RIABILITAZIONE IN GERIATRIA Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per "Riabilitazione" si intende quell’"insieme di interventi che mirano allo sviluppo di una persona al suo più alto potenziale sotto il profilo fisico, psicologico, sociale, occupazionale ed educativo, in relazione al suo deficit fisiologico o anatomico e all’ambiente". In ambito strettamente sanitario, obiettivo della Riabilitazione è quello di ridurre, parzialmente o totalmente, il "deficit" che rende disabile una persona, attraverso l’utilizzo di funzioni rimaste integre, in modo da permetterle di "vivere" al massimo delle sue capacità. La vita è fatta di esperienze, e quanto più tali esperienze saranno soddisfacenti, tanto più la vita sarà qualitativamente buona. Soprattutto nella Terza Età, quando malattie e difficoltà cognitive e motorie possono ridurre drasticamente la capacità di compiere esperienze. La Riabilitazione nella Terza Età deve quindi mirare alla "riorganizzazione della vita del paziente anziano colpito da disabilità, in modo che possa compiere il maggior numero di esperienze positive, cioè gratificanti, pur avendo subìto delle limitazioni motorie e cognitive" (da "Gerontologia e Geriatria – Obiettivi e Metodi assistenziali" di F. Cavazzuti – Ed. Ambrosiana). E per raggiungere questo obiettivo si deve intervenire sui bisogni della persona, sul contesto sociale, sull’ambiente fisico e sulla (o sulle) disabilità. Occorre quindi individuare i bisogni primari del disabile anziano e il modo di soddisfarli; motivarlo e farlo così partecipare attivamente alle attività che gli vengono proposte per ottenere il recupero; fare accettare dalle persone che vivono a contatto con lui la sua "diversità", in modo che soddisfino i suoi bisogni secondari legati al rapporto con gli altri (bisogno di accettazione, di affetto, ecc.); intervenire sull’ambiente in cui l’anziano disabile vive abitualmente (la casa, soprattutto) per eliminare quelle barriere che possono rendere difficili i suoi spostamenti o i movimenti in genere. Occorre poi intervenire direttamente sulla sua disabilità, intesa come "alterazione della capacità di eseguire un’attività nel modo in cui la esegue la maggior parte delle persone (della stessa età, nelle stesse condizioni psicofisiche, nella stessa situazione socioculturale e dello stesso sesso)…." (idem). Disabilità che è "conseguenza della mancanza di qualcosa che dovrebbe esserci (per esempio mancanza della capacità di muovere braccia e gambe) o della presenza di qualcosa che non dovrebbe esserci (per esempio tremore, rigidità muscolare, ecc.)" (idem). Trattare questa disabilità significa promuovere la comparsa di attività che prima non c’erano o migliorare quelle indebolite, ma anche cercare di impedire o attenuare quei movimenti patologici che disturbano la vita, non nell’illusione di "farlo tornare com’era prima", ma, come già detto, per "riorganizzare la sua vita" e rendergliela qualitativamente valida. Si tratta di accompagnarlo in un percorso, caratterizzato da una serie di tappe, superate secondo tempi e motivazioni diversi da persona a persona. E chi accompagna, con competenza e responsabilità, la persona anziana disabile in questo percorso di recupero e riorganizzazione della propria vita in presenza di una disabilità, deve essere il Terapista della Riabilitazione/Fisioterapista, il solo operatore sanitario in possesso dei requisiti di studio e di legge adatti per un simile intervento. Quindi, è ad un simile professionista che si devono rivolgere l’utente, o la sua famiglia, bisognosi di attività sanitarie di riabilitazione presso centri o a domicilio, diffidando di chi non è in grado di dimostrare la propria qualifica professionale e si spaccia per ciò che non è. Romualdo Carini – Fisioterapista – Terapia occupazionale ed economia articolare Le malattie reumatiche, sia quelle dovute a degenerazione delle articolazioni (artrosi) che quelle di origine infiammatoria (artrite reumatoide), limitano le persone nella loro mobilità e abilità manuale, provocando conseguentemente una progressiva diminuzione dell'autonomia nelle attività di vita quotidiana. La terapia occupazionale, disciplina riabilitativa che ha come scopo principale il recupero del massimo livello di autonomia possibile dell'individuo, interviene nell'ambito reumatologico con diversi mezzi: -istruzione alla protezione articolare -training alle attività di vita quotidiana - usili ed ortesi. Che cos'è la protezione articolare? Per protezione articolare, o economia articolare, s'intendono tutte quelle strategie atte a svolgere un'attività con il minor sforzo possibile, utilizzando correttamente le articolazioni per evitare un sovraccarico o una sollecitazione errata delle strutture osteo-articolari. E' importante sottolineare che proteggere le articolazioni non significa risparmiarle attraverso l'inattività, bensì acquisire un diverso metodo di lavoro basato su semplici ma indispensabili accorgimenti che oltre a ridurre o evitare il dolore ritardano e magari evitano deformità al polso e alle dita. Da non dimenticare è il principio per cui attraverso l'impiego corretto e consapevole delle articolazioni un movimento prima faticoso e doloroso diventi possibile grazie ad un equilibrato carico e scarico delle forze. Per mettere in pratica la protezione articolare è indispensabile conoscere i gesti che provocano deformità: la mano della persona affetta da artrite reumatoide tende a deformarsi a causa della deviazione radiale del carpo e
della conseguente deviazione ulnare delle dita.
Mano in posizione corretta
Mano con deviazione ulnare
La grande maggioranza delle azioni che si svolgono quotidianamente vanno a sollecitare tali deformazioni: basti pensare a quando si afferra un piatto, si apre un barattolo, si usa la forbice o il coltello... Le dita sono soggette a diverse deformità (chiamate a collo di cigno, a bottoniera, a martello) che rendono difficoltose le prese fini come ad esempio tenere una chiave, allacciare i bottoni, usare una molletta e che se non modificate favoriscono il progredire delle alterazioni delle strutture.
deformità a collo di cigno
deformità a bottoniera
deformità a martello
Come proteggere le proprie articolazioni Posizionare correttamente la mano: ciò significa non lasciare penzolare la mano durante il riposo ma fare attenzione che sia appoggiata rilassata su una superficie piana e che sia in asse con il polso: in questo modo si evitano dolori ed un eccessiva estensione dei tendini e dei legamenti. Se necessario per mantenere in asse l'articolazione è utile l'utilizzo di un'ortesi di posizionamento o di stabilizzazione. La prima viene indossata nei momenti di riposo (notte, pause di lavoro) e permette di mantenere il polso e le dita nella posizione anatomica migliore favorendo la riduzione dell'edema (gonfiore) e del dolore e correggendo la deviazione ulnare. L'ortesi di stabilizzazione invece viene usata nei momenti di lavoro: la sua funzione è di salvaguardare le articolazioni dolenti e di permettere lo svolgimento delle attività quotidiane poiché le dita sono libere.
Fare delle pause: intercalare il lavoro con delle pause permette di salvaguardare le proprie articolazioni; è importante rispettare i propri limiti di affaticabilità. Portare i pesi il più possibile vicino al corpo e con tutte e due le mani o le braccia: questo permette di suddividere il carico su più articolazioni. Non stare in piedi quando si può stare seduti e muoversi di tanto in tanto: stirare, pulire le verdure, lavare sono attività che possono essere svolte comodamente su una sedia regolabile in altezza e in inclinazione (tipo ufficio) Evitare sforzi inutili: meglio trasportare su rotelle o spingere anziché sollevare Imbottire le impugnature per renderle più facili da afferrare e più morbide Usare le leve con bracci lunghi per evitare lo stress articolare alle piccole articolazioni. Come applicare questi principi nella vita quotidiana Alimentazione
Il momento del pasto perde il suo piacere per la persona affetta da artrite reumatoide a causa del dolore e delle difficoltà causati spesso dall'uso delle posate. Per rendere più facile la presa è consigliabile l'utilizzo di un "coltello a elle" o "angolato", con manico verticale che permette di mantenere nella corretta asse la mano e di sfruttarne la forza. Sul cucchiaio e forchetta, già di un metallo leggero, è meglio infilare nell'impugnatura un'imbottitura di gommapiuma che la renda più confortevole e prevenga le deformità delle dita.
Bicchiere ergonomico
Coltello a "elle"
Il bicchiere è bene che sia leggero e che permetta di mantenere in asse le dita: fare attenzione ad aderire il palmo alla superficie e di non afferrare solo con le falangi! Il modello più funzionale è un bicchiere tipo calice con un'impugnatura più grossa della norma. Anche l'uso della tazzina è particolarmente traumatizzante per il polso e le dita a causa della presa termino-laterale del manico: è consigliabile in questo caso l'utilizzo di entrambe le mani. Da tener presente il modo di alzarsi dalla sedia: evitare di usare i pugni sui bordi laterali; preferire una sedia con i braccioli imbottiti, su cui appoggiarsi tenendo la mano in linea col braccio e sfruttare il peso del corpo spostandolo leggermente in avanti: non caricare solo sulle braccia! Abbigliamento E' preferibile utilizzare indumenti comodi e allacciabili anteriormente. Maggiori difficoltà sono rappresentate dai bottoni e dalle cerniere: se non è possibile eliminarli sostituendoli con del velcro, soluzione più funzionale, si può utilizzare un infilabottoni e inserire un anello o un laccio per l'indice al gancio della zip. Per i ganci del reggiseno conviene utilizzare quelli aperti anteriormente o quelli sportivi che si infilano dalla testa. Quando sono presenti limitazioni articolari alle ginocchia e alle anche e la diminuzione della forza alle mani rende faticoso l'abbigliamento della parte inferiore del corpo è possibile inserire dei lacci interni a mutande, pantaloni o gonne da usare inserendo le quattro dita lunghe e non solo il pollice e l'indice. Per le calze vengono spesso consigliati gli infilacalze. Le scarpe è bene che siano morbide, con chiusura a velcro, con plantare su misura. Igiene Da questo punto di vista il modo per salvaguardare le proprie articolazioni e risparmiare energia consiste nell'attrezzare il bagno con maniglioni che facilitino l'entrare e uscire dalla vasca e installare un'asse o un seggiolino per vasca L'igiene personale quotidiana solitamente non crea grosse difficoltà, ma nel rispetto delle piccole articolazioni delle mani rimane il principio di ingrossare le impugnature (spazzolino da denti, spazzola/pettine) e di premere piuttosto che schiacciare (per il dentifricio appoggiare il tubo su una superficie piana e appoggiare il palmo per far uscire il prodotto ma è meglio scegliere il dispenser a pressione piuttosto che quello con il tappo). Per l'igiene del corpo è più comoda la doccia alla vasca: per entrambi esistono comunque delle facilitazioni che permettono di svolgere le operazioni in sicurezza; innanzitutto per evitare sforzi inutili è consigliabile applicare al muro dei maniglioni che facilitino l'entrata e l'uscita dai suddetti sanitari e i tappetini antiscivolo. Per la vasca, qualora sia difficile sedersi sul fondo, esistono seggiolini che permettono di rimanere a mezza altezza o assi che vengono fissate alla stessa altezza del bordo. Per la doccia è possibile fissare al muro seggiolini ribaltabili o usare sedie da doccia. L'impiego di questi ausili non solo è indispensabile per la persona con difficoltà per potenziare la sua autonomia, ma diventa un importante mezzo di sostegno per chi si prende cura del malato quando questo necessita di assistenza. Cucina Statisticamente sono le donne ad essere più colpite dalle malattie reumatiche ed è consuetudine (a parte rare eccezioni) che sia la donna ad occupare maggior parte del suo tempo in questo ambiente domestico. Le attività e i gesti svolti in cucina sono spesso causa di sovraccarichi articolari che comportano stanchezza, dolori e rischiano di riacutizzare infiammazioni alle strutture. E' fondamentale conoscere quali sono le modalità utilizzate e come correggerle per preservare le articolazioni. Innanzitutto, tenendo conto di quanto detto all'inizio sul trasporto dei carichi, bisogna ricordarsi di portare le pile di piatti o le pentole piene (e fredde) vicino al corpo con tutte e due le mani, distribuendo così il peso e lo sforzo in
modo più uniforme. Quando è possibile, utilizzare un carrello per i trasporti delle vivande o degli oggetti, come pure per la biancheria da stendere o da spostare dopo averla stirata. La cucina è un ambiente in cui si sta molto in piedi e dove le capacità manuali assumono un ruolo fondamentale: è fondamentale sapere dosare gli sforzi evitando gli spostamenti ed i movimenti superflui: fare quindi delle pause durante il lavoro e posizionare gli oggetti utili in modo da raggiungerli con facilità. Ad esempio può essere funzionale riporre i mestoli o le posare in un contenitore su un ripiano piuttosto che aprire e chiudere spesso i cassetti. Tutti i manici vanno imbottiti con tubi di gomma e vanno impugnati facendo aderire il palmo, non solo con la punta delle dita, mantenendo in asse il polso. Per non sforzare la mano è meglio fissare il recipiente su un tappetino antiscivolo; quest'ultimo è molto utile anche per bloccare i barattoli, i vasetti o la caffettiera quando li si deve aprire poiché permette di risparmiare lo sforzo della mano che tiene l'oggetto. In queste operazioni ci si può aiutare anche facendo peso con il corpo. Per i tappi delle bottiglie o i tubetti usare lo schiaccianoci o l'apribottiglie che sfruttano il principio delle leve. Per sbucciare le patate o le carote non usare il coltello ma il pelapatate con lama perpendicolare al manico e da direzionare via dal corpo: in questo modo oltre a mantenere la mano in una posizione corretta non si sollecita la deviazione ulnare. Un'azione che spesso provoca disagio alle donne con problemi alle articolazioni delle mani è scolare la pasta perché il peso e la posizione che viene richiesta crea una sollecitazione negativa di polso e dita: una soluzione a cui spesso si arriva è l'utilizzo della pentola che ha al suo interno lo scolapasta e che quindi procura solo lo sforzo di impugnare ed alzare quest'ultimo. Un'altra possibilità è appoggiare la pentola sul bordo del lavandino. Non solo ausili specifici contribuiscono quindi a salvaguardare le strutture articolari: già gli elettrodomestici che normalmente sono presenti nelle case sono un buon aiuto. L'utilizzo dello spremiagrumi, del tritatutto, della lavastoviglie oltre a far risparmiare il tempo (primaria funzione per tutti noi) contribuisce ad un'importante economia articolare. Lavori domestici Considerando le principali faccende domestiche, spesso oltre alla modalità di prensione, ciò che occorre è il cambiamento di alcuni strumenti di lavoro che permettono la modificazione della presa e quindi la correzione della posizione della mano. Anche in questo caso vale il principio delle pause frequenti e dell'organizzazione del tempo, in modo da non svolgere i lavori più pesanti in tempi ravvicinati. Lavare: aprire e chiudere i rubinetti comporta una sollecitazione a livello del polso e delle dita: dal momento che si tratta di un'azione che viene svolta spesso durante il giorno è bene che si faccia attenzione a non stringerli forte. Il consiglio è quello di sostituire il rubinetto con il miscelatore oppure di utilizzare un impugnatura con manico che si fissa e che sfrutta il gioco delle leve. Per lavare i pavimenti, attività solitamente molto faticosa sia per lo strizzare lo straccio che per sollevarlo dal secchio usare lo straccio lavapavimenti tipo "mocio" con l'apposito secchio per la strizzatura che evita tali azioni. Per strizzare un'alternativa è girarlo attorno al rubinetto e torcerlo con tutte e due le mani nella stessa direzione. Nell'estrarre i panni dalla lavatrice, meglio quella con apertura anteriore: permette di stare seduti davanti e di estrarre i panni con la presa piena facendoli scivolare nel recipiente. Portarlo fino allo stendipanni con un carrello o un "portavasi con rotelle". Nell'estrarre i panni dalla lavatrice, meglio quella con apertura anteriore: permette di stare seduti davanti e di estrarre i panni con la presa piena facendoli scivolare nel recipiente. Portarlo fino allo stendipanni con un carrello o un "portavasi con rotelle". Usare le mollette aprendole col palmo o, meglio ancora, utilizzare quelle che si infilano, senza molla.
Stirare: questa attività è bene che sia svolta in posizione seduta, possibilmente su una sedia regolabile in altezza, tipo ufficio. Il ferro da stiro dovrebbe avere un'impugnatura verticale, per evitare la deviazione del polso: in questo caso spesso la si costruisce artigianalmente con un tubo di plastica imbottito e fissato sul manico tradizionale. Non tenere il tessuto solo con pollice e indice, ma appoggiare la mano sopra il bordo del capo, mantenendola in linea col polso. Tempo libero L'attenzione verso le proprie articolazioni è bene che avvenga anche al di fuori delle mura domestiche: se all'inizio può essere considerato un impegno gravoso modificare le proprie abitudini occorre prendersi tempo e provare a mettere in pratica queste informazioni volta per volta. Così, se si ha l'abitudine di leggere, piuttosto che tenere il libro o la rivista in mano, è meglio appoggiarla su un
cuscino(se si è a letto), su un tavolo oppure usare un leggìo. Per le chiavi esistono delle impugnature apposite che fungono anche da portachiave e che permettono una presa a mano piena. Se si vuole giocare a carte bisogna tener presente che la posizione che si assume stanca le articolazioni delle dita: meglio l'uso di un portacarte, costruito in legno o in commercio in plastica leggera. Per scrivere, imbottire la penna con il tubo di gomma o utilizzare le apposite impugnature o la penna per reumatici. Tutte hanno la stessa funzione di accogliere meglio le dita evitando posizioni errate.
Sono moltissimi i gesti e i movimenti svolti quotidianamente che contribuiscono a sovraccaricare le articolazioni. È importante comprendere i principi che puntano a proteggerle e provare ad applicarli volta per volta nella vita quotidiana.
Laura Villabruna nelle malattie reumatiche