POSTE ITALIANE SPA – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% - DCB ROMA
ANNO XXXIV N.129
OTTOBRE 2015
“Una cultura orientata allo Stato … significa da ultimo prendersi cura della macchina dello Stato, delle sue articolazioni al centro e specialmente alla periferia, mantenendone le capacità di controllo sul territorio attraverso le prefetture, le sedi della Banca d'Italia, le intendenze di Finanza, le sovrintendenze alla tutela dei Beni culturali, eccetera. Dal momento che in Italia, bisogna convincersene, la rinuncia a questa funzione dello Stato non innesca quasi mai una benefica esplosione degli animal spirits della società civile, bensì quasi sempre quella dei porci comodi della medesima, sotto l’egida delle oligarchie locali quando non della malavita organizzata”. (Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera, 15 settembre 2015)
Astrofisica e BI
La legge di Hubble applicata alla nostra realtà Una parte della Banca subisce una deriva centrifuga sempre più accelerata...
La legge di Hubble
Nel 1929 l’astrofisico americano Edwin Hubble enunciò la teoria secondo la quale (quasi tutte) le galassie si allontanano dalla Terra con velocità proporzionali alla loro distanza. Non solo, la legge di Hubble postulava che il loro movimento non fosse casuale, ma soggiacesse ad un preciso ordine e presupponeva che questo moto espansivo dell’universo avesse avuto inizio in un singolo momento - il così detto “ big bang” - a partire dal quale la materia, prima concentrata ad altissima densità in un solo punto, cominciò progressivamente a disperdersi. Che tesi avvincente! E’ affascinante l’immagine di questi corpi celesti che inesorabilmente si allontanano a velocità sempre maggiore dal loro punto di origine, da quella struttura che una volta li vedeva così indissolubilmente compenetrati; eh sì, af-
Alle pagine :
(segue a pagina 2)
4 - Blocco della perequazione per gli anni 2012-2013
da Coordinamento Pensionati
8 - La Banca e l’IVASS
di Pasquale Mancino
OC C ORRE C AMBIA RE CON LO SGUARDO RIVOLTO AL FUTURO di Stefano Barra
Rilevantissimi cambiamenti sono avvenuti nel contesto della Banca d’Italia, anche volendosi limitare all’ultimo anno trascorso.
L’avvio del Single Supervisory Mechanism, con i significativi – e ancora ovviamente non definitivi – sforzi di adattamento alle logiche e alle dinamiche imposte da quest’operazione senza paragoni, volta a realizzare un sistema integrato di supervisione prudenziale sui soggetti bancari di 19 Paesi, attraverso il coordinamento e la guida delle Autorità Nazionali competenti da parte della BCE e la loro partecipazione al Board che prende le decisioni di vigilanza sugli intermediari bancari più importanti dell’Eurozona.
L’attribuzione al nostro Istituto delle delicatissime incombenze di Autorità di risoluzione e gestione delle crisi bancarie, che postula lo sviluppo di tutti gli assetti normativi, organizzativi, gestionali di presidio di questi nuovi compiti, che possono prevedere anche il ricorso a strumenti molto incisivi e all’utilizzo di risorse del settore privato, evitando che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti e facendo in modo che i costi
delle crisi siano internalizzati dal sistema bancario.
La decisione del Consiglio Superiore del 30 marzo scorso sulla ristrutturazione della rete territoriale, che prevede da un lato la chiusura di 19 Filiali della Banca e di 3 Divisioni delocalizzate di Vigilanza che verranno declassate a Unità di servizio territoriale nei prossimi giorni - e dall’altro la trasformazione in Filiali a piena operatività di 6 Strutture. Decisione di riassetto non condivisa dal nostro Sindacato, che ha però dovuto dedicarsi a tempo pieno all’impegnativa e delicata fase di confronto negoziale per la definizione delle misure di accompagnamento in favore del personale coinvolto nell’intervento. Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità e capacità per tutelare al meglio chi sarà costretto a lasciare la propria sede di lavoro o l’impiego in Banca, attraverso la firma di un importante e positivo accordo, peraltro solo per la carriera direttiva.
L’avvio di TARGET2 Securities, la nuova importante piattaforma di (segue a pagina 3)
In questo numero di DN si cerca di comprendere, partendo da una legge dell’astrofisica, quali possano essere i fattori che hanno determinato il progressivo distacco delle “Filiali dal loro punto di origine” e si ha il piacere di ospitare due altre riflessioni che presentano una Analisi Comparata – pag. 6 sul diverso modo in cui è stata percepita l’azione della Vigilanza della Banca d’Italia, e l’altra I costi della BI – pag. 12 sulla dinamica degli oneri del nostro Istituto.
DIRIGENZA NUOVA n.129
Astrofisica e Banca d’Italia (continua da pagina 1)
fascinante ma anche un po’ triste pensando che sono sospinti nel vuoto cosmico da una forza a loro estranea che li costringe a occupare il nulla assoluto sempre meno legati a quella realtà da cui provengono e della quale pur facevano parte. Le leggi della natura spesso inducono a riflettere sulle vicende umane; quelle che più prosaicamente ci riguardano da vicino e per le quali cerchiamo una qualche spiegazione logica. In questo periodo si parla tanto della riorganizzazione territoriale del nostro Istituto, si ragiona a tutto campo sulla situazione che si è venuta a determinare, sul perché e sul per come la Banca abbia deciso di eliminare un segmento della sua struttura ritenendolo ormai superfluo e improduttivo. Ma vuoi vedere che la legge di Hubble si applica anche in Banca d’Italia?
Il parallelo
Proviamo a verificare l’ipotesi con il ragionamento, cercando di individuare se non delle equivalenze almeno delle similitudini. Per lungo tempo il nostro Istituto è stato l’archetipo della struttura granitica, con un tessuto sostanzialmente omogeneo seppur articolato, rafforzata da un incrollabile senso di appartenenza e dall’orgoglio di far parte di un “soggetto” del quale venivano universalmente riconosciuti il prestigio e la competenza. Tutti, nessuno escluso, sentivano di operare sincronicamente e si impegnavano per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla Banca per contribuire al bene del Paese. Tutti, nessuno escluso, erano convinti di essere una parte, magari piccola, di un organismo unitario e solidale. Per carità, si registravano differenze di “densità” all’interno del nucleo con l’alternanza di luci ed ombre, ma nella sostanza ogni “elemento” trovava la sua giusta collocazione in una sapiente alchimia di atti gestionali e competenze professionali che assicuravano una certa omogeneità e un diffuso clima di soddisfazione. Poi d’improvviso il “big bang”.
2 In un attimo una deflagrazione ha sgretolato questo nucleo compatto e ha proiettato lontano una parte degli elementi che lo costituivano: le Filiali. Quali le cause del fenomeno? L’innovazione tecnologica? Il cambiamento del contesto esterno? Il progressivo ridursi dei carichi di lavoro e delle competenze? La ricerca di economicità nella gestione aziendale? La supposizione di uno scarso livello qualitativo delle risorse? Che dire, forse un po’ tutti questi fattori hanno concorso all’evento, ma in definitiva poco importa, ciò che conta è che progressivamente una parte della Banca ha iniziato una deriva sempre più accelerata distanziandosi dal suo “punto di origine”. E più si è allontanata e più veloce è stato il suo allontanamento.
L’ eco si spegne
Pian piano i contatti con il “centro” si sono affievoliti; le “trasmissioni” sempre più rare e difficili; le informazioni parziali e incomplete; i rimpiazzi pressoché nulli. In un simile contesto è giustificabile che qualcuno possa anche giungere alla conclusione: ma perché sprecare soldi e fatica per mantenere i legami con quei poveri diavoli non solo fisicamente ma soprattutto intellettualmente così distanti da noi, dalle nostre tematiche, dai nostri problemi, dal nostro lavoro? In fin dei conti non è che servano più a tanto; ma cosa vuoi che possano e sappiano fare ormai? Presidio del territorio? Punti di erogazione di servizi, magari di nuova tipologia, alla collettività? Interlocutori delle istituzioni e delle realtà locali? Ma no, non vale la pena, questi non rientrano tra i compiti “istituzionali” della Banca Centrale. Tutt’al più con un potente telescopio si può buttare un’occhiata dalle Sedi regionali e dai residui avamposti che continueranno ad essere attivi. Piano piano si sarebbe potuta far largo l’idea che tanto varrebbe lasciarli al loro destino; al massimo organizzando con delle missioni di soccorso l’evacuazione del personale ancora “abile” rimpatriandolo nelle strutture che, per il momento, gravitano in prossimità dell’ambito “vitale”. Se poi volessero proprio restare lì dove sono, peggio per loro: rimangano pure, tanto... per noi...
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Vita di frontiera
Cambiando la prospettiva, lo stato d’animo del personale (soprattutto quello della carriera direttiva) che ha vissuto il proprio allontanamento dalla “casa madre” ha visto il passaggio dalla sorpresa alla rassegnazione. Da un lato la progressiva riduzione delle competenze: via la vigilanza, via l’osservatorio economico, via l’autonomia contabile e di spesa, via il contante etc. etc.; dall’altro la marginalizzazione aziendale: minori opportunità di crescita professionale, minori possibilità di progressione in carriera (di recente praticamente azzerate), minori disponibilità di idonee collocazioni sul territorio. In particolar modo, è stato vissuto negativamente il crescente svuotamento delle prerogative funzionali di chi era chiamato a gestire queste Strutture, a motivarne il personale, a tenerne alta la tensione operativa, a riaffermare nei confronti dell’esterno il ruolo dell’Istituto e proporre il valore aggiunto che la Banca era in grado di offrire in tanti contesti. Lentamente, ma inesorabilmente, le tinte che connotavano la loro azione si sono sbiadite, il margine di autonomia praticamente annullato dalla sottoposizione al “coordinamento” (alle volte distratto ed episodico) delle Sedi, più vicino all’affidamento tutorio che alla volontà di un raccordo organizzativo. Si è finalmente chiarito il senso della definizione “organizzazione periferica dell’Istituto”; il termine periferico assume una connotazione quanto meno non positiva, richiama alla mente le borgate delle grandi metropoli, quartieri “dormitorio” un po’ degradati dove nessuno vuole andare e che, chi ci vive, aspira ad abbandonare per trasferirsi in una “zona” migliore.
Le sentinelle della Fortezza Bastiani
Eppure in tanti hanno tenuto duro fino all’ultimo, hanno continuato con costante impegno a svolgere il proprio lavoro con immutata energia, ad avanzare proposte e stimolare iniziative, a spronare i colleghi a non abbassare il livello delle prestazioni e migliorare la loro preparazione professionale, a disegnare un futuro che consentisse di coltivare una prospettiva di crescita.
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OCCORRE CAMBIARE servizi elaborativi di regolamento in ambito europeo, gestita da un consorzio di cui fa parte la nostra Banca insieme a Deutsche Bundesbank, Banque de France e Banco de Espana, volta a ridurre le barriere tecniche per il trasferimento dei titoli all’interno dell’Europa, al fine di favorire la concorrenza e ridimensionare le commissioni applicate attualmente su questi servizi. (continua da pagina 1)
Le trasformazioni in corso di importanti componenti del sistema finanziario del nostro Paese, derivanti dagli interventi di trasformazione in SpA delle banche popolari maggiori, dalle ipotesi di autoriforma del sistema del credito cooperativo, dall’assoggettamento a vigilanza prudenziale equivalente dei soggetti dediti all’intermediazione finanziaria iscritti ad albi previsti dal TUB, che richiedono un forte adeguamento delle responsabilità esercitate in materia dal nostro Istituto nelle diverse articolazioni presenti. Tutti questi cambiamenti - che si sommano a quelli determinati dall’adesione del nostro Paese alla mo-
Alla fine anche i più testardi e risoluti hanno dovuto prendere atto con sano realismo della situazione. In assenza di una strategia diretta a rafforzare o quanto meno a rimodulare il ruolo delle Filiali e rinsaldare i legami con il centro, la conclusione era inevitabile e scontata. D’altra parte la legge di Hubble ci insegna che l’allontanamento dal centro non avviene in modo casuale bensì risponde ad un ben preciso ordine, con eventi consequenziali predeterminati e con effetti predeterminabili, che non lascia spazio all’evento fortuito. Speriamo che gli impegni assunti dall’Amministrazione per il rilancio delle Strutture superstiti siano mantenuti e realizzati in tempi relativamente contenuti. Speriamo che i provvedimenti gestionali che interesseranno i soggetti da “evacuare” siano assunti con meditata attenzione (certo che la recente esperienza delle vacancies non induce all’ottimismo). Speriamo che nelle nuove collocazioni le risorse vengano validamente impiegate e siano
3 neta unica nel 1998 e alla conseguente costituzione del più impegnativo contesto dell’Eurozona e del Sistema Europeo di Banche Centrali, alla confluenza dell’UIC in Banca nel 2008, alla chiusura di 33 Filiali e alla rimodulazione di altre 37 nel periodo 2008-2010, all’attribuzione ai vertici del nostro Istituto della responsabilità di governance dell’IVASS nel 2012 sono stati compiuti chiedendo rilevantissimi sforzi al personale della Banca, specie quello più qualificato, in termini di adattamento al mutato contesto, di modifica delle prassi di lavoro, di riallineamento delle responsabilità.
Tali sforzi sono stati richiesti senza però incidere minimamente sugli assetti che governano i sistemi di riconoscimento dei meriti del personale, di valutazione delle performance individuali, di avanzamento in carriera, di utilizzo delle risorse disponibili, di promozione, mantenimento e valorizzazione dei talenti.
Emerge dunque con urgenza la necessità di saper dedicare al tema della riforma delle carriere e dei sistemi gestionali tutta l’attenzione di cui siamo capaci, con una focalizzazione assoluta, sgombrando il campo valorizzate le loro esperienze e le competenze professionali acquisite, allontanando il timore di finire in case di riposo per “veterani” ai quali affidare secondari compiti di complemento.
Scusate mi sono sbagliato
A proposito, tornando all’ipotesi dell’applicabilità della legge di Hubble alla fenomenologia della Banca, credo proprio che, nonostante qualche apparente analogia, sia sbagliata: infatti mentre l’universo si espande la Banca si ridimensiona. Due effetti confliggenti che non ammettono soluzioni di compromesso. D’altra parte avrei dovuto immaginarlo, la Banca (almeno quella di oggi) non si muove più nel rispetto di un modello razionalmente inquadrato in regole chiare e trasparenti. Piuttosto sembra guidata da un algido e impersonale empirismo di stampo anglosassone, probabilmente ispirato a modelli che, francamente, sembrano lontani dalle tradizioni del nostro Istituto.
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da altri temi di importanza davvero marginale o che hanno già ricevuto un’adeguata sistemazione negoziale.
Per poter utilmente provare a definire le linee fondamentali di una riforma seria, importante e coraggiosa dei sistemi gestionali della Banca va profuso un impegno continuo e intenso, che noi potremmo definire una “trattativa ad oltranza”, se tale termine non fosse stato già utilizzato a sproposito per altro argomento.
L’esigenza di raggiungere diversi, più avanzati e migliori assetti del nostro sistema di carriere è a noi ben presente; avvertiamo l’onere di fornire adeguate risposte alle istanze di cambiamento e di maggiore riconoscimento dei meriti di colleghe e colleghi altamente meritevoli, che oggi sono frustrati dalle caratteristiche di un sistema pensato più di 30 anni fa.
Per poter produrre un risultato adeguato su questo versante, peraltro, è necessario concentrare tutte le energie e gli sforzi su questo tema.
Noi siamo pronti, da tempo, a fare la nostra parte; gli altri attori delle relazioni sindacali lo sono altrettanto? SOMMARIO
Astrofisica e BI La legge di Hubble applicata alla nostra realtà
Occorre cambiare con lo sguardo rivolto al futuro Blocco della perequazione per gli anni 2012-2013
Il Sindirettivo e la F.E.C.E.C. le ragioni di una partecipazione
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“ Analisi comparata due visioni del Sistema Bancario e della Vigilanza La Banca e l’Ivass
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Produzione di carta a mezzo di carta Gestione degli alloggi della Sidief “ I costi della Banca d’Italia e del suo personale
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Considerazioni sulla gratifica
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Le donne in BCE
Nuovo sito del Sindirettivo - presentazione - come navigare sul sito
La sfida che abbiamo di fronte dalla Cida (nazionale)
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BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE PER GLI ANNI 2012-2013 Sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale (di dichiarazione dell’illegittimità del blocco) “Reinterpretazione” e applicazione della sentenza (da parte del Governo Renzi) Azione e linea di condotta del nostro Sindacato Riferimenti normativi: - D.L. 6.12.2011, convertito nella L. 22.12.2011 n. 214, art. 24 co. 25, istitutivo del blocco della perequazione (Presidente del Consiglio: Monti) - Sentenza della Corte Costituzionale n. 70 del 30.04.2015, di dichiarazione dell’illegittimità della norma - D.L. 21.05.2015 n. 65, convertito nella L. 19.07.2015 n. 109, che “reinterpreta” (fortemente riducendo o, di fatto, annullandone la portata) la pronuncia della Consulta (Presidente del Consiglio: Renzi)
Come si è mosso il nostro Sindacato (sul piano giudiziario, e cioè oltre alle consuete forme di protesta: dichiarazioni, comunicati, partecipazione a iniziative della Confederazione) Subito dopo l’istituzione del blocco della perequazione per gli anni 2012-2013 il Sindirettivo, che ne aveva da subito avvertito l’illegittimità, ha avviato una riflessione tesa a individuare la strada più consona per la sua rimozione. Gli approfondimenti, svoltisi in un contesto interno ed esterno incerto sulla via da seguire (compreso il “giudice” da adire), ci hanno portato alla presentazione di un ricorso innanzi alla Corte dei Conti della Regione Lazio, curato, a nome di 4 iscritti al sindacato, da un primario studio legale della capitale. Il ricorso, iscritto al n. 72988/PC del registro di segreteria della Corte, è stato notificato alla controparte (Inps, Ministero del Lavoro e Ministero dell’Economia, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Banca d’Italia) sotto la data del 24 aprile 2013. Suo oggetto, è utile rammentarlo, è “l’accertamento, previa remissione degli atti alla Corte Costituzionale, del proprio [dei 4 ricorrenti, ndr] diritto di percepire il trattamento pensionistico per gli anni 2012-2013 senza l’applicazione della misura di cui all’art. 24, comma 25 del D.L. 6.12.2011, n. 201, convertito in L. 22.12.2011, n. 214 recante
e, quindi, con riconoscimento della rivalutazione automatica e per la conseguente condanna al pagamento delle somme dovute in conseguenza dell’accertamento dei predetti diritti, con ogni accessorio di legge”. Il ricorso è proseguito nel suo iter, e nell’udienza del 3 luglio 2014 la Corte, viste le memorie presentate in precedenza sia da Banca e Ministero del Lavoro (e non dall’Inps) sia dai ricorrenti, ha emesso un’Ordinanza con la quale chiede a Banca e Inps di fornire entro sessanta giorni dalla ricezione del provvedimento “una dettagliata relazione sulle modalità di erogazione del complessivo trattamento pensionistico dei ricorrenti nelle sue due componenti (pensione Inps e pensione integrativa), precisandosi in particolare i criteri di alimentazione del trattamento integrativo alla luce della normativa regolamentare di riferimento”. Intanto, e indipendentemente dal giudizio da noi intentato presso il giudice contabile laziale, la questione della legittimità costituzionale dell’art. 24 co. 25 della legge del Governo Monti che istituiva il blocco, sollevata in altre sedi da altri ricorrenti, alcuni dei quali patrocinati da associazioni sindacali presenti in CIDA, quali Federmanager e Manageri-
talia, giungeva all’esame della Consulta che con la richiamata sentenza del 30 aprile 2015 ne cassava la validità. Alla pronuncia hanno fatto seguito, come richiamato in epigrafe, il D.L. n. 65 e la legge della sua conversione (L. 19.07.2015 n. 109) del Governo Renzi che, di fatto, ne hanno negato ogni significativa applicazione. Il procedimento avviato presso la Corte dei Conti dal Sindirettivo, nonostante l’apparente venir meno dell’oggetto del contendere (in virtù della sopraggiunta dichiarazione di incostituzionalità del ripetuto art. 24 c. 25 della Legge 214 del Governo Monti), ha però proseguito e prosegue il suo iter, in quanto teso ad accertare - come detto - il diritto dei ricorrenti a “percepire il trattamento pensionistico per gli anni 2012-2013 senza l’applicazione delle misure di cui…” ai citati articolo e comma. Con fortunato tempismo, la Corte dei Conti del Lazio ha ora fissato per un tempo vicinissimo, il 30 ottobre prossimo, l’udienza per discutere di tal nostra richiesta, che sembrava superata dalla Sentenza n. 70/2015 e che rinnova invece la sua validità alla luce dei provvedimenti del Governo Renzi. Nella sede del 30 ottobre i nostri legali, nel ribadire l’iniziale richiesta di riconoscimento del diritto dei ricorrenti a percepire i trattamenti pensionistici senza il blocco introdotto dal Governo Monti, porranno, a tal fine, la questione della legittimità costituzionale anche con riferimento alla Legge 109 del Governo Renzi, che disattendendo il disposto della Consulta ha reintrodotto di fatto il blocco stesso.
L’udienza del 30 ottobre
- Sino a quella data, i nostri legali ci hanno consigliato di non assumere alcuna nuova iniziativa, rimarcando che la nostra futura linea di condotta è legata alle decisioni che la Corte assumerà nella circostanza con riferimento al ricorso dei nostri 4 iscritti. Infatti:
● in caso di accoglimento della richiesta che verrà avanzata dai legali, e cioè in caso di remissione della Legge 109 alla Consulta, le cui decisioni avrebbero ovviamente valore verso tutti (erga omnes) - la remissione assorbirebbe ogni altra eventuale nostra iniziativa tendente a far dichiarare l’incostituzionalità della legge stessa.
Di qui, al momento, la non necessità di promuovere altri ricorsi;
- e inoltre la remissione, afferendo a un giudizio inizialmente intentato contro l’Inps e la Banca, renderebbe inutile (superflua) qualunque eventuale richiesta indivi-
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duale di corresponsione delle somme oggetto del blocco avanzata all’Inps, e alla Banca con riferimento alla parte di trattamento pensionistico che fa carico alla stessa.
Di qui, al momento, la non necessità di richieste individuali di corresponsione delle somme pur dovute;
e viceversa in caso di rigetto della richiesta dei nostri legali, e cioè in caso di rigetto della loro richiesta di rinvio della Legge 109 alla Consulta, la decisione costituirà oggetto di riesame con lo studio legale che ci assiste, per decidere in ordine alle iniziative di carattere sia collettivo sia individuale che sarà più proprio assumere. In questa sede: - per quanto concerne un eventuale ricorso collettivo verrebbe evidenziata l’incoerenza tra le motivazioni dell’applicazione restrittiva della Sentenza n. 70/2015 poste a base della Legge 109 (fra le quali, e in primis, la salvaguardia degli equilibri di bilancio richiamati dall’art. 81 della Costituzione), e la circostanza che dette motivazioni non sono invocabili con riferimento alla nostra pensione integrativa, che deriva da precisi pluriennali accordi contrattuali, viene corrisposta ed è a carico esclusivo della Banca; - mentre sul piano dei singoli, ci troveremmo di fronte a una situazione nella quale non sarebbe “improponibile” l’avanzamento di richieste individuali, da indirizzare separatamente all’Inps e alla Banca, tese a ottenere quanto non corrisposto a seguito del blocco della perequazione introdotto dal Governo Monti. Le richieste varrebbero quantomeno ai fini dell’interruzione dei termini di prescrizione del diritto alle relative somme, che peraltro, essendo quei termini di anni cinque dall’insorgenza del diritto, non si compirà prima della fine del 2016. V’è anche da considerare che in caso d’inoltro di richieste ●
Le ragioni di una partecipazione
di rimborso individuali, e del probabile rigetto da parte di Banca e Inps (che addurrebbero, a giustificazione, le disposizioni della Legge 109 del Governo Renzi) gli interessati, per non perdere il diritto, dovrebbero contestare in via giudiziaria nei termini il diniego del pagamento delle somme reclamate, che altrimenti diverrebbe inoppugnabile. Il ricorso della Confederazione (CIDA nazionale) Il ricorso pendente innanzi alla Corte dei Conti del Lazio non è l’unico a veder coinvolto il nostro sindacato. Infatti, non appena diffuso il testo del D.L. n. 65 (maggio 2015) di reinterpretazione riduttiva della sentenza n. 70 emessa dalla Consulta il 30 aprile 2015, la Confederazione ne osteggiò energicamente i contenuti e la conversione in legge; e una volta convertito nella Legge 109 (luglio 2015), sulla base di un parere formulato da un noto Studio Legale ha deliberato di percorrere anch’essa la sola via possibile per l’affermazione dei diritti del personale in quiescenza interessato, e cioè la via giudiziaria. Oggetto del ricorso resta sempre la rimozione del blocco della perequazione disposto dal Governo Monti e poi dal Governo Renzi che, in spregio e raggiro della riferita Sentenza n. 70 della Corte, lo ha grossolanamente reiterato, aggravandone anzi in prospettiva la portata. Il ricorso della Confederazione, deliberato il 22 luglio dal Consiglio dei Presidenti delle associazioni che ne fanno parte, fra cui la nostra, è ovviamente sostenuto anche dal nostro sindacato che, nonostante la sussistenza del ricorso portato avanti in via autonoma sin dal 2013 innanzi al giudice contabile laziale, partecipa attivamente ed economicamente alle iniziative confederali che tendano a far riconoscere a tutti i potenziali percettori il diritto all’adeguamento dei trattamenti di quiescenza loro costituzionalmente garantito.
Il Sindirettivo e la F.E.C.E.C.
Il Sindirettivo CIDA partecipa alla Fecec1 dal 2006 con adesione diretta e, in precedenza e per anni, tramite la Federdirigenticredito. La Fecec è una federazione europea, membro della C.E.C.2 (European Managers), che ha come oggetto sociale lo studio e la rappresentanza europea e internazionale degli interessi morali, professionali, economici e sociali dei quadri delle banche, del credito e delle istituzioni finanziarie; contribuendo in tal modo a un’armonica costruzione dell’Europa. I dirigenti e i quadri, infatti, in quanto coinvolti nella finanza nell’industria nel commercio nell’agricoltura nella tecnologia e nel sociale, sono un elemento fondamentale dell’economia.
I motivi della nostra adesione
FEDERATION EUROPEENNE DES CADRES DES ETABLISSEMENTS DE CREDIT ET INSTITUTIONS FINANCIERES
Nella costruzione dell’Europa si è dato particolare rilievo agli aspetti economici: all’energia, all’agricoltura, all’industria; ma non si è adeguatamente tenuto conto dei lavoratori europei e delle conseguenze che le decisioni prese in campo europeo hanno a livello sociale. E in particolare non si è tenuto conto dei responsabili degli enti creditizi e delle istituzioni finanziarie, che sono al centro del sistema finanziario e quindi nel cuore della questione dell’Europa sociale. La Fecec, quale federazione indipendente, è impegnata a trovare risposte alle ristrutturazioni e ai raggruppamenti delle istituzioni,
all’impatto delle nuove tecnologie sull’occupazione, alla scomparsa dei mestieri tradizionali; lavorando per rafforzare l’armonizzazione europea. La Fecec afferma i valori che trasformano dirigenti e quadri in attori responsabili delle istituzioni finanziarie nel cui ambito lavorano, della società nel nuovo contesto della globalizzazione e dello sviluppo sostenibile. L’ampliamento dell’Europa a est e a sud espone a pericoli ma pure apre prospettive per una più vasta armonizzazione europea. Il confronto con i Paesi candidati comporta per questi grandi sfide, alla vigilia delle riforme economiche e soprattutto sociali che essi dovranno necessariamente affrontare. (segue a pagina 15)
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diari le politiche macroprudenziali, volte ad assicurare l’equilibrio delle variabili macroeconomiche quale condizione di fondo per contenere i rischi dell’intera industria bancaria e finanziaria. Il metro di misura della sostenibilità dei rischi a livello di singolo operatore fa riferimento ai requisiti patrimoniali di cui agli accordi di Basilea, mentre viene ribadito che elemento essenziale per il funzionamento del nuovo sistema di supervisione resta la trasparenza dei comportamenti di tutti gli attori in gioco. Emerge da questa rappresentazione un quadro articolato eppure integrato di governo europeo di un’industria il cui scopo è quello di far affluire in misura adeguata risorse finanziarie al mondo della produzione e dei servizi. Angeloni misura anche le distanze del sistema nazionale da questo quadro, soffermandosi sui disallineamenti emersi
Il libro di Lannutti appartiene invece al genere dei pamphlet scritti con intento scandalistico (cioè di chi, scandalizzandosi, intende nel contempo scandalizzare), enfatizzato da un linguaggio senza mediazioni, per dimostrare che l’antidoto al coacervo di interessi in conflitto che sistematicamente opererebbero nel sistema bancario italiano con la finalità di danneggiare i risparmiatori siano la trasparenza dell’informazione, l’azione delle associazioni dei consumatori, il rigore di alcuni magistrati. Con questa intenzione, egli prende di mira gli ultimi tre governatorati di Bancaditalia, per dimostrare i rapporti collusivi dell’Organo di vigilanza con le banche vigilate e i numerosi conflitti di interesse che si sarebbero autoalimentati nel tempo, traducendosi in politiche gestionali opache a danno
sia dei risparmiatori sia dei prenditori di credito. A sostegno di questa tesi, viene portata una serie di episodi attinenti a specifici interventi (o omissione di interventi) di vigilanza bancaria, nonché a profili organizzativi e gestionali della Bancaditalia, in una girandola di comportamenti impropri facenti capo a soggetti esterni (commissari straordinari di banche in default) e interni (dirigenti e funzionari) all’istituzione. I casi a carico dei singoli governatori sono: per Fazio la vicenda Banca Popolare di Lodi (2004-2005), per Draghi quelle di Monte dei Paschi e Carige (2008-2011), per Visco e i suoi più stretti collaboratori la gestione degli AQR e degli stress test (2013-2014) introdotti dalla BCE, nella prospettiva dell’Unione Bancaria. Come si vede, si tratta di argomenti noti, dei
Le condizioni del sistema bancario italiano e dei suoi organismi di vigilanza nelle visioni-rappresentazioni di un attore della nuova vigilanza europea e di un osservatore critico, animato da velleità scandalistiche di D. Corsini e D. De Crescenzi
La visione corretta sull’agire della Vigilanza, esposta da un esponente in BCE
Vorremmo brevemente mettere a confronto due testi usciti di recente che, pur avendo come argomento comune le condizioni del sistema bancario italiano e dei suoi organismi di vigilanza, sono quanto di più distante si possa immaginare circa autori, stile, scopo degli scritti, platea dei destinatari, contenuti.
II primo è il discorso, in inglese, tenuto da Ignazio Angeloni, membro italiano del Supervisory Board della BCE, alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato; il secondo è il volumetto, pubblicato per Chiare Lettere, di Elio Lannutti dell’Adusbef, titolato “La Banda d’Italia” e sottotitolato “la prima vera inchiesta su Bankitalia, la super casta di intoccabili che governa i nostri soldi”. Come criterio di comparazione abbiamo scelto quello dell’efficacia in termini di aiuto al cittadino per la comprensione del contesto istituzionale in cui vive, allo scopo di rafforzarne il livello di consapevolezza in veste di consumatore di servizi bancari. Insomma un piccolo contributo all’educazione civico/ finanziaria. L’intervento di Angeloni è la sintetica e chiara ricostruzione del quadro che, a partire dal novembre scorso, data di avvio dell’Unione Bancaria Europea, si va edificando attraverso nuovi organismi di vigilanza, omogenei processi valutativi degli intermediari, periodiche verifiche delle condizioni delle banche a rilevanza sistemica, modalità di esercizio dell’ordinaria attività di supervisione, messa a punto delle politiche di intervento in caso di crisi bancarie e delle forme di tutela dei risparmiatori. Fanno da complemento all’azione sui singoli interme-
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nella fase della valutazione complessiva degli intermediari di rilevanza sistemica, comprendente la cosiddetta asset quality review e gli stress test. Mentre il rafforzamento patrimoniale di 7 banche italiane, risultate in prima battuta deficitarie, si è positivamente concluso, rimangono ancora critiche le situazioni di due di esse. La situazione generale non consente quindi di esprimersi in maniera definitiva sulla robustezza di una parte non secondaria del sistema, avvertendo che vi sono rischi ancora non adeguatamente governati e una ridotta propensione a fornire credito all’economia, a causa dell’elevato ammontare dei prestiti non performing, dato che ci vede al primo posto in Europa. Il rinnovamento del quadro regolamentare che si profila con le direttive comunitarie di recente recepimento determinerà inoltre sostanziali cambiamenti dell’ordinamento italiano, con il diretto coinvolgimento del risparmiatore. Il Supervisory Board della BCE è quindi attento a monitorare la situazione del sistema bancario italiano nelle sue peculiari criticità.
ANALISI COMPARATA 6
La visione critica, esposta da uno pseudo “fustigatore” delle istituzioni
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quali si è a lungo discusso e sui quali altri precedenti interventi dell’autore, come egli stesso riconosce, hanno spinto la Bancaditalia alla querela. A contorno vengono descritti episodi di rilievo minore, tutti comunque ricondotti al tema della collusione, per disegnare un quadro complessivo a tinte fosche, che il lettore è indotto a interpretare come contesto di sostanziale illegalità. Non ci si può nascondere che di fronte ad alcune vicende, raccontate con la più assoluta certezza e dovizia di particolari (nomi, date, circostanze), non si resti sconcertati e portati a riconoscere d’impulso che nell’ambiente che il libro descrive vi siano molte cose da correggere. Poi, a una lettura più attenta, emergono incongruenze e approssimazioni che fanno nascere perplessità di senso opposto. Sta di fatto che se alcune delle critiche sembrano lecite, è obiettivamente difficile assecondare una visione talmente distruttiva, senza interrogarsi sulle sue implicazioni, a cominciare dalla generale fiducia dei cittadini nei riguardi di siffatto sistema di vigilanti e vigilati. Come è spesso destino dei pamphlet, anche questo, dopo un probabile effetto shockante tra i suoi più o meno numerosi lettori, finirà forse dimenticato, senza alcuna effettiva utilità, a meno che, come si propone qui di seguito, non si dia a una tanto cruda rappresentazione un diverso indirizzamento per metterne alla prova l’attendibilità.
Spunti di “verità” o di “denigrazione”? Come reagire?
Secondo la logica che ci siamo prefissi, vale a dire quella della comparazione dei due scritti per valutarne l’utilità per il cittadino, vorremmo infatti avanzare la proposta di invertirne la destinazione. Potrebbe essere quanto mai utile la pubblicazione del testo Angeloni sui giornali e su altri mezzi di comunicazione e forse anche la diffusione nelle scuole, affinché in questa particolare fase di profondo rinnova-
mento regolamentare dell’industria bancaria seguita all’avvio dell’Unione Bancaria Europea si generino conoscenze strutturate e ad ampio raggio del quadro in fieri. Una maggiore consapevolezza dei cittadini-risparmiatori non può infatti prescindere dal soddisfacimento dei bisogni informativi su temi che presto li riguarderanno direttamente. Basti pensare al coinvolgimento dei risparmi nei processi di bail-in per la risoluzione delle crisi bancarie, ma più in generale all’impatto della nuova regolamentazione sulla qualità e sui costi dei servizi bancari, anche per la stretta relazione tra Unione Bancaria e Area Unica dei Pagamenti Europei, cosiddetta SEPA, anch’essa avviata nel 2014. 7
La proposta speculare è quella di sottoporre il testo Lanutti alla Commissione Tesoro e Finanze di Camera e/o Senato, per valutare se, nell’aspra critica all’operato della Banca d’Italia, vi siano elementi tali da configurare un vulnus istituzionale. Circostanza che potrebbe prendere corpo, dato che la narrazione appare finalizzata a una rappresentazione d’insieme, che rischia, tra l’altro, di danneggiare proprio le esigenze conoscitive del cittadino. Se il detto latino secondo il quale “Oportet ut scandala eveniant” è sempre da tenere nella massima considerazione, siamo infatti portati ad osservare che approcci critici siffatti difficilmente possono aiutare nella difesa dei sacrosanti diritti dei consumatori, accrescendone al contrario il grado
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di confusione e facendo riemergere nella nostra italica mentalità la domanda del “cui prodest”. Per sgombrare il campo dai dubbi, vale a dire volendo dare rilevanza a tutto quanto riportato nel libro, verrebbe addirittura da pensare alla necessità di un’inchiesta parlamentare sulla Banca d’Italia, volta a chiarire definitivamente l’esistenza o meno dei conflitti di interessi endemici che, secondo il Lannutti, ne caratterizzerebbero l’azione. Ma ci sembrerebbe un po’ troppo. Non di teoremi c’è bisogno, ma di chiarezza su singole circostanze, come ci ha ricordato anche un articolo del Corriere della Sera sulla storia della ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena. Sarebbe, invece, da attendersi, ricorrendone i presupposti e sempre per chiarezza a vantaggio di tutti, che venissero avviate azioni giudiziarie di difesa da parte sia della Banca sia di coloro che nominativamente vengono chiamati in causa nel libro. Considerazione finale: a coloro che in vari ambienti, anche a mezza voce, sollevano lamentele nei confronti dell’Unione Bancaria a causa della perdita di sovranità nazionale ovvero di regole di vigilanza troppo rigide e poco rispettose delle nostre peculiarità bancarie, vorremmo una volta per tutte ricordare una nota espressione, appena riadattata per la circostanza: “È l’Europa bancaria, bellezza!” e aggiungere anche “finalmente!”.
DIRIGENZA NUOVA PERIODICO DEL SINDACATO NAZIONALE DEL PERSONALE DIRETTIVO DELLA BANCA CENTRALE
MARIO PINNA
direttore responsabile
VIRGINIA D’AMBROSIO VIRGINIA GIGLIO vice direttori
Comitato di redazione MAURIZIO ARGENTIERI MICHELE BENVENUTI Direzione, Redazione e Amministrazione Segretaria: ENRICA GIOVANELLI Via Milano, 64/70 - 00184 Roma Tel. 06/4792.5559 - 5562 - 5563 Fax 06/4814000 E-mail: [email protected] Sito Internet: http://www.sindirettivo.it
ANGELA CAPORRINI SIMONE CARLIZZA GIOVANNI CIFONI MAURIZIO D’AMICO PASQUALE MANCINO PASQUALE MONTANARO MAURIZIO PITTORI FABRIZIO POZZI GIUSEPPE SPADA
Tipografia: ROCOGRAFICA srlu - Piazza Dante, 6 - 00185 Roma Tel. 06.70.453.481 - 06.77.207.554 - Fax 06.70.04.797 [email protected] - www.rocografica.it
Finito di stampare: ottobre 2015
Registrazione Tribunale di Roma n. 354/82 del 28 ottobre 1982 Edito da Sindirettivo Bankitalia
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LA B AN C A E L’IVA S S Il connubio con un mondo poco conosciuto Once upon a time … - L’ ISVAP ● ●
Contenuto dell’articolo
Start-up Up grade
IVASS
IVARP ?... IVASS !
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Banca d’Italia e IVASS: due realtà distinte ma collegate ● ●
Il livello istituzionale Vigilanza e tutela del consumatore
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Organizzazione… risorse… tecnologia La risorsa più importante: le persone Il presente e il futuro che verrà
di Pasquale Mancino
Once upon a time… - L’ ISVAP Start-up: con la legge n. 576/1982 viene creato l’ISVAPIstituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, con il compito di presiedere “in conformità agli indirizzi fissati dal CIPE e alle direttive del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato” alla vigilanza, per l’appunto, sulle assicurazioni private e di interesse collettivo. Nel corso degli anni l’ISVAP consolida il suo ruolo, sino a divenire una Authority indipendente dal Governo. Up-grade: l’ISVAP si impianta e, partendo dal nulla, inizia la sua attività. Attorno alla quale sorge un vivace dibattito, che ne mette in dubbio la bontà della scelta iniziale di assoluta “autonomia” dalla vigilanza bancaria, con la quale, anzi, viene riscontrata certa comunanza di finalità generali. Arriviamo così al 2012, quando il legislatore, “al fine di assicurare la piena integrazione dell’attività di vigilanza nel settore assicurativo, anche attraverso un più stretto collegamento con la vigilanza bancaria”, con il D.L. n. 95 convertito dalla L. n. 135, crea l’IVASS - Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, con il mandato di garantire la stabilità del mercato assicurativo e la tutela del consumatore. Le competenze dell’ISVAP sono trasferite così all’IVASS, che entra in attività il 1° gennaio 2013, affrontando una complessa azione di re-engineering istituzionale.
IVARP? … IVASS! L’ente di cui inizialmente il D.L. 95/2012 aveva previsto la nascita era l’IVARP - Istituto di vigilanza sulle assicurazioni e sul risparmio previdenziale, nel quale sarebbe dovuta confluire anche la materia della previdenza complementare. Contestualmente, infatti, sarebbe dovuta cessare la COVIP, creata nel 1993 con la finalità di vigilando sul buon funzionamento dei fondi pensione, i prodotti creati a supporto del futuro previdenziale integrativo di una potenziale platea di milioni di persone specie post-’93. Nel 2011 l’attività della Covip era stata estesa alle Casse professionali private e privatizzate (controlli su investimenti finanziari e patrimonio). Durante l’iter di conversione del D.L. 95, però, il legislatore ritenne preferibile confermare la Covip - sull’opportunità della cui eliminazione anche fra esperti e operatori di settore non vi era posizione univoca -, mantenendo quindi
separata la sorveglianza sullo specifico oggetto “fondo pensione” dai relativi gestori (una sorta di terza vigilanza, oltre a quelle per soggetti e per finalità). Nel campo della previdenza integrativa opera poi anche MEFOP SpA (società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione, fondata nel 1999) con il compito di favorire lo sviluppo dei fondi pensionistici e delle altre forme di previdenza e che vede la partecipazione di una vasta gamma di fondi pensione e, con la maggioranza assoluta delle azioni, del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Banca d’Italia e IVASS: due realtà distinte ma collegate Il livello istituzionale A livello istituzionale fra IVASS e Banca d’Italia la legge stabilisce un link nella governance, articolata su organi in larga parte derivati da quelli della Banca e che pongono l’IVASS sotto la sua egida: - al Direttore Generale della Banca d’Italia viene assegnata ex officio la Presidenza (e la rappresentanza legale) dell’IVASS; - al Consiglio, in cui al Presidente si affiancano altri due consiglieri, compete l’amministrazione generale. L’iter di nomina di tali consiglieri, peraltro, prende avvio su proposta proprio del Governatore della Banca d’Italia. Attualmente la carica è ricoperta da Alberto Corinti, con esperienze anche presso l’ISVAP e in istituzioni paneuropee, di settore e pubbliche, del comparto assicurativo, e da Riccardo Cesari, docente universitario di metodi matematici e fino al 1994 in Banca d’Italia.
- al Direttorio della Banca integrato dei due consiglieri spettano l’attività d’indirizzo e di direzione strategica dell’IVASS, e la competenza per i provvedimenti istituzionali in materia di vigilanza assicurativa. In attuazione del successivo Statuto, approvato nel dicembre 2012, il Direttorio integrato si è avvalso della facoltà di nominare un Segretario Generale che, in posizione di primazia sull’organizzazione interna, presiede all’ordinaria amministrazione dell’Istituto e al coordinamento delle aree operative. Con buona approssimazione si può sostenere che sulla figura del Segretario, al quale inoltre il Consiglio può delegare degli altri compiti, gravi l’essenziale responsabilità
DIRIGENZA NUOVA n.129 della positiva riuscita dell’azione di re-engineering istituzionale (da espletare con una capace, complessa, continua e senz’altro anche impegnativa azione day by day). In seguito è stata prevista una posizione vicaria al Segretario Generale.
Vigilanza e tutela del consumatore L’attività core dell’IVASS, come sancito dall’art. 3 del Codice delle Assicurazioni (D. Lgs. 209/2005), si incentra su due grandi campi di azione, simili ad alcune analoghe competenze della Banca: la vigilanza sulla sana e prudente gestione delle imprese (anche con riguardo al profilo della trasparenza e della correttezza) e la protezione dei consumatori (su cui entrambe le Istituzioni si stanno sempre più impegnando). VIGILANZA - Nel campo della vigilanza nei confronti delle imprese e dei gruppi - che in campo assicurativo è incardinata sul supervisore nazionale, mentre in campo creditizio si svolge in maniera esclusiva/condivisa nell’ambito del Single Supervisory Mechanism europeo - si stanno oggi portando avanti incisivi interventi innovativi, soprattutto con riguardo: i) alle metodologie di supervisione off-site e ispettiva (anche con l’intento di arrivare preparati all’orizzonte Solvency 2), e ii) al nuovo regime di vigilanza prudenziale paneuropeo del comparto assicurativo di settore (che è previsto entri in vigore il prossimo 1° gennaio e che, analogamente all’Accordo di Basilea per le banche, delinea un approccio della vigilanza riskbased, e cioè un approccio che definisce requisiti patrimoniali e intensità della supervisione in funzione del profilo/governo del rischio). Le funzioni di vigilanza sono inoltre esercitate sugli intermediari di assicurazione e di riassicurazione (agenti, broker e loro collaboratori). Quest’ultima categoria di intermediari, iscritti in un apposito registro (il RUI – Registro Unico degli Intermediari assicurativi e riassicurativi) tenuto dall’IVASS, costituisce la parte numericamente prevalente dei soggetti vigilati, con una consistenza di oltre 244.000 iscritti (come a dire 1 operatore ogni 250 cittadini), in prevalenza persone fisiche, cui si aggiungono gli oltre 7.800 intermediari esteri iscritti in un elenco annesso. Al riguardo, è stato varato un piano d’azione per la gestione delle posizioni inadempienti rispetto ai requisiti previsti per l’iscrizione. A modificare l’impatto di questo esercito di soggetti sulla complessiva azione dell’IVASS, la menzionata legge istitutiva 135/2012, prevedendo che – come pure già avviene in altri ordinamenti – le funzioni e le competenze in materia di tenuta del RUI e di vigilanza sugli iscritti passi a un autonomo Organismo sottoposto alla vigilanza dell’IVASS (e in tale occasione, nel rispetto dei principi di semplificazione e proporzionalità, potranno essere riviste le categorie dei soggetti tenuti all’iscrizione). Quando tale Organismo vedrà la luce, l’Istituto potrà qualificare diversamente la sua azione verso questi intermediari, passando da una sorta di “microvigilanza” (l’onerosa e assorbente attività in compiti di tenore amministrativo, a partire dall’organizzazione degli esami di idoneità per l’iscrizione nel Registro, alla tenuta del medesimo, all’espletamento di procedure di rigore nei casi di patologia) a una più sofisticata azione di vigilanza del citato Organismo e, cosa non secondaria, gli consentirà pure di “liberare” un certo numero risorse da poter dedicare agli altri versanti di attività.
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Ottobre 2015 TUTELA DEL CONSUMATORE - L’azione dell’IVASS trova analogia con quella della Banca anche nel perseguimento della missione istituzionale della tutela del consumatore (art. 3 del Codice delle Assicurazioni; art. 5 del T.U.B). Tutela che per entrambe le Istituzioni trova risposta nella presenza di un apposito Servizio ma anche nei relativi Piani strategici (nel 2014 il primo Piano triennale dell’ IVASS prevede infatti fra gli obiettivi quello di “migliorare le relazioni fra compagnie/intermediari e clienti, sia nell’adeguatezza, semplicità e chiarezza dell’offerta dei contratti sia nella puntualità e correttezza dell’ adempimento delle prestazioni”). Sulla complessiva azione tutela del consumatore si riverbera poi l’attività di altre Strutture che presidiano diversi aspetti del comparto. Ne deriva un’azione di tutela non solo on demand ma anche sulle connotazioni del mercato assicurativo espletata su una molteplicità di versanti: - nella gestione dei reclami presentati dai consumatori, nel 2014 pari a 25.600 (-3,7% rispetto all’anno precedente), per circa 2/3 inerenti al settore r.c. auto e per il 10% al ramo vita; quelli presentati alle imprese sono scesi a 94.000 (-12,2%); - sui prodotti e sulle pratiche di vendita, con la verifica delle condizioni contrattuali e delle modalità di collocamento. Meritano di essere rammentati, in materia, gli interventi diretti a rilevare carenze di trasparenza, come l’indagine sui siti comparativi del mercato assicurativo italiano (novembre 2014) che ha stigmatizzato le negligenze informative rilevate (fra cui: potenziali conflitti di interessi; opacità nella comparazione e nella composizione delle coperture assicurative; scorrettezze nell’acquisizione di consenso al trattamento dei dati) e ha indotto a imporre urgenti misure correttive a protezione dei consumatori;
- sulla legittimità ad operare sul mercato per conto di imprese estere, in regime di libero stabilimento e di libera prestazione di servizi. Nel medesimo contesto l’IVASS, di concerto con il Ministero dello Sviluppo economico, si è da tempo fattivamente attivato per offrire al pubblico un proprio neutrale motore internet di comparazione delle offerte assicurative del settore r.c. auto (cfr sito www.tuopreventivatore.it), che fornisce un ausilio conoscitivo super partes delle condizioni assicurative base offerte da tutti gli operatori sul mercato. Da citare pure, fra le iniziative in materia, il Contact Center Consumatori, un numero verde dedicato che da un lato offre informazioni e assistenza agli utenti e dall’altro consente di avere percezione immediata sia di ciò che accade nel mercato sia dei principali motivi di insoddisfazione dei consumatori. Anche sul versante dell’educazione finanziaria del cittadino - altro obiettivo condiviso con la Banca d’Italia - l’IVASS ha istituito un apposito portale (www.educazioneassicurativa.it) per la diffusione di Guide pratiche per la migliore comprensione dei diversi prodotti assicurativi presenti sul mercato. Occorre poi segnalare che l’Istituto si è anche impegnato per provvedere all’ulteriore incombenza – assegnata dal decreto “sviluppo bis” del dicembre 2012 - di curare la pre(segue a pagina 10)
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LA BANCA E L’IVASS (continua da pagina 9)
venzione delle frodi nel settore della r.c. auto: il 30 luglio 2015 è entrato in vigore il decreto interministeriale che istituisce l’Archivio informatico Integrato Antifrode – AIA – gestito dall’IVASS. Ulteriori competenze dovrebbero rivenire in capo all’IVASS come desumibili dal disegno di legge per il mercato e la concorrenza, una volta approvato.
IVASS Organizzazione… risorse… tecnologia ORGANIZZAZIONE - L’organigramma dell’IVASS prevede 12 Strutture: 9 Servizi, alcuni dei quali articolati in Divisioni, e 3 Uffici in staff al Vertice. Le attività aziendali sono seguite da un unico Servizio. La legge istitutiva e lo Statuto prevedono inoltre la possibilità di ottenere il distacco di personale dalla Banca d’Italia e di stipulare accordi sia per avvalersi delle sue infrastrutture tecnologiche sia per individuare altre forme di collaborazione. RISORSE - Per fare bene, oltre ai poteri occorrono risorse adeguate. Per l’IVASS è necessario evidenziare che: a) per quanto attiene alle risorse finanziarie, deve operare avvalendosi quasi esclusivamente dei contributi annuali dei soggetti vigilati (dovuti per ca. l’85% dalle aziende del comparto e per la parte restante dagli intermediari). In considerazione dell’origine delle risorse, negli ultimi tempi ci si è molto impegnati per conseguire la maggiore economicità della gestione. Tant’è che l’azione di contenimento dei costi e di efficientamento organizzativo avviata nel 2013 si è tradotta in interventi - fra cui rilevano il mancato rinnovo di contratti di dirigenti a tempo determinato e la razionalizzazione delle spese di trasferta (travel policy e business travel operator) - che hanno consentito di mantenere stabili le spese di funzionamento a fronte di accresciuti compiti istituzionali. L’IVASS - la sede è ubicata nel cuore dell’area istituzionale di Roma, contigua alla Presidenza della Repubblica, in Via del Quirinale n. 21 - può inoltre fruire dell’abbattimento del 15% per i canoni di locazione di immobili locati da privati, pure previsto in favore delle Autorità indipendenti. La sua gestione (bilancio di previsione finanziaria e bilancio di esercizio) è soggetta al controllo della Corte dei Conti e a una revisione contabile annuale affidata ai “revisori esterni, nominati per la Banca d’Italia ai sensi dell’art. 27 dello Statuto del SEBC”; b) per quanto attiene al personale la legge pone un duplice vincolo: un limite numerico “pari alle unità di personale di ruolo a tempo indeterminato trasferite, in servizio presso l’ente soppresso [ISVAP]”, e l’ulteriore vincolo dell’osservanza dei limiti al turn-over stabiliti in via generale per la P.A.; tant’è che limitate sono le possibilità di indire concorsi per posizioni a tempo indeterminato, come avvenuto quest’anno. A tali vincoli si è supplito con il ricorso a elementi a tempo determinato (è il caso degli addetti al Contact Center), a personale interinale e a colleghi della Banca d’Italia (oltre che di
Ottobre 2015 Corrado Baldinelli, Segretario Generale, l’IVASS si avvale attualmente della collaborazione di 12 altri colleghi della Banca, di cui 3 come responsabili di Strutture). TECNOLOGIA - Per quanto attiene alle infrastrutture tecnologiche, si è perseguita da un lato l’integrazione infrastrutturale dei servizi informatici, dall’altro l’erogazione di nuovi servizi IT: alcuni di carattere istituzionale, fra i quali un ambiente di raccolta delle segnalazioni previste dalla normativa Solvency II tramite la piattaforma INFOSTAT; altri di carattere aziendale, come l’introduzione della CAD, varata in IVASS il 26 marzo 2015.
La risorsa più importante: le persone Per chiudere questa rapida presentazione dell’IVASS diamo uno sguardo anche alla connotazione della compagine del suo personale: a fine 2014, ultimi dati resi pubblici, l’organico dell’Istituto era costituito di 347 elementi in ruolo (dei quali: 21 dirigenti, 6,3%; 245 direttivi, 70%; e 81 operativi, 23,7%); con un’età media di ca. 50 anni, con prevalenza delle componente femminile (54%) e un elevato grado di istruzione (70% di laureati). Siamo consapevoli che qualunque raffronto con la Banca d’Italia può apparire ed è improprio, trattandosi di Enti diversi con compagini di personale diverse per storia, per connotazioni e per regolamentazioni non sovrapponibili. Tuttavia, quantunque per mera valenza “sociologica”, riportiamo a seguire gli analoghi dati (media 2014) della Banca: dirigenti 9%, direttivi 21%, coadiutori e altro personale 70%; l’età media di 48,8 anni mentre la componente femminile ammonta al 35,8% e i laureati al 54%. Per un’illustrazione più approfondita dell’azione strategica e delle connotazioni dell’IVASS si fa rinvio alle sue Relazioni Annuali, alle Considerazioni del suo Presidente e al materiale pubblicato sul suo portale istituzionale.
Il presente e il futuro che verrà L’IVASS costituisce oggi un mondo in fermento, in discontinuità con l’era ISVAP (cfr. anche le considerazioni del ns. Presidente in DN n. 118); e con una governance improntata alla collegialità è teso a perseguire efficacia istituzionale ed efficienza aziendale. La stagione che sta vivendo è una stagione di mutazione anche culturale: dare contenuto alla discontinuità, ottenere positivi risultati, valorizzare l’istituzione è un work in progress i cui risultati dipendono anche dall’azione di sensemaking delle donne e degli uomini che vi operano, dall’impegno profuso e dal merito di ciascuno. Le fasi di cambiamento sono rischiose ma schiudono opportunità che possono e devono essere colte. Ai “cugini” dell’IVASS - con alcuni dei quali in passato ho avuto modo di collaborare intessendo un confronto dialettico e professionalmente costruttivo - auguro quindi “Buon lavoro” e formulo l’auspicio che la presente fase di re-engineering si traduca quanto prima nel consolidamento del ruolo dell’IVASS nel Paese e sia di motivazione, di orgoglio di appartenenza e di crescita professionale per ciascuno di loro.
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Gestione degli alloggi della Sidief
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PRODUZIONE DI CARTA A MEZZO DI CARTA
C’è spazio per migliorare la trasparenza (e magari anche l’efficienza!) di Giovanni Cifoni
Una volta non si parlava di trasparenza, neppure in Banca. Oggi se ne parla anche troppo, ma talvolta tutto questo parlare si traduce soltanto in una gran produzione di carta. E’ successo con riferimento alla gestione degli alloggi della Sidief (le ex “case di Banca”). Più di 10 anni fa la Banca decise che questo patrimonio immobiliare dovesse essere gestito con una logica più in linea con quella di mercato. Cominciò rivedendo – con rialzi anche superiori al 100% – i canoni di locazione, fino a trasferire per intero la proprietà degli immobili ad una società controllata, ossia la Sidief. Il rapporto con gli inquilini è inevitabilmente cambiato, anche perché la Sidief considera gli inquilini “di Banca” dei semplici “terzi”, senza tenere conto che il loro datore di lavoro è l’unico azionista della Sidief stessa. In passato i colleghi instauravano un rapporto di locazione basato anche sulla loro fiducia nei confronti del padrone di casa, la Banca. Oggi sono diventati contraenti deboli come tanti altri, per i quali - al pari ad esempio dei clienti delle banche – si pone il problema della trasparenza delle condizioni contrattuali. La Banca, che pure fa tanto per la trasparenza delle condizioni a cui le banche offrono i propri servizi ai clienti, sembra ignorare la condizione in cui si sono venuti a trovare i suoi dipendenti e pensionati nei confronti della Sidief. Vari sindacati hanno segnalato problemi a questo riguardo, ma hanno ricevuto soltanto risposte evasive.
LA BANCA PROMETTE UN’INFORMATIVA, MA POI NON LA FORNISCE
Fino a che quest’anno chi scrive, in qualità di membro in rappresentanza del Personale, ha chiesto in sede di Commissione Alloggi un’informativa sulle modalità di determinazione dei canoni di locazioni e degli oneri accessori (i.e. la quota di spese condominiali addebitate all’inquilino). La richiesta, a cui si sono associati tutti gli altri rappresentanti del Personale, è stata formulata prima nella riunione del 2 marzo e poi reiterata in quella del 20 aprile. In quella occasione l’allora Presidente della Commissione si è impegnato
a fornire l’informativa “fra maggio e giugno”. Ma si sa che verba volant e – evidentemente – neppure la Banca ormai fa eccezione. In luogo della promessa informativa, il 23 luglio i sindacati hanno ricevuto una lettera a firma del Segretario Generale in cui sostanzialmente si riproponevano riferimenti normativi già contenuti nella precedente corrispondenza con i sindacati. Peraltro solo sulla determinazione dei canoni, perché gli oneri accessori non venivano neppure menzionati. Forse nelle “competenti Strutture” qualcuno pensava che con questo ultimo adempimento burocratico la questione fosse chiusa e – trasparenza o non trasparenza – ce ne potessimo finalmente andare tutti in ferie, ma i sindacati non si sono dati per vinti. Il 31 agosto hanno scritto al Segretario Generale per lamentare il mancato rispetto dell’impegno assunto dal Presidente della Commissione Alloggi e – più in generale – la propria insoddisfazione per il funzionamento della Commissione stessa.
NONOSTANTE L’IMPEGNO DEI SINDACATI IL PROBLEMA “TRASPARENZA” PER GLI INQUILINI SIDIEF RESTA…
Del resto, come altri membri in rappresentanza del Personale, anch’io mi sento spesso insoddisfatto e mi chiedo se il mio ruolo debba consistere solo nel periodico avallo dell’operato dell’Amministrazione, senza poter dare risposte alle domande dei colleghi che dovrei rappresentare. Risposte che mi arrivano solo con il contagocce, quasi che la trasparenza fosse una di quelle sostanze tossiche che l’organismo può tollerare solo in piccolissime dosi. E difatti, alla vigilia della riunione della Commissione Alloggi del 16 settembre, i sindacati hanno ricevuto una nuova lettera del Segretario Generale in cui questi, dopo aver sostenuto di aver già fornito tutte le informazioni necessarie per capire come vengono determinati i canoni, rendeva noto di aver chiesto alla Sidief di fornire a ciascun inquilino informazioni su come è stato determinato il canone del proprio alloggio. Queste informazioni verranno fornite
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solo all’atto della stipula dei nuovi contratti, con la consegna di una “scheda riepilogativa dei parametri utilizzati per il calcolo del canone”. Beh, da qualche parte bisogna pur cominciare… verrebbe da dire. E comunque non bisogna esagerare con la trasparenza. Per quanto riguarda la determinazione degli oneri accessori, per esempio, nella lettera del Segretario Generale si spiega che la Sidief non fornirà alcuna ulteriore informazione: saranno gli inquilini semmai a dover chiamare volta per volta il suo ormai tristemente famoso call center per chiedere spiegazioni di questo o quell’addebito (o meglio, chiedere al call center di chiedere alla Sidief perché – come è noto – quest’ultima non consente a dipendenti e pensionati della Banca di rivolgersi direttamente ai suoi uffici).
…MA PER RISOLVERLO BISOGNA MIGLIORARE ANCHE L’INTERLOCUZIONE FRA AMMINISTRAZIONE E RAPPRESENTANTI DEL PERSONALE
Nonostante l’impegno dei sindacati abbia finalmente prodotto qualche passo in avanti, dunque, la trasparenza nella gestione degli alloggi Sidief deve ancora migliorare. Purtroppo, il confronto con l’Amministrazione su questo tema è estremamente inefficiente. Non si vuole, infatti, che tale confronto si svolga in seno alla Commissione Alloggi, che dovrebbe limitarsi all’assegnazione degli stessi. Ai sindacati non resta allora che scrivere lettere alla funzione del Personale, che a sua volta scriverà alla funzione immobiliare per avere indicazioni su come rispondere. Purtroppo la “risposta” che alla fine arriva è spesso insoddisfacente e ai sindacati non resta che scrivere altre lettere… e così via! Nel frattempo passano mesi, o addirittura anni, senza che si riesca ad arrivare ad una conclusione. Questo processo comunicativo non sembra pensato per produrre risposte ai problemi, ma lettere. Lettere che a loro volta producono altre lettere. Per parafrasare il titolo di una delle pietre miliari della letteratura economica del ‘900, si tratta di una vera e propria “produzione di carta a mezzo di carta”. E quindi che facciamo, continuiamo così? Secondo me, nella gestione di uno dei più grandi patrimoni residenziali d’Italia, si può fare di meglio. Possiamo parlarne?
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I COSTI DELLA BANCA D’ITALIA E DEL SUO PERSONALE – un punto per far luce fra realtà e denigrazione – di Dario Lazzarino
Periodicamente compaiono articoli di stampa nei quali viene puntato l’indice sui costi della Banca d’Italia e, in particolare, sul costo del personale, ritenuto troppo elevato. Già l’affermazione in sé è fuorviante, in quanto andrebbe preliminarmente stabilito rispetto a che cosa si confronta un costo. Con riferimento al mercato, disponendo dei necessari dati di dettaglio, si può arrivare ad affermare che il costo di un prodotto è troppo alto rispetto al prezzo di vendita, oppure che è troppo alto rispetto a quello di concorrenti che producono beni analoghi, ma nel caso di prodotti non vendibili - come per la Banca d’Italia e più in generale per la Pubblica Amministrazione - la verifica di adeguatezza dei costi di gestione rimane un problema aperto, non essendo state ancora individuate a livello teorico soluzioni soddisfacenti.
delle Amministrazioni Centrali della Pubblica Amministrazione. I valori delle grandezze considerate e dell’indice FOI dell’anno 2000 sono stati posti pari a 100 e i valori degli anni successivi sono stati riferiti a quelli dell’anno base, ottenendo così confronti di numeri indice. Sono riportati in grafico i confronti effettuati. Dal grafico 1 si può notare come il trend del costo medio del personale si sia mantenuto sempre
al di sopra di quello dell’inflazione. In altri termini, la retribuzione media è aumentata nel tempo in termini reali; l’incremento tuttavia non si è tradotto integralmente in reddito netto, scontando infatti l’aumento delle aliquote contributive, i cambiamenti di scaglioni IRE connessi con la crescita dei redditi nominali e provvedimenti fiscali quali il contributo di solidarietà. Nel grafico 2 si evidenzia come la dinamica del costo complessivo del personale, pur crescente, si mantenga al di sotto di quella del PIL anche negli anni di crisi economica, posizionandosi leggermente al di sopra nel triennio 2012-14 per l’andamento negativo dell’economia, caratterizzato da una flessione del PIL (l’indice del 2014 coincide con quello del 2010).
Costo del personale e inflazione Grafico 1
Una via più immediata per formulare qualche giudizio può essere costituita da confronti di dinamiche temporali: si rinuncia a dare un giudizio sul livello del costo, ma se ne valuta l’evoluzione in un congruo intervallo di tempo, anche nel confronto con altre grandezze o con appropriati parametri di riferimento. Nella suddetta ottica sono stati presi in esame i “costi di gestione” della Banca d’Italia, rappresentati dalla voce 9 - Spese e oneri diversi del Conto Economico del 2014 (sottovoci da 9.1 a 9.10) per gli anni dal 2000 al 20141. All’interno del totale è stato isolato il costo del personale: Costo del personale = Stipendi ed emolumenti (9.1) + Oneri previdenziali e assicurativi (9.2) + Altre spese relative al personale (9.3). Per la determinazione dei costi medi del personale sono stati utilizzati i dati dell’organico medio2. Sono stati presi poi in considerazione, per confronti delle dinamiche temporali, il PIL, l’indice dei prezzi FOI (al netto dei tabacchi), le Spese
Costo del personale e PIL Grafico 2
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Costi di gestione della Banca d’Italia e Spese delle Amministrazioni Centrali della PA Grafico 3
put, senza che si sia modificata da parte dell’opinione pubblica la percezione della maggiore efficacia dell’azione della Banca d’Italia rispetto al resto della Pubblica Amministrazione.
Conclusioni
Sulla base dei confronti effettuati si può affermare che l’effetto combinato degli interventi organizzativi, delle azioni di contenimento dei costi, delle politiche di bilancio e della contrattazione da parte del sindacato abbiano consentito di: ■ assicurare al personale in ser-
vizio incrementi retributivi in termini reali;
Nel grafico 3 sono poste a raffronto le dinamiche dei numeri indice dei costi di gestione della Banca d’Italia e delle spese delle Amministrazioni Centrali della Pubblica Amministrazione, depurate delle voci trasferimenti a enti pubblici, contributi alla produzione, interessi e contributi agli investimenti, in modo da rendere il confronto il più possibile omogeneo.
Nel periodo considerato i costi della Banca si incrementano del 7% (flessione del 19% in termini reali) a fronte del 72% delle spese dello Stato (aumento del 31% in termini reali). Le due grandezze presentano un trend a forbice, con progressivo aumento delle differenze. Quanto sopra, sempre tenendo presente l’impossibilità pratica di esprimere quantitativamente l’out-
■ mantenere il costo del personale in linea con l’andamento della ricchezza nazionale; ■ comprimere i costi di gestione. Quanto sopra in un quadro di accresciute incombenze per la Banca nell’ambito del SEBC. 1
Per gli anni nei quali i costi erano esposti secondo differenti schemi espositivi le varie voci sono state riclassificate per renderle omogenee allo schema del Bilancio 2014. 2 Ai fini della misurazione dei costi medi sarebbe stato interessante utilizzare anche il parametro FTE, ma poiché tale parametro non è disponibile per l’intero arco di tempo considerato, al fine di mantenere un confronto omogeneo è stato utilizzato solo l’organico medio.
Le donne nella Banca Centrale Europea Virginia Giglio
Visto che dobbiamo familiarizzare con i nuovi inquadramenti del personale mutuati dalla BCE sarà forse anche il caso di familiarizzare con altre politiche della BCE, quelle di genere ad esempio, che mirano ad assicurare una certa presenza di donne nei diversi ruoli del personale, i cd. gender targets. Il 19 maggio 2015 il Comitato esecutivo della BCE ha deciso di introdurre degli obiettivi percentuali di genere per le bande salariali H, F e G, rispettivamente pari al 42% e al 50%. Tale decisione si inquadra nell’ambito del perseguimento del piano d’azione BCE per la diversità di genere del giugno 2013 che aveva fissato gli obiettivi percentuali nel 35% per le bande salariali I/L e nel 28% per le bande salariali K/L che raggruppano le posizioni dirigenziali. La quota femminile in posizioni dirigenziali è aumentata significativamente (passando dal 16,7% al 23,3% per le posizioni I/L e dal 14,7% al 18,2% per le posizioni K/L) grazie all’opportunità unica offerta dalla campagna di reclutamento per il SSM che ha determinato la necessità di assumere in un breve lasso di tempo un elevato numero di persone in possesso di professionalità ed esperienze manageriali specifiche non esistenti all’interno della BCE. Al fine di garantire la continuazione di questo trend positivo, il Comitato esecutivo della BCE ha quindi approvato
la definizione di obiettivi numerici di riferimento per le fasce H, F e G (42% per H e del 50% per F/G entro la fine del 2019) che costituiscono il bacino di alimentazione per incarichi dirigenziali. Per attrarre talenti femminili sono poi previste ulteriori politiche, quali una pagina web dedicata (women@ECB), avvisi di vacancy più incoraggianti per le donne, un open day per i talenti femminili, corsi di formazione per i reclutatori sul tema degli stereotipi e dei pregiudizi. Inoltre, sempre per integrare il bacino di alimentazione per aspiranti manager e sviluppare i talenti, è previsto che le donne collocate nelle fasce salariali F/G siano inserite in percorsi di sviluppo dei talenti (ad esempio il mentoring) e programmi di formazione specializzati. Infine, i membri del Comitato esecutivo della BCE dovranno partecipare ogni anno ad attività legate alla diversità di genere e l’alta direzione delle diverse aree di business dovrà tenere incontri trimestrali con i rispettivi “ambasciatori della diversità”’per discutere il tema. Da ultimo è previsto che sia istituita una rete per la diversità di genere a livello di SEBC. Sarà forse grazie a quest’ultima iniziativa che si definiranno obiettivi numerici di riferimento per le donne anche in Banca d’Italia?
CONSIDERAZIONI SULLA GRATIFICA
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Lettera firmata
Con nota n. 150266 del 12 febbraio 2015 il Servizio RIU ha comunicato di avere apportato “importanti modifiche ... alla struttura e ai criteri di attribuzione della gratifica” da utilizzare immediatamente per quella in via di erogazione nel marzo 2015. E’ utile peraltro rammentare che la gratifica è erogata nel mese di marzo di ogni anno ai dipendenti della carriera direttiva in servizio al 31 dicembre dell’anno precedente, che costituisce l’anno di riferimento dell’emolumento, ossia quello rispetto al quale si estrinseca l’apprezzamento economico dell’attività prestata dal personale direttivo e dirigente. Il mutamento dei criteri dunque è stato reso noto dopo che era trascorso l’anno di espletamento della prestazione di riferimento, ancorché l’Amministrazione dichiari di ritenere essenziale che i destinatari conoscano per tempo le logiche di funzionamento dell’erogazione. In particolare, il mutamento ha interessato il passaggio da un sistema di erogazione per fasce, con livelli di attribuzione riferiti al grado rivestito, a un sistema di erogazione della “parte base” dell’emolumento riferita a gruppi di gradi. La slealtà procedurale dell’Amministrazione – nel mondo del diritto sintomatica dell’eccesso di potere – si annida nell’applicazione dell’enunciato secondo cui “da quest’anno sarà infatti riconosciuta individualmente l’eventuale differenza tra i livelli di gratifica del 2014 (con esclusione della componente una tantum prevista per i gradi da Direttore a Funzionario Generale), e il nuovo livello base”. Infatti, il senso palese della previsione è quello secondo cui agli aventi titolo avrebbe dovuto essere riconosciuto il livello di gratifica “del 2014” ossia “quello relativo al grado rivestito nel 2014”. Con il sistema che ora l’Amministrazione ha comunicato di voler superare, ad un avanzamento di grado corrisponde un passaggio di livello della gra-
tifica, coerente logicamente con l’apprezzamento insito nella promozione. Con il sistema sopravvenuto invece ai direttivi/dirigenti che per promozione hanno rivestito nel 2014 un nuovo grado (Direttore principale, Direttore, Primo Funzionario) ora inglobato in un “gruppo di gradi” costituito ex post è stato mantenuto il livello di gratifica
“percepito” nel 2014, ossia quello riferito al 2013 e al grado precedentemente rivestito (rispettivamente Direttore, Condirettore, Funzionario di I) anziché quello spettante nel 2014 in relazione al nuovo grado. Quanto precede è osservabile a prescindere da ogni considerazione sulla ricorrenza o meno del riconoscimento di bonus riferiti a fattori di merito. La vicenda evidenzia che l’Amministrazione ove agisca unilateralmente non è proclive a salvaguardare elementari esigenze di equità.
IL NUOVO SITO DEL SINDIRETTIVO - Presentazione di Leonardo Luccini
La continua evoluzione del panorama della rete Internet, l’affermarsi di nuovi strumenti di comunicazione e la necessità di confrontarsi con stakeholder e competitor, richiedono un costante aggiornamento della presenza online, fornendo nuovi servizi e nuove modalità di interazione con gli utenti. La strategia perseguita dal nostro Sindacato tende a realizzare la convergenza dei differenti media utilizzati, rendendo ogni strumento (sito, mail, newsletter, ecc.) punto d’accesso per tutti gli altri: il primo tassello è rappresentato dall’aggiornamento del sito Internet, sia dal punto di vista dei contenuti, sia dal punto di vista funzionale e dell’aspetto grafico. Il nuovo sito sindirettivo.it, in rete dal 19 giugno scorso, presenta una nuova veste grafica, nuove modalità di accesso alle informazioni, più elevati livelli di sicurezza e soluzioni per le problematiche legate alla privacy (cfr. box ‘Come navigare sul sito’ qui a fianco). La homepage - aperta alla consultazione anche da parte di esterni - è una vetrina dei principali temi oggetto dell’attività del Sindacato e contiene l’incipit delle comunicazioni più importanti e recenti. L’interazione con gli iscritti avviene su pagine interne, navigabili previa autenticazione. La trasposizione dei contenuti dal vecchio al nuovo sito ha rappresentato l’occasione per la ridefinizione dell’albero logico dei contenuti, con relativa trasposizione e riclassificazione dei documenti. Sono state create sezioni tematiche, ovvero pagine interne del sito dedicate a problematiche di genere, a materie oggetto di trattativa, a benefit o servizi offerti. Il sito risponde a una funzione di repository di contenuti, individuabili nelle sezioni tematiche ovvero tramite una funzione di ricerca che permette di rintracciare i documenti utilizzando parole-chiave; una funzione automatica ordina i contenuti nelle varie schermate in relazione all’attualità/all’interesse rivestito. La convergenza dell’informativa tramite e-mail è realizzata tramite hyperlink che consentono di reperire i volantini all’interno del sito, mentre i numeri del periodico Dirigenza Nuova, distribuito sia tramite e-mail sia in forma cartacea, sono caricati sul sito in formato pdf.
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La F.E.C.E.C. Ma per realizzare tali riforme il coinvolgimento delle parti sociali è essenziale, sia a livello europeo che nazionale; il dialogo sociale, la partecipazione dei sindacati e delle parti datoriali sono fondamentali già nel processo di adesione di uno Stato all’Unione Europea.
(continua da pagina 5)
Gli organi statutari della F.E.C.E.C.
Lo Statuto sociale della Fecec prevede: - L’Assemblea Generale Ordinaria, costituita dei rappresentanti delle Federazioni partecipanti (il numero dei rappresentanti è proporzionale agli iscritti delle citate
15 Federazioni), che si riunisce ogni tre anni su convocazione del Presidente. L’Assemblea Ordinaria delibera sulle relazioni delle attività e sulle relazioni finanziarie; decide l’ammissione ed esclusione dei soci; ratifica la nomina dei membri del Comité Directuer proposti dalle Organizzazioni aderenti. - L’Assemblea Straordinaria, che è convocata su decisione del Comité Directuer o su richiesta di un’organizzazione aderente. Essa è valida solo se sono presenti o rappresentati due terzi dei membri e decide, a maggioranza dei 4/5 dei voti presenti o rappresentati, le modifiche dello statuto o lo scioglimento della Fecec. - Il Comité Directuer, che è com-
- Come navigare sul sito
Il nuovo sito sindirettivo.it ha la capacità - detta responsiveness - di adattarsi alle dimensioni dello schermo dei diversi device utilizzati (PC, tablet, smartphone), riorganizzando i contenuti in modo da assicurare la leggibilità delle informazioni proposte. La principale novità nella navigazione è costituita dalla necessità di dare il consenso all’utilizzo di cookie: quando si raggiunge il sito, un avviso nella parte inferiore dello schermo invita a prendere visione della ‘privacy policy’ e ad acconsentire all’utilizzo dei cookies, finalizzati attualmente alla interrogazione e memorizzazione delle caratteristiche tecniche e delle preferenze di visualizzazione proprie del browser di chi visita il sito. Richiamando il sito da PC della Banca non è necessario autenticarsi per consultare le pagine ‘interne’; la navigazione dall’esterno è invece consentita dopo l’inserimento di userid e password tramite il modulo ‘Accedi’, posizionato in alto a destra nella homepage. Sono state trasferite nel nuovo sito tutte le utenze e le password del precedente sito, il modulo ‘Accedi’ contiene comunque la possibilità di chiedere nuove registrazioni. La logica che presidia la navigazione del sito è la seguente: ■ l’header indirizza la navigazione tra la homepage e le sezioni del sito, pagine interne intestate a problematiche di genere/categorie (giovani, quote rosa, pensionati), a tematiche oggetto di trattativa (rete territoriale, missioni), a benefit (alloggi, polizza sanitaria) o servizi offerti (assicurazione, corsi di formazione); ■ l’homepage contiene ‘pulsanti’ tematici (Mission, Dirigenza Nuova, Relazione del Presidente) ed espone l’incipit di documenti di interesse; ■ il pulsante ‘cerca’ consente di effettuare ricerche tramite parole chiave in tutti i documenti presenti nel sito; ■ il calendario presenta le scadenze dell’attività del Sindacato; ■ il footer contiene le sezioni ‘Contatti’ e Privacy’, navigabili liberamente anche dall’esterno.
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posto dei membri nominati dalle organizzazioni aderenti, proporzionalmente agli iscritti. Il Comité Directuer nomina un Presidente, uno o più Vice Presidenti, un Segretario generale, uno o più Vice Segretari generali, un Tesoriere, un Vice Tesoriere, un Rappresentante europeo e tre Sindaci. Esso si riunisce almeno due volte l’anno e vota sul bilancio annuale, ratifica le relazioni finanziarie annuali, fissa l’importo del contributo e decide su qualsiasi questione portata alla sua attenzione per iniziativa del Presidente o su richiesta di un’organizzazione aderente. Compie tutti gli atti necessari per il corretto funzionamento della Fecec, stabilisce un regolamento interno e attua tutte le decisioni prese dall’Assemblea Generale. Il Comité Directuer decide sulle domande di adesione alla Fecec, assoggettate poi a ratifica da parte della successiva Assemblea Generale. In caso di scioglimento della Fecec, il Comité Directuer ne cura la liquidazione del patrimonio. - il Bureau Restreint du Comité Directeur, l’organo esecutivo della Fecec, che si compone del Presidente, del Segretario Generale e del Tesoriere. Il nostro Sindacato è presente nella Fecec con due rappresentanti, tra i quali il Presidente che partecipa alle Riunioni più importanti nell’ambito del Comité Directuer e delle Assemblee. Antonella Allegrini ❍
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1 La F.E.C.E.C. è stata fondata ad Amsterdam il 13 ottobre 1989 ad opera di diversi sindacati: la Fédération de Cadres de Banque (Belgio), la Fédération Nationalle des Syndicates des Etablissements de Crédit (Francia), la Federazione Nazionale Personale Direttivo Aziende di Credito e Finanziarie FEDERDIRIGENTICREDITO (Italia), Federacion de Asocianes de Mandos Intermedios de Banca Ahorro y Entidades De Credito FAMIBAC (Spagna). Beroepsorfanisatie Banken & Verzekeringen V.K.B.V. (Paesi Bassi). Nel 1990 è entrata nella F.E.C.E.C. anche la Germania con il Verband Angestellter Fuhrungkrafte VAF; successivamente si sono aggregate altre Federazioni, della Spagna, del Portogallo e nel 2010 della Polonia. 2 CEC - La Confederazione, che è composta da Organizzazioni nazionali degli stati membri europei e dalle Federazioni europee, partecipa al dialogo sociale europeo. E’ riconosciuta dalla Commissione Europea come organizzazione che difende gli interessi del personale dirigente e dei manager a livello europeo e che la consulta sulle iniziative legislative europee.
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LA SFIDA CHE ABBIAMO DI FRONTE L’impegno della CIDA, nostra Confederazione di riferimento, in una lettera del Presidente di Giorgio Ambrogioni
“Non sappiamo né possiamo prevedere il futuro, dobbiamo però fare in modo di affrontarlo al meglio”. “Occorre prepararsi con investimenti in infrastrutture materiali (…) ma, soprattutto, immateriali, puntando sulle competenze e sulla conoscenza di tutti coloro che partecipano al processo produttivo aperto all’innovazione ed al cambiamento”. I due passaggi sono tratti dalla premessa del saggio recentemente pubblicato da Ignazio Visco “Perché i tempi stanno cambiando”. Non sono concetti nuovi ma ho voluto farvi riferimento perché vi ho letto un autorevole e positivo richiamo alle classi dirigenti del Paese, in particolare a quelle Categorie che più di altre possono essere determinanti per l’innovazione istituzionale, economica e sociale. Il management pubblico e privato che la CIDA rappresenta è sicuramente tra queste e, quindi, si impone una riflessione anche da parte nostra sul modo di concepire e fare rappresentanza, una rappresentanza specifica e peculiare per il ruolo che ciascuno di noi ricopre. Una riflessione ancora più urgente e necessaria per la crescente domanda di managerialità che il Paese esprime sia a livello privato che pubblico. E noi, come CIDA e come Federazioni/Associazioni di settore abbiamo il
dovere di dare risposte coerenti a questa domanda, abbiamo il dovere di contribuire all’affermazione di una classe manageriale moderna e competente ma anche ricca di valori e principi. Un management che senta di essere classe dirigente con tutto quello che ne consegue anche in termini di responsabilità sociale. Abbiamo il dovere, pertanto, di impegnarci perché si affermino criteri di selezione, formazione e remunerazione che esaltino il ruolo manageriale, un ruolo decisamente complesso perché connotato da crescenti incertezze e da sfide globali: un ruolo che impone una forte capacità di visione. La CIDA è chiamata ad affermare tutto ciò, a far comprendere che la dirigenza non è una casta, che si diventa dirigenti per merito, responsabilità e rispetto; la dirigenza è un asset di modernità e di sviluppo. La CIDA è chiamata a promuovere osmosi e contaminazione tra dirigenza pubblica e privata, esaltando quanto c’è di meglio in questi due comparti ma non perdendo di vista le problematiche: nella pubblica amministrazione, nella sanità e nella scuola possono e debbono essere introdotte esperienze e culture del privato, così come nel privato vanno riscoperte sensibilità pubblica ed attenzione al bene comune. Perché tutto questo si realizzi c’è bi-
La CIDA dal 2011 ad oggi
Nel 2016 la CIDA celebrerà il 70° anniversario della sua costituzione. Un’occasione importante per fare il punto su quanto la Confederazione ha prodotto per il Paese, non solo in termini di difesa delle categorie rappresentate, ma anche in termini sociali e culturali. Dopo la parentesi della Costituente Manageriale (2011-2012) che aveva consentito di riavvicinare alla Confederazione le Federazioni rappresentative del Terziario e delle Assicurazioni, era stato necessario “rifondare” la CIDA (dandole il nome di CIDA – Manager e Alte Professionalità per l’Italia). Dal 2012 la CIDA MAPI ha associato anche la CIMO (dirigenza medica pubblica) ed il SAUR (Sindacato dei ricercatori universitari). I tre anni appena trascorsi sono serviti per “rodare” una macchina con tanti componenti nuovi e con vari ingranaggi che andavano costantemente lubrificati. In occasione dell’Assemblea dello scorso giugno è stato sancito ufficialmente il ritorno della storica sigla, mettendo in liquidazione la CIDA MAPI. La CIDA oggi associa ben 10 Federazioni e vanta 140mila iscritti.
Ottobre 2015 sogno che la politica rispetti il ruolo del manager pubblico, in particolare la sua autonomia gestionale; c’è bisogno che i nostri imprenditori accettino l’idea di un sistema imprenditoriale a maggiore presenza manageriale; c’è bisogno di un capitalismo in cui cultura imprenditoriale e cultura manageriale interagiscano di più e meglio, si completino, si arricchiscano vicendevolmente. C’è bisogno di apertura ai manager esterni alla famiglia per gestire i crescenti processi di internazionalizzazione, la modernizzazione della governance, la criticità dei passaggi generazionali. Sono tante le sfide che la CIDA ha quindi di fronte, ma queste sono le principali: le politiche contrattuali, la difesa del welfare e dei nostri livelli occupazionali sono obiettivi centrali ma passano attraverso la riaffermazione di quello che siamo. Non farlo, non spenderci socialmente con giudizi, posizioni ed azioni quanto più autonome ed originali, frutto delle nostre conoscenze e delle nostre competenze, potrebbe significare condannarci a battaglie di retroguardia e, a mio giudizio, perdenti. Ma non è quello che ci chiedono i dirigenti, specie i più giovani, nei confronti dei quali vogliamo essere particolarmente attenti per diventarne punto di riferimento associativo sulla base di un quadro valoriale ed etico, che è quello che deve contraddistinguere la dirigenza.
Breve profilo di Giorgio Ambrogioni
Entra in Federmanager nel 1975. Nel 1990 diventa condirettore generale e dal 2003 al 2008 ne è Direttore Generale. Assume il ruolo di Presidente Federmanager dal 2008 al maggio del 2015. Ha ricoperto vari incarichi in enti collaterali di Federmanager. Ha fatto parte del laboratorio di politica industriale di Nomisma. Partecipa come relatore a convegni di studio su temi riguardanti il management e lo sviluppo organizzativo delle imprese. Da giugno 2015 è Presidente CIDA.