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126
Patrizia Ceola Narrazioni e immaginari dell’Africa
La letteratura italiana sta profondamente cambiando per le trasformazioni conseguenti a molteplici fattori tra cui la globalizzazione. Il numero di pubblicazioni, soprattutto narrative, e di scrittori provenienti da ambiti professionali, geografici ed esistenziali sempre più ampi e variegati aumentano rapidamente. In questo panorama, quale immagine ha acquisito l’Africa nella narrativa italia-
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na degli ultimi trent’anni? Per rispondere a questa ambiziosa domanda si sono scelte le opere narrative, partendo dall’idea che la narrazione è una forma primigenia e universale di riorganizzazio127 ne e interpretazione dell’esperienza personale e della visione del mondo. La prima constatazione è che risultano esserci pochi testi di scrittori italiani, mentre vi sono numerosi testi di scrittori di origine africana che, in italiano, narrano dell’Africa e dell’Italia. Comparse le loro prime opere nel 1990, sono andate aumentando progressivamente negli anni fino a raggiungere circa quattrocento testi di cui la metà di genere narrativo1. Non si sono distinti scrittori migranti e migranti scrittori essendo l’analisi volta soprattutto all’immaginario, pur senza trascurare, ove possibile, l’aspetto linguistico-stilistico. Tale approccio, sulla linea della tendenza critica letteraria attuale2, si apre sia in senso verticale, superando la distinzione tra letteratura alta e bassa (sulla spinta dei cultural studies), sia orizzontale, includendo la commistione della letteratura con altre forme artisticonarrative, ma soprattutto, riconoscendo i legami con il contesto storico-sociale. Si dà ampio spazio ai contenuti, una forte attenzione alla “differenza” e si assume una visione metodologica multiprospettica. Si mira alla comprensione del testo (come procedimento linguistico e non solo psicologico) attraverso il dialogo tra lettore e opera, nell’ottica di Gadamer: Il modo di essere della letteratura ha qualcosa di peculiare e imparagonabile. […] Lo scritto e ciò che di esso partecipa, la letteratura, è la comprensibilità dello spirito che ha raggiunto la più remota estraneità. Nulla come lo scritto ha il carattere di pura traccia dello spirito, e nulla però come esso è rimandato allo spirito comprendente3.
Vi è una focalizzazione sulla dimensione dell’“altro” in riferimento anche alle reinterpretazioni attuali del principio dialogico di Bachtin4, sia a livello tematico-contenutistico che formale. Lo studio si avvicina all’imagologia letteraria, indagine concreta dell’approccio con l’alterità, rilevazione di imagotipie e questione dell’identità5. Si apre a una chiave interculturale attraverso alcuni dei testi di scrittori migranti e italiani6 che evidenziano il farsi e disfarsi di identità culturali, portando a interrogarsi sull’ibridismo culturale e sulla “comunità interletteraria”. Si collega, quindi, ad alcune recenti ricerche effettuate nell’ambito della letteratura comparata e nei settori della letteratura interculturale, postcoloniale e della migrazione7. Infine, l’orizzonte di significato, è dato dalla chiave interpretativa della mondialità della letteratura italiana del XXI secolo8 elaborata da Gnisci attraverso le sue pubblicazioni dagli anni ’80 fino ad oggi. La letteratura, cioè, pur restando italiana ed europea, sta diventando, non “globalizzata” per l’imposizione di una civiltà o di un sistema economico-politico, ma “mondiale”, attraverso la creolizzazione in atto ad opera dei lettori
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oltre che degli scrittori, e la scelta della decolonizzazione della mente. Dato che parlare d’Africa è una pura astrazione, per la presentazione delle opere si è scelto un ordine geografico che mettesse 128 in luce l’ampiezza e la varietà del continente e contemporaneamente un ordine cronologico vista la rapida e marcata evoluzione delle relazioni tra Italia e paesi/persone provenienti dall’Africa. Dei testi citati si sono enucleati, in un procedimento a specchio, la visione dell’Africa e dell’Italia offerta attraverso le storie raccontate, i temi privilegiati e le scelte stilistiche effettuate. Sono stati SUHVLLQFRQVLGHUD]LRQHXQFHQWLQDLRGLWHVWLGLTXHVWLVRORLOVRQRGLVFULWWRULLWDOLDQLQRQR stante si siano inclusi oltre ai romanzi, reportages, memorie e racconti di viaggio. Il panorama degli scrittori migranti è molto più ampio pur limitandosi ai paesi presenti nelle opere degli scrittori italiani. Escludendo Libia, Burkina Faso e Sudan, che non risultano rappresentati, si contano quasi ottanta opere, tra romanzi, raccolte di pensieri e racconti, di quaranta autori. Dati Prima di sintetizzare alcuni dei principali temi emersi dall’analisi9, si elencano le opere esaminate per macroregioni e stati, in ordine cronologico di pubblicazione, alternando scrittori d’origine italiana e africana. ϭ͘ Maghreb e Libia
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Scrittori di origine italiana Marocco
1.
CUTRUFELLI MARIAROSA, “Nel deserto dell’esilio”, in EADEM, Giorni d’acqua corrente, Parma, Pratiche, 1994.
Algeria
1.
CUTRUFELLI MARIAROSA, “Nel deserto dell’esilio”, cit.
Tunisia
1. 2.
PENDOLA MARINELLA, La riva lontana, Palermo, Sellerio, 2000.
1. 2. 3. 4.
CAPRETTI LUCIANA, Ghibli, Milano, Rizzoli, 2004.
129
Libia
GATTI FABRIZIO, Bilal, Milano, RCS, 2007.
GATTI FABRIZIO, Bilal, cit. AIOLLI VALERIO, Ali di sabbia, Alet, Padova, 2007. COSENTINO LUCA, Da Tripoli al Messak, Milano, Terre di mezzo, 2010. Scrittori di origine africana
Marocco
1. 2.
BOUCHANE MOHAMED, Chiamatemi Alì, Milano, Leonardo, 1991.
LAMSUNI MOHAMMED, Il Clandestino, Torino, L'Harmattan Italia, 2002 (riedito da Avicenna Editrice, S. Mauro Torinese, 2004).
3.
LAMSUNI MOHAMMED, Porta palazzo, mon amour, Torino, L'Harmattan Italia, 2002 (riedito da Avicenna Editrice, S. Mauro Torinese, 2004).
4.
FOUAD CHAKI, “Un caffè in santa pace”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 10, dicembre 2005, [internet] (p. 4), http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_02_10-section_1-index_pos_5.html.
5.
BISSATI ES SADIA, “La cerimonia del tè”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasei. Racconti di donne straniere in Italia, Torino, Seb 27, 2006.
6. 7.
SOUSSI TAMLI RKIA, “Un’autobiografia”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasei, cit.
EL MARRHOUB NAIMA, “La fuga delle rondini”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette. Racconti di donne straniere in Italia, Torino, Seb 27, 2007.
8. GARNI SAMIRA, “Una donna, due mondi”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette, cit. 9. FENNANI NADIA, “Mio nonno”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette, cit. 10. DRIVER RACHITA, “Le barche della morte”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette, cit. 11. EL GOUCHI NAIMA., “Garo”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette, cit. 12. RKAKBI KHADIJIA, “Viaggio in Marocco”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette, cit. Algeria
1. 2. 3.
LAMRI TAHAR,. I sessanta nomi dell'amore, Santarcangelo di Romagna, Fara, 2006.
1. 2.
LAKHOUS AMARA, Scontro di civiltà per un ascensore in piazza Vittorio, Roma, e/o, 2006.
1. 2. 3. 4.
FORTUNATO MARIO, METHNANI SALAH, Immigrato, Roma-Napoli, Theoria, 1990 (riedito da Bompiani, 2006).
DEKHIS AMOR, I lupi della notte, Napoli, L'Ancora del Mediterraneo, 2008.
DEKHIS AMOR, “C'era una volta brava gente”, in El-ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 25, settembre 2009, [internet] (p. 11), www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_06_25-section_1-index_pos_7.html. DEKHIS AMOR, “L'ululare dei lupi”, in Sagarana, Rivista Letteraria Trimestrale, n. 23, aprile 2006, [internet] (p. 2), http:// www.sagarana.it/rivista/numero23/ibridazioni2.html.
Tunisia
LAKHOUS AMARA, Divorzio all’islamica, Roma, e/o, 2010.
MELLITI MOHSEN, Pantanella canto lungo la strada, Roma, Edizioni Lavoro, 1992. MELLITI MOHSEN, I bambini delle rose, Roma, Edizioni Lavoro, 1995.
MELLITI MOHSEN, “L'ancora di Saint Exupery”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 6, dicembre 2004, [internet] (p. 10), http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_06-section_1-index_pos_5.html.
5.
MEHADHEB IMED, “Meteco. L'uomo che baciava i libri”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Parole oltre i confini, Santarcangelo di Romagna, Fara, 1999.
6. MEHADHEB IMED, “I sommersi”, in AA.VV., Anime in viaggio, Roma, Adnkronos, 2001. MEHADHEB IMED, “Orizzonti chiusi”, in Metoikos [internet] (p. 12) http://metoikos.splinder.com/tag/orizzonti+chiusi. 1. Libia
HOUDA SBOUI, “Il profumo di gelsomino”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasette, cit., 2007. Nessuna opera.
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Scrittori di origine italiana Senegal 130
1. 2. 3. 4. 5.
CELATI GIANNI, Avventure in Africa, Milano, Feltrinelli, 1998.
1. 2.
CELATI GIANNI, Avventure in Africa, cit.
Burkina Faso
1.
OTTIERI MARIA PACE, Amore nero, Milano, A. Mondadori, 1984.
Niger
1.
GATTI FABRIZIO, Bilal, cit.
Mali
CELATI GIANNI, Passar la vita a Diol Kadd. Diari 2003-2006, Milano, Feltrinelli, 2011. OREGGIA VINCENZO MARIA, Bach tra gli elefanti, Milano, Edizioni Dell’Arco, 2005. GATTI FABRIZIO, Bilal, cit. GIORGI CARLO, Vado in Senegal, Terre di mezzo, Milano, 2008.
GATTI FABRIZIO, Bilal, cit.
Scrittori di origine africana Senegal
1. MOUSSA BA SAIDOU, MICHELETTI ALESSANDRO, La promessa di Hamadi, Novara, Istituto Geografico DeAgostini, 1991. 2.
MOUSSA BA SAIDOU, “Modou, Uozin, Mbare e Belal”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 10, dicembre 2005, [internet] (p. 4), http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_02_10-section_1-index_pos_6.html.
3.
KHOUMA PAP, Io, venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 1990 (riedito nel 2006).
4. 5. 6.
KHOUMA PAP, Nonno Dio e gli spiriti danzanti, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2005. KHOUMA PAP, Noi italiani neri. Storie di ordinario razzismo, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010.
NIANG TOP, “Noi e l'Italia delle donne”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Le voci dell'arcobaleno, Santarcangelo di Romagna, Fara, 1995.
7. GUEYE MODOU, “L'impostore”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Le voci dell'arcobaleno, cit. 8.
GUEYE MODOU, “Storia di Gora, il sarto di Ndiobenne”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Mosaici d'inchiostro, Santarcangelo di Romagna, Fara, 1996.
9. GUEYE MODOU, “Io sono mezzo e mezzo!...Però”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Memorie in valigia, Santarcangelo di Romagna, Fara, 1997. 10. GADJI MBACKE, Kelefa. Lo spirito delle sabbie gialle, Milano, Edizioni dell'Arco, 1999. 11. GADJI MBACKE, Kelefa. La prova del pozzo, Milano, Edizioni dell'Arco, 2003. 12. GADJI MBACKE, Nel limbo della terra: una vita dai luoghi senza tempo, Bologna, Edizioni dell'Arco, 2006. 13. GAYE CHEIKH TIDIANE, Il giuramento, Genova, ed. Libero di scrivere, 2002. 14. GUEYE KILAP, La panchina. Ovvero ha senso emigrare?, Cagliari, AIPSA, 2008. Mali
1.
Burkina Faso
1.
Niger
Nessuna opera
N'GALICK BOROM, “Io, fuciliere di Francia!”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n 7, marzo 2005, http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_07-section_1-index_pos_4.html. TOE MARIE REINE, Il mio nome è Regina, Venezia, Sonzogno, 2010.
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Scrittori di origine italiana Eritrea
1. 2. 3. 4. 5.
DELL’ORO ERMINIA, Asmara addio, Pordenone, Studio Tesi, 1988.
Etiopia
1.
LUCARELLI CARLO, L’ottava vibrazione, cit.
Somalia
1.
CUTRUFELLI MARIAROSA, “Le cinque spine”, in EADEM, Giorni d’acqua corrente, cit.
Sudan
1.
SENESE VAURO, La scatola dei calzini perduti, Milano, Piemme, 2008.
Kenya
1. 2. 3.
GALLMANN KUKI, Sognavo l’Africa, Milano, A. Mondadori, 1991.
131
DELL’ORO ERMINIA, Il fiore di Merara, Milano, Baldini Castoldi,1994. DELL’ORO ERMINIA, La Gola del Diavolo, Milano, Feltrinelli, 1999. DELL’ORO ERMINIA, L’abbandono. Una storia eritrea, Torino, Einaudi, 1991. LUCARELLI CARLO, L’ottava vibrazione, Torino, Einaudi, 2008.
GALLMANN KUKI, Notti africane, Milano, A. Mondadori, 1994. MASTRANGELO GIOVANNI, African soap, Padova, Marsilio, 2001. Scrittori di origine africana
Eritrea
Etiopia
1.
WELDEMARIAM HABTE, “Così il capretto salvò l'agnello”, Verona, Collegio Missioni Africane, 1986, in Nigrizia, n. 10, SDQWRORJL]]DWRLQGNISCI ARMANDO (a cura di), Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa, Troina, Città aperta, 2006.
2.
BRHAN TESFAI FUZUM, Alida - Eritrea, Milano, Edizioni dell'Arco, 2006.
1. 2.
GHERMANDI GABRIELLA, Regina di fiori e di perle, Roma, Donzelli, 2007.
GHERMANDI GABRIELLA, “Il telefono del quartiere”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Parole oltre i confini, cit.
3.
GHERMANDI GABRIELLA, “Un canto per mamma Heaven”, in Kúmá. Creolizzare l'Europa, n. 9-10, 2005, [internet] (p. 4), http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/narrativa/narrativa-ghermandi9-10.htm. GHERMANDI GABRIELLA, “Il pranzo pasquale”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 14, dicembre 2006, [internet] (p. 8), http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_03_14-section_1-index_pos_1.html. GHERMANDI GABRIELLA, “All'ombra dei rami sfacciati, carichi di fiori rosso vermiglio”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 4, giugno 2004, [internet] (p. 10), http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_04-section_1index_pos_4.html. GHERMANDI GABRIELLA, “I suoni del villaggio”, in Sagarana. Rivista Letteraria Trimestrale, n. 14, gennaio 2004, [internet] (p. 4), http://www.sagarana.net/rivista/numero14/ibridazioni2.html. GHERMANDI GABRIELLA, “Da un mondo all'altro”, in El Ghibli, rivista online di letteratura della migrazione, n. 6, dicembre 2004, [internet] (p. 4), http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_04-section_1-index_pos_4.html.
1.
MACOGGI CARLA, La via per il paradiso, Roma, Sovera Multimedia, 2004 (riedito Kkeywa. Storia di una bimba meticcia, Torino, Sensibili alle foglie, 2011).
Somalia
1. 2.
FAZEL SHIRIN RAMZANALI, Lontano da Mogadiscio, Roma, Datanews, 1994.
3. 4. 5.
FAZEL SHIRIN RAMZANALI, Nuvole sull’equatore. Gli italiani dimenticati. Una storia, Cuneo, Nerosubianco, 2010.
FAZEL SHIRIN RAMZANALI, “Il segreto di Ommdurmann”, in Studi d'italianistica nell'Africa australe, Johannesburg, A.P.I., 1995. GARANE GARANE, Il latte è buono, Isernia, Cosmo Iannone , 2005. ALI FARAH U.C., “Madre piccola”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilasei, cit.
Sudan
Nessuna opera.
Kenya
1. AKILI HINDIYA SHARIF, “Questo matrimonio non s'ha da fare”, in FINOCCHI DANIELA (a cura di), Lingua Madre duemilaotto. Racconti di donne straniere in Italia, Torino, Seb 27, 2008.
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Scrittori di origine italiana Congo
132 RDC
Nessuna opera CUTRUFELLI MARIAROSA, Mama Africa. Storia di donne e di utopie, Milano, Feltrinelli, 1989.
Angola
CUTRUFELLI MARIAROSA, Mama Africa. Storia di donne e di utopie, cit.
Togo
Nessuna opera Scrittori di origine africana
Congo
RDC
1. 2. 3.
GANGBO JADELIN MABIALA, Due volte, Roma, e/o, 2009.
1. 2. 3.
LONGO ISSIYA, Dal Congo in Italia come in un sogno, Cagliari, La Riflessione - Davide Zedda Editore, 2009.
GANGBO JADELIN MABIALA, Rometta e Giulieo, Milano, Feltrinelli, 2001. GANGBO JADELIN MABIALA, Verso la notte Bakonga, Torino, Porto Franco, 1999.
LONGO ISSIYA, Destini. Figli di immigranti, Cagliari, La Riflessione - Davide Zedda Editore, 2010.
NGOI PAUL BAKOLO, “L’immigrata”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Le voci dell'arcobaleno, cit.
4. NGOI PAUL BAKOLO, “Una lezione a metà”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Destini sospesi di volti in cammino, Santarcangelo di Romagna, Fara, 1998.
Angola
5.
NGOI PAUL BAKOLO, “Il rito africano”, in SANGIORGI ROBERTA, RAMBERTI ALESSANDRO (a cura di), Destini
1. 2. 3.
SANTO ALVARO, Lui e Telma: inseguire un sogno, Milano, Edizioni dell’Arco, 2003.
1. 2. 3. 4.
KOMLA-EBRI KOSSI, Imbarazzismi –quotidiani imbarazzi in bianco e nero, Milano, Edizioni Dell'Arco Marna, 2002.
SANTO ALVARO, L’uomo mistero: canti e discorsi alla nazione Africa, Milano, Edizioni dell’Arco, 2001.
SANTO ALVARO, Mille giorni in Angola. L’esperienza di un immigrato. Sulle orme della guerra, revisione di Giovanni Devecchi, voll. 2, Milano, Edizioni dell'Arco, 2000. Togo
KOMLA-EBRI KOSSI, All'incrocio dei sentieri. I racconti dell'incontro, Bologna, EMI, 2003. KOMLA-EBRI KOSSI, Neyla. Un incontro due mondi, Milano, Edizioni Dell'Arco Marna, 2002. KOMLA-EBRI KOSSI, La sposa degli dei. Nell'Africa degli antichi riti, Milano, Edizioni Dell'Arco Marna, 2005.
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IT-M Marocco
133 Algeria
Tunisia
Libia
Senegal
Mali
IT- F
Niger
AFR-F
Scrittori
1
3
8
Opere
1 racconto
3 romanzi 1 racconto
8 racconti
Scrittori
(1 - Marocco) *
3
Opere
1 racconto
3 romanzi 1 raccolta di racconti 2 racconti
Scrittori
1
1
3
1
Opere
1 reportage
1 romanzo
3 romanzi 4 racconti
1 racconto
Scrittori
2 (+1 - Tunisia)
1
Opere
1 romanzo 1 racconto di viaggio
1 romanzo
Scrittori
3 (+1 - Tunisia ecc.)
7
Opere
3 romanzi 1 diario 1 racconto viaggio
7 romanzi 2 raccolte pensieri 5 racconti
Scrittori
(2 - Senegal)
1 1 racconto
Opere Burkina Faso
AFR-M
Scrittori
1
1
Opere
1 romanzo
romanzo autobiografico
Scrittori
(1- Tunisia ecc.)
Opere Eritrea
Etiopia
Scrittori
1
1
2
Opere
1 romanzo
4 romanzi
1 racconto 1 romanzo
Scrittori
(1 - Eritrea)
2 2 romanzi 6 racconti
Opere Somalia
Sudan
Kenya
Congo
RDC
Angola
Togo
Scrittori
(1- Marocco)*
1
2
Opere
1 racconto
1 romanzo
2 romanzi 2 racconti
Scrittori
1
Opere
1 romanzo
Scrittori
1
1
1
Opere
1 romanzo
1 romanzo 1 raccolta di racconti
1 racconto
Scrittori
1
Opere
3 romanzi
Scrittori
1 (già indicato)
2
Opere
1 reportage- memoria
2 romanzi autobiografici 3 racconti
Scrittori
(1 - RDC)*
1
Opere
3 romanzi
Scrittori
1
Opere
2 romanzi
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*Testi che riguardano più paesi, ma contati una sola volta
134 Tabella n.2. Numero di stati e di scrittori
MACROREGIONE
STATI
SCRITTORI IT - M
IT - F
AFR - M
AFR - F
Maghreb e Libia
4
3
3
9
9
Africa occidentale
4
3
1
8
1
Corno d’Africa, Sudan e
5
3
2
3
5
Africa centro-occidentale
4
(1)*
5
totale
17
9
6
25
15
*Autori riferiti a più paesi, ma contati una sola volta
Riflessioni Una prima risposta alla domanda che ha avviato la ricerca, il posto dell’Africa nella narrativa italiana degli ultimi trent’anni, può essere ricavata dalle tabelle precedenti, analizzate anche alla luce dei dati della banca Basili e dell’ultimo Bollettino di sintesi10. L’interesse verso questo continente è quantitativamente limitato, ma in costante aumento, come si nota anche dalle date delle pubblicazioni. Dei cinquantatre stati indipendenti africani, circa un terzo sono presi in considerazione da scrittori di origine italiana, contando anche alcune opere non analizzate nel presente lavoro (tra cui le pubblicazioni della collana “L’Italia che guarda” delle edizioni Dell’Arco, in cui compaiono Ghana, Rwanda, Guinea Conakry). Si arriva al 50% (pari a 26 paesi) nelle opere di scrittori d’origine africana. Ma quali caratteristiche presentano? Rispetto agli approcci e alle visioni delle opere italiane del periodo dalla fine dell’Ottocento agli anni ‘7011 vi sono tracce del cambiamento dei temi e di categorie fondamentali del fare letterario? Si trovano espressioni della funzione etico-dialogica attribuita alla letteratura da diffuse linee critiche contemporanee? E, nel contesto dell’Italia, in che modo la cultura italiana esercita l’azione contemporanea di unificazione e diversificazione, tipica del processo di creolizzazione e di meticciato di culture12, presagibili e auspicabili nel multiculturalismo attuale?
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Innanzitutto, il cambiamento dei temi, è evidente in molti testi. I volti presenti dell’Africa, dal Maghreb al centro, dall’Ovest al Corno d’Africa, così come quelli dell’Italia, sono numerosi, vari e 135 alcuni inaspettati. Impossibile riassumerli, come impossibile riassumere la vita. In generale, gli DSSURFFLFKHSUHYDOJRQRVRQRODSDUWHFLSD]LRQHO¶LURQLDODGLVFXVVLRQHODILDEDO¶LPSHJQRO¶XQR o l’altro, o insieme, agiscono come lenti che permettono di vedere in modo diverso il proprio e gli altri paesi. Per quanto riguarda l’Africa l’esotismo è stato confinato ai margini. È assente completamente nei reportages e racconti di viaggio, per lo scopo di denuncia delle opere di Mariarosa Cutrufelli13 e di Fabrizio Gatti14, di indagine storico-geografica di Luca Cosentino, geologo e studioso di archeologia, e per l’autoironia del Gianni Celati di Avventure in Africa15. Ma anche i romanzieri, in generale, evitano il rischio ponendosi in dialogo critico con la propria cultura, come Maria Pace Ottieri16 o la “propria” storia come Luciana Capretti17 e Valerio Aiolli18. Erminia Dell’Oro racconta vicende personali e collettive in un contesto ora fiabesco, ora storico, ma sempre attento al decentramento dello sguardo (la donna, il bambino, etc.). Il romanzo African soap di Mastrangelo attutisce il sentimentalismo e il sensazionalismo del romanzo di passione e morte attraverso l’ironia sul genere narrativo. Ciò non toglie che restino tracce di cliché. L’intreccio de Il Fiore di Merara di Erminia Dell’Oro, è forzatamente magico. In Passar la vita a Diol Kadd Celati sembra, a tratti, ripiegarsi in una visione edulcorato-sensuale-paternalistica. La veneziana Kuki Gallmann nei suoi romanzi autobiografici, in inglese, descrive il Kenya, con amore, nei suoi aspetti emotivamente esotici: «una terra calda dagli orizzonti sconfinati, branchi di animali nelle savane, una fattoria sugli altipiani dove vivevo con la mia famiglia» (p. 14). Per fare un ultimo esempio, in L’ottava vibrazione, romanzo d’impostazione storico–poliziesca, centrato sulla battaglia di Adua, avvincente e critico (nonostante «punti più chiassosi dell’intreccio»19), Lucarelli indulge all’esotismo in vari aspetti, dalla misteriosa Aicha, la “cagna nera” che risponde ai fantasmi sessuali e probabilmente alle richieste di un romanzo “commerciale”, al fante molisano Sciortino Pasquale, caso di esotismo nostrano per la sua primitività e primordialità. Non ne sono esenti gli autori africani, come ad esempio Pap Khouma in Nonno Dio e gli spiriti danzanti che propone questioni scottanti come le pressioni familiari, lo scontro tra cultura d’origine e di arrivo, il ruolo della donna, sommando storie d’amore, morte, fantapolitica e la narrazione di cerimonie di guarigione tradizionale. Per quanto riguarda l’Italia, attraverso lo sguardo di chi viene da altrove, anche i comportamenti, le abitudini e i paesaggi usuali acquistano significati e risvolti sconosciuti al lettore italiano. In ogni caso, ed è questa la novità principale, è attraverso le culture altre che si elabora la rappresen-
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tazione della propria, di sé e dell’“altro”. In alcune opere tale percorso è consapevole e più esplicito (qualche esempio: Il latte è buono, Regina di fiori e di perle, Divorzio all’islamica, Neyla, Amo136 re nero, La riva lontana, Mille giorni in Angola), per altre, invece, per usare l’efficace metafora di Salmon Rushdie20, gli scrittori non sono ancora usciti dalla cornice del quadro trovandosi nella necessità di rinsaldare il sé di fronte all’altro. Alcuni nodi tematici sono ricorrenti e particolarmente significativi. In primo luogo, la figura del PLJUDQWHqFHQWUDOHVLDQHLWHVWLGHJOLVFULWWRULLWDOLDQLFKHDIULFDQL/RqSHUSLPRWLYLSULQFLSDO mente perché lo scrittore è, geograficamente e/o culturalmente, migrante in quanto «decide di deviare dalla propria terra-madre, culla e cuccia sicure, ma scarne dell’esistenza, e farsi strada da sè»21 e a partire da ciò scrive il suo testo. Il migrante è una figura che definisce la nostra epoca, non perché sia una situazione nuova, ma per la sua diffusione, estensione e, ancor più, la sua consapevolezza e trasformazione da dato geografico ad esistenziale22. Tutti costruiscono se stessi fuori dall’ordine, ricostruiscono la propria identità a confronto con questa e quella comunità e specFKLDQGRVLQHOO¶DOWUR«HQHOO¶DOWURHQHOO¶DOWURVFULWWRULFKHUDFFRQWDQGRXQPRQGRLQFXLVRQRGHQ tro e fuori, complicano il gioco di specchi o di schegge di specchi spezzati. Molti dei protagonisti e dei personaggi dei testi sono “migranti” e, infine, soprattutto, lo è colui che narra le storie, la sua e degli altri e, sovente narrando “sposta le linee”, destabilizza e scuote stereotipi. La migrazione diventa frequentemente il tema principale, ed è narrata, descritta, discussa, sognata, sofferta nei suoi molteplici risvolti e momenti. L’emigrazione diventa il passaggio da una vita ad un’altra e la scrittura lo strumento di ricerca e di riaffermazione di un’identità23. Analogamente vi è il tema del viaggio, sia come esperienza di spostamento fisico da/per l’Africa compiuto da quasi tutti gli scrittori, sia come “spostamento” psicologico. L’interesse per l’Africa in particolare, è sollecitato, per la maggioranza, dal desiderio di capire l’ uomo, la vita e se stessi24. Pur evidenziando interpretazioni e visioni diverse, l’Africa, per la sua alterità e le sue contraddizioni, risulta stimolo e facilitazione del processo di comprensione di sé attraverso l’altro e viceversa, secondo meccanismi riconosciuti da antropologia e psicologia. Il viaggio migratorio innesca inevitabilmente il tema del ritorno al paese d’origine, desideratotemuto, sognato-realizzato, temporaneo-definitivo. E anche in questo caso l’elaborazione della propria cultura passa attraverso le culture altre, come presentato nel dramma di Neyla di Kossi Komla-Ebri, nella fiaba moderna La prova del pozzo di Mbacké Gadji, o nel lieve racconto autobiografico di Khadijia Rkakbi, “Viaggio in Marocco”. Il confronto tra culture oltre ad essere uno dei motivi del viaggio, ne è soprattutto conseguenza ine-
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vitabile. In buona parte dei testi il confronto tra la cultura del paese d’origine e quello d’accoglienza è esplicitato e discusso, sia nei racconti di emigrazione che di ritorno “a casa”. Nel movimento di allon137 tanamento più frequente è il ricordo nostalgico del passato, percepito come mancanza, contrapposto a quanto si incontra di nuovo25. Numerosi gli esempi: gli scrittori più di frequente richiamano abitudini ed eventi famigliari o religiosi (Immigrato, Noi venditori di elefanti, La promessa di Hamadi« QHOOH scrittrici, sono centrali sensazioni ed oggetti emotivi (“Il profumo del gelsomino” di Houda Sboui e “La cerimonia del tè” di Es Sadia Bissati), persone come i nonni che concentrano affetto, tradizione, saggezza (“Mio nonno” di Nadia Fennani e “All’ombra dei rami sfacciati” di Gabriella Ghermandi). Un vero canto alla patria perduta è Lontano da Mogadiscio di Shirin Ramzanali Fazel che esalta i valori della vita e cultura tradizionale, «il paese delle favole» (p. 13), e ne piange lo scempio iniziato dalla colonia e continuato dalla guerra civile. Altri ancora guardano in modo disincantato, ma non amaro il proprio paese d’origine. Tra questi Komla-Ebri mette in luce con pacatezza, vivacità ed ironia, la complessità del paese natale, le sue contraddizioni e problematicità, attraverso anche la diversità dei temi e degli stili nei vari racconti e romanzi: il valore e il peso della famiglia (“Abra. All’incrocio dei sentieri”26), la parola portatrice di vita e di morte (“Quando attraverserò il fiume”), l’onestà e la giustizia, (La sposa degli dei), la saggezza antica dei proverbi e la nostalgia delle altre culture incontrate (“Mal di…”). Alvaro Santo invece, in Mille giorni in Angola, è appassionatamente critico e tragicamente innamorato del suo paese: distrutto da ingiustizie, miseria, divisioni e vivificato dalla solidarietà, dal coraggio e dalla festività. Ed è lo sguardo che rivolge all’Africa intera in L’uomo mistero: canti e discorsi alla nazione Africa. L’autore sceglie, perciò, uno stile tra prosa e poesia, tra storia e visione che permette di contenere l’ossimoro dei suoi sentimenti/ragionamenti e della realtà. Un’ironia sottile, pungente e amara, intride il romanzo di Garane Garane, Il latte è buono, simile ad un lungo poema filosofico, tradizionale nella cultura somala. Il protagonista, italiano per formazione scolastica e scelta del cuore, dovrà disilludersi sull’Italia e gli italiani quando, fuggito dalla Somalia in guerra, giungerà nella sua patria d’elezione. Riscoprirà la cultura somala peregrinando per il mondo e giungerà, alla fine, a riconoscere la soluzione della tragedia del suo popolo e degli uomini: l’uomo nuovo che creerà un nuovo mondo è l’ibrido «Un ibrido non può mutilare, perché lui stesso è nato da tante culture che si sono mutilate tra di loro. Lui è la somma di tutte le culture, come il Sommo Poeta!”» (p. 122). Il rischio che l’ibridazione sia una forma di colonialismo interno al soggetto è stata, però, evidenziata27 e forse questo spiegherebbe il gusto amaro che resta …nel latte.
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Un’altra tematica, legata in parte alle precedenti, è la narrazione. Lo scrittore scrive perché «il mi138 grante […] Egli/ella è l’unica che ha qualcosa da raccontare al mondo»28. Le storie sono innumerevoli, tante quante le persone incontrate, riferite, di cui si tramandano le vicende o semplicemente immaginate… l’universo è fatto di storie. Il raccontare diventa anche oggetto delle storie. E il suo narrare è contemporaneamente parola, tema, gioco, azione sociale, impegno politico, vita. Il cantastorie è, inoltre, presente nella tradizione di molte popolazioni africane e d’altrove. E proprio questo cantastorie, molteplice-universale, è il protagonista e il tema de “Il pellegrinaggio della voce”, racconto al centro de I sessanta nomi dell’amore di Tahar Lamri. Tale figura è tuttora un elemento centrale, pur con caratteristiche diverse, in varie culture dell’Africa occidentale (Senegal, Mali Guinea, Burkina…) e del Corno d’Africa. Nelle prime, il griot (o la griotte) è custode della memoULDHUDSSUHVHQWDQWHGHOSRSRORGjODYRFHDLSRWHQWLHFHOHEUDOHIHVWHqWHPXWRHGHPDUJLQDWRDOOR stesso tempo29. Nelle seconde, la cantora (o il poeta) «parla e sfida il popolo, e richiede una risposta da parte del pubblico. È possibile addirittura che la competizione poetica sfoci in belligeranza. Questo per dirvi l’importanza del Verbo, dell’arte della parola bella»30. Il raccontare assume, dunque, un valore tematico, oltre che relazionale e strumentale, in diverse opere: La promessa di Hamadi, Regina di fiori di perle, Il latte è buono, Lontano da Mogadiscio, Così il capretto salvò l’agnello. Si segnala, infine, tra i molti, un ultimo nucleo tematico: la donna. Sia nei testi delle scrittrici che degli scrittori la donna diventa la cartina di tornasole nelle rappresentazioni delle culture, la propria e degli altri. Protagonista, narratrice o nodo della storia, il suo ruolo è centrale e problematico. La donna infatti, è costitutivamente l’“altro” e nello stesso tempo l’origine del sé, la madre, la vita. La presenza e prevalenza o meno della letteratura femminile nell’ambito degli scrittori migranti31 dipende soprattutto da fattori storici contingenti spesso raccontati nei testi: la guerra e la migrazione femminile, per il Corno d’Africa, l’esclusione dall’istruzione o, comunque, dalla sfera del pubblico delle donne in alcune culture, la tipologia migratoria originariamente solo maschile per quanto riguarda il Senegal. Anche le categorie fondamentali dello scrivere letterario rivelano dei cambiamenti, in particolare diventa multiforme e sfuggente il rapporto tra realistico e fittizio. Il reale stesso è posto in discussione. Secondo Rushdie la triplice dislocazione, di territorio, religione e lingua, insegnano al migrante «che la realtà è un artefatto, che non esiste finché non viene creata, e che, come ogni altro artefatto, può essere fatta male o bene, e può essere anche, ovviamente, disfatta»32. Il confine tra
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reale e fittizio cade nel momento stesso in cui attraverso il racconto si dà realtà all’immaginario. 139 Il romanzo, specialmente, viene trasformato, attraverso contaminazioni di generi diversi e ibridazioni artistiche (teatro, pittura, musica, etc.) e le tecniche usate vanno dalla fiaba, al sogno, alle visioni, alla storia nella storia… Il magico, in particolare, è un terreno aperto in cui reale e fittizio si confondono. Anche alcuni romanzi improntati alle tecniche narrative tradizionali, storico, giallo, autobiografico o racconto di viaggio, presentano elementi innovativi. Il testo è, inoltre, spesso condotto tra oralità e scrittura e questo stile ibrido risponde a sollecitazioni variegate e contradditore, dalle tradizioni orali, non solo africane, ma anche italiane (i filò ad esempio, per restare in un non remoto passato), all’innovazione tecnologica di cellulari e computer (SMS, MMS, chat, etc.), e costituisce allo stesso tempo un incrocio tra generazioni. Non solo dunque vi sono numerose espressioni letterarie italiane/creolizzate, ma anche la lingua italiana presenta qualche nuovo elemento, seppur timido. Evolvendo con la società e la cultura, l’italiano si modifica nella direzione della multiculturalità. Dai prestiti linguistici reciproci, che sono la punta dell’iceberg, alle forme idiomatiche, alle metafore, alle immagini, agli stilemi retorici e probabilmente si giungerà in un futuro alla stessa struttura morfologica e sintattica profonda. Scrittori e scrittrici di diversa nazionalità ed eterogenea formazione personale e letteraria, dunque, hanno scritto di Africa e di Italia. È rilevante perché, come molti dei testi proposti, l’azione dello scrivere e, in particolare del narrare, acquista un significato politico di riappropriazione della storia e di costruzione di cultura attraverso le scelte tematiche, linguistiche e testuali. Dietro ogni storia, inoltre, c’è la volontà di lanciare un messaggio: conoscere, farsi conoscere, interrogare, collaborare, superare gli stereotipi, capire, comunicare, denunciare, decolonizzare /ci33. La funzione etico-dialogica risulta certamente tra le tensioni prevalenti in questi testi. Ma oltre al significato personale, esistenziale e storico, hanno anche un significato letterario, perché come si è visto cambiano la letteratura diventando voci di una letteratura mondiale in lingua italiana. Non nell’accezione di letteratura universale e progressiva di antica origine, ma in quanto «segno e avvenire della mondanità su cui siamo incamminati, […] attraverso il pensiero che è detto e attivo nei suoi testi»34. Un canone, perciò, per essere coerente dovrebbe utilizzare il criterio della poetica come relazione, interessere35 e mutua decolonizzazione36 andando oltre sia all’ottica metafisica che si appella ai principi assoluti che a quella nihilista. Queste opere, per concludere, mostrano il mondo in cui stiamo vivendo, indicano il suo destino e allo stesso tempo ne sono artefici: azione e sogno, relazione e traduzione, identità e creolizzazione,
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“pensiero
arcipelago” (É. Glissant). Quali rappresentazioni offrono, in particolare, dell’Africa?
140 L’immagine che ne esce è poliedrica e complessa. Appaiono paesi e persone in movimento, migranti volontari o obbligati37. Emergono tensioni, molte: tra tradizione e modernità, persona e famiglia, uomo e donna, giovani e adulti, origine e meta, chiusura e relazione, religiosità e laicità, dogmatismo e relativismo, andare e restare, restare e tornare… Sono espressi desideri essenziali e talvolta in contraddizione: pace, giustizia, lavoro, istruzione, libertà, rispetto. È rappresentato, infine, un paese che parla e, quindi di nuovo, si muove e si ripensa: «Parlare, dunque, è camminare vero la Parola Madre, il che è lo stesso che dire che pensare è passare. Il discorso è un ‘viaggio’ nella coscienza del parlante»38.
Prospettive /H SXEEOLFD]LRQL VXOO¶$IULFD H OH VXH SRSROD]LRQL DXPHQWDQR FRVWDQWHPHQWH VL SURVHJXH SHUFLz nell’esame dei paesi esclusi nella presente indagine e delle opere narrative ultimamente edite. Al di là del dibattito su alcune questioni letterarie (tra cui il significato e la correttezza di classificazioni come “letteratura della migrazione”, “postcoloniale”, “scrittori di seconda generazione” etc., il senso e la possibilità della distinzione dei generi, il persistere o meno di una corona letteraria europea e il nascere di quella mondiale39) ed altre extra-letterarie (come il valore etico, politico, sociale, storico dei testi), è riconoscibile una nuova letteratura italiana i cui tratti fondamentali sono la decostruzione delle rappresentazioni della propria e delle culture altre e il «mettere in comunicazione immaginari collettivi nazionali e culturali più diversi»40. Il cambiamento linguistico è ancora limitato a singole opere od elementi (contaminazioni, inserzioni, ibridazioni, rese linguistiche, etc.)41 ma l’impatto dell’attuale multilinguismo e multiculturalismo è presente42. La ricerca, perciò, prosegue nell’ambito della letteratura italiana, ma all’incrocio di indirizzi di studio diversi (italianistica, letterature comparate, cultural studies, educazione interculturale, etc.) che sarebbe utile far dialogare valorizzando le specificità di ciascuno, ma superandone l’isolamento, sia perché sollecitato dallo stesso oggetto, sia perché proficuo metodologicamente. In questa direzione sono fertili l’approccio imagologico e tematico, eventualmente rivolti anche ad altri generi letterari (poesia e teatro) o ad altri media narrativi, in particolare il cinema. Due ulteriori piste di studio presentano risvolti interessanti. La prima riguarda la ricaduta e l’impatto delle opere nel paese d’origine degli scrittori (o paese di interesse). Si nota, infatti, in occasione di conferenze ed incontri letterari in alcuni paesi africani, una forte curiosità per quanto scri-
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vono sul proprio paese gli emigrati, e a questo desiderio di specchiarsi, si unisce il desiderio di rac141 contare di sé, per vedersi e farsi vedere43. Una seconda pista è di tipo pedagogico e riguarda il rapporto tra questi testi letterari e l’educazione scolastica e universitaria, sia nei paesi africani che in Italia. Queste storie potrebbero giocare un ruolo a largo spettro nell’immaginario delle nuove generazioni, nel mondo-caos (Édouard Glissant)44 in cui viviamo, in movimento e imprevedibile, costituito dallo choc o dalla simbiosi tra culture. Sono queste storie che spingeranno e indurranno ad ascoltare, superando quella che Gnisci chiama «malattia della sordità generata dalla “volontà di potenza”»45, a rivedere la modernità al di fuori dell’eurocentrismo, a riconoscere il «“mondo come patria” comune di tutti i mondi»46 e in tal modo, anche ad impostare correttamente e proficuamente il concetto di letteratura mondiale. Entrambe le linee di ricerca si poggiano sulle stesse convinzioni che hanno guidato il presente studio: l’importanza del lettore che colloquiando con le opere letterarie di scrittori di diversa origine contribuisce a rinnovare i concetti di identità e cultura, patria e PRQGROHWWHUDWXUDLWDOLDQDHGHXURSHD HD FUHDUHODOHWWHUDWXUDPRQGLDOH O¶DWWHQ]LRQHDOO¶LQFRQWUR con l’altro «l’incontro e non l’altro»47 e l’utilità della transculturalità48 applicata alla metodologia di indagine attraverso lo scambio e il confronto tra lettori esperti e letterati portatori di culture diverse.
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Tra le opere narrative prevalgono nettamente i racconti: ne sono censiti attualmente 136 nella Banca dati degli Scrittori Immigrati in Lingua Italiana (BASILI): http://www.disp.let.uniroma1.it/basili2001/. 2 142 CASADEI ALBERTO, La critica letteraria del Novecento, Bologna, Il Mulino, 2008. 3 GNISCI ARMANDO, “Mondialità e mondanità della letteratura”, in IDEM (a cura di), La letteratura del mondo, Roma, Sovera, 1993, p. 132. 4 TODOROV TZVETAN, Michail Bachtin. Il principio dialogico, Torino, Einaudi, 1990. 5 MOLL NORA, “Immagini dell’“altro”. Imagologia e studi interculturali”, in GNISCI ARMANDO (a cura di), Letteratura comparata, Milano, Bruno Mondadori, 2010, p. 198. 6 Si utilizzano tali definizioni per brevità, ma nella consapevolezza della loro ambiguità e discutibilità. 7 In particolare: per l’approccio simile oltre che per l’analisi di vari testi in comune, l’ampio e dettagliato lavoro di MAUCERI MARIA CRISTINA e NEGRO MARIA GRAZIA, Nuovo immaginario italiano. Italiani e stranieri a confronto nella letteratura italiana contemporanea, Roma, Sinnos, 2009, che rileva le immagini dello “straniero” QHOOHUHFHQWLRSHUHQDUUDWLYHGLLWDOLDQLHGLPLJUDQWLSHUYLFLQDQ]DWHPDWLFDLOUHFHQWHDUWLFRORGL MOLL NORA,“Studi interculturali e immaginari mondiali”, in GNISCI ARMANDO, SINOPOLI FRANCA, MOLL NORA, La letteratura del mondo nel XXI secolo (Milano, Bruno Mondadori, 2010), che tra gli immaginari mondiali italiani del Novecento dedica alcune pagine al caso dell’Africa, oltre ai capitoli sull’Africa di Amara Lakhous, Gianluca Iaconis, Ali Mumin Ahad in GNISCI ARMANDO (a cura di), Nuovo planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa (Troina, Città aperta, 2006) e alla ricerca di TOMASELLO GIOVANNA sui testi letterari centrati sull’Africa pubblicati fino agli anni ’60 (L’Africa tra mito e realtà 3DOHUPR 6HOOHULR per alcune griglie di lettura testuale e stilistica, l’analisi di ALBERTAZZI SILVIA (Lo sguardo dell’altro. Le letterature postcoloniali, Roma, Carocci, 2000), DQFKHVHFDWDORJDWDQHOODOHWWHUDWXUDSRVWFRORQLDOHSHUODULYLVLWD]LRQHGHOTXDGUR storico e letterario in un laboratorio transculturale, si veda GNISCI ARMANDO (a cura di), Poetiche africane, Roma, Meltemi, 2002. 8 GNISCI ARMANDO, “Di che cosa parliamo quando parliamo di letteratura nel 2010?”, in GNISCI ARMANDO, SINOPOLI FRANCA, MOLL NORA, La letteratura del mondo nel XXI secolo, cit., pp.1-53. 9 Per una trattazione più ampia si rinvia a CEOLA PATRIZIA, Migrazioni narranti. L’Africa degli scrittori italiani e l’Italia degli scrittori africani: un chiasmo culturale e linguistico, Padova, libreriauniversitaria.it, 2011. 10 SENETTE MARIA (a cura di), BASILI - V Bollettino di sintesi, dati aggiornati al 27 febbraio 2012, [internet] (p. 8), http://www.disp.let.uniroma1.it/basili2001. 11 Si vedano, a questo proposito, lo studio di Giovanna Tomasello ripreso in chiave comparatistica da Nora Moll: TOMASELLO GIOVANNA, L’ Africa tra mito e realtàFLW02//125$³6WXGLLQWHUFXOWXUDOLHLPPDJLQDULPRQGLD li”, cit., pp. 117-186. 12 Pur utilizzando termini diversi, creolizzazione Armando Gnisci e meticciato di culture Silvia Albertazzi, il concettoauspicio di decolonizzazione della mente sostenuto dall’uno e di «energia compartecipe e condivisa» dell’altra, a mio avviso, consentono di affiancarli. GNISCI ARMANDO (a cura di), Creoli meticci migranti clandestini e ribelli, Roma, Meltemi 1998, pp. 11 e 13-$LBERTAZZI SILVIA, op cit., p 15. 13 “Nel deserto dell’esilio” sono protagonisti i nomadi Saharawi che, in lotta per l’indipendenza dal Marocco, si sono proclamati stato indipendente nel 1976. A Tindouf, striscia di terra nel deserto concessa dal governo algerino ai Saharawi, la vita è segnata dalla guerra per la libertà, l’identità culturale e il proprio paese, amato nella sua durezza. ,Q ³/HFLQTXH VSLQH´ ODVFULWWULFHQDUUDLO VXR YLDJJLRGD0RJDGLVFLR*HVLUD%UDYD*LRKDUDL YLOODJJLGHOO¶LQWHUQR descrive con alcune pennellate i luoghi e le situazioni, ma si sofferma soprattutto sulle donne e dà loro direttamente voce. Il problema centrale sono le mutilazioni sessuali, finestra attraverso cui si svela il mondo femminile somalo, ricco, vario, coraggioso e doloroso. Mama Africa. Storie di donne e di utopie, racconta come un diario mensile, del periodo da marzo a novembre 1975 e da luglio a novembre 1976, ma è scritto dieci anni dopo gli avvenimenti vissuti e documentati dall’autrice, tra Muanda, nel lembo dello Zaire bagnato dall’oceano, e l’Angola che stava attuando il passaggio all’indipendenza proclamata l’11 novembre 1975. Tema principale è la fine della colonizzazione e la realizzazione di un nuovo stato, tra guerriglia, pressioni internazionali, interessi economici, ideali e vincoli contingenti. La seconda tematica è quella della donna nel contesto storico specifico: la sua condizione, il suo ruolo, la sua emancipazione, attraverso le parole e le azioni delle donne incontrate, tante, “bianche e nere”, popolane e borghesi, analfabete e intellettuali, militanti o meno. La Cutrufelli sovrappone “Africa” e “donna”, entrambe impegnate nella scoperta di se stesse con modi diversi, contradditori, tutt’altro che lineari e scontati, in fondo volti all’utopia.
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Fabrizio Gatti scrive Bilal, per far conoscere i moventi, i procedimenti e le persone coinvolte in uno dei possibili percorsi migratori clandestini che migliaia di africani tentano, in condizioni spesso disumane, per giungere in Italia. In otto dei tredici capitoli, narra il viaggio compiuto dall’autore-protagonista-narratore insieme a quanti cercano di 143 entrare in Italia, dal Senegal attraverso Mali, Niger, Libia, fino al porto tunisino vicino a Sfanx da cui partono le imbarcazioni cariche di migranti. Il viaggio si svolge da novembre 2003 all’aprile 2004, quando Gheddafi è accolto alla Commissione Europea. Lo scrittore pone sotto accusa gli stati europei, tra cui l’Italia, perché attraverso gli accordi internazionali stipulati con la Libia avvalorano e sostengono i soprusi. La Libia appare come un paese in cui nessun diritto è salvaguardato, la Tunisia è la spiaggia dei nuovi pirati, di quanti, cioè, hanno trovato nel trasporto dei clandestini la loro miniera d’oro, scafisti, proprietari di vecchi pescherecci, e molti altri. Non è in gioco l’immaginario trattandosi di un reportage, ma le cronache degli eventi, le descrizioni di luoghi e di situazioni, le interviste alle persone o semplicemente incontrate lungo il percorso, i dati statistici e i riferimenti giuridici, le digressioni su elementi laterali si intrecciano nel racconto del giornalista che vive e sente. Il suo sguardo è esplicito come una ripresa cinematografica che diventa giudizio. L’immagine dell’Africa è viva, forte e dura, e l’autore riconosce nel “sistema globale” la causa principale che rende gli individui crudeli o disposti a tutto o disperati. 15 Gianni Celati narra il viaggio compiuto nel 1997 in Mali e in Senegal e il paese e la cultura locale sono centrali. Il testo scorre con frasi brevi e pennellate essenziali su oggetti, persone, paesaggi, fatti, sensazioni, riflessioni su ciò che vede o sente, ma anche più generali (i turisti, l’amministrazione coloniale e quella attuale). Il lettore compie il viaggio, percorrendo i mercati, le strade, gli alberghi, incontrando la gente, accompagnato dalla voce stupita e critica, ironica e autoironica del narratore. Emergono sensazioni contrapposte: fastidio, disagio, ma anche stupore per la diversità e ammirazione per alcuni aspetti del paese o della gente. 16 In Amore nero, la giovane protagonista racconta la sua vita dall’arrivo a Ouagadougou fino al ritorno in Italia dopo alcune settimane. Ospite di Azou, l’ amico africano conosciuto in Italia, soggiorna da parenti e amici, nella capitale e in vari villaggi dell’interno. Si mette in gioco vivendo come e con la “famiglia” di Azou e scopre la lontananza culturale che la separa dal ragazzo. La fatica del viaggio, l’impossibilità della comunicazione dovuta al non conoscere la lingua dell’altro, le abitudini di vita difficili per un’italiana, le condizioni precarie e la durezza del luogo stesso sono dichiarati con chiarezza, ma senza pregiudizi, generalizzazioni o astio. La scrittrice indugia in spiegazioni che rendono conto di abitudini e costumi, con un’attenzione di tipo antropologico. Nel corso dei giorni, man mano che aumenta la conoscenza, il rapporto tra la protagonista e il suo amico diventa sempre più difficile, ed è immagine del rapporto contradditorio di stupore e incomprensione, interesse e fastidio tra la cultura italianaoccidentale e quella voltiana-africana. 17 Luciana Capretti, che nata a Tripoli, si è trasferita in Italia da bambina, nel suo romanzo corale Ghibli, descrive il paese con amore quasi nostalgico e, rivisitando la vicenda coloniale, narra la situazione della comunità italiana travolta poi dall’espulsione sancita da Gheddafi nel 1970. 18 Le vicende del romanzo storico di Valerio Aiolli, Ali di sabbia, si svolgono tra Libia e Italia dal 1911, anno della guerra di Libia, al 1940, spezzando il tempo con analessi e anticipazioni. La storia racconta di personaggi famosi come Italo Balbo ed altri di fantasia, intrecciando eventi storici ed immaginari. La passione per il volo diventa il filo conduttore, ma l’intento è quello di far riflettere sul passato coloniale dell’Italia, solitamente rimosso o addolcito. 19 GUGLIELMI ANGELO, Il romanzo e la realtà. Cronaca degli ultimi sessant’anni di narrativa italiana, Milano, Bompiani, 2010, p. 370. 20 ALBERTAZZI SILVIA, op. cit., p. 187. 21 GNISCI ARMANDO, Creoli meticci migranti clandestini e ribelli, Roma, Meltemi, 1998, p. 72. 22 MOLL NORA, “Studi interculturali e immaginari mondiali”, cit., p. 138: «Nella figura del migrante, del rifugiato e del “richiedente asilo” si condensano quindi secondo Chambers tutte le contraddizioni di uno spazio coloniale trasformatosi tardivamente nello “spazio di una modernità universale”: […] “il migrante è colui/colei che porta le frontiere dentro di sé”». 23 COMBERIATI DANIELE, La quarta sponda. Scrittrici in viaggio dall’Africa coloniale all'Italia di oggi, Roma, Caravan, 2009, p. 91. 24 TABUCCHI ANTONIO, Viaggi e altri viaggi, Milano, Feltrinelli, 2010, p. 204. 25 CACCIATORI REMO, “Il libro in nero. Storie di immigrati”, in SPINAZZOLA VITTORIO (a cura di), Tirature ’91, Torino, Einaudi, 1991, p. 171. 26 Questo e i racconti seguenti sono tratti da: KOMLA-EBRI KOSSI, All'incrocio dei sentieri. I racconti dell'incontro, Bologna, EMI, 2003.
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QUACQUARELLI LUCIA, “Chi siamo io? Letteratura italiana dell’immigrazione e questione identitaria”, in EADEM (a cura di), Certi confini. Sulla letteratura italiana dell’immigrazione, Lodi, Morellini, 2010, p. 51. 28 144 Corsivo dell’autore. GNISCI ARMANDO, Creoli meticci migranti clandestini e ribelli, cit., p. 74. 29 Lo scrittore keniano, Ngugi wa Thiong’o lo definisce “l’intellettuale orale” e ne sottolinea il ruolo fondamentale nell’Africa precoloniale. WA THIONG’O NGUGI, “L’Africa e i suoi interpreti, spie dello straniero o pionieri della libertà”, in GNISCI ARMANDO (a cura di), Poetiche africane, cit., p. 73. 30 WABERI ABDOURAHMAN, “Garane Garane, il nomade d’Azania”, in GARANE GARANE, Il latte è buono, Isernia, Cosmo Iannone, 2005, p. 129. 31 CAMILOTTI SILVIA (a cura di), Roba da donne. Emancipazione e scrittura nei percorsi di autrici dal mondo. Roma, Mangrovie edizioni, 2009. CAMILOTTI SILVIA (a cura di), Lingue e letterature in movimento. Scrittrici emergenti nel panorama letterario italiano contemporaneo, Bologna, Bononia University Press, 2008. 32 ALBERTAZZI SILVIA, op.cit., p. 130. 33 Decolonizzazione che Gnisci sottolinea, deve passare per gli italiani attraverso il riconoscimento del proprio passato coloniale otto-novecentesco, (riconoscimento non scontato come evidenziato dalle ripercussioni di Italiani, brava gente di Angelo Del Boca) ma anche uno molto più antico e vasto che coinvolge tutta l’Europa: GNISCI ARMANDO, Decolonizzare l'Italia. Via della Decolonizzazione europea, n.5, Roma, Bulzoni, 2007. 34 GNISCI ARMANDO, “Mondialità e mondanità della letteratura”, cit., pp. 131 e 133. 35 IACONIS GIANLUCA, “Africa nera oceanica e lontana”, in GNISCI ARMANDO (a cura di), Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa, cit., p. 199. 36 GNISCI ARMANDO (a cura di), Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa, cit., p. 34. 37 Interessante, a questo proposito, il concetto di “esilio liberatore” affermato da Milan Kundera. ZANGRANDO STEFANO, “Romanzo e migrazione in Italia”, in CAMILOTTI SILVIA, ZANGRANDO STEFANO, Letteratura e migrazione in Italia. Studi e dialoghi, Trento, Uniservice, 2010, pp. 54-55. 38 PEDRO MIGUEL, “Il figlio della gallina”, in GNISCI ARMANDO (a cura di), Poetiche africane, cit., p. 88. 39 Illuminante è la sintesi di Gnisci e la sua proposta di una «letteratura mondiale come la casa e la strada, l’albergo e il crocevia di tutti i mondi letterari» in GNISCI ARMANDO, “Di che cosa parliamo quando parliamo di letteratura nel 2010?”, cit., p 17. 40 MOLL NORA, “Studi interculturali e immaginari mondiali”, cit., p. 184. 41 Amara Lakhous scrive nel suo sito: «Io arabizzo l’italiano e italianizzo l’arabo». NEGRO GRAZIA,“L’upupa o l’Algeria perduta: i nuclei tematici, il processo di riscrittura e la ricezione nel mondo arabo di Amara Lakhous”, in Kúmá. Creolizzare l'Europa, 12, 2006, [internet] (p. 13). 42 MOLL NORA,“Studi interculturali e immaginari mondiali”, cit., pp. 124-126. 43 Si apre a questo punto la necessità della traduzione nelle lingue locali. 44 ALBERTAZZI SILVIA, op cit., p. 82. 45 GNISCI ARMANDO, “Di che cosa parliamo quando parliamo di letteratura nel 2010?”, cit., p. 12. 46 Ivi, p. 21. 47 Corsivo dell’autore. GNISCI ARMANDO, Poetiche dei mondi, Roma, Meltemi, 1999, p. 98. 48 GNISCI ARMANDO, Poetiche africane, cit., p. 8.