SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 15 giugno 2015
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INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 13/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Gli scienziati e la moratoria sul Dna che si ripara «Non riprogrammare l'uomo»
8
14/06/2015 Corriere della Sera - Milano Stop al superticket sulle cure ai poveri Riforma Sanità: lite in maggioranza
10
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Addio a Piccinno il capo dei Nas che indagò sul caso Stamina
11
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale la psichiatria contro i pregiudizi
12
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Il ruolo dell'alimentazione sull'equilibrio mentale
13
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Perché ragioniamo (anche) di pancia
14
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Buonumore da frutta e verdura grazie agli «opportunisti»
16
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Con le difese all'attacco del tumore
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14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Fuga dal Servizio sanitario o rinuncia alla cure?
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14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Attenti al morbillo: ci allontaniamo sempre più dalla copertura ottimale
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14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Investire in prevenzione fa risparmiare
21
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale I pediatri denunciano i rischi del federalismo vaccinale
22
14/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale Tutte le informazioni sulle cure palliative
24
13/06/2015 Il Sole 24 Ore Ivass blocca Milanese
25
14/06/2015 Il Sole 24 Ore Usa-Ue: prima il diritto poi il commercio
27
14/06/2015 Il Sole 24 Ore Un unico parere e tanti Comitati
29
13/06/2015 La Repubblica - Nazionale Quel neonato nella stazione A Milano Centrale arrivano i medici
31
13/06/2015 La Repubblica - Nazionale "Contagio difficile e la scabbia se ne va via subito"
32
13/06/2015 La Repubblica - Palermo "Presenze false" Indagata per truffa dirigente del Civico
33
14/06/2015 La Repubblica - Firenze Meningite di tipo C l'ultima vittima è una ragazza
34
14/06/2015 La Repubblica - Firenze Il clone aggressivo arrivato in Toscana sulla nave da crociera Msc Orchestra
35
14/06/2015 La Repubblica - Genova "Vaccini e autismo nessun legame" Respinto il ricorso di due genitori
37
14/06/2015 La Repubblica - Napoli Cardarelli, ecco il dormitorio abusivo senzatetto nei locali dell'ex Pediatria
38
14/06/2015 La Repubblica - Torino Assunzioni oppure tagli Saitta prepara la mappa di medici e infermieri
40
15/06/2015 La Repubblica - Nazionale Farmacie online pronte ad aprire Creme e pastiglie a casa con un clic
41
13/06/2015 La Stampa - Torino Lotta alla corruzione anche nella Sanità Saitta chiede il turn-over degli ispettori
43
13/06/2015 Il Messaggero - Nazionale Milano, è ancora emergenza alla stazione un caso di sospetta malaria, 30 di scabbia
44
13/06/2015 Il Messaggero - Nazionale Dopo il furto di rame accelera la chiusura dell'ospedale Forlanini
45
13/06/2015 Il Messaggero - Nazionale Bambino Gesù, 200 missioni dal Montenegro fino alla Siria
46
13/06/2015 Il Messaggero - Nazionale Organizzare meglio il servizio sanitario
47
14/06/2015 Il Messaggero - Roma Agopuntura abusiva sotto l'ombrellone
48
14/06/2015 Il Messaggero - Nazionale Scabbia, casi in crescita sui barconi
49
13/06/2015 Il Giornale - Nazionale Nella Stazione della scabbia arriva anche la malaria
50
13/06/2015 Il Giornale - Nazionale Efficace terapia nel 20% dei pazienti con tumori metastatici testa-collo
51
13/06/2015 Il Giornale - Nazionale La terapia con Dbs compatibile con la Rm
52
13/06/2015 Il Giornale - Nazionale I disturbi alimentari colpiscono sempre più in tenera età
53
13/06/2015 Il Giornale - Nazionale Sono 18mila gli italiani vittime dell'eccessivo consumo di alcol
54
14/06/2015 Il Giornale - Nazionale Sos migranti, uno su dieci ha la scabbia
55
14/06/2015 Il Fatto Quotidiano Emergenza migranti, il bluff dei numeri e le soluzioni patacca
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14/06/2015 Il Fatto Quotidiano Tramonta il ministro della Sanità cattolica promosso da Bertone
58
15/06/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ancona «Nove ore di attesa per una radiografia»Calvario in corsia per un paziente di 95 anni
60
13/06/2015 Avvenire - Nazionale Farmaci. Nel mondo 7.000 nuovi allo studio Ma in Italia la burocrazia record li rallenta
61
13/06/2015 Avvenire - Nazionale TUMORI Ogni anno 10mila italiani colpiti da cancro al pancreas
62
13/06/2015 Avvenire - Nazionale Calano ospedali e pediatri
63
13/06/2015 Avvenire - Nazionale Metodi naturali, terapia per l'intera vita di coppia
64
13/06/2015 Avvenire - Milano Nuovi posti ai profughi E la Stazione si svuota
65
14/06/2015 Avvenire - Nazionale Alla Centrale verrà aperto un centro di smistamento
66
14/06/2015 Avvenire - Milano Giussano, chiude entro un mese il pronto soccorso dell'ospedale
67
14/06/2015 Avvenire - Nazionale «CasAmica», anche a Roma ospitalità per i malati da fuori regione
68
14/06/2015 Avvenire - Nazionale Giocatori compulsivi: «Perdiamo la dignità»
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14/06/2015 Il Gazzettino - Venezia Registrati 4.700 casi di scabbia nel 2015 Malattie pediatriche in forte aumento
70
13/06/2015 QN - Il Giorno - Milano Profughi, via al presidio sanitario:45 casi di scabbia e due di malaria
71
13/06/2015 Libero - Nazionale Spending review? Solo su posti letto ospedali e pediatri
72
13/06/2015 Libero - Milano Il Lazzaretto degli immigrati La metà di loro ha la scabbia
73
14/06/2015 Libero - Nazionale Clandestino viene dall'Albania a farsi curare gratis a Modena
75
14/06/2015 Libero - Nazionale E sulla scabbia minimizzano: «Riguarda il 10%»*
76
14/06/2015 Libero - Nazionale «Istituiamo una giornata dedicata all'idratazione»
77
14/06/2015 Libero - Nazionale Troppe donne soffrono di Atrofia Vulvo-Vaginale
78
14/06/2015 Libero - Nazionale Un numero verde per conoscere meglio l'Epatite C
79
14/06/2015 Libero - Nazionale Lenzi: «Chi, quando è perchè rivolgersi all'endocrinologo»
80
14/06/2015 Libero - Nazionale ASCO 2015. Buone le notizie per il tumore del colon-retto
81
15/06/2015 La Repubblica - Affari Finanza Intanto parte anche il progetto "Regeneros" per la ricerca sulle staminali
82
15/06/2015 ItaliaOggi Sette Salvare i posti riducendo i costi
83
13/06/2015 Milano Finanza La coperta resta corta
85
13/06/2015 Milano Finanza SALUTE IN MOVIMENTO
87
13/06/2015 La Notizia Giornale Il glaucoma ci ruba la vista Fondamentale la prevenzione
89
14/06/2015 Osservatore Romano Poveri senza assistenza
90
14/06/2015 Osservatore Romano Timori crescenti in Asia per l'epidemia di mers
91
SCENARIO SANITA' NAZIONALE 68 articoli
13/06/2015 Pag. 27
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Il caso
Gli scienziati e la moratoria sul Dna che si ripara «Non riprogrammare l'uomo» Massimo Piattelli Palmarini N el febbraio del 1975, in una celebre conferenza ad Asilomar (California), dove erano riuniti allora i massimi ricercatori in genetica molecolare, alcuni già con un Nobel, altri che lo avrebbero presto ricevuto, si mise in guardia la comunità internazionale sui rischi connessi alla realizzazione di Organismi geneticamente modificati (Ogm). Lo scopo della moratoria raccomandata era di stabilire regole di sicurezza precauzionali, che furono definite in base a tre parametri: la valutazione della pericolosità, l'incertezza scientifica sulle possibili conseguenze e la capacità di imporre misure preventive. Quasi esattamente 40 anni dopo, a partire dal marzo di quest'anno, si sta invocando, una volta di più, una moratoria su una tecnica d'ingegneria genetica che ha appena tre anni di vita e poco più di un anno dalla concreta dimostrazione della sua sbalorditiva efficacia. Si chiama Crispr e si pronuncia «crisper». Il 30 Marzo del 2014, Daniel Anderson, ingegnere chimico al Mit, annunciava che la sua équipe era riuscita, mediante questa nuova tecnica, a correggere un gene difettoso nel fegato di un topo adulto. L'ultimo numero di Nature intitola, ora, un dettagliato articolo «Crispr lo smantellatore» ( Crispr the disruptor ). Vediamo perché si chiama così, che cos'è e perché si temono le conseguenze di un suo uso indiscriminato. La sigla sta per: Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats , termini che fanno un po' venire i brividi ai non addetti ai lavori. Semplificando, si tratta di una sapiente combinazione di enzimi che tagliano il Dna in punti specifici, di altri enzimi che poi ricuciono ad arte due segmenti di Dna e, in mezzo a questi, come le carrozze di un trenino, viene veicolato un intero gene e portato sul bersaglio desiderato, nel genoma di un organismo vivente. Diventa così possibile tagliare via un gene difettoso e rimpiazzarlo con un gene sano. Questo trenino viene portato sul bersaglio da una sequenza detta leader, o guida, con vagoncini che si ripetono, regolarmente spaziati. Il leader è fatto di Rna, cioè una molecola strettissimamente connessa al Dna, ed è quindi capace di riconoscere una precisa sequenza di Dna e legarvisi. Questa locomotiva di coda che è anche, se mi si consente la metafora, altamente e molto selettivamente «appiccicosa», spinge i geni degli enzimi di taglia-e-cuci e spinge le brevi sequenze aggregate e regolarmente spaziate. Il gene difettoso viene così individuato, tagliato via e sostituito con la variante sana. La diffusione crescente di questa tecnica nei laboratori ha motivato ditte specializzate a offrire tutti i reagenti necessari a un costo di poche decine di dollari. I singoli ricercatori devono, però, costruire per proprio conto le sequenze di Rna e Dna del loro specifico bersaglio. In pochi mesi d'intenso apprendistato, un buon ricercatore può mettere a punto la tecnica Crispr. Nel caso di Anderson, il bersaglio era un gene difettoso che impediva al topo di metabolizzare l'aminoacido tirosina, che così si accumulava in circolo. Rimpiazzate con un gene sano, le cellule sane del fegato si sono moltiplicate spazzando via le cellule difettose. La tirosinemia affligge anche gli esseri umani, benché sia una malattia piuttosto rara del fegato (colpisce circa una persona su 100 mila). Al momento viene trattata con una dieta speciale e il farmaco Ntcb che blocca la produzione di tirosina. Il trapianto mediante Crispr promette un migliore e risolutivo trattamento. Il limite, per ora insormontabile, di questa tecnica (ma chissà cosa riserva il futuro) è che funziona solo per malattie causate da una singola precisa mutazione in un singolo preciso gene. Se pensiamo che molte malattie sono, invece, causate da molteplici mutazioni in molteplici geni (basti dire che almeno 108 geni influiscono sull'altezza corporea), vediamo che le possibilità di terapie Crispr sono mirate e limitate. L'invocata moratoria è motivata dalla preoccupazione che, in un vicino futuro, grazie a questa tecnica si possa e voglia pianificare a tavolino gli esseri viventi e perfino le persone. Timore forse eccessivo, ma meglio SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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13/06/2015 Pag. 27
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prevenire che rimediare dopo il misfatto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattito Il 30 marzo 2014 Daniel Anderson, ingegnere chimico al Massachusetts Institute of Technology, ha annunciato che la sua équipe è riuscita a correggere un gene difettoso nel fegato di un topo adulto La tecnica usata, nell'ul-timo numero di Nature , è stata spiegata e definita «Crispr lo smantellatore» 3 Gli anni di vita della tecnica Crispr usata per tagliare via un gene difettoso e rimpiazzarlo con uno sano
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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14/06/2015 Pag. 9 Ed. Milano
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Stop al superticket sulle cure ai poveri Riforma Sanità: lite in maggioranza Simona Ravizza Arrivano buone notizie sul fronte della Sanità, ma in un contesto di confusione totale della maggioranza guidata da Roberto Maroni, ancora alla ricerca di un testo unico di riforma sanitaria. L'assessore Mario Mantovani annuncia con un comunicato stampa una delle decisioni più attese dalla campagna elettorale di due anni e mezzo fa: «Dal 1° ottobre via il super ticket sugli esami medici per i cittadini più bisognosi». Dall'autunno, cioè, le famiglie con un reddito inferiore ai 18 mila euro non pagheranno più la sovratassa sulle prestazioni mediche che in Lombardia può arrivare fino a 30 euro. È il famoso super ticket da 10 euro imposto nell'agosto 2011 dalla Finanziaria Tremonti, che il Pirellone ha deciso di applicare in un modo tutto suo con rincari da zero a 30 euro a seconda del costo degli esami richiesti (i più comuni sono meno cari, mentre sui più specifici come le Tac arriva la stangata). Il provvedimento comunicato ieri da Mantovani va a beneficio - secondo le prime stime - di almeno un milione di lombardi. Per una manovra che complessivamente vale 30 milioni di euro. La svolta è ancora ben lontana dalle promesse elettorali a colpi di slogan come «Zero ticket per la Lombardia», ma è comunque un buon risultato. Commenta Carlo Brambilla del Pd: «È una ricetta che noi caldeggiamo senza sosta da sempre. Ma la soglia di esenzione dovrebbe essere di 30 mila euro e valere per tutti i ticket regionali, accompagnandosi alla modulazione per reddito». Nel centrodestra c'è, però, più di un mal di pancia sulla riforma della Sanità. Il problema è che a oltre sei mesi dall'avvio della discussione sul riassetto della rete ospedaliera e delle cure territoriali, per il provvedimento più importante della legislatura non c'è ancora un testo ufficiale. Il primo è stato a sorpresa la bozza Rizzi (dall'autore, Fabio Rizzi, leghista di ferro), il secondo il testo della giunta firmato da tutti gli assessori della maggioranza tranne che dal Nuovo Centrodestra; poi si sono moltiplicate le versioni presentate da ciascun partito; finalmente è arrivato un maxi-emendamento che avrebbe dovuto unire il centrodestra (e, infatti, i partiti l'avevano firmato): ma neppure quello ha messo d'accordo tutti ed è spuntata l'ennesima stesura curata da Fabio Rizzi e dall'alfaniano Angelo Capelli. Un lavoro in cui, però, Forza Italia non si riconosce e che non vuole firmare. In teoria entro domani a mezzogiorno il governatore Maroni dovrebbe trovare una soluzione che metta tutti d'accordo: e non è da escludere che lo farà minacciando, se necessario, una crisi di governo, con un ritorno alle urne che vedrebbe forte la Lega e in difficoltà Forza Italia e Ncd. @SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Assessore Mario Mantovani (Forza Italia), responsabile della Sanità regionale
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Regione
14/06/2015 Pag. 20
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Addio a Piccinno il capo dei Nas che indagò sul caso Stamina Margherita De Bac Aveva personalità da vendere e una figura carica di autorevolezza, il generale Cosimo Piccinno ( nella foto sotto ), capo dei Nas, il Nucleo antisofisticazioni dei Carabinieri, braccio operativo del ministero della Salute. Un baluardo contro le contraffazioni di farmaci, il mercato nero, i venditori di finte terapie, le truffe alimentari. Un esempio di rettitudine così raro a trovarsi. Se ne è andato la sera di due giorni fa, lasciando un vuoto profondo nel mondo che aveva vissuto da gran signore, con passione giovanile e rispetto per i collaboratori, dal primo all'ultimo. Origini campane, sarebbe andato in pensione il 25 giugno, con suo immenso dispiacere. Piccinno verrà ricordato anche come l'uomo che ha sbaragliato Stamina, la pseudo terapia propagandata dal suo inventore, Davide Vannoni, come miracolosa per trattare malattie gravissime. Così lo ricorda Luca Pani, direttore dell'Agenzia italiana del farmaco, amico-alleato contro le mafie della salute: «Mi telefonava nel cuore della notte perché gli spiegassi come funzionavano certe cose. Senza di lui non ce l'avremmo fatta a stanare tante illegalità, tanti casi Stamina. Ripeteva «io parlo solo per tabulas , con i numeri». E ne raccoglieva di schiaccianti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Era generale dei Carabinieri
14/06/2015 Pag. 43
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la psichiatria contro i pregiudizi Claudio Mencacci* Èpesante come un macigno la vergogna e il marchio di disgrazia e di disagio che pesa sulle malattie mentali. Stigma, etichetta, stereotipo tutto a indicare una discriminazione, una svalutazione, un «noi diversi dagli altri». Questa ingiustizia crea sofferenza in molte persone affette da disturbi psichici, dai più severi (schizofrenia, disturbi bipolari, ossessivi-compulsivi, anoressia) ai più comuni (depressione, ansia panica e cronica). Una stigmatizzazione che impatta su diverse aree della vita, dalla condizione socioeconomica alle relazioni interpersonali, al ritardo o alla mancanza di diagnosi e cure adeguate, alla qualità e quantità di vita. Tanti sono i pregiudizi sulle malattie mentali: pericolosità (nonostante i dati confermino che non vi sono correlazioni tra malattia e violenza), inguaribilità, incapacità di lavorare. Questa stigmatizzazione è un problema di salute pubblica che pesa sull'intera società. Che cosa fare per ridurre questa discriminazione? Da un lato le Società scientifiche, come quella di psichiatria, devono segnalare rapidamente le violazioni dei diritti, porre enfasi sullo sviluppo di buone pratiche che facilitino il controllo di qualità delle cure e degli esiti, avere legami con altre Società scientifiche mediche e con la Medicina generale, collaborare con le associazioni di pazienti e familiari e con i volontari, rendere noti i progressi su cure e assistenza agli organismi istituzionali, e, soprattutto, dare informazioni aggiornate. Va cambiata la mentalità della pubblica opinione e per questo bisogna far arrivare informazioni adeguate e corrette al pubblico attraverso i media. La bassa considerazione dei disturbi psichici si riflette anche sugli scarsi finanziamenti dedicati ai Servizi di salute mentale. Ridurre lo stigma è quindi importante per consentire alle Istituzioni di investire in questo campo riconoscendo quanti benefici può portare all'intera popolazione ( la salute mentale pesa oltre il 3% del Pil). Purtroppo manca ancora nel piano nazionale delle cronicità qualunque riferimento alla psichiatria e alla depressione. Va messo in atto in tempi rapidi un piano nazionale di sensibilizzazione e lotta alla depressione (prevalenza oltre il 13%, doppia nelle donne). Un programma che veda coinvolti tutti gli stakeholder istituzionali, in particolare la Commissione Igiene e Sanità del Senato, le Società scientifiche competenti, la medicina generale e l'Ong Onda , affinché la nostra sia l'ultima generazione a permettere che vergogna o stigma regnino al di sopra della scienza e della ragione. * Past President Soc. It. di Psichiatria
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La riflessione
14/06/2015 Pag. 44
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Elementi neuroattivi Sono parecchie le sostanze nella dieta che condizionano le attività cerebrali D. d. D. Alla luce di quanto si sta scoprendo sulle proprietà del microbioma in chiave endocrina e di regolazione del metabolismo dei neurotrasmettitori cerebrali, è naturale che si possa pensare di provare a modulare lo stato psichico utilizzando specifici alimenti. Si tratta di un ambito di ricerca, tuttavia, da considerare con cautela, perché è difficile valutare gli effetti di un alimento su condizioni psichiche soggette a molte variabili. Inoltre gli interessi commerciali potenzialmente in gioco possono indurre a sopravvalutare eventuali effetti. Una riprova viene da quanto pubblicato dalle riviste scientifiche: diversi articoli di revisione degli studi condotti sull'efficacia dei probiotici oppure sull'efficacia di altri alimenti sono scritti da esperti collegati alle industrie produttrici. Un'interessante linea di ricerca riguarda i cibi fermentati di uso tradizionale. Cereali, verdure, pesce, carne e latte, sono stati conservati anche prima dell'avvento delle tecniche di refrigerazione, ed è così che sono nati cibi naturalmente fermentati. Ma anche dopo lo sviluppo di tecniche di conservazione basate su additivi chimici oppure sul freddo, i cibi fermentati non sono stati abbandonati. Le bevande alcoliche e lo yogurt sono esempi di questo tipo di alimenti, che interagiscono con l'organismo non solo per influenza diretta sul microbioma intestinale, ma anche per azione antiossidante e antinfiammatoria, importanti per la prevenzione di stati depressivi. «Sono molte le sostanze neuroattive di origine dietetica oppure batterica in grado di influenzare crescita e attività cerebrali - dice Federico Balzola, gastroenterologo dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino -. Così come abitudini alimentari e comportamentali moderne, compresa la maggiore igiene, possono alterare un equilibrio evolutivo immutato per milioni di anni. Il reciproco "farming" (allevamento) tra i batteri che colonizzano l'intestino sterile del neonato e il suo sistema immunitario nei primi 12 mesi di vita è condizione cruciale per lo sviluppo di molte funzioni fisiologiche metaboliche e cerebrali. Il tipo di parto e di allattamento, il tempo in cui è avvenuto lo svezzamento, un uso eccessivo di antibiotici o l'eccessiva igiene, l'appartenenza a una famiglia poco numerosa e così via, sono variabili che possono influenzare il microbioma e predisporre, anche ad anni di distanza, a malattie autoimmuni o degenerative». È su questi presupposti che si basa la ricerca più recente. «I cambiamenti ambientali degli ultimi anni - dice ancora Federico Balzola - hanno influenzato negativamente il microbioma, ma hanno consentito allungamenti della sopravvivenza e qualità di vita inimmaginabili dall'uomo primitivo. Alla luce delle ricerche sulle interazioni alimenti-cervello, l'intervento della medicina può essere di tipo preventivo. Si può agire nella fase di imprinting della flora batterica che avviene nel bambino nel corso del primo anno di vita, attraverso alimenti-farmaci oppure attraverso supplementi, mirati sulla base di un determinato background genetico». «La farmacologia nutrizionale o batterica mirata - conclude il gastroenterologo torinese - potrà in futuro intervenire positivamente sui meccanismi alterati nei soggetti malati o nelle persone più fragili anche in età avanzata, utilizzando terapie più naturali se paragonate agli psicofarmaci che sono attualmente disponibili». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il ruolo dell'alimentazione sull'equilibrio mentale
14/06/2015 Pag. 44
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Perché ragioniamo (anche) di pancia Aumentano le prove che la modificazione della flora batterica intestinale possa influenzare le risposte psichiche, migliorando o peggiorando determinati comportamenti. Agli studi di laboratorio ora si sono aggiunti i primi riscontri attendibili sull'uomo La ricerca É stato dimostrato che in donne sane si riduceva la risposta ansiosa se queste assumevano due volte al giorno una bevanda di latte fermentato La sperimentazione Alla McMaster University, in Canada, si testa il Bifidobacterium in person Danilo di Diodoro Per quanto possa sembrare strano, i batteri normalmente presenti nell'intestino possono modulare alcune funzioni psichiche. È un fenomeno che apre scenari di interesse biologico e terapeutico, tanto che il Journal of American Medical Association (JAMA) gli ha dedicato un editoriale. Tutto è iniziato con ricerche condotte sui topi, ma ora si è passati anche agli esseri umani. Studiosi guidati da Emeran Mayer, dell'University of California di Los Angeles, hanno dimostrato che in un gruppo di donne sane è possibile ridurre la risposta a un compito che genera ansia, modificando la composizione dei batteri intestinali attraverso l'assunzione due volte al giorno di una bevanda di latte fermentato. La bevanda contiene il Bifidobacterium animalis e il Lactococcus lactis oltre che due altri ceppi di batteri presenti nello yogurt, lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus bulgaricus . Alla modifica comportamentale corrisponde un cambiamento alla Risonanza magnetica funzionale cerebrale, ossia una ridotta attività in una rete di neuroni responsabile della risposta ansiosa. Un altro gruppo di donne ha fatto da controllo, assumendo una bevanda simile, ma non fermentata, e non ha avuto riduzione della risposta ansiosa, né modifica alla Risonanza. Secondo il Mayer «questa è la prova che, in linea di principio, se si manipola il microbioma intestinale (l'insieme di questi batteri) si può ottenere una risposta significativa a livello di un segnale cerebrale che coinvolge più aree». In effetti gli studi sui topi avevano portato a risultati sorprendenti. Si è scoperto che scambiando i batteri nell'intestino di un ceppo di topi ansiosi con batteri di un ceppo di topi più coraggioso, le due qualità comportamentali si invertivano. Topi mantenuti in stato germ-free, ossia privi di batteri, sono meno ansiosi di topi dello stesso ceppo normalmente colonizzati dai batteri, e si è anche scoperto che a seconda del tipo di batterio usato è possibile modulare la loro propensione all'ansia. Ad esempio, il Campylobacter jejuni incrementa l'ansia, mentre il Lactobacillus e il Bifidobacterium la riducono. Tra l'ansia e i batteri intestinali esiste anche una relazione inversa, ossia se vengono indotti artificialmente stati ansiosi, ad esempio attraverso la separazione dei neonati dalla madre, cambia la composizione della popolazione batterica intestinale. Studi simili sono stati realizzati anche per altri tipi di risposte comportamentali. Si è visto che ceppi di Lactobacillus hanno un'azione antidepressiva, che normalizza il livello del corticosterone e modula i recettori del GABA, un importante mediatore cerebrale. Sulla base di queste indicazioni provenienti dalla ricerca su animali, sono in corso studi che valutano la possibilità di utilizzare nell'uomo ceppi di batteri come trattamento per disturbi psicosomatici. Un gruppo della McMaster University, in Canada, sta provando a trattare con un ceppo di Bifidobacterium persone affette da sindrome del colon irritabile che hanno anche elevati punteggi alle scale per la depressione. Lo studio prevede di verificare mediante Risonanza magnetica funzionale, anche l'effetto su aree cerebrali come la corteccia frontale, l'ippocampo e l'amigdala, notoriamente coinvolte nei fenomeni depressivi. Altri studi cercano di capire se aggiungendo a un antidepressivo la somministrazione di specifici ceppi batterici è possibile ottenere una risposta terapeutica positiva. «Siamo solo all'inizio di un processo di comprensione dei complessi meccanismi di influenza reciproca tra intestino e cervello - dice il dottor Federico Balzola, gastroenterologo dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino -. Interazioni che hanno radici antiche, già ipotizzate da Ippocrate, ma che solo ora iniziamo a spiegare. Non solo grazie a strumenti tecnologici in grado di eseguire rapidamente processi di analisi un tempo impensabili, ma anche grazie all'applicazione della bio-informatica. Così possiamo comprendere non solo il microbioma, ma anche il metaboloma , l'insieme delle impronte SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Dossier Medicina
14/06/2015 Pag. 44
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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chimiche lasciate nei liquidi biologici dalle attività vitali delle cellule, batteri compresi. L'analisi di queste enormi quantità di dati confrontata con la Risonanza magnetica funzionale permette di intravedere meccanismi dell'asse intestino-cervello, fino a ora solo intuiti. Ci vorrà del tempo per tradurre questi risultati in cura, però abbiamo imboccato una strada nuova per la comprensione di patologie neuropsichiatriche. Certamente ci sarà la possibilità di correggere la permeabilità intestinale eccessiva, il cosiddetto leaky-gut , e la flora batterica alterata ( disbiosi ), attraverso particolari cibi o psico-biotici grazie a formulazioni su misura. Sono già stati pubblicati studi preliminari, per ora su pochi pazienti, che valutano l'effetto dell'impianto dell'intera comunità batterica di un donatore sano in un individuo con una malattia nel migliorare i meccanismi metabolici e autoimmuni in molte patologie degenerative, metaboliche o neuropsichiatriche». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nell'intestino di un adulto ci sono circa microrganismi 14 Il numero di microrganismi presente in un adulto a quello delle cellule che compongono l'organismo microbioma (insieme di tutti questi batteri e del loro patrimonio genetico) umano composto da almeno Il peso di tutti questi microrganismi oscilla Impatto diretto Tratto gastroenterico Sistema nervoso enterico Metabolismo Sistema immunitario Ipotalamo Ipofisi Surrene Sistema cardiovascolare Cervello comportamento Controllo Regolazione Influenza 1 2 3 3 4 5 5 9 9 6 6 7 7 8 8 4 10 tra 1 e 2 kg 1000 diverse specie 7000 diversi ceppi e da oltre è 10 volte superior Corriere della Sera / Mirco Tangherlini Attività Molti sono i meccanismi attraverso i quali i microrganismi intestinali possono condizionare lo stato psichico e il benessere: influenzando la produzione di neurotrasmet-titori e neuropeptidi, regolando la comunicazione tra i neuroni, attivando circuiti neurali tra intestino e cervello. Possono avere pure proprietà analgesiche e migliorare lo stato nutrizionale, per esempio producendo Omega-3.
14/06/2015 Pag. 45
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Buonumore da frutta e verdura grazie agli «opportunisti» D. d. D. Alcuni batteri intestinali, definiti opportunisti , aspettano l'arrivo delle fibre solubili presenti in certi cibi, come i legumi, i cereali e la frutta. Si tratta infatti del loro pasto, al quale possono alternare anche gli zuccheri contenuti nel sottile strato di muco che ricopre le cellule intestinali. Tra questi batteri si trova il Faecalibacterium Prausnitzii , che produce come scarto alimentare una sostanza chiamata butirrato , dotata di una funzione regolatoria sui processi infiammatori. Recenti ricerche, riportate dalla rivista Nature , hanno dimostrato che quando per qualche motivo nell'intestino viene meno la presenza di questo batterio e di altri batteri simili, possono comparire manifestazioni patologiche legate all'infiammazione, così come obesità e tendenza alla depressione. È anche attraverso questo complicato meccanismo di interazione batteri-organismo che le fibre contenute nei vegetali e nella frutta possono aiutare a mantenere uno stato di buona salute fisica e psichica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Benefici
14/06/2015 Pag. 46
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Con le difese all'attacco del tumore Una nuova strategia mira a stimolare il sistema immunitario contro le cellule neoplastiche Studi in corso Sono più di venti le ricerche oggi in svolgimento sull'immunoterapia Limiti Gli effetti collaterali non sono ancora ben conosciuti e andranno affrontati Adriana Bazzi DALLA NOSTRA INVIATA A CHICAGO Forse per la prima volta, nella storia delle cure contro il cancro, si può davvero parlare di guarigione, anche per pazienti con malattia metastatica. O almeno per alcuni. La promessa arriva da una nuova classe di farmaci antitumorali che stimolano le difese immunitarie dell'organismo ad aggredire il tumore: gli immunoterapici. "Trattamento di rottura", "grande ottimismo", "molto eccitante": questi i commenti di alcuni specialisti (fra i 25 mila) riuniti a Chicago per il meeting annuale degli oncologi clinici (Asco). Ecco che cosa dicono alcuni studi presentati al congresso. Uno dei più importanti riguarda il tumore al polmone non a piccole cellule squamoso metastatico: una forma con una prognosi non buona. «Il 51 per cento dei pazienti con questa neoplasia trattato con nivolumab (un immunoterapico, appunto) - dice Lucio Crinò, oncologo a Perugia, uno dei coordinatori della sperimentazione - è vivo dopo un anno, rispetto al 39 per cento di chi invece viene curato con docetaxel, il chemioterapico standard. È presto per dire che l'immunoterapia renderà questi pazienti dei lungo-sopravviventi, ma visti i risultati positivi già osservati sul melanoma è molto probabile che queste percentuali di risposte positive si mantengano nel tempo». Un secondo studio, sull'adenocarcinoma polmonare, ha dimostrato analoghi benefici in termini di sopravvivenza: le due neoplasie rappresentano il 90 per cento di tutte le forme che colpiscono questo organo ed è evidente l'impatto clinico che potranno avere questi farmaci. L'idea di stimolare le difese dell'organismo per combattere il cancro non è nuova, ma in anni passati non ha funzionato e così si è continuato a distruggere il tumore con la chemioterapia (che colpisce anche i tessuti sani) o, più recentemente, grazie ai progressi della genetica, si è pensato di colpire bersagli specifici delle cellule tumorali (identificati, appunto, attraverso l'analisi del loro Dna) con quella che si chiama la targeted therapy : farmaci che hanno come bersaglio da uccidere le cellule tumorali, risparmiando le cellule sane. Queste terapie non sono tramontate, ma ora si aggiunge la terza chance: l'immunoterapia. I ricercatori hanno scoperto le relazioni (pericolose) che si instaurano fra cellula tumorale e linfocita T del sistema immunitario (il killer delle cellule tumorali). La prima sviluppa recettori che si legano ad altri recettori, presenti sui linfociti T (si chiamano immunocheckpoint), e li "frenano", impedendo loro di uccidere le cellule tumorali. Obiettivo dei farmaci immunoterapici è quello di "riattivare" i linfociti. Come? Togliendo il freno con farmaci, come il nivolumab, che bloccano i checkpoint dei linfociti in modo che non si possano più legare alle cellule tumorali: i linfociti così "liberati" possono fare il loro lavoro di "killer" (si chiamano proprio così anche in termini medici). La storia moderna dell'immunoterapia è cominciata nel qualche anno fa con l'ipilimumab e il melanoma è stato la sua palestra di allenamento. Questo farmaco aumenta la sopravvivenza in pazienti con malattia metastatica, tanto che due su dieci sopravvivono dopo dieci anni. «Nel melanoma stiamo adesso sperimentando la combinazione di due immunoterapici, nivolumab e ipilimumab - precisa Paolo Ascierto dell'Istituto Tumori di Napoli, Fondazione Pascale - che aumenta ancora di più le probabilità di sopravvivenza dei pazienti rispetto all'ipilimumab da solo». Sono più di venti gli studi in corso sull'immunoterapia e stanno dimostrando l'efficacia di questi composti anche in altri tipi di tumore, come il glioblastoma del cervello, i tumori del rene, quelli della testa collo o del colon- retto (dove un altro farmaco di questa categoria, il pertuzumab sta dando buoni risultati) o, ancora, SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Medicina
14/06/2015 Pag. 46
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tumori del seno particolarmente aggressivi (chiamati triplo-negativo). Ma non sono tutte rose e fiori. L'immunoterapia pone una serie di problemi, compreso quello di nuovi effetti collaterali, che vanno risolti. Il primo punto da rivedere sono le modalità di sperimentazione. «Con questi nuovi farmaci - spiega Pierfranco Conte, dell'Istituto oncologico veneto di Padova - è difficile interpretare i risultati degli studi clinici perché può succedere che i benefici siano tardivi (il sistema immunitario risponde con i suoi tempi, ndr ) e non si hanno parametri precisi per valutare l'efficacia. Anche i modelli statistici, finora usati nelle sperimentazioni per stabilire se un trattamento è migliore di un altro, devono essere ripensati». Poi ci sono gli effetti collaterali, forse minori rispetto a quelli della chemioterapia, ma nuovissimi. Occorre imparare a conoscerli, perché quando si interviene su un sistema delicato, come quello immunitario, le conseguenze possono essere imprevedibili. «L'elenco delle tossicità è piuttosto lungo - commenta Filippo de Braud, oncologo all'Istituto Tumori di Milano - e comprende diarrea, polmoniti, ipotiroidismo, encefalopatie, malattie autoimmuni (legate appunto al fatto che si interviene sul sistema immunitario). L'importante è prevedere questi effetti e gestirli. La diarrea, per esempio va trattata con cortisonici». C'è però una notizia positiva: anche quando si interrompe il trattamento per la tossicità, il paziente continua a rispondere all'immunoterapia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il meccanismo Recettore Recettore Linfocita T Legame tra i ricettori Farmaco immunoterapico che impedisce il legame 1 Le cellule tumorali producono sulla loro superficie molecole (recettori) che si legano ad altri recettori presenti sui linfociti T del sistema immunitario. Il risultato è un blocco dei linfociti T (chiamati killer) che dovrebbero distruggere le cellule tumorali 2 I farmaci immunoterapici sono anticorpi monoclonali che si agganciano ai recettori dei linfociti T impedendo così a questi ultimi di legarsi alle cellule tumorali. I linfociti T «liberati» ritornano a fare il loro lavoro, cioè ricominciano a uccidere le cellule tumorali Cellula tumorale Linfocita T Cellula tumorale Linfocita T libero di aggredire la cellula tumorale
14/06/2015 Pag. 49
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Fuga dal Servizio sanitario o rinuncia alla cure? Riccardo Renzi La sanità pubblica si sta arrendendo, gli italiani sono in fuga? È questa, in sostanza, la sintesi di molti commenti ai dati dell'annuale rapporto Censis-Rbm Salute pubblicati la scorsa settimana: 1 miliardo in più in un anno di spesa privata, arrivata a 33 miliardi; 9 milioni di italiani che hanno pagato di tasca propria visite specialistiche; 5,4 che hanno "comprato" esami specialistici (si vedano i dati in dettaglio su Salute.it). Il combinato di aumento progressivo dei ticket senza ridurre i tempi di attesa e aumento dell'offerta privata (con riduzione dei costi) con tempi d'attesa brevissimi sta di fatto scardinando il sistema sanitario nazionale. C'è chi dice che sia un bene, che sia giusto riequilibrare la sanità italiana verso un moderno sistema integrato pubblico-privato. E c'è chi dice che gli italiani non si fidano della sanità pubblica perché c'è troppa corruzione. A parte il fatto che i maggiori casi di illegalità riguardano proprio la libera professione e gli accreditamenti di strutture private (indagine Fiaso sulla trasparenza di Asl e ospedali), la causa principale della "fuga" dei cittadini non è una valutazione morale e nemmeno qualitativa, ma semplicemente viene indicata nelle code troppo lunghe. Ed è quindi su queste che si deve intervenire. E c'è un dato nello stesso rapporto Censis che forse non è stato abbastanza commentato: 4,5 milioni di italiani hanno dovuto nell'ultimo anno rinunciare ad almeno a una prestazione. Tutte visite ed esami inutili? È questa la via italiana alla riduzione degli sprechi? E quanto costeranno in futuro le diagnosi mancate o sbagliate per queste "rinunce"? È questo che deve preoccupare, è su questo che un sistema sanitario sociale non può e non deve arrendersi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Pensa la salute Pensa la salute
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L'obiettivo Secondo l'Oms entro il 2015 in Europa si sarebbe dovuta debellare la malattia Traguardo lontano Nel 2014 nel nostro Paese si sono registrati più di 1600 casi di questa infezione M. G. F. Secondo il Piano di prevenzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nella Regione Europea dell'OMS il morbillo doveva essere debellato entro il 2015. Ma in Italia se nel 2010 la copertura vaccinale era intorno al 90%, negli ultimi anni anni è calato allontanandosi sempre più dal 95%, valore necessario a garantire un adeguato controllo e successivamente l'eliminazione di questa malattia molto contagiosa, che può provocare complicazioni anche serie, come l'encefalite. Nel 2014 sono stati 1676 i casi di morbillo nel nostro Paese, secondo i dati dell'Ecdc-European Centre for Disease Prevention and Control. «Un'epidemia - commenta il presidente della Società Italiana di Pediatria, Giovanni Corsello -. Negli ultimi anni si è registrato un calo della vaccinazione trivalente MPR contro Morbillo, Parotite e Rosolia (il vaccino del morbillo non è più somministrato isolatamente ndr ), dovuto anche alle voci infondate, smentite da studi scientifici, di correlazioni con l'autismo». Non bisogna abbassare la guardia, avvertono i pediatri. «Molte malattie, come per esempio la poliomelite, sono state sconfitte grazie alla vaccinazione - sottolinea Corsello -. Se, però, si vaccinano sempre meno bambini, il rischio è che riemergano». L'allarme sul morbillo lo ha lanciato anche l'OMS. «La copertura vaccinale nel nostro Paese arriva a poco più dell'88% per la prima dose (si fa in genere a 12-15 mesi) e scende sotto l'85% per il richiamo (si fa a 5 anni) interviene la pediatra infettivologa Susanna Esposito, direttrice dell'Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico di Milano -. Mancano, inoltre, dati sulla copertura vaccinale negli adolescenti e negli adulti». Si registrano, poi, differenze da una Regione all'altra. «In quasi tutte le Regioni del Sud, tranne Puglia e Basilicata, i tassi di copertura con la vaccinazione MPR sono sotto il 90% - osserva Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento di Medicina Pediatrica al Bambino Gesù di Roma -.Al Nord sono mediamente al di sopra, con l'eccezione di Valle d'Aosta e Trentino (nella Provincia di Bolzano si scende sotto il 70%)». Preoccupa i pediatri anche la riduzione di altre vaccinazioni. «Quest'anno - sottolinea Esposito - è calata di circa il 30% la copertura vaccinale contro l'influenza tra i bambini con malattie croniche, per i quali è raccomandata, con un conseguente aumento dei ricoveri per complicanze». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Attenti al morbillo: ci allontaniamo sempre più dalla copertura ottimale
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Investire in prevenzione fa risparmiare M. G. F. Vite salvate, ma anche benefici economici con le vaccinazioni, secondo uno studio condotto negli Stati Uniti. «Si stima che negli Usa tra il 1994 e il 2013 siano stati 322 milioni i casi di malattie evitati, 21 milioni i ricoveri risparmiati - dice Louis Bell, responsabile della divisione di Pediatria del Children's Hospital di Philadelphia -. In termini economici, i vaccini hanno fatto risparmiare 295 miliardi di dollari per costi diretti e 1,38 trilioni di dollari per costi indiretti». E in Italia? Secondo i calcoli di Alberto Villani, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria: «I circa 150 casi l'anno di meningite da meningococco B prevenibili (di cui il 10% mortale), per esempio, costano al Servizio sanitario tra i 17 e i 21 milioni di euro, mentre per il 10-20% di casi gravi si va dai 18 ai 47 milioni di euro». Ma, soprattutto, con le vaccinazioni si sarebbero evitati esiti fatali e gravi disabilità.
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Studi sui costi
14/06/2015 Pag. 49
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I pediatri denunciano i rischi del federalismo vaccinale Le differenze regionali nell'offerta di protezione dalle malattie infettive Disparità A seconda del luogo di residenza la profilassi può essere gratuita o totalmente a carico della famiglia Maria Giovanna Faiella Una volta si moriva di difterite o di tetano e chi era colpito da poliomelite ne portava i "segni" per tutta vita. Poi i vaccini hanno salvato milioni di vite in tutto il mondo. Nel nostro Paese la maggior parte delle vaccinazioni contro le malattie infettive (raccomandate nel "Piano nazionale per la prevenzione vaccinale" frutto dell'intesa tra Stato e Regioni, fermo, però, al biennio 2012-'14) rientra nei Livelli essenziali di assistenza, che vanno garantiti a tutti dal Servizio sanitario nazionale. Ma, avvertono i pediatri italiani, esiste un «federalismo vaccinale», che causa «disuguaglianze tra i bambini». «L'offerta di vaccini disponibili - spiega Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP) è aumentata sempre più e ciascuna Regione si è regolata in modo diverso: ci sono quelle che hanno inserito alcuni dei nuovi vaccini nei calendari vaccinali regionali e li offrono gratuitamente, altre hanno introdotto il copaymen t, ovvero un contributo delle famiglie; in altre ancora alcuni vaccini si pagano interamente. Ma il diritto dei bimbi a essere protetti da malattie infettive per le quali esistono vaccini efficaci e sicuri va garantito in modo uniforme». Alcune Regioni hanno deciso di investire in prevenzione. «Il vaccino contro la varicella, per esempio riferisce Rocco Russo, pediatra dell'Unità Operativa Materno-Infantile presso l'Asl Benevento e Napoli 1 - è gratuito in Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sicilia, Toscana, Molise, Liguria, Campania, Veneto, nella provincia autonoma di Bolzano e in diverse Asl della Sardegna. Invece, il vaccino antimeningococco B è offerto gratuitamente a tutti i neonati in Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Toscana, Sicilia, Liguria e Calabria». E ancora: l'unica Regione a offrire in modo attivo e gratuito a tutti i neonati il vaccino contro il rotavirus è la Sicilia. «È stata inserito nel calendario vaccinale regionale già nel 2013 - dice Francesco Vitale, ordinario di Igiene e medicina preventiva all'Università di Palermo -. In due anni sono stati vaccinati circa 50 mila neonati siciliani e sono più che dimezzati i ricoveri per gastroenterite, passando da 960 l'anno a circa 400 nel 2014». Nelle Regioni che non offrono gratis i vaccini, i genitori che decidono di farli somministrare ai figli devono pagarli. «Per le 4 dosi del vaccino anti-meningococco B, per esempio, si spendono quasi 400 euro e non tutti possono permetterselo - sottolinea Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento di Medicina Pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma -. Se esistono nuovi vaccini per malattie gravi, non si possono aspettare anni per aggiornare il calendario nazionale delle vaccinazioni offerte attivamente. In altri Paesi la revisione avviene ogni anno, da noi il Piano nazionale 2015 ancora non è entrato in vigore». La Sip, insieme ad altre società scientifiche (di Igiene e di Pediatria) e alle Federazioni dei medici di famiglia e dei pediatri, elabora già da qualche anno un "Calendario per la vita". «Lo abbiamo aggiornato l'anno scorso includendo tutti i vaccini utili a evitare malattie gravi prevenibili - dice Corsello - . Un'occasione ulteriore per sollecitare il Ministero della Salute a far sì che il calendario vaccinale sia unico su tutto il territorio nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA In Italia Fonte: Elaborazione dati tratti da EpiCentro - ministero della Salute Corriere della Sera NOTE: copertura vaccinale per: *cicli completi (3 dosi) per Difterite e Tetano a prescindere dal vaccino combinato con la Pertosse (DTP); **prima dose per Morbillo a prescindere dal vaccino combinato con Parotite e Rosolia (MPR); ***prima dose per Morbillo, Parotite e Rosolia a prescindere dal vaccino combinato con Varicella (MPRV) Confronto fra le coperture vaccinali (per 100 abitanti) negli anni 2000 e 2013 per alcune vaccinazioni in età pediatrica (al 24° mese). La copertura è ottimale se è superiore al 95% Poliomielite Difterite e Tetano Epatite B Haemophilus influenzae b Morbillo 2000 2013 96,6% 95,6% 95,3%* 95,6%* 94,1% 95,4% 54,7% 94,6% 74,1%** Morbillo, Parotite, Rosolia 88,2%*** SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Diritto
14/06/2015 Pag. 49
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Foto: Società italiana di pediatria http://sip.it/ Portale di EpiCentro- Istituto Superiore di Sanità www.epicentro.iss.it/temi/ vaccinazioni/ dati_Ita.asp
14/06/2015 Pag. 51
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Tutte le informazioni sulle cure palliative Dare supporto alle famiglie di malati inguaribili assistiti a domicilio. È l'obiettivo del sito della Federazione cure palliative, network di circa 80 associazioni che operano su tutto il territorio nazionale, www.infocurepalliative.it . Cliccando su «Manuale di assistenza a domicilio» si accede a schede che contengono consigli pratici: dalla mobilizzazione del malato a come adattare l'abitazione, dall'alimentazione all'igiene, dalla gestione delle terapie a quella dei sintomi. La sezione «Assistenza sociale: i diritti del malato» contiene indicazioni specifiche sulle forme di sostegno previste da norme nazionali e regionali per i malati e i loro familiari. Nell'area «Lo sapevi?» si trovano le risposte alle domande più frequenti (per es. non tutti sanno che le cure palliative e il supporto alla famiglia del malato sono un diritto e sono gratuite.
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Il sito della settimana
13/06/2015 Pag. 1 PLUS 24
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Ivass blocca Milanese Federica Pezzatti Ivass blocca Milanese pagina 23 + Dopo l'annuncio di metà maggio 2015 di un'indagine specifica nel settore Rc Medica, l'Ivass passa ai fatti e blocca una polizza in commercio costruita da Assicuratrice Milanese, una compagnia che fa capo a Modena Capitale, la holding della famiglia di Gianpiero Samorì. Nonostante le modeste dimensioni della compagnia, si tratta di un prodotto abbastanza diffuso tra i medici italiani che, alle prese con le tariffe proibitive di queste coperture obbligatorie, in particolare da quelle richieste dalle grandi compagnie, spesso ripiegano su offerte «low cost», che coprono i professionisti del bisturi, spesso senza distinguere tra luminari del settoree chirurghi alle prime armi. Ad essere finita nel mirino dell'Authority è la polizza «RCP medico» che, con il provvedimento del 29 maggio 2015, non potrà più essere commercializzata dalla compagnia Assicuratrice Milanese Spa, che ha sede a San Cesario Sul Panaro, in provincia di Modena. Pare che all'origine del provvedimento ci siano molte segnalazioni di mancati risarcimenti di sinistri inerenti a polizze di copertura di professionisti in campo medico. Nel dettaglio è stato ingiunto al gruppo, che opera anche tramite agenti trazionali con mandato di altre compagnie, in una logica di plurimandato, pure il divieto di rinnovo automatico per i contratti in essere relativi alla polizza in questione che rechino clausole di proroga tacita «previa formulazione di apposita disdetta nel rispetto dei termini contrattuali», come recita il documento Ivass. La sospensione della commercializzazione ha efficacia fino a che Ivass non accerterà la corretta implementazione delle misure correttive indicare nel provvedimento. In particolare l'Authority presieduta da Salvatore Rossi, che eccezionalmente interviene entrando nel merito dei parametri assuntivi e nella struttura di un singolo contratto assicurativo (fino ad arrivare a inibirne la vendita), ha ingiunto alla compagnia di effettuare una revisione critica dei prodotti commercializzati ridisegnandolie calibrandoli in funzione dei differenti target di clienti a cui sono destinati e delle specifiche esigenze di copertura manifestate (prospettando tra l'altro la costruzione di due specifici prodotti: uno dedicato ai medici in strutture pubbliche o private, e uno dedicato ai medici che operano in ambulatorio). Un richiamo dell'Authoirity è stato anche fatto circa la verfica dell'adeguatezza nella fase assuntiva. Al punto c) del provvedimento (che in alcuni punti è coperto da Omissis) c'è poi la necessità di indicare con chiarezza nella documentazione che, in mancanza di una copertura di primo rischio, la polizza non è operativa per i medici che operano esclusivamente all'interno di una struttura sanitaria. La compagnia ha tempo 90 giorni per ad adeguarsi alle richiesteea superare le irregolarità accertate. Assicuratrice Milanese, contattata da «Plus24» ha precisato che «il motivo del temporaneo divieto nulla haa che vedere con problemi di solvibilità, di patrimonialitào di liquidazione dei sinistri. Esso si fonda sulla opportunità di una migliore definizione dei prodotti ripartiti per singoli target di clientelae nell'adozione di una serie di cautele in sede assuntiva - precisa Daniele Camarda, presidente Assicuratrice Milanese rispondendo a Plus24 -. La società ha già ottemperato trasmettendo l'11 giugno tutti i documenti idonei a comprovare l'adozione delle misure richieste e la loro idoneità a superare i profili di violazione e di irregolarità in tesi accertati, attendendo quindi positivoe rapido accertamento in ordine alla corretta implementazione per la ripresa della ordinaria commercializzazione dei prodotti RCP Area Medica». Come già detto l'Ivass pochi giorni prima del provvedimento aveva annunciato l'avvio di un'indagine sull'Rc Medica per ottenere un quadro complessivo sui rischi localizzati nel territorio italiano, estendendo il focus anche sulle imprese con sede legale in un altro Stato e abilitate a operare in Italia in regime di stabilimento o in libera prestazione di servizi. Sempre circa l'Rc Medica, i broker fanno notare come in realtà il compito di determinare le condizioni essenziali di copertura nel settore Medico, definendo degli standard ai quali adeguarsi nell'offerta, spetterebbe in realtà al Ministero della Salute, che, con un Dpr previsto dalla Legge Balduzzi, avrebbe dovuto entro il 30 giugno 2013 dettare i regolamenti attuativi, tant'è che la FNOMCeO (federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) ha ritenuto che l'obbligo assicurativo non sia a tutt'oggi applicabile. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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ASSICURAZIONI
13/06/2015 Pag. 1 PLUS 24
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I premi di RC generale nel 2014 10 fonte: Ania Generali Axa Italia Gr. Unipol Gr. Allianz Gr. Itas Ass. Reale Mutua impresa/gruppo Groupama Ass. Gr. Vittoria Ass. TOTALE RAMO Gr. Cattolica Ass. Gr. Ass. Milanese premi var. % peso % 759.884 -2,6 26,84 720.323 -1,8 25,45 254.101 4,4 8,98 238.320 -1,7 8,42 175.303 -3,5 6,19 142.113 -0,1 5,02 82.327 2,6 2,91 55.953 4,4 1,98 48.287 7,4 1,71 44.042 11,4 1,56 2.830.790 -0,6 100,00 Premi 2014 in migliaia di euro, variazione % sul 2013 e peso % sul totale
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14/06/2015 Pag. 1
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DOPO IL NO AI TRATTATI TPP E TTIP
Usa-Ue: prima il diritto poi il commercio Guido Rossi
Nel corso della settimana passata due avvenimenti di straordinaria importanza hanno allontanato dalle prospettive dell'ordine mondiale un tentativo imponente di ristrutturazione dei mercati. Si tratta di analizzare la sorte di due acronimi, per lo più quasi ignorati dai mezzi di comunicazione italiani, ma a proposito dei quali, da tempo, ferveva un acceso dibattito internazionale. Orbene, gli acronimi sono il TPP (Trans Pacific Partnership) e il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Le identiche caratteristiche dei due Trattati consistono nel fatto che i dettagli degli accordi sono in larga parte segreti, e comunque non definitivi; inoltre, il diktatè che in ogni caso bisogna arrivare in grande fretta ad una decisione da parte degli organismi politici interessati. Continua pagina 20 Continua da pagina 1 Il TPP riguarda un Trattato di libero scambio e investimenti fra gli Usa e 11 Paesi del Pacifico (esclusa per ora la Cina). Il TTIP concerne gli Stati Uniti e l'Unione Europea. La politica della fretta esclude ormai qualsivoglia approfondimento, con le conseguenze che risultano sempre più evidenti. Nell'un caso, come nell'altro, si trattava di porre le nuove basi per un "ordine giuridico della globalizzazione" che Robert Reich, il noto autore di Supercapitalismo, ha qualificato come: "Corporate coup d'état" (Colpo di Stato delle multinazionali). Finalmente risulterebbero liberate dalle tariffe e dai limiti imposti nei vari Paesi e all'interno dell'Unione i principali settori di deregolamentazione, fra i quali: i farmaceutici, le apparecchiature mediche,i cosmetici,i tessili,i prodotti chimici,i pesticidi, i prodotti finanziari e, soprattutto, l'energiae le materie prime, tenendo in particolare conto di ciò che la tecnologia ha di recente prodotto nel settore energetico. Basti pensare che le esportazioni di idrocarburi dagli Usa finoa qualche anno fa erano assolutamente irrilevanti, mentre a partire dal 2013 il petrolio, il gas naturale,i prodotti petrolchmici sono divenuti la singola più importante categoria di esportazione degli Stati Uniti, sorpassando i prodotti agricoli, gli strumenti finanziari, i trasporti. Per ciò che riguarda l'energiae le nuove tecnologie di cui gli Stati Uniti sono all'avanguardia - come la fratturazione idraulica per produrre il gas di scisto (shale gas)potrebbero essere smantellati divietie moratorie nazionali per la loro applicazione, già bandita per rischi ambientali, ad esempio in Francia. Uno dei problemi principali del Trattato concerne in particolare gli standard relativi alla sanità del cibo. Al riguardo, uno studio commissionato dal Parlamento europeo all'Ecologic Institute sui rischi del TTIP nelle aree dell'ambiente e della sanità del cibo ne ha rivelato la gravità, confermata dal parere di Jeromin Capaldo della TUFTS University (http://ase.tufts.edu/gdae). Le conclusioni che deriverebbero dall'applicazione del TTIP sono inquietanti; la più allarmante è il paradosso di una riforma politica diretta a favorire la disintegrazione nella Ue, con una perdita immediata approssimativamente di 600.000 posti di lavoroe un periodo di maggiore instabilità nell'intera Europa. Inoltre la sottoscrizione del Trattato rinforzerebbe il trend di diminuzione di influenza della quota del lavoro sul Pil, portando ad un trasferimento di reddito dai salari ai profitti, con conseguenze sociali ed economiche pericolose.A tutto ciò non sarà difficile aggiungere le recenti dichiarazioni del premio nobel Paul Krugman, secondo il quale la liberazione del commercio non aiuta per nulla l'immediato problema del mondo, la domanda inadeguata, così come non c'è nessuna ragione perché debba aumentare la spesa totale (http://krugman.blogs.nytimes.com/2015/01/19/ suspicious-nonsense-on-trade-agreements/). E poiché il tema della sanità del cibo accomuna i due Trattati, mi risulta molto singolare e strano che delle polemiche aperte sull'argomento in tuttii Paesi Ue e negli Usa, proprio l'Expo, che in questo momento si tiene a Milano e che in questi giorni accoglie la visita di tutti i capi di Stato e delle loro delegazioni, non ne abbia fatto un centro di discussione importante, con esperti da tutto il mondo, per il futuro dell'alimentazione nel pianeta. Non vorrei che dovessimo concludere l'esame dei Trattati con le parole usate da Mark Bittman sul New York Times: «Più sfruttamento del lavoro, meno regolamentazione pubblica della salute, maggiori facilitazioni nella produzione di cibi inutilie dannosi - questa non è la direzione nella quale l'economia globalizzata deve andare). Ma ancora più inquietanti appaiono le dichiarazioni al Parlamento europeo fatte il6 maggio 2015 dal Commissario SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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al Commercio Cecilia Malmström,a proposito di una proposta che sarebbe inserita nelle trattative sul Trattato,e che riguarda, al fine di togliere ogni fastidiosa ambiguità alle sovranità dei governi degli Stati membri, la creazione di una Corte competente a decidere i possibili conflitti scaturenti dall'applicazione del Trattato, costituita da arbitri nominati congiuntamente dall'Unione europea e dagli Stati Uniti, con qualifiche paria quelle dei giudici. Questa Corte dovrebbe anche avere come parte permanente un meccanismo multilaterale d'appello, ad evitare possibili conflitti con altre Corti, ad esempio la Corte di giustizia della Comunità o, magari, la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Se la tendenza recente dell'Unione europea andava verso un'ulteriore liberalizzazione economica, nel disprezzo totale dei diritti dei cittadini europei, con la creazione di un diritto senza fonte e senza norme, è certo un caso che mercoledì scorso la maggioranza del Parlamento di Strasburgo, di fronte a più di sessanta emendamenti su questo TTIP, abbia convinto il Presidente Schulza rinviare il votoa data da destinarsi. Per una volta anche in Europa non sono le lobby delle multinazionalia influenzare un diritto sempre più evanescente. Incredibilmente venerdì scorso il Congresso americano ha rigettato, contro la volontà del Presidente, il TPP, bocciando, con il voto dei democratici, quella parte della legge che prevedeva l'assistenza a coloro che perdevano il lavoro a seguito del Trattato di libero scambio, impedendo così al Presidente di presentare un testo del Trattato da sottoporre al Congresso, senza facoltà di proporre emendamenti. È finalmente questo un risveglio importante della democrazia europea, che vaa pari passo con quella americana.
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Un unico parere e tanti Comitati Antonio G. Spagnolo* La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea (UE) del nuovo Regolamento sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano introduce il requisito del parere di un Comitato Etico (CE) che sia valido per tutto il territorio dello Stato membro in relazione a sperimentazioni multicentriche internazionali a cui lo Stato membro partecipi o come relatore (scelto dal promotore per valutare la domanda di autorizzazione alla sperimentazione multicentrica) o come Stato interessato a partecipare alla sperimentazione. E questo indipendentemente dal fatto che la sperimentazione si svolgerà poi in diversi siti all'interno del singolo Stato membro, siti che, perciò, potranno iniziare la sperimentazione senza attendere il parere autorizzativo dei CE dei singoli centri di sperimentazione, come attualmente previsto dalla normativa in vigore che il Regolamento abroga. Prendendo spunto proprio dal requisito introdotto dal Regolamento, di avere un unico parere etico per lo Stato membro, sembra essersi esacerbata in questi giorni una polemica riguardo all'attuale sistema dei CE locali che, pur in numero ridotto dopo la recente riorganizzazione, continuano ad essere ritenuti la principale causa del ritardo con cui le sperimentazioni dei nuovi farmaci sono approvate e quindi farebbero allontanare dall'Italia gli investimenti delle industrie farmaceutiche che preferiscono, perciò, altri paesi europei dove sarebbe più veloce l'approvazione da parte dei CE. Questa critica al sistema dei CE locali è stata recentemente sollevata dal DG dell'Aifa, Luca Pani, il quale ha esplicitamente affermato in un articolo su Il Sole 24 ore del 10 maggio scorso che «tutti i sistemi basati su una rete di CE per ciascuno studio dovranno essere progressivamente smantellati». E le ragioni sarebbero legate proprio al malfunzionamento dei CE. L'intervento di Pani, sintetizzato nel titolo del suo articolo con «un solo CE ma buono», è stato subito sottoscritto da diversi stakeholder (Farmindustria, medici di medicina generale, ordini dei farmacisti) tutti convinti che la burocrazia favorita dai CE rappresenti l'ostacolo principale allo sviluppo della ricerca e quindi al beneficio per i pazienti. Ma anche altri hanno condiviso queste ragioni e anzi ne hanno rincarato la dose, cogliendo l'occasione per fare una critica radicale alla stessa bioetica e agli esperti di bioetica ritenuti «una casta di professionisti che ostacola la ricerca, aumenta i costi dello sviluppo dei farmaci e in questo modo danneggia i pazienti». Dispiace che ad esprimere queste ingenerose considerazioni sulla bioetica sia proprio un filosofo, Gilberto Corbellini, che tra l'altro è docente di ... bioetica! Egli, insieme con Michele De Luca, ha richiamato nel loro intervento su Il Sole 24 ore del 24 maggio scorso tutta la letteratura ostile alla bioetica e ai CE, citando espressioni non molto gratificanti nei confronti di questi organismi, come «l'occuparsi di troppe cose con troppa poca competenza o di impicciarsi di cose scientifiche che non sono di loro competenza» per cui la bioetica sarebbe diventata una specie di moderna inquisizione e i bioeticisti sarebbero l'equivalente di «preti secolari» che si compiacciono di rituali burocratici che «non solo non hanno nulla a che vedere con i rischi per la salute e la tutela dei pazienti ma possono causare sofferenze e morte». Dunque, la soluzione anche per loro sarebbe quella di un unico CE nazionale (magari senza la presenza dell'esperto di bioetica, che rischierebbe di rallentare anche quell'unico CE!). Il vero punto critico della questione ci sembra sia la competenza dei membri del CE, la loro preparazione e il loro modo di condurre l'analisi scientifico-etica dei protocolli al fine di esprimere il parere. Ma è riduttivo pensare che la soluzione al problema sia quella di ridurre il numero dei CE fino a smantellarli progressivamente, sostituendoli con un unico CE nazionale. Quello di cui c'è realmente bisogno è che i CE funzionino bene, siano coordinati e comunichino fra di loro per condividere problemie soluzioni, siano costantemente aggiornati e in grado di distinguere ciò che è realmente rilevante per la protezione dei soggetti di sperimentazione e ciò che non lo è, siano costantemente sottoposti ad una valutazione della loro qualità per avere e mantenere quegli standard di autorevolezza tali da rappresentare un aiuto per i ricercatori, non un ostacolo per la ricerca.Una rete di CE non è affatto in contrasto con quanto viene richiesto dal Regolamento dell'UE, il quale prevede solo che ci sia un parere etico valido per lintero territorio dello Stato membro, lasciando la facoltà ai singoli stati membri di SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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dibattito sulla bioetica
14/06/2015 Pag. 28 DOMENICA
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stabilire quale sia o quali siano gli organismi appropriati per arrivare a questo unico parere e pertanto non è previsto affatto che vi debba essere automaticamente lo smantellamento dei CE locali. Si tratta piuttosto di definire una interazione efficace dei CE locali con un CE nazionale e perciò sarebbe necessario un coordinamento fra di essi per arrivare ad un unico parere nazionale. Pani scrive alla fine del suo intervento che «l'Aifa intende avviare entro il 2015 uno studio pilota con alcuni CE di eccellenza per definire linee guida sulle rispettive competenze in materia di valutazione degli studi e simulare la modalità di interazione con un solo CE secondo quanto previsto dallo schema del Regolamento» ma mi sembra che non dovrebbe essere l'Aifa a svolgere un tale ruolo di coordinamento dei CE. L'ideale sarebbe che venisse svolto da un organismo indipendente dal coinvolgimento con i promotori, gli sperimentatori e con le autorità regolatorie o anche che ci fosse un auto-coordinamento per il massimo di indipendenza, prevedendo obbligatoriamente un programma di formazione continua dei membri e una costante auto-valutazione e certificazione della qualità del lavoro svolto. Per un funzionamento ottimale dei CE si dovrebbe, infine, puntare anche alla trasparenza della nomina dei membri dei CE, sulla base di requisiti ben precisi e documentati e non sulla nomina diretta a discrezione dei DG delle strutture sanitarie, basata sulla funzione svolta dai designati piuttosto che sulla loro reale competenza ed esperienza (solo alcune Regioni hanno emanato dei bandi pubblici per nominare i membri dei CE). Questo anche potrebbe eliminare in parte la penosa immagine, che qualche CE può aver dato, di esosità, poca competenza e ritualità burocratica, a fronte della operosità e dei buoni livelli di funzionalità a tutela dei diritti dei pazienti di gran parte dei CE attuali.
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Quel neonato nella stazione A Milano Centrale arrivano i medici Il Comune: i centri sono al collasso, ormai non abbiamo più nemmeno un posto ZITA DAZZI MILANO. L'unico che se la dorme beato, è Abou, tre mesi di vita, un body bianco con i cavallini, i pugni neri alzati e chiusi, i riccioli fitti, incurante di tutto e di tutti, nel suo giaciglio di stracci, in un angolo che puzza di rifiuti e di orina, al mezzanino della Stazione centrale. Milano, ore 11. Ci sono 198 eritrei e sette siriani, in questo momento accampati al primo livello delle scale mobili che portano ai binari. All'alba di ieri, quando arrivano i medici della Croce Rossa sono in 350 a dormire fra il mezzanino e le aiuole davanti all'ingresso. È la capitale di Expo, la città da dove è passato Putin, la città che attende Cameron, Hollande e Michelle Obama. Ma a vedersi dalla prospettiva della Stazione, potrebbe essere anche il porto di qualche città sulla costa libica. È così da una settimana. Una folla di profughi che non ha più limiti né contorni precisi bivacca di giorno e di notte in ogni angolo dello scalo, nei giardini di piazza Duca D'Aosta, in quella che si chiama Galleria delle carrozze, il porticato sotto la facciata di fascista memoria. Gli africani arrivano a ondate, in questo periodo vengono soprattutto dal Corno D'Africa, somali ed eritrei, questi ultimi in massa, perché il regime ha abbassato l'età della leva obbligatoria a 14 anni e quindi tutti scappano dall'Asmara. L'Italia è il primo approdo, Milano lo snodo per cercare di andare nel nord Europa. Ma le frontiere con l'Austria e la Francia sono chiuse e quindi vengono rispediti indietro. Il Comune non ha più posto nei centri d'accoglienza e l'accampamento in Stazione ormai è diventato un problema di salute pubblica, con centinaia di casi di scabbia registrati nelle ultime ore. Ieri in cinquanta sono finiti all'ospedale per sottoporsi alla terapia, mentre i sanitari hanno dovuto occuparsi anche di un caso di malaria e di una varicella. «Questa è un'emergenza umanitaria ed è urgente intervenire per scongiurare pericoli per la salute dei milanesi e dei lombardi», ha detto l'assessore regionale alla salute, Mario Mantovani, arrivando per un sopralluogo in Stazione, prima di metere un presidio fisso dell'Asl. Da una settimana, la giunta Pisapia ha alzato bandiera bianca, dopo aver accolto in un anno e mezzo 64mila profughi. Ieri sera, dopo un vertice in prefettura, è stato deciso di spostare i profughi dal mezzanino ai locali del dopolavoro, più al riparo dagli sguardi dei turisti e dei viaggiatori. La scorsa notte in 1100 hanno dormito nei centri d'accoglienza pubblici, potenziati in poche ore di 300 posti, grazie anche alla collaborazione di Caritas e Casa della carità. «Ma io più di così non riesco a fare, non ho più un buco, non so più a chi chiedere aiuto», allarga le braccia l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che d'accordo con la prefettura sta usando anche i locali dell'ex Cie di via Corelli per ospitare i profughi. In Stazione, eritrei e siriani dormono e mangiano per terra, cercano di organizzare la prosecuzione del viaggio. Aya, 16 anni, nel viaggio in barcone ha perso la madre e la sorella. I medici cercano di tirarla su, le provano la febbre, le offrono di andare al dormitorio. Ma Aya non ha più forze, né lacrime da piangere. Tutto il terzo settore milanese è mobilitato in una gara di solidarietà che coinvolge i frati come i City Angels, con centinaia di cittadini che si improvvisano volontari e spontaneamente si presentano in stazione, incuranti dell'epidemia di scabbia, per dare aiuto. Grandi Stazioni e Ferrovie dello Stato, dopo mesi di appelli del Comune, hanno deciso di collaborare. Hanno promesso un grande salone nei sottopassi di via Sammartini. Ma i locali sono da ristrutturare, e in Stazione, il piccolo Abou continua a dormire per terra.
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LA STORIA / C'È ANCHE UN CASO DI SOSPETTA MALARIA
13/06/2015 Pag. 4
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"Contagio difficile e la scabbia se ne va via subito" CORRADO ZUNINO ROMA. Dottoressa Concetta Mirisola, lei guida l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti. In questi giorni si legge che i profughi stanno portando in Italia malattie dimenticate e che prendersi la scabbia è un lampo. «I migranti che arrivano da noi sono quasi sempre giovani e in buona salute, non portano malattie dalle loro terre e raramente si ammalano durante il viaggio. Si ammalano, più spesso, quando approdano in Italia e iniziano a vivere in povertà. Il migrante sano in povertà diventa un migrante esausto». Che cos'è la scabbia e come si trasmette? «È un acaro che si insedia nella cute, nel pube e che può essere espulso con un trattamento simile a quello antipidocchi: si usa la permetrina. La scabbia non si trasmette con la frequentazione, l'acaro non vola, e nemmeno con una stretta di mano. Serve un contatto prolungato, condividere gli abiti, dormire nello stesso letto. I vestiti si rendono innocui in acqua calda e non è necessario isolare l'ammalato: trattamento per tre giorni e dopo una settimana. L'allarme scabbia non esiste». All'ex ospedale San Gallicano quanti ne avete trattati? «Nel primo mese 659 visite mediche: 300 per scabbia, 160 pazienti positivi. Non c'è mai stato un contagio tra gli operatori sanitari, nessuna epidemia tra gli italiani». Foto: Arrivano quasi tutti sani si ammalano qui perché diventano poveri. Ma non c'è nessun allarme
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L'INFETTIVOLOGA intervista
13/06/2015 Pag. 6 Ed. Palermo
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"Presenze false" Indagata per truffa dirigente del Civico La dottoressa risultava in servizio, invece era a casa "Firmava i turni con il nome del direttore sanitario" Per il gettone della reperibilità si segnava al lavoro, soprattutto il sabato e la domenica Il trucco è andato avanti per tre anni. Al momento quantificato un danno di seimila euro ROMINA MARCECA I turni di reperibilità erano solo sulla carta e la firma del direttore sanitario che autenticava i fogli di presenza era «falsa». Finisce nei guai un medico di lungo corso, Maria Teresa Tagliavia, dirigente alla direzione sanitaria dell'ospedale "Di Cristina". La dottoressa è accusata di "truffa in danno del sistema nazionale sanitario" e "falsità materiale". A disconoscere quelle firme su quasi tre anni di fogli riepilogativi di presenza è stato il direttore sanitario Giorgio Trizzino, una segnalazione è stata inviata alla procura dopo un accertamento interno all'ospedale. A coordinare l'inchiesta della procura è il sostituto procuratore Luca Battinieri che ha incaricato il Nas di sequestrare le carte in reparto. Non è esclusa nemmeno una perizia calligrafica per fugare ogni dubbio. Una seconda indagine è stata aperta dalla direzione generale dell'azienda ospedaliera Arnas. Il direttore generale Giovanni Migliore ha avviato un procedimento disciplinare e il medico è stato inserito in una rotazione disposta dalla direzione generale: adesso ricopre il suo incarico nella direzione sanitaria dell'ospedale Civico. Il dirigente medico avrebbe comunque già chiesto di andare in pensione: ha raggiunto l'età massima di servizio e il clamore suscitato dall'indagine della procura l'avrebbe spinta a lasciare. Il danno al sistema sanitario nazionale si aggirerebbe intorno ai duemila euro per ogni anno, ma sulla cifra non c'è ancora certezza perché le indagini di procura e carabinieri sono ancora alle prime battute. La segnalazione, infatti, è partita dall'ospedale il 14 aprile scorso. Sulla carta Maria Teresa Tagliavia, responsabile dell'area Igiene e servizi alberghieri della direzione sanitaria dell'ospedale dei Bambini, era un medico reperibile praticamente un giorno sì e uno no. La sua presenza, nei turni adesso in mano ai carabinieri del Nas, risultava soprattutto il sabato e la domenica, a volte nei giorni feriali. Qualche sospetto era gia sorto tre anni fa, quando il nome del medico risultava sempre tra quelli dei dottori reperibili la notte. Ma come sono arrivati a smascherare la truffa in ospedale? La commissione di disciplina ha predisposto alcuni controlli incrociati e è venuto a galla che quando il medico attestava di trovarsi in ospedale, in realtà, era da tutt'altra parte. Con molta probabilità a casa. Ma anche su questo punto i carabinieri e la procura devono ancora accertare i fatti con esattezza. A giorni cominceranno le audizioni dei colleghi della dottoressa Tagliavia. I turni di reperibilità non prevedono che il medico debba recarsi in ospedale sempre ma solo se scatta un'emergenza. Di fatto si percepisce un'indennità e se si presta servizio viene pagato lo straordinario per pronta reperibilità. Un piccolo giallo, in questa vicenda che dall'Arnas preferiscono non commentare, è quello dell'utilizzo del badge da parte della dottoressa. Secondo i primi riscontri, il medico avrebbe timbrato all'ospedale Civico e non all'ospedale "Di Cristina" per giustificare la sua presenza nella struttura nelle ore notturne, riportando poi nei fogli riepilogativi gli interventi per emergenza. www.arnascivico.it pt.regione.sicilia.it PER SAPERNE DI PIÙ Foto: L'OSPEDALE Accanto, l'ospedale Di Cristina dove il medico sotto accusa lavorava prima di essere trasferita all'ospedale Civico Foto: DIRETTORE SANITARIO Giorgio Trizzino, direttore sanitario dell'ospedale Di Cristina
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La sanità
14/06/2015 Pag. 2 Ed. Firenze
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Meningite di tipo C l'ultima vittima è una ragazza In ospedale studentessa di Massa di 25 anni Imedici:"Lesuecondizionisonostabili" (mi.bo.) UNA studentessa di Massa che ha il domicilio ha Pisa è ricoverata in condizioni critiche per una meningite da meningococco di tipo C. Anche se è arrivato il caldo, nella nostra regione non accennano a diminuire i casi della malattia, che a giugno sono stati tre. In tutto sono 26 le persone colpite, delle quali 21 dal tipo C. La ragazza malata ha 25 anni e si spostava tra la sua città di origine e quella dove studia. Per questo l'ufficio di igiene della Asl di Massa Carrara ieri ha lavorato a lungo per trovare i contatti ai quali fare la profilassi antibiotica. Ristoranti, palestre, e pure un cinema a La Spezia in Liguria sono i luoghi pubblici dove è stata la giovane negli ultimi giorni. Poi sono stati contattati i suoi coinquilini di Pisa, oltre ai sanitari che l'hanno avuta in cura. Non si ritiene invece necessario ricercare le persone che hanno viaggiato sugli stessi treni della giovane, perché è andata da Massa a Pisa per l'ultima volta prima del periodo di incubazione. Per ora sono state una cinquantina le persone che hanno ricevuto l'antibiotico ma il numero è destinato a salire. La giovane è arrivata la sera di giovedì al pronto soccorso di Massa in stato soporoso e con la febbre alta. Sono state fatte le analisi e i campioni inviati al Meyer, a Pisa e all'Istituto superiore di sanità. Adesso si aspetta di capire se si tratta del clone St-11, quello che sta provocando la maggior parte dei casi ed è responsabile anche della malattia del giovane originario di Haiti ricoverato nei giorni scorsi a Firenze. Riguardo alle condizioni di salute della ragazza massese, il direttore sanitario della Asl, Maurizio Dal Maso, spiega che «le sue condizioni non sono peggiorate rispetto a 24 ore fa, e questo è un buon segno. Al momento è stabile». Foto: IL RICOVERO La ragazza è arrivata in ospedale in stato soporoso e con la febbre alta Foto: UN'ALTRA VITTIMA Un altro caso di meningite di tipo C a Massa. In tutto sono 21 i casi dall'inizio dell'anno
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La salute
14/06/2015 Pag. 2 Ed. Firenze
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Il clone aggressivo arrivato in Toscana sulla nave da crociera Msc Orchestra Il piroscafo attraccò nel porto di Livorno il 7 ottobre del 2012 In regione ci sono stati 26 casi (con sei morti) su un totale nazionale di 90 Il meningococco è un batterio che si annida nella gola delle persone che per la maggior parte lo diffondono senza ammalarsi MICHELE BOCCI LA Msc Orchestra ha attraccato a Livorno il 7 ottobre del 2012. Arrivava da Napoli e quando si è fermata in Toscana il comandante ha avvertito le autorità sanitarie del porto di avere a bordo quattro persone malate, membri dell'equipaggio. I medici dell'Usmaf, ufficio di sanità marittima e aerea sono saliti a bordo e hanno disposto il trasferimento di quelle persone in ospedale. Si trattava di meningite, e si decise di dare a chi si trovava a bordo, oltre 2.500 persone, la pasticca di antibiotico. Tutto potrebbe essere nato da lì. L'Istituto superiore di sanità e la Regione stanno cercando di ricostruire come è arrivato in Toscana l'aggressivo clone del meningococco C che porta il nome di St-11 e le varie prove conducono alla nave da crociera: quei quattro casi sono stati i primi provocati da quel sottotipo. Manca ancora la conferma ufficiale ma la genesi di tutto potrebbe stare proprio in quella nave da crociera, da dove non è stata diffusa direttamente la malattia ma il micro organismo che la provoca. Il meningococco è un batterio che si annida nella gola delle persone, le quali per la maggior parte lo portano in giro e lo diffondono senza ammalarsi. Ma quando questi portatori sani diventano tantissimi iniziano ad esserci i casi. Lentamente, nel giro di tre anni, il clone St-11 si potrebbe essere molto diffuso in Toscana fino a provocare buona parte dei 21 casi di meningite da meningococco C registrati quest'anno. La peculiarità della situazione toscana è stata di recente sottolineata da Epicentro, la rivista online dell'Istituto superiore di sanità. In regione ci sono stati 26 casi (con sei morti) su un totale nazionale di 90, cioè quasi un terzo del totale. Se l'incidenza della malattia fosse uguale a quella toscana in tutto il territorio nazionale, i malati fino ad ora avrebbero dovuto essere ben 500. Anche tenendo conto del fatto che l'iper attenzione della Toscana al problema e i nuovi test molecolari messi a disposizione dal Meyer fanno aumentare certamente il numero di casi scoperti, siamo di fronte ad una diffusione inattesa. Inoltre, in tutta Italia l'anno scorso ci sono state 35 meningiti da meningococco, C, quest'anno in Toscana siamo solo a 14 di meno. Anche questo da l'idea del fenomeno in corso. «Da gennaio 2015 - scrive l'Istituto - si è osservato un incremento importante del numero di casi, e anche se non sono stati identificati focolai con trasmissione diretta, sicuramente l'aumento inatteso in un'area limitata ha costituito un fatto anomalo e di immediato intervento sanitario». La Regione ha deciso di estendere la vaccinazione intanto a chi ha fino a 20 anni, con chiamata attiva da parte delle Asl, ma anche a chi ne ha fino a 45 su base volontaria. Soprattutto a fine aprile in tantissimi hanno contattato le Asl per fare le iniezioni. Nelle ultime settimane la richiesta di vaccinazione è un po' calata. Si spera che l'aumento delle persone coperte riduca la circolazione del batterio. Ma in questi mesi si sono anche ammalati alcuni giovani che erano vaccinati. E quando si trova un nuovo caso si fa fare la profilassi antibiotica anche a chi, tra i suoi contatti stretti, aveva fatto il vaccino. Segno che questo farmaco non è sempre efficiace al 100 per 100. A giugno fino ad ora ci sono stati tre casi. Quello della giovane massese, quello del ragazzo haitiano ancora a Santa Maria Nuova in condizioni stazionarie e quello della giovane aretina. Per gli ultimi due, è stato chiarito, il responsabile è sempre il clone St-11, per quello di Massa bisogna ancora aspettare i risultati degli esami. E' un fatto che quel tipo di micro organismo è evidentemente molto diffuso nella nostra regione e sta facendo venire più di un grattacapo alle autorità sanitarie, che a questo punto non hanno molti altri strumenti di intervento. Ci si trova a combattere contro un nemico difficile da individuare, violento e contagioso. Probabilmente sceso da una nave da crociera. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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LA RICOSTRUZIONE
14/06/2015 Pag. 2 Ed. Firenze
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I PUNTI I CASI U casi di meningite in Toscana nel 2015 sono stati fino ad ora 26, dei quali 21 provocati dal meningococco di tipo C I MORTI Le persone che hanno perso la vita a causa della malattia batterica sono state 5, delle quali 4 sono state colpite dal meningococco C LA VACCINAZIONE La Toscana la offre gratuitamente a chi ha fino a 20 anni su chiamata attiva, e a chi ne ha fino a 45 su richiesta da parte del cittadino Foto: L'OSPEDALE Il pr colpito da meningite è ricoverato a Santa Maria Nuova Foto: LA NAVE La meningite sarebbe arrivata in Toscana con una nave da crociera
14/06/2015 Pag. 7 Ed. Genova
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"Vaccini e autismo nessun legame" Respinto il ricorso di due genitori Un caso difficile anche a causa di decisioni opposte da parte di altri tribunali italiani su un tema che divide MARCO PREVE CON una lunga e articolata motivazione, il Tribunale di Genova, nei giorni scorsi, ha respinto il ricorso dei genitori di un bimbo di 9 anni affetto da autismo, i quali sostengono che la causa del disturbo che ha colpito il loro bambino, Lorenzo sia la somministrazione, avvenuta entro il compimento dei due anni di vita del bimbo, dei seguenti vaccini: l'esavalente (anti-difterico, anti-emofilo B, anti-pertosse, anti-poliomielite Salle, antiepitatite B ed anti-tetano), quello per morbillo, rosolia e parotite, e infine l'antipneumococcico. Nelle motivazioni il giudice Marcello Basilico conclude :«...l'esclusione da parte della comunità scientifica d'un possibile nesso tra vaccinazione ed autismo conduce necessariamente a negare la correlazione causale nel caso in esame, non potendosi impostare su una base incerta (o irreale) alcune operazione dimostrativa, seppure per via presuntiva... Non v'è dunque una prova sufficiente a dimostrare la ragionevole probabilità che la patologia diagnosticata al minore sia stata provocata dalla somministrazione dei vaccini». Ma le conclusioni arrivano al termine della meticolosa esposizione di un processo tutt'altro che facile. Lo si capisce leggendo le motivazioni nelle quali il giudice espone entrambe le posizioni, meglio sarebbe dire le scuole di pensiero, su un tema dibattuto nella comunità scientifica e lacerante per tante famiglie. Quello appunto di una possibile correlazione tra i vaccini, specie l'esavalente, e l'insorgere dell'autismo. Il giudice genovese non nasconde che in altre circostanze, come ad esempio a Milano nel 2014, i tribunali abbiano riconosciuto un indennizzo ai ricorrenti. E la complessità del caso è dimostrata anche da un altro aspetto. Il Tribunale genovese ha chiesto due perizie sulla vicenda. La prima, però, non è stata ritenuta attendibile. Il consulente concludeva la sua analisi ritenendo "probabile" l'esistenza del nesso causale. Il secondo consulente, un epidemiologo infantile dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano è giunto a conclusioni opposte basandosi su due argomenti: «l'assenza di evidenze scientifiche relative all'associazione causale tra vaccinazioni ed autismo; l'insufficienza di elementi idonei a configurare un utile criterio d'ordine cronologico». Il ragionamento del primo perito, definito "deduttivo" non è stato ritenuto sufficientemente solido dal giudice che ha accolto le tesi del secondo consulente. Per altro, si legge nelle motivazioni, «entrambi i consulenti hanno ricordato come la prima associazione tra vaccino e disturbi dello spettro autistico sia stata posta nel 1998 da A. Wakefield, con uno studio i cui contenuti fraudolenti sono stati accertati in sede giudiziale e professionale; esso ha comunque avviato un confronto nella comunità medica, portato a compimento da almeno tre indagini recenti, tra il 2011 ed il 2014, che non hanno documentato un aumento di rischio dei disturbi per effetto del vaccino».Nelle motivazioni un paragrafo è dedicato anche ad un dossier confidenziale proveniente dall'industria farmaceutica "GlaxoSmithKline" ritenuto dai "colpevolisti" dei vaccini un documento in cui i dati contenuti sull'incidenza di casi di autismo dimostrerebbero il nesso causale. Ma il Tribunale genovese evidenzia che il documento non sarebbe segreto bensì sarebbe stato valutato anche dall'Agenzia europea per i medicinali e i dati in esso contenuti relativi ai disturbi autistici sarebbero addirittura "inferiori alle attese". Le tappe L DISTURBO si è manifestato secondo i genitori del bimbo genovese dopo le vaccinazioni, ed è stato diagnosticato la prima volta nel settembre del 2009 dalla commissione ospedaliera LA CAUSA è stata intentata contro il Ministero della Salute e l'Asl3 ritenendo che a causa dell'effetto intossicante del vaccino l'autismo si fosse sviluppato nel bimbo LA SENTENZA pur se articolata e basata su pareri e documentazione scientifica autorevoli sicuramente non muterà le convinzioni di molti "colpevolisti" delle vaccinazioni PER SAPERNE DI PIÙ salute.gov.it asl3.liguria.it Foto: L'AUTISMO nella foto a sinistra una scena di "Rain Man", film americano che ha portato il disturbo all'attenzione del grande pubblico
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Ilgiudice "È esclusa da parte della comunità scientifica una correlazione"
14/06/2015 Pag. 6 Ed. Napoli
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Cardarelli, ecco il dormitorio abusivo senzatetto nei locali dell'ex Pediatria "Almeno una volta al mese ormai c'è qualcuno da sfrattare" GIUSEPPE DEL BELLO DUE camere, cucinino e servizio igienico. E poi due panche a far da letto, un divano coperto da plaid, un tavolo di fòrmica. A terra carte, buste di plastica, residui alimentari e pacchetti di sigarette. È in condizioni fatiscenti, ma consente la sopravvivenza, il miniappartamento che fa parte della ex Pediatria del Cardarelli. Fino a una settimana fa era occupato da due homeless. L'avevano eletto a proprio domicilio. Ad accorgersi degli "ospiti" è stato l'ingegnere Ciro Verdoliva durante un sopralluogo. La prima volta che un sottoscala venne occupato abusivamente fu più di 15 anni fa da un 50enne immigrato. Addirittura riceveva la posta, via Cardarelli 9 si leggeva sulla corrispondenza privata. «Ci siamo abituati», ironizza amaro Verdoliva, «almeno una volta al mese c'è qualche abusivo da sfrattare. E scatta subito la procedura che si adotta in simili casi: denuncia verso ignoti e sgombero forzato. Anche questa volta è andata così: è stata chiamata la polizia che ha liberato i locali. Denunciati gli occupanti. È solo l'ultimo paradosso dell'ospedale più grande del Sud. Si trova di tutto in corsia e nei reparti. Si salvano solo la Rianimazione e i complessi operatori. Basta addentrarsi in un qualsiasi reparto di prima linea. Ed ecco l'ambulante che vende accendini e fazzoletti, l'infermiere che scivola con la flebo tra le mani fra una barella e l'altra (ma adesso ci sono i nuovi letto-barella, più confortevoli e meno pericolosi), la parente che cerca di bloccare il portantino. Aggressioni, tante. Da gennaio a oggi gli operatori del Cardarelli ne hanno registrate 15, di cui 5 negli ultimi 15 giorni. Per una media di una violenza ogni 48 ore. «Come al fronte. Con questo spirito veniamo a lavorare». Ha il camice sbottonato e la fronte imperlata di sudore, il medico dell'area emergenza che sta per smontare dal turno di notte. Sono le 9,45 di ieri mattina, avrebbe dovuto timbrare l'uscita alle 8, ma «ci sono le consegne da dare ai colleghi. È il momento più rischioso, sia per i pazienti sia per il personale». Il viaggio di Repubblica nel Grand hotel Sanità-Cardarelli, spesso struttura a 5 stelle, talvolta ostello da terzo mondo, inizia dall'Obi, l'Osservazione breve, una sorta di astanteria con letti, istituita qualche anno fa, come area di attesa e sorveglianza. Con l'obiettivo di far "respirare" le solite divisioni di Medicina d'Urgenza e Chirurgia d'Urgenza: le più gettonate. Chi approda all'Obi è come in un limbo, sospeso tra un probabile ricovero e l'incerto rientro a casa. Qui si fanno le prime diagnosi. A dirigerla è Fiorella Palladino, una dottoressa garbata che se la deve vedere ogni giorno con una serie di problemi. Alle aggressioni ci ha fatto il callo, l'ultima risale all'altro ieri quando una giovanissima infermiera, «gentile e professionale come tutte quelle che lavorano qui», è stata assalita dalla mamma di una minorenne ricoverata. Il motivo? «Non me lo ricordo neanche - risponde la Palladino D'altronde non ha riportato particolari lesioni, solo qualche contusione. Spesso è colpa dell'esasperazione». A prendere posizione sul tema aggressioni è l'Anaao. Il coordinatore provinciale Franco Verde ha spedito una lettera al prefetto. Durissima, rivela a Gerarda Pantalone che gli atti di violenza coinvolgono sempre più spesso le donne, gli «ultimi 3, una dottoressa e un infermiera». E diventa intransigente Verde quando ribadisce: «Non le chiediamo l'ennesimo incontro, ma di garantire la sicurezza almeno nelle aree di urgenza, utilizzando l'esercito». D'accordo si dice Silvestro Scotti, presidente dell'Ordine dei Medici, pronto a mettere in campo altre iniziative. Vittorio Artiola, direttore del servizio infermieristico, conferma: «Secondo me nascono incomprensioni tra pazienti, operatori e familiari per un difetto di comunicazione che andrebbe migliorata». E poi mancano almeno 400 unità tra infermieri, ostetriche, tecnici e personale di supporto». Dall'Obi alla Medicina d'Urgenza diretta da Pasquale Morella: «Sulla carta abbiamo 30 posti letto, di fatto contiamo 49 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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IL REPORTAGE
14/06/2015 Pag. 6 Ed. Napoli
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ricoverati, quindi 19 barelle al giorno. Il grosso problema è l'elevato indice di rotazione delle barelle. Significa che ogni giorno ci sono pazienti che arrivano e altrettanti da smistare nei reparti». Patrizia Caputo è la manager del Cardarelli, secondo cui basterebbe una camionetta militare davanti all'ingresso del pronto soccorso: «Abbiamo chiuso tutti gli accessi pedonali tranne due, quello principale nel piazzale e il posteriore, di fronte alla metro». LA STANZA Una delle due camere dove vivevano e dormivano due clochard L'ESERCITO L'Anaao e l'Ordine dei Medici chiedono al prefetto di utilizzare l'esercito a difesa dei camici bianchi del presidio IL PU NTO LA MANAGER Patrizia Caputo, direttore generale: "Abbiamo chiuso tutti gli accessi pedonali. Solo due sono rimasti aperti" LE AGGRESSIONI Medici e pazienti aggrediti dagli utenti: quindici episodi denunciati, cinque negli ultimi quindici giorni
14/06/2015 Pag. 2 Ed. Torino
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Assunzioni oppure tagli Saitta prepara la mappa di medici e infermieri L'assessore dopo le polemiche sui 600 nuovi posti: serve una revisione complessiva I rappresentanti dei dipendenti: "Serve un quadro preciso delle cifre che finora non c'è" SARA STRIPPOLI LA Regione sta preparando una mappa degli organici del personale della sanità: infermieri e medici necessari e sufficienti alla produzione sanitaria di ciascun ospedale o azienda sanitaria. Se la "produzione" cala, il personale impegnato probabilmente non è più sufficiente. Gli esiti non arriveranno subito, perchè l'agenda della sanità di giugno e luglio è piuttosto fitta (in cima alla lista c'è la trattativa con i privati), ma in autunno il lavoro sarà pronto e il quadro complessivo completo. «Il riferimento allo "storico", ovvero alla situazione attuale - spiega il direttore regionale della sanità Fulvio Moirano - non rappresenta più il bisogno reale, quello che tiene conto delle quote fissate dal ministero e dell'applicazione della revisione della rete ospedaliera». Si deve dunque tenere conto di parametri precisi sulla produttività, spiega ancora l'assessore alla sanità Antonio Saitta, «per un ripensamento complessivo dell'organizzazione». Moirano cita i dati diffusi venerdì al termine dell'incontro con i direttori: dal 1°gennaio 2012 il servizio sanitario piemontese ha perso 1983 lavoratori, di cui solo 273 erano infermieri e 35 operatori socio-sanitari. La maggioranza dei dipendenti persi erano dunque amministrativi, da sempre una figura ritenuta in esubero nel sistema sanitario piemontese, tant'è vero che il blocco del turnover imposto da Roma per gli amministrativi era totale: nessun ricambio se qualcuno fosse andato in pensione. Questi dati sono utili all'assessorato per dimostrare che la perdita non è stata così disastrosa sull'attività sanitaria. O almeno, lo è senza dubbio stata in alcune situazioni che hanno addirittura necessità di essere rafforzate, ma non in altre, dove, al contrario, probabilmente il personale con la riorganizzazione potrebbe risultare eccessivo. Quello di domani sarà il giorno dello scontro annunciato con i segretari della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil e con la categoria. Al termine ci sarà un colloquio anche con i rappresentanti del sindacato Nursing Up. Non sarà semplice arrivare a un'intesa. Il balletto sulle cifre del personale assunto continua anche alla vigilia. Moirano spiega che lo sblocco del turnover, possibile grazie al miglioramento dei conti, permette l'assunzione di 600 persone: «Abbiamo messo 28 milioni aggiuntivi. Se ci fosse stato ancora il blocco al 50 per cento, quest'anno avremmo 600 persone in meno. Questo è un fatto». In altre parole, lo sblocco consente che la fuoriuscita di personale non prosegua come negli anni passati, quelli del commissariamento più severo. I sindacati di categoria ribattono che i dati diffusi riguardano personale assunto precedentemente alla delibera.E chiedono all'assessorato un quadro preciso delle assunzioni che le direzioni delle aziende sono intenzionate a fare nel 2015. Daniela Volpato, segretaria regionale della funzione pubblica della Cisl, insiste sulla necessità di definire i criteri della ripartizione ma chiede anche un tavolo sul riordino ospedaliero e territoriale: «Ci aspettano cambiamenti radicali: l'assessorato non può tagliare fuori il sindacato da decisioni che riguardano la vita di migliaia di lavoratori». Foto: SOTTO PRESSIONE Barelle in un pronto soccorso cittadino: l'assessorato alla Sanità sta preparando una mappa del personale in Asl e ospedali per stabilire quali reparti abbiano bisogno di un eventuale "sfoltimento" e quali invece di un incremento del personale Foto: ASSESSORE Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità, ha annunciato 600 nuove assunzioni ma sull'effettiva entità del provvedimento è polemica
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IL CASO
15/06/2015 Pag. 23
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Farmacie online pronte ad aprire Creme e pastiglie a casa con un clic Dal primo luglio sarà permessa la vendita delle medicine da banco che non richiedono una ricetta La novità introdotta da una direttiva europea che punta a contrastare l'e-commerce illegale Federfarma: non crediamo che ci sarà un aumento dei consumi dopo questa svolta MICHELE BOCCI NON più solo biglietti aerei, vestiti, cellulari e libri. Dal computer si potranno acquistare legalmente anche antidolorifici e antipiretici. Quello che fino ad oggi era vietato, dal primo di luglio sarà permesso, almeno in parte. L'Europa apre alle farmacie online e l'Italia si adegua. Tra due settimane potranno essere pronti i primi shop, dove acquistare solo medicinali per i quali non è necessaria la ricetta del medico. Teoricamente perché l'Italia sembra essere un po' in ritardo: i rivenditori devono ancora essere autorizzati, mancano infatti alcuni atti del ministero della Salute e poi il via libera delle Regioni ai singoli privati. Non è ancora chiaro quindi quante delle 18mila farmacie e delle oltre 5mila parafarmacie italiane faranno domanda, ma la rivoluzione ormai è avviata e presto con un click ci si faranno spedire a casa pomate, pasticche e sciroppi. La novità è introdotta da una direttiva europea contro la contraffazione. Internet è un grande spaccio illegale di medicinali, molto spesso fasulli e quindi pericolosi. I controlli non sono facili, visto che si stimano qualcosa come 40mila siti non autorizzati con server in mezzo mondo che vendono soprattutto Viagra, Epo, anabolizzanti e anoressizzanti. Tutti farmaci che avrebbero bisogno della ricetta di un medico, e la cui vendita in Italia resterà quindi vietata. La direttiva lasciava libertà ai Paesi di aprire al commercio online solo dei medicinali senza prescrizione oppure anche di quelli che la richiedono. Il nostro Paese ha optato per il regime più restrittivo. I siti legali saranno tutti inseriti in una lista pubblica e dovranno avere un bollino di riconoscimento del ministero, per individuare chi segue le regole. Con la novità si spera anche di ridurre l'acquisto attraverso canali clandestini. In Rete potranno vendere solo le farmacie e le parafarmacie che hanno già punti vendita "fisici". I medicinali dispensati sono gli "otc" o i "sop". Si tratta sempre di prodotti per i quali non è necessaria la ricetta, la differenza è che sui primi le industrie possono fare la pubblicità e sui secondi no. Il giro d'affari annuo di questi prodotti, che sono in tutto circa 1.700, è di quasi 2 miliardi e 300 milioni nel 2013, su un totale di spesa farmaceutica a carico dei cittadini (che comprende i medicinali con ricetta bianca e il ticket su quelli con ricetta rossa) di 7 miliardi e 800 milioni. Il principio attivo più acquistato di questo gruppo è il diclofenac, un anti-infiammatorio che viene declinato in decine di versioni e nomi commerciali. Seguono gli antipiretici e antidolorifici, cioè i super diffusi ibuprofene e paracetamolo. Non è chiaro se la possibilità di comprare online farà crescere i consumi. Praticamente tutti i soggetti che si erano schierati contro la vendita dei farmaci di fascia C (con ricetta ma a carico dei malati) nelle parafarmacie, sottolineando proprio la pericolosità di aumentare gli acquisti, non sembrano essere invece molto impressionati dal cambiamento, che comunque è destinato ad aumentare di molto l'offerta. Farmindustria, Federfarma, Aifa puntano soprattutto sul fatto che la novità potrebbe mettere un freno alle vendite online illegali. Riguardo al consumo osservano, come fa ad esempio il presidente dell'associazione degli industriali del farmaco Massimo Scaccabarozzi: «Sarà una possibile alternativa al recarsi in farmacia, ma non credo porterà a un aumento dell'uso dei medicinali». In effetti i farmaci si comprano generalmente quando si hanno problemi di salute e quindi per ottenerli velocemente è più probabile che i cittadini continuino a scegliere la farmacia sotto casa senza attendere i tempi di consegna di un ordine online. Ma bisogna vedere a quali sconti potrebbe portare la vendita su Internet, visto che il risparmio può attrarre molti cittadini. «Le farmacie - dice Annarosa Racca di Federfarma - sono presenti in modo capillare, e questo potrebbe SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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ATTUALITÀ Il caso
15/06/2015 Pag. 23
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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rendere l'acquisto online limitato». Qualunque sia il canale di acquisto, comunque, produttori e rivenditori rimarranno gli stessi. I soldi andranno sempre nelle stesse tasche. www.agenziafarmaco.gov.it www.federfarma.it PER SAPERNE DI PIÙ
13/06/2015 Pag. 47 Ed. Torino
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Lotta alla corruzione anche nella Sanità Saitta chiede il turn-over degli ispettori ALESSANDRO MONDO Rotazione, cioè trasparenza, cioè contrasto preventivo a possibili connivenze anche nell'ambito della Sanità: in linea con il «turn over» che la Regione ha deciso di applicare ai propri dirigenti per dare seguito al primo piano anti- corruzione. Lotta alla corruzione Alla luce di alcuni casi registrati nel recente passato, un mandato esplicito è stato dato dall'assessore alla Sanità Antonio Saitta durante il primo «tagliando» con i nuovi direttori delle Asl: il discorso riguarda le commissioni di vigilanza delle aziende sanitarie, con riferimento ai controlli sulle strutture private accreditate che soprattutto nei mesi estivi ospitano pazienti anziani. Se le verifiche devono essere puntuali e costanti, «da troppo tempo i componenti delle commissioni non vengono fatti ruotare nè sostituiti». Emergenza-estate L'arrivo dell'estate - periodo difficile, anticipato dai primi sbalzi delle temperature -, è stata l'occasione per una prima analisi della tenuta del servizio sanitario. Obiettivo: priorità alla gestione dei picchi nei pronto soccorso, in particolare a Torino. «A Torino siamo già in sofferenza, perchè il problema è cronico e strutturale - spiega Saitta - : i direttori delle Asl Torino 1 e 2, del Mauriziano e della Città della Salute lo hanno confermato, segnalando l'arrivo non solo dei codici bianchi quanto di pazienti davvero critici che poi hanno bisogno di ricovero, e quindi di reparti dove non ci sia il tappo dei pazienti che non si riesce a dimettere». In assessorato si lavora al potenziamento della rete di lungodegenza. Prime assunzioni In quest'ottica è fondamentale anche il potenziamento degli organici, tramite le nuove 600 assunzioni che la Regione ha «strappato» al Ministero e sulle quali i sindacati continuano a mostrare dubbi e perplessità. «Da gennaio 2012 a oggi il servizio sanitario ha perso 1.983 unità, di cui solo 273 erano infermieri e solo 35 operatori socio sanitari», ha calcolato l'assessore fornendo qualche dato sulle assunzioni in corso o già programmate: 34 al Mauriziano, 20 al San Luigi, 66 alla Città della Salute (di cui 9 medici), 16 alla Asl Torino 1, 7 alla Torino 2 (di cui 5 infermieri e 2 medici), 15 alla Torino 3, di cui 11 infermieri (altrettanti sbloccati per il 118) e altri 40 interinali da stabilizzare, 5 alla Torino 5 (di cui 4 medici), 8 assunti e 35 programmati alla Torino 5. Resa dei conti con i privati Intanto la Regione si prepara alla resa dei conti con le cliniche private che non accettano la riconversione alla lungodegenza di un certo numero di posti letto per casi acuti: il muro contro muro riguarda le strutture rappresentate dall'Aiop. Saitta si prepara all'«extrema ratio», cioè il ritiro degli accreditamenti: «Ai direttori ho chiesto di tenersi pronti all'eventualità di dover aumentare dal 1 luglio l'attività ospedaliera e specialistica se si dovesse verificare una rottura del rapporto con alcuni privati».
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Sui posti-letto scontro aperto con i privati
13/06/2015 Pag. 2
diffusione:210842 tiratura:295190
I CONTROLLI M I L A N O Non più solo un posto di arrivi e partenze, la Stazione centrale di Milano si è trasformata in un luogo di ritrovo per i migranti. Non il migliore dei biglietti da visita per Milano nelle settimane dell' Expo. Il mezzanino della Stazione centrale è occupatO da diversi stranieri, in particolare siriani ed eritrei. Una presenza difficile da non notare: buste colorate a raccogliere i pochi oggetti che ognuno ha con sé sono controllati a vista dalle forze dell'ordine che presidiano costantemente la stazione. LE VISITE Dall'apertura del presidio sanitario in Stazione Centrale, ieri mattina, sono state oltre 60 le visite effettuate. I sanitari hanno riscontrato oltre 30 casi di scabbia e uno di sospetta malaria e il paziente è stato subito trasferito in ospedale. «Oltre alle visite effettuate nel presidio della stazione, ne abbiamo fatte altre 30 nel presidio Asl di viale Jenner», riferisce Giorgio Ciconali, direttore del Servizio di igiene e sanità pubblica dell'azienda sanitaria milanese. «Abbiamo visto tante malattie della povertà», testimonia il medico: «Prevalentemente scabbia, anche complicata, insieme ad altre patologie dermatologiche di tipo infettivo. Dall'inizio del mese i casi di scabbia saranno ormai almeno 150». Quanto all'episodio di sospetta malaria, riguarda «un ragazzo in condizioni non critiche. Tremava per la febbre ed è stato trasportato in ospedale». Ieri nell'ambulatorio mobile, aperto dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, hanno lavorato un medico italo-siriano e un'infettivologa. Da oggi dovrebbe essere offerto un servizio pediatrico di almeno 2 ore, probabilmente nella fascia oraria 14-16. Il direttore del servizio Igiene pubblica dell'Asl Milano, Giorgio Ciconali, non ha escluso di prorogare l'apertura fino alle 22. Una paura quella che ruota intorno alla stazione centrale che si trasforma non solo in allarme sanitario, ma anche in dibattito politico sulla sicurezza. I migranti restano in fila ad attendere un pasto caldo: c'è chi passa la notte in una struttura di accoglienza, c'è invece chi è costretto a dormire in stazione. Ad accomunarli, spesso, lo stesso sogno: poter dimenticare il lungo viaggio e trovare un posto sicuro dove vivere e lavorare. Foto: EMERGENZA La stazione di Milano
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Milano, è ancora emergenza alla stazione un caso di sospetta malaria, 30 di scabbia
13/06/2015 Pag. 47
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Dopo il furto di rame accelera la chiusura dell'ospedale Forlanini Fax della direzione ai reparti: basta ricoveri, a fine mese si smobilita M.Ev. Ora è ufficiale: entro il 30 giugno anche gli ultimi 50 posti letto dell'ospedale Forlanini scompariranno. In altri termini: chiudono gli ultimi reparti ancora presenti nella struttura che in gran parte è già semivuota, sorvegliata dalla vigilanza che tenta di fermare le intrusioni di vari soggetti, dai barboni a chi vuole rubare il rame. E proprio il furto di questo tipo di materiale, che ha causato un black out nei giorni scorsi, ha convinto la direzione dell'Azienda San Camillo-Forlanini ad accelerare la chiusura che era comunque già prevista. In una nota l'azienda spiega: «Nella notte del 10 giugno si è verificato presso l'ex ospedale Forlanini un episodio di interruzione di energia elettrica a seguito del furto di rame ad opera di ignoti. L'intervento del personale ha assicurato in breve tempo la ripresa dell'erogazione della fornitura». Fin qui la premessa. Poi la sostanza della decisione: «Rispetto alle residue attività sanitarie di ricovero ancora effettuate presso l'ex ospedale Forlanini (circa 50 posti letto di degenza), la direzione dell'azienda già nel mese di maggio ha definito il piano di trasferimento presso l'attiguo ospedale Spallanzani che ha dichiarato la disponibilità ad accogliere a breve le attività di chirurgia ed endoscopia toracica e di terapia intensiva dell'azienda ospedaliera San Camillo provvisoriamente, nell'attesa di completare i lavori di adeguamento. Le altre attività di ricovero dell'ex ospedale Forlanini sono già in fase di trasferimento al San Camillo». E' stato nel frattempo potenziato il personale di vigilanza in servizio, il personale tecnico addetto agli impianti e la disponibilità di presidi di sicurezza, mentre la direzione dell'azienda ha richiesto alle forze dell'ordine di intensificare l'attività di vigilanza del territorio. «Alla fine del mese sono programmati gli interventi straordinari di pulizia e bonifica del Forlanini, in collaborazione con le forze dell' ordine ed i servizi sociali del Comune per la gestione e la presa in carico di specifiche situazioni». Il riferimento è ad alcuni senzatetto che gravitano nell'area del Forlanini. LO STOP A sancire questa decisione c'è anche un fax inviato ieri, a firma del direttore sanitario Francesco Cortese, che ordina «con decorrenza immediata» la sospensione delle «accettazioni dei malati per i reparti di Chirurgia toracica, Endoscopia toracica, Terapia intensiva malattie respiratorie». Nel testo si legge, inoltre, che «assolutamente non oltre il 30 giugno non dovranno più esservi malati degenti h24 nel Forlanini». Duro il commento di Massimo Martelli, storico primario di Chirurgia toracica, che negli anni si era battuto contro la fine dell'attività del Forlanini: «Chiudono un ospedale tra poco più di due settimane e ancora non c'è una programmazione». Foto: ANCORA IN FUNZIONE 50 POSTI LETTO, IN PARTE ANDRANNO ALLO SPALLANZANI MARTELLI: «NON C'È UN PIANO» Foto: VERSO LA CHIUSURA L'entrata dell'ospedale Forlanini
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SANITÀ
13/06/2015 Pag. 52
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Bambino Gesù, 200 missioni dal Montenegro fino alla Siria Duecento missioni internazionali in 20 Paesi, oltre 30 mila ricoveri, 8 mila interventi chirurgici. La formazione del personale sanitario, l'esportazione di nuovi protocolli clinico-chirurgici, la realizzazione di strutture ad hoc per raggiungere e curare il maggior numero di bambini affetti da gravi patologie. È il bilancio degli ultimi anni dell'attività internazionale del Bambino Gesù, che con medici e infermieri specializzati è presente in 4 continenti per fornire cure pediatriche e assistenza alle popolazioni disagiate e per dotare il personale sanitario locale delle competenze necessarie per proseguire il lavoro in autonomia. I progetti e le prospettive future dell'impegno internazionale del Bambino Gesù sono i temi del convegno "Globalizzazione della solidarietà. Raggiungere i bambini più bisognosi" che prosegue oggi nella sede del Gianicolo dell'ospedale pediatrico. «Globalizzare la solidarietà è l'invito pressante che ci viene dal Santo Padre», spiega Mariella Enoc (nella foto), presidente del Bambino Gesù.
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SOLIDARIETÀ
13/06/2015 Pag. 16
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Felice Colella Avellino I gravosi problemi che ha la Sanità e in genere la Pubblica amministrazione sono come congeniti e si acuiscono senza rimedi. Per esempio, il medico di famiglia, ben pagato dai contribuenti, deve poter fare ben altro. La guardia medica, notturna e festiva, deve svolgere attività meno routinaria. I pronto soccorso si affollano di assistiti che non trovano ambulatori sul territorio e migrano verso quell'unica struttura sanitaria di emergenza che accoglie tutti. I medici di famiglia, le guardie mediche, devono operare 24 ore al giorno, sul territorio, in ambulatori attrezzati per le visite e la diagnosi, in simbiosi con strutture più specializzate. Gli ospedali devono assicurare più posti letto per la degenza e meno visite ambulatoriali di routine, in simbiosi con altre strutture di ricovero. Le lettere firmate con nome e cognome e città, possono essere inviate a: e-mail
[email protected] . Indirizzo postale "Lettere al Messaggero", via del Tritone 152, 00187 Rom a Fax 06.4720399
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Organizzare meglio il servizio sanitario
14/06/2015 Pag. 45 Ed. Roma
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Agopuntura abusiva sotto l'ombrellone DOPO I MASSAGGI HARD IN SPIAGGIA SPUNTANO PURE I MEDICI ILLEGALI UN CINESE DI 66 ANNI DENUNCIATO DAI VIGILI A CASTELPORZIANO Mirko Polisano Un medico abusivo che pratica l'agopuntura tra i bagnanti di Capocotta e Castelporziano. Dopo i massaggi hard e il racket della prostituzione, spuntano anche le sedute illegali di agoterapia in spiaggia. In barba alle regole e con gravi rischi per la salute, decine di venditori asiatici si fingono esperti nel praticare l'agopuntura ai romani distesi al sole. A smascherare il giro illecito è stata la polizia municipale di Ostia, nell'ambito di una complessa operazione contro i venditori irregolari. Gli agenti del gruppo Roma-Mare, ieri mattina, hanno fatto un blitz in spiaggia e hanno fermato un cinese di 66 anni. L'uomo, denunciato per esercizio abusivo della professione, ora dovrà risponderne penalmente. Proveniente da Shangai e residente nella zona di via Principe Amedeo all'Esquilino, lo straniero da giorni batteva i lidi selvaggi tra Ostia e Torvaianica per vendere punture contro stress e patologie muscolari. Nella sua valigia, poi messa sotto sequestro, gli agenti hanno trovato alcune siringhe e molti aghi sporchi di sabbia con un alto rischio di infezioni. «Un fatto molto grave ha dichiarato Alberto Chiriatti, medico della Asl Roma D - l'utilizzo degli aghi non sterili può portare a contrarre malattie come l'epatite B o l'epatite C. È un delinquente chi le pratica ed è un imprudente chi si serve di queste tecniche». LA ASL Il protocollo sanitario da seguire per chi ne ha usufruito è quello di rivolgersi al proprio medico che dovrà valutare se sia il caso di effettuare ulteriori accertamenti. L'operazione è il frutto di un'indagine su cui da tempo stava lavorando la polizia di Roma Capitale. Pochi euro per una siringa contro cervicale e mal di testa e un copione che è sempre lo stesso. I venditori cinesi si avvicinano ai lettini dei bagnanti per offrire la terapia rilassante, ma in condizioni igienico-sanitarie allarmanti. Gli agenti del gruppo Roma Mare hanno dato il via al blitz dopo le segnalazioni di alcuni bagnanti incuriositi dall'atteggiamento dei venditori che dopo aver effettuato i massaggi proponevano le punture di benessere, tipiche della medicina alternativa cinese. Le indagini, condotte con appostamenti e rilievi fotografici, hanno messo in luce che il fenomeno interesserebbe tutta la spiaggia compresa tra i cancelli di CastelPorziano e i chioschi di Capocotta. L'uomo, bloccato da vigili in mimetica, è stato anche trovato in possesso di alcune ricevute false, molto probabilmente provenienti da un centro di benessere della Capitale. Ieri i vigili hanno portato a termine altri trenta sequestri di merce contraffatta e generi alimentari fuorilegge. Foto: (Foto IPPOLITI) Foto: La valigia sequestrata
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OSTIA
14/06/2015 Pag. 2
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Scabbia, casi in crescita sui barconi Crescono i casi di scabbia tra gli immigrati in arrivo sul territorio italiano, 4700 scabbiosi individuati sui 46mila sottoposti a controlli sanitari dai medici frontalieri nel 2015, ma si tratta di una patologia dermatologica «non grave, per la quale c'è una terapia che consiste in un trattamento una tantum con farmaci o pomate a basso costo, e non si tratta di una epidemia». Parola del direttore generale della Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute Ranieri Guerra che, in conferenza stampa nella sede di Lungotevere Ripa, ha tuttavia sottolineato «il generale peggioramento, rispetto allo scorso anno, delle condizioni sanitarie dei migranti in arrivo. Risultano più "pestati", al punto che crescono le ospedalizzazioni per stati febbrili, le polmoniti, i traumi, gli interventi pediatrici, e sono già 323 le gravidanze registrate dall'inizio dell'anno». La scabbia, ha osservato Guerra, «non è bella da vedere, ma è una patologia banale, con un acaro che crea prurito, e chi si gratta finisce per infettarsi con altri batteri, tanto più in mancanza di acqua e condizioni igieniche sufficienti. Ma si guarisce con un trattamento singolo, che solo nei casi più manifesti va ripetuto per debellare definitivamente una patologia che è frutto di trasferimenti ammassati e di massicci arrivi. Finchè i migranti sono nei campi di assistenza - ha sottolineato - la terapia contro la scabbia viene data, il problema può sorgere nella continuità assistenziali».
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Nel 2015 sono 4.700
13/06/2015 Pag. 4
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Nella Stazione della scabbia arriva anche la malaria Registrato il primo caso, continua l'emergenza sanitaria alla Centrale di Milano Centinaia di profughi per terra. E altri sono in arrivo. Ma iniziano gli sgomberi TERZO MONDO I medici che prestano soccorso: «Una situazione esplosiva» Marta Bravi Milano Trenta casi di scabbia e un caso di malaria: il bilancio dell'emergenza sanitaria in Stazione Centrale ieri. Per arginare la diffusione, ma non solo, ieri notte sono cominciate le operazioni di sgombero dei mezzanini dove, solo nella notte tra giovedì e venerdì hanno dormito sui mezzanini oltre 400 persone di cui decine e decine di bambini, e ancora ne arriveranno. Questo quanto deciso dal Comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura che, in collaborazione con la Croce rossa ha disposto l'allestimento di una mini tendopoli nel centro di accoglienza di Bresso e l'attivazione, da lunedì, del nuovo Cara di via Corelli a Milano. I profughi, sono per la maggior parte di eritrei, come appunto il paziente malato di malaria ricoverato al reparto di infettivologia dell'ospedale Sacco. Il giovane - ha confermato il direttore del servizio Igiene pubblica dell'Asl Milano, Giorgio Ciconali - aveva già 40 di febbre ed è stato spedito d'urgenza al nosocomio. Attenzione: la malaria non è pericolosa per la salute pubblica, perché il contagio avviene solo con la specifica zanzara, diversa è la scabbia, molto meno grave per il paziente e facilmente curabile, ma molto infettiva. Basta il contatto cutaneo, lo scambio di vestiti o di letto, di oggetti personali, cosa che è ovviamente all'ordine del giorno in stazione, perché il contagio avvenga. Con i 30 casi di scabbia accertati da ieri mattina, salgono a 80 i casi complessivi da gennaio. Per curarla basta una doccia disinfettante e una pomata da applicare sulle zone da trattare. Dopo mesi e mesi di appelli, da parte soprattutto dei medici che da gennaio prestano il loro servizio in stazione volontariamente, rimpalli di responsabilità e indifferenza, da ieri lavora a pieno regime l'ambulatorio mobile allestito dalla Croce Rossa in un container parcheggiato nella Galleria delle Carrozze. «Da oggi nell'ambulatorio mobile dovrebbe essere offerto un servizio pediatrico di almeno 2 ore, probabilmente nella fascia oraria 14-16 - spiega Maurizio Gussoni, commissario regionale CRI - mentre l'orario di apertura del presidio medico verrà prolungato fino alle 22». Attenzione, per vedere un punto fisso di pronto soccorso e soprattutto di ricovero per le centinaia di migranti che dormono sui mezzanini e nei giardini antistanti la Stazione bisognerà aspettare un paio di mesi, finché Grandi Stazioni non avrà ristrutturato i 600 metri quadrati abbandonati in via Sammartini. Sulla questione è intervenuto a gamba tesa l'assessore al Welfare del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino: «Sul perché i profughi continuino a rimanere nel Mezzanino della Stazione bisogna chiederlo a Fs e Grandi Stazioni, non a noi. Noi non possiamo requisire spazi altrui di cui non siamo proprietari». Esprime preoccupazione anche l'organizzazione internazionale Save the Children: «Abbiamo sollecitato le FS, le istituzioni regionali e comunali, a mettere a disposizione uno spazio decoroso e sicuro per le persone in transito nella Stazione Centrale di Milano, dove la situazione nonostante gli sforzi messi in atto dal Comune e dai volontari - è assolutamente critica». «Nella notte tra mercoledì e giovedì sono stati trasferiti circa un centinaio di migranti dalla Stazione Centrale ai centri di accoglienza», la replica del direttore del servizio igiene dell'Asl di Milano Giorgio Ciconali. Il conteggio di mercoledì si era concluso in nottata a 575 profughi: 91 accolti nei centri; 260 sistemati in stazione per la notte e il resto nelle vicinanze. Critica la politica, con il coordinatore lombardo di Forza Italia Mariastella Gelmini: «Non si può pensare che esclusivamente il volontariato e gli enti locali si debbano fare carico di questa emergenza». Rincara la dose il segretario federale della Lega Matteo Salvini: «Mi chiedo se sia normale che nel 2015 la stazione di Milano assomigli a Calcutta». Foto: DEGRADO Solo nella notte tra giovedì e venerdì hanno dormito sui mezzanini della stazione Centrale di Milano oltre 400 persone di cui decine di bambini, e ancora ne arriveranno. Si tratta per la maggior parte di eritrei
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ALLARME IMMIGRAZIONE Il bivacco dei disperati
13/06/2015 Pag. 37
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Efficace terapia nel 20% dei pazienti con tumori metastatici testa-collo PINTO Dopo dieci anni di ricerche un nuovo farmaco LC Al Meeting ASCO 2015 di Chicago sono stati presentati i dati dello studio Keynote-012 su pembrolizumab nel trattamento del tumore avanzato della testa e del collo: quali sono i risultati emersi? «Sono molto positiviafferma Carmine Pinto, presidente dell' Associazione italiana di oncologia medica e immunoterapia (Aiom) con l'utilizzo di questa terapia anti-PD-1 in pazienti pretrattati si è ottenuta una risposta in oltre il 20% dei casi. Sono numeri ancor più rilevanti se pensiamo che sono stati ottenuti in un tipo di tumore in cui da almeno 10 anni non abbiamo delle novità e che ad oggi non offre ai pazienti valide alternative terapeutiche, dimostrando la grande validità e utilità della ricerca sulle terapie anti-PD-1 nel trattamento di questa patologia. Un altro studio su pembrolizumab presentato ad ASCO 2015 apre nuove prospettive nel trattamento di alcune forme tumorali che presentano carenza di DNA mismatch repair, come il tumore del colon-retto. Questo nuovo percorso di ricerca collega i risultati legati alle valutazioni genomiche del paziente all'uso delle terapie antiPD1. Il tumore del colon è una di quelle forme tumorali nel quale queste terapie finora non avevano mostrato efficacia: oggi siamo riusciti a capire che chi ha una deficienza di mismatch repair sviluppa più epitopi e quindi questi pazienti risultano sensibili anche a un trattamento con anti-PD-1. Nei pazienti che hanno fatto anche 3 linee di terapia si è ottenuto un 60% di response rate. Si tratta di un piccolo gruppo, circa il 4-5% dei pazienti con malattia metastatica, ma per questi pazienti si apre sicuramente una strada importante. Sono 30 le forme tumorali per le quali pembrolizumab è in studio.
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DA CHICAGO-ASCO 2015
13/06/2015 Pag. 37
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La terapia con Dbs compatibile con la Rm Luisa Romagnoni I movimenti diventano rigidi e lenti. Si associano poi disturbi di equilibrio, atteggiamento curvo andatura impacciata e tremore a riposo. Sono sintomi motori con i quali si convive, quando si soffre di malattia di Parkinson. Un disturbo del sistema nervoso centrale, per il quale oggi, il progresso tecnologico, amplia la possibilità dei pazienti di avvicinarsi alla tecnica di neurostimolazione cerebrale profonda (Dbs, deep brain stimulation, usata da anni per combattere le problematiche motorie della malattia), senza dover più rinunciare all'esame diagnostico della risonanza magnetica. La novità è rappresentata da dispositivi per la Dbs di Medtronic, approvati ora dall'Unione Europea e disponibili anche in Italia, con l'estensione dell'indicazione per la risonanza magnetica di tutto il corpo, sia per i nuovi pazienti, sia per la maggior parte degli oltre 130mila soggetti che, si stima, siano già stati impiantati in Europa, di cui 2.500 in Italia. Si tratta di sistemi che erano già stati autorizzati come compatibili con la risonanza magnetica, ma solo per l'encefalo e in situazioni limitate. «Stiamo parlando di una tecnica matura spiega Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano - e al tempo stesso straordinaria, praticata da anni in molti tra i più accreditati Centri del nostro Paese, indirizzata ad un 5 per cento circa della popolazione dei pazienti, nei quali la terapia farmacologica non è più in grado di controllare i sintomi, oppure induce gravi effetti collaterali». In Europa la malattia di Parkinson riguarda una percentuale della popolazione compresa tra lo 0,13-0,15 per cento e tra questi, pazienti, il 50 per cento circa soffre di uno stadio avanzato della patologia. «Anche se non si prevede un aumento esponenziale dei malati di Parkinson, soprattutto grazie agli approcci terapeutici a cui oggi può fare ricorso il paziente anziano (terapie antiaggreganti, anticoagulanti, antipertensive o antidislipidemiche), che migliorano la prognosi delle patologie neurodegenerative che subiscono un concorso anche di origine vascolare, negli anni a venire - aggiunge Pezzoli - ci troveremo a dover affrontare gli effetti di questa patologia.
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PARKINSON
13/06/2015 Pag. 37
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I disturbi alimentari colpiscono sempre più in tenera età I disturbi alimentari colpiscono sempre prima, con bambine e bambini che già a 8 anni manifestano i segnali predittivi, difficili da incanalare nelle vecchie categorie e quindi da diagnosticare. L'allarme viene dal 71 Congresso della Società Italiana di Pediatria, che dedica una sessione a questo tema, cercando di individuare gli indizi che possono aiutare i genitori e i pediatri a intervenire prima possibile. La diagnosi precoce, infatti, è essenziale sia per evitare gravi conseguenze come il ritardo di crescita sia per il successo del percorso terapeutico e la prognosi complessiva. A rilevare l'esordio sempre più precoce dei disturbi del comportamento alimentare è la letteratura scientifica degli ultimi anni ed in Italia il fenomeno è confermato anche dalla Ricerca Nazionale sui DCA del ministero della Salute condotta su un campione di 1.380 preadolescenti e adolescenti di età compresa tra 8 e 17 anni. Già in bambine di 8 anni sono stati trovati i disturbi più comuni, dall'anoressia alla bulimia, insieme a disordini alimentari più difficili da interpretare, come la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire, il selective eating (alimentazione selettiva) passando per il disturbo emotivo da evitamento del cibo.
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EMERGENZA
13/06/2015 Pag. 37
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Sono 18mila gli italiani vittime dell'eccessivo consumo di alcol Gloria Saccani Jotti Cala il consumo di alcol, aumentano gli astemi, diminuiscono i consumatori ed i binge drinkers, ma quelli a rischio sono circa 8 milioni: i target vulnerabili sono i minori, i giovani, le donne e soprattutto gli anziani. Sono questi gli ultimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) presentati durante l'Alcol Prevention Day. Ogni italiano consuma mediamente circa 6 litri di alcol l'anno, soprattutto vino. Questa quota è di certo un rilevante obiettivo di salute pubblica e annovera l'Italia tra i Paesi più virtuosi in termini di conseguimento del goal stabilito e concordato nell'ambito delle più importanti strategie globali di contrasto al rischio alcolcorrelato. Tuttavia le fasce d'età che preoccupano di più e che continuano ad essere considerate a rischio sono i giovani e gli anziani. Dei circa 3 milioni e mezzo di binge drinkers mediamente registrati nel corso degli ultimi anni, la quota maggiore si registra costantemente al di sotto dei 25 anni con un picco tra i 18-24 anni e quote superiori alla media nazionale per le ragazze tra i 16 e 17 anni di età. Birra e alcopops insieme agli aperitivi alcolici sono le bevande acquistate con maggior facilità dai giovani sotto l'età minima legale: i dati disponibili indicano che 1 giovane su 2 le ha consumate in un esercizio e 2 su 3 ha acquistato nei negozi nonostante i divieti. Sulla base dei dati di mortalità prodotti dall'ISS è noto che l'alcol causa mediamente 18mila morti l'anno e rappresenta la prima causa di mortalità sino ai 29 anni di età: cadute, omicidi, suicidi ed altri incidenti, prevalentemente stradali e sotto l'influenza dell'alcol rappresentano la causa più frequente di morte. Il 17% circa di tutte le intossicazioni alcoliche giunte in un pronto soccorso è registrato per ragazzi e ragazze sotto i 14 anni di età. Le nuove linee guida, pubblicate nel 2014 stabiliscono che per non incorrere in problemi per la salute è consigliato non superare mai quantità di alcol definite a minor rischio «low-risk drinking». Secondo i nuovi limiti, difatti, sotto i 18 anni qualunque consumo deve essere evitato. Per le donne adulte e per gli anziani (ultra 65enni) il consumo giornaliero non deve superare una UA (Unità Alcolica), mentre per gli uomini le 2 UA. Foto:
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Malati & Malattie
14/06/2015 Pag. 5
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Sos migranti, uno su dieci ha la scabbia Crescono i casi di scabbia tra gli immigrati in arrivo sul territorio italiano, 4700 scabbiosi individuati sui 46mila sottoposti a controlli sanitari dai medici frontalieri nel 2015, ma si tratta di una patologia dermatologica «non grave, per la quale c'è una terapia che consiste in un trattamento una tantum con farmaci o pomate a basso costo, e non si tratta di una epidemia». Parola del direttore generale della Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute Ranieri Guerra che, in conferenza stampa a Roma, ha tuttavia sottolineato «il generale peggioramento, rispetto allo scorso anno, delle condizioni sanitarie dei migranti in arrivo. Risultano più «pestati», al punto che crescono le ospedalizzazioni per stati febbrili, le polmoniti, i traumi, gli interventi pediatrici, e sono già 323 le gravidanze registrate dall'inizio dell'anno». In generale, ha aggiunto il dg del ministero, «con la fine di Mare Nostrum qualcosa si è inceppato nei controlli a bordo nave e sono peggiorate le condizioni sanitarie dei profughi in arrivo, 200 mila quelli sottoposti a check sanitario nel 2014 e nel primo semestre 2015».
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I DATI CHOC DEL 2015
14/06/2015 Pag. 4
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SBARCHI SALITI DI POCO RISPETTO AL 2014, ALLARME SANITÀ INESISTENTE, LA " FORTEZZA EUROPA " COSTA E NON FUNZIONA MERCATO DEI VOTI Da Maroni a Renzi, da Alfano alla Ue: proposte demagogiche, inapplicabili, già fallite. Il mare non si svuota col cucchiaio Marco Palombi L'emergenza immigrati che domina la politica, i media e - pare - le preoccupazioni degli italiani sono duemila persone o poco più che tentano di lasciare l ' Italia: 200 a Ventimiglia e qualche centinaia alle stazioni di Roma e Milano. L ' emergenza immigrazione sono i 57 mila migranti sbarcati ad oggi sulle coste italiane da gennaio: nei primi sei mesi del 2014 furono 63 mila e l ' emergenza immigrazione in tv non c ' era. L ' emergenza immigrazione sono i richiedenti asilo, oltre la metà dei migranti sbarcati in Italia, gente che ha tutto il diritto - a stare all ' articolo 10 della Costituzione - di venire accolta in Italia e peraltro in tutti i paesi che hanno firmato la Convenzione di Ginevra. L ' emergenza immigrazione è la scabbia: riguarda forse il 10% dei migranti, non si attacca facilmente e va via con una pomata. L ' emer genza immigrazione è " l ' inva sione " in un paese in cui il numero degli stranieri residenti continua a calare da quando è iniziata la crisi. L ' emergenza immigrazione è l ' ultima offerta a prezzi stracciati in un mercato politico asfittico: la realtà non esiste senza la sua rappresentazione, a volte la rappresentazione si mangia la realtà. La Ue non è solidale? Non lo è mai stata: vedi " Dublino" Alcuni Paesi europei, in questi giorni, hanno deciso di celebrare il trentennale del Trattato di Schengen disapplicandolo. La Francia blocca informalmente i migranti alla frontiera di Ventimiglia, il nuovo confine tra Europa e Africa; l ' Austria e la Germania hanno sospeso ufficialmente il Trattato fino a metà giugno per via del G7. L ' emer genza immigrazione è tutta qui: le frontiere sono chiuse e i migranti (rifugiati, richiedenti asilo o irregolari che siano) non riescono a lasciare l ' Italia. I politici italiani se la prendono con l ' Unione europea che è poco solidale, quelli di destra tipo Salvini e Maroni sottolineano che il governo Renzi non conta niente: è vero, ma la Ue è un sistema ufficialmente non solidale in materia di diritto d ' asilo da dieci anni e più. Il Regolamento di Dublino data al 2003 e per l ' Italia lo ha firmato il governo Berlusconi-Lega: prevede che il rifiugiato, almeno finché l ' iter per il riconoscimento non sia concluso, rimanga in carico al paese in cui arriva. Ovviamente, gli stati di frontiera tipo Italia e Grecia sono più esposti. Il bluff/1. I richiedenti asilo da distribuire in Europa " L ' accordo in Europa è fatto " . " Il governo alza la voce in Europa " . Titoli di questo genere si sono letti sui giornali e ascoltati in tv a maggio. Adesso si scopre che l ' accordo non c ' è: la proposta della Commissione di dividere tra i paesi dell ' Unione circa 40mila migranti non ha maggioranza nel Consiglio europeo. Alle nazioni dell ' Est non piace, pure Francia e Spagna hanno qualche perplessità e via così. L ' emergenza immigrazione è l ' unica droga che sballa il mercato elettorale anche fuori dai confini. I profughi che l ' Ita lia potrebbe affidare ai partner Ue, peraltro, sono solo 26 mila. Nel 2014, per capirci, in tutta l ' Europa le richieste di asilo sono state 626 mila: 64.600, circa un decimo, in Italia, quasi un terzo (202.000) in Germania. Il bluff/2. Da adesso in poi rimandiamo tutti a casa Ora nella Ue si discute di lavorare di più sui rimpatri, facendo accordi coi paesi di provenienza (niente fondi per la cooperazione se non ti riprendi i migranti). In questo caso, però, non si parla più di profughi, ma di immigrati irregolari o, se si preferisce, clandestini. La Lega accusa il governo di aver azzerato l ' ap posito Fondo del Viminale: nel triennio in cui Roberto Maroni fu ministro dell ' Interno, però, i rimpatri furono poco più di 11 mila. In quanto tempo si svuota il mare delle migrazioni col cucchiaio dei rimpatri? Il bluff/3. È guerra: le barche le attaccheremo nei porti Renzi e Alfano, ad aprile, avevano la soluzione: " Affondere mo i barconi nei porti libici " . Vuoti, s ' intende. Primo: non si può fare e non serve. Quelle barche vengono usate una sola volta per la tratta di esseri umani, non hanno un cartello o un colore che le distingua quando sono in porto. In secondo luogo: serve il via libera dell ' Onu, che ora non c ' è. Tra poco, però, per fare ammuina partirà la missione militare Ue: può affondare i barconi quando sono vuoti, ma solo in acque internazionali. Il bluff/4. I profughi vanno gestiti in campi Onu in Libia Maroni e altri propongono che i profughi vengano gestiti in SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Emergenza migranti, il bluff dei numeri e le soluzioni patacca
14/06/2015 Pag. 4
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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appositi campi Onu protetti dai caschi blu in Libia. La cosa si commenta da sé: un paese in piena guerra civile che diventa il centro di smistamento dei richiedenti asilo. L ' esperienza degli anni del Maroni ministro, peraltro, non è lusinghiera: i Cie finanziati in Libia dall ' Europa ai tempi di Gheddafi erano dei veri lager. Il bluff/5. Le frontiere non si possono più chiudere Ogni tanto qualcuno propone di chiudere le frontiere per bloccare i migranti. Anche qui, non serve: la maggior parte dei clandestini non arriva col barcone, ma con l ' aereo o l ' auto bus, in tasca un regolare visto turistico o di lavoro che poi scade. Molti ragazzi italiani vogliono andare qualche tempo a Londra e molti ragazzi tunisini o marocchini vorrebbero viaggiare in Europa, vedere com ' è e se magari si vive meglio. Molti italiani cercano lavoro all ' estero e molti stranieri pure. Prima che venissero aperte le frontiere con la Romania c ' era chi parlava di invasione rumena: dov ' è l ' orda dei barbari? Costruire una fortezza di navi, radar, droni, soldati e Cie costa, non funziona e fa pure schifo.
14/06/2015 Pag. 9
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Tramonta il ministro della Sanità cattolica promosso da Bertone PROFITI PAGA IL NUOVO CORSO VATICANO E ORA ANCHE LA CLAMOROSA BANCAROTTA DEL MANICOMIO DI BISCEGLIE VITA E OPERE L'arresto a Genova e l'assoluzione, la guida del Bambin Gesù, lo scacco del San Raffaele e il "capolavoro" all'Idi. Ora, però, è finita Marco Palombi In Vaticano, dove all ' an dare e venire della fortuna e del potere sono abituati da secoli, queste cose avvengono in silenzio: una cordata la cui autorità pareva eterna lascia il posto a un ' altra; a un nome se ne sostituisce uno nuovo; nel mezzo strette di mano, sorrisi, ringraziamenti. Così accadeva alla stella di Giuseppe Profiti, supermanager della sanità cattolica e - negli anni di Tarcisio Bertone segretario di Stato uno degli uomini più influenti della Curia romana. Il problema è che l ' inchiesta di Trani sul crac da mezzo miliardo della Casa Divina Provvidenza, struttura per malati ortofrenici basata in Puglia, gli ha acceso un faro addosso proprio mentre precipitava con tutto il partito " bertoniano " . L ' ex Gdf col supercurriculum e l ' arresto per " Mensopoli " Il curriculum è di quelli seri: nato a Catanzaro, classe 1961, si laurea in Scienze politiche a Genova, indirizzo economico-amministrativo; seguono un paio d ' anni da ufficiale della Guardia di Finanza, poi cinque alla Ragioneria generale dello Stato e una specializzazione in Management sanitario. Il ritorno a Genova data agli anni Novanta, come pure il debutto nella sanità cattolica: nel 1998 il primo incarico di vertice è la direzione amministrativa dell ' ospedale Gaslini. Nel 2001, invece, l ' economista Giovanni Battista Pittaluga - un pezzo del potere ligure, allora assessore al Bilancio, oggi negli organi di Banca Carige lo porta in Regione: sarà direttore delle risorse finanziarie per sette anni. È in questa veste che la sua storia incrocia quella di Bertone: nel 2004 quello che allora è il cardinale di Genova gli offre la poltrona di vicepresidente degli " Ospedali Galliera " di Genova. È proprio nel capoluogo ligure che il nostro incappa nella sua prima inchiesta giudiziaria. Finisce pure ai domiciliari per qualche giorno nel 2008: il cardinale, che nel frattempo è diventato Segretario di Stato di papa Ratzinger, l ' ha già portato a Roma, presidente del colosso Bambin Gesù. Quella posizione gli vale la solidarietà della Curia romana, della Cei, persino un ' udienza privata con papa Ratzinger. La vicenda in Liguria è nota come " Mensopoli " : una storia di tangenti in cambio di appalti sui servizi pasto che per Profiti - dopo la condanna per turbativa d ' asta in primo e secondo grado - si concluderà con l ' assoluzione in Cassazione. Pino a Roma è " Mr Wolf " : risolve i problemi Giuseppe Profiti, Pino per gli amici, è un tipo misurato, che veste con eleganza e ama concedersi qualche battuta: " S c a ppo, non vorrei che sua eccellenza Bertone pensasse che questa storia me la sono inventata per farmi una settimana di ferie " , buttò lì quando fu rilasciato dai domiciliari. Corse a Roma, dove ricominciò a lavorare al ritmo solito: infernale, dicono. D ' altronde sotto il suo regno il Bambin Gesù è diventato un complesso ancor più mastodontico di quel che già non fosse e - caso raro nella sanità cattolica - con ottimi bilanci. Profiti sa come muoversi e il potente Segretario di Stato quel che serve: un maxi-polo ospedaliero cattolico che rimpingui le casse vaticane. Quando scoppia il caso dell ' Idi-San Carlo - gli ospedali dei Figli dell'Immacolata Concezione funestati da un buco da un miliardo di euro su cui indaga la magistratura Bertone manda Profiti a rimettere le cose a posto: è uno dei tre commissari che deve salvare l ' azienda. La cosa funziona: ad aprile 2015 l ' Idi-San Carlo, opportunamente ripulito dai debiti, se lo è ricomprato a due lire il Vaticano attraverso la Fondazione Luigi Maria Monti. La Curia bertoniana, peraltro, tenta la stessa operazione col San Raffaele di don Verzé - un crac da 1,5 miliardi - entrando in conflitto con lo Ior di Ettore Gotti Tedeschi. Profiti va a fare il commissario, ma l'operazione riacquisto non riesce: il San Raffaele se lo compra Giuseppe Rotelli con 450 milioni ca s h . Nel feudo di Azzollini: il caso " Divina Provvidenza " Nell ' autunno 2013, quando la Procura di Trani chiede il fallimento di Casa Divina Provvidenza, il duo BertoneProfiti si rimette all ' opera: il manager diventa vicario del commissario vaticano, che poi è il vescovo di Molfetta Luigi Martella. Insomma, è il Mr Wolf bertoniano che deve mettere sotto tutela le suore proprietarie delle cliniche e mantenere la struttura nelle mani della Chiesa. Solo che a metà ottobre, su nomina di papa SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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IL PERSONAGGIO
14/06/2015 Pag. 9
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Bergoglio, s ' è insediato il nuovo Segretario di Stato vaticano: Pietro Parolin. È finita un ' era, la stella di Bertone e dei suoi uomini s ' è spenta, anche se sembrerà brillare ancora per qualche tempo: albe e tramonti d ' Oltretevere. Profiti, infatti, continua a lavorare sul dossier Divina Provvidenza: come prima cosa, per evitare il fallimento, chiede l ' amministrazione controllata. La ottiene e a quel punto la partita si gioca a Roma, anche perché la struttura - dice il Gip - è informalmente nelle mani del senatore di Ncd Antonio Azzollini, ras politico di quella parte di Puglia: le intercettazioni dei pm di Trani ci descrivono Profiti mentre tenta di far nominare un commissario governativo a lui gradito, girando con metodo nei palazzi della politica. Il modello - s p i ega al suo collaboratore Mauro Pantaleo - è quello dell ' Idi: debiti alla collettività, ospedale a noi. La nomina a commissario unico di Bartolo Cozzoli (avvocato, Pd di rito lettiano) complica però questa operazione: bisogna affiancargli un amministratore delegato, un " uomo Bambin Gesù tale da essere garante, nei confronti di Cozzoli, che non comanda l ' uomo di Azzollini e, nei confronti di Azzollini, che non viene aperta la notte dei lunghi coltelli nei suoi confronti " (in sostanza, il direttore piazzato lì dal politico " d eve restare " al suo posto). Le cose andranno male: i tempi sono cambiati, lo Ior attua una rogatoria che mette nei guai le suore e il povero Pino si trova coinvolto nell ' inchiesta. Non solo: a gennaio, nonostante nel 2014 Parolin l ' avesse confermato (ma con meno poteri) per tre anni, viene pure giubilato dal Bambin Gesù e ora si parla di dimissioni dalla Fondazione Monti (quella dell ' Idi) assieme a un altro bertoniano di ferro, il cardinal Giuseppe Versaldi. In Vaticano certe cose le sanno fare bene. Foto: CURIALE Foto: Il cardinale Tarcisio Bertone Ansa Foto: Il senatore Antonio Azzollini Ansa Foto: Giuseppe Profiti, già presidente dell ' ospedale Bambin Gesù di Roma, è un manager molto vicino alle gerarchie vaticane Ansa
15/06/2015 Pag. 6 Ed. Ancona
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«Nove ore di attesa per una radiografia»Calvario in corsia per un paziente di 95 anni - SENIGALLIA - COSTRETTO a nove ore di attesa in corsa prima di essere sottoposto a una radiografia. Non è la prima volta che capita a Senigallia, dirà qualcuno. Vero, peccato che il paziente in questione abbia la bellezza di 95 anni... E' quanto accaduto venerdì al Pronto soccorso dell'ospedale di Senigallia, e purtroppo non è neanche il primo caso di persone anziane costrette ad aspettare per ore una visita o un esame, e non certo per scarsa volontà del personale sanitario. E' proprio un familiare dell'uomo a raccontare l'odissea subita in ospedale dal 95enne. «La situazione al pronto soccorso è ormai al collasso premete e una città come Senigallia può e deve offrire un servizio migliore. Mio zio, che ha 95 anni, venerdì ha dovuto attendere nove ore per una radiografia... Sono decisamente troppe. Premetto che non vedo colpe degli operatori sanitari che danno il massimo. Però il problema è reale e riguarda l'organizzazione politica della sanità». COME DETTO non è il primo caso che capita a Senigallia. Qualche giorno fa una 87enne che si era recata al pronto soccorso nel primo pomeriggio, dopo sei ore di attesa seduta nella sala d'aspetto ha preferito tornarsene a casa senza aspettare ulteriormente il suo turno di visita. Anche in questo caso la lunga attesa è stata causata dai tanti pazienti arrivati in reparto. Episodi che sono avvenuti nel clou della stagione estiva, quando il pronto soccorso è affogato di lavoro con i turisti, ma nella prima metà di giugno, a dimostrazione di come i senigalliesi accorrano con sempre più frequenza in ospeda. D'altra parte gli operatori della struttura sono quasi sempre emergenza, a fronte della mole di richieste quotidiane di intervento, ogni giorno numerose e variegate. E naturalmente medici ed infermieri devono tener conto delle priorità e della gravità di chi si rivolge alla struttura, dando la priorità a chie viene portato al nosocomio in ambulanza per un malore o un incidente stradale. Il triage effettuato da infermieri, che in base ad una analisi assegnano i codici che definiscono le priorità d'intervento, è ormai una prassi consolidata. E' anche vero però che non guasterebbe una maggiore attenzione verso le persone più anziane. Considerato che non si tratta di cattiva volontà di medici ed infermieri, il problema di fondo rimane quello del potenziamento degli organici del pronto soccorso, che consentirebbe una migliore organizzazione dell'attività, soprattutto in estate.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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SANITÀ LUMACA L'EPISODIO AVVENUTO VENERDÌ, E NON È L'UNICO
13/06/2015 Pag. 10
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Roma. Appena 20 anni per dimezzare il numero di persone che muoiono per malattie cardiocircolatorie o dell'apparato digerente, ridurre del 30% il tasso di mortalità generale della popolazione e vedere aumentato di circa 1,5 milioni il numero degli italiani "over 65" che si dichiarano in buona salute. Sono solo alcuni dei successi ottenuti in questi anni dalla ricerca farmacologica. E il futuro si profila altrettanto incoraggiante. In tutto il mondo vi sono oltre 7.000 nuovi farmaci in sviluppo. Di questi, ben 1.813 sono destinati al trattamento dei tumori. Oltre 900 i farmaci e vaccini biotech allo studio, con possibili benefici per più di 100 patologie. Ma in Italia, tra ostacoli burocratici, ritardi amministrativi, percorsi autorizzativi tortuosi, l'innovazione farmaceutica non ha vita facile: sono 9 i passaggi per far arrivare un nuovo farmaco al paziente dopo l'approvazione dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) e occorrono circa 2 anni per l'accesso nazionale e regionale.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Farmaci. Nel mondo 7.000 nuovi allo studio Ma in Italia la burocrazia record li rallenta
13/06/2015 Pag. 10
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Il cancro del pancreas colpisce ogni anno in Italia oltre 10mila persone. È un tumore insidioso e subdolo perché non dà segni di sé, se non in una fase avanzata, sviluppandosi in maniera spesso asintomatica, quando le armi a disposizione per la cura dei malati sono ridotte. Il Policlinico Gemelli di Roma, primo riferimento di chirurgia pancreatica del Centrosud, e che ospita da ieri i migliori specialisti italiani nel campo delle patologie pancreatiche, è ormai prossimo all'inaugurazione del Centro pancreas Gemelli.
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TUMORI Ogni anno 10mila italiani colpiti da cancro al pancreas
13/06/2015 Pag. 10
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Calano ospedali e pediatri Il ministero: aumenta invece l'assistenza territoriale Sala in Italia il numero di ospedali e di posti letto, mentre dal punto di vista dell'assistenza sul territorio c'è una carenza cronica di pediatri di famiglia, con i medici di base che hanno molti meno assistiti del massimo previsto dal contratto. Incrementati invece i trend dell'assistenza territoriale semiresidenziale e residenziale e dell'assistenza riabilitativa. Sono alcune delle tendenze che emergono dall'annuario statistico appena pubblicato dal ministero della Salute, che si riferisce al 2012. Secondo il documento tra il 2008 e il 2012 il numero di ospedali pubblici è sceso da 645 a 578, mentre i posti letto per regime ordinario sono diminuiti nello stesso periodo da circa 178mila a 165mila. Diminuiti anche i posti in day hospital, da più di 21mila a meno di 16mila. «Incrementi - sottolinea il ministero - sono evidenziati invece dai trend dell'assistenza territoriale semiresidenziale (-0,3% per il pubblico, +6% per il privato accreditato) dell'assistenza territoriale residenziale (+1,0% per il pubblico, +5,7% per il privato accreditato) e dell'assistenza riabilitativa (+2,1% per il pubblico, +2,0% per il privato accreditato)». Sul fronte dei medici di famiglia il rapporto registra che in media a livello nazionale ogni medico di base assiste 1.156 adulti residenti, contro un massimo teorico previsto dal contratto di 1.500. Va molto peggio ai pediatri, che in media assistono 879 bambini, mentre il contratto ne prevede 800, con il numero di scelte a Bolzano e in Veneto che supera i 1.000. La carenza cronica è testimoniata anche dal carico medio potenziale per ciascun pediatra, calcolato dal rapporto tra il numero di medici e quello di bimbi residenti, che è di 1.017. «Tutte le Regioni - spiega il documento - sono caratterizzate da una forte carenza di pediatri in convenzione con il Servizio sanitario nazionale ad eccezione dell'Abruzzo, Sardegna e Sicilia». Foto: Negli anni 20082012 i nosocomi sono passati da 645 a 578
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Il Rapporto.
13/06/2015 Pag. 10
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La fertilità? Coinvolge anche spirito e mente Congresso mondiale Dossier controcorrente: coniugi non solo più generativi, ma anche più dialoganti grazie alla regolazione naturale LUCIANO MOIA Doppie più consapevoli, più informate, più generative, più dialoganti, più flessibili nell'affrontare i momenti di crisi. Non serve la bacchetta magica per ottenere questa terapia vincente per le crisi coniugali. Basta frequentare per almeno dodici mesi uno dei corsi proposti dalla Confederazione italiana dei centri per la regolazione naturale della fertilità. Lo spiega il primo dossier realizzato tra le coppie che hanno accettato di raccontare il loro approccio ai metodi naturali. Denominazione che oggi, alla luce di quanto sta emergendo dal Congresso mondiale in corso a Milano - a cui prendono parte oltre cento esperti provenienti dai cinque continenti - appare un po' riduttiva. Come completamente fuori strada risulta ormai chi pensa ancora che i "metodi" siano una sorta di procedura anticoncezionale di ispirazione cattolica. Niente di tutto questo. Alla base un'ecologia umana che abbraccia il benessere integrale della relazione tra uomo e donna, di cui la sessualità è solo una delle componenti. «Sarebbe impensabile staccare la sessualità dagli aspetti sociali, culturali, intellettuali, spirituali che contribuiscono a determinare la globalità della persona e che - osserva Giancarla Stevanella, presidente della Confederazione italiana - sono essenziali per definire il benessere della relazione di coppia». La ricerca sulle coppie che stamattina, al congresso in corso presso l'Università Bicocca, sarà illustrato da Maria Boerci, medico, e Sara Gozzini, psicologa, entrambe insegnanti di metodi naturali, va proprio in questa direzione. «Aiutando la coppia a conoscersi meglio - spiegano le due esperte si può contribuire a una crescita personale che abbraccia vari aspetti. Quando per esempio la generatività non è possibile a livello biologico, può trasformarsi in fecondità sociale, in apertura ad altre forme di generosità». La crescita diventa allora anche etica. C'è un aspetto che fa pensare. Tra le coppie che, al termine del corso, hanno fatto registrare difficoltà insormontabili per approdare alla generazione biologica, meno del 10% si sono poi rivolte alla fecondazione assistita. A testimonianza del successo di un percorso educativo che, insegnando innanzi tutto il rispetto per la bellezza dei propri ritmi interiori, non può che rifiutare pratiche invasive, come appunto quelle previste dalle varie forme di procreazione medicalmente assistita. Una crescita interiore che, sul versante opposto, può arrivare a comprendere anche l'accoglienza della disabilità, perché il ridare valore e significato all'essere coppia finisce inevitabilmente per allargare lo sguardo e incrementare la capacità di amare senza limiti. Ma c'è un'altra sottolineatura importante che emerge dal dossier. «Abbiamo dimostrato - sottolineano Boerci e Gozzini - come l'accompagnamento, che parte dalla conoscenza biologica e poi si allarga alle altre dimensioni della persona, possa contribuire anche a rafforzare l'identità del femminile e del maschile, in un percorso di complementarietà che investe anche i compiti educativi». Un progetto anti-gender che, proprio muovendo dalla concretezza indiscutibile del dato di fatto, potrebbe contribuire a liberare da tanti intralci ideologici il rapporto di coppia e gli impegni educativi. Ma al Congresso mondiale di Milano le sorprese non sono finite, a dimostrazione che i "metodi" sono una scelta controcorrente spesso sconosciuta agli stessi addetti ai lavori. Come le tante novità negli studi sul muco cervicale e sulla gametogenesi illustrate ieri. Oppure le analisi statistico-matematiche sull'efficacia dei "metodi" nel garantire il concepimento. «La maggior parte dei ginecologi - ha osservato Michele Barbato, vicepresidente della Federazione mondiale di settore - considera ancora la regolazione naturale della fertilità una proposta confessionale. In realtà la sua efficacia è ampiamente dimostrata nella letteratura scientifica. E poi non ha effetti collaterali legata all'uso dei farmaci, può essere utilizzata durante tutta la vita riproduttiva della donna ed è adatta ad ogni coppia. Inoltre ha una caratteristica vincente: non costa nulla». C'è da stupirsi se la lobby mondiale delle case farmaceutiche non sia proprio entusiasta dalla promozione dei "metodi naturali"?
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Metodi naturali, terapia per l'intera vita di coppia
13/06/2015 Pag. 2 Ed. Milano
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Le visite al presidio: due casi di malaria Lunedì apre anche il Cara di via Corelli Altre 300 persone sistemate grazie a Casa della Carità, City Angels e Fondazione Fratelli di San Francesco. Majorino: sforzo enorme, Roma capisca ILARIA SESANA Milano tira il fiato. Nella giornata di ieri sono stati individuati nuovi spazi che permetteranno di offrire un posto letto ad altri 300 profughi, portando così la capienza del sistema d'accoglienza milanese a quota 1.100 posti. Lo ha annunciato ieri l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, al termine di una riunione in Prefettura: «Mi auguro che questo enorme sforzo, che fa ancora una volta la città, dica qualcosa a quelli che stanno a Roma». I nuovi spazi sono stati individuati grazie alla collaborazione con la Casa della Carità, i City Angels e la fondazione "Fratelli di San Francesco". Grazie a questo intervento, ieri sera tutti i profughi che ancora si trovavano in Stazione Centrale hanno trovato un posto letto. Inoltre, da lunedì mattina aprirà i battenti anche il Cara (Centro d'accoglienza richiedenti asilo) di via Corelli: «I lavori sono finiti, ma mancano gli arredi e bisogna fare la gara di affidamento - spiega l'assessore comunale alla Sicurezza, Marco Granelli -. Abbiamo però deciso di utilizzare la struttura in emergenza sistemando le brandine». Sembra dunque vicina le fine dell'emergenza che, in questi giorni, ha visto centinaia di persone dormire ogni notte al mezzanino della Stazione Centrale o sul piazzale antistante. In base alle stime delle associazioni che si occupano dell'accoglienza, infatti, sarebbero circa 1.200 i profughi (prevalentemente eritrei e siriani) presenti in città. Intanto, nella giornata di ieri, è entrato in funzione l'ambulatorio mobile gestito dai medici dell'Asl Milano: in mattinata un medico generico, nel pomeriggio un infettivologo, hanno visitato una sessantina di persone. Una trentina i profughi che soffrono di scabbia e che sono stati subito trasferiti nei centri d'accoglienza per garantire loro un adeguato trattamento: 150 i casi registrati dall'inizio di giugno, 590 da inizio anno. A questi si aggiungono due persone ricoverate all'ospedale Sacco per sospetta malaria. «Abbiamo visto tante, tante malattie della povertà», spiega Giorgio Ciconali, direttore del Servizio di igiene e sanità pubblica Asl Milano. «Sono persone molto sofferenti - aggiunge Maria Concetta Vivirito, medico - . Portano sul corpo i segni di questo lungo viaggio, alcuni presentano ematomi provocati dalla cattiva posizione che hanno tenuto per giorni sui barconi. Altri hanno eritemi provocati dal sole». E se per le ferite del corpo i medici possono intervenire con farmaci e pomate, poco si può fare per le sofferenze dell'anima: «Credo siano molto provati anche dal punto di vista psicologico - aggiunge il medico -. Ma purtroppo fatichiamo a dialogare, servirebbero dei mediatori culturali». Per prestare cure adeguate ai più piccoli, già da oggi all'ambulatorio mobile dovrebbe entrare in servizio anche un pediatra. Non si placa, intanto la polemica politica. «Il ministero dell'Interno deve intervenire non solo con risorse, ma risolvendo già a monte il problema, vale a dire bloccando gli arrivi a Milano - chiede l'assessore lombardo alla Sicurezza, Simona Bordonali -. Su Milano ci sono numeri importantissimi che non vengono considerati nella equa distribuzione di cui tanto parla il ministro Alfano». Foto: Il presidio medico disposto in Stazione centrale per far fronte all'emergenza
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Nuovi posti ai profughi E la Stazione si svuota
14/06/2015 Pag. 5
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Alla Centrale verrà aperto un centro di smistamento Stranieri via dal mezzanino. Il prefetto trova locali per la prima assistenza. Scola incoraggia l'accoglienza ILARIA SESANA Chiuso ai profughi il mezzanino della Stazione Centrale di Milano. Ieri mattina, un'amara sorpresa ha accolto i volontari che da mesi assistono i profughi siriani ed eritrei di passaggio a Milano. «Quando siamo arrivati abbiamo trovato il mezzanino transennato», spiega la coordinatrice Susy Ioveno. E così i volontari hanno dovuto improvvisare: dalle otto del mattino e fino alle 18 due bancali carichi di bottigliette d'acqua, panini e succhi di frutta sono stati collocati al centro della "Galleria delle carrozze" per essere distribuiti. Solo nel tardo pomeriggio, volontari e operatori hanno avuto una nuova collocazione provvisoria dove prestare la prima assistenza e smistare i profughi tra i vari centri d'accoglienza. Si alleggerisce dunque la pressione sullo scalo ferroviario milanese, ma la situazione resta complicata. Nella serata di venerdì, infatti, grazie all'apertura di nuovi spazi d'accoglienza è stato possibile trovare un posto letto per quasi tutti i profughi che per giorni sono stati costretti a dormire in stazione e nel piazzale antistante. Circa 1.200 persone hanno trovato un posto letto, ma altre 150 hanno deciso di non lasciare lo scalo. «Abbiamo paura, non ci fidiamo ad andare nei centri. Vogliamo restare qui per ripartire», spiega uno dei ragazzi che ha trascorso la notte sotto le volte della "Galleria delle carrozze". Ha una sola paura: essere identificato e, di conseguenza, costretto a restare in Italia. Soddisfatto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: «Mi sembra che la stazione sia completamente rinnovata dal punto di vista della dignità per chi arriva. Adesso c'è un altro problema da risolvere, una situazione che non dia più l'immagine di persone che dormono per terra e non abbiano un'assistenza e un'ospitalità». E anche il cardinale Angelo Scola, in vista del suo viaggio tra i cristiani perseguitati in Iraq, ha incoraggiato verso «un'accoglienza equilibrata». Ieri circa 250 profughi - siriani e in larga parte eritrei - hanno trascorso la giornata sotto la Galleria delle carrozze in attesa di un pasto, di una bottiglietta d'acqua o di una maglietta pulita. Il tutto sotto lo sguardo di turisti e milanesi che dalle scale mobili della metro salivano verso i binari. «Cerchiamo di fare il possibile, ma è difficile lavorare in queste condizioni», spiega uno degli operatori di "Progetto Arca", l'associazione milanese che gestisce la prima accoglienza in Stazione Centrale. Solo nel tardo pomeriggio sono stati messi a disposizione di operatori e volontari due spazi commerciali al momento inutilizzati che serviranno come base per la prima accoglienza e lo smistamento. «Abbiamo trovato una soluzione ponte», spiega il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca. Settimana prossima, inoltre, la macchina dell'accoglienza milanese potrà far conto su altri 300 posti letto (tra un ampliamento dell'ex Cie di via Corelli e l'apertura del Cara), portando così la capienza complessiva a 1.400 posti. Continua intanto l'attività dell'ambulatorio mobile gestito da Asl Milano: decine i profughi visitati, tra cui anche alcuni bambini grazie alla presenza di un pediatra. Dieci i casi di scabbia riscontrati ieri, ha riferito Giorgio Ciconali direttore del servizio igiene dell'Asl, che portano così a circa 600 quelli segnalati da inizio anno. Complessivamente nel 2015 i casi rilevati dai medici al momento degli sbarchi sono stati 4.700 su un totale di 46mila individui: il 10% del totale. «Una patologia dermatologica banale per la quale esiste una terapia a basso costo», puntualizza il direttore generale del ministero della Salute, Ranieri Guerra.
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Qui Milano.
14/06/2015 Pag. 3 Ed. Milano
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Il sindaco Riva: non assisteremo passivi al trasferimento Il direttore Caltagirone: sarà sede del maternoinfantile, ma l'emergenza-urgenza passerà tutta al polo di Carate PIERFRANCO REDAELLI Tempo un mese e il Pronto Soccorso dell'ospedale "Secco Borella" di Giussano chiuderà. Unitamente al reparto Ortopedia, verrà trasferito all'ospedale di Carate. A darne notizia è il direttore generale dell'azienda ospedaliera di Vimercate e Desio, Pietro Caltagirone, che conferma anche l'inizio di una prima parte dei lavori su questa struttura ospedaliera dall'alta Brianza, che secondo i piani depositati in Regione, dovrebbe ospitare in futuro il polo d'eccellenza "materno infantile" di tutta l'azienda ospedaliera. Non si fa attendere la risposta del sindaco di Giussano, Matteo Riva che dice: «Mi stupisce apprendere questa notizia da un giornale. Avrei preferito che il dottor Caltagirone mi avesse chiamato e informato. Non assisteremo supinamente al trasferimento del Pronto soccorso, ancor oggi molto frequentato dai pazienti del nostro comprensorio, ma anche dai residenti della confinante provincia di Como». «Entro fine giugno, massimo i primi di luglio conferma Caltagirone - Pronto soccorso e Ortopedia di Giussano, così come già concordato, verranno accorpati a Carate. In queste settimane provvederemo ad avvisare tutta la cittadinanza - attraverso i Comuni, gli uffici ospedalieri, le farmacie - di questo provvedimento preso anche per garantire la sicurezza negli spazi ospedalieri di Giussano». Il "Secco Borella" dovrebbe diventare l'ospedale di riferimento di tutta l'azienda ospedaliera per il polo materno infantile. Anche perché la prima tranche di contributi erogati dalla Regione dovrebbe essere utilizzata per questo intervento concordato anche con gli amministratori locali. «Carate, dalle prossime settimane - conferma Caltagirone - diventerà il centro di riferimento per emergenza e urgenza di tutta questa area della Brianza». Il sindaco di Giussano Matteo Riva è arrabbiato. Non usa mezzi termini e aggiunge: «Il direttore Caltagirone mi deve spiegare come fa nel giro di un mese a informare una popolazione di migliaia di persone che ancora oggi si rivolgono al nostro Pronto soccorso. Anche se è aperto solo dalle 8 alle 20, i medici e i sanitari che vi operano mi assicurano che è sempre frequentato. Non vorrei che tra qualche giorno un paziente grave raggiunga il Pronto soccorso e lo trovi, a sua insaputa, chiuso». Altri amministratori locali condividono la linea di Riva. «Ci devono dire se scelte così dirompenti sulla vita delle nostre comunità vanno condivise con i sindaci - dice Sergio Cazzaniga, primo cittadino di Besana in Brianza o se noi non contiamo più nulla». Foto: L'ospedale di Giussano
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Giussano, chiude entro un mese il pronto soccorso dell'ospedale
14/06/2015 Pag. 2 Roma Sette
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VANESSA RICCIARDI La migrazione sanitaria è un fenomeno che coinvolge uomini, donne e bambini, costretti a spostarsi dalla loro regione per curarsi. Sono 95mila le persone che ogni anno arrivano a Roma per ricevere cure o sottoporsi a interventi. È pensando a loro che Lucia Cagnacci Vedani vuole ultimare al più presto una "CasAmica", una struttura che offra ospitalità ad almeno una parte di loro. Il progetto è stato presentato mercoledì nella sede del Circolo San Pietro, che lo sostiene. La storia di Lucia Vedani parte da Milano: è quella di «una mamma che accompagnava i bambini a scuola, vicino all'istituto di cura per i tumori, che vedeva giorno dopo giorno persone che dormivano sulle panchine racconta - e che dopo la chemioterapia tornavano su quelle stesse panchine. Era straziante. Avrei potuto cambiare strada, ma non era quello il modo per avere la coscienza tranquilla». Di qui la scelta, 30 anni fa, di dare vita a un progetto di accoglienza, partendo da poche stanze. Adesso è arrivata a Roma. CasAmica, basata sul concetto di comunità, offre riparo durante la notte ma anche luoghi in cui parenti e malati possono darsi conforto con l'ausilio dei volontari. La signora Loretta, che ha ricevuto ospitalità, racconta: «Affrontare una malattia è difficile per il malato e per la famiglia. In CasAmica si trova sempre il conforto che aiuta ad affrontare la malattia con più coraggio e determinazione». La struttura romana sorgerà nei pressi del Policlinico Tor Vergata, ben collegata anche con l'ospedale Regina Elena. Alla presentazione è intervenuto il segretario personale del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, Emanuele Calvario: «Per la politica sanitaria fare accoglienza non è solo fare del bene ma risolvere un problema. Le iniziative no profit come CasAmica sono una prova che la società è capace di offrire soluzioni che vanno sostenute». Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha voluto fare un ringraziamento particolare alla famiglia Vedani: «Ci avete fatto toccare con mano che quello che è più importante ancor prima della disponibilità materiale è il cuore, la mente, l'attenzione, capire che ci cista davanti è una persona che ha bisogno». Foto: Nella foto la struttura di Milano.
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«CasAmica», anche a Roma ospitalità per i malati da fuori regione
14/06/2015 Pag. 3 Roma Sette
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Giocatori compulsivi: «Perdiamo la dignità» MARIAELENA FINESSI Non ho mai provato il piacere del "gioco sociale", quello in cui ci si diverte in compagnia». Fabrizio è stato un giocatore d'azzardo, di quelli compulsivi. Ha iniziato a 14 anni ed è andato avanti così per altri trenta. «Il mio era un desiderio irrefrenabile che non aveva limiti, convinto di poter smettere quando volevo. Le uniche parentesi in cui non giocavo coincidevano con i momenti più drammatici, quando dovevo ricorrere alla famiglia per tamponare una parte dei debiti». Perché - un fatto è certo - a finire nel dramma non è solo il giocatore ma anche la famiglia, trascinata spesso sul lastrico, tra legami che si sfilacciano e giudizi morali puntati contro da una società, quella italiana, che oggi deve fare i conti con statistiche allarmanti. Secondo gli ultimi dati diffusi, dall'1,5 al 3,8% della popolazione (pari almeno a 900mila italiani) è affetto da ludopatia, senza contare quelli che si affidano al gioco in internet. Tre milioni, con la presenza dei sedicenni e delle donne che sale in modo drammatico, sarebbero invece le persone a rischio, secondo quanto riferisce il ministero della Salute. Un fenomeno dilagante che arriva a cambiare le persone. «Si diventa manipolatori continua Fabrizio -, si raccontano balle anche a se stessi finché non si tocca il fondo». E a cosa è servito? «Ho perso il tempo che non ho dedicato a chi mi vuole bene. Ho perso gli anni della gioventù che avrei potuto dedicare allo svago e ho perso la dignità». Il recupero è avvenuto in più tappe, con i primi tentativi falliti. Poi, nel 2009, l'episodio che lo sconvolge: «Avevo rubato, e perso alle scommesse, i soldi del mio papà. Quando gliel'ho confessato, mi aspettavo un rimprovero nonostante fosse ormai ottantenne, invece mi ha abbracciato e a vedere quest'omone alto due metri, con le lacrime agli occhi, mi sono fatto pena». Da sei anni Fabrizio non gioca più ma continua a frequentare il gruppo dei Ga - ovvero "giocatori anonimi", è con loro che proseguiamo la nostra inchiesta sul tavolo delle associazioni coordinate dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria - perché, lo ammette, «si aiuta se stessi aiutando gli altri». Quella di Maurizio è una storia un po' diversa: è stato un giocatore solo per pochi mesi ma è bastato a capovolgergli la vita: «Tre anni fa mi è stato offerto un buono per una giocata e ho vinto subito 200mila euro. Da febbraio ad agosto ho rigiocato e perso tutto. Anche la famiglia». La moglie, sentitasi tradita dalle bugie, ha alzato un muro. E tuttavia, per amore dei figli, i due decidono di restare sotto lo stesso tetto e collaborare. «Ma ho una sorella, non più una moglie. E per questo, non ci sono soldi che tengano». Oggi, con la frequentazione del gruppo dei Ga, Maurizio sente di essere cambiato. «Grazie al metodo dei "12 passi" ho trovato una serenità che prima non avevo». Un sentimento che pervade anche Rosaria, capace solo ora di apprezzare la relazione coniugale. Moglie di un ex giocatore d'azzardo, all'epoca ha sentito di toccare il fondo. «Mio marito ha confessato perché non era più in grado di vivere nel rimorso. I soldi non arrivavano mai: mi diceva che non c'era guadagno. Poi una volta, entrando in un bar, ho visto che ha salutato una ragazza che giocava alle slot machine e, quando questa si è allontanata per andare a bere il caffè, lui le ha terminato la partita. In quel momento, e in quella macchinetta, ho individuato la mia nemica ma a lui non ho detto nulla». Sposati da appena un anno e mezzo, «per me è stata una sconfitta», continua Rosaria. Dopo la confessione «ho provato una sensazione di rabbia, poi è scattata la sindrome della crocerossina. Mi sono detta: "Lo salverò". Ripianati i debiti, ho iniziato a controllargli il telefono e le tasche per trovare le tracce di una qualche giocata». Quando avviene l'imprevedibile: sigillano la video-lottery del bar sotto casa. «A quel punto, invece di provare sollievo mi sono sentita disoccupata ed è così che ho scoperto la mia co-dipendenza», quel bisogno ripetuto di avere la situazione sotto controllo. Frequentando, lui il gruppo Ga, e lei quello di Gam-Anon, l'associazione dei familiari delle persone vittima del gioco compulsivo, basato anch'esso sul metodo "terapeutico" dei 12 passi, oggi «abbiamo imparato a guardarci in faccia - conclude Rosaria - e a riconoscerci e amarci per ciò che siamo». (2 - segue)
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Lotta alle dipendenze: prosegue l'inchiesta sulle associazioni impegnate nel tavolo coordinato dalla pastorale sanitaria Obiettivo puntato sulle vittime dell'azzardo
14/06/2015 Pag. 4 Ed. Venezia
diffusione:86966 tiratura:114104
Registrati 4.700 casi di scabbia nel 2015 Malattie pediatriche in forte aumento ROMA- Crescono i casi di scabbia tra gli immigrati in arrivo sul territorio italiano, 4700 scabbiosi individuati sui 46mila sottoposti a controlli sanitari dai medici frontalieri nel 2015, ma si tratta di una patologia dermatologica «non grave, per la quale c'è una terapia che consiste in un trattamento una tantum con farmaci o pomate a basso costo, e non è una epidemia». Parola del direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Ranieri Guerra, che tuttavia sottolinea «il generale peggioramento, dallo scorso anno, delle condizioni sanitarie dei migranti in arrivo. Crescono le ospedalizzazioni per stati febbrili, polmoniti, traumi, interventi pediatrici. Sono già 323 le gravidanze registrate da inizio anno». La scabbia, osserva Guerra, «non è bella da vedere, ma è una patologia banale con un acaro che dà prurito. Chi si gratta finisce per infettarsi con altri batteri, tanto più in mancanza di acqua e con condizioni igieniche carenti. Ma si guarisce con un trattamento singolo che di rado va ripetuto per debellare definitivamente una patologia frutto di trasferimenti ammassati e di massicci arrivi». Prosegue Guerra: «Con la fine di Mare Nostrum qualcosa si è inceppato nei controlli sulle navi e sono peggiorate le condizioni sanitarie dei profughi in arrivo: 200 mila individui quelli sottoposti a check sanitario sia nel 2014 che nel primo semestre 2015. Di questi 75% sono uomini, 13% donne, e 12% minori non accompagnati». La sorveglianza dei medici ai confini, nei porti e a terra, «permette di isolare le patologie più gravi e si può dire che lo sforzo dei 30 medici frontalieri che da soli presidiano tutti i porti siciliani è stato un successo. Nessun tipo di focolaio epidemico si è verificato nella popolazione in generale».
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CONTROLLI SANITARI FRONTALIERI
13/06/2015 Pag. 6 Ed. Milano
diffusione:69063 tiratura:107480
Prime visite in Centrale. Eritrei malati ricoverati all'ospedale Sacco di NICOLA PALMA MILANO LA ROULOTTE è stata posizionata tra la Galleria delle Carrozze e piazza Duca d'Aosta. Due volontari della Croce Rossa gestiscono la fila dei profughi, due medici dell'Asl li visitano. È entrato in azione ieri mattina il presidio sanitario mobile annunciato mercoledì dal vicepresidente della Regione Mario Mantovani. E in poche ore il conto dei malati di scabbia è andato su: solo in mattinata sono stati riscontrati circa 30 casi (migranti portati con un pullmino di Progetto Arca nel centro periferico di viale Jenner per essere curati) su una sessantina di eritrei. Uno su due, insomma. Numeri da sommare a quelli emersi a metà settimana: 500 persone contagiate da inizio 2015, di cui 104 solo da inizio giugno. «Per fortuna assicura Giorgio Ciconali, direttore del servizio Igiene e sanità dell'Asl di Milano questa patologia si cura in pochi giorni: nel 90% dei pazienti, basta un solo trattamento se fatto bene». Ovviamente, è più facile guarire in un luogo protetto come un centro d'accoglienza: «Priorità a chi ha contratto l'infezione». Nel pomeriggio, il numero è salito ancora, come riferito dall'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali in serata: «Su 90 controlli complessivi, metà avevano la scabbia». Totale: 45. E I SANITARI hanno riscontrato pure due casi sospetti di malaria (dopo quello dell'altro giorno in via Aldini): i ragazzi, sempre originari del Corno d'Africa, sono stati immediatamente trasferiti in ospedale per le verifiche del caso. Già da oggi l'orario di apertura del camper dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 20 potrebbe essere prolungato fino alle 22, anche per intercettare gli eritrei che arrivano in serata dai giardini di via Vittorio Veneto: «La situazione è in costante evoluzione e noi stiamo cercando di conciliare il nostro lavoro con le esigenze di chi sta gestendo l'emergenza prosegue Ciconali . Comunque, siamo soddisfatti: non c'è stato caos, l'organizzazione ha funzionato». Intanto, non si placa la polemica sull'allarme scabbia. Va all'attacco il leader della Lega Matteo Salvini: «Chiacchierone Renzi attacca sulla sua pagina Facebook chi soffia sul fuoco di paure, minacce e inquietudini. Intanto in stazione a Milano, oltre alla scabbia, compare la malaria. Ah già, ma lui non prende il treno, usa l'elicottero...», l'ironico post del segretario lumbard. Rassicura il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris: «Nessun pericolo di contagio per altre persone». «NON SI PUÒ GRIDARE all'emergenza sanitaria sottolinea invece il presidente del Senato Pietro Grasso se nessuno pensa ad accogliere queste persone in un contesto in cui non può nemmeno sorgere questa emergenza. Certo la conclusione se le persone stanno abbandonate nelle stazioni è chiaro che l'emergenza può nascere». Chiude il consigliere di Fratelli d'Italia, Riccardo De Corato: «Trentacinque casi di scabbia trovati in due ore di lavoro del presidio in Centrale. Poi c'è il sospetto caso di malaria. E chissà quante altre malattie. Il sindaco Giuliano Pisapia è il responsabile della sanità a Milano, potrebbe emettere un'ordinanza sull'emergenza scabbia e su tutte le altre patologie che richiedono una profilassi».
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Profughi, via al presidio sanitario:45 casi di scabbia e due di malaria
13/06/2015 Pag. 10
diffusione:125215 tiratura:224026
Spending review? Solo su posti letto ospedali e pediatri Cala in Italia il numero di ospedali e di posti letto, mentre dal punto di vista dell'assistenza sul territorio c'è una carenza cronica di pediatri di famiglia, con i medici di base che hanno molti meno assistiti del massimo previsto dal contratto. Crescono invece i trend dell'assistenza territoriale semiresidenziale e residenziale e dell'assistenza riabilitativa. Sono queste alcune delle tendenze che emergono dall'annuario statistico appena pubblicato dal ministero della Salute relativo al 2012. Secondo il documento tra il 2008 e il 2012 il numero di ospedali pubblici è sceso da 645 a 578, mentre i posti letto per regime ordinario sono diminuiti nello stesso periodo da circa 178mila a 165mila. Diminuiti anche i posti in day hospital: da più di 21mila a meno di 16mila. Insomma, l'unica vera spending review avviata da Mario Monti ha colpito gli ospedali. «Incrementi - sottolinea il ministero - sono evidenziati invece dai trend dell'assistenza territoriale semiresidenziale (-0,3% per il pubblico, +6% per il privato accreditato) dell'assistenza territoriale residenziale (+1,0% per il pubblico, +5,7% per il privato accreditato) e dell'assistenza riabilitativa (+2,1% per il pubblico, +2,0% per il privato accreditato)». Tra i medici di famiglia il rapporto registra che in media a livello nazionale ogni medico di base assiste 1.156 adulti residenti, contro un massimo teorico previsto dal contratto di 1500. Dove i tagli sembrano aver pesato di più è sul fronte dei pediatri, che in media assistono 879 bambini, mentre il contratto ne prevede 800. La carenza cronica è testimoniata anche dal carico medio potenziale per ciascun pediatra, calcolato dal rapporto tra il numero di medici e quello di bimbi residenti, che è di 1017.
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I DATI DELLA SANITÀ
13/06/2015 Pag. 34 Ed. Milano
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Il Lazzaretto degli immigrati La metà di loro ha la scabbia Piaghe, ustioni e anche un presunto caso di malaria. Il Comune trova altri 300 posti RO. PRO. È una stazione ferroviaria, ma sembra un ospedale: visite mediche, trasferimenti in altri centri Asl, anche una corsa in ambulanza. Ieri era il primo giorno operativo del presidio sanitario in Centrale disposto dalla Regione con Areu e Croce Rossa. Il lavoro non è mancato: in otto ore di servizio i pazienti sono stati più di 60. Almeno in 30 sono i casi di scabbia,l'infezione della pelle che non si vedeva da decenni così alta negli indici statisticidelle aziende sanitarie milanesi. Per loro è stato disposto il trasferimento al centro Asl di viale Jenner. S'è registrato anche un presunto caso di malaria, subito trasportato all'ospedale Luigi Sacco per accertamenti, mentre tra le mani del personale medico sono passati molti pazienti affetti da problemi dermatologici di varia natura. Al presidio, aperto 7 giorni su 7 per otto ore al giorno, lavorano un medico generalista, infettivologi e pediatri. «Stiamo facendo la nostra parte per la tutela della salute degli immigrati commenta Mario Mantovani, assessore regionale alla Sanità - e soprattutto quella di milanesi e lombardi». «Le patologie più diffuse le racchiuderei nel gruppo "malattia da povertà"». Giorgio Ciconali, direttore del servizio Igiene Pubblica dell'Asl di Milano, a metà pomeriggio traccia il bilancio della giornata. «Abbiamo trovato ustioni di tutti i tipi: da sole, da gasolio, da sale, da caldo - dice nel via vai di pendolari che corrono ai binari -. Derivano dal tipo di viaggio che i profughi hanno alle spalle. E poi tante piaghe, soprattutto ai piedi, perché hanno camminato scalzi». Nessuno di questi malanni è particolarmente grave: «La scabbia si cura in due giorni con una pomata apposita che va cosparsa su tutto il corpo», spiega Ciconali. La location del presidio, sotto uno degli archi dell'ingresso in stazione, pone più di un impedimento a pazienti che dovrebbero lavarsi e spogliarsi per applicarsi il medicamento. C'è poi un problema di comunicazione: quando si dice che la pomata va su tutto il corpo, si intende proprio tutto, inclusi i genitali. Ma quando le dottoresse del presidio parlano ai profughi dei loro genitali, questi, insomma, tendono a irrigidirsi. La giornata di giovedì si è chiusa con 485 arrivi. Quella di ieri ha visto i flussi calare sensibilmente: intorno alle 18 la previsione, salvo picchi imprevisti, era di circa 300 nuovi rifugiati. Dopo lo stallo alla messicana delle ultime settimane, quando Palazzo Marino e Prefettura si sono bloccati nel rinnovo delle convenzioni bloccando la capacità ricettiva della rete d'accoglienza, l'amministrazione sta trovando nuovi posti letto per i migranti. L'altro ieri ne sono usciti fuori un centinaio in più, ieri sera l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino ha alzato ancora il calcolo delle strutture aggiunte alla rete cittadina: «Con City Angels, Casa della Carità, Fratelli di san Francesco, tra ieri e oggi abbiamo trovato altri trecento posti - recita una nota -.Ospiteremo quindi in città più di millecento persone e stiamo cercando soluzioni per utilizzare davvero altri spazi in Stazione Centrale. Mi auguro che questo enorme sforzo che fa ancora una volta la città di Milano - conclude con una nuova stoccata verso il Viminale - dica qualcosa a quelli che stanno a Roma». Non si placa intanto la polemica sull'emergenza profughi a Milano. L'associazione Save The Children esprime preoccupazione per le condizioni dei bambini che passano in città, mentre don Virginio Colmegna della Casa della Carità denuncia: «Ospitate 600 persone, la situazione da un anno a questa parte è peggiorata». Riccardo De Corato (Fdi) sprona il sindaco a chiedere lo sgombero della Stazione. Il governatore Roberto Maroni sbotta col premier Renzi: «La gestione dell'immigrazione è pessima e indegna». ::: LA SCHEDA LE PATOLOGIE Al presidio sanitario predisposto dalla Regione in Stazione Centrale e aperto sette giorni su sette per otto ore al giorno, lavorano un medico generalista, infettivologi e pediatri. Le patologie più diffuse sono le cosiddette "malattie da povertà": ustioni di tutti i tipi: da sole, da gasolio, da sale, da caldo. Poi le piaghe (soprattutto nei piedi per il viaggio scalzi) e appunto le malattia della pelle. Su sessanta pazienti visitati ieri dal lavoratorio mobile della regione, la metà è risultata affetta da scabbia ed è stata trasportata nel presidio di viale Jenner. I NUMERI Sono 450 i profughi registrati giovedì. Mentre ieri sera la previsione era di trecento arrivi. E in serata, al vertice con la prefettura, l'assessore ai servizi sociali del SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Il presidio medico in Centrale
13/06/2015 Pag. 34 Ed. Milano
diffusione:125215 tiratura:224026
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comune di Milano ha fatto sapere che altrettanti posti erano stati trovati nelle strutture cittadine. La sola Casa della Carità si è trovata ad ospitare 600 persone tanto che don Virginio Colmegna ha parlato di una situazione «peggiorata nell'ultimo anno». Complessivamente dunque la città si trova quindi a ospitare più di millecento persone e si stanno cercando soluzioni per utilizzare davvero altri spazi in Centrale. Ma è chiaro che nuovi arrivi complicherebbero la situazione Foto: Nuovi profughi che bivaccano alla stazione Centrale in attesa di essere assistiti [Fotogramma]
14/06/2015 Pag. 1
diffusione:125215 tiratura:224026
ALESSIA PEDRIELLI a pagina 5 Clandestino viene dall'Albania a farsi curare gratis a Modena Ferito in un conflitto a fuoco e rimasto immobilizzato alle gambe, decide di venire in Italia per farsi curare gratis. Entra illegalmente dall'Albania e arriva a Modena, all'ospedale lo accolgono come un paziente qualsiasi e lì è ricoverato da un mese, in attesa di essere trasferito in un centro specializzato. Ha dell'incredibile il caso di un giovane albanese che da una delle città della penisola balcanica è sbarcato in Emilia a bordo di un'ambulanza, è stato scaricato da un medico davanti al nosocomio e, senza domande di sorta, è stato sistemato in un letto, in attesa di analisi. Chi sia, da dove venga e, soprattutto, come mai sia stato coinvolto in una sparatoria che lo ha reso disabile, l'Ausl di Modena non se l'è chiesto: il posto libero c'era e, dunque, via al percorso di cure. Nessuno immagini scene da E.R., però: l'uomo non è arrivato sanguinante, in fin di vita. Al contrario, la sparatoria che lo avrebbe ridotto paraplegico, con un proiettile finito dritto nella schiena, risalirebbe a diverso tempo prima. Ma visto che in Albania la sanità pubblica è arretrata e che i centri di cura privati costano cifre impossibili, con tutta calma, l'organizzatissimo paziente ha scelto di venire in Italia, per farsi curare senza spendere nulla. E non ha fatto una scelta a caso: consigliato da alcuni parenti, peraltro ben informati, ha optato per l'ospedale Baggiovara di Modena, tra i più rinomati in Emilia Romagna per il suo Trauma Center all'avanguardia. Accertamenti? Controlli che non si tratti di un noto delinquente della mafia albanese? Nient'affatto: l'Ausl, avrebbe semplicemente avviato i contatti con le autorità d'oltremare, ma a quanto sembra, visto che l'azienda interpellata non ha fornito risposte ufficiali, ancora non si saprebbe nulla di certo. Del suo arrivo nel nostro Paese non ci sarebbero tracce e, a mancare, sarebbe in particolare il visto che l'ambasciata albanese rilascia per cure mediche. Un documento, per nulla facile da ottenere, ma necessario per gli albanesi che intendano recarsi in area Schengen per motivi sanitari. Senza quel documento che regola anche i rapporti tra i due Paesi, l'uomo non sarebbe nemmeno potuto partire. Di certo, dunque, non si tratta di uno sprovveduto né di un indigente: un viaggio dall'Albania a bordo di un mezzo di soccorso, con un medico, senza lo straccio di un permesso, non dev'essere faccenda proprio a buon mercato. Ora che è in Italia, sottoposto, da clandestino, alle migliori cure, l'uomo sarebbe comunque intenzionato a regolarizzare la posizione e, come fanno sempre sapere dall'Ausl, con l'aiuto di un legale avrebbe avanzato la richiesta di un permesso di soggiorno, che probabilmente otterrà per motivi sanitari. Anche perché l'intenzione è quella di proseguire le terapie, rimanendo nel nostro Paese: dopo il reparto di chirurgia riabilitativa in cui si trova da settimane, la sanità modenese sta valutando per lui un trasferimento in un centro specializzato per il tipo di cure di cui necessita. Tutto normale, insomma: l'eccellenza sanitaria italiana vuole dare buona prova di sé. E, proprio come si trattasse di un caso umanitario in carico ad un'Ong, il misterioso clandestino sarà riabilitato, del tutto gratuitamente, a carico del sistema sanitario nazionale. Le risposte sulla sua identità e sul suo ingresso in Italia, arriveranno con i loro tempi. Tanto, malissimo che vada, per lui la punizione sarà un decreto d'espulsione, di cui fare prontamente carta straccia.
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Clandestino viene dall'Albania a farsi curare gratis a Modena
14/06/2015 Pag. 3
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E sulla scabbia minimizzano: «Riguarda il 10%»* Nel 2014, su 140 mila migranti visitati a bordo nave o al momento dello sbarco, si sono registrati 2.162 casi di scabbia, quest'anno, sui 46 mila migranti controllati, i casi di scabbia sono saliti a 4.700, poco più del 10%. Sono alcuni dei dati resi noti da Ranieri Guerra, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sugli spetti sanitari del fenomeno immigrazione. «È un aumento direi fisiologico - ha spiegato Guerra -, specie considerate provenienza e condizioni di ammassamento prima dell'imbarco e durante la navigazione, ma niente affatto preoccupante. Anche perchè la scabbia non è malattia letale, è una malattia brutta a vedersi ma superficiale e si cura con una sola dose di farmaco a basso costo che viene distribuito».
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DATI DEL MINISTERO
14/06/2015 Pag. 29
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«Istituiamo una giornata dedicata all'idratazione» ANDREA SERMONTI Un evento storico, che ha visto la presenza di un panel di esperti nazionali ed internazionali di alto livello, dell'OMS, del Ministero della Salute e della Carta di Milano, in una giornata altrettanto importante all'EXPO di Milano dove si è discusso di benessere, salute, e del ruolo fondamentale che ricopre una corretta idratazione nella prevenzione di molteplici patologie. Ciò è stato possibile grazie all'evento organizzato con il supporto del Gruppo Sanpellegrino, dal titolo "Hydration and Health, the hidden link". L'appuntamento è stato anche l'occasione per chiedere al Ministero della Salute l'istituzione della Giornata Nazionale dell'Idratazione, un passo importante per inserire la corretta idratazione tra i principali obiettivi di salute delle politiche internazionali future, con l'auspicio di arrivare ad una Giornata Mondiale dell'Idratazione. L'appello nasce dalle evidenze emerse dal Consensus Paper "Water &Health: How water protects and improbe health overall", un'analisi degli studi clinici e della principale letteratura scientifica sull'idratazione realizzata dalla Federazione Mondiale del Termalismo e Climatoterapia (FEMTEC) con il supporto tecnico del team di Medicina Tradizionale e Complementare dell'OMS, e racchiuse nel Manifesto dell'Idratazione, documento con le regole degli esperti per una corretta idratazione. Il Manifesto dell'Idratazione, redatto sulla base delle evidenze del Consensus Paper, è stato firmato da tutti i relatori presenti al fine di inserire la corretta idratazione tra gli obiettivi di salute delle politiche nazionali ed internazionali future e con l'auspicio di una giornata Mondiale dell'Idratazione.
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La richiesta partita da una Consensus presentata all'EXPO
14/06/2015 Pag. 29
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Troppe donne soffrono di Atrofia Vulvo-Vaginale EGUENIA SERMONTI Si chiama atrofia vulvo-vaginale (AVV ) ed è un disturbo poco conosciuto e sotto diagnosticato che insorge mediamente tra i 40 e i 50 anni e riguarda circa una donna su due in post menopausa, causando irritazione, bruciore, prurito, infiammazione e dolore durante i rapporti sessuali. Il tutto a causa di una progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare in conseguenza della carenza di estrogeni, che portano ad un assottigliamento delle pareti della vagina che diventano più fragili e meno lubrificate. "Oggi la gamma di trattamenti da utilizzare è abbastanza composita anche per le donne che non possono usare gli estrogeni, nemmeno locali, basta pensare ad esempio a soluzioni terapeutiche alternative come l'acido ialuronico vaginale e il laser vaginale, o creme diverse che però non hanno l'impatto terapeutico degli ormoni - afferma Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano -. A settembre sarà invece a disposizione in Italia un nuovo farmaco da assumere per bocca, l'ospemifene, il primo trattamento orale non estrogenico che ha il potenziale per diventare la prima alternativa agli estrogeni locali. E' indicato e approvato anche per le donne che hanno avuto un tumore al seno ed hanno completato il ciclo di trattamento, e per tutte le donne che non amano le terapie locali".
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Carenza di estrogeni, "killer segreto" dell'intimità della coppia
14/06/2015 Pag. 29
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Un numero verde per conoscere meglio l'Epatite C LARA LUCIANO Parte la Campagna di informazione "Una Malattia con la C" promossa da AbbVie, con il patrocinio dell'Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT ) e di EpaC Associazione Onlus, Dal 15 al 30 giugno, dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 20.00, 60 medici tra infettivologi e gastroenterologi, specializzati nella cura delle malattie epatiche ed afferenti alle società scientifiche AISF e SIMIT, ed alcuni rappresentati di EpaC risponderanno al Numero Verde gratuito 800 129 030 per ascoltare, informare e consigliare su tutto ciò che riguarda l'epatite C e la sua prevenzione. Nonostante la dimensione importante del fenomeno (in Italia le stime parlano di oltre 1,2 milioni di persone con epatite C di cui circa 300.000 soggetti diagnosticati), sono pochi gli italiani che possono dire di conoscere davvero questa patologia, la sua diffusione, i fattori di rischio e le modalità di contagio. Informare e porre l'attenzione sulla prevenzione è, quindi, l'unica arma a disposizione per combattere questo flagello silenzioso. Foto: Il servizio di consulto telefonico si aggiunge al servizio online attivo fino al 31 ottobre attraverso il sito dell'iniziativa www.unamalattiaconlac.it. Foto: Redazione:
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Dal 15 al 30 Giugno sarà attivo il Numero Verde nazionale 800 129 030
14/06/2015 Pag. 29
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Lenzi: «Chi, quando è perchè rivolgersi all'endocrinologo» PIERLUIGI MONTEBELLI Quanto interferisce l'alimentazione sul sistema endocrino? Ci sono comportamenti alimentari che possono essere responsabili o possono aggravare o addirittura prevenire le patologie endocrine? Quali, in particolare? Personalmente mi piace definire il cibo un para-farmaco o anche un para-ormone. A parte alcune sostanze, come le vitamine, che sono dei veri e propri ormoni, con l'unica differenza che l'organismo non è in grado di fabbricarli e deve approvvigionarsene dall'esterno, tutti gli alimenti, proteine, zuccheri, grassi, persino l'acqua e i sali minerali, lavorano in sinergia con gli ormoni per farci star bene. Con il cibo noi condizioniamo le modalità, la qualità e la quantità di azione dei nostri ormoni. Ad esempio, se mangiamo troppi grassi o troppi zuccheri e introduciamo calorie in eccesso di calorie, esauriamo più rapidamente la nostra scorta di ormoni deputati controllare il metabolismo di queste sostanze e inizieremo immancabilmente ad ingrassare creando un circolo vizioso che possiamo interrompere solo adottando una condotta alimentare ragionata ed equilibrata. Non una dieta, ma una "condotta" alimentare. In che modo si può accrescere la cultura endocrinologica della popolazione e promuovere il ricorso allo specialista endocrinologo? La crescita della cultura endocrinologica si accompagna alle aumentate aspettative di benessere della popolazione. Un tempo si chiedeva la buona sanità, poi si è arrivati a sconfiggere gran parte delle malattie infettive, in seguito si è fatto strada il concetto di salute per la collettività e ancora si lavora per sconfiggere le malattie croniche e degenerative; la persona/paziente ha acquisito centralità e consapevolezza e l'idea di salute si è evoluta nel concetto di benessere. I valori di riferimento di un certo ormone servono solo per indicare il metodo di analisi adoperato, ma ogni dato ormonale può essere normale o patologico a seconda dell'età, della storia personale, delle condizioni generali di salute, del sesso, dell'etnia e di altre eventuali patologie presenti in quel determinato paziente. Insomma, un valore ormonale va sempre interpretato nel contesto. Come presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) posso dire che il lavoro futuro sarà dedicato e avrà come obiettivo la promozione della cultura endocrinologica nel nostro Paese, con iniziative di informazione e comunicazione destinate ai medici di medicina generale, ai pediatri e alla popolazione, nell'ottica di una politica di prevenzione che, a mio avviso, è la sola in grado di far risparmiare sofferenze al paziente e costi al Servizio Sanitario Nazionale. Foto: Andrea Lenzi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Andrea Lenzi, Presidente Società Italiana di Endocrinologia
14/06/2015 Pag. 29
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ASCO 2015. Buone le notizie per il tumore del colon-retto CARLOTTA DONNINI Buone notizie dal Congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) per il trattamento del tumore al colon-retto, una delle forme di tumore più diffuse al mondo, con oltre 1,2 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno. Il carcinoma al colonretto è, inoltre, la forma tumorale con la maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 52 mila nuove diagnosi stimate nel 2014. I nuovi dati hanno messo in luce come i benefici della combinazione bevacizumab-FOLFOXIRI siano superiori, rispetto allo standard terapeutico, in tutti i sottogruppi molecolari esaminati: pazienti RAS mutati, BRAF mutati e wild type. In par ticolare, nei soggetti BRAF mutati - circa l'8% dei pazienti con tumore metastatico del colon-retto, con un'aspettativa di vita che non supera l'anno - si è raggiunta una sopravvivenza di 19,1 mesi. «I risultati dello studio TRIBE presentati all'ASCO 2015 sono molto significativi. Il trial dimostra infatti che la combinazione bevacizumab-FOLFOXIRI migliora significativamente la sopravvivenza globale rispetto all'associazione bevacizumab-FOLFIRI con un HR pari allo 0.80 ed un vantaggio assoluto in termini di mediana di sopravvivenza di 4 mesi (da 25,8 a 29,8 mesi). Si tratta di dati - commenta Alfredo Falcone, direttore del Polo Oncologico Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana e centro coordinatore dello studio - rilevanti anche dal punto di vista delle implicazioni per la pratica clinica. Bevacizumab- FOLFOXIRI rappresenta, infatti, una nuova opzione standard di trattamento che deve essere sempre considerata quando si deve trattare un paziente in buone condizioni generali che possa ben tollerare questo trattamento più intensivo». «L'Italia aggiunge Falcone - ha avuto un r uolo di pr imo piano. Si tratta, infatti, di uno studio unicamente italiano, frutto della collaborazione di 34 centri diffusi su tutto il territorio nazionale e rappresenta un buon esempio di squadra e per la ricerca no-profit del nostro Paese».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Il 'tris' bevacizumab-FOLFOXIRI raddoppia la sopravvivenza
15/06/2015 Pag. 12 N.22 - 15 giugno 2015
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Intanto parte anche il progetto "Regeneros" per la ricerca sulle staminali (cr.n.) Grazie a un ingente finanziamento statale, all'interesse crescente dei medici più giovani e al contesto legale, il Cile ha dato un impulso straordinario alla ricerca sulle cellule staminali e attira nei suoi laboratori medici da ogni parte del mondo. Dopo Start up Cile, il governo due anni fa ha rilanciato il suo ruolo di polo scientifico del Sud America con il progetto "Regeneros", 19 milioni di dollari investiti nella creazione di un laboratorio altamente specializzato per la ricerca sulle staminali. Anche nel caso della ricerca, lo slogan è sempre lo stesso "vogliamo fare dell'università de Los Andes quello che è stata Stanford per la Silicon Valley nella terapia cellulare", dice Fernando Figueroa, direttore del programma appunto di terapia cellulare dell'ateneo. "C'è grande fermento tra i nostri studenti a creare imprese per la ricerca biomedica". Il finanziamento destinato alla ricerca sulle staminali è il più consistente destinato a progetti di sviluppo e ha superato settori classici in Cile quali quello minerario, agropastorale ed energetico. A fare del Cile il Paese ideale per la ricerca sulle staminali è anche il vuoto legislativo: non esiste infatti una normativa che disciplini il passaggio dagli studi preclinici in laboratorio e su animali alla sperimentazione umana, né regole sulla terapia cellulare. L'unica indicazione riguarda la proibizione di distruggere embrioni o di clonarli. Per il resto, questo vuoto legale è interpretato come un'opportunità unica soprattutto da ricercatori stranieri che hanno visto bloccare i loro studi in altri Paesi.
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[ L'ALTRO FRONTE ]
15/06/2015 Pag. 36 N.140 - 15 giugno 2015
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Salvare i posti riducendo i costi Management ridimensionato e personale ringiovanito PIETRO SCARDILLO Può essere considerata un «caso di scuola» la storia degli ultimi tre anni e mezzo dell'Ospedale San Raffaele di Milano. Nel gennaio 2012 la vecchia Fondazione di don Verzè ottiene il Concordato preventivo con scorporo del ramo d'azienda e la contestuale costituzione di una «newco», nella quale viene trasferito, previo accordo sindacale, tutto il personale alle dipendenze dei commissari liquidatori nominati dal Tribunale. Nel maggio dello stesso anno la fondazione non c'è più e il Gruppo San Donato rileva tutte le attività e tutto il personale, costituendo una nuova società a responsabilità limitata. Dall'incubo del fallimento si passa alla speranza del risanamento e del rilancio strategico dell'Ospedale. E da qui comincia la vicenda virtuosa, che riesce a dimostrare che un'azienda la si può salvare, mantenendo intatti i livelli occupazionali, operando un'oculata ed efficace politica di riduzione dei costi con l'imprescindibile collaborazione intelligente delle rappresentanze sindacali. Livelli occupazionali inalterati in cambio di riduzione del costo del lavoro. Dopo una lunga trattativa sindacale, che non trova sbocchi positivi né presso il Ministero del lavoro né in Prefettura, viene concluso il 16 maggio 2013, grazie alla mediazione della Regione Lombardia, un accordo fondamentale che abbatte il costo del lavoro per un importo complessivo tra i 9 e i 10 milioni di euro e che annulla la procedura di licenziamenti collettivi, già formalizzata, per 244 lavoratori. Vengono disdettati 60 accordi aziendali integrativi, viene disdetto il ccnl della sanità pubblica, fermo restando i diritti acquisiti individuali, vengono chiusi i contratti a termine, vengono effettuate riduzioni del sistema incentivante, delle indennità, dei superminimi, di altre voci extra ccnl con tagli tra 15 e 35%. Salvo i valori tabellari della normativa nazionale, tutte le altre voci retributive vengono signifi cativamente ridimensionate. La categoria dei dirigenti viene ampiamente colpita, partendo dai primi livelli, che riportano direttamente all'amministratore delegato, che sono passati da 23 dirigenti a 13 (riduzione di oltre il 33%). Complessivamente vengono eliminate 30 posizioni dirigenziali, mentre viene sottoscritto un accordo sindacale per ridurre la parte variabile della retribuzione dei dirigenti medici e dei professionisti sanitari. Viene sviluppata una nuova politica organizzativa che comporta un elevato turnover dell'organico, un ringiovanimento del personale e l'acquisizione di professionalità più mirate agli obiettivi aziendali. Il risultato è che il livello occupazionale nel maggio 2012 era di 3.860, oggi, a distanza di tre anni, è di 3.870. Il ruolo chiave della funzione del personale. L'attuale direttore del personale, Antonio Limardi (49 a.), ha assicurato la continuità tra la vecchia e nuova gestione, avendo un'anzianità aziendale e di ruolo di 11 anni, caratterizzandosi come uno dei protagonisti fondamentale del rilancio dell'istituto ospedaliero. D'intesa con il nuovo vertice aziendale, ha sviluppato con la rappresentanza sindacale, interna ed esterna, e con le istituzioni un'attività di relazione molto intensa e stressante, con tanti colpi di scena, che ha portato, dopo una lunga, incerta e faticosa trattativa all'accordo del maggio 2013 e poi alla ristrutturazione organizzativa con un gran numero di uscite e un gran numero di assunzioni, alla ricerca di nuovi equilibri più consoni agli obiettivi di risanamento e di sviluppo. «Nell'attuale quadro di riferimento aziendale», dichiara Antonio Limardi, «tutta la problematica organizzativa viene condivisa da me con il direttore operativo ricerca, i direttori sanitari e il direttore scientifi co, avendo presente che, in particolare, il livello delle professionalità dei medici è molto elevato, in quanto molti di loro sono Phd. Inoltre, interagisco costantemente con gli altri direttori di primo livello e con circa 80 primari e il responsabile del settore infermieristico, che pur dipendendo formalmente dai direttori sanitari, di fatto rispondono direttamente all'amministratore delegato e sono i principali clienti interni della mia direzione. Avendo una realtà interna policentrica, diventa strategico saper organizzare organismi e gruppi di coordinamento per assicurare piani lavorativi coerenti con gli indirizzi di vertice." Formazione ed educazione continua in medicina. L'Ospedale San Raffaele è «Provider ECM» accreditato dalla Regione Lombardia ed è centro di addestramento riconosciuto in materia di rianimazione cardiopolmonare base e avanzata. Il piano formativo si suddivide in 4 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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La vicenda dell'Ospedale San Raffaele di Milano e la sua ristrutturazione organizzativa
15/06/2015 Pag. 36 N.140 - 15 giugno 2015
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macro-aree tematiche: obbligatoria; aggiornamento professionale; relativa all'area Emergenza Urgenza; sulle competenze trasversali (Soft Skills). La prima si riferisce ai rischi, alla sicurezza, alla privacy; la seconda riguarda il necessario aggiornamento specialistico per le varie professionalità; la terza è connessa con l'evoluzione delle metodologie nel campo della rianimazione cardio polmonare. Infine, la formazione Soft Skills interessa gli ambiti: relazionale, comunicativo, manageriale, di etica e di umanizzazione delle cure. Il piano formativo è trasversale a tutto l'Istituto, coinvolge e richiede il contributo attivo e integrato di ogni area, valorizzando le diverse competenze e rendendole capitale trasferibile a tutta l'organizzazione, in sintonia con gli indirizzi aziendali, con la normativa vigente e con il coinvolgimento dei referenti dei vari comparti. La formazione si sviluppa in aula, sul campo, con esercitazioni pratiche, a distanza (FAD) e cerca di usufruire dei canali di fi nanziamento disponibili (fondi interprofessionali e avvisi regionali o simili di formazione continua). Nel 2014 sono stati realizzati 242 eventi formativi con 3.906 partecipanti e sono stati erogati 41.116 crediti ECM. Alcuni dati sul personale L'Ospedale San Raffaele è un Istituto di ricovero e cura a carattere • scientifi co, con sede a Milano, ed è anche polo didattico dell'Università Vita-Salute. A partire dal 1° maggio 2012 ha assunto la nuova veste istituzionale di Srl con l'avvento del nuovo unico socio costituito dal Gruppo Ospedaliero S. Donato Attualmente il totale dei lavoratori dipendenti ammonta a 3.870, così • ripartito: dirigenti 706 (18,24%) - due terzi dei quali sono medici-; professionisti sanitari e impiegati 2.609 (67,42%), operai 555 (14,34%). Del totale il 32,5% (1.258) sono uomini, il 67,5% (2.612) sono donne; i contratti a tempo indeterminato sono pari a circa il 96% Nel 2014 le assunzioni sono state 255, tra cui spiccano 108 infermieri • e 54 medici. Si prevede di raggiungere a fi ne 2015, a saldo tra entrate/ uscite, il livello complessivo di circa 4 mila dipendenti I borsisti sono 144 e i collaboratori a progetto sono 295, prevalentemente • nelle aree della ricerca e della didattica. Nell'ambito universitario esistono circa 100 docenti e ricercatori in rapporto di convenzione con l'Ospedale. Il cosiddetto «personale sanitario esterno», in rapporto di libera professione con l'ospedale, ammonta a circa 1.500 casi Ai nuovi assunti si applicano i Ccnl della sanità privata; ai dipendenti an• te-2013 si continuano ad applicare i precedenti Ccnl, relativi alla sanità pubblica Foto: Antonio Limardi
13/06/2015 Pag. 27 N.115 - 13 giugno 2015
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La coperta resta corta Anna Messia Una notizia positiva e una negativa. La prima è che,a sorpresa, non sono pochi i lavoratori italiani che possono fare affidamento su un fondo sanitario nel caso in cui si trovino ad affrontare una spesa medica. Il 57% dei dipendenti aderisce infatti a una forma sanitaria integrativa e un italiano su cinque (18%) ha un fondo o una polizza. Una percentuale che è più o meno in linea con il resto dell'Europa (21%), e meglio del Regno Unito (16%), per fare un esempio. Ma le buone novità si fermano qui. Perché se si analizzano i dati in dettaglio, come fatto nella ricerca appena pubblicata da Rbm Salute e dal Censis, presentata a Roma il 9 giugno in occasione del Welfare Day, si scopre che gli italiani hanno decisamente coperture più blande e continuano a pagare di tasca propria gran parte delle cure private a cui ricorrono. Il livello di spesa privata intermediata dalle forme sanitarie integrative italiane è infatti inferiore di oltre il 30% rispetto alla media dell'Unione Europea. Nel 2013 la spesa sanitaria privata dei cittadini ha raggiunto i 26,9 miliardi. Il che significa che ogni persona ha speso in media 485 euro l'anno per curarsi privatamente, senza utilizzare il servizio pubblico. Dei quasi 27 miliardi di euro solo il 15% è stato intermediato da fondi sanitari, facendo inevitabilmente aumentare l'esborso e la spesa nel 2014 sarebbe salita, secondo le prime stime, a 32 miliardi. Non solo perché gli iscritti sono ancora pochi, specie tra i lavoratori autonomi che hanno un tasso di adesione di appena il 14%. Ma anche perché sono tante le spese che restano fuori, anche per chi un fondo sanitario già ce l'ha. «Dalla ricerca sono emerse importati indicazioni in merito all'effettività delle prestazioni garantite dai fondi e alla necessità di incrementare i livelli di assistenza garantiti ai lavoratori per ottenere livelli di intermediazione della spesa sanitaria privata in linea con la media degli altri Paesi europei», osserva Marco Vecchietti, amministratore delegato di Rbm Salute. Il rischio concreto è che l'attuale strutturazione del mercato crei illusioni ai lavoratori, che scoprono di non avere coperture adeguate nel momento del bisogno. Se si considerano per esempio le prestazioni ospedaliere dalla ricerca emerge che il 39% delle forme sanitarie integrative copre i grandi interventi e alcuni ricoveri e solo il 26% dei fondi copre tutti i tipi di ricoveri. Riguardo ai grandi interventi c'è poi da sottolineare che il 73% di quelli assicurati dalle forme pensionistiche integrative è effettuabile solo in strutture del Servizio sanitario nazionale, a causa della gravità delle patologie che non consente di fatto l'utilizzo di case di cura private. «In questo modo l'unico rimborso che gli assicurati riescono a ottenere è quello della diaria da ricovero», osserva Vecchietti, «ovvero in media 70 euro al giorno e 350-400 euro per l'intero intervento». Un problema che si ripropone anche per altri tipi di spese. Nel caso delle visite specialistiche tutte le forme sanitarie integrative create in base a contratti di lavoro nazionali prevedono il rimborso a seguito del sospetto di una malattia. Ma sono praticamente escluse (per la precisione nel 96% dei casi) le visite di routine o di controllo. «Sono fortemente limitate anche le visite pediatriche, ammesse nell'8% dei casi, e le visite psichiatriche, coperte appena nel 13% dei casi», osserva il numero uno di Rbm. Nell'area delle visite specialistiche l'importo medio speso dai cittadini è in particolare di 222,11 euro, mentre quello liquidato dalle forme sanitarie integrative di origine contrattuale è di 56,66 euro, con un importo medio non intermediato dai fondi pari a 165,45 euro. Un problema di coperture inadeguate che, con un parallelo, assomiglia molto alle carenze che rischiano di registrarsi nel settore della previdenza complementare, dove le pensioni di scorta, specie per chi ha iniziato a lavorare tardi o a singhiozzo, potrebbero rivelarsi troppo esigue. «Nel caso della previdenza integrativa la difficoltà del settore è riuscire a creare montanti previdenziali adeguati», osserva Vecchietti, «altrimenti la missione della previdenza complementare, chiamata a rimpinguare adeguatamente una pensione pubblica più magra, potrebbe fallire». E a ben vedere le due questioni, quelle di una previdenza integrativa adeguata e di una sanità integrativa efficiente, sono strettamente interconnesse tra di loro. «Le nostre analisi hanno rivelato che l'adeguatezza della rendita pensionistica si può raggiungere solo se sia aderisce subito e se non si interrompe l'accumulazione», aggiunge il numero uno di Rbm. Tra i principali motivi di interruzione dei versamenti e di SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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FONDI SANITARI
13/06/2015 Pag. 27 N.115 - 13 giugno 2015
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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richieste di anticipazione ci sono proprio le richieste legate a spese sanitarie, per il 25% dei casi, o a invalidità, inabilità e spese catastrofali dei nuclei familiari, per il 62% dei casi. Come dire che disporre di un fondo sanitario adeguato ed efficiente potrebbe spesso evitare al lavoratore di dover chiedere anticipazioni al proprio fondo previdenziale integrativo per far fronte alle spese, sgonfiando di conseguenza la pensione di scorta. «La soluzione potrebbe arrivare da integrazioni ai fondi sanitari e ai fondi pensione per migliorare le prestazioni, aggiungendo per questi ultimi anche coperture assicurative in caso di perdita di lavoro», conclude Vecchietti. «Non si tratterebbe di una spesa elevata. Se fatta in maniera collettiva l'integrazione delle prestazioni erogate dai fondi sanitari potrebbe valere 50-70 euro l'anno e per la perdita di lavoro le tariffe sono comprese tra uno 0,5 e l'1% della retribuzione annua». (riproduzione riservata) I LIVELLI DI ADESIONE ALLA SANITÀ INTEGRATIVA Fonte: elaborazione Rbm Salute su dati Previmedical GRAFICA MF-MILANO FINANZA Dati in milioni Dipendenti Autonomi Altri Cittadini Italiani 12,2 22,7 24,7 59,6 0 60 20 40 Aderenti fondi pensione Aderenti fondi sanitari 38% 6% 2% 11% 57% 14% 1% 18%
13/06/2015 Pag. 1 N.115 - 13 giugno 2015
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SALUTE IN MOVIMENTO Cristina Cimato Ilazzaretti e le patenti di sanità, ma anche la disinfezione delle missive su carta e gli oggetti di superstizione. Le misure per fronteggiare le malattie epidemiche nei secoli sono state numerose e hanno riguardato peste e vaiolo, colera e sifilide. In una mostra che si è appena chiusa a Venezia, dal titolo La malattia che viaggia: dalla peste ad ebola, sono state raccontate, anche attraverso riferimenti letterari, tutte le maggiori insidie per l'umanità in perenne movimento, dai tempi del Decamerone di Boccaccio e I promessi sposi di Manzoni per arrivare a La peste di Camus e La Maschera della morte di Edgar A. Poe. L'estate in arrivo coincide più di ogni altro momento dell'anno con le vacanze e, dunque, con alcuni aspetti essenziali legati agli spostamenti, soprattutto in zone a rischio, ossia la prevenzione e la vaccinazione. Il 28 luglio, inoltre, in pieno clima vacanziero, si celebra il World hepatitis day, che quest'anno si concentra soprattutto sull'aspetto della prevenzione delle infezioni e delle morti causate da epatiti. La data è stata scelta in onore del giorno di nascita del premio Nobel Baruch Samuel Blumberg (1925-2011), scopritore dell'epatite B e studioso del primo vaccino per prevenirla.A tal proposito, di recente i ricercatori dell'Istituto Scientifico San Raffaele hanno messo a punto una rivoluzionaria tecnica di microscopia in vivo che ha permesso, per la prima volta al mondo, di osservare in tempo reale come i linfociti circolanti riescano a fermarsi nei capillari del fegato e da lì a riconoscere e distruggere cellule infettate dal virus dell'epatite B (noto come HBV). In pratica, il sistema immunitario reagisce all'attacco del virus combattendo l'infezione e causando danni al fegato. Questo attacco difensivo dei linfociti è infatti causa dei sintomi della malattia, come per esempio l'ittero. Tutti i benefici della pillola blu. Sicuramente una delle minacce maggiori per chi viaggia, soprattutto in Africa ma anche in alcune zone del Sudest asiatico e del Sud America (dove è in aumento anche a causa delle innalzate temperature del pianeta), è la malaria, malattia sulla quale di recente sono emersi i dati interessanti di uno studio pubblicato su PLoS Pathogens e condotto dai ricercatori della Scuola di medicina e igiene tropicale di Londra, assieme a quelli dell'Institut Cochin dell'Université Paris Descartes. Originariamente sviluppata come trattamento per la pressione alta e poi divenuta una delle pillole più famose del mondo, il Viagra sta rivelando un'inedita qualità, ossia quella di prevenire la diffusione della malaria perché capace di alterare la struttura dei globuli rossi, rendendoli più rigidi e quindi meno capaci di sfuggire al filtro che la milza attua, trattenendo quelli anormali o vecchi. Lo studio è stato condotto su una milza artificiale e gli studiosi si augurano di sviluppare trattamenti antimalarici basati su una versione modificata del farmaco che non influisca sulla potenza sessuale. L'app contro la malaria. Sempre allo scopo di contrastare la malaria c'è l'applicazione Viaggi in salute, realizzata da Asl Milano per smartphone e tablet e dedicata ai viaggiatori che si recano all'estero. Non solo informa chi si muove sui rischi di infezione presenti nel Paese in cui ci si reca e sulle misure di prevenzione, ma ha anche un Malaria tutor, ossia una sorta di consulente che attraverso l'agenda del telefono ricorda quando assumere il farmaco (la posologia cambia notevolmente a seconda del principio attivo assunto). In caso di emergenza dà la possibilità di attivare un sms-alert che invia un messaggio di aiuto con le proprie coordinate. Dalla vendetta di Montezuma fino alle eruzioni cutanee,i cibi ingeriti all'estero possono causare problemi digestivi rovinando la vacanza. Per aiutare i viaggiatori l'app Can I eat this?, messa a punto dai Centers for disease control and prevention di Atlanta, permette, selezionando il Paese in cui ci si trova e rispondendo a poche semplici domande, di ottenere risposte immediate e intuitive. Basata su tecnologie sviluppate dalla Mayo Clinic, l'applicazione My travel health si avvale dell'esperienza degli esperti di medicina dei viaggi e propone raccomandazioni personalizzate in base al proprio itinerario. Si può scegliere una delle 200 destinazioni e l'applicazione fornisce specifiche informazioni in argomento di vaccinazioni obbligatorie o consigliate, ma anche informazioni sui sintomi e sulle strategie di prevenzione riguardo alcuni malesseri come il jet lag, l'insonnia, la diarrea e i disturbi legati all'altitudine. Queste informazioni sono basate per lo più sui riscontri forniti dai pazienti. L'applicazione fornisce anche consigli e SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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MEDICINA
13/06/2015 Pag. 1 N.115 - 13 giugno 2015
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mostra esercizi semplici da eseguire durante i voli aerei a lungo raggio così da non atterrare già indolenziti o doloranti. L'app è disponibile sull'AppStore a 2,99 dollari. L'esperto sempre in linea. Per chi preferisce il contatto vocale, non mancano i servizi di consulenza che fungono da porto sicuro al quale accedere in caso di bisogno. Uno di questi, come da tradizione ormai da nove anni, è offerto dal Centro Diagnostico Italiano, che ha attivato lo scorso 3 giugno un servizio telefonico di consulenza medica gratuita in Medicina dei viaggi, messo a disposizione del pubblico. Al costo di una telefonata è possibile parlare con un esperto sette giorni su sette, dalle 17 alle 21, fino al 1° ottobre. Al numero 02.48317304 si possono ottenere tutte le informazioni necessarie per viaggiare sicuri: dall'indicazione sui documenti sanitari da portare con sé alla lista di quali alimenti evitare, dalla farmacia da tenere con sé alle vaccinazioni e alle profilassi necessarie per le mete più esotiche. «Negli Stati Uniti (tra le mete più scelte quest'anno dagli italiani assieme a Nord Africa e Turchia secondo i dati dell'Osservatorio ConfTurismo-ConfCommercio) si incontrano condizioni igienico sanitarie ottime e tuttavia in via prudenziale si consiglia sempre di effettuare la vaccinazione contro l'epatite A», ha commentato Claudio Droghetti, responsabile dell'Ambulatorio di medicina dei viaggi del Centro Diagnostico Italiano. «Inoltre, quando si viaggia è sempre utile proteggersi con la vaccinazione contro il tetano. Tra quelle raccomandate anche l'epatite B. Negli Usa è importante anche tutelarsi con un'assicurazione sanitaria perché non esiste un'assistenza pubblica gratuita come accade nei Paesi europei. A chi si recherà in Nord Africa e in Turchia andrebbe aggiunte alle vaccinazioni suddette anche l'antitifica». (riproduzione riservata) l d 'i dit lità i ll i i t i l' C I t thi ? tr è o It 3i in ao bi gi fi 02 tu pe zi po al da ni pe gl sc as se Ci i
13/06/2015 Pag. 13
Il glaucoma ci ruba la vista Fondamentale la prevenzione La pressione oculare va tenuta sotto controllo Ma il 73% dei malati neppure sa di esserlo Per la prima volta a congresso insieme le due società nazionali che si occupano del problema raffaella salato Il glaucoma è una delle tre principali cause di cecità, sia assoluta che legale, nel mondo occidentale. È provocato generalmente da un aumento della pressione intraoculare, che porta gradatamente negli anni alla perdita della vista in modo irreparabile, danneggiando il nervo ottico e riducendo progressivamente il campo visivo. Il 3% della popolazione generale al disopra dei 40 anni di età è affetta da glaucoma. La forma più diffusa di glaucoma, il cosiddetto glaucoma primario ad angolo aperto, colpisce il 1.5-2% della popolazione e non dà alcun sintomo, e per questo viene suggestivamente definita come "il la dro silenzioso della vista". L'EVENTO A VERONA In Italia sono presenti due società scientifiche con caratteristiche di verse, che si occupano di glaucoma: l'AISG (Associazione Italiana Studio del Glaucoma), il cui attuale presi dente è il prof. Federico Grignolo, e la S.I.GLA (Società Italiana Glauco ma), il cui presidente è il dott. Lucio Zeppa. Queste due Società si riuniranno per la prima volta in un Congresso Nazionale a Verona organizzato dal prof. Giorgio Marchi ni, direttore della Clinica Oculistica dell'Università di Verona, dal 18 al 20 giugno, per mettere a punto la conoscenza su questa malattia. Sarà la prima volta che tutti gli esperti italiani si riuniranno per discutere sugli argomenti ancora controversi che riguardano la malattia, al fine di migliorare la ricerca e uniformare i comportamenti diagnostici e terapeutici. "Uno studio epidemiologico - spiega il prof. Marchini - condotto in Italia alla fine degli anni 90 rivela che il 73% delle persone risultate colpite da questa malattia non sapeva di esserne affetta. Il glaucoma rappre senta quindi una patologia con una rilevante importanza sociale, in cui la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. L'educazione delle persone alla necessità di sottoporsi dopo i 40 anni ad una visita oculistica periodica (ogni 1-2 anni), che comprenda la misurazione della pressione intraoculare e un esame del nervo ottico, consentirebbe di individuare la grande maggioranza delle persone affette, renderebbe la cura di questa malattia più efficace e avrebbe risvolti sulle ri sorse della sanità pubblica non indifferenti", precisa l'organiz zatore dell'evento medico veronese. LA RICERCA ITALIANA "Il contributo dei ricercatori Italiani a migliorare la cono scenza del glaucoma - prosegue Marchini - è stato ed è rilevan te. Si può affermare che non c'è campo specifico nella ricer ca su questa malattia che non veda gruppi italiani impegnati con successo: identificazione di nuovi markers per una diagnosi precoce, sviluppo e implementazione di nuove tecnologie sempre più sofisticate, validazione e verifica di nuove terapie mediche, laser e chirurgiche (sempre meno invasive) fino all'ideazione di modelli riabilitativi del sistema visivo basati sulle nanotecnologie. E su tutti questi argomenti - conclude Marchini l'Italia è in prima linea".
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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L'appuntamento
14/06/2015 Pag. 2
tiratura:60000
Poveri senza assistenza GINEVRA , 13. Nel mondo ben 400 milioni di persone non hanno accesso ai servizi di assistenza sanitaria essenziali e il 6 per cento degli abitanti nei Paesi a basso e medio reddito sono in condizioni di estrema e drammatica povertà a causa delle spesa per le emergenze mediche pagate di tasca propria. Lo ha denunciato un rapporto sul monitoraggio della copertura sanitaria universale elaborato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dalla Banca mondiale. «Questo rapporto è un campanello d'allarme. Dimostra che siamo lontani dal raggiungimento di una copertura sanitaria universale. Dobbiamo allargare l'accesso alla salute e proteggere i più poveri, schiacciati da spese sanitarie che stanno causando gravi ristrettezze economiche», spiegano gli esperti. Il rapporto è il primo nel suo genere a misurare la copertura offerta dal servizio sanitario e a valutare la situazione nei diversi Paesi del mondo. La relazione ha esaminato l'accesso ai servizi sanitari essenziali, tra cui quelli di assistenza prenatale e al parto, la vaccinazione dei bambini, la cura della tubercolosi, e l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienici. Le conclusioni sono, appunto, che quasi mezzo miliardo di individui nelle zone più svantaggiate del mondo non hanno accesso ad almeno uno di questi servizi. «L'impegno per l'equità - indica l'Oms - è al centro della copertura sanitaria universale. Politiche e programmi sanitari dovrebbero concentrarsi sulla fornitura di servizi di qualità per i più poveri, le donne e i bambini, per le persone che vivono in aree rurali e quelle appartenenti alle minoranze». Il rapporto ha anche riscontrato che, in trentasette Paesi, il 6 per cento della popolazione è stato costretto a condizioni di povertà estrema (con a disposizione appena 1,25 dollari al giorno) per avere dovuto pagare servizi sanitari di tasca propria. Un dato di fatto che rappresenta una grave minaccia verso l'obiettivo di eliminare la povertà estrema.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Quattrocento milioni di persone prive di cure mediche
14/06/2015 Pag. 3
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SEOUL , 13. Non si fermano in Corea del Sud i casi di mers (sindrome respiratoria del Medio oriente da coronavirus). Al momento, indicano fonti dell'O rganizzazione mondiale della sanità, i malati accertati sono 126, con undici decessi. Altre 3.500 persone sono in quarantena, mentre la maggior parte delle scuole sono tuttora chiuse. Tutti i casi sono stati collegati a un'unica catena di trasmissione e le autorità hanno identificato 44 ospedali in cui si sono verificati dei contagi della malattia: in tutte le strutture era stato visitato un paziente infetto prima della diagnosi. L'allarme mers si sta rapidamente propagando in tutto il continente asiatico. I Governi di Hong Kong, Taiwan e Macao hanno chiesto ai loro cittadini di non recarsi in Corea del Sud e stanno pensando a misure ancora più drastiche. Gli aeroporti internazionali in buona parte del continente sono stati allertati e in diversi - come a Singapore - sono state avviate le procedure di controllo epidemico. Dopo il caso accertato nei giorni scorsi, ieri le autorità sanitarie di Hong Kong hanno indicato che due cittadini locali sono sotto accertamenti per sospetto contagio. Sono almeno 600 i viaggi di gruppo verso la Corea del Sud annullati nell'ex colonia britannica. Per fare il punto della situazione, la presidente, Park Geun-hye, ha annullato la prevista visita ufficiale negli Stati Uniti e ha indetto una riunione straordinaria del Governo. Con quelli registrati in Corea del Sud - maggiore focolaio di mers al di fuori dell'Arabia Saudita, al centro dell'epidemia del 2012 - il totale dei decessi per questa sindrome di tipo influenzale è salito a 1.272.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/06/2015
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Timori crescenti in Asia per l'epidemia di mers