SESSIONI PARALLELE: ore 16, 30 - 18,00 A) SCREENING E SCUOLA Moderatore: Angela Rapicavoli (Ufficio Scolastico Provinciale Catania)
A. 1 Progetto DOC (Dislessia-Opportunità-Crescita). Scuole in rete Laboratori specializzati in attività dopo-scolastiche per DSA Angela Colajanni e Dario Ruvolo Associazione Vita Nova Onlus { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il progetto “DOC” è un laboratorio specializzato in attività di doposcuola ed educative rivolte a studenti (8 anni in su) con difficoltà o disturbi specifici dell’apprendimento. Le attività del doposcuola sono orientate a favorire l’acquisizione di efficaci strategie di studio che tengano conto dei personali stili cognitivi e a trasmettere conoscenze di base sull’utilizzo corretto degli strumenti compensativi tecnologici in grado di supportare le abilità deficitarie. I “compiti per casa” diventano così lo strumento per sperimentare le competenze apprese e raggiungere nel tempo un’adeguata autonomia nello studio. La metodologia è incentrata su un approccio metacognitivo, attraverso il quale lo studente impara a riflettere sui propri processi cognitivi ed a esercitare un controllo sugli stessi. Le attività sono state proposte all’interno di un contesto, preliminarmente strutturato, accogliente e non giudicante, caratterizzato da un’atmosfera solidale di gruppo, dove i ragazzi con DSA hanno potuto esprimere, senza remore, il proprio disagio. Tale contesto, ubicato all’interno degli istituti scolastici, ha inoltre stimolato una proficua collaborazione tra operatori del doposcuola e corpo docente, attraverso uno scambio di informazioni che ha garantito continuità e coerenza tra l’attività curriculare e quella pomeridiana del doposcuola, per un miglioramento della qualità della vita dei ragazzi e dei loro familiari.
A. 2
Screening e DSA
Marco M. Leonardi1, Serafino Buono2, Francesco Di Blasi2 e Santo Di Nuovo2,3 1 AID sezione di Caltanissetta, 2IRCCS OASI Maria SS. Troina EN, 3 Università di Catania { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Questo contributo descrive un progetto di screening sui DSA effettuato nella provincia di Caltanissetta nell’anno scolastico 2011/2012, in 23 istituti. Il campione indagato è composto da 1870 alunni appartenenti alla 3° classe della scuola primaria ed alle prime classi della scuola secondaria di primo e secondo grado. In tutti gli alunni sono state valutate le capacità di lettoscrittura e calcolo attraverso prove standardizzate. La percentuale dei casi emersi sospetti DSA è stata del 6.7% pari a 125 alunni. A distanza di un anno dalla conclusione del progetto è stata effettuata una seconda indagine che ha coinvolto 109 alunni dei 125 emersi a rischio. Questo secondo step della ricerca ha messo in luce che soltanto 39 (pari al 35%) dei genitori degli alunni segnalati hanno fatto effettuare l’iter diagnostico ai propri figli. Dei 39 alunni, 34 hanno consegnato la diagnosi a scuola, mentre 5 non sono stati diagnosticati ufficialmente e gli insegnanti sostengono che i genitori non abbiano, in realtà, presentato la diagnosi a scuola. Per quanto riguarda il campione che non ha effettuato l’iter diagnostico, il 32% della scuola secondaria di primo grado ed il 41% della scuola secondaria di secondo grado è stato bocciato , si è ritirato o ha cambiato scuola.
A. 3 Esempio di progetto Screening per la rilevazione dei DSA in una scuola secondaria di secondo grado Patrizia Arrigo Istituto Finocchiaro Aprile di Palermo { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il progetto di Screening per la rilevazione dei DSA in una scuola secondaria di secondo grado prevede sei fasi da svolgersi fin dall’inizio dell'anno scolastico coinvolgendo tutti gli alunni delle classi in entrata (che vengono sottoposti ad una prova di 30 minuti max come screening per eventuali riconoscimenti di alunni DSA) e quelli segnalati come sospetto DSA dai docenti (attraverso una scheda predisposta). Si porteranno i risultati del progetto realizzatio nell’anno scolastico 2012/13.
A. 4 Casi di sospetto DSA nella Scuola Primaria Alessia Catania, Livia Li Greci I.C. Boccadifalco – Tomasi di Lampedusa di Palermo { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il presente contributo deriva dal percorso di tirocinio condotto in qualità di corsiste nell’ambito del master in DSA attivato presso l’Università degli Studi di Palermo. Il relativo Project work, attuato in una Scuola Primaria di Palermo allo scopo di effettuare uno screening per la rilevazione di difficoltà di apprendimento e l’individuazione di eventuali casi di sospetto DSA, ha coinvolto n.80 alunni di classe terza e un piccolo gruppo di alunni di classe quinta segnalati dai rispettivi docenti. Sono state utilizzate prove non standardizzate e standardizzate, tra queste ultime le Prove di lettura MT (Cornoldi, Colpo & Gruppo MT, 1981), il test AC-MT di valutazione delle abilità di calcolo per la classe terza (Cornoldi, Lucangeli & Bellina, 2002), il test PML per la misurazione della memoria di lavoro (D’Amico & Lipari, 2012). Nel presente contributo si intende soffermare l’attenzione su due casi di sospetto DSA, poiché all’iter di osservazione attivato a scuola non ha avuto seguito la valutazione presso i servizi territoriali preposti, dato che gli alunni si sono trasferiti presso altri Istituti. L’assenza di comunicazione tra scuole e, contestualmente, la scarsa consapevolezza della problematica da parte delle famiglie possono costituire elementi di criticità quali il rischio di vanificare i percorsi intrapresi e di esporre ulteriormente gli studenti a esperienze negative di apprendimento.
A. 5 Ricerca-azione per prevenire la dispersione scolastica e promuovere il successo formativo Giuseppa Giambirtone Direzione Didattica – Osservatorio d’area per la dispersione scolastica - Troina { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il lavoro nasce dall’attività di operatore psicopedagogico territoriale presso la Direzione Didattica di Troina sede dell’ Osservatorio d’area per la dispersione scolastica (rete interistituzionale che comprende le istituzioni scolastiche dei comuni di Troina, Cerami Gagliano e Nicosia, gli E.E.L.L., la NPI, associazioni territoriali e da questo a.s. anche l’Oasi fa parte dell’accordo di rete). Da dieci anni circa vengono effettuate indagini conoscitive e ricerca-azione al fine di individuare e prevenire difficoltà di apprendimento, sin dalla scuola dell’infanzia.
Saranno presentati i dati dell’IPDA somministrato nell’a.s. 2011/2012 agli alunni di 5 anni e le prove di lettura e calcolo presentati agli stessi alunni nell’a.s. 2012/2013 - classe prima - , con i relativi interventi didattici. Inoltre saranno presentati i dati della ricerca azione avviata nella classi seconde, terze e quarte, evidenziando come interventi precoci, anche riabilitativi presso l’Oasi, hanno favorito un miglioramento nelle performance scolastiche. Relativamente alla scuola dell’infanzia è stato somministrato agli alunni di 5 anni il CMF e avviato un progetto per migliorare le abilità metafonologiche, attraverso attività ludico-didattiche. In una sezione di scuola dell’infanzia di 4 anni è stato somministrato il test SR-SCHOOL a fine anno scolastico, per avviare, con l’inizio del nuovo anno, interventi mirati a favorire le abilità individuate nel test in riferimento a quanto previsto dalle nuove Indicazioni Nazionali 2012.
A. 6
La conoscenza implicita della lingua scritta nei bambini in età prescolare
Eleonora Pisani, Bartolomeo Favacchio Scuola Infanzia Scicli { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } - { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il lavoro di ricerca, effettuato su un campione di 24 bambini della scuola dell’infanzia del comune di Scicli (RG), ha avuto come obiettivo e finalità verificare le conoscenze che i bambini non ancora scolarizzati possiedono del codice scritto. Imparare a leggere e scrivere è un processo che inizia molto prima dell’ingresso a scuola, il bambino è un costruttore attivo delle conoscenze e sa motivare le risposte sulla base di ciò che ha potuto esperire dal contatto con l’ambiente sociale. Alla luce di precedenti ricerche già realizzate da Ferreiro e Teberosky, si è avviato uno studio-pilota partendo da una classe di scuola dell’infanzia, proprio per comprendere e ricercare che tipo di cognizione il bambino possiede prima dell’inizio della scolarizzazione. Si è creato uno strumento formato da diverse prove: - Riconoscimento di lettere e numeri; - Principio della quantità minima dei caratteri; - Principio della varietà dei caratteri; - Riconoscimento di parole; - Scrittura del proprio nome e scrittura spontanea. L’approccio sperimentale è stato simile a quello piagettiano del dialogo, durante il quale lo sperimentatore formula delle ipotesi e pone delle domande. Scrivere non è semplicemente copiare, ma è un’attività di ordine concettuale costituita da tappe che il bambino sperimenta attraverso l’esperienza attiva, guidato dall’adulto (educatore, insegnante) che svolge la funzione di mediatore.
B) ASPETTI EMOTIVI E MOTIVAZIONALI Moderatore: Francesca Cuzzocrea
(Università di Messina) B. 1 Profili di Personalità in bambini dislessici: un’analisi tramite il Big Five Questionnarie Antonella Gagliano, Marco Lamberti, Maria Boncoddo, Rosamaria Siracusano, Tiziana Calarese, Giovanna Ilardo, Domenica Fidi, Rosa Grosso, Massimo Ciuffo, Simona Rosina, Clemente Cedro, Eva Germanò
Università degli Studi di Messina, Unità di Neuropsichiatria Infantile AOU Policlinico G. Martino { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La nostra ricerca indaga i profili della personalità di 65 lettori dislessici (36 maschi e 29 femmine; di età compresa tra 8 e 14 anni) e di 70 normolettori utilizzando il Big Five Questionnaire (BFQversione italiana). Il BFQ esplora cinque dimensioni principali dei tratti della personalità: Amicalità (A), Stabilità Emotiva (I), Apertura Mentale (M), Energia (E) e Coscienziosità (C). Comparati al gruppo di controllo, i soggetti dislessici del nostro campione presentano bassi punteggi nelle dimensione M, C e A. Complessivamente mostrano tratti di personalità caratterizzati da minore originalità e creatività, controllo meno efficace delle loro reazioni emozionali, umore incostante e sentimenti negativi. Inoltre dai calcoli di correlazione tra le variabili esaminate emerge che i lettori dislessici che avevano beneficiato di un supporto didattico pomeridiano per un periodo più prolungato mostravano punteggi più elevati nelle dimensioni I, A e C (p<0.05). Ciò suggerisce che un adeguato supporto può positivamente influire sullo sviluppo di tratti di personalità quali coscienziosità ed amicalità e rinforzare la stabilità emotiva. Infine, emerge che il dominio I è correlato (p<0.05) anche con l’età della diagnosi: il ritardo della formulazione della diagnosi influenza la successiva stabilità emotiva. Il nostro studio suggerisce che la dislessia e i fallimenti scolastici potrebbero a lungo termine influenzare negativamente le esperienze emotive e i tratti di personalità.
B. 2 Ansia, Umore Depresso, Insicurezza e Autostima in bambini di scuola primaria differenziati per profilo di apprendimento Gaetano Rappo, Marianna Alesi, Annamaria Pepi Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Palermo { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Ansia, umore depresso e insicurezza sono in relazione a variabili individuali quali l'autostima. La letteratura sul tema evidenzia pochi studi che affrontano tale intreccio di variabili in bambini frequentanti la scuola primaria con differenti profili di apprendimento. Obiettivo di questo studio è indagare l’ansia, l'umore depresso, l'insicurezza e l'autostima in bambini di terza e di quarta classe della scuola primaria con tre diversi profili di apprendimento (DSA, Discalculia e Normo-apprendimento). Da un gruppo di 262 studenti frequentanti la terza e la quarta classe della scuola primaria sono stati selezionati 110 bambini, suddivisi in tre gruppi (33 bambini con DSA, 44 bambini con Discalculia e 33 bambini con Normo-apprendimento). Il materiale comprendeva le scale per l’Ansia Scolastica, l'Umore Depresso e l'Insicurezza tratte dal SAFA (Cianchetti e Sannio Fancello, 2001) e la Scala per il Successo Scolastico tratta dal Test di Valutazione dell’Autostima TMA (Bracken, 1992). L’Anova evidenzia differenze significative fra i tre gruppi nell'Ansia (F3,107 = 9,02; p < .001), nell'Umore Depresso (F3,107 = 3,27; p = .042) e nell’Autostima Scolastica (F3,107 = 6,39; p = .002). In particolare, il gruppo con Normo-Apprendimento presenta un maggiore livello di Autostima Scolastica e un minore livello di Umore Depresso rispetto agli altri gruppi.
B. 3
Un caso di dislessia: interventi didattici tra emotività e prestazioni
Sabrina Schiavone Libera professionista { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" }
Il lavoro descrive gli aspetti emotivi dei DSA e le implicazioni psicologiche possibili, focalizzando l’attenzione sui disturbi esternalizzanti ed internalizzanti, con particolare considerazione degli ultimi. Con l’ausilio di un caso osservato, si individuano, mediante creazione di una check – list i comportamenti di tipo internalizzante, che denotano bassa stima di sé e svalutazione delle proprie capacità, caratteristica frequente nei DSA. L’analisi degli errori offre una comprensione qualitativa per la strutturazione di attività inclusive per favorire il senso di autostima ed autoefficacia, consentire il recupero e il potenziamento dell’allievo. L’esperienza evidenzia il vantaggio della didattica inclusiva che considera la totalità dell’alunno. Un contesto classe cooperante, con accettazione della diversità, perchè modalità diversa di apprendere, è utile e valido incentivo per ciascun alunno, che nella sua unicità ed irripetibilità è diverso per definizione. Il lavoro sul piano emotivo rivela effetti positivi anche sul compito, poiché alcune difficoltà sono conseguenza dell’ansia che agisce sul sistema cognitivo e ne rallenta o inibisce i processi di memoria di lavoro. L’esperienza prova che le emozioni sono risorsa per la formazione, terreno di innesto del processo di cambiamento, di apprendimento e di crescita per tutta la classe e non meno per i docenti.
B. 4
L’uso della metafora nel DSA: l’importanza del lavoro di Gruppo
Maria Carmela Laudani ASP Catania { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La conoscenza delle caratteristiche del DSA attraverso un linguaggio metaforico facilita una maggiore consapevolezza del disturbo. Ciò consente al bambino con DSA di affrontare le difficoltà correlate, riducendone gli effetti funzionali. Lo scritto "Una famiglia speciale" è una metafora che introduce il lettore "nell'universo dislessico" con occhi incantati, aperti ad un mondo fantastico a cui ogni bambino sente di appartenere. Presentare il racconto al gruppo classe in cui è inserito un bambino con DSA permette di comprendere meglio gli aspetti neuropsicologici. Pertanto "la famiglia modulo" o il vicino di casa "ADHD detto ADID" non rimangono concetti astratti ma si arricchiscono di contenuti...Ed ancora la festa da ballo in cui vengono invitate tutte le letterine ed escluse le sorelle tabelline... sollecitano l'attenzione di chi ascolta verso una problematica complessa ed articolata. Lo scritto è stato arricchito da immagini eseguite da un soggetto affetto da severo disturbo specifico. L'esperienza del gruppo di studio e del polo per la valutazione del DSA presso il DSM - NPI dell'ASP di Catania ha utilizzato il suddetto scritto raggiungendo gli obiettivi prefissati.
B. 5
La Pedagogia Clinica: un intervento di aiuto per la persona con DSA/BES
Rita Calderone, Melissa Dinatale, Daniela Giuffrida, Silene Triscari Associazione “CHInelCHE” { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La Pedagogia Clinica considera la persona il primo Ambiente di Apprendimento. Vivere gli apprendimenti in uno stretto collegamento tra corpo-mente-cuore, vuol dire rendere la persona nella sua totalità consapevole dell’esistenza dell’Apprendimento come fonte della conoscenza e dello sviluppo metacognitivo. Per sostenere la persona con DSA/BES e migliorare l’Apprendimento, la Pedagogia Clinica ponendo in rilievo il PAD, Potenzialità/Abilità/Disponibilità, rende fluido ed emotivamente consapevole l’Ambiente di Apprendimento. Lo scopo è modificare il concetto che la persona ha di sé, di liberarla dagli errori fino al raggiungimento del proprio equilibrio, funzionale all’atto di
apprendere, all’atto di partecipare concretamente alla vita e alla quotidianità. Occupandosi in modo olistico della persona, l’intento è quello di delineare un mirato intervento di aiuto. Nel presente lavoro, gli esperti di pedagogia clinica dell’Associazione CHInelCHE mettono in evidenza come l’esperienza di L., con un evidente scialorrea presente durante la decodifica scrittoria, e di M., con inibizione nelle relazioni sociali, ha permesso il miglioramento del disagio attraverso metodi pedagogico clinici: Edumovement, Educromo, BonGeste, Prismograph, Eucalculia, Ritmo Fonico, Coreografia Fonetica, Vibro-vocale. Di conseguenza l’intervento di aiuto non guarda al “disturbo”, ma armonizza la persona nella sua globalità per avviarla alla conquista di nuove abilità.
B. 6
La follia e l’apprendimento… Peter Pan e Wendy
Margherita Sferrazza, Giovanni Cardella, Elisa Cupani, Alice Napoli Liberi professionisti { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il lavoro è la risultante dello screening, diagnosi e intervento su un campione di 10 bambini con DSA. Il senso della vita oscilla tra due estremi, l’attività vitale si svolge a livello psichico, comprendente coscienza e incoscienza, in cui esiste un legame nascosto. Siamo capaci di ascoltare i nostri…pazienti? Sono liberi di sognare? C’è qualcuno disposto ad ascoltare la loro creatività? Il dispositivo simbolico è dispositivo mentale accoppiato a quello concettuale… A livello fisico abbiamo istinti definiti come azioni o tipi di azioni, allo stesso tempo, si creano immagini mentali, emozioni che viviamo all’interno che sono caratteristiche collettive, come le modalità dell’azione. Lo psicodramma è energia primordiale e disgregazione anarchica dell’io, contro norme e consuetudini che costringono l’essere umano ad indossare una maschera vivendo una“enorme pupazzata”. Guardando dentro di noi oltre le ombre che ci agitano, le figure che la fantasia ha colorato, nel profondo del nostro essere c’è sempre la stessa richiesta: per diventare uomo ho bisogno di essere e sentirmi sollevato, altrimenti rischierò di confondermi nel buio della mia infelicità e nell’inferno della follia.
C) RICERCHE Moderatore: Franco Di Martino
( ASP Ragusa ) C. 1 Prima raccolta dati normativi per la valutazione degli errori ortografici su una prova di dettato di testo e di frasi, relativamente ad un campione di studenti di scuola secondaria di secondo grado Bartolomeo Favacchio, Corrado Severi, Eleonora Pisani, Edith Loretto Perotto, Patrizia Migliore, Luisa Lucifora, Andrea Candoni, Alessandro Savarino C.M.F.- Centro Full Mind – Centro Clinico di Psicodiagnosi, Ricerca, Cura e trattamento integrato del disagio psichico e fisico { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } L’esistenza di poche prove per la valutazione degli errori ortografici nelle Scuole Superiori ha spinto gli Autori del lavoro a costruire uno strumento utile a trovare gli indici di posizione e di
variabilità. La finalità del presente contributo è quella di comunicare i primi valori normativi (media e deviazione standard) relativi ad un dettato di testo e di frasi effettuato su una popolazione, molto limitata, di adolescenti frequentanti il Liceo Scientifico e alcuni Istituti Tecnici, da utilizzare come punto di riferimento all’interno del Distretto di Modica. L’attività, iniziata tardi – fine maggiodovrebbe essere ripresa per ampliare il campione e quindi costruire uno Strumento di Valutazione degli errori ortografici nelle Scuole Superiori. È interessante anche il confronto tra errori effettuati dagli alunni del Liceo Scientifico e quelli degli Istituti Tecnici.
C. 2 La validazione psicometrica preliminare della Batteria di Prove per le Abilità Linguistiche e Numeriche di Base (ALN): un nuovo strumento per la valutazione dei prerequisiti dell’apprendimento scolastico Barbara Caci, Antonella D’Amico Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Palermo { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } È presentata la validazione psicometrica preliminare, condotta su un gruppo di 273 alunni dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia (F=136; M=135; età media in mesi=68.2, DS=4.9), della Batteria di Prove ALN che valuta mediante 15 subtest diverse abilità linguistiche, numeriche e grafo-motorie di base che la letteratura e la più recente ricerca hanno individuato come prerequisiti dell’apprendimento scolastico (p.e. Bull e Scerif, 2001; D’Amico e Guarnera, 2005; D’Amico e Passolunghi, 2009; de Jong, 1998). I risultati di specifiche analisi delle intercorrelazioni tra tutte le prove dimostrano che la batteria ALN possiede una buona validità di costrutto. Successive analisi della regressione multipla, condotte su un sottogruppo di 35 bambini (F=14; M=21), testati longitudinalmente a cinque anni, mediante la Batteria ALN, e a sei anni, mediante la somministrazione di prove di livello di comprensione del testo e di apprendimento matematico (i.e., Prove di lettura MT- Cornoldi e Colpo, 1981; AC-MT - Cornoldi, Lucangeli e Bellina, 2002) e di scale per la valutazione della presenza di disturbi comportamentali di disattenzione e iperattività (i.e. SDA-I, Cornoldi et al., 1996), dimostrano anche una adeguata validità predittiva. In breve, si ritiene che la Batteria ALN possa configurarsi come uno strumento per l’individuazione precoce dei casi a rischio di Disturbi Specifici dell’Apprendimento o di altre tipologie di disturbi inclusi nella più ampia categoria dei Bisogni Educativi Speciali.
C. 3 Relazione fra memoria di lavoro spaziale e abilità di calcolo in bambini con Disturbo dello Spettro Autistico ad alto funzionamento Giuseppe Edmondo Di Guardo, Rosa Zuccarello, Marinella Zingale, Grazia Trubia, Serafino Buono IRCCS OASI Maria SS. Troina EN { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Numerosi studi hanno evidenziato una stretta relazione tra memoria di lavoro spaziale e capacità numeriche e di calcolo. Deficit nelle capacità di memoria di lavoro spaziale influenzerebbero il livello di acquisizioni nell’ambito del calcolo. Pochi lavori hanno indagato la struttura della memoria di lavoro dei bambini con Disturbi dello Spettro Autistico. I risultati sono, comunque, controversi sebbene alcuni studi abbiano riscontrato deficit specifici nella memoria di lavoro spaziale. Questo studio si propone di prendere in esame l’eventuale rapporto fra le varie componenti di memoria di lavoro e le acquisizioni di matematica, in un gruppo di bambini con Disturbo dello Spettro Autistico ad alto funzionamento. Il campione è composto da un gruppo di bambini con Disturbi dello Spettro Autistico, ai quali sono stati somministrati la WISC-III per valutare il livello di funzionamento intellettivo, la ADI-R e l’ADOS e una batteria di memoria di lavoro spaziale appositamente ideata per i bambini in età
evolutiva. Per quanto riguarda la valutazione delle abilità di calcolo sono state prese in considerazione alcune prove del test AC-MT. I risultati preliminari evidenziano una relazione fra le componenti specifiche del numero e del calcolo e quelle relative alla memoria di lavoro spaziale.
C. 4 Decodifica e Comprensione: le abilità di lettura in bambini con Disturbo dello Spettro Autistico. Uno studio di confronto Rosa Zuccarello, Francesco Di Blasi, Maria Finocchiaro, Claudia Cantagallo, Angela Antonia Costanzo, Marinella Zingale, Maria Teresa Amata IRCCS OASI Maria SS. Troina EN { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } L’abilità di lettura richiede processi di decodifica e comprensione del significato. In letteratura, riguardo la capacità di lettura nella popolazione con disturbi dello spettro autistico i dati riportati relativi alla fluenza sono discordanti. Di contro appaiono unanimi nell’evidenziare le difficoltà di comprensione del testo. Gli studi che riguardano le abilità scolastiche dei bambini con Funzionamento Intellettivo Limite sono esigui. Nonostante il profilo cognitivo e degli apprendimenti scolastici di questa popolazione non sia ben delineato, generalmente essi mostrano difficoltà nell’area degli apprendimenti inclusa l’abilità di lettura. Lo studio si propone di confrontare le abilità di decifrazione e di comprensione del testo scritto tra un gruppo di bambini con Disturbo dello Spettro Autistico e Funzionamento Intellettivo Limite con un campione di controllo appaiati per età e Quoziente Intellettivo Verbale.
C. 5
Uno studio pilota per la rilevazione della velocità di lettura in modalità silente
Massimo Ciuffo1, Enrico Ghidoni2, Antonella Gagliano1, Massimo Ingrassia3, Damiano Angelini2, Eva Germanò1, Loredana Benedetto3, Giacomo Stella4 1 UOC di Neuropsichiatria Infantile Università di Messina, 2 UOC di Neurologia, Struttura di Neuropsicologia Clinica, Disturbi Cognitivi e Dislessia dell’Adulto, Arcispedale S. Maria Nuova Reggio Emilia, 3 Dipartimento di Scienze Umane e Sociali Università di Messina, 4 Dipartimento Educazione e Scienze Umane Università di Modena e Reggio Emilia { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La velocità di lettura è uno dei parametri tipicamente rilevati per la valutazione delle abilità di decodifica. La misurazione del parametro velocità viene classicamente condotta con prove di lettura ad alta voce che permettono all’esaminatore di misurare il rapporto tra il numero di sillabe lette e il tempo impiegato. Poca attenzione è stata dedicata, tanto nella ricerca sui modelli neuropsicologici della lettura quanto nelle procedura di valutazione dei disturbi ad essa correlati, alla misurazione della velocità della lettura in modalità silente. Infatti la batteria di prove per valutazione delle abilità di lettura, sia per l’età evolutiva che per l’età adulta, prevede l’utilizzo di una prova di lettura silente al solo scopo di valutare la capacità di comprensione del testo. Presentiamo qui i dati di uno studio pilota, condotto su dislessici e normolettori, che si avvale di una nuova prova di lettura strutturata in modo da consentire la misurazione della velocità di decodifica in modalità silente. Tale prova, pur indagando la capacità di comprensione del testo, consente contemporaneamente di ottenere una misura precisa della velocità di lettura silente, espressa in sillabe per secondo. La rilevazione di tale parametro che, nella gran parte dei normolettori del nostro campione supera le 10 sillabe al secondo, può risultare un utile completamento del profilo funzionale del lettore dislessico. Al tempo stesso può costituire uno elemento di riflessione sulle
abilità che sostengono la letto-scrittura e la comprensione del testo, tanto nei normolettori che nei lettori con dislessia.
C. 6
Il ruolo di un’attività ludico-motoria nella Sindrome di Down: analisi di casi
Giuseppe Battaglia, Marianna Alesi, Michele Roccella, Davide Testa, Antonio Palma, Annamaria Pepi Università degli Studi di Palermo { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Una recente meta-analisi condotta da Shin e Park (2012) per valutare gli effetti di programmi motori in individui con disabilità intellettiva evidenzia benefici relativi al benessere, alle strategie di coping, alla socializzazione con i pari, al miglioramento dei tempi di reazione, all’incremento nelle dimensioni motivazionali, in particolare nella fiducia in sé e nel tono dell’umore. Obiettivo dello studio è valutare l’influenza di un programma motorio strutturato e regolare sulle competenze psicomotorie e sul funzionamento cognitivo in tre ragazzi con Sindrome di Down, di età cronologica pari a 10 e 14 anni. Al pretest e al retest sono state somministrate le seguenti prove: • Test TGM (Ulrich, 1992) per valutare il livello di sviluppo psicomotorio. • Subtest tratti dalla batteria Prove di Working Memory (Lanfranchi, Cornoldi e Vianello, 2002), Prove di Attenzione e Concentrazione della BVN 5-11 Batteria di Valutazione Neuropsicologica per l’Età Evolutiva (Bislacchi, Cendron, Gugliotta, Tressoldi, Vio, 2005) e subtest di “Attenzione e Concentrazione” (Di Nuovo, 2009). E’ stato proposto un programma motorio integrato svolto congiuntamente da allenatore e genitori. I confronti pretest e retest evidenziano diminuzione del BMI, incremento delle abilità psicomotorie e miglioramento dell’attenzione. Verranno discussi tali risultati in funzione delle ricadute sull’apprendimento scolastico.
D) FAMIGLIE E INSEGNANTI Moderatore: Vita Mongelli
( IRCCS Oasi ) D. 1
L’associazione italiana dislessia ed il supporto alle famiglie
Grazia Restuccia Associazione Italiana Dislessia { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } L’intervento verterà sulla presentazione dell’associazione italiana dislessia, della sua mission e sul contributo che, attraverso le sezioni territoriali, offre agli iscritti e non. Contemporaneamente e trasversalmente si evedenzieranno i percorsi che i genitori, individuati i primi sospetti, dovranno seguire. Il percorso scolastico con la stesura del P.D.P. e successivo monitoraggio, per giungere agli adempimenti di fine ciclo scolastico.
D. 2 Valutazione longitudinale delle strategie di coping in genitori con figli con diagnosi di DSA, nel post – sisma aquilano Emanuele Legge, Marta Prosperi, Myriam Santilli, Irene Petruccelli, Valeria Verrastro A.S.L. 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila, Università degli Studi di L’Aquila, Università Tor Vergata di Roma, ISP Istituto per lo Studio delle Psicoterapie di Roma, Università Kore di Enna, Università di Cassino e del Lazio Meridionale { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Lo studio ha esaminato le strategie di coping di un campione di genitori con almeno un figlio con diagnosi di DSA, i quali hanno vissuto un evento emotivamente e socialmente critico, come il sisma che ha colpito la città di L’Aquila nell’Aprile del 2009. L’indagine ha riguardato 60 coppie di genitori che si sono rivolte all’Ambulatorio di Psicologia Distrettuale della A.S.L. 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila, Area L’Aquila per la diagnosi ed il trattamento del Disturbo Specifico dell’Apprendimento dei propri figli. Tale gruppo è stato seguito longitudinalmente negli anni 2009, 2010, 2011 e 2012. L’analisi dei dati ha rilevato l’inefficacia di alcune strategie di coping, mantenuta nel corso delle quattro annualità di rilevamento e pertanto ha suggerito l’opportunità di un intervento psicoeducativo a favore di questi genitori, indipendentemente da accadimenti straordinari, quali catastrofi naturali.
D. 3 Primi esiti di una ricerca sull’opinione degli insegnanti al riguardo dei DSA e dei BES Biagio Caruso, Ines Giunta, Giuseppina Pellegrino, Maria Grazia Sotera, Riccardo Tangusso, Simon Villani Università di Catania, Dipartimento di Scienze della Formazione { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La ricerca ha riguardato un campione di 250 insegnanti curricolari di Scuola dell’infanzia, di Scuola primaria e di Scuola secondaria di primo grado. Gli esiti appaiono, ad una prima valutazione, assai significativi e caratterizzanti la diversa formazione e ottica degli insegnanti presenti nei differenti ordini e gradi scolastici. Infatti, gli insegnanti di scuola dell’infanzia appaiono più attenti a cogliere e ad individuare i segnali che caratterizzano o possono precorrere i DSA, costituendone segnali premonitori, e generalmente considerano tutti gli alunni potenzialmente portatori di BES. Gli insegnanti di Scuola primaria, dal canto loro, si mostrano, nella maggior parte dei casi, disponibili a intervenire con gli alunni che presentano DSA, a patto di essere adeguatamente sostenuti dagli esperti, mentre per i BES si attengono alle indicazioni contenute nel POF o proposte dal Collegio docenti. Gli insegnanti di Scuola media, invece, mostrano un evidente disagio al riguardo degli alunni con DSA e, in taluni casi, lamentano di non avere a disposizione né i mezzi, né le competenze, per intervenire; quanto ai BES, spesso vengono confusi con i DSA o associati a questi.
Il successo scolastico dei BES negli istituti superiori: apprendimento strategico ed insegnamento efficace D. 4
Nicotra Giovanna Insegnante { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il numero di alunni in situazione di disagio scolastico e sociale nella scuola secondaria superiore risulta sempre più considerevole e i docenti stessi non riescono a riconoscere le cause,
accomunando difficoltà di natura svariata nella definizione di alunni a rischio, difficili, demotivati, viziati,… L’analisi del caso di bisogno educativo speciale che viene proposto sottolinea • da un lato, la primaria esigenza di promuovere la disponibilità al cambiamento nell’alunno, rimuovendo tutti quegli ostacoli psicologici creatisi nel decennale percorso scolastico, e la opportunità di indirizzare le forze verso un atteggiamento metacognitivo; • dall’altro, l’efficacia della formazione in servizio degli insegnanti come disposizione a ripensare e trasformare i criteri della professione per essere promotori di cultura e garanti di esperienze di successo formativo per tutti gli alunni. I comportamenti tipici di soggetto con modesto senso di autoefficacia infatti sono stati sostituiti da interesse ed impegno in itinere, concentrazione per raggiungere gli obiettivi, stile attributivo funzionale, riconoscimento della figura di coach. In conclusione una didattica inclusiva necessita di competenze metodologico-didattiche e conoscenze delle neuroscienze, realizzabili tramite una reale ed efficace comunicazione tra Università e Scuole: i docenti sono caricati di ulteriori responsabilità educative, talora eccessive se gli interventi sono iniziativa del singolo.
D. 5 Un caso clinico di fobia scolastica associata a DSA trattato con la psicoterapia strategica Irene Petruccelli1, Valeria Verrastro2 1 Università di Enna “Kore”, 2Università di Cassino e del Lazio Meridionale { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) spesso comportano disagi familiari o scolastici. In questi casi al trattamento del DSA è opportuno affiancare una psicoterapia. Gli Autori presentano un caso clinico in cui hanno trattato una fobia scolastica, con concomitanti DSA, mediante l’approccio strategico. Mario è un bambino di 7 anni con una diagnosi di dislessia, disgrafia e disortografia. Non vuole andare a scuola, piange, urla, si butta a terra e si avvinghia alle gambe della mamma che lo accompagna. I genitori si dichiarano impotenti, non riescono a convincerlo nonostante i premi che gli promettono. Dopo aver raccolto l’anamnesi familiare e analizzato le tentate soluzioni, ai genitori viene dato il compito di riflettere su quale utilità abbia il comportamento sintomatico: devono scoprire il vantaggio di Mario nel comportarsi così. Nella seduta successiva i genitori riportano che l’utilità può consistere in una serie di attenzioni che il figlio non avrebbe se non si comportasse così. Successivamente è stato proposto un intervento paradossale di prescrizione del sintomo ed è stato suggerito ai genitori di comportarsi come se Mario non avesse alcun sintomo. Il trattamento si è concluso positivamente in dieci sedute più due controlli dopo sei e dodici mesi. D. 6
“Luci abbaglianti celate in piccole lucerne: i dislessici”
Massimiliano Minaudo D.D.S. “G. Rodari” – Villabate (PA) { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il mio PROJECT WORK (“Luci abbaglianti celate in piccole lucerne: i dislessici”) si è così articolato: -status quaestionis (in cui ho esposto le definizioni teoriche e le caratteristiche dei disturbi, quindi, un accurato excursus storico degli studi sulla dislessia); - un capitolo dedicato alla normativa sui DSA;
- esperienza formativa personale, ossia, partecipazione al corso di Formazione sui Disturbi Specifici di Apprendimento, svoltosi presso la Scuola Secondaria di Primo Grado “R. Franchetti” di Palermo (sede di coordinamento), predisposto dall’Osservatorio di Area sul Fenomeno della Dispersione Scolastica e per la Promozione del Successo Formativo; esposizione pubblica dei risultati di alcuni questionari somministrati agli alunni di una classe quinta con plauso dei colleghi e dei formatori unitamente al compiacimento dei Docenti dell’Università degli Studi di Palermo intervenuti all’Osservatorio; - screening, somministrazione delle Prove per la misurazione della Memoria di Lavoro (batteria composta da 14 test) alias PML; - PDP, presentazione del Piano Didattico Personalizzato; - Il caso “S.” (il lavoro svolto con un alunno dislessico di una classe terza); il nucleo del lavoro si è dispiegato, in concreto, nella gestione sistematica delle relazioni scolastiche che gravitavano intorno all’alunno (principalmente con insegnanti curricolari e compagni di classe) per favorire, monitorare e costruire la sua inclusione e il suo successo scolastico, ovvero, il raggiungimento degli obiettivi minimi previsti per il resto della classe, trattandosi proprio di un percorso “non differenziato” ma calibrato e soprattutto considerando sempre l’interlocutore come persona con le sue specificità e/o caratteristiche e con il sacrosanto diritto dell’identificazione e valorizzazione delle medesime.
E) CLINICA E INTERVENTI Moderatore: Maria Teresa Amata
( IRCCS Oasi ) E. 1
DSA e ADHD: casi clinici
Anna Maria Torrisi, Giuseppa Di Vita, Maria Teresa Amata, Rosa Zuccarello, Angela Antonia Costanzo, Santina Città e Giuseppe Di Guardo IRCCS OASI Maria SS. Troina EN { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La comorbidità tra DSA e ADHD è ormai ampiamente riconosciuta mentre si hanno poche evidenze sugli aspetti del trattamento. Nella relazione saranno presentati due casi clinici di bambini con diagnosi di DSA e ADHD seguiti longitudinalmente e secondo un ottica pluridisciplinare che prevede anche il trattamento farmacologico. Le prestazioni sono state rilevate con test specifici per le funzioni cognitive ed attentive, per le competenze scolastiche e per il comportamento. I risultati raggiunti fino ad oggi indicano un miglioramento sia nell’aspetto comportamentale che in quello degli apprendimenti. E. 2
Intervenire sui Disturbi Specifici di Apprendimento
Cifalà Giuseppa ANPEC (Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici) { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il DSA è un disordine qualitativo, senza compromissione intellettiva, in cui sono coinvolti i processi cognitivi di coordinamento e organizzazione delle funzioni con mancato raggiungimento di traguardi formativi. Tali disturbi sono dovuti a fattori congeniti non modificabili che possono ridursi con adeguati interventi abilitativi e corrette procedure educative. Di fondamentale importanza è il riconoscimento precoce attraverso l’osservazione e la valutazione dei prerequisiti che il bambino deve aver acquisito tra i cinque e i sei anni.
Sono presentati un gruppo di quattro bambini, nella fascia di età tra i cinque e gli otto anni, in trattamento pedagogico clinico per la riabilitazione. Nel profilo clinico dei bambini compare sempre: un Disturbo del Linguaggio, il mancato controllo oro-motorio e fonemico, e una lateralizzazione non consolidata. Tra le manifestazioni sintomatiche si evidenziano: disordine organizzativo spaziale, attenzione e faticabilità al di sotto della norma, noia, stanchezza, senso di insicurezza. Il trattamento ha favorito il potenziamento delle competenze percettive e grafiche e accelerato la maturazione dei bambini in considerazione. Sono emerse positive ripercussioni sulla motivazione, sul livello di autostima e di autoefficacia. Si conclude che le tecniche utilizzate con questi quattro bambini hanno permesso di raggiungere il fine del trattamento.
E. 3 Valutazione dinamica del potenziale di apprendimento in un bambino con Disturbo dello Spettro Autistico Tommasa Zagaria, Maria Teresa Amata, Serafino Buono Associazione IRCCS OASI Maria SS. Troina EN { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } La Valutazione Dinamica (VD) del potenziale di apprendimento rappresenta una procedura diagnostica, i cui fondamenti teorici si possono riscontrare nel concetto di “Zona di Sviluppo Prossimale”(ZSP) di Vygotskij e nella teoria dell’Esperienza di Apprendimento Mediato di Feuerstein. La procedura di VD implica un esplorazione interattiva e dinamica dei processi di apprendimento e di pensiero dell’allievo e ha lo scopo di individuare le strategie di apprendimento utilizzate e di fornire indicazioni su come queste possono essere ampliate e potenziate, offrendo in tal modo utili suggerimenti per l’insegnamento. La batteria Learning Propensity Assessment Device (LPAD), ideata da Feuerstein nel 1979 rappresenta uno tra i più diffusi sistemi di diagnosi dinamica dei processi cognitivi e della capacità della persona di modificarsi sulla base delle potenzialità presenti. Viene presentato il percorso di Valutazione Dinamica effettuato con un bambino di 9 anni con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico, che ha avuto lo scopo di rilevare: a) la capacità del bambino di estrapolare i principi sottostanti ad un problema e di risolverlo; b) il grado e la natura dell’investimento richiesto per insegnare i principi sottostanti la soluzione del problema; c) la misura con la quale i principi appresi sono stati applicati alla soluzione di problemi differenti rispetto al compito iniziale (transfer); d) la preferenza del bambino in relazione alla modalità di presentazione del compito.
E. 4 Stili attributivi, abilità di metacomprensione, disturbo specifico dell’apprendimento. Studio preliminare Claudia Cantagallo, Maria Teresa Amata, Francesco Di Blasi, Angela Antonia Costanzo, Maria Finocchiaro, Rosa Zuccarello IRCCS OASI Maria SS. Troina EN { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Nelle situazioni di insegnamento-apprendimento fattori determinanti sono l’autostima e la motivazione all’apprendimento che gli allievi sviluppano. Più essi hanno esperito, nel loro percorso scolastico, insuccessi, intoppi e incapacità nello svolgimento dei compiti, più elaborano un immagine di sé perdente, fenomeno legato strettamente allo stile attributivo. Le attribuzioni, sono quell’insieme di credenze che una persona ha riguardo alle cause degli eventi, nel caso specifico, a cosa lo studente attribuisce il suo successo o insuccesso scolastico.
L’obiettivo di questo studio è esaminare gli stili attributivi in un gruppo di persone con DSA e l’interazione tra elementi cognitivi e metacognitivi. Il gruppo esaminato è composto da alunni della scuola primaria, secondaria di I e II grado con diagnosi di DSA.
E. 5 Abilitazione visiva e apprendimento Rosaria Antonia Agozzino ASP N. 4 Enna { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Il presente contributo vuole illustrare come bambini sottoposti ad occlusione oculare a permanenza, perché affetti da ambliopia e/o strabismo, subiscono un notevole danno a livello dei recettori retinici inficiando di conseguenza sia la percezione visiva che l’apprendimento della letto-scrittura. Anche nella valutazione sistematica di bambini dislessici si sono evidenziati problemi di visione insieme a dominanza emisferica non strutturata, disomogeneità nella lateralità, problemi di orientamento spaziale, disorientamento sinistra-destra, attenzione, concentrazione e apprendimento. Grazie ad un intervento riabilitativo mirato, metacognitivo, psicomotorio e percettivo con bendaggio oculare funzionale e molto circoscritto nell’arco della giornata è stato possibile recuperare la motilità oculare, la visione, la percezione, l’attenzione, la motivazione, …… l’apprendimento.
E. 6 Dislessia: dalla diagnosi specialistica all'intervento specifico Gianluca Lo Presti Servizio di Neuropsicologia e Psicopatologia dell’Apprendimento { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Sono molti gli strumenti per la diagnosi e la valutazione specialistica della Dislessia, ed ancor di più sono i materiali per l'intervento specifico. In questo intervento verrà presentato un ipotetico caso clinico illustrando i vari passi. Nella prima fase abbiamo l'aspetto diagnostico/valutativo, vedremo quali sono i principali strumenti da usare in linea alla Consensus Conference sui DSA dell'istituto Superiore di Sanità. Nella seconda fase vedremo come una diagnosi specialistica non si limita all'etichetta diagnostica "Disturbo Specifico della Lettura (Dislessia)", ma che indica il locus funzionale deficitario. La terza fase è quella in cui, partendo sempre dalla diagnosi, si arriva a rispondere alla domanda: quali strumenti usare e come pianificare un intervento a casa, in studio ed a scuola? Concetti sviluppati: forma e sostanza di una diagnostica “specialistica” per DSA secondo indicazioni vigenti; piano di intervento sui DSA tanto specifico quanto se parte da una diagnosi “specialistica”.
E. 7 Neuroscienze applicate alla diagnosi funzionale ed al trattamento integrato dei disturbi specifici dell’apprendimento Tullio Scrimali, Desirèe Arena Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ALETEIA, Centri Clinici ALETEIA Enna e Catania { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Lo sviluppo delle Neuroscienze e delle metodiche ad esse associate contribuisce a c h i a r i r e i m e c c a n i s m i coinvolti nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. L’analisi dei potenziali cerebrali lettura-correlati ha messo in evidenza, infatti, che, nei bambini dislessici,
esistono un aumento della latenza e una riduzione dell’ampiezza di alcune componenti rispetto ai soggetti normali nei vari periodi di lettura (Kandel ER, 2000). L’applicazione clinica di tali indagini comporta dei risvolti significativi, sia sullo sviluppo di programmi riabilitativi che sul monitoraggio dei progressi conseguiti dai soggetti che seguono un programma riabilitativo. E’ utile, inoltre, prendere in considerazione, non solo i correlati neurofisiologici, ma anche quelli psicofisiologici, emotivi e relazioni tra cui: maggiore ansia, scarsa autostima, scarsa persistenza al compito, scarsa tolleranza alla frustrazione. Nel corso della relazione verranno illustrati i risultati dell’utilizzo del monitoraggio dell’attività elettrodermica exosomatica (Scrimali, 2010), sia nella fase di assessment psicofisiologico che come metodologia tatticamente articolata all’interno di training di autoregolazione emozionale e cognitiva strategicamente orientato. Gli Autori presentano alcune nuove metodologie di lavoro, sviluppate da Scrimali , quali NeuroSCAN, e MindSCAN, per l'area della psicodiagnostica complessa, e Neurofeedback, e Psychofeedback, quali tecniche da inserire nel lavoro terapeutico e riabilitativo.
Ore 18,15 - 19,00 SPETTACOLO di Pupi siciliani “Centro diurno adolescenti Caltagirone”
SABATO 14 SETTEMBRE Ore 8,30 – 9,30 SESSIONE POSTER 1. Rendimento scolastico: relazione con le abilità cognitive e le abilità motorie Marianna Alesi, Antonino Bianco, Francesco Paolo Vella, Giorgio Luppina, Gaspare Picone, Giuseppe Provenzano, Antonio Palma, Annamaria Pepi Facoltà di Scienze Motorie { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } Recenti studi evidenziano gli effetti positivi dell’attività fisica e sportiva sui processi di apprendimento in età evolutiva. Il presente studio si propone di analizzare la relazione tra le abilità motorie, le abilità cognitive e il rendimento scolastico. Hanno partecipato 119 bambini (età media 9.03), di cui 39 erano sedentari e i rimanenti frequentavano regolarmente corsi di calcio, basket, karate. Le abilità cognitive, indagate con prove tratte dalla Batteria di Valutazione Neuropsicologica per l’Età Evolutiva (Bisiacchi, Cendron, Gugliotta, Tressoldi, Vio, 2005), erano: discriminazione visiva, attenzione, memoria (memoria di cifre in avanti e indietro; Test di Corsi), funzioni esecutive (Torre di Londra). Le abilità motorie, valutate con specifici test motori, erano: forza esplosiva arti inferiori, velocità e agilità motoria. Il rendimento scolastico è stato misurato con i voti scolastici. In linea generale, l’agilità motoria, misurata in termini di secondi, correla significativamente con lo span diretto (r= -.223; p<.05), lo span inverso (r= - .335; p<.05), la memoria visuo-spaziale (r= .309; p<.05), le funzioni esecutive (r= .240; p<.05). Correlazioni positive significative sono emerse, inoltre, tra l’agilità motoria e il rendimento in matematica (r=.664: p <.05). I risultati ottenuti suggeriscono interessanti indicazioni per la pianificazione di attività motorie e sportive strutturate nel contesto scolastico.
2. Autostima, strategie difensive e intelligenza sociale come predittori del rendimento scolastico in adolescenza Azzurra Maria Giuseppa Alù, Marianna Alesi, Annamaria Pepi Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Palermo { HYPERLINK "mailto:
[email protected]" } L'autostima è legata alle strategie di protezione come le scuse proattive e retroattive. La tutela dell’immagine di sé come persona competente, capace di ottenere buoni voti, richiama il modello di personalità dell’intelligenza sociale. Questo studio esamina le Scuse Proattive e Retroattive, l’Autostima e l’Intelligenza Sociale in adolescenza, la relazione tra queste variabili e il loro valore predittivo sul rendimento scolastico. Il campione ha incluso 786 adolescenti (M = 17,2 anni), 369 maschi (46,9%) e 417 femmine (53,1%), frequentanti istituti superiori. Sono state somministrate la Scala dell’Autostima