbe essere il primo a dolersi di questa situazione, non solo perché è il primo cittadino, ma perché ha abitato in zona fino a qualche tempo fa e conosce bene, perciò, la problematica, che arreca non pochi disagi ai cittadini
che risiedono al Lungomare Rossini, al Lungomare Granatello e in via Delle Saline. Nel 1962 furono costruite case in cooperativa in un’area dove prima c’erano le saline. Successivamente il Comune ha realizzato strade di collegamento senza rendersi conto che, in taluni tratti, il manto stradale superava il livello delle case e non provvedeva a realizzare adeguate opere di canalizzazione delle acque piovane, per cui, tutte le volte che si registrano piogge battenti, il fenomeno dell’acqua alta è inevitabile con gravi problemi per la popolazione, che, finora, bisogna dire non ha inscenato proteste né ha promosso cause
di risarcimento danni. Tutta la zona, comunque, meriterebbe una maggiore attenzione, se solo si pensa che il Lungomare Granatello (lungomare, comunque, è un eufemismo) è completamente al buio e diventa disagevole ogni sera per recarsi in ospedale. Diventa pericoloso se si aggiunge l’acqua alta. Era dall’ormai lontano gennaio 1985 che non si registravano danni di simile portata dovuti alle piogge e alle mareggiate. Risale al 26 gennaio di quell’anno, infatti, un servizio che pubblicammo a pagina 7 del Diario di Siracusa, con ampia documentazione fotografica, per riferire sui danni provocati dal maltempo. Allora i danni furono più estesi e interessarono svariati quartieri della città. Da allora il Lungomare Paradiso fu protetto da una più solida barriera frangiflutti. Nulla del genere è stato, invece, fatto sui Lungomare Rossini e Granatello, nonostante un annunciato finanziamento di 700 milioni di lire. Per dare solo un’idea dei danni provocati dalla mareggiata c’è da registrare il fatto che per tutto il giorno del 15 dicembre è stato necessario l’intervento d’una pala meccanica per rimuovere tutti i detriti lasciati dal mare, per non parlare delle enormi pozzanghere di fango. Foto di Cesare Rizza
Istituzioni
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Gennaio-Febbraio 2004 La testimonianza del dirigente medico
Il SERT funziona davvero Una struttura pubblica per venire incontro a tutti i tossicodipendenti con l’assoluta garanzia dell’anonimato, senza prenotazione e senza ticket
L’ingresso dell’ospedale Muscatello: immediatamente sulla destra, la sede del SERT
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on mi ero mai occupato prima di drogati. La mia cittadina di pri ma assegnazione, però, come medico del Servizio Tossicodipendenze, la soprannominai dentro di me “Eroinopoli”. Ogni bottega, ogni boutique, ogni salumeria della strada principale del centro storico aveva il suo paziente. Chi assicuratore, chi salumiere, chi commessa, chi rappresentante: tutti miei pazienti, tutti in trattamento con metadone, qualcuno con buoni risultati, qualcuno no. In quella gelida cittadina del Nord, al limite tra pianura padana e Alpi, mi feci le ossa, e capii con l’esperienza, dopo averlo imparato asetticamente all’università, che la tossicodipendenza non è altro che una malattia, che si comporta, si cura, va e viene, si aggrava a volte e altre volte guarisce, proprio come una malattia (delle tante che ci affliggono). Una malattia che a volte si rifà il trucco e finge di essere uno stile di vita; una malattia che non poche volte ci fa piangere, ma con cui, come con tutte le altre, bisogna soprattutto imparare a convivere, ad alleviare, per avere il coraggio certe
volte di scherzarci su, di superarla, di ricominciare a imparare a vivere. Lì, tra i miei pazienti, ho imparato alcune delle cose che ogni medico impara dalla sua battaglia di ogni giorno insieme alla gente, contro il dolore, la stanchezza, il malessere che viene dalla limitatezza e dalla transitorietà del nostro corpo e delle sue funzioni (altre, sicuramente la maggior parte, ancora ne dovrò imparare). E ho imparato a non chiamare nessuno drogato, e a non giudicare, e a saper distinguere la persona dalla malattia: una cosa che sembra semplice, ma che invece è ancor più semplice dimenticare, con il risultato pessimo di trasformare un essere umano in uno stereotipo da marchiare e allontanare, o peggio ancora da salvare o da cambiare. Oggi, il mio lavoro è in Augusta. Faccio sempre il medico delle tossicodipendenze, vedo ogni giorno persone (né più né meno): persone in cui il ripetuto contatto con una potente sostanza (una droga!) che somiglia alle sostanze naturali che nel nostro cervello sono
messaggere dei pensieri e della volontà, ha indotto una malattia neuropsichiatrica che impone, per non star male, di ripetere questo contatto ogni giorno, più volte al giorno, senza riguardo alle conseguenze. Che si chiami eroina o alcol, che sia cocaina o nicotina, ecstasy o valium, la storia è quella. E c’è tanto da fare. A differenza di quanto indotto da uno stile di vita più modernizzato e freddo nel Nord vedo che qui c’è più vergogna, minore capacità di ammettere a sé stessi e ai propri familiari di avere bisogno di aiuto, più paura delle chiacchiere, e forse più sfiducia in quello che può dare il servizio pubblico, abituati come siamo a cercar di ottenere come favori quelli che sarebbero invece nostri diritti. Per quanto possiamo, questo non è vero. Il SerT (Servizio Tossicodipendenze) di Augusta è gratuito, a disposizione senza prenotazione, tutte le mattine in ospedale (proprio all’ingresso, sulla destra), anonimo, e siamo lì anche solo per scambiare due parole, per una valutazione, un consiglio, ma anche un intervento sanitario, un aiuto legale, un sostegno psicologico. Un grande psichiatra, Claude Olievenstein, fondatore della prima clinica per la tossicodipendenza in Francia, scrive “Un terapeuta che abbia acquisito una maggiore esperienza deve sforzarsi, prima di tutto, di stabilire un rapporto che si collochi sul piano del piacere e del calore umano, fonti indispensabili cui ogni lavoro utile deve poter attingere. Una volta stabilito questo rapporto, e solo allora, il terapeuta potrà decifrare certi comportamenti in apparenza misteriosi “. E questo, oggi, qui, è il nostro obiettivo. Ernesto De Bernardis farmacologo clinico-dirigente medico SERT di Augusta
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Quartieri
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I commercianti dei vari quartieri sono costretti a togliere la spazzatura prodotta dagli ambulanti
Pulizia fai da te
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he il servizio di raccolta di net tezza urbana non sia dei migliori, è ormai cosa vecchia, ma che addirittura debbano essere i commercianti a pulire ha dell’incredibile. Non sto scherzando: sono stati questi ultimi a denunciare quanto accade in Piazza Sacro Cuore e nelle vie limitrofe. Le aiuole piene di spazzatura e i marciapiedi davanti ai negozi altrettanto sporchi, sarebbero lo scenario che si presenterebbe agli occhi degli acquirenti, se non fosse per la buona volontà dei commercianti che, alla conclusione della giornata lavorativa, si rimboccano le maniche e puliscono il posto di lavoro lasciato sporco dagli ambulanti e dai netturbini che non puliscono. Come dichiarato da Vincenzo Sessa, consigliere della circoscrizione Borgata-Stazione-Granatello, gli operatori ecologici espletano il loro compito solo intorno alle sei del mattino, ma per il resto del giorno nient’altro. In questa situazione non si trova solo la “Borgata”, ma anche il centro storico, e specialmente Via X Ottobre – zona nella quale, durante la mattina, si svolge il mercato rionale. In base ad alcune
testimonianze anche i commercianti della zona sono costretti a provvedere da soli all’eliminazione dei resti perché, se fosse per gli operatori ecologici, rimarrebbero lì per tutta la notte. Alcuni testimoniano che, appunto durante la notte, nella zona si aggirano ratti e questo dovuto proprio alla mancanza di pulizie adeguate. La cosa più incredibile è che il Comune è a conoscenza della situazione, visto che sono pervenute diverse lamentele da parte degli abitanti
della zona e dei commercianti all’ufficio ecologia. In risposta alle suddette lamentele, ultimamente è stata effettuata una specie derattizzazione, ma non si è fatto nient’altro. È una vergogna, viviamo in una civiltà definita migliore rispetto al Terzo Mondo, e poi si verificano ancora certe cose. Speriamo che, dopo questa denuncia, si abbia una certa reazione da parte delle autorità competenti. Christian Grasso
Dopo cinque mesi, ma come si può...?
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ono passati 5 mesi dal nubifragio che scon volse la Sicilia orientale, ivi compresa la nostra città -dove si registrò il fenomeno dell’acqua alta in talune zone nevralgiche, come da noi documentato fotograficamente. In quell’occasione fu registrato uno smottamento del lungomare Paradiso, con abbassamento del manto stradale. Il Lungomare Paradiso è un’altra zona nevralgica della città. La chiusura d’un bel tratto, a causa degli avvallamenti e delle vistose crepe (come dimostra la foto), si è resa Il lungomare Paradiso chiuso al traffico da necessaria e il traffico veicolare ha 5 mesi subìto una deviazione con relativo ral-
lentamento. E’ la seconda volta, nel giro di dieci anni, che proprio questo lungomare, inQuando quel punto, subisce del danni così le alunne liceo rilevanti. Già una volta, dunque, sono socio-psico-pedagogico ci hanstatinostanziati di quattrini esposto elespesi loro fior doglianze, ci della collettività per della riparare e ripristihanno mostrato lettera che nare. Come sono stati spesi questi soldi? pubblichiamo la copia con tanto si sono chiesti cittadini, soprattutto di timbro del i protocollo d’entrata coloro abitano zonaraccomano che sono e le che ricevute delleinvarie statidate. (e lo sono ancora) I genitori di questecostretti ragazze alla ci viziosa L’amministrazione hannodeviazione. fatto osservare che niente s’è Carrubba pagato per avviare i nuovi mosso ha alla Provincia, nonostante lavori, maquinquennio pochi giorniundopo, nuovo per un augustano smottamento e la nuova chiusura ald’un trafabbia avuto responsabilità fico.prestigioso I cittadiniassessorato mugugnano, cambiano e altri due strada, e contribuiscono a intensificare cittadini di Augusta siano stati no-il traffico giàassessori pesantissimo in quella zona. minati nel 2002 e lo sono Dove sonoPotranno finiti gli far stanziamenti per ancora. qualcosa alla la circonvallazione che doveva partire fine del loro mandato? prorio da li? Chissà come la pensa al riguardo il responsabile nazionale della protezione civile, Bertolaso?
Scuola e società
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Ormai realtà la convenzione con l’Università di Messina
Partiti i corsi universitari Il primo corso è quello di Tecnologie dell’istruzione e della comunicazione. L’anno venturo saranno attivati i corsi per fisioterapisti, infermieri e tecnici di radiologia presso l’ospedale Muscatello
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l 12 gennaio sono iniziate nella sede del Cerica le lezioni del corso universitario in Tecnologie dell’istruzione e della comunicazione, per il Consorzio universitailo Mègara iblea, di cui fanno parte i Comuni di Priolo, Augusta e Melilli, alcuni privati e l’università di Messina. L’avvio delle lezioni, che interessano 70 studenti, è stato preceduto da una conferenza stampa a cui hanno partecipato i sindaci e alcuni amministratori dei Comuni che fanno parte del consorzio e il professor Pennisi, responsabile del dipartimento dì Scienze della formazione dell’ateneo messinese. Presidente del consorzio è il sindaco di Augusta, Massimo Carrubba, che lo scorso 7 gennaio aveva firmato con il rettore dell’Università di Messina, Giuseppe Silvestri, la convezione che permette al consorzio di dare inizio all’attività didattica. “Penso” - ha detto il sindaco Carrubba - “che sta alla classe dirigente il compito di trovare
un nuovo modello di sviluppo del territorio, i tre Comuni industriali, che si sono consorziati per portare sul territorio questa realtà universitaria hanno voluto investire sulla formazione. Noi siamo ottimisti sulla riuscita di questo investimento, anche se è sempre alta l’attenzione per il rilancio della zona del petrolchimico. Quest’anno abbiamo iniziato con questo corso universitario delle Tecnologie dell’istruzione e della comunicazione, ma già dal prossimo anno inizieranno altri corsi per fisioterapisti, infermieri e tecnici di radiologia. E a tal proposito già abbiamo concordato con l’ospedale Muscatello di Augusta di far tenere in questa struttura sanitaria le relative lezioni dei corsi universitari”. Inoltre il presidente del Consorzio universitario Mègara iblea ha tenuto a evidenziare che nell’istituire questi corsi si è voluta diversificare l’offerta formativa, per
cui non si è in concorrenza con altri consorzi universitari già istituiti nella provincia di Siracusa. Un’altra offerta formativa che il prossimo anno il Consorzio Mègara iblea metterà a disposizione degli studenti riguarda il corso di Promotori di beni culturali e ambientali del territorio. Inoltre, come ha fatto rilevare l’assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Priolo, Rosario Pulvirenti, secondo gli accordi presi con l’Università di Messina, a Priolo verrà aperto un’ufficio dell’Ersu, cioè dell’Opera universitaria, per tutta la zona sudorientale della Sicilia. Questo ufficio,
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Monumenti
ABBANDONATI IL CONVENTO E LA CHIESA DI SAN DOMENICO
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Le responsabilità di Garibaldi, dei Savoia e nostre
on ogni probabilità,l’edificazione del convento e della chiesa di San Domenico è contemporanea o di poco precedente la fondazione della città di Augusta, avvenuta per opera di Federico II, tra gli anni 1231 e il 1235. Secondo la tradizione, fra Reginaldo d’Orleans,poi divenuto beato,inviato da Domenico in Sicilia,avrebbe edificato il convento e la chiesa annessa, là dove sarebbe fiorito il proprio bastone. Quello di Augusta risulta essere uno dei primi insediamenti domenicani in Sicilia, ed è verosimile che il convento non avrebbe avuto ragione di essere se non insediato in un centro abitato, o comunque prossimo all’edificazione. Si può quindi ragionevolmente supporre, che il beato Reginaldo, trovandosi in Augusta che era stata appena fondata,o stava per esserlo, constatata l’amenità e la salubrità dei luoghi, decidesse di fermarsi e di costruire il proprio convento. Con il passare del tempo, il convento crebbe e prosperò e i frati nel corso degli anni, si inserirono mirabilmente nel contesto cittadino, acquisendo sempre più prestigio e considerazione. Augusta, città demaniale e per così dire di frontiera, per la presenza di un magnifico porto naturale che favoriva gli scambi commerciali e i traffici marittimi, fin dalla antichità è sempre stata preda di scorrerie e di incursioni turche e barbaresche. In quegli anni, nonostante la città fosse stata fortificata con un castello e una poderosa cinta muraria, numerose furono le incursioni devastanti, che causarono rovine e lutti tra la popolazione.
Il 24 maggio dell’anno 1594, avvenne ad Augusta il primo grande miracolo a opera di San Domenico, che da allora in poi fu considerato e venerato come patrono e protettore della città. Secondo la credenza popolare, una grande armata turca, sbarcata a Terravecchia, con molte navi, minacciava di prendere e mettere a sacco Augusta, quando, ed ecco il miracolo, improvvisamente apparve su un bianco destriero,armato di spada e con gran copia di cavalieri al seguito, la figura di San Domenico, vestita ovviamente degli abiti del proprio ordine, e subitamente con molto impeto scompaginava e confondeva le orde turche, costringendole a una fuga precipitosa. Da quel giorno memorabile,ogni anno il 24 maggio, si ricorda quel grandissimo miracolo, raffigurato nella iconografia ufficiale, caso unico in Italia e forse nel mondo,con la figura di San Domenico a cavallo armato di spada, nell’atto di pugnare e confondere le schiere nemiche. Che San Domenico sia stato un santo pugnace è difficile crederlo. Egli, infatti, è famoso nel mondo e nella Chiesa, per l’irruenza delle proprie predicazioni e per l’uso della ragione e della fede che usava contro i miscredenti e gli eretici e non già per l’uso della forza. Molto probabilmente quel famoso gior-
no del 24 maggio, alle schiere dei difensori, accorsi contro le schiere nemiche, partecipavano anche alcuni frati domenicani vestiti dei loro caratteristici abiti, e ciò nell’immaginario collettivo,destando enorme impressione, avrà contribuito a creare il mito del santo a cavallo armato di spada. Il convento di San Domenico è quindi uno degli antichi monumenti di Augusta se non il più vetusto in assoluto, legato da gran tradizione alla cittadinanza, sia per la devozione al santo che, appunto, per essere stato il primo insediamento della edificanda città. L’edificio, imponente, si affaccia con il prospetto sulla via XIV Ottobre, e presenta undici arcate a tutto sesto, in pietra arenaria locale. All’interno esso è arricchito da un portico coperto, su cui si affaccia il chiostro, ricco di alberi da frutta e da ombra, dove i frati si fermavano a passeggiare e a meditare. Il piano superiore ospitava il dormitorio con le celle dei frati. Il tutto rappresenta una imponente costruzione che oggi è in stato fatiscente e di abbandono totale, la chiesa annessa al convento è chiusa al culto e al pubblico, ufficialmente per restauri iniziati nel 1985. E mai terminati. Com’è stato possibile che il convento dei frati, che rappresentavano la figura del santo protettore e la venerazione del popolo, sia finito così miseramente, in così deplorevole stato di
Gennaio-Febbraio 2004 completo disinteresse e abbandono? La storia parte da lontano. Per capire qualcosa, dobbiamo tornare indietro all’anno 1860, dobbiamo parlare della guerra civile tra nord e sud d’Italia scoppiata in quell’anno per opera e per gli intrighi di una dinastia , quella dei Savoia, per i maneggi di Cavour e per le “prodezze” di don Peppino, il Garibaldi; chi non conosce Garibaldi, l’eroe addirittura di due mondi, alla star trek, invitto generale, novello Cincinnato, etc. etc. In verità egli in Sud America faceva il pirata, il corsaro. La repubblica del Rio grande do Sul, per la quale si dice egli abbia combattuto, in realtà non esisteva, era solo una piccola regione che si era ribellata al Brasile ed egli combatteva appunto come corsaro, munito di regolare certificazione per la corsa, e se ne serviva per depredare, uccidere e stuprare. D’altronde “l’eroe”, doveva pur sbarcare il lunario. Ricordiamoci che si trovava in Sud America, perché costretto. Infatti, il governo piemontese di Carlo Alberto lo aveva condannato
a morte, ed egli, l’eroe, era fuggito, rifugiandosi insieme ad altri fuoriusciti come lui in Sud America, dove non è considerato per niente un eroe in quel mondo. Durante una delle sue scorrerie, conobbe Anita, la vide dall’alto della tolda della sua nave e ne rimase folgorato, dice Piero Angela (vi ricordate lo speciale televisivo di circa un mese fa e tutte quelle menzogne risorgimentali)? Bene, in realtà il vecchio satiro,
vide quella fanciulla di 16 anni, già sposata, tanti ne aveva allora Anita, e abituato com’era a prendere, a rubare e a stuprare decise di scendere a terra e di violentare la ragazza. E così fece. La povera fanciulla che, tra l’altro, era sola, avendo il disgraziato marito sotto le armi, cadde irretita tra le mani del vecchio maniaco e ormai compromessa divenne sua compagna. Ma non divaghiamo troppo, perché lunga è la storia del nostro “eroe” e troppe pagine ci vorrebbero per smentire menzogne ormai radicate. Dirò soltanto che Garibaldi, dopo essere sbarcato in Sicilia, nel maggio del 1860, corruppe i generali dell’esercito delle Due Sicilie con l’oro piemontese. Solo così riuscì a vincere; ricordiamoci che non vi fu scontro a Calatafimi; anche quella è una balla risorgimentale; se vi fosse stato, Garibaldi sarebbe stato sbaragliato; invece il generale dell’esercito duosiciliano, corrotto, ordinò, incomprensibilmente, la ritirata. Non si disse nessuna frase, tipo: “Qui si fa l’Italia o si muore”; la inventò qualche asservito pennivendolo liberal-massone . Quindi, il Garibaldi, autonominatosi generale sul campo, aveva fatto una discreta carriera: da marinaio-corsaro, direttamente a generale, senza aver ricoperto nessun altro incarico, (nemmeno Gheddafi ha osato tanto, colonnello era e colonnello è rimasto). Giunto a Palermo, per non smentirsi, rapinò il Banco delle Due Sicilie di circa cinque milioni di ducati, cifra inimmaginabile per allora, ordinò, tramite il suo luogotenente Nino Bixio, la fucilazione di alcuni contadini a Bronte, senza processo, che avevano creduto ai suoi proclami, e si erano impadroniti di alcune terre, tolte al alcuni possidenti. Il Garibaldi liberal massone di vecchio stampo, affiliato a numerose logge, tra cui quella inglese, era un fiero oppositore della chiesa cattolica, odiava il papa Pio IX, che arriverà a definire “metro cubo di letame”ed era ovviamente un senza dio come d’altronde tutti i massoni suoi compagni.Tra i suoi primi atti di dittatore in Sicilia, ordinò la soppressione di tutti gli ordini e le corporazioni religiose, incamerandone i beni. E qui torniamo alla nostra storia. Il 7 luglio 1866, la legge venne confermata dai nuovi governanti Savoia e ufficialmente promulgata, mentre con i Borbone gli ordini religiosi erano rispettati e considerati, i conventi salvaguardati e muniti di proprie rendite e terre che servivano da dare in gabella
17 e per sostentamento ai poveri contadini nullatenenti, con i Savoia e Garibaldi, tutti i conventi furono chiusi e spogliati e trasformati in caserme, in carceri, qualche volta in scuole altre volte in magazzini o semplicemente lasciati deperire. Il nostro convento di San Domenico subì la stessa sorte; i frati furono allontanati, e trasferiti a domicilio coatto
come delinquenti comuni, oltre a subire la confisca dei beni e successiva vendita all’asta. In un primo tempo l’ex convento fu adibito a pretura e altri uffici, successivamente divenne sede ginnasiale. I lavori di riattazione causarono naturalmente gravi manomissioni e danneggiamenti, con demolizioni di pareti e creazione di nuovi ambienti; il tutto snaturò, quell’armonioso gusto architettonico del tempo e causò danni irreparabili. Abbiamo già parlato in altro articolo di quello che avvenne a causa della stessa legge del castello di Federico II, trasformato in penitenziario. Ebbene lo stesso sconquasso e devastazione si sono verificati nel convento, per non parlare della chiesa inagibile da molti anni e il cui restauro ormai richiederebbe un grave onere in termini economici.. Il Comune di Augusta, di fronte a tutto questo, è come se non esistesse. I vari sindaci, che si sono succeduti nel corso degli anni, hanno accantonato il problema, disinteressandosi completamente di ciò che avveniva a uno dei
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monumenti più significativi della città. Parimenti colpevoli, sono la Sovrintendenza ai monumenti di Siracusa e l’assessorato Regionale ai beni culturali. Forse Augusta non rappresenta una buona cassa di risonanza, forse i cittadini con il loro silenzio assenso, hanno contribuito a far sì che ciò si perpetuasse. Augusta è l’unica città in Sicilia che ha
dimenticato il santo patrono e si accontenta solo di portare in giro il fercolo e di sentire vuoti botti del giorno di festa. Del luogo di culto in sé in fondo non importa a nessuno. Probabilmente il santo indignato non apparirà più, come fece nel 1594, glorioso e a cavallo; però, se dovesse
Monumenti ancora succedere il miracolo, egli ci apparirà solo per rimproverarci e per farci capire che è tempo di agire, è giunta l’ora del riscatto. Scuotiamoci dal giogo risorgimentale e da quella atavica sudditanza verso il potere, chiediamo ciò
L’attività della Confraternita dei pescatori sardari
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La statua di S. Andrea: a ciascuno il suo
’annuale ricorrenza liturgica di S. Andrea apostolo è stata un’occa sione privilegiata per coinvolgere la cittadinanza. Numerosi gli appuntamenti in programma: la mostra degli “Antichi arnesi della marineria di Augusta” inaugurata alla presenza del sindaco Carrubba e del Comandante Roberto Camerini di Maribase; le visite guidate e le conversazioni con gli anziani pescatori; la 2^ estemporanea di pittura sul tema “S. Andrea, la pesca... un tuffo nel passato”; la degustazione dei prodotti tipici del mare a base di acciughe e tonno sott’olio. Il ricco calendario si è concluso con la solenne processione del protettore dei pescatori che si è snodata per le principali vie del centro storico con al seguito autorità, fedeli e la banda musicale “Città di Augusta” diretta dal M0 Salvo Tempio. Il 2003 è stato un anno ricco di iniziative per la Confraternita. Dapprima l’impegno per promuovere la dedicazione a S. Andrea del piazzale antistante l’edificio centrale delle Poste, oltre alla posa, nella stessa piazza, di una statua del santo in pietra di Ragusa, realizzata dallo scultore di origine ragusane Giuseppe Gagliardi. La statua è stata collocata al centro della piazza su una base marmorea e circondata da una aiuola ricca di vegetazione. Tale opera, che vuole ricordare la vocazione marinara di Augusta, è stata concepita, messa in atto e curata dalla Confraternita con il sostegno dei pescatori e naviganti. Per la cronaca, si ritiene doveroso comunicare che la spesa com-
plessiva per la realizzazione dell’opera è stata di 5.000 euro, di cui 2.000 euro raccolti dalla confraternita e 3.000 euro erogati nel 1993 dalla Provincia Regionale di Siracusa per il fattivo interessamento del consigliere Paolo Amato e degli assessori Giuseppe Passanisi e Massimo Carrubba. Significativa la collaborazione dell’Amministrazione centrale delle Poste, della Sovrintendenza di Siracusa, dell’Amministrazione Comunale di Augusta e del Consiglio di Quartiere Centro Storico. Altro momento che ha visto particolarmente coinvolta la Confraternita è stato il 60° anniversario del disastroso bombardamento del 13 maggio 1943 quando la chiesa e i locali annessi furono distrutti da una bomba di grosso calibro. La ricorrenza stata vissuta nel ricordo di quanti persero la vita in quella infausta circostanza e con la visita nella chiesa delle Anime Sante della mostra fotografica promossa dalla Commissione Comunale di Storia Patria in collaborazione con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa. La fondazione della Confraternita risale a “prima dell’invasione delle armi francesi, avvenuta nel 1675” . Furono i pescatori di sarde a finanziare il cantiere per la costruzione di un luogo di culto da dedicare al protettore S. Andrea nel sito dove in precedenza era ubicata la chiesa della Maddalena. Il terremoto del 1693 distrusse l’edificio che fu prontamente ricostruito grazie alla generosità della classe dei pescatori di Augusta riuniti nel sodalizio. Nell’ambito della
ricostruzione della chiesa e dei locali annessi, la Confraternita si prodigò per arricchire il tempio con nuove pale d’altare, arredi sacri, argenti e paramenti, dotandosi anche di un nuovo statuto che reca la data dicembre 1707. Con questo ordinamento, redatto alla presenza di un notaio, furono rinnovati gli impegni degli antichi pescatori sardari finalizzati a contribuire al mantenimento materiale e spirituale della chiesa e della confraternita. L’attuale edificio di culto, edificato alla fine degli anni Sessanta del Novecento nel sito dell’antica chiesa distrutta dai bombardamenti, è stato riaperto al culto grazie a una convenzione con la Curia Arcivescovile di Siracusa
che vi ha trasferito temporaneamente la parrocchia di S. Sebastiano in attesa che vengano ultimate le opere di consolidamento e restauro di quella chiesa. Gaetano Balsamo Presidente della Confraternita
Arte
Ribaudo a Mantova come Mantegna e Rubens
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L’artista augustano impegnato in un ciclo di affreschi nella città dei Gonzaga
nche se ormai Mantova è di ventata la sua città d’elezione, Vittorio Ribaudo non dimentica la sua terra d’origine: la sua Sicilia, da cui trae continua linfa per alimentare la sua ispirazione artistica, E’ tornato a Palermo, la sua città natale dov’è ancora ricordato come un grande campione di tennis ed è ritornato ad Augusta, la sua
seconda patria. E’ tornato e, da infaticabile creatore qual’è, ha ripreso produzioni accontanate, ha organizzato alcune mostre estemporanee in città e fuori, ha rinnovato ab imis il suo laboratorio-studio (che sorge sulla provinciale per Brucoli, da lui vissuto come un’autentica ”opera aperta”) e, soprattutto, ha realizzato una coinvolgente conferenza stampa allargata a amici e estimatori (tra cui il presidente dell’Autorità portuale di Augusta, Giuseppe Spanò). Per Augusta anche una conferenza stampa può diventare un evento. Quella di Vittorio Ribaudo lo è stata senz’altro per le capacità affabulatorie e per la generosità dell’artista, per il sapiente uso della tecnologia multimediale da parte del regista Dimitri Antoniou, per i momenti di improvvisazione spettacolare. Ai rappresentanti della stampa e agli estimatori (non pochi venuti, per l’occasione, da località vicine, come Carlentini) ha presentato, attraverso un affascinante excursus audiovisivo, la sua recentissima produzione “giapponese”
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e quella “mantovana”. Nella terra del Sol levante Ribaudo è stato ospite d’un mecenate proprietario d’un museoenoteca in una città a due ore di volo da Tokio. In questa città Ribaudo è diventato ambasciatore della Sicilia, d’una Sicilia solare, in cui signoreggia la natura con i suoi alberi secolari, i suoi fichidindia dalla dolcezza segreta, i suoi vini pregiati e rinomati. Nella terra che fu dei Gonzaga, Ribaudo, pur senza dimenticare il suo vissuto di uomo e artista siciliano, ha rinverdito la sua esperienza di illustratore su legno, marmo e su pietre preziose dell’immortale poema dantesco, specie dell’Inferno, la cantica il cui co-protagonista è il mantovano Virgilio, autore del grande poema epico della latinità, l’Eneide. Nel segno della sicilianità e della classicità, Virgilio, appunto, in testa, Ribaudo ha illustrato con i suoi riconoscibilissimi murales le pareti esterne della mura di cinta dell’IES, una raffineria del luogo. All’inaugurazione era presente il sottosegretario ai Beni culturali, l’avolese Nicola Bono. La stampa locale ha dato grande risalto all’avvenimento, definendo Ribaudo un artista che “sta tra Mantegna e Rubens”, due grandissimi pittori del passato che a Mantova dimorarono (Mantegna, sollecitato dal marchese Lodovico Gonzaga, visse l’ultima parte della vita e vi morì). Ribaudo si appresta a ritornare a Mantova, per completare il lavoro dei murales, per affrescare l’esterno d’ogni stazione di rifornimento che porti l’insegna della citata raffineria e per venire incontro alle esigenze d’un altro prestigioso committente: il Municipio dì Mantova. Il nome di Ribaudo sarà indissolubilmente legato a quello del grande Virgilio.
Natale in città
Concorso “Il miglior presepe” Hanno vinto Carmelo Russo e Paola Russo
“Natale in città” è stata la manifestazione, voluta dall’assessore Eugenia Amato, per il recupero del centro storico. Uno dei momenti più suggestivi è stata l’esibizione della banda delle cornamuse scozzesi, esibitesi in piazza Duomo in un concerto di pezzi folkloristici della loro terra e di brani natalizi. La banda, sempre suonando, ha sfilato per le vie P. Umberto, G. Lavaggi e Viale Italia. I vecchi augustani sono andati indietro con la memoria a sessant’anni fa quando videro per la prima volta questi uomini in gonnellino e Kilt al séguito delle truppe inglesi sbarcate sul nostro territorio. Grande successo ha avuto anche il concorso “il miglior presepe” che ha attirato l’attenzione di molti visitatori. E’ risultato vincitore il presepe (nella foto) realizzato, all’interno del circolo filantropico “Umberto I”, da Carmelo Russo e Paola Russo, legati da uno stretto vincolo di parentela: sono, infatti, zio e nipote.
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Ricerca
L’I.R.LM. ISTITUTO SCIENTIFICO DI RICERCA MARINA
Al Faro S. Croce si studia la fauna marina del Mediterraneo Si corre il rischio di perdere i finanziamenti
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’istituto Scientifico di Ricerca Ma Il Consorzio: za tecnica, informazione, consulenza, rina nasce dalla profonda convin - esercita e favorisce attività servizi; zione che il concetto di equilibrio scientifica e rappresenta, al tempo stes- può stipulare apposite convensostenibile in un’area deve necessa- so, un Istituto per ricerche di base e zioni con Istituzioni Scientifiche , Organizzazioni pubbliche e private italiane e straniere. La partecipazione al Consorzio, per un periodo non inferiore a dieci anni, consente agli Enti che vi aderiscono di partecipare attivamente alla vita dello stesso, attraverso la presenza dei propri rappresentanti in seno al Consiglio di Amministrazione e al Consiglio scientifico, contribuendo in tal modo alla determinazione delle linee di ricerca, degli studi e all’indirizzo dei corsi di perfezionamento scientifico e di formazione. Il Consorzio IRIM nell’ultimo periodo ha stipulato una convezione con l’ARPA per lo studio delle acque, inoltre all’interno del faro Santa Croce si sta realizzando un importante laboratorio scientifico. Si precisa che quanto prima aderirà al Consorzio, mediante apposita convenzione, l’Istituto Geoprofilattico di Palermo per lo studio della fauna riamente guidare, ai fini di una sana applicate; politica di nsanamento e di oculata - svolge attività di formazione gestione ambientale, all’impegno di e per la diffusione di un’educazione azioni concomitanti e sinergiche tra naturalistica nel campo delle scienze Amministrazioni Pubbliche, Istituiti del mare e delle acque interne; di ricerca scientifica e industrie o altre - può assumere o partecipare attività private che incidono fortemente alla gestione delle Risorse Marine o sul territorio e sulla vita sociale. Naturalistiche affidate a Regioni, a Enti L’IRIM è un Consorzio costituito Locali o allo stesso Consorzio; nel 1993 tra l’Università di Catania - svolge attività scientifica di stue il Centro Europeo per lo Sviluppo di, di ricerche e di interventi sul mare e dell’Area Mediterranea di Roma, la cui sui fondali, nonché sulle loro risorse; stazione operativa è allocata nel sugge- garantisce programmi di studi stivo edificio del Faro Santa Croce in e di ricerche strategiche finalizzate a località Sant’Elena ad Augusta. interesse nazionale , in collaborazione L’ubicazione delle sede operati- con i Ministeri dell’Università e della va è stata determinata, non solo dalla Ricerca Scientifica e Tecnologica, della bellezza naturistica dei luoghi , dalla Marina Mercantile, dell’Ambiente, delcentralità del sito rispetto all’intera costa l’Agricoltura e Foreste e specialmente marina. ionica della Sicilia; ambito geografico con la Regione Siciliana; L’augurio è quello che gli Enti in cui l’I.R.I.M. intende operare e in - partecipa all’elaborazione, cui rappresenta l’unico centro di ricerca al coordinamento e all’esecuzione di marina. programmi di ricerca della CEE, degli Al Consorzio hanno già aderito , Stati che ne fanno parte, dei loro Enti per un periodo di almeno dieci anni, il e Istituzioni Scientifiche e di Ricerca Roberto Meloni Comune di Augusta e la Provincia di Internazionali; Siracusa. - fornisce prestazioni di assisten-
Storia
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Gennaio-Febbraio 2004 E’ più leggibile l’opera di Francesco Vita
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Nuova edizione dell’Inesto istorico della città di Augusta, a cura di Giuseppe Messina
’era proprio bisogno di una ri stampa dell’opera del Vita dopo quella egregiamente curata da Liliane Dufour? “Ecco, dirò che prima della felice iniziativa della Dufour, io avevo in mente una pubblicazione dello stesso testo stampato, però, con caratteri moderni in modo che tutti, tutti quelli che volessero leggerlo, potessero farlo senza le difficoltà di lettura poste dalla stampa in caratteri romani in quel tempo usati. Per diretta esperienza sapevo di tali difficoltà anche in persone di buona cultura. Un altro motivo che mi spingeva a tentare l’impresa, era che il testo del Vita abbisognava talora di chiarimenti, di spiegazioni, di riferimenti storici, culturali” (Dalla mia prefazione al testo). Nel frattempo, le diligenti ricerche di Giovanni Satta avevano definitivamente confermato i dati biografici offerti dal Mongitore, il quale aveva scritto:”Florente a dhuc aetate vix vigesimum octavum annum egressus, decessit in Patria 30 Novembris anno 1663”. Dunque, fatti un po’ di conti, risultava che Francesco Vita era nato nel 1635 e che aveva diciotto anni, quando la sua ‘storia’ venne pubblicata (In Venetia, nella Stamperia del Gueriglio MDCLIII), e che meno ne aveva quando ne aveva cominciato e portato avanti la composizione. Giovanissimo si era posto all’opera, più forte di entusiasmo che di mature esperienze culturali, per scrivere il libro ch’egli modestamente diceva “quel piccolo racconto”.
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Lo spingeva anche a quell’impresa non facile (poiché non si poteva valere di esempi precedenti) l’amara considerazione “esser’Augusta da pochissimi descritta e da quelli con pochissimi affetto”. Diciamo meglio che a convincerlo a metter mano al racconto delle vicende storiche della sua città, fu qualcosa di somigliante a quel sentimento che s’usa dire amor di patria, e (bisogna aggiungere) che l’unica sua patria, come luogo e comunità in cui si vive, era Augusta; non l’Italia che egli menziona rarissime volte nel suo libro e intende come una semplice espressione geografica; non la Sicilia della quale non dice mai “la mia”, “la nostra Sicilia, ma “quest’isola”, un’isola come tante altre. A pensarci bene, mi pare di poter dire che nel nostro giovane storico non era affatto l’idea o il concetto, di patria che non fosse quella del paese natio, e neanche era quella conseguente che gli Spagnoli, i quali governavano la Sicilia, fossero stranieri calpestanti il sacro suolo della patria, oppressori dei quali magari bisognava liberarsi. No, questo ragazzo di poco più di diciassette anni (quando scriveva) era devotissimo, rispettosissimo, fedelissimo suddito dei Regi di Sicilia, fossero gli Aragonesi o i Castigliani o gli Austriaci, Carlo V e i Filippi che gli succederanno, tutti, per lui, “semidei discesi dal Cielo”. Qualcosa, in verità, che all’Italia accenna, si trova nell’Inesto, la lingua che Francesco usa per scrivere la storia
della sua (e nostra) città, quella di cui si servivano altri storici siciliani per illustrare meriti, bellezze naturali e glorie passate e presenti della propria città, quella stessa che il Trissino, in polemica con il Bembo, aveva esplicitamente detta lingua italiana. “L’Italia, dunque, dalla Sicilia alle Alpi, pur politicamente divisa e allo straniero soggetta, poteva esibire una sua unità, l’unità della lingua dei suoi poeti e dei suoi prosatori, espressione dell’anima di un popolo non ancora maturo per avere coscienza di essere tale” (Prefazione). Mi si permetta, prima di chiudere, una mia breve considerazione su Francesco Vita. Egli, quasi presago della brevità della vita che gli rimaneva da vivere, volle fare tutto in fretta, bruciò, per così dire, le tappe più importanti dell’umano itinerario in questo mondo: scrisse e fece pubblicare la sua opera a diciassette, diciotto anni; si laureò a ventidue, si sposò a venticinque, morì a ventotto. I volumi della nuova ristampa dell’opera, Inesto istorico della città di Augusta - Negli annali de’ Regi di Sicilia - Nuova edizione a cura e con note esplicative di Giuseppe Messina, stampato dalle “Arti grafiche di Mario Fruciano”, sono fuori commercio, essendo l’edizione patrocinata dal Comune di Augusta che certamente provvederà a darne diffusione. Giuseppe Messina
Trasferiti i licei classico e scientifico
inalmente, dopo un’attesa di anni migliore funzionalità e ospitalità. Nei primi due giorni il dirigente e tante contestazioni con relative Rossitto è passato per le classi ricorastensioni dalle lezioni, e dopo tante promesse da parte di organismi istituzionali, i due licei classico e scientifico, che, con il pedagogico, fanno parte del l° istituto di istruzione superiore, sono stati trasferiti nel cosiddetto palazzo Capuano, a cinque piani, di fronte alla nuova darsena. Il dirigente scolastico nel formulare gli auguri per le festività natalizie, lo aveva annunciato: il 7 gennaio tutti nel nuovo edificio. Durante le vacanze, per i ragazzi si è lavorato alacremente per la
dando che la scuola è “res omnium”, cioè di tutti, e non “res nullius” cioè di nessuno. “Per le cose degli altri il rispetto dev’essere sacro” - ha sottolineato Rossitto - bisogna restituire l’edificio così com’è stato ricevuto. Questo dovrebbe accadere fra un paio d’armi al massimo, cioè quando la ditta appaltatrice consegnerà riattati i due vecchi plessi della cittadella degli studi. Cecilia Càsole
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Umorismo
Gennaio-Febbraio 2004 Un racconto di Giuseppe Di Mare
Quando i megaresi avevano la pelle verde
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’era una volta, al tempo della dominazione bizantina nell’isola di Trinacria, una comunità etnica il cui colore della pelle era verde, civiltà oggi scomparsa ,di un popolo che non è riuscito a superare la selezione naturale delle razze. Gli uomini verdi abitavano le colline prospicienti il golfo di Mégara Hybla e avevano anche colonizzato la sponda destra del porto, inquinata ai giorni nostri dalla presenza industriale, dove allora coltivavano un unico prodotto agricolo:le zucche rotonde di cui erano molto ghiotti. Accadde, però, che al comandante della flotta bizantina di stanza nell’isola di Mégara, necessitava per scopi militari, utilizzare anche quell’area portuale occupata dall’attività agricola degli uomini dalla pelle verde. Dovendo però procacciare loro un terreno alternativo, aveva pensato di creare una comunità di coloni rurali sulle falde più alte dell‘Etna, ritenute allora fertilissime per la coltivazione delle zucche rotonde. Avvenne cosi che agglomerati urbani di uomini di razza verde sorgessero anche in quest’area geografica. Era il tempo in cui il golfo di Catania era periodicamente visitato dai pirati saraceni guidati dal feroce Saladino, che spesso apparivano minacciosi all’orizzonte con le loro agili navi e sbarcavano sulla terraferma per i rifornimenti di acqua e di viveri. Fu in uno di questi approdi, durato parecchi giorni di permanenza, che si scatenò la furia eruttiva, sublime, terrificante e fantasmagorica dell’Etna.
Il vulcano in un variopinto scenario di colori,cenere e lapilli lanciò in alto verso il cielo terso e azzurro anche le zucche rotonde coltivate dagli uomini verdi. Scagliate con veemenza caddero sul litorale della Plaia in cui era sbarcato il Saladino coi suoi pirati, offendendo pericolosamente le loro teste avvolte nei caratteristici fez o turbanti. Piovevano,dapprima, pietre di lava raffreddata che determinavano la caduta dei classici turbanti,poi il cranio così scoperchiato veniva incoronato da una zucca rotonda. Dall’alto era possibile ammirare lo spettacolo presentato sulla spiaggia; migliaia di uomini dalla pelle scura che ballavano per tentare di togliersi le zucche dal capo e nello stesso tempo la sabbia che scottava sotto i piedi per il caldo sole di una torrida estate. Anche il feroce condottiero dei saraceni subì‘ 1’umiliazione che “Il Novellino” (raccolta di novelle medioevali) definirà come un ‘offesa fatta dall’Etna al capo del Saladino. Ma il feroce pirata la pensò diversamente,perché invece di dare la colpa al vulcano per quel che gli era capitato, ritenne responsabile di tutto il comandante bizantino che aveva autorizzato gli uomini verdi a coltivare zucche, e che tipo di zucche signori miei, sulle pendici più alte, nei pressi dei crateri dell’Etna! Perciò decise di occupare il porto che oggi diciamo di Augusta. Nel periodo storico a cui si riferisce la vicenda e cioè il X sec. d.C., il collegamento tra 1’isola e la terraferma avveniva tramite un ponte ad
arco alla veneziana, come quello detto dei Sospiri, che consentiva nella parte sopraelevata, il passaggio pedonale e, sotto, il transito delle navi. Il Saladino. occupata la piazzaforte militare decise di rendere pan per focaccia ai malcapitati bizantini. L’acqua che allora passava sotto quel ponte fu spettatrice impotente di un avvenimento a dir poco comico. Ogni nave bizantina catturata fu costretta a passare sotto il ponte ad arco, sostare dopo il passaggio e aspettare che salisse il Soldano. Il feroce Saladino era accompagnato a destra da un energumeno che portava, sollevata in alto, una grossa mazza di legno, come quella che un tempo i contadini usavano per pestare le spighe di grano maturo. Alla sua sinistra un attendente teneva in mano un vassoio d’argento su cui era posato un classico turbante orientale. Infine, sul pontile della nave avveniva il cerimoniale. Il comandante bizantino del porto alla presenza degli ufficiali di rango più elevato della sua flotta doveva togliersi il cappello, gettarlo in mare, ricevere una mazzata in testa dall’energumeno e solo dopo che era visibile un grosso bernoccolo veniva incoronato con il copricapo arabo-orientale portato sul vassoio. Il cerimoniale fu ripetuto su tutte le navi. Furono queste le famose “forche caudine” dei megaresi di cui si fece un gran parlare nelle cronache e
senza parole
Tratta da: www.terremotodeisilenzi.it
Sport
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Gennaio-Febbraio 2004 La ricettività sarà ampliata con un impianto di legno
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Sasol calcio a 5: obiettivo play-off
opo una serie positiva in campio nato per la Sasol Augusta, nel campionato di calcio a cinque, è arrivata la sconfitta. Nonostante l’ottima impressione generale e la ripresa della squadra occorre riflettere sulle cause della prova deludente dei neroverdi che hanno perso, con il secco punteggio di 7 a 1, in trasferta, contro la Sisas Perugia, terza in classifica. Questa sconfitta, che è suonata strana ai tanti affezionati, giacché la squadra è piena di assi italo-brasiliani, può ancora non compromettere le sorti del campionato per la squadra allenata da Rino Chillemi. Chillemi è consapevole delle forti potenzialità dei suoi calciatori e spera ancora in un piazzamento play—off. Chiede, perciò, ai suoi un’autentica prova d’orgoglio. Lo stesso che elettrizzava la gente di Augusta quando sul campo giocavano e vincevano, anche alla grande, i giocatori indigeni. Intanto, la salvezza sembra un obiettivo raggiunto, anche se non bisogna rilassarsi troppo. La tifoseria neroverde segue an-
cora, nonostante gl’idoli siano tutti stranieri, con calore la squadra e vorrebbe vederla gareggiare per le zone più alte della classifica. Il calcio a cinque rappresenta una delle più belle realtà sportive della nostra città e contribuisce certamente a avvicinare i giovani allo sport. La Sasol ha fatto sapere che allargherà la ricettività, costruendo un impianto in legno una rosa già competitiva. dove attualmente c’è una collinetta a verde. Ma forse sarebbe più interessante Andrea Altamore e stimolante vedere in campo i nostri concittadini e valorizzare un promettente vivaio anziché arricchire di stranieri
Dopo cinque anni dalla fine dei lavori
Inaugurato l’impianto di Brucoli
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uasi tredici anni fa, nel 1991, l’al lora assessore Francesco Laface aveva dato il via al progetto che, sotto l’amministrazione Gulino, è stato portato a compimento. Cinque anni dopo, con l’elezione a sindaco di Carubba, l’impianto sportivo è stato aperto e inaugurato in pompa magna. Si tratta di un impianto che ospiterà partite di pallavolo e di pallacanestro delle due squadre cittadine. Le quali si sono consorziate per gestire l’impianto. Le trattative con l’allora sindaco Gulino erano state lunghe e laboriose, ma non approdarono a nulla. Fu il vice di Gulino, Danilo Circo, sindaco a pieno titolo durante il periodo d’interdizione irrogato allo stesso Pippo che firmò, lo scorso anno, la convenzione (suscitando, anche per questo, le ire del suo patron). Ma ci sono voluti ben sei mesi e la testardaggine de1l’attuale assessore allo sport, Santi Arena, perché il sogno delle due squadre cittadine si avverasse. Durante la serata inaugurale è stato più volte ripetuto che prima di
questo evento, esse dovevano chiedere ospitalità presso impianti sportivi di altre città o, addirittura, giocare all’aperto, in Piazza Castello. Tutti gli oratori, e sono stati tanti fra le cosiddette autorità, hanno riconosciuto l’energia dell’assessore Arena, senza il cui prezioso intervento, forse, si sarebbe ancora lontano dall’apertura dell’impianto. E dire che, a fine dicembre è stato legittimamente festeggiato in pompa magna il teatro “La Fenice” di Venezia, riaperto dopo sette anni dall’incendio che lo distrusse. Anche se è un paragone improponibile per tanti aspetti, tuttavia il dato la dice lunga sul nostro sempre più profondo sud, dove sembra scorrere ancora un tempo biblico per realizzare cose, tutto sommato, di modesta entità. La convenzione con il Comune è a titolo gratuito per un triennio, rinnovabile. Tutte le spese, ovviamente, sono a ca-
A destra: l’assessore Arena, al centro: il sindaco Carrubba, a sinistra: il vice sindaco Perrotta
rico del consorzio, come lo sono state quelle per rimettere in sesto l’impianto, gravemente danneggiato dai soliti vandali durante i forzati cinque anni di chiusura. L’importo delle spese si è aggirato intorno ai 7.500 euro.
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Manifestazioni
Saranno proiettati 12 film tra febbraio e aprile
Cineforum al “La Ferla”
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a per titolo “Eclissi 2003” la ras segna cinematografica che si svolgerà presso l’unico cinema della nostra città, il “La Ferla” in Via Soccorso n. 19 (tel. 0931/994299), a partire da giovedì 12 febbraio fino a giovedì 29 aprile. Saranno proiettati dodici film della cineteca privata ”Amanti del cinema” dei fratelli Ippolito, che hanno avuto l’idea della rassegna. Ogni giovedì le proiezioni saranno tre: alle 18,30, alle 20,30 e alle 22,30. Tra una proiezione e l’altra dovrebbe esserci un dibattito, se si vuole rispettare la denominazione di cineforum, usata dai fratelli Ippolito in alternativa a quella di rassegna, come si faceva al cinema Impero, oltre trent’anni fa, in occasione delle proiezioni curate dalla biblioteca ISES. Per quanto riguarda la rassegna Eclissi 2003 si potrà entrare al cinema dietro esibizione d’una tessera personale, il cui costo è di 30 euro. Questo il calendario con le indicazioni dei titoli e altre essenziali informazioni.
FEBBRAIO 12/ IDENTITY (Identità) di James Mangold, USA, 2003, 87’ 19/ L’HOMME DU TRAIN (L’uomo del treno) di Patrice Le conte, FRA, 2003, 90’ 26/ IO NON HO PAURA di Gabriele Salvatores, ITA, 2002, 109’
08/ MISTIC RIVER di Clint Eastwood, USA, 2003, /37’ 15/ LES INVASIONS BARBARES (Le invasioni barbariche) dì D. Arcand, FRA, 2003, 99’ 22/21 GRAMS (21 grammi) di Alejandro Gonzàlez Jnàrritu, USA, 2003, 125’ 29/ ETRE’ ET AVOIR (Essere e Avere) di Nicolas Philibert, FRA, 2002, 104’ Per informazioni e abbonamenti: APRILE 347/860 7145 - 335/5219914 01/ FAR FROM HEAVEN (Lontaemail: Principenet@,vodafone.it no dal Paradiso) di ToddHaynes, USA, – ippomar@katamail. com 2002, 107’ Giovanni Grasso MARZO 04/ PHONE BOOTH (In linea con l’‘assassino) di Joel Schumacher, USA, 2002, 87’ 11/ DOLLS di Takeshi Kitano, Giappone, 2003, 113’ 18/ 25th HOUR (La 25esima ora) di Spike Lee, USA, 2002, 134’ 25/ ELEPHANT di Gus Van Sant, USA, 2003, 81’
Si è piazzato al primo posto nella categoria “A” Domenico Catalano, si sono classificati bene Domenico Collorafi, Giuseppe Miraglia e Luca Caruso
Successo a Palermo di quattro modellisti augustani
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usinghiera affermazione dei quat tro componenti del “Gruppo Mo dellisti Città di Augusta”, che hanno partecipato alla prima Mostra-concorso nazionale cdi Modellismo storico “Parco della Favorita”, tenutasi a Palermo nei locali dcl Circolo ricreativo dipcndenti della Difesa. La manifestazione è stata organizzata dall Associazione culturalc siciliana di Modellismo Storico “Ferdinando II” di Palermo in collaborazione con il Comando Militare Autonomo in Sicilia (con sede in Augusta). La Giuria esaminatrice ha pro-
clamato vincitore per la categoria “A” Domenico Catalano, che ha presentato un velivolo F 8 4 G “Thunderjet” della Pattuglia Acrobatica “Guizzo”. La menzione d’onore nella stessa categoria è andata a Domenico Collorafi per un modello di P. 166L. Al terzo posto nella categoria “C” (navi in legno) si è classificato Giuseppe Miraglia con il suo “Titanic”e, nella stessa ca tegoria, la
menzione d’onore è andata a Luca Caruso che ha presentato una riproduzione di bireme greca. Con questa brillante affermazione “fuori casa” il Gruppo dei modcllisti augustani continua a mantenere ad alto e qualificato livello il lavoro di un sodalizio nato nel 1998 e che, da allora, ha rap-prcsentato Augusta in numerose manifestazioni a livello regionale. Il modellismo, è bene ribadirlo, costituisce attività non soltanto ricreativa ma, quando sviluppato a livello di disciplina scientifica, è principalmente laboratorio di ricerca, studio c maestria esecutiva non indifferente. E’ pertanto un’attività culturale a pieno titolo che poi offre a un pubblico sempre più interessato, in occasione di mostre e concorsi, il lavoro e i sacrifici di quantì se ne occupano con grande
Lettere
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1 euro ben speso
gregio direttore, grazie a mio fi glio ho scoperto il Suo Giornale di Augusta. Che dire? Ne sono rimasta piacevolmente colpita! Penso che molti augustani lo troverebbero interessante se solo ne fossero a conoscenza. Forse ci vorrebbe un pizzico di pubblicità! Comunque è proprio bello leggere un giornale che parla di persone e fatti del proprio territorio.., peccato averlo scoperto così tardi. Da adesso continuerò a comprarlo ogni volta che uscirà, anche perché si tratta di 1 euro ben speso. Cordiali saluti Elena Di Franco Gentile signora Di Franco, lettere come la Sua fanno davvero bene. Lei giustamente osserva che bisognerebbe reclamizzare l’esistenza del nostro giornale. Sono d’accordo con Lei. E’ stata una delle prime cose che ho detto al mio amico Enzo Leonardi, che ha l’onore e l’onere d’essere l’editore, quando, nel novembre del 2002, mi chiese di ridare vita a questa testata. Mi rispose che le tasse per l’affissione di manifesti nella nostra città sono salate. Non parliamo di pubblicità radio-televisiva, anche perché da noi non esiste più alcuna trasmittente, Dovremmo, perciò, rivolgerci altrove. Vorrei, però, fare due osservazioni. La prima. Il passaparola, spesso, si è rivelato più efficace di tante promozioni, per un libro come per una saponetta. La seconda è questa. Siamo, poi, sicuri che, dopo una ben orchestrata (e costosa) campagna pubblicitaria, i nostri concittadini correrebbero a comprare il Giornale di Augusta? Forse se regalassimo un libro o una videocassetta o altro dono interessante, come fanno, ormai, da tempo i quotidiani nazionali autorevoli. Ma anche questa operazione ha un costo non indifferente. Né si potrebbe riproporla. Abbiamo pensato che una testata come la nostra, proprio perché cittadina, -unica e sola, doveva trovare buona accoglienza nei luoghi deputati alla vendita dei giornali: nelle edicole, nelle cartolibrerie, nelle tabaccherie e,
da qualche tempo, presso le stazioni di rifornimento carburante. L’editore Leonardi concede un aggio di venticinque centesimi all’edicolante, il quale non dovrebbe far altro che esporlo in bella vista, come fa con il quotidiano più diffuso della zona, La Sicilia di Catania. Senza voler far riferimento alla retorica dell’amor di patria, dell’attaccamento alle proprie radici, uno che ha interesse a guadagnare di più, “spinge” di più il prodotto. E se il prodotto si esaurisce in breve, chiede il rifornimento. Un mio amico libraio mi ha raccontato che ha più volte fatto ricorso al rappresentante d’una nota casa editrice nazionale per rifornirsi delle copie d’un libro erotico, scritto da una sedicenne catanese, che è diventato un caso editoriale nazionale, grazie anche al circuito massmediatico innescato con intelligenza degli affari. Per rifornirsi di copie, quel libraio ha fatto più telefonate extraurbane. Per rifornirsi di copie del Giornale di Augusta solo il titolare d’un punto vendita, su oltre tredici, s’è fatto vivo. Certo, non si può pretendere che tutti siano bravi a esporre e a vendere in pochissimo tempo, ma, se si vende nel giro di qualche giorno, è così difficile o dispendioso chiedere un supplemento di copie? Ma c’è di più e di peggio. Ci sono stata punti vendita che, aprioristicamente, cioè senza voler sapere il nome dell’editore o del direttore, hanno rifiutato il Giornale di Augusta (forse credendo, erroneamente, che si trattasse d’un prodotto da distribuire gratuitamente). . C’è stato chi, pur avendo venduto circa cento copie del n. 8 (il primo della nuova serie) s’è rifiutato categoricamente e inopinatamente di vendere copie dei numeri successivi. C’è chi non sa o non vuole dare visibilità al giornale. Un settimanale nazionale come Panorama, che oggi vende moltissimo ed è pieno zeppo di pubblicità, nei primi anni di vita stentava ad affermarsi, procurando notevoli perdite all’editore, il vecchio Arnoldo Mondadori - allora, con Rizzoli, rappresentante autorevolissimo della cosiddetta editoria pura. Ma era, appunto, Mondadori un
25 gigante dell’editoria in assoluto. Dio ci guardi dal voler fare paragoni con Panorama. E’ un confronto improponibile per tante ragioni, anche se per il formato, per il risalto dato alle foto, per il taglio dell’impaginazione, per la copertina a colori, certo ci rifacciamo a modelli come Panorama, appunto, o L’espresso. Il riferimento a Panorama mi serve per sottolineare che anche questa testata vive di stenti. Non se ne meraviglia affatto il nostro collaboratore Giuseppe Messina, storico locale, che ha recentemente compiuto un’indagine sui giornali usciti ad Augusta tra il XIX e il XX secolo. E’ ancora mia ferma convinzione che la nostra città può mantenere un giornale libero come il nostro, come fa non dico Quincy negli Stati Uniti, dove una collega riesce a vivere e a far vivere la sua creatura — un settimanale distribuito gratuitamente — grazie agl’introiti pubblicitari, ma come fa Lentini, cittadina a pochi chilometri dalla nostra, dove uno stesso editore pubblica una testata (settimanale) della carta stampata e una (quotidiana) televisiva. Lei, gentilissima signora Di Franco, fa naturalmente piacere all’editore e a me quando afferma che l’euro sborsato per acquistare un numero del Giornale di Augusta è ben speso. Purtroppo, non tutti la pensano come Lei. Sappiamo esserci stati augustani che non hanno acquistato il giornale perché più costoso (di dieci centesimi!) del quotidiano. Anche qui il paragone è improponibile e comunque nessuno conserva un quotidiano, mentre il nostro periodico può essere conservato, rilegato in volume e allineato, nello scaffale della libreria, fra quelli di storia locale, né l’euro viene sborsato ogni giorno. E’ vero che da quando è stato introdotto l’euro siamo tutti diventati più poveri, come, finalmente, è stato riconosciuto al più alto livello istituzionale. Oggi 1 euro equivale di fatto alle mille lire di una volta, anche se sulla carta il valore dovrebbe essere di circa due mila. Tuttavia, oggi, 1 euro non si nega (nei limiti del possibile) al parcheggiatore abusivo di Catania o a quello “autorizzato” di Augusta. G.C.
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AUGURI DI LUNGA VITA dagli USA Caro direttore, Lei sa che, pur vi vendo negli Stati Uniti, seguo con grande interesse il Suo giornale, sin dall’ormai lontano 1980. Ho visto che la nuova serie è più bella e interessante della precedente. Me ne rallegro vivamente per Lei, per mr. Leo-nardi e per tutta la gente di Augusta. Qui da noi non esiste un magazine come il Vostro. Esistono sì i news magazine nazionali, e ci sono i quotidiani con molta advertisements, ma nelle realtà locali la gente è attratta dalla free press, cioè stampa gratuita, che si trova nei grandi store , dove, però, i veri servizi giornalistici sono molto pochi. Lei, caro direttore e mr. Leonardi siete davvero special: citizens per Augusta con questo splendido magazine cittadino, di cui Augusta aveva bisogno. Auguri di lunga vita! Caterina Pattavina Quincy-Mass. USA
“L’HO ACQUISTATO SENZA INDUGIO”
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entilissimo direttore, anche se ho “ s o l a m e nte” 31 anni, manco da ormai quasi nove anni dalla nostra città, dove sono nato e cresciuto e dove ritorno ogni tanto per visitare i miei familiari. Mi sono trasferito da Augusta per via della scelta di consacrarmi al Signore, seguendo la via di Francesco d’Assisi, attraverso i frati minori cappuccini, tra i quali ho emesso la professione perpetua dei voti nel novembre 2003. Trovandomi ad Augusta per qualche giorno, mi sono recato in edicola per acquistare un quotidiano e m’è saltato agli occhi il Giornale di Augusta che, senza indugio, ho acquistato trovando l’iniziativa davvero interessante e lodevole. Ho letto tutto d’un fiato il numero di dicembre 2003 in cui, a p. 25, c’era l’invito a comunicare qualcosa che possa essere d’interesse per la comunità. Desidero segnalarLe quanto avverrà il 23 gennaio 2004. Per grazia di Dio, in quella data sarò ordinato diacono da S. E. mons. Costanzo, arcivescovo di Siracusa. E, se Dio vorrà, tra circa un anno, sarò anche ordinato sacerdote nella nostra stessa città. Un’ordinazione diaconale non è cosa di tutti i giorni; ho, quindi, creduto
opportuno segnalarvi questo evento di grazia, questo dono che il Signore m’ha concesso. Mi complimento ancora per l’iniziativa e La prego gradire i miei più sinceri auguri per un 2004 ricco di gioia e serenità. Pace e bene Fra Matteo Pugliares Ringraziamo fra Matteo, ricambiamo di vivo cuore gli auguri per il 2004 e gli formuliamo sincerissimi auguri per il suo percorso di fede. Saremo lieti di pubblicare un resoconto, con foto, della
grazie Augusta!
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o letto qualcosa sul polo chimico esistente nella provincia di Sira cusa, il cosiddetto triangolo della morte, e le devastanti conseguenze che sta provocando sul territorio e sulla salute pubblica… ho letto sul vostro triste primato per quanto riguarda le malformazioni e l’alto indice di tumori… la cosa che più mi sbalordisce è la vostra tranquillità nell’accettare tutto ciò… non ho mai letto o visto in tv delle vostre proteste… beh, egoisticamente, dico che va bene così… ormai ce le avete e ve le tenete, d’altronde in qualche posto devono pur stare queste industrie… se a voi sta bene… figuratevi a noi… tenetevele pure, noi non le vogliamo! E poi se tolgono, voi che fate? Dicono sempre che al sud avete il problema del lavoro... allora beccatevi ‘ste industrie… forse non sapete fare altro… forse vi sta bene così… figuratevi a noi! GRAZIE AUGUSTA! Marco da Milano dal forum del sito www.lasvolta.net
“I MIEI PIÙ CONVINTI COMPLIMENTI”
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arissimo direttore, sono un augu stano che, per motivi di lavoro, vive attualmente in Calabria. Durante le festività natalizie, trovandomi in ferie ad Augusta, ho avuto modo di leggere il suo giornale. Ritengo che tale iniziativa editoriale sia uno strumento molto prezioso in quanto rende partecipi gli abitanti di Augusta dell’amministrazione della città, cercando di farli uscire dallo stato di torpore in cui ormai da vari decenni sono avvolti e inoltre può servire da stimolo alle istituzioni locali, a cui spetta l’arduo compito di dare finalmente una decisiva svolta
Lettere a questa città, purtroppo abbandonata da troppo tempo a un totale degrado. Credo, infatti, che una sana critica costruttiva possa sensibilizzare gli organi competenti rispetto alle questioni che più stanno a cuore ai cittadini. Sono convinto che sia indispensabile questa sinergia tra cittadini e istituzioni, perché non bisogna mai dimenticare che la Città è di tutti! Partecipare attivamente all’amministrazione cittadina è quindi un preciso dovere civile che dovrebbero osservare tutti, non solo i politici! Sa, la lontananza ha sicuramente rafforzato in me l’attaccamento e l’amore che sento verso la mia città ed è quindi una vera sofferenza constatare, quando ci vengo in vacanza lo stato di abbandono in cui essa si trova e, soprattutto, la rassegnazione “passiva” degli augustani fa veramente rabbia.. La nostra città non avrebbe nulla da invidiare alle altre, disponendo di un altissimo potenziale sia a livello territoriale, che a livello di risorse umane. Ben vengano, quindi, tutte le iniziative culturali, come la vostra, che contribuiscono a valorizzare la città e risvegliare tutte quelle tradizioni, quei valori che ultimamente si sono un po’ assopiti solo così si può crescere tutti assieme, riscoprendo di amare la nostra bella città! Una questione che mi preoccupa molto è quella ambientale, gli ultimi dati sono veramente allarmanti e~ anche in questo caso sottolineo l’assoluta mancanza di presa di coscienza da parte dei cittadini, mi chiedo come non possa preoccupare una questione che riguarda così da vicino la nostra salute e quella dei nostri figli a differenza di altre città che in casi simili hanno gridato la loro disapprovazione, gli augustani (tranne pochi coraggiosi!) accettano passivamente anche questo, forse vittime di uno squallido ricatto occupazionale? Spero comunque di poter tornare presto a vivere nella mia città e sono convinto che Augusta, in futuro, può e deve cambiare in positivo, con l’aiuto di ogni piccolo contributo apportato da ciascuno di noi. Nel manifestarle i miei più convinti complimenti, le auguro un buon lavoro, auspicando che il suo giornale possa crescere nel tempo, diventando un vero punto di riferimento editoriale per Augusta. Tiziano Varese
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