FONDAZIONE IFEL Rassegna Stampa dal 30 aprile 2016 al 02 maggio 2016
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INDICE IFEL - ANCI 30/04/2016 Il Sole 24 Ore Rinvio dei bilanci, cresce il pressing
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01/05/2016 La Stampa - Torino La Torino che sogna Fassino inizia con un patto sulla sicurezza
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01/05/2016 La Stampa - Torino Il postino non suona più, decide l'Europa
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01/05/2016 Corriere Adriatico - Pesaro Smart city, un patto con le università
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30/04/2016 Corriere del Mezzogiorno - Bari Un assegno per i giovani di talento È in arrivo la «dote educativa»
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30/04/2016 Gazzetta del Sud - Cosenza Protocollo d ' intesa in difesa delle tante donne lavoratrici
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30/04/2016 Il Denaro Efficienza energetica nelle scuole: tornano i finanziamenti agevolati
16
30/04/2016 Il Giornale della Liguria Pioggia di finanziamenti per decine di piccoli Comuni
17
30/04/2016 Il Monferrato PA, quattro incontri per approfondirne i funzionamenti
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FINANZA LOCALE 30/04/2016 Corriere della Sera - Nazionale Banda larga al via in cinque regioni
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30/04/2016 Il Sole 24 Ore Pa, nuove regole per la «meritocrazia»
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01/05/2016 La Stampa - Torino "Uffici postali multi-servizi Le lettere le consegnano i volontari delle pro loco"
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30/04/2016 ItaliaOggi Capannoni, agevolazioni sull'amianto
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30/04/2016 QN - La Nazione - Nazionale La Tari schizza, le tasse calano Il Comune risparmia 280mila euro
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 01/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale «Riforme, metà dell'opera»
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Dallo spesometro ai redditi all'estero: i controlli fiscali partono dai database
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Renzi: rilancio al Sud, priorità lotta alla mafia
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Per il Mise De Vincenti in pole ma spunta Testa
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Banche e debitori, così cambiano le regole
36
01/05/2016 Il Sole 24 Ore Precompilata, scatta l'ora delle integrazioni
38
01/05/2016 Il Sole 24 Ore Semplificare per rendere il meccanismo più affidabile
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Equitalia, anche lo Spid per i servizi online
41
01/05/2016 Il Sole 24 Ore Si sblocca il piano per la ricerca
42
01/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanità digitale avanti piano Ecco i nodi da sciogliere
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Il rischio Brexit si fa sentire nei Paesi dell'Europa dell'Est
46
01/05/2016 Il Sole 24 Ore Il reverse charge divide i computer
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Sull'autoriciclaggio incertezze destinate alla Cassazione
49
01/05/2016 Il Sole 24 Ore Cdp, verso il ricambio alla guida della Sace
50
30/04/2016 Il Sole 24 Ore «Appalti, Pa e partiti priorità anticorruzione»
51
30/04/2016 Il Sole 24 Ore Dalle nuove garanzie agli arbitrati cosa cambia con il decreto
54
30/04/2016 Il Sole 24 Ore I segnali positivi e l'ombra deflazione
58
30/04/2016 Il Sole 24 Ore Politiche attive, ok alla nuova Agenzia
60
30/04/2016 Il Sole 24 Ore Visco: la finanza favorisca innovazione e crescita delle imprese
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30/04/2016 Il Sole 24 Ore Transfer pricing, attenzione ai Paesi più «vantaggiosi»
64
30/04/2016 Il Sole 24 Ore Prima rata con franchigia
65
30/04/2016 Il Sole 24 Ore Professionisti, modelli seriali sotto tiro
67
30/04/2016 Il Sole 24 Ore Ritornano ai minimi storici i tassi per il credito agevolato
68
01/05/2016 La Repubblica - Nazionale Padoan: le banche sono più solide ma gli impiegati verranno ridotti
71
01/05/2016 La Repubblica - Nazionale "Roma eccelle nelle riforme ora serve sforzo sul deficit "
74
01/05/2016 La Repubblica - Nazionale Tassa da 200 milioni sul credito per i risparmiatori truffati così il governo ha convinto la Ue
76
01/05/2016 La Repubblica - Nazionale Sud, l'agenda di Renzi "Due anni per ripartire ma bisogna correre"
77
30/04/2016 La Repubblica - Nazionale Rimborsi automatici fino all'80% con redditi sotto 35 mila euro
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30/04/2016 La Repubblica - Nazionale Tregua con Bruxelles ma il bail in europeo allarma ancora l'Italia
81
30/04/2016 La Repubblica - Nazionale Dossier. "Bene la svolta fiscale va dissuaso chi sta per evadere"
83
30/04/2016 La Repubblica - Nazionale RIVOLUZIONE FISCALE ALLA PROVA DEI FATTI
85
01/05/2016 Il Messaggero - Nazionale «Cartelle già rateizzate, così il fisco non fa paura»
87
01/05/2016 Il Messaggero - Nazionale Pensioni, la vera priorità non è l'uscita flessibile
89
30/04/2016 Il Messaggero - Nazionale La disoccupazione ai minimi dal 2012
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30/04/2016 ItaliaOggi Cresce l'emigrazione fiscale
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30/04/2016 ItaliaOggi Affidamenti diretti fino a 40 mila euro ma con minimo 2 offerte
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30/04/2016 ItaliaOggi L'inadempimento lieve non blocca la rateazione e la definizione
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30/04/2016 ItaliaOggi Quote e beni sono sequestrabili quando la società cambia sede
97
30/04/2016 ItaliaOggi Niente rimborso spese a Equitalia rappresentata da un funzionario
98
30/04/2016 ItaliaOggi Via libera al bonus per il quarto figlio
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30/04/2016 ItaliaOggi Anomalie, alert ai contribuenti
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30/04/2016 ItaliaOggi Altri aiuti alle rinnovabili
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01/05/2016 ItaliaOggi Sette Money transfer sotto la lente
103
01/05/2016 ItaliaOggi Sette Manutenzioni, fisco à la carte
105
01/05/2016 ItaliaOggi Sette Il leasing ossigena l'economia
107
01/05/2016 ItaliaOggi Sette Lavoro, il jobs act fa calare il contenzioso
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01/05/2016 Avvenire - Nazionale Patti nuovi per rilanciare il Sud
111
30/04/2016 Avvenire - Nazionale Confcommercio: tagliate le spese per ridurre l'Irpef
113
30/04/2016 Il Giornale - Nazionale Banche, arrivano i risarcimenti Ma solo per la metà dei truffati
114
30/04/2016 Il Giornale - Nazionale Banda larga flop: gara e appalti sono già a rischio
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30/04/2016 Il Giornale - Nazionale Ci spiano Facebook e telefonino Il Grande fratello fiscale è realtà
117
30/04/2016 Il Giornale - Nazionale Cambia un'epoca E il cassiere sarà sempre più virtuale
118
30/04/2016 Il Giornale - Nazionale Entro cinque anni sparirà la password
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01/05/2016 Libero - Nazionale Il premier spaventato dai sondaggi Chicco Testa in pole per lo Sviluppo
121
30/04/2016 Libero - Nazionale «Bancomat tassati». Scatta il panico
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01/05/2016 QN - La Nazione - Nazionale Renzi: noi al lavoro anche oggi «Riuniti per investire 3,5 miliardi»
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30/04/2016 QN - La Nazione - Nazionale Web super veloce, rivoluzione al via Il governo: «Banda larga ovunque»
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GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE 01/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale Renzi apre il dossier Mezzogiorno «Deve ripartire, lotta alle mafie»
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Area Expo, 20 imprese pronte a insediarsi
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01/05/2016 Il Sole 24 Ore Governo-Sicilia, partita da 500 milioni
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01/05/2016 Il Messaggero - Roma Salari accessori, nuovi conteggi Il Comune: il debito è inferiore ROMA
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30/04/2016 ItaliaOggi Sicilia, a Renzi il primo round sulle città metropolitane
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30/04/2016 ItaliaOggi Imprese emiliane e sisma Le agevolazioni con l'F24
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30/04/2016 Il Manifesto - Nazionale Case di lusso, Doria salva il bilancio evitato il commissariamento
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30/04/2016 QN - La Nazione - Nazionale Da Renzi 100 milioni a Firenze Uffizi e Opera, si sbloccano i cantieri
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IFEL - ANCI 9 articoli
30/04/2016 Pag. 19
diffusione:162324 tiratura:213091
Rinvio dei bilanci, cresce il pressing Gianni Trovati Rinvio dei bilanci, cresce il pressing pagina 21 pSale ancora la pressione sulla scadenza per i bilanci preventivi dei Comuni, che arriva oggi mentre sono molte le città, da Milanoa Torino, da Genova a Napoli, e le amministrazioni medio-piccole ancora senza bilancio. Ieri l'Anci ha indirizzato al Viminale la richiesta ufficiale di rinviare i termini di un mese, al 31 maggio, dopo che giovedì il presidente dell'associazione dei Comuni aveva scritto al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, chiedendo di intervenire «affinché le Prefetture adottino la massima cautela e attenzione nell'avvio delle procedure» che in caso di ritardo prolungato portano al commissariamento (come raccontato sul Sole 24 Ore di ieri). I tempi per una proroga, però, sono ovviamente strettissimi, perché ci sarebbe bisogno di una Conferenza Stato-Città oggi e della firma immediata del ministro sul decreto per spostarei termini che nella Stato-Città di febbraio erano stati fissati come «definitivi». Vista la situazione, nonè impossibile che si torni a discuterne anche la settimana prossima, ma va detto che un rinvio per decreto di termini già scaduti non è finora mai stato fatto. Ma, oltre che col calendario, l'ipotesi si scontra con la contrarietà finora registrata a Palazzo Chigie all'Economia, in un dibattito fra Governo e amministrazioni locali sulla data dei bilanci comunali progressivamente salito di tono.I sindaci motivano le difficoltà soprattutto con la contemporaneità delle scadenze di preventivo e consuntivo (i revisori entro oggi devono poi mandare alla Corte dei conti il questionario sui preventivi 2015), ineditae complicata anche dal debutto a regime della riforma della contabilità. Il Governo preme però per interrompere la catena dei rinvii. Con l'obiettivo di riavviare la programmazione e la macchina degli investimenti comunali, liberati anche dall'addio al vecchio Patto di stabilità, come ricordato nei giorni scorsi dal Ragioniere generale dello Stato. Ad agitare la scenaè l'ombra del commissariamento dei Comuni fuori termine, prospettiva delicata quando l'ipotesi riguarda centinaia di entie arriva alla vigilia di un turno elettorale in circa 1.400 centri, ma come sempre in questi casi è bene distinguere il piano tecnico da quello politico. Sul primo fronte,a meno di una proroga in extremis, la mezzanotte di oggi sarà davvero il termine ultimo per le delibere fiscali, che quest'anno si concentrano sulla Tarie sulla conferma della maggiorazione Tasi nei Comuni dov'era già prevista sugli immobili diversi dall'abitazione principale. L'esperienza dell'anno scorso dimostra infatti che le decisioni sui tributi approvate dopo la scadenza dei preventivi sono destinate alla bocciatura da parte dei giudici amministrativi, al punto che per salvarne alcune l'ultima manovra è dovuta intervenire ex post per «interpretare» come 31 luglio 2015 la data del 30 indicata dal Dm Viminale. Per il bilancio la situazioneè invece un po' più "flessibile". La legge prevede infatti che, una volta scaduto il termine, le Prefetture assegnino ai Consigli comunali un tempo supplementare «non superiorea 20 giorni», dopoi quali arrivano scioglimento e commissario. Già in questo modo, visti anche i tempi tecnici per gli scambi epistolari fra Comuni e Prefetti, si arriva vicino alla fine del mese, maa fermare la macchina potrebbe bastare la convocazione del consiglio comunale, anche se per qualche giorno dopo il nuovo termine indicato dalla Prefettura: commissariare un'amministrazione eletta non è infatti una scelta da poco, e la giurisprudenza spingea colpire più l'«inerzia» che il semplice «ritardo». In ogni caso, nei Comuni prosegue il lavoro per evitare soprese.A Milano, dopo che giovedì è mancato il numero legale, il consiglio comunale è stato riconvocato per lunedì, nella speranza che le "distrazioni" elettorali non impediscano di approvare un bilancio varato dalla giunta il lontano 14 dicembre, mentre a Genova ieri sono passati per un soffio (solo 17 voti favorevolii correttivi della giunta che alleggeriscono da 7,7 a 2,2 milioni gli sconti Imu-Tasi per le case di lusso: in caso di voto contrario il sindaco Marco Doria aveva annunciato le dimissioni.
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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COMUNI
30/04/2016 Pag. 19
diffusione:162324 tiratura:213091
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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La normativa LA SCADENZA 30 aprile La scadenza Il termine del 30 aprile per i bilanci dei Comuni è stato fissato dalla Conferenza Stato-Città del 18 febbraio scorso. Nello stesso giorno scadono anche i termini per l'approvazione dei bilanci consuntivi. Città metropolitane e Province hanno invece tempo fino al 31 luglio per approvare i bilanci previsionali di quest'anno LA PROCEDURA 20 giorni Diffida e commissario Quando i Comuni non rispettano i termini per l'approvazione del bilancio, la Prefettura invia una lettera in cui fissa una nuova scadenza, non oltre 20 giorni quella ordinaria. In caso di ritardo ulteriore, si prevede il commissariamento. Dal giorno successivo alla scadenza dei termini di legge per i preventivi, invece, cade la possibilità di ritoccare le aliquote di tributi e tariffe Foto: FOTOGRAMMA
01/05/2016 Pag. 42 Ed. Torino
diffusione:172712 tiratura:244598
La Torino che sogna Fassino inizia con un patto sulla sicurezza beppe minello Togliamoci subito dai piedi le cattiverie perché un Fassino emozionato, con più volte il groppo in gola durante il suo lungo ma appassionante discorso alla nazione in salsa sabaudo-democratica, non è cosa usuale, a dimostrazione che l'uomo è ben altro dell'immagine severa che va per la maggiore. E quindi archiviamo anche l'ottima orchestrina jazz che, ieri, accoglieva il popolo Pd accorso all'Alfieri in massa per celebrare l'avvio della campagna elettorale del sindaco uscente e della coalizione che lo appoggia. Orchestrina subito da qualcuno paragonata a quella del Titanic. Un teatro Alfieri che un tempo il Pci utilizzava, in virtù della sua vastità, per i comizi conclusivi di ben altre campagne elettorali. E che ieri aizzava i gufi che s'aggiravano in piazza Solferino : «Eeeh, ricordo le code per D'Alema e Occhetto...». Be', le code non c'erano, ma alla fine un migliaio di persone ha riempito ugualmente platea e parte della galleria che non era stata nemmeno prenotata. Teatro e scenografia dominati dal colore rosso, come i fiori di rododendro sul palco o, meglio, «rododentro» del Frassica di «Quelli della notte» visto il cicaleccio tra il pubblico spesso orientato sui sondaggi che darebbero in calo i democratici: «Sono della vecchia scuola ha commentato il sindaco - non contano i sondaggi ma i voti nell'urna». Dicevamo del palco, dominato da due immagini di Piero Fassino in maglioncino, lo stesso, o quasi, indossato dal Fassino in carne ed ossa per un'ora e mezza one man show che ha dato modo ad altri maligni di confrontare il vero sindaco con quello un po' photoshoppato dei manifesti e il cui slogan, dopo «Per amore di Torino», è diventato «La Torino che verrà». Perché nell'appassionato intervento, inframmezzato dalle vere e proprie dichiarazioni d'amore di testimonial del calibro di attori quali Toni Servillo e Iaia Forte e del regista Virzì oltre al chitarrista Rodney Jones che chiede di «essere adottato da Torino», la sintesi del Fassino-pensiero, del suo progetto, della sua visione arriva quando si augura che «chi studia, lavora e vive a Torino scelga di continuare a stare qui con la sua intelligenza e competenza e chi nel mondo sta cercando un luogo ideale per investire, lavorare e studiare scelga di venire qui». «La continuità è un valore» E chi è già qui, c'è perché ciò che è diventata Torino è frutto del lavoro, delle scelte, degli investimenti degli ultimi decenni di amministrazioni, «da Castellani a Chiamparino e ai nostri ultimi 5 anni, legati dalla continuità che s'è dimostrata un valore». Ora, nella sua narrazione, Fassino ha toccato tutti, ma proprio tutti gli aspetti, animali compresi, per costruire una città ideale che, proprio per questo, ha tanti aspetti di aleatorietà. Ma per progredire bisogna anche saper sognare. Tra le cose più concrete e nuove rispetto all'analisi e ai programmi che in questi giorni Fassino ripete in ogni dove, c'è la volontà di proporre al governo un patto per la sicurezza «che preveda un rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine in città, una ulteriore e più forte azione comune nelle politiche sulla sicurezza, e l'emanazione del nuovo provvedimento legislativo sulla sicurezza chiesto come Anci, il quale conferirebbe ai sindaci più strumenti e più poteri in questa materia. Vorremmo che il patto portasse a una condivisione di tutto ciò che è necessario per rendere più sicuri i cittadini». Un annuncio che si accompagna alla contestazione che a Torino esista un problema periferie così come viene venduto («Non siamo né Parigi, né Bruxelles»), piuttosto sono parti di città «dove vivono le persone più colpite dalla crisi, questo sì». Ed ecco, oggi che è anche il 1° Maggio, l'importanza del lavoro «il grande tema che ci consegnano questi anni difficili da cui sembra stiamo uscendo, pronti a cogliere la ripresa». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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All'Alfieri l'apertura della campagna elettorale
01/05/2016 Pag. 45 Ed. Torino
diffusione:172712 tiratura:244598
Il postino non suona più, decide l'Europa andrea rossi Dalla scorsa estate in 41 piccoli comuni piemontesi il postino - altro che due volte - non suona nemmeno una volta al giorno. Si presenta tre volte in una settimana e due in quella successiva. È l'effetto del piano di riorganizzazione deciso dalle Poste e approvato da Agcom, l'autorità garante per le comunicazioni, contro cui i 41 comuni - spalleggiati dall'Anci regionale - hanno deciso di dare battaglia. Dovranno andare a combattere a Bruxelles. L'ha deciso il Tar del Lazio, cui i comuni si sono rivolti: venerdì con una ordinanza ha stabilito che della questione deve occuparsi la Corte di Giustizia Europea. L'oggetto della contesa è un piccolo bignami dei tempi moderni: hanno più peso le esigenze di bilancio, la revisione della spesa pubblica e l'ottimizzazione delle risorse, o la tutela di alcuni diritti, come la corrispondenza, che l'Europa considera un servizio pubblico fondamentale? Per i comuni piemontesi radicati nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo - è anche una questione di sopravvivenza: vivere dove la posta arriva cinque volte ogni due settimane anziché dieci - come nel resto d'Italia - può rappresentare un forte disincentivo all'apertura di attività imprenditoriali e può indurre la popolazione a trasferirsi là dove i servizi sono meno penalizzati. Taglio dei costi I giudici del Tar del Lazio hanno a lungo soppesato le ragioni dei contendenti per poi concludere che la contesa travalica i confini nazionali. Le direttive europee impongono infatti che il servizio postale sia assicurato per almeno cinque giorni lavorativi a settimana indistintamente su tutto il territorio; ammettono deroghe, ma solo «in circostanze o per condizioni geografiche eccezionali». È il caso dei 41 comuni piemontesi? Sembra di no. Difendendosi davanti al Tar, Poste e Agcom hanno ammesso che la riduzione del servizio non dipende da particolari difficoltà nel raggiungere le località interessate, bensì dalla loro popolazione, che è sparuta e quindi rende molto costoso mobilitare ogni giorno un postino. Dimezzare il servizio significa invece poter disporre di un unico portalettere, dipendente full-time, che servirà a giorni alterni due comuni vicini. Esperimento pilota Non a caso, l'esperimento pilota avviato in Piemonte è destinato a estendersi: sul territorio della regione i centri a rischio sono circa 700, in Italia 5.296. L'ultima legge di stabilità ha ampliato da un ottavo a un quarto della popolazione il bacino di applicazione della rivoluzione postale. Significa che il modello potrebbe diventare una costante per oltre 15 milioni di cittadini. È possibile sostenere che si tratti di una deroga per «circostanze o condizioni geografiche eccezionali» come impongono le norme europee? I giudici del Tar sembrano scettici. Il punto è questo: in nome di una «essenziale ragione finanziaria globale», ovvero ridurre il costo del servizio e i dipendenti delle Poste, si è deciso di «dimezzare in modo generalizzato il servizio agli utenti in tutti i Comuni italiani a minore densità abitativa». Ecco perché la battaglia dei 41 comuni, difesi dall'avvocato Paolo Scaparone e dal collega Jacopo Gendre, va ben oltre i confini del Piemonte. È una battaglia per la sopravvivenza di un pezzo d'Italia. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Il ricorso di 41 Comuni piemontesi contro la riduzione del servizio
01/05/2016 Pag. 9 Ed. Pesaro
diffusione:11902 tiratura:16208
LETIZIA FRANCESCONI Pesaro Una città sempre più smart e rivolta all'efficientamento energetico. E' questa la finalità del Protocollo firmato dal Comune di Pesaro con l'Università di Urbino e la Politecnica delle Marche. Ma non è l'unico risultato portato a casa dall'assessore al Bilancio Delle Noci e dall'Ufficio Sviluppo e Fondi europei coordinato da Marco Scriboni: il Comune ha vinto un bando europeo, parte del progetto Horizon 2020, che permetterà di efficientare la biblioteca San Giovanni. Il Protocollo sulla città "smart", sarà siglato con i rappresentanti dell'Università il prossimo 4 maggio. Il lavoro sulle cosiddette "smart cities" lega partner diversi, Comune, la partecipata Marche Multiservizi, Università e imprenditori o progettisti che si occupano di sostenibilità. «La stipula di questo innovativo Protocollo - spiega l'assessore Delle Noci - va di pari passo ai programmi di mandato, non a caso già dal dicembre 2014. Pesaro ha aderito proprio all'Osservatorio sulle Smart cities di Anci(Associazione nazionale dei comuni). L'obiettivo è modernizzare i servizi urbani per una città più funzionale e intelligente». Perché proprio la nostra città rientra nelle strategie smart? Si parte dall'efficientamento energetico, qui c'è tutto il piano di illuminazione pubblica innovativo messo a punto da Marche Multiservizi. Dei 3 milioni e 700 mila euro che è l'investimento per la riqualificazione dell'illuminazione pubblica in tutta la città, 120 mila euro saranno le risorse destinate proprio al programma della città "smart". Nel piano di Multiservizi sono previste una serie di azioni, fra queste, l' estensione del wifi urbano nei punti oggi scoperti ed altri servizi per la connettività, colonnine per la ricarica di bici e veicoli elettrici, servizi in favore dell'ambiente e per la mobilità, come la nuova App "Info mobilità" per indicare in modo preventivo le aree di sosta libere agli ingressi della città, infine il controllo dell'inquinamento luminoso. A questa parte della strategia si aggiunge il lavoro su "Agenda digitale" che darà i suoi primi frutti dal prossimo anno. «L'investimento preventivo è in questo caso di 50 mila euro - spiega il consigliere Pd Marco Perugini, che da vicino segue il progetto - l'obiettivo è costruire un sito di questa amministrazione funzionale per servizi, pratiche e comunicazione». E poi c'è il bando vinto dal Comune per la biblioteca San Giovanni: «Si tratta di un bando cui abbiamo partecipato con la Politecnica delle Marche - sottolinea Delle Noci - accanto all'investimento economico c'è un investimento ambientale predominante e in termini di immagine, visto che la San Giovanni è stata ritenuta una fra le 10 biblioteche più belle d'Italia. Dalla Comunità europea non arriveranno risorse ma ci sarà fornita l'erogazione dei servizi a carico proprio della Commissione Europea, questo prevedeva Horizon, si andrà così a predisporre su un edificio pubblico comunale, un alto efficientamento energetico. Saranno sostituite e installate vetrate dalle componenti innovative su tutto l'edificio in grado di incidere sul risparmio energetico, come mai prima d'ora, in funzionalità della struttura già in legno dell'edificio e riducendo i costi a carico del pubblico». © RIPRODUZIONE RISERVATA
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Smart city, un patto con le università
30/04/2016 Pag. 5 Ed. Bari
BARI Si chiamerà «dote educativa». Sarà un assegno - circa duemila euro - da attribuire ai giovani baresi tra i 14 e i 26 anni che abbiano mostrato un particolare talento e che appartengano a famiglie meno abbienti. Al progetto sta lavorando il Comune di Bari e in particolare l'assessora alle Politiche giovanili e al Diritto allo studio Paola Romano. L'annuncio, in forma molto stringata, è arrivato ieri proprio dalla voce dell'assessora, nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico. «Il Comune - ha affermato Romano durante la cerimonia - intende sostenere chi ha un progetto, un talento e un'opportunità straordinaria come può essere il frequentare l'università». Si tratta di sostenere i ragazzi di famiglie il cui reddito Isee si collochi in una fascia tra zero e 7-8 mila, forse 10mila euro: la soglia precisa sarà stabilita nei prossimi giorni con la messa a punto del provvedimento. La «dote educativa» sarà assegnata a «chiunque possieda un progetto, una passione o un'inclinazione» che non riesce a soddisfare per ragioni di reddito. A questi giovani sarà attribuito un voucher - non un soldi liquidi - destinato all'acquisto di quello che serve: potrebbe essere uno strumento musicale, un microscopio, un corso di lingua, dei libri, l'abbonamento ad una rivista e altro ancora. Sarà un bando a sportello a stabilire i criteri per individuare gli assegnatari del voucher (duemila euro, ma anche qui si sta discutendo l'ammontare preciso). «Prepareremo il bando - dice l'assessora - con il contributo e i suggerimenti del politecnico e dell'università». Il Comune intende mettere a disposizione dell'iniziativa un milione di euro, da reperirsi nella dotazione del Fondo sociale europeo (Fse). «Che si tratti di una misura utile - spiega Romano - lo dimostra il fatto che secondo le statistiche dell'ateneo, frequentano l'università di Bari circa 3.300 studenti con reddito Isee inferiore ai 12mila euro». Non tutti sono residenti a Bari, è evidente. Ma si capisce che è molto folta la platea di coloro cui farebbe molto comodo un sostegno economico a fini di studio. «Sia chiaro però - aggiunge Romano - che la misura non è rivolta solo agli studenti. Potrebbe anche trattarsi di ragazzi che abbiano abbandonato gli studi o non li abbiano mai intrapresi. I criteri principali sono il reddito, il progetto che si propone di finanziare, l'età dei richiedenti». La «dote educativa» è l'ultima delle iniziative sulle politiche giovanili che stanno caratterizzando l'amministrazione del sindaco Decaro. Un'altra - forse la principale - è l'allestimento di Porta futuro: un centro che dispensa formazione, orientamento e informazioni a chi cerca lavoro. L'auspicio del Comune è che questa mole di attività valga a Bari il riconoscimento di «Capitale italiana dei giovani - 2017». Oggi, quasi sicuramente, saranno designate le tre città finaliste. La nomina ufficiale arriverà il 30 giugno. La decisione è in mano alla presidenza del Consiglio dei ministri, l'agenzia nazionale dei giovani, l'Ifel, il forum nazionale dei giovani. Bari attende, per ora, la prima designazione e spera nella vittoria finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Un assegno per i giovani di talento È in arrivo la «dote educativa»
30/04/2016 Pag. 23 Ed. Cosenza
diffusione:25024 tiratura:36301
Protocollo d ' intesa in difesa delle tante donne lavoratrici ce, del lavoratore e di quel bene comune chiamato impresa, pubblica o privata, ha un ' arma in più: nella sede territoriale di Confindustria le organizzazioni sindacali tramite i loro rappresentanti, Michele Gravano e Maria Bruno per la Cgil, Paolo Tramonti e Rosy Perrone per la Cisl, Santo Biondo e Federica Arnieri per la Uil, alla presenza del presidente di Unindustria, Natale Mazzuca e del direttore di Confindustria Cosenza, Sarino Branda, hanno sottoscritto un importante "Protocollo d ' intesa contro le molestie e violenze nei luoghi di lavoro. Il documento, sottoscritto anche da Regione Calabria, Anci e Upi, è nelle intenzioni dei firmatari un protocollo basato non tanto sugli intenti ma sulle azioni concrete al fine di «contrastare ogni atto o comportamento che si configuri come molestia, umiliazione o violenza nei luoghi di lavoro». Alla raccolta dei dati sui fenomeni più deprecabili osservabili direttamente sul campo, fanno seguito l ' adozione di buone prassi aziendali atte a favorire il dialogo sociale tra dipendente e lavoro. L ' incoraggiamento e l ' accompagnamento alla denuncia soprattutto da parte delle donne fa parte di quella che Natale Mazzuca definisce acutamente: «Azione tendente a squarciare il muro dell'omertà per favorire un clima sano, bonificato da mobbing, da pressione e violenza nei confronti dei lavoratori». Gli fa eco Sarino Branda, secondo il quale: «È proprio il sommerso, cioè quello che appare di meno, che non si denuncia per sottomissione e senso di vergogna che spaventa». Un passo importante, dunque, nella logica dei rapporti di lavoro, in tutela della dignità dei lavoratori, uomini ma soprattutto donne. Una pagina significativa e nuova per la Calabria che appare in questo settore finalmente una regione " pilota " . 3
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Siglato a Cosenza da Unindustria e sindacati
30/04/2016 Pag. 22
diffusione:10000
Di MARGHERITA DICAMPO Diventa operativo , con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, l'avviso di riapertura dello sportello per richiedere finanziamenti agevolati - a valere sul Fondo di Kyoto - per interventi di efficienza energetica su edifici pubblici scolastici, universitari e destinati ad asili nido. A disposizione ci sono circa 250 milioni di euro e la scadenza per la presentazione delle domande è fissata alle ore 17 del 18 ottobre 2016. Le agevolazioni È dunque di nuovo possibile accedere ai finanziamenti al tasso agevolato dello 0,25 per cento disposti dal fondo rotativo Kyoto, come già stabilito dal decreto ministeriale 14 aprile 2015, numero 66 ("Misure per l'efficientamento energetico degli edifici scolastici" in GU 13 maggio 2015, numero 109). Interventi interessati La riapertura dei termini è destinata a quegli interventi sull'edilizia scolastica che consentano di migliorare di due classi il parametro di efficienza energetica dell'edificio durante un arco temporale massimo di 3 anni. Fondo rotativo Kyoto L'iniziativa rientra nelle politiche alimentate dal Fondo rotativo di "Kyoto" (finalizzate all'attuazione del Protocollo di Kyoto, del 1997), istituito dalla Legge Finanziaria 2007 per il finanziamento delle misure di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra. Le risorse finanziarie riprogrammate ammontano a 247.093.955 euro. Questo programma fa parte, tra l'altro, delle misure previste nel quadro del protocollo di intesa per migliorare la qualità dell'aria, sottoscritto lo scorso 30 dicembre dal ministro dell'Ambiente e dal presidente dall'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci). Un'iniziativa di successo: lo scorso anno il bando aveva messo a disposizione 350 milioni per 248 istanze, pervenute al ministero dell'Ambiente, per un totale di 610 interventi distribuiti su tutto il territorio italiano, con un impegno di spesa pari a 110 milioni di euro. Il ministero dell'Ambiente sta inoltre predisponendo con l'Enea un sistema di valutazione dello stato attuale degli edifici e di indicazione degli interventi necessari, in modo tale da uniformare e rendere coerenti le stime e la programmazione dei lavori. Beneficiari Beneficiari dei finanziamenti, per i quali è stato stabilito un tasso agevolato dello 0,25%, sono istituti di istruzione scolastica, universitaria e asili nido situati in immobili pubblici. Gli interventi dovranno portare un miglioramento di due classi del parametro di efficienza energetica dell'edificio scolastico in un arco temporale di massimo tre anni. Scadenza La domanda di ammissione ai finanziamenti agevolati potrà essere presentata a decorrere dalla data di pubblicazione da parte del ministero dell'Ambiente di apposito comunicato in Gazzetta Ufficiale e fino alle ore 17 del 180esimo giorno successivo (il 18 ottobre 2016).
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Efficienza energetica nelle scuole: tornano i finanziamenti agevolati
30/04/2016 Pag. 11
Pioggia di finanziamenti per decine di piccoli Comuni Stanziati 1.400mila euro per 29 amministrazioni sotto i mille abitanti, 24 delle quali nel Ponente Ligure. Soddisfatta l'Anci Oltre 1.400.000 euro di spazi finanziari per la copertura degli impegni in conto capitale di 29 Comuni liguri sotto i 1000 abitanti: è questo il risultato della concertazione di Anci Liguria con la Regione, alla vigilia della scadenza per la chiusura dei bilanci comunali. In particolare, avranno la possibilità di aumentare gli impegni di spesa in conto capitale, con importanti ricadute sul territorio e sui servizi offerti ai cittadini, i seguenti Comuni: 14 Comuni in provincia di Imperia - Airole, Borgomaro, Caravonica, Chiusavecchia, Cosio d'Arroscia, Costarainera, Lucinasco, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pietrabruna, Pigna, Prelà, Ranzo, Vasia -; 10 Comuni in provincia di Savona - Casanova Lerrone,Castelbianco, Erli, Giustenice, Massimino, Nasino, Onzo, Orco Feglino, Osiglia, Vendone -; 3 Comuni nella Città metropolitana di Genova Montebruno, Orero, Valbrevenna -; 2 Comuni in provincia della Spezia - Framura e Maissana. Saranno così soddisfatte tutte le 29 richieste pervenute ad ANCI Liguria, a seguito dell'attività di monitoraggio condotta sui 99 Comuni liguri sotto i 1000 abitanti, per verificare le effettive necessità del territorio e la disponibilità della giacenza di cassa necessaria ad effettuare i pagamenti conseguenti alla concessione degli spazi. Il C o nsiglio delle Autonomie Locali, presieduto da Giorgio Guerello, ha confermatooggi la validità del criterio di priorità nell'attribuzione a favore dei Comuni con popolazione fino a mille abitanti, come già definito dalla Legge di Stabilità 2016. L'assegnazione degli spazi finanziari passerà domani al vaglio della Giunta regionale. «Siamo soddisfatti del risultato ottenuto, che rappresenta una risposta ai bisogni dei piccoli comuni, legata alle loro maggiori difficoltà nella chiusura dei bilanci: per la prima volta quest'anno, infatti, anche loro si trovano ad essere soggetti al vincolo del pareggio di bilancio - ha commentato Michele Malfatti, Coordinatore dei Piccoli Comuni di Anci Liguria. - Il nostro auspicio è che alla prossima scadenza del 15 settembre, la Regione possa aprire ulteriori spazi finanziari anche per tutti gli altri Comuni del territorio».
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BILANCI PIÙ FACILI Per investimenti
30/04/2016 Pag. 14
diffusione:18500
PA, quattro incontri per approfondirne i funzionamenti Il Comune di Frassineto Po, con il patrocinio dell'Anci, ha organizzato un ciclo di quattro incontri riservati agli amministratori pubblici locali dal titolo "Amministrativolissimevolmente" che prenderanno il via domani, sabato 30, e termineranno sabato 4 giugno, sempre con un paio di relatori, inizio dei lavori alle ore 9,30 e con il secondo intervento alle ore 11 (preceduto da un coffee break alle ore 10,30, nda). L'appuntamento che aprirà il ciclo d'incontri avrà come relatori Gianni Mogni , direttore generale della Provincia di Alessandria, che relazionerà su "Dalla Provincia all'ente di area vasta" e Giancarlo Subbrero , della Programmazione e Controllo della Provincia di Alessandria, che interverrà su "Politiche territoriali e programmazione". Il secondo incontro si terrà invece sabato 7 maggio e avrà come ospiti Dante Ferraris , responsabile di protezione Civile della Provincia di Alessandria, il quale relazionerà su "La responsabilità dei Sin daci e degli Amministratori in materia di Protezione Civile", e Sandro Teruggi , assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Casale Monferrato, che interverrà invece su "La salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico". Il terzo appuntamento è previsto per sabato 21 maggio con Rita Panzarella , che illustrerà "Il bilancio dei Comuni alla luce delle ultime modifiche legislative", e Carla Rondano , sindaco Revisore dei Conti, su "Il controllo della gestione amministrativa". Infine sabato 4 giugno il quarto ed ultimo appuntamento con gli interventi di Vincenzo Ottone , presidente Amc, su "Le aziende pubbliche nella prospettiva degli ambiti territoriali", e Marco Orlando , responsabile Anci del Piemonte, che relazionerà circa i "Servizi pubblici - gas, acqua, rifiuti - tra politiche di quadrante e città metropolitane". Massimo Castellaro
IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 02/05/2016
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14 Il primo sabato a Frassineto Po
FINANZA LOCALE 5 articoli
30/04/2016 Pag. 21
diffusione:325546 tiratura:405864
Il piano del governo da tre miliardi per le zone svantaggiate. Ma per ora manca il Sud Prime intese Accordi con Lombardia, Veneto, Toscana, Abruzzo e Molise Le gare a giugno Massimo Sideri Il bando sulla banda ultra larga approda «oggi al Consiglio dei ministri, anche se non c'è bisogno di questo passaggio formale. Partiremo dalla banda larga: lo Stato mette i soldi, miliardi di euro. Dopo tante chiacchiere si parte». Il premier Matteo Renzi ieri ha alimentato un piccolo giallo sull'atteso avvio dei lavori per portare la banda ultralarga - almeno 30 megabit al secondo di velocità di navigazione per la definizione europea - nelle aree a fallimento di mercato: i bandi, in effetti, non devono passare dalle riunioni di governo ma Renzi aveva promesso proprio per ieri, in occasione dell'Internet Day l'avvio. E così l'avvio c'è stato. In realtà manca ancora qualche passaggio: il testo per i bandi è stato inviato da un paio di giorni alle tre autorità competenti, cioè l'Antitrust, l'Agcom e l'Anac. Ora per quanto si possa sperare in un'accelerazione delle procedure, vista l'importanza del mittente, ci vorrà almeno un mesetto per avere le risposte dagli uffici. E dunque prima di giugno non ci saranno sorprese. Nel frattempo manca ancora la notifica a Bruxelles del piano per portare l'Italia fuori dalle secche della banda stretta: la lettera potrebbe partire in queste ore - e non è certo casuale che proprio adesso si stiano alzando i toni dello scontro tra Telecom ed Enel per la conquista di Metroweb. In realtà, come talvolta capita, la burocrazia dei passaggi e dei timbri (beninteso necessari) è stata sorpassata a destra dalle intese informali, sicché i pezzi del primo puzzle ci sarebbero già: il primo lotto di gara, quello di cui ha parlato ieri Renzi, avrebbe già un suo perimetro. Le regioni che hanno firmato le intese con il Mise o che comunque stanno chiudendo sono la Lombardia, il Veneto, la Toscana, l'Abruzzo e il Molise. Il paradosso è evidente: si parte dalle aree svantaggiate di molte regioni ricche mentre non c'è, per ora, il Meridione (la Calabria e la Campania si stanno muovendo ma non avrebbero ancora chiuso). Last minute si potrebbe aggiungere l'Emilia Romagna. Per le aree sempre a fallimento di mercato alla fine dovrebbero esserci circa tre miliardi, 1,6 del Cipe e il resto dai fondi strutturali. La proprietà di questa rete sarà pubblica (Infratel). Tutt'altra questione sarà poi quella dell'intervento nelle aree a successo di mercato, quelle che erano state oggetto della conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ceo dell'Enel, Francesco Starace, e con Vodafone e Wind. Lo stato dell'arte è (tristemente) noto: in Italia a fine dicembre del 2015, ultimi dati aggiornati, c'erano 14,92 milioni di accessi alla rete fissa. Visto che in Italia si stimano circa 30 milioni di abitazioni, possiamo dire ottimisticamente che una famiglia su due è collegata a Internet. Il classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Purtroppo andando a vedere nello specifico è quasi vuoto anche il mezzo bicchiere pieno: dei 14,92 milioni di connessi (effettivamente in crescita dato che nel dicembre del 2011 erano 13,52) ben 9,72 milioni, dunque i tre quarti, navigano tra i 2 e i 10 megabit al secondo. La velocità di navigazione media in tutta Italia nel quarto trimestre del 2015 è stata di 7,4 megabit. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cosa sono Le aree svantaggiate in cui il governo porterà la banda larga con un finanziamento pubblico (circa tre miliardi di euro) sono quelle a fallimento
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Banda larga al via in cinque regioni
30/04/2016 Pag. 21
diffusione:325546 tiratura:405864
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di mercato Si tratta di aree dove la fornitura di servizi e beni effettuata attraverso il libero mercato non è vantaggiosa
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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30/04/2016 Pag. 9
diffusione:162324 tiratura:213091
Pa, nuove regole per la «meritocrazia» G.Tr. pIl consiglio dei ministri di ieri ha dato il via libera definitivo anche al regolamento sulla «valutazione delle performance» nella Pubblica amministrazione. A dispetto del titolo, in realtà, il provvedimento va considerato solo un antipasto del nuovo tentativo di «meritocrazia» negli uffici pubblici, perché le regole generali saranno portate dal secondo gruppo dei decreti attuativi della riforma Madia, in particolare da un decreto ad hoc sulla valutazione e dal nuovo testo unico sul pubblico impiego atteso nelle prossime settimane. L'origine del regolamento è infatti precedente alla legge delega, e affonda le sue radici nel decreto sul pubblico impiego del 2014 che ha trasferito dall'Anac alla Funzione pubblica i vecchi compiti sul tema prima attribuiti alla Civit, la «commissione indipendente sulla valutazione» antenata dell'Au- torità anticorruzione. In pratica, il decreto fissa gli indirizzi per cominciare ad attuare davvero la valutazione delle performance, sia dell'ufficio sia dei singoli dipendenti, già previste dalla riforma Brunetta del 2009 ma finora rimaste lettera morta. A Palazzo Vidoni opererà una «commissione tecnica per la performance», chiamata a fornire i «metodi» e gli «strumenti operativi» per le valutazioni. Nelle singole amministrazioni i compiti sono affidati agli «organismi indipendenti di valutazione», ma va detto che la realizzazione di tutto il sistema nelle regioni e negli enti locali dovrà passare attraverso intese in conferenza unificata. Potrebbe invece arrivare al prossimo Consiglio dei ministri il primo via libera definitivoa un decreto attuativo della riforma della Pa, quello sulla trasparenza che deve introdurre anche da noi il «Freedom of Information Act». Ieri la ministra per la Pa e la semplificazione Marianna Madia ha incontrato i rappresentanti del «Foia4Italy», la rete delle associazioni che ha raccolto 82mila firme in calce alla proposta del Foia per l'Italia. Madia ha ribadito che il testo finale accoglierà le «modifiche migliorative» chieste anche dal Consiglio di Stato, a partire dalle correzioni al silenzio-rifiuto (il testo originale permette alla Pa di non rispondere senza motivarne le ragioni) e alle regole sui costia carico dei richiedenti. La versione finale, insomma, sarà il frutto della «collaborazione fra istituzioni e società civile», che secondo il ministro deve proseguire anche nell'«avventura dell'attuazione» per sensibilizzare amministrazioni e cittadini sulle potenzialità delle nuove regole. IN SINTESI Primo passo Il regolamento è previsto da un decreto del 2014 (Dl 90/2014), precedente alla legge delega di riforma della Pa, e trasferisce alla Funzione pubblica le funzioni che a suo tempo erano state assegnate alla Civit (Commissione indipendente per la valutazione e l'integrità nella Pa), antenata dell'Anac Nel regolamento si fissano gli indirizzi per la valutazione delle performance degli uffici e dei singoli dipendenti, che dovrebbero guidare i «premi» del salario accessorio Nelle regioni e negli enti locali l'attuazione degli indirizzi passerà da un accordo in conferenza unificata La riforma si completerà con i decreti attuativi della delega Madia
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Enti pubblici. Approvazione definitiva per il regolamento sulla «valutazione delle performance» di uffici e dipendenti
01/05/2016 Pag. 45 Ed. Torino
diffusione:172712 tiratura:244598
"Uffici postali multi-servizi Le lettere le consegnano i volontari delle pro loco" Maurizio tropeano «Non siamo interessati a fare la guerra alle Poste ma è chiaro che i comuni hanno il diritto di difendere gli interessi dei propri cittadini: in Piemonte non possiamo permettere che in circa 700 comuni la consegna di lettere, raccomandate e pacchi avvenga a giorni alterni». Marco Bussone è il vicepresidente dell'Unione dei comuni montani del Piemonte e non si mostra sorpreso per la decisione del tar del Lazio? Il motivo? «Secondo l'Unione Europea - spiega - è possibile consegnare le lettere in giorni alterni per situazioni particolari. Poste Italiane, invece, ha deciso di applicare questa possibilità in tutto il territorio nazionale trasformando in regola strutturale quella che avrebbe dovuto essere un fatto eccezionale». Una scelta che l'azienda ha motivato con il taglio dei fondi statali del contratto di servizio: 260 milioni in meno. Che fare, allora? L'Uncem Piemonte ha messo in campo una soluzione: la trasformazione degli uffici postali in spazi multiservizi in accordo con i comuni. «Luoghi - secondo quanto afferma Bussone - che potrebbero servire anche per la distribuzione dei farmaci per l'erogazione dei servizi comunali e per quelli postali, sul modello di quanto succede già in Europa». Ma chi distribuirebbe lettere, telegrammi e pacchi? «I volontari delle pro loco che solo poche settimane fa hanno pubblicamente ribadito la loro disponibilità». Per realizzare questa proposta è necessario un accordo di programma in sede nazionale e poi una declinazione dell'intesa a livello regionale. In Piemonte, grazie alla collaborazione con la Regione, è stata scongiurata la chiusura degli uffici postali di montagna. Bussone si dice convinto che si tratta di una «proposta realizzabile se c'è la volontà politica di farlo». E serve anche l'intervento delle istituzioni per evitare la desertificazione dei piccoli esercizi commerciali nei territori di montagna. «Uncem - continua il vicepresidente - si unisce al grido di allarme lanciato in queste ore dai commercianti e dai gestori di strutture ricettive di molte valli alpine, Valli di Lanzo in primis». In Piemonte ci sono ormai 80 comuni senza negozi ed altri 300 sono a rischio di desertificazione. Nei giorni scorsi in Val Grande gli operatori si sono riuniti e hanno chiesto maggiore impegno alle istituzioni per arrivare subito a iniziative volte alla defiscalizzazione e all'alleggerimento burocratico. Secondo Bussone è necessario che la giunta dia attuazione a due ordini del giorno varati dal Consiglio regionale del Piemonte che prevedono che cancellano l'Irap ma anche gli studi di settore su fatturati e introiti che «non riconoscono l'altalenante sistema di vendite e ricavi, collegati alle stagioni e al turismo». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Le comunità montane
30/04/2016 Pag. 36
diffusione:34073 tiratura:72642
Capannoni, agevolazioni sull'amianto MARCO OTTAVIANO Presto diventeranno operativi i nuovi incentivi per rimuovere l'amianto dai tetti dei capannoni industriali. Potranno accedere a un credito di imposta del 50% gli interventi di bonifi ca di importo maggiore di 20 mila euro e fi no a 400 mila euro. Lo schema di decreto che li regolamenta è già sul tavolo dei ministeri competenti (ministero dell'ambiente e ministero dell'Economia). Ad annunciarlo è il ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti, rispondendo il 28 aprile 2016 a un'interrogazione del deputato del Partito democratico Enrico Borghi alla Camera. Ricordiamo che le agevolazioni per la bonifi ca dell'amianto sono state introdotte dal collegato ambiente alla legge di Stabilità per il 2014 (legge n. 221/2015). Per i soggetti titolari di reddito d'impresa che effettuano nell'anno 2016 interventi di bonifica dall'amianto su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato è attribuito, nel limite di spesa complessivo di 5,667 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019 un credito d'imposta nella misura del 50% delle spese sostenute per i predetti interventi nel periodo di imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge. Il credito d'imposta non spetta per gli investimenti di importo unitario inferiore a 20mila euro. La prima quota annuale sarà utilizzabile a decorrere dal 1° gennaio del periodo di imposta successivo a quello in cui sono stati effettuati gli interventi di bonifi ca. Il credito di imposta non concorrerà alla formazione del reddito né della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive (Irap). Le domande andranno presentate online attraverso una specifica piattaforma telematica realizzata dal Ministero dell'ambiente che sarà utilizzabile solo dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Uffi ciale. Foto: Il resoconto dell'interrogazione sul sito www.italiaoggi.it/documenti
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VIA DAI TETTI
30/04/2016 Pag. 19
diffusione:85713 tiratura:111816
di FABRIZIO MORVIDUCCI NIENTE Tasi sulla prima casa; l'addizionale Irpef e l'Imu restano invariate. Ma si piange sulla Tari, che aumenta dell'8%. Sono queste le linee guida del bilancio preventivo 2016, approvate ieri dalla giunta. Con gli aumenti, il gettito Tari passa da 10 milioni di euro ai 10,9 per il nuovo esercizio. Le decisioni sulla fiscalità locale sono contenute nelle linee di bilancio preventivo che andranno al voto del consiglio comunale tra circa un mese. L'amministrazione ha deciso il mantenimento degli attuali investimenti sulle politiche educative, sociali, culturali e per la pubblica istruzione, la conferma del fondo per il rimborso della Tari a giovani coppie e famiglie numerose con Isee sotto ai 31 mila euro, «Al tempo stesso - ha detto l'assessore al bilancio, Andrea Giorgi - abbiamo fissato l'aumento delle risorse per la qualità urbana e il decoro, con attenzione a ogni quartiere. Raddoppiamo inoltre le risorse per la manutenzione ordinaria delle strade, ci concentriamo sugli interventi per la sicurezza stradale, ovvero sul rifacimento delle strisce pedonali e più in generale della segnaletica orizzontale, inoltre incrementiamo gli stanziamenti per la manutenzione degli edifici pubblici, primi tra tutti le scuole, e per il verde urbano. Il Bilancio del 2016 infine tiene conto della decisione di internalizzare la gestione di Scandicci Cultura». MA NON c'è solo il preventivo: due giorni fa il consiglio comunale ha approvato anche il bilancio consuntivo con i voti favorevoli di Pd e Fare Comune e quelli contrari di M5S, Forza Italia e Alleanza per Scandicci-Ncd-FdI. Nel 2015 l'amministrazione comunale di Scandicci ha ridotto la spesa corrente di 280.500 euro, passando dai 40.2 milioni del 2014 a 39.9; al tempo stesso sono notevolmente aumentati gli investimenti in opere pubbliche, da 2,8 milioni di due anni fa a 4,3 del 2015; e la spesa complessiva per istruzione, sociale e cultura, da 13.100.350 euro del 2014 a 13.154.981 euro dello scorso anno: nello specifico la spesa per l'istruzione è passata da 5.874.820 euro a 5.956.316 euro, quella per il sociale da 6.161.553 a 6.079.375, quella per la cultura da 1.063.976 a 1.119.288 euro.
FINANZA LOCALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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La Tari schizza, le tasse calano Il Comune risparmia 280mila euro
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 57 articoli
01/05/2016 Pag. 1.6
diffusione:325546 tiratura:405864
«Riforme, metà dell'opera» Daniele Manca Giorgio Squinzi, presidente uscente di Confindustria, sulle riforme del governo Renzi: «Fatti i primi passi, si è a metà dell'opera». a pagina 6 Q uattro anni difficili con un'Italia che aveva da ricostruire una immagine. Un'industria alle prese con le conseguenze di una crisi che richiedeva il rimettere al centro le imprese e non la finanza. Dal 2012 a oggi 3 governi. Una nuova Commissione europea e soprattutto un'Unione indebolita. Il mantra del rigore che solo da qualche mese ha lasciato il posto nelle priorità alla crescita. La diversità di vedute sui contratti che prima della sua presidenza avevano portato la Fiat a uscire da Confindustria. E quest'ultima da far tornare a essere protagonista nonostante la cosiddetta eclissi dei «corpi intermedi». Un sindacato con problemi di rappresentatività e timoroso di innovare. Un quadro non facile per Giorgio Squinzi che il 23 maggio del 2012 prendeva la guida dell'associazione degli imprenditori che alla fine del mese passerà a Vincenzo Boccia. Da imprenditore qual è, è portato a individuare problemi e soluzioni per non ostacolare la crescita del Paese, più che i risultati della sua presidenza. Nelle ultime settimane, perlomeno in privato, ha spiegato che lascerà Confindustria con due dispiaceri, quali? «Guardi, stiamo festeggiando il Primo Maggio, a volte qualcuno fatica a capire che sia anche la festa degli imprenditori. Io sono il primo a entrare in azienda e l'ultimo a uscire. Mi sento il primo collaboratore del gruppo che con la mia famiglia abbiamo costruito. Pensare di non essere riuscito a fare un accordo con il sindacato per nuovi modelli contrattuali è il mio cruccio. L'idea che mentre il mondo cambia velocemente noi non ne seguiamo i ritmi nuovi, lo vedo come un danno per i lavoratori e le imprese». Dove si è arenata la trattativa? «Semplice: ci siamo confrontati ed eravamo a un passo dall'accordo. Poi è mancato l'ultimo colpo di reni per balzare nel futuro. Peccato». Ma i sindacati accusano Confindustria... «Non è vero. Vada a rivedere le cronache di quei giorni. La mia storia è quella di un imprenditore che nella vita associativa ha sempre ascoltato e trovato soluzioni condivise. Che sia un uomo del dialogo mi pare l'abbiano detto in tanti. La verità è che il mondo che cambia disorienta molti, sindacato compreso. Chi mi conosce sa che provo sempre ad essere concreto. Oggi sembra quasi scontato che la Pubblica amministrazione paghi i suoi debiti alle imprese. Quattro anni fa non era così...». Veramente pare stia risalendo. «È vero che ci sono segnali in quella direzione. Sarà compito di Boccia non abbassare la guardia. Di sicuro l'arretrato nel 2012 era di circa 90 miliardi oggi ne sono stati stanziati 56,3 ed erogati 38,6. Le assicuro che molte imprese se ne sono accorte». È un grazie a Renzi? «I governi, anche prima di Renzi, hanno contribuito. Però il grazie più sentito lo devo all'allora capo dello Stato Giorgio Napolitano che si espresse pubblicamente a favore del recepimento della direttiva europea. Era il 18 marzo del 2013». Già, ha visto tre governi. Ce n'è stato uno in particolare più vicino alle imprese? «Monti e Letta sono state due esperienze molto brevi. Con Renzi il lavoro è stato più assiduo e costruttivo. Ma dire che la situazione politica non mi preoccupi sarebbe sbagliato. La crescita dei 5 Stelle, Forza Italia che si indebolisce, il Pd attraversato da un evidente malessere creano una situazione potenzialmente instabile. E questo mentre alcune cose sono state fatte e bene, come la riforma della Pubblica ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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INTERVISTA Parla Giorgio squinzi
01/05/2016 Pag. 1.6
diffusione:325546 tiratura:405864
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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amministrazione». Confindustria renziana? «Difficile pensare ad una omologazione di Confindustria. La verità è che sono state recepite molte delle nostre proposte: dalla legge Madia (e in essa la riforma della Conferenza dei servizi, la semplificazione, la razionalizzazione delle aziende locali), alle misure sugli investimenti, la delega sul Fisco e l'assurda Imu sui macchinari, il credito di imposta, il super ammortamento e molto altro. E il grande lavoro che si è fatto con le tante missioni all'estero che hanno aiutato e aiuteranno il Made in Italy. Però da qui a dire che è tutto a posto ce ne passa. Molto dipenderà dall'attuazione delle riforme, la strada è ancora lunga». Ma come, e il Jobs Act? «Quando arrivai in Confindustria dissi che la madre delle riforme era quella della PA. Tutt'altra storia quella del Jobs Act». Cos'è che non sappiamo del Jobs Act? «Ma no. Vede, con quella legge si è ottenuto un risultato straordinario con l'abolizione dell'articolo 18. Ma andava ridotto lo scontro ideologico che si era creato attorno a quel tema che in passato era stato così potenzialmente divisivo. Così come è straordinario l'accordo raggiunto sulla rappresentanza con i sindacati: atteso da oltre 70 anni. Durante la mia presidenza ho imparato a conoscere ancora più a fondo il nostro meraviglioso Paese. Ho fatto 258 assemblee in ogni angolo d'Italia. È stata un'esperienza entusiasmante che tra le altre cose mi ha fatto comprendere che resiste ancora nel Paese una cultura anti imprese». V eramente, almeno a parole, vengono corteggiate da amministrazioni locali e governo... «Spero che si sia capito finalmente che a creare il lavoro e la crescita sono le imprese. Siamo andati in 7 mila imprenditori in udienza dal Papa per il Giubileo proprio per dare la nostra testimonianza di quanto l'impresa è oggi un fatto sociale. Ma da qui a dire che venga vissuta come un patrimonio dell'Italia ce ne passa. Come Mapei lavoriamo in 34 Paesi e devo dirle che i problemi maggiori li abbiamo qui». Ma perché, quali sono gli ostacoli? «Quando le parlavo della riforma della PA è esattamente questo. Burocrazia, atteggiamento generale contrario allo sviluppo. Il mio gruppo ha 70 stabilimenti nel mondo di cui 8 in Italia. Di questi, i due più grandi, per ampliarne uno tra un permesso e l'altro abbiamo dovuto attendere 8 anni; per raddoppiare l'altro che è al Sud di anni ne abbiamo aspettati 7. Le sembra un Paese che sta al fianco delle aziende?». Il governo Renzi si è fatto punto di merito del fatto di cambiare atteggiamento nei confronti degli investimenti e non solo. Così non è stato? «Fatta una legge si è a metà dell'opera. Si deve fare in modo che la sua applicazione sia coerente con lo spirito della legge. Che regolamenti e decreti vengano varati e attuati facendo in modo che i giudici non siano costretti a interpretare, con conseguenze per l'industria e lo sviluppo». Si sta riferendo all'Ilva? «Non particolarmente. Anche se la situazione lì è molto confusa. Una cosa è certa, non si pensi che l'Italia industriale possa essere la stessa senza l'Ilva. Non è la stessa cosa ordinare un laminato a Taranto o telefonare a Shanghai, per un Paese manifatturiero come il nostro sarebbe una perdita senza precedenti». Qual è il secondo cruccio che non ci ha ancora detto? «Quello di non avere risanato completamente il gruppo Sole 24 Ore». È per questo che è passato da Confindustria alla presidenza del Sole? «In molti mi hanno chiesto di assumermi questa responsabilità, io stesso mi ero preso questo impegno quattro anni fa. Sono un uomo di parola e così ho accettato la sfida. Benito Benedini ha fatto bene ma manca l'ultimo miglio: garantire al Sole quell'indipendenza economica che è garanzia unica dell'indipendenza del giornale». Si parla di alleanze possibili.
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«Al momento non le vedo. Quello che vedo è una base importante, il Sole è un gruppo consolidato. Abbiamo tutte le carte a posto per farcela. Un po' come il Paese ha fatto con l'Expo che a pochi mesi dall'inaugurazione sembrava impossibile da realizzare e invece è stato un successo». Già un anno fa apriva l'Expo alla quale nessuno credeva... «Quell'esperienza è emblematica della capacità del nostro Paese di recuperare il tempo perduto. Ora dobbiamo farlo con gli altri Paesi europei: possiamo riprenderli e andare al loro passo. Dobbiamo farlo. E proprio l'area dell'Expo rappresenta, grazie a una situazione infrastrutturale unica in Europa, una potenzialità enorme che non si deve perdere». Anche gli imprenditori devono fare la loro parte. Molti hanno preferito vendere all'estero. «Preferisco pensare alle tante eccellenze del nostro Paese, come per esempio la meccatronica emiliana. La ricetta per me non cambia: non ho mai speculato finanziariamente, preferendo sempre reinvestire nel mio gruppo. E le assicuro che ragionano così la maggioranza degli imprenditori. E mi fa piacere constatare che nelle nuove generazioni qualcosa va in questo verso. I giovani italiani sono preparatissimi e contesi all'estero e comprendono l'importanza di lavorare nelle imprese. E allora penso con ottimismo che stiamo per arrivare a tagliare il traguardo di nuovi successi per il nostro Paese» . @daniele_manca © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Giorgio Squinzi, 73 anni il 18 maggio, presidente uscente di Confindustria, eletto nel 2012, è amministratore unico di Mapei, colosso mondiale della chimica per l'edilizia e l'industria. Il fatturato totale dell'azienda, fondata dal padre Rodolfo nel 1937 e cresciuta negli ultimi vent'anni grazie all'espansione all'estero, ha superato 2,6 miliardi nel 2015. Squinzi è inoltre il proprietario del Sassuolo Calcio La parola Meccatronica La meccatronica è una branca dell'ingegneria che punta a far interagire la meccanica, l'elettronica e l'informatica per automatizzare i sistemi di produzione semplificando il lavoro umano. Per Squinzi la meccatronica emiliana è un esempio di eccellenza del nostro Paese Foto: Imprenditore Giorgio Squinzi è il presidente uscente di Confindustria, che ha guidato dal 2012. Il prossimo 25 maggio lascerà l'incarico e assumerà la presidenza del gruppo Sole 24 Ore
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Dallo spesometro ai redditi all'estero: i controlli fiscali partono dai database Laura Ambrosi pagina 21 pBanche dati dell'amministrazione finanziaria in prima linea per la selezione dei contribuenti da controllare nel 2016. È questo uno degli indirizzi operativi indicati dalla direzione centrale accertamento dell'agenzia delle Entrate con la circolare 16/E/2016 (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì). L'Anagrafe tributaria si alimenta con una miriade di informazioni che confluiscono "automaticamente" grazie ai diversi adempimenti fiscali cui ogni contribuente è tenuto. Innanzitutto la dichiarazione dei redditi presentata, la quale costituisce certamente il primo dato di partenza dal quale gli uffici possono riscontrare la veridicità dei dati in essa contenuti. Ci sono poi le informazioni provenienti dallo spesometro, dagli studi di settore, dalle comunicazioni cui sono tenuti gli intermediari finanziari sui rapporti bancari (conti correnti in essere, saldi iniziali e finali, cassette di sicurezza, eccetera)e ogni altra informazione che a vario titolo può inserirsi negli archivi. Nel patrimonio informativo dell'Agenzia confluiscono anche i dati che, a vario titolo, pervengono dalle autorità fiscali estere, quale ad esempio lo scambio automatico e massivo su soggetti residenti in Italia con redditi di fonte estera. Peraltro, il documento di prassi rileva anche che dal punto di vista operativo, oltre alle notizie ritraibili dalle banche dati si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, incluse quelle «aperte», per cui lo scenario informativo è ampio e variegato. La circolare 16/E precisa che anche nel 2016 sarà perseguito uno specifico impegno affinché le banche dati siano arricchite con informazioni «qualitativamente corrette»e che saranno utilizzate per : 1 l'attività di analisi del rischio; 1 lo sviluppo di nuovi percorsi di indagine; 1 la selezione del soggetto da verificare. Questo però non vuol dire che la fonte d'innesco dell'accertamento saranno ad esempio le informazioni reperite sui siti Internet o sui social network. Non sarà quindi un unico elemento posto a fondamento della pretesa, ma un insieme di dati, verosimil- mente incongruenti, riferibili al contribuente. Tali notizie quindi dovranno fornire un ausilio nella selezione e nella ricostruzione sintetica della capacità contributiva della persona fisica o al riscontro dei dati dichiarati dall'impresa o dal professionista. I dati contenuti negli studi di settore costituiscono una fonte di informazioni necessarie per comprendere la reale capacità contributiva del soggetto e saranno utilizzati dagli uffici soprattutto unitamente alle altre notizie disponibili. Dal documento di prassi emerge che eventuali anomalie emergenti dall'applicazione di Gerico, nonché nelle ipotesi di mancata presentazione del modello, saranno valutate per la selezione delle posizioni da sottoporrea controllo, anche alla luce di ulteriori elementi di rischio. Non sarà quindi sufficiente il mero scostamento dei risultati del software, ma occorrerà che più elementi consentano di ritenere che vi sia stata una sottrazione di materia imponibile. Dalle informazioni derivanti dallo spesometro, l'Amministrazione, essendo a conoscenza dei dati comunicati dai vari fornitori del soggetto, può riscontrare sia i valori indicati nella dichiarazione presentata e sia i dati riportati negli studi di settore. Nei confronti dei professionisti, sebbene dichiarino un ammontare elevato di compensi, potrebbe destare sospetti meritevoli di approfondimento, la deduzione di elevati importi di costi che abbattano significativamente l'imponibile. Particolarmente significativo, tra le indicazioni operative fornite nella circolare, è sicuramente il riconoscimento del diritto al contraddittorio preventivo, che è precisato debba rappresentare un momento importante del procedimentoe non un mero adempimento formale. In quest'ottica è verosimile che le anomalie riscontrate e desumibili dalle banche dati dell'Amministrazione dovranno essere debitamente confrontate con il contribuente al fine di confermarne innanzitutto la correttezza del datoe in secondo luogo consentirgli un'adeguata difesa prima dell'emissione del provvedimento impositivo. Peraltro,la circolare 16/E sottolinea che parte di tali informazioni saranno rese disponibili anche nel cassetto fiscale di ogni interessato, in modo che possa autonomamente valutare l'eventuale adeguamento spontaneo della propria posizione, beneficiando in tale ipotesi anche del ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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LA CIRCOLARE DELLE ENTRATE
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ravvedimento operoso. Il confronto ACCERTAMENTI IMMOBILIARI E DI AZIENDE GLI INDIRIZZI I trasferimenti di immobili o di azienda effettuati da qualunque soggetto, quindi sia impresa sia persona fisica CONTRIBUENTI INTERESSATI Le quotazioni Omi sono il dato iniziale per l'individuazione del valore venale in comune commercio, che dovrà essere integrato e comparato con trasferimenti similari, perizie giudiziarie, e anche l'accesso presso l'immobile (con le garanzie previste per gli accessi presso le abitazioni private) o l'azienda. Le novità della circolare 16/E/2016 sulle varie tipologie di controlli e i soggetti a cui saranno indirizzati INDAGINI FINANZIARIE Le indagini finanziarie possono riguardare tuttii contribuenti sia priva sia impresa,e soggetti terzi come amministratori di società sui propri conti correnti personali, parentio terzi collegabili al contribuente. Il controllo con le indagini finanziarie va operato solo a seguito di un'attenta analisi del rischio dalla quale possano emergere significative anomalie dichiarative e quando è già in corso un'attività istruttoria d'ufficio. Non si possono operare ricostruzioni induttive, soprattutto se di ammontare particolarmente rilevante, senza che sia previamente stato valutata la coerenza del risultato ottenuto rispetto al profilo del contribuente. Deve consentire una ricostruzione credibile e realistica. FRODI IVA Si tratta di imprese operanti in ogni settore commerciale, siano esse persone fisiche titolari di partita Iva o persone giuridiche (società di persone o capitali). Nel campo Iva, sarà data particolare attenzione al controllo dell'utilizzo di false lettere d'intento e dell'effettuazione di acquisti intracomunitari. L'attività sarà mirata a intercettare società cartiere attraverso un'istruttoria volta alla ricostruzione della catena dei rapporti commerciali sino al reale beneficiario ed agli effettivi registi della frode. A questo fine si ricorrerà con maggior frequenza alle indagini finanziarie, così da consentire non solo l'emersione delle violazioni commesse dai soggetti interposti, ma anche le responsabilità a carico degli altri soggetti coinvolti, a qualunque titolo, nella catena fraudolenta. STUDI DI SETTORE Riguarda tutti i contribuenti che svolgono un'attività di impresa o professionale soggetta all'obbligo di presentazione del modello studi di settore. I dati comunicati sono una fonte preziosa di informazioni per comprendere la reale capacità contributiva del soggetto, soprattutto se utilizzati insieme alle altre notizie disponibili. Le anomalie emergenti dall'applicazione dello studio, oltre aii casi di mancata presentazione del modello, saranno valutati per la selezione delle posizioni da sottoporrea controllo, soprattutto in presenza di ulteriori elementi di rischio che portinoa ritenere che ci sia un'infedele dichiarazione di materia imponibile. Anche lo spesometro può aiutarea riscontrare la veridicità dei dati contenuti negli studi di settore. SPESOMETRO Le informazioni desumibili dallo spesometro possono riguardare controlli su imprese o su persone fisiche rispetto alla loro capacità contributiva. È una comunicazione cui sono tenuti i contribuenti imprese o professionisti dai quali vengono forniti i dati sui propri fornitori e clienti. Consente il controllo incrociato dei dati dichiarati dai vari contribuenti e della veridicità delle informazioni contenute negli studi di settore. Permette di individuare le posizioni che presentano probabili anomalie con riferimento al principio di inerenza o di capacità contributiva. TRANSFER PRICING Riguarda le società che hanno rapporti con altre società del gruppo, con cui sono attuati scambi di prestazioni di servizio di cessione di beni. Il controllo verifica il prezzo di trasferimento. I controlli riguardanti i prezzi di trasferimento secondo le indicazioni della circolare, l'attenzione sarà posta sulle ipotesi maggiormente significative di manipolazione dei prezzi di trasferimento e, in particolar modo, su quelle che portano alla delocalizzazione di redditi imponibili in Stati o territori che applicano un regime impositivo più favorevole. ABUSO DEL DIRITTO Può riguardare qualunque contribuente, sia privato sia impresa, che secondo l'ufficio ha adottato un comportamento privo di valide ragioni economiche, volto soloa un illecito risparmio
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fiscale. Sono invitati gli uffici territoriali a una valutazione rispettosa dello spirito della norma, evitando contestazioni che non siano in linea con le previsioni dell'articolo 10-bis dello Statuto dei diritti del contribuente. Occorre garantire un approccio uniforme e coerente a livello nazionale e le strutture centrali forniranno supporto alle strutture operative per i casi che verranno sottoposti alla sua attenzione in questa prima fase di applicazione e della nuova norma.
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Renzi: rilancio al Sud, priorità lotta alla mafia Em. Pa. «Faremo ripartire il Sud in due anni», così il premier Matteo Renzi in vistaa Reggio Calabria e Palermo. Ricordando Pio La Torre, ha ribadito che la lotta alla criminalità è priorità per tutti. Aggiungendo: «Contro la mafia governo in prima fila con i giudici». u pagina 18 p«Costi quello che costi, da qui ai prossimi due anni faremo ripartire il Mezzogiorno. Prima che giusto penso che sia utile che per l'Italia che il Mezzogiorno riparta». Matteo Renzi gira il Sud senza sosta: dopo il Patto per la Campania firmatoa Napoli la scorsa settimana, ieri è stata la volta del Patto per la Calabria e dei Patti per Catania e Palermo. È questo, anche, il suo modo di rispondere ai guai giudiziari che hanno coinvolto il Pd napoletano a poche settimane dalle amministrative del 5 giugno. Una sorta di "campagna" per il Sud (ieri anche la ministra Maria Elena Boschi era a Benevento) avviata cercando di infondere ottimismo e scuotere le classi dirigenti locali e i cittadini da quello che un luogo comune diffuso descrive come un decennale torpore rassegnato. «Basta lamenti, ora coraggio»: in fondo è tutta mirata a questo obiettivo la frenetica visita di ieri del premier tra Calabria e Sicilia, scandita da continui richiami alla legalità e assicurazioni che il governo ora intende affrontare concretamente il ritardo del Meridione d'Italia. Prima tappa del tour di ieri del premier il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria per l'inaugurazione («Il Museoè stato aperto - ha detto il premier -. C'è un direttore scelto con una competizione internazionale. Adesso, però, bisogna correre»). Poi la firma del Patto con il presidente della Regione, Mario Oliverio, nella sala dei Bronzi di Riace. Valore, 7 miliardi e mezzo di euro. «Noi possiamo farcela a condizione che non facciamo solo l'elenco delle cose che non vanno e ci mettiamo tutti insiemea lavorareea fare.I soldi ci sono». Sono quelli dei fondi Ue, prevalentemente: è questo il "piano straordinario" per il Sud del premier. «Negli ultimi dieci anni- ricorda Renzi- l'Italia nonè cresciuta anche perché non ha spesoi fondi Ue, edè uno scandalo vergognoso avere buttato soldi nostri, avere sprecato nostre risorse».A Reggio non può mancare un accenno alla SalernoReggio Calabria: «A fine luglio faremo un sopralluogo sulla Salerno-reggio Calabria e il 22 dicembre ci sarà l'inaugurazione, così come avevamo annunciato». Dopo Reggio Calabria è stata la volta di Cataniae di Palermo, per la firma di patti dal rispettivo valore di 770 milioni e di 740 milioni di euro. Ma l'impegno grosso verrà nelle prossime settimane, con il Patto per la Sicilia da 12 miliardi di euro che sarà firmato con il presidente della Regione Rosario Crocetta (come spieghiamo nell'articolo in pagina). In una giornata segnata da contestazioni ma anche da grandi abbracci di folla, in terra di 'ndrangheta e mafia non poteva mancare un riferimento alla lotta contro la criminalità organizzata. Anche per allontanare il più possibile l'ombra dell'inchiesta napoletana. «Noi combattiamo senza pietà la criminalità organizzata - ha detto Renzi durante la visita catanese -. Abbiamo stima e riconoscenza per forze dell'ordine che lavoranoe tutti quelli che combattono tutte le sue forme insopportabilie odiose. La criminalità va combattuta con i fatti, come processi e sentenze, e non con le parole». Il premier ha poi voluto rendere omaggio, a Palermo, alla lapide che ricorda il segretario regionale siciliano del Pci Pio La Torre ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982 insieme al suo autista Rosario Di Salvo. «La lotta alla criminalità non deve essere intesa come una lotta degli uni contro gli altri, ma come qualcosa in cui tutti trovano un punto d'unione», ha detto Renzi riecheggiando le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Assieme al mio partito oggi ho portato un fiore nel luogo in cui Pio La Torre è stato ucciso. È un modo per direa nome di tutti che la lotta contro criminalità, mafia e tutte le forme di illegalità è una priorità che deve unire tutti gli italiani. Nel ricordo dei martiri c'è un seme, i loro sogni camminano sulle nostre gambe», Domani sarà la volta del Patto per la Basilicata per un valore di 2,2 miliardi di euro. E oggi, primo maggio, Renzi lavorerà a Palazzo Chigi per l'assegnazione da parte del Cipe di 3,5 miliardi di fondi: 2,5 alla ricerca e un miliardo alla cultura (si veda l'articolo a pagina 6). «Un disoccupato non festeggia il primo maggio, perché gli sembra un crimine - ammette il premier -. Non serve a ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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PANORAMA
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niente raccontarsi i risultati, domani a Palazzo Chigi riuniremo il Cipe e annunceremo investimenti per miliardi di euro in ricerca e cultura».
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Emilia Patta In settimana la successione al ministero dello Sviluppo: in pole sempre De Vincenti ma spunta Testa. Cipe, oggi 3,5 miliardia ricercae cultura. u pagina6 pLa prefettura di Roma, il pacchetto di incarichi a Palazzo Chigi con l'arrivo di Marco Carrai e, soprattutto, la partita per il Mise. Dopo aver chiuso nella cena al Quirinale con Sergio Mattarella il giro di nomine ai vertici degli apparati di sicurezza, Matteo Renzi riprende in mano i dossier messi da parte negli ultimi giorni con l'obiettivo di definire ruoli e funzioni nella prossima settimana. Che la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo Economico, dopo le dimissioni di Federica Guidi, sia vicina lo ha detto lo stesso Renzi rispondendo alle domande dei cittadini durante l'ultima diretta su Twitter e Facebook. Mentre resta in pole l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, spunta il nome di Chicco Testa (presidente di Assoelettrica, ex presidente Enel) mentre rispunta a sorpresa anche il nome di Vasco Errani. Non è la prima volta che l'ex presidente dell'Emilia Romagna e politico molto vicinoa Pier Luigi Bersani entra nel totoministri, e lui d'altra parte ha sempre smentito di essere interessato. Ma fonti di governo davano ieri la sua nomina come possibile: da sempre stimato da Renzi, Errani potrebbe rappresentare anche un ramoscello d'ulivo per la minoranza dem in un momento di forte contrapposizione interna in vista del referendum di ottobre sulla riforma del Senato. Restano in cora l'ex lettiana Paola De Mi- cheli, attualmente sottosegretaria all'Economia,e l'ex sindacalista Teresa Bellanova che recentemente è stata promossa viceministra proprio al Mise. I giochi sono ancora aperti, dunque, maa quanto detto dallo stesso Renzi la partita dovrebbe chiudersi entro la prossima settimana. Sempre la prossima settimana potrebbe definirsi, dopo mesi di polemiche, la questione legata a Marco Carrai. L'attuale presidente di Aeroporti Firenze, amico del premier da dieci anni, si occuperà di big data e la sua nomina arriverà nell'ambito di un più ampia riorganizzazione dei ruoli di Palazzo Chigi: «Ci sarà anche la nomina del nuovo capo segreteria- ha anticipato il premier-e conto di fare alcune strutture di organizzazione mie». L'altro nodo da sciogliere per il governoè quello legato alla nomina del nuovo prefetto di Roma, visto che Franco Gabrielli si insedierà alla guida della Polizia molto probabilmente dopo la festa del Corpo in programma il 25 maggio. Per quel ruolo, dicono diverse fonti, era stato individuato l'attuale commissario della Capitale Francesco Tronca, che tuttavia avrebbe rifiutato l'offerta. A Tronca è probabile che venga proposto un ruolo di consigliere di Stato o alla Corte dei conti. Mentre per la prefettura sul tavolo del ministro dell'Interno Angelino Alfano, cui spetta per legge l'indicazione del prefetto, ci sono i nomi di Bruno Frattasi, capo dell'ufficio legislativo del Viminale e grande favorito, e quello dell'attuale prefetto di Torino, Paola Basilone. «Il premier e il ministro dell'Interno- ha detto oggi Gabrielli- decideranno al meglio del destino di questa importante prefettura». I NOMI Claudio De Vincenti Sottosegretario a Palazzo Chigi È stato sottosegretario al Mise prima con il Governo Monti e poi con quello Letta. Prima di approdare a Palazzo Chigi è stato viceministro al Mise Chicco Testa Presidente di Sorgenia È stato segretarioe poi presidente di Legambiente, deputato del Pcie Pds per due legislature, presidente di Enele poi (sinoa pochi giorni fa) di Assoelettrica
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Per il Mise De Vincenti in pole ma spunta Testa
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Banche e debitori, così cambiano le regole Affidati all'accordo fra le parti il «pegno non possessorio» sui macchinari e il «patto marciano» sugli immobili in garanzia È previsto per le procedure esecutivee concorsuali e vi confluiscono informazioni e documenti sulle procedure di fallimentoo liquidazione Giovanni Negri PTempi più rapidie procedure più snelle per il recupero dei crediti. Due obiettivi che il decreto legge si propone di centrare facendo ricorso da una partea istituti inediti, dall'altra all'estensione di garanzie già in vigore, infine con modifiche a norme già esistenti. Inedito è l'istituto del pegno non possessorio, che il comunicato di Palazzo Chigi presenta come una misura «per favorire l'impresa nell'attività di produzione del reddito in caso di fabbisogno di accesso al credito» e che in realtà presenta vantaggi anche per il creditore che può contare su una garanzia aggiuntiva. Quest'ultima è l'oggetto di un contratto che la banca stipula con l'imprenditore al momento del finanziamento. Con il contratto viene istituito un pegno su un bene mobile destinato all'utilizzo d'impresa, caso classico i macchinari, con l'imprenditore che può continuare a utilizzarlo nel normale circuito produttivo, mentre in precedenza ne perdeva l'uso. Alla banca, in caso di mancato rispetto dei termini del finanziamento, resta un venta- glio di opzioni, che va dalla vendita del bene alla sua locazione con disponibilità del canone fino a esaurimento del debito. I beni immobili, ma non la residenza, sono invece oggetto dell'allargamento del patto marciano. In pratica, in caso di finanziamento con garanzia di un immobile, le parti possono accordarsi per una cessione del bene, che diventerà efficace però solo in caso di inadempimento da parte del debitore. Il decreto si preoccupa in questo caso di precisare i termini dell'inadempimento (per esempio, nel caso di restituzione in un'unica soluzione o con un periodo di rateizzazione superiore al mese l'inadempimento si verifica quando sono trascorsi 6 mesi dalla scadenza della rata non corrisposta). Il valore del bene oggetto dell'accordo non è poi determinato "ora per allora", ma è oggetto di una valutazione di un terzo da effettuare dopo l'inadempimento. Se il valore del bene al momento della cessione è superiore all'importo del debito da saldare, la differenza deve essere corrisposta dalla banca all'imprenditore, mentre se l'importo è inferiore l'imprenditore non dovrà versare nulla alla banca. Il patto marciano, recentemente previsto anche nei rapporti tra consumatore e banca, potrà poi essere inserito, su accordo delle parti anche nei contratti di finanziamento in corso. A un taglio dei tempi delle esecuzioni sono indirizzate sia le misure che prevedono la riduzione del periodoa disposizione del debitore per fare opposizione agli atti esecutivi sia la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo per le somme non contestate, anche in presenza di un'opposizione del debitore. Per agevolare la cessione dei beni oggetto di pignoramento si ammette la possibilità di assegnazione da parte della banca acquirente all'asta a un soggetto terzo, ma controllato dalla banca stessa. Una società veicolo che dovrebbe gestire il bene per poi cederlo a tempo debito e a migliori condizioni, evitando il parcheggio dei beni nel patrimonio dell'istituto di credito e favorendone la circolazione. Sul canale digitale si scommette per inserire alcune modifiche alla Legge fallimentare, rendendo possibile lo svolgimento in via digitale delle udienzee dell'assemblea dei creditori. Nella medesima prospettiva della riduzione della durata delle procedure va anche la previsione che rende più stringente la revoca del curatore che si rende "colpevole" del mancato rispetto dei termini fissati dalla Legge. Infine, viene istituito un Registro delle procedure esecutive e concorsuali interamente digitalizzato, nel quale dovranno confluire tutte le informazioni e i documenti sulle procedure di espropriazione forzata, di fallimento, di concordato preventivo, di liquidazione coatta amministrativa, di omologazione degli accordi di ristrutturazione dei debiti e di amministrazione straordinaria.
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La questione bancaria GUIDA AL DECRETO DEL GOVERNO Tempi più rapidi per le esecuzioni Ridotto il periodo a disposizione del debitore per fare opposizione agli atti esecutivi Canale digitale Possibile lo svolgimento in via digitale delle udienze e dell'assemblea dei creditori
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Le procedure per il recupero crediti CREDITORE PEGNO NON POSSESSORIO DEBITORE L'impresa che chiede un finanziamento alla banca può dare in pegno un bene mobile destinato all'esercizio dell'attività. Continuandoa usare il bene nel processo produttivo (finora ne perdeva l'uso) Il debitore può decidere di costituire la garanzia sui beni mobili strumentale all'attività d'impresa. Esclusi quelli registrati e le quote societarie Se arriva all'escussione del pegno la banca può: vendere i beni oggetto di pegno; escutere i crediti oggetto del pegno fino a concorrenza della somma garantita e alla locazione se previsto dal contratto La banca concede il finanziamento all'impresa con contratto scritto dove deve essere indicato l'importo massimo garantito PATTO MARCIANO DEBITORE L'impresa che chiede un finanziamento con garanzia di un immobile (non residenza dell'imprenditore) può stipulare con la banca un contratto di cessione del bene Se il debitore è inadempiente nella restituzione del credito il contratto di cessione del bene immobile diventa efficace In caso di cessione dell'immobile per indadempimento l'impresa non dovrà corrispondere nessuna somma alla banca se il valore di vendita dell'immobile è inferiore al debito residuo CREDITORE La banca valuta l'inadempimento: mancato pagamento per oltre sei mesi dalla scadenza di almeno tre rate (per rate mensili); a sei mesi dalla scadenza di una rata non corrisposta (per restituzione unica o rate superiori al mese) Se il valore del bene immobile venduto per inadempimento supera il debito residuo la banca dovrà pagare al debitore la differenza tra i due importi La banca contestualmente al contratto di finanziamento contratto di finanziamento, uin accordo con il debitore, può stipulare un atto di cessione del bene
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Precompilata, scatta l'ora delle integrazioni Da domani sarà possibile modificare o accettare i modelli 730 e Unico predisposti dalle Entrate Francesca Milano Giovanni Parente PVedere ma non toccare: da domani non sarà più così. La precompilata 2016 entra nel vivo. Sono le ultime ore di sola consultazione (per chi fosse già entrato) per il 730 o l'Unico predisposto delle Entrate. Lunedì 2 maggio è il giorno che fa da spartiacque per l'operazione dichiarazione dei redditi: diventa, infatti, possibile agire sul modello e decidere come comportarsi a seconda delle situazioni. Le azioni possibili sono sostanzialmente tre: la modifica della dichiarazione compilata dall'Agenzia, l'integrazione dei dati o l'accettazione e l'invio. Solo quest'ultima opzione consente al contribuente di ottenere i vantaggi concessi dalla precompilata, che consistono nell'esclusione dai controlli formali sugli oneri caricati dall'amministrazione finanziari. I controlli, infatti, restano per chi integra o modifica (con effetti su im- ponibile e imposte dovuta) la dichiarazione. Due ipotesi che, nonostante i 700 milioni di dati in più arrivati rispetto al 2015, rischiano di essere comunque ancora diffuse. Da un lato, infatti, bisogna tener conto che non tutti i dati relativi alle detrazioni e deduzioni sono presenti nella precompilata. Questo sia perché ce ne sono alcune per cui non è stato ancora previsto l'obbligo di comunicazione: i casi più tipici sono rappresentati dalle spese familiari, come l'iscrizione all'asilo, l'iscrizione dei figli in palestra o piscina o ancora le locazioni per gli studenti fuori sede. Ma anche perché tra le spese già trasmesse alcune voci sicuramente mancheranno. Un esempio? Gli scontrini delle farmacie per i medicinali da banco, come per esempio l'aspirina. Quest'anno alcuni problemi tecnici e i tempi stretti non hanno permesso l'inserimento automatico di queste voci e pertanto chi vorrà detrarre l'acquisto di farmaci dovrà integrare la dichiarazione precompilata. Anche poi quando le spese sono state trasmesse potrebbe essere necessaria l'integrazione. È il caso dei costi sostenuti nel 2015 per lavori di ristrutturazioni o risparmio energetico, che danno diritto rispettivamente alle detrazioni del 50% e del 65 per cento. Il dato non è stato inserito direttamente in precompilata ma nel foglio illustrativo a causa della necessità di riscontrare preventivamente le con- dizioni soggettive (come il possesso o la detenzione dell'immobile) e oggettive (per esempio la tipologia di intervento e un limite di spesa). Quindi sarà il contribuente a doverlo verificare e a scegliere se inserirlo in dichiarazione. Dall'altro lato, c'è una questione legata all'affidabilità dei dati inseriti nella precompilata. Le prime segnalazioni arrivate al Sole 24 Ore (è attivo sempre il canale email all'indirizzo:
[email protected]) hanno evidenziato che non sempre le informazioni sono presenti in modo completo o rispondente all'effettiva situazione del contribuente. Senza generalizzare, anche perché al momento non ci sono evidenze statistiche a supporto, è comunque opportuno fare un attento monitoraggio dei dati: a cominciare dall'anagrafica, passando agli immobili per arrivare poi a redditi e oneri detraibili o deducibili. Del resto, la stessa Agenzia già a Telefisco e poi nella circolare 12/E/2016 ha messo nero su bianco che «il contribuente è sempre tenuto a verificare i dati proposti» con la dichiarazione precompilata, «apportando le necessarie modificheo integrazioni nel caso in cui riscontri dati non corretti o incompleti». In questo contesto, si aggiunge anche la possibilità (al debutto da quest'anno) di presentare la precompilata congiunta. La procedura andrà testata proprio in fase di trasmissione e prevede un meccanismo di doppia conferma in quanto entrambi i coniugi dovranno indicare nel rispettivo modello il codice fiscale del consorte e il consenso alla presentazione di un'unica dichiarazione dei redditi. Comunque non sempre il contribuente potrebbe sentirsela di procedere con il «fai-da-te». A quel punto, la strada sarà di fatto obbligata e bisognerà rivolgersi a un intermediario. E qui entra in ballo il test di convenienza per chi sceglie di farsi assistere da un Caf o un professionista abilitato: l'assistenza fiscale, infatti, ha un costo (molto variabile da città a città e a seconda dell'intervento necessario, come documentato dal Sole 24 Ore del 4 aprile). Per questo è utile ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Fisco e contribuenti LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI I dati da aggiungere Per lavori in casa e risparmio energetico la prima rata va inserita dal foglio informativo La procedura da seguire La denuncia congiunta richiede la conferma da parte sia della moglie che del marito
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verificare che la detrazione maggiore che si otterrebbe con una modifica non sia superiore alla spesa per il Caf. In teoria il tempo c'è. La trasmissione del 730 sarà possibile fino al 7 luglio, ma potrebbe arrivare strada facendo la proroga al 25 luglio come richiesto dalla commissione Finanze della Camera. Mentre per l'Unico la scadenza è il 30 settembre. 30 milioni Tra Unico e 730 Le dichiarazioni precompilate messe a disposizione dall'Agenzia Passo dopo passo 1 2 3 5 6 4 IL BROWSER Per poter visualizzare, modificare e trasmettere la dichiarazione dei redditi precompilata è necessar io che il browser internet sia aggiornato a una versione recente. Sul sito dell'Agenzia è possibile effettuare questa ver ifica LA SCELTA DEL MODELLO Da quest'anno è possibile scegliere il modello di dichiarazione: i lavoratori dipendenti e i pensionati possono utilizzare il modello 730, mentre tutti gli altri soggetti possono utilizzare il modello Unico precompilato LE CREDENZIALI Per l'accesso «fai-da-te» alla dichiarazione precompilata è necessar io avere le credenziali di Fisconline o in alternativa il codice Spid o il pin dispositivo Inps o ancora una utenza NoiPa LA DICHIARAZIONE Nella home page è possibile monitorare lo stato della propr ia dichiarazione, visualizzare i dati contenuti, scegliere il modello di dichiarazione e accedere, da domani, alla funzione che permette di modificare o integrare la precompilata IL CONTROLLO DEI DATI Contr ibuente o intermediar io delegato devono ver ificare la correttezza dei dati nella sezione "Dati considerati per preparare la tua dichiarazione precompilata" e controllare il dettaglio delle spese sanitar ie L'ACCESSO Una volta effettuato il controllo sui browser, è possibile accedere alla dichiarazione precompilata e ver ificare i dati inser iti dall'agenzia delle Entrate. Fino a domani, 2 maggio, la dichiarazione non può essere modificata 8a 8b MODELLO 730 Accettazione e invio Se la dichiarazione precompilata dalle Entrate MODELLO UNICO Modello uniconline Non possono utilizzare Unico web ma devono utilizzare Uniconline Modifica e invio Da domani, il modello 730 può essere modificato (se contiene Modello unico web pf Tutte le persone fisiche che non possono utilizzare il 730 errori) o integrato (ad esempio con le spese farmaceutiche) e trasmesso alle Entrate. Al momento la data ultima di trasmissione è il 7 luglio, ma potrebbe arrivare la proroga al 25 luglio è corretta e il contr ibuente non ha integrazioni da aggiungere, può trasmettere la dichiarazione senza modificarla, beneficiando così dell'esenzione dai controlli i contr ibuenti soggetti agli studi di settore, con redditi da partecipazione o che devono presentare il modello Iva. Uniconline è il software completo per la compilazione del modello Unico hanno la possibilità di effettuare la dichiarazione attraverso il modello Unico web, che permette la compilazione senza bisogno di scar icare alcun software Foto: .@Francescami Foto: .@par_gio
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Semplificare per rendere il meccanismo più affidabile Angelo Cremonese L'esperimento della dichiarazione precompilataè giunto al secondo annoe va riconosciuto lo sforzo compiuto dall'amministrazione finanziaria per aver fornito un numero di informazioni molto più alto rispettoa quello dello scorso anno, inserendo, ad esempio, buona parte delle prestazioni mediche, delle spese per la ristrutturazione ediliziao del bonus mobilie di altre fra le principali detrazioni previste dal nostro caotico sistema tributario. Tuttavia, complice anche la necessità di riscontrare l'affidabilità delle informazioni disponibili, anche quest'anno la maggior parte dei circa 30 milioni di contribuenti destinatari di 730 e Unico precompilato rischiano di dover modificare o integrare il modello predisposto dalle entrate, perdendo così il vantaggio del regime premiale sui controlli formali cui si ha diritto solo nel caso di invio senza modifiche. Uno dei problemi emersiè stato causato dall'utilizzo di banche dati non sempre aggiornate, come quella del Catasto, che potrebbe aver generato molteplici errori di attribuzione di terrenie fabbricatia contribuenti che ne avevano perduto la titolarità nel tempo. Il nodo principale resta comunque il coordinamentoe la capacità di analisi dei datia disposizione, dovendoli inserire nella dichiarazione di contribuenti che possono accedere alle detrazioni in basea una molteplicità di elementi soggettivi di difficile verifica.È forse giunto il momento per ripensare totalmente il regime delle detrazionie degli oneri deducibili attuando una razionalizzazionee soprattutto una profonda semplificazione. Vanno operati tagli netti su molte voci ormai fuori da qualsiasi disegno organico, rinforzare quelle introdotte per mantenere un livello accettabile di progressività nel sistemae per tutelare le famiglie,i giovanie le fasce più deboli. Ma soprattutto, se si vuole vincere la sfida della dichiarazione precompilata «2.0», si devono semplificare le condizioni di accessoe rendere più chiaree uniformi le regole di determinazione del reddito. L'importante sfida legata all'affermazione del Fisco digitale passa anche da questi presupposti. L'Italia deve recuperare molto tempo perduto, avendo intrapreso questa strada con anni di ritardo rispetto alla maggior parte dei paesi europei, quindi non possiamo permetterci battute d'arresto. Anche l'Ocse indica la strada della digitalizzazione come quella da seguire per avere un fisco moderno. Attraverso questo percorso si possono realizzare notevoli risparmi per l'amministrazione finanziaria e indirizzare forzee risorse sulle forme più pericolose di evasione, ma anchee soprattutto ai servizi dedicati al cittadinoe allo snellimento delle procedure burocratiche. Pensiamo al futuro:a un Fisco senza più lunghe file agli sportelli, contribuenti con alto grado di compliance. Pensiamo a un Fisco in cui agli interpelli vengano date risposte chiare ed equilibrate in un mese. Un sogno forse realizzabile per un Paese in cui molti imprenditori anche stranieri sarebbero dispostia investire.
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L'ANALISI
01/05/2016 Pag. 5
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Equitalia, anche lo Spid per i servizi online pNon solo dichiarazione precompilata. Lo Spid (il sistema pubblico di identità digitale) allarga il raggio d'azione. Da domani, infatti, i possessori dell'identità digitale potranno accedere anche ai servizi online di Equitalia per controllare la situazione debitoria, pagare cartellee avvisi, richiedere una rateizzazione finoa 50mila euro, sospendere la riscossione e verificare eventuali procedure in corso. Naturalmente si tratta di un'opportunità in più dato che restano valide le altre soluzioni per l'accesso online. Lo Spid «incentiva l'uso dei servizi online - commenta l'Ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini - e per questo abbiamo voluto subito essere in prima fila, considerato anche che il nuovo sistema garantisce una maggiore tutela dei dati dell'utente. Semplicità, accessibilità e sicurezza, alla base dell'identità digitale unica, sono anche gli obiettivi dell'offerta di servizi online di Equitalia che stiamo implementando e che mira a rendere più facile la vita a chi deve relazionarsi con noi».
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Riscossione. Debutta l'accesso con identità digitale
01/05/2016 Pag. 6
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Si sblocca il piano per la ricerca Dal Cipe oggi 2,4 miliardi per il Pnr e 1 per Uffizi e grandi musei Franceschini: «Stanziate risorse mai viste prima». Ma su R&S l'Italia deve alzare il suo tasso di aggiudicazione dei bandi Ue (dal 7,8 al 10%) Marzio Bartoloni Eugenio Bruno pTroppo spesso trattate come due cenerentole, oggi culturae ricerca incassano in una riunione straordinaria convocata dal Cipe fondi per 3,5 miliardi. Quasi 2,5 miliardi serviranno per rilanciare subito gli investimenti nei settori top della nostra ricerca anche grazie a una iniezione di 6mila tra nuovi dottorati e ricercatori e un altro miliardo per sbloccare i cantieri dei tanti gioielli del nostro patrimonio culturale, a cominciare dal completamento dei «Grandi Uffizi» di Firenze che puntano a diventare il più grande museo d'Europa. «Si stanziano risorse mai viste per la cultura per completare tutti i grandi progetti», ha detto ieri il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. La linea rossa che unisce i due maxi interventi - che attingono in parte ai fondi europei-è il rilancio di due settori che possono moltiplicare ricchezzae occupazione. E quindi crescita. Con il via libera di oggi parte finalmente il piano nazionale della ricerca 2015-2020 con almeno 28 mesi di ritardo sulla tabella di marcia: sul piatto 2,4 miliardi peri primi tre anni. Solo per restare alle risorse nazionali perché la dote complessiva per l'innovazione sarà ben più corposa. Se le performance italiane di utilizzo dei fondi Ue miglioreranno, il totalizzatore supererà i 14 miliardi. Prima di entrare nel dettaglio conviene peròfare un passo indietro.E ricordare come il Piano messoa punto dai tecnici del Miure di Palazzo Chigi manchi all'appello dal 2014. Tant'è che aveva già fatto un primo giro di tavolo nel Consi- glio dei ministri del 31 gennaio di quell'anno su input dell'allora ministra Maria Chiara Carrozzae del premier dell'epoca Enrico Letta. Salvo essere fagocitato prima dal cambio di governo primae poi dalla querelle con le regioni sull'utilizzo o meno di 500 milioni del Fondo sviluppo coesione. Alla fine, dopo tanti rinvii, la quadra è stata trovata e quelle risorse potranno essere usate. Del la bozza del"vecchio" Pnr il piano in rampa di lancio mantiene più di un elemento. A cominciare dal maggio- re raccordo con la strategia comunitaria. Il programma italiano avrà infatti la stessa duratae le stesse 12 aree di specializzazione intelligente del piano europeo. Che verranno articolate però - ed è la prima novità - in quattro aree di importanza: prioritarie (Aerospazio, Agrifood, Fabbrica Intelligente e Salute); ad alto potenziale (Blue Growth, Chimica Verde, DesignCreatività Made in Italye Cultural Heritage); in transizione (Smart Communitiese Tecnologie per gli Ambienti di Vita); consolidate (Energia e mobilità). Diversa rispettoa due anni faè anche la posta in palio. Dai6 miliardi provenienti dal bilancio di viale Trasteveree 12 di derivazione comunitaria si è passati, rispettivamente, a 4,6 nazionali e 9,4 europei. In realtà, l'ammontare di partenza ammontaa poco meno di 2,4 miliardi per il periodo 2015-2017. Di cui 1,9 in ge- stione al Miure 450 milioni del Fsc. A questi andranno sommati 3,8 miliardi di risorse concorrenti (400 milioni dai Programmi operativi regionali e 3,4 miliardi dal piano Ue Horizon2020 che mette in palio 80 miliardi). Per aggiudicarseli però, come più volte evidenziato su questo giornale, l'Italia dovrà elevare i suoi di tassi di aggiudicazione dei bandi Ue e passare dal 7,8% dell'ultimo programma quadro al 10 per cento. Un discorso che, a maggior ragione, vale peri 9,4 miliardia disposizione per il secondo triennio (20182020) che potrebbero portare l'ammontare finale oltre quota 14 miliardi. Per non trasformare il Pnr nel solito "libro dei sogni" il Miur ha studiato alcune linee d'azione. Quelle con più risorse sono tre: un miliardo sarà per il «capitale umano» con misure su dottorati innovativi e incentivi per attrarre in Italia i migliori ricercatori-e un altro miliardo se lo divideranno la ricerca pubblicoprivata (con la spinta ai 12 cluster tecnologi dove le imprese sono protagoniste) e il programma per rilanciare l'innovazione al Sud. Il miliardo per il "petrolio" dell'Italia - la cultura - arriva invece dal Fsc. Ed è a tutti gli effetti uno "sblocca cantieri" per tutto il Paese: oltre ai Grandi Uffizi di Firenze, sono previsti interventi (tra restauri, completamenti e anche nuove installazioni) alla ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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La ripresa difficile L'AGENDA DEL GOVERNO Cultura Le risorse europee sbloccate serviranno a finanziare anche nuovi interventi a Pompei Il Pnr 2015-2020 Il Piano nazionale parte con 28 mesi di ritardo: il target è raggiungere 14 miliardi in cinque anni
01/05/2016 Pag. 6
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Pinacoteca di Brera, alla Galleria d'arte moderna di Roma, al museo di Capodimonte e a quello archeologico di Napoli, a Pompei ed Ercolano, alla Reggia di Caserta, alla Cavalerriza reale di Torino finoa una serie di progetti in Sicilia. Le linee d'azione per la ricerca 107,4 1.005,9 327,9 466,6 436,0 34,8 2.378,6 TOTALE Strumenti Budget programma (mln di €/ triennio) Capitale umano Dati in milioni di euro Internazionalizzazione Programma per il Mezzogiorno Efficienza e qualità della spesa Fonte: Programma nazionale per la ricerca 2015-2020 Pnir - Programma nazionale infrastrutture Coop. pubblico-privato e ricerca industriale
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Sanità digitale avanti piano Ecco i nodi da sciogliere Solo il 6% degli italiani prenota online le visite E sono ancora meno coloro che prenotano accertamenti diagnostici Alessandro Longo a Ricetta elettronica, prenotazioni e referti online, fascicolo sanitario elettronico: la trasformazione della Sanità, che cambia per avvicinarsi al cittadino, ha fatto breccia nell'Italia del 2016. Anno di passaggio, delicatissimo, in cui comincia a vedersi una svolta nei servizi della Sanità digitale e nel loro utilizzo, come emergerà il 4 maggio alla presentazione del nuovo rapporto "Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità" del Politecnico di Milano. Ma ad emergere sono anche i segnali della fatica con cui la trasformazione si fa strada: il perdurare di prassi e mentalità analogiche; ritardi e in certi casi anche dubbi sull'effettiva utilità che queste novità al momento offrano al cittadino. Cominciando dalle luci, "nell'ultimo anno l'elemento di svolta più importante che abbiamo colto è la crescita notevole dei tassi di utilizzo dei servizi di sanità digitale in Italia", dice Mariano Corso, responsabile dell'Osservatorio. Il numero di italiani che fanno prenotazioni online di esami e visite è aumentato dell'85 per cento tra il 2015e il 2014. Ora lo fa il 24% dei cittadini. Boom anche per i cittadini che accedono onlinea documenti clinici (referti): più 88 per cento. "E' uno dei servizi che più dà vantaggi sia agli utenti sia alla pubblica amministrazione, in termini di comoditàe taglio di costi", aggiunge Corso. Notevole anche la svolta nei pagamenti online di servizi sanitari: ora riguardano il 14 per cento dei cittadini, con una crescita del 180 per cento sul 2014. "Quando la PA offre servizi facili da usare e li comunica bene, i cittadini li utilizzano e vi si abituano pure", dice Corso. Aumentato moltissimo anche l'uso di canali digitali tra medico e paziente, in particolare di Whatsapp. Lo fa il 56 per cento dei medici, con una crescita del 33 percento. I dati mostrano sempre un ritardo rispetto alla media dell'Unione europea (come si legge nell'indice Desi 2015), ma una svolta c'è stata. Il tutto, "in un periodo di taglio di costi nell'Ict in Sanità", dice Corso. Il punto però è che sono invece "aumentati gli investimenti sui servizi al cittadino", aggiunge. Il fenomeno ha messo radici nel 2016, con i nuovi progetti come il Fascicolo sanitario elettronico e la ricetta dematerializzata. Ma sono questi gli ambiti dove è possibile già misurare i limiti del cambiamento. Le Regioni che hanno un Fascicolo sanitario attivo- novità che sulla carta sarebbe dovuta partire già nel 2015 ovunque- sono sei (Emilia- Romagna, Lombardia, Toscana, Sardegna, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Trento), altre undici lo stanno per lanciare. Assenti, Campania, Calabria e Sicilia, oltre alla Provincia Autonoma di Bolzano. Ma anche laddove funziona, il Fse si è attirato critiche di scarsa funzionalità. Secondo Federsanità, il Fascicolo ancora non riesce a offrire al medico una vista unitaria della storia clinica del paziente (vive ancora di documenti spezzettati). Il motivo è che l'innovazione poggia ancora su una base di processi organizzativi vecchio stampo, nelle PA. La ricetta elettronica, partita a marzo, ora è in tutte le Regioni, ma non è sempre adottata dai medici, che lamentano difficoltà di utilizzo e costi di adeguamento software e hardware (a volte coperti dalle Regioni). Dubbio ancora il vantaggio per i cittadini, inoltre, dato che resta in vita un supporto cartaceo (un promemoria) che il paziente deve portare di persona dal medico alla farmacia. Il vantaggio già percepibile è che, con l'elettronico, è possibile ottenere i farmaci prescritti anche in regioni diverse dalla propria. Insomma, i servizi sanitari digitali stanno attecchendo in Italia, ma soprattutto quelli più innovativi devono affrontare una partenza faticosa. Nel frattempo, possono sfuggire i vantaggi per il cittadinoe per il sistema,i quali peròa tendere dovrebbero apparire evidenti. Non solo in termini di risparmi, ma anche di cure più efficaci (la ricetta elettronica assicura per esempio una migliore tracciabilità della spesae un controllo sull'appropriatezza della prescrizione). Il successo finale è assicurato? No, perché l'Italia mostra una storica difficoltà a cambiare i processi organizzativi interni all'amministrazione pubblica. La novità è che il cammino è ormai cominciato e, soprattutto, i cittadini per la prima volta mostrano di gradire questo cambiamento. E così potranno iniziare a ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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01/05/2016 Pag. 16 NOVA`
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premere sulle PA perché la trasformazione continui senza freni.
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01/05/2016 Pag. 17 NOVA`
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Il rischio Brexit si fa sentire nei Paesi dell'Europa dell'Est Il governo di Varsavia dovrebbe accettare un taglio dei fondi strutturali europei e vedrebbe diminuire le rimesse dei suoi immigrati Luca Veronese Nessuno può dire oggi con certezza quali saranno le conseguenze di Brexit sul Regno Unitoe sull'Europa. Di certo tuttavia è possibile prevedere che l'eventuale uscita di Londra dall'Unione avrà un impatto diverso sui Paesi del continente. Che ad essere più colpiti saranno, oltre alla periferia mediterranea, i Paesi dell'Est. E che tra questi Polonia e Ungheria già alle prese con una situazione politica stabile ma conflittuale nei confronti di Bruxelles - potrebbero subire il danno maggiore dalla diminuzione dei fondi europei a loro destinati. La paura che il referendum del 23 giugno inneschi una reazione a catena imprevedibile all'interno della Ueè sufficientea spiegare, in gran parte, il clima di incertezza che si va diffondendo. La diversa esposizionea Brexit dipende però da elementi di fragilità che ciascun Paese ha visto accentuarsi durante la grande recessione internazionalee la crisi del debito,e che mai sono stati risolti alla radice: soprattutto nell'area del Mediterraneo e nell'Est. «All'interno dell'Eurozona, l'impatto immediato più marcato si avrà in Grecia, Portogallo, Slovenia, Cipro, Italia e Spagna. E questo a causa del peso del debito pubblicoe elevatoe delle dinamiche di crescita debole. In Spagna il rischio è inoltre aggravato dalle difficoltà politiche che probabilmente persisteranno anche dopo le seconde elezioni generali in sei mesi che si terranno a fine giugno», spiegano Dan Bucsa e Daniel Vernazza di UniCredit Bank London. La Banca centrale europea di Mario Draghi sarà probabilente chiamata a sostenere i titoli del debito dei Paesi più esposti ma i mercati finanziari non resteranno traquilli. «Nell'Europa centrale e nei Paesi dell'Est ci potrebbe essere una generale tendenza al selloff con gli investitori attenti ai cambiamenti nei rapporti finanziari e commerciali», dicono ancora gli esperti di UniCredit, aggiungendo che a soffrire potrebbero essere soprattutto «Croazia, Ungheria e Polonia: a causa della loro dipendenza dall'estero». Sembra limitato l'impatto dei rapporti diretti finanziari e commerciali con il Regno Unito, mentre in caso di Brexit,i Paesi dell'Europa orientale dovrebbero accettare una diminuzione delle risor- se comunitarie a disposizione. «Negli ultimi otto anni il Regno Unito ha contribuito al bilancio dell'Unione con circa 6,9 miliardi di euro all'anno. E queste sono risorse che verrannoa mancare. Paesi come l'Ungheria, che riceve da Bruxelles il 4% del suo reddito nazionale, o la Polonia e la Bulgaria che si attestano sul 3%, dovranno presumibilmente accontentarsi di minori risorse», spiegano Bucsa e Vernazza. Davvero improbabile infatti chei contributori netti, come anche la Germania, la Francia e l'Italia, decidano di integrare la quota di Londra nel budget Ue. Scontate invece le tensioni sulla distribuzione dei fondi. «Brexit è un rischio per le implicazioni negative che potrebbe avere peri flussi di risorse dal budget europeoe per le rimesse come conseguenza delle limitazioni ai lavoratori stranieri nel Regnoi Unito», afferma Simon QuijanoEvans, responsabile delle strategie di Commerzbank peri mercati emergenti a Londra. La stessa Commerzbank due giorni fa ha deciso il downgrade dei bond di Polonia, Ungheria e Croazia. Dopo che Citigroup aveva indicato lo zloty polacco come la moneta più colpita da Brexit; e dopo che Société Générale ha avvertito gli investitori dai problemi che coinvolgerebbero il fiorino e i bond ungheresi. Ma anche Romania, Repubblica Ceca e Romania sostengono il loro sviluppo con i fondi europei. Brexit costringerebbe Polonia e Ungheria a rivedere i loro programmi di sviluppo. In un momento in cui il governo populista e conservatore di Viktor Orban e quello guidato a Varsavia dai nazionalisti di Jaroslaw Kaczynski stanno cavalcando l'euroscetticismo su molte questioni, prima fra tutte quella dei migranti. L'uscita di Londra potrebbe invertire i flussi migratori legati al lavoro, bloccando le rimesse verso i Paesi d'origine. E sono oltre 700mila i cittadini nati in Polonia che vivono nel Regno Unito formando il gruppo di immigrati più numeroso. Da qui al 2020, la Polonia dovrebbe ricevere dall'Europa poco meno di 78 miliardi di euro di fondi di coesione europei (la Romania 22,9 miliardi, la Repubblica Ceca ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Incertezza. I più colpiti dall'uscita di Londra sarebbero Polonia e Ungheria
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e l'Ungheria circa 23 miliardi). Aggiungendo anchei fondi per lo sviluppo rurale e altri finanziamenti comunitari Varsavia dovrebbe arrivare a un totale di oltre 100 miliardi di euro. Risorse «destinate a migliorare le infrastrutture e i trasporti, sostenere la ricerca, spingere sulle tecnologie nelle imprese, alzare il livello di partecipazione alle reti digitali, oltre che a preservare l'ambiente e a elevare la qualità della scuola e della formazione», spiegano al ministero dell'economia polacco. Con Brexiti conti andrebbero rifatti. Il contributo netto al budget dell'Unione europea Malta Cipro Italia Grecia Belgio Svezia Estonia Polonia Irlanda Spagna Austria Francia Lituania Lettonia Bulgaria Ungheria Romania Slovenia Finlandia Rep. Ceca Germania Portogallo Slovacchia Danimarca Paesi Bassi Regno Unito Lussemburgo Miliardi di euro Miliardi di euro Fonte: UniCredit Research Contribuiscono alla Ue Ricevono dalla Ue In % sul Reddito nazionale lordo Media annua del periodo 2007-2014 10 8 6 4 2 0
01/05/2016 Pag. 21
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Il reverse charge divide i computer Per i dispositivi a circuito integrato il meccanismo è previsto solo per le cessioni effettuate prima della vendita al dettaglio Luca De Stefani pDa domani fino al 31 dicembre 2018, saranno soggette al reverse charge le cessioni verso tutti i soggetti passivi Iva (anche se utilizzatori finali) di console da gioco, tablet Pc e laptop. La fattura dovrà essere emessa senza Iva, con la dicitura «inversione contabile» e con l'eventuale indicazione della norma di riferimento, cioè l'articolo 17, comma 6, lettera c) del Dpr 633/1972. Per le altre tipologie di personal computer si continuerà ad applicare il normale regime Iva. A prevederlo è il decreto le- gislativo 24/2016, che ha esteso alla vendita di questi beni l'inversione contabile già prevista per le «cessioni di dispositivi a circuito integrato» effettuate prima della loro installazione in prodotti destinati al consumatore finale (risoluzione 7 febbraio 2012, n. 13/E). Sull'individuazione dei nuovi beni che saranno assoggettati al reverse charge, la norma parla di console da gioco, «tablet Pc» (tablet dotati di sistemi operativi che li fanno funzionare come computer) e laptop (pc portatili). Considerando che i «tablet Pc» e i lap- top non comprendono tutte le categorie dei "personal computer" (per i quali il reverse charge è stato negato dalla Ue con la decisione n. 2010/710/ UE), continuerà ad applicarsi il regime ordinario Iva per l'ampia categoria dei «personal computer», tranne che per i soli «tablet Pc» e laptop. La nuova norma non ha modificato il reverse charge applicabile dal 1° aprile 2011 al 31 dicembre 2018 alle cessioni «di dispositivi a circuito integrato», solo se effettuate a soggetti passivi Iva non utilizzatori finali. Per queste, dovrebbero essere confermate le indicazioni della circolare 59/ E/2010, secondo la quale il regime del reverse si applica per le sole cessioni dei beni effettuate nella fase distributiva che precede il commercio al dettaglio.
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Iva. Da domani si applica l'inversione contabile a console, tablet Pc e laptop
01/05/2016 Pag. 21
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Sull'autoriciclaggio incertezze destinate alla Cassazione Andrea R. Castaldo Apiù di un anno dall'entrata in vigore, l'autoriciclaggio balza agli occhi per lo scandalo dei Panama papers. Nomen omen, per dirla con il brocardo: il reato tradisce le origini. Non a caso il battesimo coincide con la legge 186/2014, destinata all'emersionee rientro dei patrimoni illecitamente detenuti all'estero (la "voluntary disclosure"). Cosicché, la preannunciata volontà del fisco italiano di setacciare le liste panamensi alla ricerca dei contribuenti evasori comporterà a cascata la perseguibilità pressoché automatica per condotte di selflaundering. Ma procediamo per ordine. La recente politica criminale in materia economica si distingue per tratti persino monotoni nella loro ripetitività: intanto, l'aspetto governocentrico, che relega il Parlamento a recettore di scelte eterodirette; ancora, la cinica esigenza di far cassa, cioè l'asservimento delle modalità e del contenuto dell'incriminazionea obiettivi di invarianza di bilancio, anzi di reperimento di risorse finanziarie aggiuntive. Infine, il disagio linguistico condensato in formule oscure con inevitabili ricadute quanto a certezza del diritto. Il "vissuto" degli ultimi anni lo testimonia: lo spacchettamento della concussione con l'induzione indebita, il falso in bilancio, la clausola deflattiva della particolare tenuità del fatto (e l'elenco potrebbe continuare) scontano un imprinting macchinoso, con l'effettoa cascata di rimettere alla giurisprudenza l'esatto perimetro applicativo, spesso attraverso interpretazioni creative. La degenerazione del sistema si tocca con mano nel disallineamento delle pronunce, tale da invocare il ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione per dirimere il contrasto. Emblematica la punibilità del falso valutativo, rientrata dalla finestra, a fronte delle opzioni (almeno formali) legislative. Facile allora prevedere medesima sorte per l'autoriciclaggio, che ricorda il tentativo del barone di Münchausen di salvarsi dalle sabbie mobili afferrandosi per i capelli. Ciò poiché, semplificando, il reimpiego nel circuito economico dei proventi di un delitto-presupposto a opera di un unico autore risponde all'esigenza, astrattamente condivisibile, di evitarne l'inquinamento con l'ingresso di denaro sporco. Lo scopo di protezione del mercato si scontra tuttavia con la descrizione di una condotta tipica tale da ostacolare concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa. L'avverbio «concretamente», introdotto dalla riforma e assente nel riciclaggio, se funzionale al recupero di una decettività significativa in termini di offensività, risulta distonico però rispetto al bene giuridico tutelato, strizzando l'occhio verso obiettivi di salvaguardia dell'amministrazione della giustizia. Il baricentro dell'autoriciclaggio e del tipo criminologico sotteso si inclina ormai verso il reimpiego da evasione tributaria. Se inoltre è condivisibile il range sanzionatorio (2-8 anni di reclusione) minore a confronto del riciclaggio (4-12 anni), dovendosi temere di più chi smacchia l'abito rivolgendosi alla lavanderia specializzata anziché ricorrere alla lavatrice di casa, il punto debole della riforma si annida nella causa di non punibilità di cui al quarto comma, riferita alle «condotte per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinati alla mera utilizzazione o godimento personale». L'oscurità semantica è pari alla tortuosità logica. Innanzitutto per l'incipit «fuori dei casi di cui ai commi precedenti»( forse da intendersi al contrario «nei casi»). Inoltre, per la curiosa creazione di un'eccezione (comma 4) all'eccezione (comma 1) che fa rivivere il principio generale di non punibilità; ancora, per l'inversione dell'onere della prova, a carico dell'imputato. E soprattutto per il carattere "personale" della destinazione, riferito al solo riciclatore o anche alla famiglia? E da considerarsi esclusivo o no? Con conseguenze non trascurabili. Così, una modesta vincita frutto di scommesse clandestine, utilizzata per giocare al lotto (attività speculativa) sarà punibile se sia stata condivisa con un amico, dando vita peraltro, nel caso di pluralità di puntate, a un autoriciclaggioa catena, con pene finali eccessive, confrontate con il peso dell'offesa. E il profitto di un insider trading utilizzato per l'acquisto di una barca non integrerà l'autoriciclaggio quando l'autore se ne serva unicamente per prendere il sole, anziché contemporaneamente noleggiarla il fine-settimana.
ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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A cura di Valeria Panzironi DIRITTO E IMPRESA Osservatorio Fondazione Bruno Visentini - Ceradi
01/05/2016 Pag. 23
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Cdp, verso il ricambio alla guida della Sace Celestina Dominelli pL'unica certezza, per il momento, è che la prossima tappa scatterà prima del 31 maggio. Entro quella data, infatti, il presidente della Sace, l'ex ambasciatore Giovanni Castellaneta, dovrà riconvocare l'assemblea dei soci che, venerdì scorso, siè chiusa approvando il bilancio 2015e una cedola di 310 milioni alla Cassa, ma senza rinnovare gli organi sociali. Per il passaggio di testimone, dunque, servirà un altro round. L'orientamento emerso finora, a giudicare dalle voci ricorrenti nelle ultime settimane, sarebbe quello di puntare a una discontinuità con gli attuali vertici, il presidente Castellaneta e l'amministratore delegato, Alessandro Castellano. Artefice, quest'ultimo, prima da direttore generale con la responsabilità per lo sviluppo del business, e, poi, dal 2007 come ad, della trasformazione della Sace da ente pubblico in spa e del suo attuale modello di business che l'ha por- tataa essere, tra le società di credito all'esportazione, una best practice di mercato, in grado di distribuire all'azionista Cdp, dal 2012 a oggi, oltre 2,8 miliardi di euro tra cedolee riduzione di capitale. Si va, quindi, verso un ricambio alla guida della società, il cui futuro, definito nell'ultimo piano industriale di Cdp - che prevede l'integrazione tra Sace, Simest e l'export della Cassa, ma sotto il cappello della spa di Via Goito sembrerebbe imbrigliare in qual- che modo l'autonomia di cui finora ha goduto la controllata, nonché decretare l'addio definitivo al progetto della quotazione, portato avanti da Castellano (che aveva anche lavorato alla trasformazione della società in banca, piano poi stoppato dal precedente management della Cassa). Difficile, però, tracciare un identikit del nuovo numero uno.I nomi, autocandidature incluse, non mancano di certo come sempre accade in questi casi. Ma una quadratura del cerchio ancora non c'è. Sembrerebbe, invece, chiusa la partita in Fincantieri, dove alla presidenza, salvo colpi di scena dell'ultima ora, dovrebbe arrivare Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso, già segretario generale della Farnesina ed ex capo del Dis (il dipartimento delle informazioni per la sicurezza), il cui profilo internazionale risulterebbe perfettamente complementare a quello di Giuseppe Bono, ad di Fincantieri e avviato verso un nuovo mandato (è al timone dal 2002), uomo di business che conoscea menadito il gruppo. L'esperienza e la rete di relazioni di Massolo potrebbero rappresentare un asso nella manica importante per Fincantieri, soprattutto nel segmento militare e nell'ulteriore sviluppo oltreconfine, a partire dagli Usa dove il gruppo puntaa crescere ancora. Tra le caselle da riempire, c'è poi quella di Ansaldo Energia. I vertici di Cdp, nell'ultima assise dei soci, hanno optato per una conferma "a tempo" del presidente Umberto della Sala e dell'ad Giuseppe Zampini, destinato però a prendere il posto del primo. E la caccia al nuovo capo azienda è già partita.
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Nomine. Entro il 31 maggio sarà convocata l'assemblea dei soci per procedere al rinnovo dei vertici Massolo in pista per la presidenza di Fincantieri
30/04/2016 Pag. 1
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«Appalti, Pa e partiti priorità anticorruzione» Giorgio Santilli La soft law e i poteri di regolazione affidati alla sua Autorità anticorruzione sono la risposta giusta, «più flessibile e più adattabile della iperregolamentazione del passato alla velocità con cui evolvonoi fenomeni corruttivi», negli appalti. Ma per Raffaele Cantone (foto), presidente dell'Anac, l'urgenza nella lotta alla corruzione «non è nella riforma del pro- cesso penale», quanto in una risposta «trasversale» dello Stato che comprenda, anzitutto, una regolamentazione dei finanziamenti ai partiti e alle fondazioni, norme per una selezione della classe dirigente sia in politica che nell'amministrazione pubblica, un inasprimento del l'azione disciplinare nella Pa. Continua u pagina 25 u Continua da pagina 1 La soft law affidata dal nuovo codice degli appalti all'Autorità anticorruzione è una sfida per dare maggiore efficienza al sistema e per combattere l'illegalità attraverso i paletti preventivi messi dall'attività di regolazione. Una risposta nuova, «più flessibile e più adattabile della iper-regolamentazione del passato» alla velocità con cui evolvono i fenomeni corruttivi. Una sperimentazione in continuazione con il successo del «modello Expo». Ma per Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, l'azione dello Stato per combatterei fenomeni corruttivi deve essere oggi trasversale, «non è la riforma del processo penale la priorità», anche se si può discutere su singoli provvedimenti. Servono, semmai, regole chiare per il finanziamento della politica e delle fondazioni «tanto più urgenti con la fine delle norme per il finanziamento ai partiti nel 2017». Serve una normativa per la selezione della classe politica che finalmente contribuisca a definire «liste pulite». Soprattutto, se si vuole battere la corruzione, bisogna intervenire sul funzionamento della macchina amministrativa, con regole trasparenti per la selezione della classe dirigente e un inasprimento dell'azione disciplinare «che colpisca sacche di illegalità che si nascondono dentro la pubblica amministrazione». Cantone condivide il grido di allarme del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che definisce la corruzione dei politici la forma più odiosa della corruzionee invitaa non lasciar cadere nel vuoto le parole della «suprema magistratura della Repubblica» ricorrendo alle «solite risposte di sempre».E sugli indennizzi previsti per i risparmiatori delle4 banche avviatea risoluzione, Cantone apprezza il decreto varato dal governo. «È positivo che ci siano più indennizzi automatici: mi sembra una soluzione che alla fine, sebbene sia passato del tempo da quando il problema si è posto, soddisfi i risparmiatori perché per la maggior parte di loro l'indennizzo sarà automatico». Presidente Cantone, il nuovo codice degli appalti e i poteri di soft law che vi attribuisce sono un esperimento innovativo per combattere la corruzione partendo dai meccanismi ordinari di funzionamento di un mercato, anziché dalle patologie? Sì, questa è l'idea che abbiamo provato a mettere a punto partendo dall'esperienza di questo anno, che muove da quanto fatto con l'esperienza pilota dell'Expo. L'idea, cioè, che siano impossibili controlli a tappeto e che invece attraverso l'attività di regolazione si possano mettere paletti preventivi che rendano più difficili le attività illecite e le disfunzioni che si sono verificate in questi settori. In altri termini, la nostra è una regolazione che punta anche a una maggiore efficienza del mercato, ma non è una regolazione neutra perché la nostra missione resta quella dell'anticorruzione. Nell'Expo poi sono intervenuti anche i controlli, che sono necessari, ma l'attività di regolazione fattaa monte consente di mirarli meglio. Tutto nasce dall'Expo. Expo resta un punto di riferimento, ma tutta l'attività di questo anno ci ha consentito di sperimentare come potesse funzionaree che risultati potesse dare l'attività di regolazione. Se il Parlamento primae il governo poi hanno puntato su Anac per il nuovo codice degli appalti si deve molto a questo anno perché in origine non mi pare che l'idea di virare sulla soft law fosse una posizione maggioritaria. Diciamo che Expo ha reso appetibile anche politicamente l'opzione soft law. Non c'è stato nessun testo legislativo prima del codice degli appalti che facesse un così massiccio ricorso a interventi di soft law. Un modello nuovo, molto di rottura rispetto a una certa ingessatura norma- tiva del passato. Devo dare atto al governo e soprattutto al ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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INTERVISTA A RAFFAELE CANTONE
30/04/2016 Pag. 1
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ministro Delrio di aver coraggiosamente sposato questa linea senza mai fare interventi di difesa dei propri poteri o delle proprie prerogative. E devo dare atto al Consiglio di Stato di aver mostrato grande apertura culturale in un parere cheè un superlativo trattato di diritto e segna un passaggio epocale. Il Consiglio di Stato ha sdoganato la soft law, ne ha riconosciuto la legittimità anche sotto il profilo del rispetto dell'ordinamento e delle fonti del diritto. Questo rende possibile oggi un'attuazione efficace e anche spedita del codice. Ma questo modello sarà davvero in grado di ridurre la corruzione in uno dei settori che più è colpito da questo fenomeno? Non me la sento di azzardare previsioni su questa che è ancora una sperimentazione e soprattutto penso che neanche il miglior codice degli appalti possa sradicare il fenomeno della corruzione. Non mi nascondo, per altro, che alcune cose di questo codice andrebbero corrette. Al tempo stesso mi pare di poter dire che la iper-regolamentazione del passato, la legge Merloni prima e ancor più il codice De Lise, abbiano prodotto risultati di- sastrosi. Molto dipenderà dal modo in cui sapremo attuare il nuovo sistema in questo anno che abbiamo davanti. Faccio un esempio. Il nuovo sistema poggia su un'idea di maggiore discrezionalità delle stazioni appaltanti. Dove c'è discrezionalità c'è rischio di corruzione che però si può ridurre con una selezione e una qualificazione degli operatori, sia imprese sia amministrazioni, maggiormente centrata sui risultati e sul merito. Al tempo stesso mi pare che proprio il sistema di soft law, con la sua flessibilità e la sua adattabilità, possa dare risposte più aggiornate e più veloci rispetto alle patologie che si evolvono sempre più velocemente. Finora la legislazione rigida ha avuto tempi di adattamento molto lunghi rispetto all'evoluzione della patologia, soprattutto quella corruttiva. Lei dice che anche il miglior codice degli appalti aiuta ma non basta a battere la corruzione. C'è il ruolo repressivo del sistema penale, ovviamente. Certo ma non credo che il vero nodo nella lotta alla corruzione sia oggi la riforma del processo penale che rappresenta l'ultimo tratto di un'azione che va svolta invece trasversalmente in molti ambiti. C'è un aspetto regolatorio, dicevamo, ma c'è anche un aspetto educativoe un altro, molto importante, di tipo organizzativo. Il presidente del consiglio Renzi ha detto che è pronto a varare regole più dure per la lotta alla corruzione, se serve. Lei da dove comincerebbe? In questi giorni si discute molto in Parlamento di prescrizione e intercettazioni. Penso che un intervento sulla prescrizione sia necessario e che un intervento sulle intercettazioni possa essere utile, così come potrebbe essere utile prevedere forme di investigazione sotto copertura anche peri reati di corruzione. Ma più in generale non credo sia il caso di rimettere mano a norme del processo penale. Penso invece che la corruzione riguardi il tema di un miglior funzionamento della macchina amministrativa, che significa anzitutto una migliore selezione della classe dirigentee anche un rafforzamento dell'azione disciplinare per colpire le sacche di illegalità che si nascondono dentro la pubblica amministrazione. Ma se dipendesse da me le prime cose che farei sarebbero una regolamentazione chiara dei finanziamenti alla politica e alle fondazioni politiche, tanto più urgente con la fine del finanziamento nel 2017. L'altro intervento urgente da fare, a mio avviso, riguarda la selezione del personale politico, quindi il tema delle liste pulite. Concorda con il presidente Mattarella che la corruzione più odiosaè quella che riguarda la politica? La corruzione è un reato molto più odioso di altri, tanto più se viene compiuto da chi dovrebbe agire nell'interesse altrui. Credo che il richiamo della suprema magistratura della Repubblica ci debba indurre a intervenire non con le solite risposte, ma con un'analisi approfondita e trasversale del problema. È quello che dicevo. Torniamo al codice appalti. Vogliamo entrare nel merito di questo primo pacchetto di linee guida? In questo modo ci può spiegare anche come intendete applicare la soft law. Anzitutto mi faccia fare un ringraziamento al consigliere Corradino che si è fatto carico con grande responsabilità di gran parte di questo lavoroe anche ai nostri uffici che, malgrado siano sotto pressione per cento ragioni, legate anche ai nuovi compiti che ci vengono via via affidati, hanno fatto un grande sforzo straordinario senza trascurare il lavoro ordinario che pure non è poco. Lei ha già posto un problema di risorse... Ripeto quello che ho già detto. Per rispondere ai molti compiti che anche il codice ci dà, abbiamo bisogno di poter utilizzare i soldi che già abbiamo e che invece sono bloccati. Abbiamo ricevuto una promessa in questo senso e aspettiamo fiduciosi che la promessa si
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concretizzi. Torniamo alle linee guida? Ci spiega perché sono tanto innovative? Diciamo anzitutto che la logica delle linee guide e, più in generale, della soft law sta nel loro carattere esplicativo e nel chiaro "no" che abbiamo detto al linguaggio normativo. Questa tecnica discorsiva non solo ci avvicina agli operatori, ma dovrebbe rendere anche più difficile il ricorso al contenzioso che in questo settore non di rado è un contenzioso pretestuoso. Il secondo carattere di queste linee guida è che sono un sistema aperto. Non vogliamo fare consultazioni formali ma sostanziali. Non abbiamo voluto predeterminare soluzioni ma vogliamo costruire queste soluzioni con gli operatori del sistema. Questa è anche una risposta a chi aveva paventato il rischio che queste linee guida dessero meno garanzie perché non abbiamo sensibilità politica. Che cosa correggerebbe del codice appalti? Credo che il modo giusto sia attuarloe verificare quello che non va. Il ministro Delrio ha già detto che c'è la volontà di sfruttare la delega che consente correzioni al codice entro un anno e questo mi pare il percorso giusto. Però alcune norme destavano anche a lei particolare preoccupazione e su alcune avete provato a intervenire anche con le linee guida. È vero. Le perplessità,a proposito di corruzione, riguardano le scelte fatte per le soglie relative alle commissioni giudicatrici, anche per un esercizio molto riduttivo della delega. Stesso discorso per la regolazione del sottosoglia che consente procedure ampiamente negoziate sotto il milione di euro. Qui c'è un eccesso di discrezionalità che preoccupa molto e abbiamo per questo deciso con le linee guida di mettere alcuni paletti che garantiscano più trasparenza. Foto: Messaggio. Nei giorni scorsi il Presidente Mattarella (foto) ha detto che «combattere la corruzioneè un impegno di sistema, non di un solo corpo dello Stato, che non sarebbe sufficiente». ANSA Presidente Anac Raffaele Cantone, capo dell'autorità anticorruzione istituita nel 2014
30/04/2016 Pag. 1
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Dalle nuove garanzie agli arbitrati cosa cambia con il decreto Rossella Bocciarelli Giovanni Negri Dalle nuove garanzie agli arbitrati cosa cambia con il decreto Servizi u pagine 8 e 9 pFrutto di un lungo negoziato con Bruxelles, arriva finalmente lo schema per offrire un ristoro ai possessori di obbligazioni subordinate delle quattro banche poste in risoluzione alla fine di novembre scorso. Il Presidente dei Consiglio, Matteo Renzi, ha spiegato ieri che per circa 10.000 risparmiatori, ovvero tutti i clienti delle quattro banche che hanno investito in bond subordinati prima del 12 giugno 2014 , vi potrà essere un rimborso forfettario fino all'80 per cento. Lo spartiacque temporale , che dà diritto al rimborso direttoè stato infatti fissato al momento in cui sulla Gazzetta ufficiale europea è comparsa la direttiva che detta le nuove norme per la risoluzione bancaria. Pertanto, restano fuori dalla possibilità di accedere al rimborso automatico solo 158 persone, ovvero coloro che hanno investito in titoli subordinati di Banca Marche, Carife, Carichieti e Banca Etruria dopo l'entrata in vigore della direttiva europea BRRD, cioè dopo la metà del 2014. Per loro si prospetta la strada dell'arbitrato, quella per la quale si deve accertare se vi siano stati casi di misselling. Ma perchè si possa effettivamente accedere al rimborso automatico, si deve rientrare all'interno di una soglia di reddito o di patrimonio. Si deve avere cioèo un reddito inferiorea 35 mila euroo un patrimonio mobiliare inferiore ai 100 mila euro. La regola concordata con la Commissione europea prevede inoltre che l'80 per cento dell'investimento perduto sia rimborsato al netto di oneri e spese di acquisto e, soprattutto, al netto delle differenza fra il rendimento complessivo dell'obbligazione subordinata e il rendimento dei titoli di Stato di durata equivalente. Se c'è una differenza positiva fra i due rendimenti, il rimborso ottenibile si riduce. In altri termini,come ha sottolineato il presidente del Consiglio, la volontà è quella di offrire un rimborso al netto di quanto, nel corso del tempo, si è guadagnato attraverso l'investimento in questo tipo di titoli, che avevano rendimenti molto elevati. Seguendo questa metodologia, come ha spiegato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan durante la conferenza stam- pa la previsione è che al rimborso diretto possano accedere più di 5.000 persone.È questa infatti la stima del numero delle persone per le quali ricorre uno dei due parametri (oi 35 mila euro di reddito o i 100 mila di patrimonio mobiliare). Le risorse per rimborsare gli obbligazionisti subordinati, ha poi spiegato il ministro «vengono dal sistema bancario, che finanzia questa operazione». In ogni caso, ha aggiunto Padoan «le risorse non saranno tali da razionare chi ha diritto a rimborso automatico o a rimborso da esito positivo dell'arbitrato. Le risorse per coprire sia i rimborsi automatici sia gli arbitrati ci sono, non saranno razionate».E l'allargamento della platea degli aventi diritto per il ministro non porrà problemi di capienza del Fondo, che era stato fissato in origine dalla Legge di stabilità a quota 100 milioni. «Questo problema non si porrà, ci saranno soldi per tutti quelli che hanno diritto. Sono soldi che provengono dal sistema bancario». Nel testo trovano posto anche alcune, limitate, norme che dovrebbero favorire un più ra- pido recupero dei crediti. Secondo il premier Matteo Renzi l'abbattimento dovrebbe essere drastico, passandoa 6-8 mesi. Un risultato che verrà raggiunto anche attraverso istituti inediti per il nostro ordinamento come il pegno non possessorio che, solo con contratto tra banca e imprenditore, potrà avere per oggetto beni mobili destinati all'attività d'impresa (macchinari, scorte). Non dovrebbe invece estendersi alle quote societarie; ipotesi sulla quale si è ragionato, per estenderla anche alle Srl, ma che avrebbe di fatto segnato la perdita del controllo sulla società in una molteplicità di casi per il mancato rispetto dei rimborsi. Dal decreto dovrebbe essere stata stralciata in Consiglio dei ministri tutta la parte dedicata alla procedura civile che prevedeva l'anticipazione di alcune delle misure previste dalla delega in discussione al Senato (rito sommario di cognizione obbligatorio per le cause davanti al giudice unico, nuove competenze per il tribunale delle imprese, sanzioni per le liti temerarie).
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RATING 24
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Le novità INDENNIZZI Forfait per bassi redditi e patrimoni mobiliari sotto i 100mila euro MEDIA EFFICACIA Il decreto legge banche approvato ieri dal Consiglio dei ministri introduce misure a favore degli investitori degli istituti di credito in risoluzione (BancaMarche, BancaEtruria, CariFerrara e CariChieti). In particolare viene previsto un rimborso forfettario automatico, quindi senza bisogno di arbitrato, fino all'80% del valore delle obbligazioni subordinate acquistate prima del 12 giugno del 2014. Questo rimborso automatico viene concesso ai soggetti che hanno un ammontare del reddito lordo inferiore a 35mila euro o che, pur superando quel tetto di reddito, hanno un patrimonio mobiliare di valore inferiore a 100mila euro. La data del 12 giugno 2014 come discrimine per gli indennizzi è stata scelta, ha detto il ministro Padoan, perché «coincide con la pubblicazione in Gazzetta della commissione Ue della Brrd». L'importo dell'indennizzo forfettario sarà sì pari all'80% del corrispettivo pagato per l'acquisto degli strumenti finanziari ma al netto di oneri e spese connessi alle operazioni di acquisto e della differenza del rendimento dello strumento finanziario con un buono del Tesoro individuato ad hoc. Ad avere diritto ai rimborsi automatici, ha anche detto Padoan, sarà «un po' più della metà» dei circa 10mila obbligazionisti coinvolti dal crack delle quattro banche salvate il 22 novembre. Il ministro però ha invitato alla cautela su queste cifre: «Sono stime che devono essere verificate, dipendono dalle soglie, stiamo facendo dei conteggi». Resteranno fuori dai rimborsi automatici, e quindi potranno ricorrere solo agli arbitrati presso l'Anac, chi ha acquistato le obbligazioni dopo quella data. ARBITRATI Più indennizzi automatici dopo l'accordo con Bruxelles ALTA EFFICACIA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rimborso forfettario degli obbligazionisti delle quattro banche «vale per tutti quelli che hanno acquistato» obbligazioni «entro la data del 12 giugno 2014. Rimangono fuori soltanto 158 persone che hanno acquistato sul mercato elettronico secondario a prezzi scontati. Definirli truffati è un po' difficile, ma avranno la possibilità di ricorrere all'arbitrato». L'annuncio ieri da parte del premier Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del Cdm ha permesso di delimitare il perimetro di coloro che ricorreranno agli arbitrati per eventualmente vedersi riconosciuto il rimborso. «Mi sembra una soluzione che alla fine, sebbene sia passato del tempo da quando il problema si è posto, soddisfi i risparmiatori perché per la maggior parte di loro l'indennizzo sarà automatico», è stato il commento a caldo del presidente dell'Anac Raffaele Cantone. A fine 2015 il presidente del consiglio aveva affermato a sorpresa che sarebbero stati affidati all'Anac, l'autorità nazionale anticorruzione di Cantone, gli arbitrati proposti dagli investitori che hanno perso i loro risparmi investiti nei titoli delle quattro banche oggetto del decreto salva-banche e che potranno recuperarli attraverso il Fondo di solidarietà istituito dal governo. Renzi aveva a motivato la scelta con la volontà di fare la «massima trasparenza». Cantone aveva detto Renzi - costituisce «un'assoluta garanzia di terzietà e indipendenza». Il premier sembrava voler cosi imporre - nella vicenda delle obbligazioni subordinate - una discontinuità rispetto all'ordinaria vigilanza sul risparmio affidata a Bankitalia e Consob. Gi obbligazionisti subordinati sono l'1% dei clienti La platea dei risparmiatori da risarcire 1.000.000 1% 1.010 1.484 8.065 99%
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93,4 208,4 27,4 milioni di euro Fonte: www.mef.gov.it NUMERO CLIENTI Clienti che hanno comprato obbligazioni subordinate Clienti con patr imonio finanziar io presso la stessa banca e concentrazione in obbligazioni subordinate super iore al 30% Clienti con patr imonio finanziar io presso la stessa banca infer iore a 100.000 € e concentrazione in obbligazioni subordinate super iore al 50% Clienti con patr imonio finanziar io presso la stessa banca super iore a 100.000 € e concentrazione patr imonio finanziar io in obbligazioni subordinate entro il 30% Clienti senza obbligazioni DEFERRED TAX ASSET (DTA) Crediti d'imposta, «copertura» per la cessione alle good bank ALTA EFFICACIA © RIPRODUZIONE RISERVATA Per le banche le Dta (deferred tax asset, più semplicemente imposte anticipate), si trasformano automaticamente in crediti di imposta in caso di perdite fiscali. Il meccanismo introdotto nel 2011 e potenziato con il decreto salva-Italia di Monti a fine 2011 voleva assicurare, attraverso questa trasformazione, una patrimonializzazione sufficiente a scongiurare, in presenza di perdite, eventuali ricapitalizzazioni, imposte agli enti creditizi dalle regole di Basilea 3. Per le quattro banche sottoposte a procedura di risoluzione il 22 novembre scorso si è allora posto il problema giuridico sulla possibilità o meno che queste Dta trasformate in crediti d'imposta potessero essere trasferite all'ente ponte. Questo passaggio, infatti, prima dell'entrata in vigore del decreto legge approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri è possibile solo tra imprese dello stesso gruppo. Lasciare in pancia alle quattro banche fallite i crediti d'imposta generati dalle Dta e stimati in circa 800 milioni, avrebbe voluto dire semplicemente perderli. Con le misure introdotte ieri dal Governo si sarebbe, dunque, formita una copertura giuridica a questo trasferimento delle Dta dalle banche sottoposte a procedura di risoluzione alle quattro good bank. In questo modo si rafforza il loro stato patrimoniale con la possibilità di generare plusvalenze al momento della loro cessione da destinare, sempre nelle intenzioni iniziali dell'Esecutivo, al rafforzamento della dote del fondo riservatoagli indennizzi degli obbligazionisti subordinati. DOTAZIONE Per la copertura degli indennizzi nessun limite al fondo MEDIA EFFICACIA © RIPRODUZIONE RISERVATA Le risorse per la copertura della spesa per gli indennizzi agli obbligazionisti delle quattro banche in risoluzione saranno assicurate dal fondo - finanziato dal mondo bancario e non dallo Stato - già previsto dalla legge di Stabilità; un fondo che nel provvedimento di bilancio aveva un tetto di 100 milioni di euro. Con il decreto-legge sulle banche approvato ieri dal Consiglio dei ministri «ci saranno soldi - ha detto Pier Carlo Padoan durante la conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri per tutti quelli che hanno diritto. Sono soldi che provengono dal sistema bancario, che finanzia tutto questo». «L'ammontare delle risorse - ha anche detto il ministro dell'Economia dipenderà dall'effettiva implementazione non solo di chi chiede il rimborso automatico ma dagli esiti dei processi arbitrali. Le risorse per coprire sia i rimborsi automatici sia gli arbitrati non saranno razionate». Complessivamente sono state emesse dalle quattro banche in risoluzione obbligazioni per 768 milioni di euro. Parte di queste è stata sottoscritta dai clienti (oltre 10mila per un controvalore complessivo di 329,2 milioni di euro), altre da persone fisiche sul mercato secondario (1.900 investitori per un controvalore di 102 milioni di euro). I profili dei clienti investitori sono molto diversificati ma la maggior parte (8.065 clienti per un controvalore di 208,4 milioni) ha presso la banca un patrimonio finanziario superiore a 100mila euro impegnato in obbligazioni subordinate per una quota fino al 30 per cento. PEGNO NON POSSESSORIO Garanzia allargata sui beni mobili d'impresa MEDIA EFFICACIA © RIPRODUZIONE RISERVATA Con il pegno non possessorio si introduce una nuova forma di garanzia per la riscossione del credito adesso esclusa dal nostro ordinamento. Gli imprenditori iscritti nel
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registro delle imprese possono costituire, attraverso contratto, il pegno per garantirei crediti relativi all'esercizio dell'attività d'impresa, presenti o futuri, se determinatio determinabilie con la previsione dell'importo massimo garantito, concessi da bancheo intermediari finanziari. Il pegno non possessorio può essere costituito su beni mobili destinati all'esercizio dell'impresa, con esclusione dei beni mobili registrati (è il caso dei veicoli, per esempio). Nella versione finale l'istituto dovrebbe escludere la possibilità di costituire la garanzia anche sulle quote societarie, comprese quelle delle societàa responsabilità limitata; ipotesi che avrebbe comportato il rischio di una perdita del controllo da parte dell'imprenditore nel caso di mancato rispetto nei pagamenti al creditore. Il contratto costitutivo,a pena di nullità, deve risultare da atto scritto con indicazione del creditore, del debitoree dell'eventuale terzo concedente il pegno, la descrizione del bene dato in garanzia, del credito garantitoe l'indicazione dell'importo massimo garantito. Al verificarsi di un evento che determina l'escussione del pegno, il creditore può, tra l'altro, procedere: 1 alla vendita dei beni oggetto del pegno trattenendo il corrispettivo a soddisfacimento del credito; 1 alla escussione dei crediti oggetto di pegno fino a concorrenza della somma garantita; 1 se previsto nel contratto di pegno, alla locazione del bene oggetto del pegno imputando i canoni a soddisfacimento del proprio credito fino a concorrenza della somma garantita. ESUBERI Recupero di efficienza con lo «scivolo» per i bancari MEDIA EFFICACIA © RIPRODUZIONE RISERVATA Le banche italiane potranno contare su un ammortizzatore sociale più ampio per agevolare le uscite del personale. Il decreto banche contiene una importante novità per il rendere meno traumatico il processo di ristrutturazione del settore degli istituti di credito. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha annunciato ieri che il decreto banche permetterà di allungare il periodo di tempo durante il quale i lavoratori bancari potranno essere presi in carico dal Fondo per il sostegno al reddito, l'ammortizzatore sociale pagato interamente dal mondo bancario. Secondo il sindacato Fabi, in base ai dati diffusi a fine gennaio, il settore bancario è stato attraversato da ristrutturazioni che in meno di 20 anni porteranno alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro: sono fino a 23 mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 ad oggi. Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688; nel 2013 303.591. Tra il 2007 ed il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 (dati Bankitalia). Le uscite sono state gestite con prepensionamenti volontari e incentivati con l'ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi. Il Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell'occupazione, della riconversione e riqualificazione professionale è costituito presso l'Inps, ha una sua gestione autonoma finanziaria e patrimoniale e viene gestito dal Comitato amministratore, di cui fanno parte rappresentanti dei lavoratori, delle banche e dell'Inps. La qualità del credito 76 25 34 135 11 41 9,5 15 19 210 7,3 35 8,2 6,8 8,3 150 7,6 90 10 15 225 18,3 46,5 17,7 43,4 17,1 47,6 18,7 40,8 360 18,1 45,4 58,9 58,6 10,4 61,5 10,5 55,3 10,6 58,7 27,9 25,6 26,2 22,5 26,7 TOTALE Importo Tasso di copertura Tasso di copertura Tasso di copertura Tasso di copertura Crediti verso clientela 9 0,7 8,2 0,6 8,8 0,8 8,2 0,7 8,8 0,7 Deteriorati diversi da sofferenze Tasso di copertura Composizione percentuale Composizione percentuale Composizione percentuale Composizione percentuale Composizione percentuale BANCHE MINORI Importo PRIMI 5 GRUPPI Importo BANCHE GRANDI Importo BANCHE PICCOLE Importo 1.232 1.007 100 81,7 430 354 100 82,3 148 123 100 82,9 180 147 100 81,3 1.990 1.630 100 81,9 Fonte: Banca d'Italia In bonis Deteriorati Sofferenze * I valori sono al lordo delle corrispondenti valutazioni Importi, incidenze dei crediti deteriorati e tassi di copertura. * Miliardi di euro e valori percentuali; dicembre 2015
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I segnali positivi e l'ombra deflazione Alberto Orioli La volatilità propria dei mercati finanziari sembra aver contagiato gli indicatori dell'economia reale, ormai preda di una erraticità inusuale e legata all'incertezza di questi tempi di postrecessione e di grandi sbandam e n t i d i u n ' E u r o p a annebbiata ed egoista. Tuttavia la divaricazione evidente tra la curva dell'occupazione (che sale) e quella della disoccupazione (che scende) fa ben sperare finalmente in una indicazione di più lunga gittata per il quadro italiano che appare confortante. Così come, naturalmente, fa ben sperare proprio il dato della crescita europea superiore alle attese e del tutto inaspettato, tale da compensare la delusione del dato - anch'esso inatteso e inaspettato - del rallentamento della crescita del Pil americano nel primo trimestre di quest'anno. Dopo i brutti dati di febbraio, la tendenza della disoccupazione appare più netta con un calo dello 0,3% a marzo sul mese precedente e con 63mila disoccupati e 36mila inattivi in meno; anche il numero di quanti hanno acquisito un lavoro torna positivo per 90mila unità mentre era calato di 87mila a febbraio. Si trattava, probabilmente, dell'effetto rimbalzo dovuto all'overbooking fatto dalle imprese a fine dicembre nel tentativo di massimizzare il numero di nuovi ingressi legato alla decontribuzione totale (e non ridotta come previsto dalla legge di stabilità dal primo gennaio di quest'anno), con una parte dei nuovi assunti "segnalata" dalle statistiche con ritardo proprio a gennaio. La stasi sembra ora superata e il mese di marzo, probabilmente, sta tornando a una nuova "normalità" nel flusso di assunzioni. Tendenza confermata anche dal forte miglioramento delle aspettative di assunzione da parte delle imprese registrato nell'ultima indagine Banca d'Italia Sole 24 Ore (si veda Il Sole 24 Ore del 10 aprile). Continua u pagina 3 u Continua da pagina 1 Ciò che più conta però è il calo progressivo della disoccupazione e della fascia degli inattivi (coloro che non cercano lavoro perché sfiduciati): anche il dato trimestrale segnala un calo dei senza lavoro dello 0,5%, pari a 15mila unità e una flessione tra gli sfiduciati di 43mila unità. È importante che i nuovi assunti siano in maggior numero donne e che la quota di sfiduciati in fase di assottigliamento sia proprio quella femminile. Ed è altrettanto importante che sia la componente del lavoro dipendente a registrare la performance migliore in ragione d'anno, con un aumento dell'1,8% pari a 295mila addetti. All'interno di questa fascia il dato migliore è quello del lavoro a tempo indeterminato che sale dell'1,9% con 280mila addetti in più. La cura del jobs act sta funzionando e dispiega, lentamente, i suoi effetti con le imprese che stanno "prendendo le misure" delle nuove regole sul contratto a tutele crescenti e con la nuova flessibilità in uscita. Sono in calo i lavoro "autonomi", fatto che sconta una fase di disboscamento delle ambiguità del cosiddetto popolo delle partite Iva al cui interno si annidavano anche molti impieghi "grigi" di altra natura ora riassorbiti nell'alveo dei rapporti di lavoro improntati alle nuove regole. E il fatto che siano in crescita anche i lavori a termine dimostra come stia funzionando la riforma di quel rapporto di lavoro che ha aumentato la durata degli "ingaggi" e ne ha semplificato le causali. In definitiva il mercato del lavoro sta trovando un nuovo equilibrio pur in presenza di una crescita debole per la quale serve, comunque, una nuova, massiccia cura di investimenti sia italiani, sia europei. Tuttavia il buon dato europeo, se collegato alla ripresa della domanda interna, segnalata dai dati di febbraio sugli ordinativi e sui consumi, può far ben sperare nell'immediato futuro anche per la dinamica dell'occupazione. Soprattutto se gli effetti di trasferimento di liquidità all'economia reale legati ai piani della Bce (Teltro), non ancora di fatto partiti, andrà finalmente a buon fine. L'ultimo tassello che manca per dare ulteriore stabilità e nuove certezze al sistema di regole è il completamento della nuova struttura contrattuale in grado di valorizzare la componente salariale legata alla produttività e in grado di rendere gestibili, in modo economicamente razionale, le dinamiche salariali anche in tempi di deflazione, che non accenna a diminuire, e di tassi negativi. Sarebbe un modo per contribuire ad allargare la torta stessa della produttività: è la nuova frontiera per le parti sociali che su questo, tra l'altro, si giocano il futuro e la modernizzazione del ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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LAVORO E CRESCITA UE
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loro stesso ruolo.
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Politiche attive, ok alla nuova Agenzia L'ISPETTORATO Il nuovo ente svolgerà le attività ispettive finora esercitate dal ministero, dall'Inps e dall'Inail, di fatto unificandole Claudio Tucci pIl Consiglio dei ministri ha acceso semaforo verde definitivo ai due Dpr, attuativi del Jobs act, con gli statuti dell'Agenzia nazionale per le politiche attive (Anpal) e dell'Ispettorato nazionale del lavoro. I due provvedimenti erano stati licenziati a dicembre scorso, poi hanno ricevuto i pareri delle Camere, e ieri, con il nuovo ok del governo, hanno concluso l'iter approvativo. Nello statuto sono individuati i fini istituzionali dei due enti, le competenze degli organi e le procedure del loro funzionamento. L'Anpal, dotata di ampia autonomia, sotto la vigilanza del ministero del Lavoro, si occuperà dell'attuazione delle politiche attive e dell'individuazione dei livelli essenziali del- le prestazioni che devono essere erogate in tutto il territorio nazionale. La nuova agenzia avrà un compito delicato, visto che dovrà risollevare le sorti dei centri pubblici per l'impiego, che finora non hanno affatto brillato per efficienza;e far decollare un nuovo, e moderno, sistema di servizi per il lavoro, delineato dal Jobs act, che apre alla partecipazione dei privati, coinvolgendo anche le Regioni, per aiutarei disoccupatia tornare nuovamente "attivi" nel mercato del lavoro (favorendo la loro ricollocazione). Ma per la piena operatività dell'Agenzia presieduta dal professor Maurizio Del Conte (docente di diritto del lavoro alla Bocconi di Milano) occorrono ancora alcuni passaggi: il Dpcm con il trasferimento di risorse e personale, ottenuti i pareri delle commissioni parlamentari, deve ancora andare all'esame della Corte dei conti. Inoltre, si attendono ancora il Dpr per la nomina del direttore generale e i decreti per le nomine di Cda, collegio revisori, consiglio di vigilanza: non si prevedono tempi brevissimi, considerando che le regioni sono divise sul nome da indicare nel Cda. Quanto all'Ispettorato nazionale del lavoro, guidato da Paolo Pennesi (un alto dirigente del ministero del Lavoro), dotato di autonomia organizzativa e contabile,è sottoposto alla vigilanza del ministero del Lavoro. Svolge le attività ispettive già esercitate dal ministero, dall'Inps e dall'Inail, di fatto unificandole. In particolare, toccherà all'Ispettorato la vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria e legislazione sociale, ivi compresa la vigilanza in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si occuperà, anche, degli accertamenti in materia di riconoscimento del diritto a prestazioni per infortuni su lavoro e malattie professionali, della esposizione al rischio nelle malattie professionali, delle caratteristiche dei vari cicli produttivi ai fini della applicazione della tariffa dei premi. L'Ispettorato avrà, poi, il compito di redigere circolari interpretative in materia ispettiva e sanzionatoria, previo parere conforme del ministero del Lavoro, e direttive operati- ve rivolte al personale ispettivo. Altro compito, importante, sarà quello di proporre, sulla base di direttive ministeriali, gli obiettivi quantitativi e qualitativi delle verifiche, effettuando, poi, il monitoraggio sulla loro realizzazione. Sempre in materia di lavoro, all'ordine del giorno del Consiglio era previsto un altro provvedimento, questa volta in tema di sicurezza. Si tratta dell'esame preliminare del decreto legislativo che deve dare attuazione nel nostro Paese alla direttiva 2013/35/Ue sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici). Il provvedimento, proposto dalla presidenza del Consiglioe dallo stesso ministero del Lavoro, abroga la direttiva 2004/40/ Ce. La direttiva prevede, fra l'altro, gli obblighi a carico dei datori di lavoro e le regole per l'informazione e la formazione dei lavoratori. LA PAROLA CHIAVE Jobs act 7 Per «Jobs act» si intende un piano per il lavoro, il nome fa riferimento agli American Jobs Act che nel 2011 il presidente Usa Obama presentò al Congresso. In Italia, il termine fa riferimento alla riforma del mercato del lavoro promossa dal governo Renzi tra il 2014 e il 2015 e caratterizzata dall'introduzione del contratto a tutele crescenti (con il sostegno al reddito per i disoccupati reso universale), da alcune ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Jobs Act. Via libera del Consiglio dei ministri anche al regolamento che riforma i servizi ispettivi ROMA
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modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e dall'abolizione del contratto a progetto. I soggetti L'ISPETTORATO L' Ispettorato nazionale del lavoro nasce con l'obiettivo di superare l'attuale attività ispettiva ripartita tra ministero del Lavoro, Inps, Inail, che spesso determina una moltiplicazione delle verifiche nei confronti delle aziende e duplicazione di oneri a carico della pubblica amministrazione.L'Ispettorato riunirà le attività (questa è una delle sfide principali, cioè gestire funzionari che oggi fanno capo a soggetti differenti) e, anche grazie all'incrocio delle banche dati, dovrà effettuare controlli sempre più mirati, così da garantire maggiore efficacia ed efficienza. Avrà anche il compito di redigere circolari in materia ispettiva, definire e monitorare gli obiettivi dei controlli L'AGENZIA L' Agenzia nazionale per le politiche attive è il soggetto che si dovrà occupare delle politiche attive del lavoro, un ambito che finora non si è dimostrato efficace. Nel disegno complessivo del Jobs act, le politiche attive costituiscono un passaggio fondamentale perché la riforma del mercato lavoro prevede una riduzione della durata degli ammortizzatori sociali e un'azione più ampia ed efficace nell' aiutare chi ha perso un impiego a trovarne uno nuovo. L'agenzia dovrà fornire le regole e i parametri con cui i centri per l'impiego e gli operatori privati dovranno prendere in carico i lavoratori, assisterli e formarli con l'obiettivo di un rapido rientro nel mondo del lavoro
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Visco: la finanza favorisca innovazione e crescita delle imprese IL DOCUMENTO Molto graduale la ripresa dei prestiti al settore privato Primo calo dei fallimenti in 8 anni, ma il livello resta doppio rispetto a quello del 2008 Rossella Bocciarelli p«L'annuncio del fondo Atlante è stato accolto positivamente dai mercati». È quanto rimarcano gli economisti della Banca d'Italia, nell'ultimo rapporto Rapporto sulla stabilità finanziaria.«In aprile le quotazioni azionarie delle banche italiane sono tornate a crescere, beneficiando dell'annuncio della costituzione del fondo Atlante», si legge .«Il fondo, di natura privata, potrà sostenerei futuri aumenti di capitale delle banche, intervenendo nelle operazioni come compratore di ultima istanza, e investire in crediti deteriorati». Soprattutto,il documento di via Nazionale osserva che «esso contribuirà a evitare che si inneschi una spirale negativa tra la percezione che i prestiti in sofferenza debbano essere ceduti rapidamente, con ulteriori perdite per gli intermediari, la flessione dei corsi azionari e l'incertezza sull'esito dei prossimi aumenti di capitale». Il rapporto diffuso ieri sottolinea che la ripresa dei prestiti al settore privato c'è ma procede molto gradualmente e il ciclo finanziario resta ancora debole . Tuttavia, si osserva, sono in via di miglioramento tanto la condizione finanziaria delle famiglie quanto quella delle imprese.I nuclei famigliari hanno beneficiato dell'aumento del reddito disponibile (salito dello 0,8% in termini reali nel 2015)e quelle con debiti hanno risentito positivamente dei bassi tassi d'interesse. Quanto alle imprese, va attenuandosi la difficoltà nel rimborsarei debiti e nel 2015 per la prima volta dopo otto anni siè ridotto il numero dei fallimenti, che permane però, osserva il rapporto, su livelli più che doppi rispetto a quelli registrati nel 2008. In ogni caso, l'incidenza dello stock complessivo di prestiti deteriorati sul totale dei finanziamenti alle imprese ha raggiunto quasi il 30 per cento, anche se il tasso di deterioramento dei presti è diminuito di oltre 4 punti percentuali e si è portato al 4,9%. Le cose miglioreranno an- cora nel corso del 2016: «Secondo nostre proiezioni coerenti con gli scenari macroeconomici più recentie in linea con le previsioni di Consensus Economics, il tasso di ingresso in sofferenza si ridurrebbe gradualmente nel corso dell'anno, fino a raggiungere valori di poco superiori al 3% per i prestiti alle imprese (attualmente pari al 4,1 per cento)e all'1% per quelli alle famiglie (attualmente pari all'1,6% per cento)», sottolinea il rapporto. Proprio della necessità di ricostituire la fiducia di famiglie e imprese ha parlato ieri da Lecce il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Rivolto al settore creditizio, il governatore ha sottolineato che il legame delle banche con il territorio deve passare soprattutto attraverso il rapporto con le imprese. Inoltre, Visco ha affermato che oggi il compito della finanza è quello di favorire il salto dimensionale delle imprese.«Le piccole e medie imprese costituiscono la gran parte del tessuto economico italiano- ha osservato.- Il fatto è che nascono, restano piccole e dopo pochi anni chiudono e quelle che sopravvivono restano di dimensioni uguali a quando erano nate. Il compito della finanza é quello proprio di favorire innovazione e cambiamento». Quanto alle famiglie il governatore ha sottolineato che «il risparmio deve essere difeso ma bisogna capire che un risparmio che diventa un investimento finanziario non può essere difeso fino in fondo. È necessario, comunque, rafforzare la fiducia del risparmiatore, la banca deve guardare alla famiglia». A questo proposito, nel Rapporto sulla stabilità finanziaria si provaa stimare il perimetro delle attività finanziarie che sono sottoposte al regime del bail in(la nuova normativa europea sul salvataggio interno), in caso di default bancario. Si tratta, secondo Bankitalia, del 10% delle attività finanziarie delle famiglie italiane,ovvero circa 427 miliardi, attualmente investiti in strumenti finanziari diversi dalle azioni, che potrebbero essere interessati dalla nuova normativae peri qualiè essenziale che sia garantita un'informazione corretta. I depositi oltre i 100mila euro sono stimati in 225 miliardi (5,6% della ricchezza delle famiglie), le obbligazioni senior non garantite ammontano a 173 miliardi (4,3%) e i bond subordinati a 29 miliardi (0,7% della ricchezza finanziaria). ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Bankitalia. L'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria: «Fondo Atlante accolto positivamente dai mercati» ROMA
30/04/2016 Pag. 10
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Foto: Governatore. Ignazio Visco
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30/04/2016 Pag. 19
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Transfer pricing, attenzione ai Paesi più «vantaggiosi» L'OBIETTIVO Le verifiche si concentreranno sulle alterazioni più rilevanti L'aiuto dal «country by country reporting» Antonio Longo Antonio Tomassini pI controlli in materia di prezzi di trasferimento, al centro del dibattito sia sotto il profilo della doppia imposizione sia sotto quello della ripartizione dell'onere della prova, devono focalizzarsi su politiche aggressive di erosione della base imponibile poste in essere con Paesi dotati di una fiscalità di vantaggio. Queste le indicazioni della circolare 16/E del 28 aprile 2016 in tema di transfer pricing. La ratio ispiratrice è quella di impedire i fenomeni di doppia imposizione internazionale che sono connessi alle ripresea tassazione nel nostro Paese (il maggior imponibile accertato in Italiaè sovente già stato tassato in un'altra giurisdizione con una imposizione similare). L'Agenzia apre quindi alla possibilità che le attività sui prezzi di trasferimento in futuro vengano gestite in primis attraverso ruling preventivi (oggi possibili anche su base bilaterale)e che in caso di rettifiche si tenga comunque in considerazione la doppia imposizionee quindi anche la possibilità di accedere alle cosidette Mutual agreement procedure con le autorità fiscali estere. In definitiva in quest'ambito le attività ispettive dovranno essere indirizzate verso le ipotesi maggiormente significative di alterazione dei prezzi e, in particolare, dovranno riguardare le fattispecie che prevedono la delocalizzazione dei redditi verso giurisdizioni con regimi tributari più vantaggiosi rispetto a quello domestico. L'Agenzia per individuare tali fattispecie avrà a disposizione anche il cosiddetto country by country reporting, nuovo adempimento, in attesa di decreto attuativo, volto proprio a mappare l'allocazione degli imponibili da parte dei gruppi. I chiarimenti in tema di transfer pricing sembrano riflettere il generale cambiamento (a tendere) di strategia di contrasto all'evasione fiscale dell'agenzia delle Entrate. L'Agenzia, in futuro, dovrebbe focalizzarsi in sede di controllo sulle forme più gravi di evasione, caratterizzate da comportamenti fraudolenti, e dovrebbe tendere sempre più verso la "prevedibilità" dell'imposizione, stimolando forme di collaborazione preventiva con i contribuenti ispirate a professionalità, ragionevolezza e trasparenza. Del resto questa è la direzione perseguita anche in seno all'Ocsee al progetto Beps. Fisco e contribuenti, secondo la circolare 16, devono poter dialogare in modo naturalee nel dialogo l'Agenzia dovrà ispirarsi a principi di chiarezza e correttezza, anche con l'obiettivo di ottenere un miglioramento in termini qualitativi delle proprie attività di accertamento. Quanto alle formule che vedranno impegnata l'Agenzia nel dialogo preventivo con le imprese di grandi dimensioni, un ruolo fondamentale rivestirà la cooperative compliance prevista dal Dlgs 128/2015. La normativa ha cominciatoa trovare attuazione con il provvedimento 54237/2016 dell'agenzia delle Entrate del 14 aprile. Averea disposizione strumenti di dialogo preventivo voltia una effettiva deprocessualizzazione della materia tributaria è una esigenza non più procrastinabile. L'istituto potrà trovare maggiore risalto non appena il Mef individuerà con decreto i criteri di accesso al regime (che in fase di prima applicazione è limitato a una platea ristrettissima di soggetti) per tutti i grandi contribuenti (soggetti con ricavi non inferioria 100 milioni di euro) e le modalità per la procedura abbreviata di interpelloi cui tempi di risposta non potranno superare i 45 giorni. Tuttavia sarebbe anche auspicabile un ampliamento dei benefici premiali connessi all'accesso al regime a fronte dell'oneroso obbligo di mappatura dei rischi previsto in ottica Dlgs 231/2001.
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Fisco internazionale. Strategie e strumenti
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Prima rata con franchigia Ravvedimento per ritardi che non fanno decadere dal piano di rientro SUL TRIBUTO RESIDUO La sanzione ridotta al 45% per chi perde la dilazione si può applicare anche ai casi pregressi se l'atto non è definitivo Luigi Lovecchio pIl lieve inadempimento sulla prima rata degli atti di accertamento e degli avvisi bonari riguarda non solo il ritardo di sette giorni nel versamento ma anche il pagamento carente, purchè non ecceda il 3% della rata.È sempre possibile sanare con il ravvedimento l'ipotesi di ritardi nei pagamenti dilazionati che non comportino la decadenza del piano di rientro. In tale eventualità, sarà applicabile la maggior parte delle volte la nuova sanzione ridotta, introdotta nell'articolo 13 del Dlgs 471/1997 dal Dlgs 158/2015. La sanzione del 45%, disposta in caso di decadenza dalla dilazione trova applicazione in luogo della precedente misura del 60% anche per le fattispecie pregresse, in virtù del principio del favor rei. Sono alcuni dei chiarimenti contenuti nella circolare n. 17 dell'agenzia delle Entrate, emanata ieri. Il documento di prassi contiene le prime indicazioni sulla riforma attuata con il Dlgs 159/2015. La circolare ricorda in primo luogo le nuove regole sulle dilazioni. Per gli avvisi bonari, per somme inferiori a 5.000 euro, il pagamento può avvenire in otto rate trimestrali, in luogo delle precedenti sei. Riguardo agli avvisi di accertamento, mediazioni e conciliazioni, per somme maggiori di 50.000 euro, la rateazione arriva sino a 16 rate trimestrali, in luogo di 12. Le dilazioni degli avvisi bonari, degli atti di accertamento (sia in sede di acquiescenza sia in sede di adesione) e delle mediazioni sono regolate da una disciplina comune, per ciò che attiene al momento di perfezionamento della definizione e alla decadenza dalla rateazione. Sotto il primo profilo (momento di perfezionamento), occor- re che venga pagata la prima o unica rata nel termine di legge. Dal lato della decadenza dal beneficio del termine, è necessario che il ritardo nel pagamento di una rata non superi la scadenza di quella successiva. A tutte le fattispecie in esame è applicabile il nuovo istituto del lieve inadempimento. Questo prevede che, in caso di ritardi nel pagamento della prima rata non superiori a sette giorni, la definizione si perfeziona comunque e che, in ipotesi di carente pagamento di una rata non superiore al 3% del valore della stessa e comunque a 10.000 euro, la dilazione permane. Le Entrate precisano che la tolleranza sul pagamento carente riguarda anche la prima rata. Quindi, con riferimento a questa, si cumula la tolleranza del ritardo nel pagamento con quella sui versamenti carenti. In tutti i casi di ritardi che non determinano conseguenze irreversibili, sia in termini di perfezionamento della procedura sia di mantenimento della dilazione, è conveniente per il contribuente regolarizzare tramite il ravvedimento. In tale eventualità, si beneficerà delle mitigazioni sanzionatorie previste nel novellato articolo 13 del Dlgs 471/1997. Così, per esempio, se si versa la prima rata con un ritardo di sette giorni, il ravvedimento costerà solo lo 0,7%. Se si paga una rata diversa dalla prima entro la scadenza di quella successiva, va ricordato che entro i 90 giorni dalla scadenza la sanzione base di riferimento è il 15% e che la misura ridotta è l'1,67% (un nono della sanzione base). In caso di regolarizzazione di un pagamento carente, decorsii 90 giorni dalla scadenza, la sanzione diventa un ottavo del 30%. La decadenza dal beneficio del termine comporta l'irrogazione di una sanzione del 45% sul tributo residuo. La circolare correttamente osserva che tale nuova misura, in quanto più favorevole rispettoa quella previgente (60%), trova applicazione anche per le decadenze pregresse, purché l'atto di irrogazione non sia divenuto definitivo. In sintesi 01 L'ESTENSIONE Secondo la circolare 17/E, emanata ieri dall'agenzia delle Entrate, la definizione agevolata prevista per il lieve inadempimento sulla prima rata riguarda anche l'ipotesi del pagamento carente, se esso si limita entro il 3% della rata 02 IL RAVVEDIMENTO È sempre possibile fruire del ravvedimento operoso quando si effettuano in ritardo pagamenti dilazionati, se tale ritardo non fa decadere dai piani di rientro. E nella maggior parte dei casi del genere è applicabile la nuova sanzione ridotta 03 IN CASO DI DECADENZA La nuova sanzione ridotta dal 60% al 45%, applicabile a chi è ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Riscossione. La circolare n. 17 delle Entrate estende la tolleranza al pagamento carente entro il 3 per cento
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decaduto dal beneficio della dilazione, vale anche per il passato. C'è quindi il principio del favor rei
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Professionisti, modelli seriali sotto tiro Antonio Iorio pL'attività di controllo delle Entrate in programma per il 2016, potrebbe interessare anche i professionisti del settore fiscale non solo quali contribuenti, al pari di tutti gli altri, ma come responsabili del comportamento illecito contestato ai clienti. In due punti della circolare 16/E (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), infatti, gli uffici sono invitati a valutare la sussistenza di ricorrenze nelle irregolarità riscontrate in più soggetti che si avvalgono di uno stesso consulente/intermediario e quindi, a riscontrare la presenza di elementi che possano dimostrare il ruolo di «ideatore/facilitatore» del professionista stesso. In sostanza, secondo il documento di prassi, la riconducibilità allo stesso consulente, di clienti cui vengono contestate le medesime violazioni, fa verosimilmente presumere che tali irregolarità non siano ascrivibili soltanto al singolo contribuente ma abbiano un'ideatore/ispiratore comune rappresentato appunto dal consulente. Questa deduzione appare ancor più evidente nella parte della direttiva relativa al contrasto ai fenomeni di frode ed agli illeciti internazionali, allorché si sottolinea che buona parte delle pratiche fraudolente implicano l'intervento di soggetti portatori di specifiche competenze professionali il cui ruolo deve essere attentamente indagato al fine di individuarne il reale profilo di responsabilità Questa direttiva operativa trova supporto nella recente modifica introdotta dal Dlgs 158/2015 in tema di reati tributari (nuovo comma 3 dell'articolo 13-bis del Dlgs 74/2000). In base a questa disposizione ricorre un aggravamento della pena fino alla metà, se il delitto è commesso dal compartecipe nell'esercizio dell'attività di consulenza fiscale svolta da un professionista attraverso l'elaborazione di modelli seriali di evasione fiscale. Anche per l'assenza ad oggi di pronunce giurisprudenziali, la nuova norma pone dubbi interpretativi sia sulle figure professionali interessate, sia sul signi- ficato di «modelli seriali di evasione fiscale». La circolare, a questo riguardo, non fornisce chiarimenti per cui, almeno nell'immediato, potrà verificarsi che gli uffici applichino in modo non uniforme la nuova norma. Sul punto, l'ufficio del massimario della Cassazione (relazione III/5/2015) pur evidenziando la scarsa chiarezza nell'individuazione dei professionisti interessati dalla aggravante (solo gli abilitati dall'agenzia delle Entrate alla trasmissione delle dichiarazioni ovvero tutti i soggetti che svolgono attività di consulenza fiscale) ha ritenuto più corretto includere qualunque professionista esercente l'atti- vità di consulenza fiscale. È necessario, però, che abbia agito attraverso l'elaborazione di «modelli seriali di evasione fiscale»: tale locuzione, secondo il massimario, non è ben delineata. Anche sotto questo profilo il documento dell'Agenzia, non fornisce indicazioni agli uffici sulla possibile e concreta individuazione di «modelli seriali» limitandosi a prevedere, in presenza di frodi, un approfondimento investigativo volto a riscontrare l'eventuale coinvolgimento del professionista, quale ideatore ovvero facilitatore. Il rischio, fino a quando non interverrà la giurisprudenza, è che un determinato comportamento evasivo ripetuto da più contribuenti, rappresenti un «modello seriale» per un ufficio, ma non per un altro.
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Accertamento. Per la responsabilità resta l'incertezza sulle figure coinvolte
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Ritornano ai minimi storici i tassi per il credito agevolato COME NEL 2015 Dopo un inizio anno altalenante, la caduta attuale porta il tasso allo stesso livello record raggiunto dodici mesi fa Alessandro Spinelli pNuovo minimo storico a maggio per i valori del tasso di riferimento per il credito agevolato a industria, commercio, artigianato, editoria, industria tessile e zone sinistrate del Vajont (settore industriale), la cui misura in vigore dal primo del mese si porta sul valore di 1,78 con un decremento complessivo dello 0,20% rispetto ad aprile. A seguito dell'ennesima inversione di tendenza, che conferma l'andamento oscillatorio nei valori del tasso di riferimento in atto ormai da inizio anno, si raggiunge pertanto il nuovo livello minimo assoluto, esattamente a un anno di distanza dal precedente valore che risale al mese di maggio dello scorso anno, quando il parametro si fissò all'1,83 per cento. L'andamento esposto implica che questo mese anche tutti i valori dei tassi agevolati delle leggi che dipendono dal tasso di riferimento nazionale presentino valori ai minimi assoluti rispetto a quelli raggiunti in precedenza con variazioni di media entità. A tale proposito segnaliamo, inoltre, che sono state confermate anche per il 2016 le misure delle commissioni onnicomprensive da riconoscersi agli istituti di credito per gli oneri connessi alle operazioni di credito agevolato già in vigore per lo scorso anno. Si tratta del decimo anno consecutivo in cui queste commissioni non subiscono variazioni. Le disposizioni sono state stabilite con sei decreti del mini- stro dell'Economia e delle Finanze, datati 18 marzo.A seguito della riconferma dei precedenti valori, restano pertanto validi quelli dei tassi di riferimento e agevolati in vigore per i primi quattro mesi dell'anno Da segnalare una nuova diminuzione, per il quinto mese consecutivo, del tasso di riferimento comunitario da applicare per le operazioni di attualizzazione e rivalutazione per concessione di incentivi a fa- vore delle imprese. Il livello di questo indicatore si porta infatti sul valore dell'1,01%, (0,01 tasso base maggiorato di 100 punti) con decorrenza dal 1° maggio 2016, con un decremento dello 0,02 per cento, rispetto al valore di 1,03 per cento in vigore ad aprile. Rimane invariato il tasso di sconto comunitario dopo l'ultima modifica decisa dalla Banca centrale europea che ha azzerato il livello del tasso minimo di offerta sulle operazioni di rifinanziamento principali dell'Eurosistema, con validità a partire dall'operazione con regolamento 16 marzo 2016. La diminuzione del valore del parametro rispetto alla precedente misura dello 0,05% è stata pertanto dello 0,05 per cento. Si rileva una nuova inversione di tendenza anche nell'evoluzione dei valori dei rendimenti effettivi lordi dei titoli pubblici che presentano una oscillazione di media intensità. Il dato per marzo 2016 del Rendistato si fissa infatti allo 0,843% con una variazione in diminuzione pari allo 0,167%, rispetto al valore di 1,010% fatto segnare a febbraio. All'andamento del Rendistatoè direttamente legato il valore del tasso di riferimento, di cui rappresenta la componente variabile, unitamente al valore della commissione onnicomprensiva a favore degli istituti di credito che, al contrario, resta fissa per tutto l'anno. Si segnala una nuova diminuzione anche ad aprile nell'evoluzione dei valori medi mensili dell'Euribor; le misure medie mensili relative all'Euribor (euro interbank offered rate) tre mesi, tasso di riferimento per il mercato interbancario, si portano infatti sul valore negativo di 0,248% per l'indicatore a base 360 e 0,251% per l'indicatore a base 365, con una analoga variazione dello 0,023% rispetto ai precedenti dati di marzo. Detta evoluzione risulta confermata facendo riferimento ai dati puntuali con valuta 2 maggio 2016 i cui valori si collocano sempre sotto lo zero, allo 0,252% e 0,256% che si rilevano rispettivamente per i valori a base 360 e 365. L'osservatorio di maggio 1,01% 1,83%
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Finanziamenti. A maggio il valore è dell'1,78 per cento
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1,01% 1,01% 1,01% 0,95% 1,01% 1,01% ; ; ; , , , ; 1 1 1 1 1 1 1 , , , , Dal % 56 53 34 26 22 44 17 80% 70% 60% 50% 80% 70% 60% 50% 23% 30% 60% 50% 50% 100% 100% 100% 0,20 0,30 0,40 0,50 0,50 0,90 0,50 0,90 1,01 0,00 1,01 0,85 0,75 0,65 0,55 0,25 0,55 1,10 1,01 Tutti Tutti Diversi 2,73 1,89 1,76 1,66 1,03 2,45 2,49 3,05 3,07 2,67 2,38 2,05 1,12 1,09 1,06 1,01 Territorio nazionale Territorio nazionale Territorio nazionale Territorio nazionale Rimanenti zone Editoria Industria Industria Artigianato Agricoltura Artigianato Commercio Industria Commercio Industria Artigianato Commercio Industria Agricoltura Artigianato Industria Servizi Agricoltura Artigianato Commercio Industria Servizi 11/11/12 01/12/12 01/12/10 01/01/11 01/05/11 01/07/11 01/01/12 01/05/12 01/07/12 01/10/12 01/01/13 01/01/14 01/11/14 01/01/15 01/05/15 01/01/16 01/06/13 01/06/15 01/08/15 01/02/16 01/03/16 01/04/16 01/05/16 Libor in $ (3 mesi) u 1,010% 0,843% -0,251% 0,63660% 0,252% -0,256% -0,248% Paesi extra Ue Paesi extra Ue Aree obiettivo 1 r, 2 t, 5b r Localizzazione In base ai regolamenti regionali In base alla destinazione dell'esenzione concessa Tassi Settori Annotazioni Libor in CHF (3 mesi) u Rendistato (marzo 2016) Libor in € 3 mesi (360) u Tasso di attualizzazione -0,27243% 0,72940% Legge 416/81 - Editoria Territorio nazionale ; f tasso di riferimento UE: f Dpr 30/5/2002, n. 142; f legge 7/3/2001, n.62 Euribor 3 mesi (coeff. 365) - (Media aprile 2016) u Euribor3 mesi (coeff. 365)(Val. 02-05-2016)u Euribor 3 mesi (coeff. 360) - (Media aprile 2016) u Euribor 3 mesi (coeff. 360) (Val. 02-05-2016)u Dlgs 123/88 - Incentivi diversi Territorio nazionale f Tasso di riferimento Ue : f Tasso di contribuzione; f tasso di riferimento Ue : f Tasso di riferimento Ue : f Tasso di riferimento Ue : f Tasso di riferimento Ue : INDICATORI AL 2/05/2016 TASSO DI ATTUALIZZAZIONE Legge 949/52 e - Credito Artigiano Legge 227/77 - Credito all'export Territorio nazionale In base ai tassi dei singoli Paesi Legge 1329/65 - Acquisto macchinari Legge 317/91 (articolo 24) - Consorzi Aree obiettivo 1 r, 2 t L'evoluzione del sistema economico Legge 598/94 - Innovazione e ambiente Pmi Legge 100/90 - Joint ventures Paesi extra-Ue f Operazioni a favore di società e cooperative costituite prevalentemente da giovani tra i 18 e i 29 anni il cui capitale spetti in maggioranza ai medesimi f tasso agevolato pari al 15% del tasso Ue limite minimo 0,50% f tasso agevolato pari al 15% del tasso Ue limite minimo 0,50% f fatturato estero nell'ultimo triennio pari al 20% del fatturato complessivo f tassi di contribuzione nominali annui corrisposti in via semestrale posticipata f Tasso di riferimento per l'artigianato, applicabile alle operazioni aventi durata superiore a 18 mesi: f tassi nominali annui anticipati (sconto composto) f Tasso di riferimento per operazioni di credito all'esportazione effettuate con raccolta all'interno a tassi variabili: f Fondi provenienti dalla legge 240/81. f contributo: semestrale posticipato pari alla differenza tra le rate di ammortamento e tasso di riferimento e a tasso agevolato Legge 44/86 - Imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno f Tasso da applicare per operazioni di attualizzazione e rivalutazione per la concessione di incentivi f Finanziamento agevolato della quota dei partner italiani nelle joint venture; f attuabile successivamente all'intervento Simest Spa o Finest Spa Tasso di riferimento per le operazioni oltre 18 mesi: 1,78% (-0,20%) Legge 133/2008 (articolo 6, lettera a) - Inserimento sui mercati esteri Legge 133/2008 (articolo 6, lettera b) - Studi di fattibilità e prefattibilità Legge 133/2008 (articolo 6, lettera c) - Patrimonializzazione Pmi esportatrici Nota: Le modalità di calcolo dei tassi di riferimento per le operazioni di credito agevolato sono contenute nel decreto del ministero del Tesoro pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» 304 del 30 dicembre 1994. I tassi di riferimento per le operazioni di durata superiore ai 18 mesi sono pari alla media mensile dei rendimenti lordi dei titoli pubblici soggetti a tassazione (Rendistato), riferita al secondo mese precedente la stipula del contratto, arrotondato ai cinque centesimi di punto superiori, maggiorati della commissione onnicomprensiva stabilita annualmente dal ministero dell'Economia; e: i capi V e VI della legge 949/52 sono stati abrogati dal decreto legislativo 385/93 (Testo ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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unico in materia bancaria e creditizia); r: regolamento Ce 2052/88 (in «Gazzetta Ufficiale» Ue serie L. n. 185 del 15 luglio 1988; t: decisione della Commissione Ue del 21 marzo 1989, n. 89/288 (in «Gazzetta Ufficiale» Ue serie L. n. 112 del 25 aprile 1989); u: indicatore economico pubblicato sul Sole 24 Ore del 29 aprile 2016; i: per l'Euribor i dati riportati dal Sole 24 Ore riguardano operazioni a tre mesi (divisore 360). Il precedente osservatorio dei tassi è stato pubblicato sul Sole 24 Ore del 1° aprile 2016 I riferimenti per alcuni settori B C A B C A 0,85 0,85 0,85 0,85 0,85 0,85 0,85 1,00 Annotazioni Annotazioni Valori in percentuale Operazioni oltre 18 mesi 0,93 1,78 -0,20 1,18 2,03 -0,20 1,18 2,03 -0,20 0,98 1,83 -0,20 Operazioni oltre 18 mesi 0,88 1,73 0,20 0,88 1,73 -0,20 0,98 1,83 -0,20 0,93 1,93 -0,30 Contratti definitivi stipulati nel 2010, relativi a contratti condizionati stipulati sino al 2009 Contratti definitivi stipulati nel 2010, relativi a contratti condizionati stipulati sino al 2009 DProvvista Commiss. Tasso Var. LEGGE 234/78 - CREDITO NAVALE Variazione semestrale DProvvista Commiss. Tasso Var. LEGGE 1760/28 - CREDITO AGRARIO DI ESERCIZIO Operazione di durata superiore a 12 mesi LEGGE 326/68 - CREDITO TURISTICO ALBERGHIERO Operazione di durata superiore a 18 mesi LEGGE 949/52 - CREDITO ALL'ARTIGIANATO Operazione di durata superiore ai 18 mesi LEGGI 475/78; 865/71; 357/64; 326/88 - CREDITO FONDIARIOEDILIZIO Contratti condizionati stipulati nel 2010 LEGGE 1760/28; 153/75 - CREDITO AGRARIO DI MIGLIORAMENTO Contratti condizionati stipulati nel 2010 Nota: A i valori del costo della provvista variano tutti i mesi pur restando uguali tra loro, a eccezione del credito navale, la cui variazione è semestrale; B i valori restano costanti tutto l'anno; C i valori variano ogni mese salvo per il credito navale che ha variazione semestrale; D rispetto ai valori precedenti www.ilsole24ore.com/norme APPROFONDIMENTO ONLINE Nella sezione Norme e tributi del sito la tabella completa dei tassi
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Padoan: le banche sono più solide ma gli impiegati verranno ridotti Il numero due della Commissione Ue: bene le riforme, serve uno sforzo per abbattere il deficit FABIO BOGO IL MINISTRO dell'Economia Padoan parte per Bruxelles con nella borsa due buone notizie, alcuni segnali incoraggianti e una punta di fastidio. ALLE PAGINE 6 E 7 ROMA. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan parte per Bruxelles, dove il 3 maggio la Commissione Europea renderà note le previsioni economiche di primavera, con nella borsa due buone notizie, alcuni segnali incoraggianti e una punta di fastidio. Ministro le buone notizie a suo giudizio riguardano le banche. Fatto il decreto sui rimborsi e accorciati i tempi per il recupero dei crediti. C'è voluto tempo, siete soddisfatti? «Le misure consentono ad un consistente numero di risparmiatori di e di obbligazionisti di ottenere un rimborso automatico fino all'80% dell'investimento. Non è una percentuale arbitraria, perchè tiene conto del fatto che costoro hanno beneficiato di rendimenti e interessi che coprono il restante ammontare; abbiamo fissato questa soglia per evitare che qualcuno alla fine incassasse rimborsi superiori all'esborso iniziale. Chi non ha i requisiti o non vuole utilizzarli ha comunque la via d'uscita di rivolgersi all'arbitrato». L'opposizione non è d'accordo, e nemmeno i consumatori: decreto complicato e risparmiatori penalizzati. «Il rimborso diretto è semplicissimo: fai la domanda corredata della documentazione e se hai i requisiti ottieni il rimborso. La via dell'arbitrato richiede di passare per una valutazione nel merito ma è comunque più veloce dI una causa. La data del 12 giugno 2014 (la pubblicazione inGazzetta ufficiale europea della direttiva bancaria sul bail in, ndr) oltre la quale l'acquisto non è più soggetto a rimborso perché non si può contestare la retroattività delle nuove norme coinvolge 158 persone, che hanno comprato sul mercato telematico ad un prezzo pari al 50-60 per cento di quello iniziale; un comportamento che al di là di ogni ragionevole dubbio evidenzia persone che conoscono i mercati e prendono un rischio, non hanno subito un misselling, un acquisto non trasparente. È l'uno percento del totale degli investitori. Però il provvedimento contiene anche una novità estremamente importante». Recupero crediti più rapido. Ma anche qui critiche «Ridurremo i tempi da 6-7 anni a 6-8 mesi in media, perchè le nuove procedure lasciano spazio ad un contratto tra debitore e creditore . Ridurre il tempo del recupero inoltre aumenta il valore delle sofferenze, cosa che innesca un mercato delle stesse sofferenze che prima non esisteva o era molto ridotto. È una autentica scossa, molto positiva. Le critiche? Vedo che si fa molta confusione anche sul pegno non possessorio, che è una misura a favore, e sottolineo a favore, delle imprese debitrici, permette loro di continuare ad usare i beni strumentali, che invece prima venivano sequestrati riducendo lacapacità produttiva e di conseguenza i profitti. Sta alle parti usare questa opportunità che di fatto evita la stagnazione: oggi le banche con crediti in sofferenza non se ne liberano e di conseguenza non concedono nuovi prestiti; le imprese quindi vivacchiano senza crediti, e alla fine l'economia si ferma». Sulle banche alla fine è arrivato anche il Fondo Atlante. Basterà a rimettere a posto il settore bancario? «Il fondo è un'iniziativa del settore privato che il governo vede con favore: permette operazioni di ricapitalizzazione, come è avvenuto per la popolare di Vicenza, senza l'angoscia dei mercati in fibrillazione; e in secondo luogo aggiunge un'arma all'avvio del mercato delle sofferenze, perché una parte delle risorse sarà destinata alla cartolarizzazione, con benefici anche per il patrimonio immobiliare delle banche». Lei dice che il sistema è più sicuro, speriamo sia così. Ma tutto questo non poteva essere evitato con un monitoraggio e una vigilanza più attenti? «L'azione del governo è tutta rivolta a rafforzare un sistema creditizio che ha subìto i colpi della recessione, come dimostrano la riforma delle banche popolari e del ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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INTERVISTA
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credito cooperativo. La vigilanza si muove su meccanismi europei, ma la Banca d'Italia ha fatto un lavoro capillare. Non bisogna solo guardare ai casi critici, ma anche alle criticità che sono state risolte o evitate. Noi dal canto nostro cerchiamo di rafforzare il sistema con cambiamenti strutturali: il credito tornerà a condizioni di normalità, adesso non è così». Il premier Matteo Renzi ha detto: ci sono troppi banchieri e poco credito. Condivide? «È una sintesi efficace. Lo scopo delle nostre riforme è quello: meno banche ma più solide e capcci di erogare credito a famiglie e imprese. Però non nascondiamoci dietro un dito: c'è eccesso di occupazione che andrà gestito in tempi e modalità dovute. Con meccanismi che facilitano l'uscita dal lavoro dei bancari vicini alla pensione. Conti pubblici, con che deficit ci presentiamo in Europa? «Il deficit è quello del Def: 2,3% nel 2016 e 1,8% nel 2017. Ci potranno essere differenze, legate a stime di crescita, all'inflazione o anche a errori statistici. I veri numeri sono comunque sono quelli ex post. Oggi riteniamo di aver fatto le previsioni giuste, e siccome l'efficienza di capacità previsionale è confortante mi tengo i miei numeri». Sui nostri numeri e comportamenti la Germania è critica. Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha dato giudizi negativi sul debito italiano e sulla politica monetaria della Bce, ed ha ribadito che le banche italiane hanno in pancia troppi titoli del debito sovrano: vanno ridotti «A Weidmann rispondo così. Primo: è chiaro che c'è un rapporto tra debito e crescita. Per come la vedo io la crescita è la via maestra per ridurre il debito. Per Weidmann è il contrario. Non sono d'accordo con lui. È più corretta la mia tesi, che oltretutto è sostenuta dall'esperienza storica. Secondo: sulla Bce è smentito dai fatti. Non mi convince la relazione che fa tra politica monetaria e ritardo sulle riforme, tant'è vero che anche se beneficiamo dei tassi bassi siamo quelli che fanno più riforme. Terzo: sul debito sovrano nelle banche c'è già stata una discussione all'Ecofin. Per l'unione bancaria dobbiamo fare molti progressi e ci sono cose più importanti dei titoli di Stato nelle banche, a cominciare dalla garanzia dei depositi. I vincoli alle banche non mi sembrano utili e in ogni caso vanno discussi non in ambito europeo, ma a Basilea, perché riguarda anche Usa e Giappone. Ricordo infine in generale che finalmente in Europa si torna a discutere di cose importanti tipo un patto di Stabilità meno oscuro, meno farraginoso, più orientato alla crescita». Sul fonte interno la novità è l'annuncio di un Fisco meno aggressivo con i piccoli contribuenti e la caccia ai grandi evasori. Si avvicina una voluntary disclosure bis? «L'Agenzia delle Entrate si muove su nostra indicazione per un rapporto diverso con il contribuente, basato sulla fiducia, come chiesto da Ocse e Fmi. Per la voluntary disclosure stiamo valutando l'allargamento della plateaesi. Ma il suo utilizzo è legato al giusto messaggio da mandare. È una tantum, non una è una prassi che continua indefinitamente nel tempo. Parliamo perciò di correzioni, aggiunte a un'operazione di estremo successo. Sia chiaro: non è un condono perchè tutti pagano le tasse evase». Dall'Istat arrivano buoni dati sul lavoro. Ma la percezione, come dimostra il sondaggio che pubblichiamo oggi, è diversa. Perché questa forbice ? «I dati sono positivi e i progressi sembrano lenti, ma sono comunque i migliori da 4 anni a questa parte. L'occupazione aumenta ma è ovvio che dovrà aumentare ancora. Dobbiamo fare molti progressi: ma jobs act, agevolazioni fiscali e crescita porteranno più occupazione. Sulla percezione del futuro non mi stupisce che alla famiglia sia attribuito un ruolo importante: da sempre è un pilastro del benessere. E nemmeno che cali la percezione del sindacato. Molto spesso le organizzazioni sindacali si concentrano sulla difesa degli insider e poco si occupano degli outsider, cioè dei giovani. Lo Stato riesce a farlo in modo più efficace» State usando molto la Cassa depositi e prestiti. Torna lo stato imprenditore, torna l'Iri? «Lo Stato oggi capisce e sfrutta meglio i meccanismi di mercato, specialmente in un periodo di uscita da una crisi profonda. Un esempio tipico è il meccanismo di turnaround, dove l'aiuto temporaneo dello Stato permette di riprendere l'investimento. Oggi i soldi pubblici sono strumenti per rilanciare la crescita: anche il piano Juncker in fondo è questo, il nuovo modo di
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concepire Stato e mercato. Sull'Iri vi tranquillizzo: non tornerà. Vogliamo progetti di lungo termine e profittevoli, vogliamo coinvolgere i privati per farli investire di più». 17 27 26 Sì 67 Peggiore 72 No La ripresa del lavoro Secondo lei, l'occupazione in Italia è ripar tita? (valori in %) Chi tutela i lavoratori Chi difende maggiormente gli interessi dei lavoratori? (in %) Sondaggio Demos & Pi 2 Non sa/ non risponde Il futuro dei giovani Come sarà la situazione economica dei giovani di oggi? (in %) La famiglia 56 Altro Il sindacato FONDO ATLANTE Bene che capitali privati permettano operazioni come per Vicenza senza l'angoscia dei mercati VOLUNTARY DUE Stiamo valutando l'ipotesi di un nuovo rientro dei capitali, ma sia chiaro che non sarà un condono CDP E LA NUOVA IRI Oggi i soldi pubblici sono uno strumento per rilanciare la crescita. L'Iri non torna vogliamo progetti profittevoli I PUNTI VISCO E BANKITALIA Padoan promuove l'azione della vigilanza del governatore Ignazio Visco: "Bankitalia ha fatto un lavoro capillare, non bisogna guardare solo i casi critici" JUNCKER E IL GIUDIZIO UE Atteso la settimana prossima il giudizio della Commissione guidata da Jean Claude Juncker sul bilancio italiani per Padoan "I nostri numeri sono giusti" LA CRISI DEL SINDACATO Il ministro non si stupisce della crisi di fiducia verso i sindacati tradizionali (in foto il segretario Cgil Susanna Camusso): "Non difendono giovani e outsider" WEIDMANN E I FALCHI Tre i fronti tra l'Italia e i "rigoristi" capeggiati dal presidente della Bundesbak. La politica monetaria, il tetto ai titoli di Stato nelle banche e il rispetto del patto di Stabilità
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"Roma eccelle nelle riforme ora serve sforzo sul deficit " ALBERTO D'ARGENIO ROMA. L'Italia ha fatto più riforme del resto dei paesi europei ma resta il problema del debito pubblico, troppo alto, e dei numeri sul deficit che non tornano. Per questo la Commissione a metà maggio scriverà un rapporto sui conti pubblici italiani, ma non significa automaticamente che il governo sarà messo sotto procedura d'infrazione. Lasciando Roma dopo due giorni di colloqui (tra gli altri con Padoan e Visco), Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione con delega all'euro, non si sbilancia sul giudizio sui conti in arrivo. L'ex premier lettone approva però gli sforzi in corso per rinforzare il settore bancario, inclusa la creazione del fondo Atlante, apre alle modifiche di alcuni parametri tecnici chieste da Roma per addolcire i giudizi Ue sui conti e afferma che eventuali limiti ai bond pubblici detenuti dalle banche dovranno tenere in conto i rischi che comportano. Vicepresidente, martedì la Commissione pubblicherà le previsioni economiche di primavera e poi, il 18 maggio, si esprimerà sui conti italiani. Come andrà? «Le nostre ultime previsioni davano un deficit del 2,5% per il 2016 e nel Def c'è un obiettivo del 2,3%, un aumento rispetto ai piani del Def 2015. Inoltre il rispetto della regola del debito viene rinviato. Per questo scriveremo un rapporto in base all'articolo 126.3 del Trattato per stabilire se l'Italia rispetta le regole». Andrà come lo scorso anno quando il rapporto non si trasformò in una procedura e l'Italia evitò il commissariamento? «Non posso pregiudicare quella che sarà una decisione collegiale della Commissione, dobbiamo vedere le previsioni di primavera e prendere in considerazione le richieste di flessibilità avanzate che ad ogni modo non potrà superare il tetto dello 0,75% del Pil». Conferma che c'è già un accordo tra Roma e Bruxelles per ottenere il via libera sui conti contestuale alla stesura del rapporto? «Non posso pregiudicare le decisioni della Commissione». Come valuta la politica economica del governo? «La ripresa italiana continua e la disoccupazione cala, ma la ripresa è lenta, inferiore alla media dell'eurozona. È necessario rinforzare crescita e creazione di posti di lavoro. L'Italia poi presenta squilibri macroeconomici a partire dal debito pubblico, un problema di bassa produttività e i crediti deteriorati sono una preoccupazione. Per questo salutiamo l'agenda di riforme governo. In relazione alle Raccomandazioni specifiche per paese (sulle riforme, ndr) della Commissione, l'Italia ha fatto progressi superiori alla media europea e la sosteniamo nel continuare su questa strada». La scorsa settimana ad Amsterdam l'Eurogruppo ha discusso come semplificare le regole di bilancio e, su richiesta dell'Italia e di altri sette paesi, come cambiare alcuni parametri che incidono sul giudizio sui conti pubblici. «Suggeriamo di semplificare l'applicazione del Patto, non di modificarlo. Ci si potrebbe concentrare su benchmark legati all'evoluzione della spesa direttamente controllabili dai governo, più facilmente misurabili e più stabili rispetto ad altri parametri oggi in uso. Proseguiamo il lavoro di approfondimento. Per quanto riguarda la metodologia di calcolo della crescita potenziale (output gap, ndr ), la Commissione e i governi vogliono andare avanti. Il lavoro tecnico comincerà presto e aspettiamo proposte concrete nei prossimi mesi perché entrino in vigore nel 2017». Una buona notizia per Roma, che però deve anche venire a capo delle sofferenze bancarie. Come valuta il fondo Atlante? «È un passo nella giusta direzione ed essendo concepita come un'iniziativa privata che evita aiuti di Stato la valutazione preliminare della Commissione è positiva. Dopo avere parlato con Padoan e Bankitalia non ho ragione di pensare che la valutazione finale cambierà. L'Italia ha fatto sostanziali progressi per la stabilità del settore bancario e nella gestione dei crediti deteriorati». ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Dombrovskis. Il vicepresidente della Commissione "Regole di bilancio da semplificare, per il 2016 le nostre previsioni sull'Italia sono peggiori degli obiettivi"
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Concorda con la proposta tedesca di imporre un tetto ai titoli di Stato in pancia alle banche? L'Italia e altri paesi sono contrari. «La Commissione è pronta a discuterne, ma bisogna tenere a mente le implicazioni sulla stabilità finanziaria e sul finanziamento del debito sovrano». Serve una decisione a livello globale o l'Europa può andare avanti da sola? «Ad Amsterdam ne abbiamo discusso, alcuni paesi hanno enfatizzato la necessità di procedere a livello globale mentre altri, più ambiziosi, pensano che dovremmo andare avanti in Europa. La Commissione è pronta a proseguire il dibattito e a trovare una soluzione appropriata». L'Italia ha proposto di finanziare un piano per l'Africa per bloccare i flussi migratori emettendo Eurobond. La Germania è favorevole all'iniziativa ma vuole una forma di finanziamento alternativa. A giugno presenterete una vostra proposta: i soldi verranno trovati all'interno del bilancio comunitario? «Ci stiamo lavorando, stiamo esaminando diversi modi per recuperare i fondi». Come valuta l'atteggiamento dell'Austria sul Brennero? «Il presidente Juncker ha ribadito che serve un approccio comune per risolvere la crisi dei migranti, non ci possono essere risposte individuali di singoli governi altrimenti la situazione diventa ancora più complicata. La prossima settimana Juncker sarà a Roma per parlarne con Renzi». TITOLI DI STATO Discutere sul tetto ai titoli di Stato nei portafogli delle banche, tenendo a mente gli effetti sui debiti pubblici www.mef.gov.it www.ec.europa.eu PER SAPERNE DI PIÙ Foto: FOTO: © IMAGOECONOMICA Foto: VICEPRESIDENTE Valdis Dombrovskis, 45 anni, è vicepresidente della Commissione Ue con la delega all'euro. E' stato primo ministro della Lettonia dal 2009 al 2014 Foto: AL GOVERNO Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, 66 anni
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Tassa da 200 milioni sul credito per i risparmiatori truffati così il governo ha convinto la Ue La "fee" verrà divisa a metà tra gli obbligazionisti dei quattro istituti e un intervento per le aziende. Associazioni dei consumatori pronte ai ricorsi: "Criteri discriminatori" VALENTINA CONTE ROMA. È anche grazie a una nuova tassa da 200 milioni su tutte le banche italiane che i risparmiatori di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara saranno rimborsati. Chi in modo forfettario, ottenendo l'80% di quanto investito al netto degli interessi maturati sulle obbligazioni subordinate azzerate. Chi dopo aver superato l'arbitrato di Cantone, incassando anche il 100% se in grado di dimostrare la truffa o la non adeguata informazione su quanto comprava. Il decreto approvato dal governo venerdì sera ha fatto saltare il tetto di 100 milioni del fondo di solidarietà, predisposto dalla legge di stabilità. Ma, come spiega il ministro dell'Economia Padoan, «non c'è il rischio che qualcuno arrivi e non trovi più i soldi». Questo perché il governo ha deciso di imporre alle banche una "fee" dell'1,5% annuo sulla differenza tra i crediti di imposta maturati e le imposte pagate. Che vale 200 milioni per quest'anno, poi a scendere nei successivi. Un balzello che ha tre effetti positivi. Primo, consente di «superare i dubbi sollevati dalla Commissione europea», scrive Palazzo Chigi, sull'esistenza di aiuti di Stato nella norma di vantaggio del 2011 per le imposte differite, laddove concede alle banche un credito di imposta pari al 30% dei crediti cattivi, svalutati. Secondo, permette di incassare soldi extra per gli investitori delle quattro banche. Terzo, resteranno risorse anche per le imprese, da stanziare nel prossimo decreto competitività, come annunciato dal premier Renzi. Un gettito aggiuntivo diviso dunque a metà: 100 milioni ai risparmiatori truffati, 100 milioni alle aziende. A conti fatti i 10.559 obbligazionisti che hanno perso 329 milioni possono contare su 200 milioni messi a disposizione dal sistema bancario (100 dal fondo tutela depositi e altri 100 dalla nuova tassa). Ciò significa che solo il 60% del capitale perso sarà rimborsato. O in modo automatico, per circa 5 mila investitori con un reddito Irpef lordo sotto i 35 mila euro o un patrimonio finanziario inferiore ai 100 mila euro. Oppure, per gli altri 5 mila, dopo l'arbitrato. Ma le associazioni dei consumatori sono già sul piede di guerra, pronte a far scattare ricorsi su ricorsi. Il gruppo "vittime del Salva-Banche" punta il dito sull'80%, quota ritenuta ingiustificata se il presupposto è la truffa. E sui paletti «discriminatori», senza gradualità nel reddito e nel patrimonio. Il sistema dei rimborsi 10.559 158 hanno acquistato i bond DOPO il 12 giugno 2014 Le risorse a disposizione per i rimborsi 100 mln di € da Fitd (fondo tutela depositi) fino a 200 mln di € da tassa sui crediti di imposta delle banche da 1,5% 10.401 Rimborso forfettario all'80% obbligazionisti subordinati delle 4 banche ARBITRATO ANAC METÀ (circa 5.000) METÀ (circa 5.000) 4 mesi per fare richiesta 4 mesi per l'esito hanno acquistato i bond PRIMA del 12 giugno 2014 Reddito <35.000 € lordi da cui sottrarre: oppure: se: Patrimonio finanziario <100.000 € Spese e oneri Dierenza (se positiva) di rendimento tra Bond e Btp equivalenti Se riconosciuta la trua, rimborso anche al 100%
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Il decreto
01/05/2016 Pag. 9
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Sud, l'agenda di Renzi "Due anni per ripartire ma bisogna correre" "In prima fila contro la criminalità". Il ricordo di Pio La Torre. Orlando: la mafia fa affari con acqua e energia Polemiche sulla riapertura del viadotto crollato sulla Palermo-Catania EMANUELE LAURIA REGGIO CALABRIA. «In due anni faremo ripartire il Mezzogiorno. Costi quel che costi». La priorità, per la parte finale della legislatura, Matteo Renzi la espone nel mezzo di un tour senza respiro: quattro tappe da Reggio a Palermo, con mezzo governo appresso (i ministri Delrio e Franceschini, sei sottosegretari) e un bagaglio di milioni consegnati sui tavoli dei patti per il Sud: quasi cinque miliardi di euro per governatori e sindaci delle aree metropolitane. È un continuo richiamo alla bellezza, all'orgoglio, al senso di responsabilità, il viaggio del premier nel Meridione più profondo. Un inno al coraggio che comincia davanti allo spettacolo mozzafiato del nuovo museo archeologico di Reggio Calabria progettato da Paolo Desideri, una dimora sontuosa per i Bronzi di Riace fino a due anni fa custoditi in un sotterraneo: «In Calabria e non solo qui vorrei vedere l'impegno di chi non ne può più e si contrappone a chi invece vive ostinatamente nel mondo dei no». Renzi, davanti alla platea reggina fatta anche di magistrati, ritorna sul tema giustizia dopo le polemiche sull'inchiesta di Potenza: «Siamo in prima fila con i giudici, le forze dell'ordine, la società civile contro la criminalità». Più tardi, a Palermo, dopo aver portato dei fiori sulla lapide che ricorda Pio La Torre, il primo ministro si soffermerà anche sulle beghe dell'antimafia «che dev'essere un valore condiviso e non dividere». Un invito che Leoluca Orlando sembra però non raccogliere, visto che parla di un «nuovo sistema politicomafioso imprenditoriale: la mafia fa affari con acqua, rifiuti ed energia». Parole che suscitano la reazione di Confindustria Sicilia che annuncia querele contro il sindaco di Palermo. La rotta su cui si muove Renzi rimane quella dello sviluppo. Renzi si assume l'onere di indicare una data - fine mandato - per raddrizzare le cose ma prima bacchetta gli esponenti della classe dirigente del Mezzogiorno: «Anziché parlare nei convegni si prendano la responsabilità di controllarsi gli uni con gli altri». E ancora: «Uno scandalo non avere speso i fondi europei negli ultimi dieci anni». D'altronde, Renzi nel suo viaggio è assediato dalle emergenze: dalla contestazione di alcune organizzazioni sindacali a Reggio Calabria alle proteste dei lavoratori Almaviva a Palermo. In mezzo gli striscioni che, vicino al viadotto di Scillato ieri restituito al traffico, gridano all'"inaugurazionebluff": Renzi ha riaperto la carreggiata rimasta in piedi, non quella che aveva ceduto, dopo oltre un anno di verifiche. «Ci sono state polemiche e io confermo: questa non è una inaugurazione - dice il premier - La nostra priorità è riaprire le strade che erano chiuse e fare manutenzioni: ci sono 800 milioni per questo». E ciò serve, a Renzi, per parlare del Ponte sullo Stretto: «Prima va messo a posto quello che c'è, poi ragioniamo di nuove infrastrutture». Perché è un cerchio: le opere portano turismo, il turismo porta crescita e la crescita nuovi investimenti. È inaccettabile, come dice Franceschini, che il 15 per cento dei visitatori stranieri continui a non viaggiare più a Sud di Roma. L'invito di Renzi è sempre quello di guardare il bicchiere mezzo pieno: e gli esempi portati sono il cantiere dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria «che sarà chiuso a fine dicembre» e gli ex lavoratori della Fiat di Termini «che domani tornano in stabilimento». Matteo Renzi ricorre alla metafora del Crotone neo promosso. Rifiuta di indossarne la sciarpa («sarei ipocrita visto che tutti sanno che tifo per la Fiorentina») ma partecipa alla festa e dice: «Se tutto il Sud vuole tornare in serie A adesso bisogna correre». LE SCULTURE SCULTURE E REPERTI Due particolari delle sculture custodite nel Museo archeologico di Reggio Calabria: la testa del Bronzo di Riace detto "l'Adulto". Entrambi i Bronzi furono rinvenuti da un sub nel 1972 a 300 metri dalla costa di Riace e a otto metri di profondità tra Locri e Punta Stilo. Sono datati intorno al V secolo avanti Cristo. Molti i dubbi e il mistero che ancora li avvolge. Accanto, la cosiddetta ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Il premier
01/05/2016 Pag. 9
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"testa di Basilea" sempre del V secolo a.C. PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it http://palermo.repubblica.it Foto: A REGGIO Il premier Renzi e il ministro Franceschini davanti ai Bronzi di Riace Foto: FOTO: © ANSA
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Rimborsi automatici fino all'80% con redditi sotto 35 mila euro Via al decreto per le 4 aziende di credito in crisi "Oltre metà degli obbligazionisti risarciti subito" Condizione alternativa: avere bond o azioni sotto 100mila euro. Recupero crediti entro 6-8 mesi VALENTINA CONTE ROMA. Rimborsi automatici per metà dei risparmiatori delle quattro banche fallite, ma solo fino all'80% del capitale investito. L'altra metà andrà all'arbitrato dell'Anac di Cantone. Questa la soluzione trovata dal governo e inserita in un decreto legge approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. «Una soluzione positiva che soddisfa i risparmiatori perché per la maggior parte di loro l'indennizzo sarà automatico», commenta Cantone. Nel provvedimento anche norme per accelerare il recupero dei crediti nei confronti delle aziende. I tempi per le banche «scendono da 6-8 anni a 6-8 mesi», annuncia il premier Renzi. Grazie al pegno non possessorio: «Se dopo sei mesi non paghi, la banca prende in pegno anche macchinari e scorte. Non in modo automatico però, solo se l'impresa accetta questa condizione, magari ottenendo condizioni del credito migliori». Dopo cinque mesi di annunci e rinvi, sciolta dunque la prognosi dei ristori per i 10.559 obbligazionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. I loro bond subordinati, azzerati dal decreto del 22 novembre 2015, saranno rimborsati. Solo se però sono stati acquistati prima del 12 giugno 2014, data di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue della direttiva Brrd, quella sul bail in. Solo 158 investitori hanno sottoscritto titoli delle quattro banche dopo il 12 giugno 2014. «Abbiamo scelto questa data, proprio perché l'altra - il primo agosto 2013 - avrebbe lasciato fuori 2 mila risparmiatori», spiega Renzi. Quasi tutti gli obbligazionisti azzerati soddisfano dunque il requisito temporale. Ma per accedere al rimborso automatico devono pure ricadere in una delle due condizioni poste dal decreto: reddito lordo ai fini Irpef inferiore ai 35 mila euro (non Isee, dunque) oppure patrimonio mobiliare e dunque la totalità di investimenti finanziari (anche presso altre banche) fino a 100 mila euro. «Circa la metà dei 10.559 ricade in una delle due ipotesi, ma sono stime che devono essere verificate», precisa il ministro dell'Economia Padoan. Chi rimane fuori, quindi circa 5 mila persone, «dovrà dimostrare la truffa davanti all'arbitro», insiste Renzi. Ma perché il rimborso sarà al massimo fino all'80%? Perché sarà «al netto di oneri e spese e anche della differenza, se positiva, tra rendimento del bond e quello di un titolo di mercato equivalente». In pratica, «non può esserci un guadagno doppio», e dunque si sottraggono gli interessi maturati. «I rimborsi non saranno razionati, non c'è il rischio che ad un certo punto qualcuno arrivi e non trovi più i soldi», rassicura Padoan. Il fondo di solidarietà da 100 milioni sarà quindi integrato dai proventi di una "fee", un contributo extra pagato dalle banche. Da cui il governo conta di ricavare anche altri 100 milioni da mettere a disposizione delle imprese nel prossimo decreto competitività. I PUNTI RIMBORSI AUTOMATICI Il decreto del governo prevede ristoro automatico per la metà dei risparmiatori delle quattro banche fallite, fino all'80% della somma persa. Per gli altri resta la via dell'arbitrato I CRITERI Per accedere all'automatismo l'investitore deve rispettare una delle due condizioni: reddito Irpef sotto i 35 mila euro oppure patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro LA DATA LIMITE Il limite di sottoscrizione per accedere al rimborso è stato spostato al 12 giugno 2014. Solo 158 investitori avrebbero comprato i bond dopo quella data I FALLIMENTI Il consiglio ha anche varato un pacchetto per semplificare le procedure fallimentari che dovrebbe velocizzare il tempo necessario per il recupero crediti da 6-8 anni a 6-8 mesi
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Le banche
30/04/2016 Pag. 6
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Bond subordinati Banca Etruria L'identikit delle quattro banche Banca Marche 274 428 60.000 44.000 Dipendenti 1.695 Dipendenti 2.857 324 Sportelli Cassa di Risparmio di Ferrara Azionisti 6.000 60 22.000 65 Sportelli 106 Sportelli Dipendenti 934 Dipendenti 583 182 Sportelli Cassa di Risparmio di Chieti Azionisti 60 Azionisti Bond subordinati milioni Azionisti milioni Bond subordinati milioni Bond subordinati milioni Foto: IL GOVERNO La conferenza stampa di Renzi e Padoan al termine del Consiglio Foto: FOTO: ©LAPRESSE
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30/04/2016 Pag. 7
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Tregua con Bruxelles ma il bail in europeo allarma ancora l'Italia Se il fondo gestito da Penati non migliorerà le condizioni del settore si riaprirà il conflitto Il problema è che in Italia più che negli altri Paesi le obbligazioni bancarie sono in mano ai privati FERDINANDO GIUGLIANO MILANO. C'è un filo rosso che lega il fondo Atlante, presentato ieri dal professor Alessandro Penati in un lussuoso albergo al centro di Milano, e il decreto sulle banche approvato poche ore dopo a Roma dal Consiglio dei Ministri presieduto da Matteo Renzi. Quattro mesi dopo l'entrata in vigore delle norme europee che prevedono siano gli investitori, e non più i contribuenti, a pagare il costo dei salvataggi bancari, l'Italia prova a evitare le conseguenze più tossiche del cosiddetto "bail-in". La doppia mossa sembrerebbe arrivare con il consenso delle autorità europee, con cui più volte l'Italia si è scontrata proprio sul tema del ruolo che lo Stato può ricoprire nel caso di una crisi bancaria. Tuttavia, questa tregua non termina la battaglia intorno al "bail in", che rischia di riaprirsi in futuro a causa di posizioni fondamentalmente in conflitto tra Roma e Bruxelles. Il "bail in" prevede che, in caso di fallimento controllato di una banca, le autorità di risoluzione provvedano ad azzerare azioni, obbligazioni e, eventualmente, colpire i conti correnti sopra i 100.000 euro fino a raggiungere l'8% delle passività. Questa procedura è stata in parte seguita nel caso di quattro piccoli istituti di credito lo scorso anno, in cui poco più di 10.000 investitori hanno perso parte dei loro risparmi.Il problema è che in Italia, più che in altri Paesi dell'UE, le obbligazioni bancarie sono nelle mani di privati invece che di investitori istituzionali. Nel Rapporto sulla Stabilità Finanziaria presentato ieri, la Banca d'Italia ha stimato che, escludendo le azioni, il complesso degli investimenti in strumenti che potrebbero essere colpiti dal "bail-in" rappresenta circa il 10% delle attività finanziarie delle famiglie. La stessa Banca d'Italia è inoltre convinta che il "bail in" acuisca il rischio di instabilità finanziaria, poiché porta gli investitori a perdere fiducia nelle obbligazioni bancarie anche nel caso di istituti sani. Si tratta di un ragionamento che non convince la Commissione Europea, la quale ritiene sia giusto che siano gli investitori a pagare per i rischi che hanno preso comprando obbligazioni e per i quali sono stati remunerati ricevendo interessi. Il problema, piuttosto, è quello di essere sicuri che questi bond finiscano nelle mani di risparmiatori consapevoli dei pericoli associati ai loro investimenti. Il decreto legge approvato ieri, che prevede rimborsi automatici per alcuni degli obbligazionisti delle quattro banche salvate, prova a limitare il problema politico causato dal "bail in" attuato nel passato recente. Nel frattempo, il fondo Atlante cerca di evitare ci siano altre situazioni di questo tipo, per esempio preparandosi a rilevare quote consistenti della Banca Popolare di Vicenza e eliminando per ora il rischio di risoluzione. «Tutta la struttura del debito della Vicenza è a zero rischio», ha detto ieri Penati, presidente della Quaestio Capital Management, la società che gestirà il fondo. La Commissione Europea sembra aver accettato queste misure, poichè non in contraddizione con le nuove regole sul "bail in". In un'intervista a Repubblica questa settimana, Margrethe Vestager, commissario alla Concorrenza, ha giustificato i rimborsi automatici da parte del governo italiano come una risposta a pratiche diffuse di vendita indebita di titoli. Allo stesso tempo, il fondo Atlante, a cui hanno contribuito in larghissima parte le banche italiane, viene visto come una presa di responsabilità da parte degli istituti di credito per rafforzare un sistema in difficoltà. Vestager resta però fermamente convinta che il "bail in" sia un principio da difendere. L'ex ministro dell'economia danese si è infatti detta scettica dell'idea di una possibile revisione delle regole proposta qualche settimana fa dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Anzi ha insistito che non esistano deroghe all'applicazione di questo strumento legislativo, neppure per ragioni di stabilità finanziaria. ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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L'analisi. Il provvedimento approvato ieri prova a limitare il problema politico causato dalle norme Ue. Nonostante Atlante gli attriti restano
30/04/2016 Pag. 7
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Questa intransigenza rischia di creare conflitti nel caso in cui gli sforzi del fondo Atlante non riuscissero a migliorare significativamente le condizioni del settore bancario, azzoppato da centinaia di miliardi di euro di crediti deteriorati, accumulatisi a causa della crisi economica e di una gestione spesso disinvolta dei prestiti. La risoluzione di un istituto come Monte dei Paschi di Siena, che più di altri è gravato da questo fardello di incagli e sofferenze, potrebbe portare in teoria a un "bail in" di dimensioni gigantesche. Il governo italiano potrebbe provare a evitarlo, invocando quelle stesse ragioni di stabilità finanziaria che però non sembrano essere sufficienti per il Commissario Vestager. Gli scontri dei mesi scorsi non sarebbero nulla davanti a un conflitto come questo. www.mef.gov.it www.quaestiocapital.com PER SAPERNE DI PIÙ Foto: IL FONDO Ieri sono stati presentati a Milano i dettagli del fondo Atlante, che è intervenuto a sostegno dell'aumento di capitale della Popolare di Vicenza
30/04/2016 Pag. 9
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Dossier. "Bene la svolta fiscale va dissuaso chi sta per evadere" ROBERTO PETRINI "Linea giusta", dice Vincenzo Visco. "Buon senso, ma le leggi sono troppo aggrovigliate", aggiunge Victor Uckmar. "Lodevole, ma si applichi sul territorio", punta l'indice Augusto Fantozzi. "Le sviste sono poche, bisogna fare di più", osserva Raffaello Lupi. Il Gotha degli esperti di fisco e diritto tributario, tra cui due ex ministri, commentano per "Repubblica" la svolta della direttrice dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi che ha l'obiettivo di concentrare gli sforzi del Fisco sugli evasori incalliti e in dolo e risparmiare chi incappa in errori e dimenticanze in buona fede. "Cambio di passo" dell'Agenzia delle entrate anche sul metodo: prevenire chi sta per evadere e chiedere conto al contribuente prima di far scattare gli accertamenti fiscali. La sortita di Rossella Orlandi ha riscosso ieri l'apprezzamento della Cna: "Apprezziamo il nuovo corso", ha detto il presidente Vaccarino. Positivo il giudizio del Pd espresso dal presidente della Commissione parlamentare sull'anagrafe tri-butaria Giacomo Portas. Mentre il Codacons è scettico e parla di "fumo negli occhi". FOTO: ©ALESSANDRO PARIS VINCENZO VISCO "Colpire chi è in malafede è la soluzione giusta" «La linea che sta seguendo l'Agenzia delle entrate è quella giusta dato che il problema dell'evasione in Italia è di massa. E' bene che le forze siano concentrate al recupero dell'evasione vera piuttosto che al recupero di gettito che deriva da errori, mancate conoscenze e piccole imperfezioni che pure vanno curate e contestate. Il nucleo dell'attività deve concentrarsi sull'evasione vera che non è necessariamente solo grande evasione ma anche evasione di qualche decina di migliaia di euro piuttosto che milioni di euro. Va bene anche il fatto di cercare di stabilire il rapporto con i contribuenti prima dell'accertamento che è solo l'ultima fase. Il grosso del lavoro di dissuasione e prevenzione va fatto prima e questa è la linea che ho sempre seguito quando ho avuto responsabilità di governo. Il fisco sta cambiando pelle in tutto il mondo ed è quello che si deve fare. Serve una modernizzazione dell'apparato elettronico, la Sogei è rimasta indietro». EX MINISTRO Vincezo Visco, ex ministro del Tesoro AUGUSTO FANTOZZI "Ora va riconquistato il rispetto dei contribuenti" «La mia reazione è purtroppo senza grandi speranze. C'è una parte della circolare dell'Agenzia delle entrate che è ovvia: dice che le sanzioni formali non devono essere applicate o devono essere applicate solo minimalmente, ma questo già si sapeva da tempo anche se non sempre ci si è comportati di conseguenza. Quanto al rispetto dei contribuenti l'Agenzia se lo deve conquistare sul campo con azioni concrete, purtroppo non è sempre così perché i meccanismi premiali interni all'Agenzia alla fine hanno il sopravvento. Pur di portare a casa di più l'Agenzia continua a fare cose che spesso hanno dell'incredibile. C'è poi l'altro aspetto sollevato dalla dottoressa Orlandi che riguarda la differenziazione tra grandi e piccoli contribuenti: la cosa non convince, basta leggere le statistiche sulla distribuzione dei contribuenti italiani per accorgersi che la maggior parte sono "piccoli" semplicemente perché dichiarano poco». EX MINISTRO Augusto Fantozzi, ex ministro Finanze VICTOR UCKMAR "La legislazione sbagliata ha favorito i furbetti" «E' un atteggiamento pieno di buon senso, soprattutto se consideriamo le mille difficoltà in cui si trovano sia l'amministrazione sia i contribuenti di fronte a leggi che sono di difficile interpretazione e di incertezze. Il difetto risale agli anni Ottanta, anni di spese sregolate, di inflazione a due cifre, di debito pubblico in continua crescita. In quella situazione, non essendo consentito aumentare le aliquote, già allora fra le più alte d'Europa, l'incremento delle entrate fu attuato attraverso aggrovigliate disposizioni per aumentare l'imponibile e quindi il gettito. Ma così aumentò anche la ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Le tasse
30/04/2016 Pag. 9
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confusione. Le ambigue interpretazioni hanno fatto sì che quanti seguivano l'interpretazione data dall'amministrazione sono stati soggetti alla spoliazione, mentre i furbetti trovavano la via della elusione o addirittura dell'evasione che, sapevano, sarebbe stata coperta dai condoni». TRIBUTARISTA Victor Uckmar, tributarista RAFFAELLO LUPI "Non è solo un problema di onesti contro disonesti" «L'Agenzia delle entrate fa bene a indicare tolleranza verso le sviste dei contribuenti, che magari imputano incassi o spese all'anno sbagliato, oppure attribuiscono erroneamente redditi a un familiare anziché a un altro. Però sono in genere importi trascurabili, perché sulle cifre elevate è difficile che qualcuno "evada a sua insaputa". Il vero problema sono gli incassi non registrati e le fatture false mentre l'attività dell'Agenzia è fortemente indirizzata all'evasione da interpretazione compreso l'abuso del diritto. Nello spiegare l'evasione la circolare contrappone eccessivamente contribuenti "onesti" e "disonesti" come se il fenomeno dipendesse dal senso civico e non dall'organizzazione dell'attività e dalla clientela. Nella circolare questi aspetti sembrano sottovalutati, e sembra che la grande evasione consista solo in espedienti giuridici. Invece il problema è la ricchezza non registrata, per definizione destinata a individui in carne ed ossa». TRIBUTARISTA Raffaello Lupi, docente PER SAPERNE DI PIÙ www.agenziaentrate.gov.it www.fisconline.it
30/04/2016 Pag. 32
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RIVOLUZIONE FISCALE ALLA PROVA DEI FATTI MASSIMO RIVA ERA ORA. Finalmente il criterio dell'analisi costi-ricavi entra anche nelle regole d'ingaggio del Fisco. La pesca dei contribuenti infedeli si farà con una rete a maglie un poco più larghe ma al tempo stesso un po' più robuste. L'obiettivo dichiarato dalla direttrice dell'Agenzia delle entrate è di non sprecare più tempo (e quindi denaro) per catturare - spesso con esiti malcerti e comunque esigui - i pesciolini dell'evasione tributaria. La priorità - dice la dottoressa Rossella Orlandi - sarà data alla caccia ai pescecani della frode. Insomma, a quei furboni che, sovente con la salata consulenza di estrosi azzeccagarbugli, sanno inventarsi di tutto e di più per tenere i loro redditi al riparo dalle tasse. É da qualche decennio che il paese si attende una simile svolta di comune buon senso, economico e giuridico assieme, nella strategia del Fisco. E, nel passato, ripetutamente da pulpiti politici di svariato colore sono arrivate analoghe promesse. Sarà ora la volta buona? A offrire più speranza di prima c'è una sostanziosa novità legislativa entrata in vigore il 31 marzo scorso. Da quel giorno, infatti, è scattato l'obbligo per banche e intermediari finanziari di fornire all'Agenzia delle entrate tutti i dati in loro possesso sui movimenti di conti correnti e depositi vari della rispettiva clientela. Dunque, quando parla di utilizzo sistematico dei dati a disposizione dei suoi uffici, Orlandi assume un impegno credibile perché fondato su migliori opportunità di indagini rapide e puntuali sull'effettivo stato di salute finanziaria di gran parte dei contribuenti. Cosicché non dovremmo più assistere a scenografici "blitz" della Guardia di Finanza nelle più rinomate località di vacanze alla caccia di nullatenenti a bordo di Porsche e Ferrari, eventi dal sicuro effetto mediatico momentaneo ma anche dagli esiti di gettito laboriosissimi nel tempo. Dovrebbe, invece, accadere che con ben maggiore efficacia e tempestività finanzieri e funzionari dell'Agenzia, con la semplice pressione sui tasti di un computer, potranno incrociare l'insieme dei dati dei contribuenti ricavandone tutte le informazioni utili ad aprire un eventuale contenzioso con solide ragioni di prova. Lo spettacolo risulterà forse meno avvincente, ma l'incasso dell'operazione promette di essere assai più sostanzioso. Tra il dire e il fare, tuttavia... Questa evoluzione nella gestione dell'Agenzia delle entrate postula, infatti, che i 40mila dipendenti della medesima vogliano e sappiano interpretare al meglio il messaggio di cambiamento della loro direttrice. Nell'intervista pubblicata ieri su queste colonne, Rossella Orlandi non si fa scrupolo di ammettere che in non pochi casi i suoi funzionari hanno esercitato il loro potere in termini persecutori nei confronti di malcapitati contribuenti, vittime di accertamenti sbrigativi o talora del tutto irrazionali. La casistica al riguardo spazia dall'assurdo al tragico ed ha creato contro l'Agenzia un vasto sentimento di ostilità popolare, nella quale i buoni argomenti dei cittadini ingiustamente vessati finiscono per offrire un comodo paravento alle, viceversa, pessime ragioni di tanti incalliti evasori. In larga misura il successo di questa svolta fiscale dipenderà dal cambiamento che gli uomini dell'Agenzia - e con loro la Guardia di Finanza - vorranno e sapranno realizzare nei loro comportamenti quotidiani. Non si vorrebbe, infine, che questa lodevole scelta di mirare soprattutto ai pesci più grossi offrisse l'ennesima opportunità per non misurarsi con lo scomodo fenomeno dei pagamenti con o senza Iva. Chi almeno una volta non ha ceduto alla tentazione di liquidare a sconto e in contanti senza fattura l'opera dell'idraulico, dell'elettricista e così via? Si tratta di una forma di evasione capillare e diffusa, magari per importi singolarmente esigui ma che, sommati, realizzano una montagna di denaro sottratta all'Erario. Tanto più dopo la recente decisione del governo di alzare a tremila euro il limite dei pagamenti "cash" che non ha di certo disincentivato questo malcostume. Può darsi che in proposito siano necessarie sagaci modifiche legislative al regime dell'Iva tali da modificare l'attuale bilancia delle convenienze fra chi paga e chi incassa. In ogni caso si tratta di materia dalla quale ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Lettere Commenti & Idee
30/04/2016 Pag. 32
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sarebbe bene che l'Agenzia delle entrate non distogliesse la propria attenzione.
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01/05/2016 Pag. 4
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«Cartelle già rateizzate, così il fisco non fa paura» L'ad di Equitalia: «Ai contribuenti arriverà subito la proposta di pagamento frazionato» «Da giugno notifiche via Pec per partite Iva e cittadini interessati: stop al caos dei ritiri Luca Cifoni ` «Fino a dieci mesi fa facevo l'avvocato tributarista, quindi il punto di vista del contribuente penso di capirlo bene». Ora invece Ernesto Maria Ruffini fa l'amministratore delegato di Equitalia e quel punto di vista prova a portarlo dentro la complessa macchina della riscossione. Che sta cambiando sotto il profilo societario e non solo. «Dal primo luglio scompaiono le tre società Equitalia Nord, Centro e Sud e nasce Equitalia Servizi riscossione che opererà su tutto il territorio nazionale. In termini calcistici dalla marcatura a uomo passiamo a quella a zona, così disperdiamo meno energie e rendiamo un miglior servizio». Risparmierete qualcosa? «Sì, perché da tre consigli di amministrazione, collegi sindacali, organismi di vigilanza si passa ad uno solo. In tutto sono 300 mila euro l'anno di spese in meno». Ci saranno altri cambiamenti? In passato si era parlato di portare Equitalia dentro l'azionista, l'Agenzia delle Entrate. «Gli assetti possibili sono tanti ma parlarne non è compito mio. Spetta al legislatore». Però lei potrebbe provare a spiegare un dato che colpisce. Perché alla fine le somme riscosse valgono meno del 10 per cento di quelle accertate? «Dal momento della produzione della ricchezza a quello dell'incasso passa molto tempo: il contribuente fa la dichiarazione, l'Agenzia delle Entrate ha alcuni anni per accertare presunte evasioni e poi l'interessato può impugnare il provvedimento. Solo dopo tre gradi di giudizio tributario il debito si cristallizza e arriva a Equitalia. Possono passare anche dieci anni. È chiaro che il reddito di un decennio prima difficilmente è rimasto lo stesso. Dentro le centinaia di miliardi di euro non riscossi di cui a volte si parla ci sono società nel frattempo fallite, contribuenti deceduti e così via. Per questo c'è bisogno di più efficienza». Nelle somme che riscuotete ci sono sempre più importi pagati a rate dai contribuenti. «È vero. Lo scorso anno su 8,2 miliardi riscossi circa 4 vengono da rateizzazioni. È una scommessa fatta dai governi e dal Parlamento, e direi che è stata vinta. Il cittadino ha la percezione di potersi mettere in regola e nella maggior parte dei casi lo fa. Questo approccio è giustamente diventato strutturale grazie alle norme approvate lo scorso ottobre. Noi però vogliamo fare qualcosa di più». Ad esempio? «Per le cartelle di pagamento entro i 50 mila euro inseriremo direttamente nella comunicazione la proposta di rateizzazione, con rate che possono scendere fino a 50 euro al mese. È un sistema in sperimentazione a Varese, Firenze e Lecce, che presto estenderemo: i contribuenti gradiscono, i fogli tornano indietro sottoscritti. Non fa mai piacere ricevere una cartella ma vedere subito che si può pagare gradualmente spinge a togliersi il pensiero. Nella stessa logica, i contribuenti possono fare la domiciliazione bancaria. Sembra una sciocchezza, ma a volte si saltano le rate per dimenticanza». Ancora prima di pagare ci sono altre cose che disturbano il contribuente. Le cartelle che bisogna recuperare in Comune o alle Poste, quelle che gli sembrano sbagliate... «In passato, anche la scorsa estate, ci sono state delle situazioni insostenibili, file al rientro dalle vacanze. Anche per questo abbiamo deciso di non inviare cartelle nella settimana di Ferragosto o durante le vacanze di Natale, salvo quelle in scadenza. Ora c'è un'ulteriore novità, introdotta dal governo Renzi. Da giugno le partite Iva e gli altri soggetti obbligati ad avere la Pec, la posta elettronica certificata, riceveranno le notifiche solo per questa via, e la stessa scelta la potranno fare le persone fisiche che non vogliono più avere i fastidi del sistema tradizionale. Quanto ai possibili errori, essendo Equitalia l'ultimo anello della catena è decisivo l'allineamento tra le banche dati della pubblica amministrazione. Con il direttore dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi così come col presidente dell'Inps, Boeri, vi è piena sintonia e le strutture sono a buon punto di coordinamento, possiamo sapere a che titolo viene fatta una richiesta al cittadino. Con i Comuni è più difficile». A proposito, il 30 giugno scade l'ennesima proroga, se non sarà rinnovata i Comuni non potranno più servirsi di Equitalia. Lei cosa si augura? «Non mi auguro nulla. Mi limito ad osservare che gli ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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L'intervista Ernesto Maria Ruffini
01/05/2016 Pag. 4
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operatori privati che svolgono anche liquidazione e accertamento per gli enti locali applicano un aggio del 15-20 per cento, mentre per la sola riscossione siamo tra l'8 e il 15. Noi non abbiamo più l'aggio, ma un compenso legato al costo di gestione, sceso al 6 per cento». Equitalia non è stata molto popolare in passato, ma questo è solo un pezzo del complicato rapporto tra cittadino e fisco. Vede spazi di miglioramento? «Il 2016 deve essere l'anno della maturità per Equitalia e quindi della fiducia piena con i contribuenti. Ce la stiamo mettendo tutta, anche se sono consapevole che per una società di riscossione è difficile risultare simpatica. In generale, direi che è importante far cambiare la percezione del fisco, far capire che non è un'entità da temere. Perciò è culturalmente opportuno - e il recente indirizzo dell'Agenzia delle Entrate va in questa direzione - che il fisco distingua tra chi commette un errore e chi di proposito evade. Per tornare al calcio, un conto è il fallo di mano volontario che l'arbitro deve fischiare, un altro la palla che rimbalza involontariamente sulla mano, per cui invece lascia correre». 8,2 In miliardi, l'importo riscosso da Equitalia nel 2015: il 50% passa per pagamenti rateali 110 In miliardi, il valore dei 5,6 milioni di istanze di rateizzazione presentate dal 2008 Foto: SPARISCONO LE TRE SOCIETÀ NORD, CENTRO E SUD: LA RISCOSSIONE DOVRÀ DIVENTARE PIÙ EFFICIENTE
01/05/2016 Pag. 19
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Enrico Cisnetto Giù le mani dalla legge Fornero. La flessibilità pensionistica in uscita non è di per sé sbagliata, ma non può essere la priorità. Tanto meno se la si vuole usare come esiziale chiavistello per scardinare l'unica vera riforma che ci ha salvato dal default. Per questo è sperabile che Berlusconi rimandi al mittente i «dieci punti per fare pace», primo dei quali è appunto l'abolizione della Fornero, speditegli da Salvini. Così come è sperabile che il governo ripensi la sua proposta, che per lisciare il pelo ai lavoratori anziani dimentica le ben più incombenti difficoltà dei giovani e il sempre precario equilibrio dei conti pubblici. L'apertura indiscriminata al pensionamento anticipato costerebbe infatti tra i 5 e i 7 miliardi, e visti gli stretti margini di bilancio il sottosegretario Nannicini si è affrettato ad escludere un provvedimento aperto a tutti, ipotizzando invece un prestito previdenziale con il contributo di banche e imprese, da ricevere in anticipo rispetto all'uscita dal lavoro, e con una lieve penalizzazione (si parla del 3-4%), da restituire poi al momento dell'ingresso formale nell'età della pensione. Ora, fin dalla riforma Dini, ho sempre pensato che fosse giusto aprire alla flessibilità, come corollario di libertà individuale del definitivo passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Ma la proposta del governo fa parte di una politica che mira a tutelare più la platea dei 18 milioni di pensionati e pensionandi che quella dei lavoratori, dimenticando l'equità intergenerazionale. I fini della strategia sono evidenti. In passato l'esecutivo aveva annunciato (ma non realizzato) l'ampliamento del bonus da 80 euro a 2,2 milioni di pensionati, con un costo di oltre 2 miliardi l'anno. Poi, la salvaguardia degli esodati, ormai estesa a molti over 55 senza lavoro e quindi ben oltre la categoria in senso stretto, è arrivata a coprire quasi 200 mila persone in 5 anni, al costo di 11,4 miliardi, cioè il 13% degli 88 miliardi di risparmi attesi fino al 2021. Inoltre, indicando solo il requisito degli anni di contributi e non quelli anagrafici, nell'ultima legge di Stabilità il part time lavoro-pensione per le donne è stato esteso alla platea più ampia possibile. Infine, se si osservano i dati Inps sull'età effettiva di pensionamento si scopre che, nonostante la riforma Fornero, gli assegni anticipati di anzianità sono più di quelli di vecchiaia, con un'età media di 60,6 anni, mentre era 59,1 nel 2010. Una differenza non certo paragonabile alla progressione delle attese di vita e agli obiettivi della stessa legge. Come ci ha ricordato Boeri, la coperta è corta, e ci impone di fare una scelta: tutelare oggi chi comunque una pensione è sicuro di averla, ancorché più bassa di quelle precedenti, o pensare al futuro, evitando che tra un paio di decenni chi andrà in pensione non abbia di che vivere? Io non dubbi. (twitter @ecisnetto)
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Pensioni, la vera priorità non è l'uscita flessibile
30/04/2016 Pag. 7
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Ma il Paese resta in deflazione: prezzi fermi ad aprile e giù dello 0,4% su base annua. Pesa il crollo dell'energia Il tasso dei senza lavoro scende all'11,4%, per i giovani al 36,7%. Il premier: «L'Italia riparte, il Jobs Act funziona» A MARZO 90 MILA OCCUPATI IN PIÙ I DISOCCUPATI SCENDONO A 2,89 MILIONI IL NODO INCENTIVI Sonia Ricci ` LA RIPRESA R O M A A cambiare la percezione dell'andamento del mercato del lavoro è bastato poco. Novanta mila persone occupate in più nel mese di marzo, registrate dall'Istat. «L' Italia riparte, il Jobs act funziona», ha commentato via Twitter il premier Matteo Renzi. Ma se sul fronte dei contratti i segnali di ripresa sono positivi, da quello dell'inflazione, o meglio della deflazione, non arrivano buone notizie. La fotografia dei prezzi scattata dall' Istat rimane sostanzialmente la stessa: prezzi fermi anche ad aprile, in calo dello 0,4% rispetto allo scorso anno, secondo i dati provvisori. Questo vuol dire che se la dinamica dei prezzi non ripartirà il risultato di fine anno potrebbe essere una deflazione piena. LO SCENARIO Dopo la battuta di arresto di febbraio, come detto, i dati di marzo mostrano che la disoccupazione si riduce. Erano oltre tre anni che non scendeva all'11,4%. Rispetto all'inizio del 2016 si registra un calo di 0,3 punti percentuali, mentre rispetto a marzo 2015 il calo è di 1,1 punti. Nel complesso, il tasso di occupazione sale al 56,7%. Tradotto, i disoccupati scendono a 2,89 milioni: sono 274 mila in meno rispetto a marzo dello scorso anno. L'aumento riguarda sia i dipendenti (+42 mila quelli con contratto a tempo indeterminato e +34 mila quelli a scadenza) sia gli indipendenti (+14 mila). La frenata dei mesi scorsi è stata causata soprattutto dalla forte riduzione degli incentivi alle assunzioni, che con l'ultima legge di Stabilità sono stati più che dimezzati: si è passati da 8 mila a 3.250 euro l'anno per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato. Il calo della disoccupazione, secondo il governo, è riconducibile alla riforma del lavoro, il Jobs act, che ha portato maggiore flessibilità in entrata e in uscita. Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la riforma «non ha finito i suoi effetti positivi». Anche la disoccupazione giovanile scende ai minimi dal 2012, ovvero il 36,7%. Ancora una volta, però, l'aumento dell'occupazione non riguarda i giovani tra i 25 e i 34 anni. Le percentuali migliori, infatti, riguardano le persone tra i 50 e i 64 anni (+ 363 mila): cala il tasso di disoccupazione di 0,1 punti, mentre l'occupazione aumenta di 0,3 punti. In crescita anche i giovanissimi tra i 15 e i 24 anni: per loro il tasso di disoccupazione a marzo è diminuito dell'1,5 per cento rispetto al mese precedente. I dati di marzo sono positivi anche grazie alla diminuzione degli inattivi, coloro che non lavorano e che allo stesso tempo non cercano un impiego. A marzo erano 13,9 milioni, circa 125 mila in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Tornando all'inflazione, i dati Istat mostrano che al momento l'intervento della Bce, con la pioggia di liquidità immessa nella zona euro, non è stato risolutivo. L'Italia ad aprile rimane nelle sabbie della deflazione: i dati provvisori - riferiti al mese corrente - mostrano che la maggiore flessione è causata da una discesa dei prezzi energetici che è ancora molto intensa: meno 4,7% rispetto al 2015; meno 2,7 per cento se confrontato con marzo di quest'anno. Per quanto riguarda i prezzi del carrello della spesa (beni alimentari e quelli per la cura della casa e della persona) l'istituto ha registrato un lieve aumentano rispetto al mese scorso (+0,1%). Al contrario, i dati riferiti sull'anno mostrano un rallentamento del carrello della spese (-0,2%). La diso ccupazione mese p er mese Un anno dei prezzi , , , 5 0 45 40 35 30 25 20 15 0 -0,1 -0,1 -0,1 0,0 -0,3 -0,3 -0,2 99,5 99,0 -0,4 -0,3 -0,2 0,1 0,0 0,1 0,2 0,3 100,5 100,0 +0,2 2015 2015 +0,1 +0,2 +0,2 -0,4 2016 2016 -0,4 Fonte: Istat , , , +0,2 0,4 -0,4 -0,2 , , , feb 2016: 38,2% mar 2015: 42,1% MAR 2016: 11,4% feb 2016: 11,6% mar 2015: 12,4% gen feb mar apr Indice Nic (base 2015=100) -0,2 -0,2 +0,2 0,0 feb gen mar apr Massimo mar 2014 43,7% Giovani (15-24 anni) Massimo nov 2014 13,0% Totale forza lavoro MAR 2016: 36,7% Variazioni % tendenziali Variazioni % congiunturali (rispetto al mese precedente) (sullo stesso mese dell'anno prima) ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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La disoccupazione ai minimi dal 2012
30/04/2016 Pag. 7
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Tassi su dati destagionalizzati apr mag giu lug ago set ott nov dic apr mag giu lug ago set ott nov dic 2014 2015 2016 2013 2012 2011 2010 2009 2008 Foto: Un ragazzo in cerca di lavoro
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Nel 2015 sono espatriati 175 mila italiani. Le mete più ambite sono Malta, Panama, Emirati Arabi e Liechtenstein. In calo l'interesse per San Marino VALERIO STROPPA E CRISTINA BARTELLI Non si ferma l'esodo di cittadini italiani che trasferiscono la residenza all'estero. Nel 2015 gli espatriati hanno superato quota 4,8 milioni, con una crescita di quasi il 4% rispetto ai 4,6 milioni del 2014. Un esercito di 175 mila persone in più. I paesi che hanno registrato i maggiori incrementi sono Malta (+24%), Panama (+21%) ed Emirati Arabi Uniti (+22%). Anche la vicina Svizzera registra un'accelerazione nei cambi di residenza. In calo San Marino. Bartelli-Stroppa a pag. 35 Non si ferma l'esodo di cittadini italiani che trasferiscono la residenza all'estero. Nel 2015 gli espatriati hanno superato quota 4,8 milioni, con una crescita di quasi il 4% rispetto ai 4,6 milioni del 2014. Un esercito di 175 mila persone in più, composto da giovani in cerca di lavoro, imprenditori alla scoperta di nuove opportunità di business, pensionati a caccia del «buen retiro», ma anche da soggetti interessati esclusivamente a trovare lidi fi scali più favorevoli. Se non veri e propri evasori incalliti che, pur di non mettersi in regola tramite la voluntary disclosure, hanno deciso di lasciarsi alle spalle in maniera defi nitiva l'Italia. Scelta che però, va ricordato, non mette al riparo gli «esuli» da possibili contestazioni per il pregresso: anche il trasferimento, infatti, lascia aperti interrogativi sulle violazioni compiute in passato, soprattutto in vista del debutto dello scambio automatico di informazioni. E anzi, in molti casi, potrebbe essere proprio l'espatrio l'input che fa scattare gli approfondimenti dell'Agenzia delle entrate. Sono queste alcune considerazioni che emergono dalla lettura dei dati sugli iscritti all'Aire (anagrafe italiani residenti all'estero) forniti a ItaliaOggi dal ministero dell'interno. I numeri parlano chiaro: i paesi con un sistema fi scale più leggero, rispetto all'Italia, che hanno registrato i maggiori incrementi sono Malta (+24%), Panama (+21%) ed Emirati Arabi Uniti (+22%), che al 31 dicembre 2015 vedevano rispettivamente 3.447, 6.699 e 8.254 cittadini italiani residenti. Tre realtà molto diverse tra loro, ma che presentano regimi fi scali più leggeri e diversi gradi di cooperazione amministrativa: Malta, facendo parte dell'Unione europea, è già collaborativa e white list, gli Emirati aderiranno allo scambio di informazioni automatico dell'Ocse a partire dal 2018, mentre Panama non ha ancora aderito al Common reporting standard. Panama e Dubai, peraltro, avevano registrato un boom di espatri da parte di persone fi siche italiane già nel 2014, facendo segnare allora un incremento del 23% e del 29% (si veda ItaliaOggi del 3 marzo 2015). Anche la vicina Svizzera registra un'accelerazione nei cambi di residenza: rispetto al +1,7% del 2014, i connazionali che hanno varcato le Alpi nel 2015 sono cresciuti dell'8,3%, raggiungendo quota 596 mila. Segno più pure per i trasferimenti verso Austria (+8,7%), Principato di Monaco (+5,4%) e Liecthenstein (salito addirittura in doppia cifra). A livello globale gli italiani iscritti all'Aire alla fi ne del 2015 erano 4.811.162, di cui 2.498.853 uomini e 2.312.309 donne. La Svizzera è in assoluto il terzo paese per numero di cittadini del Belpaese trasferiti, preceduta solo da Argentina (783.190 soggetti) e Germania (701.367). Nella top ten delle mete preferite dagli italiani anche Francia (397.266 persone), Brasile (373.665), Belgio (263.922), Regno Unito (255.423), Stati Uniti (247.990), Spagna (143.389) e Australia (142.480).In fondo alla graduatoria si posizionano Isole Cook, Bhutan e Guyana con un italiano residente a testa, Palau con due, mentre tre si trovano a Saint Kitts e Nevis, Isole Marshall, Comore e Corea del Nord, fi no ad arrivare ai 26 delle Isole vergini britanniche e ai 27 del Belize. Tra gli emigranti dei giorni d'oggi c'è anche chi, imprenditore, lavoratore autonomo, pensionato o vero e proprio «rentier», decide di pianificare il proprio futuro fuori dall'Italia. In questo caso, però, l'operazione deve rispettare stringenti limiti, che la legge, la prassi e la giurisprudenza hanno ristretto nel tempo per evitare abusi. L'articolo 2, comma 2-bis del Tuir considera residenti in Italia i cittadini italiani iscritti all'Aire che si trasferiscono in un paese black list. © Riproduzione riservata ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Cresce l'emigrazione fiscale
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I ussi migratori Paese Var % Paese Var % 3,16% Antigua e Barbuda Australia 3,19% Austria 8,69% 22,41% Emirati Arabi Uniti 7,73% Federazione Russa Germania 2,81% Granada 3% Guernsey 1,78% Irlanda 13% 2,32% Libano 5,19% 10,12% 3,56% Malta 24,21% 5,40% Principato di Monaco Panama 21,40% San Marino -2,90% Spagna 5% Svizzera 8,31% Mondo 3.76% 2014 2015 2014
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2015 95 98 138.081 142.480 25.004 27.178 6.743 8.254 2.886 3.109 682.181 701.367 33 34 168 171 10.166 11.487 Isole Falkland 43 44 2.040 2.146 Liechtenstein 1.473 1.622 Lussemburgo 25.630 26.543 2.775 3.447 7.475 7.878 5.518 6.699 13.164 12.781 136.733 143.389 580.995 595.783 4.636.647 4.811.162
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Affidamenti diretti fino a 40 mila euro ma con minimo 2 offerte ANDREA MASCOLINI Mascolini a pag. 40 Affi damenti diretti fi no a 40 mila euro ma con almeno due offerte da comparare; corrispettivi per le progettazioni obbligatori; commissari di gara scelti dall'albo Anac anche sopra il milione di euro di euro; fatturati triennali per le gare di servizi tecnici; ripresi i contenuti del dpr 207/2010 per l'aggiudicazione con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa; gli ordini professionali e le università forniranno gli elenchi dei commissari di gara da iscrivere nell'albo Anac. Sono queste alcune delle indicazioni fornite dall'Autorità nazionale anticorruzione con le sette linee guida emesse dall'Autorità nazionale anticorruzione e concernenti la disciplina del direttore dei lavori e del direttore dell'esecuzione (accorpate in un solo documento), del responsabile unico del procedimento, dei contratti sotto soglia Ue, dell'offerta economicamente più vantaggiosa; dei criteri di scelta dei commissari di gara e di iscrizione degli esperti nell'Albo nazionale obbligatorio dei componenti delle commissioni giudicatrici, nonché dei servizi di ingegneria e architettura. Osservazioni, formulazioni alternative o integrative delle bozze, potranno essere inviate fi no al 16 maggio 2016 mediante compilazione di un apposito modello messo a disposizione sul sito Anac. Va precisato che ancora non è del tutto chiaro il grado di vincolatività di queste linee guida, visto che solo per due dei sette documenti (direttore dei lavori e direttore dell'esecuzione) si parla di adozione con decreto ministeriale. Per le altre linee guida si tratterebbe di atti che è l'Anac a emanare direttamente, ai sensi dell'art. 213, comma 2, e che sembrano quindi avere carattere di mero indirizzo per le stazioni appaltanti. Per la disciplina dei contratti sotto soglia Ue, l'Anac precisa, fra le diverse cose, che «in ragione del richiamo al principio di trasparenza e di pubblicità, la determina a contrarre (che contiene anche i criteri di selezione degli invitati) è pubblicata anche nelle procedure negoziate di importo inferiore alla soglia di rilevanza europea». Viene inoltre chiarito come debba essere applicato il criterio della rotazione: bisognerà «favorire la distribuzione temporale delle opportunità di aggiudicazione tra tutti gli operatori potenzialmente idonei, evitando il consolidarsi di rapporti esclusivi con determinati operatori economici». Per gli affi damenti diretti (fi no a 40 mila) si suggerisce di acquisire almeno due offerte. Per i lavori fi no a un milione con invito a dieci imprese si sottolinea come sia «tanto più necessaria l'individuazione di meccanismi idonei a garantire la trasparenza della procedura e la parità di trattamento degli operatori economici». Per i servizi tecnici, dopo aver chiarito che il dm 143/2013 (sui parametri per quantifi care le parcelle) è obbligatorio per le stazioni appaltanti, l'Anac riprende la maggior parte dei contenuti della determina 4/2015, ma con alcune differenze sui requisiti: il fatturato deve essere richiesto sui tre anni (non più 5) e non potrà superare il doppio dell'appalto; l'organico medio annuo (per le sole società) sarà richiesto su tre anni, ma al massimo potrà essere quantifi cato in due (e non più tre) volte le unità stimate. Potranno essere nominati commissari di gara (l'Anac suggerisce commissari esterni anche fra 1 e 5,2 milioni di lavori) i professionisti abilitati da almeno cinque anni (o dieci anni per le grandi committenze), i dipendenti delle amministrazioni (almeno funzionari o dirigenti con 5 anni di esperienza) e i professori universitari sempre con 5 anni di esperienza nella materia specifi ca. Le linee guida, «al fi ne di evitare un onere amministrativo elevato per l'Autorità» demandano a ordini professionali e a università il compito di comunicare l'elenco dei candidati idonei all'iscrizione all'albo che deve gestire l'Anac. Sull'offerta economicamente più vantaggiosa vengono riprodotti metodi ci attribuzione di punteggi e allegati del vecchio regolamento del codice del 2006. © Riproduzione riservata Foto: La linee guida sul sito www.italiaoggi.it/documenti
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APPALTI, LINEE GUIDA ANAC
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L'inadempimento lieve non blocca la rateazione e la definizione ROBERTO ROSATI Rosati a pag. 38 Il lieve inadempimento nel pagamento delle somme dovute in base agli atti scaturiti dall'attività di controllo dell'Agenzia delle entrate non pregiudica il perfezionamento della defi nizione, né l'eventuale rateazione, ma resta una violazione sanzionabile e regolarizzabile attraverso il ravvedimento operoso. È una delle osservazioni contenute nella circolare n. 17/E del 29 aprile 2016, con la quale l'Agenzia delle entrate riassume l'articolata disciplina dei versamenti delle somme dovute dai contribuenti in dipendenza dell'attività accertatrice, dopo le modifi che apportate dal dlgs n. 159/2015, e illustra l'istituto del «lieve inadempimento» previsto dall'art. 15-ter del dpr n. 602/73, introdotto dal medesimo dlgs di revisione della riscossione. In base al comma 3 del predetto art. 15-ter, la condizione del «lieve inadempimento» non pregiudica, a seconda dei casi, la defi nizione dell'atto o la rateazione, nelle ipotesi di ritardi brevi o di errori di limitata entità nel versamento delle somme dovute. Più precisamente, riguardo alla tempestività del versamento, il lieve inadempimento si confi gura se il versamento della prima rata è effettuato con ritardo non superiore a sette giorni rispetto al termine di scadenza. Al riguardo, la circolare puntualizza che, ai fi ni della decorrenza e del computo dei sette giorni, si applicano: - l'art. 7, comma 1, lett. h), del dl n. 70/2011, secondo cui i versamenti e gli adempimenti, anche se solo telematici, che scadono il sabato o in un giorno festivo sono sempre rinviati al primo giorno lavorativo successivo; - l'art. 37, comma 11-bis, del dl n. 223/2006, secondo cui quando il termine di scadenza del pagamento ricade nel periodo tra il 1° e il 20 agosto, il pagamento può essere effettuato entro il 20 agosto senza alcuna maggiorazione; in tal caso, quindi, i sette giorni decorrono dal 20 agosto. Per quanto riguarda, invece, l'entità del versamento, si concretizza lieve inadempimento quando il contribuente effettua il pagamento della prima rata in misura carente, purché non superiore al 3% e comunque non superiore a 10 mila euro. Il lieve inadempimento concerne anche il pagamento delle somme dovute in unica soluzione. Resta ferma la disposizione, vigente anche prima, secondo cui se il versamento di una delle rate diverse dalla prima è effettuato entro il termine di pagamento della rata successiva, il contribuente non decade dalla rateazione. Trattamento sanzionatorio. Il tardivo o carente versamento delle somme dovute, ancorché qualificabile «lieve inadempimento», costituisce pur sempre una violazione sanzionabile ai sensi dell'art. 13 del dlgs n. 471/1997. In caso di versamento tardivo o insuffi ciente, l'uffi cio procede all'iscrizione a ruolo delle somme dovute, come previsto dal comma 5 dell'art. 15-ter (a seconda del caso, sanzioni e interessi, oppure anche il tributo non versato). Il successivo comma 6 prevede però che il contribuente può evitare l'iscrizione a ruolo provvedendo a versare direttamente le somme dovute a titolo di ravvedimento operoso nei seguenti termini: - entro 90 giorni dalla scadenza, in caso di versamento in un'unica soluzione; - entro il termine di pagamento della rata successiva, in caso di versamento rateale; - entro 90 giorni dalla scadenza, in caso di ultima rata. In sede di ravvedimento operoso effettuato nei termini di cui sopra, la sanzione è ridotta ad un decimo, a un nono o a un ottavo, a seconda del momento in cui è effettuata la regolarizzazione rispetto al momento della violazione, in base alle disposizioni dell'art. 13 del dlgs n. 472/97. Conciliazione giudiziale. A seguito delle modifi che apportate dal dlgs n. 156/2015, il versamento delle somme dovute non rileva più ai fi ni del perfezionamento della conciliazione, che si realizza ora con la sottoscrizione dell'accordo, oppure con la redazione del processo verbale nel caso di conciliazione in udienza. Il mancato pagamento è ora regolato dalle disposizioni dell'art. 48-ter del dlgs n. 546/92, che prevedono l'iscrizione a ruolo delle somme dovute a titolo di imposta, interessi e sanzioni, nonché della sanzione di cui all'art. 13 del dlgs n. 471/97 aumentata della metà e applicata sul residuo importo dovuto a titolo di imposta». Anche ai versamenti dovuti a seguito di conciliazione si applica l'istituto del «lieve inadempimento». © Riproduzione riservata
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CIRCOLARE DELLE ENTRATE
30/04/2016 Pag. 30
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Debora Alberici Può essere sequestrato l'intero patrimonio aziendale, quote e beni, quando la società già soggetta a procedure di riscossione sposta la sede. Infatti la misura scatta in ordine al reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte che consiste in qualunque atto fi nalizzato a bloccare l'esecuzione. La Cassazione con sentenza 17723 di ieri ha respinto il ricorso di un imprenditore di Roma. Sul profi lo inerente la sequestrabilità del patrimonio aziendale, la seconda sezione penale ha spiegato che il sequestro delle società è stato effettuato ai sensi del primo comma dell'art. 321 del codice di rito e che quindi il riferimento alla necessità che il reato non sia portato a ulteriori conseguenze determina la necessità di una apposizione di vincolo che riguardi l'intera compagine sociale, senza potersi distinguere tra patrimonio aziendale e quote di partecipazione. Sul fronte del delitto di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte i giudici hanno precisato che il reato è integrato dall'uso di mezzi fraudolenti per occultare i propri beni al fi ne di sottrarsi al pagamento del debito. Tra tali mezzi fraudolenti, vi sono tutte le condotte che riguardano specifi camente la possibilità di sottoporre a esecuzione forzata i beni della società. Sotto tale aspetto, lo spostamento di sede, con tutte le conseguenze che determina anche in punto di giurisdizione del giudice procedente, è ostacolo a tale procedura.
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Quote e beni sono sequestrabili quando la società cambia sede
30/04/2016 Pag. 30
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Debora Alberici Equitalia non ha diritto al rimborso delle spese processuali quando viene rappresentata da un suo funzionario. Infatti, il giudice può condannare la parte soccombente solo a rifondere i costi vivi e certifi cati in una nota. La Cassazione, con sentenza n. 8413 del 27/4/16, ha accolto il ricorso di un automobilista che aveva impugnato 24 multe per divieto di sosta. La Corte d'appello di Milano lo aveva condannato a rifondere le spese processuali, per diritti e onorari. La difesa ha impugnato la decisione e, sul punto delle spese, ha vinto. Ad avviso della II sezione civile l'autorità amministrativa che ha emesso il provvedimento sanzionatorio, quando - come nel caso in esame - sta in giudizio personalmente o avvalendosi di un funzionario appositamente delegato, non può ottenere la condanna dell'opponente, che sia soccombente, al pagamento dei diritti di procuratore e degli onorari di avvocato. Sono liquidabili in favore dell'ente le spese, diverse da quelle generali, che abbia concretamente affrontato in quel giudizio e purché risultino da apposita nota. Per la Cassazione deve dunque escludersi che l'automobilista potesse essere condannato al pagamento delle spese processuali sostenute da Esatri Equitalia, costituita in primo grado senza il ministero di difensore, per diritti e onorari. Debora Alberici
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Niente rimborso spese a Equitalia rappresentata da un funzionario
30/04/2016 Pag. 31
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Via libera al bonus per il quarto figlio DANIELE CIRIOLI Via libera al bonus per il quarto figlio. Le famiglie che nel 2015 hanno un numero di fi gli pari o superiore a quattro e un Isee non superiore a 8.500 euro intascheranno a luglio un assegno di 500 euro. A comunicarlo è l'Inps nella circolare n. 70/2016 di ieri. Nessuna domanda va fatta dai nuclei familiari che, per lo stesso anno 2015, hanno fatto richiesta dell'assegno familiare erogato dai comuni; negli altri casi, il termine per la domanda è fi ssato al 31 maggio prossimo. Bonus quarto fi glio Il bonus, introdotto dalla legge di stabilità per il 2015 (legge n. 190/2014), è stato disciplinato dal dpcm 24 dicembre 2015, nel limite di 45 mln per l'anno 2015. È rivolto ai nuclei familiari con almeno quattro fi gli minori, già benefi ciari relativamente all'annualità 2015 dell'assegno per i tre fi gli minori erogato dai comuni, e in possesso di un Isee non superiore a 8.500 euro. Come si ottiene In via generale, l'Inps stabilisce che non occorre presentare alcuna domanda per ottenere il riconoscimento del beneficio, ritenendo valida la stessa istanza già presentata al comune per l'assegno per i tre fi gli minori relativamente al 2015. Ai fi ni dell'erogazione perciò occorre che gli uffi ci comunali inseriscano «con sollecitudine e comunque entro e non oltre il 31 maggio 2016 nella procedura prestazioni sociali, qualora non l'avessero già fatto, le richieste di pagamento relative alle domande, già presentate nei termini, di assegno con tre fi gli minori per l'anno 2015». Nel caso in cui l'ingresso del quarto fi glio (nascita, adozione, affi damento preadottivo o temporaneo), invece, sia avvenuto successivamente alla presentazione della domanda di assegno al Comune per i tre fi gli, il genitore richiedente è tenuto a presentare una nuova Dsu (la domanda che serve per ricevere l'Isee) per il riconoscimento della prestazione per le mensilità spettanti. Il termine per presentare la Dsu aggiornata con indicazione del quarto fi glio minore nel nucleo è fi ssato al 31 maggio 2016. Ovviamente, precisa l'Inps, non è necessario presentare una nuova Dsu di aggiornamento se, successivamente alla domanda di assegno per il nucleo familiare con almeno tre fi gli minori, sia stata già presentata una Dsu nell'anno 2015 o 2016 nella quale risultino presenti almeno quattro fi gli minori. Quanto vale il bonus L'importo del bonus è pari a 500 euro e viene corrisposto con le stesse modalità di accredito dell'assegno erogato dal comune per i tre fi gli minori, ossia a luglio 2016 che è la prima data utile. Qualora la presenza di quattro fi gli minori è relativa solo a una parte dell'anno 2015 (è il caso della nascita del quarto fi glio o del compimento della maggiore età di uno dei fi gli minori nel corso del 2015), il bonus è concesso ed erogato per i mesi nei quali risulti soddisfatto, considerando l'eventuale frazione di mese come intero (esempio nascita del quarto fi glio il 30 settembre 2015, la prestazione spetta da settembre a dicembre 2015, per complessivi quattro mesi). © Riproduzione riservata
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Una circolare dell'Inps. A luglio un assegno di 500 euro
30/04/2016 Pag. 34
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Anomalie, alert ai contribuenti La mancata risposta può innescare i controlli fi scali ANDREA BONGI In arrivo una pioggia di segnalazioni di anomalia da parte del fisco alle quali bisognerà comunque rispondere. Il silenzio o il mancato ravvedimento potrebbero infatti insospettire gli ispettori fi scali e inserire il contribuente nella lista dei soggetti da controllare. Sono ben sei i segnali di alert che raggiungeranno i contribuenti nel corso dell'anno per indurli a rivedere i comportamenti dichiarativi del passato ponendo rimedio agli eventuali errori o omissioni attraverso il ravvedimento operoso. Dopo la sperimentazione dello scorso anno con le 275 mila comunicazioni di anomalia inviate ai destinatari del 730 precompilato, l'ampliamento degli obiettivi di compliance fi scale è contenuto nella circolare n. 16 delle Entrate sugli indirizzi operativi antievasione (vedi ItaliaOggi di ieri). Promuovere l'adempimento spontaneo, vi si legge, è operazione in linea sia con le indicazioni Ocse sia con le disposizioni contenute nella legge di stabilità 2015 nella quale si prevede espressamente che l'Agenzia delle entrate, anche mediante l'utilizzo di nuove tecnologie e strumenti telematici metta a disposizione del contribuente o del suo intermediario «gli elementi e le informazioni di cui è in possesso e che lo riguardano, al fi ne di stimolare l'assolvimento degli obblighi tributari e favorire l'emersione spontanea delle basi imponibili». In pratica i contribuenti potranno avere a disposizione i loro dati, o meglio quelli censiti in anagrafe tributaria in corrispondenza del loro codice fi scale, per capire cosa risulta al fi sco e comportarsi di conseguenza in sede di predisposizione della dichiarazione dei redditi. In attesa di questo che pare essere il futuro prossimo, per il 2016 i contribuenti dovranno «accontentarsi» di ricevere ben sei diverse tipologie di anomalie che il fi sco ha selezionato confrontando i dati dichiarati negli anni scorsi con quelli presenti in Anagrafe tributaria. Le maggior parte di queste segnalazioni verrà inoltrata attraverso la Pec del contribuente o del suo intermediario (è stata istituita una nuova opzione nel frontespizio dei modelli Unico) e sarà gestita tramite un'apposita procedura che consentirà anche il monitoraggio e la consuntivazione dei comportamenti tenuti dai contribuenti raggiunti dalle segnalazioni stesse. La maggior parte delle segnalazioni in rampa di lancio per i prossimi mesi vede quali protagonisti i soggetti titolari di partita Iva. Alcune di queste lasciano piuttosto perplessi. In primis quella relativa alle possibili anomalie riscontrate incrociando i dati dichiarati per il 2013 con quelli acquisiti in Anagrafe tributaria tramite il cosiddetto Spesometro. Conoscendo le lacune e le magagne di questo strumento, del quale più volte è stata chiesta la defi nitiva archiviazione, non ci sarebbe da meravigliarsi se la maggior parte delle segnalazioni in oggetto si rivelassero poi inesatte o del tutto infondate. Curiosa anche la segnalazione relativa alle anomalie riscontrate confrontando la comunicazione annuale con la dichiarazione Iva del periodo d'imposta 2015. La diversa logica e fi nalità dei due dichiarativi in questione pone infatti più di un dubbio circa la capacità segnaletica di eventuali differenze derivanti dall'incrocio dei dati nelle stesse contenuti. Molto più efficaci potrebbero invece rivelarsi le nuove comunicazioni relative ai redditi del 2012 che verranno inviate dal fi sco alle persone fi siche e alle imprese individuali relative a una o più anomalia riscontrata sempre dal confronto fra i dati presenti in anagrafe tributaria e quelli dichiarati. Le anomalie in questione, stando al contenuto della circolare, riguarderanno molteplici tipologie di redditi quali: redditi da locazione immobiliare, redditi di lavoro dipendente, redditi derivanti dagli assegni divorzili, quote di plusvalenze non dichiarate relativi ai beni patrimoniali relativi all'impresa, redditi di partecipazione, redditi di capitale e redditi diversi. Una volta ricevuta una delle comunicazioni in oggetto il contribuente o il suo intermediario, potranno verifi care il contenuto della stessa e rispondere fornendo chiarimenti o elementi giustifi cativi delle anomalie riscontrate. La mancata risposta o il mancato ravvedimento operoso potrebbero produrre l'inserimento nei piani annuali di controllo. © Riproduzione riservata ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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La circolare delle Entrate sugli indirizzi antievasione 2016 individua sei segnalazioni
30/04/2016 Pag. 34
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Adempimento spontaneo: le comunicazioni del fi sco nel 2016 Periodo d'imposta Anomalia oggetto di segnalazione Periodo d'imposta Anomalia oggetto di segnalazione 2011 Soggetti passivi Iva che risultano aver percepito ma non dichiarato somme da apparecchi che distribuiscono vincite in denaro 2012 Soggetti passivi Iva con anomalie nel confronto fra redditi dichiarati e somme certifi cate dai loro sostituti (modelli 770) 2013 Soggetti passivi Iva con anomalie nell'incrocio fra dati dichiarati e quelli acquisiti dalle Entrate negli spesometri 2012, 2013, 2014 Soggetti passivi Iva con anomalie nei dati rilevanti ai fi ni degli studi di settore 2015 Soggetti passivi Iva con anomalie fra la comunicazione annuale Iva e la dichiarazione Iva 2012 Persone fi siche e ditte individuali con anomalie dichiarative su redditi immobiliari, di lavoro dipendente, da assegni divorzili, plusvalenze patrimoniali, redditi di partecipazione, di capitale e diversi
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Altri aiuti alle rinnovabili Incentivi in base alla dimensione degli impianti LUIGI CHIARELLO La Commissione europea ha dato via libera a un regime italiano di aiuti per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Sistema che dovrebbe consentire al Belpaese di conseguire gli obiettivi Ue in materia, contribuendo ad aumentare la capacità di generazione da fonti rinnovabili di circa 1.300 megawatt (MW). Il tutto senza falsare la concorrenza nel mercato unico. Il nuovo quadro di agevolazioni sarà in vigore fi no a fi ne 2016. Tutte le tecnologie di energia rinnovabile potranno benefi ciare degli aiuti, tranne quella dell'energia solare. Questo perché, secondo il governo di Roma, l'energia solare è già competitiva sul mercato italiano e non necessita di un sostegno diretto all'elettricità prodotta, vista la notevole capacità produttiva dimostrata negli ultimi anni senza fi nanziamenti del genere. Il tipo di sostegno che i progetti sulle rinnovabili potranno ricevere nell'ambito del quadro di aiuti approvato da Bruxelles dipende dalla loro dimensione: • i grandi progetti con più di 5 MW di potenza installata parteciperanno a gare d'appalto specifi che per tecnologia; • i progetti di media entità con potenza installata tra 0,5 MW e 5 MW saranno inseriti in un elenco specifi co per tecnologia e sostenuti in base a priorità dettate da criteri ad hoc ; • i progetti di dimensioni inferiori a 0,5 MW avranno accesso diretto agli aiuti su richiesta. Solo gli impianti di piccole dimensioni potranno beneficiare di tariffe di riacquisto, mentre gli impianti più grandi riceveranno un sostegno sotto forma di premio, cioè una maggiorazione sul prezzo di mercato. Il regime sosterrà, inoltre, il rinnovo dei generatori esistenti di qualsiasi dimensione; ad esempio per aumentare la loro effi cienza o prolungare la loro durata di vita operativa. © Riproduzione riservata
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La Commissione Ue dà via libera a un nuovo regime. Fotovoltaico escluso
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Money transfer sotto la lente I rischi? Dietro subagenti e frazionamento dei pagamenti GIOVAMBATTISTA PALUMBO Il money transfer è un vero e proprio «sistema parallelo», che rischia di mettere in crisi, laddove non ben monitorato, l'intero apparato di controllo sulle rimesse, laddove l'anello debole della catena è rappresentato dai subagenti, che operano sul territorio a diretto contatto con la clientela. Motivo per cui, mentre la legge di stabilità 2016 ha elevato il limite per l'utilizzo dei contanti da mille a 3 mila euro, quello per i money transfer, invece, è rimasto a mille euro. La scelta del governo di lasciare inalterato il limite dei mille euro per questo tipo di operazioni si giustifica con il rischio di riciclaggio e terrorismo derivante dall'abuso di tale strumento. Ma è davvero uno strumento così pericoloso? Secondo quanto emerge dalle indagini della Direzione nazionale antimafi a, la Guardia di fi nanza ha individuato centinaia di agenzie di money transfer abusive in piena attività, esercizi quali, in prevalenza, rivendite di tabacchi, ricevitorie del lotto, phone center e internet point. Si tratta di un vero e proprio «sistema bancario parallelo», che rischia di mettere in crisi anche quello legale. L'ampiezza e pericolosità del fenomeno non può essere dunque sottovalutata. Anche per tali motivi il Parlamento europeo, in data 8 ottobre 2015, ha peraltro accolto le modifi che apportate dalla Commissione europea, alla proposta di Direttiva in materia di servizi di pagamento nel mercato interno (Payment Services Directive 2). Un intervento che si unisce al nuovo Regolamento sulle commissioni dei pagamenti con carte Ue 2015/751. Le nuove norme sono orientate a rendere le transazioni più sicure. L'anello fragile della catena del money transfer è peraltro rappresentato dai subagenti, che operano sul territorio a diretto contatto con la clientela e, di norma, svolgono contestualmente attività commerciali e possono dunque, anche inconsapevolmente, concorrere all'effettuazione di trasferimenti frazionati di ingenti disponibilità a mezzo di prestanome o di soggetti inesistenti. Sul piano prettamente operativo, il rischio riciclaggio, come già da tempo evidenziato anche dai servizi d'intelligence, è connesso al fatto che l'attività di tale notevole numero di subagenti, costituito prevalentemente da operatori di natura non fi nanziaria tra i quali è poco diffusa una cultura e un'esperienza antiriciclaggio, rende meno attuabile la complessa normativa antiriciclaggio. Inoltre il sistema opera in ambito internazionale anche in paesi dove non esiste alcuna legislazione antiriciclaggio, ovvero sussistono ridottissimi obblighi per gli intermediari fi nanziari. In Somalia, per esempio, proprio per i tentativi di monitoraggio del sistema, gli Al-Shabaab hanno vietato nei territori da loro controllati l'uso dei sistemi di money transfer offerti dagli operatori di telefonia mobile. Il divieto mira in sostanza a sottrarre dalla competizione il sistema hawala, rigidamente controllato dagli stessi Al-Shabaab. In tale contesto, il deterrente più effi cace va, quindi, riscontrato nell'adeguamento dei principi organizzativi alla specifi ca attività, attraverso la predisposizione di procedure informatiche per l'individuazione e il blocco automatico delle transazioni anomale. Il sistema informativo consentirebbe così di monitorare in tempo reale le operazioni effettuate, anche attraverso la rete degli agenti e collaboratori esterni, e di ricostruire eventuali operazioni anomale o frazionate, con riferimento sia al nominativo del richiedente che a quello del benefi ciario del trasferimento dei fondi. Il sistema del frazionamento dei pagamenti, nella sua semplicità, è del resto quello più usato per aggirare i divieti. Con la recente operazione «Cian Ba», la Guardia di finanza ha per esempio intercettato un colossale sistema di riciclaggio di proventi derivanti da evasione fi scale, commercio di prodotti contraffatti, illeciti doganali e sfruttamento della manodopera clandestina. Il sistema, basato su migliaia di trasferimenti tramite money transfer, con la complicità, secondo l'accusa, di finanziarie compiacenti, avrebbe dirottato in Cina 2,2 miliardi di euro. E alla base di tutto vi è spesso anche un altro «trucchetto» fi scale. Sull'enorme usso del denaro dall'Italia alla Cina può infatti in uire anche il fatto che il governo cinese concede un notevole credito di imposta a chi esporta tessuti. Così le fatture in partenza dalla Cina sono sovrastimate (per incassare più credito di ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Obiettivo è evitare riciclaggio e terrorismo. E anche la Ue corre ai ripari con una direttiva
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imposta), mentre quelle in arrivo in Italia sono sottostimate (per pagare meno Iva e dazi). Il destinatario, però, deve comunque poi pagare la differenza e lo fa appunto, a nero, attraverso i money transfer. E l'operazione sopra evidenziata non è nemmeno la prima. Già qualche anno fa c'era stata infatti un'operazione della Guardia di fi nanza, chiamata, non a caso, «Cian Liu», ovvero «Fiume di denaro», che aveva messo in luce il pericoloso binomio evasione fi scale/riciclaggio. Il meccanismo era sempre lo stesso: un fi ume di denaro indirizzato dall'Italia (tramite San Marino) verso la Cina, allora per quasi tre miliardi di euro, movimentato tramite società di money transfer con sub agenzie sparse in tutta Italia. Insomma, un fenomeno da monitorare con attenzione, occorrendo comunque in ogni caso distinguere la funzione generale svolta dai money transfer, della quale va riconosciuta l'utilità sociale ed economica, dai comportamenti devianti. In sostanza, non è il mezzo il problema, ma il fi ne. Il pericolo è che lo scopo fi nale di questo tipo di operazioni, formalmente anche legali, sia il riciclaggio o il terrorismo. In genere, peraltro, i fondi utilizzati dai terroristi per compiere i loro attacchi sono raccolti in paesi diversi da quelli scelti come obiettivi delle loro azioni, il che rappresenta la prova di come la rete terroristica riesca a sfruttare appieno le potenzialità offerte dall'integrazione globale dei mercati finanziari, al fine di trasferire capitali da un paese all'altro senza essere identifi cati e senza lasciare alcuna traccia dell'operazione eseguita. Delle ampie opportunità di profitto offerte dalla globalizzazione dei mercati e della straordinaria crescita di Internet si sono avvalse quindi anche le organizzazioni terroristiche, che hanno saputo sfruttare le più moderne tecnologie informatiche per movimentare capitali da una parte all'altra del globo. Trasferimenti di denaro tramite bonifici interbancari internazionali, internet-banking, strumenti elettronici di pagamento, sovrafatturazioni all'importazione e/o all'esportazione, sistemi di money transfer, formali o informali (come l'hawala), si rivelano quindi dei canali che possono essere facilmente utilizzati anche dalla rete terroristica per trasferire liquidità da un Paese all'altro. E, alla base di tutto, spesso, quanto alle fonti del denaro, ci sono l'evasione e l'elusione fi scale. Una volta, chi si caricava i soldi in spalla per portarli in Svizzera veniva chiamato «spallone». Anche se l'amministrazione fi nanziaria continua ancora oggi a sequestrare valigie cariche di contanti, tuttavia, in realtà, lo «spallone» moderno non ha più bisogno di viaggiare. Il punto di partenza per un'efficace azione di contrasto deve quindi partire dall'individuare e controllare i meccanismi di passaggio di risorse fi nanziarie sospette. Il fenomeno in cifre Nel 2008, per comprendere l'entità del fenomeno, uno degli evasori coinvolti nell'inchiesta aveva dichiarato redditi per 17.532,00 euro e intanto spediva in Cina 1.887.945,00 euro. Un suo connazionale, nello stesso periodo, dichiarava reddito zero e spediva invece in Cina ben 832.000,00 euro e così via fi no ad arrivare a una srl, in perdita per 19.019,00 euro, che, intanto, spediva tramite money transfer 2.518.000,00 euro. I dati Il caso dimostra la «inaffi dabilità» delle stime uffi ciali a descrivere tali tipi di fenomeni. I dati della Banca d'Italia, elaborati sulla base delle segnalazioni degli sportelli money transfer, rivelano infatti, negli ultimi anni, un crollo delle rimesse inviate in Cina rispetto alle precedenti statistiche. Tali dati però sono palesemente contraddetti da quanto invece emerso dalle indagini della Guardia di fi nanza.
01/05/2016 Pag. 13 N.104 - 1 maggio 2016
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Manutenzioni, fisco à la carte L'imprenditore sceglie il regime applicabile alle spese SANDRO CERATO Le spese incrementative sostenute sull'immobile sono capitalizzabili a incremento del costo dell'immobile ovvero nei limiti del 5% del costo dei beni strumentali posseduti dall'impresa unitamente alle altre spese sostenute nel corso dell'anno. È quanto emerge dalla lettura di una recente sentenza della Corte di cassazione (n. 7885 del 20 aprile 2016) secondo cui si attribuisce all'imprenditore la facoltà di scegliere il trattamento fiscale applicabile alle spese di manutenzione straordinaria sostenute per il rifacimento del tetto di un immobile utilizzato quale sede dell'attività nonché per la manutenzione di uno stampo. Prima di affrontare il contenuto della citata sentenza, è opportuno ricordare che gli immobili strumentali delle imprese concorrono alla formazione del reddito d'impresa anche tramite le spese di manutenzione e riparazione sostenute sugli stessi. Di tali spese si occupa l'art. 102, comma 6, del Tuir, secondo cui è necessario distinguere tra: - spese di manutenzione straordinaria portate a incremento del costo dell'immobile, e ammortizzate unitamente allo stesso; - spese di manutenzione ordinaria, deducibili nei limiti del 5% del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili quale risulta all'inizio dell'esercizio dal relativo libro cespiti (per i beni in leasing gli stessi con uiscono nel monte cespiti su cui calcolare il 5% solo dopo che sia avvenuto il riscatto degli stessi e la relativa iscrizione nell'attivo di bilancio); per le imprese di nuova costituzione il limite del 5% si calcola sul valore dei beni risultanti alla fi ne del primo esercizio. Laddove le spese di manutenzione ordinaria sostenute nel costo dell'esercizio eccedano il plafond del 5% del costo dei beni ammortizzabili, l'eccedenza è deducibile nei cinque periodi d'imposta successivi per quote costanti. Nel modello Unico dell'anno in cui le spese sono state sostenute è effettuata una variazione in aumento pari all'eccedenza dei costi rispetto al 5% del costo complessivo dei beni strumentali, e nei cinque periodi d'imposta successivi è eseguita una variazione in diminuzione pari a un quinto dell'eccedenza. Le spese di manutenzione e riparazione sono portate a incremento del costo dell'immobile solo quando, in base a corretti principi contabili, si riferiscano a migliorie, modifi che, ristrutturazioni o rinnovamenti di cespiti esistenti, e sempre che si concretizzino in un incremento signifi cativo e misurabile di produttività ovvero comportino un allungamento della vita utile del bene. Su tale aspetto, la circ. 17/5/2000, n. 98/E, ha chiarito che, qualora le predette spese di manutenzione e riparazione siano iscritte ad aumento del costo del bene cui si riferiscono, le quote di ammortamento anche ai fi ni fi scali sono determinate sull'intero valore incrementato del bene. Al contrario, qualora le spese siano sostenute per mantenere in efficienza il cespite al fi ne di garantire la vita utile prevista, le stesse rappresentano costi di competenza dell'esercizio in cui sono stati sostenuti. Il documento Oic n. 16, dedicato alle immobilizzazioni materiali, dopo aver individuato le spese di manutenzione come quei costi sostenuti per mantenere in effi cienza le immobilizzazioni materiali, per garantirne la vita utile prevista e la loro capacità produttiva, le suddivide come segue: - spese di manutenzione ordinaria, tra cui rientrano gli oneri di natura ricorrente che si sostengono per la pulizia, verniciatura, riparazione, sostituzione di parti deteriorate dall'uso, ossia spese che servono per mantenere in buono stato di funzionamento il bene, da imputare nel conto economico dell'esercizio di competenza; - spese di manutenzione straordinaria, rappresentate da quegli oneri che comportano un incremento significativo e tangibile di produttività o di vita utile del cespite, da capitalizzare sul costo del bene cui si riferiscono. Nella sentenza n. 7885 del 20 aprile scorso, la Cassazione ha affrontato il caso di una società che aveva sostenuto spese di manutenzione straordinaria per il rifacimento del tetto di un immobile utilizzato quale sede dell'attività, nonché spese di manutenzione di uno stampo, deducendo tutti i costi sostenuti nell'esercizio di competenza. Secondo l'Agenzia delle entrate il comportamento della società non rispettava il precetto di cui all'art. 102, comma 6, del Tuir, secondo cui era ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Per la Cassazione: costi straordinari sugli immobili deducibili nei limiti del 5%
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necessario distinguere tra spese di manutenzione ordinaria (quelle sostenute per lo stampo deducibili nei limiti del 5% del costo complessivo dei cespiti all'inizio dell'esercizio) e quelle di manutenzione straordinaria (sostenute per il rifacimento del tetto), capitalizzabili a incremento del costo dell'immobile e ammortizzabili unitamente allo stesso. I giudici di merito in entrambi i gradi di giudizio hanno dato ragione alle contestazioni mosse dall'Amministrazione finanziaria, sostenendo appunto che le spese aventi natura incrementativa dovevano necessariamente essere imputate a incremento del costo dei beni ammortizzabili e non potevano a scelta del contribuente rientrare nel «plafond» del 5% del costo complessivo dei beni ammortizzabili. Il limite del 5% riguarderebbe infatti solo le spese di manutenzione ordinaria. I giudici di legittimità, investiti della questione, hanno ribaltato le sentenze di merito, in quanto la disposizione dell'art. 102, comma 6, del Tuir, «consente all'imprenditore di esercitare l'opzione tra la capitalizzazione delle spese incrementative quale aumento del costo del bene ammortizzabile, ovvero la loro deduzione immediata entro i limiti quantitativi prefi ssati (deduzione di importo non superiore al 5% del costo complessivo dei beni ammortizzabili; deduzione dell'eccedenza per quote costanti nei cinque esercizi successivi)». In buona sostanza dalla sentenza emerge una sorta di facoltà di scelta del contribuente tra capitalizzazione e deduzione immediata sia pure entro i limiti previsti dall'art. 102, comma 6, del Tuir, e in tale senso la pronuncia sembra innovativa, anche se va segnalato che in dottrina è stato osservato che l'applicazione dell'art. 102, comma 6, del Tuir in ambito fi scale non richiede alcuna indagine volta alla discriminazione delle spese, e più precisamente se le stesse siano di manutenzione ordinaria o incrementativa. In relazione al contenuto della sentenza, va osservato in primo luogo che non sembra possibile stabilire la natura delle spese sostenute, anche se con riferimento a quelle sostenute per il rifacimento del tetto dell'immobile non sembra possa esservi alcun dubbio sulla natura incrementativa delle stesse, mentre per quelle sostenute sullo stampo si dovrebbe addivenire alla conclusione che trattasi di spese ordinarie. La stessa Amministrazione fi nanziaria, come già anticipato, ha più volte chiarito che, con riferimento alle spese di manutenzione capitalizzate (straordinarie) non trova applicazione il limite di deducibilità del 5% del costo complessivo dei beni strumentali, poiché laddove in base a corretti principi contabili le spese debbano essere imputate a incremento del costo del bene cui si riferiscono, gli ammortamenti vanno conteggiati anche ai fini fi scali sul valore risultante a seguito della capitalizzazione (circ. n. 98/E/2000 già citata e circ. nn. 10/E/2005 e 27/E/2005). In buona sostanza, dalla lettura della citata prassi emerge che laddove le spese di manutenzione e riparazione abbiano natura incrementativa e, in base ai principi contabili, siano capitalizzate a incremento del costo dei beni, le stesse anche ai fi ni fi scali devono concorrere alla formazione del reddito d'impresa in base alle quote di ammortamento dedotte sul costo complessivo del bene strumentale, e non possano concorrere alla formazione del plafond del 5% del costo complessivo dei beni strumentali, in quanto riguardante le sole spese ordinarie. I criteri di deduzione Principi contabili Manutenzioni ordinarie imputate nell'esercizio e manutenzioni straordinarie ad incremento del costo del bene Cassazione 7885/2016 Facoltà di scelta dell'impresa di dedurre tutte le spese di manutenzione nei limiti del 5% del costo complessivo dei beni strumentali
01/05/2016 Pag. 16 N.104 - 1 maggio 2016
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Il leasing ossigena l'economia Nel 2015 raggiunti 17 miliardi di euro di fi nanziamenti FEDERICO UNNIA Il leasing mette alle spalle un 2015 di forte crescita, collocando l'Italia al terzo posto in Europa come mercato. È quanto emerge dal rapporto annuale sul leasing realizzato da Assilea: lo strumentale cresce dell'11,8% del numero dei contratti e di circa il 4% in valore, continua la corsa dell'auto, +14,6% di contratti, +14,8% di valore, per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro erogati; si stabilizza l'immobiliare dopo il rimbalzo del 2014 e torna a crescere la nautica da diporto. Il primo trimestre del 2016, a conferma del trend positivo iniziato nel 2015, segna un +18,5% di contratti stipulati e +14,4% del valore, per 4,1 miliardi di valore fi nanziato che fanno guardare ai 18 miliardi di stipulato a fi ne anno come un traguardo possibile. Il leasing si conferma un importante strumento in grado di consolidare la ripresa e anche di fotografarne l'andamento. Nel primo trimestre 2016 si sono registrati oltre 100 mila nuovi contratti, per oltre 4,14 miliardi di valore finanziato, con una variazione di circa +18,5% in numero e +14,4% in valore rispetto allo stesso periodo del 2015. Diverse le categorie del leasing con segno positivo. Quello strumentale, meglio conosciuto come il leasing di macchinari e attrezzature, che nel 2015 ha raggiunto i 6,6 miliardi di stipulato, con una dinamica migliore degli investimenti, continua a crescere nel primo trimestre 2016 con +9,17% nel numero di contratti e +6,64% in valore. Il risultato si concentra nella fascia d'importo compresa tra 50 mila e 500 mila euro. Il settore auto prosegue la sua crescita dopo che nel 2015 ha raggiunto i 211 mila contratti (+14,6% sul 2014) per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro (+14,8% sul 2014). Nel primo trimestre 2016 si registra una crescita rispettivamente del 18,5% in numero, che supera quota 100 mila, e del 14,4% dello stipulato, con oltre 4,1 miliardi di erogato. Dopo sette anni di crisi, il leasing immobiliare si assesta su un valore di stipulato di circa 4 miliardi di euro. Nel primo trimestre del 2016 si registra la riduzione dell'importo medio delle operazioni, che ha portato il volume finanziato a ridursi del 4,3%, con una contrazione è interamente ascrivibile al segmento da costruire. La recente introduzione della norma che prevede il fi nanziamento in leasing immobiliare abitativo può rappresentare l'opportunità per un ulteriore rilancio del settore per l'anno in corso. Si stima che i potenziali interessati al di sotto dei 35 anni di età, cioè la fascia che benefi cia del massimo delle detrazioni fi scali, siano oltre 200 mila. Lo stipulato leasing aeronavale e ferroviario del 2015 mostra importanti segnali di ripresa, grazie soprattutto al mercato della nautica da diporto. Lo stipulato si è assestato su circa 322 milioni di euro, con un aumento rispetto all'anno precedente del 55,3%, che sale al 68,3% nella nautica, testimoniando il consolidamento della positiva dinamica iniziata l'anno precedente. Più contenuta la crescita del numero dei contratti. La nuova fi scalità. Grazie alle novità fi scali, introdotte con le ultime leggi di Stabilità, con la nuova legge Sabatini, particolarmente interessante per gli investimenti effettuati in leasing, il superammortamento e il leasing prima casa, si stima che nel 2018 il totale stipulato possa superare i 18 miliardi. Il superammortamento in particolare offre nuove opportunità di vantaggio per imprese e professionisti, prevedendo una maggiorazione del 40% del valore ammesso in deduzione dalla base imponibile Ires e Irpef rispettivamente di imprese e lavoratori autonomi, generando l'imputazione in ciascun periodo d'imposta di quote di ammortamento, ovvero canoni di locazione finanziaria, più elevati. La maggiorazione del 40% riguarda le quote capitale dei canoni e il prezzo di riscatto, la cui sommatoria coincide con il costo di acquisizione del bene. Un altro driver di crescita arriverà dal leasing prima casa, l'innovativo strumento che si affi anca al tradizionale fi nanziamento per l'acquisto dell'immobile abitativo, con la deducibilità del canone leasing, l'imposta di registro sull'atto di acquisto ridotta, la detraibilità del prezzo di riscatto nell'anno, l'esclusione dal pagamento dell'Imu e, dal 2016, anche della Tasi, l'assenza di costi di iscrizione e cancellazione di ipoteca. In particolare per gli under 35 con un reddito inferiore ai 55 mila euro l'anno è prevista la detrazione Irpef ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Dal rapporto annuale di Assilea. Italia terza in Europa per crescita dello stipulato
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pari al 19% delle spese sostenute per i canoni e i relativi oneri accessori, per un importo non superiore a 8 mila euro annui, mentre, nel caso del mutuo, la detrazione del 19% è per un importo massimo di euro 4 mila e interessa la sola quota degli interessi passivi, e sempre del 19% per il riscatto finale, per una soglia massima di 20 mila euro. Intanto il 2015 si è chiuso con 17 miliardi di fi nanziamenti all'economia reale. Nei «top 4» della Ue, l'Italia è il terzo Paese per crescita dello stipulato leasing, dopo la Gran Bretagna (+14,25) e la Francia (+9%) e prima della Germania (+5%). Da rimarcare che il 37% dei fi nanziamenti 2015 erogati grazie alla «nuova Sabatini», che fi nanzia l'acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature da parte di piccole e medie imprese, per un totale di circa 1 miliardo, sono stati erogati in leasing. Inoltre, quasi un terzo della provvista Bei 2015 destinata alle pmi in Italia è stata concessa a società di leasing, per un totale di 1,3 miliardi di euro. Nel 2015 il numero delle stipule è risultato in crescita in tutte le regioni italiane, con la sola eccezione della Valle d'Aosta. In termini di valore, si segnala il ritorno del Nord Est, la migliore macro area a livello nazionale, con una crescita del+7,5%, con punte positive in Trentino Alto Adige (+10,8%) ed Emilia Romagna (+15,8%). Il Nordovest cresce in termini di contratti, ma ette dello 0,7% in valore, a causa dell'immobiliare e del calo dello stipulato in Lombardia. Nel Centro cresce il numero delle stipule, per lo più alimentate dall'incremento del leasing auto, ma soprattutto si segnala il Sud che mette a segno il massimo aumento a livello nazionale del numero di contratti (+12,7%), con punte in Campania (+19,7%) e Basilicata (+17,6%). In termini di valore, il Mezzogiorno cresce del 6,8% rispetto al 2014, con buoni risultati nell'Auto e nello Strumentale. «Nel primo trimestre 2016 il leasing ha dato segnali estremamente positivi, con una crescita del valore fi nanziato del 14,37% sullo stesso periodo del 2015», commenta il presidente di Assilea, Corrado Piazzalunga. «Se a questo si aggiunge l'indagine Ucimu che registra un aumento degli ordini di macchine utensili, la spinta del Superammortamento e della Nuova Sabatini combinate con leasing, l'ingresso nell'immobiliare privato, con il Leasing abitativo e il miglioramento del quadro macroeconomico previsto per il prossimo biennio, siamo indotti a ritenere di poter ragionevolmente superare la soglia dei 18 miliardi di euro di stipulato al termine del 2016». Dalla ripartizione dello stipulato leasing 2015 per forma giuridica della clientela risulta il peso prevalente che le società di capitali che detengono la quota prevalente del mercato con un peso del 72,8% nel valore e del 50,0% nel numero dei contratti. In particolare le Srl da sole rappresentano il 50,0% del valore dello stipulato 2015 (+5,4% in numero e +3,8% in valore sul 2014). Coerentemente le analisi per settore di appartenenza confermano l'importanza dello strumento nella fi nanza del settore manifatturiero. Tuttavia cresce anche la propensione all'utilizzo del prodotto da parte dei privati, che ne comprendono i benefi ci derivanti dall'«utilizzo del bene» piuttosto che dalla proprietà dello stesso. Consistente è l'espansione dello stipulato verso persone fi siche e professionisti e ditte individuali, per le quali, nel 2015, il numero dei contratti e cresciuto del 6,1% e il loro valore complessivo del 7,8%. Lo stipulato Fonte Assilea Andamento del leasing (dati in migliaia di euro)
01/05/2016 Pag. 24 N.104 - 1 maggio 2016
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Lavoro, il jobs act fa calare il contenzioso MARIA CHIARA FURLÒ Con il calo della decontribuzione previsto nell'ultima legge di Stabilità, le nuove assunzioni stanno rallentando. La situazione emersa dagli ultimi dati Inps non ha portato sorprese, era infatti abbastanza prevedibile. Meglio invece va il contenzioso giuslavoristico, a cui il Jobs Act (legge 183/2014 e successivi provvedimenti di attuazione) sta contribuendo a dare una bella sfoltita. I professionisti del diritto del lavoro guardano avanti, convinti che un intervento fatto solo di incentivi non basti,e che se con la prima parte della riforma alcuni risultati si stanno cominciando a raccogliere, sul lavoro autonomo bisognerà impegnarsi molto di più del previsto. Secondo gli,ultimi dati dell'Inps, il numero delle assunzioni a febbraio 2016 sono risultate 341.000, con un calo di 48.000 unità (-12%) rispetto a febbraio 2015; a gennaio il calo era risultato del 17%. Nel bimestre gennaio-febbraio 2016 il saldo mensile, tra assunzioni e cessazioni, è pari a +167.000, inferiore a quello del bimestre corrispondente 2015 (+244.000) Un dato «certamente allarmante anche se la decontribuzione di fatto non si è fermata ma ha semplicemente rallentato.E infatti con la Legge di Stabilità 2016 la percentuale di riduzione contributiva scende al 40%, così come scende la durata del benefi cio a ventiquattro mesi». A spiegarlo è Marco Giardetti fondatore dello Studio Legale Marco Giardetti & Associati, secondo il quale il rallentamento delle assunzioni «è stato determinato semplicemente dal fatto che nel 2015 vi è stato un ricorso talmente massiccio alle a s s u n z i o n i agevolate che oggi le aziende hanno, per così dire, esaurito o diminuito le esigenze di assunzione avendo coperto l'effettivo fabbisogno con un costo azienda notevolmente ridotto. Ricordiamo infatti che le assunzioni avvenute nel 2015 benefi ciavano di sgravi contributivi maggiori sia in termini di quantum che di durata.E non dimentichiamo che molte assunzioni sono state determinate dalla possibilità di trasformazione dei vecchi contratti a progetto in contratti a tempo indeterminato con sanatoria di ogni possibile vizio relativo al rapporto precedente». Che il calo dopo il boom del 2015 sembri assolutamente fisiologico e sostanzialmente anche prevedibile, lo pensa anche Francesca Ciavarella dello studio Gerardo Vesci & Partners: «innanzitutto, dobbiamo considerare l'impatto percentuale dei numerosi accessi a questo strumento di incentivazione da parte delle aziende durante lo scorso anno che hanno, conseguentemente, ridotto il fabbisogno di personale (trattandosi di contratti a tempo indeterminato - sia in ragione di nuove assunzioni, sia in caso di trasformazione di altre tipologie contrattuali una volta assunto, il dipendente permane nella compagine aziendale con continuità). In secondo luogo, sulla «frenata» ha in uito altresì la riduzione degli sgravi contributivi previsti per il 2016 rispetto a quelli precedenti». Ciavarella ha ricordato infatti che essendo la decontribuzione ridotta al 40% e non più totale nonché per soli 2 anni in luogo dei 3 previsti per il 2015, le aziende sono state in qualche modo disincentivare, mentre per i prossimi mesi ritiene che «la differenza percentuale potrebbe aumentare o al massimo rimanere stabile, ma non certamente diminuire. Per il futuro molto dipenderà dall'andamento dell'economia in generale in quanto le riforme intervenute negli ultimi anni sul mondo del lavoro hanno indubitabilmente reso più agevole assumere». I dati dimostrano che gli incentivi per il 2015 hanno avuto un effetto di breve periodo, «come era prevedibile che fosse», sottolinea Giulietta Bergamaschi di Lexellent aggiungendo «da ciò si deduce che non bastano né la legge né gli incentivi per far ripartire in maniera netta le assunzioni in un momento di mercato che resta incerto. Credo comunque che la decontribuzione un effetto positivo lo abbia avuto soprattutto in termini di stabilizzazione dei rapporti di lavoro essibili. Non stiamo neppure assistendo a quell'erosione costante di occupati che c'è stata negli anni peggiori della crisi. Sono convinta che più che di ulteriori messe a punto sulla legislazione del lavoro (che comunque ora dovrebbero puntare a un obiettivo di medio periodo) adesso ci sia urgenza di politiche industriali incentivanti». Il più ottimista è Aldo Calza di Dentons, secondo il quale il -58% è tratto dall'Osservatorio Inps sul precariato che confronta soltanto i mesi di gennaio 2015 e 2016, «ovvio che il picco di assunzioni verifi ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Prime valutazioni sulla legge 183/14. Che ha già tirato il freno sull'occupazione
01/05/2016 Pag. 24 N.104 - 1 maggio 2016
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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catosi nel gennaio 2015 è irripetibile: era appena crollato il «muro di Berlino» fatto (non di calce e mattoni, ma) di oneri contributivi assurdi e di anacronistiche limitazioni ai licenziamenti. Non preoccupa dunque che i dati statistici, dopo quel gennaio 2015, siano lentamente tornati alla normalità. Una normalità comunque positiva». Positivo anche il commento di Stefano de Luca Tamajo, partner dello studio Toffoletto De Luca Tamajo e Soci che sottolinea come, ad ogni modo, «resta il fatto che il saldo tra le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le cessazioni è positivo (di circa 37.000 unità), a conferma che le recenti riforme Foto: Francesca Ciaravella Foto: Marco Giardetti
01/05/2016 Pag. 7
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Patti nuovi per rilanciare il Sud Renzi firma le intese su fondi e progetti in Calabria e Sicilia Dopo Napoli accordi a Reggio Calabria, Catania e Palermo. Lunedì tocca a Matera. Il presidente del Consiglio promette: «Faremo ripartire il Mezzogiorno in 2 anni» E chiede di lasciare perdere «i professionisti della polemica» ROBERTA D'ANGELO E` il "palco" più adatto al lavoro di Matteo Renzi, impegnato dall'inizio della sua esperienza a Palazzo Chigi a combattere i «professionisti del no», ed è dal Sud - dal suo tour in Calabria e Sicilia - che arriva ancora una volta il messaggio per una ripresa che parta dalla volontà di tutti. «Noi possiamo farcela a condizione che non facciamo solo l'elenco delle cose che non vanno e ci mettiamo tutti insieme a lavorare e a fare. I soldi ci sono». Non solo quelli non spesi, messi a disposizione dall'Europa, che restano un cruccio del presidente del Consiglio. Ma per cominciare oggi il Cipe (che parlerà anche di banda larga) stanzierà «risorse mai viste», per il «petrolio d'Italia» (un miliardo per il patrimonio culturale del Paese). E molte andranno proprio al Sud. Ancora, la «prossima settimana firmeremo il "patto per la Sicilia"», per un valore di 12 miliardi, di cui 2,5 mld nel biennio 2016-17. Il presidente del Consiglio gira le due regioni del meridione, per portare la sua "visione" dello sviluppo del Paese, che non può lasciare indietro il Mezzogiorno. Un progetto ampio che non contempla elezioni anticipate, dice. «Prima delle elezioni nazionali e regionali passeranno diversi mesi. Tutte le chiacchiere sulle candidature appassionano solo gli addetti ai lavori: politici, giornalisti e personale della pubblica amministrazione». I fatti sono altri. «Lunedì riapre Termini Imerese con 20 ingegneri. Sono stato il primo premier ad andare a Termini Imerese alla vigilia di Ferragosto in un giorno di caldo pazzesco: sembrava impossibile riaprirla e invece da qui alla fine dell'anno entreranno in fabbrica 250 operai». E dunque, «se l'Italia si mette in moto è perché Palermo e la Sicilia fanno la loro parte. Le nostre energie le mettiamo a disposizione di chi vuole ripartire, il futuro appartiene a chi ci crede». E «dico solo basta a chi racconta il Sud come un luogo dove va tutto male. A questi io dico di provare a dire per una volta sì». Anzi, il sud ripartirà «nei prossimi due anni. Costi quel che costi». Il premier viaggia con il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. In Calabria sceglie il Museo di Reggio per firmare il "Patto" per la regione: 7,5 miliardi per lo sviluppo. Nella sala che ospita i Bronzi di Riace si lascia andare: «Se i Bronzi fossero altrove, non avrebbero lo stesso significato che hanno in questo luogo che racconta una storia millenaria». E però, «dobbiamo impegnarci per creare collegamenti a questo Museo e le strutture necessarie per incrementare i visitatori». I dati sono ancora scarsi, specie riguardo ai turisti stranieri. «L'intera area sotto Roma, quando siamo arrivati nel 2014, aveva un dato di turisti stranieri inferiore alla provincia di Bolzano». Servono infrastrutture che aiutino i turisti a fruire del patrimonio immenso che abbiamo. «Oggi qui a Reggio Calabria c'è mezzo governo. Abbiamo preso degli impegni con la Calabria ed inaugurato il Museo, ma questo non basta. Noi continueremo ad insistere sul tema dell'Alta velocità». Un pensiero, quindi, all'autostrada rimasta un cantiere per anni. «A fine luglio faremo un sopralluogo sulla Salerno-Reggio Calabria e il 22 dicembre ci sarà l'inaugurazione». Insomma, il cuore del ragionamento resta lo stesso: «Dobbiamo dare spazio all'Italia che vuole dire sì e vuole guardare al futuro». E cade bene la coincidenza di un sogno realizzato nella regione: il passaggio della squadra di calcio del Crotone in serie A. Davanti alla sciarpa che gli viene regalata, Renzi scherza: «Voglio fare un grande in bocca al lupo al Crotone», ma «io ho una sola sciarpa. I politici che cambiano squadra di calcio per prendere due voti in più, io non li voterei. Io sono sempre stato della Fiorentina». Quindi il capo del governo si sposta in Sicilia, dove ringrazia la popolazione per «la generosità» dimostrata con i migranti. E anche qui il problema delle infrastrutture resta in primo piano. A Catania per firmare il "Patto" per la città con il sindaco Enzo Bianco, torna col pensiero al viadotto crollato a pochi giorni dall'inaugurazione. «Abbiamo fatto tutta questa strada per riaprire il viadotto? Sì, perché la Sicilia ha bisogno di serietà di cose concrete, di puntualità e di manutenzione. I grandi progetti li abbiamo tutti. Ma i grandi progetti verranno ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Il tour
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solo dopo quando i cittadini vedranno che la politica smette di buttare i soldi come i tanti fondi europei che sono stati buttati in questi anni. Come Anas c'è molto da fare. Prendiamo un impegno. Mai più scandali come quelli a cui abbiamo assistito. Mai più viadotti che crollano». IL CASO Atterraggio di emergenza prima dell'arrivo del premier L'arrivo di Matteo Renzi a Catania ieri è stato ritardato di 40 minuti perché l'aeroporto di Fontanarossa è rimasto chiuso per qualche ora dopo che un aereo della compagnia aerea Air Vallée, valdostana di origine ma riminese d'adozione, ha dovuto fare un atterraggio di emergenza. All'aereoplano, un biturboelica Fokker 50 che partiva da Rimini, non è riuscita l'apertura del carrello e il pilota ha dovuto atterrare usando solo il carrello principale e toccando la pista con il muso nella fase finale. Nessun ferito tra le 21 persone a bordo. «Abbraccio al pilota per la straordinaria efficienza nell'atterraggio e all'aeroporto per la grande professionalità» ha detto il presidente del Consiglio all'arrivo. Renzi si è poi spostato al Teatro Bellini, dove l'orchesta e il coro lo hanno accolto con il poco rassicurante coro "Guerra Guerra" della Norma. 2,2 milioni I NOSTRI "NEET", ITALIANI TRA I 15 E I 34 ANNI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO. ERANO MEZZO MILIONE IN MENO NEL 2007 CIOÈ PRIMA DELLA CRISI -13% IL CALO DEL PRODOTTO INTERNO LORDO DEL MEZZOGIORNO TRA IL 2008 E IL 2014. È UNA VOLTA E MEZZO IL CALO ITALIANO, CHE È STATO UN -8,7% 526 mila IL SALDO, AL NETTO DI COLORO CHE SONO RIENTRATI, DEI GIOVANI EMIGRATI DAL SUD AL CENTRO E AL NORD ITALIA TRA IL 2001 E IL 2014 65,1% LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE DELLA CALABRIA, SECONDO I DATI EUROSTAT È IL TASSO PIÙ ALTO TRA LE REGIONI DELL'UNIONE EUROPEA Foto: Le prima tappa del sabato meridionale di Matteo Renzi: all'inaugurazione del Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria, celebre per i Bronzi di Riace, che dopo dieci di lavori di restauro torna ad essere interamente visitabile. Foto: Le altre due tappe di Renzi, stavolta in Sicilia: al Teatro Bellini per la firma del "Patto per Catania" con il sindaco Enzo Bianco (sopra) e all'inaugurazione della carreggiata del viadotto "Himera" sull'autostrada Palermo-Catania (sotto) con il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio.
30/04/2016 Pag. 26
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L'associazione festeggia i suoi 70 anni assieme al presidente Mattarella Sangalli: abbiamo fiducia, non ci facciamo vincere dalla paura del declino FRANCESCO DAL MAS ue le strade per sfidare la crisi, incrementando e consolidando la ripresa: tagliare le tasse su famiglie ed imprese, riducendo drasticamente la spesa improduttiva, ed evitare di zavorrare i corpi intermedi, perché il confronto tra istituzioni e parti sociali rimane «un ingrediente indispensabile per il funzionamento della democrazia, non solo economica». Lo ha ribadito Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, festeggiando i 70 anni della propria organizzazione davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al teatro Fenice di Venezia, con un parterre di autorità governative (il viceministro Enrico Zanetti), regionali (il presidente Luca Zaia) e locali, in testa il sindaco Luigi Brugnaro. Sangalli non ha nascosto l'orgoglio di una realtà che rappresenta una parte del Paese, a volte silenziosa, ma essenziale, che oggi vale oltre il 40% del Pil e dell'occupazione. Il lavoro, appunto. I dati sull'occupazione diffusi ieri rappresentano "un risveglio" che si deve trasformare in una crescita robusta e duratura. È una sfida, secondo Sangalli, che il governo deve «assolutamente vincere». In che modo? Destinando «da subito alla riduzione delle aliquote Irpef tutte le risorse derivanti dall'abbattimento di sprechi e inefficienze nella spesa pubblica e dal recupero di evasione ed elusione fiscale». Il terziario rappresentato da Confcommercio chiede, al riguardo, «più coraggio e determinazione». Anche perché Sangalli ripete che mettere più soldi in tasca alle famiglie significa rilanciare i consumi e uscire definitivamente dalla situazione di incertezza. Ma ecco la raccomandazione: la disintermediazione tra i corpi intermedi, che pure vanno ripensati rispetto al ruolo fino ad oggi sostenuto, è pericolosa in un contesto che richiede ancora il massimo di condivisione. Una raccomandazione, davanti a Mattarella, ma per Renzi, evidentemente. Meglio dunque, trattenersi dal sfiduciare quelle parti sociali e quel mondo associativo che «non sono la zavorra di questo Paese ma anzi senza di loro una società sana non può stare in piedi». Confcommercio lo sta dimostrando, per come i suoi associati hanno affrontato la crisi - «questo compleanno lo dedichiamo a chi resiste e a chi spera» - anche se alcuni non sono riusciti a resistere («un decimo della storia confederale»). Il confronto tra istituzioni e parti sociali è, insomma, un auspicabile antidoto alle difficoltà, perché crea consapevolezza sugli obiettivi, fa emergere in modo trasparente le diversità di vedute, riduce i conflitti, promuove condivisione e rafforza la coesione sociale. Entrando nella specificità dei problemi, il presidente ha tra l'altro ricordato che Confcommercio non si è «mai sottratta» a una legge sulla concorrenza ma questo «spesso ha costretto i nostri operatori a competere non ad armi pari», perché «non c'è concorrenza quando le inefficienze e i deficit strutturali del nostro sistema-paese diventano un costo aggiuntivo». Certo, per affrontare questa delicata fase bisogna avere fiducia. Ebbene, caro presidente - così Sangalli si è rivolto a Mattarella - questa fiducia, noi ce l'abbiamo; non ci facciamo vincere dalla paura di declino. Foto: Il presidente di Confcommercio Sangalli con Sergio Mattarella
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Confcommercio: tagliate le spese per ridurre l'Irpef
30/04/2016 Pag. 9
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Per i rimborsi ci sarà un tetto, salta il limite di 100 milioni del fondo previsto dalla Stabilità. Il governo: «Non c'è un cent speso dai cittadini» IL DISCRIMINE Deve essere comprovata l'incapacità del cliente a capire il prodotto Antonio Signorini Roma Rimborsi automatici dell'80% con limiti di reddito e negli investimenti mobiliari che potrebbero escludere circa la metà dei clienti delle quattro banche fallite i cui risparmi in titoli sono stati azzerati dal salvataggio. È arrivato ieri sera l'atteso pacchetto banche con le nuove procedure per il recupero crediti e, soprattutto, i criteri per dare i «ristori» alle vittime del salvabanche, che gli ex obbligazionisti di Banca Marche, Etruria, Ferrara, Chieti aspettavano da cinque mesi. «Finalmente si chiude quella pagina brutta che c'è stata in passato», aveva annunciato il premier Matteo Renzi nel primo pomeriggio, sei ore prima dell'inizio del Consiglio dei ministri per sua stessa ammissione doveva essere «di quelli che dureranno e saranno impegnativi», ma che è in realtà durato solo due ore. In sintesi, per chi ha acquistato i titoli delle banche entro il 12 giugno del 2014 avrà diritto a un rimborso forfettario dell'80 per cento. Ma ci sono due condizione. Intanto un reddito inferiore a 35 mila euro all'anno. Oppure una patrimonio mobiliare (escluse gli immobili) inferiore ai 100mila euro, anche nei casi di redditi superiori ai 35mila euro. La versione entrata al consiglio di ieri individuava l'approvazione del burden sharing (la condivisione dei rischi da parte di possessori di titoli in caso di fallimento delle banche) in Europa dell'agosto 2013 come spartiacque. Secondo questa formulazione sarebbero rimasti fuori molti degli obbligazionisti. Con la nuova formulazione 158 risparmiatori dovranno sicuramente ricorrere agli arbitrati. Sono «quelli che avevano comprato i titoli nel mercato secondario per via telematica», ha spiegato il premier. Dovranno dimostrare che c'è stato il misselling , quindi la vendita fraudolenta di titoli, ha spiegato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. «Non c'è un centesimo speso dai cittadini, non c'è un truffato che non riprende i soldi, nessuno può dire che non ci sia stata attenzione da parte del governo», ha commentato Renzi. In realtà qualcuno resterà comunque fuori dai rimborsi. I limiti di patrimonio e reddito potrebbero escludere da 2mila a 4mila risparmiatori. Non è possibile quantificarli ora, ha spiegato Padoan. Ma su questo punto già si annunciano ricorsi. Per chi non rientra nei limiti, resta sempre l'arbitrato. Salta anche il limite di 100 milioni di euro per il fondo, individuato dalla legge di Stabilità. Le risorse per rimborsare gli obbligazionisti subordinati «vengono dal sistema bancario che finanzia questa operazione», ha spiegato il ministro dell'Economia. Renzi ha ringraziato la Commissione europea, ma anche il via libera di Bruxelles non è scontato. Bruxelles chiede che ci sia la comprovata l'incapacità del risparmiatore a capire il prodotto che le banche gli avevano proposto, come ha spiegato nei giorni scorsi il commissario europeo alla concorrenza Margrethe Vestager al Giornale . Patrimonio finanziario nella loro banca più di 100.000 euro Quota impegnata nelle obbligazioni subordinate meno del 30% Soldi investiti 8.065 LA FOTOGRAFIA 329,2 208,4 27,4 99% 10.559 1% 93,4 Fonte: dati Mef TOTALE SOLDI INVESTITI milioni di euro Clienti senza obbligazioni Clienti con obbligazioni Clienti che hanno comprato obbligazioni subordinate 1.010 1.484 milioni milioni Patrimonio ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Banche, arrivano i risarcimenti Ma solo per la metà dei truffati
30/04/2016 Pag. 9
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finanziario nella loro banca fino a 100.000 euro Quota impegnata nelle obbligazioni subordinate superiore al 50% Soldi investiti milioni Patrimonio finanziario nella loro banca fino a 100.000 euro Quota impegnata nelle obbligazioni subordinate tra il 30% e il 50% Soldi investiti
30/04/2016 Pag. 9
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Banda larga flop: gara e appalti sono già a rischio Gian Maria De Francesco Roma Il premier Matteo Renzi voleva mantenere la promessa fatta un mese fa e così ieri in videocollegamento con l' Internet day di Pisa (la cui Università fu pioniera della connessione in rete nel 1986) ha annunciato l'arrivo dei bandi per l'ampliamento della rete a banda ultralarga. «Lo Stato mette i soldi, miliardi di euro. Dopo tante chiacchiere si parte», ha annunciato ricordando che le aree interessate sono quelle a fallimento di mercato (denominate C e D, o come ha detto il premier «quelle un pochino più sfigate»), ovvero nelle quali gli operatori non sono interessati a investire senza sovvenzioni. L'obiettivo, ha ricordato, è arrivare «a 30 megabit» di banda larga per dare a tutti i Comuni un «livello minimo» anche se l'auspicio è «portare molte realtà a 100 megabit, andare a cento all'ora». L'enfasi renziana, però, potrebbe scontrarsi presto con una realtà più problematica. Come ha ricordato ieri il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi, sebbene vi siano stanziamenti del Cipe per 1,6 miliardi, «manca il nulla osta di Bruxelles e dei vari enti nazionali come Antimafia, Antitrust e Agcom». Insomma, le bozze dei bandi effettivamente ci sono e hanno effettuato il passaggio formale in Consiglio dei ministri. Ma le Authority hanno a disposizione 30 giorni per formulare osservazioni e soprattutto l'Anac guidata da Raffaele Cantone dovrà valutare la congruenza con il nuovo Codice degli appalti, appena entrato in vigore. Non meno importante è il passaggio a Bruxelles: la Commissione è contraria a bandi di importo elevato che ostacolerebbero la partecipazione delle imprese più piccole. I tempi potrebbero allungarsi. Lo stesso Renzi, inoltre, non ha favorito un clima di concordia con l'idea di coinvolgere nella partita banda larga anche Enel. L'auspicio, ha sottolineato Recchi (che è a capo del più grande operatore nazionale), è che «queste gare avvengano a parità di condizioni: ad oggi Enel è una startup che non ha ancora un metro di fibra posato, mentre noi ne abbiamo 11 milioni». Il numero uno del gigante delle tlc ha, infatti, concluso con una battuta: «Oggi i prezzi delle telecomunicazioni sono i più bassi d'Europa, mentre quelli dell'energia i più alti». 100 mega L'obiettivo del piano sulla banda larga è estendere la velocità di trasmissione dei dati il più possibile
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ENNESIMO SPOT DI RENZI
30/04/2016 Pag. 10
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Ci spiano Facebook e telefonino Il Grande fratello fiscale è realtà L'Erario setaccerà persino i social network per andare a caccia di evasori. E la Cassazione autorizza l'uso dei virus 007 sugli smartphone LE FONTI APERTE L'Agenzia delle Entrate monitora foto e post per verificare gli stili di vita Massimo Malpica Roma Addio privacy. Nell'era della dipendenza digitale globale non è solo l'indigestione di selfie a far danni. Pc, tablet e smartphone oltre che estensioni delle nostre vite, spalmate attimo dopo attimo sui social network, sono sempre più occhi e orecchie indiscrete, dispositivi che permettono non solo a malintenzionati, ma anche allo Stato, di spiarci ogni minuto, giorno e notte. Due notizie diverse confermano il trend e mettono a dura prova la privacy, violata sull'altare della sicurezza, ma anche - talvolta - sacrificata volontariamente, ma non si sa con quanta consapevolezza. La prima è la circolare 16/E dell'Agenzia delle Entrate, spedita ai dipendenti dal direttore Rossella Orlandi due giorni fa. Una lettera che spinge i controlli fiscali nel mondo dei social network. «Alle notizie ritraibili dalle banche dati», si legge a proposito degli strumenti di indagine, «si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte». Fonti aperte, come i profili Facebook, Twitter, Instagram dei contribuenti, che offrono - volontariamente, appunto uno spaccato delle proprie abitudini e, spesso, del proprio tenore di vita. Chi si fa bello postando la foto della barca o dell'auto sportiva dovrà, insomma, prepararsi a renderne conto al fisco. Per la verità, i controlli fiscali social sarebbero già attivi da tempo. Una decina di giorni fa l'Associazione Contribuenti.it ha diffuso i risultati di una ricerca che mostrerebbe un incremento del 270 per cento degli accertamenti fiscali svolti su pizzerie, pasticcerie e ristoranti attraverso Facebook per stanare gli evasori. E risale addirittura a marzo del 2011 quando a capo dell'agenzia delle entrate c'era Attilio Befera - l'idea di scatenare la caccia «social» ai trasgressori, attivando controlli incrociati tra gli stili di vita ostentati su Facebook e i redditi dichiarati al fisco. Vedremo se la reiterata minaccia di accertamenti sui profili imporrà contenuti più francescani agli adepti del social di Mark Zuckerberg, costringendo il lato esibizionista di molti alla continenza. L'altra nuova nel campo delle minacce alla privacy arriva invece dalla Corte di Cassazione, dove ieri le Sezioni unite penali si sono pronunciate su un tema delicatissimo: l'uso dei trojan «legali» come strumento di intercettazione da parte della magistratura. I dati ottenuti dai software di spionaggio - che permettono alla polizia giudiziaria di controllare in remoto qualsiasi attività e dato presente sui pc, tablet e smartphone «contaminati» dal malware e in uso agli indagati - sono utilizzabili pienamente come prova anche se il decreto di autorizzazione all'intercettazione non indica con precisione il luogo da sottoporre a controllo (impossibile nel caso dei trojan), ma solo per i processi di mafia e di terrorismo. Da un lato il «sì» è un primo grimaldello che permette, pur con dei paletti, l'uso dei «captatori informatici», definiti dalla Suprema corte «strumenti di formidabile invadenza nella sfera della privacy». D'altra parte in questo campo una regolamentazione è doverosa: trojan e spyware «legali» (uno dei leader mondiali è la milanese Hacking Team, «hackerata» a sua volta un anno fa) sono utilizzati da anni, senza troppa pubblicità, da forze dell'ordine e procure.
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ASSALTO GIUDIZIARIO
30/04/2016 Pag. 21 LA BANCA DEL FUTURO
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Marcello Zacchè Qualche giorno fa la più grande società del mondo, la Apple, ha annunciato i suoi primi conti trimestrali in calo dopo 13 anni. È che si cominciano a vendere meno iPhone, solo 50 milioni contro i 62 del periodo precedente. I motivi sono diversi, ma tra questi c'è senz'altro la difficoltà a innovare il prodotto: difficile pensare a smartphone molto più ricchi degli attuali. Che, nel frattempo, sono prodotti e venduti a prezzi anche molto più bassi da una decina di concorrenti multinazionali. E dove stanno guardando Apple, Samsung e compagni per proporre le prossime innovazioni? Alle banche. O, meglio, alla parte più popolare del business bancario: pagamenti e trasferimenti di denaro. In un futuro non lontano (che per piccoli numeri è già iniziato) sarà lo smartphone lo strumento chiave per effettuare molte operazioni non solo tramite la connessione al sito della banca, ma direttamente. È di fronte a cambiamenti come questi che si confrontano, già oggi, le banche italiane. Alle prese da quasi 10 anni con un fenomeno di disintermediazione che avanza a velocità straordinarie: dal 2008 a fine 2015 gli sportelli bancari sono diminuiti di 4mila unità, a quota 30mila. E se 8 anni fa le filiali italiane registravano 610mila ingressi l'anno, oggi il dato si è ridotto del 40% a 360mila. Ciononostante in Italia restano 49 sportelli ogni 100mila abitanti, contro una media europea di 36. Per questo la banca del futuro, come «servizio di massa», sta cambiando radicalmente. Dentro a una filiale ci si recherà solo per operazioni non tradizionali: acquisti di beni e servizi, immobili, consulenze, la pensione. Tutto il resto si farà dal pc di casa e ancor di più dallo smartphone. Mentre per quanto riguarda i bancari - passati da 340 a 295mila negli ultimi 8 anni - essi svolgeranno mestieri diversi e sempre più specializzati. Quello che le big del credito stanno già mettendo in atto - e di cui si dà almeno parzialmente conto in questo inserto del Giornale - è un modello di business bancario completamente rivoluzionato. Comprese le filiali, sempre più simili ad Alice nel Paese delle meraviglie che non agli sportelli kafkiani, e gli orari di apertura sempre più simili a quelli della grande distribuzione. La differenza la farà, come sempre, il più bravo. Perché è impensabile restare senza la banca. Ma è sicuro che le banche saranno sempre più diverse le une dalle altre. Fino, forse, a trovarcene una sotto casa com'è capitato agli abitanti di Colonia che, una mattina come un'altra, fuori dall'uscio hanno trovato una roulotte rossa e bianca dalla quale scendeva lui: il bancario mobile. Fedele al motto della sua Kolner Sparkasse: se tu non vai in banca, la banca viene da te. Con lo sportello a quattro ruote.
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Cambia un'epoca E il cassiere sarà sempre più virtuale
30/04/2016 Pag. 24 LA BANCA DEL FUTURO
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Ecco le nuove autenticazioni: voce, impronte digitali, del volto e persino la scansione del battito cardiaco Ennio Montagnani Negli ultimi anni gli istituti di credito italiani hanno ampliato l'offerta e sono ora in grado di garantire numerosi servizi innovativi come, per esempio, F24, @e-bollo, voucher Inps, bonifici per la ristrutturazione edilizia. Servizi che vanno ad aggiungersi a prodotti e servizi già disponibili da tempo: dai conti di pagamento alle carte di debito, dalle carte di credito alle carte prepagate e fidelity, dal pagamento di bollettini, ai Mav, dai Rav ai bollettini Freccia, dai bonifici ai cosiddetti peer to peer landing (prestito personale erogato da privati ad altri privati su Internet), dalle installazione Pos alla gestione dei buoni pasto elettronici, dai pagamenti verso la Pubblica Amministrazione con adesione a Pago Pa alle rimesse di denaro. Ma nei prossimi cinque anni sono previste nuove profonde trasformazioni in termini di servizi e di modalità di accesso. In primis, dovrebbe sparire l'uso della password. Per autenticare gli account privati di Internet e mobile banking si punterà sempre di più sul riconoscimento biometrico. Tradotto in pratica, invece di codici alfanumerici per accreditarsi nella banca del futuro si richiederà la voce del cliente, piuttosto che la lettura delle impronte digitali, il riconoscimento dei tratti del volto e, persino, la scansione del battito cardiaco. Un'evoluzione che dovrebbe riguardare nel tempo anche i lettori di carte di credito; già oggi Widiba, la banca online del Gruppo Mps, autorizza l'accesso alla propria app utilizzando la voce del cliente: una volta autorizzati, si può pagare i bollettini con il Qr code, conoscere in tempo reale quanto si spende con My Money, pagare all'istante con MoviPay e tenere sotto osservazione gli investimenti. Il servizio Widiba Apple Watch, invece, è accessibile tramite la propria impronta digitale, e permette di effettuare i pagamenti ai contatti preferiti, visualizzare il saldo e i movimenti delle carte, seguire l'andamento degli investimenti. Sul riconoscimento delle impronte digitali si basa pure il sistema touchID di Fineco Bank mentre Webank, la banca online del gruppo Popolare di Milano, ha introdotto il prelievo dal bancomat senza carta: l'app di Webank, premiata come la migliore app finanziaria del 2015, consente di effettuare prelievi e operazioni senza nessuna carta. Banca Mediolanum, tramite la tecnologia Nfc (Near Field Communication), permette invece di effettuare pagamenti con lo smartphone in modo semplice e veloce dopo il riconoscimento della impronta digitale. È sufficiente infatti avvicinare il telefono ai Pos abilitati contactless per effettuare i propri acquisti. Per attivare il servizio Nfc, basta accedere all'app Mediolanum Wallet, entrare nella sezione Nfc, selezionare la carta che si desidera utilizzare in modalità Nfc e cliccare su «Attiva Nfc»: una volta ricevuto il messaggio di conferma, è sufficiente utilizzare il link contenuto nell'sms per scaricare la Freedom Easy Card Plp o la Mediolanum Card Plp, necessaria per effettuare pagamenti. Grazie alla videoguida, si viene indirizzati a tutti i passaggi dell'attivazione. Nel frattempo, osservando quanto già accade all'estero, è possibile scoprire che cosa stia per succedere fra poco anche in Italia. I due colossi hi tech, Apple e Samsung, per esempio, hanno sviluppato pagamenti da smartphone sfruttando la tecnologia TouchID tramite la quale è possibile riconoscere l'impronta digitale. Un istituto di credito britannico, invece, è a buon punto per l'introduzione di sistema di riconoscimento basato sulla lettura del battito cardiaco mentre un gruppo bancario Usa ha già attivato una succursale di nuova generazione presso la quale il cliente è in grado di prelevare denaro senza carta, utilizzando semplicemente un video bancomat. In Finlandia infine è già possibile accedere al proprio conto online dopo una scansione dei lineamenti del viso. LE NUOVE TECNOLOGIE Una selezione di alcune delle più innovative tecnologie per autenticare gli account privati di Internet e mobile banking in Italia SERVIZIO Mediolanum Wallet MODALITÀ DI ACCESSO Riconoscimento delle impronte digitali ISTITUTO Banca Mediolanum SERVIZIO Fineco touchID MODALITÀ DI ACCESSO Riconoscimento delle impronte digitali ISTITUTO Fineco Bank SERVIZIO ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Entro cinque anni sparirà la password
30/04/2016 Pag. 24 LA BANCA DEL FUTURO
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Webank banking MODALITÀ DI ACCESSO prelievo senza carta con smartphone o smartwatch ISTITUTO Webank SERVIZIO My Money MODALITÀ DI ACCESSO Riconoscimento della voce ISTITUTO Widiba SERVIZIO MoviPay MODALITÀ DI ACCESSO Riconoscimento della voce ISTITUTO Widiba SERVIZIO Widiba Apple Watch MODALITÀ DI ACCESSO Riconoscimento delle impronte digitali ISTITUTO Widiba
01/05/2016 Pag. 8
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Il premier spaventato dai sondaggi Chicco Testa in pole per lo Sviluppo ELISA CALESSI Alla fine Matteo Renzi avrebbe scelto Chicco Testa. L'attuale presidente di Assoelettrica e di Sorgenia, secondo fonti vicine al premier, è in dirittura d'arrivo come prossimo ministro dello Svilluppo economico. Negli anni Ottanta presidente di Legambiente, poi deputato del Pci e del Pds, quindi presidente di Enel, Testa è stato al vertice di aziende pubbliche e private, sempre occupandosi di energia e rinnovabili. Fino all'attuale incarico in Assoelettrica. Nuclearista convinto, riformista, rappresentante di quell'ambientalismo che sfida i vecchi tabù. Negli ultimi anni si è avvicinato a Renzi, diventandone un grande sostenitore. La sua nomina dovrebbe arrivare martedì, insieme a quella di Marco Carrai a capo della nuova unità di cybersicurity di Palazzo Chigi. Una scelta, quella di Testa, che, se confermata, rafforza l'orientamento di Renzi di circondarsi di persone competenti e di completa fiducia, in linea con il "renzismo". Altro indizio del fatto che il premier vuole serrare i ranghi in vista della battaglia decisiva, quella del referendum costituzionale. Mentre, infatti, un sondaggio sulle elezioni amministrative esclude il Pd dal ballottaggio e un altro, a livello nazionale, riduce a poco più di 2 punti la forbice tra Pd e M5S, Renzi è tutto proiettato su ottobre, sulla consultazione referendaria. La rilevazione che conferma i peggiori timori è fatta da Scenari Politici per Huffington Post : il candidato del Pd, Valeria Valente, non arriverebbe nemmeno al secondo turno (si ferma al 21%), superata da Luigi De Magistris (38%) e dal candidato del centrodestra, Gianni Lettieri (23%). E le ombre si allungano anche su Torino, dove la distanza tra Piero Fassino e la candidata grillina va diminuendo sempre di più. Così come a Milano, dove Beppe Sala continua a calare nei sondaggi. In più, ieri, un sondaggio di Nando Pagnoncelli dava il Pd al 31,1%, con una flessione dell'1,1%, distanziato solo del 2,2% dal M5S, risalito al 28,9% (+2%). Naturale che, con questi chiari di luna, si rafforzi la scelta di Renzi di non mettere la faccia sulle Amministrative e di concentrarsi sulla sfida di ottobre. Anche perché la partita del referendum costituzionale non è affatto scontata. Perciò ha deciso di partire. Senza aspettare nemmeno il primo turno delle Amministrative, men che meno i ballottaggi, come gli chiedeva la minoranza. Si comincia domani. E sarà un vero e proprio tour, sullo stile di quelli fatti nelle primarie, quello che lo impegnerà un giorno a settimana su e giù per l'Italia. Si parte domani mattina da Firenze, Teatro Niccolini. Dalla sua città, dove è cominciata la sua avventura politica, e in particolare da un luogo, il Teatro Niccolini, che da sindaco si è impegnato a far riaprire. Una scelta simbolica molto forte, che trasformara la sfida referendaria nel suggello di quell'inizio. Anche se Jim Messina, il consulente di Obama che Renzi ha arruolato per farsi aiutare, gli ha suggerito di evitare l'eccessiva personalizzazione, puntando al merito della riforma. Per quanto, si dice tra i suoi, ci penseranno gli avversari a personalizzare il referendum. Il format sarà un one-man-show: Renzi al microfono e dietro uno schermo su cui si alterneranno i video. Ad aiutarlo nella confezione dello "show" è Proforma, agenzia di comunicazione pugliese impegnata a dare una mano anche a vari candidati dem nelle Comunali. Le parole chiavi ideate insieme a Messina, sono tre: "semplicità", "semplificazione" (del quadro istitituzionale) e " riduzione dei costi" della politica. Attorno a queste, si svilupperà anche la comunicazione del Pd. Entro l'11 maggio, poi, partirà la macchina organizzativa. Verranno costituiti il comitato nazionale per il sì (guidato dal ministro Maria Elena Boschi e presieduto da un costituzionalista, si parla di Carlo Fusaro o di Francesco Clementi), quello cultura e spettacolo del Pd e, a scendere, i comitati nelle varie città. Le regole saranno le stesse dei comitati per le primarie: basteranno 10 aderenti. Un modo per favorirne la diffusione. L'idea è che nascano in ogni quartiere, nei luoghi di lavoro. Entro l'11 maggio, poi, vanno trovate le personalità di punta che affiancheranno Boschi e Renzi nel perorare la causa in giro per il Paese. Intanto ieri Renzi è andato prima a Reggio Calabria, poi a Catania, dove ha firmato il patto per il Sud. Oltre 400 milioni per il capoluogo calabro, circa 5 miliardi per la Calabria e più di 780 milioni per la Sicilia, destinati a infrastrutture, ma anche ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Domani il via alla campagna per il «sì» al referendum
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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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ambiente, cultura, sviluppo economico, turismo, edilizia sanitaria, sicurezza. In realtà si tratta di fondi in gran parte già stanziati nella precedente legge di stabilità o che derivano da programmi precedenti. Foto: Chicco Testa, 64 anni, è stato attivista di Legambiente, deputato Pci e Pds, quindi presidente dell'Enel. Da fervente ambientalista è diventato un convinto sostenitore dell'energia nucleare [LaPresse]
30/04/2016 Pag. 2
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«Bancomat tassati». Scatta il panico La Orlandi: 500 euro prelevati sono reddito. Poi le precisazione: vale solo per le imprese ANTONIO CASTRO «Spesso si considera reddito un patrimonio che deriva da cause diverse e non è per forza frutto di evasione fiscale. Lo sa che oggi se lei preleva 500 euro dal Bancomat possono essere considerate un reddito e dunque tassate? Bisogna andarci con i piedi di piombo». Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle Entrate è il volto buono del fisco. O almeno si sforza di esserlo. Ci prova. Assicura - in un'accomodante intervista a Repubblica di ieri - che da adesso in poi si cambia (a dir la verità lo avevano promesso anche i suoi predecessori): basta dare il cordoglio a milioni di lavoratori dipendenti, pensionati e giovanotti alle prese con le detrazioni per le spese universitarie incrociate con i voucher. Caccia vera ai grandi evasori, invece. Bene, se non fosse per la citazione del prelievo da 500 euro che rischia di essere considerato reddito, quindi da tassare, quindi da sanzionare. Di buona mattina - letto l'articolo - professionisti e imprenditori cominciano ad agitarsi. Il caffè del mattino diventa acido nello stomaco: e scattano le telefonate. Il centralino di Libero ne intercetta diverse di telefonate allarmate: "Ma scusi, che è 'sta storia che non posso più prendere 500 euro dal mio conto?", vomita d'un fiato un non meglio qualificato professionista di Roma Nord. Clik. Poi una seconda telefonata: "E da quando non posso prelevare i soldi al bancomat che rischio di finire nella lista degi evasori?", è la domanda che ci rivolge un avvocato di Legnago (Vr). E via così; la terza, la quarta... Non resta che chiedere ad un esperto: Giuseppe Melis, ordinario di diritto tributario della Luiss è un luminare in materia: «In realtà così non è più, perché la presunzione dei prelevamenti (prelevamenti non giustificati = ricavi) si applica solo alle imprese. Non si applica, infatti, più ai lavoratori autonomi dopo che l'applicazione ad essi della presunzione dei prelevamenti è stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Consulta». Melis è un'autorità in materia. Però - parlando di tasse - è meglio farne due di verifiche. E così chiediamo lumi anche alle Entrate. Forse lo spazio per l'articolo non ha consentito di spiegare bene la storia dei 500 euro. A stretto giro di mail le Entrate chiariscono: «La norma non si applica ai prelevamenti ma solo ai versamenti dei professionisti, a seguito della sentenza della Consulta. Si applica invece sia ai prelevamenti sia ai versamenti delle imprese». Tutto chiaro, quindi: infarto sventato. ::: LA VICENDA LA FRASE Nella lunga intervista rilasciata ieri dal direttore delle Entrate Rossella Orlandi a «Repubblica» c'è un passaggio che ha creato non pochi scompensi a professionisti e partite Iva: «Spesso si considera reddito un patrimonio che deriva da cause diverse e non è per forza frutto di evasione fiscale. Lo sa che oggi se lei preleva 500 euro dal Bancomat possono essere considerate un reddito e dunque tassate? Bisogna andarci con i piedi di piombo». PER CHI VALE In effetti una norma in questo senso esisteva ma è stata bocciata dalla Consulta che ha dichiarato illegittima la presunzione dei prelevamenti non giustificati (cioè dei ricavi). Il discorso cambia, invece, per quanto riguarda i versamenti effettuati dai professionisti. Per quanto riguarda le imprese, invece, la necessità di rendere giustificabili (attraverso i flussi di cassa) prelevamenti e versamenti rimane per le imprese. Foto: Marco Carrai [LaP] Foto: Rossella Orlandi [LaP]
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L'intervista a «Repubblica» del capo delle Entrate
01/05/2016 Pag. 11
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ROMA PRIMO MAGGIO di lavoro per il governo che stamani riunirà il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, per mettere in pista un investimento «di 3,5 miliardi di euro: 2,5 per la ricerca e 1 per la cultura». È il modo migliore secondo il premier Matteo Renzi di celebrare la Festa dei lavoratori perché «un disoccupato non festeggia il Primo Maggio, gli sembra un crimine. Non serve a niente raccontarsi i risultati» se poi non si mettono in campo nuove misure per fare altri passi avanti. Certo, «c'è anche il bicchiere mezzo vuoto ma siamo convinti che qualcosa si stia muovendo. Preferiamo chi cerca di fare qualcosa rispetto a chi fa solo l'elenco delle critiche, dall'alto di una cattedra e specchiandosi, e non vuole sporcarsi le mani». DOPO ventiquattro ore in Calabria e Sicilia - tappe Reggio Calabria, Catania, il viadotto Himera chiuso per un cedimento un anno fa e ora riaperto, Palermo - il premier difende quanto fatto finora, dagli 80 euro («una mancia solo per chi guadagna tanto») al Jobs Act («pochi posti? Non sono numeri, sono persone»), e rilancia sulla crescita. Con una premessa ripetuta un paio di volte: non è andato al Sud per fare inaugurazioni «in pompa magna» o «passerelle» elettorali tanto - messaggio forte e chiaro alle varie opposizioni - «per due anni non si vota». Via qualche altro sassolino nella scarpa: «Dicono che sono un venditore? No, sono impegni precisi, fatti concreti, piccoli e grandi miracoli», puntualizza. Per il Mezzogiorno servono investimenti, certo, ma soprattutto mai più spreco di risorse pubbliche: «È scandaloso - attacca Renzi - pensare che negli ultimi 10 anni non c'è stata crescita, perché non si sono spesi i fondi stanziati dall'Ue». È vergognoso che si siano «lasciate andare a male opere pubbliche», al Sud «c'è molto da fare per l'Anas e lo faremo», ma ora «prendiamo l'impegno: mai più scandali, mai più viadotti che crollano, non ci sono i cittadini di serie A al Nord e di serie B al Sud, c'è l'Italia tutta intera». I PATTI che Renzi firma con i sindaci, da Giuseppe Falcomatà a Enzo Bianco, a Leoluca Orlando, vogliono essere una «svolta»: d'ora in poi «la classe dirigente», in Italia «campionessa nel trovare alibi», si «controllerà a vicenda». Anche gli istituti di credito devono fare la loro parte per il rilancio del Paese: serve più credito e meno banche. Non è la prima volta che Renzi lo dice: «Ci sono troppi banchieri», «non è possibile che dappertutto ci siano cda e poltrone. Quindi, qualche banchiere in meno, e più crediti alle imprese, alle famiglie, e a qualche giovane che voglia aprire una attività senza troppi pensieri». Ai giornalisti, poi, che insistono per capire se il Ponte sullo Stretto di Messina si farà o meno il premier risponde che solo «quando finalmente avremo sistemato la Calabria e la Sicilia potremo affrontare la questione, ma prima dobbiamo togliere di mezzo quello che è rimasto fermo per troppo tempo». Prima la Salerno-Reggio Calabria, prima la sistemazione delle strade siciliane. Veronica Passeri
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Renzi: noi al lavoro anche oggi «Riuniti per investire 3,5 miliardi»
30/04/2016 Pag. 8
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Achille Perego MILANO NELL'INTERNET DAY, la giornata chiamata a celebrare il 30 aprile di trent'anni fa quando dal Cnr di Pisa partì il primo collegamento con la Rete americana Arpanet, il 'papà' del web, e quindi il nostro Paese mosse il primo passo nella grande Rete, Matteo Renzi spinge sull'acceleratore dei collegamenti a banda larga per un salto tecnologico dell'Italia. Sul tavolo del Consiglio dei ministri in corso ieri sera, infatti, come preannunciato dallo stesso premier in collegamento video con l'Internet Day di Pisa, c'era il via libera formale ai bandi di gara per i cluster C e D. Ovvero, sempre per dirla con il premier, le zone «un pochino più sfigate» della Penisola. Quelle nelle quali è meno conveniente l'intervento degli operatori privati. Proprio per questo, per portare la banda larga nei Comuni meno redditizi sul fronte dei possibili ricavi, lo Stato darà un forte contributo. Ovvero «ci metterà i soldi» e «dopo tante chiacchiere si parte». CON un fondo statale del Cipe pari a 4,9 miliardi di cui 3,5 già stanziati e 2,2 destinati proprio alle aree bianche o a non interesse di mercato. Per le zone più interessanti e ricche dal punto di vista dei guadagni delle compagnie telefoniche, invece, i cluster definiti A e B, ha spiegato sempre Renzi «non c'è bisogno dei soldi pubblici e gli operatori privati possono portare la banda larga in competizione tra loro». L'obiettivo del governo, annunciato lo scorso 7 aprile durante la presentazione del piano strategico per la banda larga che vedrà protagonista l'Enel, con la nuova società Enel Open Fiber, è quello di coprire il 100% del Paese entro il 2020 con i collegamenti a 30 mega bps e arrivare al 50% con quelli a 100. Che sarebbe già un grande risultato visto il punto di partenza. Oggi infatti siamo il fanalino di coda dell'Europa come denuncia l'Adoc. Tanto che le connessioni da postazioni fisse a banda larga coprono solo il 20% contro il 62% della media europea e con zone, specialmente quelle rurali (dove il ministro delle Politiche Agricolte Martina ha preannunciato ieri, utilizzando fondi europei, investimenti per 250 milioni entro il 2020) addirittura completamente abbandonate. Peggio ancora per le connessioni a banda ultra larga (100 mbps) che vede solo il 4% delle famiglie italiane in grado di utilizzarle contro il 26% della media Ue. E non parliamo poi di quelle oltre quota cento, praticamente inesistenti rispetto a una media europea del 9%. PER SUPERARE quello che in gergo si chiama il digital divide è scesa in campo con forza l'Enel. La nuova società Enel Open Fiber, che ha stretto accordi con Vodafone e Wind, è pronta a investire 2,5 miliardi per cablare con la fibra ottica ultraveloce 224 città italiane coprendo le aree più remunerative (quelle A e B). Un progetto eventualmente aperto anche all'ingresso di Telecom Italia che, ha spiegato ieri il suo presidente Giuseppe Recchi, è pronta a partecipare ai bandi di gara del governo «dove c'è convenienza» e anche a rilevare il 100% di Metroweb, la società attiva nella posa della fibra. Da sola comunque Telecom punta a coprire l'84% della popolazione con i collegamenti a banda larga entro il 2018. Ma anche Vodafone conta di raggiungere oltre 200 città con la fibra mentre Fastweb ha annunciato di portare la velocità a 200 megabit entro il 2020 per il 50% della popolazione.
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Web super veloce, rivoluzione al via Il governo: «Banda larga ovunque»
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE 8 articoli
01/05/2016 Pag. 5
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Investimenti in Calabria e Sicilia e il ricordo di Pio La Torre. La campagna per il sì La priorità La lotta alle mafie è una priorità che deve unire tutte le persone perbene, noi siamo in prima fila 3,5 miliardi sbloccati Il 1° Maggio ci riuniamo e il Cipe assegnerà 3,5 miliardi di fondi: 2,5 alla ricerca, uno alla cultura Dino Martirano REGGIO CALABRIA Con le tappe in Calabria e in Sicilia, il premier ha messo altre due bandierine per il suo «Gran tour d'Italia» che, fino alla prova muscolare e decisiva del referendum costituzionale di ottobre, lo porterà in molti altri territori «a parlare di cose concrete e di impegni specifici». Una vera «maratona», la definisce Matteo Renzi, che ieri ha toccato anche due luoghi simbolo, scelti per mostrare la volontà del governo di pilotare la «rinascita» del Mezzogiorno: il Museo archeologico di Reggio Calabria (appena restaurato sotto la guida dell'architetto Paolo Desideri, con una sala per i Bronzi di Riace degna di un Paese europeo) e il viadotto Himera dell'autostrada Palermo-Catania riaperto al traffico dopo anni e anni di transenne. Così - ai calabresi e ai siciliani ma anche ai sindaci Giuseppe Falcomatà, Enzo Bianco e Leoluca Orlando Renzi, calato ancora di più nel ruolo di «sindaco d'Italia», ha parlato di «straordinaria manutenzione» ma ha promesso pure investimenti strategici. Il tutto formalizzato con la firma di tre distinti patti per il Sud a Reggio, a Catania e a Palermo: «Pero, prima si tiene in ordine quello che c'è e poi si pensa al futuro». E prima di «iniziare a pensare al ponte sullo Stretto per collegare con l'alta velocità Napoli a Palermo», ci sono da chiudere i cantieri dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria: «Ci sarà un sopralluogo a luglio e manterremo l'impegno preso per il 23 dicembre 2016». Dunque «faremo ripartire il Sud in due anni, costi quel che costi», ha detto Renzi salutando come un segno propiziatorio la riapertura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che a fine anno dovrebbe dare di nuovo lavoro a 250 operai. In sintesi, «i grandi progetti verranno dopo che la politica smetterà di buttare via i soldi... L'Italia non cresce anche per lo scandalo vergognoso di non aver speso i fondi Ue». Al teatro Bellini di Catania (la visita è stata accompagnata dalla protesta pacifica dei lavoratori di Gioia Tauro e dei dipendenti di Almaviva), Renzi ha annunciato che proprio oggi, Festa dei lavoratori, riunirà a Palazzo Chigi il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) per autorizzare 3,5 miliardi di investimenti: 2,5 miliardi per la ricerca e il «capitale umano» e un miliardo per cultura e turismo. E domani il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini (che ha accompagnato Renzi insieme al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio) illustrerà l'elenco dei siti e i musei, molti dei quali al Sud, che beneficeranno dei fondi: il centro dell'Aquila, Pompei, Ercolano, Capodimonte, tra gli altri. A proposito del Primo Maggio di lavoro a Palazzo Chigi, Renzi ha risposto così: «Il Primo Maggio un disoccupato non festeggia...». Poi tra un balzo in elicottero per raggiungere il viadotto riaperto e una attesa nei cieli sul volo di Stato perché la pista di Catania era impegnata con l'atterraggio di emergenza, Renzi ha anche parlato di banche. E non è stato tenero: «Ci sono troppi banchieri, bisognerebbe avere il coraggio di dire che le banche devono fare accorpamenti perché non è possibile che ovunque ci siano cda e poltrone. Servirebbe qualche banchiere in meno e più crediti alle imprese, alle famiglie, e ai giovani». Comunque, è il messaggio del governo, il clima è più sereno con le tre questioni spinose (banche nomine e rapporto con l'Europa) che sono risolte. Inevitabile, con la grillina Federica Dieni che ha dato a Renzi del «codardo» perché «è scappato davanti ai cittadini», un riferimento alla piaga che più di altre mette in ginocchio il Sud: «La lotta alle mafie e una priorità che deve unire tutte le persone perbene e noi siamo in prima fila contro la criminalità organizzata», ha detto il premier dopo aver deposto un fiore nella strada di Palermo dove, il 30 aprile del 1982, vennero assassinati Pio La Torre (deputato del Pci, padre della legislazione contro l'economia mafiosa) e il suo assistente Rosario Di Salvo. «A questo gesto, ci tenevo», ha detto il premier GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Renzi apre il dossier Mezzogiorno «Deve ripartire, lotta alle mafie»
01/05/2016 Pag. 5
diffusione:325546 tiratura:405864
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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prima di rientrare a Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA 3,5 miliardi La cifra che sarà destinata dal Cipe e così ripartita: un miliardo al patrimonio culturale dell'Italia e 2 miliardi e mezzo alla ricerca Il capolavoro bronzi di riace Le due statue di bronzo, del l V secolo a.C., rinvenute il 16 agosto 1972 da un sub a 200 metri dalle coste di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, sono esposte al Museo archeologico nazionale di Reggio: considerate tra i capolavori scultorei più significativi dell'arte greca e tra le testimonianze dirette dei grandi maestri scultori dell'età classica, furono con molta probabilità realizzate ad Atene e caricate su un battello per essere trasportate a Roma, forse destinate alla casa di qualche patrizio.
01/05/2016 Pag. 1
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Sara Monaci A un anno dall'Expo accelera il piano per la valorizzazione dell'area. L'ad di Arexpo, Bonomi: già 20 manifestazioni di imprese per insediarsi. u pagina 19 pOggi riapre, simbolicamente, il sito di Expo, con un concerto dell'Orchestra dell'Accademia Teatro alla Scala. E da oggi si torna così a parlare del cosiddetto «post Expo», cioè la valorizzazione dell'area da oltre un milione di metri quadrati, costata agli enti locali 160 milioni, infrastrutturata per l'evento universale ma che senza un progetto chiaro rischia di rimanere una landa desolata tra il Comune di Milano e quello di Rho. Secondoi vertici della società dei terreni Arexpo ci sono almeno 20 aziende intenzionate a trasferirsi quie che hanno già inviato una manifestazione di interesse per quello che dovrà diventare un polo internazionale delle scienze umane, come dichiarato dal premier Matteo Renzi. Ogni settimana il numero dei contatti con le imprese sale, dice l'amministratore delegato Giuseppe Bonomi. Acquae bonifiche allo studio Sui terreni tuttavia, secondo indiscrezioni, si dovrà valutare la necessità di una bonifica delle falde acquifere, problema che sarebbe stato sollevato da alcuni geologi ma sui cui ancora non ci sono chiare risposte sui costi (e soprattutto su chi dovrebbe sostenerli). La cintura industriale a Nord di Milano potrebbe infatti trasmettere residui inquinanti nelle falde (piuttosto altea Milano), che poi potrebbero metterea rischio il terreno. Si tratta di una questione ancora allo studio, e che potrebbe complicare ulteriormente il trasferimento di aziende e soprattutto delle facoltà scientifiche dell'Università Statale di Milano. Il masterplan nel 2017 Arexpo, partecipata da Regione Lombardia, Comune di Milano e Fondazione fiera Milano, vedrà entro l'estate l'ingresso del Ministero dell'Economia e delle Finanze con quota di maggioranza e un'iniezione di liquidità di 50 milioni. Di fatto, sotto la guida del neo ad Bonomi e del presidente Giovanni Azzone, Arexpo diventerà una società di sviluppo immobiliarea cui spetterà il compito di redigere il masterplan della città della ricercae di gestire la fase intermedia del "fast-post Expo", ovvero la transizione durante la quale la strada del Cardo potrà ospitare manifestazioni e eventi, mentre lungo la strada del Decumano proseguiranno prima i lavori di smantellamento dei padiglioni e poi di edificazione di laboratorie centri di ricerca. Entro l'estate Arexpo sceglierà un advisor, poi il masterplan del progetto complessivo sarà prontoa metà del 2017, e già sarebbe un record, sottolinea Bonomi. La prospettivaè di far nascere attorno ai laboratori dello Human Technopole coordinato dall'Istituto italiano di tecnologia di Genova (si veda articolo sotto) un polo fatto di centri accademicie di aziende per il trasferimento tecnologico. L'Università Statale, secondo l'ipotesi iniziale, dovrebbe trasferire quii suoi 16mila studenti delle facoltà scientifiche, favorendo così anche l'indotto culturale e commerciale. Su questo punto però ci sono molti dubbi, come spiega il rettore Gianluca Vago: al momento il progetto ha un costo molto elevato (350 milioni)e non ci sono certezze sui finanziatori, che potrebbero essere Cdpo la Regione Lombardia (con 5 milioni all'anno per 20 anni). La Statale quindi pro- segue la ristrutturazione del quartiere di Città studi, poi valuterà. I nodi finanziari Per il post- Expo ogni anno il governo dovrebbe dare 150 milioni per i prossimi 10 anni direttamente all'Iit di Genova. Quest'anno la prima trancheè stata garantita con un decreto, ma ancora non è chiaro se questa modalità si ripeterà ogni anno. Evidentementei soggetti implicati sperano che ci siano certezze nel finanziamento pubblico. Intanto proseguono i lavori di smantellamento dei padiglioni, a buon punto ma non ancora in dirittura d'arrivo. Si pensava che per il 30 giugnoi terreni potessero essere liberi ma l'ad Bonomiè già pronto ad accettare una proroga rispetto all'accordo di programma con Expo, probabilmente fino alla fine dell'anno. «Mai lavori proseguono benee non intralciano le attività già possibili sul Cardo», spiega. Per il "fast-post Expo" quest'estate sono previste le prime attività. Lo Human Factory Day si terrà il9 maggio, giorno nel quale Cascina Triulza riunirà rappresentanti di università, centri di ricercae realtà del terzo settore da tutta Italia per presentare progetti di collaborazione, con l'obiettivo di creare un Parco per l'innovazione sociale che supporti il nascente Human Technopole. Dal GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Area Expo, 20 imprese pronte a insediarsi
01/05/2016 Pag. 1
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GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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25 maggio al 30 settembre partirà inoltre la XXI Esposizione internazionale della Triennale di Milano dedicata all'architettura. Dalla primavera del 2017 lungo il Cardo ci saranno invece campetti sportivi, attività di ristorazionee centri ricreativi sempre aperti finoa ottobre. Lo smantellamento intanto ha un costo di 35 milioni. E se anche l'area del sito rimanesse ferma, cioè senza nessuna attività programmata, avrebbe comunque un costo di 12 milioni all'anno per sicurezzae manutenzione. I numeri 50 milioni La ricapitalizzazione Arexpo riceverà i fondi dal ministro dell'Economia 12 milioni I costi di manutenzione I fondi per il mantenimento dell'area anche senza progetti 20 Le imprese Le aziende che hanno manifestato l'interesse a trasferirsi nel sito Expo Foto: All'opera. Lavori di smontaggio nel sito ex Expo di Rho-Pero
01/05/2016 Pag. 18 NOVA`
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Governo-Sicilia, partita da 500 milioni Nino Amadore pLa parola chiave è responsabilità. Quella che le Regioni e gli enti locali devono dimostrare di avere. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi forse non la pronuncia nemmeno, ma il senso di tutti i discorsi porta lì. Il ragionamento sul tema precede il suo arrivo in Calabria e poi in Sicilia e si annuncia con la lettura dei quotidiani. È in una lunga intervista rilasciata al Giornale di Sicilia che il premier tocca un punto nodale che riguarda il bilancio della Regione siciliana: in ballo ci sono 500 milioni che il governo nazionale ha promesso alla Sicilia mentre 900 milioni sono stati già concessi e inseriti nella legge di stabilità della Regione approvata all'inizio di marzo. Soldi che servono a garantire il pareggio di bilancio alla Regione sicilianae di cui si discute ormai da mesi nell'ambito di una trattativa più ampia che punta a definire il contenzioso fiscale tra Roma e la Sicilia in quella che è stata definita la trattativa sulle norme di attuazione dello Statuto (le norme di attuazione vigenti risalgono al 1965). Con- tenzioso che, secondo stime contenute nel Dpef 2016-2018 della Regione sicilianae risalenti al 2012 vale 7,9 miliardi senza contare 1,2 miliardi che la Sicilia dovrebbe incassare dall'accisa sui prodotti petroliferi cui si aggiungerebbero poi 8,323 miliardi per coprire i costi di funzioni da trasferire dallo Stato alla Regione «oltre l'eventuale trasferimento delle funzioni in materia di finanza locale non previsto statutariamente il cui costo era stimato in circa 1,9 milioni». Si tratta di una partita, se vogliamo, più importante del Patto da 12 miliardi di euro che sarà firmato tra il governatore siciliano Rosario Crocetta e il premier nelle prossime settimane («Speriamo di poterlo fare il 15 maggio, anniversario dell'autonomia siciliana» dice Crocetta): perché la conclusione di questa trattativa può dare, dal punto di vista delle entrate, maggiore stabilità al bilancio della Regione. A patto che si intervenga sul fronte delle uscite. E qui arriva il richiamo di Renzi che al Giornale di Sicilia dice: «Il punto dice il premier - è che c'è bisogno di un cambio di mentali- tà. Se lo Stato viene visto solo come un rubinetto che si apre e si chiude a piacere, dico subito che siamo sulla strada sbagliata». E per ciò che riguarda il contenzioso fiscale ha aggiunto: «A fronte di comprovati risultati nel risanamento strutturale dei conti, siamo anche pronti a considerare un temporaneo aiuto finanziario e,a regime, una modifica ai rapporti fiscali, in modo da dare stabilità e certezze pluriennali alla Regione». Si capisce, dunque, il perché di una trattativa così lunga. Anche se intanto il contenzioso è passato in secondo piano e la notizia del giorno resta quella della firma dei due Patti con Palermo e Catania. Quanto vale la firma di ieri? Per Palermo 770 milioni: l'intervento più significativo, anche in termini finanziari è quello per lo sviluppo della nuova rete di Tram, con un importo complessivo totale di 521 milioni. Per Catania invece 740 milioni con interventi previsti in cinque settori prioritari: infrastrutture, ambiente, sviluppo economicoe produttivo, turismoe cultura, sicurezza e politiche sociali.
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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Conti e autonomie. In gioco le risorse per il pareggio di bilancio, Renzi chiede in cambio risultati sul risanamento
01/05/2016 Pag. 45 Ed. Roma
diffusione:116159 tiratura:152668
IL CASO
Salari accessori, nuovi conteggi Il Comune: il debito è inferiore Il Mef vuole 340 milioni di euro per le «indennità illegittime» versate ai dipendenti: Il Campidoglio ritiene che il saldo sia più basso e punta a restituire 240 milioni in meno Lorenzo De Cicco Dentro la montagna delle indennità illegittime che il Campidoglio dovrà restituire al Ministero dell'Economia, un maxi-debito a otto zeri, c'è il bonus «per pulire la divisa» che per anni è finito nella busta paga dei vigili urbani, l'extra per le maestre che dovevano tollerare il «disagio» di avere orari di entrata diversi per i bambini (come succede in quasi tutte le scuole del mondo), oppure ancora il gettone per la pericolosità del «terminale», corrisposto anche a chi il computer neanche lo accendeva. Il saldo di tutti questi bonus che per anni sono stati elargiti ai 23mila dipendenti comunali di Roma, ora dovrà essere rimborsato al Mef. Dopo quasi due anni di tira e molla, il commissario Francesco Paolo Tronca ha rotto gli indugi e il 12 aprile, come anticipato dal Messaggero , ha avviato la procedura per restituire «le somme appostate illegittimamente». Una strada obbligata, anche se in questo caso dolorosa, per ripristinare fino in fondo la legalità nell'amministrazione della Capitale. I TEMPI Il Campidoglio però fin da subito ha fatto capire che il saldo da rimborsare sarebbe stato più basso - molto più basso - rispetto a quello calcolato dagli ispettori ministeriali due anni fa. Meno di un terzo rispetto ai 340 milioni di «indennità a pioggia» che, come scrisse l'Ispettorato generale di Finanza nella sua relazione del 2014, sarebbero finite nei cedolini in automatico, senza alcun riscontro sul rendimento reale dei lavoratori, tra il 2008 e il 2012. Subito dopo il provvedimento del 12 aprile, Palazzo Senatorio ha annunciato di avere avviato il «ricalcolo» delle indennità illegittime, per arrivare al tavolo con il Ministero con una proposta di piano di rientro. Anche perché Tronca ha fatto capire di voler presentare un programma al governo prima delle elezioni di giugno, o quanto meno far trovare al prossimo sindaco il lavoro già impostato. Il tempo quindi stringe. E ora una cifra c'è: la proposta dovrebbe superare di poco i 100 milioni di euro. Si tratta ancora di «calcoli interni», come precisano fonti del Campidoglio, la richiesta ufficiale ancora non è stata inviata al Mef. Ma di fatto è il primo passo per la definizione della proposta del piano di rientro. Una proposta, va sottolineato, non definitiva, perché dovrà passare al vaglio dei tecnici del Ministero. Che potrebbero chiedere di apportare correzioni e ritoccarla verso l'alto. Lo "sconto" chiesto dal Comune sarà comunque ampiamente motivato. A supportare il nuovo calcolo, sono una serie di pareri espressi recentemente dall'Aran (l'agenzia del governo per la negoziazione tra le pubbliche amministrazioni) che, prendendo in esame altre amministrazioni e sulla base di una pronuncia della Corte dei Conti della Lombardia, secondo fonti contabili del Comune avrebbe aperto a una maggiore flessibilità sulle vecchie «indennità di disagio» e «di rischio», vale a dire quei bonus che venivano distribuiti in automatico, senza essere legati al merito. LE RATE Di sicuro con un importo intorno ai 100 milioni l'attuazione del piano di rientro per il Campidoglio sarebbe in discesa. Il fondo da 157 milioni che viene stanziato ogni anno (ricalibrato proprio da Tronca a gennaio, sulla base di un parere dell'Avvocatura dello Stato) storicamente non viene mai speso per intero. Se si guarda il trend degli ultimi anni, c'è sempre un residuo «fisiologico» di circa 10 milioni. Ecco allora che i sacrifici per i dipendenti sarebbero estremamente limitati dato che la legge consente alle amministrazioni di mettere in pratica i rimborsi con un piano pluriennale. Possibile che alla fine il Campidoglio se la possa cavare con qualche prepensionamento e la razionalizzazione di alcuni uffici. Sempre che dal Mef si accenda il semaforo verde. Le categorie Vigili Sono 6.036 gli agenti del corpo della Polizia locale. Fino al 2014, hanno avuto un'indennità per pulire la divisa
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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ROMA
01/05/2016 Pag. 45 Ed. Roma
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Maestre Le insegnanti delle scuole comunali sono 4.015. Avevano un extra per il "disagio" causato dal diverso orario d'ingresso dei bambini Impiegati I dipendenti degli uffici amministrativi, dei dipartimenti e degli sportelli anagrafici del Comune di Roma sono 11.156 157 i milioni stanziati nel Fondo del Comune sul salario accessorio dei dipendenti
30/04/2016 Pag. 10
diffusione:34073 tiratura:72642
Sicilia, a Renzi il primo round sulle città metropolitane Il premier intanto eroga 300 milioni per Palermo e Catania FILIPPO MERLI La buona notizia è arrivata via e-mail. Nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, tramite la sua newsletter, ha annunciato la firma di un patto da 300 milioni di euro per il rilancio della Sicilia, in particolare per le città di Palermo e Catania. Nello stesso istante, però, il governo ha bloccato per la seconda volta la legge sulle città metropolitane e i liberi consorzi varata dalla Regione presieduta da Rosario Crocetta (Pd-Udc), già impugnata da Palazzo Chigi nel luglio del 2015. Ne è nato l'ennesimo scontro tra il premier e il governatore, che non intende modificare la norma. Una presa di posizione, quella di Crocetta, che ha rischiato di far saltare lo sblocco dei fondi per Palermo e Catania, problema poi risolto solo grazie all'intervento di Roma. Renzi dovrebbe sottoscrivere l'accordo proprio oggi, quando incontrerà il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando (ex Idv), e quello di Catania, Enzo Bianco (Pd), nell'ambito dell'inaugurazione di una carreggiata autostradale ristrutturata dopo una frana. Lo scontro con Crocetta, però, ha complicato le cose. Il patto di Renzi, infatti, prevede che i finanziamenti arrivino alle città metropolitane, vale a dire le ex province che in Sicilia, con la legge in fase di stallo, esistono solo sulla carta e non hanno alcun referente ufficiale. Al centro della diatriba tra Stato e Sicilia c'è un punto ben preciso. A livello nazionale, la legge Delrio specifica che, come rappresentanti delle città metropolitane, siano eletti automaticamente i primi cittadini dei capoluoghi. La norma varata dall'Assemblea regionale siciliana, invece, prevede che i sindaci delle città metropolitane di Palermo e Catania, così come quella di Messina, vengano nominati attraverso un voto limitato ai consiglieri comunali. Secondo il Giornale di Sicilia, Crocetta non vuole adeguarsi alle direttive imposte da Roma per non dare troppo potere politico a Orlando e Bianco. «Non ho assolutamente intenzione di presentare modifiche sulle elezioni dei sindaci metropolitani. Anzi, la Regione resisterà nel giudizio davanti alla Consulta», ha spiegato Crocetta prima di annunciare che le elezioni per le città metropolitane si terranno dopo le amministrative del 5 giugno. In un primo momento, Renzi ha comunicato a Orlando e Bianco che, per effetto dell'impugnativa del governo sulla legge siciliana, nessuno dei due avrebbe potuto firmare l'accordo. Il patto rischiava di saltare. Giovedì, però, dopo una serie di frenetiche consultazioni, da Palazzo Chigi hanno suggerito d'inventare una nuova figura istituzionale, l'Autorità urbana, una sorta di delega speciale che oggi permetterà a Orlando e Bianco di firmare l'accordo da 300 milioni per Palermo e Catania con Renzi. Crocetta, nel frattempo, ha subito un duro attacco del presidente dell'Assemblea siciliana, Giovanni Ardizzone, nonostante il governatore abbia escluso ogni scontro con lui, con Orlando e con Bianco. La prossima settimana, Ardizzone presenterà un disegno di legge che indicherà l'entrata in vigore della norma nazionale sulle città metropolitane anche in Sicilia, abrogando quella impugnata da Roma e difesa da Crocetta. Se così fosse, il governatore verrebbe scavalcato. E Renzi, in attesa del sempre più probabile commissariamento dell'isola sui rifiuti, metterebbe a segno il primo punto nella sua personale sfida politica con Crocetta: 1-0 e Sicilia al centro. © Riproduzione riservata Foto: Rosario Crocetta
GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 02/05/2016
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L'ASSEMBLEA REGIONALE SCAVALCA CROCETTA PER SEGUIRE LA LINEA DI ROMA SULLE EX PROVINCE
30/04/2016 Pag. 33
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Giorgia Pacione Di Bello Agevolazioni fi scali per le microimprese emiliane colpite dal terremoto con l'F24. E utilizzando i servizi telematici delle Entrate. Con provvedimento dell'Agenzia del 29 aprile 2016 sono state individuate le modalità di applicazione dei benefi ci fi ssati dal dl 78/2015 per le aziende situate nelle zone colpite dal terremoto il 20 e 29 maggio 2012. Come spiega Fiscoggi, la rivista online dell'Agenzia delle entrate, il dl 78/2015, all'articolo 12 stabilisce quali saranno le agevolazioni fi scali, che si concretizzano nell'esenzione dalle imposte sui redditi, dall'Irap e dall'Imu per gli anni 2015 e 2016. Nel dettaglio: l'esenzione sull'imposta sui redditi è valida se l'attività dell'impresa non supera i 100 mila euro. Quella sull'imposta regionale sulle attività prosuttive è fi ssata nel limite di 300 mila euro del valore della produzione netta derivante dallo svolgimento di attività d'impresa. E infi ne, l'esenzione sulle imposte municipali, spetta a tutti quegli immobili, nella zona interessata dal terremoto, che sono posseduti e utilizzati dalle imprese per l'esercizio dell'attività economica. Le agevolazioni fi scali, stabilisce il provvedimento di ieri, dovranno essere applicate tramite una riduzione dei versamenti da effettuare tramite il modello F24. Questo deve essere presentato online avvalendosi esclusivamente dei servizi telematici dell'Agenzia. Il codice tributo arriverà con una successiva risoluzione. Il ministero dello sviluppo economico invierà per via telematico all'Agenzia i dati e gli importi relativi a ciascuno benefi ciario, preoccupandosi di aggiornare le Entrate in caso ci fosse qualsiasi tipo di variazione. Se si verifi cassero modifi che, l'F24 potrà essere trasmesso dal terzo giorno lavorativo successivo alla relativa comunicazione da parte del Mise all'Agenzia. garante di tutto il procedimento sarà l'Agenzia delle entrate, che verifi cherà la correttezza degli importi fruiti e coloro che aderiranno al piano di agevolazioni. Attenzione, infi ne: nel caso in cui si dovesse verifi care che la somma sfruttata dall'impresa superi la soglia del benefi cio concesso, il modello verrà scartato e i pagamenti contenuti in esso si considereranno come non effettuati. © Riproduzione riservata
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Imprese emiliane e sisma Le agevolazioni con l'F24
30/04/2016 Pag. 3
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Case di lusso, Doria salva il bilancio evitato il commissariamento Katia Bonchi Marco Doria salva il bilancio del Comune di Genova che rischiava un buco da quasi 8 milioni di euro e salva insieme sul filo del rasoio con 17 voti a 15 (determinanti i 6 astenuti e i 2 presenti non votanti) la sua giunta e il governo della città dallo spettro del commissariamento. «C'è molto da riflettere» ammette il sindaco al termine della giornata perché la maggioranza non esiste più da tempo, precipitata dai 24 voti su 41 del 2012 ai 17 attuali. Ed è stata la paura del commissario a far scegliere a molti la via dell'astensione. Il voto di ieri, nato da un «pasticciaccio brutto» intorno alle aliquote Imu che dovranno pagare i genovesi quest'anno, ha assunto un significato politico, che lo stesso sindaco gli ha assegnato quando davanti ai capigruppo ha detto: «O la modifica alla delibera passa o andiamo tutti a casa». La nuova delibera è arrivata in aula in tutta fretta a solo tre giorni dal consiglio comunale che grazie a un colpo di mano trasversale aveva portato a una doppia riduzione delle aliquote Imu: quella per le abitazioni di lusso (le prime case accatastate come A1 a Genova sono 2.300) e quella per gli alloggi affittati a canone concordato (19.500). La riduzione delle tasse approvate dal consiglio comunale (dallo 0,58% allo 0,29% nel primo caso e dallo 0,85% allo 0,58% nel secondo con un ulteriore sconto del 25% grazie alla legge di stabilità) avrebbero portato ad un mancato introito per le casse di Tursi di 7 milioni e 700 mila euro. «Una situazione che ci costringerebbe a comprimere i servizi non è sostenibile e non è il Comune che ho in mente» ha detto Doria in aula. Con le modifiche approvate ieri il danno in termini economici si riduce a «soli» due milioni e duecento mila euro «che ci rendono comunque la vita più difficile» ha spiegato il sindaco. Ma al di là del dibattito, non nuovo, intorno alle «case di lusso» (a Genova sono il 20% di tutto il territorio nazionale, il che significa che un intervento dell'agenzia delle Entrate appare indispensabile), il dato politico è quello di una maggioranza sfaldata con il Pd che negli ultimi mesi ha perso 4 consiglieri su 12 e che, nonostante la stragrande maggioranza del partito consideri ormai un rischio la sua ricandidatura, diventa l'alleato più fedele di Doria, quasi più della sua stessa lista che in qualche occasione ha mostrato più di un mal di pancia. Il sindaco nel frattempo ha perso per strada anche uno dei due consiglieri di Sel che è entrato nella Federazione della sinistra (che sta all'opposizione) e sopravvive grazie ad alleanze variabili quanto fragili c onicentristi(inprimisl'UdcegliexIdvogginelGruppoMisto)chenonmanc anoappenasenepresental'occasione,diprovareapresentargliincontoc h e l u i p u n t u a l m e n t e r e s p i n g e . Anche ieri il sindaco ha chiarito che «è necessario rinsaldare una maggioranza più ampia» e si è detto «pronto a un'iniziativa nei confronti di tutti quei consiglieri che non hanno votato contro l'amministrazione». Un tentativo che in realtà va avanti da mesi senza troppo successo perché Doria non ha mai voluto cedere al ricatto implicito di distribuire poltrone a chi decide di salire sul carro della maggioranza e, chi lo conosce bene, sa che non cambierà idea proprio ora. Ieri in aula il sindaco ha subito attacchi da quasi tutti i gruppi, dall'ex Idv Anzalone che lo ha definito «superbo», a tutto il centro destra che bolla come «antidemocratica» la mossa di riproporre una delibera che modifica quella approvata a maggioranza dal consiglio solo tre giorni prima. «E' come giocare una partita finché il risultato non è quello che piace a voi» dice l'ex avversario al ballottaggio Enrico Musso. Per il M5S, che ha pronta anche una mozione di sfiducia per quanto Doria non avrebbe fatto rispetto alla vicenda petrolio, anche se è impossibile che i grillini raccolgano le firme necessarie. Ma gli attacchi arrivano anche dagli alleati. «Non esistono posizioni giuste a prescindere - ricorda il capogruppo del Pd Simone Farello - se non si hanno i voti per affermarle e questa città deve sapere se ha di fronte ancora un anno di Governo oppure no» perché se un commissario sarebbe una sconfitta per la città, anche galleggiare per un anno sarebbe il peggior biglietto da visita.
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Genova / IL SINDACO MINACCIAVA LE DIMISSIONI PER LA BOCCIATURA DELL'IMU AI RICCHI
30/04/2016 Pag. 5
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di ILARIA ULIVELLI DARIO NARDELLA bussa a denari, Matteo Renzi cala l'asso. Era deciso già dai tempi dell'incontro tra il sindaco e il premier a Palazzo Vecchio, il 5 marzo scorso. Ma ora dai discorsi si passa alla sostanza. Nella giunta rinforzata a governo, rimasta a lungo segreta, il presidente del consiglio aveva dato la sua parola: spento il sogno G7 e volati via i 150 milioni per le opere urgenti, per Firenze ci sarebbe stata una contropartita importante, una grande spinta alla cultura: 100 milioni tondi per il competamento dei Grandi Uffizi e del Teatro dell'Opera. L'ANNUNCIO ufficiale arriverà domani durante il Comitato interministeriale per la programmazione economica, quando Renzi ha già anticipato lo stanziamento di 2 miliardi e mezzo per la ricerca e di un miliardo per la cultura, di cui il 10% toccherà a Firenze. Cifre stratosferiche per le vacche magrissime che si vedono in giro. Una mossa strategica per guadagnare consenso: il giorno dopo, Renzi sarà al Teatro Niccolini per lanciare la campagna del 'sì' al referendum costituzionale con cui a ottobre la gente che andrà alle urne deciderà se mandare a casa l'attuale Senato oppure il premier riformatore. Dunque l'alleanza Renzi-Nardella porta a Firenze un centone. Roba da stropicciarsi gli occhi. E per togliersi dalla vista quelle due orribili gru che ormai da un ventennio stazionano nel cantiere degli Uffizi a cui andranno 40 milioni per il completamento dell'ala di Levante e per il nuovo progetto del Percorso del Principe. Sessanta milioni serviranno al Teatro dell'Opera e al connesso salvataggio del Maggio. Soldi lungamente attesi per completare la sala sinfonica, al momento grezza, con un auditorium da 1.100 posti, per la conclusione dei lavori per la sala lirica con la scenotecnica inferiore per movimentare palchi e scene dal basso (al momento è in funzione solo la Torre scenica che consente manovre dall'alto), per la sala regia e la sala coro (grandi come un teatro), per finire di sistemare camerini, sale prova, magazzini, depositi e parcheggi. «IL CIPE di domani - commenta entisiasticamente il sindaco Nardella - penso che sia il più importante passo che un governo abbia mai fatto nello stesso momento a favore della ricerca e del patrimonio culturale del Paese. Noi abbiamo chiesto di avere un occhio di riguardo verso Firenze che costituisce un patrimonio universale e un gioiello per tutta l'Italia».
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Da Renzi 100 milioni a Firenze Uffizi e Opera, si sbloccano i cantieri