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Marzo/Aprile 2008 – n. 14
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Marzo/Aprile 2008 - n. 14
RICORDO DI SR. ANGELA MARIA CABERLON Nata a Bassano del Grappa (VI) l’8 Marzo 1936 Deceduta a Roma il 1° maggio 2008 Carissima Sr. Angela, è con te che oggi vogliamo cantare il Magnificat, per ringraziare il Signore per tutte le meraviglie che Egli ha operato in te nel corso della tua vita. E’ proprio Maria, che nel primo giorno di maggio, mese a Lei dedicato, ti ha preso per mano perché con Lei e come Lei potessi godere di quella pace e di quella gioia senza fine, incontrandoti con il tuo Signore, a cui hai consacrato la tua vita. Il tuo sì ripetuto e rinnovato ogni giorno ha delineato la tua vita fatta di offerta, di donazione e di servizio a Dio ed ai fratelli.
“Eccomi : sono la serva del Signore” “L’anima mia magnifica il Signore”
L’entusiasmo e la gioia hanno intessuto il lento scorrere della tua vita, felice di aver trovato la “perla preziosa”, il tuo” vero tesoro” in Gesù, tramite la Vergine Santa. I dolori, le sofferenze e le prove di una lunga malattia non hanno scosso le tue fondamenta, perché poggiate sulla roccia. La Parola di Dio e la sofferenza hanno alimentato la tua fede e la tua disponibilità per ripetere: Signore, che vuoi che io faccia? Questo atteggiamento ha scolpito in te dei tratti particolari: il sorriso, la bontà, la delicatezza e lo spirito di servizio. Ti sei lasciata plasmare dal Signore mettendoti alla scuola di Maria, per diventare con Lei e come Lei educatrice di fede, nella missione che la Congregazione ti ha affidato. Sei passata nelle varie comunità, espletando tanti servizi come catechista, come educatrice nella scuola e nella premurosa accoglienza, ecc. lasciando la tua impronta per la tua mitezza, responsabilità ed amore straordinario verso coloro a cui eri inviata.
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Quanto hai amato i bambini! Molti genitori spesso non ricordando il tuo nome dicevano: “Dov’è quella Suora che sorride sempre ed è tanto buona?”… Qualcuno aggiungeva con un compiaciuto ed affettuoso sorriso “Quella suora tanto buona, troppo buona…”. Sì, di fronte anche ai più irrequieti e turbolenti bambini avevi una grande pazienza e sempre un attenuante al loro comportamento. Bisognava capirli, dicevi… Hai sempre catturato la loro simpatia e soprattutto hai fatto loro sperimentare la bellezza del volto di Dio-Padre, icona di bontà e di misericordia. Questo valeva anche per gli adulti: il tuo giudizio, sempre estremamente positivo, ti permetteva di accogliere tutti con serenità, rispettando le diversità. Di fronte alle necessità eri sempre pronta a dire: Eccomi! La fragilità della salute non ha lenito la tua generosità ed il tuo grande desiderio di essere dono per tutti. Amavi tantissimo frequentare la Parrocchia, perché la sentivi come luogo di convocazione e di incontro e di comunione con tanti fratelli; ti piaceva rendere servizio sia per l’animazione liturgica che per preparare l’altare, perché tutto fosse veramente degno della Casa del Signore. Cara Sr. Angela, già dalla tua giovinezza, nelle varie case dove sei stata, veniva sottolineato in te una particolare predilezione per i piccoli, per gli ammalati e per i poveri. Come Maria correvi là dove c’era qualcuno in difficoltà da curare, da consolare e da amare. Sentivi così la missione marianista e prolungavi la materna carità di Maria verso i più bisognosi. Amavi la vita e tutte le sfumature delle varie realtà rivestendole sempre e comunque dei colori della Speranza e dell’Amore. Cercavi, con ammirazione e stupore, nei piccoli segni della natura, nella più piccola gemma, nel bocciolo del fiore o nel volto di un bambino, la bellezza del Creatore e delle creature. Ecco da dove sgorgavano, pur nelle sofferenze più acute, il tuo sorriso e la tua attenzione per non creare disagio, sempre pronta a ringraziare ed a scusarti… Hai molto amato e sei stata tanto amata ed accompagnata con l’affetto e la preghiera da tutte le tue sorelle sparse nel mondo. Specialmente in questo ultimo anno risuonava come un’eco: Come sta la nostra Sr. Angela? La tua famiglia naturale: Vanni, tuo fratello e Fernanda, tua cognata, con il largo stuolo di nipoti e nipotini ti hanno seguito con tanta cura ed amore: sono stati al centro del tuo cuore, così universale e così traboccante d’affetto. Grazie infinite a tutti e ad ognuno. Un grazie particolare va alla Comunità di Casa Adele, dove hai avuto la gioia di vivere, anche se limitatamente in Comunità ed in comunione con le tue sorelle. Lì hai avuto tante attenzioni e delicatezze da ogni suora. Il Signore ha permesso che tu avessi questa consolazione, perché la tua pace e la tua serenità rifiorissero e si cementassero. Tutti si sono stretti accanto a te per condividere spiritualmente le tue prove e giungere oggi al grande gaudio della Pasqua, della tua Pasqua. Sono tanti i sentimenti che proviamo e la commozione che ci avvolge. Umanamente sentiamo il dolore del distacco, ma anche la serenità della Speranza e della certezza della fede. Siamo sicure che hai raggiunto la dimora da te sospirata e che il Signore ti ha preceduto per prepararti “un posto” . Con te vogliamo ripetere: “Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore”! Facciamo nostre le tue invocazioni a Maria da te spesso pronunciate, come autentica Figlia di Maria: “O Maria, Madre mia, ottienimi la perseveranza e la vita eterna…” “O Maria, Madre di misericordia, io sono tutta tua: sii per me la porta del Cielo, oggi e nell’ora della mia morte…” Grazie, o Signore di averci donato la nostra carissima sorella Angela, preziosa ai tuoi occhi e ad ognuna di noi che l’ha frequentata. Ciao e grazie carissima Sr. Angela Sr. M. Laura Betti
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Grazie ancora una volta Signore per sr. Angela, è passata in mezzo a noi, leggera, laboriosa, umile, senza urtare nessuno, ma rendendo più facile e sereno il cammino di ogni sorella. Delicata come il profumo dei fiori che preparava per la Tua Casa, ci rasserenava con il suo costante e contagioso sorriso. Il suo discreto ed umile servizio rispecchiava la premura e l’amore di Maria, Mamma nostra. Maria le spalanchi ora la Porta del Cielo e con sollecitudine l’accompagni vicino a suo Figlio Gesù. Sr. M. Grazia Folli *
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Apprendo con immensa tristezza e dolore la morte della nostra carissima Suor Angela Caberlon! Ho il cuore addolorato per il grande e meraviglioso ricordo che ho di Suor Angela! Una donna di grandissima fede, di un amore meraviglioso per Maria, la sua cara e dolce Madre, che tanto ha amato fino all'ultimo respiro. Di Suor Angela porto dentro di me la figura di un’autentica consacrata che ha fatto della sua vita un dono e un sacrificio per Gesù e Maria! Pregherò per lei, offrirò per lei l'Eucaristia e l’affido a Maria, Madre Amorosissima e Porta del Cielo! Fr. Giuseppe Salvatore
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Suor Angela Maria Caberlon il 1° maggio ha raggiunto la schiera delle Marianiste, che l'hanno preceduta al cospetto di Madre Adele. La sua dipartita è stata in punta di piedi, perché non voleva dare disappunto e fastidio alle sue consorelle, volendo anzi mostrare loro quanto le amasse e vivessero sempre più unite nel nome di Maria. Personalmente ho avuto l'onore di conoscere la dolce suor Angela e di lei ammirare le sue grandi doti. Oggi, più di ieri, la sua luce illuminerà il cammino religioso delle sue sorelle marianiste. Lasciando questa "valle di lagrime" sarà salita fino al Trono dell'Altissimo; da Lui avrà avuto l'incarico d'essere l’Angelo Custode, delle sorelle marianiste, veglierà su tutte loro senza lasciarle mai. Il Signore dall'alto del suo trono permetterà che tutte le loro vite siano piene di soddisfazioni, anche se incontreranno difficoltà. Suor Angela le proteggerà e le stringerà forte nel suo cuore. Io porterò indelebile il suo ricordo e la pregherò sempre, affinché l’operare e il vivere delle suore sia sempre pieno di soddisfazioni e di riuscite. Ciao, cara Suor Angela, ricordati che ti sarò infinitamente vicino con tutto il mio affetto. Ti abbraccio Giuseppe Brasca
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RICORDO DI PADRE GIACOMO UBBIALI Padre Giacomo ci guarda dalla foresta del cielo Padre Giacomo Ubbiali, 74 anni è morto un mese fa. Era il giorno in cui la Chiesa ricordava il terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II. A Genova, dove c’è la casa della Società Missioni Africane, ho sentito qualcuno sussurrare: è morto un grande missionario… Li per li non ci ho fatto caso… Sapevo di padre Giacomo. Sapevo del suo amore per l’Africa e del suo cuore rimasto là, anche quando la malattia lo ha portato in Italia. Ma tornando a Bergamo, quella parola raccolta dalle labbra di un anziano missionario in lacrime, mi sono detto: “Noi bergamaschi abbiamo proprio tantissime figure belle e straordinarie. Forse non ce ne rendiamo conto. Consideriamo questa ricchezza un fatto normale”. Anche padre Giacomo, per i più, è un missionario, come tanti. Uno della folla di missionari bergamaschi che testimoniano il Vangelo nel mondo. Non rappresenta una novità. Su di lui, come in genere sui missionari e sui preti, le luci della ribalta restano spente. Essi, per altro, non la cercano. Hanno altro a cui pensare. La loro vita è per il Signore e per i poveri del mondo: per i poveri materialmente e per i poveri nell’anima. Le mani La prima volta che l’ho incontrato ho guardato le sue mani. Padre Giacomo non ha dimenticato la pianura dove è nato… Le sue mani sono come quello del fratello Gianni: mani grandi e forti, mani tenere e sicure. In quaranta anni di Africa, le mani di padre Giacomo hanno disboscato ettari di foreste, hanno piantato alberi e li hanno potati, hanno atteso i primi germogli e hanno vigilato sulla loro crescita. Le sue mani hanno preparato il terreno di molti cuori ad accogliere il seme del Vangelo. Ciò che padre Giacomo aveva imparato in famiglia, gli è venuto spontaneo e normale viverlo sul piano del ministero. L’annuncio del Vangelo è stato per lui come un piantare alberi. Ovunque è stato, in Benin e in Costa d’Avorio, ha seminato la fede:una fede forte, resistente, e sincera che sapeva conquistare anche i lontani. Ha accompagnato la crescita nella fede di tante persone. Ha preso spiritualmente per mano i giovani orientati alla vita missionaria, per condurli alla sorgente della fede granitica che egli aveva respirato sulle ginocchia dei propri genitori: una fede concreta, di fatti e di poche parole, perseverante anche nelle prove. Le complicazioni e tutte le riflessioni che vengono dai libri non erano per lui; erano riflessioni buone, che non devono però far dimenticare che credere è in fondo un gesto semplice, un gesto del cuore che si butta, una parola che proclama: Gesù è il Signore, Gesù la nostra Speranza! Da buon contadino e da figlio di contadini, sapeva bene che, per chi semina, ci sono luoghi e tempi cui affidarsi. Se no, il lavoro è vano. Il volto Dopo le mani, il volto. Il volto di padre Giacomo si presenta come nella foto di questa pagina, luminoso e sereno, innamorato della sua vocazione, contento del suo ministero, generoso come nella più pura tradizione bergamasca… E’ stato il primo seminarista italiano a entrare nella Società Missioni Africane e da missionario ha amato e fatto amare la Chiesa africana. L’ultima volta che l’ho visto, mi ha confidato di essere grato alla sua famiglia, alla sua terra, alla sua diocesi… Grato per che cosa? Per la fede ricevuta. I familiari lo sanno e lo possono attestare: “era un missionario determinato, senza mezze misure, con uno sguardo e un sorriso dolci al momento giusto; auto ironico, ma soprattutto con una fede incrollabile”. Ho ripensato al sentimento del confratello di padre Giacomo, al suo pianto per aver perso un grande missionario. Il seme di ieri è il frutto di domani. E’ proprio vero! Padre Giacomo ci ha creduto e la sua vita è fiorita in benedizione, là dove la Provvidenza di Dio l’ha seminata. Don Arturo Bellini (parroco di Verdello,BG)
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AMICI TRA AMICI DA LISSONE… Vorrei ringraziare tutte le suore di Casa Adele, sempre disponibili e deliziose nei nostri confronti, mi sono trovata molto bene, veramente come in famiglia. Per me i giorni trascorsi a Roma, sono stati come uscire un poco dalla routine quotidiana e trascorrere dei giorni in amicizia, oltre che con le mie amiche di Lissone (MI), fare anche conoscenza e dialogare con altre persone, come abbiamo fatto nella serata ricreativa, approfondendo la conoscenza, divertendoci nello stare insieme in allegria. Una riflessione personale! Ci tenevo davvero molto fare il Pellegrinaggio a Roma, in quanto è una città antica e di cultura che riguarda la nostra storia. Fra le bellezze artistiche, santuari, Chiese, Abbazie visitate, desideravo vedere i musei Vaticani e la Cappella Sistina e sono stata accontentata. Le avevo già viste su cartoline e in documenti televisivi, ma vedere dal vivo il capolavoro di Michelangelo, e di altri molti artisti nei musei Vaticani, è stato affascinante ed è grazie anche a questi artisti che, ammirando i loro affreschi, si rinnova la nostra fede e si ripassa la nostra storia cristiana. Naturalmente sono stata contenta di andare di nuovo all'udienza dal Papa, che io ammiro molto. Anche la serata mariana è stata interessante, dove è stato proiettato un video sulla Missione Marianista di Ranchi - India. Faccio parte del gruppo missionario dell'Unità Pastorale di Lissone, ed ogni mese abbiamo incontri decanali, dove ci sono persone che sono state in missione per alcuni mesi o anni e fanno testimonianza e ci documentano la povertà di questi Paesi. Ogni giovedì del mese invece, noi del gruppo dell'Unità pastorale, ci riuniamo per discutere i vari progetti che dobbiamo proporre. Giovedì 10 aprile, al consueto incontro, ho parlato al gruppo della Missione Marianista di Ranchi - India, onde poterla inserire nei vari progetti che proporremo a don Pino per la quaresima di solidarietà del prossimo anno, oppure nel progetto decanale di vendita di riso, che viene fatto nel mese di maggio, come sostegno a micro - progetti missionari. Chissà se l'anno prossimo faremo un altro pellegrinaggio a Roma? Carla *
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…beh che dire, a Roma ci sono stata ormai sei volte (da trent'anni a questa parte), ma sono pronta a tornarci per la 7ª… ottava…nona volta, ecc. ecc. e non poniamo limiti al destino! Ormai è un obbligo, decisamente piacevole, per ricevere le coccole e la simpatia delle care suore di Casa Adele: i loro sorrisi e le loro premure sono impagabili, e, soprattutto, ci sanno sempre indicare l'autobus giusto per le nostre mete. Ormai siamo bravissime a destreggiarci coi mezzi e per noi, povere persone di provincia, non è poco. Inoltre, durante queste nostre vacanze romane, conosciamo sempre nuove e simpatiche persone, come noi, ospiti di Casa Adele e quindi il clima generale è molto piacevole. Per concludere: Roma è sempre bella, troppo bella, incantevoli i suoi tramonti e pure i simpatici Romani. Perciò tutti pronti per la prossima volta… ciaoooooooooooooooo Anna
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Roma.... soprannominata giustamente la città eterna, è sempre bello ritornarci ed ha sempre nuove cose da rivelarci. Visto che ormai ci ritorno da quattro anni con le mie sorelle ed eventuali amiche aggregate. Io la considero la mia gita scolastica annuale, perché lo stare insieme tra noi ci fa ritornare un po' bambine, possiamo chiacchierare e ridere anche delle piccole cose. Mi piace l'accoglienza che riceviamo a Casa Adele dalle ormai “nostre” suore che hanno sempre un sorriso e tanta serenità da trasmetterci. Sul treno di ritorno programmiamo già le tappe della prossima visita. Perciò ci rivediamo il prossimo anno. Ciao. Daniela *
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Proprio così: la nostra gita scolastica, così ci piace chiamarla per questo rito del viaggio in treno, insieme, per quella confidenza complice che si viene a sviluppare, lieve ma non leggera, gioiosa ma non solo, anche seriosa all’occorrenza, condivisione di piccole e grandi cose. La nostra “prima volta” a Casa Adele è stata nel 2004, noi tre sorelle ed un’amica…. Poi, anno dopo anno, magari un’amica mancava all’appuntamento condizionata dalla necessità, ma ecco un’altra se ne aggiungeva, poi un’altra ancora… quest’anno anche dal Friuli due fanciulle si sono aggregate, tutte contagiate dall’esperienza che avevamo trasmessa. Di questi cinque giorni tutto ti resta dentro: lo splendore di Roma nelle sue bellezze più celebrate e in quelle più celate, la sapiente guida di Padre Arturo e le gite “fuori porta” con la premurosa presenza delle suore accompagnatrici, i nuovi incontri a Casa Adele, la gioiosa accoglienza delle “nostre” suore che sanno trasmettere calore e serenità… Ma come rinunciare a tutto questo?… tutte in pista per il prossimo giro…e poi ne abbiamo ancora di compleanni di suor Claudia da festeggiare… non ce li vorremo lasciar sfuggire!! Ciao anche da me Silvana
Sono stata accolta con calore e la cortesia ed ospitalità delle suore di Casa Adele hanno reso lieto il mio soggiorno; il gruppo che era con noi in vacanza era formato da persone molto affabili e simpatiche con le quali abbiamo legato molto. Spero sinceramente l’anno prossimo di poter tornare ed avere ancora un'esperienza come quella di quest’anno. In tale attesa, nel frattempo, ringrazio di cuore, augurando ogni bene.
Rosalba
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DAL FRIULI IN RIMA… Finalmente arrivò il fatidico giorno… per un po’ figli e mariti riuscimmo a levarci di torno!!! Accurata fu la scelta della destinazione, per rivivere della Città Eterna l’emozione! Con un gruppo così ben assortito il divertimento era garantito! Le suore accompagnatrici, persone davvero speciali, quanto a simpatia non hanno rivali! Un’atmosfera di vera pace e serenità: “MA CHI CE LO FA FARE DI ANDARE VIA DI QUA??!!!” Di nuovo abbiamo fatto un tuffo nella storia, ma di architetture e leggende non ne abbiamo certo piena la memoria! Sono cose davvero interessanti, bisogna colmare le lacune mancanti!!! Abbiamo bisogno di una nuova avventura, per continuare ad accrescere la nostra cultura! E’ vero… adesso siamo tornate alla solita routine giornaliera… ma basta una chiamata e allora…. VIA DI GRAN CARRIERA!!!!!!!!!! Amalia e Diana
PELLEGRINAGGIO A LA VERNA Il "grande" Poverello d'Assisi, oltre all'esempio di una vita incomparabilmente santa, ha lasciato “orme” significative in tanti luoghi da lui frequentati, soprattutto nell'Italia centrale. Conventi, eremi e santuari francescani, meta di numerosi pellegrinaggi, sono “oasi” dove regnano silenzio e pace interiore; il clima che si respira, obbliga dolcemente a piegare le ginocchia e sostare a lungo in preghiera e meditazione. A Penna in Teverina (TR) si ha l'opportunità di partecipare ai frequenti pellegrinaggi interparrocchiali, organizzati dal parroco, Don Antonino De Santis, il quale, con generosa amabilità, rivolge sempre l'invito anche a noi suore marianiste. Durante la Quaresima, precisamente l'8 e il 9 marzo’08, siamo andate in pellegrinaggio a La Verna, come preparazione alla Santa Pasqua. Il luogo é dei migliori per un ritiro spirituale e le condizioni atmosferiche, in quella circostanza, diedero un contributo supplementare mandando un'abbondante nevicata. Nei due pomeriggi trascorsi a La Verna, ci siamo uniti alla preghiera della comunità del noviziato: celebrazione dell'Ora Nona, processione dalla Basilica alla Cappella delle Stigmate cantando l'inno a San Francesco. Più tardi c’incontravamo a Santa Maria degli Angeli per il S. Rosario e la preghiera dei Vespri. La giornata si completava con l'adorazione notturna. Lodo e benedico il Signore per la semplicità e grandezza delle sue creature, per il cuore e la mente dell' uomo che si inchina con umiltà di fronte alla grandezza di Dio, per elevarsi, insieme a tanti fratelli e sorelle, alla lode e all' amore verso “l'Altissimo e onnipotente buon Signore”! sr. Marta
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TRIDUO AL CENTRO DI SPIRITUALITA’ di PALLANZA -VB UN AQUILONE AL TRIDUO.. Nei giorni trascorsi a Pallanza, per vivere il Triduo Pasquale, ho sentito veramente di essere un aquilone tra le Sue mani, di essere da Lui guidata nelle Sue rotte…e di accorgermi solo dopo, che tutto è da Lui già meravigliosamente disegnato…che è Lui che tiene il filo e che non lo lascerà sfuggire mai! La paradisiaca cornice di Casa Nazaret, ti permette di immergerti da subito nello spirito giusto, pronta a emozionarti e a lasciarti vibrare, come in questo caso, dal misterioso evento della Passione e Morte di Gesù. Ho potuto sentire veramente il soffio della Sua voce, soprattutto durante la veglia del Venerdì sera quando, nel silenzio della cappella, mi sono potuta godere quello spazio tra me e Lui… lasciarmi scuotere l’anima in cerca di risposte, fino ad arrivare ad immaginare la grande sofferenza da Lui provata negli istanti prima di morire. Lui ha permesso, a questo agitato aquilone, di trascorrere anche gioiosi momenti di fratellanza con gli altri partecipanti al triduo, in particolare durante i pasti, di sentirsi parte di una grande famiglia, di poter conoscere persone speciali che volano nel Suo cielo. Auguro a tutti, ma in particolare ai giovani come me, di ritagliare nella loro vita degli spazi come questo, per conoscere sempre più Colui che tutto può…Colui che riesce a farti volare alto…!!! Stefania Cinelli *
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E’ la prima volta che vivo il Triduo Pasquale nella comunità di Pallanza, tra le Sorelle e i Fratelli, laici, nostri amici o conoscenti. Questa esperienza mi sprona a rivolgermi al Signore con senso di profonda gratitudine: “Signore, come si fa a non amarti? Tu ci avvolgi, ci colmi di amore, sei in noi e offri continuamente la Tua vita per noi. Davanti a questo immenso amore ci sentiamo piccoli come Maria e prostrati tenendoci per mano, ci amiamo, sostenendoci a vicenda e camminando insieme nel servizio. Il dono più grande che abbiamo ricevuto dal Padre, Onnipotente e Provvidente, dopo quello di Maria, nostra Madre, è quello della comunità, è il sentirti accolta, amata, sostenuta in ogni necessità; ti fa esclamare con Maria: «Magnifica il Signore anima mia!» Sr. M. Grazia Folli
VIVA LA CITTA’ DEI RAGAZZI Dopo sei mesi di una così bella esperienza, sono contenta di condividere con voi la nostra vita del sabato. Il sabato è un giorno molto impegnativo, sia per i ragazzi, sia per gli educatori; per questo motivo, rimango con loro tutta la giornata. La Città dei Ragazzi è una comunità locale aperta al mondo, accoglie numerosi ragazzi, circa 70, dei quali l’80% provengono da varie nazioni, dall’Afghanistan, dal Marocco, dall’Albania, dalla
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Romania, dalla Moldavia, dal Bangladesh, dalla Nigeria, dall’Etiopia, dall’Iran, dall’ India, da Capo Verde, da Sierra Leone, sono più di dieci nazionalità. Il metodo educativo della Città dei Ragazzi si incentra sull’autogoverno teorizzato e vissuto da Monsignor Carroll. L’autogoverno è ancora oggi, uno strumento straordinario per educare i ragazzi ad essere cittadini responsabili e democratici. Mediante questo metodo i ragazzi imparano a vivere in gruppo, a lavorare con gli altri per raggiungere uno scopo comune, a rispettare le regole di una convivenza civile, ad acquisire un comportamento responsabile nei confronti degli altri, della comunità e della società stessa. Essere cittadino all’interno della Città dei Ragazzi coincide con l’essere un uomo perfettamente inserito nel contesto della vita, consapevole dei diritti e dei doveri, non solo di quelli personali o collettivi, ma anche dell’ambiente. Ogni ragazzo partecipa all’assemblea tre volte a settimana; infatti i ragazzi si radunano in sede, con la supervisione del sindaco (che è un ragazzo eletto dai compagni) per discutere, confrontarsi e valutare insieme le modalità organizzative della cittadina. Durante l’assemblea i ragazzi sono chiamati a rendere conto ai loro compagni delle responsabilità loro affidate, ad ascoltare le eventuali critiche, a prenderne atto e a chiedere pareri e consigli. L’assemblea è un eccellente luogo che permette ai singoli ragazzi di riflettere, di rispettare il pensiero degli altri e di prendere iniziative. Durante l’assemblea nessuno può prendere la parola, o parlare senza l’ordine del sindaco. L’assemblea è sacra per ciascun cittadino. Il fatto che i ragazzi riconoscano che i diritti e doveri sono uguali per tutti, permette loro di rapportarsi nel rispetto reciproco e nella comprensione. Il dover lavorare insieme, in un’assemblea, non è sempre facile per i ragazzi, per questo motivo ci vuole sempre la presenza degli educatori per aiutarli. Nonostante qualche confusione o conflitto che possa succedere tra loro nel corso dell’assemblea, devono terminare sempre l’incontro con la riconciliazione, con parole semplici, facendo pace. E’ una cosa molto bella perché nessuno dei ragazzi presenti nella Città si sente diverso; infatti a ciascuno viene data la possibilità di esprimere le proprie emozioni, i propri pensieri. In questo modo i ragazzi si sentono maggiormente accolti e come a casa propria. Dopo l’assemblea ci sono le pulizie da fare nel cortile, nella chiesa, bisogna organizzare i compiti… Tutto questo è impegno del Sindaco con i suoi collaboratori. In alcuni sabati si gioca la partita di calcio: la squadra della città dei ragazzi contro altre squadre di fuori. Se continua così, la città dei Ragazzi vincerà il campionato. Durante la partita faccio il tifo per la nostra squadra e la mia presenza dona loro tanta gioia. Per concludere questo mio intervento vorrei ricordare un antico adagio che è stato di monsignor Carroll e che è diventato l’obiettivo e la finalità della Città dei Ragazzi: Maxima debetur puero reverentia, cioè al ragazzo è dovuto il massimo rispetto. Lo scopo di Monsignor Carroll alla fondazione della Città dei ragazzi era quello di rispondere alle problematiche giovanili del dopoguerra. Oggi, la sua Città è diventata una vera scuola di vita, non soltanto per i ragazzi italiani in difficoltà, ma anche per coloro che, dopo essere stati costretti a lasciare il proprio Paese, arrivano in Italia con la speranza di integrarsi e vivere una vita dignitosa. Grazie a tutti, affidiamo alla Madonna i suoi figli, e vi chiedo nuovamente un ricordo nella preghiera per ciascuno ragazzo. Sr. M. Ruphine
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SETTIMANA SANTA A JOSEGUANDO ALTO - LATACUNGA La comunità parrocchiale di Joseguango Alto dista da Latacunga 15 o 20 Km. circa e, per raggiungere quella località situata a quasi 3.000 mt. di altitudine, si deve percorrere una strada di campagna. Quella comunità non gode della presenza del parroco, è quindi il Vescovo di Latacunga che ogni domenica va per celebrare la S. Messa, per incontrare i catechisti e i ragazzi della catechesi che sono un centinaio. È proprio in questa comunità che Monsignor Victoriano Naranjo, Vescovo della diocesi dì Latacunga, ha chiesto a noi, suore marianiste, di assicurare una presenza almeno il sabato e la domenica per collaborare in alcune attività pastorali: formazione dei catechisti, visita alle famiglie, animazione liturgica e visita agli studenti del “collegio a distanza”. DOMENICA DELLE PALME Al nostro arrivo a Joseguango Alto, la comunità era già in movimento. Tutti arrivavano in piazza, punto d’incontro, con un fascio di erbe, proprio come è la loro tradizione; tra le erbe c'era del rosmarino, una pianta di granoturco, un ramo di fagioli, fave, ceci e fiori di campo. Tutti si sono disposti in doppia fila per dare la possibilità al Vescovo di passare per benedire il loro fascio. I ragazzi della catechesi, con i loro catechisti, avevano preparato la drammatizzazione del Vangelo dell'entrata trionfante di Gesù in Gerusalemme. L' asinello, vestito a festa per l' occasione, era già pronto e chi rappresentava Gesù era un ragazzo della cresima. Terminata la benedizione delle palme, in processione e cantando a piena voce, ci siamo incamminati verso la chiesa per la celebrazione eucaristica. TRIDUO PASQUALE: GIOVEDI’ SANTO La solenne celebrazione in "CENA DOMINI" è stata presieduta dal Vescovo. Dopo l’omelia, il celebrante ha lavato i piedi a dodici ragazzi della catechesi. All'offertorio, il gruppo dei ragazzi della cresima, ha offerto un cesto pieno di verdure, frutta, latte e formaggio fresco, che poi è stato regalato a noi suore. VENERDI’ SANTO Alle ore 13,00, la chiesa era già gremita di fedeli per partecipare alla paraliturgia delle sette ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce. Ogni parola è stata commentata da diverse persone, poi ci siamo disposti ad iniziare la Via Crucis per le vie del centro e della campagna. La Via Crucis è durata più di due ore perché le stazioni erano molto distante l'una dall' altra. Ad un certo momento ha iniziato a grandinare ed è poi seguita una pioggia torrenziale. Le strade, in breve tempo, si sono trasformate in fiumiciattoli e, tutti fradici, abbiamo continuato la Via Crucis, senza dire una parola per il disagio. Un gruppo di donne portava devotamente la statua di Gesù del “Gran Poder”, molto onorato in América Latina, mentre un gruppo di uomini portava la Santa Croce. Davanti a questi due gruppi c'erano i ragazzi della cresima: uno rappresentava Gesù, vestito con la tunica bianca, con la corona di spine in testa e portando la croce; vicino a lui c'era il
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Cireneo che aveva la missione di aiutare Gesù nel portare la croce. I soldati romani erano presenti, vestiti con cartoni cuciti con lo spago. In testa avevano fondi di bottiglia di plastica, a mo’ di elmi. Immaginatevi come erano ridotti con la pioggia continua, tutti tremanti del freddo, ma nessuno si è ritirato o lamentato. CHE ESEMPIO!!! Tra i personaggi c'era la Madre di Gesù, Maria, la Veronica e il gruppo della donne che accompagnavano Gesù al monte Calvario. Le ultime tre stazioni le abbiamo terminate in chiesa perché la pioggia non cessava. Il seminarista Luis ha invitato tutti ad avvicinarsi per adorare la Croce e la celebrazione si è conclusa in silenzio. SABATO SANTO La vigilia pasquale non è stata celebrata nella comunità di Joseguango Alto perché non era disponibile un sacerdote; noi suore abbiamo partecipato alla solenne vigilia nella cattedrale di Latacunga. DOMENICA DI PASQUA La comunità parrocchiale si è riunita con il Vescovo per celebrare con gioia la resurrezione del Signore e dopo l’omelia il Vescovo ha amministrato la cresima a tre ragazzi handicappati della comunità. Questa esperienza l'abbiamo vissuta con i fedeli di quella comunità in un clima di semplicità, di fede e di penitenza tenendo presente gli abitanti della costa ecuadoriana che a causa delle inondazioni, delle frane e del forte vento hanno perso casa, animali, raccolto ed alcuni hanno perso persone care. Tutte queste sofferenze hanno stimolato alla solidarietà in grandi e piccoli ed a pregare per coloro che sono provati duramente. Auguriamo che il Cristo Risorto porti nuova vita e ravvivi la speranza in ogni cuore. Le Suore della Comunità di Latacunga
I NOSTRI CARI DEFUNTI JOSEPH PUTHETTUKALAM, di anni 50, deceduto il 26 Marzo 2008 a Alakode, Kerala – India, cugino di Sr. M. Elizabeth Kadamthottu. P. GIACOMO UBBIALI, di anni 74, deceduto il 02 Aprile 2008 a Genova, fratello di Sr. M. Narcisa e Sr. M. Lucia. MARIA ARGENTINO, di anni 68, deceduta il 21 Aprile 2008 a San Potito Sannitico (CE), zia di Sr. Maria Argentino. ARTURO LUIGI FIORIO, di anni 96 deceduto il 24 Aprile 2008 a Marchesino di Buttapietra (VR), papà di Sr. M. Emma Fiorio. SR. ANGELA MARIA CABERLON, di anni 72, deceduta il 1° Maggio 2008 a Roma nella Comunità di Casa Adele.
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SPIRITO SANTO
O Spirito santo, amore del Padre e del Figlio, ispirami sempre ciò che devo pensare, ciò che devo dire e come devo dirlo. Ciò che devo tacere, ciò che devo scrivere, come devo agire e ciò che devo fare. Per cercare la tua gloria, il bene delle anime e la mia santificazione. O Gesù è in te tutta la mia fiducia. (Card. Mercier)