Voi. X X X V ÌII (Serie IV - V oi. IX ) Fase. V -V I . (Silteilre-DiCilbre 1S1Ì).
ARCHIVIO DI
ANTROPOLOGIA CRIINALE PSICHIATRIA E MEDICINA LEGALE fondato da CESARE LOMBROSO
REDATTORI
Prof.
lìo tt.
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ità di Torino
M AR
Gina Lomb:
D ott. C. E.
^ ia n i
D o t í f ^ . - T o v o D ott. C.
R om ánese
S O M M A R I O D ott. G in a LombroHO, La ‘Psicologia della donna in relazione ai suoi delitti e alle passioni : psicosi sue peculiari . . . . . Pag.
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A v v . Francesco De liUca, Libero Docente di Diritto Penale nell' Università di Catania — La Criminologia e la classificazione dei delinquenti . .
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347
D ott. G. Falco, Assistente nella Scuola di Polizia Scientifica di Roma e Libero Docente di Medicina Legale — Identificazione a mezzo di una impronta digitale dell’ autore di una lettera anonima (con 4 tavole) . . .
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371
Dott. A n se lm o Sacerdote, Maggiore Medico nel Manicomio di Torino, Libero Docente di Medicina Legale — Ì^Cote sulla psicologia dei " Sini strati ,, dall’ incendio di Salonicco . . . . . . . .
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D ott. leeone Liattes, Capitano Medico in Libero Docente di Medicina Legale —■ Il 'Ventato suicidio nei ¿Militari
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D ott. Giu.seppe V ldoni, Capitano Medico nel Manicomio di Genova — A proposito della “ Redenzione dei condannati ,, mediante la guerra .
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397
Docwmeìiti Criminologici — G iurisprudenza Medico-Legale Bibliografia
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R iv ista
delle R iviste
Notizie — N uove pubblicazioni. (nelle pagine interne della copertina)
TORINO F R A T E L L I
BOCCA,
M IL A N O
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E D I T O R I
ROMA
1917 Bimestrale
31 D ecem bre 1917
D o t t . LEONE LATTES C AP ITA N O M EDICO N E L L 'O S P E D A L E DA C A M P O 015 D OCENTE DI M E D IC IN A LE G A L E
IL TENTATO SUICIDIO NEI MILITARI
Ho avuto soventi occasione di procedere allo studio psi chiatrico di militari sottoposti ad osservazione per aver com messo tentativi di suicidio al corpo o durante la degenza, ed ho notato come i mezzi usati ritornassero con una frequenza affatto diversa da quella che risulta dalla statistica nosograflca delle cause di morte. Com’ è noto, nei maschi predomina in genere il suicidio per arma da fuoco, poi quello per impiccamento, mentre quelli per annegamei;ito e per veleno, caratteristici nelle donne^ sono da essi meno usati. Invece in 60 casi studiati i m eccanismi usati si ripartirono nel modo seguente : annegamento 15, avve lenamento 14, precipitazione 11, impiccamento 9, arma bianca 6, armi da fuoco 4, investim ento 1. Una ragione del divario consiste certamente nel fatto che la statistica nosograflca riguarda i suicidi consumati, e non tiene alcun conto di quelli tentati. Perciò allo scopo di ricono scere se il suicidio venga tentato dai militari in modo diverso che dai borghesi bisognerebbe possedere una statistica dei suicidi tentati. Questa non esiste nelle raccolte ufficiali. Per un paragone può invece servire ottimamente la stati stica del reparto dei tentati suicidi n ell’ Ospedale Maggiore di Milano, probabilmente unica in Italia, e i cui dati desumo dal lavoro del Sacerdote. (Il suicidio nei ragazzi, questo A rch i vio 1913).
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S ta tistic a
d e i ten tati snicidt - O s p e d a le M a g g io re M ilan o Sfascili s o p ra i 15 an n i
vel. 1901 1902 1903 1904 1906 1906 1907 1908 1909 1910 1911
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fuoc.
30 16 26 40 30 49 41 68 85 112 105
16 16 9 20 1520 2314 3717 26 16 41 39
602
258
tagl. precip. anneg'. asfls. impicc. schiac. 9 12 18 10 9 10 10 11 24 17 6 158
4 7 4 10
5 3 6 8
1 3 8 2
6 15 12 6
1 4 10 14 11 12 4
2 11 3 6 18 11 7
92
78
72
5 2 2 4 2 4 2 24
5 2 12 2 4 4 4 4 ' 6 3 2 39
Anche in questa statistica borghese, la frequenza dei mezzi adoperati diversifica notevolm ente da quella della statistica delle cause di morte. Ciò si deve senza dubbio alla efficienza molto differente dei singoli mezzi. La grande frequenza dei tentativi di avvelenamento, in riguardo alla rarità di quelli che portano ad esito letale, mostra subito che soventissim o vengono usati mezzi inidonei, oppure che un pronto intervento riesce a salvare il paziente. Subito dopo l ’avvelenam ento, l ’arma da fuoco conserva il primato che ha come causa di riuscito suicidio ; la esperienza quotidiana mostra infatti quanto facilmente fallisca il suicidio con questo mezzo. Invece l ’ impiccamento, frequentissimo come causa di suicidio riuscito, è in coda per quelli tentati; ciò significa che questo mezzo è più degli altri efficace, com ’ è del resto facile ad intendersi. Tra i militari da me osservati la frequenza dei mezzi usati è notevolm ente diversa che tra i borghesi, come risulta dalle seguenti percentuali appaiate : vel. B orghesi 45,3 M ilitari 23,3
fuoc. tagl. preoipit. anneg. asfls. impicc. 19,5 6,7
11,8 10,0
6,9 18,3
6,3 25,0
5,5
1,8 15,0
schiac. 2,9 1,7
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Caratteristica è nei militari l ’ altissim a cifra degli annega menti, delle precipitazioni dall’ alto, e delle im piccagioni in confronto coi borghesi, mentre è bassissim a quella dei colpi di arma da fuoco, e mancano totalmente le asfissie tossiche (da gas 0 da carbone). Qui.te poco diverse recano invece le armi da taglio e r investim ento (schiacciamento). A che cosa possono essere imputate queste differenze ? La mancanza del suicidio per asfissia tossica nei militari si spiega sen z’ altro per le sfavorevoli condizioni di luogo e di mezzi, non che per la sorveglianza cui essi sono soggetti per opera dei compagni. Così si può spiegare pure la minor quota di tentati avvelenam enti, essendo forse nella vita militare meno agevole procurarsi ed usare sostanze venefiche. Secondo r esperienza mia, 1’ alt^ quota di im piccam enti è dovuta alla stretta e continua vigilanza dei soldati da parte dei commili toni. Nei casi da me osservati, se questa sorveglianza non si fosse esercitata in tempo, sen z’ alcun dubbio il suicidio invece di figurare tra i mancati sarebbe passato a far parte dei riusciti. ■ Più strana è in verità la bassissim a quota di tentativi suicidi per arma da fuoco, poiché le condizioni della vita militare in cui ogni individuo è provvisto di arma da fuoco, sembrerebbero a tutta prima accrescere la probabilità che venga usato questo mezzo. Ritengo che ciò sia dovuto al fatto che il borghese tenta di uccidersi con la rivoltella, mentre che il soldato dispone del fucile; e non è affatto comodo uccidersi con un fucile, specie quando occorra eludere la sorveglianza di numerosi compagni, facendo scattare l ’arma a distanza con un congegno, come ac cadde in uno dei miei casi. Inoltre la massima parte dei suicidi nei militari vengono tentati o compiuti (e ciò risulta meglio dall’ ulteriore esposizione dei casi) da individui i quali hanno già manifestato disturbi mentali, si trovano sotto sorveglianza o in luoghi di cura, ed ai quali come primo provvedim ento furono sottratte le armi. Per questa ragione probabilmente, prim eggiano in frequen za quelle modalità di suicidio (precipitazione, annegamento) per le quali non occorre alcun strumentario, e che sono più facili a compiersi im provvisam ente, eludendo ogni sorveglianza. Una siffatta interpretazione dovrebbe essere confermata dal paragone, oltre che delle cifre relative dei mezzi di suicidio
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nei borghesi e nei militari, anche della frequenza assoluta. Paragone che purtroppo è im possibile istituire. Ma, r idea che vien subito in mente al medico militare, educato ad una ragionevole diffidenza, è quella che molti dei tentati suicidi non siano che suicidi simulati. Partico larmente g li apparenti tentativi di annegamento, che pri m eggiano di tanto in frequenza, destano sospetti veramente giustificati. In realtà, l ’annegamento è meccanismo che a giudi zio di .chiunque, permette di simulare fino in fondo l ’ intenzione suicida, col minimo rischio, ed i minimi dolori. La mancanza di serietà d ell’ intento suicida non può risultare dall’ entità delle lesioni, come avviene ad esempio nei casi di superficiali tagli ai polsi. Il tentativo di suicidio per annegamento, sia serio, sia invece simulato, può svolgersi nello stesso modo, poiché neppure i successivi sforzi di salvezza contrastano in modo assoluto con l ’ intenzione veramente suicida. Cosicché ben fa cilm ente potrebbe venir inscenato un suicidio, destinato ad impressionare i superiori, e a procurare senza sofferenze nè danno alla salute un soggiorno più o meno tango in ospedale. Potrà perciò parere che quando, come sovente si verifica, un militare si getta in un rio o in una vasca, e compie ivi manifesti sforzi per trarsi in salvo, si tratti di un impudente tentativo d ’ inganno. Secondo la mia esperienza questa opinione sarebbe tuttavia erronea. É ben vero che in buon numero di casi non si tratta in realtà di genuini tentativi di suicidio. Accanto ai suicidi veri e propri nei quali l ’ atto compiuto, é diretto effettivamente a spegnere la vita, ve ne sono cioè altri in cui questo scopo esula completamente ; però nella m ag gior parte di questi casi il tentativo non è malizioso o doloso, ma deriva da condizioni morbose od anomale della psiche. Questi pseudo-suicidi presentano per lo più anch’ essi chiare note di infermità psichica (nel senso clinico od etimologico) e sarebbe poco pratico ed ingiusto volerli assoggettare senz’ al tro alle sanzioni destinate a colpire i simulatori. Meglio d ’ ogni altra considerazione a questo riguardo var rà la brevissim a esposizione dei casi da me osservati. 1. - S. T. Edoardo. La sorella è affetta da epilessia; egli stesso da fanciullo era soggetto a fughe sragionate e ad atti impulsivi. Stanco della vita militare, e in seguito ad un rimprovero si allontauò dal suo reparto e denudatosi si gettò in una vasca.
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2. - S. A. Vittorio. Ha due zìi in manicomio ; egli stesso fu sem pre di tem peram ento nervoso e fu soggetto ad accessi di pavor nocturnus. Punito di prigione, si allontanò dal reparto e si gettò in un rio. Salvato e portato in osservazione al manicomio non fu rico nosciuto alienato. Da m ilitare è molto irascibile, compie atti im pulsivi e m inacciò più volte i superiori. 3. - S. P. Giacomo. Il gentilizio è negativo ; n e ll’ anam nesi abusi alcoolici. Di carattere irascibilissim o, con scatti di violenza, fu più volte da borghese condannato per rissa. A nni or sono si sparò una rivolverata al capo, ferendosi leg g er m ente. Da poco giunto in servizio m ilitare, senza una precisa ragione, tentò uccidersi gettandosi in un fiume. Allo stato di calm a non di m ostra spiccate alterazioni psichiche. 4. - S. S. Francesco. Nervoso fin da g io v an e; p resen ta un a irascibilità morbosa specie sotto l ’ influsso di alcool. D ietro lievi provocazioni perde il lum e degli occhi, rompendo oggetti o ferendo i fam igliari. In servizio contegno discreto. In seguito ad un rim pro vero, fuggì dal quartiere e tentò uccidersi precipitandosi n e ll’ acqua da un ponte. 5. - Gap. G. Salvatore. Madre nevropatica. V enne in g u erra contro voglia; ha paura dì m orire ucciso, ed è angustiato dal pen siero della fam iglia destinata a rim anere senza sostegno. Passando accanto un fiume gli balenò l ’ idea dì sottrarsi a questo triste pensiero e im provvisam ente si gey ò n e ll’ acqua. A ll’ Ospedale non dimostra idee m alinconiche. 6. - S. L. Gerardo. Il giorno stesso del suo arrivo in zona di g u erra, ove era giunto rilu ttan te, si gettò in un canale vicino alr accantonam ento. E ’ individuo muscolosissimo, con tipo crim inale ; scarso pelo, seni frontali e m andibole enormi, zigomi spocgenti. Si chiude in m u tismo assoluto, non obbedisce agli ordini, resiste vivam ente ai mo vimenti passivi e rifiuta il cibo. 7. - S. V. Placido. Fu tratto nudo fuori da u n canale, col solo piastrino di riconoscimento. Recato a ll’ Ospedale fu riscontrata incoscienza, con riflessi to r pidi; sopravennero poi convulsioni. D estatosi, nulla rìco rd av a'd ell’ ac caduto, riferendo dì andare soggetto ad alti im pulsivi consimili. 8. - S. L. Antonio. Gentilizio negativo. A busi alcoolici. D a bam bino convulsioni ed enuresi notturna. Accessi di epilessia p si chica, durante i quali com m ette anche atti gravi. Da borghese tentò di suicidarsi, senza alcuna ragione u n a volta con sublimato, u n ’ altra con iodio.
26 — Archivio di Antropologia Criminale, ecc.
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C arattere scontroso, irascibilissim o, con periodi di malumore. P lagiocefalia, ptosi palpebrale, balbuzie, deviazione della lingua. Im putato di rifiuto d ’ obbedienza, insubordinazione e vie di fatto, venne giudicato totalm ente irresponsabile. E gli si gettò in un rio, pare in seguito ad un rim provero, m a del fatto conserva ricordo molto incerto. 9. - S. S. Lorenzo. Madre epilettica ; fratello riform ato per nevrosi. A ll’ epoca della pubertà fu colto da convulsioni con carat tere di epilessia affettiva; inoltre compie atti im pulsivi pericolosi. A ll’età di 17 anni fu condannato a 22 mesi di reclusione per aver abusato di u n a ragazza sedicenne ; per i suoi atti impulsivi fu in viato al manicom io crim inale di Moutelupo ove scontò buona parte della pena. Già riform ato due volte per squilibrio m entale. A rruo lato u n a terza volta tentava g ettarsi in un fiume; dopo di che rim aneva per un lungo periodo muto e piangente. Successivamente tentava fuggire dal suo corpo. 10. - S. D. Eugenio. Fratello alienato suicida; da otto anni allega soffrire di nevrastenia con trem ori e depressione psichica ; vi sono sintom i di alcoolismo. È molto irascibile tanto che gli succede di g ettare la m oglie g iù dal letto. In un momento di insofferenza delle fatiche m ilitari tentò di annegarsi gettandosi in un fiume. 11. - S. L. G iuseppe. U na zia inferm a di mente. E gli pati di enuresi noturna ; più volte trovò sangue sul guanciale senza sapere perchè. T alora patisce di cefalee accessuali pulsatorie accom pagnate da sudorazione ; gli capita di com piere certi atti o pronunciare certe parole senza averne coscienza. F u recato all’ Ospedale perchè du ra n te la libera uscita si gettò in u n fosso. E gli nulla ricorda e non sa dare alcun motivo di questo atto. 12. - S. B. Angelo. P adre dem ente, zio paterno e due fratelli alienati in manicomio. D a bam bino soffri di convulsioni e compì atti inconsulti. Andò soggetto parecchie volte a periodi di intensa depressione, con accessi di pianto, senso di infelicità, taedium vitae; altre volte invece è d ’ umore esaltato, canta e grid a (psicosi maniaco depressiva) P recedentem ente durante u n a fase depressiva tentò di g ettarsi dalla finestra ; nell’ attuale si gettò in un rio, col proposito dichiarato di finirla con u n a vita insopportabile. 13. - S. V. G aetano. Fu ferito al capo da scheggia. In se guito ebbe um ore depresso perm anente, cefalea, v ertigine ; riflessi torpidi, sintom i d ’ istero-traum atism o. D urante u n episodio di grave agitazione con obnubilam ento della coscienza si gettò in u n a vasca. D el fatto ha m em oria oscura. 14. - S. G. S aturnino. Crim inale m olte volte recidivo, violen tissimo prepotente. Traslocato d all’ ospedale della sua città dichiarò
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non voler partire. Messo in treno con la forza si gettò g iù fuggendo a casa. Ripreso e giunto nel nuovo ospedale fuggi nuovam ente ; al momento in cui stava per essere agg u an tato si gettò in un canale. D ichiara che non tiene alla vita : lo fucilino pure, m a prim a deve far le proprie vendette. 15 - S. V. B attista. Un fratello in manicom io, u n a sorella suicida. Inabile per ernia, dopo 4 mesi di servizio si g ettò n e ll’ ac qua da un ponte ; altre volte aveva m anifestato idee suicide, dicendo di voler fare come la sorella. Tipica depressione m alinconica ; è torpido, rallentato ; ha accessi di pianto continui ; la vita gli pare insopportabile. 16. - S. V. Virgilio. Invertito sessuale fin dalla prim a età ; padre alienato ; m adre prostituta ; prostituto egli stesso con caratteri antropologici di femm inilità. Ebbe esistenza molto accidentata, in ispecie fu novizio in un convento, donde fuggi portando via parecchie centinaia di lire. Riformato, si arruolò volontario, con lo scopo di annodare relazioni amorose n e ll’ esercito. Ma disgustato dalle inaspettate fatiche, e respinto da un uflSciale che tentava sedurre, trangugiò sublim ato. Facilm ente salvato, m ostra grande fatuità e insensibilità morale. 17. - S. M. Alessio. Gentilizio negativo. Ebbe in passato epi sodi confusionali transitori. Insofferente del servizio m ilitare, in seguito a rim proveri di poco conto tentò due volte di uccidersi, prim a per precipitazione e attualm ente per sublim ato : essendogli passata per la testa l’ idea, non seppe frenarsi. D ichiara non aver ragione per uccidersi, 18. - S. C. F erdinando. P ad re alcolista, zio patern o alienato. Carattere instabilissim o, si sposò a 17 anni con R egia dispensa, es sendo la fidanzata quindicenne g ià incinta. In seguito a gravi strettezze ebbe u n a lunga crisi di depressione malinconica con propositi suicidi, recidivata dopo alcuni an n i ; in questa seconda crisi prese sublim ato. M igliorato e chiam ato alle arm i, peggiorò nuovam ente in seguito a m alattia della moglie, per cui i 6 figli restavan privi di sostegno. Colto nuovam ente d a ll’impulso suicida trangugiava u n ’ intera bottiglia d ’ inchiostro. Tipica depressione melanconica. 19. - C. Adone. P adre alcolista, fratello neuropatico. A ir epoca della pubertà si iniziarono sintom i psicopatici con disordini della condotta e im pulsività patologica. A sim m etria facciale, m ancinism o; debilità m e n tale; delirio per secutorio fatuo e assurdo ; alluciuazioni uditive etc ; dice bugie stupide. Sinteticam ente risulta affetto da demenza precoce; è im putato di rifiuto d ’ obbedienza e insubordinazione. Si lam enta di essere
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rinchiuso e coll’ intento di farsi m andar fuori, ruba pastiglie di for molo e ten ta di trangugiarle. 20. - S. V. Carlo. Nonno m aterno morto in manicomio, nulr altro nel gentilizio. F u sem pre di carattere molto im pulsivo; in n a m oratosi perdutam ente di u n a ragazza aveva sempre punizioni disciplinari perchè tardava a rientrare in caserm a per stare accanto a lei. T raslocato p er punizione, disertò per recarsi da lei e fu con dannato a tre anni di reclusione. Respinto dalla ragazza tentò di avvelenarsi con sublim ato. Successivamente fu colto da forte eccitazione psichica con impulsi violenti. Allo stato di calm a si m ostra molto im pressionabile, bene educato ed istruito. 21. - S ergente B. Giacomo. Antico strenuo alcoolista (fino a 10 litri di vino al giorno) ; probabile sifilide. G entilizio negativo. G rave depressione psichica da tempo persistente, con taedium vitae, pianto, rallentam ento ideativo, deflcenza dell’ attenzione e della m em oria. Trem ori, sintom i dispeptici. Ritenendo non poter g u arire h a preso sublim ato a scopo suicida. 22. - S. N. Luigi. P adre nevrastenico, fratello in manicomio. Allega aver patito di m eningite e di compiere atti inconsulti. Pare che tre mesi or sono, perchè gli avevano rifiutato un permesso si buttasse dalla finestra. Venuto a ll’ospedale per un a ferita alla mano e dimesso senza ottenere la licenza che sperava, crucciato d all’ idea di un fratello scomparso, bevve appena uscito u n ’ intera bottiglia d ’ inchiostro. P er più giorni è depresso, rifiuta di m angiare e di parlare. Indi parla, è più sollevato, e dice che non gli pare aver avuto idee suicide vere e proprie. 23. - S. V. Giuseppe. Madre squ ilib rata litigiosa ; fu g ià rividibile per corea ; estrem am ente im pulsivo, litigioso, manesco. G iunto appena al suo corpo, sotto l ’ im pressione del nuovo am biente, in un momento di abbattim ento, tran g u g iò u na boccetta di iodio. Non com prende perchè ha cercato di togliersi la vita ; è di buon umore. 24 - S. S. Carmelo. Individuo violento, pregiudicato, fu già in diversi ospedali per epilessia, e mai riconosciuto. R inviato 1’ ultim a volta con diagnosi di sim ulazione, m inaccia di uccidersi .se non lo m andano in licenza. R ientra d ’ urgenza p er tentato suicidio, sedicen tem ente p er aver bevuto una boccetta d ’ inchiostro. H a la bocca e le vesti sporche d ’ inchiostro ; alla lavatu ra gastrica trovasi contenuto vinoso con traccia d ’ inchiostro. Si contraddice nelle risposte. T enta tivo certam ente sim ulato in modo doloso. - 25 - S. C. Salvatore. G entilizio ignoto. Pregiudicato per furti. Sifilide recente, ricoverato g ià due volte p er epilessia e non riconosciuto ; appena uscito d a ll’ ospedale vi è riportato perchè b e
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vette una boccetta d ’ inchiostro. D ichiara aver tentato di uccidersi essendo stanco che non gli riconoscano la sua m alattia. Non ,ha idee depressive. Il tentativo è molto sospetto di dolosa sim ulazione, 26. - S V. Ercole. Individuo degenerato ; presen ta sintom i nevrasteniform i con dissociazione psichica, fatuità, m anierism o, d i sturbi sensoriali, tendenza ad interpetrazioni deliranti (demenza paranoide). In seguito ad un diverbio, senti voci che lo incitavano ad uccidersi e trangugiò scarsa q u an tità di acetato di piombo. 27. - S. M. Raffaele. P ati in passato di commozione cerebrale ; da allora gli capitò di compiere a tti im pulsivi. Im piegato alle ferrovie si trovò un giorno licenziato ; gli dissero che si era licenziato egli stess.0 , ma nulla ricordava. Im putato già di diserzione e falsificazione di docum enti ed assolto p er inferm ità di m ente. Sempre in ab ile per m alattia oculare, venne un giorno dichiarato idoneo e com andato a p artire per il fronte ; bevette allora u n a boccetta d ’ inchiostro. Il tentativo di suicidio non era serio, poiché nello stomaco vi eran solo tracce d ’ inchiostro. Non ha disturbi psichici attu ali. 28. - Serg. V. Angelo. Nessun precedente morboso. Avendo tenuto una cantina, era in debito col vivandiere. Non essendo riuscito durante la licenza ordinaria a procurarsi il danaro, an g u stiato alr idea di rito rn are al corpo per tim ore delle conseguenze, fece sciogliere nel fernet le capocchie di una scatola di cerini espressam ente acquistata, e la trangugiò. Si calmò alla prom essa di cam biar reparto. 29. - S. P . Giulio. G entilizio negativo ; ebbe tifo e polm onite. D a 4 an n i é sifilitico con m anifestazioni cutanee appariscenti e rip u gnanti, dolori notturni, cefalee. Tentò g ià di svenarsi ai polsi. Inviato in licenza, allo scadere di questa, vergognandosi di farsi vedere dai com pagni in quel triste stato, trangugiò il contenuto di una boccetta farm aceutica, recan te la scritta « veleno » col proposito di sottrarsi alle sue sofferenze. Non sa di che farmaco si trattasse ; ebbe vivi dolori addom inali finché non fu praticata la lavatura gastrica. 30. - S. T. F erdinando. Tipo di crim inale degenerato, con grosse m andibole e strabism o. G ià condannato per furto..Im pulsivo e violento, rompe gli oggetti e colpisce i com pagni alla m inim a provocazione. Molto vanitoso e fatuo si fa fotografare col berretto di capitano. P iù volte si tagliuzzò il petto per piccole contrarietà. Ora in seguito ad un diverbio tentò svenarsi tagliandosi i polsi. 31. - S. A. A gostino. G entilizio negativo. Ebbe in passato fenomeni depressivi e confusionali ; da quando è in g u erra patisce d 'in so n n ia e debolezza g e n e ra le ; però fece bene il proprio servizio. P iù volte gli venne l ’ idea sragionata di uccidersi, finché un giorno, col rasoio si scannò profondam ente.
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La coscienza era presente, ma torpida. Non sa dare alcun motivo del proprio atto. 32. - S. P. Salvatore. G entilizio ignoto. Affetto da tipica me lanconia con im pulsi suicidi ; con un rasoio si fece tagli alle parti la terali del collo ed al polso destro. Bicoverato in ospedale tenta g ettarsi dalla finestra. 33 - S. V. L uigi. G rave eredità psicopatica ; contagiato di sifilide 3 anni or sono, tentò già di ucciderai tagliandosi il petto. N uovam ente in cura antisifilitica, tentò uccidersi incidendosi profon dam ente il collo con un tem perino. Individuo depresso, in preda a crisi di p ia n to ; volle uccidersi perchè stanco di vivere, per il pensiero dei suoi affari andati a male, della sua salute rovinata, della m adre priva di sostegno. 34 - S. B. A driano. Nonno paterno in manicomio. Da molto tempo è dom inato dal senso pseudofilosofico dell’ in u tilità della vita, p er cui già essendo in licenza acquistò un coltello per togliersela. A ppena ritornato al corpo si puntò il coltello nella regione car diaca ferendosi il polm one con form azione di enfisema sottocutaneo. E ’ depresso, immobile, reticente, alquanto amnesico, mostra contraddizioni logiche. Vi sono accenni a fatti sensoriali (gli pare lo vengano a toccare di notte - dem enza precoce ?) 35. - S. B. Lorenzo. H a idee depressive e persecutorie : tutti gli vogliono m ale : egli é rovinato, condannato a morte ; ha allucinazioni uditive ; le voci gli dicono : fuoco con la rivoltella. Grave deperim ento, torpidezza ideativa. Non potendo più resistere, si scannò abbastanza profondam ente con u n tem perino, producendo lesione della cartilag in e tiroide (demenza precoce). 36. - S. B. R izieri. Sorella al manicomio. Aspetto negroide, capelli crespi, barb a rara, occhi piccolissimi ; da tre an n i in servizio ebbe m olteplici punizioni ; è indolente, poco sensibile m oralm ente e fisicamente. In seguito ad una punizione grave, tentò d ’ impiccarsi. 37. - S. B. Achille. Ebbe in passato periodi di depressione m alinconica ; successivam ente subi uno shock psichico da scoppio di g ran a ta. A ttualm ente, presenta sintom i lipem aniaci, con accessi di p ianto, sitofobia etc. D urante la notte foggiò u n laccio col lenzuolo e attaccatolo a ll’ in ferriata, tentava d ’ impiccarsi. 38. - S. P . A rturo. P adre alcoolista : anche egli abusò molto di vino 0 liquori. Affetto da adenite, vide scritto nella cartella « aden ite tubercolare » e sebbene godesse di ottim a salute, si mise in testa di essere tisico, rifiutando di andare a casa per non contagiare la fam iglia. Molto depresso, si dispera per il suo stato ; si osserva il polso ed il respiro. Gli si imposero idee di suicidio, che mise in esecuzione
— 391 — tentando di impiccarsi. In parecchie settim ane 1 sintom i si attenuano e subentra uno stato di abbattim ento ed esaurim ento (psicastenia). 39. - S. C. Francesco. Sintom i di ebefrenia. D epressione, im m obilità ; ha allucinazioni ; bisbiglia p er conto proprio : si m ette la giubba a rovescio, rompe i vetri, sgretola i m uri, m inaccia di m an g iare il cuore ai vicini ; chiede della m adre dicendo che la am m az zano. Tentò incendiare la prigione ; portato in ospedale tentò di impiccarsi. 40 - S. Di D. Pasquale. Viene portato perchè colto da un accesso convulsivo per la via. D urante la notte prese un lenzuolo, lo attorcigliò e tentò di appiccarsi ad un in ferriata, coi piedi che toccavano il suolo, ma in posizione idonea a provocare la m orte. F u im m ediatam ente scorto e soccorso. H a ricordo confuso del fatto, allega avere avuto già altri im pulsi consimili ; u n a volta gli tolsero la rivoltella di mano. D a borghese pativa di convulsioni e sonnam bulismo. Non ha alcun motivo p er togliersi la vita. 41. - S. M. A ngelo. E redità psicopatica ; g ià riform ato dopo osservazione in manicomio. G racilità m entale. C apitandogli di perde re urin a involontariam ente, marcò più volte visita ; non riconosciuto, essendo beffeggiato dai com pagni e sentendosi insopportabilm ente infelice, tentava già tre volte di uccidersi ; una volta stendendosi sui b inari della ferrovia donde fu tratto a viva forza ; poi recandosi dietro al tiro a segno nella speranza di esser colpito da u na p allo t tola (!), tentando poi g ettarsi dal 2“ piano. Recato in osservazione ten ta di appiccarsi di notte con un pezzo di corda alla spalliera del letto. D estati dal rum ore i com pagni lo trassero dalla posizione di impiccamento. 42. - S. L. Camillo. Zio paterno in manicomio ; ebbe un periodo d i depressione per cui fu inviato in manicomio ; non riconosciuto alienato e dimesso dopo osservazione. Lavorò sem pre regolarm ente. Im putato ingiustam ente di furto, si rivoltò a ll’ufficiale che lo accucusava e fu perciò messo in prigione. Ivi sotto l ’ im pressione di questo fatto tentò di impiccarsi. 43. - S. D ’ E. Gennaro. H a due zìi in manicomio ; va soggetto a forti cefalee e talvolta commise azioni di cui n u lla ricorda. P re giudicato. Soldato da 18 mesi. Recentem ente gu arito di g astrite febbrile. Senz' alcuna ragione tentò di appiccarsi con u n a fune, essendo salvato da due com pagni subito accorsi. M anifesta confusione m entale, depressione affettiva, am nesia completa del fatto. 44. - S. C. Gino. P adre alcoolista ; zio paterno alienato. A vuta notizia che il padre era stato arruolato, cadde in stato di grave depressione per cui ebbe due licenze. T ornato al corpo era aggravato, m utacista, con atteggiam enti catatonoidi. Fu salvato a g ran stento da un tentativo d ’ impiccamento per mezzo della cinghia.
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45. - S. V. A gostino. G entilizio negativo ; abuso di alcool e assenzio. G ià condannato per rissa. Avendo saputo che la moglie si dava alla prostituzione fu colto da depressione m alinconica. G iunto al reggim ento i sintomi si ag g ra varono ; piangeva continuam ente, non m angiava, era assillato dal pensiero dei figli. In un raptus di cui non conserva alcun ricordo, si gettò da un alta finestra ; attualm ente allucinazioni uditive ; gli pare di avere il sangue guasto (alcoolismo). 46. - S. S. P rim ilio. P resenta sintom i di agitazione m otoria ; è insonne ; orina e sputa ovunque ; ha negativism o, tiene discorsi incoerenti, presenta periodi di rig id ità muscolare per cui era stata sospettata la sim ulazione. E ’ d ’ aspetto degenerato, con orecchie ad ansa, zigom i sporgenti, fronte depressa e sfuggente. Chiedeva conti nuam ente visita m edica senza base obbiettiva. U n giorno non riconosciuto e punito di prigione si precipitò da u n a finestra a lta 10 m etri, riportando commozione cerebrale. 47. - S. P. Igino. P adre alcoolista, zio paterno alienato, nonno paterno suicida. Sem pre fu di carattere irritab ile e puntiglioso ; ebbe periodi di m alum ore e depressione. Essendo stato comandato a p artire da un ospedale ove sperava lo venisse a trovare la moglie, si gettò im pulsivam ente da un tram in moto, forse con l ’ intento inespresso di rito rn are nello stesso ospedale. Ebbe commozione cerebrale. 48. - S. T. Mosè. G entilizio ignoto. H a leggeri sintom i nevra stenici, cefalea, insonnia, trem ore, dispepsia ; talora depressione con lacrim azione. Compì in passato a tti im pulsivi ; da borghese tentò uccidersi con la rivoltella. Essendo stato rim andato al corpo, idoneo ai servizi sedentari, m entre usciva tentò di gettarsi da un balcone alto cinque m etri, donde fu a stento trattenuto. 49. - S. A. A ntonio. P ad re alcoolista. E gli fu sempre molto nervoso ; abusò di vino ; altre volte ebbe periodi di depressione. Molto depresso si ritiene rovinato : é inutile p iù vivere in questo mondo ove nessuno gli è amico ; crisi di pianto. Sfuggendo la sorveglianza si gettò da un ballatoio alto 7 m etri, riportando u n a frattu ra. 50. - S. D. Primo. Stato di dem enza iniziale (probabilm ente alcoolica) con disorientam ento, enorm i lacune mnemoniche. H a deli rio persecutorio con allucinazioni : individui lo minacciano coi coltelli ; il medico lo interroga per deriderlo ecc. Di punto in bianco cercò di buttarsi dal quarto piano della ca serm a e per poco non vi riusciva ; interrogato del motivo si lam enta che tu tti lo offendano, lo disonorino ecc.
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51. - S. G. Edoardo. G entilizio negativo, patì di convulsioni fin d all’ in fan z ia; anche sotto le arm i furono constatati due accessi con sintom atologia isterica. Carattere squilibrato. D isertò per andare a ritrovare l ’am ante. Ricoverato in ospedale, e insofferente dell’ idea dell’ arresto e con seguente giudizio, disertò nuovam ente. Sorpreso dai carabinieri giunti per arrestarlo, si precipitò im pulsivam ente d alla finestra, fe rendosi gravem ente. Egli non si gettò per fuggire, ma col pensiero che qualunque cosa fosse preferibile a ll’ arresto. 52. - S. R. Achille. Individuo degenerato, affetto da discreto grado di imbecillitil ; è colto da idee angosciose di breve d u rata, per esempio che deve m orire di m orte violenta ; va in preda a crisi depressive con idee ostinate di suicidio. Una volta disertò e fu as solto per totale inferm ità di mente. A ttualm ente in un a crisi depres siva si gettò dalla finestra. 53. - S. M. Eusebio. Tipico melancólico, in seguito a strapazzi di guerra, ritiene di essere tisico marcio ; gli hanno tagliato le braccia, oram ai è inutile vivere. Sfuggendo per un attim o alla sorveglianza si getta dal secondo piano. Commise g ià quattro diserzioni. 54. - S. B. A ndrea. Individuo di debole costituzione, inabile alle fatiche di guerra. Fu sempre di carattere m isantropo e taciturno risentendo vivam ente le im pressioni m orali. Un giorno ricevette la notizia della m orte di u n a sorella ; il giorno dopo u na le tte ra ano nim a con atroci accuse contro la moglie. Sotto questa im pressione tentò g ettarsi dal terzo piano, e fu trattenuto a stento nel vuoto. H a ricordo imperfetto del fatto ; è alquanto depresso m a non m a nifesta idee suicide. 55. - Serg. Magg. B. Giuseppe. P adre paralitico. D a ragazzo ebbe m anifestazioni sonnamboliche, in seguito fu colto da crisi melancoliche con oppressione precordiale e pianto. In g u erra subi • un grave shock fisico-psichico per esplosione. Ricoverato in rep arti psichiatrici per im pulsioni inconscie. Uscito da un cinem atografo sali al 3.0 piano di una casa ignota e scavalcando un ballatoio si gettò nella via. N ulla ricorda del fatto; non ha m otivi p er uccidersi. Presenta sintomi organici d ’ isterismo. 56. - S. A. Francesco. F am iglia di pregiudicati ; un fratello in manicomio. T eppista abituale, g ià condannato più volte a p artire dai 14 a n n i; alcoolista e dissoluto. Dopo pochi gio rn i di servizio, per un lieve rim provero si sparò al capezzolo destro col fucile. H a ricordo parziale del fatto. 57. - S. C. G iovanni. G entilizio negativo. Soldato di san ità ; gracile intellettualm ente, tim oroso. Manifestò idee suicide an n i fa, u n a volta si gettò in un lago.
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M inacciato di prigione per non aver dato i m edicinali ad un infermo, vergognoso di ciò e abbattutissim o, usci d all’ ospedale e si sparò al collo con u n a rivoltella che possedeva. 58. - S. S. A nseimo. Il padre pati di m alattia nervosa. Ferito a ll’ occipite da una scheggia, lam enta dopo di ciò ostinate cefalee e vertigini che lo costringono ad appoggiarsi o a sedere. F requenti sogni di guerra. É recato a ll’ ospedale perchè tentò di spararsi col fucilo, attaccando un cordino al grilletto , e sbagliò il colpo. Si di chiara stanco di vivere, p er i dolori che sente ; dice che ha term inato la sua vita, non guarisce più. M anifesta piangendo l ’ intenzione di ricom inciare. 59. - S. T. E ttore. G entilizio negativo Dopo un tifo va sog getto a cefalea, irrita b ilità e crisi di pianto ; talora ebbe pure con vulsioni. P er piccole provocazioni perde il lum e degli occhi e va in escandescenze, percuotendo senza ragione. Si osservano frequenti crisi di pianto. Sente di non essere come gli altri e che la sua m a la ttia lo rovina. Inviato più volte in licenza, rito rn a in ospedale dalla licenza perchè persistendo il suo sconforto si sparò con la ri voltella, mancandosi. 60. - S. T. G iuseppe. P adre alcoolista inveterato. Anche egli abusò notevolm ente di alcoolici. Tipo degenerato, più volte in p ri gione da borghese per risse e ferim enti. A llega fatti convulsivi, non constatati. Insofferente della disciplina. Avendo litigato con un g ra duato, ed essendo stato punito di prigione, riusci ad allontanarsi andandosi a distendere su u n binario ferroviario, in attesa del treno. Essendo stato veduto, fu trattenuto dal suo proposito.
Il vero tentativo di suicidio fu sempre la prevedibile m anifestazione di uno stato depressivo permanente o transitorio 0 di un delirio, oppure fu compiuto senza alcuna motivazione, quale m anifestazione d ’ automatismo in istato di obnubilazione 0 di mancanza della coscienza. Ciò si verificò quasi costaiitemente per i casi dMmpiccamento, scannamento, precipitazione d all’alto, colpì di arma da fuoco, modalità di suicidio che meno si prestano al sospetto di simulazione. In alcuni casi di annegamento (5, 7, 11, 12, 13, 15) e di avvelenam ento (18, 21) trattasi pure di depressione melanconica con permanente tendenza al suicidio, oppure di atti incoscienti. Ma anche in altri casi C9 di annegamento, 12 di avvele namento, 1 di svenam ento, 1 di investimento) e inoltre in 2 di impiccamento (36, 2 i) e in 4 di precipitazione (47, 48, 51, 54), sebbene non si siano riscontrati sintomi psichici permanenti
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che spingessero al suicidio, pure non poteva in genere venire ammessa l ’ integrità mentale. Si tratta in questi casi di individui degenerati, gravati da eredità psicopatica, in buona parte pregiudicati, violenti, mo ralmente insensibili, insoiferenti della disciplina, affetti da impulsività patologica, oppure di individui deboli di mente, a carattere fatuo ed inconsistente, pieno di suscettibilità e di risentimenti, scarsamento inibito, o in preda a crisi passionali. Il suicidio non s ’ innesta bene come tale nella sindrome morbosa, poiché in questi individui non si riscontrava alcun serio motivo per rinunciare a ll’ esistenza, nè tendenza in quel senso. L’ atto compiuto non era diretto al deliberato scopo di togliersi il peso della vita, ma costituiva in essi un prodotto impulsivo di ragioni intimamente sentite, una dimostrazione di reazione a provocazioni, a disagi, a pensieri o timori spiacevoli. Per lo più il tentativo fu commesso in seguito a sem plici rimproveri o punizioni ; altra volta subito dopo l ’ arrivo al corpo o in zona di guerra. Talora trattasi di individui che non ottennero il provvedimento desiderato, e in ispecie la licenza di convalescenza, o che furono mandati via dall’ospedale prima di quanto si aspettassero, oppure a ll’opposto trattenuti più a lungo. In un caso 1’ occasione al tentativo fu un diverbio con un compagno ; in due ripulse amorose (e in uno di essi trattavasi di omosessualità); in uno l ’ingiusta imputazione di furto; in uno momentanee difficoltà finanziarie ; e in uno finalmente il soldato disertore tentò di uccidersi alla vista dei carabinieri venuti per arrestarlo. In tutti questi casi la forma esteriore dell’ atto è di suicidio, ma la motivazione psicologica è del tutto diversa e non consiste n ell’ intento di rinunciare a ll’esistenza. Molte volte si tratta di un’ atto impulsivo di genesi perfettamente analoga a quelli così frequenti nei soldati, che consistono nel graffiarsi profon damente 0 nel denudarsi. Per questa ragione si rileva una contraddizione tra la apparente grave finalità d ell’ atto com messo e le condizioni psichiche buone, il tono sentimentale punto depresso e l ’umore sovente ilare del paziento. E ’ appunto questa contraddizione, unita alla frequente indisciplinatezza del soldato, quella che fa pensare a tutta prima ad una vera e propria sim ulazione; e ciò con tanta m aggior facilità allor
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quando il sem plice tentativo di suicidio, per quanto appena iniziato, è di per sè atto a sottrarre il soldato ai pensieri spiacevoli e ai disagi, o in qualche modo a fargli raggiungere un presum ibile scopo. Comunque, questi casi meritano di non essere trattati alla leggiera ; poiché dalle osservazioni praticate, e sopra brevemen te riferite, appare che anche quando maggiormente si può sospettare l ’ insincerità del tentativo suicida, l ’ anamnesi e r esame psichico dimostrano che il soggetto è quasi sempre affetto da alterazioni psichiche permanenti o transitorie, le quali richiedono un’accurata osservazione ed un prudente giudizio. Perciò ritengo che le particolari modalità del tentato suicidio nei militari non siano riferibili a simulazione, bensì alle speciali condizioni in cui essi si trovano. La scelta dei mezzi si risente dal fatto che il soldato trat tenuto dai vincoli disciplinari dallo sfogare in altro modo i propri im pulsi violenti, va incontro facilmente a tentativi im provvisi di suicidio, molto più frequentemente di quanto non metta in esecuzione un proposito meditato.