Dal congegno narrativo ai teatri dell’immaginario
di Letterio Todaro docente di Storia della Pedagogia Facoltæ di Scienze della Formazione Universitæ di Catania
L’ipotesi di fondo per una ‘pedagogia della narrazione’ la narrazione costituisce una pratica tipica della cultura umana che possiede la capacitæ di
modellare l’esperienza modellare il ‘prendere forma’ della persona
Presupposto ‘antropologico’ Le comunità umane come perenni creatrici e ‘ri-creatrici’ di narrazioni… …senonché… ...le loro narrazioni stabiliscono e impongono norme, principi, valori, significati, che in quanto tali modellano l’identità culturale degli stessi gruppi umani…
Un primo motivo per il riconoscimento dell’impianto ‘immaginario’ della cultura …le comunità umane si ‘riconoscono’ nei loro racconti… ….esistono racconti ‘istituenti’ che individuano il deposito simbolico da cui i gruppi umani estraggono e derivano il loro patrimonio culturale (regole di vita, convinzioni, credenze, repertori di conoscenza…)
Presupposto sociologico
le comunità umane sono ‘figlie’ e prodotti di ‘grandi narrazioni’
Presupposto etologico I motivi fondamentali della differenza delle comunità umane nell’ecosistema dei viventi: l’uso del linguaggio (straordinaria raffinatezza del sistema di comunicazione e di elaborazione del circuito semiotico segno referente / elevata capacità di astrazione simbolica) la capacità di empatia (straordinaria capacità di immedesimazione; di proiezione speculare dei sentimenti e delle emozioni altrui nel proprio Sé)
L’inclinazione alla pratica narrativa esalta e completa tali peculiarità insite nella stoffa culturale dell’agire umano
Il linguaggio: la spinta a comunicare mediante la funzione narrativa utilizzando le modalità del racconto costituisce la molla stessa che spinge allo sviluppo e all’apprendimento delle funzioni linguistiche (la pre-disposizione alla negoziazione culturale tramite la narrazione origina, modella e gestisce il programma di acquisizione del linguaggio)
L’inclinazione alla pratica narrativa esalta e completa tali peculiarità insite nella stoffa culturale dell’agire umano L’empatia:
le narrazioni creano un ambiente comunicativo e d’interazione verbale prediletto per la trasmissione di significati complessi e ne propongono possibilità di interpretazione da ricostruire attraverso giochi di proiezione del Sé nell’universo del racconto (agenti e loro intenzioni; oggetti, scopi, situazioni, intrecci,…)
Ancora due caratteri significativi delle narrazioni rispetto alle pratiche sociali e comunicative umane 1- la diffusività: il raccontare è una pratica che accompagna continuamente la vita quotidiana delle persone (siamo continuamente immersi in ambienti narrativi) 2- la precocità: già a partire dall’età infantile (tre anni circa) gli uomini mostrano una speciale attitudine a costruire e maneggiare il congegno narrativo (anche come metacornice nell’apprendimento degli usi della lingua)
Tesi di Jerome S. Bruner l’uomo si connota antropologicamente per la singolare attitudine a “sviluppare i signif icati dell’esperienza in forma narrativa”
I bambini e le narrazioni Se volessimo usare una ‘vecchia’ parola del vocabolario della pedagogia… …potremmo dire… ….i bambini hanno ‘bisogno’ di narrazioni
I bambini e le narrazioni… …un ‘duplice’ bisogno il ‘bisogno’ di sentirsi raccontare delle storie (implicazioni decisive per lo sviluppo cognitivo, emotivo, socio-affettivo)
…ma anche il ‘bisogno’ di diventare al più presto i soggetti protagonisti di una propria pragmatica narrativa (il piacere di costruire storie e di usarle per ‘con’-dividere il proprio mondo interiore)
I racconti e il fascino della comunicazione orale I racconti emergono dal regno originario dell’oralità… …ripropongono il misterioso ‘navigare’ dei significati dentro l’articolazione fonetica del discorso… …rinnovano la percezione dell’accedere all’avventura della ‘costruzione di senso’ a partire dall’evento linguistico: l’accadere della parola
Il ‘potenziale magico’ dei racconti erompe dalla fisicità e materialità (evanescente) del suono/parola i racconti si propagano attraverso il risuonare materiale del discorso orale… …i racconti coinvolgono in una corrente comunicativa che attraverso la modulazione del suono regola simpatie ed emozioni (articolazione variabile di tempi, di ritmi e di pause, variazioni nelle altezze di tono e di volume vocale, variazioni di timbro acustico) ..chi racconta esercita un potere musicale, prima ancora che simbolica) (segreta parentela tra comunicazione tribale)
dinamiche
(demiurgìa
dell’oralità
e
sonora
forme
e
della
…Ora ti racconto una storia.. realizzazione di un circolo comunicativo tra narratore parlante e ascoltatori …e possibili strumenti di potenziamento del circuito comunicativo: enfasi espressive mimesi e teatralizzazione accompagnamento musicale (dal racconto semplice alle ‘fiabe sonore’)
allora…ascoltare un racconto… …una straordinaria occasione per: sentirsi personalmente partecipi di una comunità parlante; cominciare ad avventurarsi dell’interpretazione del senso;
nell’impresa
essere trasportati in mondi e universi alternativi (più o meno legati a una referenza diretta rispetto al mondo reale e quindi più o meno immaginari… ma comunque sempre significanti / da osservare in particolare lo speciale statuto epistemologico delle fiabe, dove personaggi e azioni interpretano funzioni simboliche)
Comunicare con i bambini: dall’oralità alla scrittura
testi e scritture per l’infanzia… …e sollecitazioni dell’immaginario alcune indicazioni…
dal testo all’immaginario… e ritorno!: nel punto d’incrocio di due paesaggi mobili il paesaggio del racconto: il testo conduce il lettore nel ‘bosco narrativo’ e lo immerge nel regno della creazione letteraria (luoghi, azioni, personaggi, avvenimenti, etc…) il paesaggio intrapsichico: il materiale del racconto diventa immediatamente ‘paesaggio’ interiore e oggetto di elaborazione da parte di un Sé-lettore, con funzione interpretante e giudicante
I molti livelli della lettura e la tela dell’immaginario la lettura non solo ci trasporta dentro i ‘teatri immaginari’ evocati dal testo… … ma provoca un processo di elaborazione intrapsichica… …i giochi di proiezione del Sé producono le sue ‘possibili’ forme… ….il Sé si distribuisce nella lettura e ne esce continuamente modellato
Una situazione topica dell’immaginario e della scrittura per l’infanzia: l’evocazione della paura
Il bosco narrativo prende le sembianze del mostruoso e del deforme (es. le versioni proteiformi dell’Orco, le combinazioni incrociate con l’immaginario dei bestiari; la smisuratezza delle proporzioni e l’immaginario dei ‘giganti’)
…Allora uscì fuori il burattinaio, un omone così brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo. Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d'inchiostro, e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra: basta dire che, quando camminava, se la pestava coi piedi. La sua bocca era larga come un forno, i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso, col lume acceso di dietro, e con le mani faceva schioccare una grossa frusta, fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme. All'apparizione inaspettata del burattinaio, ammutolirono tutti: nessuno fiatò più. Si sarebbe sentito volare una mosca. Quei poveri burattini, maschi e femmine, tremavano tutti come tante foglie. "Perché sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro?" domandò il burattinaio a Pinocchio, con un vocione d'Orco gravemente infreddato di testa. "La creda, illustrissimo, che la colpa non è stata mia!..." "Basta così! Stasera faremo i nostri conti."
Una situazione topica dell’immaginario e della scrittura per l’infanzia: l’evocazione della paura
Il bosco narrativo diventa foresta notturna (es. gli oggetti usuali perdono la loro percezione rassicurante e diventano presenze strane e fantasmatiche)
Pinocchio pagò uno zecchino per la cena sua e per quella dei suoi compagni, e dopo partì. Ma si può dire che partisse a tastoni, perché fuori dell'osteria c'era un buio così buio, che non ci si vedeva da qui a lì. Nella campagna all'intorno non si sentiva alitare una foglia. Solamente alcuni uccellacci notturni, traversando la strada da una siepe all'altra, venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio, il quale, facendo un salto indietro per la paura, gridava: "Chi va là?" e l'eco delle colline circostanti ripeteva in lontananza: "Chi va là? chi va là? chi va là?"
Una situazione topica dell’immaginario e della scrittura per l’infanzia: l’evocazione della paura
Il bosco narrativo diventa il luogo dello ‘smarrirsi’ e della prova estrema da superare (es. il perdersi e l’immaginario del labirinto; il superamento degli ostacoli e l’immaginario avventuroso; la lotta con l’avversario di turno e l’immaginario eroico; il rischio di essere distrutti e l’immaginario di annichilamento)
…gli assassini rimasero col manico dei coltelli in mano, a guardarsi in faccia. "Ho capito, disse allora uno di loro, bisogna impiccarlo! Impicchiamolo!" "Impicchiamolo", ripeté l'altro. Detto fatto, gli legarono le mani dietro le spalle e passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande. Poi si posero là, seduti sull'erba, aspettando che il burattino facesse l'ultimo sgambetto: ma il burattino, dopo tre ore, aveva sempre gli occhi aperti, la bocca chiusa e sgambettava più che mai. Annoiati finalmente di aspettare, si voltarono a Pinocchio e gli dissero sghignazzando: "Addio a domani. Quando domani torneremo qui, si spera che ci farai la garbatezza di farti trovare bell'e morto e con la bocca spalancata.“ E se ne andarono. Intanto s'era levato un vento impetuoso di tramontana, che soffiando e mugghiando con rabbia, sbatacchiava in qua e in là il povero impiccato, facendolo dondolare violentemente come il battaglio di una campana che suona a festa. E quel dondolìo gli cagionava acutissimi spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre più alla gola, gli toglieva il respiro. A poco a poco gli occhi gli si appannavano; e sebbene sentisse avvicinarsi la morte, pure sperava sempre che da un momento all'altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto. Ma quando, aspetta aspetta, vide che non compariva nessuno, proprio nessuno, allora gli tornò in mente il suo povero babbo... e balbettò quasi moribondo: “Oh babbo mio! se tu fossi qui!...“ E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.
Racconti per l’infanzia, immaginario e interpretazioni psicanalitiche …a proposito di mostri e paure… …uno studio ormai ‘classico’ di Bruno Bettelheim, “Il mondo incantato” la psicodinamica della fiaba noir costituisce un vero e proprio congegno formativo per l’addomesticamento delle angosce e per esorcizzare le paure infantili
una struttura tipica dell’immaginario narrativo per l’infanzia: l’avventura lo sviluppo della fabula avviene attraverso il superamento di diverse peripezie
peripezia = mutamento improvviso della situazione a causa di eventi imprevedibili
la peripezia come struttura immaginaria le narrazioni fiabesche e lo scatto verso la peripezia non sono solo motivi per suscitare curiosità e divertimento… …costituiscono per i piccoli lettori degli ‘interpretanti precoci’… offrono già nei loro traslati simbolici un dispositivo per familiarizzarci con l’aleatorietà e la fortuità (l’irruzione stra-ordinaria) che incombono sull’orizzonte dell’esperienza umana
un’ultima indicazione… il trasporto della fabula dentro una cornice immaginaria s’impianta ancora attorno a due fondamentali strutture la sospensione temporale (C’era una volta...) la logica congiuntivizzante nella rappresentazione dei casi e delle vicende logica implicita (Cosa potrebbe succedere se…)
Principali riferimenti bibliografici: A. Ascenzi (a cura di), La letteratura per l’infanzia oggi, Milano, Vita e Pensiero, 2002 R. Barthes, A. Compagnon, Lettura (voce), in AA.VV, Enciclopedia Einaudi, vol. VI, Torino, Einaudi, 1979 B. Bettelheim, Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 1977 J. Bruner, La ricerca del significato. Per una psicologia culturale, Torino, Bollati Boringhieri, 1992 J. Bruner, La fabbrica delle storie, Roma-Bari, Laterza, 2002 F. Cambi, (a cura di), Mostri e paure nella letteratura per l’infanzia di ieri e di oggi, Firenze, Le Monnier, 2002 C. Castoriadis, L’enigma del soggetto, Bari, Dedalo, 1998 D. Corno, Fiaba (voce), in AA.VV., Enciclopedia Einaudi, vol. VI, Torino, Einaudi, 1979 M.E. De Caroli, Ancora le fiabe?, Troina, Oasi editrice, 2000 G. Durand, L’immaginazione simbolica. Il ritorno del simbolo nella società tecnologica, Como, Red, 1999 W. J. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Bologna, Il Mulino, 1986 V. Propp, Morfologia della fiaba, Torino, Einaudi, 1966 G. Rodari, Grammatica della fantasia, Torino, Einaudi, 1973 S. Stella, A. Rossati, Mondo interno e mondo esterno, Roma, Carocci, 2002