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TRASCRIZIONE Nº 47 RADIO 3 SCIENZA ORE 11:30 DATA 14/11/2007
PIETRO GRECO (CONDUTTORE): E' dunque in discussione al Parlamento Europeo una proposta che è quella che gli esperti chiamano di pubblicità diretta al consumatore da parte delle industrie farmaceutiche e riguarda, appunto, la possibilità di pubblicizzare direttamente anche i farmaci che vengono venduti dietro ricetta medica. Questa possibilità è data solo in due grandi Paesi del mondo occidentale - che sono gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda -, ma è una possibilità che viene negata altrove. Ma, appunto, al Parlamento europeo è in discussione; lo stesso Parlamento europeo che aveva respinto questa possibilità nel 2002. Il problema ci sembra un problema importante sia perché riguarda il nostro rapporto consapevole col farmaco di noi consumatori, sia perché riguarda più in generale sempre il rapporto consapevole di noi pazienti o possibili pazienti con la medicina stessa; diciamo, qual è questo rapporto. Ed è per questo che vogliamo discuterne oggi con due grandi, grandissimi esperti, che sono Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e con Claudio Cavazza che è vicepresidente di Farmindustria. E allora, professor Garattini, lei cosa pensa diciamo di questa possibilità? Ci sono alcuni studi che ci dicono che la pubblicità diretta anche di questi farmaci prescrivibili solo dai medici fa aumentare la vendita dei farmaci e fa aumentare, rende più possibile anche un abuso di farmaci.
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SILVIO GARATTINI (DIR. ISTITUTO MARIO NEGRI MILANO): Diciamo che in Europa arriviamo sempre tardi perché negli Stati Uniti proprio in questi tempi si sta discutendo sulla reale utilità, anzi sui considerevoli svantaggi che sono stati determinati dal mettere a disposizione dell'industria questa possibilità di comunicazione diretta con il pubblico. Quindi, io sono..., penso che non sia una buona idea perché, diciamo, non mi sembra giusto che chi abbia interesse nella vendita di un prodotto che non può venire direttamente, ma deve essere mediato attraverso il medico, si rivolga direttamente al pubblico; perché questo crea confusione poi nei rapporti fra medico e paziente. Ritengo che, invece, sia legittimo il desiderio di avere informazioni e di darne il più possibile, per quanto riguarda i farmaci; però queste informazioni è bene che vengano messe a disposizione da parte di enti pubblici o comunque di enti indipendenti. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Ecco, Claudio Cavazza, invece la sua posizione in qualità, diciamo, di imprenditore del settore farmacologico e vicepresidente di Farmindustria, qual è? Lei è favorevole o contrario a questa possibilità? CLAUDIO CAVAZZA (VICEPRES. FARMINDUSTRIA): Ma io, fondamentalmente, sono d'accordo con il professor Garattini col quale abbiamo cominciato a discutere, credo, 35 anni fa mi pare...! Ma non di questo argomento; di altri argomenti che riguardavano i farmaci. Credo che il farmaco abbia sempre un contenuto tecnico che deve restare in mano ai tecnici, non può essere volgarizzato; credo che possono essere utili delle campagne di sensibilizzazione per riconoscere determinati sintomi di malattia del paziente, ma non possono essere collegati col suggerimento di una terapia che deve restare in mano al medico, assolutamente. Il farmaco è un bene prezioso e non può essere un bene di
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consumo e quindi deve essere mantenuto nell'ambito della conoscenza e del rapporto fra medico e paziente. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Ecco, professor Garattini, si dice che questa..., questa possibilità insomma, lì dove viene utilizzata, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Nuova Zelanda, non solo influenzi, come dire, il malato, il consumatore di farmaci e lo spinga in qualche modo a fare uso enorme e grande e, diciamo, talvolta abuso di farmaci, ma in qualche modo influenzi anche il medico che si sente spinto in qualche modo a prescrivere di più i farmaci. SILVIO GARATTINI (DIR. ISTITUTO MARIO NEGRI MILANO): Sì, in effetti questo è il risultato perché, diciamo, nessuno spende soldi in pubblicità senza avere dei ritorni e quindi già oggi esiste spesso una pressione forte da parte del paziente perché il medico faccia delle prescrizioni, anche quando magari non sono necessarie; quindi queste prescrizioni, queste pressioni, diventerebbero addirittura molto più intense e addirittura finirebbero per indicare al medico il nome del farmaco che gli deve essere prescritto. Insomma, questo tende molto a falsare i rapporti di fiducia reciproca che ci devono essere fra il medico e il paziente. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Ecco, Claudio Cavazza, lei è esperto; la sua posizione personale e possiamo dire che questa sua posizione è anche la posizione di Farmindustria in Italia e dell'industria farmaceutica in Europa? CLAUDIO CAVAZZA (VICEPRES. FARMINDUSTRIA): Sì, direi che l'industria farmaceutica in Europa ha, generalmente, questa posizione; teniamo conto che questa possibilità negli Stati Uniti è già consolidata da un lungo periodo di tempo, quindi loro sono abituati a questo tipo di pubblicità; che qualche segno positivo può anche averlo nel fare riconoscere la
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validità di certi trattamenti, però son d'accordo col professor Garattini che indubbiamente il rapporto fra medico e paziente viene inficiato. A parte il fatto che il paziente oramai, via Internet o altrimenti, può procurarsi il farmaco da solo il che sarebbe ancora più pericoloso! Quindi la pubblicità per farmaci di uso quotidiano e di piccola patologia può essere fatta per suggerire il disinfettante o il topico per una piccola escoriazione, ma per le grandi patologie ritengo inopportuno che venga utilizzato il mezzo pubblicitario. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Ecco, ci scrive, per esempio, il dottor Mario Di Leo, che lavora al Policlinico Gemelli; in una e-mail, il dottor Di Leo - che fra l'altro ha scritto un libro che si chiama "Malati di farmaci", edito da Editori Riuniti - ci scrive... - lui fa parte di un gruppo che si chiama "No grazie, pago io", che è un'associazione che rifiuta qualsiasi tipo di rapporto, diciamo, di tipo "do ut des", con l'industria - e lui dice: la pubblicità dei farmaci prescrivibili con ricetta sarebbe un ulteriore trionfo della lobby farmaceutica. C'è questo rapporto, diciamo, c'è questa forte presenza di una lobby farmaceutica in Italia e in Europa, a suo avviso, professor Garattini? SILVIO GARATTINI (DIR. ISTITUTO MARIO NEGRI MILANO): Beh, certamente come per tutte le corporazioni anche per l'industria farmaceutica c'è una lobby come c'è per l'industria dell'energia o per l'industria di qualsiasi altro tipo. Questa lobby non mi pare però che abbia fatto della pubblicità al pubblico uno dei suoi, diciamo..., una delle sue bandiere principali; mi pare che siano altre le cose si vogliono avere. Quindi, non mi pare di vedere una grande pressione; anche perché, diciamo, poi l'industria farmaceutica ha tanti altri mezzi per rivolgersi al pubblico attraverso i mass media che oggi sono molto sensibili a
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tutti i problemi che riguardano la salute e quindi anche i farmaci. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Ecco, Claudio Cavazza, lei si ritiene in qualche modo chiamato in causa da questa… CLAUDIO CAVAZZA (VICEPRES. FARMINDUSTRIA): No, assolutamente. No perché io sono personalmente contrario alla pubblicità al pubblico diretta, quindi concordo con il professor Garattini, è un mezzo che non deve essere utilizzato insomma. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Quindi possiamo dire che in Europa almeno non c’è una spinta sia da parte del settore scientifico-medico, sia da parte della stessa industria farmaceutica. CLAUDIO CAVAZZA (VICEPRES. FARMINDUSTRIA): Sicuramente dal settore medico no, perché si sentono un po’ scalzati. Dall’industria farmaceutica credo che ci possa essere una velleità di alcune aziende perché sono abituate al sistema americano, ma non credo che venga esercitata alcuna pressione per questo, non è un problema prioritario. Noi abbiamo altri problemi che è la qualità del farmaco, il riconoscimento della ricerca, il riconoscimento di una maggiore tutela brevettuale, impedire che prodotti provenienti da mercati come India e Cina con materie prime non controllate giungano sul nostro mercato, come è stato denunciato pochi giorni fa dal New York Times. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Bene. Io ricordo il numero di telefono per poterci inviare sms e quindi intervenire in diretta in trasmissione: 3355634296. Sto parlando della possibilità di fare pubblicità diretta ai consumatori, ai pazienti, dei farmaci da parte delle industrie. Abbiamo con noi Silvio Garattini, direttore dell’istituto di ricerche
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farmacologiche Mario Negri di Milano, e Mario Cavazza, vicepresidente di Farmindustria. C’è una convergenza di entrambi nel dire no, non è necessario, non è una strada utile quella della pubblicità diretta. Il rapporto tra paziente e farmaco è bene che sia mediato dal medico. Ma allora possiamo allargare il discorso perché ci troviamo da questo punto di vista in questo rapporto tra pazienteconsumatore diciamo, ma soprattutto paziente, e farmaco e medicina in una era relativamente nuova, in una era che potremo definire dell’informazione enorme. Il paziente quando va dal medico per farsi prescrivere un farmaco o per farsi fare una diagnosi, prescrivere una cura, in genere ci va ormai sempre più enormemente informato perché attinge a tutta una serie di informazioni che sono disponibili in rete, piuttosto che su riviste e quant’altro, quindi viviamo nell’era della grande informazione. Questo come deve essere gestito professor Garattini, questo nuovo rapporto tra paziente, medico e informazione? SILVIO GARATTINI (DIR. ISTITUTO MARIO NEGRI MILANO): Beh, io credo molto nella informazione, cioè credo nel fatto che il paziente debba trovare tutte le informazioni che vuole. Deve anche lui però cercare di sviluppare un po’ di spirito critico perché è bene essere informati, ma bisogna sempre avere un po’ la riserva mentale di sapere che uno ha informazioni in un campo in cui non è esperto e quindi, insomma, e quindi anch’io mi informo, che so io, se mi informo, per fare un esempio, sulle automobili è chiaro che devo però essere sempre consapevole che non ho la competenza finale per poter giudicare. E’ per quello che l’informazione mi rende più attrezzato per poter poi andare a chiedere all’ esperto, in questo caso il medico, cosa devo fare, come devo farlo, se è opportuno, se non è opportuno, prendere questo o quel farmaco per rimanere nell’esempio; quindi informazione certo il paziente la può raccogliere come ritiene più opportuno, deve essere critico e deve pensare che il medico
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a cui si rivolge è comunque uno che professionalmente ne sa più di lui magari non in termine di informazioni, ma in termini di giudizio. Almeno si spera che sia così. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Ecco, Claudio Cavazza, in questo rapporto tra medico, medicina, informazione e paziente quale ruolo può giocare l’industria farmaceutica? CLAUDIO CAVAZZA (VICEPRES. FARMINDUSTRIA): L’industria farmaceutica è un’industria, come diceva il professor Garattini prima, come tutte le altre. Però ha una responsabilità maggiore rispetto alle altre, una responsabilità nei riguardi dei pazienti e nei riguardi dei medici e della salute pubblica, quindi le notizie che deve dare non devono essere mai gonfiate perché c’è una tendenza, purtroppo del mondo attuale, nel drammatizzare sia i fatti negativi, ma anche le speranze perché uno dei fattori che io trovo molto distorsivo è che qualsiasi scoperta, per quanto rivoluzionaria, è molte volte una scoperta di base che darà inizio ad una ricerca che alla fine si spera possa portare a dei risultati positivi, quindi non vorrei che la stampa o la televisione certe volte utilizzino queste notizie per fare veramente clamore e suscitare speranze in pazienti che ancora non sono curabili. Parlo della terapia genetica, delle staminali, di vaccini anti-cancro che ancora non hanno una validità scientifica ben riconosciuta. Questo è un problema che ci può essere, di non suscitare facili speranze. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Professor Garattini, per chiudere, se noi potessimo dare un consiglio al Parlamento europeo con molta modestia, ma insomma… cosa potremmo dire rispetto a questa esigenza di migliorare l’informazione e lo spirito critico nei rapporti dell’informazione medica?
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SILVIO GARATTINI (DIR. ISTITUTO MARIO NEGRI MILANO): Io direi che il Parlamento europeo potrebbe fare (...) perché tutte le agenzie nazionali dei farmaci, che riguardano il farmaco, mettano in atto programmi per informare il più possibile il pubblico e quindi anche i pazienti. E dovremmo anche dire che insomma non si lascino lusingare dall’idea di aumentare la pubblicità che già esiste in varie forme anche per i prodotti che invece devono essere sotto prescrizione medica. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Claudio Cavazza, in pochi secondi, possiamo dire che Claudio Cavazza personalmente, la Farmindustria italiana è contraria a questa possibilità di pubblicità dei farmaci prescrivibili? CLAUDIO CAVAZZA (VICEPRES. FARMINDUSTRIA): Sì, sì, siamo contrari sui farmaci prescrivibili. Invece libertà di pubblicità per le patologie minori e per i farmaci utilizzati già da decine di anni dal pubblico. PIETRO GRECO (CONDUTTORE): Bene. Noi speriamo che qualcuno del Parlamento europeo sia in ascolto, ma nel caso lo faremo sapere anche ai nostri rappresentanti a Strasburgo. Io ringrazio il professor Silvio Garattini, ricordo direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, e ringrazio Claudio Cavazza, vicepresidente di Farmindustria.
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