sistemaSLHPRQWH Osservatorio Modelli di Business
nel Riuso dell'Informazione Pubblica I CT - Piemonte
Studio Esplorativo 2011
Osservatorio ICT - PIEMONTE
sistemaSLHPRQWHLW
Autori del documento:
Enrico Ferro
Michele Osella
[email protected]
[email protected]
@egferro
@micheleosella
II
Executive summary
Definizione del problema Nonostante le rosee aspettative ed il fervente impulso proveniente dalla comunità scientifica, nel panorama italiano il processo di diffusione e riuso dell’informazione pubblica stenta ancora a decollare. Tale situazione è ascrivibile, oltre che ad una resistenza organizzativa e culturale al cambiamento presente nelle amministrazioni pubbliche, ad una scarsa chiarezza in capo agli operatori economici in merito ai meccanismi di creazione del valore oltre che alle potenzialità di business scaturenti dall’inclusione della PSI nei prodotti e nei processi aziendali.
Obiettivi e domande di ricerca Il presente studio intende offrire un contributo in tal senso mappando i modelli di business attualmente impiegati a livello internazionale nell’utilizzo dei dati pubblici. Tale sforzo risponde al tentativo di fornire una risposta alle seguenti domande di ricerca:
Esistono organizzazioni orientate al profitto capaci di generare ricavi a partire dall’informazione prodotta dal settore pubblico?
Quali sono i meccanismi sottesi alla creazione del valore in questo comparto? Come viene elaborata l’informazione grezza nell’ottica di renderla attrattiva ed utilizzabile?
Alla luce della non rivalità e della non escludibilità al consumo che caratterizzano la PSI quando essa si configura come Open Data, quali sono i fattori di successo che giocano un ruolo nevralgico in chiave competitiva?
Metodologia ed approccio di analisi L’attività di ricerca condotta è di natura esplorativa e ha comportato la conduzione di 13 casi di studio internazionali i quali sono stati selezionati da una long list di oltre 130 aziende recensite. La prospettiva offerta sul tema in esame si discosta da quelle fino ad ora presenti in letteratura grazie all’utilizzo di un framework di analisi “proprietario” e ad una focalizzazione in chiave qualitativa sui modelli di business, ovvero sui razionali sottostanti la generazione, la veicolazione e l’appropriazione del valore nella fornitura di servizi e prodotti che si avvalgono dell’informazione pubblica.
Principali evidenze Oltre a fornire un contributo in termini di formalizzazione semplice ma rigorosa di alcuni aspetti strategici relativi al riutilizzo dall’informazione pubblica a fini commerciali, l’attività di ricerca condotta ha generato una serie di evidenze che hanno permesso di enucleare alcuni importanti messaggi sul tema in esame. Essi vengono succintamente ripresi di seguito.
Da una prima attività di mappatura non esaustiva delle principali esperienze presenti (prevalentemente) in Europa, il riuso dell’informazione pubblica orientato al profitto sembra III
essere una realtà non marginale con livelli eterogenei di maturità all’interno dei diversi stati. Inoltre, dall’analisi di tale attività di riuso, emerge la presenza di due “idealtipi” di mercato (mercati fluidi vs. mercati oligopolistici) caratterizzati da differenti gradi di apertura con cui viene rilasciata l’informazione pubblica: la struttura di mercato che si ingenera, a sua volta, influenza i meccanismi di creazione del valore e le tipologie di imprese posizionate nelle succitate arene competitive.
Prendendo le mosse dalla catena del valore, è stato possibile identificare quattro principali posizionamenti tramite i quali classificare le imprese impegnate nel riuso del dato pubblico a fini di profitto. In particolare, rispetto al ruolo ricoperto nel processo di creazione del valore, è possibile distinguere tra abilitatori e riutilizzatori tout court. Rispetto alla visione strategica in merito alla PSI, invece, si possono separare coloro che considerano l’informazione pubblica come un ingrediente fondamentale della propria proposizione di valore da coloro che la intendono come uno strumento complementare di attrazione; in quest’ultima categoria, ad acquisire un certo risalto sono le imprese che ricorrono al service advertising (ovvero lo sviluppo di servizi diffusi gratuitamente e marchiati con il brand dell’azienda che si vuole promuovere).
I casi di studio condotti hanno permesso di evidenziare la presenza di otto modelli di business archetipali attualmente implementati dagli attori collocati nell’ecosistema PSI-centrico. In particolare, la scelta del modello di business adottato è funzione della posizione ricoperta lungo la catena del valore e di scelte di carattere strategico.
Con l’incalzante affermarsi del modello Open Data, sembra emergere all’orizzonte un cambio di paradigma concernente la fruizione dell’informazione. In un mondo contraddistinto da barriere che ostacolano l’accesso dell’informazione, la fruizione di quest’ultima è vincolata ad un esborso finanziario. Con l’avvento di un paradigma spiccatamente orientato all’apertura del dato (c.d. open by default), invece, l’accesso all’informazione avviene gratuitamente mentre forme di pagamento possono essere richieste allo scopo di mantenere riservato il risultato contenuto in opere derivate.
Indicazioni di policy La consapevolezza del ruolo cruciale che l’attore pubblico gioca nella valorizzazione della risorsa PSI ha condotto all’estrapolazione di alcune considerazioni di policy; le suddette indicazioni, benché orientate principalmente alla committenza, potrebbero risultare di interesse anche per altri decisori politici che intendano comprendere più a fondo e sostenere attivamente il ruolo della PSI nella promozione dello sviluppo socioeconomico.
La messa a disposizione della PSI in modalità open ed il suo utilizzo da parte di attori socioeconomici rappresenta un tassello fondamentale nel processo di ridefinizione del perimetro del settore pubblico che è attualmente in atto, spinto da una ricerca di più alti livelli di efficienza e di trasparenza.
L’apertura del dato pubblico, con la conseguente accentuazione delle sue caratteristiche di non rivalità e non escludibilità, risulta essere conciliabile con un suo utilizzo in attività orientate al profitto. L’incremento del grado di apertura e accessibilità, infatti, sembra portare ad un mutamento dei meccanismi di creazione del valore, spostando le fonti di vantaggio competitivo da aspetti finanziari e tecnologici ad aspetti funzionali e di conoscenza di specifici domini verticali.
Le principali attività orientate al profitto che sono state rilevate operano a livello internazionale o nazionale. Questa evidenza suggerisce la presenza di una scala minima necessaria al fine di rendere IV
finanziariamente sostenibili tali attività: l’anzidetto risultato, per quanto possa derivare dall’ancora prematura fase di sviluppo in cui è stato condotto lo studio, sottolinea comunque l’importanza di un’attività di coordinamento a livello europeo ed italiano al fine di valorizzare adeguatamente gli sforzi condotti a livello locale in materia di apertura del dato.
Dalla disamina delle esperienze recensite, si evince che le fonti di informazione pubblica che a livello europeo attirano maggiormente le attenzioni del settore privato sembrano essere quelle finanziarie, legislative e geografiche. In aggiunta, uno sguardo sulla situazione italiana rivela una forte potenzialità legata alla valorizzazione delle fonti informative relative al patrimonio turisticoculturale.
Le voci degli imprenditori intervistati hanno testimoniato la numerosità e la consistenza delle barriere che ostacolano lo sviluppo di iniziative orientate al riuso del dato pubblico. Le indicazioni formulabili ai decisori pubblici possono essere così sintetizzate: 1. definizione di un framework legale chiaro in grado di sopravvivere all’avvicendamento delle varie amministrazioni, al fine di permettere agli imprenditori di impostare pianificazioni strategiche di lungo periodo, 2. maggiori garanzie sulla qualità e sulla continuità nell’aggiornamento dei dati, 3. promozione tra i funzionari pubblici di un rinnovamento culturale che porti a percepire l’informazione come un bene da valorizzare e che sappia operare un netto distinguo tra proprietà e tutela del dato.
V
Indice 1.
Introduzione ed obiettivi ...................................................................................................................... 1
2.
Domande di ricerca e output dello studio ............................................................................................. 2
3.
Riferimenti teorici e posizionamento dello studio................................................................................. 3
4.
Cenni metodologici .............................................................................................................................. 8 4.1
I casi di studio ............................................................................................................................... 8
4.2
Il campionamento ........................................................................................................................ 8
4.3
La triangolazione delle fonti di informazione ...............................................................................11
5.
Approccio di analisi .............................................................................................................................13
6.
Principali evidenze riscontrate ............................................................................................................16 6.1
La ridefinizione del perimetro della Pubblica Amministrazione ....................................................16
6.2
L’ecosistema del valore: uno scenario multi-attoriale ..................................................................19
6.3
PSI come “fonte di sostentamento” vs. PSI come “strumento di attrazione” ................................20
6.4
Panoramica sui modelli di business emergenti .............................................................................22
6.5
Barriere all’entrata e vantaggi competitivi ...................................................................................26
6.6
Mercati fluidi vs. roccaforti inattaccabili ......................................................................................28
6.7
Il pricing: un cambio di paradigma all’orizzonte ...........................................................................31
6.8
I pilastri abilitanti e le barriere al riuso della PSI ...........................................................................35
7.
Conclusioni e indicazioni di policy........................................................................................................42
8.
Riferimenti bibliografici .......................................................................................................................44
Appendice: rappresentazione formale dei modelli di business emergenti ...................................................47
VI
Indice delle figure Figura 1 – Catena del valore relativa alla PSI [4] ........................................................................................... 4 Figura 2 – Visione multi-prospettica relativa al riuso della PSI ...................................................................... 6 Figura 3 – Inquadramento sistematico di PSI, OGD ed Open Data ................................................................ 7 Figura 4 – Definizioni di PSI, OGD ed Open Data ........................................................................................... 7 Figura 5 – Dislocazione geografica delle imprese incluse nella long list......................................................... 9 Figura 6 – Segmentazione delle imprese incluse nella long list in base alla tipologia di dati riutilizzata ........10 Figura 7 – Determinazione del campione ....................................................................................................10 Figura 8 – Tavola sinottica concernente il campione ...................................................................................11 Figura 9 – Mappatura del framework sulla "canvas"....................................................................................13 Figura 10 – Rappresentazione del framework mediante la metafora piramidale .........................................14 Figura 11 – Cruscotto inglobante le leve decisionali ....................................................................................15 Figura 12 – La Pubblica Amministrazione come entità monolitica................................................................17 Figura 13 – La Pubblica Amministrazione secondo il modello di “governance estesa” .................................18 Figura 14 – Catena del valore legata alla PSI................................................................................................20 Figura 15 – Classificazione degli attori archetipali .......................................................................................21 Figura 16 – Panoramica sui modelli di business archetipali ..........................................................................22 Figura 17 – Legame tra grado di apertura della PSI e barriere all'entrata .....................................................27 Figura 18 – Legame tra barriere all'entrata e fonti di vantaggio competitivo ...............................................28 Figura 19 – BCG Matrix relativa alle imprese basate sulla PSI ......................................................................30 Figura 20 – Scenario caratterizzato dal dato chiuso di default .....................................................................32 Figura 21 – Scenario caratterizzato dal dato aperto di default .....................................................................34 Figura 22 – Linked Open Data Cloud (fonte: Wikipedia)...............................................................................39 Figura 23 – 5 Star Linked Open Data [65] ....................................................................................................40 Figura 24 – Prodotti/servizi premium (rappresentazione mediante framework) ..........................................47 Figura 25 – Prodotti/servizi premium (rappresentazione mediante "canvas") .............................................47 Figura 26 – Prodotti servizi freemium (rappresentazione mediante framework) .........................................48 Figura 27 – Prodotti/servizi freemium (rappresentazione mediante "canvas") ............................................48 Figura 28 – Simil Open Source (rappresentazione mediante framework) .....................................................49 Figura 29 – Simil Open Source (rappresentazione mediante "canvas") ........................................................49 Figura 30 – “Rasoio e lamette” (rappresentazione mediante framework)....................................................50 Figura 31 – “Rasoio e lamette” (rappresentazione mediante "canvas") .......................................................50 Figura 32 – Piattaforme orientate alla domanda (rappresentazione mediante framework) .........................51 Figura 33 – Piattaforme orientate alla domanda (rappresentazione mediante "canvas") .............................51 Figura 34 – Piattaforme orientate all'offerta (rappresentazione mediante framework) ...............................52 Figura 35 – Piattaforme orientate all'offerta (rappresentazione mediante "canvas")...................................52 Figura 36 – Promozione del marchio (rappresentazione mediante framework) ...........................................53 Figura 37 – Promozione del marchio (rappresentazione mediante "canvas") ..............................................53 Figura 38 – Sviluppo per terze parti (rappresentazione mediante framework).............................................54 Figura 39 – Sviluppo per terze parti (rappresentazione mediante "canvas") ................................................54
Indice delle tabelle Tabella 1 – Tabella riepilogativa della long list .............................................................................................. 9 Tabella 2 – Comparazione sistematica tra roccaforti inattaccabili e mercati fluidi .......................................30 VII
1. Introduzione ed obiettivi Un report pubblicato dall’Economist [1] nel 2010 battezzava la nostra epoca come “era del Big Data”. Infatti, ogni anno, cittadini, imprese ed enti pubblici producono quantità di dati digitali che superano di diversi ordini di grandezza le moli di dati generate fino a pochi anni fa: le informazioni digitali si decuplicano ogni cinque anni, trasformandosi rapidamente da risorse scarse a risorse sovrabbondanti. Il succitato report dell’Economist, andando probabilmente a scardinare alcune “certezze granitiche” che hanno guidato gli economisti per secoli, asserisce che i dati sono ormai assurti allo status di “input economico alla pari del capitale e del lavoro”. Sempre sulle stesse corde, il Digital Britain Final Report [2] definisce i dati come “valuta corrente dell’era digitale” nonché come “linfa vitale dell’economia della conoscenza”. Nel mare magnum delineato succintamente nelle precedenti righe, il ruolo ricoperto dagli attori pubblici nella creazione, elaborazione, fruizione e distribuzione delle informazioni digitali è spesso ancora ammantato da una certa nebulosità. Infatti, le pubbliche amministrazioni sono di gran lunga i primi produttori di dati, sia nello scenario europeo sia spingendo lo sguardo oltreoceano. Quest’informazione generata dal settore pubblico, spesso citata mutuando la locuzione inglese “Public Sector Information” (PSI), è riconosciuta universalmente come un asset nevralgico ma sottoutilizzato [3], su cui è opportuno investire massicciamente (e oculatamente) per trasformarlo effettivamente in testata d’angolo del nuovo paradigma economico precipuo dell’Information Society. La generazione, la gestione e l’elaborazione della PSI rappresentano ad oggi una tematica capace di attrarre un cospicuo interesse sia nelle comunità accademiche sia negli ambienti professionali appannaggio degli addetti ai lavori. Il fil rouge che accomuna i numerosi studi compiuti su questo argomento è rappresentato dalla convinzione che vi sia un significativo potenziale commerciale legato alla PSI che attende di essere sfruttato in maniera sistematica. Tuttavia, l’effettivo valore estraibile dalla risorsa PSI è stato solo accennato ricorrendo a prove aneddotiche o a stime quantitative compiute prendendo perlopiù in esame dati relativi a mercati locali1 [4]. Appare quindi evidente che permangono ancora molteplici questioni aperte a cui dare risposta per riuscire a tramutare la visione “ideale” in realtà. Il presente studio intende offrire un contributo in tal senso che si rivolge a decisori politici e imprenditori, fornendo loro uno spaccato della situazione odierna ed alcuni spunti di riflessione frutto di una visione prospettica.
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Nella sezione 3 verranno forniti alcuni esempi in merito.
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2. Domande di ricerca e output dello studio Nonostante le rosee aspettative ed il fervente impulso proveniente dalla comunità scientifica, nel panorama italiano il processo di diffusione e riuso della PSI stenta ancora a decollare. Tale situazione è ascrivibile, oltre che ad una resistenza organizzativa e culturale al cambiamento presente nelle amministrazioni pubbliche, ad una scarsa chiarezza in capo agli operatori economici in merito ai meccanismi di creazione del valore e alle potenzialità di business scaturenti dall’inclusione della PSI nei prodotti e nei processi aziendali. Ricollegandosi a tale opacità riscontrata, il presente studio intende mappare i modelli di business attualmente impiegati a livello europeo nell’utilizzo dei dati pubblici, nel tentativo di fornire una risposta alle seguenti domande di ricerca:
Esistono organizzazioni orientate al profitto capaci di generare ricavi a partire dall’informazione prodotta dal settore pubblico?
Quali sono i meccanismi sottesi alla creazione del valore in questo comparto? Come viene elaborata l’informazione grezza nell’ottica di renderla attrattiva ed utilizzabile?
Alla luce della non rivalità e della non escludibilità al consumo che caratterizzano la PSI allorché essa si configura come Open Data, quali sono i fattori di successo che giocano un ruolo nevralgico in chiave competitiva?
L’attività di analisi esplorativa condotta e presentata di seguito è stata indirizzata al conseguimento di una serie di evidenze ritenute rilevanti sia per la committenza sia per gli imprenditori interessati ad esplorare le potenzialità di mercato collegate alla PSI. In particolare, è stato possibile generare:
una classificazione delle principali iniziative di business esistenti a livello europeo alimentate da informazioni generate dal settore pubblico;
una panoramica sui meccanismi di creazione del valore e delle fonti di vantaggio competitivo che rendono profittevoli e sostenibili i modelli di business che si avvalgono della PSI;
una mappatura delle principali fonti informative impiegate nell’ambito delle “buone pratiche” prese in esame classificate per livello geografico di aggregazione e tematiche;
una serie di indicazioni di policy elaborabili a partire dai risultati ottenuti, con particolare riferimento alle priorità ed alle modalità di intervento per l’attore pubblico.
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3. Riferimenti teorici e posizionamento dello studio Le organizzazioni pubbliche raccolgono, generano ed elaborano in maniera continuativa quantità pletoriche di dati sia nell’ambito dell’espletamento delle mansioni operative previste sia per alimentare attività di ricerca orientate dall’elaborazione di politiche pubbliche [5]. Esempi relativi alla prima casistica annoverano la raccolta delle consuete statistiche istituzionali, l’amministrazione dei sistemi fiscali, la contabilizzazione delle attività pubbliche quotidiane, la gestione delle infrastrutture pubbliche e delle risorse naturali, il rilevamento e la registrazione di terreni pubblici e privati, l’attuazione dei processi normativi nonché la gestione dei servizi sociali. Nel filone delle attività prodromiche alla formulazione di politiche pubbliche è possibile individuare esempi quali l’indagine analitica sulle statistiche raccolte [6] ed il monitoraggio dello stato corrente del sistema in una serie di domini che spazia dall'ambiente naturale alla salute pubblica [7]. Il progresso senza precedenti registrato nel “Web 2.0” (i.e., il Web “sociale”) e nel “Web 3.0” (i.e., il Web “semantico”) ha condotto ad un significativo incremento della potenziale conoscenza racchiusa nei dati memorizzati all’interno delle basi di dati della Pubblica Amministrazione. Il connubio composto dall’escalation nei volumi di dati trattati e dall’accrescimento delle capacità di mining rappresenta quindi un indubbio stimolo per gli enti governativi verso la fornitura al pubblico di dati pubblici in maniera aperta e facilmente accessibile. Osservando il fenomeno dal punto di vista proprio degli attori pubblici, il rilascio della PSI è spinto dalla crescente sensibilità percepibile nei confronti della filosofia “Open Government” [8]. Il tentativo di dar vita ad una “macchina pubblica” più trasparente, partecipativa e collaborativa [9] affonda le sue radici nella convinzione che, idealmente, se più persone sono consapevoli di come gli enti pubblici allocano il budget ed affrontano le questioni sociali, risulta più facile mettere a nudo deplorevoli episodi di corruzione, le risorse pubbliche possono essere indirizzate in maniera più efficace, i risultati visibili agli occhi degli stakeholder possono essere potenziati e, in ultima istanza, implicazioni positive sono ravvisabili per quanto attiene alla fiducia riposta nel governo ed al suo grado di legittimazione [10]. Il rilascio di set di dati pubblici, oltre ad abilitare nuove e promettenti forme di accountability, apre la strada a prodotti e servizi sviluppati da terze parti: attraverso l’accesso alla PSI nelle sue forme molteplici, imprenditori privati e costellazioni spontanee di civil hacker sono messi nelle condizioni di “aggiungere valore” ai dati grezzi attraverso la loro elaborazione. Tuttavia, il processo di riuso non è così lineare ed agevole come potrebbe apparire ictu oculi: la comprensione di queste dinamiche richiede conseguentemente alcune accurate riflessioni che non si limitano alla sola sfera tecnologica2. Molteplici punti degni di essere dibattuti hanno le loro radici nella comprensione degli economics della PSI. Questi ultimi in parte possono essere desunti dagli economics “canonici” dell’informazione [11], che prevedono ingenti costi fissi da ascrivere alla generazione del dato, costi marginali di riproduzione di entità trascurabile e, infine, un’elevata potenzialità di riuso. Al tempo stesso, gli economics della PSI presentano alcuni attributi particolari. Senza scendere eccessivamente in dettaglio in questa fase della trattazione, è opportuno tratteggiare la principale peculiarità ravvisabile nella PSI. Essa consiste nel disaccoppiare l’informazione upstream da quella downstream [12]. Un set di dati pubblici viene definito come upstream se esso non può essere surrogato con una fonte alternativa di informazione mentre, per converso, esso appartiene alla famiglia downstream se può essere fornito da un’altra organizzazione a patto che questa abbia accesso a monte all’informazione upstream rilevante per la sua genesi. In altre parole, l’informazione 2
La sfera tecnologica, nonostante sia di primaria importanza per addentrarsi nello studio della PSI, non costituisce il baricentro della presente ricerca. Per una trattazione esaustiva è pertanto consigliata la lettura di documenti aventi un taglio squisitamente tecnico, quali [13], [14] e [15].
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downstream fornita da un PSI holder può essere vista, almeno a livello potenziale, come in competizione con l’informazione offerta da altri fornitori; sul versante opposto, per quanto concerne il comparto upstream, il PSI holder rappresenta l’unica sorgente informativa e non fronteggia alcuna concorrenza. Una visione panoramica sul processo di creazione del valore a partire dalla PSI può essere generalizzata e schematizzata ricorrendo al concetto di catena del valore nella sua accezione porteriana [16] [17]. Lo studio Pira [4] formula una proposta di catena del valore relativa alla PSI (Figura 1) individuando quattro stadi sequenziali che riflettono la trasformazione dell’informazione da contenuto “grezzo” a materiale “pronto all’uso”, il quale può declinarsi sotto forma di prodotto o servizio. Le quattro fasi possono essere descritte come segue: 1. Creazione del contenuto 2. Raccolta ed organizzazione del contenuto 3. Elaborazione e “confezionamento” 4. Marketing e consegna. Volume…
Data Creation
…Value
Collection & Storage
Processing & Packaging
Delivery
Figura 1 – Catena del valore relativa alla PSI [4]
Mentre il primo stadio a monte è presidiato da enti pubblici detentori della PSI, nelle fasi susseguenti l’interpretazione è meno ovvia giacché i loci possono essere occupati da attori eterogeni, comunque facenti parte dell’articolata costellazione del valore che gravita attorno alla PSI, il cui operato risulta spinto da forze dissimili. Ad un estremo del continuum si trovano le iniziative commerciali il cui successo è determinato dal mero responso del mercato mentre, all’estremo opposto, si collocano le iniziative spontanee aventi un connotato non-profit. Le soluzioni posizionate nella zona centrale dello spettro suindicato annoverano, a titolo esemplificativo, virtuose partnership pubblico-private in cui almeno una porzione del successo dipende dal beneficio sociale misurabile a livello aggregato. Una volta accertata la presenza di una sorta di “velo di Maya” che separa gli analisti dalla comprensione dei meccanismi di creazione del valore in un ecosistema così articolato e frammentato, alcuni autori hanno convogliato i loro sforzi verso la stima quantitativa del potenziale economico sotteso alla pletora di dati che gli enti pubblici mettono a disposizione. In questo ambito è estremamente arduo, se non impossibile, fornire risposte affidabili ed esaustive. Detto questo, nei paragrafi che seguono, vengono presentate alcune stime presenti in letteratura. Una tentativo pionieristico [4] di dissipare la nebulosità che contraddistingue la galassia PSI ha condotto alla stima su scala europea di un “valore di investimento” (i.e., entità dell’investimento effettuato dagli attori pubblici ai fini della generazione della PSI) pari a 9.5 miliardi di Euro ed un “valore economico” attestato a 68 miliardi di Euro. La predetta stima rappresenta circa l’1% del PIL europeo equiparando, a livello quantitativo, il settore della PSI a settori industriali floridi come i servizi legali, la tipografia ed il tessile. Una scomposizione effettuata sull’ammontare totale rivela che è il settore dei dati geografici a giocare la parte 4
del leone (36 miliardi di Euro); a seguire, le industrie più promettenti sono quelle dedite allo sfruttamento dei dati socio-economici (11.7 miliardi di Euro) e relativi alle imprese (9.4 miliardi di Euro). Il successivo report MEPSIR pubblicato nel 2006 dalla Commissione Europea [18] fornisce, dal canto suo, stime maggiormente conservative. Secondo il suddetto studio, il mercato complessivo della PSI nell’Unione Europea (aggiungendo nel computo anche la Norvegia) raggiunge i 26 miliardi di Euro, pari allo 0.25% del PIL continentale. Diverse stime sono state elaborate anche a livello locale e settoriale. Alcuni esempi rilevanti sono menzionati di seguito. Una ricerca “verticale” proposta da Pfiffer [19] evinceva che nel 2006 il mercato complessivo europeo per i servizi meteorologici si aggirava attorno ai 530 milioni di Euro annui. Lo studio elaborato da Micus [20] sul mercato tedesco legato ai dati geografici asseriva che nel 2007 il volume di affari raggiungesse 1.51 miliardi di Euro, in uno scenario in cui la navigazione satellitare copriva il 48% dei suddetti ricavi. Sempre nel settore dei dati geografici, spostandosi nell’arena competitiva australiana, il report Acil Tasman [21] descriveva nel biennio 2006/2007 una florida industry in grado di generare 1.37 miliardi di Dollari australiani e di impattare sul PIL nazionale per circa un 1%. In Inghilterra, una ricerca curata dall’Office of Fair Trade [22] stimava che nell’anno solare 2005 i ricavi da ascrivere alla vendita ed al licensing di PSI a livello nazionale raggiunsero i 390 milioni di Sterline. Infine, uno studio edito da Gartner [23] sosteneva che il governo danese fosse in grado di stimolare, attraverso il rilascio di dati pubblici, lo sviluppo di nuovi servizi il cui valore supererebbe i 600 milioni di Corone danesi. In estrema sintesi, una panoramica della letteratura esistente lascia trasparire due messaggi chiave. In primis, gli studiosi che affrontano la questione assumendo la prospettiva propria della Pubblica Amministrazione sono generalmente focalizzati sugli aspetti economici riguardanti la upstream information assumendo che, se l’informazione proveniente da monte è gestita opportunamente, l’informazione downstream raggiungerà un proprio equilibrio, essendo soggetta alla “mano invisibile del mercato”. Ponendo l’attenzione su aspetti come il commitment governativo, la regolamentazione, le politiche di incentivazione, i meccanismi di pricing, il finanziamento pubblico e la misurazione dell’efficienza allocativa, il filone di letteratura che assume la prospettiva top-down lascia ampio spazio per studi focalizzati sui mercati della downstream information soggetti alle forze competitive. In secondo luogo, numerosi accademici e practitioner hanno profuso sforzi significativi nella stima di “quanto” valore possa essere estratto nel riuso di determinati set di PSI. Contrariamente, un terreno relativamente inesplorato è quello relativo al “come” avvengano la creazione e l’appropriazione del valore a partire dalla PSI. Questi due gap rappresentano indubbiamente un eccellente stimolo per nuove iniziative di ricerca, tra cui il presente report trova il collocamento. La trattazione intende pertanto fare tesoro dei due principali gap riscontrati nel panorama letterario, posizionandosi come segue. 1. Focus sulla downstream information e sui modelli di business che permettono agli attori economici orientati al profitto di creare, veicolare e catturare valore all’interno delle arene competitive collocate a valle nella filiera legata alla PSI.
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2. Ricorso ad un approccio di ricerca qualitativo, adottando in particolare la metodologia dei casi di studio3. Rispetto al primo punto di cui sopra, la Figura 2 sintetizza il posizionamento dello studio, evidenziando quali siano le prospettive alternative da cui osservare il fenomeno del riuso della PSI. Rispetto ai tre punti di vista “canonici” (i.e., economia pubblica, legislazione, Web semantico), i quali trovano ampio riscontro nei relativi filoni letterari, il presente studio ricava una nicchia per una quarta prospettiva più inconsueta, incentrata sui modelli di business che consentono un riuso profittevole della PSI attraverso iniziative commerciali.
Punto di vista dell’economia pubblica
Dedizione governativa, regolamentazione, incentivi, regole di pricing, distorsione della competizione, modelli di finanziamento, efficienza allocativa. Descrizione delle risorse, interrogazione delle risorse, interoperabilità, standard per metadati, adozione di open standard, ontologie, processabilità del dato, ricercabilità del dato.
Punto di vista del Web semantico
Punto di vista legale
Riuso della PSI
Libertà d'informazione, diritto di accessibilità al dato, protezione del dato, proprietà intellettuale, normative Antitrust, norme di settore.
Orientamento al profitto, creazione di valore, economics della PSI “downstream”, ecosistema del valore, sostenibilità economica, fonti di vantaggio competitivo.
Punto di vista dei modelli di business
Figura 2 – Visione multi-prospettica relativa al riuso della PSI
Rispetto allo spettro di analisi, il presente studio copre la PSI in senso lato, sia quando essa è rilasciata in conformità al paradigma Open Data (venendo definita Open Government Data) sia quando essa, a causa di barriere di varia natura (e.g., giuridiche, tecniche, di prezzo), presenta delle limitazioni al riuso. Una rappresentazione grafica del suddetto concetto è presente in Figura 3: l’Open Government Data (OGD) ha come suo locus l’intersezione tra PSI ed Open Data, mentre la PSI “chiusa” è ubicata al di fuori dell’intersezione.
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Una giustificazione puntuale della siffatta scelta è contenuta nella sezione 4.1.
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Public Sector Information
Open Government Data
Open Data
Figura 3 – Inquadramento sistematico di PSI, OGD ed Open Data
Per una definizione precisa dei tre concetti summenzionati, si faccia riferimento alla Figura 4.
Figura 4 – Definizioni di PSI, OGD ed Open Data
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4. Cenni metodologici 4.1 I casi di studio Come anticipato nella sezione 3, la scelta metodologica è caduta sulla ricerca qualitativa e, in particolare, sulla metodologia dei casi di studio. Le ragioni che hanno condotto su questa strada sono state molteplici. In primis, i casi di studio sono spesso considerati come strumenti ideali nella fase embrionale di formulazione di una nuova teoria, momento in cui le variabili e le relazioni che si intessono fra di esse vengono esplorate [24] [25]. Il contesto in esame ricade in questa fattispecie, giacché non sussiste consenso su teorie consolidate che spieghino il successo o il fallimento di un’iniziativa economica incentrata sulla PSI. In seconda battuta, i casi di studio sono condotti in stretta collaborazione con i practitioner [26]. Questo aspetto è essenziale rispetto al dominio investigato, in quanto comunità di interesse legate al riuso della PSI si sono spesso sviluppate anche al di fuori delle mura accademiche. Uno sguardo sul versante pubblico evidenzia un forte interesse espresso dai decisori pubblici nei confronti di questa tematica: essi ambiscono a ricevere nuovi spunti indirizzati al miglioramento ed all’ammodernamento delle linee guida che normano il rilascio ed il riuso della PSI. Anche i practitioner afferenti al mondo delle imprese (e.g., imprenditori, manager, business developer) giocano un ruolo quintessenziale nella conduzione dei casi di studio, essendo gli informatori primari (i.e., informant, nel gergo dei casi di studio) a cui rivolgersi per investigare le modalità con cui gli attori orientati al profitto si accostano alla PSI. Inoltre, anche la disponibilità di dati influenza sensibilmente la scelta della metodologia di ricerca. I casi di studio possono prevedere l’elaborazione di dati quantitativi e, spesso, ciò avviene [27]. Tuttavia, contrariamente a quanto avviene nelle tradizionali metodologie spiccatamente quantitative (e.g., survey), in cui si ricercano “regole auree” (al limite nomotetiche) da applicare poi erga omnes, nei casi di studio si esaminano i fenomeni nel loro contesto precipuo anziché avulsi dal contesto stesso. Questo tratto distintivo ben si sposa con il dominio in esame, il quale presenta una marcata frammentarietà negli attori da coinvolgere come informatori ed una proverbiale penuria di dati numerici da prendere in esame. In definitiva, quindi, l’approccio prescelto imperniato sui casi di studio non è teso ad enunciare “leggi causali capaci di prevedere modelli generali di comportamento” [28], bensì a cogliere ed a valorizzare l’intrinseca eterogeneità che si annida nel campione preso in esame, interpretando e tentando di comprendere i numerosi aspetti ancora piuttosto nebulosi.
4.2 Il campionamento Ciascuna unità di analisi compresa nel presente studio è rappresentata da un’azienda che presenta almeno una linea di business incentrata sul riuso della PSI. Il design dei casi di studio segue una logica di tipo multiple case design [24] in cui la presenza di molteplici contesti da esaminare è orientata più al cogliere l’eterogeneità connaturata che al replicare situazioni simili. In merito alla distribuzione delle unità di analisi testé menzionate, l’approccio adottato è di tipo olistico [24]: conseguentemente, ciascun caso di studio ingloba una sola unità di analisi. Allo scopo di raccogliere un’ampia lista di aziende candidate, è stata condotta un’estesa analisi di mercato basata su una pluralità di fonti consultate (e.g., pubblicazioni accademiche, white paper del settore, repertori creati spontaneamente in modalità partecipativa, word of mouth). La long list così generata
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annovera 139 imprese perlopiù collocate negli stati aderenti alla Comunità Europea. Uno spaccato rispetto alla dislocazione geografica delle imprese4 e, parimenti, rispetto alla famiglia di dati pubblici riutilizzata5, è presentato in Tabella 1.
Italia Aziende e finanza Beni culturali Diritto e legislazione Geografia e cartografia Sanità Trasporti e traffico Ambiente e meteo Qualsiasi tipologia di dato Totale
Europa 0 3 1 0 0 0 0 2 4%
Resto del mondo 31 1 24 29 6 6 7 10 82%
1 0 2 4 1 1 2 8 14%
Totale 23% 4% 19% 24% 5% 5% 6% 14%
Tabella 1 – Tabella riepilogativa della long list
Una panoramica rispetto alla sola dislocazione geografica delle imprese incluse nella long list è illustrata in Figura 5, mentre in Figura 6 le imprese ivi contenute vengono segmentate in base alla tipologia di dati pubblici riutilizzata.
Figura 5 – Dislocazione geografica delle imprese incluse nella long list
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Le aziende multinazionali, che articolano la loro attività su molteplici stati, sono state annoverate nella categoria “resto del mondo” quando presenti anche al di fuori del continente europeo. 5 Le categorie proposte nel prospetto tabellare sono state individuate a partire dalla classificazione elaborata dalla European Public Sector Information Platform [29]. Rispetto alle categorie originali, alcune di esse sono state rinominate e, inoltre, sono stati effettuati alcuni accorpamenti, senza alterare sostanzialmente la struttura di partenza.
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Figura 6 – Segmentazione delle imprese incluse nella long list in base alla tipologia di dati riutilizzata
Il passaggio dalla long list al campione vero e proprio (sintetizzato in Figura 7) è stato compiuto mediante una logica di campionamento mista, capace di contemperare campionamento empirico e campionamento teorico. Mentre il primo permette di focalizzarsi su casi di eccezionale popolarità per successo o fallimento, il secondo è indirizzato alla raccolta di informazioni strutturate in funzione degli obiettivi di ricerca definiti ex-ante.
Long list di imprese che effettuano o abilitano il riuso della PSI (perlopiù a livello europeo) ottenuta attraverso un’estesa ricerca di mercato = 139 unità
13 imprese intervistate Figura 7 – Determinazione del campione
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Nell’individuazione del campione, partendo dalle “buone pratiche” recensite, sono stati circoscritti in prima battuta alcuni casi oggetto di un fervente dibattito nelle comunità accademiche e/o professionali, la cui individuazione è rispondente ad una logica di campionamento empirico. Spingendosi al di là del primo set di casi “sotto i riflettori”, sono state identificate in maniera ragionata una serie di ulteriori imprese seguendo una logica di campionamento teorico imperniata su due direttrici, ossia il posizionamento geografico6 ed il ruolo ricoperto nell’ecosistema del valore7. Rispetto alle predette dimensioni, la cernita delle unità di analisi incluse nel campione è stata influenzata da due priorità. In prima battuta, per quanto riguarda i riusatori di PSI, particolare attenzione è stata dedicata al panorama italiano in base ad una logica di prossimità tra l’ecosistema italiano e la committenza del presente studio. Inoltre, è stato deciso di allargare lo sguardo a livello internazionale per quanto attiene agli attori abilitatori, tentando di intercettare alcuni trend che, sebbene si stiano diffondendo in maniera capillare mostrando considerevoli capacità di attecchimento anche sul tessuto locale, devono essere osservati in chiave globale esaminando l’intero ventaglio di player afferenti al settore. In chiusura, una tavola sinottica che riepiloga la composizione del campione è presentata in Figura 8.
Focus sulle imprese italiane
Italia
Europa
Resto del mondo
Riusatori
4
2
2
Abilitatori
0
2
3
Panoramica sull’ecosistema globale Figura 8 – Tavola sinottica concernente il campione
4.3 La triangolazione delle fonti di informazione Le fonti da cui sono state raccolte le informazioni impiegate nel corso dello studio possono essere raggruppate in tre tipologie: 1. interviste semi-strutturate; 2. documenti scritti di varia natura ed origine; 3. artefatti. Le interviste rappresentano indubbiamente la fonte informativa primaria che costituisce le fondamenta dello studio condotto. Gli informatori coinvolti nelle interviste sono imprenditori, dirigenti e business 6
Rispetto a questa dimensione, le categorie sono le medesime esplicitate in precedenza, ovvero Italia, Europa e resto del mondo. 7 Mentre gli attori riusatori sono posizionati nel mercato sito a valle, a contatto con i clienti finali, gli attori abilitatori si collocano a monte, compiendo una serie di servizi preziosi che esulano dall’apporto di logica applicativa. Per una descrizione maggiormente dettagliata di questi di ruoli, si veda la sezione 6.2.
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developer che operano all’interno delle imprese individuate secondo i criteri spiegati nella precedente sezione. Le interviste, della durata di circa sessanta minuti, sono state effettuate sia de visu sia attraverso videoconferenze (via Skype o GoToMeeting). Alla luce dell’eterogeneità propria della platea di informatori, è stato predisposto un protocollo di intervista in linea con la modalità semi-strutturata: quest’ultima, oltre a prevedere la presenza di un certo numero di domande predefinite, lascia spazio all’intervistatore per approfondimenti o per l’esplorazione di ambiti non contemplati della traccia iniziale. Un’ulteriore fonte da non trascurare è rappresentata dalle risorse documentali. In questa categoria ricadono elaborati come pubblicazioni accademiche, white paper, documenti pubblici reperibili on-line ed off-line e, raramente, anche documenti interni elaborati dalle organizzazioni stesse. Infine ma non ultimi, anche gli artefatti, seppure accessibili solo sporadicamente, sono stati presi in esame. Appartengono a questa categoria elementi come prototipi, demo di software, prodotti nella loro veste finale et similia. La disamina congiunta degli input provenienti dalle tre fonti sopracitate ha assicurato la triangolazione nella raccolta dati, proprietà che ha contribuito notevolmente a garantire un elevato grado di attendibilità.
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5. Approccio di analisi I tratti distintivi riconducibili alla PSI hanno suggerito la scelta di casi di studio esplorativi, a causa dell’assenza di teorie consolidate nel settore e alla luce dell’incertezza che caratterizza le variabili in gioco nonché le relazioni che si sviluppano tra di esse. L’adozione del modus operandi esplorativo, sebbene permetta di posporre la definizione delle ipotesi e delle domande di ricerca fino al completamento della raccolta di informazioni, prescrive che il framework interpretativo venga formalizzato ex-ante [30]. Attenendosi a tale linea guida, il framework è stato predisposto nella primissima fase dello studio. Lo scopo del framework è di evidenziare le dimensioni fondamentali dei modelli di business incentrati sul riuso della PSI. L’impiego sistematico del framework consente di formalizzare la logica di business di ciascuna azienda in esame, fornendo una chiave di lettura utile a districarsi nella complessità che si ingenera allorché si intrecciano le leve decisionali che danno vita al modello di business. Il framework ideato specificatamente per il presente studio affonda le sue radici in uno dei celeberrimi contributi rinvenibili nel filone di letteratura accademica dedicato ai modelli di business: in particolare, la concettualizzazione si fonda sui pilastri portanti della “canvas” [31], formalismo che congloba le aree vitali del modello di business secondo la visione impresa-centrica suggerita dalla Business Model Ontology [32]. Nel caso specifico del riuso della PSI, come è facilmente deducibile, l’epicentro del modello di business è rappresentato da una risorsa (i.e., uno o più set di informazione pubblica) accessibile da chiunque (nelle fattispecie più rosee) o, comunque, da un certo numero di attori (in presenza di barriere di prezzo).
Figura 9 – Mappatura del framework sulla "canvas"
Come illustrato in Figura 9, questa risorsa grezza viene susseguentemente elaborata al fine di essere trasformata in un asset specifico per l’impresa titolare: mentre in partenza il medesimo set di dati risulta omogeneo agli occhi dei vari attori economici, a valle della elaborazione l’informazione assume nuove fattezze permettendo all’impresa di differenziarsi dal resto del mondo. Questi dati processati a loro volta 13
costituiscono gli ingredienti della proposizione di valore che viene offerta al mercato; in altre parole, i dati elaborati vengono “impacchettati”, confluendo in un prodotto o in un servizio (o in un bundle di essi) capace di creare valore per almeno un segmento di clientela. In contropartita al suddetto valore, i clienti generano ricavi per l’impresa attraverso forme diversificate di pagamento. Eclissando momentaneamente i pilastri della “canvas” non toccati dalla traiettoria tipica del design basato sulle risorse (c.d. resource-driven design) e adottando la metafora della piramide, si giunge ad una rappresentazione grafica semplificata (Figura 10) che pone in risalto gli elementi costitutivi dei modelli di business basati sulla PSI, i quali sono visualizzati mediante i livelli presenti all’interno del volume della piramide. La struttura così generata è caratterizzata da una configurazione a stack, la quale prevede una pila di livelli (o layer) sovrapposti in cui ciascuno di essi presenta vincoli di dipendenza esistenziale rispetto a quello inferiore8.
Figura 10 – Rappresentazione del framework mediante la metafora piramidale
Gli strati che si frappongono tra i livelli costituenti la sagoma piramidale, agendo da “collante”, sono associabili ad elementi di transizione i quali permettono il passaggio a livelli superiori. Nel presente framework, gli elementi di transizione divengono leve decisionali a disposizione dei business developer per plasmare il modello di business. Idealmente, le tre leve decisionali vengono conglobate in un cruscotto (schematizzato in Figura 11) a disposizione del business developer il quale, agendo su di esse, fornisce implicitamente risposte a domande vitali ai fini del business:
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Altre celebri strutture basate su un approccio siffatto sono, in ambito informatico, lo stack protocollare ISO/OSI e, nelle scienze sociali, la scala di Maslow.
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1. La tipologia elaborazione del dato precisa quali operazioni vengano svolte sul dato acquisito al fine di conferire un senso e di differenziarlo dalle sue fattezze primordiali. 2. Il ruolo della PSI nella proposizione di valore formalizza come il dato elaborato sia “confezionato” al fine di creare un’offerta attrattiva agli occhi del cliente. 3. Il meccanismo di prezzo specifica come il valore generato a partire dalla PSI venga catturato dall’azienda sotto forma di ricavo. Per ciascuna dimensione del modello di business imperniato sulla PSI, il framework prevede una classificazione a selezione multipla (checkbox), da impiegarsi per descrivere in maniera flessibile ciascuna leva a disposizione del decisore aziendale.
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
Visual analytics
Meccanismo di prezzo
Premium
Freemium
Free
À la carte
Limitazione funzionale
Spinta pubblicitaria
Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 11 – Cruscotto inglobante le leve decisionali
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6. Principali evidenze riscontrate Le sezioni che seguono si pongono l’obiettivo di ripercorrere le principali evidenze incontrate nel corso della conduzione dello studio, tentando di contemperare la visione orientata ai modelli di business, indubbia testata d’angolo della presente ricerca, con alcune considerazioni di policy concernenti il ruolo ed il modus operandi degli attori pubblici generalmente ricompresi sotto l’etichetta di “PSI holder”.
6.1 La ridefinizione del perimetro della Pubblica Amministrazione Interessanti considerazioni in merito al ruolo vitale della PSI si collegano alle traiettorie evolutive della Pubblica Amministrazione. Quest’entità, temporibus illis considerata come monolitica, sta progressivamente migrando verso un modello di “governance estesa” [33]: i perimetri delle organizzazioni pubbliche diventano sempre più sfumati, lasciando percolare in maniera selettiva contributi e conoscenze provenienti dalla società civile e dal mondo delle imprese. Le organizzazioni pubbliche, infatti, faticano sempre più a svolgere l’intero ventaglio di mansioni precedentemente assegnato a loro, a causa della crescente complessità dei sistemi socio-economici e del rapido passo con cui l’innovazione tecnologica procede in molteplici comparti; gli stringenti ed inesorabili vincoli di budget, dal canto loro, contribuiscono ad acuire il fenomeno. Una progressiva apertura della galassia pubblica diventa pertanto necessaria non solo per incrementare la trasparenza della “macchina governativa” ma, soprattutto, per spianare la strada a nuovi modelli di gestione capaci di combinare in maniera efficace ed efficiente asset pubblici e risorse messe a disposizione dalla società. Il rilascio della PSI in modalità “aperta” da parte delle organizzazioni governative rappresenta un elemento abilitante per l’implementazione di siffatti modelli in cui una molteplicità di sviluppatori può realizzare nuovi prodotti e servizi a partire da un profluvio di dati liberati dai “forzieri” della Pubblica Amministrazione. La visione monolitica della Pubblica Amministrazione (sintetizzata in Figura 12) prevede un archetipo di organizzazione pubblica rigida (anche definibile come “Governo 1.0”), che svolge all’interno del suo perimetro un corpus di attività che avvengono sia a livello di front-office che di back-office:
Formulazione dei processi decisionali, riconducibile sostanzialmente al potere esecutivo ed a quello legislativo.
Integrazione di dati, che riguarda l’organizzazione, la catalogazione e l’armonizzazione di risorse informative al fine di trasformare i dati operativi in informazione provvista di un senso in funzione del contesto, della cultura, degli obiettivi e del sistema di relazioni in essere.
Fornitura di dati, che prevede la diffusione dell’informazione prodotta da (o per conto di) organismi pubblici, sia quando la suddetta informazione è consumata direttamente dagli enti pubblici sia quando essa viene liberata “pubblicamente”.
Fornitura di servizi pubblici, in cui ricadono le prestazioni erogate dagli enti pubblici ai fini del soddisfacimento diretto di fabbisogni collocabili in ambiti in cui l’insufficienza o l’inesistenza del mercato richiedono un intervento pubblico.
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Back-end
Front-end
Sfera della politica pubblica
Sfera operativa
Integrazione Integrazione di sistemi di dati
Processi decisionali
Fornitura di dati
Fornitura di servizi
Imprese private Sfera dei dati
Figura 12 – La Pubblica Amministrazione come entità monolitica
Nonostante la rigidità intrinseca del modello monolitico, in esso sussistono spazi non trascurabili per l’imprenditoria privata: in particolare, l’area della system integration è spesso affidata a fornitori esterni (talvolta società pubbliche), considerati più vicini allo stato dell’arte e più allineati rispetto ai trend del mutevole mercato tecnologico. Le attività affidate ad operatori esterni riguardano ad esempio l’integrazione di nuovi sistemi informativi con i sistemi legacy preesistenti allo scopo di far dialogare entità diverse presenti nel portafoglio applicativo, nonché l’implementazione di sistemi adibiti alla sicurezza logica e fisica. Il graduale processo di apertura dei confini propri della Pubblica Amministrazione conduce, mutatis mutandis, ad un modello di “governance estesa” dove si registra un consistente ampliamento del potenziale spazio di intervento per attori esterni alla “macchina pubblica”. Il modello “esteso” (altresì detto “Governo 2.0”), rappresentato schematicamente in Figura 13, prende forma attorno ad un nucleo che permane di competenza pubblica, inglobante l’espletamento delle ineludibili funzioni decisionali ed il rilascio dei dati pubblici, i quali diventano una linfa vitale che alimenta una molteplicità di attività destinate a creare valore sviluppandosi su un terreno non più pubblico.
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Back-end
Front-end
Sfera della politica pubblica
Iniziative spontanee della società civile
Sfera operativa
Iniziative spontanee della società civile
Integrazione Integrazione di sistemi di dati
Processi decisionali
Fornitura di dati
Fornitura di servizi
Imprese private
Imprese private
Imprese private
Sfera dei dati
Figura 13 – La Pubblica Amministrazione secondo il modello di “governance estesa”
L’integrazione dei dati, ad esempio, può essere affidata a società esterne che si occupano della gestione, dell’armonizzazione, dell’arricchimento e dell’esposizione della PSI, una volta che essa è uscita dai “forzieri” pubblici. Gli sforzi in questa direzione, con particolare riferimento alla raccolta ed alla classificazione dei dati, provengono anche da sodalizi spontanei non orientati al profitto che, implementando il celeberrimo mantra dell’“organizing without organizations” [34], agiscono con l’intento di facilitare l'accesso e il riuso dei dati pubblici. In questo quadro, anche la fornitura di servizi alla collettività può sensibilmente avvantaggiarsi di contributi esterni, i quali affondano spesso le proprie radici nel dato pubblico. Anche qui non esiste contrapposizione tra profit e non-profit, in quanto entrambe le fattispecie di gruppi sono oltremodo attive. Nell’ambito delle imprese private, esse possono sviluppare prodotti o servizi informativi che, offrendo funzionalità di utilità collettiva, si sostituiscono a servizi in precedenza erogati sotto l’egida pubblica. Le iniziative spontanee, dal canto loro, prendono spesso le sembianze di “contest” aperti al pubblico in cui civil hacker e liberi sviluppatori danno a vita ad applicazioni che, riusando in maniera creativa il dato pubblico, valorizzano la risorsa liberata. Generalmente, i risultati derivanti dalle attività di riuso orientate alla fornitura di servizi pubblici in luogo degli enti governativi vengono collocate all’interno dei siti istituzionali o distribuite gratuitamente attraverso il canale mobile, facilitandone la ricerca e garantendone l’autenticità.
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Questo approccio innovativo può essere efficacemente riassunto da una metafora: la Pubblica Amministrazione è un contadino che effettua la semina (rilasciando il dato pubblico) senza sapere esattamente quanti e quali frutti vedranno la luce. I frutti (app, servizi et similia) crescono, spesso assumendo forme impensabili ex-ante, e vengono messi a disposizione non solo del contadino che ha effettuato la semina, ma anche di altri soggetti che passano nei pressi del campo. In conclusione, è doveroso notare che questa graduale apertura non si estrinseca solo nell’ambito della PSI, ma si raccorda con i fenomeni dell’Open Government [35] e della progressiva contaminazione delle istituzioni pubbliche con la “crowd wisdom” [36]. Assumendo una visione prospettica, questa generale apertura conduce molteplici attori ad entrare in contatto con la galassia governativa, determinando impatti rivoluzionari sui tradizionali modelli ormai consolidati: la “coalescenza” così instaurata mantiene i soggetti interni ed esterni in costante rapporto di scambio, rendendo il processo decisionale più informato, responsivo, nonché capace di recepire dinamicamente tendenze e fenomeni emergenti.
6.2 L’ecosistema del valore: uno scenario multi-attoriale Come si evince dal paragrafo precedente, esiste un coacervo di attori legati alla PSI. I suddetti attori si trovano ad occupare posizioni differenti all’interno di un’articolata rete del valore poiché assolvono compiti specifici destinati, in forme diverse, ad arricchire il dato grezzo rilasciato a monte dagli organismi pubblici. Sebbene la rappresentazione lineare non fornisca una visione dettagliata del fitto intrecciarsi di relazioni e scambi, essa consente di schematizzare una serie di stadi disposti in cascata secondo un approccio di interazione sequenziale [17]. In questa fase della trattazione, ciascuno degli stadi visualizzati in Figura 14 può essere considerato alla stregua di una black-box i cui "ingranaggi" non sono visibili. Le fasi sequenziali individuate sono di seguito presentate sinteticamente. A monte della “filiera” si collocano la generazione e la pubblicazione del dato, attività appannaggio degli attori pubblici detentori di PSI (c.d. PSI holder). Proseguendo verso valle, il dato grezzo rilasciato dagli enti governativi viene progressivamente raffinato. Il primo stadio, che talvolta si cela agli occhi dei più, comprende, a titolo esemplificativo, la raccolta dei dati provenienti da fonti diversificate, la loro memorizzazione su infrastrutture virtualizzate, la classificazione dei dataset attraverso metadati e l’esposizione attraverso interfacce applicative. Queste operazioni, sebbene non intervengano sensibilmente sulla natura del dato e non aggiungano valore in termini di logica applicativa, rendono più agevole il riuso agendo sulla cercabilità, sull’accessibilità e sulla leggibilità automatica dei dati. Le posizioni ricomprese in questo stadio possono essere ricoperte sia da imprese sia da attori non orientati al profitto: è pleonastico ribadirlo, le motivazioni che spingono queste due famiglie di attori ad operare in questa fase sono profondamente dissimili. Spostandosi verso valle, si incontra il riuso della PSI vero e proprio, che assume forme estremamente variegate. Anche qui è possibile rinvenire la presenza di attori orientati al profitto, i cui archetipi verranno illustrati nelle sezioni che seguono, ed attori invece provenienti dalla società civile che, spinti dalla ricerca di trasparenza governativa, mettono a frutto le proprie capacità tecniche e la propria creatività per originare servizi di pubblica utilità fondati sul dato pubblico.
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Infine, gli output del riuso, che si declinano in prodotti o servizi, giungono nelle mani degli utilizzatori finali che, alla luce dell’ampio spettro di funzionalità e di prezzi, possono essere imprese, consumatori ed enti governativi. Dati “grezzi”
Generazione e rilascio della PSI
Enti pubblici
Dati “raffinati”
Reperimento, memorizzazione, categorizzazione ed esposizione della PSI
Prodotti e servizi “pronti all’uso”
Riuso della PSI
Consumo della PSI
Abilitatori non orientati al profitto
Riusatori “canonici”
Imprese utilizzatrici
Abilitatori afferenti al settore privato
Promotori con interessi indiretti
Enti pubblici utilizzatori
Officine pubblicitarie
Cittadini utilizzatori
Iniziative spontanee della società civile
Legenda
Attori orientati al profitto
Attori non orientati al profitto
Figura 14 – Catena del valore legata alla PSI
6.3 PSI come “fonte di sostentamento” vs. PSI come “strumento di attrazione” Proseguendo nella trattazione, ci si addentra nelle varie tipologie di imprese che operano all’interno dell’ecosistema testé delineato. Come già accennato nella sezione 4.1, il ricorso alla ricerca qualitativa conduce a cogliere ed a valorizzare l’intrinseca eterogeneità che si annida nel campione preso in esame. Esaminando il mondo che gravita attorno alla PSI, in particolare, questa eterogeneità sembra esacerbarsi. Conseguentemente, risulta necessario compiere un’opera di astrazione volta a individuare alcuni archetipi significativi, andando poi a tratteggiarne gli aspetti salienti. Allo scopo di adempiere a questo arduo compito, sono state impiegate due dimensioni fondamentali per la classificazione degli attori orientati al profitto. In primis, si può definire un asse relativo al posizionamento dell’impresa nel processo di creazione del valore. In questo ambito si vogliono differenziare gli attori collocati a valle, che fronteggiano il mercato finale offrendo agli utilizzatori soluzioni frutto del riuso della PSI, da coloro che assumono le fattezze di intermediari, presidiando una posizione più a monte che non prevede punti di contatto con gli utilizzatori finali.
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Il secondo asse attiene invece alla visione strategica che l’impresa possiede il rispetto al ruolo della PSI agli occhi del cliente finale. In questa dimensione si vogliono differenziare gli attori che considerano la PSI come una “fonte di sostentamento”, capace di garantire alle imprese che la riusano un’adeguata reddittività, da coloro che associano la PSI ad uno “strumento di attrazione” su cui le imprese riusatrici finali possono far leva per raggiungere in realtà finalità diverse dal profitto per se (e.g., potenziare la visibilità dell’impresa agli occhi dei clienti finali, incrementale la reputazione del sodalizio, intessere nuove partnership promettenti, spianare la strada per altre linee di business complementari dissociate dal dato pubblico). L’incrocio delle due dimensioni summenzionate origina una matrice, riportata in Figura 15, in cui si può osservare il posizionamento degli attori archetipali in funzione del loro collocamento rispetto alle dimensioni delineate.
Sul mercato finale
Riusatori “canonici”
Promotori con interessi indiretti
Dietro le quinte
Abilitatori
Officine pubblicitarie
PSI come “fonte di sostentamento”
PSI come “strumento di attrazione”
Posizione nel processo di creazione del valore
Visione strategica rispetto al ruolo della PSI Figura 15 – Classificazione degli attori archetipali
Partendo dal quadrante in alto a sinistra, si incontrano i riusatori “canonici”, ovvero imprese che offrono agli utilizzatori finali prodotti o servizi basati su PSI con l’intento cristallino di generare flussi di ricavi dalla vendita dei beni stessi o da altre linee di business intimamente legate alla PSI. Nel quadrante in basso a sinistra, invece, fanno la loro comparsa gli attori abilitatori che, operando a monte dei riusatori “canonici”, offrono a questi ultimi dati “aumentati” (e.g., set informativi in formati maggiormente fruibili, set informativi frutto di integrazioni di fonti diverse) o servizi ad essi legati (e.g., offerta di capacità 21
computazionale, interrogazioni dinamiche attraverso chiamate ad API). Spostandosi in alto a destra, ci si imbatte nei promotori con interessi indiretti, ossia imprese che offrono agli utilizzatori finali prodotti o servizi basati su PSI senza realizzare ricavo a partire da essi; l’attività promozionale posta in essere da questi attori economici si candida a generare ricadute positive in senso lato, andando potenzialmente a favorire i risultati economici registrabili su linee di business estranee alla PSI. I promotori con interessi indiretti possono internalizzare lo sviluppo di iniziative legate al comparto della PSI o, alternativamente, possono affidarsi alle sapienti mani di professionisti del settore, capaci di “confezionare” per conto terzi soluzioni chiavi in mano incentrate sulla PSI: emergono così le officine pubblicitarie, aziende che operano “dietro le quinte” al servizio di operatori desiderosi di promuovere la propria immagine attraverso la realizzazione di servizi di utilità collettiva legati alla PSI.
6.4 Panoramica sui modelli di business emergenti Nell’ottica della comprensione delle modalità attraverso cui la creazione e l’appropriazione di valore possono aver luogo, è necessario effettuare una riflessione sulle differenti logiche di business che gli attori precedentemente individuati possono adottare. Una panoramica dei modelli di business (Figura 16) delineabili a partire dai casi di studio osservati è di seguito enucleata.
Prodotti / servizi premium Prodotti / servizi freemium
Promozione del marchio
Simil Open Source Riusatori “canonici”
Promotori con interessi indiretti
Abilitatori
Officine pubblicitarie
“Rasoio e lamette” Piattaforme orientate alla domanda
Sviluppo per terze parti
Piattaforme orientate all’offerta
Figura 16 – Panoramica sui modelli di business archetipali
Per tratteggiare le caratteristiche salienti dei modelli di business emergenti rinvenuti nei casi di studio condotti, si è deciso di ricorrere a strumenti formali adibiti al design, da affiancare alla panoramica descritta in linguaggio naturale. In primis, è stato impiegato il framework introdotto nella sezione 5, mediante il quale è possibile rappresentare i modelli di business incentrati sulla PSI attraverso le sole leve decisionali a disposizione dei business developer. Questa visione, per quanto concisa ed efficace a livello comunicativo, non consente di osservare la “big picture” della logica di business, ovvero come i vari pilastri del modello di business si armonizzino in conformità ad un determinato intento strategico. Per ovviare alla predetta criticità, è stato impiegato anche il formalismo della Business Model Ontology, ovvero la “canvas”, 22
mediante la quale sono stati rappresentati graficamente i modelli di business emergenti individuati durante la conduzione dello studio. Al fine di non appesantire la trattazione, le due visualizzazioni per ciascun modello di business archetipale sono riportate in Appendice. Prodotti/servizi premium. In questo modello di business (Figura 24, Figura 25) il riusatore “canonico” offre al mercato finale un prodotto o un servizio, presumibilmente caratterizzato da elevato valore intrinseco, in cambio di un pagamento effettuato in contropartita al bene scambiato. Le modalità di pagamento generalmente sono à la carte o previa sottoscrizione9: mentre la prima, assimilabile ad un pay-per-use, prevede la corresponsione di un importo per ciascuna unità di prodotto acquistata, la seconda contempla una tariffa “tutto compreso” che, per un determinato arco temporale, consente l’utilizzo di determinate funzionalità in conformità alle pattuizioni contrattuali. Alla luce del meccanismo di pricing e dell’elevato valore intrinseco, la clientela target è perlopiù di tipo B2B10 e viene gestita mediante logiche di medio-lungo termine che vanno al di là del mero approccio transattivo. Prodotti/servizi freemium. Nel suddetto modello di business (Figura 26, Figura 27) il riusatore “canonico” offre al mercato un prodotto o un servizio attraverso un’offerta apparentemente conveniente agli occhi del cliente finale. Il meccanismo di fissazione del prezzo, infatti, si articola secondo l’approccio freemium, il quale prevede la fruizione gratuita delle funzionalità di base mentre, per funzionalità più avanzate, è richiesta la corresponsione di una tariffa. Nel mondo della PSI, questo paradigma si declina attraverso limitazioni applicate ai prodotti e servizi offerti: pagamenti ad-hoc possono essere infatti necessari per accedere a funzionalità supplementari o a set di dati aggiuntivi. In questo caso, la clientela appartiene tendenzialmente al segmento B2C; la gestione del cliente segue logiche di breve-medio termine e non prevede, se non in rari casi, una vera personalizzazione del servizio. L’erogazione della proposizione di valore si avvale generalmente dei canali web e mobile (attraverso app), dalla cui sinergia è possibile raggiungere un numero cospicuo di basi installate11. Simil Open Source. Il modello di business “open” (Figura 28, Figura 29) prevede l’offerta di prodotti, servizi o set di dati non “confezionati”, senza il pagamento di alcuna tariffa. Le voci di ricavo per il riusatore “canonico” che adotta questa logica di business possono essere legate a pagamenti per servizi a valore aggiunto12 o per modifiche alla licenza originaria13. Si attua così una c.d. sovvenzione incrociata [37], in cui le entrate da ascrivere a queste linee di business supplementari comunque legate alla PSI vengono impiegate per coprire i costi ingeneratisi dalle linee di business offerte a titolo gratuito: in altre parole, agli occhi del cliente finale il dato è offerto gratuitamente (da qui la locuzione “free”) ed in formati aperti e 9
In realtà, nelle fattispecie esaminate esistono una pluralità di forme intermedie di pagamento (c.d. tariffe a due parti) che prevedono sia una componente fissa che una variabile. 10 Questo modello di business ha come suo locus i mercati che generalmente vengono definiti in letteratura come “high-end” [38]. 11 Il suddetto modello di business è solitamente applicato nei mercati definiti in letteratura come “low-end” [38]. 12 Esempi collocabili in questa fattispecie annoverano elaborazioni analitiche effettuate su richiesta, l’implementazione di specifiche query o l’incrocio dei dati originari con altre fonti informative, piuttosto che un ampio spettro di attività di consulenza legate all’armonizzazione dei dati con determinate suite applicative ed all’impiego fruttuoso dei dati all’interno dei processi di business precipui del cliente. 13 Un primo esempio non raro di questa fattispecie si ha quando la licenza di partenza non contempla riusi di tipo commerciale (e.g., CC BY-NC-SA); nel momento in cui un attore è intenzionato ad effettuate un riuso con finalità di vendita, egli deve negoziare con il detentore dei dati un pagamento al fine di ottenere il consenso previo rinuncia formalizzata da parte del detentore dei diritti. Un secondo esempio interessante attiene all’uso della Open Database License (ODbL), la quale offre ai riusatori molteplici gradi di libertà rispetto ai dati contenuti in un determinato archivio. Qualora il riusatore intenda rilasciare un lavoro derivato senza seguire i vincoli imposti dalla licenza (e.g., share-alike, keep open), egli si troverà a negoziare con il detentore dei dati forme alternative di licensing che siano funzionali allo specifico riuso.
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rielaborabili senza barriere di natura tecnica (da qui il riferimento al mondo dell’Open Source). La flessibilità che contraddistingue il modello di business rende questa logica adatta ad una variegata platea di clienti gestiti attraverso relazioni di volta in volta definite a seconda dell’interlocutore. “Rasoio e lamette”. Gli attori abilitatori fautori di questa logica (Figura 30, Figura 31) agiscono come intermediari che facilitano l’accesso a risorse PSI da parte di sviluppatori orientati al profitto o di scienziati non guidati da intenti commerciali. Il nome conferito a questo modello deriva dalla strategia comunemente definita come “razor &blades”14: inizialmente un prodotto viene venduto ad un prezzo molto basso15 al fine di alimentare il successivo acquisto di un bene complementare (generalmente un consumabile), avente una domanda piuttosto inelastica, sul quale è invece possibile realizzare marginalità significative. Nel caso della PSI, il predetto modello viene implementato posizionando set di dati pubblici su piattaforme di cloud computing e rendendoli accessibili via API da chiunque, tariffando poi il solo utilizzo della capacità computazionale richiesta per il processamento dei dati stessi. Anche in questo caso è ravvisabile una c.d. sovvenzione incrociata, poiché i profitti realizzati dalla messa a disposizione di capacità elaborativa ondemand vanno a coprire i costi ascrivibili allo storage ed all’organizzazione del dato. È superfluo specificare che le applicazioni di questo modello si limitano a contesti in cui gli oneri computazionali sono consistenti. Piattaforme orientate alla domanda. Un modello siffatto (Figura 32, Figura 33) ambisce a fornire agli sviluppatori consistenti facilitazioni nell’accesso a risorse PSI, le quali vengono memorizzate su server intermedi proprietari16 ad elevata affidabilità, catalogate mediante metadati, armonizzate in termini di formati ed esposte attraverso API, rendendo agevole il reperimento dinamico dei dati in maniera ondemand. Una cospicua gamma di criticità intrinseche al dato grezzo vengono quindi rese ininfluenti grazie al ricorso a piattaforme di accesso ai dati capaci di tradurre dataset in datastream, contribuendo sensibilmente alla “commoditization” ed alla “democratizzazione” del dato. Le suddette strutture adibite all’intermediazione offrono così agli sviluppatori un ampio ventaglio di dati secondo un approccio “one stop shopping” teso a minimizzare il costo di ricerca da parte del compratore: quest’ultimo, rivolgendosi ad un solo provider, accede attraverso API standardizzate ad una molteplicità di risorse informative, che esulano anche dai confini nella PSI17, senza doversi preoccupare dell’interfaccia di accesso a ciascuna delle fonti originali. In termini di pricing, poiché un bene che nasce libero ed aperto non può essere commercializzato a fini di lucro in assenza di elaborazioni su di esso, gli abilitatori che impiegano questo modello di business sulla PSI ricevono flussi finanziari in entrata in cambio di servizi avanzati o di set di dati raffinati, configurando un modello di pricing orientato al paradigma freemium in cui l’importo viene modulato in base a limitazioni funzionali. Piattaforme orientate all’offerta. Questo modello (Figura 34, Figura 35) prevede nuovamente la presenza di un attore intermediario fornitore di servizi infrastrutturali; l’impresa qualificata come abilitatore, però, in questo caso non applica alcuna tariffa agli sviluppatori, ricaricando invece le Pubbliche Amministrazioni 14
Gli esempi non si limitano a rasoi e lamette, poiché questo modello può essere rinvenuto anche in altri casi quali stampanti e cartucce, macchine automatiche del caffè e cialde, console videogame e giochi, talvolta anche telefoni cellulari e contratti per il traffico voce/dati. 15 Idealmente, si pensi che il prezzo sia pari o inferiore al costo marginale; talvolta il prezzo può anche essere nullo. 16 L’infrastruttura di calcolo può essere anche di proprietà di terze parti che, attraverso il ricorso alla virtualizzazione, disaccoppiano il livello fisico da quello logico, permettendo agli attori abilitatori di eseguire i propri ambienti applicativi su hardware non proprio. 17 L’approccio al dato da parte di questi operatori è “olistico”, ovvero orientato ad offrire accesso ad una “miniera” di dati prescindendo dall’organizzazione che li ha generati. Il mix informativo messo a disposizione dai suddetti player ingloba, oltre alla PSI, dataset (o, più propriamente, flussi di dati) provenienti dai Social Media, da piattaforme Open Data collaborative e da società private.
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detentrici di PSI. Osservando lo scenario nel suo complesso, si nota la presenza di un mercato a due versanti [39], costituito dai PSI holder da una lato e dagli sviluppatori dall’altro lato. Seguendo le regole auree proprie dei mercati multi-versante, l’abilitatore modula il prezzo in funzione del grado di esternalità positiva che ciascun versante è in grado di esercitare: vengono così azzerate le barriere per gli sviluppatori, i quali accedono gratuitamente a dati ben strutturati, e vengono applicate delle tariffe agli enti pubblici che diventano conseguentemente titolari delle piattaforme di gestione dei dati. A livello tecnico, infatti, vengono predisposte soluzioni tese a facilitare l’esposizione di dati PSI che siano capaci di adattarsi alle esigenze degli enti pubblici desiderosi di avviare programmi di apertura dei dati. Generalmente le suddette piattaforme permettono lo storage centralizzato, il rapido aggiornamento di nuovi dataset da parte del personale pubblico, la catalogazione mediante metadati, la standardizzazione dei formati e l’esposizione verso l’esterno dei dati sia attraverso interfacce applicative (API) sia mediante interfacce grafiche (GUI). Le Pubbliche Amministrazioni che aderiscono ai programmi avviano quindi una relazione di lungo periodo con i provider e sono tenute alla corresponsione periodica di tariffe in funzione della sofisticazione delle soluzioni acquistate18 e di alcuni parametri tecnici19. Promozione del marchio. I promotori con interessi indiretti (Figura 36, Figura 37), come già accennato nella sezione 6.3, offrono agli utilizzatori finali prodotti o servizi basati sulla PSI senza realizzare diretto ricavo a partire da essi; l’attività promozionale condotta da questi attori economici si candida a generare ricadute positive in senso lato, andando potenzialmente a favorire i risultati economici registrabili su linee di business del tutto estranee alla PSI. Gli economics sottesi a questa pratica sono connotati da una forte spinta pubblicitaria, che porta l’impresa a considerare i costi non coperti da relativi ricavi alla stregua di investimenti promozionali compresi nel marketing mix, o dalla presenza di costi marginali nulli [37], situazione che si verifica allorché i costi di distribuzione e di utilizzo siano non significativi, rendendo l’attività non coperta da ricavi non gravosa a livello di centro di costo. Le linee di business incentrate sulla PSI, dal canto loro, diventano quindi strumenti per porre in essere il c.d. “service advertising”, modello promozionale emergente che sostituisce l’esposizione di comunicazioni visuali20, atte ad influenzare in maniera intenzionale e sistematica gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e all’utilizzo di servizi, con la fornitura di servizi di pubblica utilità che, in maniera più indiretta ma anche più incisiva, tentano di evidenziare una condotta “illuminata” dell’azienda promotrice. Il pubblico target di riferimento è oltremodo ampio e può essere raggiunto sia attraverso il “tradizionale” canale web sia mediante il canale mobile. Un’efficace implementazione del modello di promozione del marchio si incentra sul binomio costituito da competenze tecniche e competenze creative: quando esse non albergano entrambe sotto lo stesso tetto, può diventare indispensabile esternalizzare in toto o parzialmente la produzione dei servizi promozionali che assurgono a “strumenti di attrazione”. Sviluppo per terze parti. Secondo le linee guida introdotte nella sezione 6.3, le officine pubblicitarie (Figura 38, Figura 39) entrano in gioco allorché i promotori con interessi indiretti decidono di esternalizzare lo sviluppo dei servizi di utilità collettiva forniti con finalità promozionali. Lo sviluppo per conto di terze parti si rivolge quindi ad aziende desiderose di promuoversi attraverso la PSI, con le quali le officine pubblicitarie 18
Le funzionalità avanzate che possono determinare il grado di sofisticazione delle soluzioni sono, a titolo meramente esemplificativo, la registrazione di un dominio proprietario, la possibilità per gli utenti di interagire con i PSI holder, la georeferenziazione automatica dei dati spaziali, la creazione di una galleria contenente le applicazioni finora sviluppate a partire dai dati e l’integrazione con strumenti analitici di monitoraggio del traffico web. 19 I parametri quantitativi generalmente presi in esame sono le dimensioni delle basi di dati, l’ampiezza di banda richiesta ed il numero di chiamate mediante API per unità di tempo. 20 Il modello promozionale basato sull’esposizione di comunicazioni visuali in spazi a pagamento è spesso detto “display advertising”.
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instaurano relazioni di medio-lungo periodo orientate alla personalizzazione. Alla luce del ruolo vitale ricoperto dal marchio dei promotori con interessi indiretti, le officine pubblicitarie adottano la strategia “white label”, in virtù della quale viene eclissato il brand dell’intermediario per conferire piena visibilità al marchio dell’attore economico che affronta il mercato finale. Il committente, in cambio della soluzione chiavi in mano così sviluppata, corrisponde pagamenti lump sum o periodici, a seconda che il bene confezionato si configuri come prodotto o servizio.
6.5 Barriere all’entrata e vantaggi competitivi L’individuazione delle fonti di vantaggio competitivo all’interno del mondo della PSI richiede un’ulteriore riflessione inerente gli economics che caratterizzano questo ambito. La PSI rilasciata coerentemente con il paradigma Open Data (denominata Open Government Data, secondo la Figura 4) può essere classificata a livello economico alla stregua di un bene pubblico, contraddistinto dalla non rivalità21 e dalla non escludibilità22 al consumo. Questo tratto distintivo si ricollega alle modalità di accesso all’OGD da parte dei potenziali riusatori: poiché il paradigma Open Data implica la totale apertura del dato e la rimozione delle barriere tecniche, giuridiche e di prezzo, chiunque è nelle condizioni di raccogliere ed elaborare set di informazioni PSI. L’accesso a queste risorse non può quindi rappresentare una fonte di vantaggio competitivo di per sé. Dalla disamina dei casi di studio condotti, è possibile evincere che, ictu oculi, la presenza di vantaggio competitivo nell’ambito del riuso della PSI può essere associata principalmente a due fenomeni, uno di natura statica ed uno di natura dinamica. In primis, allo scopo di operare secondo efficienza, le imprese fanno leva sulla presenza di risorse interne già dispiegate (e.g., algoritmi e strumenti di data mining, routine applicative sviluppate internamente, competenze distintive nell’ambito della business intelligence) le quali possono essere agevolmente impiegate senza incorrere in costi incrementali. Queste risorse non attengono solo alla sfera tecnologica, ma si estendono anche ad aspetti commerciali, quali i canali di vendita o la presenza di basi installate su cui effettuare cross-selling o up-selling. In secondo luogo, le aziende intervistate hanno mostrato come esse beneficino di economie di apprendimento derivanti dall’esperienza cumulata, che si sedimenta progressivamente nel tessuto aziendale, rafforzando la base di competenze. È interessante notare come questa dinamica riguardi competenze spesso collocabili al di fuori dell’alveo della PSI: l’esperienza accumulata si intreccia pertanto con la capacità di assorbimento, la quale consente un utilizzo efficace delle risorse di conoscenza proveniente da fonti esterne, dando vita anche a dinamiche di cross-fertilizzazione e convergenza tra discipline. Entrando più in dettaglio nei casi presi in esame, interessanti considerazioni scaturiscono incrociando il grado di apertura della PSI (e, di conseguenza, l’entità delle barriere al riuso della PSI) con le fonti di vantaggio competitivo. Ragionando in generale, maggiore è il grado di apertura della PSI, minore è lo sforzo richiesto per accedere alle risorse informative e, quindi, maggiori saranno le energie che il riutilizzatore impiegherà per differenziare la propria proposizione di valore da quella elaborata dai competitori (Figura 21
La non rivalità implica che il consumo di un bene da parte di un individuo non determina l'impossibilità per un altro individuo di consumare il medesimo bene allo stesso tempo. 22 La non escludibilità indica che, una volta che il bene è stato prodotto, risulta difficile o impossibile impedirne la fruizione da parte dei soggetti che non corrispondono un prezzo (o che non contribuiscono alla produzione del bene).
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17); questa ipotesi è corroborata dal fatto che, come appena anticipato, la mera detenzione di una forma di PSI aperta (i.e., OGD) non può costituire vantaggio competitivo, giacché l’accesso alla risorsa è permesso a chiunque. Per converso, quando le barriere diventano ingenti (e.g., esposizione dei dati in formati difficilmente leggibili in modalità automatica, mancato ricorso ad API, frammentazione delle risorse informative, presenza di forme di tariffazione) l’accesso alla PSI può diventare oltremisura difficoltoso: in queste situazioni, la mera acquisizione del dato diventa intrinsecamente preziosa, poiché è appannaggio di pochi operatori. Questi attori sono quindi inclini a dedicare uno sforzo limitato alla differenziazione della propria proposizione di valore, giacché la loro sfida in chiave competitiva è già stata giocata in fase di acquisizione del dato.
Entità delle barriere al riuso della PSI
Sforzo necessario nella differenziazione della proposizione di valore
Sforzo richiesto per l’accesso alla PSI PSI “chiusa”
OGD
Grado di apertura della PSI
Figura 17 – Legame tra grado di apertura della PSI e barriere all'entrata
Questo ragionamento, piuttosto intuitivo a livello astratto, necessità però di essere declinato a seconda della tipologia di barriere che si frappongono tra i potenziali riusatori e la creazione di valore basata su PSI. Le tre famiglie di barriere individuate nel corso dello studio sono le seguenti:
barriere giuridiche;
barriere tecnologiche;
barriere di prezzo.
Mentre i primi ostacoli (e.g., presenza di licenze eccessivamente restrittive) non possono essere superati dai riusatori, i quali incorrerebbero in violazioni del dettato normativo, le barriere tecnologiche e di prezzo pongono i riusatori di fronte a sfide da affrontare ricorrendo a risorse peculiari dell’azienda. Incrociando le due summenzionate tipologie di barriere (Figura 18), si ottiene una rappresentazione matriciale delle principali fonti di vantaggio competitivo definibili in ciascuna fattispecie.
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Alte
Risorse finanziarie
Entità delle barriere di prezzo Basse
Risorse finanziarie E competenze tecniche in ambito IT
Algoritmi funzionali E/O Competenze competenze tecniche in ambito specifiche di IT dominio Basse
Alte
Entità delle barriere tecnologiche Figura 18 – Legame tra barriere all'entrata e fonti di vantaggio competitivo
Quando le barriere di prezzo sono ingenti e le difficoltà tecnologiche sono trascurabili, la disponibilità di risorse finanziarie diventa l’arma competitiva fondamentale, la quale discrimina coloro che riescono ad acquisire i dati da coloro che, per ristrettezze di budget, non vi riescono. Quando ad essere significative sono, invece, le barriere tecnologiche, le competenze tecniche in ambito informatico diventano vitali, permettendo di raccogliere, armonizzare ed organizzare il dato, predisponendolo per ulteriori elaborazioni. Nei contesti in cui ambedue le barriere sono presenti, la situazione si complica per le aziende riusatrici, in quanto ad esse si richiede di avere a disposizione sia risorse finanziarie sia robuste competenze tecnicoinformatiche. Interessante è la fattispecie in cui entrambe le suddette barriere siano non significative: ricollegandosi a Figura 17, si nota come i fattori di successo non siano più legati all’accesso al dato, bensì al suo impiego nel “confezionamento” di una proposizione di valore attrattiva. A tal fine i due ingredienti primari sono la presenza di algoritmi funzionali e/o di competenze tecniche di dominio: mentre i primi, tendenzialmente “orizzontali”, consentono di differenziare la logica applicativa, le seconde permettono di contestualizzare l’offerta all’interno di un mercato “verticale” alla luce della peculiarità proprie dell’arena competitiva e dei clienti ivi residenti.
6.6 Mercati fluidi vs. roccaforti inattaccabili Secondo quanto enucleato nella sezione precedente, le barriere di prezzo imposte dai PSI holder possono rappresentare un primo gravoso ostacolo. Questa situazione può esacerbarsi allorché tra gli organismi pubblici detentori della PSI ed i riusatori si frappongano attori intermediari imposti dagli stessi PSI holder. Ciò, oltre ad originare forme di doppia marginalizzazione, restringe lo spettro di attori autorizzati a distribuire l’informazione a valle: può infatti accadere che gli anzidetti attori intermediari prescrivano ai propri distributori ufficiali particolari requisiti inerenti la tipologia e la dimensione dell'impresa, nonché le tecnologie adottate ed i volumi di informazioni gestiti.
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Questo modus operandi, che conduce ad evidenti limitazione alla libera circolazione della PSI, ha spianato la strada all’emersione di attori oligopolistici la cui posizione acquisita falsa significativamente le ideali dinamiche competitive. Nascono così le “roccaforti inattaccabili”, espressione metaforica con cui sono state definite nel presente report le situazioni di mercato in cui si delinea un oligopolio (o un monopolio), “protetto” ex-lege, che inevitabilmente condiziona in senso negativo l’efficienza dell’intera filiera legata alla PSI, con palesi ricadute che vanno a detrimento del cliente finale. Così come emerso dalla sezione precedente, in presenza di barriere all’entrata, la mera acquisizione del dato diventa intrinsecamente preziosa giacché appannaggio di pochi operatori. In questa fattispecie, l’aggregazione dei dati diventa la testata d’angolo dell’offerta predisposta dai riusatori, che giocano su volumi ingenti di informazioni piuttosto omogenee al fine di proporre soluzioni a pagamento a clienti professionali, i quali generalmente richiedono una modesta differenziazione di prodotto. Lo sfruttamento di una posizione poco sottoposta all’erosione delle forze competitive conduce le aziende operanti nelle roccaforti inattaccabili a sedimentate le prassi nel tempo, senza bisogno di ricorrere eccessivamente all’innovazione tecnologica e di business model: le aziende dominatrici in questo tipo di mercato sono quindi ben strutturate e contraddistinte da logiche di business consolidate. Come si evince dalla Tabella 2, alle roccaforti inattaccabili testé descritte si contrappongono arene competitive decisamente fluide dove l’accesso alla PSI come input grezzo è consentito a chiunque. Sulla falsariga di quanto già detto in precedenza, l’entità trascurabile delle barriere all’entrata obbliga i riusatori a convogliare i propri sforzi verso la differenziazione della propria proposizione di valore rispetto ai competitori. In questi scenari competitivi, quindi, la creatività e l’innovazione diventano i fattori critici di successo poiché ad esse soggiace la logica applicativa che, in ultima istanza, genera valore agli occhi del cliente finale. Nelle tipologie di mercati in esame, nelle operazioni di riuso viene coinvolto il minimo set di dati necessario, spesso facendo ricorso ad integrazioni tra molteplici sorgenti informative. La presenza di significative forze competitive non solo riduce la concentrazione del mercato ma, come suggerito idealmente dalle celebri teorie di Kenneth Joseph Arrow [40], stimola anche la pulsione innovativa: questo intrinseco dinamismo determina nei c.d. mercati fluidi una consistente presenza di start-up o aziende poco strutturate, che implementano logiche di business in costante evoluzione imperniate su tecnologie capaci di plasmarsi seguendo i continui progressi dello stato dell’arte e le mutevole esigenze espresse dai clienti.
Roccaforti inattaccabili
Mercati fluidi
Elemento portante della Volume dei dati proposizione di valore
Logica applicativa
Fattore chiave di successo
Creatività
Ammontare di coinvolto nel riuso
Aggregazione
PSI Moli cospicue di dati
Pochi set di dati
Grado di diversità del dato
Dati omogenei
Dati eterogenei
Principali barriere al riuso
Barriere di prezzo
Barriere tecnologiche (non sempre presenti)
Concentrazione mercato
del Elevata
Ridotta
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Clienti target Profilo delle riusatrici
Principalmente B2B e B2G aziende Aziende strutturate
Approccio al mercato da Business consolidati parte delle aziende riutilizzatrici Meccanismo di prezzo Premium predominante
Generalmente B2C Perlopiù start-up Businesses all’avanguardia
Free o freemium
Tabella 2 – Comparazione sistematica tra roccaforti inattaccabili e mercati fluidi
I passaggi finora condotti hanno permesso di riflettere su come la struttura che il mercato assume influenzi le fattezze delle imprese ivi presenti ripercorrendo, seppure in maniera non ortodossa, il filo logico del paradigma Struttura-Condotta-Performance (SCP), proposto dalla cosiddetta “Scuola di Harvard” negli anni ’60. Al fine di ricondurre gli idealtipi di aziende individuati nello specifico ambito della PSI ad un’impalcatura concettuale nota, si è deciso di rifarsi alla celebre matrice Growth-Share Matrix (anche nota come BCG Matrix) [41], ripresa in Figura 19.
Low
High Stars
Question marks
Market growth
High Low
Imprese consolidate operanti in regime oligopolistico
Imprese all’ avanguardia operanti in mercati fluidi
Cash cows
Dogs
Market share Figura 19 – BCG Matrix relativa alle imprese basate sulla PSI
Ragionando in funzione dei quattro quadranti delineati, è possibile qualificare come “cash cow” le aziende che operano in regime oligopolistico all’interno di roccaforti inattaccabili, giacché esse giocano un ruolo rilevante all’interno di un habitat caratterizzato da un ridotto tasso di crescita del mercato, ormai prossimo ad un “plateau di maturità”. Sempre con riferimento alla matrice BCG, le aziende che hanno il proprio locus in mercati fluidi possono essere viste alla stregua di “question mark”, ossia imprese che presentano una modesta quota di mercato in industry ad alta crescita: in tali situazioni, sebbene l’ambito di applicazione 30
possa essere promettente, i prodotti o servizi proposti non risultano in grado di generare intensi flussi di cassa in entrata, spingendo le imprese ad un continuo tentativo di differenziare la propria proposizione di valore al fine di vincere, almeno temporaneamente, la sfida competitiva. Senza addentrarsi oltre in questa sede nel confronto sistematico tra i sopracitati esempi prototipali di mercato, è opportuno concludere segnalando le implicazioni in termini di contendibilità dei suddetti mercati: nelle roccaforti inattaccabili, i potenziali entranti rivali (c.d. newcomer), dotati delle medesime tecnologie dei monopolisti/oligopolisti (c.d. incumbent), presentano elevati costi di entrata ed uscita tali da dissuadere nuovi tentativi di ingresso. Negli scenari di mercato fluidi, per converso, i nuovi entranti possono affacciarsi sul mercato, anche adottando strategie “hit and run”, senza incorrere in costi significativi: almeno a livello strutturale, la possibilità di un ricambio degli attori sul mercato è così garantita.
6.7 Il pricing: un cambio di paradigma all’orizzonte I tratti distintivi di alcuni modelli di business incontrati nel corso delle analisi condotte hanno suggerito una profonda riflessione rispetto al rapporto esistente tra la leva del prezzo e la proprietà intellettuale. All’interno di un mondo in cui il grado di apertura delle risorse di conoscenza è modesto, questi due pilastri paiono legati da una relazione unidirezionale: determinati soggetti desiderosi di accedere a risorse protette da vincoli di proprietà intellettuale accondiscendono al pagamento di un corrispettivo di prezzo per poter raggiungere il valore racchiuso all’interno delle risorse stesse. In questo solco, i principi giuridici finalizzati alla tutela dei beni immateriali frutto dell'inventiva e dell'ingegno umano hanno radici profonde e tentacolari. Nel mondo industriale, ad esempio, lo strumento brevettuale conferisce al titolare un diritto esclusivo di sfruttamento dell'invenzione in un determinato territorio e per un periodo prestabilito, permettendo di impedire ad altri la produzione, la vendita o l’utilizzo dell’invenzione in assenza di autorizzazione. In forza del predetto istituto giuridico, l’inventore può, pur rimanendo autore dell’opera di ingegno, cedere o licenziare il diritto patrimoniale a terzi dietro compenso: i soggetti acquirenti si trovano quindi a corrispondere un prezzo per accedere ad una risorsa immateriale che altrimenti rimarrebbe “celata” agli occhi del mondo fino alla scadenza del brevetto, istante in cui l’invenzione diventa di dominio pubblico. Nel mondo commerciale, la disciplina dei marchi norma la tutela dei segni23 impiegati allo scopo di distinguere i prodotti o i servizi di un'impresa da quelli offerti da altre aziende. Anche in questo caso, la titolarità del diritto può essere alienata (c.d. cessione) o licenziata, sia ad aziende confinate nel settore in cui il marchio era stato inizialmente introdotto sia al di fuori del settore di provenienza (c.d. merchandising). Anche qui si nota l’esistenza di un attore che effettua un esborso per poter impiegare una risorsa immateriale che altrimenti sarebbe appannaggio esclusivamente del suo titolare originario fino al termine della copertura imposta ex-lege. Nel mondo dell’informazione, l’antifona non varia. Infatti, il diritto d’autore consente di proteggere dal plagio molteplici categorie di produzioni creative, quali le opere letterarie, musicali, cinematografiche, i disegni, le fotografie ed i programmi per computer. La tutela, che si manifesta non sull’idea in sé ma sul modo in cui essa si esprime sotto forma di attuazione tangibile, si acquisisce originariamente per il solo fatto di aver creato l’opera, senza che sia necessario alcun tipo di adempimento amministrativo, sia esso il 23
Espressioni che sono suscettibili di tutela sono parole, disegni, lettere, cifre, suoni, forma di un prodotto o della confezione di esso, combinazioni o tonalità cromatiche.
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deposito o la registrazione, come avviene, invece, in materia di brevetti e marchi. La titolarità del diritto d’autore determina, oltre ai diritti morali, la facoltà esclusiva di riproduzione, di esecuzione, di diffusione, di distribuzione, di noleggio, di prestito, di elaborazione e trasformazione, le quali possono essere eventualmente cedute in parte o in toto ad altri soggetti previo ricompensa. Sulla falsariga delle precedenti casistiche, la suddetta ricompensa diventa quindi uno strumento per scardinare una protezione che inibisce il riuso da parte di soggetti non titolari del diritto originale. Entrando nel mondo più affine al riuso del dato pubblico, la presenza di diritti d’autore sulle “opere” generate dalle pubbliche amministrazioni spesso si combina con ulteriori limitazioni scaturenti dalla tutela dei dati racchiusi nelle basi di dati degli enti governativi. Questa presenza di vincoli giuridici è stata finora appesantita dal timido approccio all’Open Data da parte di numerose istituzioni le quali tendevano a custodire “gelosamente” il proprio patrimonio. L’imposizione di un prezzo per l’accesso alla PSI ha così contribuito a connotare l’informazione, anche nei mercati a valle, come entità chiusa ed accessibile solo ai titolari di particolari diritti. I soggetti desiderosi di servirsi della suddetta informazione si trovano a sostenere esborsi finanziari per “aprire” il dato e questa logica, attuata mediante modelli di business tradizionali, si propaga a valle nella filiera. In questo scenario, illustrato graficamente in Figura 20, le “forze di apertura” e le “forze di chiusura” si fronteggiano, convergendo poi verso una situazione di equilibrio: l’entità delle forze in gioco implica che la consuetudine è rappresentata dal dato chiuso di default che può essere aperto solo su richiesta.
Forze orientate alla chiusura Open Data “ottriato” Copyright Database Right
In numerosi casi, i "forzieri" rimangono chiusi!
Equilibrio
Forze orientate all’apertura Pagamento per l’apertura del dato Figura 20 – Scenario caratterizzato dal dato chiuso di default
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Notevoli mutamenti, che vedono l’intrecciarsi di aspetti culturali e giuridici, si sono palesati all’orizzonte negli ultimi anni, contribuendo ad incrinare il modus operandi tradizionale appena descritto. La progressiva diffusione del fenomeno del Copyleft24 ha spianato la strada ad una crescente sensibilità verso modelli di gestione dei diritti d'autore che permettano all’autore stesso, attraverso la licenza, di indicare ai fruitori che l’opera può essere utilizzata, diffusa e, talvolta, anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. La concessione selettiva di alcune facoltà al fruitore dell’opera diventa elemento abilitante non solo per l’instaurarsi di un modello innovativo di applicazione del diritto d’autore, ma anche per la concettualizzazione di nuovi e variegati modelli di business connessi al riuso delle opere non più protette secondo la disciplina canonica. È facile notare che, ad oggi, nei meandri di Internet vi sono una pletora di progetti che si ispirano alla filosofia del Copyleft: queste iniziative, alla luce delle licenze aperte, rendono disponibili una gamma infinita di contenuti creativi liberamente fruibili e ridistribuibili. L’interminabile lista di esempi annovera, ad esempio, il software Open Source (coperto da licenze GNU General Public License [42], GNU Lesser General Public License [43] o European Union Public License [44]) nonché i numerosi materiali disciplinati da licenze Creative Commons [45], GNU Free Documentation License [46], CopyzeroX [47], ArtLibre [48] et similia. L’ascesa di questi nuovi strumenti giuridici e di una rinnovata visione culturale ha iniziato a permeare anche le mura delle organizzazioni pubbliche. Nelle realtà virtuose, la dottrina dell’”open by default” sta progressivamente soppiantando l’approccio “ottriato” all’Open Data, precedentemente in auge: anziché essere elargito dall’alto (come, per l’appunto, le prime carte costituzionali “octroyée”), il dato pubblico deve essere, nei limiti della tutela della privacy, “geneticamente aperto” e accessibile a chiunque senza barriere di alcuna natura. Come suggerito dall’Associazione Italiana per l’Open Government [49], l’apertura del dato si ricollega ad una concetto più ampio di apertura della “macchina pubblica”, il quale fa riferimento alla capacità delle istituzioni pubbliche di ridefinire le modalità di approccio e relazione con i cittadini e le comunità locali, rispetto agli schemi burocratici tradizionali: la direzione intrapresa mira a nuove forme di interazione basate su bidirezionalità, condivisione e partecipazione ai processi decisionali dell’amministrazione, attuabili mediante i nuovi strumenti digitali. L’applicazione al dato pubblico di licenze Open Database Licence e di licenze Creative Commons, talvolta declinate in forme concepite ad-hoc per la PSI25, conduce ad un dato pubblico intrinsecamente aperto che, propagandosi a valle nella filiera, determina un modello contrapposto a quello schematizzato in Figura 20. La nuova fattispecie, infatti, prevede che il dato fluisca nell’ecosistema permanendo aperto e che, qualora vi siano soggetti desiderosi di applicare delle forme di chiusura, essi debbano ricorrere a meccanismi di prezzo. Le “forze di apertura” e le “forze di chiusura” del dato appaiono quindi invertite rispetto al modello precedente (Figura 21). La risultante apertura intrinseca del dato spiana la strada a nuovi modelli di business emergenti che fanno leva su questa caratteristica precipua della PSI al fine di predisporre ricompense per le imprese che, rilasciando inizialmente set informativi secondo licenze che prescrivono l’apertura del dato, si riservano poi di rendere disponibili i dati in forme alternative a beneficio di coloro che vogliano incorporare i dati in esame all’interno di soluzioni proprietarie. Raccordandosi con la sezione 6.4, è possibile annoverare a titolo 24
L'espressione inglese Copyleft è un gioco di parole incentrato sul legame con la locuzione Copyright. La parola "right" significa "diritto" (in senso legale), mentre la parola “left” indica “consentito”; inoltre, il gioco di parole agisce su un secondo significato: “right” (ovvero "destra") viene scambiata con "left" (ossia “sinistra”). 25 A titolo esemplificativo, è possibile citare UK Open Government License [50] in ambito inglese e, rispetto alla scenario italiano, Italian Open Data License [51].
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esemplificativo il caso in cui la licenza di partenza non contempli riusi di tipo commerciale (e.g., CC BY-NCSA): nel momento in cui un attore riusatore è intenzionato ad un utilizzo dei dati con finalità di vendita, egli deve negoziare con il detentore dei dati un pagamento al fine di ottenere il consenso previo rinuncia formalizzata da parte del titolare dei diritti. In termini di Database Right, è possibile citare nuovamente la Open Database License (ODbL) [52]: qualora il riusatore intenda rilasciare un lavoro derivato senza seguire i vincoli imposti dalla licenza (e.g., share-alike, keep open), egli si troverà a negoziare con il detentore dei dati forme alternative di licensing che siano funzionali allo specifico riuso. Sebbene sussistano ancora notevoli criticità dovute alla difficile difendibilità di siffatti modelli di business di fronte ad infrazioni perpetrate da qualche soggetto non ligio, è possibile asserire che il fiorire di questi modelli testimonia un indubbio punto di svolta nella relazione tra prezzi e proprietà intellettuale, aprendo interessanti spazi per esplorare nuove forme di pricing legate all’informazione.
Forze orientate alla chiusura
Equilibrio
Pagamento per la chiusura del dato
In numerosi casi, i "forzieri" si aprono!
Dottrina dell’”Open by Default” Licenze Creative Commons Licenze Open Database
Forze orientate all’apertura Figura 21 – Scenario caratterizzato dal dato aperto di default
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6.8 I pilastri abilitanti e le barriere al riuso della PSI La fase conclusiva dei colloqui effettuati con le imprese intervistate è stata dedicata al tratteggiare la visione aziendale rispetto ai fattori di sviluppo e di blocco attualmente presenti nel riuso dell’informazione pubblica26. Prima di procedere alla sintetica disamina delle macro-categorie di fattori in gioco, è opportuno chiarire che, osservando globalmente il fenomeno del riuso della PSI, i pilastri abilitanti e le barriere possono essere considerati alla stregua di facce della medesima medaglia. In merito alla stessa tematica, infatti, opportune azioni di policy poste in essere in maniera tempestiva rappresentano punti di forza così come l’inerzia pubblica e l’inadeguatezza normativa costituiscono debolezze: le due facce della medaglia possono essere simboleggiate da forze di intensità diversa che si contrappongono originando, di volta in volta, differenti forze risultanti. Complessivamente, i principali aspetti emersi possono essere classificati in tre grandi filoni: aspetti culturali, aspetti normativi, aspetti tecnici. Aspetti culturali Prendendo in esame una pluralità di casi, si è compreso che le barriere di natura tecnico-giuridica, che appaiono lampanti agli occhi dell’osservatore, non siano fenomeni endogeni capaci di autogenerarsi spontaneamente: difatti, dietro ad essi, spesso si celano macroscopiche questioni culturali, le quali devono essere necessariamente affrontate con perspicacia poiché assai radicate all’interno delle organizzazioni pubbliche. Una sintesi dei nodi culturali spesso irrisolti, con palesi ricadute sull’efficacia delle iniziative di apertura del dato, è di seguito riportata. In primis, non tutti i decisori pubblici sembrano aver acquisito familiarità con il nuovo paradigma che, con sfaccettature diverse, si affaccia incalzante all’orizzonte, conducendo gli enti governativi (e la società nel suo complesso) verso una visione più aperta, trasparente e partecipativa (cfr. sezione 6.1). Più complicata ancora diventa, in taluni casi, la piena comprensione del potenziale derivante dalla PSI in chiave economica e di utilità sociale. Al fine di evitare che il potenziale insito nel dato pubblico rimanga inespresso, è auspicabile che gli organi pubblici non abbraccino il paradigma Open Data solo per cavalcare una moda o perché “oggi si deve fare così” ma, piuttosto, essi dovrebbero manifestare ed interiorizzare una sincera convinzione rispetto ai benefici che l’esposizione ed il riuso della PSI sono in grado di “sprigionare” nella società. Le ricadute positive possono estrinsecarsi in molteplici modi (e.g., realizzazione da parte di sviluppatori spontanei di applicazioni orientate alla trasparenza governativa ed all’utilità pubblica, lancio di nuove soluzioni commerciali da parte di operatori afferenti al settore privato, avvio di programmi scientifici di tipo data-intensive) ma l’aspetto più rilevante è che tali forme non sono prevedibili ex-ante in quanto frutto della creatività e dell’acume residente nella società. La PSI diventa così un catalizzatore dei processi di innovazione stimolando una continua creazione di valore che, agli occhi del PSI holder, assume a volte tratti di serendipità. In secondo luogo, un enorme fattore di freno è legato alla titolarità del dato pubblico, elemento che genera non poche controversie. La PSI, essendo prodotta dagli organismi pubblici nell’espletamento delle loro funzioni, può considerarsi finanziata attraverso l’imposizione fiscale; questa semplice assunzione, se 26
Alla luce della composizione variegata del campione rispetto alla dimensione geografica, è pleonastico ribadire che i risultati emersi costituiscano uno spaccato utile a delineare indicazioni di policy generali ma non necessariamente riconducibile alla realtà piemontese.
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sottoscritta, condurrebbe ad asserire che la titolarità della PSI ricade sulla collettività. Il dato generato dagli organismi pubblici, fatte salve le esigenze di riservatezza generale e di protezione del dato individuale, dovrebbe quindi appartenere a tutti mentre gli enti pubblici sarebbero qualificati come gestori del patrimonio informativo che, ad un certo punto, dovrebbe essere restituito ai suoi legittimi proprietari cosicché questi possano effettuarne il consumo ed il riuso. L’anzidetta visione pare, però, ancora idilliaca giacché è rinvenibile, con immenso rammarico degli imprenditori intervistati, una forma frequente di ritrosia rispetto alla “restituzione” del dato. Tale riluttanza pare ascrivibile al concorso di numerosi fattori, tra cui la difesa impavida della proprietà intellettuale sui contenuti prodotti tra le mura della galassia pubblica, il timore che la pervicacia collettiva possa evidenziare imprecisioni nel patrimonio informativo stesso o condotte di dubbia trasparenza, la preoccupazione che determinati atti e decisioni possano essere contestati o (al peggio) invalidati in virtù di errori riscontrati e l’impreparazione in caso di ricezione di feedback provenienti dalla comunità. Proseguendo nell’esplorazione delle evidenze emerse, dalla sovrapposizione delle voci raccolte nel corso delle interviste, si è appreso che una delle incertezza più difficili da eradicare in capo agli imprenditori riguarda il commitment espresso dai soggetti pubblici rispetto al rilascio del dato. Un’impresa che investe tempo, risorse umane, tecnologiche e finanziarie allo scopo di costruire una proposizione di valore efficace basata sulla PSI, supportata peraltro da robustezza tecnologica, scalabilità architetturale e affidabilità sistemica, considererebbe la rimozione dei dataset utilizzati o il loro non aggiornamento alla stregua di un “fallimento epico” capace di scardinare l’architettura d’impresa e di vanificare i notevoli sforzi profusi. Questi eventi, capaci di destare turbamento in capo agli imprenditori che costruiscono linee di business incentrate sulla PSI, non sono purtroppo così rari, poiché cambiamenti nelle giunte, avvicendamenti nel management degli enti pubblici, riallocazioni del budget, ridefinizioni delle roadmap tecnologiche e nuove esigenze organizzative possono condurre ad un mutamento in itinere dei dati rilasciati o dei loro formati. Inoltre, talvolta, le iniziative di esposizione del dato appaiono sporadiche e poco lungimiranti, in quanto frutto di momentanee ondate di entusiasmo, le quali conferiscono un orientamento al breve periodo, poco incline al considerare il ciclo di vita dell’informazione nella sua totalità. L’impegno duraturo richiesto a gran voce dagli attori economici che gravitano attorno al dato pubblico ha in primis una radice culturale, dalla quale si diramano direttive politico-strategiche tese a garantire la permanenza e l’aggiornamento del dato a valle di un’adeguata assegnazione di fondi e del coinvolgimento di personale qualificato. Il panorama pubblico, infine, presenta una nutrita lista di casi in cui la frammentarietà, ingeneratasi a livello amministrativo ed organizzativo nell’implementazione di programmi di apertura del dato, inibisce l’erogazione di servizi che richiedono una certa massa critica per andare a regime in termini di efficienza. Per far sì che i benefici indotti a livello sistemico superino i costi di gestione, appare necessario porre in essere azioni di coordinamento tra PSI holder i quali, anziché rimanere isolati all’interno dei rispettivi silo, divengono nodi di un unico network improntato alla sinergia ed alla comune valorizzazione delle risorse: una ridefinizione delle forme di interrelazione tra gli enti pubblici detentori di PSI può spianare la strada ad una manovra corale che, orchestrata centralmente, divenga capace di mettere in risalto le individualità precipue dei vari nodi costituenti il network così costituitosi. Superando frizioni, anch’esse aventi una matrice culturale, dovute ad individualismi, differenti visioni politiche e manifestazioni della sindrome del “not invented here”, si può instaurare un clima cooperativo costituente un terreno fertile per la raccolta e la condivisione di best practice, per l’individuazione di ontologie e formati comuni e per creazione di infrastrutture accentrate destinate all’esposizione del dato in modalità “one stop shopping”. Adoperando una visione prospettica, è ragionevole asserire che l’implementazione di un modello “a rete” sia prodromico alla formazione di alleanze rivolte non solo al mondo pubblico, ma anche ad imprese ed attori afferenti alla società civile: in questo modo, la “massa critica” così creata diventa preziosa per l’acquisizione 36
di potere negoziale all’interno dello scacchiere socio-politico, per l’organizzazione di eventi (ad esempio hackathon tesi alla sviluppo collaborativo di applicazioni di pubblica utilità) e, soprattutto, per instaurare un ambiente “polifonico” ed inclusivo. Aspetti normativi La “gelosia” riscontrabile in alcuni enti pubblici rispetto alla custodia dei dati rappresenta sicuramente un baluardo non facilmente contrastabile che porta con sé l’erompere di implicazioni di natura giuridica. Osservando su scala globale i fenomeni di regolamentazione all’accesso, si nota ictu oculi come la legittimazione all’esercizio del diritto di accesso a risorse informative generate da enti pubblici sia un fattore che ancora divide tra di loro gli ordinamenti giuridici. In talune realtà, infatti, ai fini dell’accesso i soggetti devono essere qualificabili come interessati, ovvero portatori di interessi diretti, concreti e attuali, corrispondenti ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata alla risorsa alla quale è chiesto l’accesso. In ambito europeo27, la riforma di matrice anglosassone (Freedom of Information Act [53], risalente al 2005), dal canto suo, ha introdotto la possibilità di accedere a qualsivoglia atto o documento pubblico indipendentemente dalla presenza di di interessi particolari da parte del richiedente. I riflessi di questi differenti orientamenti giurisprudenziali, peraltro in costante evoluzione, sono evidenti anche in termini di dato pubblico: se l’accesso al dato non è garantito totalmente ed a chiunque, sia la trasparenza sia il riuso vengono fortemente frenati. Rispetto ai gradi di apertura del dato, il passaggio dal “closed by default” all’“open by default”, già tratteggiato nelle precedenti sezioni, rappresenta un punto di svolta assolutamente degno di nota: il dato “geneticamente aperto”, ovvero accessibile a chiunque, fin dalla sua genesi e senza alcuna barriera, consente di superare i retaggi che tendevano a privilegiare la protezione del dato per mero amore della tutela intellettuale, tralasciando l’eccezionale potenziale di valorizzazione della PSI. Fornendo uno scorcio sul panorama italiano, alcune vicende riguardanti il patrimonio artistico-culturale risultano particolarmente eloquenti. È tutt’altro che raro che operatori fornitori di servizi informativi legati (direttamente o indirettamente) al comparto turistico, settore indubbiamente trainante per l’economia della nostra penisola, si siano visti negare dalle autorità preposte l’autorizzazione a pubblicare immagini di opere d’arte custodite in musei e siti storici pubblici. Con riferimento al settore artistico, un utilizzo più raziocinante e meno conservatore delle licenze potrebbe liberare un caleidoscopio di risorse informative oggigiorno agevolmente disseminabili, grazie ad Internet, senza arrecare nocumento alcuno ai creatori. Con riferimento specifico al Piemonte, regione capace di convogliare significativi flussi turistici sulla scia delle olimpiadi invernali svoltesi nel 2006, l’apertura dei “forzieri”, che segregano immagini e dati relativi alle opere artistiche, potrebbe svolgere un ruolo propulsivo per rafforzare il potenziale attrattivo grazie ad iniziative informative e promozionali esportabili anche su larga scala. In chiusura, tornando alla tematica nella sua generalità, è opportuno evidenziare che la dottrina dell’”open by default” deve poi essere tradotta in linee operative che prevedano anche la sistematizzazione e l’armonizzazione di un coacervo di licenze dal cui connubio dovrebbe nascere un corpus normativo condiviso costituente la testata d’angolo di una compiuta interoperabilità legale. Ad oggi, alcuni segnali incoraggianti giungono dall’utilizzo sempre più diffuso delle licenze Creative Commons, capaci di formalizzare le condizioni di utilizzo dell'opera (e.g., attribuzione, commerciabilità, creazione di opere derivate, condivisione allo stesso modo) dando vita ad un continuum che permette di spaziare da licenze piuttosto restrittive (e.g., CC BY-NC-ND) al pubblico dominio (i.e., CC0). Accanto a questo fenomeno 27
Al di fuori dell’Europa, in un altro paese di common law, ovvero gli USA, norme finalizzate all’imposizione di regole inerenti l’accesso a documenti prodotti da enti governativi erano già state emanate ben prima: il Freedom of Information Act [54] risale al 1966, mentre la sua versione elettronica (Electronic Freedom of Information Act [55]) ha visto la luce del 1996.
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emergente di convergenza, si registrano tentativi nazionali di dare vita a framework normativi specifici rispetto alla PSI28 ma, scrutando l’orizzonte, appare significativa la spinta da parte della comunità di interesse verso un inquadramento normativo più ampio capace di originare una licenza unica a livello europeo29. Aspetti tecnologici La facoltà di accedere fisicamente al dato secondo un framework giuridico appropriato rappresenta una conditio sine qua non ai fini del riuso della PSI, sia che questo sia orientato al profitto sia che questo abbia finalità alternative. La mera messa a disposizione del dato pubblico, però, non è sufficiente a garantirne l’elaborazione automatica mediante calcolatori, poiché i vari formati impiegati per l’organizzazione e la memorizzazione del dato, così come i molteplici protocolli utilizzati per l’accesso, giocano un ruolo estremamente critico: in altre parole, l’accesso è nulla senza l’accessibilità. Lungo questa traiettoria, numerose evidenze empiriche testimoniano la modesta attitudine di buona parte dei dataset pubblici all’elaborazione automatica. Addentrandosi nella tematica, è possibile constatare che le interviste condotte hanno evidenziato una pluralità di circostanze in cui il dato al quale l’impresa riusatrice desidera accedere non è strutturato mediante linguaggi di mark-up30 oppure in cui il linguaggio prescelto, sebbene provvisto di elementi sintattici adibiti al tagging, non è facilmente interpretabile dai calcolatori automatici31. In situazioni siffatte, pur di poter acquisire dati allettanti non altrove disponibili, non poche imprese si ritrovano costrette a ricorrere al c.d. scraping, i.e., tecnica in cui un programma estrae dati a partire da un documento originariamente prodotto per essere letto dall’occhio umano. Altre volte, il dato di interesse dell’azienda riusatrice, seppure memorizzato ricorrendo a formati strutturati, non è reperibile attraverso API. In questo caso, i soggetti desiderosi di elaborare il dato compiono il download di un file, avente un determinato formato strutturato 32, ogniqualvolta vogliano effettuarne l’acquisizione: questo pattern di interazione, che non consente una chiamata periodica verso un’interfaccia applicativa, sebbene sia il predominante, appare poco adatto a supportare servizi in tempo reale contraddistinti dal rapido variare dei valori contenuti nell’insieme informativo. Inoltre, spostandosi verso tematiche più sofisticate, è quanto mai preponderante la presenza di dati “isolati”, ovvero non interrelati a livello semantico e non rispondenti ad un’ontologia comune. Nella variegata galassia dei dati pubblici, esistono alcuni enti, solitamente di dimensioni considerevoli e dotati di
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Facendo riferimento agli esempi già introdotti nella sezione precedente, è possibile ricordare UK Open Government License [50] e Italian Open Data License [51]. 29 Nella ridda di rumor registrabili in merito a questa tematica, è possibile segnalare alcune iniziative recenti caldeggiate da comunità spontanee di intellettuali ed esperti del settore. Un esempio particolarmente significativo, capace di riscuotere un successo non indifferente a livello mediatico, è stato proposto dalla Communia Association [56]. 30 Esempi di questo tipo si hanno allorché il documento è basato sui comuni formati adibiti alla descrizione di pagina (e.g., PDF) o su formati impiegati in fase di editing testuale (e.g., DOC, ODT). 31 Rispetto a questa fattispecie, si pensi a pagine ipertestuali HTML, in cui i tag sono usati allo scopo di formattare a livello logico e fisico (con il supporto di fogli CSS) i contenuti di una pagina Web, senza contribuire a classificare semanticamente il dato ivi presente. 32 Esempi che ricadono ampiamente all’interno di questa casistica sono formati di testo in cui i campi sono separati da un apposito carattere di demarcazione (e.g., CSV) o, alternativamente, metalinguaggi (e.g., XML), ovvero linguaggi atti a descrivere documenti strutturati mediante tecniche di mark-up.
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budget adeguati, i quali33 hanno armonizzato i propri dati all’interno della “nuvola” del Linked Open Data 34 (Figura 22); parallelamente, gli alacri sforzi profusi da sviluppatori provenienti dalla società civile hanno condotto alla pubblicazione di dati “linkati” nell’ambito di progetti spontanei di un certo cabotaggio 35. Queste realtà appena evidenziate costituiscono, però, casi di particolare eccellenza che si discostano sensibilmente dalle situazioni comunemente riscontrabili negli ecosistemi esaminati.
Figura 22 – Linked Open Data Cloud (fonte: Wikipedia)
Alla luce delle criticità odierne, la vox populi emergente nelle comunità di sviluppatori lascia trasparire, per il futuro, grandi speranze derivanti dall’inarrestabile fenomeno del Linked Data. I dati, infatti, se isolati, hanno poco valore; viceversa, il loro valore aumenta sensibilmente quando differenti archivi di dati, prodotti e pubblicati in modo indipendente da diversi soggetti, possono essere incrociati o aggregati
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Tra i PSI holder che hanno armonizzato i propri dataset all’interno della Linked Open Data Cloud si possono menzionare il governo statunitense [57], il governo britannico [58], l’ufficio statistico europeo [59], la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite [60] ed il Congresso statunitense [61]. 34 Il Linked Data è una metodologia che permette di aggregare e collezionare dati provenienti da fonti distribuite al fine di creare una rete di inferenze tra i vari dati sparsi nel Web. L’iniziativa Linking Open Data [62], in particolare, ha lo scopo di creare una rete di dati aperti e disponibili a tutti: la risultante interconnessione degli stessi dataset pubblicati, resa possibile grazie al ricorso sistematico a RDF e URI, consente un grado di interoperabilità su larga scala altrimenti impensabile. 35 Per una panoramica sui progetti spontanei condotti in questo ambito a livello italiano, sia faccia riferimento a Linked Open Data Italia [63].
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liberamente dal fruitore [64] grazie alla definizione di lessici comuni che configurano l’esistenza di un vocabolario condiviso. Per riassumere le numerose questioni attinenti ai formati da impiegare per l’esposizione del dato pubblico, è opportuno riferirsi ad un celebre schema proposto da Tim Berners Lee [65]. L’inventore del World Wide Web, ricorrendo ad una scala ordinale molto semplice (c.d. five stars) delinea un climax nella processabilità automatica del dato in funzione dei formati di memorizzazione (Figura 23): muovendosi lungo un ideale continuum, si parte da dataset semplici, che sono liberi in termini di licenze ma che appaiono di difficile elaborazione, per giungere a dataset avanzati, confacenti ai dettami del Web Semantico (grazie all’utilizzo di open standard, quali RDF per la descrizione e SPARQL per l’interrogazione) ed organizzati in modalità “linked” al fine di garantire la piena comprensione del contesto.
Figura 23 – 5 Star Linked Open Data [65]
Sempre in chiave prettamente tecnologica, accanto all’uso dei formati più idonei all’elaborazione automatica del dato, vi sono altre tematiche degne di nota. La qualità del dato stesso, ad esempio, è un indubbio tallone d’Achille dell’intera “impalcatura” Open Data in ambito pubblico, come testimoniato da molti imprenditori che si confrontano quotidianamente con questo aspetto e, ancor più, come desumibile dai numerosi imprenditori che ancora rifuggono dall’uso della PSI all’interno dei propri processi di business. Come già accennato nelle righe precedenti, l’improvvisa rimozione dei dataset utilizzati o il loro non aggiornamento tempestivo sono aspetti critici che rischiano di scardinare una logica applicativa ormai avviata da parte dell’impresa riusatrice. Allargando la visione, la qualità del dato giunge a lambire un’altra tematica, anch’essa mission critical: l’accuratezza. Invero, è tutt’altro che rara la proliferazione di errori (sistematici o casuali) all’interno dei dataset, così come la presenza di valori missing, che inficiano l’affidabilità dell’input, il quale si discosta così rispetto alle attese del riutilizzatore. Un fattore che contribuisce a complicare la faccenda è rappresentato dalla difficoltà riscontrata negli attori detentori di PSI a recepire commenti e correzioni provenienti dalla comunità. La proverbiale farraginosità di questa prassi allontana l’ecosistema PSI-centrico dal mondo Open Data di matrice più sociale36, in cui gli archivi vengono gestiti dalla comunità stessa, facendo sì che i contributi frutto dell’intelligenza collettiva possano dinamicamente trovare accoglimento nei database originali.
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Esempi paradigmatici che possono essere menzionati in questo caso sono costituiti da DBpedia [66], FreeBase [67] e GeoNames [68].
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Infine, benché possa apparire tardivo affrontare questo argomento nel secondo decennio del terzo millennio, non devono sfuggire all’occhio dell’attento analista gli strascichi del passaggio da supporto cartaceo a supporto digitale. Negli ultimi lustri la capillare diffusione dei sistemi informativi all’interno dei dipartimenti pubblici, combinata con la spinta verso la digitalizzazione del dato e verso la dematerializzazione delle transazioni, ha reso possibile una rivoluzione copernicana contraddistinta da effetti assai pervasivi: ciascun pubblico ufficio ha adottato dispositivi informatici e telematici per l'acquisizione, l'elaborazione, l'archiviazione, il trasporto e la conservazione documentale, generalmente con pieno valore tra le parti e verso i terzi, mostrando una rilevante discontinuità nella struttura dei rapporti intra-organizzativi e inter-organizzativi. Al fine di raggiungere benefici tangibili (e.g., persistenza del dato, riduzione degli oneri di processo, ri-orientamento del personale verso operazioni a maggior valore aggiunto, incremento nella trasparenza, attenuazione del numero di errori, crescita della velocità di perfezionamento delle pratiche, integrabilità con altre filiere concatenate) sono però stati necessari molteplici cambiamenti a livello organizzativo, a cui sono state affiancate scelte di natura tecnologica. Queste ultime non sempre sono state improntate alla standardizzazione, generando set di dati digitali derivati tra loro totalmente disomogenei la cui modifica in itinere è spesso eccessivamente dispendiosa nonché ostacolata dalla difficile integrazione tra sistemi legacy e sistemi di ultima generazione. Questa disomogeneità nella rappresentazione dei dati, che ha le sue radici in scelte condotte temporibus illis, con grande rammarico degli imprenditori intervistati si è protratta fino ad oggi, sia favorendo l’impiego di formati di memorizzazione disagevoli (e talvolta deprecati) sia influenzando in chiave negativa la qualità dei dati stessi.
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7. Conclusioni e indicazioni di policy Il presente studio esplorativo è stato condotto con l’intenzione di contribuire al dibattito attualmente in atto sul ruolo dell’informazione pubblica come strumento di sviluppo socioeconomico. In particolare, si è voluto fornire un punto di vista differente rispetto a quelli finora offerti dalla letteratura grazie ad una focalizzazione sui modelli di business, ovvero sui razionali sottostanti la generazione, la veicolazione e l’appropriazione del valore nella fornitura di servizi e prodotti che si avvalgono dell’informazione pubblica. In altri termini, lo studio ha voluto cercare di aggiungere al dibattito sulla stima della ricchezza che l’informazione pubblica può generare una prospettiva relativa al “se” tale ricchezza potrà essere generata da aziende orientate al profitto e, soprattutto, attraverso “quali” meccanismi. Oltre a fornire un contributo in termini di formalizzazione semplice e rigorosa di alcuni aspetti strategici relativi al riutilizzo dall’informazione pubblica a fini commerciali, l’attività di ricerca condotta ha generato una serie di evidenze che hanno permesso di enucleare alcuni importanti messaggi sul tema in esame, i quali vengono brevemente ripresi di seguito.
Da una prima attività di mappatura non esaustiva delle principali esperienze presenti in Europa, il riuso orientato al profitto dell’informazione pubblica sembra essere una realtà non marginale con livelli eterogenei di maturità all’interno dei diversi stati membri. Inoltre, dall’analisi di tale attività di riuso emerge la presenza di due tipologie di mercato (mercati fluidi vs. oligopoli) caratterizzati da differenti gradi di apertura con cui viene rilasciata l’informazione oltre che da differenti meccanismi di creazione del valore.
Dall’analisi della catena del valore è stato possibile identificare quattro principali posizionamenti tramite i quali classificare le imprese impegnate nel riuso del dato pubblico a fini di profitto. In particolare, è possibile distinguere tra abilitatori e riutilizzatori tout court oltre che tra chi fa dell’informazione pubblica un ingrediente fondamentale della propria proposizione di valore e chi invece la utilizza come strumento complementare di attrazione attraverso di tecniche di service advertising (i.e., lo sviluppo di servizi diffusi gratuitamente e marchiati con il brand dell’azienda che si vuole promuovere).
I casi di studio condotti hanno permesso di evidenziare la presenza di otto modelli di business attualmente implementati dagli attori dell’ecosistema. In particolare, la scelta del modello di business da adottare è funzione della posizione ricoperta lungo la catena del valore e di scelte di carattere strategico.
Con l’incalzante affermarsi del modello Open Data, sembra emergere all’orizzonte un cambio di paradigma concernente la fruizione dell’informazione. In un mondo contraddistinto da barriere che ostacolano l’accesso dell’informazione, la fruizione di quest’ultima è vincolata ad un esborso finanziario. Con l’avvento di un paradigma spiccatamente orientato all’apertura del dato (c.d. open by default), invece, l’accesso all’informazione avviene gratuitamente mentre forme di pagamento possono essere richieste allo scopo di mantenere riservato il risultato contenuto in opere derivate.
La consapevolezza del ruolo cruciale che l’attore pubblico gioca nella valorizzazione della risorsa PSI ha condotto all’estrapolazione di alcune considerazioni di policy; le suddette indicazioni, benché orientate principalmente alla committenza, potrebbero risultare di interesse anche per altri decisori politici che intendano comprendere più a fondo e sostenere attivamente il ruolo della PSI nella promozione dello sviluppo socioeconomico.
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La messa a disposizione della PSI in modalità open ed il suo utilizzo da parte di attori socioeconomici rappresenta un tassello fondamentale nel processo di ridefinizione del perimetro del settore pubblico che è attualmente in atto, spinto da una ricerca di più alti livelli di efficienza e di trasparenza.
L’apertura del dato pubblico, con la conseguente accentuazione delle sue caratteristiche di non rivalità e non escludibilità, risulta essere conciliabile con un suo utilizzo in attività orientate al profitto. L’incremento del grado di apertura e accessibilità, infatti, sembra portare ad un mutamento dei meccanismi di creazione del valore, spostando le fonti di vantaggio competitivo da aspetti finanziari e tecnologici ad aspetti funzionali e di conoscenza di specifici domini verticali.
Le principali attività orientate al profitto che sono state rilevate operano a livello internazionale o nazionale. Questa evidenza suggerisce la presenza di una scala minima necessaria al fine di rendere finanziariamente sostenibili tali attività: l’anzidetto risultato, per quanto possa derivare dall’ancora prematura fase di sviluppo in cui è stato condotto lo studio, sottolinea comunque l’importanza di un’attività di coordinamento a livello europeo ed italiano al fine di valorizzare adeguatamente gli sforzi condotti a livello locale in materia di apertura del dato.
Dalla disamina delle esperienze recensite, si evince che le fonti di informazione pubblica che a livello europeo attirano maggiormente le attenzioni del settore privato sembrano essere quelle finanziarie, legislative e geografiche. In aggiunta, uno sguardo sulla situazione italiana rivela una forte potenzialità legata alla valorizzazione delle fonti informative relative al patrimonio turisticoculturale.
Per quanto concerne le barriere allo sviluppo del riuso degli open data, le indicazioni emerse dalle interviste possono essere così sintetizzate: 1. definizione di un framework legale chiaro in grado di sopravvivere all’avvicendamento delle varie amministrazioni, al fine di permettere agli imprenditori di impostare pianificazioni strategiche di lungo periodo, 2. maggiori garanzie sulla qualità e sulla continuità dell’aggiornamento dei dati, 3. promozione tra i funzionari pubblici di una cultura che porti a percepire l’informazione come un bene da valorizzare e che sappia distinguere tra proprietà e tutela del dato.
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8. Riferimenti bibliografici [1]
The Economist, "Data, Data http://www.economist.com/node/15557443
Everywhere",
Special
Report,
2010,
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Information
License,
Act,
Communia
Association,
[57] Portale Open Data del governo statunitense, http://www.data.gov [58] Portale Open Data del governo britannico, http://data.gov.uk [59] Ufficio statistico europeo, http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home [60] Portale Open Data della Food and Agriculture Organization http://www.fao.org/countryprofiles/geoinfo/geopolitical/resource
delle
Nazioni
Unite,
[61] Portale Open Data del Congresso statunitense, http://www.govtrack.us [62] Iniziativa Linking Open Data ad opera del http://www.w3.org/wiki/SweoIG/TaskForces/CommunityProjects/LinkingOpenData
W3C,
[63] Linked Open Data Italia, http://www.linkedopendata.it [64] Rizzo, G., Morando, F., De Martin, J.C., “Open Data: la piattaforma di dati aperti per il Linked Data”, Informatica e diritto, 20(1-2), 493-511, 2011 [65] Visione di Tim Berners Lee sul Linked Data, http://www.w3.org/DesignIssues/LinkedData.html [66] DBpedia, http://www.dbpedia.org [67] FreeBase, http://www.freebase.com [68] GeoNames, http://www.geonames.org
46
Appendice: rappresentazione formale dei modelli di business emergenti
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
Visual analytics
Meccanismo di prezzo
Premium
Freemium
Free
À la carte
Limitazione funzionale
Spinta pubblicitaria
Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 24 – Prodotti/servizi premium (rappresentazione mediante framework)
Raccolta e strutturazione dei dati, sviluppo della logica applicativa
Creatività, competenze tecniche, risorse finanziarie
Sviluppo ed evoluzione del software, gestione dei clienti
Fornitura di funzionalità ad elevato valore basate su PSI
Medio o lungo periodo, gestione automatizzata o personalizzata
Clientela generalmente di tipo business (B2B)
Generalmente web
Pagamenti a pronti o mediante sottoscrizione periodica
Figura 25 – Prodotti/servizi premium (rappresentazione mediante "canvas")
47
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
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Freemium
Free
À la carte
Limitazione funzionale
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Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 26 – Prodotti servizi freemium (rappresentazione mediante framework)
Raccolta e strutturazione dei dati, sviluppo della logica applicativa
Creatività, competenze tecniche, risorse finanziarie
Sviluppo ed evoluzione del software, gestione dei clienti
Fornitura in modalità conveniente di funzionalità basate su PSI
Medio o breve periodo, gestione automatizzata
Clientela generalmente di tipo consumer (B2C)
Web, app per dispositivi mobili
Pagamenti per accesso a funzionalità o dati aggiuntivi
Figura 27 – Prodotti/servizi freemium (rappresentazione mediante "canvas")
48
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
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Free
À la carte
Limitazione funzionale
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Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 28 – Simil Open Source (rappresentazione mediante framework)
Raccolta e strutturazione dei dati, sviluppo della logica applicativa
Creatività, competenze tecniche
Sviluppo ed evoluzione del software, gestione dei clienti
Fornitura in modalità "aperta" di dati PSI
Lungo, medio o breve periodo, gestione automatizzata o personalizzata
Clientela estremamente eterogenea (B2B, B2G, B2C)
Web
Pagamenti per servizi a valore aggiunto o per modifiche alla licenza
Figura 29 – Simil Open Source (rappresentazione mediante "canvas")
49
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
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Free
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Limitazione funzionale
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Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 30 – “Rasoio e lamette” (rappresentazione mediante framework)
Esposizione dei dati via API, messa a disposizione di capacità di calcolo
Risorse di storage, risorse di calcolo
Gestione ed evoluzione del parco tecnologico
Facilitazione nell’accesso a risorse PSI
Breve periodo, gestione automatizzata
Sviluppatori, scienziati
Piattaforme di cloud computing
Pagamenti ondemand per capacità computazionale
Figura 31 – “Rasoio e lamette” (rappresentazione mediante "canvas")
50
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
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Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 32 – Piattaforme orientate alla domanda (rappresentazione mediante framework)
Provider di servizi di cloud computing
Raccolta e strutturazione dei dati, esposizione via API
Risorse di storage, risorse di calcolo
Gestione del parco tecnologico, mantenimento dei dati
Facilitazione nell’accesso a risorse PSI
Medio o lungo periodo, gestione automatizzata
Sviluppatori
Piattaforme "one stop shopping" di accesso ai dati
Pagamenti per servizi avanzati o per set di dati raffinati
Figura 33 – Piattaforme orientate alla domanda (rappresentazione mediante "canvas")
51
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
Visual analytics
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À la carte
Limitazione funzionale
Spinta pubblicitaria
Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 34 – Piattaforme orientate all'offerta (rappresentazione mediante framework)
Strutturazione dei dati, esposizione via API, esposizione via GUI
Risorse di storage, risorse di calcolo
Gestione del parco tecnologico, mantenimento dei dati
Facilitazione nell’esposizione di dati PSI
Facilitazione nell’accesso a risorse PSI
Lungo periodo, gestione personalizzata
Piattaforme di gestione dei dati
Enti pubblici detentori di PSI (versante pagante)
Sviluppatori (versante non pagante)
Pagamenti dinamici in base a dimensione dei dati, banda richiesta, chiamate API
Figura 35 – Piattaforme orientate all'offerta (rappresentazione mediante "canvas")
52
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
Visual analytics
Meccanismo di prezzo
Premium
Freemium
Free
À la carte
Limitazione funzionale
Spinta pubblicitaria
Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 36 – Promozione del marchio (rappresentazione mediante framework)
Società di sviluppo software, agenzie di comunicazione
Raccolta dei dati, sviluppo della logica applicativa, promozione
Creatività, competenze tecniche
Sviluppo software, marketing, evoluzione del servizio
Fornitura di un servizio di utilità basato su PSI
Breve periodo, gestione automatizzata
Ampio pubblico
Web, app per dispositivi mobili
Ricavi generati da linee di business estranee alla PSI
Figura 37 – Promozione del marchio (rappresentazione mediante "canvas")
53
Tipologia di elaborazione del dato
Ruolo della PSI nella proposizione di valore
Aggregazione
Bene finale scambiato
Strutturazione e classificazione
Ingrediente chiave di un prodotto
Geo-referenziazione
Ingrediente chiave di un servizio
Validazione
Ingrediente marginale di un prodotto
Integrazione di più fonti
Ingrediente marginale di un servizio
Visual analytics
Meccanismo di prezzo
Premium
Freemium
Free
À la carte
Limitazione funzionale
Spinta pubblicitaria
Sottoscrizione
Limitazione temporale
Sovvenzione incrociata
Royalty
Limitazione dimensionale
Costi marginali nulli
Figura 38 – Sviluppo per terze parti (rappresentazione mediante framework)
Negoziazione con i clienti, raccolta dei dati, sviluppo della logica applicativa
Sviluppo di soluzioni white label basate su PSI
Medio o lungo periodo, gestione personalizzata
Aziende desiderose di promuoversi attraverso la PSI
Creatività, competenze tecniche
Sviluppo software, gestione dei clienti
Pagamenti lump sum o periodici per le soluzioni realizzate
Figura 39 – Sviluppo per terze parti (rappresentazione mediante "canvas")
54
Settembre
sistemaSLHPRQWHLW