ANNO XVI - N° 1
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Panorama della stampa italiana
Oggitalia
Anno XVI • N. 1 • Agosto • Settembre • Ottobre 2008 • Imprimé à Taxe Réduite
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L’amore di Biagio
Sommario
Feste ed eventi
Feste ed eventi
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Modi di dire e curiosità
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Dossier Milano conquista l’Expo
Pane Nostrum è la più famosa festa internazionale del pane, a Senigallia (AN). Ecco come imparare a fare e gustare un pane delizioso.
5 Ma Renzo Piano lavori con noi! di Letizia Moratti da CORRIERE DELLA SERA
7 Il parco dei bimbi? Milano dice sì di Armando Stella da CORRIERE DELLA SERA
Milano conquista l’Expo Universale del 2015. Tantissimi progetti e un’occasione unica per lo sviluppo e la crescita dell’Italia intera.
8 Milano si aggiudica l’Expo del 2015 senza firma da LA STAMPA
Il tema dell’Expo sarà “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ecco i numeri dell’Esposizione.
Anniversari
10 L’Inter Compie 100 anni la storica società calcistica di Milano, unica ad aver sempre giocato in serie A.
Itinerari
11 I capolavori degli Alinari
Editoriale Ciao amici, bentornati con “Oggitalia”! Tante le novità per quest’anno: una rubrica sugli anniversari, i modi di dire e le curiosità della lingua italiana, tanti itinerari tra le città più belle, con un poster da collezionare, e un incontro con i più giovani e bravi scrittori italiani. In questo numero una gita a Firenze, il cantante Biagio Antonacci e una visita alla fabbrica della Ferrari, un vero mito mondiale! Buona lettura a tutti!
Sprint Kite – Aquiloni acrobatici dal 26 al 28 settembre, Cervia (RA)
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Chiara Giornate del cinema muto
“Oggitalia” 1 Ago. • Sett. • Ottobre 2008 Direttore responsabile Lamberto Pigini Redazione Paola Accattoli Grazia Ancillani Chiara Michelon Responsabile editoriale Daniele Garbuglia
dal 4 all’11 ottobre, Pordenone Per la vostra corrispondenza: “Oggitalia” ELI P.O. box 6 - 62019 Recanati (MC) Italia www.elimagazines.com
www.cinetecadelfriuli.org
Copertina:Biagio Antonacci © Getty Images
di Isa Grassano da VIAGGI di REPUBBLICA
Un itinerario storico e artistico tra le bellezze di Firenze, guardando le immagini dei fratelli Alinari, fotografi dal 1850.
Pubblicità italiana
Pisa Book Festival Fiera dell’editoria indipendente
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dal 10 al 12 ottobre, Pisa
www.pisabookfestival.com
Musica
16 L’amore di Biagio di Gigi Vesigna da FAMIGLIA CRISTIANA
Moto e sport
18 La fabbrica a cinque stelle dove si costruisce il mito
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
di Emilio Marrese da VENERDÌ di REPUBBLICA
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In visita a Maranello nella fabbrica dove si costruisce un mito mondiale: la Ferrari.
Io faccio la spesa giusta Settimana del commercio equo e solidale dal 16 al 28 ottobre, varie città italiane
Giovane letteratura italiana
20 Valeria Parrella La giovane scrittrice napoletana Valeria Parrella e il suo romanzo Lo spazio bianco. Hai letto questo numero di “Oggitalia”? Allora metti alla prova la tua memoria.
Gioca in italiano
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Cose d’Italia
24 La fiorentina Una bistecca particolare dalla storia antica quanto Firenze, la città dove è nata.
Pane Nostrum dal 18 al 21 settembre, a Senigallia (AN) La fiera internazionale del pane richiama a Senigallia, storica cittadina sul mare Adriatico, moltissimi turisti. Gli adulti possono partecipare ai corsi gratuiti per imparare a fare il pane, seguiti da maestri panificatori, e i bambini possono divertirsi con “Mani in pasta!”, giocando con farina e ingredienti vari. Molti i laboratori, i percorsi didattici e molti anche i forni a cielo aperto, dove i panettieri sfornano pani di tutti i tipi, che si possono degustare e comprare. La città si riempie di un profumo irresistibile!
www.panenostrum.com
www.fairtradeitalia.it
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Biagio Antonacci racconta il suo nuovo album, Vicky Love, dedicato a tutte le donne: alle madri, alle mogli e alle figlie.
Halloween al castello con fantasma 31 ottobre, Castello dei Bardi (Parma)
www.diasprorosso.com
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Modi dire e curiosità
Dossier Milano conquista l’EXPO
IN BOCCA AL LUPO! Il modo di dire “in bocca al lupo” è un’espressione di augurio per il buon esito di un’impresa. Di solito si dice a uno studente, prima di un esame. L’importante, perché porti fortuna, è che lo studente risponda “crepi il lupo!”. Deriva da una formula usata per rivolgersi ai cacciatori, a cui si augurava di trovarsi davanti alla preda. Cercare lupi era un’attività molto apprezzata sulle montagne degli Appennini, soprattutto quando i lupi erano un pericolo per le pecore e le persone. Il cacciatore che riusciva ad uccidere un lupo andava di porta in porta nei villaggi di montagna, con la pelle del lupo come sacchetto, e gli abitanti lo riempivano di regali per ringraziarlo. Il cacciatore diventava allora molto fortunato!
ESSERE AL VERDE “Essere al verde” significa essere senza soldi. Di solito la frase si accompagna con un gesto tipico: svuotarsi le tasche dei pantaloni, per far vedere che non c’è neanche una monetina. L’espressione arriva da molto lontano, infatti è presente già negli scritti del XIII secolo. Deriva dall’antica usanza di dipingere di verde il fondo delle candele. Quando si vede il verde vuol dire che la candela è arrivata alla fine: per questo “essere al verde” è sinonimo di diventare poveri.
GETTARE LA SPUGNA Si dice “gettare la spugna” per intendere la rinuncia a qualcosa, a un’azione o a un’impresa. Si tratta di una esclamazione legata al mondo del pugilato: per evitare ad un campione di boxe la sconfitta, il suo secondo, cioè l’assistente, può buttare sul ring l’asciugamano, segno che il pugile si ritira. Una volta, al posto dell’asciugamano, si usava proprio una spugna.
Ma Renzo Piano lavori con noi! Le riflessioni, gli interrogativi e le preoccupazioni, che l’attesa per questo evento sta suscitando*, sono il segno positivo di un’assunzione di responsabilità collettiva e diffusa. Le idee, le proposte e i contributi sono preziosi, a cominciare da quelli di architetti e urbanisti autorevoli come Renzo Piano. Di questi contributi abbiamo assolutamente bisogno, perché l’Expo dovrà essere una grande occasione di crescita e di sviluppo dell’intero Paese con un forte impegno alla massima trasparenza.
Milano conquista l’Expo Universale del 2015. Il sindaco del capoluogo lombardo, Letizia Moratti, la definisce un’occasione unica di crescita e di sviluppo di idee. La regola base è rispettare l’ambiente e sviluppare la solidarietà
[ TRATTO DA
]
di Letizia Moratti, sindaco di Milano
E il modo migliore per garantire trasparenza nelle decisioni che dovranno essere prese è proprio la condivisione delle opinioni e delle posizioni. Un’Expo, infatti, è soprattutto un evento culturale, formativo e di comunicazione: le infrastrutture e le opere urbanistiche dovranno essere messe al servizio di questo obiettivo. L’Expo non sarà quindi un’occasione, sia pur preziosa, di sviluppo immobiliare e territoriale, ma
un’opportunità di crescita, di idee, di capacità creative e di capitale* umano. L’Expo 2015 sarà un’Expo per tutti e non per pochi, un’Expo costruita sulle idee, non sulla cementificazione. Sarà un’Expo fatta con il cuore, non con le speculazioni*. Abbiamo di fronte un’occasione unica per migliorare la qualità della vita per noi e per i nostri figli. Un’occasione che a Milano potrà essere colta se il progetto Expo s’integrerà in modo forte con lo sviluppo urbanistico che è già in corso, e che in questi anni vede all’opera maestri del calibro di Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind. Uno sviluppo fatto di grandi progetti, di realizzazioni importanti per la nostra città che grazie all’Expo troverà nuove risorse per coniugare la crescita urbanistica e architettonica con le necessità residenziali e abitative, con l’offerta di servizi a tutto campo, da nuovi
PASSARE UNA NOTTE IN BIANCO
La frase deriva da un’antica usanza medievale, da un rito di iniziazione cavalleresco. I cavalieri, prima di venire investiti della loro carica, erano costretti a trascorrere una notte di veglia, quindi senza dormire, con indosso solo abiti bianchi, che simboleggiavano la purezza.
SPADA DI DAMOCLE Indica una minaccia costante, sempre incombente sulla testa, un pericolo sempre pronto a farci del male. Il modo di dire deriva da una leggenda greca. Dionigi il Vecchio, il tiranno di Siracusa, un giorno volle mostrare a Damocle, che lo aveva creduto felice, come viveva veramente un tiranno. Per mostrargli chiaramente l’esempio gli fece sospendere sulla testa, durante un banchetto, una spada legata ad un filo molto debole. Damocle capì che il pericolo era sempre presente.
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«Essere riusciti a conquistare, per Milano e per l’Italia, l’organizzazione di un grande evento internazionale come l’Expo 2015 riaccende tante aspettative e speranze. L’ampiezza e la complessità di questo nostro progetto, che dovrà coinvolgere 200 Paesi in tutto il mondo, ci dà soprattutto una grande responsabilità verso l’intera comunità internazionale. La responsabilità di realizzare nei prossimi 7 anni un vero salto di qualità per la nostra città e per il nostro Paese.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
È un modo di dire molto usato, a volte anche non nel senso letterale del termine. Significa trascorrere una notte insonne, senza chiudere gli occhi. A volte si dice “ho passato la notte in bianco” anche quando ho dormito molto poco.
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Milano conquista l’EXPO centri culturali a nuovi impianti sportivi, da nuove zone di verde a nuovi e migliori servizi alla persona e alle imprese, dall’offerta di trasporti eco-compatibili all’attenzione per le fasce più deboli della nostra comunità. Nei prossimi 7 anni l’Expo renderà questo percorso di crescita e sviluppo aperto a tutti, lanciando nuovi concorsi di idee e offrendo una grande occasione a giovani talenti italiani e stranieri. Per questo il nostro progetto di Expo è già stato segnalato da autorevoli personalità internazionali particolarmente attente alla salvaguardia dell’ambiente (a cominciare dal Premio Nobel per la Pace Al Gore) come un modello a cui potrà ispirarsi l’intera comunità internazionale. Quella dell’ambiente è per l’Expo 2015 una dimensione che si traduce innanzi tutto nel destinare a verde metà dell’area che ospiterà l’evento (in tutto 110 ettari), creando così il più grande parco pubblico di tutta la zona nord della Città.
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
Ma quest’attenzione si realizzerà anche nell’uso di materiali eco-compatibili per la realizzazione dei padiglioni* espositivi, in tecnologie e sistemi di risparmio energetico, in una mobilità a impatto* ambientale zero che attraverso mezzi di trasporto elettrici e ibridi* consentirà di fare dell’Expo un grande evento «amico dell’uomo». Il senso di questa sfida sta proprio nella decisione che ho preso di non costruire la grande torre dell’Expo ma di investire piuttosto risorse e idee per la creazione di un Centro per lo sviluppo sostenibile.
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Milano, Galleria Vittorio Emanuele II
Se fino ad oggi le città che hanno ospitato l’Esposizione Universale hanno voluto lasciare un «landmark», cioè una grande costruzione che simboleggiasse la grandezza dell’evento (basti pensare alla Tour Eiffel a Parigi), noi intendiamo invece disseminare* in tutto il mondo tangibili testimonianze dell’Expo di Milano, favorendo la costruzione di scuole, centri di formazione, ospedali ovunque sia possibile, in una rete mondiale di cooperazione e solidarietà. Nessuno si senta escluso. Lavoriamo insieme, dunque, perché l’Italia possa nuovamente brillare nel mondo. Perché possa mostrare e offrire a tutti il patrimonio di idee, cultura, arte, scienza, imprenditorialità e creatività che rende il nostro Paese unico».
Il parco dei bimbi? Milano dice sì L’Expo piacerà molto ai grandi, ma mamme ed ambientalisti hanno pensato ai bambini e al verde. Il progetto di un parco grandissimo, aperto agli under 12 di tutto il mondo, piace anche a molte persone famose.
[ TRATTO DA
]
di Armando Stella È un progetto «gentile, legato all’ambiente, all’acqua e ai bambini (il nostro futuro) che può durare nel tempo». Un simbolo per l’Expo, sottolinea il presidente della Fondazione Policlinico, Carlo Tognoli, «significativo e utile». Il Parco per la memoria delle bambine e dei bambini del mondo? «Idea favolosa », rispondono Ottavio e Rosita Missoni (noti stilisti italiani, ndr), e «speriamo di vederla realizzata». L’idea l’ha lanciata lo psicologo Fulvio Scaparro, che ha raccolto consensi e spinto decine di milanesi (più o meno illustri) ad avviare una raccolta di firme per dire che si può fare, o meglio, «si deve fare», chiarisce l’Unicef. Un pensiero verde per la città e la sua infanzia. Così dice Tognoli: «Invito chi condivide l’ipotesi a formare con noi una cordata* di adesioni». C’è l’idea, ora al lavoro. Si potrebbe chiamare Aulì Ulè, ha suggerito Scaparro, un omaggio alla conta* dialettale dei bambini d’un tempo.
Un prato di «dimensioni mozzafiato*», cinto da alberi sempreverdi e aperto agli under 12 di tutto il mondo. Ingresso gratuito e vigilanza 24 ore su 24. Poche e semplici le regole: cammina, corri e gioca ma lascia fuori dal cancello palloni, bici e pattini; divieto di fumo (per gli adulti) e di iPod e pc (in ogni caso); rispetta questo luogo destinato ai bimbi. Per tutti, all’uscita, una copia della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. A Muggiano, al Parco Lambro, altrove. Dove farlo si vedrà. Maurizio Cadeo, assessore comunale al Decoro urbano, assicura che il Comune «sostiene chi promuove questo progetto ». Se si costituisce «un gruppo di sostegno sarò felice di farne parte», aggiunge Adriano De Maio, delegato dal governatore Formigoni per l’alta Formazione. E stanno dalla parte di Aulì Ulè anche Ennio Rota, il professor Giampaolo Corda, la psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris, l’urbanista Mariano Pichler, Paolo Artoni (presidente del circolo Legambiente Isola), Carlo Montalbetti. E con loro avvocati, manager, impiegati, nonni, genitori. Cittadini. E sono già un
L’Esposizione Internazionale del 1906 L’ultima Esposizione a Milano fu agli inizi del XX secolo, dal 28 aprile all’11 novembre 1906. L’Esposizione Internazionale del Sempione, con il tema dei trasporti, si estendeva su due aree (il Parco del Castello Sforzesco e Piazza d’Armi), per un totale di un milione di metri quadri, unite da un’audace* sopraelevata elettrica. Vi parteciparono 25 nazioni del mondo, attirando più di 5 milioni di visitatori. La fine dei lavori del traforo* del Sempione avrebbe aperto le porte all’Europa e ai commerci, trasformando Milano nella “città più città d’Italia”, come disse lo scrittore Giovanni Verga. Oggi molte di quelle costruzioni sono scomparse, ma ne resta un esempio vivente: la Stazione Centrale.
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centinaio a sostenere «quest’idea intelligente e moderna». Maura Amadei si chiede: «È una bella idea, ma è realizzabile?». Domanda legittima. Un simbolo orizzontale per l’Expo, al posto di torri e grattacieli? «Bisognerebbe fare un grande referendum, perché il sindaco Letizia Brichetto Moratti possa prendere atto della volontà dei cittadini e proceda», propone Carmine Granato. Che poi è la volontà stessa dell’Unicef: «Sì a un parco per dimostrare ai bambini e alle bambine di Milano che qualche volta i grandi, mentre pensano in “grande”, pensano anche a loro», osserva Fiammetta Casali, presidente del comitato provinciale. Una volta, almeno questa, scrive al Corriere Luisella Boccardi, «ché Milano dei bambini non si ricorda quasi mai!». Il parco Aulì Ulè «merita di essere sviluppato», insiste la sociologa Luisa Ribolzi. E lancia una stilettata*: «Gli architetti che temono la cementificazione potrebbero cercare qualche idea, aiutati dai bambini stessi».
Glossario audace: molto coraggiosa e moderna capitale umano: risorse di uomini conta: gioco di bambini per decidere chi inizia una gara cordata: gruppo di persone unite da uno stesso obiettivo disseminare: spargere, diffondere ibridi: misti, non di un solo genere impatto ambientale zero: che non danneggia in nessun modo l’ambiente mozzafiato: eccezionale, che toglie il respiro padiglioni: stand, reparti speculazioni: sfruttamenti non legali stilettata: battuta ironica suscitando: provocando, producendo traforo: apertura, passaggio
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Dossier
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Dossier Milano conquista l’EXPO
Perché Milano?
Milano si aggiudica l’Expo del 2015 I numeri dell’Expo 2015 sono significativi dell’importanza della manifestazione. Il Made in Italy trionferà, anche grazie al tema dell’Esposizione: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Il tema dell’Expo 2015
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Milano ha ottenuto l’Expo Universale del 2015. Con 86 voti contro i 65 di Smirne, il Bureau International des Expositions ha assegnato la kermesse al capoluogo lombardo. Sono state rispettate le previsioni della vigilia, che davano Milano in vantaggio di una ventina di voti tra i delegati di 151 Paesi. (…)
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Settantamila posti di lavoro La manifestazione si terrebbe nell’area della fiera di Rho-Pero con un’ area espositiva di 1,7 milioni di metri quadrati. I posti di lavoro che potrebbero nascere grazie all’Expo sono circa 70 mila. L’evento potrebbe inoltre portare a Milano circa 29 milioni di visitatori e dunque le aspettative maggiori vengono dal settore alberghi e ristoranti, un incremento previsto attorno al 25%. A beneficiare dell’Expo ci sarebbe poi l’agricoltura (15,5%), forse perché il tema della manifestazione è l’alimentazione. Seguono il settore immobiliare (15,1%) e quello delle costruzioni (13,5%).
I vantaggi per il commercio In valore assoluto, però, è il commercio che si attende il gettito* maggiore, con un aumento del fatturato di 14,5 miliardi, quasi 12 miliardi il manifatturiero*, oltre 8 miliardi i servizi alle imprese, quasi 4 miliardi le costruzioni, 3,5 miliardi l’immobiliare. E secondo uno studio promosso dalla Bocconi, Trovato & Partners, condotto su 80 esperti di comunicazione, immagine e marketing, l’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano porterebbe un guadagno per le casse italiane stimabile nell’ordine di decine, se non centinaia, di miliardi di euro. Il trionfo del Made in Italy Enorme, poi, il ritorno di immagine per il Made in Italy e tutto ciò che è italiano (come sostiene il 77% degli intervistati), a partire dall’enogastronomia (65%) e per tutti i settori che vengono associati alla città come moda e design, e risultati positivi per il turismo (81% degli esperti), grazie ai servizi che i mass media di tutti il mondo realizzerebbero su Milano e sull’Italia. Pubblicitari ed esperti di comunicazione ritengono poi che l’indotto* che verrebbe portato a Milano e all’Italia dai 160mila visitatori che ogni giorno si prevede visiteranno l’Expo, rappresenti solo una piccola parte dei benefici concreti.
Per il 49% degli intervistati la stima di 7,2 miliardi di euro di introiti*, con una spesa media di 250 euro per visitatore, è solo il 5-10% dei benefici reali che verranno dall’Expo. I primi a guadagnare dell’attenzione che per sei mesi i media riverseranno su Milano e sul Paese, saranno i prodotti del made in Italy (77%), che avranno a disposizione un palcoscenico senza precedenti. Nello specifico al primo posto ci sono i prodotti dell’enogastronomia, già amati e quotati all’estero. Un grande rilancio anche per tutti quei prodotti che sono diventati il simbolo di Milano, a partire dalla moda (53%) e dal design (48%). Ma a goderne i benefici sarebbero tutti i settori. In particolare il turismo, anche delle altre città italiane. Secondo una stima dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza-Brianza si raggiungeranno di indotto i 540 milioni di euro a Roma, 421 milioni a Venezia, 223 milioni di euro a Firenze e 114 milioni di euro è per Napoli.
Glossario flussi: grossi movimenti di persone gettito: ricavo, prodotto indotto: ricavato, in denaro introiti: soldi guadagnati manifatturiero: settore delle confezioni obesità: malattia che fa diventare molto grassi terzo settore: il settore dei servizi
Sarà Feeding the Planet, Energy for Life, cioè “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. L’Expo avrà come tema tutto ciò che riguarda l’alimentazione, dal problema della mancanza di cibo per alcune zone del mondo a quello dell’educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM (Organismi geneticamente modificati) e alle malattie legate al cibo come l’obesità*. Tema centrale sarà il diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutte le popolazioni del mondo. Si parlerà di cibo ma anche di acqua potabile, per cercare di eliminare fame, sete, mortalità infantile e malnutrizione: questi mali colpiscono 850 milioni di persone.
Breve storia dell’Esposizione Universale
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TRATTO DA
Milano è una metropoli paragonabile a Londra o Parigi. Infatti viene considerata “città regione”, con i suoi 9,3 milioni di abitanti. È la principale città del nord Italia e la sua posizione centrale è ideale per i flussi* dei visitatori da tutto il mondo. Milano è anche capitale italiana del volontariato e del terzo* settore. Con l’Expo (dedicato alla Sicurezza e qualità alimentare) diventerà simbolo dell’alta qualità della tradizione della cucina italiana, nota ed apprezzata in tutto il mondo perché sana e genuina. Il motto pubblicitario Io Expo, e tu? ha voluto sottolineare il coinvolgimento di tutti i cittadini. Lo slogan è stato riprodotto in moltissime lingue.
È il nome generico che indica tutte le Esposizioni esistenti dalla metà del 1800. Il Bureau International des Expositions (BIE) è l’organismo che decide e approva le Esposizioni, che possono essere “Universali” o “Internazionali” e possono durare da tre a sei mesi. Quelle Universali sono molto più costose, infatti si svolgono raramente (ogni cinque anni). Sono diverse dalle fiere minori perché i padiglioni devono venire progettati dal nulla: in questo modo le nazioni costruiscono spesso strutture spettacolari e memorabili. Milano, Castello Sforzesco
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Anniversari
Itinerari
L’Inter
Dal 1850 i celebri fotografi Alinari hanno fotografato ogni angolo di Firenze. Guardando le loro immagini, percorriamo un itinerario storico e artistico tra le bellezze di ieri e di oggi.
Compie 100 anni l’Inter, storica società calcistica di Milano. Il vero nome, all’atto di nascita, era “Football Club Internazionale Milano” o “Internazionale Football Club”. Si tratta dell’unica squadra italiana ad aver militato* sempre in serie A.
[TRATTO DA
]
di Isa Grassano
Giacinto Facchetti
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Grande rivale del Milan, contro cui gioca il derby milanese, l’Inter, a livello internazionale, è anche la grande rivale del Real Madrid, con cui si è sfidata 22 volte, a partire dal 1931. La maglietta dei suoi giocatori è a strisce verticali nere e azzurre (che simboleggiano la notte e il cielo): per questo gli interisti vengono chiamati “nerazzurri”. Oggi l’Inter è la terza squadra più titolata* dopo Juventus e Milan e la terza per numero di tifosi (16%). Non solo: è la squadra italiana con il maggior numero di giocatori stranieri (4 italiani su 27). Tra i tanti ricordiamo il leader Ibrahimoviç e il capitano Zanetti. L’inno ufficiale della squadra si intitola
C’è solo Inter e i proventi della vendita della canzone sono stati devoluti* a sostegno di Emergency. Da tempo l’Inter promuove la cultura dello sport nelle realtà più periferiche* d’Italia e del mondo, con il progetto InterCampus. Una curiosità: l’attuale presidente Massimo Moratti ha eliminato per sempre dall’Inter la maglia numero 3, in onore dell’ex campione e presidente Giacinto Facchetti, morto di recente, che ha indossato per tanti anni proprio la maglia numero 3.
Glossario devoluti: donati, offerti militato: giocato, partecipato periferiche: delle zone ai margini titolata: premiata con coppe e titoli
La tramvia si farà o non si farà? E soprattutto sfiorerà il bellissimo Battistero, patrimonio Unesco? La discussione tra i fiorentini è ancora accesa, così come le polemiche tra chi non vuole che la linea, detta “tram di Giotto”, invada il cuore della città e chi, invece, ricorda che il tram nel centro storico è sempre stato una presenza fissa e simbolica di Firenze. Ad avvalorare* quest’ultima tesi ci sono le testimonianze delle numerose fotografie dei fratelli Alinari (Leopoldo, Romualdo e Giuseppe) che del capoluogo toscano hanno riprodotto ogni angolo, negli anni che vanno dal 1850 in poi. In una delle immagini si vede “Via dei Pecori e il Campanile di Giotto”(del 1890) con ben in evidenza la costruzione delle prime linee di tram, che contribuirono a fare di Piazza del Duomo il centro della vita e della viabilità cittadina. Al di là della storia dei mezzi di trasporto, sfogliando il patrimonio Alinari non si può non rimanere affascinati dalla magia del bianco e nero e pervasi da un pizzico di nostalgia per quell’atmosfera d’altri tempi. Come non rimanere colpiti e sognare di andare a Firenze di fronte alle foto dei monumenti, delle opere d’arte, dei paesaggi che l’industria Alinari ha divulgato nel mondo? Il lavoro dei tre fratelli è stato meticoloso. Tutto doveva essere perfetto, ad
I capolavori degli Alinari Firenze, il portico degli Uffizi a Palazzo Vecchio
iniziare dalla luminosità. Si racconta che erano soliti aspettare per ore o addirittura giorni affinché la luce solare fosse quella giusta. Nell’insieme sono immagini che pur mute raccontano una storia. Istanti di anni fa, da godere ancora. Una sorta di testamento, dove ogni persona, ogni scorcio*, ogni dettaglio, affascina e arricchisce. Oggi ci si ferma a guardare Firenze dagli stessi punti dove si sono fermati i fotografi Alinari e si ha la sensazione che tutto sembri uguale. Tra le più fotografate è la piazza di Santa Maria Novella con la facciata della chiesa omonima, autentica espressione del Rinascimento italiano (al suo interno il “Crocifisso”di Giotto) e poco è cambiato da quando fu immortalata* dagli Alinari. Ieri
qualche carrozza spersa nell’immensa vastità, oggi un luogo internazionale con centinaia di turisti di diversa etnia ad ammirare incantati questa basilica che Michelangelo definiva affettuosamente “la mia sposa”. Firenze, del resto, si conferma la città europea più amata, tanto che per la quinta volta consecutiva ha ottenuto il primo posto nella graduatoria stilata* dai lettori della prestigiosa rivista americana “Condé Nast Traveller”. Di fronte alla Basilica s’innalza la loggia dell’Ospedale di San Paolo, altro monumento più volte immortalato dagli Alinari dove, all’interno del duecentesco complesso delle Leopoldine, è stato allestito il Mnaf, il Museo Nazionale Alinari della Fotografia, un museo tematico che racconta i grandi trascorsi
Le fotocopie non autorizzate sono illegali.
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I fratelli Alinari
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Poster
Firenze
Oggitalia
Itinerari artistici della famiglia riconosciuta in Italia e all’estero come un mito in questo settore e, allo stesso tempo, i momenti più importanti della storia della fotografia. A pochi metri si trova l’antica Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella. Si possono acquistare profumi, creme, saponi e pot-pourri di erbe e fiori dei colli fiorentini. Vale la pena entrare per rendersi conto della straordinaria sacralità* offerta dagli splendidi saloni, decorati con affreschi trecenteschi.
I capolavori degli Alinari rispetto verso un luogo sacro, la chiesa di Santa Croce, che ospita i monumenti funebri dei più grandi nomi della storia, da Michelangelo a Galileo Galilei, da Rossini a Macchiavelli. La sacrestia* è l’anticamera per l’accesso alla Scuola del Cuoio (www.scuoladelcuoio.it), un autentico laboratorio in cui si possono osservare da vicino gli artigiani intenti al lavoro. C’è il maestro pellettiere che taglia e rifinisce oggetti in pelle e c’è Francesca Gori che crea, completamente a mano, borse una diversa dall’altra.
Pubblicità numerose coppie alla sera: del resto una classifica europea sui luoghi di eccellenza per gli innamorati vede al decimo posto, come ispiratore di passioni amorose, proprio il panorama da questo slargo.
Guarda bene la foto: di che tipo di pubblicità si tratta? Che cosa rappresenta l’immagine? Che cosa vuol dire il testo? Secondo te è una pubblicità riuscita? Ti piace? Ti colpisce?
Qualche metro più su e un altro paesaggio d’eccezione, visto dalla chiesa romanica di San Miniato al Monte. Alla vista si apre il profilo di tutta la città: impossibile non lasciarsi tentare dal desiderio di racchiudere questo spettacolo, ieri come oggi, dentro un “click”.
Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia
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Firenze, Ponte Vecchio sul fiume Arno
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Continuando a sfogliare, idealmente, il catalogo dei grandi professionisti del reportage visivo, si arriva in Piazza della Signoria, in nulla mutata da come era stata riprodotta ai primi del 1900. Allora vibrava al rumore delle ruote degli “omnibus”, le carrozze pubbliche, che conducevano i passeggeri alle Porte della città (San Gallo, Romana, alla Croce, San Frediano); quotidianamente, invece, è scossa dal frastuono dei visitatori che prendono d’assalto la statua del David di Michelangelo o la fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammanati. Ci si avventura poi tra le strette stradine fino al quartiere di Santa Croce. La sua piazzetta appare ancora solitaria come tanti anni fa. E se, allora, lo scatto del fotografo racchiuse la bellezza nella semplicità di un bambino in posa vicino ad un carretto fermo al centro della piazza (per metà illuminata e per metà piena di ombre) nell’istantanea* moderna il fascino è nel silenzio e nel
La stessa manualità, insieme allo spirito schietto* e genuino, si ritrova tra gli artigiani di Oltrarno, che i fiorentini indicano come “Diladdarno”, un quartiere popolare non ancora contagiato dal turismo di massa (per tour guidati www.sunnytuscany.com). E quasi ci si ubriaca il cuore alla vista della gente che vi opera: hanno le mani che raccontano e tramandano antiche tecniche di lavorazione. Enrico Giannini è il mago della carta, alla quinta generazione. Nella sua bottega, in via dei Velluti 10/R, vende raffinati articoli di cartoleria. La sua eccellenza è la carta marmorizzata con decori fiorentini che diventano copertine degli album fotografici. Prima di raggiungere la zona, però, non si può non volgere uno sguardo alle arcate del Ponte Vecchio, ritrovo delle botteghe di orafi e argentieri, fin dal Cinquecento. È questo un’altra memoria degli Alinari così come il Piazzale Michelangelo. Pochi avventori un tempo, intenti ad ammirare una copia in bronzo del David. Nelle “riprese” moderne, invece, un via* vai di pullman di giorno e
Il museo contiene fotografie di tutto il mondo e dei più grandi professionisti internazionali, come Cartier-Bresson. Ma anche gli apparecchi fotografici dal 1839 al 2000. Tra le novità assolute le foto visibili dai ciechi, grazie a un percorso sperimentale con la trasposizione* a rilievo delle venti opere più importanti. Il cuore della Fratelli Alinari è l’archivio fotografico, il più grande al mondo, per un totale di 3 milioni e mezzo di immagini. Il grande patrimonio è a disposizione on-line, con un catalogo di più di 250.000 immagini, utile per i professionisti dell’immagine. www.alinarifondazione.it
Glossario avvalorare: rafforzare, sostenere immortalata: fotografata istantanea: fotografia sacralità: santità, senso religioso sacrestia: locale di servizio della chiesa schietto: autentico, puro scorcio: panorama, visione stilata: scritta, compilata trasposizione: rifacimento, trascrizione via vai: passaggio, movimento
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Musica
“Vicky era un nome che mi frullava in testa da parecchio tempo ed era diventata, con l’aggiunta di Love, il titolo di una delle undici canzoni che ho scritto di getto, praticamente in un mese, senza contare le altre che sono rimaste ad aspettare un nuovo disco. Dunque, Vicky Love è stata oggetto di un minireferendum tra gli amici musicisti che suonano con me. Tutti erano d’accordo che quel “Vicky” non poteva che essere un’abbreviazione, come oggi si usa tanto, del nome Vittoria. Quindi “Vittoria amore” e, necessariamente, il senso definitivo è “Vittoria dell’amore””.
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Biagio non aveva mai pubblicato un vero e proprio inno all’amore visto sotto tutti gli aspetti, spiato in tutte le sue sfaccettature. Ci sono l’amore romantico e quello passionale, l’innamoramento deluso che però non si arrende e quello che ha illuso per un attimo di essere “quel brivido di libertà” che quasi mai l’amore vero è, visto che si tratta di un sentimento che lega due persone e, in qualche modo, pone loro delle rinunce reciproche. L’amore a tutto tondo, dunque, però mai sdolcinato, mai narrato con quelle frasi che si trovato sulle carte dei cioccolatini, l’amore vero e l’illusione dell’amore.
[TRATTO DA
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di Gigi Vesigna
]
Biagio Antonacci ci racconta il suo nuovo album, Vicky Love. E dice che “nella vita tutto quello che è bello è femmina”. Proprio alle donne è dedicato il disco: alle madri, alle mogli e alle figlie.
L’amore dell’abbandono. Biagio, trovi questa descrizione pertinente*? Bello, nella sua versione macho che fa persino sfuocare l’immagine del nuovo idolo delle teenager, Riccardo Scamarcio, Biagio annuisce e precisa:“Bada che questo è un disco maschilista al contrario, perché, se l’ascolti con attenzione, è tutto a favore delle donne, della loro preziosa presenza nella nostra vita. L’ho scritto anche per difendermi, perché davvero nella mia vita le donne sono tutto. Lo dico pure nella canzone che dà il titolo al mio dodicesimo album:“Dolce madre/ bella figlia e adesso mia/ mia mia”. Sono i tre momenti della vita di una donna – e anche di quella di un uomo – il ruolo di madre, di figlia, di moglie…” Come un rito liberatorio “Queste canzoni e il senso che insieme danno a tutto il disco trasmettono, mi sembra, una sorta di rito liberatorio, quasi fossi uscito allo scoperto dopo un periodo di disagio, forse persino di depressione. Il silenzio per un artista è terribile, dentro la testa fa rumore. Eppure riesco ad apprezzarlo, di tanto in tanto, ascoltando Bach e staccando tutti i telefoni, ma poi ti esplode dentro ed è da quel frastuono che nasce l’ispirazione spontanea, guai se ti metti a pensare che “devi” scrivere canzoni per onorare* un contratto. È la fine, ma per fortuna io non ho capestri* del genere e quindi quando scrivo è perché non ne posso fare a meno”. Tutte le canzoni sono sue, la sua voce le invade con dolcezza e prepotenza, ma il Biagio musicista qui si è nascosto, e suona il piano, quasi mai la sua chitarra; lo fa solo in A volte, un pezzo “per chi ama la vita/ per chi ha troppe domande/ per chi come me sente troppo/ per chi deve qualcosa/ per il trucco che a fine serata…/ ti fa tornare perfetta”. Parole e musica senza la “tua” presenza, se ti definiscono l’ultimo dei cantautori: sei d’accordo? “Più che d’accordo. Mi viene in mente di quando sono andato alla Cetra Fonit con la mia musica e un funzionario che sa di cosa si sta parlando e che galleggia ancora nell’ambiente mi ha detto brutalmente: Prenda la sua roba e la butti nel cesso. Quando lo incontro oggi, invece, lo trovo sempre attentissimo a schivare* il mio sguardo”.
Nel disco c’è anche una canzone più autobiografica delle altre e, unica eccezione, non parla d’amore: Giù le mani, capo. Bisogna sapere che Biagio Antonacci, nato 43 anni fa a Rozzano, località satellite di Milano, ha lavorato per più di otto anni, da quando ne aveva 20 sino a quasi 30, come geometra in un cantiere e il suo padrone il “padrone” lo faceva davvero. “Giù le mani, capo/ dai miei infradito*/ giù le mani/ e mi dia del lei…/ e non si scordi più. Giù le mani/ da tutto quello che non sa di me/ i miei sogni sono tanti/ e i suoi ormai pochi”. “Si tratta di un’invettiva molto dura sul poco rispetto che spesso, ieri come oggi, i datori di lavoro hanno nei confronti di chi, come me allora, lavorava dieci ore al giorno. È un po’ un peccato, perché questo pezzo interrompe il clima elegiaco* di tutto l’album”. Contento di essere padre Sorride sornione*: “Leggi bene le parole e vedrai che per poco anche qui non ci scappa un po’ d’amore…”. Biagio oggi vive a Milano, dove ha preso casa vicino ai Navigli e alla zona dove fu bocciato clamorosamente come musicista; prende lezioni di thai boxe, una disciplina thailandese che ti dà equilibrio, ma molto spesso arriva a Bologna, dove vive Marianna Morandi, la madre dei suoi due figli. “Il ruolo di padre mi piace molto e con i miei figli ho un rapporto straordinario: con me si divertono. Insomma, la famiglia è salva!” Una ragazza che ha ascoltato con me il tuo album, dopo un po’ ha commentato a mezza voce: È innamorato! Confermi? “Ti dico semplicemente che nella vita tutto ciò che è bello è femmina, e ritengo che il mio album lo confermi”.
Glossario
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L’amore di Biagio
Iris, Alessandra, Yvette, Angela: alla galleria di personaggi femminili cantati da Biagio Antonacci nel suo ormai lungo percorso di cantautore, apprezzato da un pubblico che della sua ultima fatica Convivendo 1 e 2 ha acquistato 1.200.000 copie, cifra stratosferica* per i tempi che corrono sul mercato discografico, si aggiunge questa recentissima Vicky Love, della quale chiedo l’identikit all’autore.
capestri: obblighi, legami elegiaco: malinconico, romantico infradito: sandali di tipo orientale onorare: rispettare, mantenere una promessa pertinente: adatta, giusta schivare: evitare, sfuggire a qualcosa sornione: furbo, ambiguo stratosferica: esagerata, altissima
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Moto e sport
La fabbrica a cinque stelle dove si costruisce il mito [TRATTO DA
]
di Emilio Marrese
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Maranello. Il rombo* più famoso del mondo nasce dalla fabbrica che non fa rumore. Il ruggito dei motori arriva da fuori, dalla pista di Fiorano, mentre dentro fragoroso* è il silenzio. La Ferrari sembra più una clinica svizzera che un’industria. Nella nuova officina meccanica, l’inquinamento acustico rilevato è di 73 decibel: meno di un aspirapolvere, che ne produce 80. Da fuori, tra piante e vetrate, pare un albergo di lusso. Dentro è qualcosa che sta tra il museo e il laboratorio chimico: c’è perfino il giardinetto con gli alberi in mezzo al capannone. I metalmeccanici più eleganti d’Italia si devono muovere felpati* e sorridenti: non capita mica dappertutto di limare un bullone sotto l’occhio di frotte di giapponesi o tedeschi in visita, con l’audioguida nelle orecchie manco* fossero al Colosseo. Ne passano cinquemila l’anno, di turisti vip (sponsor o clienti) in pellegrinaggio
2.926 dipendenti 6.465 Ferrari prodotte nel 2007 130.000 auto vendute in 60 anni
alla mecca rossa. Il cartello “non date da mangiare agli operai” non c’è. È tutto così terribilmente perfetto, hitech, ordinato, pulito e inodore, in questi 519 mila metri quadrati, dove ogni anno si sfornano 6500 bolidi da strada. I vari blocchi sono firmati dalle archistar* Fuksas, Piano, Visconti, Nouvel. Nel 2006 la Ferrari è stata eletta “miglior posto dove lavorare in Europa”, anche se due giorni dopo gli operai hanno piantato uno sciopero per una questione di premi di produzione, al grido di “abbiamo un sogno nel cuore: Cordero* sul trattore”.
specchio, segnaletica impeccabile*, 25 gradi in estate e 21 in inverno. All’ingresso di ogni reparto campeggia un inquietante tabellone con la classifica degli operai più zelanti* nel dare suggerimenti sulla lavorazione: quelli più bravi hanno anche la fotografia. Chi dà più consigli può anche vincere una Fiat o un viaggio: il concorso si chiama Gran Premio Qualità, perché tutti si sentano Schumacher anche con un cacciavite in mano. Ogni anno l’azienda recepisce tremila miglioramenti indicati dai suoi dipendenti. (…)
Ordine e pulizia è il primo comandamento sul decalogo* del bravo operaio Ferrari, in bella vista nell’hangar dove si assemblano i motori. “Far bene al primo colpo” è il motto. I lavoratori a fine turno devono pulire la postazione e non lasciare neanche una rondella per terra. Corsie disegnate sui pavimenti tirati a
Come nasce una Ferrari? I telai in alluminio vengono prodotti a Modena dall’Alcoa. La carrozzeria Scaglietti, che già lavorava ai tempi del Drake e ora fa parte del gruppo, da Modena fa arrivare le scocche* qui verniciate e assemblate. Tutto il resto si fa qui dentro, dalla fusione dei metalli all’ultima rifinitura
sulla pelle del volante, a opera di laboriose sartine emiliane in quello che viene definito atelier. Ogni giorno nel reparto montaggio motori vengono assemblati sessanta motori a 8 cilindri e nove e 12 cilindri, sia per Ferrari che per Maserati: ogni 12 cilindri viene seguito lungo tutto il processo da un tecnico che poi firma il motore, come un pezzo d’arte. Ogni auto ha già il suo padrone sin dal momento in cui la scocca arriva qui dentro nuda e cruda. Ogni macchina è un pezzo unico, perché viene personalizzata secondo le volontà dell’acquirente, che ha anche il diritto di venirla a “trovare” quando vuole. C’è chi desidera essere presente quando il motore viene calato dentro la carrozzeria, tipo prima ecografia: una specie di rito mistico che si compie nel reparto assemblaggio vetture circa trenta volte al giorno. I tempi d’attesa per una Ferrari variano da 18 a 30 mesi.
14.000 clienti Ferrari nel mondo 212 punti vendita nel mondo 15 campionati del mondo vinti
La Ferrari ha festeggiato nel 2007 i suoi 60 anni di vita. In una teca* nel reparto assemblaggio motori, a mo’ di sacra reliquia, è conservato il primo motore che vinse una gara, quello della 125s che trionfò alle Terme di Caracalla nel ’47. Qualche vecchio lavoratore ricorda i bei tempi quando l’ingegner Enzo pagava come ore di lavoro anche il pranzo aziendale di fine stagione. (…) Il caporeparto Irmo Costantini, qui da 32 anni, sostiene:“Ovviamente quando eravamo in venti nel reparto motori c’era un rapporto diverso rispetto a oggi che siamo 116. Montezemolo entra qui dentro una volta l’anno: l’ingegner Enzo lo si vedeva più spesso, ma l’avvocato ha tanti impegni. L’orgoglio di lavorare alla Ferrari esiste ancora. Il lavoro è migliorato: s’è trovato il giusto equilibrio tra tecnologia e uomo. Certe operazioni si potevano fare solo con molta anzianità alle spalle, ora invece nel giro
172.500 euro il prezzo di una F430 2.700.000 euro il prezzo pagato all’asta da un argentino per la Ferrari più costosa del mondo
di tre o quattro anni si può formare un motorista eccellente. Pronto già per passare alla gestione corse”. Quelli della gestione corse, area ovviamente off limits, sono un po’ i corpi speciali dell’esercito rosso: l’élite. Hanno premi più consistenti ma in cambio devono vivere per la Ferrari, disponibili a tornare dalle ferie anche a Ferragosto per montare un pezzo: oh, ne va dell’onore della patria.
Glossario archistar: nome inventato che mescola “architetto” + “star” Cordero: Luca Cordero di Montezemolo, oggi presidente della Ferrari decalogo: insieme di dieci regole felpati: molto silenziosi fragoroso: molto rumoroso impeccabile: perfetta, senza nessun errore manco: neanche rombo: boato, rumore di tuono scocche: telai, carrozzerie teca: vetrina per cose preziose zelanti: diligenti, operosi
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A Maranello, in provincia di Modena, ogni giorno si costruisce un mito: la Ferrari. È una fabbrica a cinque stelle, premiata nel 2006 come “il miglior posto dove lavorare in Europa”.
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Giovane letteratura italiana
Valeria Parrella
Tratto da “Lo spazio bianco”
Dopo il grande successo dei suoi racconti, la giovane scrittrice napoletana Valeria Parrella pubblica il suo primo e atteso romanzo: Lo spazio bianco.
Maria ha 42 anni e insegna italiano a Napoli in una scuola serale per camionisti e stranieri. Quando rimane incinta, il suo compagno scappa per paura. Maria si ritrova sola ad affrontare la gravidanza. È molto felice, ma una complicazione la porta in ospedale al sesto mese: la piccola Irene nasce prematura e non si sa se riuscirà a vivere o no. Maria passerà i suoi giorni in attesa davanti al vetro dell’incubatrice*, tra la paura di non conoscere mai la piccola e la speranza di poterla abbracciare. In questi momenti difficili Maria si interroga sulla sua vita, sulle sue origini, e finalmente riesce a capire se stessa.
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L’autrice Valeria Parrella è nata nel 1974 a Napoli, dove vive. Ha uno sguardo da ragazzina, la pelle chiara e tantissimi capelli scuri e ricci. Oggi ha un bambino di quasi due anni. Nel 2003 vince il Premio Campiello opera prima con Mosca più balena. Nel 2005 è finalista al Premio Strega con Per grazia ricevuta. Ha pubblicato anche Il verdetto.
Lo stile La Parrella ha sempre avuto uno stile maturo, anche nei racconti. La sua scrittura è molto personale, sobria*, decisa e molto concentrata: per questo ha un grande successo. Anche in questo romanzo sceglie un personaggio femminile come protagonista e una storia molto intima e dolorosa come trama.
Le sue parole “Lo spazio bianco è un libro sull’attesa e la pagina deve seguire l’attesa della protagonista. Volevo capire come una donna a cui non manca niente affronta il dolore e la questione etica della nascita e della morte. Ho cercato di tenere a bada la sofferenza del romanzo attraverso la lingua”. La trama
Glossario
La scrittrice napoletana Valeria Porrella
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allegorie: esempi che spiegano con immagini un concetto calava: faceva scendere dimestichezza: familiarità, esperienza ellissi: giri di forma ovale fascetta di plexiglas: braccialetto di riconoscimento dato ai neonati in ospedale incanalare: inserire, indirizzare incubatrice: macchina che fa vivere i bambini nati troppo presto saracinesche: serrande, chiusure dei negozi sobria: senza eccessi, rigorosa
(…) Dunque anche oggi, dopo tante volte ventiquattr’ore, in quest’ora della tarda mattinata che pure era uguale, minuto più minuto meno, a quella degli orologi di chiunque altro in città, anche oggi non c’era una regola in cui Irene si sarebbe potuta incanalare*, piccola com’era, senza dare fastidio. Non c’era una costante da moltiplicare per qualcosa, tipo la fascetta* di plexiglas che avevamo uguale, io al suo polso, lei al mio, o la voce che i miei colleghi controllavano al telefono quando mi chiamavano per avere notizie. Non era così: era che qualcuno aveva lanciato una monetina in aria, e quella prima o poi doveva cadere su una faccia. Per quaranta giorni sulla stessa moneta, morendo-nascendo. Quando avevo detto morendo erano saltati su, tutti, gli amici, i parenti, i colleghi, scuotevano la testa, allargavano le palpebre, poi sorridevano: e lì lo sapevo che stavano per partire cinque minuti di ridefinizione del significante, seguiti da inviti a cene e prime d’opera. Per abbreviare i tempi ho cercato di usare sempre l’altro sinonimo: nascendo. E così loro, tutti, ci hanno creduto. Li rassicurava. L’altra cosa è stata appunto questo: che mia figlia Irene stava morendo e io non ho potuto dirlo a nessuno. Sono quasi sicura che le due cose sono andate insieme, senza cercare proporzioni, le due cose entravano e uscivano con me da quella metropolitana, insieme. Fatto sta che una sera, erano i primi dieci giorni di ricovero, io salivo una rampa immobile di scale mobili rotte e sbucavo su piazza Cavour. E piazza Cavour aveva tutte le luci accese, una tirata lunga di librerie scolastiche sulla destra che calava* giù le saracinesche*, molte donne dell’est baciavano molti uomini dell’ovest nei giardinetti, e io ho guardato in fondo in fondo alla strada, che è una strada che mi è sempre piaciuta perché da una certa angolazione si vede la salita della Doganella, con due file di luci gialle che sembra la pista di decollo di un aeroporto, o una rampa che sale verso qualcosa; ma nel momento in cui finalmente mi sono decisa a entrare in questa salumeria costosissima e comprare una fetta di qualcosa per cena, mi sono ritrovata con una monetina che mi roteava piano piano sul collo, al posto della testa. Io insegno materie letterarie in una scuola serale. Prima-terza media a giganteschi camionisti che faticano a infilarsi nei banchi. Ho dimestichezza* con le allegorie* e mi è bastata una lezione per spiegare che quando Dante diceva leone stava dicendo tre cose insieme. Ma non ero pronta a specchiarmi nella vetrina di una salumeria e vedere una moneta che girava su se stessa, su me stessa, girava disegnando ellissi* sempre più ampie e senza cadere mai. Allora per non imbarazzare nessuno ho rinunciato a quella e ad altre cene, e me ne sono tornata a casa. (…)
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Quest’anno “Oggitalia” si dedica con particolare attenzione agli scrittori italiani emergenti, quelli più giovani e promettenti. Grazie a loro la letteratura italiana sta vivendo un periodo di grande fertilità e stile.
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L’angolo dei giochi
Hai letto questo numero di Oggitalia? Allora gioca e metti alla prova la tua memoria.
Modi di dire A cinque stelle. a o Molto economico e povero. b o Costoso, con tutti i confort.
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Di getto. a o Con molta forza fisica. b o D’istinto, senza pensarci.
6.
Tenere a bada a o Tenere fermo, sotto controllo. b o Tenere sotto pressione qualcuno.
3.
Mi frullava in testa. a o Mi girava in testa, tra i pensieri. b o Mi girava vorticosamente la testa.
7.
Un pizzico di… a o Un po’ di… b o Una stretta sulla pelle.
4.
A mo’ di… a o Come se fosse… b o Poco poco, come…
La più celebre Esposizione Universale La prima Esposizione Universale si tenne a Londra nel 1851. Il grande successo dell’evento spinse altre nazioni, successivamente, ad organizzare simili manifestazioni. Per l’Italia fu molto importante quella di Roma, del 1942, in pieno periodo fascista: in quell’occasione venne realizzato un intero quartiere, l’Eur. Ma l’Esposizione più celebre fu quella di Parigi del 1889, in onore della quale fu realizzata una struttura temporanea e molto discussa, poi diventata simbolo della nazione. Quale?
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Solutioni a pagina 23.
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scuola primaria
livello avanzato
È VIETATA LA RIPRODUZIONE NON AUTORIZZATA, CON QUALSIASI MEZZO, ANCHE FOTOCOPIA, ANCHE AD USO DIDATTICO O INTERNO. FOTOGRAFIE: PER QUANTO RIGUARDA I DIRITTI DI RIPRODUZIONE, L'EDITORE SI DICHIARA PIENAMENTE DISPONIBILE A REGOLARE EVENTUALI SPETTANZE PER QUELLE IMMAGINI DI CUI NON SIA STATO POSSIBILE REPERIRE LE FONTI.
FRANÇAIS
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LINGUA LATINA
HECCRBQ ZPSR
Soluzioni: Modi di dire: 1. a, 2. b, 3. a, 4. a, 5. b, 6. a, 7. a. Un caso letterario: 1. thai boxe, 2. Al Gore, 3. nerazzurri, 4. vittoria, 5. Maranello, 6. Alinari, 7. mozzafiato, 8. fotografia, 9. Parrella, 10. decalogo: Tour Eiffel.
5.
3.
livello intermedio
I Distributori ELI
A mezza voce. a o A voce bassa. b o In totale silenzio
2.
livello intermedio inferiore
ENGLISH
1.
Lo sport praticato da Biagio Antonacci. Il Nobel per la Pace che ha apprezzato il tema dell’Expo 2015. Così vengono chiamati i giocatori dell’Inter. La parola “Vicky” nell’album Vicky Love è l’abbreviazione di… Il paese in provincia di Modena dove si costruisce la Ferrari. I famosi fratelli fotografi di Firenze. Si dice di cosa meravigliosa, che toglie il respiro. La parola “istantanea” significa… La Valeria scrittrice di 8. Napoli. L’insieme di dieci regole.
livello elementare
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Scegli il significato giusto di questi modi di dire.
1.
scuola primaria
Cose d’Italia
famiglia dei Medici accese grandi fuochi in città dove arrostire carne di vitello da regalare al popolo. Quella sera a Firenze, tra i molti viaggiatori, c’erano alcuni cavalieri inglesi: mangiando la fiorentina, la chiamarono “beef steak”, da cui la parola bistecca.
Il segreto? Cucinarla su brace di carbone di quercia, leccio o olivo, non condirla (così rimane morbida), girarla solo una volta cuocendola cinque minuti per lato e servirla su un tagliere di legno. I fiorentini la mangiano con insalata o fagioli cannellini all’olio.
Oggitalia n° 7 - 2008 - Poste Italiane S.P.A. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB - Ancona
È un taglio di carne bovina toscana, alto e con l’osso a forma di “T”, che viene cotto al sangue sulla brace. Di solito ogni taglio pesa almeno un chilo e mezzo ed è alto 5-6 cm. La sua storia è antica quanto Firenze. La celebrità cominciò una sera di San Lorenzo (10 agosto), quando la
Tassa Pagata/Taxe Perçue
La bistecca alla fiorentina