Progetto UP & GO! Programma regionale di comunicazione per la prevenzione delle tossicodipendenze mediante un in intervento in rete Regione Veneto Assessorato alle Politiche Sociali Assessore Antonio De Poli
Premesse Con DGR numero 3701 del 24.11.01 è stato approvato dalla Regione Veneto il documento programmatico per la terza Conferenza Nazionale sulle Tossicodipendenze di Genova, nel quale si sono definite le politiche e le strategie generali di intervento nel campo delle Dipendenze, che sono state oggetto di presentazione e consenso da parte della maggioranza delle Regioni Italiane, anche alla Conferenza Nazionale sulla Droga di Genova. Successivamente la Regione Veneto ha ritenuto necessario dotarsi di un ulteriore documento che dia continuità operativa alle strategie individuate mediante la definizione di un piano attuativo/operativo che definisca azioni specifiche da porre in atto nel corso dei prossimi anni per trasformare gli intenti in fatti concreti. Successivamente con DGR n. 2974 della 9 novembre 2001 la Giunta della Regione Veneto ha approvato gli " Indirizzi di intervento del settore delle Dipendenze " dove si articolano una serie di azioni specifiche per varie aree di intervento. In tale piano molta enfasi è stata data alla prevenzione primaria che è stata individuata come priorità nel campo delle tossicodipendenze con la finalità di incentivare la creazione di campagne informative ed iniziative permanenti contro l'uso di sostanze stupefacenti coinvolgendo soprattutto le scuole, le associazioni sportive, di ambienti di divertimento con particolare rilievo per i programmi sulla vulnerabilità dipendenze da sostanze. In tale documento si definivano inoltre negli ambienti da coinvolgere e le azioni specifiche fornendo una serie di indicazioni strategiche di seguito riportate e che vengono assunte dal presente progetto.
1
La Nuova Vision: per una società libera dalle droghe L’uso di sostanze psicoattive collegato al mercato illecito ed allo sfruttamento di fasce sociali deboli o giovanili sta assumendo proporzioni sempre più ampie e preoccupanti, soprattutto se si considera la forte diffusione che negli ultimi anni vi è stata di nuove sostanze con rituali di consumo socialmente più accettati e, assai di frequente, associati ad alcool e psicofarmaci. Resta grande, inoltre, la percentuale di persone che presenta tossicodipendenza da eroina e che, ad un’analisi tecnica approfondita, appare tutt’altro che ridotta od in via di contenimento. Ad oggi, quindi, risulta molto aumentata la quota totale di persone che fa ricorso a sostanze psicoattive, con modalità di utilizzo nel tempo spesso sequenziali oltre che caratterizzate dall’uso contemporaneo di varie sostanze. Queste situazioni portano, sovente, all’instaurarsi di vere e proprie forme di dipendenza, con una lunga serie di gravi conseguenze fisiche, psichiche e sociali. Il fenomeno assume confini sempre meno delimitati. Basti pensare al notevole incremento di uso di sostanze alcoliche tra le fasce giovanili (spesso accompagnate dall’ assunzione di droghe anfetaminosimili), all'aumento dell'uso non terapeutico di farmaci sedativi ed ipnotici, all'ampliamento del range dell'età di primo utilizzo di droga con abbassamento dell'età di primo utilizzo e contemporaneo investimento di soggetti che iniziano ad utilizzare tali sostanze ad un'età compresa tra i 35 e i 40 anni. Vi è, pertanto, la necessità di continuare nella lotta alla droga gli sforzi che, con molta generosità ed intelligenza, sono stati fatti sinora, definendo ancora meglio il modello non solo organizzativo ma anche culturale e valoriale che si vorrebbe stesse alla base degli interventi contro le dipendenze da sostanze psicoattive. Vulnerabilita’ alla dipendenza da sostanze ed educazione alla salute Le evidenze scientifiche internazionali, gli studi di bioetica, le indicazioni delle principali organizzazioni mondiali per la promozione e la protezione della salute della persona, il buon senso comune indicano ormai concordemente che l'uso di sostanze stupefacenti è da considerare pericoloso e dannoso per la salute della persona intendendo con questo termine il suo benessere fisico, psichico e sociale nella sua inscindibile globalità. Risulta altrettanto chiaro, come è ormai chiaramente dimostrato dalle più moderne ricerche scientifiche, che esistono soggetti particolarmente vulnerabili a sviluppare dipendenza da sostanze nel momento in cui ne entrano in contatto e le utilizzano. Tale vulnerabilità non è prevedibile come non risultano prevedibili i danni che tali sostanze possono produrre sul singolo individuo esistendo una fortissima variabilità alla risposta che può andare dal "nessun effetto" fino alla morte. È chiaro ormai che sia in ambito tecnico scientifico che in ambito operativo non ha più senso utilizzare termini e false distinzioni quali quelle fatte per le droghe così dette "pesanti e/o leggere" in quanto questi termini inducono false sicurezze e sbagliate convinzioni che portano a sottovalutare il reale problema. Anche se per alcune persone alcune droghe possono avere limitati danni fisici è altrettanto provato che esse possono compromettere irreparabilmente la funzionalità psichica e sociale di questa persona. Gli interventi di comunità Al pari delle azioni che si devono mettere in atto per prevenire e curare altre malattie 2
a forte impatto sociale quale per esempio il cancro collegato al fumo di sigaretta o ad altri agenti nocivi (mettendo in atto azioni che da una parte prevengano la diffusione ambientale e il contatto con sostanze potenzialmente cancerogene e dall’altro sviluppino una consapevolezza nell’individuo al fine di evitare l'assunzione volontaria o inconsapevole), anche in questo caso vi è la necessità di puntare soprattutto sulla responsabilizzazione della persona valorizzando il suo potenziale positivo di intelligenza, razionalità e autodeterminazione dei propri comportamenti. Tutto questo però creando contemporaneamente le condizioni per un contesto sociale che porti a ridurre al minimo la disponibilità di sostanze stupefacenti, attraverso azioni di repressione e controllo del traffico e dello spaccio e la contemporanea espressione e l'esplicitazione chiara e persistente di modelli culturali e sociali che apprezzino e che "premino" più i comportamenti di sobrietà e di libertà dalle sostanze piuttosto che esprimere una tolleranza all'uso voluttuario e/o ricreativo di sostanze stupefacenti, se non addirittura assumerlo come tendenza positiva e di moda. Non si tratta quindi di " proibire " o " liberalizzare " ma di riconoscere che, al pari delle sostanze che possono incentivare il cancro o altri gravi malattie, non possono essere lasciate in libera circolazione composti chimici variamente costituiti che sappiamo con sicurezza essere fortemente dannosi per la salute della persona quali per l’appunto le droghe. La nuova consapevolezza Vi è quindi la necessità imperativa di creare una nuova coscienza e consapevolezza nelle pubbliche amministrazioni e nei cittadini che la salute (globalmente ed inscindibilmente intesa come fisica, psichica e sociale) è un bene ed un valore irrinunciabile, se non altro per i costi umani ma anche sociali e sanitari che comporta la sua compromissione, e che tutto quello che, come le droghe, può in qualche modo minacciarla o comprometterla deve prima di tutto essere considerato un "problema da evitare", una situazione/sostanza nociva da non far arrivare in contatto soprattutto a chi (per proprie condizioni neurobiologiche, psichiche, familiari e/o sociali) presenta particolari condizioni di vulnerabilità. Tutto questo senza moralismi o posizioni ideologiche ma semplicemente con spirito pragmatico e intellettualmente libero di chi crede che le persone debbano essere messe in grado di poter condurre una vita il più possibile libera e sana è che le istituzioni abbiano la responsabilità di aiutare i cittadini a raggiungere questo obiettivo.
Indicazioni generali per le azioni di prevenzione primaria (dgr n. 2974, 9 novembre 2001) Target Principale: soggetti tossicodipendenza (a rischio)
adolescenti
che
non
hanno
ancora
problemi
di
3
Area di AMBIENTI DA intervento COINVOLGERE PREVENZIONE Scuole medie superiori PRIMARIA Scuole medie inferiori
AZIONI SPECIFICHE - Campagna informativa globale e sincrona su tutta la Regione - Riforma dei CIC con maggior coinvolgimento delle Famiglie, dei Consultori Famigliari e delle Neuropsichiatrie infantili e forte riorientamento sulla prevenzione delle tossicodipendenze Attivare programmi specifici per bambini mediante linee guida e specifici materiali per gli insegnanti
Scuole elementari
Attivare programmi specifici per bambini mediante linee guida e specifici materiali per gli insegnanti
Ass. sportive
Programmi informativi antidoping per i dilettanti
Parrocchie (tramite la Curie)
Predisporre e diffondere materiali specifici per i parroci
Autoscuole
Diffondere il programma per prevenire la guida in stato di ebrezza
Ass. Industriali e sindacati
Fornire alle Associazioni materiali specifici per le Aziende
Volontariato
Attivare gruppi provinciali con progetti specifici di intervento ma coordinati su tutta la regione
comuni capoluoghi di provincia
- Campagna informativa Murale e negli ambienti di frequentazione giovanile - Recepimento formale delle Politiche Regionali con delibere Comunali Programmi informativi specifici
Stadi (tifoserie)
Discoteche
Siglare un Protocollo di Intesa per migliorare le condizioni di sicurezza e la qualità ambientale - materiali informativi e spot musicali
Dipartimenti delle Dipendenze
Attivare programmi per l’identificazione precoce degli individui Vulnerabili all’Addiction (linee guida e centri specifici di screening precoci)
Molto spesso si commette l'errore di associare direttamente il consumo di sostanze psicoattive nei giovani con il disagio giovanile attribuendo a questo fattore una responsabilità causale unica e sicuramente troppo forte, creando cosi una visione delle cose distorta è parziale. E' infatti risaputo, come evidenziato dalle più recenti ricerche scientifiche, che l'instaurazione di uno stato di dipendenza da sostanze dipende fondamentalmente da due fattori principali: accessibilità/disponibilità a dette sostanze e vulnerabilità della persona (determinata da fattori neuro biologici, psichici, sociali) che condiziona l’espressione di un comportamento d’abuso. Il disagio giovanile assume quindi significato come fattore determinante un aumento del rischio di dipendenza da sostanze, solo nelle persone che presentino fattori di vulnerabilità individuale. Non si spiegherebbe altrimenti come migliaia di giovani sottoposti a situazioni di disagio quotidiano in ambienti 4
con forte disponibilità di droga non sviluppino automaticamente la dipendenza da sostanze. Risulta pertanto scorretto e molto spesso inconcludente, oltre che fortemente dispendioso, centrare le politiche di prevenzione primaria principalmente (se addirittura non unicamente) sulla riduzione generica del disagio giovanile ma vi è la necessità di orientarsi invece verso sistemi più specifici e mirati tendenti a: 1. Individuare, rendere consapevoli del loro possibile problema e tutelare precocemente le persone vulnerabili partendo in primo luogo da un intervento centrato sulla famiglia già nel periodo delle scuole elementari 2. Fornire supporti facilmente accessibili, in ambito consultivo, per le famiglie e i giovani per la gestione delle situazioni problematiche 3. incentivare lo sviluppo di una cultura sociale e dei modelli sociali proteggenti e promuoventi la salute contro l'uso di sostanze stupefacenti mediante campagne informative permanenti. 4. Coinvolgere direttamente le organizzazioni e i gruppi giovanili nelle specifiche attività di prevenzione I fattori ambientali in grado di produrre una disagio psichico tale da esporre a durare rischio di sviluppare dipendenza da sostanze persone particolarmente vulnerabili per proprie caratteristiche individuali, sono molti e difficilmente modificabili con interventi che dovrebbero, per poter essere efficaci, andare ad incidere profondamente sull'organizzazione e la struttura sociale. Una strategia più concreta e realistica e quelle invece di agire sulle persone vulnerabili, in tempi quando ancora il rischio non esiste, dotandole di uno "strumentario" personale in grado di aiutarle a gestire la grande e pericolosa attrattiva che potranno esercitare su di loro le sostanze stupefacenti rendendoli dipendenti. Un grande aiuto queste persone lo potrebbero ricevere anche dall'esistenza di una pressione sociale "positiva" nel gruppo sociale di riferimento (famiglia e/o gruppo dei pari). Importanti studi hanno dimostrato che lo stato di vulnerabilità si presenta spesso associato a varie condotte a rischio quali la guida di autoveicoli in condizioni estreme, le sfide con la morte, i fenomeni di intolleranza e violenza come accade negli stadi, gli atti di vandalismo e la microcriminalità giovanile e così via. Altri studi, ricerche ed esperienze in questo settore inoltre testimoniano l'inconsistenza e talvolta l'inutilità di progetti di intervento preventivo qualora essi vengano attuati in una logica settoriale (ad es. investano il solo mondo della scuola), parcellizzati (riguardano ad esempio solo determinati comportamenti e non più in generale il benessere della persona) o episodici (quando vengono svolti una volta l'anno mediante una lezione o una conferenza). Il creare una forte e precoce consapevolezza della propria vulnerabilità delle persone che presentano questa caratteristica è l'obiettivo prioritario da porsi nelle attività di prevenzione primaria per le tossicodipendenze. Non vi è dubbio però che questa azione debba trovare la propria ed idonea collocazione in interventi più globali e relativi alla tutela e promozione della salute nel suo complesso. Questi interventi necessitano di una programmazione di medio-lungo periodo, realmente integrati che veda il concorso attivo di tutti gli attori chiamati ad assolvere un ruolo educativo (genitori, insegnanti, educatori, operatori socio-sanitari) e che coinvolga in questo processo gli stessi giovani non solo come destinatari passivi di un intervento, bensì come protagonisti attivi fin dalla sua pianificazione. In quest'ottica la prevenzione primaria deve perseguire delle strategie di intervento non sui giovani ma con i giovani. Alla luce delle esperienze svolte si è altresì confermata la necessità di intervenire sin dalla scuola elementare organizzando percorsi educativi che richiamino e sviluppino i 5
contenuti della promozione della salute, la conoscenza dei pericoli collegati all'uso di sostanze dei fattori il vulnerabilità individuale che incrementano il rischio non che le modalità preventive le strategie personale la poter mettere in atto onde evitare tali rischi. Particolare rilievo quindi dovranno avere quelle iniziative rivolte a sviluppare nei giovani fin dalla prima età scolare, sul piano affettivo il rafforzamento dell'autostima, sul piano comunicativo il miglioramento del dialogo in particolare con gli adulti, e sul piano comportamentale l'aumento delle capacità di autotutela rispetto all'insieme degli stimoli ambientali a valenza negativa. Indirizzi generali Regionali in materia di Prevenzione Primaria In considerazione del fatto che si sono diversificate le varietà e i tipi di sostanze e che si sono modificate le abitudini rispetto al consumo (frequenza, modalità di assunzione, reperibilità delle sostanze, ecc.), si ritiene di fondamentale importanza programmare interventi di prevenzione che prevedano l’applicazione di nuove modalità, l’allargamento della numerosità dei destinatari, la considerazione di fasce sociali e d’età in passato non coinvolte, la continuità degli interventi. E’ importante che i destinatari finali dell’intervento siano sempre i diretti interessati e cioè gli esposti al rischio, modulando fortemente i messaggi e i metodi di comunicazione a seconda dell’età. La prevenzione nei preadolescenti è preferibile attuarla in maniera diretta e sarebbe un errore perseguirla solo attraverso un lavoro privilegiato con gli adulti significativi che hanno un ruolo educativo (genitori, docenti, animatori, allenatori, ecc.), mentre la prevenzione nell’età successiva con azioni direttamente rivolte ai giovani, negli spazi logistici e temporali più consoni alle loro abitudini. Una importante osservazione da considerare nello strutturare gli interventi è che le informazioni di prevenzione al fine di acquisire e/o modificare comportamenti a rischio, come è stato osservato anche in altri campi, sono molto più efficaci se trasmesse in un'età del soggetto in cui non è ancora emerso il problema mentre potrebbero addirittura essere controproducenti se tali informazioni di prevenzione vengono trasmesse, specialmente per i giovani con alta attitudine al rischio, contestualmente alla presenza di una forte attrattiva all'uso di sostanze. Le aree prioritarie individuate sono tre e riguardano: il tempo libero, la scuola e il mondo del lavoro.
Il tempo libero Negli ultimi anni si sono sempre più diffuse le cosiddette “nuove droghe” che, accanto alle "vecchie sostanze", come l’alcol, i cannabinoidi e gli allucinogeni, hanno trovato nei giovani e nei giovanissimi una categoria di possibili e disponibili consumatori. L'occasione di entrare in contatto con tali sostanze avviene solitamente durante il tempo libero, in compagnia del gruppo di coetanei ed in varie situazioni sociali che non riguardano solo la discoteca. Esse si prestano in genere ad un consumo ricreazionale di carattere occasionale e “sperimentale”, non esente però da rischi sia di tipo fisico, che di tipo psicologico e sociale. Si ritiene pertanto fondamentale in questo ambito progettare interventi di prevenzione direttamente a contatto con i giovani al fine di:
6
•
•
•
Indurre un cambiamento comportamentale circa l’uso, le opinioni e gli atteggiamenti riguardanti le cosiddette sostanze ricreazionali, attraverso lo sviluppo di capacità di riflessione e di critica e, quindi, di capacità decisionali responsabili. Cercare di prevenire ogni possibilità di iniziazione e stabilizzazione nell’uso delle sostanze psicoattive e nei conseguenti o concomitanti comportamenti a rischio (violenza, microcriminalità, guida pericolosa, imprese estreme, ecc.), che possono avere conseguenze in termini personali e sociali, anche molto gravi. Rivolgersi sia ai giovani che sono a contatto con situazioni e ambienti dove esiste una contiguità con le suddette sostanze, sia ai giovani non più facenti parte del circuito scolastico (lavoratori, disoccupati, ecc.), per i quali non sempre appare facile l’individuazione e la rilevazione dei loro bisogni.
La scuola E’ indispensabile iniziare a sviluppare interventi fin dai primi gradi scolastici, con opportune tecniche e linguaggi, che permettano di non arrivare tardi alla appuntamento che il bambino di oggi avrà da adolescente domani. L’obiettivo principale è quello di indurre la creazione di modelli culturali e comportamentali di gruppo in grado di creare una pressione positiva per ottenere un comportamento di maggiore consapevolezza e responsabilizzazione di fronte all’uso delle sostanze. E’ importante soprattutto per i ragazzi delle scuole superiori svolgere delle iniziative che li coinvolgano a livello del gruppo classe, in quanto, in adolescenza, il gruppo dei coetanei svolge un ruolo molto rilevante nel determinare opinioni, abitudini e comportamenti riguardo alle droghe. Relativamente alle attività dei Centri di Informazione e Consulenza si ritiene indispensabile operare in modo da prevedere anche un forte e precoce coinvolgimento dei genitori nelle problematiche riscontrate nei loro figli tenendo sempre presente che in linea di principio la famiglia non può essere privata del diritto/dovere di informativa e di scelta degli interventi ritenuti più idonei per la tutela e la promozione dell’integrità psicofisica dei propri figli minorenni. Di norma e per evitare facili confusioni, andranno comunque differenziati i livelli di intervento relativi alle azioni di informazione e consulenza di primo orientamento (mantenendo un accesso libero, volontario ed anonimo degli studenti) con il livello della vera e propria consulenza psicologica per problemi importanti e riguardanti l’integrità psicofisica del minore, che rientra invece nel campo degli interventi sociosanitari complessi e come tali dovrebbero essere sottoposti normalmente all’ottenimento un preventivo consenso informato della famiglia, o di chi legittimato a tale atto, a poter svolgere interventi da considerare a tutti gli effetti prestazioni socio-sanitarie su persone minori. Tutto questo al fine di ruolizzare e responsabilizzare le famiglie ma nel contempo gli operatori stessi nell’instaurare un corretto rapporto con i genitori del minore. Andrà incentivato infine il ruolo primario che anche all’interno della scuola dovranno assumere i Consultori Famigliari e i Servizi di NeuroPsichiatria Infantile. Il mondo del lavoro Sicuramente quelli della scuola e del tempo libero sono sempre stati gli ambiti “naturali” di intervento della prevenzione, anche se non ne esauriscono il campo di azione. Altri settori, altre fasce sociali necessitano della dovuta attenzione: si pensi ad esempio al 7
mondo del lavoro, a quello della disoccupazione, al servizio di leva. Si tratta certamente di terreni nei quali i comportamenti rispetto alle sostanze possono trovare e spesso trovano ampia capacità di penetrazione ma che, per la loro complessa articolazione, o per il numero elevato dei suoi potenziali destinatari, sono stati finora trattati marginalmente. L’uso di più sostanze, e in particolare l’alcol, è presente, sia nei giovani, che nei meno giovani e rappresenta anche uno dei più rilevanti fattori di rischio per gli incidenti sul lavoro. E’ per questo che si ritiene opportuno intervenire anche in tale contesto, in particolare sviluppando progetti a carattere sperimentale.
Obiettivo Generale del progetto L’obiettivo generale del progetto è la realizzazione di un articolato intervento di informazione/sensibilizzazione dei giovani e della popolazione mediante una campagna di comunicazione sociale sui pericoli e sui danni derivanti dall’uso delle droghe, al fine di responsabilizzare l’individuo ed ottenere comportamenti singolarmente e collettivamente vantaggiosi per la salute. Si opererà in modo da creare un immagine generalizzata e condivisa che esprima un dissenso relativamente all’uso delle droghe comunicato attraverso multicanali e multiforme in modo da creare un trend contro la cultura della droga. A tal fine si diffonderanno nei punti di maggiore aggregazione giovanile (discoteche, scuole, biblioteche, Informagiovani, società sportive etc.), materiali informativi cartacei e altre iniziative di comunicazione multimediale, quali per esempio spot tv e cd-rom interattivi, mezzi mobili opportunamente allestiti etc., informazioni corrette sulla pericolosità e sugli effetti tossici delle principali droghe diffuse tra i giovani: ecstasy, eroina, cannabis, LSD, cocaina/crack, alcool e sui migliori comportamenti personali da tenere. L’intervento è diretto principalmente ai giovani dai 13 ai 20 anni, in particolare ai cosiddetti “novelty seeking”, ossia quegli individui che, per caratteristiche di personalità propria, sono più portati alla ricerca di sensazioni forti e nuove, per i quali la droga rappresenta un vero e proprio rischio. L’impostazione generale metodologica seguirà la tecnica del marketing sociale con forte orientamento alla comunicazione di massa ed emozionale.
Obiettivi Specifici
1. predisporre e divulgare su tutto il territorio regionale messaggi coordinati nella forma, nei contenuti, e nel layout che possano facilmente essere compresi ed identificati anche nella loro matrice istituzionale ( Assessorato alla Politiche SocialiRegione del Veneto) 2. predisporre varie forme di supporti informativi e comunicativi da poter veicolare attraverso i seguenti mezzi con le seguenti iniziative: 8
a.
stampa quotidiana
b. veicolazione leaflet con vari mezzi mobili (autobus, treni, auto, mezzi navali, mezzi aerei etc.) c. d.
televisioni radio
e.
internet
f.
affissioni
g.
conferenze stampa
h.
associazioni del volontariato
i.
dipartimenti delle dipendenze
Articoli monotematici e coordinati con uscite periodiche su tutto il territorio regionale Predisposizione di immagini da affiggere sui mezzi che verranno veicolate nei capoluoghi di Provincia della Regione e nei principali comuni Diffondere Spot televisivi e talk show periodici Trasmissioni periodiche mediante interviste e spot radiofonici Attivare uno specifico spazio giovani/famiglia nel sito Dronet Veneto ed attivare specifici link con altri siti particolarmente visitati dai giovani Poster giganti nelle province e nei principali comuni con affissioni periodiche Periodici appuntamenti per annunciare i vari avvenimenti e coinvolgere le varie organizzazioni Creare una rete di collaborazione al progetto mediante un “focus group” da utilizzare anche nella predisposizione dei messaggi informativi Attivare gruppi operativi di prevenzione primaria in ogni dipartimento a supporto delle attività progettuali
Le ultime due voci avranno il compito di veicolare i messaggi in modo capillare coinvolgendo a rete anche altre organizzazioni elencate nelle tabelle precedenti
3. andranno inoltre coinvolti i medici di medicina generale i farmacisti, le scuole, i luoghi di aggregazione giovani per l’intrattenimento e i Comuni mediante la diffusione di specifici materiali informativi (poster, depliant, CD rom ecc.) opportunamente e centralmente predisposti. 4. realizzare e diffondere (tramite le organizzazioni sopra riportate di cui al punto n.3) un manuale informativo per le famiglie adattato nel linguaggio e nei contenuti 5. implementare l’area “giovani e famiglia” del sito Dronet Veneto in modo da rendere più accessibili le informazioni inserendo anche tutti i materiali della nuova campagna di informazione 6. Predisporre un kit standard per la prevenzione delle tossicodipendenze da inviare agli educatori operanti nelle scuole (manuale, linee guida, diapositive, materiali informativi etc.) Gruppi Target Principali La campagna è rivolta alla comunità in generale nel tentativo di creare una cultura comune contro la droga ma in particolare si rivolge a dei gruppi target principali che sono: 1. 2. 3. 4. 5. 6.
Giovani (13-20 anni) Famiglie Cittadini Operatori dell’ambito socio-sanitario Educatori: formali (scuola) ed informali (sport etc.) Amministratori: Comuni, province, ULSS 9
Ambienti Ed Organizzazioni Coinvolgibili (Rete)
Vengono qui riportati gli ambienti e le principali organizzazioni che indicativamente potranno essere coinvolte nelle azioni programmate.
AMBIENTI ed ORGANIZZAZIONI
Direttore Sanitario e/o Serv. Sociali
Comunità terapeutiche
Scuole medie superiori
Scuole medie inferiori
Dipartimenti delle Dipendenze Sert
Associazioni del Volontariato tossicodipendenze
Scuole elementari
Parrocchie
Centri Alcologici
Associazioni del Volontariato alcologia
Scuole Guida
Associazioni Sportive dilettanti
Carceri
Ordine dei Farmacisti
Assiociazione Industriali
Prefetture
Comuni
Ordine dei Medici
Organizzazioni Sindacali
Discoteche
10
Metodologia e Riferimenti Tecnico-Scientifici Nella progettazione di una nuova campagna informativa è necessario, non solo dare continuità a quelle precedenti, ma anche fornire informazioni scientificamente accreditate, oggettive e chiare mediata uno stile comunicativo efficace. Inoltre è essenziale che una nuova campagna si integri con le molteplici attività di prevenzione primaria già presenti e in atto nel territorio. Le scienze del comportamento hanno studiato a fondo il rapporto tra salute pubblica e comunicazione. Da questi studi sono emersi alcuni modelli teorici relativi ai comportamenti inerenti alla salute e all’informazione. I principali modelli teorici a cui, nel presente lavoro si fa riferimento, sono “the Health Belief Model” di M.H. Becker, “Theory of Reasoned Action” di M. Fishbein, “Social Learning Theory” di A.Bandura, “L’approccio motivazionale” di J. Prochaska e C. Di Clemente. I passi necessari per ottenere un comportamento preventivo sono: 1) la conoscenza e l’informazione dei rischi e delle modalità preventive (il sapere); 2) le abilità pratiche per evitare il rischio e ridurre il danno (il saper fare); 3) la motivazione delle persone a proteggersi dai rischi (voler fare). Gli obiettivi conseguenti per ottenere un comportamento preventivo, sono: a) aumentare le conoscenze generali e specifiche della nocività delle sostanze stupefacenti; b) sviluppare abilità pratiche o training comportamentali; c) attivare meccanismi motivazionali verso il non uso di sostanze stupefacenti. Esistono fattori, individuali e sociali, in grado di creare motivazione al cambiamento e altri, invece, che determinano resistenza. I principali fattori interni sono il livello informativo, la percezione del rischio, l’attitudine al rischio, il locus of control, le aspettative di perdita, l’autostima e gli abusi sessuali in giovane età. I principali fattori socio-ambientali sono: la pressione sociale presente nel gruppo in relazione ai comportamenti preventivi, le aspettative del gruppo sociale di riferimento e le convenzioni culturali verso l’uso di droghe e alcolici. Vi sono poi, fattori, espliciti e non, in grado di determinare resistenza e indurre refrattarietà nella creazione di motivazioni per l’assunzione di comportamenti non a rischio. Questi fattori possono essere di diverso tipo, dipendenti o indipendenti dalla persona, possono appartenere alla sfera dei disturbi della personalità o ad aspetti ambientali. In entrambi i casi la persona può non essere del tutto consapevole delle motivazioni che determinano il comportamento. Inoltre, spesso, i comportamenti a rischio possono essere funzionali a soddisfare alcuni bisogni soggettivi della persona. La popolazione che dovrebbe operare cambiamenti comportamentali può essere “virtualmente” divisa in tre fasce: a bassa, a media e ad alta resistenza al cambiamento a cui è verosimile anche associare un grado di uso delle sostanze stupefacenti a gradiente crescente. Gestione, Coordinamento e direzione scientifica La gestione del progetto regionale è affidato alla l’Azienda ULSS 20 di Verona (Dipartimento delle Dipendenze) della Regione Veneto. La gestione per la realizzazione e il coordinamento generale del progetto è affidata alla direzione scientifica del dott. Giovanni Serpelloni (Direttore del Dipartimento delle Dipendenze, Sert1), che ha la responsabilità organizzativa e dell’impiego delle risorse finanziarie per conto della Regione Veneto. Il dirigente regionale di riferimento è il dott. Lorenzo Rampazzo. 11
Collaborazioni Potranno essere attivate opportune collaborazioni con enti ed organizzazioni specialistiche nell’ambito della comunicazione e l’intervento potrà essere realizzato anche avvalendosi di specialisti del settore pubblicitario e della comunicazione. La diffusione dei materiali informativi potrà avvalersi dei Dipartimenti delle Dipendenze e delle Associazioni del Volontariato presenti nell’area territoriale di riferimento. Sarà opportuno coinvolgere attivamente le Amministrazioni locali, le organizzazioni di categoria e le scuole nell’ottica di creare una rete di sinergie a supporto degli obiettivi del progetto. Tutto questo in sintonia con le indicazioni regionali contenuto nella DGR n. 2974 del 9/11/01
Tempificazione per Macro Fasi (2 Anni)
Di seguito vengono riportate le varie fasi con le relative azioni principali previste per la campagna di comunicazione: Fase n° FASE 1^: Pianificazione della campagna informativa FASE 2^: implementazione FASE 3^: diffusione dei materiali e supporto della campagna FASE 4^: Valutazione della campagna
Azioni principali Tempi • implementazione e l’allestimento dei materiali informativi e dei vari supporti di comunicazione. • Definizione del piano di comunicazione da adottare (tempi e 6 mesi stile). • Inizio della campagna e operazionalizzazione degli obiettivi di 6 mesi comunicazione • Integrazione della campagna informativa con le altre iniziative di prevenzione della tossicodipendenza promosse dalla Regione 6 mesi Veneto. • Mantenimento delle iniziative e verifica del primo impatto • Mantenimento delle iniziative e verifica del impatto • Valutazione finale 6 mesi
Piano di valutazione La valutazione andrà eseguita in progress e alla fine della campagna e potranno essere utilizzati i seguenti indicatori:
12
Obiettivi
Indicatori
1. predisporre e divulgare su tutto il territorio regionale messaggi coordinati nella forma, nei contenuti, e nel layout che possano facilmente essere compresi ed identificati anche nella loro matrice istituzionale ( Assessorato alla Politiche Sociali-Regione del Veneto) 2. predisporre varie forme di supporti informativi e comunicativi da poter veicolare attraverso i seguenti mezzi con le seguenti iniziative: a. stampa Articoli monotematici e quotidiana coordinati con uscite periodiche su tutto il territorio regionale b. veicolazione Predisposizione di immagini leaflet con vari da affiggere sui mezzi che mezzi mobili verranno veicolate nei (autobus, treni, capoluoghi di Provincia della auto, mezzi Regione e nei principali navali, mezzi comuni aerei etc.) c. televisioni Diffondere Spot televisivi e talk show periodici d. radio Trasmissioni periodiche mediante interviste e spot radiofonici e. internet Attivare uno specifico spazio giovani/famiglia nel sito Dronet Veneto ed attivare specifici link con altri siti particolarmente visitati dai giovani f. affissioni Poster giganti nelle province e nei principali comuni con affissioni periodiche g. conferenze Periodici appuntamenti per stampa annunciare i vari avvenimenti e coinvolgere le varie organizzazioni h. associazioni Creare una rete di del volontariato collaborazione al progetto mediante un “focus group” da utilizzare anche nella predisposizione dei messaggi informativi i. dipartimenti Attivare gruppi operativi di delle dipendenze prevenzione primaria in ogni dipartimento a supporto delle attività progettuali 3. andranno inoltre coinvolti i medici di medicina generale i farmacisti, le scuole, i luoghi di aggregazione giovani per l’intrattenimento e i Comuni mediante la diffusione di specifici materiali informativi (poster, depliant, CD rom ecc.) opportunamente e centralmente predisposti. 4. realizzare e diffondere (tramite le organizzazioni sopra riportate di cui al punto n.3) un manuale informativo per le famiglie adattato nel linguaggio e nei contenuti 5. implementare l’area “giovani e famiglia” del sito Dronet Veneto in modo da rendere più accessibili le informazioni inserendo anche tutti i materiali della nuova campagna di informazione
Grado di rappresentatività del Logo Istituzionale nelle pubblicazioni e nei materiali diffusi
6.
Predisporre un kit standard per la prevenzione delle tossicodipendenze da inviare agli educatori operanti nelle scuole (manuale, linee guida, diapositive, materiali informativi etc.)
n. di articoli prodotti e divulgati
n. di mezzi coinvolti e tempo di esposizione
n. di spot messi in onda n. di TV coinvolte n. di trasmissioni n. di Radio coinvolte n. di accessi tempo di permanenza
n. e tempo di esposizione n. di comuni coinvolti n. di poster n. di conferenze effettuate n. mezzi di informazioni coinvolti n. di associazioni coinvolte
n. di Dipartimenti rispondenti n. di operatori coinvolti
n. di soggetti coinvolti n. di materiali diffusi
n. di famiglie raggiunte n. di accessi n. pagine pubblicate n. di Kit realizzati e diffusi alle scuole
13
Infine si dovrà prevedere la valutazione del gradimento della campagna di comunicazione presso il target principale (giovani), mediante il rilevamento a campione dei giudizi su: comprensibilità dei messaggi, reale utilità e gradevolezza.
14
Bibliografia 1. “Comunicazione sociale: la sfida di oggi” - Atti del Convegno Centro Studi Pubblicità Progresso - IULM - Milano, 26 gennaio 1996 2. “Comunicazione sociale: la sfida di oggi” - Atti del convegno Centri Studi Pubblicità Progresso -IULM - Milano, 26 gennaio 1996 3. “Droga e tossicodipendenze” a cura di Avico U., T. Macchia, A. DeII’Utri, R. Mancinelli - Ediz. Clas 1992 4. “La Dichiarazione di Copenhagen”, Conferenza Europea sulle Politiche Sanitarie: Opportunità per il Futuro, Copenhagen 5-9 dicembre 1994. 5. AAV - “Dichiarazione Etica contro le Droghe” (a cura di G. Serpelloni et all.), Ediz. La Grafica, Verona, 1999 6. AAVV, “Evaluating Health Promotion Programs” - The health Communication Unit at the Centre for Health Promotion University of Toronto - April 1999 7. AAVV, “Glossario dei Termini Economici”, Azienda Ulss 20 di Verona, Servizio Economico Finanziano, Verona 1999 8. AAVV, “Overview of health communication campaigns” - The health Communication Unit at the Centre for Health Promotion University of Toronto - April 1999 9. AAW, “Danni correlati all’uso di droghe: Cannabis ed Ecstasy”, Accademia Europea Studi e Ricerche in Medicina Preventiva e Comunitaria, Verona Gennaio 1998 10. Ajezen I., Fishbein M. “Understanding attitudes and predicting social behaviour” 1980 Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall M.H. 11. Bailey K. D. “Metodi della ricerca sociale”, Bologna, 1985 12. Bandura A. “Self-efficacy: toward a unifying theory of behavioral change” Psychology Review 1984 n.84 pp.191-215 13. Becker, J.G. Joseph “AIDS and behavioral change to reduce risk: a review” America Journal of Pubblic Health 1988 78, 394-410 14. Bejerot N., “Addiction an artificialiy induced drive”, Springfield, 1972. 15. Besozzi E., “Elementi di sociologia dell’educazione” Roma, 1993 16. Biglan A., Metzler C.W., Aly D. “Social and behavioral factors associated with high risk sexual behavior among adoloscents” Journal of Behavioral Medicine 1990 vol. 13 pp 245-61 17. Bravi E., Serpelloni G., “HIV e Counselling”, Verona, ed. La Grafica 1999 18. Carli L., Serpelloni G. “Il counseling: livelli di intervento e fattori per le modifiche comportamentali” In G.Serpelloni HIV/AIDS e Droga 1996 eds Leonard R.S. 19. Coates RA, Farewell VT, Raboud J, et al., “Cofactors of progression to acquired immunodeficiency syndrome in a cohort of male sexual contacts of men with human immunodeficiency virus disease”, Am J Epidemiol 1990; 132: 71 7-22. 20. Croweley TJ, Riggss PD, “Adolescent substance use disorders with conduct disorders and comorbid condition. Adolescent Drug Abuse “, NIDA Monograph 156; 1995. 21. Declaration of Alma-Ata. lnternational Conference on Primary Health Care, AlmaAta, USSR, 6-12 settembre 1978. 22. Devane WA, Dysarz FA, Johnson MR, Melvin LS, Howiett AO., “Determination and characterization of a cannabinoid receptor in rat brain”, Molecular Pharmacology 1988: 34; 605-613 23. Devane WA, Hanus L, Breuer A, Pertwee RG, Stevenson LA, Griffin G, Gibson O, Mandelbaum A, Etinger A, Mechoulam R. “lsolation and structure of a brain constituent that binds to the cannabinoid receptor”, Science 1992: 258; 1946-1949. 24. Di Nuovo S., Giovannini D., Loiero S., “Risolvere i problemi’, Torino, 1999. 25. Ellefsen O., “Come programmare una campagna pubblicitaria” - Franco Angeli 1991 15
26. Fergusson O, Horwood J., “Early onset cannabis use and psychosocial adjustment in young adults”, Addiction 1997; 92: 279-96. 27. Fertonani M., “La valutazione delle prestazioni e del potenziale manageriale” Milano 1998 28. Fischoff B. et al., “Acceptable risk”, Cambridge University Press, 1981. 29. Focarile F., “Indicatori di qualità nell’assistenza sanitaria”, Centro Scientifico editore Torino 1998 30. Fried PA. “Behavioural outcomes in preschool-aged children exposed prenatally to martjuana: a review and speculative interpretation”, In: Wetherington CL, Smeriglio CL, Finnegan L, eds. Behavioural studies of drug exposed offspring: methodological issues in human and animai research. NIDA Research Monograph 164. Washington DC: US Government Printing Office, 1996. 31. Fried PA. “Prenatal exposure to tobacco and marjuana: effects during pregnancy, infancy and early childhood”, Clin Obstet Gynecol 1993; 36: 319-36. 32. Gadotti G., “La pubblicità sociale - Lineamenti ed esperienze” - Franco Angeli 1998 33. Gailanter M., Kleber H.D., “Text book of Substance abuse”, TreatmentAmerican Psychiatric Press, Inc. 1997 34. Galeazzi A., Francaschina E. “Locus of Control e intervento psicologico” Giornale Italiano di psicologia e terapia del comportamento 37-38, 1993 35. Galimberti U. “Dizionario di Psicologia”, UTET, 1992 36. Glover NM “Substance abuse and past incest contact. A national perspective” Journal of Substance Abuse Treatment 1996 37. Grufferman S., Schwartz AG, Ruymann FB, Mauer HM., “Parent’s use of cocaine and marijuana and increased risk of rhabdomyosarcoma in their children”, Cancer, Causes & Control 1993; 4:217-24. 38. Guelfi GP, Leo MB., “Cannabis e salute mentale”, Rivista di Psichiatria 1989: 24; 918. 39. Guelfi GP. “Cannabis agli adolescenti? Meglio che rimanga illegale”, Medicina delle Tossicodipendenze 1995: 3; 28-35. 40. Guelfi GP., “Schizofrenia e abuso di sostanze”, In Pancheri P, Biondi M (Eds) Terapia della Schizofrenia. Il Pensiero Scientifico, Roma 1991. 41. Hall W, Johnston L , Donnelly N., “The epidemiology of cannabis use and its consequences”, In: Kalant H, Corrigal W, Hall W, Smart R, eds. The health effects of cannabis. Toronto: Addiction Research Foundation, 1998. 42. Hall W, Solowij N, Lemon J., “The Health and Psychological Consequences of Cannabis Use”, National Drug Strategy Monograph Series no 25. Canberra: Australian Government Publishing Service, 1994. 43. Hall W, Solowij N. “Adverse effects of cannabis”, Lancet 1998; 352:1611-16. 44. Henry JA, Hill IR, “Fatal interaction between ritonavir and MDMA”, Lancet 1998: 352; 1751-52. 45. Hollister LE. “Marjuana and immunity”, J Psychoactive Drugs 1992; 24:159-64. 46. International Council of human duties, “La Carta dei Doveri Umani”, 1998 47. Johnson B.D. e coII., ”What is an addict. Theoretical perspectives and empiricai patterns of opiate use”, Papar presented to the Society for the Study of Social Problems, Boston 1979. 48. Johnson BA, Roache J.D., “Drug addiction and ITS Treatment”, Ed. Lippincottraven N.Y. , 1997 49. Johnson R.F., “In research: the interview as an illustrative model”, Psychol. Reports, 38 (1), 3-17, 1976. 50. Kandel D.B. e coll., “Antecedents of adolescent initiation into stages of drug use: a developmental analysis”, J. Youth Adolesc., 7 (1), 1978. 16
51. Kandel D.B., Faust R., “Sequence and stages in patterns of adolescent drug use”, Arch. Gen. Psychiat., 32,1975. 52. Kaplan H . B., “Antecedents of deviant responses: predicting from a generai theory of deviant behavior”, J. Youth Adolesc., 6,1977. 53. Kaplan H.B., “Deviant behavior and self enhancement in adolescence”, J. Youth Adolesc, 7,1978. 54. Kroger, H. Winter, R. Schaw “Linee guida perla valutazione degli inte,ventipreventivi nel campo delle tossicodipendenze” IFT Monaco 1997 55. Lowinson J.H. et al. “SubstanceAbuse”, ed. Williams e Wilkins, 1992 56. Miller W., Rollnick S. “Il colloquio di motivazione” Tecniche di counselling per problemi di alcool, droga ed altre dipendenze Centro Studi Erickson, Trento 1994 57. Mucchielli R. "Apprendere il counseling" Centro Studi Erickson, Trento, 1990 58. Neresini F. Ranci C., “Disagio giovanile e politiche sociali”, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1992 59. Nota L., Soresi S.,”l comportamenti sociali”, Pordenone, 1997 60. O.E.D.T. (Osservatorio Europeo sulle Droghe e sulle Tossicodipendenze), “Relazione annuale sull’evoluzione del problema della droga ne/l’’Unione Europea 1997. 61. Olievenstein C., “L’infanzia del tossicomane”, Arch. Psicol. Neurol. Psichiat., 41(34), 1981. 62. Organizzazione Mondiale della Sanità-Ufficio Regionale per l’Europa, ”Carta Europea sull’Alcool”, Parigi dicembre 1995. 63. Orlandini D., Giorgi I., “Libro italiano di Alcologia” (in press). 64. Pacoda P., “Discoteche”, Roma, 1999 65. Plant M., Plant M. “Comportamenti a rischio negli adolescenti” Centro Studi Erickson, Trento 1996 66. Prochaska J.O. " What causes people to change from unhealthy to health enhancing behavior? “ In: C.C. Cummings, Floyd J.D. Human Behavior and Cancer Risk Reduction: Overview and Report on a Conference on Unmet Reserch Needs. Atalanta American Cancer Society 1989: 30-34 67. Ruffino E. D., “Dizionario di Economia e Sanità”, Torino 1998 68. Sempio O.L., Confalonieri E., Scaratti G., “L’abbandono scolastico”, Milano, 1999 69. Serpelloni G. et all, “Manuale di Total Quality Management per le Dipendenze da Sostanze” (in press) 70. Tessarolo M., “Il sistema delle comunicazioni’ - Ediz. Cleup 1991 71. Trentin R., “Gli atteggiamenti sociali”, Torino, 1991 72. Tunvig K, Lundquist I, Eriksson. D. “A way out of fog”. An out-patient program for cannabis abusers. In Chesher G, Consroe P, Musty R. Marijuana: An International Research Report. Australian Government Publishing Service. Canberra 1988: 207212 73. Turner WM, Tsuang MT. “lmpact of substance abuse on the course and outcome of schizophrenia”, Schizophrenia BuII 1990; 16: 87-95. 74. Wickelgren I., “Marjuana: harderthan thought”, Science 1997; 276:1967-68. 75. Zanetti M., Montaguti U., Ricciarelli G., Celin D., Pieroni G., Casadio E., Curcio B. Rubertini, Zappi A., “ll medico e il management”, Genova, 1996. 76. Zuckerman M. “La ricerca di forti sensazioni” Psicologia Comportamentale 1983 n.59
17