Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia _______________________________________________________________________ VIII LEGISLATURA - ATTI CONSILIARI - PROGETTI DI LEGGE E RELAZIONI _______________________________________________________________________
CONSIGLIO REGIONALE
CG/GG/db/av
N. 165-A.BIS
RELAZIONE DELLA II COMMISSIONE PERMANENTE (Attività produttive: agricoltura, foreste, artigianato, commercio, industria, turismo, economia montana, lavoro e cooperazione, pesca marittima e acquacoltura)
(Relatore di minoranza BAIUTTI) sul
DISEGNO DI LEGGE <> Presentato dalla Giunta regionale il 17 ottobre 2000
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Presentata alla Presidenza il 15 ottobre 2001 --------
L’importanza di un testo organico in materia di turismo è data dalla preminenza che questo settore riveste per la nostra Regione nella quale , a differenza di altre realtà italiane, si è colta in modo insufficiente la crescente domanda turistica degli ultimi decenni che, per certi versi, ha messo in discussione lo stesso ruolo del nostro Paese. Anche il Friuli-Venezia Giulia, fatta eccezione per i centri balneari di Grado e Lignano Sabbiadoro, ha scontato crescite molto contenute nei restanti circuiti turistici della Regione a causa della scarsa funzionalità del sistema trasportistico, della mancata innovazione della maggior parte delle strutture ricettive e della ridotta capacità di mettere in relazione tra loro le diverse opportunità regionali e queste con i circuiti a più largo raggio. La prova eloquente di questo stato di cose è rappresentata dalla lievità degli scostamenti (in negativo e positivo) del movimento turistico nel Friuli-Venezia Giulia che, per oltre un trentennio, si è sempre attestato al di sotto dell’otto per cento. Un’evoluzione inversamente proporzionale alla mole degli investimenti effettuati soprattutto negli anni Ottanta sia a livello di strutture che di impianti nelle principali stazioni turistiche del Friuli-Venezia Giulia che solo marginalmente hanno assicurato una crescita complessiva dell’area montana e nuove opportunità occupazionali alle popolazioni residenti. Risultati modesti sono stati conseguiti anche dall’Azienda regionale di promozione turistica cui spetta istituzionalmente il compito di valorizzare e proiettare l’immagine della nostra Regione al di fuori dei suoi confini. Il disegno di legge n.165 è stato presentato dalla Giunta regionale con l’ambizioso progetto di concentrare in un unico testo legislativo la normativa di settore, puntando alla semplificazione delle procedure esistenti, garantendo , attraverso l’abrogazione di diverse leggi e la loro sostituzione con disposizioni chiare ed efficaci, il recepimento della riforma BASSANINI, nonché rivisitando le competenze della Direzione regionale del Turismo. Purtuttavia non sempre la nuova disciplina sul turismo sembra cogliere nel segno. Del resto, nel corso del lungo e complesso esame del ddl in sede di Commissione la maggioranza non ha saputo aprirsi a proposte costruttive che le forze dell’opposizione hanno avanzato in un’ottica fortemente riformatrice che non ha incontrato la disponibilità della Giunta regionale. Per converso è stato inserito il Capo VI del titolo VIII riguardante gli “interventi per la promozione dello sci di fondo”, così come sono state introdotte, sulla base di spinte localistiche o lobbistiche, diverse altre modifiche ed integrazioni di dubbia portata. Su un piano più generale va rilevato che il ddl 165 anziché attuare il principio della sussidiarietà accentra a livello regionale oltre alle principali scelte strategiche anche la programmazione del settore turistico.
Né viene prevista alcuna concertazione organica con gli Enti Locali e le categorie economiche che trovano nella conferenza regionale del turismo e nella biennale conferenza provinciale momenti episodici e slegati di confronto. La stessa trasformazione delle A.P.T. in Aziende di informazione ed accoglienza turistica assegna al Direttore di queste ultime, nominato a livello regionale, ogni aspetto della politica turistica, mentre è mantenuta la previsione dei collegi di revisione con tre membri effettivi e due supplenti. L’esclusione del sistema degli Enti Locali dalla programmazione in un settore strategico anche per la nostra Regione appare in netto contrasto con la legge nazionale quadro sul turismo appena approvata . La mancata ricomprensione di disposizioni volte alla valorizzazione delle bellezze naturali del territorio e delle potenzialità dell’agroalimentare costituisce un’occasione mancata per allargare la proposta turistica in realtà territoriali apparentemente marginali. Per queste e altre ragioni il voto contrario del gruppo Socialisti Democratici – Verdi, già espresso in sede di competente Commissione, non potrà che essere riconfermato in Aula in mancanza di un mutamento di indirizzo della Giunta regionale e della maggioranza. Trieste lì 15 ottobre 2001 Giorgio BAIUTTI
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CG/GG/db/av
N. 165-A.TER
RELAZIONE DELLA II COMMISSIONE PERMANENTE (Attività produttive: agricoltura, foreste, artigianato, commercio, industria, turismo, economia montana, lavoro e cooperazione, pesca marittima e acquacoltura)
(Relatore di minoranza DEGANO) sul
DISEGNO DI LEGGE <> Presentato dalla Giunta regionale il 17 ottobre 2000
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Presentata alla Presidenza il 15 ottobre 2001 --------
Signor Presidente, egregi colleghi, dopo oltre due anni di attesa giunge finalmente in Aula la legge di riforma del turismo. Risale, infatti, ancora alle variazioni di bilancio del 1999 il primo tassello della riforma con la norma che ha costituito la Società per la promozione turistica e del comparto agro-alimentare, una SpA che, nelle intenzioni dell’Assessore, avrebbe dovuto sostituire di lì a poco l’Azienda Regionale di Promozione Turistica. In realtà ci è voluto ancora un anno perché la Giunta licenziasse il disegno di legge (agosto 2000) ed un altro anno ancora (ottobre 2001) per vederlo approvato dalla competente Commissione consiliare. Questa lunga gestazione ha inevitabilmente influito in modo negativo sull’operatività dell’ARPT e delle APT che, in attesa della sempre imminente riforma, hanno gestito poco più dell’ordinaria amministrazione. Invece di riconoscere la situazione di oggettiva precarietà nella quale si sono trovate ad operare negli ultimi due anni le APT, l’Assessore Dressi, nel luglio scorso, ha pensato bene di commissariarle a fronte di asseriti gravi ritardi e carenze tali da “danneggiare sensibilmente i programmi promozionali regionali” e per favorire quanto previsto da una legge non ancora approvata. Ma è inutile soffermarsi oltre su questa incresciosa vicenda che ha visto la Giunta regionale costretta a smentirsi dopo un paio di mesi ritirando le delibere incriminate. Meglio concentrarsi sui contenuti del disegno di legge, soprattutto quelli relativi al nuovo ordinamento del settore turistico regionale. La riforma proposta dalla Giunta prevede la trasformazione delle APT in AIAT, delle Agenzie che dovrebbero limitarsi a compiti di accoglienza ed assistenza del turista, mentre la promozione e la gestione di attività economiche turistiche sarebbero affidate a delle Società d’area con prevalente capitale pubblico, ovverosia con una partecipazione maggioritaria di Comuni, Province e delle stesse AIAT. Il problema è che a fronte di un’immediata trasformazione delle APT in AIAT vi è una ben più incerta prospettiva per le Società d’area considerata la diffusa perplessita, confermata dalle audizioni in Commissione sull’efficacia di un SpA quale strumento per la promozione turistica. Al di là di Grado, dove la neocostituita GIT avrà la gestione dell’intera spiaggia e delle terme, costituendo quindi un caso del tutto particolare, appare sicuramente problematica la creazione di altre SpA destinate alla sola promozione o comunque alla gestione di strutture non in grado di giustificare e sostenere le Società stesse.
La promozione turistica, con ogni probabilità, resterà in capo alle AIAT che, a differenza delle attuali APT, non vedranno più la presenza dei Comuni e degli operatori locali. Il Presidente ed il Consiglio di Amministrazione sono infatti destinati a scomparire per lasciare il posto alla sola figura del Direttore, nominato dalla Giunta regionale, nella quale vengono concentrati tutti i poteri. Una visione assolutamente centralistica confermata anche dalla soppressione dell’ARPT, le cui funzioni vengono trasferite alla Direzione regionale del commercio, del turismo e del terziario, anche perché la già citata SpA regionale costituita due anni orsono non sembra destinata ad avere un grande futuro. Tutto in capo alla Regione, quindi, e, in particolare, all’Assessore regionale, con buona pace del principio di sussidiarietà, della recente legge quadro nazionale che riconosce il ruolo di Comuni e Province, e della legge regionale 15 del 2001, approvata da questo stesso Consiglio solo qualche mese fa, che non prevede il turismo tra le materie di stretta competenza regionale. Il Gruppo dei POPOLARI-MARGHERITA, come le altre forze di opposizione, ritiene invece che tali principi e norme vadano rispettati. Proporremo perciò una serie di emendamenti per modificare tale impostazione, prevedendo non solo un maggiore coinvolgimento di Enti e di operatori locali ma lasciando proprio a Comuni e Province il diritto di iniziativa e di scelta delle forme di promozione turistica più adeguate alla loro realtà. E’ proprio sull’ordinamento del settore turistico che concentreremo la nostra azione in Aula, senza dimenticare di altri titoli del provvedimento che ripropongono, in una sorta di testo unico, leggi e norme già esistenti con aggiornamenti e modifiche più o meno opportune. Lo faremo comunque con spirito costruttivo, senza ostruzionismi, ponendoci l’obiettivo comune di dotare la nostra regione degli strumenti più adeguati per affrontare le future sfide del settore turistico, uno dei più importanti per l’economia del FriuliVenezia Giulia. Speriamo di trovare, nelle forze di maggioranza, altrettanta disponibilità a discutere nel merito le nostre proposte. DEGANO
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N. 165-A.QUATER
RELAZIONE DELLA II COMMISSIONE PERMANENTE (Attività produttive: agricoltura, foreste, artigianato, commercio, industria, turismo, economia montana, lavoro e cooperazione, pesca marittima e acquacoltura)
(Relatore di minoranza FONTANELLI) sul
DISEGNO DI LEGGE <> Presentato dalla Giunta regionale il 17 ottobre 2000
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Presentata alla Presidenza il 10 ottobre 2001 --------
Signor Presidente, Signori Consiglieri Il disegno di legge per disciplinare il turismo regionale ha avuto un iter di Commissione lento e frammentario, pur in presenza di un atteggiamento non ostruzionistico dell’opposizione che ha cercato di comprendere le ragioni della proposta della Giunta regionale e che si è limitata ad esporre i propri principi in materia, rinviando alla discussione in Aula la presentazione formale di controproposte ed emendamenti, attesa l’indisponibilità della maggioranza a ridiscutere l’impostazione del DDL. Vari aspetti risultano infatti non condivisibili e, nelle valutazioni del PdCI, il DDL risulta non idoneo a permettere uno sviluppo omogeneo del turismo regionale. In particolare devo rilevare che la legge nazionale n.135 del 29 marzo 2001 definisce principi e competenze ed in particolare "riconosce il ruolo strategico del turismo per lo sviluppo economico e occupazionale... e per favorire le relazioni tra popoli diversi" ed ancora " favorisce la crescita competitiva dell’offerta del sistema turistico nazionale, regionale e locale, anche ai fini dell’attuazione del riequilibrio territoriale delle aree depresse" ed inoltre “valorizza il ruolo delle comunità locali...” e, sulla base del principio di sussidiarietà, riconosce il ruolo dei comuni e delle province per l’attuazione delle politiche intersettoriali ed infrastrutturali per la qualificazione dell’offerta turistica. Nulla di tutto ciò viene ripreso dal DDL 165 che ipotizza invece una struttura fortemente accentrata, monocratica, rivolta a gestire alcuni sportelli (ex APT) per distribuire pochi depliants o per organizzare una qualche dispendiosa iniziativa promozionale, senza alcun coinvolgimento di Enti locali e di operatori turistici, e ciò proprio nel settore turistico dove il principio di sussidiarietà troverebbe applicazione con facilità e buoni risultati e dove la necessità di evoluzione posta dal mercato chiede il continuo coinvolgimento delle parti in causa, operatori turistici, EELL, Regione. Resta in parte indeterminato il compito delle AIAT, rinviando a "indirizzi e necessità" che di volta in volta la Giunta regionale individuerà; il DDL rinuncia quindi a individuare finalità ed obiettivi e quindi indirizzandosi verso una gestione forzosamente e volutamente limitata ai problemi dei maggiori poli turistici regionali. Questo DDL, se approvato cosi come è uscito dalla Commissione, rappresenterà l’ennesima occasione perduta di questa legislatura regionale, poiché si rinuncia a progettare uno sviluppo turistico per tutto il territorio regionale, volendo umiliare le amministrazioni comunali e gli operatori turistici del Friuli-VG giudicati immaturi per assumersi compiti e responsabilità che invece assumono in questo campo nelle altre regioni, gonfiando competenze e responsabilità della struttura burocratica regionale. Anche nella seconda parte del disegno di legge, là dove si disciplinano varie professioni legate al turismo, come le guide turistiche, i maestri di sci e le guide speleologiche, si imbocca una strada discutibile, imponendo criteri diversi di funzionamento tra le diverse associazioni, trascurando settori turistico-sportivi di rilievo per il territorio regionale e, ancora una volta, operando con logiche "puntuali" e non con una progettualità complessiva per il settore turistico.
Mi sarei aspettato inoltre che il DDL venisse accompagnato da una adeguata documentazione dell’evoluzione del sistema turistico regionale, ad oltre 7 anni dall’ultima indagine regionale, poiché il settore copre circa un quarto del prodotto interno lordo regionale e, dai dati disponibili relativi al 98 e 99 risulta che: - mentre le province di Udine e Pordenone hanno visto un incremento degli arrivi e delle presenze sia nel settore alberghiero che extra-alberghiero, - mentre Trieste ha visto un sensibile calo del turismo extra-alberghiero, parzialmente compensato dalle presenze negli alberghi , Gorizia perde significativamente arrivi e presenze. Mancano dati più dettagliati, manca, nel DDL 165 una strategia di analisi e di intervento. Il territorio regionale presenta una varietà di opportunità turistiche che ha pochi paragoni al mondo, basta ricordare la favorevole situazione delle spiagge ed approdi che fanno della nostra costa il punto più favorevole per raggiungere il mare da gran parte del centro Europa, eppure riusciamo a lasciar insabbiare i canali di accesso alle marine; abbiamo un patrimonio storico relativo alla guerra che ha insanguinato l’Europa a inizio 900 che interesserebbe milioni di turisti mentre finora la Giunta regionale vi ha investito solo poche centinaia di milioni; oltre la metà della superficie regionale è montuosa, ma poco elevata e quindi con scarsità di neve: a fronte dei miliardi investiti per piste ed impianti di risalita sembra che si presti ben poca attenzione al turismo escursionistico, a quello termale ed alle infinite altre opportunità che le zone prealpine ed alpine possono offrire. Parapendio, torrentismo e speleologia, sono solo alcune possibilità che offre il territorio montano regionale, per la sua configurazione per il suo clima. Per cogliere e sviluppare le opportunità che tali attività possono dare all’economia regionale serve però il coinvolgimento di operatori locali, Comuni e Province; l’impostazione del DDL è diverso e il voto in Commissione quindi non poteva che essere contrario. FONTANELLI
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CG/GG/db/av
N. 165-A.QUINQUIES
RELAZIONE DELLA II COMMISSIONE PERMANENTE (Attività produttive: agricoltura, foreste, artigianato, commercio, industria, turismo, economia montana, lavoro e cooperazione, pesca marittima e acquacoltura)
(Relatore di minoranza GHERGHETTA) sul
DISEGNO DI LEGGE <> Presentato dalla Giunta regionale il 17 ottobre 2000
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Presentata alla Presidenza il 15 ottobre 2001 --------
Signor Presidente, Signori Consiglieri, un’altra occasione mancata ancora una volta ci troviamo davanti ad una occasione mancata, che andrà ad alimentare quella che appare sempre più una legislazione regionale di cartapesta, di cui questa maggioranza di centrodestra sembra innamorata e che sta portando il FVG sempre più indietro nel panorama italiano ed europeo. Ovvero, una legislazione poco riformatrice, spesso inapplicabile. Sufficiente per il teatrino della politica che appare sui giornali, un po’ meno per affrontare le sfide che attendono la nostra comunità. Del resto non c’è da meravigliarsene, la maggioranza affronta il tema del turismo con tutta la continuità invocata dal Presidente Tondo nelle sue linee programmatiche. Ovvero, ancora protezionismo economico e sociale, ancora guerra tra bande e territori, ancora leggine mirate per gli amici, ancora leggi spot, ancora centralismo. Ancora troppa Regione nella vita dei nostri cittadini. In questa logica diventa assillante mantenere il controllo del sistema, precondizione necessaria per quel misto di protezionismo e di uso clientelare della spesa, che forse porterà qualche facile consenso, ma continua a condannare questa Regione a stare ferma al palo di una modernità tanto declamata quanto evanescente. Dal punto di vista di quella continuità, questa legge è la migliore che potevate fare. Infatti non cambia niente. O meglio, abusando di un paragone letterario a tutti ben noto, cambia tutto per non cambiare niente. Al punto tale che è giusto chiedersi perché viene fatta. Certo è lodevole il fatto di realizzare un testo unico, che possa essere più facile e semplice da consultare, ma questa, lasciate che dica, mi sembra una questione di metodo più che di sostanza. La sostanza sta in un cambio della denominazione delle APT in AIAT, riportando tutto il potere di scelta, indirizzo, promozione, informazione e gestione in capo all’assessorato regionale. Il tutto condito con l’ennesimo copia - incolla della legislazione nazionale realizzata dal centrosinistra, che però copiato senza organicità finisce per stravolgerne il senso, come sempre é stato fatto in questa legislatura. Per cui tutto si può dire, tranne che questa legge recepisca il senso e lo spirito della legge nazionale n.l35 del 29 marzo 2001 “ Riforma della legislazione nazionale del turismo”.
Infatti la norma nazionale é una riforma che liberalizza il settore, lo fa crescere e interviene sui fattori di competitività e di compatibilità ambientale e sociale. Si potrebbe dire: di turismo moderno e consapevole. La norma regionale, questa norma regionale, è invece tutto tranne una riforma, in quanto prosegue su una strada centralista e assistenziale che non corrisponde alle necessita del mercato e dell’economia, e ancor meno si pone l’obiettivo di realizzare una svolta di qualità. Badate, la cosa di per se non è eccessivamente grave. In quanto sono tra quelli che ritiene l’intervento pubblico, in una società regionale complessa, come elemento accessorio, condizionante ma non determinante. Sono tra quelli che in sostanza amano ripetere con una battuta che “l’economia va nonostante la Regione”. Per cui, come dire, ne abbiamo viste di tutti i colori, supereremo anche questa. Questa sorta di fatalismo però, che si percepisce tra quasi tutti gli operatori pubblici e privati del turismo regionale, oltre ad inibire gli investimenti, ritarda un processo di liberalizzazione del turismo regionale ed una sua autorevolezza nel contesto europeo, di cui invece ci sarebbe bisogno subito. Le cose, dopo i tragici eventi dell’11 settembre negli USA, sono diventate ancora più difficili per i settori sensibili come il turismo. Se è pur vero che noi non abbiamo Tour operator direttamente coinvolti, comincia a diventare critica la situazione delle agenzie di viaggi e di tutto ciò, non poco, che vi è collegato. I1 settore rischia di entrare in crisi, e in una Regione come la nostra, con debole spessore imprenditoriale, rischia di non rialzarsi più. In questo senso l’acquisto dell’Utat da parte dei Viaggi del ventaglio dimostra due cose, una positiva e una meno. E cioè la prima, che per crescere bisogna unirsi e fare impresa anche nel turismo, la seconda che il nostro tessuto regionale é oggettivamente debole e facilmente penetrabile. Per cui se non avviamo subito una riforma che faccia crescere i nostri imprenditori, possiamo pensare che fra non molto tempo gli interlocutori che avremo saranno tutti di fuori regione. Il che di per se non è un danno, solo che non capisco perché continuiamo a farci male. Non capisco perché continuiamo ad avocare al pubblico competenze che non gli spettano, in nome di una pianificazione del mercato che ha già dato drammatiche prove di non funzionare, e non capisco infine perché continuiamo a dare credito a mega progetti e a scatole vuote riproposte dal solito faccendiere di turno, questi si che la nostra Regione sa produrre in abbondanza. La mancata vendita dell’Hotel Europa temo che non vi abbia insegnato nulla. Eppure la lezione era semplice: se non crei le condizioni per fare impresa sana non puoi sperare che ci siano le imprese sane. I punti critici del turismo regionale
Quello di cui questa Regione ha bisogno è ben altro di quanto proposto, sia nella sostanza del testo, sia nella direzione di marcia. Parliamo ovviamente dell’organizzazione del turismo regionale. Partiamo innanzitutto dalla situazione data, mettendo in risalto i punti critici su cui si deve intervenire, e riconoscendo al sistema comunque una sua vitalità e una sua ragione storica, che pero oggi sta declinando. In sostanza siamo di fronte ad un sistema obsoleto. Attualmente esistono 6 APT, in stato confusionale per le ben note vicende che tutti conosciamo, che hanno una copertura del territorio regionale appena del 48% e una copertura della popolazione del 34%. Questo significa che metà territorio regionale e all’anno zero nelle forme di sistema turistico. Questo significa che 2 cittadini su 3 vivono in territori dove l’economia turistica è poco più o poco meno di quello che fanno le Pro Loco. Il tutto in un contesto internazionale in forte movimento, che vede una crescita notevole delle regioni contermini e degli operatori d’oltre confine. Siamo quindi di fronte ad una gestione per così dire artigianale del turismo regionale, caratterizzato da una presenza di economia turistica a geometria e velocità variabile, e che come substrato mantiene una concezione residuale e assistenziale del turismo in molti operatori pubblici, Pro Loco e imprenditori locali. L’altra faccia della medaglia è che coloro che si muovono con dinamismo, soprattutto nei grandi progetti, non sempre hanno una solida situazione finanziaria alle spalle o una storia imprenditoriale chiara e corposa. La presenza di questi “trapoleri” non offusca l’impegno serio e la passione dei molti operatori privati e pubblici, ma introduce elementi di alterazione della libera concorrenza e di alterazione della regola che vuole una netta separazione dei ruoli tra politica e affari. In questo quadro la Regione è intervenuta pesantemente in tutto il periodo che intercorre praticamente dalla sua nascita. I1 tipo di intervento é quello classico del pubblico che interviene in economia per creare le condizioni di un volano allo sviluppo. La logica é un po’ quella del dopoguerra, fortemente Keynesiana, ed è ovviamente portatrice di una caratteristica assistenziale, che però con il tempo, sempre per lo stesso principio, dovrebbe lasciare il passo ad una crescente impostazione imprenditoriale. Per fare questo non basta la buona volontà, è necessario un salto di qualità e di cultura, che intenda il turismo sempre meno come un settore da assistere e sempre più come un aspetto dell’economia che va accompagnato con politiche programmatiche e di finanziamento, simili ne più ne meno a quelle usate per l’industria.
La Promotur è un esempio eclatante di un ruolo distorto della mano pubblica. Non è un caso che in questa legge non vi sia alcun accenno. Un po’ perché si temono le possibili osservazioni europee in merito alla libera concorrenza, un po’ perché la Promotur viene vista come l’esempio da seguire più che da superare, un po’ infine perché diventa oggettivamente imbarazzante per la maggioranza trarre un bilancio della capacità attrattiva dei nostri impianti sciistici, soprattutto adesso che bisogna giustificare la mole di interventi, spesso slegati, in vista delle Universiadi. La Promotur è quindi l’esempio da dimenticare, perché altrimenti apparirebbe chiaro “cosa non si deve fare per... fare impresa”. La soluzione è meno ingerenza e più accompagnamento, meno Regione e più impresa. Per aiutare questo salto di mentalità, la politica ha solo, uno strumento: una moderna riforma legislativa. Innovazione e riformismo non possono camminare separate, per il semplice motivo che riforme senza innovazione non possono chiamarsi riforme. Sono altra cosa, sono quello che fa questo centrodestra: diapositive di un tempo che fu, dove l’uso della spesa pubblica era illimitato e i fattori di competizione erano tutti interni al territorio regionale e all’equilibrio tra aree. Ma riprodurre il modello economico consociativo dell’epoca Biasutti, significa fare un torto alle cose buone realizzate da quel modello e non capire i nuovi elementi di competizione introdotti dalla globalizzazione ovvero dall’interdipendenza. Significa non capire che alla crisi dello Stato-nazione si risponde con politiche di area vasta e realizzando nuovi elementi di competizione del sistema. Si risponde con una idea dello sviluppo consapevole, che è un concetto che mette assieme sia l’idea della sostenibilità e quindi dei limiti dello sviluppo ma anche 1’idea della sua modernizzazione. In poche parole, una riforma che si fermi al FVG è destinata a fallire. Una riforma che non tenga conto dell’apertura dei mercati é destinata a fallire. Una riforma che riporti in capo al potere politico le scelte di gestione economica è destinata a fallire. Una riforma che chiuda invece di aprire ed interagire è destinata a fallire. Una riforma che riscaldi vecchie ricette di attrazione e gestione è destinata a fallire. Una riforma che non ponga al centro la cura del territorio è destinata a fallire. Infatti, una volta crollata l’ultima frontiera italiana, la Regione, per non ricadere nella miseria, dovrà avere a regime nuovi fattori di competitività, per lo più costruiti attorno alla centralità geo-viaria e attorno alla capacità di fare sistema delle sue istituzioni, delle sue imprese e del suo territorio. Sempre meno la ricchezza prodotta e da ridistribuire dipenderà dalla presenza pubblica nell’economia, sia essa sotto forma di aiuti statali, regionali o comunitari. Questo vale anche per il turismo.
Allora, quello che ci serve è un corso nuovo. Il nuovo corso per il turismo, in un territorio non omogeneo, spesso assistito, spesso trascurato, ha l’obiettivo di diffondere una cultura imprenditoriale turistica moderna, che sappia un domani interagire nel nuovo scenario globale. Si tratta di considerare il turismo un settore decisivo dell’economia regionale e accompagnarlo verso l’apertura dei mercati e delle frontiere, facendolo uscire dall’ottica assistenziale del dopoguerra e favorendo la crescita di un tessuto imprenditoriale che sappia camminare con le proprie gambe. Bisogna stimolare investimenti e creatività imprenditoriale che portino ad una migliore offerta turistica, con servizi moderni e multidisciplinari, con una maggiore cura al territorio e all’ambiente e con un maggiore rispetto dei diritti del turista cliente. Fare questo non è facile in una Regione come il FVG, che ha le caratteristiche già dette di non omogeneità e presenza assillante del pubblico. Certo, passare in un colpo solo da tutto alla Regione a tutto all’impresa, é pura velleità. Bisogna però prendere una direzione di marcia che punti senza indugi verso la liberalizzazione del settore, seminando nel territorio per far crescere una pluralità di capacità, sinergie e attenzioni. Ecco perché bisogna creare un corso nuovo che accompagni questo trasferimento di ruoli. In questa prima fase il processo di liberalizzazione affinché crescano assieme e valorizzino il territorio, offrendo loro vari strumenti di intervento che tengono conto delle differenze di partenza, in quella geometria variabile che caratterizza la presenza turistica in FVG, e che come tale rappresenta un limite di organicità ma anche una risorsa di valorizzazione di culture, usi e costumi locali che possono offrire una offerta più variegata e quindi ricca al turista. Così il territorio cresce, così il mercato cresce, così le imprese nascono. Così l’economia turistica e l’uso del territorio diventano fatto consapevole. Non c’è infatti turismo senza territorio, è un legame indissolubile. E non c’è territorio che attragga senza cura dello stesso. In questa strada sarà un domani il mercato a richiedere una liberalizzazione più spinta, dove il pubblico nel suo complesso (Regione ed Enti Locali) non gestisca più niente. La Regione però deve svolgere già da adesso solo il ruolo di indirizzo e finanziamento, come per ogni altro settore economico. Con uno slogan la strada che il centrosinistra propone è: liberalizzare il turismo con
meno Regione più Comuni più territorio e sempre più impresa. In questo senso le forze che fanno riferimento all’Ulivo in questo Consiglio Regionale, hanno lavorato con grande spirito costruttivo in Commissione. Non c’è stato alcun atteggiamento ostruzionista. Noi abbiamo una idea diversa di cosa fare, la riteniamo migliore, e in questo senso ci siamo mossi. Non è che stare una settimana in più in Commissione avrebbe cambiato le nostre idee, ma avrebbe forse offerto al centrodestra l’alibi dietro cui nascondere le profonde divisioni che esistono nella maggioranza. In questa maggioranza di centro destra, ci sono molti a cui la parola “liberalizzazione” non fa paura. A cui la parola "impresa" non è solo una evocazione propagandistica. A cui passare attraverso Comuni e Province non sempre dispiace. A cui l’idea di introdurre dinamiche di mercato nel turismo piace da sempre e a cui secca da morire che il centrosinistra ne faccia una bandiera. La sensazione che si ha è che però sul turismo il dibattito nella maggioranza non sia libero, ma condizionato da diktat e veti incrociati, in cui il destino dei singoli è più forte delle cose che veramente bisognerebbe fare. Qui, scusate l’inciso, si evidenzia una delle caratteristiche peculiari della CdL, una alleanza fatta per vincere ma non per governare. Chiuso l’inciso. Come centrosinistra abbiamo invece le idee chiarissime in merito, e ci siamo mossi con grande senso di responsabilità, che non sempre abbiamo riscontrato nella maggioranza di centrodestra. La vicenda del commissariamento APT è in questo senso emblematica per non dire scandalosa. Mi chiedo, ci chiediamo, che senso avesse mettere in agitazione un settore economico a fronte di una legge già in itinere. È stata una forzatura inutile, dannosa, pericolosa. Chi pagherà per i danni subiti? Non si coglie inoltre l’aspetto sarcastico della vicenda. La Regione, che fa la legge per “mettere ordine”, ovvero avoca a se tutto il potere, è il principale se non unico responsabile del disordine attuale. Se il buon giorno si vede dal mattino, qualche perplessità sulla funzionalità futura di una manovra accentratrice dovrebbe nascere, come sta già nascendo non solo in quasi tutti i Comuni e Province, non solo in molti operatori pubblici e privati, ma noi speriamo che illuminato dal bene del dubbio, anche nella granitica maggioranza di centro destra, qualcuno si cominci a domandare “dove stiamo portando questa barca?”. Con questo spirito costruttivo é nostra intenzione lavorare in aula, attraverso un pacchetto di emendamenti che ribalti l’ottica centralista e statalista della maggioranza e semplifichi e completi ulteriormente il testo. In aula porteremo le nostre idee che sono essenzialmente:
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Trasferimento ai Comuni delle funzioni di auto-organizzazione turistica.
Scelta libera ai Comuni di associarsi tra loro, con la Provincia, con altri operatori pubblici e privati, senza ambiti territoriali predefiniti, quindi anche slegati dai precedenti ambiti APT, ma con caratteristiche minime di attrazione definite dalla Giunta regionale. Tre opportunità per gli Enti Locali di intervento: AIAT, Convenzione con Enti economici esistenti, SpA. -
Ruolo delle Province.
Ruolo di indirizzo e finanziamento della Regione, come per tutti gli altri settori economici. -
Agenzia regionale del turismo.
Trasferimento delle proprietà immobiliari e terriere della Regione, che sono strumento di offerta turistica, ai Comuni corrispondenti. -
Personale ex APT in ruolo regionale.
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Revisori dei conti di nomina regionale.
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Carta dei diritti del turista su sportello telematico.
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Norma transitoria da ex APT a nuove AIAT.
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Delegifcazione delle singole professioni turistiche.
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Demanio turistico.
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Che fine fare a Promotur?
Come si vede il nostro è un impianto organico, forte e incisivo che introduce quegli elementi di competitività e imprenditorialità di cui il sistema ha bisogno. Lo esplicheremo meglio negli emendamenti e nella illustrazione degli stessi. Posso solo augurarmi in conclusione che ci sia in aula un dialogo vero sulle cose da fare. Ogni silenzio dai banchi della maggioranza nel merito delle nostre osservazioni non sarà mai come questa volta il segno tangibile di un malessere diffuso verso l’impostazione centralista e statalista della Giunta. Di certo noi non staremo zitti. GHERGHETTA