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SOLIDARIETA’ PER LA PACE Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 conv. in L. 46/2004 art. 1 comma 2 - DCB Milano
Anno 9 - N. 1 - Giugno 2013
Periodico di ITALIA UGANDA Onlus Registrazione al Tribunale di Pavia N. 605 del 18/01/2005
PROGETTI
I bambini di Awach ora hanno un nuovo asilo LA RIFLESSIONE
Chi ha paura dell’Ebola? UN LEGAME SPECIALE
Benjamin e Peace: una storia a lieto fine
ANDARE A SCUOLA: IL DONO PIÙ GRANDE Intervista a Ronald Katwalo, da bambino sostenuto a distanza a collaboratore di Padre Scalabrini
F.to steso 356 mm x 260 mm F.to finito 178 mm x 260 mm Stampa 4+4 Carta PO 90g Lavorazioni extra AUTOCOPERTINATO
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In copertina Ronald Katwalo insieme ad un bambino della baraccopoli di Kireka
Sommario 3 Editoriale La Cooperazione Internazionale è in crisi? 4 L’intervista Intervista a Ronald Katwalo 6 La riflessione Ebola, la malattia che spaventa il Nord del mondo 8 Progetti area AIUTO Accesso alla giustizia anche per i più deboli 9 Progetti area SCUOLA È pronto il nuovo asilo di Awach per 300 bambini 10 Progetti area SALUTE Il Benedict Medical Center continua a crescere 11 Bilancio Bilancio 2012 12 Vita in associazione La festa annuale di ITALIA UGANDA Onlus 13 Vita in associazione Un anno fa il 50esimo di sacerdozio di Padre Giovanni 14 Uganda Italia Danzare per mantenere la propria identità culturale 15 Uganda Italia Il grazie di Jane a Padre Giovanni Scalabrini 16 Sviluppo sostenibile Decrescita: si può parlare solo di PIL? 17 Educazione allo sviluppo Impariamo a fare le cose difficili fin da piccoli 18 Lo sviluppo della cooperazione Cooperazione e sviluppo: la ricetta dell’associazione ITALIA UGANDA Onlus 20 Un legame speciale Benjamin e Peace: una storia a lieto fine 22 Le vostre lettere Lettere dai sostenitori 23 Il mio grazie La preghiera di Padre Giovanni Scalabrini
CHI SIAMO L'associazione ITALIA UGANDA Onlus nasce il 13 dicembre 2000 da un gruppo di amici che decide di sostenere concretamente i progetti di Padre Giovanni Scalabrini, missionario italiano che opera in Uganda dal 1964. La data di costituzione di ITALIA UGANDA non è casuale, ma coincide con il compleanno di Padre Scalabrini: è un omaggio diretto a chi, in tutti questi anni, ha vissuto a fianco della popolazione bisognosa, costruendo e gestendo scuole, collegi e ospedali e garantendo aiuto ai più poveri. La nostra associazione insieme a Padre Scalabrini aiuta persone e famiglie in difficoltà, assicura cure mediche e farmaci a chi non può permetterseli, distribuisce pasti caldi a chi non ha nulla, ma soprattutto manda i bambini a scuola. Infatti crediamo che solo attraverso l'istruzione si possa aiutare davvero una persona, una comunità, un Paese a crescere e ad essere autosufficiente. In 13 anni insieme a Padre Giovanni Scalabrini abbiamo costruito asili, scuole primarie e secondarie, ospedali e collegi, e attraverso il sostegno a distanza abbiamo dato a migliaia di giovani ugandesi la possibilità di costruirsi un futuro migliore attraverso l’istruzione. Questo è il modello di sviluppo in
Solidarietà per la Pace Periodico di ITALIA UGANDA Onlus Anno 9 - N. 1 - Giugno 2013 Registrazione al Tribunale di Pavia N. 605 del 18/01/2005 Editore ITALIA UGANDA Onlus Via Bona di Savoia 1A 27100 Pavia tel/fax 0382 467742 Direttore responsabile Pier Luigi Vercesi Foto Patrick Akena, Vincenzo Chetta, Federico Ferrario, Andrea Pasi, Valentina Scotti, Ilaria Troccoli, Michele Vittori, Shutterstock
Hanno collaborato Laura Danieli, Jane Galmarini, Greta Granzini, Ronald Katwalo, Brenda Kusiima, Alessandra Lai, Simona Meneghelli, Molly Oteng, Andrea Pasi, Cinzia Sacchelli, Fabio Salvatore, Padre Giovanni Scalabrini, Stefania Vanetti Grafica Liberementi Viale Indipendenza 26 27100 Pavia www.liberementi.it Stampa Brain Print & Solutions Via 4 Novembre 54 20129 Settimo Milanese (MI)
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cui crediamo e per questo affidiamo la realizzazione dei nostri progetti a personale locale, così che possano contribuire in prima persona alla crescita sociale del loro Paese. In Italia realizziamo campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi e raccogliamo materiali e attrezzature da inviare in Uganda per sostenere i nostri progetti. Inoltre promuoviamo progetti di educazione allo sviluppo con scuole, parrocchie e altre organizzazioni non profit, per sensibilizzare giovani e famiglie sulle tematiche della solidarietà e della pace e richiamare l’attenzione sull’accesso al diritto all'istruzione. La sede pricipale dell’associazione è a Pavia e abbiamo gruppi di volontari impegnati nella sensibilizzazione in molte città italiane.
Come puoi aiutarci 4Puoi donare con bollettino postale sul conto corrente 61009270 4Puoi donare con bonifico bancario sul conto corrente IT22 J076 0111 3000 0006 1009 270 4Puoi donare con carta di credito online sul sito www.italiauganda.it 4Puoi attivare un RID per donare con continuità attraverso l’addebito automatico sul tuo conto corrente. Chiama il Servizio Sostenitori allo 0382 467742 per chiedere il modulo di autorizzazione all’addebito automatico 4Puoi devolvere il 5 per Mille della tua dichiarazione dei redditi o del CUD firmando a sostegno del volontariato e indicando il codice fiscale 96039770183 4Puoi attivare un sostegno a distanza per assicurare ad un bambino ugandese scuola, cibo e cure ogni giorno. Per informazioni chiama lo 0382 467742 e chiedi della responsabile del Sostegno a Distanza
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SOLIDARIETÀ
Editoriale
PER LA PACE
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Cooperazione InterLanazionale è in crisi? La crisi ha toccato tutto e tutti, famiglie, aziende e nazioni intere. E logicamente ha toccato anche la cooperazione internazionale. Quella delle grandi organizzazioni, chiamata non governativa anche se in realtà dipende dai fondi stanziati dai governi dei vari stati occidentali, è forse quella che ne ha risentito di più. A febbraio il Consiglio dell’Unione Europea ha annunciato una drastica riduzione dei fondi destinati al settore; altri stati, tra cui il ricco Canada, hanno addirittura annunciato la chiusura dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo. Il motivo della riduzione è intuibile: in tempo di crisi i governi tagliano i bilanci, e la cooperazione è uno dei bersagli più semplici. E l’Italia? Non è certo da meno. Quest’anno si è raggiunto il minimo storico di fondi stanziati, ma in realtà i tagli sono iniziati già alcuni anni fa e non solo per la crisi. Nel 2011 è stato chiuso l’ufficio della Cooperazione Italiana in Uganda, che è diventato di colpo paese “non prioritario”, guarda caso dopo che un’importante azienda italiana è uscita sconfitta dalla gara per aggiudicarsi l’estrazione del petrolio nel Nord del Paese. Il risultato è l’ennesima, ulteriore riduzione degli aiuti per chi aveva già bisogno, anche prima della crisi: e chi stava male, se possibile ora sta ancora peggio.
Viene allora da chiedersi: cos’è la cooperazione internazionale? Quali sono i suoi obiettivi? E’ corretto interromperla così, dall’oggi al domani? Personalmente penso di no, perché credo che la cooperazione sia l’unico modo per riprendere un cammino interrotto fra popoli cresciuti a velocità diverse. Non è semplice elemosina, ma è quella solidarietà, quella carità cristiana che consente anche a chi è nato dalla parte “sbagliata” del mondo di guardare con speranza e fiducia al futuro. Che consente alla Pace di essere reale e non solo una parola con cui riempirsi la bocca. E credo che la pensino come me tutte quelle persone che nonostante la crisi continuano, privatamente, a sostenere la cooperazione più semplice, quella fatta dai missionari, dalle associazioni, da tante persone di buona volontà. Certo, chi ha perso il lavoro ha giustamente altri pensieri per la testa,
ma al tempo stesso chi appena può non ha smesso di dare il suo aiuto. Me ne accorgo dalle lettere che riceviamo ogni giorno in associazione: anche nella nostra vecchia Italia i sacrifici da fare sono tanti, ma si fa ogni sforzo possibile per non smettere di dare il proprio contributo, perché se ne percepisce il valore, l’importanza. E non è un caso che, nonostante questa crisi stia colpendo soprattutto i ceti medi e bassi, le statistiche dicono che sono proprio le persone di queste fasce sociali che continuano a sostenere, con le loro donazioni e il loro volontariato, gli aiuti umanitari e i progetti nei paesi in via di sviluppo. Ed è a queste persone che va il mio grazie! Ecco, questa è la cooperazione in cui credo: quella vera, meno governativa e più umana. Fabio Salvatore Presidente
I tagli alla cooperazione internazionale danneggiano soprattutto chi ha più bisogno: i bambini
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SOLIDARIETÀ
PER LA PACE
Ronald Katwalo, da Kampala a Pavia per proseguire un percorso di crescita iniziato tanti anni fa Da bambino sostenuto a distanza a Direttore Generale al fianco di Padre Scalabrini
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iamo nella sede dell’associazione ITALIA UGANDA Onlus con Ronald Katwalo al termine del suo soggiorno in Italia. Ronald, 30 anni, è il Direttore Generale che affianca Padre Giovanni Scalabrini nella realizzazione e gestione dei progetti in Uganda. È un ex bambino sostenuto a distanza grazie alla nostra associazione, oggi impegnato in prima persona per dare a tutti i bambini del suo Paese la stessa opportunità di andare a scuola. E noi vogliamo conoscerlo un po’ di più con un’intervista. Ronald, ora che la tua esperienza in Italia si sta quasi concludendo facciamo un bilancio: vuoi raccontarci com’è andata? Venire in Italia è una cosa che non
avrei mai immaginato. Quando ero bambino vivevo per strada e la mia unica preoccupazione era sopravvivere, trovare qualcosa da mangiare e un luogo dove passare la notte. Tutto questo è cambiato quando ho incontrato Padre Scalabrini: da lì si è aperto un nuovo capitolo della mia vita. Grazie a lui e a ITALIA UGANDA Onlus ho potuto studiare, mi sono laureato e oggi aiuto Padre Giovanni a portare avanti i progetti a favore dei bambini bisognosi dell’Uganda. Cosa ti ha colpito di più di questo viaggio in Italia? Innanzitutto sono stato felicissimo di poter partecipare ai festeggiamenti in Italia per i 50 anni di sacerdozio di Padre Scalabrini e vedere
Ronald Katwalo insieme a Francesco Brendolise, Assessore alla Cooperazione Internazionale della Provincia di Pavia
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quanto è amato anche qui. Inoltre, per me che vengo da un Paese in via di sviluppo, visitare l’Italia è stata un’esperienza che non dimenticherò mai: Roma, Castel del Monte, Cascia... è stato come vivere in un sogno! Soprattutto Roma mi ha entusiasmato: il Vaticano, il Colosseo, il Pantheon e tutti quegli edifici storici, l’arte di Michelangelo, il primo ospedale del mondo... non posso spiegare le sensazioni che ho provato, non avrei mai pensato che 2000 anni fa le persone vivessero così: avevano già case in muratura, un sistema idrico e fognario che funziona ancora, l’acqua calda, ... l’intera città è un museo a cielo aperto che non finisci mai di esplorare! E infine ho amato il cibo, con tutte le
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L’intervista sue specialità regionali: una delizia! Cosa pensi di aver appreso durante questo viaggio, per il tuo lavoro in Uganda? A Roma ho frequentato un corso molto interessante sulla progettazione e la raccolta fondi che mi ha permesso di comprendere meglio il “mondo” dei donatori e mi ha dato moltissimi spunti per il mio lavoro, quando tornerò in Uganda. Inoltre sono stato felice di incontrare a Pavia l’Assessore della Provincia che ha contribuito a finanziare il mio viaggio qui: ci siamo confrontati sul tema della cooperazione e sui progetti che stiamo portando avanti insieme. È stato un vero onore incontrare tante persone che ogni giorno ci “aiutano ad aiutare” l’Uganda: questo mi ha permesso di avere una nuova e più ampia visione del mio lavoro e dell‘aiuto che Padre Giovanni e ITALIA UGANDA Onlus portano avanti per i più bisognosi. Laura Danieli
La testimonianza di Ronald Il dono più grande: l’istruzione Tutti possono farcela: basta avere un'opportunità
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uesta storia non inizia con me, inizia con la morte di mio padre in un incidente stradale nel 1997. Fino a quel momento avevamo vissuto nell’agiatezza perché mio padre era un uomo importante. Quando andai con i miei fratelli al villaggio per il suo funerale, i miei zii promisero di aiutarci; invece si spartirono tutte le proprietà di mio padre, lasciandoci senza niente. Mia madre chiese aiuto ai suoi parenti, ma mia nonna le rispose che non era l’unica vedova al mondo; decise allora di provare a tornare in città con i miei fratelli, lasciando me al villaggio. Vi rimasi un anno senza andare a scuola, poi scappai per raggiungere mia madre a Kampala. Abitava insieme ai miei
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Progetto “Building Development Capacities“ Il Progetto “Building Development Capacities in Uganda”, finanziato dalla Provincia di Pavia attraverso il Bando Coesione Sociale, mira a sviluppare e far crescere professionalmente alcuni dei ragazzi sostenuti per vari anni da ITALIA UGANDA Onlus attraverso il Sostegno a Distanza e oggi collaboratori attivi di Padre Giovanni Scalabrini a Kampala. Attraverso questo progetto, questi giovani hanno seguito un periodo di formazione e di affiancamento finalizzato a potenziare meglio il loro ruolo e così a migliorare anche la collaborazione e lo scambio di informazioni tra Italia e Uganda. In particolare, uno di loro, Ronald Katwalo, ha potuto effettuare un viaggio in Italia nel mese di settembre 2012 per visitare e partecipare ad alcune attività realizzate presso la sede di ITALIA UGANDA Onlus a Pavia, frequentare un corso di specializzazione in “Progettazione e Raccolta Fondi” organizzato dalla AMS Foundation e dalla Fondazione SOFIA e visitare donatori e istituzioni che supportano i nostri progetti.
Il progetto è stato finanziato con il contributo della Provincia di Pavia
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fratelli in una sola stanza, troppo piccola per tutti: per lasciare spazio ai più piccoli dissi a mia madre che alcuni amici potevano ospitarmi, ma non era vero. In realtà andai a vivere per strada. Vivevo di espedienti, ma ero stanco di quella vita e volevo riprendere gli studi. Chiesi aiuto a mia madre che mi aiutò per quanto poteva e iniziai a frequentare una scuola elementare, ma la retta era troppo alta e mia madre doveva pensare anche ai miei fratelli. Ne parlammo con Padre Isidoro, il parroco ugandese di Bbiina, che ci portò alla missione di Padre Giovanni. Fu così che lo conobbi: era il 1998 e io avevo 15 anni. Padre Scalabrini decise di aiutare me e i miei fratelli ad andare a scuola, pagando la retta. Grazie al sostegno a distanza, ho completato la scuola primaria e poi mi sono diplomato. Sono andato all’Università e mi sono laureato in Scienze. Dopo la laurea, nel 2009, ho insegnato per un anno alla Bishop Cipriano, la stessa scuola che ho frequentato io! In quell’anno Padre Giovanni mi ha chiamato a lavorare con lui come responsabile dei progetti, poi sono stato promosso direttore. Lavorare con Padre Giovanni è il dono più grande che Dio mi ha dato: faccio parte di un gruppo che aiuta i bambini che si trovano nella stessa situazione in cui ero io e sono orgoglioso perché credo di essere un esempio per i bambini orfani. So che molti di loro pensano che se ce l’ho fatta io, anche loro possono farcela. Racconto sempre la mia storia ai bambini che ci chiedono aiuto: per dare loro il coraggio di continuare, anche quando si trovano ad affrontare situazioni difficili. Ronald Katwalo
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SOLIDARIETÀ
PER LA PACE
Ebola, la malattia che spaventa il Nord del mondo Ma ogni giorno nel Sud del mondo si muore di malaria, diarrea e infezioni
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olti di voi ricorderanno la terribile epidemia di ebola scoppiata in Uganda 12 anni fa, nell’autunno del 2000. Io ho ancora negli occhi le immagini dei medici e degli “esperti” che entravano nelle stanze dei malati vestiti con “scafandri” che li facevano sembrare astronauti più che dottori, chiusi a qualsiasi contaminazione del mondo esterno. Ricordo anche i cordoni sanitari, gli ospedali messi in quarantena. E poi l’impotenza, perché non esiste nessuna cura all’ebola; una volta che sei contagiato hai il 60 – 70% di possibilità di non farcela. È tutta una questione di fortuna, o di sfortuna. E di come sta il tuo fisico prima di ammalarti: se sei debole, denutrito
e debilitato hai meno possibilità di salvarti. Ovviamente ricordo anche il dolore, la disperazione dei familiari, le immagini strazianti delle vittime. Ma purtroppo dolore e disperazione ci tocca vederle spesso, troppo spesso, in moltissime parti del mondo, per guerre, stragi, violenze, oltre che per malattie. I medici con gli scafandri sono invece un’immagine che non avevo mai visto e che da allora associo all’ebola. Non ci ho più pensato fino all’estate scorsa, quando mi trovavo in Uganda per accompagnare un gruppo di volontari e sostenitori a vedere i nostri progetti. Tutto è cominciato con i colleghi ugandesi che ci hanno sconsigliato un giro al mercato “troppo affollato”.
Una dottoressa nel laboratorio analisi del Benedict Medical Center di Kampala
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Ma in quanti altri mercati affollati eravamo stati nei giorni precedenti, senza che nessuno ce li sconsigliasse? Poi ce l’hanno detto: “È scoppiata un’epidemia di ebola”. È stato lì che mi sono tornate prepotentemente alla mente le immagini del 2000. I medici con gli scafandri. E la sensazione di impotenza. Tutto però, in missione, nel quartiere, in città, continuava come prima. Tranne qualche piccola precauzione (come quella di evitare i luoghi troppo affollati, dato che il virus si trasmette con il contatto di fluidi corporei quindi per diffonderlo basta uno starnuto di una persona malata), la vita trascorreva normalmente. Non c’erano scene di panico. Non abbiamo dovuto modi-
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La riflessione ficare i nostri programmi, abbiamo fatto i nostri giri, le escursioni come al solito. Abbiamo continuato a visitare i vari progetti, ad incontrare i bimbi delle scuole, a giocare con loro, a prenderli per mano o abbracciarli se piangevano. Gli ugandesi intorno a noi non sembravano spaventati, perché dovevamo esserlo noi? Questo mi ha fatta riflettere. Soprattutto a posteriori: alla fine dell’epidemia del 2012 ci sono stati 14 decessi, su circa 20 casi accertati; 14 decessi in circa un mese, in media un morto ogni due giorni: in quei due giorni, in tutta l’Uganda, quanti morti di malaria, dissenteria, altre infezioni da noi curabilissime ci saranno stati? Temo migliaia. Allora perché quando si evoca l’ebola si evoca una terribile epidemia mentre alla malaria ci siamo per così dire “abituati”? Sono andata a documentarmi anche sull’epidemia del 2000: ebbene, in 4 mesi ci sono state 224 vittime. Perché ero convinta molte di più? Perché pensavo decine, se non centinaia di migliaia? Sicuramente 224 vittime sono tante, troppe, ed è tragico non aver potuto fare nulla per salvarle... ma 224 vittime giustificano la task force di medici, tecnici, militari inviati dall’Occidente per arginare l’epidemia? Giustificano il terrore che genera in noi la parola “ebola”? Nell’Africa sub sahariana muoiono ogni anno 650.000 persone di malaria, 750.000 bambini di diarrea e basterebbe poco per salvarli: acqua potabile, l’accesso a medicinali di base, una zanzariera. Perché proprio l’Ebola ci fa così paura? Una risposta me la sono data, e non mi piace. Non ci interessano la malaria, la dissenteria, neanche l’AIDS ormai (i contagi in Occidente diminuiscono di anno in anno, e comunque oggi nel Nord del mondo la speranza di vita per chi contrae l’HIV è cresciuta al
punto tale che ormai la si considera come una malattia cronica, al pari del diabete), perché esiste una profilassi, esistono delle cure disponibili in Occidente, mentre in Africa in pochissimi hanno accesso alle cure mediche. Ma noi almeno possiamo salvarci. Non ci sono invece cure, né vaccini per l’ebola. Può darsi che sia proprio questo a spaventarci? Il pericolo che siamo anche noi “bianchi” ad essere contagiati? Ah, prima di ripartire dall’Uganda sono anche riuscita a vedere dal vivo gli uomini in “scafandro” della mia memoria: erano i medici di un ospedale di Kampala, che avevano ricoverato una persona che si sospettava avesse l’ebola, ed entravano così nella sua camera come astronauti vestiti di bianco. Ma per fortuna si trattava di un falso allarme: sospiro di sollievo, era “soltanto” l’ennesimo caso di malaria. Greta Granzini
Una provetta per l’analisi del sangue
Cos’è l’Ebola? L’ ebola è una febbre emorragica diagnosticata per la prima volta in Congo nel 1976. Il virus prende il nome da un fiume locale. Si tratta di una delle malattie infettive più temute al mondo, anche perché non esiste ad oggi nessun vaccino né alcuna cura specifica, a parte la reidratazione continua delle persone contagiate. Le origini del virus non sono ancora conosciute, anche se gli scienziati pensano che la prima vittima fosse venuta a contatto con un animale infetto, presumibilmente una scimmia. Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con il sangue o altri fluidi corporei delle persone infette, oppure tramite oggetti contaminati. I sintomi compaiono entro tre settimane dal contagio e il decorso della malattia è di circa 8 giorni. Non appena a un paziente viene diagnosticata l’ebola, viene subito ricoverato in isolamento e i medici e gli infermieri devono indossare specifici abbigliamenti protettivi per poter accedere alle stanze dei malati. I familiari e tutti coloro che si sospetta siano venuti a contatto con persone infette sono tenuti sotto stretto controllo per 21 giorni (il tempo massimo di incubazione del virus) così da individuarne immediatamente qualsiasi sintomo. Dal 1976 ad oggi in Africa sono scoppiate almeno 15 epidemie di ebola che hanno causato in totale più di 1.300 morti. I Paesi colpiti sono stati Congo, Gabon e Uganda. L’epidemia che scoppiò nel 2000 in Uganda, una delle più virulente della storia, durò oltre 4 mesi ed ebbe il suo focolaio all’ospedale St. Mary di Lacor, nel distretto di Gulu, nel nord Uganda. Fece 224 morti, il 53% di coloro che avevano contratto il virus. Una epidemia di minore intensità è scoppiata invece nel luglio 2012 nel distretto di Kibaale, a 160 km ad ovest di Kampala, e ha fatto 14 vittime.
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Progetti
PER LA PACE
area AIUTO
Accesso alla giustizia anche per i più deboli Un progetto innovativo per supportare chi con grande coraggio vuole reagire alle violenze subite e chiede aiuto a Padre Giovanni Scalabrini per avere giustizia
Riunione a Kampala sul progetto di aiuto legale tra Ronald Katwalo e gli Avvocati Cinzia Sacchelli e Giovanna Lamunu
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utti sanno che chi è povero soffre la fame, non può curarsi quando si ammala, difficilmente va a scuola. La povertà però ha anche un'altra conseguenza altrettanto grave: l'impossibilità di accedere alla giustizia e di vedere tutelati i propri diritti quando si subisce una violenza o un sopruso. In Uganda accade spesso che chi è vittima di un reato non sappia neppure di avere dei diritti da tutelare, ma anche chi lo sa, se è povero, non può permettersi di affrontare i costi che la giustizia richiede: tasse e imposte da pagare per iniziare una causa, il compenso dell'avvocato, i rimborsi per i testimoni. Anche in Uganda esiste una forma di gratuito patrocinio per i meno
abbienti, ma è limitato a pochissimi casi e in concreto non funziona. Tutte queste circostanze fanno sì che i soprusi e le ingiustizie restino impuniti: impunità di cui i delinquenti approfittano ogni giorno. Erano tante le persone, soprattutto bambini e donne, che andavano in missione da Padre Scalabrini per chiedere aiuto e denunciare quello che avevano subito: furti, molestie e purtroppo anche violenze fisiche molto gravi. Per questa ragione abbiamo deciso di avviare un vero e proprio progetto di aiuto legale, che mira a garantire l’accesso alla giustizia ai più vulnerabili, offrendo loro assistenza legale gratuita o a basso costo. Per iniziare abbiamo scelto alcuni casi pilota particolarmente
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gravi e urgenti e li abbiamo affidati ad un avvocato locale. Si tratti di casi significativi: la tutela di ex bambini soldato vittime della guerra del Nord Uganda, la difesa di bambine e donne vittime di violenza fisica e psicologica da parte di padri o mariti, il riconoscimento di figli nati fuori dal matrimonio perché possano avere un mantenimento economico dai loro padri. L’obiettivo principale è quello di far ottenere alle persone che hanno subito delle ingiustizie un risarcimento economico e morale e al contempo diffondere tra la gente un maggiore senso della giustizia dimostrando che i reati vengono puniti e che anche i più deboli hanno dei diritti. Laura Danieli
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E' pronto il nuovo asilo di Awach per 300 bambini: una speranza per il futuro dell'Uganda
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Progetti
PER LA PACE
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Dedicato alla memoria di Padre Raffaele Di Bari, missionario ucciso nel 2000
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finalmente pronto il nuovo asilo di Awach, nel distretto di Gulu, nel Nord Uganda. È dedicato alla memoria di Padre Raffaele Di Bari, missionario comboniano che ha vissuto in quest’area per molti anni. Awach è un luogo molto caro anche a Padre Giovanni Scalabrini: vi fu trasferito nel 1968 per costruire una nuova missione. Si può dire che qui sia iniziato veramente il suo cammino missionario in mezzo alla gente. Ed è proprio ad Awach che visse insieme al suo confratello Padre Raffaele: furono anni intensi e felici. Purtroppo però a partire dagli anni '80 il distretto di Gulu è stato devastato da una lunga e feroce guerra civile, durata 20 anni, che ha martoriato quest'area seminando morte e distruzione, con gravissime conseguenze, soprattutto per i bambini: molte scuole sono state distrutte e molti bambini sono stati rapiti per essere forzatamente arruolati. Nonostante le difficoltà Padre Raffaele e Padre Giovanni, legati da fraterna amicizia, hanno sempre aiutato la gente del posto, che li ricorda con grande affetto. A causa della guerra, Padre Gio-
vanni è stato prima espulso dall’Uganda e poi assegnato alla diocesi di Kampala, dove tuttora vive. Il destino di Padre Raffaele purtroppo è stato diverso: il 1° ottobre del 2000 è stato ucciso in un agguato, mentre si recava in un villaggio a celebrare la messa. Sono passati molti anni da allora: la guerra è fortunatamente finita, la gente ha abbandonato i campi profughi ed è rientrata nei villaggi dove però non ha trovato più nulla. Padre Raffaele aveva un sogno: che i bambini del Nord Uganda potessero andare a scuola senza paura, per imparare a leggere e iniziare a scrivere un futuro diverso. E' per questo che abbiamo deciso di costruire e dedicare alla sua memoria il nuovo asilo di Awach. E' un'opera fondamentale perché consentirà a bambini che vengono da situazioni di forte disagio di imparare l'inglese, fondamentale per poter andare alla scuola elementare. Infatti nei villaggi solitamente si parla solo la lingua locale, mentre l'insegnamento scolastico è proprio in inglese. L’asilo di Awach fornirà quindi le basi per l'istruzione di tanti bambini della zona, preparando così una nuova generazione che potrà
contribuire allo sviluppo futuro dell’Uganda, come Padre Raffaele sognava. Laura Danieli
I lavori dell'asilo sono conclusi, mancano solo gli arredi interni
L’asilo di Awach: un progetto di solidarietà tutto italiano Il progetto è nato grazie al prezioso contributo della Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano e di alcune aziende di Barletta, città natale di Padre Raffaele, che hanno voluto ricordarlo dando una speranza a tanti bimbi ugandesi. Superando molte difficoltà logistiche siamo riusciti finalmente a terminare i lavori e a breve potremo allestire le aule, grazie all'aiuto di tutti i nostri sostenitori ed in particolare alla generosa donazione di una famiglia italiana che da tanti anni ci sostiene. L'asilo, che sarà gestito da una piccola comunità di suore ugandesi che si occuperanno anche dell'insegnamento, è così strutturato: 3 grandi aule, 1 salone polivalente per le attività di gruppo, uffici per segreteria e insegnanti, servizi igienici e un magazzino per il materiale didattico, i giochi e le scorte alimentari.
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Progetti
PER LA PACE
area SALUTE
Il Benedict Medical Center continua a crescere Sempre più medici volontari partono dall’Italia per affiancare lo staff locale
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el quartiere di Luzira, alla periferia di Kampala, ITALIA UGANDA Onlus ha contribuito a costruire il Benedict Medical Center (BMC), una clinica riconosciuta dal Ministero della Sanità ugandese in grado di offrire assistenza sanitaria a più di 2.000 persone al mese. Destinata inizialmente solo a studenti, insegnanti e personale impegnato nei nostri progetti, dal 4 ottobre 2009 è aperta a tutta la popolazione di Luzira, che conta più di 100.000 persone. La clinica dispone di diversi reparti: dal laboratorio di analisi, dove ogni mese vengono diagnosticati anche fino a 100 casi di malaria, alla pediatria, allo studio dentistico. Grazie ai fondi raccolti dalla nostra associazione e ad alcune donazioni in memoria è stato possibile
ampliare l’ospedale, realizzando i reparti di radiologia, maternità e sala operatoria ginecologica. Inoltre l'associazione contribuisce alla copertura dei costi gestionali e ad assicurare cure e farmaci ai più indigenti. Da alcuni anni, medici italiani di diversi ospedali (Vercelli, Torino, Asti, Milano) collaborano con il BMC, fornendo supporto di vario tipo: dando consigli sull’allestimento ed equipaggiamento dei vari reparti, formando gli operatori locali (medici, infermieri, anestesisti...), affiancandoli durante i primi e più delicati momenti di intervento, raccogliendo fondi e recuperando attrezzature mediche. Negli ultimi tre anni gli sforzi si sono concentrati soprattutto sullo sviluppo della sala operatoria ginecologica, fondamentale per garantire alle donne in gravidanza
Medici italiani e medici ugandesi, insieme a Padre Giovanni Scalabrini, davanti al Benedict Medical Center
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T La nuova incubatrice del Benedict Medical Center
la possibilità del parto cesareo quando necessario. Proprio per questo, dall'agosto 2012 ad oggi sono andati in Uganda più di dieci tra medici e infermieri italiani, soprattutto ginecologi e ferristi, che hanno supportato lo staff locale nelle attività della sala operatoria e in alcune operazioni chirurgiche particolarmente delicate. Su indicazione e con la collaborazione dei medici stessi, abbiamo implementato ulteriormente l’attrezzatura del BMC acquistando un nuovo set di ferri chirurgici, un monitor cardiaco, un defibrillatore, un cardiotocografo, una sonda ecografica endocavitaria e un’incubatrice. Questi nuovi strumenti permetteranno di migliorare ulteriormente l'assistenza sanitaria offerta, ma soprattutto di salvare tante vite preziose. Laura Danieli
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SOLIDARIETÀ
Bilancio 2012
PER LA PACE STATO PATRIMONIALE ATTIVO A) Q.A. ANCORA DA VERSARE B) IMMOBILIZZAZIONI C) ATTIVO CIRCOLANTE D) RATEI E RISCONTI TOTALE ATTIVO
PASSIVO 0,00 63.284,10 1.628.690,08 4.674,69
A) PATRIMONIO NETTO B) FONDI PER RISCHI E ONERI C) T.F.R. D) DEBITI E) RATEI E RISCONTI
1.696.648,87
TOTALE PASSIVO
1.306.785,50 0,00 10.307,98 377.772,39 1.783,00 1.696.648,87
RENDICONTO GESTIONALE ONERI 1) DA ATTIVITA' TIPICHE 2) DI RACCOLTA FONDI 3) DA ATTIVITA' ACCESSORIE 4) FINANZIARI E PATRIMONIALI 5) DI SUPPORTO GENERALE TOTALE ONERI
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PROVENTI 2.029.986,88 527.945,63 0,00 15.046,48 61.709,30
1) DA ATTIVITA' TIPICHE 2) DA RACCOLTA PUBBLICA DI FONDI 3) DA ATTIVITA' ACCESSORIE 4) FINANZIARI E PATRIMONIALI
2.634.688,29
Il bilancio consuntivo 2012 dell’associazione ITALIA UGANDA Onlus ha un risultato gestionale negativo, -287.513,94 euro, ma in realtà questo è un dato positivo. Infatti non è dovuto ad un calo delle donazioni, ma ad una maggiore erogazione di fondi a favore dei progetti in Uganda e in Italia, usando anche delle riserve appositamente accantonate negli anni precedenti. Questo vuol dire che, nonostante la crisi economica, abbiamo potuto assicurare regolarmente aiuto e assistenza e realizzare importanti progetti, come la costruzione dell’asilo di Awach, e anche avviarne di
2.296.462,64 10.796,70 0,00 39.915,01
TOTALE RICAVI
2.347.174,35
RISULTATO GESTIONALE
- 287.513,94
nuovi, come la costruzione del dormitorio della scuola primaria Bishop Cipriano Kihangire. Inoltre grazie all'impegno del nostro staff e dei nostri volontari siamo riusciti a contenere i costi e far sì che per ogni euro investito nella raccolta fondi ne venissero raccolti 4 da destinare ai progetti. E di questo dobbiamo ringraziare tutti i nostri sostenitori, soprattutto privati e aziende che rappresentano il 77% delle nostre entrate, e che, nonostante il periodo non sia dei più facili, hanno continuato e continuano a sostenerci ogni giorno. Fabio Salvatore
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SOLIDARIETÀ
PER LA PACE
Vita in associazione
La festa annuale di ITALIA UGANDA Onlus con Padre Giovanni Scalabrini è stata un successo
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Oltre 250 persone e 35 volontari per una giornata di solidarietà e pace
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l 2 dicembre 2012 si è svolta la consueta festa annuale di ITALIA UGANDA Onlus a Pavia. Hanno partecipato più di 250 persone, da tutta Italia, che con la loro presenza hanno voluto dimostrarci il loro affetto e l’impegno a favore dei progetti per i bimbi ugandesi. Tra questi c’erano almeno 35 volontari, che hanno corso instancabili con la loro maglietta rossa di ITALIA UGANDA Onlus, per rendere la giornata il più possibile perfetta. Nel corso della giornata sono stati raccolti ben 10.340 euro tra pranzo, bar, banchetto di artigianato e altre offerte. Una cifra enorme, che acquista ancora più senso se pensiamo a cosa abbiamo potuto fare, con questa somma, per aiutare i piccoli dell’Uganda. Con 10.340 euro si possono mandare a scuola per un anno 35
bambini bisognosi, si può dare da mangiare per un intero anno scolastico a una classe di 100 bambini e assicurare un parto assistito a 206 donne, salvando così la loro vita e quella del loro bimbo. E se abbiamo
potuto fare tutto questo lo dobbiamo a voi! Ancora un grazie di cuore a tutti e vi aspettiamo anche quest’anno a Pavia per la prossima festa di ITALIA UGANDA Onlus! Greta Granzini
I biglietti d’auguri ci aiutano a farci conoscere I biglietti di auguri che vi inviamo nelle nostre lettere sono un modo per dire grazie a chi ci sostiene, ma soprattutto ci aiutano a far conoscere la nostra associazione a tanti e nuovi amici. Usateli per i vostri auguri e i messaggi alle persone che amate.
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I volontari di ITALIA UGANDA Onlus nella foto ricordo con Padre Giovanni Scalabrini
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SOLIDARIETÀ
PER LA PACE
Vita in associazione
Un anno fa il 50esimo di sacerdozio di Padre Giovanni Il viaggio e il documentario sui progetti realizzati insieme a ITALIA UGANDA
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Padre Scalabrini insieme al Cardinal Wamala durante la Santa Messa del suo 50esimo di sacerdozio
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oco più di un anno fa, nella primavera del 2012, Padre Scalabrini ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio. Le celebrazioni per questo importante traguardo sono state duplici: ad aprile con la sua “famiglia” ugandese, ovvero con le migliaia di persone che ha conosciuto e aiutato in questi 50 anni, poi a settembre in Italia con parenti, amici e sostenitori nella parrocchia di Limido Comasco, il suo paese natale. In realtà ad aprile, a festeggiare Padre Giovanni Scalabrini in Uganda c’era anche un gruppetto di circa 60 amici e sostenitori italiani, che ne hanno approfittato per vedere ‘dal vivo’ i nostri progetti e conoscere le migliaia di bambini, uomini e donne che, anche grazie a loro, stiamo aiutando a costruirsi un futuro. Da questo viaggio è stato tratto il documentario “Omara Moi”, che molti di voi hanno ricevuto e visto.
E come ad aprile un gruppo di amici italiani ha voluto essere presente alla festa ugandese, così a Limido Comasco c’erano tanti ugandesi: arrivati da Kampala, da Londra, o dall’Italia, dove vivono. Hanno scelto anche loro di essergli vicini, per farlo sentire doppia-
mente “a casa”. La prossima tappa è quella del 2017 per i 55 anni di sacerdozio di Padre Scalabrini: o in Italia o in Uganda, tenetevi pronti a festeggiarlo insieme! Greta Granzini
OMARA MOI In lingua acholi significa “colui che ama e dà tutto se stesso agli altri”. Se non hai ancora ricevuto il DVD richiedilo subito chiamando lo 0382 467742.
Il gruppo di sostenitori italiani arrivati a Kampala per parteciapare alle celebrazioni
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SOLIDARIETÀ
Uganda Italia
PER LA PACE
Danzare per mantenere la propria identità culturale La danza tradizionale ugandese anche in Italia
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n filosofo tedesco ha detto che bisogna saper danzare con il corpo e anche con la penna, e per noi ugandesi certo è più facile danzare fisicamente, vista anche la difficoltà ad imparare l’italiano come lingua scritta. E così un giorno il nostro gruppo di Milano e dintorni ha deciso di far diventare la danza l’ambasciatore della nostra cultura: abbiamo fondato un piccolo gruppo di danzatrici tradizionali e abbiamo iniziato a trovarci periodicamente a turno nelle case dei partecipanti. Abbiamo danzatrici di tutte le età, da tre anni (mia figlia Edda) alle over 50; il nostro è un modo per
ritrovare le nostre radici, passare del tempo insieme e soprattutto portare dove ci invitano il nostro folclore e la nostra tradizione. Abbiamo presto scoperto che le donne italiane amano cimentarsi anche nelle danze etniche, ci chiedono spesso se facciamo corsi, ma al momento non siamo ancora organizzate in tal senso. Da quando abbiamo iniziato l’attività siamo già state più volte in Lombardia e anche a Roma in occasione della festa dell’Indipendenza, ospiti della nostra ambasciata. Esibirsi a Roma è stato bellissimo, e anche il pubblico sembrava soddisfatto di vedere un pezzettino d’Africa orientale esibirsi per loro! Quando danziamo non
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Ugandesi d’Italia Il mio nome è Brenda Kusiima, ho 32 anni, sono nata in Uganda e sono arrivata in Italia cinque anni fa. Per una serie di traversie ho vissuto in prima persona la difficile e spesso drammatica condizione di irregolare e per diversi mesi ho vissuto in una casa di accoglienza della Caritas a Milano. Oggi abito ad Abbiategrasso, lavoro e sono anche volontaria nella protezione civile e Croce Azzurra. Ho due figlie, di cui la più piccola, Edda (che in lingua Ugandese significa “dopo e tanto tempo fa” e in italiano“che lotta per la felicità”), nata in Italia. Il nostro gruppo di danzatrici si chiama “Engoma Za Uganda” (ENZU).
siamo più straniere, ma ugandesi con un'identità precisa di cui andare fiere e a testa alta... e a ritmo di musica naturalmente! Brenda Kusiima
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Alcune danzatrici ugandesi si preparano per lo spettacolo tradizionale
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SOLIDARIETÀ
Uganda Italia
PER LA PACE
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Padre Giovanni Scalabrini insieme ai suoi “figli e nipoti” davanti alla chiesa di Limido Comasco
Il grazie di Jane a Padre Giovanni Scalabrini L'affetto della seconda generazione, cresciuta nell'esempio di un grande Padre
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adre Giovanni, se chi mi ha preceduto ha parlato di te per quello che hai fatto nei tuoi lunghi anni trascorsi in Uganda, io voglio spendere una parola in più per chi ti ha seguito da lontano. Penso a chi, grazie a te, e con la tua benedizione, ha raggiunto obiettivi che forse là non avrebbe potuto raggiungere. Anche loro sono la tua famiglia, e da qui ti hanno sempre sostenuto. Poi invece, Padre Giovanni, ci siamo noi (e siamo tanti, tantissimi!), la seconda generazione, i figli di quelli che tu hai sempre considerato i tuoi figli. Una seconda generazione che è proprio cresciuta con te, che hai fatto diventare oltre a figli di Dio anche figli tuoi. Noi siamo più fortunati perché ci hai seguito lungo tutto il per-
corso della nostra vita. Dico fortunati con il sorriso sulle labbra perché la tua dimostrazione d’affetto a volte è così forte che si trasforma in un bel pizzicotto e quando ci va bene in uno scapellotto affettuoso, e in base all’intensità del tuo sguardo capiamo subito se siamo in via busca o no… e comunque alla fine un sorriso ce lo strappi lo stesso! Per te l’istruzione e lo studio sono sempre stati la priorità assoluta, e ci vorresti tutti dottori, non importa di cosa ma comunque dottori. E qualcuno di noi l’ha subito sulla propria pelle dalle tabelline, ai tempi verbali per i più piccoli, le pagelle (attentamente lette) per i più grandi e infine lunghe lezioni di vita per quelli veramente grandi (quelli della mia età intendo dire!!) ma una storia penso tu l’abbia raccontata ad
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ognuno di noi.. La tua storia, la storia della tua vita che tanto affascina e che altrettanto ci insegna. L’Africa non è un continente facile e nulla ti regala... ma la tua forza ti ha portato a fare cose che sarebbero state difficili da realizzare anche qui, eppure mai ti sei accontentato e credo che mai lo farai. Questo è sicuramente uno dei più grandi insegnamenti di vita che ci hai trasmesso e che non potremo mai dimenticare perché esiste... è il tuo capolavoro! Grazie Padre Giovanni, grazie per aver dato ad ognuno di noi una possibilità, anzi la possibilità di fare della nostra vita un dono e prendere te come esempio non solo spirituale, ma umano per la meravigliosa persona che sei. Jane Galmarini
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SOLIDARIETÀ
Sviluppo sostenibile
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Un più corretto uso delle risorse agricole consentirebbe di sfamare tutta la popolaziome mondiale
Decrescita: si può parlare solo di PIL? Il mercato non è da demonizzare, ma da umanizzare per il bene di tutti
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a più parti si sente parlare di "decrescita", ma per molti il suo significato non è così chiaro. Provo, allora, a darne una definizione: per "decrescita" si può intendere una diminuzione del livello di consumi, di produzione ed economico in generale di tutta una società, scelto in maniera volontaria, che non faccia diminuire il livello di vero benessere delle persone. Ammetto che anche dopo la definizione qualche dubbio resta, e allora riprovo con altre parole: abbiamo sempre pensato che il benessere di una nazione fosse in buona parte misurato dal suo Prodotto Interno Lordo (PIL), ma la teoria della decrescita suggerisce che il benessere delle persone può essere mantenuto anche se il PIL diminuisce. Questo perché si vorrebbero eliminare gli sprechi, e utilizzare solo le risorse necessarie, producendo e desiderando meno beni, in accordo con una evoluzione tecnologica che dovrebbe essere in grado di supportare questo passaggio. Fra i "decrescisti" troviamo molte correnti di pensiero che vanno dalle più morbide, cioè quelle che pensano ad una maggiore sobrietà, fino alle più estreme, che ipotizzano una drastica diminuzione dei bisogni (non viaggio più perché non è indispensabile, mi accontento di un lavoro
vicino a casa, coltivo il mio orto e mi servo da quello). La mia opinione di non esperto è che la teoria è interessante e per certi versi auspicabile, ma l'eccesso come sempre è un danno. La diminuzione degli sprechi è certo un fondamento indispensabile, ma non ritengo possibile che si realizzi ponendo limiti alle libertà e, da non sottovalutare, alle potenzialità delle persone. Se, poi, lo sviluppo tecnologico è una base per l'idea della decrescita, come posso favorirlo se non permetto ai ragazzi di fare esperienze scolastiche e culturali premianti, magari lontano da casa, per favorire la formazione e lo scambio di idee? Al riguardo degli aspetti economico/finanziari, sono in pieno accordo con quanto dice l'economista Stefano Zamagni: "Il mercato non è da demonizzare ma da umanizzare"; l'impegno comune dovrebbe orientarsi, quindi, a definire regole giuste per tutti. È proprio in questa ottica che io vedo la "crescita", cioè non come l'aumento del PIL ma come il passaggio ad una società che ritrovi l'etica, la responsabilità verso chi ha meno possibilità, e la morale. E' possibile? Non lo so, ma io nel mio piccolo ci provo lo stesso ("Se cambio io, il mondo ha cominciato a cambiare" - E. Olivero). Andrea Pasi
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SOLIDARIETÀ
PER LA PACE
Educazione allo sviluppo
Impariamo a fare le cose difficili fin da piccoli La solidarietà si impara anche a scuola con il volontariato
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l primo giorno di scuola è sempre importante perché è l’inizio di un nuovo viaggio. Quante emozioni e quanti ricordi per noi che siamo grandi, sono ’i nostri bei tempi’. Per questa occasione, ho pensato a una poesia di Gianni Rodari. “È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.” Leggo, mi fermo e mi chiedo se noi, i grandi, siamo davvero diventati grandi, se abbiamo imparato a fare le cose difficili. Credo che la nostra scuola abbia provato ad insegnarcelo, ma noi non sempre ci siamo impegnati e, forse, solo qualche volta ci siamo riusciti. Essere attenti al cieco e al sordo, nostri compagni di vita quotidiana, è cosa difficile più per i grandi che per i ‘piccoli’ forse perché gli schiavi che si credono liberi siamo proprio noi. E così, un po’ inaspettatamente, i ‘miei’ ragazzi dell’Istituto Aeronautico dove insegno, adolescenti vivaci e moderni, senza troppe esitazioni e senza imbarazzo hanno accolto l’idea di fare qualcosa di difficile. Per vivere dall’interno le realtà del volontariato, approfondirne il senso, sporcarsi le mani nel
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Volontari ad un banchetto di ITALIA UGANDA Onlus
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lavoro pratico. E proprio così, con la loro presenza entusiasta, mi hanno dimostrato che fare le cose difficili è possibile. Con loro l’ordinario ha smesso di essere ordinario per diventare un’esperienza di socialità e condivisione di tempo, spazio e impegno in modo estremamente semplice, concreto ed attivo. Insieme abbiamo partecipato all’iniziativa promossa da ITALIA UGANDA Onlus nel mese di dicembre 2011 presso il punto vendita Darty di Tradate (VA) impacchettando gli articoli acquistati dai clienti con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore dei progetti dell’Associazione. Un banchetto, una maglietta rossa con una scritta sulla schiena “Se vuoi arrivare primo corri da solo. Se vuoi arrivare lontano cammina insieme”, sorrisi, carta, forbici e nastri per rompere gli argini di una normalità insensibile, per correre in libertà verso uno stile di vita forse un po’ scomodo, ma ricco di significato, per raccogliere una sfida coraggiosa, critica e responsabile. Luca, 15 anni, serio e coinvolto scrive: “L’esperienza è stata bella e costruttiva perché sapevo di aiutare qualcuno che ne ha più bisogno di me, nonostante le facce a volte un po’ scocciate delle persone a cui chiedevo se desideravano far impacchettare il loro acquisto”. Grazie a Luca, Mattia, Davide, Francesca e ai ragazzi di oggi, camminare insieme è stato facile. Grazie perché ogni volta si mettono in gioco nel volontariato: esperienza che ci porterà lontano perché fare le cose difficili è difficile, ma possibile. Stefania Vanetti
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SOLIDARIETÀ SOLIDARIETÀ
PER PERLA LAPACE PACE
Cooperazione e sviluppo: la ricetta dell’associazione ITALIA UGANDA Onlus Insieme a Padre Giovanni Scalabrini un aiuto concreto alla crescita dell’Uganda
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e mi chiedessero che cosa fa la nostra associazione in Uganda, risponderei subito: “Aiuta i bambini ad andare a scuola!”, ma se dovessi usare dei termini più tecnici direi: “Fa cooperazione allo sviluppo”. Perché è questo che noi facciamo in Uganda. Però non è così semplice spiegare queste due parole, “cooperazione” e “sviluppo”, perché nel corso del tempo hanno subito tanti cambiamenti e non hanno più lo stesso significato che avevano 30 o 40 anni fa. All’inizio era facile: c’era cooperazione quando i Paesi ricchi aiutavano i Paesi poveri a svilupparsi, e questo sviluppo era uno sviluppo economico. Però con il tempo le cose si sono un po’ complicate e ci si è resi conto che non è possibile parlare di sviluppo senza pensare alla salute, o all’educazione. Se per esempio un Paese è ricco, ma i suoi bambini non vanno a scuola, o non ci sono ospedali, è difficile pensare che sia
davvero sviluppato. Inoltre si è capito che non si possono aiutare i Paesi più poveri senza dialogare con loro: sicuramente le persone del posto sanno meglio di noi di che cosa hanno bisogno, e per questo se vogliamo davvero aiutarle è importante parlare insieme e prendere decisioni condivise. Proprio per questo nel 2000 tutti i Paesi dell’ONU, sia quelli più ricchi sia quelli più poveri, si sono riuniti per decidere insieme quali erano gli obiettivi di sviluppo più importanti da raggiungere entro il 2015. Ne hanno stabiliti 8, i cosiddetti “Obiettivi del Millennio”, condivisi da tutti, che vanno dal ridurre la fame e la povertà all’uguaglianza tra uomini e donne. Torniamo allora alla domanda iniziale su cosa faccia di preciso ITALIA UGANDA Onlus, e alla mia risposta: “Mandiamo i bambini a scuola”. Uno degli obiettivi del millennio è proprio “Assicurare l’istruzione universale”: è esattamente quello
che Padre Scalabrini cerca di garantire da 50 anni, da quando è arrivato per la prima volta in Uganda, ed è uno dei nostri impegni principali. Poi sicuramente mandando a scuola le bambine e facendo studiare anche le ragazze fino alle superiori, o le più brave all’università, favoriamo l’uguaglianza tra i generi, e aiutiamo a eliminare la povertà. Infatti studiando possono imparare un mestiere, trovare un lavoro e mantenere se stesse e le loro famiglie, uscendo dal circolo della miseria. Nel nostro ospedale di Kampala inoltre abbiamo un reparto maternità dove vengono ogni giorno tante donne che altrimenti partorirebbero da sole in una baracca: salvando la loro vita e quella dei loro neonati assicuriamo la salute materna e infantile. Nella nostra clinica curiamo anche tantissime persone malate di malaria e insegniamo come evitare il contagio
Pavia-Mondo: solo andata
Il Prof. Gian Battista Parigi durante l’incontro del ciclo “Pavia-Mondo: solo andata”
Da febbraio a maggio 2013 a Pavia si è svolto un ciclo di 13 incontri gratuiti sulla cooperazione internazionale, dal titolo “Pavia-Mondo: solo andata” e promosso da tutte le associazioni pavesi che, come ITALIA UGANDA Onlus, fanno parte del Tavolo Provinciale della Cooperazione Internazionale, insieme all’Assessorato alla Cooperazione Internazionale della Provincia di Pavia. Le lezioni erano rivolte in particolare a volontari e aspiranti volontari delle varie associazioni e si è parlato ad esempio di sviluppo e di teoria della cooperazione, di come scrivere o gestire un progetto, di come raccogliere i fondi per promuoverlo e realizzarlo. In sintesi, sono stati approfonditi a 360° tutti i temi più importanti che riguardano la cooperazione internazionale. Il corso ha avuto un grande successo: già nella prima settimana gli iscritti erano più di 70 e sono cresciuti ad ogni incontro. Noi di ITALIA UGANDA Onlus abbiamo partecipato con molto interesse e il nostro Presidente Fabio Salvatore ha tenuto una lezione sulla raccolta fondi. Il ciclo di lezioni faceva parte del più ampio progetto, ancora in corso, “Pavia: volontari per il mondo”, che vuole creare un legame sempre più stretto tra tutte le associazioni della nostra provincia che fanno cooperazione internazionale e promuovere attività di collaborazione e aiuto reciproco, partendo dal presupposto che l’unione fa la forza e può fare davvero la differenza!
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Lo sviluppo della cooperazione
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dell’AIDS e di altre malattie. Nei nostri progetti inoltre usiamo dove possibile i pannelli solari per produrre acqua calda ed energia pulita, e questo sicuramente aiuta a preservare l’ambiente. Quindi possiamo davvero dire che i nostri progetti rispettano in pieno tutti gli obiettivi del millennio! Ho lasciato apposta per ultimo uno degli aspetti fondamentali: quello del dialogo, di cercare di metterci nei panni delle persone che aiutiamo, di capire i loro bisogni. Padre Scalabrini è l’esempio vivente del mettersi nei loro panni: da oltre 50 anni vive a fianco degli ugandesi bisognosi, parla con loro, li ascolta, cerca di capire come può aiutarli per migliorare la loro vita. Nei nostri progetti non siamo noi a decidere a priori dall’Italia cosa fare, ma le richieste ci vengono direttamente dall’Uganda, è la stessa popolazione locale che, attraverso Padre Scalabrini, ci fa sapere se ha
bisogno di una scuola, di un ospedale, di una casa dove vivere... e noi cerchiamo, per quanto possibile e con il vostro aiuto, di aiutarli. Certo il nostro sogno sarebbe quello di smettere di esistere, cioè che un giorno tutte queste per-
sone non avessero più bisogno di noi, e che tutti gli obiettivi del millennio venissero raggiunti. Per ora sembra solo un’utopia, ma spero davvero che non rimanga soltanto un sogno! Greta Granzini
Obiettivi del Millennio Gli Obiettivi del Millennio (in inglese Millennium Development Goals), sono 8 obiettivi che i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere entro il 2015. Nella dichiarazione firmata nel 2000, gli stati si sono impegnati a: 1. sradicare la povertà estrema e la fame; 2. rendere universale l'istruzione primaria; 3. promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne; 4. ridurre la mortalità infantile; 5. migliorare la salute materna; 6. combattere AIDS, malaria e altre malattie; 7. garantire la sostenibilità ambientale; 8. sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. L’Uganda ha fatto molti sforzi per raggiungere questi obiettivi, anche se alcuni sono ancora lontani. La povertà estrema si è ridotta, anche se di poco, e c'è una maggiore attenzione all’uguaglianza tra uomini e donne e all’ambiente. C’è inoltre stato un forte impegno per assicurare a tutti i bambini il diritto allo studio, ma purtroppo nel paese sono ancora troppo poche le scuole e gli insegnanti. Infine la mortalità infatile è ancora molto elevata e troppe mamme muoiono durante il parto*. Per questo c’è ancora tanto da fare e l’Uganda ha ancora bisogno dell’aiuto di tutti noi!
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*Dati ONU
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SOLIDARIETÀ
PER LA PACE
Alunni della Bishop Cipriano Kihangire Primary School durante una lezione
Benjamin e Peace: una storia a lieto fine Dalla ferocia della guerra alla speranza di un futuro dignitoso
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enjamin va alla scuola primaria. Frequenta la classe quarta alla Bishop Cipriano Kihangire Primary School, una scuola vicina alla missione che era stata messa all’asta e che Padre Giovanni, grazie all’aiuto della nostra associazione e di tutti i suoi sostenitori, ha rilevato, ristrutturato e riaperto a centinaia di bambini. Benjamin è sereno e ride, come tutti i suoi compagni. Questo sorriso non finisce di sorprenderci, perché conosciamo la sua storia. Benjamin proviene dal Nord del Paese, zona di guerra, dilaniata per oltre un ventennio da un feroce conflitto che ha lasciato dietro di sé una scia di povertà e morte. La ferocia dei combattimenti tra l’esercito regolare ugandese e i guerriglieri ribelli (il Lord’s Resistance Army) non ha risparmiato i bambini, né le donne. La storia di Benjamin comincia
con la storia di Peace, sua madre. Peace è poco più di una bambina quando, all’alba di una giornata che sembra normale, viene prelevata con violenza dalla scuola missionaria che frequenta, insieme a 138 compagne. Dopo un’estenuante trattativa 109 ragazze vengono liberate, ma 30 scompaiono insieme ai guerriglieri. Era il 1996 e Peace è tra queste trenta.
cesso. Ogni giorno umiliate, picchiate, terrorizzate. Non appena arrivate all’accampamento le ragazze vengono regalate ai capi, come ‘mogli’. Subiscono violenza un giorno dopo l’altro. Molte hanno dei bambini, che a volte sopravvivono e a volte no. Per otto anni Peace vive un incubo, tra le violenze atroci subite e quelle a cui deve assistere. Le
“Benjamin sorride ogni giorno quando entra in classe. È felice. Si ricorda il suo passato ma non vuole parlarne...” Da quel giorno Peace diventa una schiava, costretta a camminare nella boscaglia giorno e notte per raggiungere l’accampamento dei ribelli in Sudan. Una marcia infinita, sulla schiena il carico pesante che i soldati sono stanchi di trasportare, mangiando e bevendo solo quando è con-
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ragazze che cercano di scappare sono uccise. Quelle che si ammalano, sono picchiate fino alla morte. Nella boscaglia Peace partorisce il suo primo figlio, Benjamin. Subito dopo il secondo. Ogni giorno passato senza morire è un miracolo. Nel 2004 l’accampamento viene
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Un legame speciale individuato dall’esercito ugandese e attaccato con un’azione violentissima. Molti guerriglieri rimangono uccisi, tra loro il padre di Benjamin. Durante l’attacco Peace si nasconde, poi riesce a fuggire con i suoi bambini. Corre per giorni, senza mangiare e senza bere. Durante questa fuga frenetica il suo bimbo più piccolo muore. Benjamin e Peace arrivano in Uganda e cercano di raggiungere i parenti. Molti sono morti per la guerra, ma chi è rimasto li accoglie. Peace però scivola in un altro incubo: isolata dalla comunità è considerata alla stregua dei ribelli che l’hanno rapita, perché ha vissuto con loro. Ma Peace è una ragazza forte e non smette di lottare, per sé e per il suo bambino. Finché un giorno arriva alla missione di Padre Giovanni, racconta la sua storia e chiede una sola cosa: poter tornare a scuola. Grazie all’aiuto di Padre Giovanni e al sostegno a distanza di ITALIA UGANDA Peace torna a studiare. Ricomincia dalla classe che ha lasciato, poi completa la scuola secondaria. Sostenuta da Padre Giovanni, ma senza alcun aiuto
Cos’è il Sostegno a Distanza? Il Sostegno a Distanza è un legame speciale che consente ad un sostenitore dell’associazione di aiutare un bambino o un ragazzo in difficoltà ad andare a scuola. Purtroppo sono moltissimi i bambini ugandesi orfani costretti a lavorare sin da piccoli perché non hanno nessuno che si prenda cura di loro. E anche molti dei bambini che hanno la fortuna di avere una famiglia sono troppo poveri per pagare la retta che tutte le scuole in Uganda richiedono. Con il Sostegno a Distanza si dà ad un bambino la possibilità di andare a scuola ogni giorno, ricevere un pasto caldo e le cure mediche necessarie. Una volta attivato il Sostegno a Distanza, il sostenitore riceve informazioni e una foto dello studente assegnatogli; successivamente riceverà la pagella e nuove foto del bambino per seguire i suoi progressi a scuola e la sua crescita. Basta poco per dare un futuro migliore ad un bambino ugandese: costa meno di un caffè al giorno, 26 euro al mese. Se desideri maggiori informazioni utilizza il tagliando che trovi qui sotto o contattaci allo 0382 467742.
dalla famiglia, ricomincia a vivere una vita normale, con il suo bambino. Crescono insieme. Peace studia così tanto e così bene che ora frequenta l’Università. E il futuro non le fa più paura. Anche Benjamin va a scuola: grazie all’aiuto della nostra associazione è sostenuto a distanza e ha così la possibilità di studiare, mangiare, vestirsi e ricevere cure mediche quando si ammala. Benjamin sorride ogni giorno quando entra in classe. È felice. Si ricorda il suo passato ma non vuole parlarne. Lui e la sua
La guerra in Uganda
mamma vogliono solo dimenticare e guardare sempre avanti. Benjamin ha tanti amici e ama moltissimo sua madre. Nel loro villaggio di origine pian piano le cose sono cambiate... ora possono tornare dai parenti durante le vacanze scolastiche. Sono accolti con calore, non sono più considerati "diversi" o "sbagliati", non sono più "nemici". Il Paese sta cercando di lasciarsi alle spalle la lunghissima guerra civile che lo ha prostrato. Il Nord non è più una zona di guerra. Simona Meneghelli
SOSTIENI ANCHE TU UN BAMBINO A DISTANZA
Dal 1986 al 2008 il Nord dell’Uganda è stato lo scenario di una delle guerre civili più sanguinose dell’Africa. Nel 1988 Joseph Kony fondò il Lord’s Resistance Army (LRA), un movimento armato che univa spiritualismo apocalittico a strategie da guerra. Proprio l’LRA, che dichiarava di combattere contro il governo per dare più diritti alla popolazione Acholi, ha seminato per vent’anni il terrore saccheggiando i villaggi e rapendo migliaia di bambini per renderli schiavi soldato. I morti sono stati decine di migliaia e 2 milioni di persone sono state costrette a scappare e rifugiarsi nei campi profughi.
SI, desidero attivare il sostegno a distanza di un bambino ugandese. SI, desidero ricevere maggiori informazioni sul sostegno a distanza. Compila questo tagliando e invialo via fax allo 0382 467742 o in busta chiusa a ITALIA UGANDA Onlus - Via Bona di Savoia 1A 27100 PAVIA.
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Autorizzo l’Associazione ITALIA UGANDA Onlus al trattamento dei miei dati personali ai sensi del D. Lgs. 196/2003 per l’invio di comunicazioni inerenti il sostegno a distanza e le attività dell’associazione.
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SOLIDARIETÀ SOLIDARIETÀ
PER PERLA LAPACE PACE
Le vostre lettere
SO
PE
Sono davvero tante le telefonate, i fax, le e-mail e le lettere dei sostenitori che riceviamo ogni giorno in associazione: facciamo il possibile per rispondere a tutti, ma non sempre ci riusciamo. In questa rubrica vogliamo rispondere ad alcune delle lettere che ci hanno più colpito. Greta Granzini
Aprite quella porta!
Il passaparola solidale
Cari amici, grazie per la lettera che ci avete mandato, per il DVD, la tessera e anche le bustine con la carta da lettere. Il DVD che ci avete spedito non l’abbiamo potuto vedere, perché la sala video era chiusa a chiave. Siamo molto curiosi di vederlo e speriamo tanto che lo riusciremo a vedere presto. Tanti cari saluti dalla III B
Grazie della “bustona” con notizie presentate in forma nuova, con carta da regalo veramente utile, specialmente per chi, come me, ha spesso difficoltà a reperirla. Grazie anche per la segnalazione del “Fondo Carità”, che ritengo valida per affrontare le emergenze. Ho, a tale scopo, inviato oggi stesso un vaglia: non è molto, ma è quanto posso disporre ora. Segnalerò invece la cosa a chi penso possa fare di più. Con animo riconoscente, un grazie vivissimo. Eleonora
Cari bambini della III B la nostra risposta oggi non è per voi, ma per i vostri professori: “Aprite quella porta!” E speriamo tanto che il DVD vi piaccia!
Diamo un futuro a tutti i bambini [...] Per mezzo di quel DVD che ho ricevuto, col pensiero sono stata vicina a voi. Ho visto quante opere sono state realizzate: scuole, ospedali, ricoveri. Ho visto questi poveri bambini (ma quanti sono?) felici e ho goduto della loro felicità. Sono così contenta di potervi aiutare per quel che posso, state certi che non vi farò mai mancare il mio modesto aiuto. Permettete che vi dia un forte abbraccio? PS: Ho 3 figli meravigliosi e 4 nipotini. Che posso volere di più? Rosanna Cara Rosanna, hai ragione, purtroppo i bambini da aiutare sono tanti, tantissimi. Ma con l’aiuto di tutti voi possiamo continuare a dargli un futuro. Dalla tua lettera si vede che sei una mamma e una nonna felice e fortunata e forse proprio per questo conosci la gioia del dono e della condivisione. Un abbraccio grande come l’Africa!
Carissima Eleonora, grazie per i “complimenti”, ci fa davvero piacere poter far felici i nostri sostenitori con piccoli doni. E il passaparola è utilissimo perché ci permette di raggiungere tante persone che altrimenti non avrebbero modo di conoscerci. Il “Fondo Carità” è davvero fondamentale per permetterci di aiutare subito tutti coloro che si presentano alla missione di Padre Scalabrini per chiedere aiuto e se ci sosterrai parlandone ad amici e conoscenti contribuirai a fare tanto bene! Grazie ancora!
Grazie dai bimbi dell’Uganda! Cari bambini, vi invio questo piccolo contributo, su suggerimento di mia nonna Angela, per aiutarvi anch’io direttamente a migliorare le vostre condizioni di vita e di salute. Per ridarvi un sorriso. Per crescere culturalmente. Per vivere meglio la vostra infanzia. Che Dio vi protegga tanto! Michelangelo Non c’è bisogno di aggiungere nulla, Michelangelo, hai già detto tutto tu. Grazie dai bimbi dell’Uganda.
Una goccia in più nell’oceano Sono una mamma anziana e mi sono sempre presa cura di questi bambini bisognosi. L’offerta che vi faccio è molto umile, però accettateli ugualmente perché come sapete oggi abbiamo una crisi nera. Perciò posso fare solo questa piccola goccia nell’oceano. Chiudo mandando un grosso bacio a questi bambini che amo come fossero i miei. Un abbraccio, Stefania Cara Stefania, Madre Teresa di Calcutta diceva: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno”. Non esistono aiuti umili o aiuti ricchi, ci sono soltanto gli aiuti e ognuno ha lo stesso valore di tutti gli altri. Grazie di cuore per quello che fai!
Una coincidenza significativa! Spero che Padre Pio apprezzi questo dirottamento di fondi promessi in occasione di una vicenda pericolosa accadutami ultimamente. Nella mia vita non ho mai fatto nulla per nulla, neppure per il Padre Eterno. Spero che Lui e il mio protettore mi consentano di fare altri dirottamenti. Giacomo Caro Giacomo, è con piacere che ti comunico che Padre Scalabrini ha appena finito di erigere una nuova chiesa a Kampala dedicata proprio a Padre Pio. La chiesa sorge all’interno dell’università di Nakawa ed è stata voluta dagli studenti stessi, che sono riusciti ad ottenere in donazione un terreno dal Rettore. È stata poi costruita con l’aiuto di alcuni sostenitori italiani, che come te erano profondamente legati al Santo di Pietrelcina. Si tratta di una coincidenza davvero significativa, che non può essere accaduta per caso. Vuoi contribuire a questa rubrica? Scrivici una lettera e la pubblicheremo sui prossimi numeri del giornalino.
La nuova chiesa di Kampala dedicata a San Pio
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SOLIDARIETÀ
Il mio grazie
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Padre Giovanni e i ragazzi della missione durante la recita del Santo Rosario
La preghiera di Padre Giovanni Scalabrini Dalla fede nasce la forza per superare tutte le difficoltà
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ome sapete, vivo il mio impegno di sacerdote missionario in Uganda da ormai 50 anni. Ogni giorno aiuto i tanti bisognosi che si rivolgono alla mia missione, e assicuro a migliaia di bambini e ragazzi scuola, cibo e un posto sicuro dove crescere: ma è il vostro sostegno che mi permette di farlo! Molti di voi mi scrivono, per ringraziarmi ed incoraggiarmi ad andare avanti: non sapete quanto conforto mi danno le vostre parole e il vostro affetto, soprattutto nei momenti di difficoltà. Nelle lettere che ricevo sempre più spesso mi chiedete di ricordare i vostri cari nelle mie preghiere o di celebrare una Messa nella mia missione in suffragio dei vostri cari defunti. Vi leggo cosa mi scrive la Sig.ra Paola da Milano: “Caro Padre Giovanni, ho iniziato a sostenere la sua opera 5 anni fa, insieme a mia madre Silvana; ora purtroppo ha gravi problemi di salute e mi darebbe un grande conforto sapere che lei la ricorda nelle sue preghiere”. Dovete sapere che voi siete sempre nelle mie preghiere: tutte le
sere recito il Santo Rosario insieme ai miei ragazzi nel cortile della missione e dico loro di pregare la Vergine Maria perché vegli su tutti i nostri benefattori. È un momento molto bello, perché la preghiera ci dà la forza per superare tante difficoltà, con l’aiuto del Signore. Se però qualcuno di voi ha il desiderio che io preghi per una persona cara o che io ricordi un suo caro
defunto durante la Santa Messa, può inviare all’associazione il tagliando che trova qui sotto: i miei collaboratori di Pavia me lo faranno avere al più presto. Ricorderò i vostri cari nelle mie preghiere e celebrerò le Messe con i miei confratelli ugandesi nella parrocchia di Bbiina. Il Signore vi benedica per il vostro aiuto e la vostra generosità. Padre Giovanni Scalabrini
Compila questo tagliando e invialo via fax allo 0382 467742 o in busta chiusa a ITALIA UGANDA Onlus - Via Bona di Savoia 1A 27100 PAVIA. Nome Cognome Via N° Cap Città Prov Tel Email Vorrei che Padre Giovanni Scalabrini ricordasse nelle sue preghiere: con la seguente intenzione: Vorrei che Padre Giovanni Scalabrini celebrasse una Santa Messa a suffragio di: se possibile nella data di: Autorizzo ITALIA UGANDA Onlus al trattamento dei miei dati personali ai sensi del D. Lgs. 196/2003 per l’invio di comunicazioni inerenti le attività dell’associazione.
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Il suo domani è nelle tue mani
C'è un modo speciale per dare un futuro ai bambini dell'Uganda: inserire un lascito nel proprio testamento. E' una scelta positiva e serena per guardare avanti e continuare ad affermare i valori in cui credi. Con un lascito puoi aiutare tanti ragazzi e bambini orfani ad andare a scuola; puoi contribuire a costruire asili e scuole nei villaggi più poveri; puoi dare assistenza e cure mediche alle mamme in difficoltà e ai loro piccoli. Puoi garantire un futuro migliore ai bambini più poveri e bisognosi dell'Uganda.
Scegli di lasciare in eredità un mondo migliore: disponi un lascito a favore di ITALIA UGANDA Onlus. E' un gesto d'amore che dura per sempre!
Per maggiori informazioni telefona allo 0382 467742 o scrivici.
ITALIA UGANDA
Onlus
Solidarietà per la Pace
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