ntro e c il o s no a s e e v r ta p tico slo Gorizi o v si colas ia n i c s Puc a i di v
2 - goriziaeuropa n. 5-6/12
in questo numero:
TESSERAMENTO 2012
Intervista al Segretario del PD di Gorizia Enzo Dall’Osto pag. 3 La scandalosa vicenda del Tribunale di Gorizia Giuseppe Cingolani - Enzo Dall’Osto pag. 5 La Galleria Bombi resti pedonale ma con adeguate aree di sosta Bruno Crocetti pag. 6 Il tramway, “un segno della memoria” che rischia di scomparire Enzo Dall’Osto pag. 7 L’Aeroporto e il “polo aeronautico” Intervista al Presidente della Spa Medeot pag. 9 Autoporto: indifferenza generale sulle sue sorti Carlo Michelutti pag. 10 Tondo distrugge la sanità isontina,Gorizia che fa? Giuseppe Cingolani pag. 11 Salvare il punto nascita pag. 12 Primarie: come si vota pag. 13 Pierluigi Bersani pag. 14 Laura Puppato pag. 15 Matteo Renzi pag. 16 Tre domande a Debora Serracchiani pag. 17 Darko Bratina: attualità di una eredità impegnativa Nicolò Fornasir pag. 18 Una vita, un impegno: ricordo a 15 anni dalla scomparsa pag. 19 Ripensare e rilanciare la piazza Transalpina Oliviero Furlan pag. 19 Circoscrizioni NO, Associazioni SI’ Carlo Andrea Rojic pag. 20 Attività dei consiglieri comunali e provinciali del PD di Gorizia pag. 21 Il nuovo canile di Gorizia e l’ombra del danno erariale
L’iscrizione può essere fatta presso la nuova sede del Partito, a Gorizia in viale d’Annunzio 15 la sede è aperta con orario 10.00-12.30 e 16.00-19.00 dal lunedì al venerdì Recapiti telefonici: 0481 533456 0481 531436 fax 0481 549222 indirizzo di posta elettronica del Circolo:
[email protected]
Giuseppe Cingolani pag. 22 Il dialogo possibile A colloquio con Livio Semolic Presidente del SKGZ pag. 23 Il Fondo de Simone della Biblioteca Statale Isontina Marco Menato pag. 24 L’Emporio solidale a Gorizia Gianluigi Panozzo pag. 25 Il centenario della “grande guerra “ Italo Chiarion - Carlo Michelutti pag. 26 Costruire la comunità: né giungla, né tribù Forum valori Michele Cassese pag. 27 Le iniziative del PD pag. 28
goriziaeuropa
Giornale del Partito Democratico di Gorizia A n n o 5 ° - n o v e mb r e 2 0 1 2 - n u me r o 5 e 6 b ime s tr a le R e g . Tr ib u n a le d i G o r iz ia d e l 2 7 /11 /0 9 n . 0 8 /2 0 0 9 R e d a z io n e: G o r iz ia - v ia le D ' A n n u n z io , 1 5 - te l 0 4 8 1 5 3 1 4 3 6 D i re t t o re re s p o n s a b i l e : M a r z i o L a m b e r t i G r a fic a e la y o u t: Sa lv a to r e Simo n c in i S ta m p a : G r a fic a G o r iz ia n a , v ia G re g o rc ic - G o r iz ia
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 3
Nostra intervista al riconfermato segretario del Circolo PD di Gorizia
Enzo Dall’Osto Enzo Dall’Osto è stato confermato alla guida del Partito democratico di Gorizia che già in tutti questi mesi aveva guidato con un mandato pro-tempore. Il nuovo segretario si è presentato come candidato unico, segno che su di lui vi era ampia convergenza. Il mandato scadrà alla fine del 2013. All’assemblea c’è stata una grande voglia di partecipare, come hanno dimostrato le oltre 80 persone presenti, e l’appassionato dibattito che è seguito all’intervento introduttivo del candidato e che s’è prolungato ben oltre i tempi previsti. Ora a Dall’Osto spetterà la nomina dell’esecutivo e la definizione dei gruppi tematici del PD chiamati, tra l’altro, a definire una serie di punti fondamentali per Gorizia sui quali verrà chiamata ad impegnarsi Debora Serracchiani nella sua campagna per le regionali 2013. Al riconfermato segretario la Redazione ha posto una serie di domande. Ecco le risposte: Segretario, il principale obiettivo per il PD è dare risposte e individuare percorsi nuovi in grado di contribuire a far uscire Gorizia dalla crisi. Lo scenario in cui si trova ad agire il PD di Gorizia non è facile, e pone una serie di interrogativi e difficoltà che non vanno negate. Abbiamo bisogno di rimboccarci le maniche da subito, con dedizione, realismo, e recuperando entusiasmo. Questo, lo sappiamo, un sentimento raro e prezioso. Ma di cui abbiamo bisogno, perché le sfide sono tante, e fare partito non significa fare solo testimonianza. Stiamo vivendo una fase di impetuose trasformazioni alle quali Gorizia non rimarrà indenne. Sappiamo quanto sia diffusa, e vincente, la tentazione di un ritorno al passato, alla conservazione dell’esistente e ai piccoli privilegi. La crisi (ma io preferisco chiamarla la “grande trasformazione” dell’economia e della società) ci mette con le spalle al muro: o saremo noi, i cittadini, la politica, a prendere le decisioni, oppure ci sarà qualcun altro che lo farà al nostro posto. In questa trasformazione dell’economia e della politica, anche noi a livello locale dobbiamo mettere un grande sforzo di immaginazione e, soprattutto, un oculato uso delle scarse risorse a nostra disposizione. Risorse umane, di tempo, di denaro, che non vanno sprecate e fatte girare a vuoto.
Enzo Dall’Osto è più rinviabile. Allo stesso modo è necessario riflettere sull’esperienza dei Gruppi tematici, che hanno svolto un buon lavoro e di cui ne ha ancora bisogno il Partito ma sopratutto il gruppo consigliare, che devono organizzarsi da sé all’interno di un contesto di trasparenza e efficacia, all’interno di alcuni parametri fissati dal partito con l’obiettivo che a riflessione ed impegno corrisponda alla fine un risultato proporzionato. I partiti ,che vivono un momento di crisi, rappresentano comunque la base della democrazia e della partecipazione. Quali i principali problemi che hanno bisogno di maggior attenzione e riflessione da parte di iscritti e simpatizzanti?. Noi attualmente siamo nel pieno della campagna elettorale per le Primarie nazionali. Dobbiamo lavorare affinché siano un momento di crescita e confronto e non un terreno per scontri personali e posizionamenti strumentali in vista di future candidature e ricompense. A questo proposito, permettetemi una riflessione personale sull’utilità di questo passaggio, che avviene senza conoscere la legge elettorale con cui andremo al voto né gli schieramenti di forze che oggi sono tutte in ebollizione e ben lungi dal trovare una configurazione soddisfacente. Forse sarebbe stato più costruttivo indire un Congresso, per decidere con metodo democratico programmi ed alleanze, che invece ci sono stati calati dall’alto e che possono essere, almeno in teoria, ribaltati in qualsiasi momento. Ma sia nell’attività delle primarie, sia in quella dei vari ambiti in cui si esercita l’attività del partito, è indispensabile che lealtà e correttezza siano i fondamenti nei rapporti, fondamenti che devono crescere in ogni ambito. Tutti gli iscritti devono sentirsi di casa nel loro partito, e contribuire ad uno sforzo collettivo che è oggi particolarmente necessario ed importante.
Come infondere nuovo slancio e come rilanciare il Circolo di Gorizia dopo l’esito negativo delle comunali? Dobbiamo porre alle nostre attività degli obiettivi possibili e verificabili, in modo da motivare maggiormente iscritti e componenti degli organismi, essere più concreti, trovare spunti di miglioramento. Dobbiamo puntare di più su un uso intelligente, positivo e produttivo dei mezzi informativi e delle reti, per risparmiare su tempi e costi e massimizzare la qualità, la rapidità e le opportunità di comunicazione e condivisione delle informazioni. Occorre inoltre traguardare ad una Conferenza organizzativa del Siamo alla vigilia di elezioni regionali e politiche. Uno dei partito comunale per una “revisione della macchina” e mettere temi scottanti è il destino della provincia di Gorizia che a punto strumenti concreti per il cambio di passo che ormai non anche Romoli vorrebbe eliminare..
4 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Dobbiamo valutare la forte messa in discussione delle Province nell’ottica della politica nazionale di revisione della spesa. Ma con chiarezza ci opporremo in ogni sede a soluzioni che sacrifichino il solo territorio isontino, ben consapevoli che un atteggiamento esclusivamente difensivo non può che fare il gioco di quei “poteri forti” che nelle aree friulana e giuliana stanno solo aspettando di cogliere i frutti delle “razionalizzazioni”. Occorre renderci conto che la soppressione della provincia di Gorizia porta con sé il ridimensionamento della presenza di ogni sorta di uffici pubblici e privati finora articolati a livello provinciale, per non parlare dell’annosa questione della sanità, continuamente sottoposta al “tira e molla” del Presidente della Giunta regionale Tondo. Vedi quanto succede in questi giorni con il Punto nascita . Il centro destra che governa questa città non cerca rapporti con l’isontino di cui Gorizia è il capoluogo, per cui la città appare pericolosamente isolata. Certamente. Il PD continuerà ad incalzare su questo aspetto l’amministrazione comunale che sta assistendo inerte se non complice ad un disegno che le è ormai del tutto sfuggito di mano. Il dramma di chi governa questa città è che non gode dell’appoggio, né lo ha mai cercato, di quel territorio di cui Gorizia è ancora, almeno sulla carta, il capoluogo. Noi, come PD di Gorizia, ci poniamo come priorità la costruzione di alleanze territoriali ad ampio raggio, sia nell’Isontino che negli altri territori regionali, che sono imprescindibili per presentare e condividere problemi e soluzioni che non interessino solo la nostra piccola città. Una tale azione, ad esempio, sarebbe stata evidentemente utile in un caso come quello del Tribunale. Ricordiamoci che per questo militiamo in un partito nazionale e non in una lista civica che esaurisce la sua funzione e la sua utilità ai confini del territorio del proprio del Comune. Dopo le comunali di maggio in cui il centro sinistra s’è dimostrato inadeguato, quali sono i rapporti con il centro sinistra e in generale con le altre forze politiche? A Gorizia anche dopo la sconfitta elettorale i rapporti con il resto del centro sinistra sono più sereni e costruttivi di quanto avvenga a livello nazionale. Ma un’ulteriore analisi ed approfondimento sul risultato delle Comunali può essere utile per rilevare ulteriori punti di miglioramento e di crescita. Non va sottovalutato, in particolare, che alla novità invocata dal centrosinistra in termini programmatici ed ideali non è corrisposta un’altrettanta innovazione sotto il profilo del “contenitore”. Occorre riflettere profondamente se una coalizione così tradizionale come quella proposta nella recente competizione, dal PD a sinistra, con un rilievo così accentuato a componenti di autotutela etnico-linguistica, fosse coerente con i contenuti della campagna. Questi schemi non solo non sono più sostenibili, non danno solo adito a inconcludenti derive a difesa di interessi particolari a discapito di quelli di quella comunità intera che dovrebbero invece arricchire, ma non offrono alcuna prospettiva di crescita di una classe dirigente alternativa e preparata e, in termine ultimo, favoriscono la stagnazione anche nella parte politica che dal 1994 ad oggi ottiene regolarmente un riscontro nelle urne. Occorre insomma riflettere ancora sul voto delle comunali anche per poter capire di più la città per individuare risposte e linee strategiche nuove. E quali gli impegni più urgenti che il PD di Gorizia deve affrontare? Senz’altro l’emergenza sociale. E’ sempre più estesa ed è dettata dalla crisi di reddito di persone ed imprese, strettamente correlata alla riduzione dei posti di lavoro e all’impoverimento delle famiglie. Il numero dei disoccupati ha toccato nella nostra provincia vertici inediti da fine Anni Ottanta, Il territorio goriziano ne è rimasto colpito in pieno perché è il più debole. Tra le quattro province del FVG è quello con il più basso valore aggiunto pro capite e non eccelle in nessuno dei tre macro settori (agricoltura,
industria e servizi). Ed è evidente che per il possibile nuovo sviluppo del nostro territorio non potremo più usufruire delle agevolazioni e trattamenti particolare di un passato anche recente Dobbiamo porre come centrale, anche in tempi di crisi, un welfare adeguato ai bisogni reali delle famiglie e delle persone, con una spiccata attenzione alle categorie deboli e svantaggiate, ai nuovi poveri e ai focolai di degrado. Non smetteremo di incalzare la Giunta in Consiglio comunale, di studiare e proporre soluzioni, di apprendere buone pratiche da Comuni retti da amministratori capaci e preparati che magari possono offrire degli spunti anche a noi a Gorizia.. Ma incombono le elezioni regionali e politiche della prossima primavera… Il secondo impegno è il lavoro in vista delle regionali e delle politiche del 2013. Sono elezioni che devono offrire una risposta alla gravissima crisi morale, politica ed economica, attraverso l’apertura di un nuova fase politica in forte discontinuità con la precedente. Ci interessa che Gorizia possa avere nuovamente, in seno alla futura regione, una maggiore rappresentanza cosa che è mancata negli ultimi anni quando si trattava di prendere decisioni importanti. Tra i punti che verranno presentati a Serracchiani, ci sarà ad esempio la salvaguardia dell’Ass, e l’avvio di una vera collaborazione con l’ospedale di Sempeter, ed il finanziamento alle università a patto che queste collaborino e non si sovrappongano. Siamo convinti che Gorizia possa superare le difficoltà mettendo a frutto le grandi risorse di intelligenza, responsabilità e dedizione di molti suoi cittadini. Questa è la prospettiva del Partito democratico di Gorizia.
Oscar di bilancio: la Provincia al secondo posto Per il terzo anno consecutivo, la Provincia di Gorizia giunge seconda all’Oscar di Bilancio, sezione Province. Il primo posto è stato vinto dalla Provincia di Genova, mentre al terzo è arrivata un’altra Provincia della nostra regione, quella di Trieste La manifestazione nazionale, nata nel 1954, premia le pubbliche amministrazioni che comunicano con efficienza i propri bilanci, rispettando gli obblighi di legge in maniera tempestiva e che descrivono in termini chiari e trasparenti il loro lavoro con una particolare attenzione al cittadino. Insomma una contabilità da Oscar in grado di mostrare con chiarezza lo stato finanziario dell’Ente, i progetti realizzati, i programmi di investimento ma anche il bilancio sociale delle attività, ossia del “come” le risorse investite abbiano prodotto beni e servizi di pubblica utilità. Il tutto comunicato con chiarezza ai cittadini. E’ quello che hanno mostrato di saper fare gli enti finalisti e in particolare i sei vincitori dell’ Oscar di Bilancio 2012 della Pubblica Amministrazione (Regione Toscana, Provincia di Genova, La Spezia per i Comuni Capoluoghi, Castel Maggiore (Bo) per quelli non Capoluoghi, la ASL di Trento e l’ Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma). I “campioni” sono stati votati da una Giuria altamente qualificata tra una lista di 16 finalisti, che a loro volta hanno superato una attenta selezione da parte delle Commissioni di segnalazione, che quest’anno hanno esaminato un numero di rendiconti superiore a quello degli anni passati Il premio, è stato consegnato all’assessore Sara Vito, a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Nelle motivazioni per il premio alla Provincia di Gorizia, la Giuria ha messo in rilievo le qualità di un bilancio che «offre una adeguata e dettagliata presentazione dei dati contabili, completa del Bilancio Sociale e di Genere; buona anche la comunicazione ai cittadini, come dimostra anche uno specifico documento indirizzato agli Under 14, e apprezzabile la fruibilità e leggibilità di tutta la documentazione sul sito istituzionale».
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 5
La scandalosa vicenda del Tribunale il Tribunale di Gorizia
Ora la priorità è difendere insieme l’Isontino devastato dai poteri regionali
Il PD: “Nuova proposta per ampliare il Tribunale di Gorizia. Finora hanno prevalso i rapporti di forza”
La recente scandalosa vicenda della riorganizzazione dei Tribunali dimostra che l’Isontino è sistematicamente penalizzato a vantaggio dei centri del potere regionale. Che si tratti di sanità, come nella recente riforma Tondo, o di riordino degli enti e delle istituzioni, le presunte razionalizzazioni lasciano sempre intatti i veri sprechi, e si abbattono unicamente su chi ha minore forza politica, come il nostro territorio. Non più tardi di un paio di mesi fa il Governo nazionale propose una riorganizzazione dei Tribunali. che prevedeva in un primo tempo che il Tribunale di Palmanova sia accorpato a Gorizia, in modo da ampliare il bacino d’utenza del nostro Tibunale, portandolo a circa 250.000 abitanti, più o meno come quello di Trieste. Il Consiglio Superiore della Magistratura diede un parere tecnico favorevole all’’accorpamento di Palmanova al capoluogo isontino, sostenendo che la situazione precedente nella nostra regione “fortemente squilibrata, ad esempio a sfavore di Gorizia, presenta ora un maggiore equilibrio per bacino e popolazione”. L’accorpamento del Tribunale di Palmanova a quello di Gorizia avrebbe reso obbligatoria, entro sei mesi, la revisione degli organici, portando tra l’altro al raddoppio dei magistrati di Gorizia, rimediando così alla nostra storica carenza di organico. Ma di fronte a questa possibilità i parlamentari dell’udinese, di ogni forza politica, si sono scatenati: come riportano i verbali, alcuni di essi sono intervenuti pesantemente nelle Commissioni Giustizia del Parlamento, pur non essendone membri permanenti, portando ridicoli argomenti a favore dell’accorpamento del Tribunale di Palmanova a Udine invece che a Gorizia. Le pressioni politiche hanno prevalso sul giudizio dei tecnici: il Tribunale di Palmanova sarà accorpato a Udine, e il nostro Tribunale si trascinerà con un bacino d’utenza troppo piccolo e un organico insufficiente, in attesa della prevedibile chiusura. La prepotenza degli udinesi, di tutte le parti politiche, ha fatto risaltare la strutturale debolezza e forse la rassegnazione della politica isontina. Ma tutto ciò deve spingerci verso una nuova consapevolezza, unita ad uno scatto d’orgoglio. Dobbiamo renderci conto che la battaglia decisiva, per noi goriziani, non è tanto quella tra gli schieramenti politici, ma quella per l’equità di trattamento, a difesa dei cittadini isontini, contro lo strapotere e l’arroganza dei grossi centri regionali, che vogliono servirsi di tutti i partiti per imporre le loro logiche. Dobbiamo condurre questa battaglia tutti insieme, pur impegnati nelle rispettive forze politiche, chiedendo impegni precisi per il nostro territorio a chi si candidi al governo della Regione, a meno che non ci abbia già presi in giro, come Tondo sulla salvaguardia della nostra Azienda sanitaria. Se ciò non avverrà, i cittadini isontini avranno comunque perso. Giuseppe Cingolani
Non arrendersi alla vergognosa scelta di accorpare il Tribunale di Palmanova a Udine invece che a Gorizia, rilanciare una più equa proposta di riorganizzazione dei Tribunali in Friuli Venezia Giulia per non penalizzare sempre ed esclusivamente l’Isontino, reagire all’imposizione dei puri rapporti di forza da parte dei grossi centri regionali, ma anche tessere alleanze con i territori limitrofi: questi gli orientamenti emersi con forza dell’incontro aperto del Direttivo del PD goriziano sul tema “Il “caso” del Tribunale di Gorizia: dalle scelte virtuose nazionali alla situazione locale” svoltosi lo scorso 9 ottobre. Erano presenti Alessandro Maran, vice presidente del gruppo parlamentare PD alla Camera, Silvano Gaggioli, presidente dell’Ordine degli avvocati di Gorizia, Riccardo Cattarini, responsabile del Forum Giustizia del PD regionale, ed Enrico Gherghetta, presidente della Provincia. È stato espresso in modo energico lo sdegno per la scelta illogica e per nulla funzionale di accorpare la sezione distaccata del Tribunale di Palmanova a Udine piuttosto che a Gorizia, tradendo i criteri della legge delega stabiliti dal Parlamento, stravolgendo la prima versione del decreto governativo ed ignorando il parere tecnico del Consiglio Superiore della Magistratura, che aveva citato proprio l’accorpamento di Palmanova a Gorizia come esempio di una virtuosa riorganizzazione dei Tribunali. In questo modo, invece di riequilibrare, per bacino ed estensione, la rete dei Tribunali regionali, si crea un enorme circoscrizione, quella di Udine, con più di 530.000 utenti, e resta inalterato lo squilibrio a sfavore di Gorizia, segnalato dal CSM, che ha un bacino di soli 139.000 utenti. Durante l’incontro si è rilevato come i rappresentanti udinesi di tutte le forze politiche hanno esercitato pesanti pressioni per far modificare la prima versione del decreto governativo, badando unicamente all’interesse campanilistico del proprio territorio, senza alcun riguardo per la funzionalità del sistema giudiziario regionale. Il PD di Gorizia non ci sta, ed avvierà iniziative tese a ristabilire l’equità di trattamento per tutti i cittadini ed i territori della regione. Non mancheranno le iniziative specifiche per il Tribunale. Il PD avvierà contatti con tutti i rappresentanti politici ed istituzionali, nazionali e regionali, ma anche locali, per proporre una riorganizzazione della rete giudiziaria che garantisca un maggiore equilibrio demografico e territoriale. In particolare si vaglierà la possibilità di accorpare al Tribunale di Gorizia quelle aree che condividono con l’Isontino il medesimo sistema tavolare (nella Bassa Friulana il cervignanese), che ha una rilevanza giuridica diversa dal sistema catastale in vigore nel resto d’Italia. Questa proposta avrà il sostegno dell’onorevole Maran. Altre iniziative sono state preannunciate dal presidente dell’Ordine degli avvocati. Enzo Dall’Osto
capogruppo consiliare del Pd di Gorizia
segretario del Partito Democratico di Gorizia (sintesi)
6 - goriziaeuropa n. 5-6/12
La Galleria Bombi resti pedonale ma con adeguate aree di sosta Bruno Crocetti E’ da una quindicina d’anni che si discute se chiudere o meno galleria Bombi al traffico veicolare. Da quando il progetto vincitore del concorso bandito dall’Amministrazione Valenti ha previsto di farla attraversare da un trasportatore meccanico che collegasse piazza Vittoria con il parcheggio di via Giustiniani, inibendola al traffico veicolare. L’ipotesi del collegamento meccanico era stata poi congelata, in attesa di una decisione definitiva sul riutilizzo della galleria, finchè l’operazione di restyling illustrata qualche giorno fa dal Sindaco Romoli sembra avervi messo la parola fine. Dunque fra qualche mese (?) avremo una galleria completamente riqualificata, con un nuovo rivestimento hight-tech e una nuova illuminazione che ne renda sicuro e piacevole l’attraversamento ciclo-pedonale. Eppure, il tema della chiusura al traffico veicolare è ancora al centro del dibattito, con i commercianti di piazza Vittoria che chiedono di riaprire il tunnel alle auto, e si sovrappone a quello di come utilizzarne gli spazi per integrarli con l’offerta turistico-culturale del Centro storico. Gli operatori del commercio hanno ragione di preoccuparsi del crescente isolamento di piazza Vittoria, fuori dai circuiti dello shopping nonostante i recenti interventi di riqualificazione, e di chiedere soluzioni fisico-funzionali adeguate a ridare vita a quello che, un po’ enfaticamente, continuiamo a definire il “salotto buono” della città. Ma non credo che il tema fondamentale sia quello che le automobili possano raggiungere la piazza attraversando la galleria, quanto piuttosto quello di garantire nelle sue prossimità adeguate aree di sosta veicolare e di integrarla meglio con il sistema commerciale oggi ancora sviluppato lungo i Corsi cittadini estendendo e razionalizzando le pedonalizzazioni. Che il parcheggio di via Giustiniani non sia l’area di sosta ideale per chi intende entrare in centro storico è cosa nota: per chi arriva da fuori Gorizia è più naturale (e più piacevole) entrarvi attraverso Corso Italia o attraverso l’asse via Duca d’Aosta – via Sauro – via Roma; e che queste rimangano le direzioni privilegiate è anche interesse generale perchè conducono i visitatori nel cuore direzionale e commerciale della città, anche in vista della, speriamo prossima, riqualificazione del quadrilatero tra il Corso, via Boccaccio, via S.Chiara e via Cadorna. Continuo perciò ad essere dell’idea che il parcheggio ad est della galleria sia molto più adatto alla sosta di camper e caravan, possibilmente non solo di Goriziani, e che vada riqualificata la risalita al Castello lungo il parco urbano sul versante orientale del colle. Il tema della sosta veicolare è perciò centrale, e l’impostazione che è stata data al bando per la riqualificazione del Mercato coperto, che prevede la cessione all’impresa vincitrice delle aree comunali tra via Boccaccio e via S.Chiara senza alcun vincolo, né economico né tem-
L’ingresso della Galleria Bombi
porale, alla realizzazione del nuovo intervento di recupero urbano all’interno del quale è previsto il grande parcheggio sotterraneo di via Brass, è, in questo senso, sbagliata oltre ad intervenire con colpevole ritardo. Responsabilità dalle quali non è esente l’ASCOM, grande sponsor dell’operazione fin dai tempi del progetto Leonardo. In quanto al possibile utilizzo degli spazi della galleria Bombi per trasformarli in un elemento di attrazione ai fini turistico-culturali, l’idea non è priva di suggestioni anche se considerarla una “eccezionale risorsa per il rilancio turistico della citta”, come fa Francesco Fain dalle pagine de “il Piccolo”, mi sembra gettare il cuore un po’ troppo oltre l’ostacolo. Vedo però oggettivamente difficile farne un’appendice di un’area museale diffusa, non foss’altro che per la problematica convivenza con la libertà di transito dei mezzi di soccorso. Senza fare poi i conti con le crescenti difficoltà degli Enti locali di reperire adeguate risorse per la gestione e la manutenzione di contenitori che non siano destinati a servizi essenziali. In questo senso condivido quindi le perplessità del Forum, che pure aveva lanciato tra i primi l’idea di integrarla all’interno del progetto di “museo del Novecento”. Museo per museo, sarebbe stato forse più interessante ragionare su casa Bombi, ai tempi in cui era ancora di proprietà dell’ATER, che avrebbe dato più senso allo slogan dell’assessore Ziberna sulla galleria “centro vivo e pulsante della città”. Probabilmente, alla fine della fiera, potremmo esser già contenti se qualche Associazione culturale si rendesse disponibile a gestirla per allestirvi mostre temporanee, visto il cronico deficit di spazi espositivi. Certo, la situazione sarebbe potuta essere molto più favorevole se l’accesso meccanico al Castello fosse stato previsto con un ascensore verticale all’interno della galleria, secondo il modello Graz, ma la storia non si fa con i se e con i ma.
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 7
Il Tramway, un “segno della memoria” che rischia di scomparire Enzo Dall’Osto Nella presentazione del libro edito da Italia Nostra ONLUS nel 2009, dal titolo “La storica rimessa del tram a Gorizia”, entrando nel merito dell’abbandono in cui versa tutta l’area ed il deposito dei tram, il vicepresidente della sezione di Gorizia, Mario Chinese, sostiene, dopo i contatti con un possibile sponsor privato : ”… Infatti in Italia, paese ricchissimo di beni culturali alla cui tutela le pubbliche amministrazioni non sono sempre in grado di far fronte, l’intervento privato può salvare dalla rovina o addirittura dalla demolizione edifici e manufatti che sono preziose testimonianze del nostro passato..”. Siamo alle solite. L’amministrazione pubblica non ha le adeguate risorse economiche per mantenere e riqualificare il proprio patrimonio edilizio storico, situazione oggi aggravata dalla crisi economica e dagli indici restrittivi imposti dalla “revisione della spesa pubblica”, mentre il privato, è noto, investe solo se l’operazione risulta redditizia e garantisce un tempestivo ritorno economico dell’investimento. Quindi l’area in questione, già in avanzato degrado ed ammaloramento delle strutture, va ad allungare la lista già lunga di edifici pubblici abbandonati come i bagni pubblici di via Cadorna, l’ex Provveditorato agli Studi di via Leopardi, l’ex collegio Dante di via Orzoni, l’ex collegio Fabio Filzi di via Zara, le “Case Fogar” di via Ponte del Torrione, l’ex “Fabbrica tabacchi” di viale XX settembre oltre alla Banca d’Italia con annesse dependance, l’ex ospedale civile di via Vittorio Veneto, le palazzine ex U.S.L. di via Duca d’Aosta, le caserme dismesse da anni a Gorizia e Lucinico e non da ultimo le case cantoniere ex Anas. Una situazione sempre più drammatica che purtroppo risulta essere lo specchio della decadenza economica e della centralità amministrativa di Gorizia. Ma forse di tutto questo penoso elenco, la vecchia rimessa dei tram situata in p.le Saba, in prossimità della stazione ferroviaria, è una delle poche strutture e “segno della memoria” per le quali merita insistere ed impegnarsi per la salvaguardia, valorizzazione ed una nuova ade-
il deposito delle trenovia comunali (1930)
guata destinazione d’uso. Nel prezioso volumetto di Italia Nostra viene evidenziata la potenzialità turistica e logistica che potrebbe avere il recupero e riutilizzo di tale struttura. Infatti in altre città dell’ex Impero Austro-Ungarico e in particolare a Graz, una costruzione con analoghe caratteristiche architettoniche è ancora visibile e perfettamente funzionante. Su tale area edificata e sul suo giardino storico, presente già prima della grande guerra, c’era una proposta dell’APT, rivolta al Comune di Gorizia, che prevedeva la trasformazione di tutta l’area in un parcheggio a raso, funzionale al polo intermodale passeggeri gomma e ferro, con la creazione di c.ca 140 posti macchina. Il progetto in questione prevedeva altresì la demolizione di parte degli edifici preesistenti tra i quali la vecchia rimessa dei tram con le caratteristiche capriate del tetto e i suoi tamponamenti e serramenti in legno. La spesa per l’intervento di riqualificazione dell’area, che attualmente versa in uno stato evidente di abbandono e sulla quale va eseguita anche la bonifica dei tetti in eternit, era a totale carico dell’azienda dei trasporti che avrebbe ottenuto un ritorno economico dai parcheggi che in parte sarebbero stati a pagamento. Ma nel frattempo la situazione si è modificata perché a seguito del coinvolgimento della Soprintendenza per i beni architettonici l’edificio storico in questione è stato inserito nei beni di “interesse culturale”. Ma diversamente non poteva essere. Infatti in quel luogo ci sono le testimonianze della trasformazione industriale della nostra città; all’interno dell’autorimessa sono visibili ancora i binari che per quasi trent’anni hanno guidato il percorso dei tranway goriziani che collegavano le due stazioni ferroviarie ! Dovevamo demolire tutto questo? Ovviamente ora si pone il problema di tentare di conciliare due esigenze che appaiono distanti tra loro, mantenere la parte di struttura vincolata dalla Soprintendenza e attuare il parcheggio a servizio dei passeggeri e dei pendolari. Ma situazioni analoghe non sono già state risolte? Forse il parcheggio “SILOS” , il Magazzino 26 di Trieste e la citata riqualificazione presente a Graz, possono illuminare chi ha il compito di ponderare, scegliere e decidere. Gorizia pretende rispetto della sua storia, i pochi “segni della memoria” rimasti di una città mitteleuropea vanno salvaguardati, riqualificati per una fruizione della collettività e come immagine positiva della città.
8 - goriziaeuropa n. 5-6/12
ex deposito dei tram: tra recupero, progetto-parcheggio e vincoli architettonici “. È un edificio d’indubbio valore storico -ha detto Maddalena Malni Pascoletti Presidente di Italia Nostra-, con i binari originali all’interno, il tipico frontale di legno e la recinzione di muratura lungo la via di Manzano. Una costruzione del genere è ancora visibile e funzionante in altre città dell’ex Impero austroungarico come Graz. Merita, insomma, di essere salvata e valorizzata con una nuova e adeguata destinazione d’uso” …… “Sono pienamente d’accordo sulla necessità di non lasciare in preda al degrado e all’abbandono l’ex deposito degli autobus e, prima ancora, dei tram in piazzale Saba. Però il capannone, all’interno del quale vi sono i binari dei tram, non dev’essere abbattuto. Piuttosto va rifatta la copertura, previa bonifica dell’amianto. L’area, secondo Italia nostra, potrebbe essere trasformata in un Infopoint per i turisti, un bel punto d’accoglienza situato oltretutto in una posizione strategica, all’entrata della città per chi arriva sia in automobile sia in treno. Questo non precluderebbe la possibilità di realizzare, nell’ampia area dell’ex deposito, un parcheggio al servizio dei pendolari della ferrovia, anche se gli stalli saranno meno dei 150 ipotizzati dal Comune” (31/01/10 e 13/04/10 Il Messaggero Veneto ) Si allontana probabilmente in maniera definitiva l’ipotesi di veder trasformato in parcheggio l’ex deposito dei tram di piazzale Saba, all’ingresso nord della città. Sulle condizioni e le caratteristiche architettoniche del capannone ha avviato uno studio conoscitivo la Soprintendenza per i Beni storici del Friuli Venezia Giulia, che sta valutando le modalità di salvaguardia di un sito che costituisce un chiaro esempio di archeologia industriale. «Le Belle Arti hanno preso contatto con gli uffici comunali competenti per avviare un ragionamento sull’ex deposito - conferma il sindaco del capoluogo isontino, Ettore Romoli E’ prematuro dipingere gli scenari futuri: l’auspicio è che si riesca a tutelare un patrimonio storico della città, senza però finire in un vicolo cieco». Tradotto: il rischio è che un eventuale vincolo della Soprintendenza finisca in un colpo solo con il mantenere inalterate le condizioni di fatiscenza delle strutture, mandando al contempo in soffitta il progetto di realizzazione del parcheggio da 135 stalli, al quale da almeno un lustro sta lavorando l’APT, a più riprese vicina in passato alla firma della concessione di utilizzo dell’area di proprietà comunale, considerata in prospettiva importante valvola di sfogo per i pendolari che ogni giorno, prima di recarsi alla stazione ferroviaria per prendere il treno, abbandonano i propri mezzi nel parcheggio del vicino ospedale civile. Mantenere l’in-
tera struttura o preservare solo alcune parti del complesso? E’ l’interrogativo al quale cercano risposta gli esperti della Soprintendenza (Il Piccolo 01/06/11) Niente da fare per la trasformazione in parcheggio (ben 135 posti il deposito oggi auto) dell’ex deposito dei tram di piazzale Saba, a pochi passi dalla stazione ferroviaria. La realizzazione del progetto che avrebbe potuto garantire una boccata d’ossigeno per gli automobilisti e in particolare per i pendolari alla perenne ricerca di un parcheggio vicino alla stazione sembra ora definitivamente sfumata in seguito all’intervento della Soprintendenza per i Beni storici e all’interessamento di “Italia nostra”. Il pregio architettonico del capannone che ospitava i tram, costruito all’inizio del Novecento in ossequio allo stile “belle époque”, è indubbio ma altrettanto innegabili sono le condizioni di degrado, di fatto irreversibile, in cui da anni versa la struttura, situazione che non giova al decoro di una zona urbana che costituisce una delle “porte d’accesso” al centro cittadino. A mettere la parola fine al progetto è lo stesso sindaco Ettore Romoli che ha così risposto a un’interrogazione del consigliere comunale Michele Bressan (lista “Gorizia è tua”) nella quale si lamentavano l’impasse sul progetto e la cronica mancanza di parcheggi nell’area vicina alla stazione. “Avremmo fortemente voluto che quell’opera venisse realizzata, tra l’altro l’APT era pronta a farsi carico anche delle spese – ha puntualizzato il Sindaco - ma poi Italia Nostra è intervenuta chiedendo che venissero salvaguardate le strutture.( Il Messaggero Veneto 19/07/12 ) «Anni fa - ricorda il Presidente dell’APT Paolo Polli - la nostra azienda manifestò al Comune l’interesse per quell’area con l’intenzione di trasformarla in parcheggio, a raso, funzionale al polo intermodale passeggeri, gomma e ferro, quindi al servizio dell’utenza che ogni giorno arriva o parte da Gorizia sia con la corriera che con il treno. Allora, infatti, non sussisteva alcun vincolo culturale sull’immobile insistente sull’area in questione». Aggiunge Polli: «Se non ricordo male, nell’ultima stesura del Piano regolatore della città di Gorizia, l’area era stata definita “Servizi urbani e di quartiere–Parcheggio”, chiaramente individuando un naturale luogo di sosta all’ingresso della città. Successivamente il sito, o meglio la costruzione che sul sito insiste, è stata dichiarata di “interesse culturale” e, quindi, da salvaguardare. Tentare di conciliare due esigenze distanti tra di loro ha come risultato un notevole incremento dei costi e in più un quasi dimezzamento degli stalli». Quindi, niet. …. dai calcoli effettuati dagli esperti degli uffici tecnici comunali, i posti-macchina ricavabili dall’area sarebbero dovuti essere 134: di questi, una parte sarebbero stati a pagamento, l’altra a titolo gratuito per la felicità dei pendolari. La gestione dell’impianto sarebbe affidata all’APT, in forza di una convenzione stipulata con il Comune che (era il 2009) si sarebbe dovuta firmare «a breve». Ma tutto è rimasto sulla carta e, oggi, l’ex deposito dei tram sta crollando nel disinteresse pressoché generale. (Il Piccolo 13/08/12 F.F.)
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 9
Aeroporto e autoporto Dall’alto è evidente la vicinanza tra le aree del Consorzio industriale di S.Andrea, quelle di via Fermi, l’Autoporto e la Stazione confinaria (SDAG) e l’aeroporto. Un unicum eccezionale ma finora operante senza sinergie e a compartimenti stagni
L’Aeroporto e il “Polo aeronautico” Nostra intervista ad Ariano Medeot presidente della società di gestione del “Duca d’Aosta” dell’aeroporto di Gorizia Marco Rossi Ariano Medeot, Lei ha assunto quest’anno la presidenza della Società di gestione con la prospettiva concreta che, sviluppandosi un polo aeronautico, diventa fattibile il rilancio dell’attività della Spa, fino ad oggi mai decollata. Uno dei problemi è il rapporto con l’ENAC e l’acquisizione dell’intero sedime aeroportuale. A questo riguardo che prospettive ci sono? Attualmente è in corso una “ricognizione” della situazione. Ci stiamo presentando alle autorità locali dell’ENAC per poter ricostruire un rapporto di fiducia nei confronti della società di gestione del “Duca d’Aosta”, che troppe volte fino ad oggi ha promesso senza realizzare. L’obbiettivo finale è poter ottenere la concessione totale del sedime aeroportuale. Tutto ciò, ovviamente, senza intralciare Pipistrel che è una risorsa importante, anzi eventualmente sviluppando con essa delle sinergie.
Simulazione dell’ingresso della Pipistrell s.p.a.
Nel futuro dell’aeroporto solo attività industriale legate al volo quindi? È pensabile il trasferimento a Gorizia del traffico di aviazione generale di Ronchi che libererebbe l’aeroporto regionale da un traffico civile che ne impedisce il pieno sviluppo? Le attività industriali, nel progetto complessivo, hanno un ruolo importante perché sono fonte di reddito. Noi pensiamo che all’interno del progetto, seppur da realizzare ragionevolmente a lotti, si debba trovare spazio per tutti: abbiamo le associazioni, le attività sportive, il turismo, un’area verde per passeggiate e corsa. Queste sono tutte attività che possono contribuire alle spese di mantenimento, ma credo che il maggior gettito di risorse possa venire dal settore privato. Via Enrico Fermi è a ridosso del sedime e i capannoni industriali (per metà dismessi) hanno un accesso diretto con lo spazio aeroportuale: attraverso una convenzione tra il Consorzio Industriale di Gorizia e il Comune di Gorizia ci si potrà adoperare per l’insediamento di attività nel comparto aeronautico. Per quanto riguarda il traffico dell’aeroporto di Ronchi, confesso che non so quale traffico potrebbe essere dirottato su Gorizia , ma è una prospettiva che, una volta avviata l’attività di volo, certamente valuteremo. Tra le cose da fare, Lei sulla stampa ha elencato il mettere in sicurezza gli hangar, rifare tutta la recintazione, livellare la pista, garantire l’assistenza anti-incendio. Le risorse per tutto questo sono già disponibili? Come verranno reperite? Siamo ovviamente a livello embrionale , ma posso dire che uno dei canali per reperire fonti di finanziamento è la CCIAA con il Fondo Gorizia, con lo strumento del Fondo di rotazione. Ovviamente dovrà essere redatto un piano finanziario che con il reperimento dei finanziamenti, preveda degli introiti per poter sostenere il rientro delle rate: ad esempio la sopra citata presenza del comparto industriale. Non possiamo fare a meno di chiederle a che punto sia la “querelle” con la FAMA HELICOPTERS. L ’imprenditore ha formalizzato l’interesse per l’insediamento nel goriziano? Si è resa disponibile una sede idonea? Dopo l’articolo apparso sulla stampa (sul quotidiano Il Piccolo, n.d.r.) , ho inviato (come Presidente del Consorzio di Sviluppo Industriale e Artigianale di Gorizia (C.S.I.A.) una raccomandata a FAMA’ HELICOPTERS mettendomi a disposizione come interlocutore unico del territorio per trovare una soluzione. Abbiamo un’area di 28.000 mq parzialmente coperta con dei capannoni da sistemare ad hoc, che possiamo dare in locazione, anche per un periodo transitorio. Ovviamente è indispensabile, come qualsiasi ente pubblico, che ci arrivi un foglio con due righe in cui si manifesti un minimo di interesse, anche non vincolante!
10 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Questo per poter giustificare la messa in moto degli uffici, per poter trovare una soluzione condivisibile. Ad oggi non ho mai ricevuto risposta.
Autoporto: indifferenza generale sulle sue sorti ….Ma perché non si pensa di utilizzare gli spazi e le strutture ricettive dell’Autoporto per insediare quel Centro commerciale di via III Armata che tanto stenta a decollare?... Carlo Michelutti Qualche settimana fa si è assistito ad un ulteriore insediamento di piccole e medie imprese nell’area Science Park di Trieste e Gorizia ospitata in un padiglione dell’Autoporto di Sant’Andrea. Il sindaco Romoli nel corso della presentazione dell’iniziativa ha ricordato come l’area dell’Autoporto vada riconvertita il prima possibile “per evitare si trasformi sempre più in una cattedrale nel deserto”. Affermazione inquietante, che nessuno ha colto, nemmeno la SDAG, titolare della gestione del complesso di Sant’Andrea, quanto meno per fare il punto sulla situazione oltre che sul proprio operato, inteso verosimilmente a contrastare tale nefasta ipotesi. Poche notizie filtrano sul ruolo e sul futuro dell’Autoporto. Si sa che la SDAG si è occupata di una estesa sistemazione di impianti fotovoltaici per la produzione energetica, e di ospitalità, come si è detto, a iniziative come quella dell’Area Science Park e del Bic prima, tutte scelte lodevoli (prima fra tutte quella di aver ridotto il numero dei Consiglieri di amministrazione da undici a tre- Presidente compreso) ma che denunciano irrimediabilmente il tramonto del ruolo “istituzionale” di quella importantissima infrastruttura, cioè quello di snodo dei traffici internazionali di merci. Nato dalla lungimirante intuizione, ancora negli anni ‘60, della classe politica dell’epoca. Il nuovo valico confinario con la stazione doganale e poi l’annesso autoporto venne aperto nell’ottobre del 1981. Il complesso si avvalse degli Accordi di Osimo che ne finanziarono totalmente l’opera realizzata dal Comune di Gorizia con una celerità oggi inimmaginabile. L’attività dell’Autoporto ne fece, a cavallo fra il novecento e il duemila, il polo occupazionale più importante della città’ L’entrata di bilancio principale (il 50%) della società era costituita dal “ticket”, cioè da un prelievo corrispondente a sette euro levato su ciascun camion sdoganato ( non mancò chi notò la singolarità di una società’ per azioni il cui profitto principale derivava non dalla vendita di prodotti o servizi, ma da una specie di pedaggio). Te-
L’ingresso dell’Autoporto
veduta aerea della zona dell’Autoporto
nuto conto che i transiti commerciali complessivi nell’anno 2002 erano prossimi ai 500.000 ci si può rendere conto dell’entità dell’introito. Il declino, come è chiaro, ha origine il 1 maggio del 2004 con l’abbattimento delle barriere doganali e quindi con la cancellazione dell’obbligazione doganale, oggi esigibile soltanto per le merci trasportate da o verso stati non comunitari, talché una ulteriore pesante riduzione del gettito del ticket si avrà fra pochi mesi con l’ingresso della Croazia nell’ UE. Gli avvertimenti su di una possibile “desertificazione” dell’Autoporto non mancarono nemmeno in passato: nel 2005 il prof. Vladimir Nanut, che aveva retto per qualche mese le sorti della SDAG esclamava, abbandonando I’incarico: “La struttura rischia di diventare un Bronx degradato!”, mentre in Comune ci si chiedeva: “Che cosa vuole fare la SDAG dell’Autoporto? Un parco scientifico, un’area per la logistica. O un parco divertimenti?”. Ci furono comunque due occasioni di rilancio del ruolo dell’Autoporto, che però svanirono. La prima si presentò nel 1999 in occasione dell’Accordo di Associazione UE-Slovenia il cui art. 108 parlava dell’istituzione di zone franche di frontiera mediante accordi fra Italia e Slovenia “in base all’Accordo sulla promozione della cooperazione economica firmato a Osimo nel 1975”‘, il che significava, in sostanza, che si potevano trasferire e utilizzare in una zona della nostra frontiera, costituita per esempio dai complessi autoportuali di Sant’Andrea e di Vrtojba, le prerogative e le cospicue provvidenze fiscali, commerciali e produttive di quella Zona Franca Industriale del Carso introdotta dagli Accordi di Osimo, mai realizzata ma giuridicamente vive e valida. Ne nacque soltanto un convegno, nel 2000, durante il quale illustri esperti sollecitarono invano la classe politica ad imboccare quella strada, ancorché non agevole. La seconda occasione sfiorò l’Autoporto o la sua funzione più recentemente- allorché si profilò l’intervento Unicredit nel porto di Monfalcone, la cui operatività si sarebbe talmente dilatata da coinvolgere, in forma di “retroportualità”, gli autoporti di Sant’Andrea a Gorizia e di Fernetti a Trieste, occasione, come si sa, ugualmente perduta. Può essere interessante scoprire come si sono comportati gli altri autoporti di confine, quelli che a suo tempo avevano trasmesso la loro esperienza al Comune di Gorizia, di fronte alla caduta delle loro barriere doganali. L’Autoporto della Valle d’Aosta (Pollein) per esempio, fu sollecitamente convertito in un qrandioso centro commerciale e di svago, un complesso che oggi rappresenta un punto di forza di tutta l’economia della Valle. A questo proposito viene da chiederci: perché non si pensa di utilizzare gli spazi e le strutture ricettive dell’Autoporto per insediare quel Centro commerciale di via III Armata che tanto stenta a decollare? Ciò che colpisce è l’indifferenza generale che grava sulle sorti dell’autoporto. Si direbbe che la SDAG si accontenta dei canoni
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 11
La sanità isontina sotto attacco Tondo distrugge la sanità isontina, tradisce le promesse elettorali e si ricandida: Gorizia che fa? Giuseppe Cingolani
Le bugie di Tondo Il punto nascita chiude perché la struttura non è adeguata ? Ma all’inaugurazione del San Giovanni il 5 novembre 2008 così dichiarava: “Una struttura moderna e all’avanguardia, che ospiterà 256 posti letto”….un ospedale «tecnologicamente fra i più avanzati non soltanto della regione, ma di tutto il Nordest”. L’Azienda sanitaria isontina va accorpata a quella triestina? Ma alla Gran festa di primavera di Gorizia, il 25 aprile 2008, dopo la sue elezione così dichiarava : “ È mia intenzione mantenere gli impegni per la provincia di Gorizia, a cominciare dallo stop alla creazione di un’unica Azienda sanitaria di area vasta con Trieste. Porteremo qui a Gorizia una sede di direzione regionale e un centro di alta formazione di studi europei con la collaborazione del governo”.
avviare la Trombolisi; ripristinare gli orari di apertura degli Sportelli della Prevenzione; garantire la sicurezza e la qualità del punto nascita a Gorizia, eventualmente creando un unico reparto dislocato nelle due sedi di Gorizia e Monfalcone. Tondo non è venuto incontro a nessuna di queste richieste. Egli stesso aveva dichiarato che Romoli sarebbe stato il suo diretto interlocutore per il nostro territorio, per rimediare allo smacco dell’assenza di assessori isontini. Perché ora Romoli vale meno di zero per Tondo? Gli assessori goriziani Del Sordi e Romano hanno avuto la coerenza di dichiarare che, se Tondo chiuderà il punto nascita, faranno lo sciopero del voto. Chiediamo anche a Romoli e a tutto il centrodestra goriziano di prendere una posizione netta e coerente: se il presidente della Regione continuerà a fare il contrario di ciò che loro stessi chiedono, dicano apertamente che Tondo non può essere più votato a Gorizia. E Zappalà, che è medico nel nostro ospedale, segretario regionale dell’UDC e in procinto di diventare direttore del dipartimento di chirurgia, cosa fa per difendere e promuovere Gorizia? Alle prossime elezioni tornerà ad allearsi con chi devasta la sua città?
Il centrosinistra :«Così Tondo distrugge la nostra sanità» «Tondo distrugge la sanità isontina, tradisce le promesse elettorali e si ricandida. A sei mesi dalle urne, il centrodestra goriziano dica che non è più votabile»: è il messaggio lanciato ieri mattina dai gruppi consiliari del centrosinistra di Gorizia (Pd, Sel, Rc-Federazione della sinistra, Gorizia è tua, Idv). «Chi ci toglie tutto – tuona Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd – non avrà i nostri voti. Tondo ha preso per i fondelli gli elettori isontini. Nel 2008 ha infatti dichiarato che non ci dovranno essere più figli e figliastri è sottolineato l’intenzione di mantenere gli impegni per la provincia di Gorizia, a cominciare dallo stop alla creazione di un’unica azienda sanitaria di area vasta con Trieste. Ora invece ci toglie l’azienda sanitaria». Cingolani, poi, sottolinea che la sospensione per sei mesi del punto nascita di Gorizia, è «l’ennesima presa per i fondelli»: «Noi chiediamo a Tondo di prendere una posizione ufficiale ora e non dopo le elezioni regionali». …… si chiede di prendere atto che «su nessuna delle nostre richieste, che il sindaco Romoli si era impegnato a portare avanti, Tondo è venuto incontro a Gorizia e dunque considera Romoli e la sanità isontina meno di zero”». Da qui l’invito al sindaco e al centrodestra, sulla scia di Del Sordi e Romano, allo sciopero del voto contro Tondo. Livio Bianchini di Sel ha sottolineato che «visto che l’Ass ha 2 milioni e 200 mila euro in più, ha i fondi per la sala operatoria nel punto nascita e per medicina nucleare» e che le colpe vanno ascritte ai politici e non al direttore generale dell’Ass. Marco Rota del PD ha invocato le dimissioni della giunta comunale e stigmatizzato il «comportamento kafkiano» di Del Sordi, da un lato portavoce del comitato di protesta e dall’altro membro della giunta. Al segretario regionale dell’Udc Leonardo Zappalà, infine, il centrosinistra domanda «cosa fa per difendere Gorizia e se alle regionali tornerà ad allearsi con chi devasta la sua città». (i.p Messaggero Veneto 03/11/12).)
Testo verticale
I politici goriziani di tutti gli schieramenti si impegnino a difendere e promuovere il nostro territorio contro chi lo massacra sistematicamente. Dobbiamo affermare insieme e a prescindere dall’appartenenza ai partiti: chi ci toglie tutto non avrà i nostri voti. Tondo ormai si è rivelato il vero distruttore della sanità isontina e goriziana. In campagna elettorale aveva promesso che non avrebbe accorpato l’Azienda sanitaria isontina a quella di Trieste. Ora vuole una riforma sanitaria in cui l’unica provincia a vedere soppressa la propria Azienda sarà la nostra. Questo è un gravissimo tradimento degli elettori. L’Autonomia dell’Azienda isontina è fondamentale anche in vista dell’integrazione con il vicino ospedale sloveno di San Pietro, che sarà facilitata dall’entrata in vigore, nel 2014, della Direttiva europea che liberalizza il ricorso alle cure nei paesi UE. Il Presidente della Regione è venuto nel 2008 ad inaugurare l’ospedale San Giovanni di Dio definendolo “una struttura all’avanguardia, tecnologicamente tra le più avanzate di tutto il Nordest” e rivendicando di averlo scelto come nuovo ospedale di Gorizia nel 1999, quando era assessore regionale alla sanità. Ora Bertoli, appena riconfermato Direttore generale, dice che il punto nascita di Gorizia deve essere chiuso anche perché è troppo distante dalla sala operatoria, e ci vorrebbero 300.000 euro per rimediare. Se dunque si afferma che l’ospedale scelto e inaugurato in pompa magna da Tondo è inadeguato, significa che Tondo non è all’altezza del suo ruolo. Riconosca il suo grave fallimento e si dimetta. Tondo ora dice che il punto nascita di Gorizia sarà chiuso solo temporaneamente per sei mesi, in attesa della decisione definitiva. Significa che vuole tenere tutto in sospeso fino a dopo le elezioni. Tondo non può continuare a prenderci per i fondelli: dichiari la sua scelta prima del voto. Attualmente a Gorizia mancano i primari di chirurgia, cardiologia, fisiatria e il direttore della farmacia. Inoltre i nostri servizi territoriali sono i più carenti per risorse economiche e di personale. Su nostra iniziativa anche il centrodestra ha approvato in Consiglio comunale una mozione in cui si fanno alcune richieste precise a Tondo: mantenere l’autonomia dell’Azienda sanitaria isontina anche in vista della collaborazione transfrontaliera, far ripartire la Medicina Nucleare;
12 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Documento dei sindaci dell’Isontino a difesa dei nostri servizi sanitari Gorizia, 2 agosto 2012: La Conferenza dei Sindaci della Provincia di Gorizia impegna il suo Presidente a farsi attivo promotore presso tutte le sedi istituzionali delle seguenti istanze: 1) mantenere l’autonomia organizzativa e di programmazione dell’Azienda sanitaria isontina, con pari riconoscimento istituzionale rispetto alle altre Aziende regionali, anche in vista della programmazione transfrontaliera, e respingere qualsiasi riforma del sistema sanitario regionale che non la garantisca; salvaguardare i servizi sanitari isontini ed evitare il loro ulteriore impoverimento, richiedendo una revisione dei criteri di finanziamento, riferiti alle Aziende e non alle Aree Vaste, secondo rigorosi e moderni studi improntati all’oggettività e alla scientificità, basandosi sull’equità, sulla qualità e sull’accessibilità del servizio per i cittadini, superando le attuali dinamiche che tendono a penalizzare l’area isontina e goriziana. Con ciò si dovrà rimediare anche alla grave carenza di personale che caratterizza i nostri servizi ospedalieri e soprattutto quelli territoriali; 3) garantire agli ospedali di Gorizia e di Monfalcone la piena funzionalità, assicurando loro il mantenimento delle prestazioni di base ed alcune specialità in un’ottica di pari dignità nel contesto di Area Vasta. Ci preoccupa la prospettiva di un declassamento dei nostri presidi ospedalieri che forniscono servizi di qualità ed esprimono delle eccellenze, il che farebbe presupporre il sostanziale svuotamento degli stessi ed il loro depotenziamento: ipotesi rispetto alla quale siamo assolutamente contrari; salvaguardare l’attuale configurazione dei Distretti e dei Centri di Salute Mentale, che garantisce l’integrazione e il coordinamento efficace tra l’assistenza sanitaria e quella sociale di pertinenza dei Comuni, grazie alla coincidenza tra Distretti e Ambiti nel nostro territorio.
Una delle tante manifestazioni a difesa del Punto Nascita
Il PD: Salviamo entrambi i Punti nascita Progetto transfrontaliero per salvare il Punto nascita Potrebbe concretizzarsi grazie al GECT - il gruppo europeo di collaborazione territoriale di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter - la soluzione per “continuare a nascere” nel capoluogo isontino. E’ quanto scrive il Messaggero Veneto del 12 novembre che cita la commissione del Gect che si occupa delle tematiche sanitarie dove “si stanno studiando modalità di cooperazione transfrontaliera che riguardano anche i servizi di Ostetricia” . Insomma potrebbe prendere forma un Punto nascita unico transfrontaliero su due o addirittura tre sedi (Gorizia-Sempeter e Monfalcone). Già negli scorsi giorni il Presidente della Provincia Enrico Gherghetta aveva auspicato una soluzione del genere. Sul giornale locale è intervenuto il Consigliere del GECT, Livio Semolic che ha detto: “Nell’area transfrontaliera isontina ci sono tre punti nascita in pochi chilometri quadrati, e si potrebbe pensare a un punto nascita unificato seppure su più sedi. Una soluzione che verrebbe incontro alla necessità di razionalizzare i costi. Tra l’altro tra un anno entrerà in vigore a livello europeo il “libero accesso” ai servizi sanitari di qualunque paese rientri nell’Ue, comprese Italia e Slovenia. Le soluzioni allo studio nell’ambito del Gect vanno proprio in questa direzione. Faccio un esempio. Dal punto di vista tecnico-burocratico, se una goriziana deciderà di partorire a Sempeter potrà farlo liberamente. Per adesso siamo alla fase di start up ma è giusto crederci”.
Il PD isontino ha sempre avuto le idee molto chiare sulla materia tanto da aver approvato in assemblea provinciale del partito, all’unanimità, un documento in cui si esprime la volontà di valorizzare entrambi i Punti nascita della provincia. Non ci siamo mai spostati da quella posizione e non lo faremo oggi davanti ad una scelta tutta politica della Regione di chiuderne uno. Il PD ribadisce la necessità di attivare una serie di interventi per fare in modo che Monfalcone non scenda sotto i 500 parti l’anno e che per Gorizia venga costruito un percorso che ci porti a raggiungere quella soglia in un lasso di tempo ragionevole. Per quale motivo non possiamo pensare di fare concorrenza a Palmanova ed avere l’ambizione di salvare entrambi i Punti nascita? Che cosa ci impedisce di tentare di rendere più attrattivi i due presìdi ad esempio potenziando il percorso pre e post parto ed invogliando le mamme di questa provincia a partorire qui e magari cercando di fare attrazione anche da altre aree della Regione? Una sorta di rassegnazione dovuta ad un complesso di inferiorità? Questo dobbiamo chiedere a chi ha la responsabilità di fare le scelte. E pretendiamo di essere ascoltati. Credo sia sbagliato affrontare il problema alimentando la contrapposizione Gorizia-Monfalcone, pur comprendendo la normale attenzione che ogni amministratore locale ha per il proprio Comune. Quindi non c’è nessuna confusione nella posizione del PD. Si alla salvaguardia di entrambi i Punti nascita, questa è la richiesta che facciamo al Presidente Tondo, che se ha deciso di fare scelte diverse ha il dovere di comunicarcelo e di assumersi la propria responsabilità, visto che materialmente non spetta né ai Comuni né ai partiti fare queste scelte. (sintesi comunicato stampa)
Omar Greco segretario provinciale del PD
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 13
Primarie del Centrosinistra
25 NOVEMBRE www.primarieitaliabenecomune.it
[email protected]
1. Possono partecipare alle Primarie tutte le elettrici e gli elettori in possesso dei requisiti previsti dalla legge e colori che compiono 18 anni entro il 25 novembre, i cittadini europei residenti in Italia e i cittadini di altri paesi in possesso di regolare permesso di soggiorno e carta d’identità 2. Dal 4 al 25 novembre è possibile sottoscrivere l’Appello “Italia. Bene comune” e iscriversi all’Albo degli Elettori. All’atto dell’iscrizione, dopo aver versato un contributo di 2 euro, si riceve il certificato di elettore del centrosinistra presso l’ufficio elettorale. La preregistrazione permette di espletare tutte le formalità prima delle primarie: così quel giorno potrai votare in pochi minuti, senza formalità. 3. Il giorno delle primarie per votare si deve presentare un documento di identità, la tessera elettorale ed il certificato elettorale della coalizione di centrosinistra, ricevuto al momento della preregistrazione. Si vota il 25 novembre dalle ore 8.00 alle ore 20.00. In alcuni comuni di minore popolazione i seggi potrebbero osservare un orario ridotto. 4.
Si può votare un solo candidato.
5. Trova il tuo seggio elettorale su www.primarieitaliabenecomune.it o su www.pd.gorizia.it. In linea di massima ci sarà un seggio per ogni Comune, ma in alcuni casi più comuni potrebbero condividere lo stesso seggio elettorale Attenzione! per poter votare devi sottoscrivere il pubblico Appello di sostegno alla Coalizione di centro sinistra Bene Comune Direttamente presso IL SEGGIO di via Puccini (palestra delle scuole slovene) DOMENICA 25 Novembre, dalle ore 8.00 alle ore 20.00. Oppure con preregistrazione a) presso L’ UFFICIO ELETTORALE per Gorizia, S.Floriano, Savogna e Mossa presso la sede del PD di viale D’Annunzio a Gorizia nei seguenti giorni : SABATO 10 Novembre dalle ore 9.00 alle 13.00 , MERCOLEDI 14 Novembre dalle ore18.00 alle 20.00, SABATO 17 Novembre dalle ore 9.00 alle 13.00. b) on line sul sito primarieitaliabenecomune.it Attenzione ! 1) - non è obbligatorio registrarsi nei giorni antecedenti il voto; 2) - è una comodità in più: se ti sei già registrato, il giorno del voto potrai recarti al seggio delle Primarie con il tuo certificato di elettore del Centrosinistra e votare subito, senza ulteriori formalità e senza fare la fila; 3) - aiuti l’organizzazione delle Primarie, facendo in modo che quel giorno le operazioni di voto si svolgano più velocemente e non ci sia la coda;
Speciale Primarie 2012
Come si vota
14 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Speciale Primarie 2012
Pier Luigi Bersani Pier Luigi Bersani nasce il 29 settembre del 1951 a Bettola, comune montano della valle del Nure in provincia di Piacenza. La sua è una famiglia di artigiani. Suo padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. Dopo aver frequentato il liceo a Piacenza, Bersani si iscrive all’università di Bologna dove si laurea in Filosofia, con una tesi su San Gregorio Magno. Sposato con Daniela dal 1980, ha due figlie Elisa e Margherita. Dopo una breve esperienza da insegnante, si dedica completamente alla attività amministrativa e politica. Viene eletto consigliere regionale dell’Emilia-Romagna. Ne diventerà il presidente il 6 luglio 1993. Riconfermato alla presidenza nell’aprile del 1995, si dimetterà nel maggio del 1996 quando sarà nominato Ministro dell’Industria dal Presidente del Consiglio Romano Prodi. Dal 23 dicembre 1999 al giugno 2001 Pierluigi Bersani ricopre la carica di Ministro dei Trasporti. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato per la prima volta nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Dopo il congresso dei Ds a Pesaro nel novembre 2001, Bersani è membro della Segreteria nazionale e viene nominato responsabile economico del partito. Nel 2004 è eletto Parlamentare europeo con 342.296 preferenze nella circoscrizione Nord-Ovest. Nel 2005 dopo il congresso di Roma succede a Bruno Trentin alla guida della Commissione Progetto dei Ds Dopo la vittoria dell’Unione nel maggio 2006, Bersani è il ministro dello Sviluppo economico Tra i protagonisti della nascita del Partito Democratico, dal novembre 2007 è nel Coordinamento nazionale del Pd come responsabile del dipartimento Economia. Nel 2009, si candida a segretario del Partito Democratico incentrando la sua candidatura sull’esigenza di unire i valori cattolico-popolari con quelli del socialismo democratico e della socialdemocrazia Il 25 ottobre 2009 Bersani vince le elezioni primarie, battendo il segretario uscente Dario Franceschini e il senatore Ignazio Marino, e viene così eletto segretario nazionale del PD.
Il coraggio dell’Italia. 10 idee per cambiare. VISIONE Crediamo negli italiani e nel risveglio della fiducia collettiva, nel futuro dei più giovani e delle donne. Le scelte da compiere non sono né semplici né scontate. Ma l’Italia ha risorse, capacità, cuore DEMOCRAZIA La politica deve recuperare autorevolezza, promuovere il rinnovamento, ridurre i suoi costi e la sua invadenza in ambiti che non le competono. Serve una politica più sobria, disposta a fare sacrifici EUROPA Avanti verso gli Stati Uniti d’Europa, solo così si superano la crisi e i problemi. La riscossa dell’Italia passa anche per il rilancio del progetto europeo. Ma con un’agenda diversa. Austerità ed equilibrio dei conti pubblici sono concetti privi di significato senza occupazione, investimenti, ricerca e formazione. LAVORO Il lavoro è la possibilità offerta a ciascuno di noi di trasformare la realtà. Non rappresenta esclusivamente la produzione, ma è al contempo rete di relazioni, equilibrio psicologico, progetto e speranza di vita. Fondare sul lavoro la ricostruzione del Paese non è solo una scelta economica, ma l’investimento decisivo sulla qualità della nostra democrazia UGUAGLIANZA Negli ultimi dieci anni l’Italia è divenuta uno dei Paesi più diseguali del mondo occidentale. Si esce dalla crisi solo se chi ha di più è chiamato a dare di più. E chi ha di meno viene aiutato a migliorare le proprie condizioni di vita. L’Italia cresce solo quando Sud e Nord scelgono di avanzare assieme. SAPERE L’istruzione e la ricerca sono gli strumenti più importanti per assicurare la dignità del lavoro e combattere le disuguaglianze. Crediamo nel valore universalistico della formazione, della promozione della ricerca scientifica e della ricerca di base in ambito umanistico SVILUPPO SOSTENIBILE Realizzare uno sviluppo sostenibile significa valorizzare il saper fare italiano. L’unica possibilità che ha il nostro Paese di vincere la sfida della globalizzazione è tornare a puntare sull’eccellenza del Made in Italy. Le nostre piccole e medie imprese hanno bisogno di più forza e maggiori prospettive. Il primo grande tema politico e culturale sarà l’economia reale e le forze che la promuovono. BENI COMUNI Sanità, formazione e sicurezza devono essere accessibili a tutti. L’energia, l’acqua, il nostro patrimonio culturale e paesaggistico, il welfare come la formazione, sono beni che vanno tutelati gli enti locali possono rivelarsi la medicina contro la crisi piuttosto che la malattia da debellare. L’autogoverno locale deve offrire spazi e occasioni alla sussidiarietà, alle forme di partecipazione civica, ai protagonisti del privato sociale e del volontariato DIRITTI Per i democratici e i progressisti la dignità della persona umana e il rispetto dei diritti individuali rappresentano una priorità assoluta. Ripareremo i guasti causati dal pericoloso “bipolarismo etico” perseguito in questi anni dalla destra, assumendo come riferimento i principi scolpiti nella prima parte della nostra Costituzione RESPONSABILITÀ L’Italia ha bisogno di un governo e di una maggioranza stabili e coesi. Di conseguenza l’imperativo che democratici e progressisti hanno di fronte è quello dell’affidabilità e della responsabilità e a riconoscere autonomia e spazio alla società civile.
Pierluigi Bersani è su www.bersani 2013.it
[email protected]
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 15
Laura Puppato
Il Programma In Pillole Il vero cambiamento che oggi ci è richiesto necessita di una visione, e nel caso del mio programma questo tema è centrale perché la sua strategia si fonda, letteralmente, su un’altra idea di mondo: perché un mondo totalmente nuovo, appunto, si deve realizzare. La mia visione del futuro è imperniata sul rispetto dell’ambiente, sul rispetto delle donne,sui valori della solidarietà e della convivenza civile, dell’onestà, della giustizia, della cultura e del merito. Voi potete scegliere questo futuro. AMBIENTE “Le risorse naturali non sono inesauribili, ma noi stiamo consumando il mondo”. Produrre energia pulita e ridurre significativamente i consumi. Ridisegnare il sistema dei trasporti per far calare il traffico stradale, anche integrando le reti pubbliche (tram, bus, metro, treno). Dare impulso alla raccolta differenziata ed al riciclaggio intelligente dei rifiuti. Tutelare il territorio adottando la formula “zerometriquadri”. LAVORO “Senza impresa non c’è lavoro e senza lavoro non ci sono lavoratori”. Potenziare la Green Economy e sviluppare le tecnologie della Blue Economy, che significa utilizzare energia, materiali e alimenti senza produrre rifiuti, perché ogni scarto o residuo industriale diviene la materia prima per un nuovo prodotto. Ciò significa creare nuovi posti di lavoro ad alto contenuto intellettuale. Lottare contro la disoccupazione giovanile ed il precariato in generale mediante l’introduzione del contratto di lavoro a tutela crescente: più lungo è il periodo di lavoro, più stabile diventa l’impiego. In ogni caso il lavoro precario va retribuito meglio di quello stabile e tutelato anche previdenzialmente.. Favorire con incentivi fiscali le imprese che investono sulla formazione, sulla ricerca, sull’innovazione ambientale e che assumano under 35 e donne. Combattere la delocalizzazione delle imprese puntando su formazione, ricerca e sviluppo e sviluppando ulteriormente il Made in Italy, che va tutelato anche mediante la certificazione dei suoi prodotti e l’incentivazione dei brevetti.
Laura Puppato è su www.laurapuppato.it —-
[email protected]
Speciale Primarie 2012
Nasce nel 1957 a Crocetta del Montello, in provincia di Treviso, e vive a Montebelluna. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, si iscrive all’università dove studia scienze politiche per tre anni, ma abbandona gli studi dopo la maternità. Imprenditrice nel settore assicurativo-finanziario, negli anni novanta si distingue come attivista e poi presidentessa del WWF nella sezione Montello-Piave. A seguito di una battaglia per impedire la costruzione di un inceneritore dal forte impatto ambientale, si propone nel 2002 come candidata a sindaco di Montebelluna con una lista civica (poi appoggiata da L’Ulivo) e viene eletta. Viene rieletta al ballottaggio del 12 giugno 2007 con il 52,07% delle preferenze (42,41% al primo turno). Dopo sei anni di sua amministrazione, nel 2008 Montebelluna riceve il Premio Amico della Famiglia (secondo classificato), il Leone dell’Innovazione da parte dell’ANCI e il Premio Qualità delle Amministrazioni Pubbliche[2]. Nel 2009 è candidata col PD alle Elezioni Europee, in cui sfiora a sorpresa l’elezione risultando prima dei non eletti della circoscrizione Nord-Est con quasi 60.000 voti[3]. Nel 2010 è tra i principali nomi del PD come candidato Presidente della Regione Veneto nelle elezioni amministrative, col sostegno di circa 120 comitati locali e di intellettuali (come il poeta Andrea Zanzotto e il drammaturgo Marco Paolini. Quando viene poi scelto come candidato Presidente Giuseppe Bortolussi, Bersani ne chiede comunque la candidatura come consigliere regionale: malgrado il risultato molto negativo del Pd alle regionali, Laura Puppato entra a far parte del consiglio con un record di 26.230 preferenze su 70.754 voti avuti dal suo partito nella provincia trevigiana, risultando la seconda consigliera più votata dell’intera Regione. È stata nominata da Giorgio Napolitano Cavaliere al Merito della Repubblica il 27 dicembre 2010. È capogruppo del Partito Democratico in Regione Veneto.
16 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Speciale Primarie 2012
Matteo Renzi Nasce a Firenze, nel gennaio del 1975, e cresce a Rignano sull’Arno. Fin da giovanissimo vive l’esperienza scout. Questo impegno segna fortemente anche gli anni del liceo, il “Dante” di Firenze, dove Matteo diventa rappresentante di istituto. Da studente universitario della Facoltà di Giurisprudenza contribuisce alla nascita dei “Comitati per Prodi” che sarà il suo primo impegno con la politica. Lavora come dirigente per l’azienda familiare che si occupa di servizi di marketing e continua, intanto, l’impegno scout, anche come caporedattore della rivista “Camminiamo insieme”. Nel settembre del ‘99 si sposa con Agnese, studentessa di lettere, oggi insegnante nei licei fiorentini, e si laurea in giurisprudenza con la tesi “Firenze 1951-1956: la prima esperienza di Giorgio La Pira Sindaco di Firenze”. Nel frattempo è stato segretario provinciale del PPI e coordinatore de La Margherita fiorentina. Nel 2004 viene eletto Presidente della Provincia di Firenze: durante il suo mandato riduce le tasse in Provincia, riduce i costi dell’Ente e al tempo stesso accresce l’impegno dell’Ente in alcuni settori particolarmente importanti come la cultura e l’ambiente. Il 29 settembre 2008, dopo aver rifiutato una nuova candidatura da parte del centrosinistra per un altro mandato da Presidente, decide di mettersi in gioco senza paracadute e annuncia la sua candidatura alle elezioni primarie del Partito Democratico per la corsa a Sindaco di Firenze, con lo slogan “O cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare”. Sfidando l’immobilismo dell’establishment politico vince, nello stupore generale, le primarie raccogliendo il 40,52% dei voti. Nel giugno 2009 diventa sindaco: Firenze respira aria nuova, di nuovo fermento politico. Il 2010 è l’anno della convention “Prossima Fermata: Italia”, in cui è lanciata l’idea di una possibile, dovuta, rottamazione di tutta la classe dirigente. Segue l’anno dopo “Big Bang”, in cui intervengono politici, scrittori, imprenditori e centinaia di persone che hanno la possibilità di dire la loro idea sul cambiamento dell’Italia. E ancora “Italia Obiettivo Comune”, dove tra un migliaio di amministratori locali si progetta un nuovo modello per l’Italia e un nuovo modello di PD.
Un’altra Italia è già qui: basta farla entrare 1. Ritrovare la democrazia e ridurre i costi della politica. Dimezzare i parlamentari e i consiglieri regionali, consentire ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, cancellare tutti i vitalizi, abolire il finanziamento pubblico ai partiti e favorire quello privato con il 5 permille e donazioni trasparenti. Rivedere il patto di stabilità per i Comuni e premiare quelli virtuosi. 2. L’Europa dal basso: meno tecnocrazia, più integrazione. Puntare all’elezione diretta del Presidente europeo. Vero potere legislativo al Parlamento europeo. Politica estera e difesa comuni. Programma di mobilità per far studiare all’estero il 25% degli studenti e servizio civile europeo. Rifinanziare il Fondo Sociale europeo. 3. Ridurre il debito pubblico. Varare un programma di dismissioni del patrimonio statale: immobili, partecipazioni in aziende quotate e concessioni. Obiettivo: portare il debito al 107% del PIL entro 4 anni. 4. Una Pubblica Amministrazione efficiente e trasparente. Riorganizzare la pubblica amministrazione premiando l’efficienza, mettere in Rete tutti gli atti pubblici, tagliare 30-40 miliardi l’anno di spesa pubblica operando su acquisti, trasferimenti alle imprese ed investimenti in grandi opere inutili. 5. Semplificare a 360 gradi: meno regole e più chiarezza in tutti i campi, dal fisco diritto di lavoro con il codice unico; una giustizia più’ rapida con meno riti e più giudici specializzati. 6. Combattere l’evasione e ridurre la pressione fiscale. Recuperare il 25 per cento dell’evasione fiscale certificata da Istat e destinare integralmente i 30 miliardi l’anno ricavati alla riduzione delle aliquote IRPEF e sul reddito di impresa. 7. Aumentare il potere di acquisto delle famiglie. Detrazioni di imposta per 100 euro al mese, 1300 euro l’anno, a tutti i lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 2000 euro netti al mese. Liberalizzare davvero per far scendere le tariffe. 8. Investire sugli italiani. Triplicare gli asili nido pubblici. Investire sulla scuola, sulla formazione e l’incentivazione degli insegnanti, elevare la qualità dell’istruzione. Rilanciare l’università. Premiare l’eccellenza. Detrazioni per chi investe nella ricerca. Un modello di welfare basato sulla dimensione locale e sulla complementarietà con le esperienze private e del Terzo settore. 9. Combattere la precarietà. Per tutti i nuovi contratti a tempo indeterminato sgravio contributivo di 100 euro al mese per tre anni, con un risparmio del 15-20% per le aziende. Incentivare l’accesso al lavoro di giovani, donne e over 55. Sperimentazione della flexecurity e impulso ai servizi di orientamento scolastico e professionale. 10. Garantire l’accesso al credito per le PMI. Utilizzare 20 miliardi di finanziamenti europei per creare un fondo sul modello Jeremie che garantisca fino a 250 miliardi di crediti destinati alle PMI sane, così da ridurne il costo di 2 punti percentuali. 11. Investire dove serve davvero. Ridurre di 10 miliardi l’anno la spesa in grandi opere inutili e investire queste somme nella messa in sicurezza delle scuole, nella costruzione di asili nido e di nuove carceri, nella rete in banda larga di nuova generazione. 12. Diritti all’altezza dei tempi. Chi nasce in Italia è italiano, introdurre la civil partnership per le coppie dello stesso sesso, registro delle coppie di fatto, rivedere la fecondazione assistita in linea con l’Europa, revisione del diritto d’autore. 13. Valorizzare il modello italiano: cultura, turismo, bellezza. Investire almeno l’1 per cento del PIL nella cultura, valorizzare le risorse turistiche del paese, investire nella sostenibilità ambientale.
Matteo Renzi è su www.matteorenzi.it
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 17
Tre domande a
Debora Serracchiani su tribunale, azienda sanitaria e ospedali 1. Nei mesi scorsi si era discussa l’opportunità di accorpare la sezione distaccata del Tribunale di Palmanova al Tribunale di Gorizia, invece che a quello di Udine. Ora che ciò non è avvenuto il Tribunale di Gorizia vede ancora a rischio la sua sopravvivenza. Il Partito democratico regionale ha qualche proposta per garantire il diritto alla giustizia anche in provincia di Gorizia? Come Partito Regionale, nella vicenda del riordino delle circoscrizioni giudiziarie, pur comprendendo le necessità di risparmio economico presentate dal Governo nazionale, abbiamo difeso l’esistenza di un tribunale come quello di Tolmezzo, che pur non rispettando appieno i parametri scelti dal governo secondo noi riveste un ruolo importante per garantire ai cittadini il diritto a una giustizia il più possibile di prossimità. Ciò è vero a maggior ragione per il Tribunale di Gorizia, che rispetta i parametri nazionali esistenti e per il quale non esistono motivi che giustifichino una sua chiusura. 2. Tondo era venuto a Gorizia a fare la campagna elettorale del 2008 promettendo che non avrebbe mai soppresso l’autonomia dell’Azienda sanitaria isontina, al contrario di quanto voleva fare Illy. Ora propone una riforma sanitaria in cui l’unica provincia a non avere più un’Azienda di riferimento sarebbe proprio quella Isontina. Si tratta di un grave tradimento delle promesse elettorali, che dimostra quanto sia inaffidabile l’attuale presidente della Regione. Che cosa pensa, della riforma proposta da Tondo, in particolare dell’accorpamento dell’Azienda isontina a quella di Trieste, a suo tempo sostenuta anche da Illy? Penso che quella di Tondo non possa essere definita una “riforma”. E’ un tentativo disperato di arrivare alle urne avendo approvato una legge che copra la mancanza di governo della sanità che ha caratterizzato questi cinque anni di giunta regionale. Una mancanza di governo che in sé produce danni al no-
stro sistema sanitario mettendo in ginocchio le sue capacità di programmazione. In particolare il dibattito sul numero delle aziende sanitarie, condotto in questi termini, è utile solo a rincorrere qualche titolo di giornale perché non accompagnato da una riforma complessiva. Noi non ci stiamo a questo gioco e proporremo, come elaborato all’interno del Partito, proprio una riforma complessiva, che non prevede la soppressione dell’autonomia dell’azienda isontina. 3. L’autonomia dell’Azienda isontina e la salvaguardia dei suoi servizi sono essenziali per poter creare un’integrazione tra i servizi ospedalieri di Gorizia e quelli dell’ospedale sloveno di San Pietro. Se Gorizia non avesse servizi qualificati da offrire, non sarebbe possibile realizzare un’autentica integrazione con san Pietro, con scambio di prestazioni, ma semplicemente i cittadini isontini andrebbero a farsi curare oltreconfine. L’integrazione risulterà facilitata dalla direttiva europea che liberalizza il ricorso alle cure sanitaria all’interno dei paesi UE. Sembra che i politici regionali non abbiamo finora compreso la specificità e le potenzialità di Gorizia e dell’Isontino dal punto di vista della collaborazione transfrontaliera. Cosa pensa di fare se eletta presidente della Regione? L’Europa che va delineandosi consente al Friuli Venezia Giulia di affrontare con un diverso approccio il tema delle relazioni sociosanitarie nelle aree di confine e apre nuove opportunità a tutta la fascia confinaria, da Tarvisio a Trieste, passando per Cividale, Gorizia e Monfalcone. L’obiettivo è valorizzare la qualificazione del Servizio sanitario regionale, dare migliori servizi ai cittadini e migliorare i rapporti tra i Paesi membri grazie a una cooperazione che parte dal basso. Questa non è una via per ridurre i servizi ai cittadini ma è una via per migliorarli, integrandoli con quelli degli Stati confinanti puntando sulla collaborazione per ridurre i costi. Chiaramente, non si può integrare quello che non esiste più.
èStoria 2013 – IX Festival internazionale della storia BANDITI Gorizia, 24-26 maggio 2013
Anteprima èStoria 2013
BANDITI Monfalcone, sabato 1 dicembre 2012 LA NONA EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA STORIA, IN PROGRAMMA A GORIZIA A MAGGIO 2013, SARÀ DEDICATA A “BANDITI ”. IL TEMA SARÀ PRESENTATO NELLA NUOVA INIZIATIVA ANTEPRIMA ÈSTORIA 2013 AL TEATRO COMUNALE DI MONFALCONE SABATO 1° DICEMBRE 2012 La nuova edizione di èStoria – Festival internazionale della storia, in programma ogni anno a maggio a Gorizia, debutta con una novità: Anteprima èStoria 2013, in programma al Teatro Comunale di Monfalcone sabato 1° dicembre 2012 dalle 17. L’iniziativa, realizzata dal Comune di Monfalcone e dall’Associazione culturale èStoria con la collaborazione dell’Associazione culturale Apertamente, si propone quale presentazione del tema del festival 2013 – “Banditi” – con una giornata di incontri e dibattiti per offrire alcuni spunti di riflessione dai quali approfondire, poi, compiutamente e in un’ottica interdisciplinare in prospettiva storica, i contenuti nell’appuntamento a Gorizia da venerdì 24 a domenica 26 maggio 2013. Anteprima èStoria 2013, parte integrante del festival 2013, si svolge con il patrocinio della Provincia di Gorizia, del Comune di Gorizia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e di Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole, e con il sostegno del Gruppo Itas.
18 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Darko Bratina: attualità di una eredità impegnativa Nicolò Fornasir Sono passati (già) quindici anni dalla improvvisa scomparsa di Darko Bratina, da quel 23 settembre del 1997. Era senatore da qualche anno, autorevole rappresentante dell’Isontino al Parlamento, frutto anche del sostegno elettorale di un “centro sinistra” reale nel quale si stavano da qualche anno ritrovando le principali culture politiche che avevano messo le fondamenta della Costituzione Italiana e che qui, in modi e contenuti assolutamente originali e forti, avevano costruito tra gli anni ‘50 e ‘60 la Regione e la sua autentica specialità. Quella che era il fattore in essa decisivo della sua stessa esistenza ed autonomia: il ponte verso l’Europa allargata ad Est, nella quale il “Goriziano”, ovvero il sistema transfrontaliero imperniato sulla “città comune” di Gorizia e Nova Gorica, ha dato il suo apporto essenziale. La sua elezione all’inizio del ‘92 era costata ad alcuni di noi esponenti della Democrazia Cristiana l’espulsione dal Partito, anche se ormai da qualche anno la dissidenza era più che manifesta, soprattutto a Gorizia. La scelta di votare e far eleggere Darko, esponente “indipendente” dell’allora PdS, costituiva del tutto spontaneamente per una parte rilevante di cattolici (in termini di cultura politica diremmo il cattolicesimo democratico goriziano) un fattore non solo di rottura della barriera tra cattolicesimo e comunismo in senso storico-politico, ma anche l’apertura di una nuova prospettiva. Gorizia aveva davanti a sè, a pochi anni dalla caduta del Muro di Berlino e dall’avvio del processo di riunificazione della Germania, una grandissima opportunità: quella della Nuova Europa che richiedeva una adeguata interpretazione culturale, sociale e politica da parte della classe dirigente di quella regione e di quella terra confinaria goriziana in particolare che ne avevano messo sapientemente le basi. La DC e tanto meno gli alleati di quegli anni, anche in ambito locale, non erano all’altezza della sfida: la decadenza verticale del centro sinistra dopo l’uccisione di Aldo Moro e della tragica esperienza delle stragi di destra e di sinistra stava ormai per esaurirsi con Tangentopoli. Da sinistra una contestuale evidenza di fallimento politico del comunismo che la resistenza di Berlinguer sul piano morale non poteva riscattare dalla sostanziale auto-esclusione da una reale alternativa di governo non solo sul piano nazionale ma neanche, anzi ancor meno, nel territorio goriziano e regionale. Adesso possiamo dire che Darko Bratina ha costituito il primo e più avanzato esperimento pratico dell’Ulivo, inteso come sintesi politica ed istituzionale, ovvero di governo, delle grandi culture che avevano dato vita alla Costituzione; verso quella “terza fase” enunciata da Aldo Moro e che aveva trovato nell’accordo con Berlinguer il superamento del “Muro di Roma”. Progetto stroncato sul nascere dalle Brigate Rosse ma che quindici anni dopo riemergeva con grande entusiasmo e che Darko stava qui organizzando sapientemente, sui temi che avrebbero potuto e dovuto cogliere compiutamente le opportunità che erano copiosamente offerte per una rinnovata progettualità condivisa tra “locale e globale”, tra Gorizia, Regione, Paese ed Europa. Sanità, Università e Cultura, infrastrutture e logistica: i perni di una ritrovata “centralità” di un territorio, quello confinario con la nuova Nazione Slovena, che poteva risultare un laboratorio già ampiamente sperimentato e quindi pronto ad assumersi fino in fondo il ruolo di protagonista, a fronte anche della nascente questione del fenomeno migratorio, proprio sul piano dell’ac-
coglienza, della mediazione alta tra diversità, di sinergia tra culture, lingue, etnie, religioni. Orgogliosamente sloveno ma esemplare ed autentico cittadino italiano, anche per cultura e formazione universitaria; di elevata professionalità accademica ma profondamente ancorato alla vita delle comunità e delle persone; politicamente di sinistra ma lontano da ogni massimalismo e naturalmente aperto alle grandi culture politiche costituzionali; schierato sul piano elettorale e senza indugi ma prudente nelle scelte e disponibile al dialogo con tutte le forze politiche pur di avanzare verso il bene comune. Nei cinque anni della sua esperienza parlamentare era diventato (lo sappiamo da innumerevoli testimonianze e constatazioni) un punto di riferimento per la politica estera italiana verso l’Est ed i Balcani in particolare, autorevole messaggero di esperienze e di proposte negli stessi organismi europei che in quegli anni erano messi a dura prova dalla tragica guerra della ex Jugoslavia. La straordinaria e misteriosa circostanza della sua improvvisa scomparsa durante la sua presenza al Consiglio d’Europa a Strasburgo, dove si stava discutendo proprio di questo, ci deve far pensare che un goriziano autentico lasciava un vuoto di rappresentanza ed allo stesso tempo una eredità che meritano non solo gratitudine ma soprattutto assunzione di iniziativa. Allora dobbiamo chiedere e chiederci: 1 - a che punto siamo con la sanità transfrontaliera che Darko aveva ancorato alla progressiva collaborazione-sinergia tra Gorizia e San Pietro sottto l’egida dell’Unione Europea? 2 - Come avanza la collaborazione in ambito universitario, che vedeva strutturato sulla internazionalità delle discipline e delle specializzazioni delle tre Università operanti sul territorio confinario goriziano? 3 - Quale futuro reale si delinea per l’Aeroporto di Gorizia dopo aver attivamente collaborato alla sua salvaguardia e visto nell’ottica, anche qui, del nuovo scenario aperto dal superamento dei confini, anche di quelli aerei? 4 - Quale prospettiva per la Provincia di Gorizia ed in essa del suo Capoluogo, dopo aver laboriosamente sostenuto il Protocollo di Collaborazione Transfrontaliera, per far acquisire a tutta la comunità provinciale tale opportunità geopolitica? 5 - E la “città comune” Gorizia-Nova Gorica sarà davvero al centro del GECT per condividere gli elementi sostanziali del loro comune destino, trovando nel patrimonio storico-culturale il fattore di riconoscimento da parte dei loro rispettivi territori? 6 - La Regione FVG sarà ancora degna della sua specialità, utilizzando al meglio la particolarità storico-culturale e geo-politica del Goriziano o la annullerà nella diatriba infinita tra Udine e Trieste? E infine la classe politica goriziana e la stessa società civile saranno all’altezza di questa sfida? Se saremo capaci di leggere sapientemente l’eredità di Darko Bratina avremo risposte utili a tutti questi temi ed anche ad altri.
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 19
Una vita, un impegno: ricordo a 15 anni dalla scomparsa Nasce a Gorizia il 30 marzo 1942. Dopo aver frequentato le scuole elementari e medie slovene, si iscrive al liceo scientifico Duca degli Abruzzi a Gorizia. Consegue la maturità nel 1961 e si iscrive alla Facoltà di Ingegneria a Trieste. Venuto a conoscenza dell’istituzione di una Facoltà di Sociologia a Trento nel 1962, abbandona gli studi di ingegneria e si iscrive a questa facoltà, quando ancora non era riconosciuta. Si laurea nel 1968 con una tesi dal titolo “Minoranze etniche: un caso di analisi strutturale”. Già da questo anni è dunque evidente l’interesse di Bratina per le questioni relative alle minoranze etniche e linguistiche e a tutto ciò che riguarda l’identità etnica; infatti non abbandonerà mai questi temi, tanto che il suo ultimo intervento politico, tenuto a Strasburgo presso il Consiglio d’Europa poche ore prima di morire, riguarda proprio la tutela delle minoranze linguistiche. Già prima della laurea e fino al 1973 svolge attività di ricerca presso il Centro di Ricerche sull’Impresa e lo Sviluppo (CeRIS) di Torino e collabora a vari progetti di ricerca del CNR. Nel 1967/68 è assistente del corso di Psicologia industriale dell’Università di Torino, dove dall’anno seguente è docente di Sociologia del lavoro e in seguito di Sociologia generale. Tra il 1970 e il 1975 collabora con la Fondazione Agnelli al progetto Valletta per la formazione di imprenditori e di manager. Nel 1972 inizia come docente di Sociologia economica la sua collaborazione all’Università di Scienze Politiche di Trieste; nel 1976 torna a Gorizia, insegnando dal 1978 a Trieste Sociologia generale. Continuerà la carriera universitaria fino al 1992, tenendo dal 1990 anche un corso di Sociologia delle relazioni etniche presso la Facoltà di Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia, aperta quello stesso anno. Bratina è stato molto attivo anche nelle organizzazioni della comunità slovena in Italia: dal 1976 come collaboratore dell’Istituto di Ricerche sloveno (Slori), diventandone direttore dal 1982 al 1992, inoltre come membro, in tutti questi anni, del direttivo
dell’Unione culturale ed economica slovena (SKGZ). Una delle sue passioni più grandi, coltivata da ragazzo e poi mai abbandonata, è stata il cinema. Fin dal periodo universitario collabora a vari cineforum; per molti anni è corrispondete del quotidiano “L’Adige” al festival del cinema di Venezia, dal 1964 sullo stesso giornale tiene una rubrica giornaliera riguardante la critica delle trasmissioni televisive. Dal 1965 al 1972 è membro del direttivo della Federazione italiana Cineforum e collaboratore della rivista cinematografica “Cineforum”. Nel periodo universitario dà vita ad un cineforum cittadino a Trento, mentre a Torino fonda il cineforum Madonna delle Rose. Trasferitosi a Gorizia, fonda nel 1977 il circolo cinematografico Kinoatelje. Promuove la conoscenza della cinematografia slovena, organizzando la prima retrospettiva in assoluto del cinema sloveno, dalla quale nasce il Film Video Monitor, rassegna annuale di cinema, televisione e video sloveni. A Gorizia fonda anche l’Associazione Sergio Amidei, che organizza annualmente una rassegna cinematografica estiva e che offre il Premio Sergio Amidei per la migliore sceneggiatura. Nel 1992 viene eletto senatore della repubblica con il PDS per il collegio di Gorizia, diventando così il primo senatore goriziano sloveno. È nuovamente eletto nel 1994 nella lista dei Progressisti e nel 1996 nell’Ulivo. Tra i vari incarichi parlamentari svolti, si ricordano quelli ricoperti in qualità di membro della Commissione Esteri del Senato, di membro della Delegazione italiana presso il Consiglio d’Europa, di membro della Delegazione italiana presso l’Assemblea dell’UEO e dal 28 novembre 1996 di Presidente della Delegazione italiana presso la Conferenza dell’INCE. Muore a Obernai, vicino a Strasburgo, il 23 settembre 1997.
Ripensare e rilanciare la piazza della Transalpina “Ripensare e rilanciare il ruolo turistico-culturale ed urbanistico di piazza della Transalpina, simbolo vero del ruolo transfrontaliero e dell’integrazione delle due città di Gorizia e di Nova Gorica, intervenendo con una sistemazione ormai inderogabile di tutta l’area adiacente la piazza stessa”. Un’ interrogazione in questo senso è stata rivolta al Sindaco dal consigliere comunale del PD, Oliviero Furlan. In particolare nell’interrogazione si sottolineava “lo stato scandaloso della via Ciconi che collega la via dei Catterini, dove si svolge il mercato rionale del venerdì, con la via Caprin, la via che collega la piazza Transalpina alla via del Montesanto” . Da anni ormai il transito nella via è sempre più difficoltoso a causa del manto stradale sempre più sconnesso e pieno di buche. I marciapiedi non sono peraltro in uno stato migliore. Segnalazioni di difficoltà e cadute sono sempre più frequenti, in particolare anche il ribaltamento di un anziano invalido su sedia a rotelle. Inoltre nella via vige la sosta degli autoveicoli su entrambi i lati della strada, fatto che impedisce l’incrocio tra due vetture, costringendo gli automobilisti a difficili e pericolose manovre. “Va sottolineato infine –prosegue Furlan- che la via è stata oggetto in anni recenti di un consistente sviluppo residenziale al quale non è purtroppo corrisposto un adeguamento della viabilità. Ma non c’è solo la via Ciconi, ci sono anche la sistemazione della via la piazza della Transalpina
Luzzato e l’illuminazione della via Caprin sulle quali intervenire. Il rilancio della piazza della Transalpina passa quindi anche attraverso una rivisitazione e sistemazione di tutta l’area adiacente”. D’altra parte se l’istituzione Comune è assente, la piazza è frequentata da sempre più goriziani che si ritrovano al bar della stazione ferroviaria, che nella piazza passano correndo o camminando (runners e fitwalkers), come sempre il popolo è sempre più avanti dei governanti! Non è vero poi che il richiamo turistico sia scarso. Basta passare una giornata nelle piazza d’estate e si vedranno tantissimi giovani di diverse nazionalità transitarvi utilizzandola quale collegamento transfrontaliero tra la Ferrovia Transalpina e la Stazione Centrale di Gorizia utilizzando il trasporto urbano cittadino. “Questa Giunta -conclude- parla tanto di rilancio turistico della città e poi si fa attraversare da un flusso turistico di giovani senza intercettarlo. E’ evidente quindi che si tratta di rimettere in atto una volontà politica, che nella maggioranza comunale di centrodestra, a differenza di quella di centrosinistra, non trova purtroppo ancora riscontro, tesa al rilancio effettivo del ruolo transfrontaliero della città, con i fatti e non solo a parole, il Gect è ancora un contenitore vuoto, anche con azioni forti di rilancio di un luogo simbolo dell’incontro-integrazione delle due città quale è la Piazza Transalpina. Oliviero Furlan
20 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Circoscrizioni NO, Associazioni SI’: cosa sta cambiando? Carlo Andrea Rojic
Dalle “periferie” emerge la voglia e la necessità di dare continuità all’esperienza dei Consigli di Quartiere. L’amministrazione comunale deve predisporre le procedure di costituzione di associazioni aperte alle realtà territoriali e proporre un modello di statuto, chiarendo limiti, ruoli e competenze La Giunta Romoli ha deciso, prima delle elezioni amministrative di maggio, l’azzeramento dei Consigli di Quartiere togliendo così sul territorio comunale, dopo più di trent’anni di attività, la presenza attiva dei rappresentanti dei cittadini e l’esperienza di partecipazione popolare. Vale la pena ricordare che i dieci Presidenti con i Consiglieri circoscrizionali, oltre al ruolo di decentramento amministrativo (negli ultimi anni mal tollerato da Giunta e Assessori del centrodestra), avevano sviluppato la capacità di mettere in “rete” le attività culturali e ricreative svolte dalle associazioni presenti sul territorio oltre che ad un preciso e presente punto di riferimento per le proposte e le segnalazioni dei cittadini. Ora tutta questa trentennale esperienza di democrazia, decentramento e partecipazione non c’è più ma il desiderio di un virtuoso “campanilismo” del territorio, collegato alla necessità di dare continuità alla moltitudine di iniziative culturali e ricreative, hanno generato in molte comunità cittadine la volontà di attivarsi per costituire associazioni “parallele” che suppliscano a questa mancanza e rendano viva i “segni della memoria” del territorio, le usanze e costumi ed il senso di appartenenza. Ma si pone subito un quesito importante: riusciranno , queste nuove associazioni che dovrebbero o stanno sostituendo nei quartieri e frazioni storiche di Gorizia i consigli circoscrizionali, riuscire nel loro intento ? Va ricordato che i Consigli di Quartiere oltre a piccoli interventi di manutenzione, utilizzavano i fondi a loro destinati per finanziare, sotto forma di contributi, le attività delle associazioni presenti sul territorio ed inoltre erano attivi nell’organizzazione di eventi, molto apprezzati dai cittadini, e che in molte occasioni attraevano anche visitatori dal circondario come ad esempio i mercatini di antiquariato, mostre a tema, iniziative sportive, commemorazioni storiche, eventi per le festività natalizie, il mantenimento delle tradizioni e la valorizzazione del territorio mediante pubblicazioni e dibattiti. Tutte queste diverse iniziative potranno essere riproposte? Le nuove associazioni sul territorio riusciranno a garantire e a svolgere la loro attività in un momento di crisi economica generale che rende sempre più difficile il reperimento di risorse finanziarie? Nella completa assenza di indirizzi da parte di questa amministrazione, che prima o poi dovrà anche modificare lo Statuto Comunale recependo l’eliminazione delle Circoscrizioni, a Sant’Andrea ed a Lucinico, due Circoscrizioni molto operose che in passato avevano valenza di Comuni, si è avviato da poco una valida alternativa finalizzata a sopperire all’eliminazione dei Consigli Circoscrizionali. Sulla scorta di queste esperienze si sono attivati anche i residenti del rione di Straccis e dell’ex comune di Piedimonte che hanno organizzato una serie di riunioni tra gli ex amministratori circoscrizionali e l’associazionismo locale, per verificare la sensibilità dei cittadini e la risposta del territorio. Nello specifico a S. Andrea è attiva già dal 2001, a ridosso del millennio, l’Associazione Skultura2001, partita recependo
proprio le idee del Consiglio Circoscrizionale e composta da nove consiglieri di cui tre rappresentanti/delegati per le associazioni sportive, due per le associazioni culturali, uno per la Parrocchia, uno per la Scuola e due rappresentanti del Consiglio di Quartiere. Successivamente, nel 2003, l’Associazione adotta l’atto costitutivo e lo statuto che prevede un comitato di controllo formato da tre persone. Oggi anche questa esperienza , che era nata come struttura parallela ai rapporti istituzionali di competenza del Consiglio di Quartiere, sta valutando la modifica del proprio Statuto per integrarlo con ulteriori campi di applicazione ed interesse allargandoli ad esempio a quelli ambientali e urbanistici e togliendo nel contempo il riferimento ai rappresentanti del Consiglio di Quartiere in quanto non esistono più. Entrando nel merito del loro funzionamento va ribadito che uno degli elementi che permettono la vitalità alle attività associative sono i contributi che nel caso dell’Associazione Skultura2001 erano stati ridotti negli ultimi anni del 60%. Pur in tale difficile situazione economica l’associazione non ha rinunciato a fornire il proprio apporto per le varie attività come la nuova biblioteca, la festa del ringraziamento di Novembre, la Fiaccolata e il Centro Studi per bambini. Questo è un primo esempio di associazione nata con una finalità specifica ma che potrà essere in grado di trasformarsi per supplire alla mancanza del Quartiere e diventare un punto di riferimento per la comunità di S.Andrea. Anche a Lucinico opera da maggio una associazione denominata “Lucinis” che, con un proprio Statuto, ha aggregato gran parte delle associazioni culturali, sportive, parrocchiali già presenti sul territorio, oltre agli scout di Lucinico e l’Associazione
l’Associazione Skultura2001 L’attività principale dell’associazione di S.Andrea è senza dubbi la manifestazione internazionale denominata “Skultura” dove i dieci scultori invitati eseguono opere artistiche utilizzando la pietra e il legno. Nel 2011 erano presenti per la prima volta dei mosaicisti della Scuola di Spilimbergo con la quale Skultura2001 ha mantenuto vivi contatti come con l’Accademia delle Belle Arti di Lubiana con le quali ogni anno organizza un incontro con giovani scultori. Nel 2007 con la caduta di Schengen al confine di Slovenia e Italia è stato posizionato un monumento di pietra e mosaico tra Sant’Andrea e Vrtojba e un’altra opera, rappresentante due ragazzi che fingono di volare, è stata collocata all’ aeroporto Duca D’Aosta, in omaggio ai pionieri del volo fratelli Rusjan . Attualmente l’associazione è impegnata nel completamento un nuovo lavoro, affidato dalla Curia Arcivescovile, che ha come tema la rappresentazione dei tre padri dell’Europa, San Benedetto, Cirillo e Metodio e l’Europa. Lo spirito animatore di tutto ciò è la consapevolezza che nella nostra area geografica la presenza del confine che non rappresenta solamente il passaggio di merci e un fattore economico ma anche sociale e storico-culturale.
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 21
Donatori di Sangue. A concorrere alla formazione di questa “super-associazione” è stato lo scioglimento del Consiglio Circoscrizionale che proprio a Lucinico aveva da sempre dimostrato una elevata attività con uno spirito di coesione e di rappresentanza della comunità che spesso è stato da esempio positivo per il resto del territorio cittadino. Attualmente la situazione ed il rapporto con l’Amministrazione comunale sono ancora da precisare e da definire soprattutto per quanto riguarda l’uso delle strutture come la Sala del Centro Civico. L’associazione “Lucinis” è organizzata con un Presidente ed un Consiglio direttivo, composto in gran misura da ex consiglieri del decaduto Consiglio Circoscrizionale, che rimarrà in carica fino alla stabilizzazione dei rapporti con l’Amministrazione e il reperimento di risorse economiche indispensabili per sostenere le prossime iniziative come l’organizzazione della Lucciolata e gli scambi culturali tra studenti delle scuole medie con i paesi austriaci di Ortenberg e Altlichtnwarth, gemellati con Lucinico. Altra esperienza in dirittura d’arrivo è quella dell’associazione di quartiere “Comunità Montesanto-Piazzutta”.che, costituitasi questo mese, si propone lo svolgimento di attività di utilità sociale ed opererà in campo ricreativo e culturale oltre che nei settori formativo, informativo, assistenziale, sportivo, sviluppo turistico, con una attenzione particolare alla salvaguardia e tutela del territorio. Il nuovo sodalizio, con il suo consiglio direttivo “costituente”, ha l’obiettivo di rappresentare la “comunità” nei confronti delle autorità ed enti pubblici e privati, per l’esclusivo soddisfacimento d’interessi collettivi ed in aderenza ai bisogni territoriali. Non va sicuramente tolto il merito a tutto questo positivo attivismo e volontà di continuità di presenza sul territorio, tuttavia su queste dinamiche va fatta una riflessione, chiesta chiarezza ed equità ai nostri amministratori comunali . Dalle positive esperienze avviate da tempo sia a S.Andrea che a Lucinico, risulta evidente che dalle “periferie” emerge la voglia e la necessità, conveniente e positiva per la nostra comunità cittadina, di dare continuità al patrimonio di esperienze amministrative che da trent’anni sono state basate sulla suddivisione del territorio comunale in dieci realtà circoscrizionali ben definite e strutturate amministrativamente. Per questo risulta importante evitare il rischio che, in assenza di una progettualità da parte della Giunta
che governa la città, i cittadini e le comunità non si riconoscano più come parte attiva delle aree e comunità ben definite, anche nei toponimi, come S.Rocco, S.Anna, Straccis, Madonnina, Piuma, Oslavia, Piedimonte e Campagnuzza. Pertanto per non disperdere questo patrimonio e per evitare disparità di presenza, come ora accade per le delimitazioni del territorio (vedi. I cartelli di identificazione del territorio collocati a S.Rocco) la giunta Romoli non può abdicare al suo ruolo e deve attivare celermente la predisposizione di procedure di costituzione di associazioni aperte alle realtà territoriali degli ex quartieri prevedendo, se ritenuto utile, anche ulteriori suddivisioni ed ampliamenti recuperando le denominazioni e le peculiarità dei vecchi Borghi cittadini come Borgo Castello e Borgo Carinzia, proponendo in assemblee cittadine un modello di statuto, chiarendone limiti, ruoli e competenze. Annullare le Circoscrizioni a Gorizia è stato fin troppo facile ma ora l’amministrazione comunale ha la grande responsabilità di evitare il dissolvimento dell’esperienza di tante persone e il patrimonio culturale presente nelle comunità periferiche. I tempi non possono essere dilatati e pertanto va proposto tempestivamente un modello di associazionismo, che possa ottenere anche un adeguato sostegno economico, al fine di permettere la continuità delle attività culturali e ricreative ma che soprattutto sia capace a supplire al vuoto ed alla mancanza di un punto di riferimento per le istanze dei cittadini che i Consigli Circoscrizionali avevano svolto per anni con dedizione,impegno e risultato.
Attività dei consiglieri comunali e provinciali del PD Mauro Mazzoni: Una pista ciclabile lungo l’isonzo
Marco Rota: Montesanto chiede una farmacia
Gorizia al centro dell’Europa, ma stavolta in bicicletta. La Provincia amplia la rete di percorsi ciclabili per attrarre il turismo sostenibile. Che le piste realizzate sul Collio e il Preval siano molto frequentate da visitatori e turisti stranieri è un dato assodato, lo dimostrano i sondaggi negli agriturismi limitrofi e l’alto gradimento delle bici gialle, targate “Slow Collio” prese a noleggio. Ora, però, ci vuole il salto di qualità. E potrebbe essere proprio la dorsale ciclabile lungo il fiume Isonzo, 34 chilometri dedicati alle due ruote che si innesterebbero ai percorsi in Slovenia e ai 55 chilometri di piste già operativi nel territorio isontino, attirando cicloturisti dai Paesi dell’Europa centrale e dell’est. “Vogliamo fare in modo che il cicloturista dell’Europa centrale - puntualizza il consigliere provinciale Mauro Mazzoni, che detiene la delega per le piste ciclabili -abbia la possibilità, tramite collegamenti diversi, di arrivare al mare partendo dall’Austria. Proponiamo un progetto che porterà a tutti notevoli benefici economici”. Un progetto da sette milioni di euro. I finanziamenti non sono stati ancora reperiti, ma la Provincia non intende farlo rimanere un sogno nel cassetto. ….
Potrebbe trovar posto a Montesanto una nuova farmacia comunale. La prospettiva è tra le diverse al vaglio dell’amministrazione comunale e del nuovo presidente dell’azienda farmaceutica Silli ed è emersa l’altra sera in Consiglio comunale in seguito a un’interrogazione del consigliere Pd Marco Rota. Rota ha segnalato l’esigenza per gli abitanti del rione, specialmente quelli più anziani, di avere una farmacia nelle vicinanze. Dal sindaco Romoli e dall’assessore al Welfare Romano sono arrivate delle aperture. «Se ci saranno le condizioni economiche, da parte mia c’è la piena disponibilità a prendere in considerazione la soluzione», ha detto Romoli, mentre l’assessore Romano ha precisato: «La questione è al vaglio dell’azienda farmaceutica e dell’amministrazione, che è attenta a cercare di migliorare e aumentare tutti i servizi per i cittadini». In quest’ottica si inserisce lo studio che ha evidenziato come spazi per un’eventuale nuova farmacia (ve ne può essere una ogni 3.300 abitanti) ci sarebbero nella parte bassa del quartiere di Straccis (che però è piuttosto vicina all’ospedale) e proprio a Montesanto.
( Messaggero Veneto 12/09/12 Ilaria Purassanta)
(Il Piccolo 26/09/12 m.b.)
22 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Nuovo canile di Gorizia
Spazi che mancano, spese che lievitano, tempi che si allungano e l’ombra del danno erariale Giuseppe Cingolani, capogruppo consiliare del Pd di Gorizia La vicenda del nuovo canile di Gorizia è uno scandaloso monumento allo spreco, all’incompetenza e all’inconcludenza della Giunta Romoli: modalità di acquisizioni dei terreni dubbie e svantaggiose per il Comune, un progetto steso senza consultare chi gestisce il servizio e ignorando i bisogni degli animali, gli spazi che mancano, le spese che lievitano e i tempi che si allungano a dismisura, con l’ombra del danno erariale che aleggia su tutto. Ma andiamo per ordine: il progetto del nuovo canile viene inserito nel piano triennale dei lavori pubblici nel 2009 e la costruzione termina nel 2011, con una spesa complessiva di circa 400 mila euro. A quel punto i volontari dell’Associazione Isontina Protezione Animali, che gestiscono il canile e non sono mai stati consultati sul progetto, protestano perché la struttura non garantisce il benessere degli animali. I box per i cani sono troppo angusti: 11 metri quadri in tutto, mentre il regolamento comunale impone ai privati di tenere i cani in uno spazio non inferiore a quindici metri quadri! Gli alberi sono pochi, e dovranno crescere per anni prima di proiettare un po’ d’ombra sui box dei cani. Inoltre il box esterno è stato costruito in calcestruzzo, troppo caldo d’estate e troppo freddo d’inverno, mentre l’attuale normativa prevede il manto naturale. Si vorrebbe quindi ricoprire il cemento con la ghiaia, che però è difficile da pulire e non risolve i problemi termici. In piena campagna elettorale la Giunta rassicura l’AIPA: rinvia l’inaugurazione del canile e promette modifiche sostanziali, tra cui l’allungamento dei box esterni per aggiungervi una parte in manto naturale. Ma per farlo servono l’acquisizione di altri terreni privati e ulteriori 200 mila euro, di cui il Comune prevede di sborsarne 30 mila, chiedendo i restanti 170 mila alla Regione. La spesa finale ammonterà dunque a circa 600 mila euro: una cifra spropositata per una struttura in cui potranno essere tenuti in modo permanente solo 24 cani, mentre il vecchio canile di via degli Scogli ne ospita 25. Ma ecco le recenti cattive notizie: la Regione sborserà solo 100 mila euro, per cui i soldi rischiano di non bastare, e i privati non vogliono vendere i terreni, obbligando il Comune all’esproprio e dilatando ulteriormente i tempi. È oggi evidente che è stato un errore scegliere l’attuale terreno, troppo piccolo per ospitare un canile dignitoso. Ricordiamo che in un primo momento si era pensato di costruire il canile in un’area vicina al cimitero di Lucinico, di proprietà comunale e ampia 10 mila metri quadri. Ma poi, a causa delle proteste della Circoscrizione, si era scelto di acquisire, tramite una permuta,
Nelle foto alcune immagini del cantiere del nuovo canile
un terreno privato in un’altra zona di Lucinico. Il fatto incomprensibile è che il Comune acquisisce i 2 mila metri quadri del terreno prescelto cedendo in cambio al privato ben 35 mila metri quadri di terreni comunali. È vero che i terreni non sono dello stesso tipo, ma ciò non basta a giustificare un valore del terreno privato superiore addirittura di diciassette volte rispetto a quello dei terreni comunali. Ciò si spiega solo col fatto che il Comune decide di acquisire quel terreno privato con il metodo di valutazione che all’epoca era previsto per gli espropri, cioè triplicando il suo valore di mercato. Ma è lecita questa operazione, dato che quel terreno non è stato affatto espropriato, e anzi è stato offerto al Comune dal suo proprietario? Se la Corte dei Conti effettuasse un controllo, potrebbe riscontrare in questa vicenda uno sperpero di risorse pubbliche?
Centro Studi “sen. A.Rizzatti” Gorizia Rivista “Nuova Iniziativa isontina” In collaborazione con la rete c3 dem – Concilio, Costituzione, Cittadinanza
TERRA! TERRA! (..e un po’ di cielo). Convegno annuale in ricordo di CELSO MACOR Gorizia, 4 Dicembre 2012, ore 17,30 Sala Convegni della Fondazione CARIGO via Carducci Relatori: Francesco Marangon, professore di Economia ed Estimo Rurale dell’Università di Udine - Madre Terra, un valore senza prezzo Graziano Ganzit, periro agrario, ricercatore e tecnico agricolture sostenibili, già presidente di APROBIO FVG - Via, verità e vita nell’agricoltura del futuro Giovanni Grandi: Ricercatore e docente di Antropologia applicata presso l’Università di Padova - Presidente Azione Cattolica di Trieste - Ambiente e coscienza cristiana
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 23
Il convegno sulle minoranze slovena in Italia e italiana in Slovenia
Il dialogo possibile A colloquio con Livio Semolic Presidente del SKGZ promotrice dell’incontro “Minoranza slovena in Italia e italiana in Slovenia. Il dialogo possibile superando i reciproci nazionalismi dell’800”. è stato il tema del convegno che l’ANVG e l’SKGZ hanno promosso recentemente a Gorizia in insieme a Maurizio Tremul dell’UI e che è stata un’occasione per riflettere e confrontarsi su un passato ancora vicino e presente. Moderatori dell’incontro sono stati i direttori del Il Piccolo e del Primorski Dnevnik,. Dopo un’introduzione del Presidente dell’ANVGD Rodolfo Ziberna, sono intervenuti Livio Semolič (SKGZ), Maurizio Tremul (Unione Italiana in Slovenia e Croazia), Fulvio Salimbeni (Università di Udine), Raoul Pupo (Università di Trieste), Kristjan Knez (Società di studi storici e geografici di Pirano) e Marta Verginella (Università di Lubiana). L’obiettivo del Convegno è stato quello di capire o meglio di tentare di capire cosa ha portato dalla metà dell’Ottocento e per un secolo allo scontro nazionalista tra due comunità che avevano convissuto per secoli pacificamente nell’impero asburgico. Ma inevitabilmente il centro del confronto è stato il presente. A Livio Semolič Presidente dell’ SKGZ e coorganizzatore dell’incontro abbiamo posto alcune domande:
messaggio? Dal Convegno è emersa una grande volontà di volgere lo sguardo verso il futuro e le reali potenzialità di cooperazione transnazionale. La sfida per tutti noi è legata proprio alle prospettive di questa area transfrontaliera che, sparito il confine, non è ancora riuscita a ripensare il proprio ruolo ed in particolare a definire un concreto progetto di sviluppo sostenibile per i prossimi decenni. Sviluppo del settore economico in primis, ma anche quello sociale e culturale.
Proprio nel campo culturale e sociale ci sono ancora molteplici difficolta da superare, non ultima la piena conoscenza delle due lingue nazionali qui presenti fianco a fianco. L’incontro come ha affrontato questi temi importantissimi della parola e della lingua? Questi temi sono emersi più volte durante la discussione soprattutto in riferito alla necessità di formare il nuovo cittadino goriziano sulla base della piena coscienza delle due lingue presenti a cavallo dell’ex confine . Ciò diventa uno dei prerequisiti in funzione della piena integrazione di questa area, con la quale si Presidente in che modo il convegno è stato occasione potrà formare quella coscienza europea di interdipendenza poper pensare sulle prospettive future e su come rafforzare la sitiva. collaborazione in campo culturale, educativo, sociale ed economico. Quali gli strumenti possibili per questo sogno? La conferenza sul ruolo delle due minoranze quella italiana in Dobbiamo coinvolgere il sistema scolastico delle due realtà Slovenia e quella slovena in Italia, ha rappresentato un ulteriore cittadine in un ambizioso progetto di formazione linguistico/cultassello nella ricomposizione del tessuto cittadino, che è stato turale delle nuove generazioni del terzo millennio, che saranno per troppo tempo lacerato in conseguenza delle molteplici tra- i veri protagonisti del possibile e necessario rilancio di quegedie tristemente note. In questa occasione si sono trovate per st’area. E proprio il GECT può essere lo strumento opportuno la prima volta come coorganizzatori la minoranza italiana e per sviluppare tutte le fondamentali sinergie intercomunali tranquella slovena nonché l’associazione degli esuli, il chè ancora sfrontaliere nei vari campi previsti nello statuto da quello delle qualche anno fa poteva provocare qualche malumore. Questa infrastrutture ed energia, fino al settore sanitario e quello cultuè l’ulteriore dimostrazione quanto sia oggi importante integrare rale e universitario. Tanto più diventa prezioso questo strumento quest’area anche in prospettiva dell’entrata della Croazia nel- di integrazione proprio oggi nel momento della grande crisi fil’UE, ricompattando così un territorio per troppo tempo diviso nanziaria ed economica, che così duramente colpisce numerosi famiglie tanto in Italia quanto in Slovenia. Ed in questo non ci Si può allora parlare finalmente di riconciliazione? sono grandi differenze. Sì. Il senso di responsabilità dei massimi vertici delle due comunità, quella degli esuli e quella della minoranza slovena, che Laura Facchinetti hanno iniziato tre anni fa un percorso comune, ha finalmente portato ad una fattiva riconciliazione. Ciò ha tra l’altro facilitato Si è spenta nei giorni scorsi Laura Facchinetti, persoanche lo svolgimento del grande evento simbolico rappresentato naggio molto noto negli ambienti della sinistra e del sindall’incontro dei tre Presidenti dell’Italia, Croazia e Slovenia nel dacalismo goriziano del dopoguerra. Nata a Staranzano luglio 2010 a Trieste e così liberato il campo da storiche diffiil 15 giugno 1941, era entrata ben presto nel mondo denze ed incomprensioni. Le basi sono state già costruite durante l’incontro pubblico di qualche anno fa a Gorizia sul tema delle minoranze e degli esuli. E’ vero. In quell’occasione era stato messo in risalto la particolare complessità delle vicende del c.d. confine orientale, ed era stato ribadita la necessità di un approccio serio, approfondito e di grande sensibilità verso questi temi. Rimanendo fondamentale il togliere da questo tema qualsiasi speculazione politico/ideologica che per troppo tempo ha condizionato negativamente questi argomenti. Partendo anche da un reciproco riconoscimento dei torti e delle violenze subite prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Ma cosa è emerso di fondamentale dal convegno? Quale
operaio divenendone uno dei personaggi più combattivi. Dipendente del cotonificio di Ronchi, aveva partecipato in prima linea alle battaglie dei tessili dei primi anni ’60, guidate dal loro dirigente carismatico, Maria Selli, di cui Laura era diventata molto amica. Scomparso il comparto tessile isontino, Laura trovò lavoro nell’ospedale di Gorizia ed anche qui emerse ben presto nel corso delle battaglie sindacali, ma riuscì anche ad avanzare nella professione diventando apprezzata infermiera. Lavorò all’ospedale per ben 14 anni. Anche dopo il pensionamento continuò ad operare nel mondo sindacale e della sinistra politica. Alla famiglia Chiarion le condoglianze di Goriziaeuropa
24 - goriziaeuropa n. 5-6/12
Il fondo De Simone della Biblioteca Statale Isontina Marco Menato Nel gennaio 2012 le figlie Giuliana e Laura De Simone hanno donato alla Biblioteca Statale Isontina la biblioteca raccolta dal loro padre, Pasquale, sindaco di Gorizia dal 1972 al 1980, unitamente ai libri di didattica e pedagogia che erano appartenuti a Luciana Culot, moglie di De Simone e maestra elementare. Da parecchi anni la BSI ha incentivato la consegna da parte degli eredi di biblioteche private appartenute a personalità locali, con l’impegno a mantenere unito il materiale donato, ma con la libertà a devolvere ad altre istituzioni eventuali duplicati, che di frequente sono presenti in tali biblioteche, soprattutto a causa della ormai limitata capienza dei magazzini. In questo modo sono giunte diverse biblioteche personali1, che hanno costituito un aumento qualificato (e non solo piattamente numerico) del patrimonio librario: dato che in biblioteconomia si afferma che una buona biblioteca generale è formata non solo dalla somma di libri singolarmente acquistati (che di per sé è una ovvietà), ma anche dalla cumulazione ordinata di biblioteche personali, grandi e piccole. E’ ovvio che più le biblioteche personali provengono da studiosi e/o collezionisti di rango, più le stesse sono di difficile e talvolta travagliata acquisizione. In questi casi il ruolo del bibliotecario è fondamentale per far comprendere agli eredi quali siano i vantaggi, e per il mondo degli studi e per la fama dell’antico possessore, a devolvere le biblioteche private, possibilmente nella loro totalità, ad una istituzione pubblica. In particolari casi (o per l’elevato numero o per espressa richiesta degli eredi o per conservare meglio l’identità bibliografica degli stessi) i libri sono collocati insieme all’interno di un “Fondo” che prende il nome dal possessore e che potrebbe anche conservare documentazione archivistica relativa al proprietario. Negli altri casi, invece, i libri sono distribuiti nelle diverse sezioni di collocazione presenti in Biblioteca, a seconda della tipologia - fisica e bibliografica - del materiale, non senza prima aver preso nota della provenienza, cosicché sia comunque sempre possibile conoscere la storia del singolo volume. Naturalmente possono entrare anche biblioteche di studiosi ancora in attività, i quali cedono di volta in volta alla Biblioteca i libri che appartengono ad aree disciplinari non più da loro coltivate (è il caso della biblioteca di Giuseppe O. Longo, professore emerito di Teoria dell’informazione nell’Università di Trieste e buon narratore, che ha di recente consegnato alcune migliaia di volumi non più da lui consultati). Pasquale De Simone (Dignano d’Istria, 18 dicembre 1924 – Gorizia, 2 aprile 2004) fu dirigente regionale e uomo politico impegnato nella Democrazia Cristiana con vari ruoli: dal 1957 consigliere comunale, assessore dal 1961 e poi, come detto, sindaco di Gorizia. Prima di stabilirsi a Gorizia, nel 1945 fu tra i fondatori a Pola della Democrazia Cristiana e segretario del locale Comitato di Liberazione Nazionale, oltre che dirigente del Movimento istriano revisionista, schierato contro la prospettiva della annessione alla Jugoslavia. A Pola fu tra i fondatori del quotidiano “L’Arena di Pola”, del quale divenne direttore quando il periodico, ormai settimanale, necessariamente trasferito a Trieste e poi a Gorizia, divenne la voce più riconosciuta e stimata degli esuli istriani in Italia. Nel 1966, a Gorizia, insieme a Michele Martina e altri espo1] Per un primo elenco si può consultare il sito www.isontina.beniculturali.it alla pagina “Patrimonio”.
nenti della cultura e della politica locale, costituisce l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, istituzione che per la sua lunga e speciale attività si è meritata il Premio san Rocco 2012. Già da queste brevi linee biografiche si capisce che la sua biblioteca è per buona parte incentrata su alcuni temi: la storia politica-diplomatica del confine orientale, la storia istriana, goriziana e della Mitteleuropa in generale; senza dimenticare le sezioni dedicate alla musica un’immagine dell’interno e alla letteratura italiana e della biblioteca non solo, quelle che probabilmente erano le buone letture di tutta la famiglia. All’interno del fondo è stato individuato un piccolo nucleo di volumi, dei primi decenni del Novecento (oltre a una edizione giuridica stampata ad Amsterdam nel 1734), provenienti dalla biblioteca del Presidio Militare di Padova, ricollegabili a un parente della moglie di De Simone. La biblioteca conservata ammonta a oltre 1500 tra volumi ed opuscoli, editi per lo più dagli anni Quaranta fino all’inizio di questo secolo (insieme a qualche testimone ottocentesco), e come prima specificato riguarda solo il materiale che non è risultato multiplo nelle raccolte dell’Isontina, con eccezione di quei libri che, seppur doppi, avevano dediche o note particolari (per es. gli esemplari de L’Amicizia di Fulvio Tomizza, La campagna elettorale di Enzo Bettiza, La regina di Saba di Carlo Sgorlon). Il resto del materiale duplicato è stato consegnato, in accordo con i rispettivi responsabili, alle biblioteche Provinciale di Gorizia, slovena “D. Feigel” di Gorizia e del Seminario di Pordenone. Nel fondo è compresa tutta la vasta produzione storico-politica di De Simone. E’ possibile esplorare il fondo De Simone scrivendo nella casella “ricerca libera” del catalogo elettronico della Biblioteca il nome “Pasquale De Simone”. Le figlie hanno voluto consegnare all’Archivio di Stato di Gorizia anche l’importante archivio privato di De Simone che, raccolto in un centinaio di buste e organizzato sommariamente, comprende documenti dal 1945 al 1980 circa, con sporadici materiali antecedenti, fino al secolo XIX, per lo più attinenti alla sua famiglia. Storicamente rilevanti le carte provenienti dalla Pola dell’immediato dopoguerra, con verbali e altri documenti originali del CLN locale e tre diari personali (1945-47, 1956), interessante anche l’altra documentazione, più abbondante, relativa alla attività della DC in ambito regionale e isontino, i ritagli di stampa e gli album fotografici per la maggior parte riservati agli anni in cui De Simone fu sindaco. L’archivio privato, su proposta della Soprintendenza archivistica per il FVG, è stato dichiarato di interesse culturale in data 11 luglio 2012 dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del FVG secondo quanto previsto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, art. 10 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio”).
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 25
l’Emporio Solidale a Gorizia Gianluigi Panozzo A un anno e mezzo dalla sua nacoli freschi vengono inoltre distribuiti un aiuto prezioso per famiglie in scita, l’Emporio della Solidarietà sta digrazie all’apporto di alcune aziende ventando un punto di riferimento per difficoltà ma anche un’occasione di agricole. È anche in atto una collabomolti nuovi e vecchi goriziani. razione sistematica e continuativa con incontro, di conoscenza, di Nato nel marzo del 2011 per iniziala Croce Rossa. socializzazione e anche di aiuto tiva della Caritas Diocesana sull’esemI costi di gestione dell’Emporio sono reciproco pio di analoghe iniziative già operanti minimi. Solo due persone sono retria Roma e a Prato e sostenuto, oltre buite (part-time). Per il resto l’Emporio che dalla Caritas stessa, dalla Provincia e dal Comune di Gori- si avvale solo di personale volontario. La sede di Via Faiti è di zia, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e da varie proprietà della Curia e gli unici costi aggiuntivi sono costituiti altre associazioni e aziende sparse nel territorio isontino, ha ri- dalle bollette di acqua, luce e gas e dai consumi del vecchio furlasciato ad oggi circa 540 tessere, di cui circa 490 tuttora attive. gone concesso in comodato d’uso gratuito dalla Comunità ArLa tessera viene concessa a persone che ne fanno richiesta cobaleno. attraverso i Centri di Ascolto sulla base di una valutazione della Oltre a quelli già citati di Roma e Prato, altri Empori sono stati situazione reddituale e del carico familiare e da diritto al prelievo aperti in Italia (Parma, Ascoli Piceno, Pescara, Lecce, Lamezia di un quantitativo mensile di generi alimentari di prima necessità terme, …) e altri, fra i quali Trieste, sono in fase di apertura. Pur commisurato al bisogno del nucleo familiare; la situazione del non disponendo al momento di statistiche aggiornate, non è diftesserato viene riesaminata con cadenza trimestrale per verifi- ficile immaginare che i bisogni a cui gli Empori della Solidarietà care la permanenza di condizioni che giustifichino la continua- tentano di dare una risposta sono rapidamente crescenti e non zione del servizio. è ipotizzabile che nel breve/medio periodo possano smettere di Attualmente il numero di tesserati italiani è pressoché uguale crescere. Questo non può non porre delle questioni urgenti alla a quello dei cittadini non italiani, ma se si considera che le fami- nostra Società e in particolare alla Politica (dove per Politica si glie dei non italiani, provenienti da ogni angolo del pianeta, sono intenda servizio ad una convivenza civile sana ed equilibrata). mediamente più numerose, si può ritenere che il numero di as- Questioni che riguardano soprattutto il modello di sviluppo (amsistiti stranieri sia maggiore. messo che sia appropriato di questi tempi parlare di “modello di L’Emporio, sito a Gorizia in Via Faiti 15/B, oltre a rappresentare sviluppo”) e la necessità di una riduzione delle disuguaglianze un aiuto prezioso per famiglie che si trovano in difficoltà, sta di- sociali, che oltre ad essere, al di là di una certa misura, profonventando, a quanto ci dicono le operatrici, un’occasione di in- damente ingiuste, rappresentano un serio pericolo come fonte contro, di conoscenza, di socializzazione e anche di aiuto di tensioni e di possibili disordini. Come in medicina è meglio reciproco fra persone provenienti da realtà diverse e lontane. Il prevenire che curare, così la battaglia per la sicurezza, a cui è superamento dei pregiudizi passa soprattutto per conoscenza e tanto sensibile una larga parte della cittadinanza, sarà vinta più non può fare che bene in un tempo come quello che stiamo vi- facilmente rendendo la società più equilibrata piuttosto che con vendo, che rischia di approfondire le divisioni e la diffidenza re- la repressione di fenomeni che possono nascere dagli squilibri. ciproca. Gli Empori della Solidarietà sono un piccolo e parziale tentativo I prodotti provengono, oltre che dal Banco alimentare, da of- di operare nel sociale partendo dalla preoccupazione giusta. La ferte di privati cittadini e dalle parrocchie, da una collaborazione Politica, che ha il compito di governare i processi globali senza sistematica con alcune realtà commerciali del territorio (Ipercoop trascurare il particolare, può forse trarne qualche insegnamento. di Gradisca, Simply Sma di Monfalcone, Eurospar di Lucinico, …) che conferiscono gratuitamente all’ Emporio prodotti prossimi alla scadenza che vengono poi distribuiti in tempi brevissimi. In questo modo vengono utilizzati circa 10 quintali alla settimana L’Emporio della Solidarietà di Gorizia di prodotti alimentari che andrebbero distrutti. Prodotti ortofrutti-
si trova in Via Faiti, 15/b. Tel. 0481 537955 – email:
[email protected]
Un momento dell’inaugurazione lo scorso marzo
Promosso da: Caritas Diocesana di Gorizia - Provincia di Gorizia - Comune di Gorizia - Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. Con la partecipazione di: Fondazione Banco Alimentare Gruppo di volontariato Vincenziano - Conferenza San Vincenzo - Croce Rossa Italiana (Comitato locale di Gorizia) - Comunità Arcobaleno - Servizi sociali dei Comuni dell’Alto Isontino - Centro di Aiuto alla Vita - Associazione di famiglie “La Ginestra”. Con il contributo di: Coop. Consumatori Nordest - Agesci Gorizia - Caritas Diocesana di Prato - Caritas Diocesana di Roma - AfiCurci - A&S Ambiente e Sviluppo FVG.
26 - goriziaeuropa n. 5-6/12
IL CENTENARIO DELLA “GRANDE GUERRA” Per Gorizia, 28 luglio 2014 o 23 maggio 2015? Italico Chiarion Il 28 luglio del 2014 ricorrerà il centesimo anniversario dello scoppio della prima guerra mondiale (28 luglio 1914). Migliaia di goriziani, sudditi austriaci, dovettero allora vestire l’uniforme dell’esercito austroungarico e andare a combattere in Galizia contro l’esercito dello zar. Centinaia di essi, italiani e sloveni (si dice più di 500) vi lasciarono la vita. Molti quando l’Italia era ancora neutrale. Di loro non si parla mai, sono stati fatti oggetto di un’ inaccettabile “damnatio memoriae”. Quale la loro “colpa” per essere pervicacemente espulsi dalla ricostruzione della storia cittadina? Circa un anno dopo, il 23 maggio 2015, ricorrerà il centesimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia (23 maggio 1915). Centinaia di migliaia di giovani, soldati del Regno d’Italia e dell’Impero austroungarico, si immolarono in undici battaglie combattute nell’alto Isonzo e nel goriziano in un conflitto fratricida che si concluse con il ricongiungimento di Gorizia all’Italia. Quale delle due date sarà ricordata/celebrata a Gorizia, in una cornice del tutto diversa da quella del 1914-15? Quella dello scoppio della guerra o quella della canzone del Piave? O, sperabilmente, entrambe ? Vorrei essere smentito, ma non è infondato il sospetto che il clou delle celebrazioni si tocchi solo nel maggio 2015 con grande spreco di “disonesta retorica” (espressione usata da Paolo Rumiz nel “Piccolo” del 3 settembre u.s.), di apparato militare e di altisonanti discorsi sulla Patria vittoriosa e su Gorizia redenta. Il centenario, nel quadro di un’Europa unita, pacifica e democratica, in una Gorizia senza più confini e senza più nemici, potrebbe/dovrebbe essere invece un’occasione buona per contribuire ad abbattere le barriere superstiti ed affermare finalmente l’appartenenza di tutti i goriziani, al di qua e al di là del confine, ad una comune patria europea. Cosa fare? Prima di tutto, finalmente, una ricerca seria (c’è tutto il tempo, se si parte subito) sui goriziani dell’antico Comune caduti nel-
Gli isontini “austriaci” scomparsi a migliaia
il confine italo-austriaco nel 1914
l’esercito austriaco, sul loro numero, sui loro nomi, ecc..., ricerca da farsi naturalmente insieme a Nova Gorica e Sempeter, allora parte integrante del Comune di Gorizia. Lo sbocco potrebbe essere l’erezione di un monumento - ricordo in un luogo significativo a cavallo del confine (potrebbe essere un progetto Gect) da inaugurare nel luglio del 2014 con una manifestazione pubblica, anche eventualmente con sfilata militare di reparti ex nemici austriaci, sloveni, ungheresi e italiani, sul tipo del recente incontro di truppe alpine italiane, austriache e slovene svoltosi lo scorso settembre a Palmanova. Poi, nel maggio del 2015, le celebrazioni per l’entrata dell’Italia nella guerra, preludio del ricongiungimento di Gorizia alla madrepatria, evento che deve essere finalmente accettato e celebrato da tutti, senza riserve mentali e retropensieri. Anche la decisione politica di ricostruire il monumento ai Caduti del parco della Rimembranza potrebbe essere una delle iniziative del centenario. Come è oggi, quel monumento è infatti un monumento all’odio. Ricostruito, recupererebbe la funzione originaria di dovuto omaggio ai volontari goriziani caduti per l’Italia. La Gorizia delle 11 battaglie dell’Isonzo, delle trincee, dei cimiteri, degli ossari e dei musei della “Grande Guerra”, potrebbe così, a buon diritto, candidarsi ad essere veramente la “capitale della prima guerra mondiale”, proposta di Adriano Ossola che non può che essere plaudita ed accolta, ma estesa a tutti i coprotagonisti di quel tragico tempo.
giorni di settembre provenienti dalla zona di Leopoli, e vengono ricoverati nell’ospedale di Riserva della Croce Rossa presso il Seminario Centrale. I reduci rientreranno nell’Isontino attraverso indicibili perCarlo Michelutti corsi e vicissitutdini, lasciando nei luoghi più remoti i segni di “Dopo cent’anni è l’ora di ricordare quei nostri giovani” scrive piccoli cimiteri che i congiunti non poun lettore del Piccolo riferendosi ai cittatranno raggiungere, poiché il governo fadini isontini e giuliani chiamati alle armi scista vieterà la ricerca delle sepolture. nell’esercito austro-ungarico nel 1914 e Mentre l’astiosa condanna si poteva mandati a combattere sul fronte russo e comprendere, non certo giustificare, di balcanico. Su di essi infatti, rei di aver fronte all’ondata nazionalista che travolcombattuto per il loro governo legittimo geva l’Italia dopo la conclusione del concon la lealtà tradizionalmente propria di flitto, esasperata poi dal regime fascista, queste popolazioni, è calato il silenzio oggi l’oblio nasconde ancora la loro mepiù impenetrabile, segnati per sempre moria, secondo modi e comportamenti col marchio della vergogna. Dopo che il né civili né cristiani. Circa un anno fa 26 luglio del 1914 all’albo comunale di un’associazione di ricercatori storici corGorizia era comparso l’ordine di “mobilimonese aveva annunciato la compilatazione parziale”, poi seguito da quella zione di un elenco di militari della Contea generale, il giorno 29 il 47.o Btg “Conte di Gorizia e Gradisca caduti combattendo Beck” lascia la caserma di piazza nell’esercito austro-ungarico. I ricercatori Grande. Le reclute goriziane invece ritengono che gli scomparsi possano agsono di stanza nella Caserma “Arciduca girarsi fra i 1000 e i 1500, un numero imRanieri” (poi Caserma del Fante), apparpressionante di nostri concittadini e tenenti a un battaglione del 27.o Reggicompaesani uccisi due volte, dalla guerra Soldati austroungarici goriziani: Ettore Tomasettig mento, denominati “Alpini”, in quanto caduto sul Montello nel novembre 1917(a sini- prima e dall’oblio poi. (Il Piccolo addestrati alla guerra di montagna. I stra). Mario Menaz fotografato nell’agosto 1917 a 18/10/12) primi feriti giungono a Gorizia i primi tre Vulturul, sul fronte rumeno (a destra).
goriziaeuropa n. 5-6/12 - 27
Alcune riflessione sulla “due giorni” di Merna del luglio scorso
“Costruire la comunità: né giungla, né tribù” Michele Cassese, Responsabile del Forum Valori L’incontro di Merna del luglio scorso, conclusivo dell’attività del gruppo tematico Forum Valori per il 2011-12, è stata un’opportunità di riflessione che ha visto coinvolte, nell’arco dei due giorni, più di quaranta persone. La qualità delle relazioni proposte è stata decisamente alta, ed ha consentito di apprezzare la serietà e la preparazione dei nostri ospiti, mettendo in luce - ancora una volta - la presenza sul territorio di notevoli risorse umane che non trovano forse adeguata valorizzazione. Comunità, dunque: termine che torna con forza alla ribalta nella nostra epoca postmoderna. Comunità: insieme di persone che valorizzano l’appartenenza al gruppo rifiutando l’anonimato della società, che cercano di avere relazioni badate sulla fiducia reciproca anziché sulla prestazione, che agiscono cercando l’accordo piuttosto che il protagonismo degli individui. Comunità che ritrova il suo posto come soggetto e come oggetto della politica. Comunità, abbiamo sentito, che si vorrebbe avesse per modello la carta costituzionale, e perciò unita, includente, solidale, umana, libera, gratuita, partecipata, misurata sugli ultimi. Alcuni aspetti, tra i tanti di cui abbiamo sentito e discusso, hanno particolarmente lasciato il segno. 1. L’assenza di comunità educanti. L’aspetto educativo è stato particolarmente richiamato da Zanin, Cortolezzis, Paviotti. Pare che sia saltato, nella nostra società individualistica, un tassello fondamentale nella coesione tra generazioni, ovvero l’assunzione, da parte degli adulti, della responsabilità educativa nei confronti delle generazioni successive. Mentre si espande l’attività di formazione, che insegue perennemente il rapido evolvere delle tecniche, tanto da far diventare ovvia la necessità della formazione permanente (“life long learning”), lo sforzo di educazione viene progressivamente meno un po’ in tutti i settori, per la diffidenza a cedere responsabilità, che aumenta esponenzialmente con l’aumentare del prestigio dei ruoli. Nessuno vuole cedere le armi; pochi riescono a individuare il momento in cui passare il testimone, perché ormai si è già dato il meglio di sé; nessuno vuole accettare il rischio dell’errore, che è implicito e necessario nei giovani, e che li fa crescere. 2. L’assenza di spazi di confronto politico Le esperienze di cui abbiamo sentito raccontare, in particolare da Ungaro, da Cingolani e da De Santis, per quanto concerne la lettura della realtà goriziana, e da Zanin, Cortolezzis e Paviotti, in riferimento ad altre realtà regionali, ci hanno molto colpito per la ricchezza dei talenti di cui potremmo disporre, e per l’assoluta trascuratezza che invece opponiamo alle loro esperienze e competenze. Si è fatto esplicito riferimento a una intransitività o incomunicabilità delle buone prassi e delle riflessioni “alte” che ne derivano. E’ evidente che non vi è interesse, neppure nel PD, ad avere spazi in cui porre a confronto le scelte di chi rende concreto l’agire politico nella società, discuterne gli esiti,
assumerne le prassi come obiettivamente coerenti e positive con gli intenti comuni, rigettarne altre come definitivamente dannose per gli strati sociali deboli e per la costruzione di solide comunità locali. 3. La necessità di ricreare una cultura politica Appare dunque chiaro ai più che siamo in una fase di perdita della cultura politica che aveva caratterizzato i mondi da cui proveniamo. Da troppi anni si procede a vista, dando più peso alle tattiche che alla riflessione su temi di fondo; si ragiona più sul “come” che sul “perché”, forse perché quest’ultimo sembra scontato (o noioso?). Ci si sta convincendo che, una volta stabiliti sommariamente dei capisaldi ideologici, si possa passare a discutere di alleanze e strategie che aprano la via alla gestione del partito o delle amministrazioni. Prova ne è stata anche la scarsa partecipazione dei membri del Consiglio direttivo di Circolo all’iniziativa di Merna, pur dopo averla approvata come momento formativo di partito, e l’assenza (fatta eccezione per Cingolani) degli eletti in Provincia e Comune. In questo, par di capire dagli interventi di chi è venuto da più lontano, il PD è carente a livello regionale: non vi è neppure un linguaggio comune tra i suoi membri, né vi sono esperienze di formazione politica che stiano curando l’aspetto dei significati e dei valori. Ciò ci sta portando progressivamente ed inevitabilmente ad una totale insignificanza in campo nazionale. 4. Condizioni che consentono la nascita/crescita della comunità • È fuor dubbio che la comunità non vada pensata in termini di modelli da realizzare, ma di ricerca e tentativi. I verbi della comunità sono “inventare, osare, non rimpiangere, pensare forme di convivenza inedite, proiettarsi in avanti”. • Alle fonti della comunità ci sono, e devono restare, i diritti della persona. Pensare il futuro in termini di “opportunità”, fossero anche le “pari opportunità”, può essere decisamente fuorviante: una comunità non può basarsi su una sorta di lotteria in cui alcuni potranno godere di diritti, ed altri no. È inaccettabile che si accetti la disuguaglianza, ritenendo che la fortuna arrida ai meritevoli. • Ciò che distingue la comunità umana è la capacità di elaborare fini e mezzi, e di assumere le decisioni conseguenti. L’assunzione di responsabilità personale e collettiva, implicata nell’atto decisionale, non è un atto spontaneo ma è frutto di educazione e di spazi di sperimentazione aperti ai giovani. Entrambe queste dimensioni sono diritti, e non “opportunità” lasciate alla buona volontà di chi è più anziano. • Le conflittualità sono aspetti importanti nelle comunità: ve ne sono di necessarie e fertili (il confronto tra cambiamento e conservazione, tra classi sociali, tra prospettive culturali...) ma anche di assolutamente sterili (il conflitto
28 - goriziaeuropa n. 5-6/12
etnico). • Ad una crescita di complessità delle società occorre tener fronte con una crescita nella capacità di analisi,che deve potersi avvalere di chiavi di lettura molteplici e audaci. • L’azione politica, ad ogni livello, deve potersi caratterizzare per la capacità - di cogliere i problemi generali nascosti dietro le esperienze frammentarie, - di saperli elaborare in tempi accettabili, - di saper scegliere strumenti, modi e tempi coerenti al proprio orizzonte di valori. Contemporaneamente, è urgente avviare progetti che siano invece di dimensione limitata, partecipati, progressivi, estremamente chiari nella prospettiva che li caratterizza (il sogno che abbiamo in mente; il futuro che stiamo costruendo). 5. Positività concretizzate dall’incontro Il buon risultato dell’iniziativa ha dato evidenza ad alcuni aspetti metodologici particolarmente positivi che lo hanno consentito, e che ne hanno fatto una buona prassi di costruzione di una “comunità di significato”, per usare la terminologia di Zanin:
• l’evento è stato il frutto finale di un lavoro metodico di riflessione del gruppo. Ciò lo ha reso particolarmente fecondo, in quanto rivolto ad un uditorio non solo interessato ma, in larga misura, in grado di ricollegare autonomamente quanto udito ad approfondimenti precedenti. • l’incontro è stato preparato insieme. Tutto è stato discusso e poi organizzato dal gruppo: l’individuazione della tematica, la scelta dell’articolazione degli interventi, l’individuazione dei relatori, la decisione sul luogo in cui realizzare l’incontro. Questo tipo di lavoro preparatorio ci ha fatto sentire in cordata, ed ha consentito di arricchire la proposta, nello sforzo di conciliare varie aspettative. • ogni tema è stato discusso a più voci. Il continuo cambio di prospettiva è stato particolarmente fertile ed ha consentito un esame più esteso e più profondo delle questioni analizzate. • i partecipanti hanno dato un importante contributo con i dibattiti che hanno fatto seguito ad ogni intervento, e con la valutazione che molto gentilmente ci hanno fatto avere a termi ne delle due giornate. In sostanza, si può forse riassumere la positività della metodologia che abbiamo condiviso con i termini “insieme” e “in profondità”.
INIZIATIVE DEL PD DI GORIZIA SETTEMBRE - NOVEMBRE 2012 Esecutivo del Circolo con all’odg : 1) Convocazione dell’Assemblea del Circolo 2) Tesseramento
Lunedì 17 Settembre
Incontro con Debora Serracchiani, candidata del PD a Presidente del Friuli VG Assemblea provinciale aperta
Sabato 22 settembre
Esecutivo del Circolo con all’odg : 1) Analisi della situazione politica 2) Modalità di convocazione dell’Assemblea degli iscritti del Circolo
Mercoledì 26 settembre
Coordinamento del Circolo del PD con all’ o.d.g. Assemblea del Circolo, modalità e criteri di elezione del segretario
Lunedì 8 ottobre
incontro dibattito sul tema : IL “CASO” TRIBUNALE DI GORIZIA , dalle scelte virtuose nazionali alla situazione locale, un altro grave impoverimento di servizi sul territorio provinciale Coordinamento del Circolo del PD
Lunedì 8 ottobre
Riunione periodica Gruppo tematico “Valori fondamentali”.
Lunedì 22 ottobre
Esecutivo del Circolo con all’odg: 1) programmazione delle iniziative a sostegno del Tribunale di Gorizia 2) programmazione, ristrutturazione e avvio dei gruppi tematici
Mercoledì 24 ottobre
Assemblea del Circolo con all’o.d.g. Elezione del Segretario del Circolo del PD di Gorizia
Lunedì 29 ottobre
Conferenza stampa dei Gruppi consiliari del centrosinistra di Gorizia su “Tondo distrugge la sanità goriziana, tradisce le promesse elettorali e si ricandida. Gorizia che fa?” Giuseppe Cingolani, coordinatore dei Gruppi consiliari del centrosinistra
Venerdì 2 novembre
Esecutivo del Circolo con all’odg: 1) Organizzazione di un banchetto per raccolta firme su “punto Nascita” 2) Rifinanziamento attività “film commission”
Venerdì 2 novembre
Volantinaggio in Corso Italia sui temi della sanità e raccolta firme in favore del mantenimento del Punto nascita
Sabato 3 novembre
Incontro dibattito : “Superamento, riduzione o mantenimento delle Province” Enrico Gherghetta Presidente della Provincia, Giorgio Brandolin Consigliere Regionale
Venerdì 9 novembre
I programmi elettorali dei tre candidati PD alle primarie del centro-sinistra Gruppo tematico Valori fondamentali del Circolo PD
Lunedì 12 novembre
Iniziative dei tre comitati per le primarie del 25 novembre Esecutivo del Circolo con all’odg: 1) composizione dell’esecutivo dopo l’elezione del nuovo segretario 2) organizzazione delle primarie del 25 novembre
Più date Giovedì 15 novembre