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Sommario SOMMARIO 21 aprile 2006
L'OPINIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Quanto la nuova 488 è funzionale alla politica industriale Riccardo Gallo, Presidente dell’Istituto per la Promozione Industriale Credito alle imprese: più un problema di qualità che di quantità Francesco Bellotti, Presidente Comitato Tecnico per il credito alle Pmi di Confindustria
NOVITÀ IN BREVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 AGEVOLAZIONI FINANZIARIE NAZIONALI Investimenti produttivi Ancora questioni aperte per la piena operatività della 488 . . . . . . . . . . . Nuova 488: cambia la logica per accedere ai finanziamenti . . . . . . . . . . Imprese e nuova 488: semplificazione o complicazione? . . . . . . . . . . . . . .
10 13 16
Internazionalizzazione Come finanziare i Centri d’assistenza tecnica all’estero . . . . . . . . . . . . . . . .
19
EUROPEE Investimenti produttivi Novità a favore delle imprese in tema di aiuti “de minims” . . . . . . . . . . . .
22
Internazionalizzazione Grande attenzione alla crescita delle Pmi in Ungheria . . . . . . . . . . . . . . . . . Cooperazione in campo ambientale tra Europa e Asia . . . . . . . . . . . . . . . . .
24 28
REGIONALI Ricerca e innovazione Sistemi di incentivi integrati per la R&S in Sardegna . . . . . . . . . . . . . . . . . . Veneto: nuove risorse per attività di ricerca delle Pmi. . . . . . . . . . . . . . . . . .
31 35
Creazione d’impresa Donne e giovani al centro dell’imprenditoria in Toscana . . . . . . . . . . . . . . .
38
ALTRE DALLE REGIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
In questo numero Ci sono ancora troppe questioni aperte sull’operatività della legge 488/92 per presentare un dossier davvero utile e completo. Facciamo quindi il punto della situazione con tre pezzi che:
Y evidenziano i punti ambigui della procedura; Y indicano l’interpretazione corretta delle novità; Y invitano a una riflessione su vantaggi e svantaggi dal punto di vista delle imprese. DA NON PERDERE Lo “Speciale Innovazione” dedicato alle relazioni tra finanza e innovazione tecnologica, con articoli di commento, di anticipazione e di novità normative relative a: – bando e-commerce ampliato a tutti i settori; – bandi tematici FIT in fase di avvio; – invito 2006 del programma e-Learning per le nuove tecnologie multimediali. E, nella sezione “Credito alle imprese”, il caso pratico di project financing che sonda strumenti di finanza innovativa, applicato a un progetto di espansione all’estero.
Nel prossimo numero Sempre che vengano sciolti i nodi esistenti, il “DOSSIER 488” potrà indicare con chiarezza tutti gli adempimenti per accedere ai bandi industria, turismo, commercio e artigianato. Inoltre, le opportunità di investimento nella Repubblica Ceca, l’operatività delle banche italiane nei paesi dell’Est e le novità in tema di politica industriale indicate dal nuovo Governo.
SPECIALE INNOVAZIONE La finanza innovativa la servizio dello sviluppo tecnologico . . . . . . . . . . . Dal 2007 un nuovo regime di esenzione per l’innovazione . . . . . . . . . . . . Ampliato a tutti i settori il bando e-commerce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bandi FIT in apertura: pregi e difetti del nuovo corso. . . . . . . . . . . . . . . . . . Nuove tecnologie multimediali con il programma e-Learming . . . . . . .
46 48 52 56 58
CREDITO ALLE IMPRESE STRUMENTI FINANZIARI Finanza speciale: un caso di project financing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il private equity fa bene alle imprese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
62 68
CREDITO BANCARIO Come utilizzare al meglio leasing e finanziamenti a medio termine . . . .
72
FONDI DI GARANZIA Bond di distretti: nuovi strumenti per le Pmi del Nord Italia . . . . . . . . . Novità per l’accesso al credito delle imprese agroalimentari . . . . . . . . . .
78 80
AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO Agricoltura: frena il costo del lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I benefici per chi assume lavoratori svantaggiati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
83 86
ANALISI E COMMENTI Aiuti alle imprese concessi prima dell’approvazione Ue . . . . . . . . . . . . . . . Cambia il rapporto tra banca e Confidi a favore delle imprese . . . . . . .
90 93
L’ANGOLO DEL LETTORE LE RISPOSTE DELL’ESPERTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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QUADRO DI RIFERIMENTO Calendario guidato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tassi agevolati del mese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indicatori reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tassi Euribor: andamento settimanale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
98 100 102 104
L’opinione Riccardo Gallo Presidente Istituto per la Promozione Industriale
Quanto la nuova 488 è funzionale alla politica industriale
Q
uando nel 1992 fu varata la legge 488 per rifinanziare l’intervento straordinario nel Mezzogiorno, si disse che gli obiettivi erano: migliorare le capacità di assorbimento dei fondi strutturali comunitari, anche in via prioritaria rispetto ad altri interventi; adottare i parametri comunitari di trasparenza in tema di aiuti; graduare l’intervento in funzione dello sviluppo economico delle aree del Mezzogiorno. Il legislatore stabilì che le risorse finanziarie fossero concentrate su sostegno all’apparato produttivo e adeguamento delle infrastrutture. Furono introdotti i contratti di programma e i progetti strategici interregionali o nazionali.
nel Mezzogiorno. Un anno fa, dunque, emergeva l’esigenza che un’eventuale nuova 488 riorientasse il sistema degli incentivi nel senso di una maggiore selettività degli interventi, per spingere il sistema produttivo meridionale verso lavorazioni e livelli tecnologici più competitivi sui mercati internazionali. E che però lo facesse senza indulgere in dirigismi storicamente inefficaci, dannosi e incompatibili con le regole europee. Con il decreto 1° febbraio 2006, il ministro delle Attività produttive, di concerto con quello dell’Eco-nomia e Finanza, ha stabilito i nuovi criteri e modalità per i prossimi bandi della 488, la quale, a sua volta, è stata modificata a seguito dell’attuazione della riforma degli incentivi. Emergono due novità sostanziali.
Le novità della 488 concorrono Dal 1996 al 2004, l’operatività della 488 si è articolata in: 23 a migliorare la competitività In primo luogo, la nuova 488 ha bandi; oltre 30 mila domande, previsto che il progetto agevodel Mezzogiorno delle quali due terzi per il Mezlato possa ricevere l’aiuto pubzogiorno e il resto per il Centroblico solo a condizione che una Nord, l’80÷90% per l’industria manifatturiera e il re- banca abbia concesso al medesimo progetto un finansto i servizi; investimenti per 60 miliardi di euro; 446 ziamento a tasso di mercato, di importo e durata pari mila nuovi posti di lavoro. a quelli del prestito agevolato, con ciò assumendosi la banca un rischio imprenditoriale dopo la valutazione Una ricerca pubblicata sul numero 1 del 2006 della del merito di credito dell’iniziativa agevolata. rivista L’Industria (Il Mulino) dimostra che la 488 è stata per così dire neutrale. Da questo punto di vista, il pericolo di dirigismi semNel senso che, nel Mezzogiorno, da un lato ha con- bra evitato. In secondo luogo, ai fini dell’elaboraziotribuito a consolidarne le vocazioni produttive e non ne delle graduatorie per industria, commercio e turine ha cambiato la struttura settoriale, ha finanziato smo, la nuova 488 ha previsto che l’entità dell’agevoper due terzi investimenti in settori a medio-bassa o lazione sia incrementata sulla base del contenuto di addirittura a bassa tecnologia (nel Mezzogiorno que- innovatività del progetto, della sua capacità di genesta quota purtroppo sale a tre quarti), dall’altro ha rare esportazioni, della conformità agli standard amperò favorito lo sviluppo sia di poli industriali attor- bientali, delle iniziative di crescita della dimensione no aun’impresa di origine locale sia proto-distretti e aziendale. distretti con specializzazione settoriale. Si tratta, dunque, di due novità in una certa misura Ha favorito, in altri termini, un processo di ispessi- coerenti con l’esigenza di migliorare la competitività mento e agglomerazione della struttura produttiva del sistema produttivo del Mezzogiorno.
L’opinione Francesco Bellotti Presidente Comitato Tecnico per il credito alle PMI di Confindustria
Credito alle imprese: più un problema di qualità che di quantità
L’
economia italiana attraversa una fase molto delicata di cui è emblematica la crescita zero fatta registrare lo scorso anno. Non si tratta, come tutti oramai sanno, di una semplice pausa ciclica. Si tratta invece di una crisi strutturale che attraversa tutto il nostro mondo produttivo, sebbene essa colpisca in special modo l’industria. Una crisi che mette in dubbio la validità del nostro stesso modello di sviluppo di fronte alla sfida della globalizzazione e che richiede uno sforzo sistemico di modernizzazione del Paese. È in questo contesto che va considerato il rapporto tra banche e imprese, tra domanda di investimenti e credito, tra risparmio e mercati finanziari in Italia. Non basta più che il credito e le altre forme di finanziamento assecondino gli alti e bassi del “ciclo economico” – cosa che è naturale e sempre necessaria – quanto piuttosto che esse sostengano il “mutamento strutturale” che è Le banche sono oggi richiesto all’economia reale, al mondo produttivo. svolgere un ruolo
strutturale e culturale. A cominciare dalla configurazione del nostro sistema bancario caratterizzato da molte banche a carattere locale e da gruppi bancari ancora piccoli nel confronto europeo; passando per l’idoneità del personale delle banche a comprendere le esigenze e i bisogni delle imprese e soprattutto bisogni ed esigenze nuovi; per giungere alla carenza di intermediari finanziari specializzati nel private equity. Il senso comune è che ci sia ancora molta strada da percorrere in tutte queste direzioni. Anche per questo abbiamo consolidato con l’ABI una partnership che ha già condotto alla realizzazione di varie iniziative. Ricorderei in particolare l’Osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese, che risponde alla necessità di avere un linguaggio e dei dati condivisi, al Protocollo di intesa per la semplificazione dei rapporti operativi, che ha dato vita a una serie di accordi specifici su cui stiamo lavorando assiduamente col chiamate a mondo bancario.
di sviluppo del sistema economico
Da diversi anni sperimentiamo, peraltro, una fase di liquidità abbondante, con tassi di interesse, sia nominali che reali, a livelli storicamente bassi (anche se un peso non irrilevante hanno, come tutti sappiamo, spese e commissioni varie). Il problema non è, dunque, quello del credito di “funzionamento”. Non è, per dirla in altri termini, una questione di “quantità” ma di “qualità” del credito, della sua capacità di rispondere ai bisogni nuovi delle imprese. Le quali, come diversi segnali testimoniano, stanno reagendo riconvertendosi e ristrutturandosi per cercare di recuperare competitività.
Le domande da porsi sono le seguenti: l’attuale configurazione dei mercati finanziari e del credito è adeguata all’esigenza delle imprese di accrescere la propria dimensione e proiezione internazionale? Favorisce quel riposizionamento verso le fasce alte della catena del valore che le imprese debbono compiere puntando sulla qualità e sull’innovazione tecnologica? Favorisce una maggiore patrimonializzazione delle nostre PMI, in prevalenza a carattere familiare, attraverso l’apporto del capitale di terzi? Qui si toccano, come sappiamo, aspetti di carattere
Inutile dire, poi, che guardiamo col massimo interesse ai possibili mutamenti nell’assetto del nostro sistema bancario e, in particolare, alle possibili aggregazioni volte a rafforzarne la capacità competitiva sui mercati globali. Non siamo fautori dell’italianità a tutti i costi. L’importante è, a nostro modo di vedere, dotare il Paese di un sistema bancario più aperto, concorrenziale e trasparente, in grado di fornire alle imprese servizi moderni e di qualità, a costi allineati a quelli prevalenti nel resto d’Europa. Un ulteriore impulso alla modernizzazione del nostro mercato finanziario verrà senz’altro dalla riforma del TFR e dallo sviluppo dei fondi pensione, che è prevista partire nel 2008. Una misura importante che però è destinata ad impattare in modo significativo sui bilanci aziendali. Per questo sarà fondamentale individuare quanto prima delle soluzioni di mercato che consentano di re-immettere nel sistema produttivo, soprattutto a sostegno delle PMI, quella parte di risparmio che sarà convogliato nei fondi pensione. Dalla riforma potrà venire anche uno stimolo al mercato del private equity. Un recentissimo studio di
L’OPINIONE
AIFI-PricewaterhouseCoopers ha provato a misurare gli effetti economici del ricorso a tale forma di finanziamento su un campione di circa 70 imprese italiane. L’evidenza dimostra in modo inequivocabile come questi siano positivi, sia in termini occupazionali che di redditività. Eppure, nonostante la crescita fatta registrare negli ultimi anni, siamo ancora in ritardo nello sviluppo di questi strumenti. Bisogna ammettere che non è solo un problema di carenze dal lato dell’offerta. Una parte del nostro ritardo è dovuta alle resistenze del mondo imprenditoriale che teme, aprendo le porte alla partecipazione di terzi, di perdere il controllo sulla gestione aziendale. Ma ancora di più pesa, forse, la scarsa conoscenza di questi operatori istituzionali e una preferenza radicata verso l’interlocutore bancario. È necessario invece favorire queste forme di finanziamento che sono poi le più idonee a favorire la crescita dimensionale delle nostre PMI e i processi innovativi.
R
esta sullo sfondo di tutto questo il nuovo accordo di Basilea, che noi vediamo come una grande opportunità di sviluppo per il mercato finanziario italiano, destinata a produrre effetti virtuosi sia sul piano dell’efficienza aziendale degli istituti bancari che su quello dell’allocazione generale delle risorse. Quanto più il processo verrà gestito in modo trasparente da banche e imprese, tanto più questi effetti saranno evidenti. Da un lato, è necessario che le imprese assicurino maggiore trasparenza nei bilanci e nell’informativa che rilasciano alle banche. Dall’altro, le banche devono assicurare trasparenza nei metodi di elaborazione dei rating. Certo non si può pretendere che una banca riveli il “metodo di calcolo” del rating, poiché esso è uno strumento di competizione. Ma è necessario poter constatare che l’applicazione, oramai già in atto, del metodo dei rating conduca effettivamente, per la clientela migliore, a un abbassamento del costo del denaro. Vorrei aggiungere che i metodi di rating non debbono essere intesi come un “pilota automatico”. Essi sono solo uno strumento al servizio del management di una banca. In quanto tali, essi non possono sostituirsi alla valutazione più complessiva che una banca deve fare del merito di credito di un cliente, valutazione che non può basarsi esclusivamente su dati contabili ma che deve necessariamente anche includere aspetti di carattere qualitativo come la storia dell’impresa, la serietà e le qualità morali dell’imprenditore, la sua presenza sul mercato, la sua affidabilità complessiva. Le trasformazioni dei mercati creditizi e finanziari, di cui Basilea 2 non rappresenta che un tassello di natura regolamentare, impongono anche al sistema dei
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“confidi” – caratterizzato da un’estrema frammentazione e dalla presenza di molti organismi di piccola dimensione – di compiere un percorso di cambiamento ed evoluzione decisamente impegnativo. Il primo passo è completare i processi di aggregazione in corso e svilupparne di nuovi, come condizione necessaria per il raggiungimento di adeguati standard dimensionali, strutturali, organizzativi. Ciò risponde ad una esigenza sostanziale: quella di fronteggiare il mercato che entra con forza prorompente nel mondo dei confidi e vi innesca competizione. Una competizione stimolata da Basilea 2 che, verosimilmente, determinerà la creazione di un ampio e competitivo mercato di garanzie “ammissibili”, le cui regole del gioco saranno dettate dai requisiti per il riconoscimento delle garanzie e da variabili patrimoniali ed organizzative che da questi deriveranno. Regole che, in sostanza, spingeranno i confidi ad una graduale trasformazione in intermediari finanziari e/o creditizi, accentuando l’esigenza di accelerare i suddetti processi aggregativi.
V
orrei da ultimo accennare alla questione della riforma degli incentivi allo sviluppo, soprattutto con riferimento al ruolo centrale che le banche sono destinate a giocare in quest’ambito. Devo tuttavia premettere che, per il mondo delle imprese, non si tratta certamente della riforma cui aspiravamo, di generale razionalizzazione e semplificazione del sistema. Un sistema che è ancora caratterizzato da duplicazioni e sovrapposizioni, dispersione di risorse, mancanza di coordinamento tra i vari livelli decisionali, assenza di certezza sull’accesso alle agevolazioni e sui tempi di erogazione. In che misura l’accresciuto ruolo delle banche andrà ad incidere su questi limiti? La risposta è: molto poco! Vi è, anzi, il rischio di un ulteriore irrigidimento della politica degli incentivi, tutta centrata sul criterio del “merito di credito” su cui saranno inevitabilmente basate le valutazioni delle banche. Sia chiaro: non siamo contrari ad una maggiore selettività degli incentivi, che anzi riteniamo necessaria. Ma una politica di sostegno allo sviluppo deve partire da una strategia di politica industriale che abbia come fine ultimo quello della crescita dimensionale delle imprese, della maggiore internazionalizzazione del nostro sistema, di sostegno alle aree deboli del Paese. Sono questi, guarda caso, tutti ambiti dove l’azione delle banche in questi anni si è dimostrata meno efficace. Per questo riteniamo sia utile riflettere sulla necessità di stabilire un luogo di incontro dove confrontare le varie esigenze per trovare un punto di equilibrio.
NOVITÀ IN BREVE
Novità in breve
N
azionali
Legge 488: firmata la circolare artigiani
Fit: le condizioni per i finanziamenti
Il 7 aprile, il ministro delle Attività Produttive ha firmato la circolare esplicativa delle modalità per la concessione e l’erogazione delle agevolazioni della nuova legge 488 per il settore artigianato e il relativo decreto che fissa i termini di presentazione delle domande. Il decreto prevede l’apertura del bando a partire dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione delle proposte delle Regioni relative alle priorità per la formazione delle graduatorie.
Decreto Map-Mef del 1° Nella Gazzetta Ufficiale febbraio 2006 (G.U. n. 67 n. 67 del 21 marzo 2006 del 21 marzo 2006) è stato pubblicato, dopo la registrazione alla Corte dei conti, il decreto dei ministri Scajola e Tremonti in data 1° febbraio 2006 con il quale sono state stabilite le condizioni e le modalità di concessione dei finanziamenti agevolati del Fondo per l’innovazione tecnologica di cui alla legge 46/82, in caso di utilizzo delle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca, istituito presso la Cassa depositi e prestiti, ai sensi dell’art. 1 della stessa legge 311/04.
Bandi legge 488 industria, turismo e commercio
Bandi Fit: fissato il periodo di apertura
È stata pubblicata la circolare 23 marzo 2006, n. 902 del Ministero delle Attività Produttive sulle modalità relative ai settori industria, turismo e commercio. Il decreto del 23 marzo 2006 fissa invece i termini di presentazione dei bandi industria, turismo e commercio. I nuovi termini sono stabiliti al 1° giorno non festivo successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, non ancora avvenuta, del decreto di approvazione delle proposte formulate dalle Regioni ai sensi dell’art. 8 comma 11 lettera c) del decreto attuativo. Il termine finale è stabilito, per ogni settore, al 60° giorno dal termine iniziale.
Decreto Map-Mef Con la pubblicazione del 1° febbraio 2006 dello stesso decreto in(Gazzetta Ufficiale n. 67 terministeriale 1° febdel 21 marzo 2006) braio 2006 – commenta-
Circolare e decreto del ministero delle Attività Produttive del 7 aprile 2006 (in corso di pubblicazione)
Circolare 23 marzo 2006, n. 902 (G.U. n. 81 del 6 aprile 2006 Suppl. Ord. 85) Decreto 23 marzo 2006 (G.U. n. 80 del 5 aprile 2006)
to nella news precedente – decorrono i termini per la presentazione delle domande di partecipazione ai due bandi tematici dal 20 aprile al 19 giugno 2006: ■ “Innovazione dei processi strategici aziendali”, emanato con D.M. 29 luglio 2005 (G.U. 13.09.05), destinato ad agevolare programmi di sviluppo precompetitivo finalizzati a promuovere programmi di innovazione di processi strategici aziendali rafforzando l’aggregazione di distretti e filiere (dotazione finanziaria complessiva pari a 270 milioni di euro); ■ “Tecnologie prioritarie”, emanato con D.M. 29 settembre 2005 (G.U. 7.11.05), destinato ad agevolare
E
NOVITÀ IN BREVE
programmi di sviluppo precompetitivo finalizzati alla realizzazione di innovazione di prodotto in alcune aree definite “prioritarie” (dotazione finanziaria pari a 180 milioni di euro.)
Legge 488/92: nuovi criteri e modalità Decreto del 1° febbraio 2006, (G.U. n. 67 del 21 marzo 2006)
Pubblicato sulla G.U. n. 67 (21.03.06) il decreto del 1° febbraio 2006 con il quale il ministero per le Attività Produttive, di concerto con il ministero delle Finanze, ha stabilito i nuovi criteri e le modalità dei prossimi bandi della L. 488/92, modificata a seguito dell’attuazione della Riforma degli incentivi. Secondo i nuovi criteri, disposti dall’articolo 8 del D.Lgs. 35/05 convertito con modificazioni nella L. 80/05 sono articolate nella forma sia di contributo in conto capitale sia di finanziamento agevolato, con un ammontare minimo di mezzi apportati dall’impresa non inferiore al 25% degli investimenti ammissibili. Per ottenere i benefici previsti deve inoltre sussistere un finanziamento bancario ordinario a tasso di mercato concesso dalle banche concessionarie o da altri istituti di credito, di importo e durata pari a quelli del finanziamento agevolato e comunque non inferiore al 15% degli investimenti ammissibili.
Disposta la ripartizione del Fondo Unico 2006 Con il D.M. del 3 marzo D.M. 3 marzo 2006 (G.U. del 15 marzo 2006) 2006 (G.U. del 15.03.06) il ministero delle Attività Produttive ha disposto la ripartizione per l’anno 2006 del Fondo per gli interventi agevolativi alle imprese, per un importo complessivo pari a 1.438.343.063 euro. Le risorse a disposizione del Fondo, istituito dall’art. 52 della Legge 448/98, sono state suddivise tra i vari interventi a favore delle imprese gestiti dal Map. Gli importi maggiori sono stati destinati all’industria aeronautica (537 milioni euro) e alla programmazione negoziata per patti territoriali, contratti d’area e contratti di programma (810 milioni di euro).
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Fondo per la mobilità al servizio delle fiere Legge 105/06 (G.U. n. 64 Istituito con la Legge del 17 marzo 2006) 105/06 presso il ministero delle Attività Produttive il Fondo per la mobilità al servizio delle fiere, con una dotazione finanziaria pari a 3 milioni di euro annui per il triennio 2005-2007. Il Map, di concerto con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, stabilirà entro il 30 aprile 2006 la ripartizione delle risorse a disposizione del nuovo Fondo, istituito per assicurare la funzionalità dei sistemi fieristici di rilevanza nazionale. Nel Decreto di istituzione viene comunque stabilito che una parte delle risorse a disposizione, pari a 1 milione di euro annui, sono destinate alla realizzazione di infrastrutture al servizio della Fiera di Bologna. La Legge 105/06 è entrata in vigore dal 1° aprile 2006.
Contributi per la diffusione della cultura scientifica Decreto 21 marzo 2006 (G.U. 28 marzo 2006, n. 73)
Sono emanate le disposizioni per la presentazione delle richieste di concessione dei contributi a sostegno di progetti in favore della diffusione della cultura scientifica, ai sensi dell’art. 4 della legge n. 6. Beneficiari delle iniziative, per le quali è destinato un importo pari a 2.904.556 euro, sono: università, enti, accademie, fondazioni, consorzi, associazioni e altre istituzioni pubbliche e private che abbiano tra i fini la diffusione della cultura tecnico-scientifica, la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturalistico, storicoscientifico, tecnologico e industriale, nonché attività di formazione e divulgazione, al fine di stimolare l’interesse dei cittadini e in particolare dei giovani ai problemi della ricerca e della sperimentazione scientifica, anche attraverso l’impiego delle nuove tecnologie multimediali Il campo di intervento dei progetti è limitato all’ambito delle scienze, matematiche, fisiche e delle tecnologie derivate. La scadenza per la presentazione delle domande è il 27 aprile 2006.
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NOVITÀ IN BREVE
Approvati i bandi e-commerce e quick response gestiti da MCC Spa Con la forma di due DD.MM. 9 marzo 2006 e Circ. 10 marzo 2006 decreti del 9 marzo (In corso di pubblicazione) 2006 e due circolari del 10 marzo 2006, il ministro delle Attività Produttive ha dato il via alla terza edizione dei due bandi e-commerce e quick response riservati ai settori tessile, abbigliamento e calzaturiero. Dalla pubblicazione dei due decreti ministeriali sulla Gazzetta Ufficiale sarà possibile presentare le domande, ma – dal momento che la procedura è a sportello e i progetti saranno valutati in base all’ordine cronologico di presentazione sino a esaurimento delle risorse – è consigliabile attivarsi sin da ora. Sul sito di MCC Spa è già disponibile, oltre ai testi dei decreti e delle circolari in oggetto, la modulistica. Al momento, le risorse finanziarie assegnate ammontano a 68 milioni di euro per il bando e-commerce e 19 milioni di euro per il bando quick response, ma dovrebbero aumentare grazie al dirottamento di fondi dal secondo bando.
Pubblicato il bando 2006 a sostegno della ricerca per la sicurezza sul lavoro Decreto del 22 dicembre Pubblicato sulla Gaz2005 (G.U. n. 80 zetta Ufficiale il Decredel 5 aprile 2006) to del 22 dicembre 2005 con il quale il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha emanato il bando 2006 per l’individuazione delle tematiche di studio e ricerca da ammettere ai contributi previsti dall’articolo 197, lettera c) del Decreto 1124/65. I contributi saranno concessi a società, enti e persone nella misura dell’80% dei costi ammissibili. Le domande di ammissione dovranno essere presentate entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta sul n. 80 del 5 aprile 2006. La dotazione finanziaria è di 3,5 milioni di euro.
Interventi per agricoltura, agroindustria e pesca Legge 81/06 (Suppl. Ordinario n. 58 alla G.U. n. 59 dell’11 marzo 2006)
In vigore dal 12 marzo 2006 la Legge 81/06, che ha convertito, modificandolo, il Decreto legge n. 2 del 10 gennaio 2006, recante interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d’impresa. Oltre alle misure specifiche a favore dell’agricoltura e della pesca figurano interventi di vario genere.
Nuovi fondi per l’innovazione digitale Il Cipe, il 22 marzo 2006, ha disposto lo stanziamento di oltre 565 milioni di euro per l’innovazione digitale nel Paese e nelle imprese, di cui 515 milioni di euro destinati a incrementare la dotazione finanziaria per la costituzione di 36 nuovi Poli tecnologici altamente avanzati, l’aggregazione di soggetti imprenditoriali, Pmi e centri di ricerca per lo sviluppo di “distretti tecnologici”.
Comunicato stampa del 22 marzo 2006
Fondo di Garanzia, modifiche nelle disposizioni operative Circolare n. 430 del 6 marzo 2006
Il Mediocredito centrale ha comunicato la modifiche apportate alcune alle modalità operative del Fondo di Garanzia per le Pmi. Tra le quali l’ampliamento della possibilità di utilizzare la cosiddetta procedura “semplificata”. Il Comitato di gestione del Fondo ha stabilito che anche quando le imprese abbiano chiuso uno degli ultimi due bilanci con una perdita superiore al 5%, i confidi e altri fondi di garanzia autorizzati possono comunque certificarne il merito di credito. Ulteriori modifiche riguardano la sostituzione del primo indice del modello di valutazione delle imprese in contabilità semplificata e le operazioni di controgaranzia “a prima richiesta”.
NOVITÀ IN BREVE
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omunitarie
Ue: invito a presentare proposte per l’iniziativa Pro Inno Europe Lanciata dalla Commissione nell’ottobre dello scorso anno, l’iniziativa Pro Inno Europe (Promozione dell’innovazione in Europa) è finalizzata al sostegno della cooperazione transeuropea tra programmi e azioni nazionali e subnazionali nel campo dell’innovazione e della ricerca. In tale contesto, il 28 marzo u.s. è stato pubblicato in GUUE C/75 l’Invito a presentare proposte di azioni indirette di RST nell’ambito del programma specifico di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione Strutturare lo spazio europeo della ricerca – Pro Inno Europe. Il bando prevede un bilancio totale indicativo di 5,75 milioni di euro. Il contributo Ue può coprire fino al 100% dei costi rimborsabili. Il termine per la presentazione delle proposte scade il 28 giugno 2006.
Invito a presentare proposte (GUUE e/75 del 28 marzo 2006)
Tecnologie dell’informazione: il Programma e-Learning Il bando 2006 del ProInvito a presentare proposte 2006 (GUUE gramma e-learning, si riC 75 del 28 marzo 2006) volge alla promozione, divulgazione e sfruttamento (“valorizzazione”) dei risultati, delle buone prassi e degli insegnamenti acquisiti tramite l’utilizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente in Europa. I beneficiari sono organismi pubblici e privati aventi competenza ed esperienza in materia di e-learning. Tali soggetti devono essere legalmente costituiti e avere sede in uno dei 25 Stati dell’Ue; in Islanda, Liechstenstein, Norvegia e Bulgaria. Il bando scade il 19 maggio 2006.
Avviato il II invito di ACP-UE Water facility Si è aperto l’invito a presentare proposte 2006 del Programma comunitario volto a promuovere la distribuzione sostenibile dell’acqua e la creazione di infrastrutture sanitarie nei Paesi ACP, per la realizzazione delle seguenti azioni: A. Migliorare la gestione delle acque e la governance; B. Infrastrutture per l’acqua e il risanamento idrico; C. Iniziative della Società Civile e di Cooperazione decentralizzata. L’invito si rivolge, per i Paesi ACP, a Stati centrali o enti pubblici, privati, Ong, organismi della società civile o della cooperazione decentrata; per la UE, a Organismi pubblici, privati, Ong, organismi della società civile o della cooperazione decentrata e Organizzazioni internazionali. Il bando è aperto dal 31 marzo sino al 30 giugno 2006. Il budget ammonta a 178 milioni di euro. Per contatti: http://europa.eu.int/comm/europeaid/projects/water/cfp2_en.htm
Invito a presentare proposte 2006 (GUUE del 31 marzo 2006)
Cooperazione per l’ambiente: Asia Pro Eco - Fase II Il programma si pone l’obiettivo di rafforzare i legami fra Ue e Asia per condividere buone prassi, politiche, sistemi e tecnologie che possano migliorare la qualità ambientale delle città, in particolare a vantaggio delle popolazioni asiatiche più vulnerabili. Si rivolge ad Amministrazioni pubbliche, di livello locale, regionale e nazionale, e organizzazioni non-profit operanti nel settore ambientale/urbano, appartenenti ai 25 Stati membri dell’Unione europea; e ai 19 Paesi asiatici: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina (escluse Hong Kong, Macao e Taipei), India, Indonesia, Laos PDR, Malesia, Maldive, Mongolia, Myanmar, Nepal, Nord Corea, Pakistan, Filippine, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam. Il budget ammonta 8 milioni di euro. Scade il 1° giugno 2006.
Invito a presentare proposte 2006 (GUUE del 02 marzo 2006)
AGEVOLAZIONI
Agevolazioni finanziarie
Ancora questioni aperte per la piena operatività della 488 Nonostante la pubblicazione della circolare attuativa e dei provvedimenti normativi relativi ai prossimi bandi Industria, Commercio, Turismo e Artigianato, forti ambiguità sussistono nella definizione dei ruoli assegnati a banche concessionarie e soggetti finanziatori di Giampiero Meschino, MPS Merchant-Banca per le Piccole e Medie Imprese Spa
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o scorso mese di marzo 2006 sono stati pubblicati i primi provvedimenti attuativi della riforma degli incentivi, avviata con la Finanziaria 2005, per i principali interventi di carattere nazionale, ovvero la Legge 488 e le agevolazioni per R&S. Relativamente alla legge 488, la normativa di attuazione è rappresentata dal Decreto Interministeriale MAP-MEF del 1° febbraio 2006 (pubblicato in GU n. 67 del 21 marzo 2006) e dalla circolare esplicativa sulle modalità e procedure per la concessione ed erogazione delle agevolazioni a valere sulla Legge 488, appena emanata e pubblicata (circolare MAP n. 980902 del 23 marzo 2006, Supplemento ordinario n. 85 GU n. 81 del 6 aprile 2006). È stato appena pubblicato (GU n. 80 del 5 aprile 2006) anche il decreto che fissa i termini di presentazione delle domande a valere su
tutti i Bandi 2006 (Industria, Turismo e Commercio), termini che decorreranno dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione delle proposte regionali in tema di priorità e di eventuale deroga all’importo minimo del programma di investimenti, fissato in 1 milione di euro dal Decreto interministeriale. Il Bando resterà aperto solo 60 giorni. La procedura utilizzata, anomala rispetto al passato, di fissare con decreto una tempistica fissa (e così “breve”) per l’apertura e la chiusura dei Bandi, è motivata dall’esigenza di permettere l’accesso alle agevolazioni ex Lege 488 anche ai progetti realizzati nelle zone in phasing out nell’ultimo periodo di programmazione comunitaria che, proprio per poter essere ammessi alle agevolazioni, devono essere decretati entro il 31 dicembre di quest’anno. Infatti, poiché le proposte regionali sulle priorità e l’eventuale deroga
all’importo minimo del programma di investimenti devono essere espresse entro il 21 aprile, è ipotizzabile l’apertura dei termini di presentazione delle domande sui vari Bandi intorno alla metà di maggio. Un’ipotetica data di apertura dei bandi al 15 maggio offrirebbe infatti tempi, pur stringenti, comunque sufficienti alla decretazione entro il 31 dicembre. Il bando resterebbe infatti aperto fino al 15 luglio; la fase di istruttoria bancaria si concluderebbe entro il 15 novembre; dopodiché residuerebbe al Ministero delle Attività Produttive oltre un mese di tempo per la pubblicazione della graduatoria e l’emanazione dei decreti di concessione provvisoria.
Cosa manca Priorità regionali Non essendo ancora note le scelte regionali, pur a ridosso dell’apertura dei Bandi, manca a tutt’oggi un primo tassello normativo che ovviamente condiziona (tale è del resto la sua finalità, considerato che esprime le scelte allocative della programmazione regionale) le scelte degli imprenditori e, in ogni caso, il loro interesse o meno alla richiesta di accesso alle risorse.
Ruoli dei Concessionari e dei Soggetti Finanziatori Nel contempo, è tuttora in atto la definizione – tra il Ministero delle Attività Produttive e le Banche Concessionarie – dei compiti e delle responsabilità gravanti sugli stessi Soggetti Convenzionati nella procedura riformata. Su questo
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punto la trattativa è ancora in corso e da questa dipende anche la conferma dei soggetti che saranno abilitati a raccogliere le domande di agevolazione sui Bandi di imminente apertura. D’altra parte, la riforma ha di fatto introdotto delle modifiche nell’individuazione dei compiti/responsabilità in capo ai Concessionari – e quindi la necessità di intervenire sulle Convenzioni in essere – conseguenti all’introduzione nella procedura agevolativa delle due nuove figure di Soggetto Finanziatore (ovvero una Banca o una Società di leasing tenute a concedere un finanziamento, anche leasing) e Soggetto Agente, chiamato quest’ultimo a intervenire in veste di coordinatore nel processo di gestione della duplice operazione di finanziamento inscindibilmente connessa a ogni investimento agevolato. Paradossalmente, con l’apertura dei Bandi ormai imminente, residuano dunque alcune questioni, la cui definizione non è marginale né per gli orientamenti degli operatori né per la concreta attuazione della procedura.
Valutazione di competenza La definizione di tali impegni è a sua volta collegata e speculare a un’altra definizione, quella della valutazione di competenza dei Soggetti Finanziatori, da formalizzare con il rilascio della Delibera (e della Sintesi di Valutazione) posta dalla normativa 488 riformata come condizione per la presentazione della stessa domanda di agevolazione. Fra gli elementi a tutt’oggi da definire in dettaglio vi è proprio il testo della Delibera, definizione che si riverbera sul piano formale, ma soprattutto su quello sostanziale: secondo un recente orientamento infatti – ormai concretizzatosi con l’emanazione della nuova circolare
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economico-finanziaria dell’iniziativa proposta ad agevolazione. Su questo piano, la volontà chiaramente espressa nelle premesse della citata Delibera del CIPE del 15 luglio 2005 in ordine al porre a carico del Soggetto Finanziatore le verifiche sulla “sostenibilità economico finanziaria dell’investimento” non trova adeguata traduzione nella normativa di attuazione, che demanda comunque al Concessionario l’acPer comprendere appieno la valen- certamento, oltre che sulla validità za di questa problematica, vale la tecnica del programma, anche della pena ripercorrere rapidamente i validità economico-finanziaria (Depassi salienti dei lavori di riforma. creto Interministeriale del 1° febObiettivo dichiarato della riforma è braio 2006, art. 8 comma b). La circolare apstato quello di pena emanata coinvolgere Attenzione (n. 980902 del maggiormente il Non è ancora chiaro se la valuta23 marzo 2006) sistema bancazione economico-fibanziaria delnon sembra tutrio nel processo l’iniziativa sia carico del soggetto tora aver provdi selezione delFinanziatore o del Concessionario veduto a una le iniziative mechiara indiviritevoli di ageduazione dei volazione, introducendo una quota minima di fi- compiti e delle connesse responsananziamento bancario a copertura bilità che continuano a gravare sul delle spese di investimento (Legge Concessionario (cfr. punto 5.7). n. 311 del 30 dicembre 2004, Art. A carico di questo è stato intanto posto l’onere di accertare che la 1 comma 357). La riforma ha ricevuto una prima delibera del Soggetto Finanziatore sistematizzazione con la citata deli- contenga lo “specifico riferimento bera CIPE n. 76 del 15 luglio 2005, (…) alla valutazione economico-fiche ne ha regolamentato in termini nanziaria dell’iniziativa svolta”, acgenerali l’assetto istituzionale, pre- certamento che non può che essere vedendo la presenza di vari ruoli supportato da un riscontro testuale destinati a operare nel sistema del- delle Delibere. l’agevolato ed estendendo a tutte In ogni caso, e in aggiunta, restano le Banche e le Società di Leasing esplicitamente affidati allo stesso operanti sul territorio nazionale la Concessionario (che evidentepossibilità di intervenire nel ruolo mente non potrà effettuarli che dodi Soggetto Finanziatore nella pro- po le valutazioni tecniche in ordine alla quantificazione delle spese cedura agevolativa. Mentre è indubbio che il Soggetto ammissibili e delle corrispondenti Finanziatore sia chiamato (e tenu- agevolazioni concedibili) gli accerto) a effettuare la valutazione del tamenti in ordine: merito di credito del soggetto bene- – alla “coerenza del piano finanziario per la copertura degli investificiario, attività quindi che non è dementi [Ndr tout court] e delle spestinata a gravare sui Concessionari, se relative alla normale gestione totalmente diversa è la questione per quanto attiene alla valutazione con le spese ritenute ammissibili e 488 (cfr. punto 5.7) – risulterebbe a carico della Banca Finanziatrice (o della Società di Leasing) emettere una delibera che non solo contenga il riferimento al programma di investimenti oggetto della domanda di agevolazione, bensì dia anche atto dello svolgimento da parte dello stesso Soggetto Finanziatore della valutazione economico-finanziaria dell’iniziativa.
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le corrispondenti agevolazioni concedibili”, inclusa la verifica “che l’importo degli altri mezzi finanziari esenti da qualsiasi aiuto pubblico non sia inferiore, in valore nominale, al 25% dell’investimento ammissibile”; – alla compatibilità in termini di importo della delibera con l’iniziativa, ovvero con il programma di investimenti da questa presupposto, come risultante a seguito dell’istruttoria tecnica, tant’è che “in mancanza di detta compatibilità, la banca concessionaria richiederà all’impresa una nuova delibera o conferma della delibera originaria”. Dalla lettura combinata di tali disposizioni non pare affatto sottratta al Concessionario l’attività di valutazione in ordine alla validità economico-finanziaria dell’iniziativa, in specie a seguito degli accertamenti “tecnici” da questo effettuati.
In conclusione Resta forte dunque – nonostante l’emanazione della circolare e l’imminente apertura dei Bandi – l’ambiguità dei compiti tuttora in capo al Soggetto Concessionario, aggravata dall’assenza di strumenti e indicazioni univoche per dirimere eventuali conflittualità di ruoli che dovessero eventalmente profilarsi sul punto. La questione cruciale, tuttora irrisolta, è dunque il reale contenuto della Delibera e della connessa Sintesi di Valutazione, ovvero il contenuto del giudizio demandato al Soggetto Finanziatore, una volta che questi è stato chiamato a entrare nel meccanismo di selezione delle iniziative e a concorrere con il Soggetto Concessionario nelle procedure di valutazione e selezione dei progetti che aspirano ad accedere alle risorse pubbliche. La concreta e puntuale definizione di questi due connessi documenti – attualmente in corso, a opera di Cas-
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sa Depositi e Prestiti e dello stesso Ministero delle Attività Produttive – consentirà di fornire una risposta precisa in termini di contenuti, tempi e compiti in capo ai vari soggetti attivi nella procedura, con conseguenze anche di natura prettamente operativa. Si tratta come è evidente di una fondamentale necessità operativa per le aziende e/o i loro consulenti, che si apprestano a richiedere le agevolazioni in parola. La pubblicazione di un dossier allegato alla rivista che fornisca una puntuale analisi della procedura 488 post riforma e un supporto pratico per gli operatori non potrà pertanto che essere posticipata alla conoscenza di questi elementi, al fine di consentire alle imprese di acquisire quella Delibera che la stessa procedura esige sia presente alla scadenza dei termini di presentazione del Bando, ipotizzabile come detto nella prima quindicina di luglio.
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Nuova 488: cambia la logica per accedere ai finanziamenti Parte, dopo un iter lungo e accidentato, la riforma del sistema degli incentivi. Presupposto essenziale per qualsiasi concessione statale: la compartecipazione del sistema bancario a qualsiasi progetto prescelto di Stefano Cavaciocchi, Polo Sviluppo Imprese Srl
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a “nuova” 488 è giunta ai nastri di partenza. Quale sarà il risultato di un così lungo e sofferto restyling è presto per dirlo, ma certo l’impatto sullo strumento agevolativo sperimentato con successo dalle imprese nell’ultimo decennio è di quelli destinati a lasciare il segno, in positivo o in negativo. Con la firma da parte del Ministro Scajola della circolare attuativa (n. 980902 del 23 marzo 2006) può dirsi infatti praticamente concluso un percorso iniziato per la 488 circa un anno fa, con il varo della legge 80/05 per il rilancio della competitività, ma che affonda le sue radici in realtà nel 2002. Nell’ambito della finanziaria 2003 (art. 72 della legge 289 del 27 dicembre 2002) fu, infatti, varata una prima riforma del sistema degli incentivi in Italia dalla quale, dopo molte polemiche e l’opposizione da parte del mondo imprenditoriale, furono appunto lasciati fuori i più importanti strumenti agevolativi operanti nel Paese (legge 488/92, contrattazione negoziata e incentivi destinati a ricerca e sviluppo). Quello di oggi non è altro, quindi, che il completamento di un riordino rimasto incompiuto quattro an-
ni fa, che pone definitivamente fine a un sistema di incentivi basato esclusivamente sulla contribuzione a fondo perduto e che richiede, quale presupposto essenziale per qualsiasi concessione da parte dello Stato, la compartecipazione del sistema bancario a sostegno dei progetti promossi dalle imprese ritenute più meritevoli. A monte di questa modifica del meccanismo degli incentivi sta in primo luogo la necessità di dare nuovo impulso, in termini di competitività, a un tessuto economico italiano che si trova oggi a operare in un contesto profondamente mutato rispetto a quello in cui ha visto la luce la vecchia 488. La scarsità delle risorse disponibili rispetto al numero delle domande presentate, istruttorie non sempre approfondite ed effettuate secondo parametri spesso poco omogenei tra i vari istituti (o comunque non chiaramente individuabili dall’esterno), completano il quadro degli elementi che hanno spinto verso la riforma del sistema degli incentivi nel nostro Paese.
Le novità: una corretta interpretazione Il nuovo impianto normativo, che
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attende a oggi, per essere completato, soltanto la pubblicazione da parte del ministero del decreto riepilogativo delle priorità e ulteriori attività ammissibili individuate da Regioni e Province Autonome (i bandi di tutti i settori, eccezion fatta per quello destinato agli artigiani, si chiuderanno 60 giorni dopo la pubblicazione di tale decreto), verte su tre punti cardine, tra loro complementari: ● il mantenimento degli incentivi a fondo perduto (contributi in conto impianti), sia pure in misura percentuale massima ridotta rispetto alla precedente previsione normativa; ● la concessione di un finanziamento a tasso agevolato di importo almeno pari alla metà del contributo a fondo perduto assegnato a favore di ciascun progetto di investimento agevolato; ● il coinvolgimento del sistema creditizio per assicurare il sostegno finanziario dei progetti ritenuti validi attraverso la concessione di un finanziamento bancario ordinario di importo pari a quello del finanziamento agevolato.
Il contributo in conto impianti Il primo punto trae fondamento dal presupposto che l’abbandono integrale del sistema di incentivazione a fondo perduto, soprattutto in certe aree del Paese, avrebbe potuto far perdere appeal allo strumento agevolativo, costituendo quindi un deterrente (leggi “assenza di stimolo”) alle politiche di sviluppo delle imprese. La riforma ha quindi inteso salvaguardare la permanenza di un contributo a fondo perduto intervenendo al contempo in una duplice direzione attraverso: ● una riduzione generalizzata in tutte le aree del territorio, rispetto alla situazione preesistente, della percentuale di contributo in
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conto impianti accordabile a fronte della realizzazione del progetto (fino a oggi l’agevolazione ha coinciso con quella massima autorizzata dalla Commissione Europea nell’ambito del Quadro Comunitario di Sostegno 2000 – 2006 per dimensione e localizzazione d’impresa); la reintroduzione di un meccanismo di premialità a favore delle imprese che dovessero richiedere percentuali più basse di agevolazione rispetto a quelle massime fruibili, che rappresenterà uno dei tre indicatori principali posti a base della formazione delle graduatorie.
Il finanziamento agevolato La ratio di quello che abbiamo indicato come secondo punto cardine della riforma è da ricercare nella volontà di garantire una significativa copertura finanziaria dei progetti ammessi ai benefici di legge, elemento generalmente critico per molte realtà imprenditoriali, soprattutto se di dimensioni medio-piccole. La riduzione della contribuzione a fondo perduto, prevista dal nuovo decreto, viene infatti accompagnata dalla concessione di un finanziamento agevolato (con tasso di interesse a carico delle imprese pari allo 0,50% annuo) di importo almeno pari alla metà del contributo a fondo perduto assegnato a favore di ciascun progetto di investimento agevolato, accordato da Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. a valere sulle disponibilità del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 354, della legge 30 dicembre 2004 n. 311. A fronte di un minore onere per la Pubblica Amministrazione (il valore della contribuzione in conto interessi è indubbiamente inferiore alla quota eliminata del contributo a fondo perduto), la
riforma mira comunque ad assicurare una più ampia copertura finanziaria delle iniziative agevolate. In questa stessa direzione va interpretata anche l’opportunità accordata alle imprese che intendessero rinunciare a parte della quota di contributo a fondo perduto richiesta (anche per conseguire un migliore punteggio nel primo indicatore posto a base della formazione delle graduatorie), che consente di compensare la riduzione medesima con un equivalente incremento della percentuale di finanziamento agevolato. Si vuole, in altri termini, salvaguardare la copertura finanziaria del progetto, evitando che l’esasperazione competitiva fra imprese per “conquistare” l’agevolazione possa poi comprometterne la successiva realizzazione per carenza di risorse disponibili. L’esperienza maturata nel corso di questi anni ha dimostrato infatti che la concessione di un contributo a fondo perduto non è di per sé elemento sufficiente a sostenere il decollo delle iniziative imprenditoriali e che la mancata sostenibilità finanziaria degli investimenti promossi, o anche soltanto significative discrasie temporali fra flussi finanziari di segno opposto, rappresentano le principali cause di fallimento di progetti anche tecnicamente molto validi. In ultimo, ma non meno importante, la concessione di un finanziamento agevolato a valere su un fondo rotativo pubblico non andrà a impattare in misura significativa sul complesso dei fidi ordinari accordati all’impresa dal sistema bancario: in altri termini, non concorrerà a saturarne la capacità di credito.
Il finanziamento ordinario Il terzo punto cardine della riforma trae fondamento dalla convinzione che una piena condivisione del rischio “d’impresa” tra banche e Pubblica Amministrazione possa portare a una selezione più efficace delle
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iniziative alle quali destinare le risorse pubbliche e rappresenta indubbiamente la novità di maggior impatto sul funzionamento dell’impianto agevolativo (la concessione del finanziamento bancario è conditio sine qua non per l’ammissione all’esame istruttorio). Il finanziamento potrà essere accordato da parte della stessa banca concessionaria o da una qualsiasi banca di fiducia dell’impresa (purché abbia aderito a una specifica convenzione interbancaria), dovrà avere importo e durata pari a quelli del finanziamento agevolato e ammontare non inferiore al 15% degli investimenti ammissibili (potrà peraltro essere sostituito, in tutto o in parte, dal ricorso alla locazione finanziaria). Se dal punto di vista dell’impresa questo finanziamento assolve a finalità complementari a quello agevolato visto in precedenza (assicurare la residua copertura finanziaria del progetto), dal punto di vista della Pubblica Amministrazione permette di conseguire un ulteriore obiettivo di grande rilevanza: coinvolgere direttamente nel processo di finanziamento il sistema bancario al fine di selezionare con maggiore efficacia i progetti, che potranno concorrere all’assegnazione delle risorse. L’esperienza maturata nel corso di questi anni ha purtroppo talvolta evidenziato situazioni in cui è apparso evidente che i criteri adottati dalle banche nella valutazione del rischio finanziario effettuato “per conto terzi” (contributo concesso dal MAP) differissero da quelli normalmente adottati ai fini di un affidamento diretto (esame del rischio “per conto proprio”). Non è stato infatti poi così infrequente che imprese ammesse ai benefici di legge (con un progetto ritenuto quindi tecnicamente valido e teoricamente affidabili in base ai consueti criteri di merito creditizio) abbiano poi in-
INVESTIMENTI PRODUTTIVI
contrato nella realtà notevoli difficoltà nell’accesso al credito bancario, talvolta anche rivolgendosi alla stessa banca concessionaria che,
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pur avendo valutato positivamente in sede istruttoria il progetto ai fini dell’ammissibilità al contributo, si è successivamente dichiarata indi-
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sponibile a finanziare in via ordinaria (direttamente o tramite il Gruppo Bancario di appartenenza) l’impresa proponente.
Le altre modifiche – Introduzione di limiti di importo massimi ai progetti di investimento che possono accedere alle agevolazioni, all’innalzamento dei limiti di importo minimi (l’obiettivo perseguito è quello di escludere dalla partecipazione ai bandi progetti che per caratteristiche dimensionali si prestino meglio a concorrere a diverse forme di incentivazione); – radicale modifica degli indicatori posti a base della formazione delle graduatorie, che ha visto l’introduzione di parametri e premialità che, nell’intenzione del legislatore, dovrebbero favorire la selezione di progetti a più elevato contenuto. Tali modifiche hanno coinvolto anche le norme semplificate predisposte per le imprese artigiane che, ricordiamo, adesso concorrono con bandi autonomi alle agevolazioni di cui alla legge 488/92; – introduzione di un obbligo di invio telematico dell’istanza al ministero in aggiunta a quello cartaceo alla banca concessionaria prescelta; – eliminazione della cauzione che in precedenza doveva obbligatoriamente accompagnare le domande; – semplificazione (a nostro avviso eccessiva) del business plan illustrativo del progetto e dell’impresa proponente, derubricato a mero “piano descrittivo” e svuotato dei suoi contenuti principali (non ne fanno più parte importanti componenti qualitative e quantitative, la cui illustrazione è a questo punto lasciata al buon senso delle imprese). – ampliamento dei soggetti ammissibili alle agevolazioni per il settore “turismo” e di alcune tipologie di spese; – modifica dei requisiti richiesti per la presentazione di più istanze a fronte di diversi progetti sullo stesso bando e su bandi successivi; – modifica delle procedure di perfezionamento delle operazioni, nonché di alcuni criteri di revoca delle agevolazioni e degli obblighi di monitoraggio dei progetti agevolati.
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Imprese e nuova 488: semplificazione o complicazione? Il nuovo impianto della legge rende le procedure più selettive, ma anche più complesse. La scelta del leasing rispetto al mutuo bancario può rappresentare una buona opportunità per snellire l’iter di Stefano Cavaciocchi, Polo Sviluppo Imprese srl e Gianluca Manzi, FINANZA & SVILUPPO SRL
Possibili maggiori oneri per le imprese La prima impressione che si ricava dalla lettura della nuova normativa è quella di un impianto che ne esce complessivamente appesantito, in cui risulta ulteriormente potenziato il ruolo delle banche che, avendo a disposizione lo strumento del finanziamento ordinario – alla cui concessione è subordinata l’ammissione all’esame istruttorio – sono di fatto ancor più di prima i soggetti cui è delegata la scelta delle iniziative che andranno a concorrere per l’assegnazione degli incentivi. Forte potrebbe quindi essere la tentazione di traslare sulle imprese (in termini di un più elevato costo del denaro sul finanziamento ordinario) i maggiori oneri di gestione delle operazioni imposti dalla nuova normativa e i minori compensi per l’attività svolta riconosciuti dal ministero.
Merito di credito e start up A destare non poche preoccupazioni è inoltre la stessa valutazione di merito che le banche effettueranno nei confronti dei progetti delle aziende richiedenti, poiché presumibilmente
i nuovi, rigidi principi stabiliti dagli accordi di Basilea relativamente alla metodologia di valutazione di rischio riferito al credito potranno creare condizioni di accesso estremamente restrittive, in particolare per progetti promossi da imprese di piccole e medie dimensioni e, soprattutto, per quelli relativi a programmi di start up aziendale, che da sempre rappresentano un elemento di forte criticità a causa della loro ridotta capacità patrimoniale.
Rallentamento procedurale La riforma decreta in parte anche la fine della snellezza procedurale che aveva accompagnato la vecchia 488 (il perfezionamento delle operazioni subirà un rallentamento non indifferente). Segno evidente che, a fronte di una maggioranza di imprese oneste e scrupolose, ci sono nel nostro Paese ancora troppi soggetti, a causa della condotta dei quali oggi tutti pagano le conseguenze, che hanno gestito con leggerezza, non sempre necessariamente in malafede, il previgente sistema integralmente basato su semplici autocertificazioni.
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Poca convenienza per il Centro-Nord Una riflessione a parte merita infine la valutazione dell’impatto del nuovo sistema con riferimento alle “aree sottoutilizzate” del territorio localizzate nel Centro-Nord Italia. In queste zone, infatti, le misure agevolative massime autorizzate dalla Commissione Europea risultano già di per sé piuttosto contenute. L’effetto combinato della riduzione delle aliquote introdotta dalla presente riforma e di quello generato dalla reintroduzione dell’indicatore della “percentuale richiesta”, difficilmente può dirsi compensato dall’entità del finanziamento agevolato fruibile, anche nell’ipotesi in cui quest’ultimo venisse incrementato rinunciando a parte del contributo in conto capitale (una piccola impresa localizzata in obiettivo 2 che rinunciasse a tutto il fondo perduto otterrebbe un finanziamento agevolato massimo del 25%). Il rischio di rendere l’agevolazione scarsamente rilevante rispetto all’investimento promosso e, conseguentemente, di fatto non incentivante, è quindi a nostro avviso abbastanza concreto: se il contributo a fondo perduto è stato fino a oggi nel Centro-Nord raramente determinante nelle politiche di investimento delle imprese, rappresentando al più un elemento di sostegno accessorio, lo sarà ancor meno il finanziamento agevolato nelle proporzioni previste dalla nuova normativa. In queste aree si è quindi forse persa una buona occasione per rendere lo strumento agevolativo più efficace, magari procedendo all’individuazione di un meccanismo differenziato rispetto a quello posto in essere per le zone ricadenti in obiettivo 1 che, anche attraverso un’eventuale completa eliminazione delle agevolazioni a fondo perduto, potesse assicurare la con-
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cessione di un finanziamento agevolato idoneo a garantire una più significativa (40-50%) copertura finanziaria dei progetti proposti.
Maggiore copertura finanziaria Nonostante alcune perplessità e l’iniziale diffidenza con la quale è stata accolta dal mondo imprenditoriale (in quanto scaturita da una primaria esigenza di riduzione della spesa pubblica), la riforma non dovrebbe comunque comportare riflessi eccessivamente penalizzanti per le imprese che verranno ammesse a fruire dell’agevolazione, soprattutto per le aziende già in attività e per i progetti di investimento localizzati nelle sei regioni dell’Obiettivo 1. A ben vedere negli ultimi anni, eccezion fatta per l’ultima “tornata” di bandi, il meccanismo di incentivazione già prevedeva elementi di premialità per le imprese che richiedevano percentuali di contributo più basse: coloro che erano ammessi ai benefici di legge (vincitori di una sorta di “asta al ribasso”) avevano quindi saputo “accontentarsi” di una entità di contributo mediamente ben al di sotto del 50% dei preesistenti massimali teoricamente fruibili. La scelta di introdurre risorse destinate ad assicurare la copertura finanziaria dei progetti rappresenta quindi, nel merito, un fattore critico di successo del nuovo sistema, un vero e proprio investimento per lo sviluppo del Paese – da realizzarsi attraverso il miglioramento della qualità dei progetti selezionati – che possa, nel medio termine, contribuire a rendere il sistema degli incentivi più efficace ai fini dello sviluppo economico delle aree sottoutilizzate del territorio. Una maggiore responsabilizzazione e compartecipazione di tutti gli attori coinvolti potrà infatti innescare un processo virtuoso in grado di tradurre in risultati gli obietti-
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to): il contratto di finanziamento, relativo sia alla quota agevolata che a quella ordinaria, deve essere stipulato successivamente alla concessione delle agevolazioni, ma entro novanta giorni dalla concessioLa scelta tra mutuo ne provvisoria delle agevolazioni. e leasing La novità più rilevante della nuova L’impresa, di conseguenza, è obblilegge 488 è senza dubbio l’obbligo gata ad avere la delibera del finandi ricorrere a un finanziamento ban- ziamento bancario prima della chiusura dei cario per quota termini per la parte dell’inveAttenzione presentazione stimento agevodella domanda, Con il leasing l’mpresa può inizialabile. La perma deve aspettare gli investimenti subito dopo la centuale di tale re la comunicapresentazione della domanda di finanziamento zione della conagevolazione. Con il fiananziavaria a seconda cessione dell’amento, no. della dimensiogevolazione prine aziendale, ma di stipulare dall’ubicazione effettivamente il contratto con il dell’impresa ed, eventualmente, soggetto agente (che, nella maggiodalla volontà di ridurre la quota di ranza dei casi, sarà sempre la banca contributo in conto impianti, incre- concessionaria). Se quindi l’impresa mentando di pari misura la percen- volesse iniziare gli investimenti sutuale di finanziamento agevolato. Il bito dopo la presentazione della donuovo decreto della legge 488 in- manda, dovrà far ricorso esclusivatroduce, a tal proposito, un legame, mente a mezzi propri. È facile intuitra la quota di finanziamento age- re che tale obbligo possa facilmente volato e quello bancario, molto si- produrre problematiche a volte inmile a quello che in fisica è cono- sormontabili. Si pensi, ad esempio, sciuto con il nome di “vasi comuni- al caso di un piano di investimenti canti”: tanto sale la provvista garan- consistente nell’acquisto di un imtita dalla Cassa depositi e prestiti mobile finito, il cui preliminare abspa, tanto sale la provvista bancaria. bia una scadenza molto ravvicinata: Per quanto riguarda il finanzia- sarà molto improbabile che un’immento bancario, l’impresa ha due presa riesca con i soli mezzi propri a possibilità: ricorrere a un tradi- far fronte all’investimento e risulta zionale mutuo, oppure ricorrere altresì improbabile l’ipotesi di un fialla locazione finanziaria. Vedia- nanziamento ponte per tamponare mo quali sono le differenze deri- la problematica finanziaria. vanti da tale scelta. vi di politica economica e industriale perseguiti e contribuire quindi all’effettivo rilancio del sistema produttivo italiano.
Gli svantaggi del mutuo
Il leasing, la scelta più flessibile
Il decreto e la nuova circolare sono molto chiari a riguardo delle procedure da seguire per quanto concerne la stipula del finanziamento, laddove si scelga di ricorrere a un tradizionale mutuo bancario (che si ricorda deve essere di pari importo del finanziamento agevola-
Il nuovo regolamento della legge 488 equipara l’intervento della società di leasing, per la corrispondente quota di investimenti, al finanziamento bancario ordinario (si ricordi comunque che, laddove il programma di investimenti preveda anche una quota da realizza-
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INVESTIMENTI PRODUTTIVI
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re mediante acquisto diretto, sarà comunque necessario un finanziamento bancario di importo pari a quello del finanziamento agevolato riguardante detti investimenti). Nel caso si decida di realizzare in tutto o in parte il programma ricorrendo al leasing, il relativo contratto potrà essere stipulato a partire dalla data di presentazione della domanda di agevolazione. Il contratto di finanziamento con il soggetto agente e la prescelta società di leasing sarà stipulato, in relazione a ciascun contratto di locazione finanziaria, successivamente alla concessione delle agevolazioni e, comunque, solo dopo la consegna dei beni. Non esiste pertanto l’obbligo, come nel caso del finanziamento ordinario, di stipulare entro novanta giorni dalla concessione provvisoria delle agevolazioni. I casi che si potrebbero verificare sono quindi due: 1) firmare il contratto di leasing dopo la presentazione della do-
manda, ma prima della concessione. In questo caso, ovviamente, l’impresa si fa carico del rischio della mancata concessione delle agevolazioni. Tutti i canoni, inoltre, tra la data di decorrenza del contratto di leasing e la stipula del finanziamento, tra il soggetto agente e la società di leasing, saranno calcolati al tasso di mercato contrattato per la quota non agevolata. I canoni agevolati decorreranno dalla stipula del suddetto finanziamento. Il regolamento, per esattezza, impone il vincolo per cui l’importo del finanziamento agevolato non può essere superiore al 50% del valore del debito residuo in linea capitale dell’operazione di leasing alla data di stipula del finanziamento medesimo. Si ritiene, per contro, che tale ipotesi sia da considerarsi molto improbabile, in considerazione della durata media dei contratti di locazione finanziaria e
del tempo massimo intercorrente tra la chiusura del bando e la concessione delle agevolazioni. 2) firmare il contratto di leasing dopo la concessione delle agevolazioni. In questo caso, l’obbligo della stipula del finanziamento incorre dopo la consegna dei beni. Il contratto potrebbe però prevedere la consegna di più beni o un pagamento per stati avanzamento lavori: il finanziamento dovrà, quindi, essere stipulato dopo la prima consegna o dopo il primo stato di avanzamento. Per concludere, si sottolinea che il cambio di modalità di acquisizione dei beni agevolati dalla locazione finanziaria all’acquisto diretto, o viceversa, è consentito, ma tale intenzione deve essere manifestata entro la data di stipula del contratto di finanziamento, pena la revoca delle agevolazioni riferite ai beni oggetto del cambiamento di acquisizione.
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AGEVOLAZIONI NAZIONALI
Come finanziare i Centri d’assistenza tecnica all’estero La creazione di strutture tecniche permanenti sui mercati in cui s’intende radicare la propria presenza è ormai una priorità irrinunciabile per le aziende italiane. Ecco gli strumenti che consentono di operare in questo senso nei Paesi extra Ue di Vittorio Anelli, Luseis Srl
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a conquista di un mercato estero richiede sempre un’accurata analisi preventiva dei rischi effettivi e potenziali legati al Paese e al settore di riferimento, specialmente se l’obiettivo è un radicamento stabile e profittevole. A tal fine, è necessario che l’azienda crei una rete di relazioni sociali ed economiche tale da costituire un terreno favorevole all’insediamento e che sappia valutare la modalità d’ingresso più adeguata nel mercato in questione. Quest’ultima, in particolare, rappresenta uno dei problemi più difficili da affrontare. Infatti, a seguito delle numerose opportunità che si presentano, le aziende tendono di solito a disperdere i loro sforzi in modo disordinato sui diversi mercati internazionali. Questo modo di agire produce tuttavia dei risultati che, nel breve termine, possono assorbire più risorse di quante non ne vengono generate. Per minimizzare tale rischio, è necessario che ogni scelta venga effettuata nell’ambito di un processo rigoroso e sistematico all’interno del quale i punti essenziali sono così riassumibili: 1. valutare le opportunità di mercato in riferimento alla doman-
da, all’offerta, alla struttura dei canali e alle risorse umane, tecniche e finanziarie per procedere lungo una certa direzione; 2. scegliere la modalità di ingresso più adatta in funzione delle risorse disponibili e degli obiettivi; 3. valutare la possibilità di modificare in modo dinamico la modalità di presenza sul mercato in questione in funzione dei risultati ottenuti nel tempo. In questa sede ci limiteremo a evidenziare l’importanza di un fattore determinante ai fini del raggiungimento di una presenza stabile e radicata dell’azienda nel mercato target: la creazione di Centri di assistenza tecnica permanente.
Perché costituire un Centro di AT? Affinché l’inserimento in un mercato estero sia efficace e duraturo, non basta un ingresso a livello di semplice commercializzazione, ma è necessario accompagnare il prodotto con una serie di servizi accessori aggregati. La creazione di un Centro di assistenza tecnica permanente è condizione indispensabile, in quanto: 1. permette di assumere personale
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locale, spesso con un notevole risparmio di costi; 2. assicura l’indispensabile tempistica, sia per quanto riguarda l’intervento del personale (montaggi, messa in opera, collaudi, manutenzione post-vendita) sia per quanto riguarda la fornitura dei ricambi; 3. garantisce al cliente una puntuale assistenza pre-vendita nella fase di individuazione/configurazione del prodotto; 4. conferisce indubbi vantaggi in termini di immagine e, se accompagnato da una struttura commerciale-amministrativa, garantisce servizi aggiuntivi, quali la fornitura di merci e ricambi già sdoganati e una più semplice gestione dei pagamenti. Lo sforzo per dotarsi di un adeguato centro di assistenza tecnica è sicuramente impegnativo dal punto di vista sia umano sia finanziario. Nel primo caso perché lo start-up della struttura deve essere seguito dal management italiano e il personale locale deve essere opportunamente formato; nel secondo perché si tratta solitamente di un investimento oneroso e con un ritorno nel medio-lungo termine.
Quali strumenti finanziari Esistono due valide alternative per finanziare la creazione ex novo di centri di assistenza tecnica in Paesi extra Ue: la legge 394/81 e il dm 136/00.
Legge 394/81: vantaggi e limiti Non tutti sono a conoscenza che la legge 394/81, che da 25 anni sostiene i programmi di penetrazione commerciale delle imprese italiane all’estero, può finanziare anche i centri di assistenza tecnica (v. box). La legge è sicuramente uno strumento particolarmente interessante
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per un’impresa che ha già maturato una buona conoscenza del mercato di interesse e che desidera costituire in loco una stabile struttura: finanzia infatti l’85% di tutti i costi biennali (dall’affitto dei locali agli stipendi dei dipendenti, dalle azioni promozionali al magazzino e al campionario) a un tasso fisso piuttosto basso, attualmente pari all’1,40 per cento. Ulteriori vantaggi della legge sono costituiti dalla durata del finanziamento (sette anni, compresi due di preammortamento) e dal suo importo massimo (2.065.000 euro). Lo strumento prevede tuttavia alcuni vincoli. Innanzitutto, presuppone la creazione di una struttura permanente all’estero, e quindi non finanzia: – l’assistenza tecnica occasionale, legata alla vendita; – il singolo impianto; – lo sviluppo di più di un programma di penetrazione commerciale per volta. La condizione più impegnativa per l’azienda è costituita dal fatto che Simest, l’Ente erogatore, richiede la copertura totale del finanziamento concesso, generalmente tramite fideiussione bancaria.
2. sono finanziabili i costi sostenuti nell’arco temporale di un anno; 3. restano escluse le spese relative all’affitto o acquisto dei locali, impianti e attrezzature, i costi per il personale addestrato e tutte le altre spese tipiche di un programma di penetrazione commerciale; 4. la durata del finanziamento è di quattro anni, compreso quello di preammortamento. A fronte di queste limitazioni, sono da sottolineare, sempre confrontando tale forma di finanziamento
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con la legge 394/81, anche i relativi vantaggi: 1. non è necessario creare un centro di assistenza tecnica permanente. Tale strumento può quindi essere utilizzato anche per esportazioni spot di elevato valore unitario, quali per esempio impianti e linee di produzione; 2. il tasso applicato è fisso e più basso rispetto a quello della 394/81, attualmente pari a 0,875%; 3. si può sviluppare più di un programma di assistenza tecnica per volta. Non esistono infatti limiti al numero di progetti: l’esposizio-
LEGGE 394/81 art. 2-3 in sintesi Finanziamenti a tasso agevolato di programmi di penetrazione commerciale in Paesi extra Unione europea La legge prevede l’erogazione da parte di Simest di un finanziamento a tasso agevolato (oggi pari all’1,40%) finalizzato alla realizzazione di programmi di sviluppo commerciale in Paesi extra Ue che prevedano la realizzazione di stabili strutture quali uffici, show-room, magazzini, centri di assistenza tecnica, ecc. Sono finanziabili tutti i costi relativi alla struttura, il personale addetto, viaggi, fiere e ogni azione promozionale, il magazzino e i campionari. La durata massima del finanziamento è di sette anni, comprensivi di un periodo di preammortamento di due anni, e l’importo massimo erogabile è di 2.065.000 euro. Del finanziamento possono beneficiare tutte le imprese con priorità per le Pmi e loro consorzi.
Il dm 136/00: vantaggi e limiti Il dm 136/00 finanzia sia i programmi di assistenza tecnica collegati a investimenti italiani all’estero sia quelli collegati a esportazioni (v. box). Lo strumento rappresenta quindi una valida alternativa alla tradizionale legge 394/81. Rispetto a quest’ultima presenta alcuni svantaggi, ma è in generale uno strumento più flessibile. Vediamo innanzitutto le condizioni sfavorevoli rispetto alla legge 394/81: 1. l’importo massimo del finanziamento erogato a fronte di ogni singolo progetto non può superare la quota di 516.000 euro;
Dm 136/00 IN SINTESI Finanziamenti a tasso agevolato per studi di prefattibilità, fattibilità e programmi di assistenza tecnica La legge prevede l’erogazione da parte di Simest di un finanziamento a tasso agevolato (oggi pari allo 0,875% annuo fisso per tutta la durata del finanziamento, ossia quattro anni) finalizzato alla realizzazione di studi di prefattibilità e fattibilità connessi all’aggiudicazione di commesse e studi di fattibilità o programmi di assistenza tecnica collegati a esportazioni o a investimenti italiani all’estero. L’importo massimo finanziabile è di 516.000 euro rimborsabili in sei rate semestrali dal completamento del programma. Del finanziamento possono beneficiare tutte le imprese, i consorzi e le associazioni, con priorità per le Pmi e le imprese in possesso di certificazione di qualità.
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ne massima dell’impresa nei confronti del fondo messo a disposizione da Simest può arrivare fino a 2.582.000 euro e si ricostituisce automaticamente a seguito del rimborso delle quote di capitale. È quindi lo strumento ideale per quelle aziende che intendono sviluppare contemporaneamente più centri di assistenza in Paesi di diverse Aree geopolitiche; 4. per le Pmi, esiste un ulteriore e notevolissimo vantaggio, costituito dal fatto che la garanzia deve coprire solo il 50% dell’importo erogato.
Un caso aziendale: Lanfranchi srl Lanfranchi Srl è un’azienda che produce riordinatori speciali utilizzati nelle linee di imbottigliamento e che si caratterizza per la forte vocazione all’export (esporta circa il
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90% del proprio fatturato). Inizialmente, l’esportazione ha seguito i passi standard: dalla vendita spot alla ricerca di agenti e distributori, per terminare nella creazione di vere e proprie branch in Paesi esteri. In questa ottica, è stata decisa l’apertura di una consociata in Florida, costituita da un centro di assistenza tecnica affiancato da una direzione commerciale, al fine di seguire in modo ottimale i mercati americano, messicano e canadese. Le motivazioni fondamentali di questo investimento sono da ricercarsi: – nella presenza fisica e nell’immagine nel principale mercato di riferimento; – nella possibilità di assistenza in tempo reale al cliente locale; – nell’assistenza tecnica agli oltre sessanta impianti già installati; – nella possibilità di invio in brevissimo tempo della ricambistica;
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– nel dialogo diretto con i clienti finali, evitando il passaggio con intermediari; – nella possibilità di pre-vendita e post-vendita a tutto tondo con il cliente; – nelle iniziative commerciali in loco (fiere, mailing, pubblicità); – nella possibilità per i clienti di avere un’interfaccia direzionale negli Stati Uniti. Lanfranchi srl ha richiesto e ottenuto un finanziamento ex lege 394/81 di circa 2 milioni di euro. I motivi che hanno portato l’azienda alla scelta di questo strumento originano dal fatto che il centro di assistenza tecnica era accompagnato da una struttura commerciale. Grazie alla legge 394/81, infatti, è stato possibile finanziare gli elevati costi del personale locale, il magazzino e le ingenti spese legate all’attività promozionale.
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INVESTIMENTI PRODUTTIVI
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Novità a favore delle imprese in tema di aiuti “de minimis” La Commissione europea ha proposto una nuova esenzione per la categoria degli aiuti cosiddetti “de minimis”, che innalza il massimale da 100.000 a 150.000 euro. Il nuovo Regolamento entrerà in vigore dal 1° gennaio 2007 di Giancarlo Terenzi, Mef, Dipartimanto politiche di sviluppo
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a Commissione europea (Ce), così come previsto dal Piano d’azione sugli Aiuti di Stato presentato a giugno del 2005, ha proposto, recentemente, agli Stati membri un Progetto di Regolamento relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti d’importanza minore (“de minimis”), che modifica il Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione attualmente in vigore. La nuova disciplina degli aiuti “de minimis” si compone di 5 articoli riguardanti, rispettivamente, il campo di applicazione, gli aiuti d’importanza minore (“de minimis”), il cumulo e controllo, le misure transitorie e l’entrata in vigore e il periodo di validità del regolamento stesso.
Le novità Aumenta il tetto massimo L’elemento che differenzia, sostanzialmente, la nuova proposta di regolamento dalla normativa attualmente in vigore è quello finanziario. Con la nuova si prevede, infatti, di aumentare il tetto massimo per gli aiuti “de minimis” da 100.000,00 a 150.000,00 € per tenere conto sia dell’esperienza ac-
quisita nell’applicazione dell’attuale regolamento, sia dell’andamento dell’inflazione e del prodotto interno lordo nell’Unione europea. Ne consegue che le sovvenzioni che, pertanto, non supereranno la suddetta soglia non saranno considerate aiuti di Stato e non avranno l’obbligo di notifica preventiva alla Ce.
Ambito di applicazione La nuova proposta di regolamento si applica agli aiuti concessi alle imprese di qualsiasi settore, a eccezione dei seguenti aiuti: a) aiuti a favore del settore dei trasporti anche se alcune riflessioni sono in corso sia per detto settore che per quello del carbone; b) aiuti a favore delle attività connesse con i prodotti dell’industria della pesca e dell’acquacoltura, che rientrano nel campo di applicazione del Regolamento (CE) n. 104/2000 del Consiglio del 17 dicembre 1999, relativo all’organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura; c) aiuti a favore delle attività connesse con la produzione primaria (agricoltura e allevamento) dei prodotti agricoli di cui all’al-
legato I del Trattato CE; d) aiuti a favore delle imprese che operano nella produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli elencati nell’allegato I del Trattato CE, il cui importo sia fissato in base al prezzo o al quantitativo di prodotti acquistati o commercializzati, o che siano subordinati al fatto di venire parzialmente o interamente trasferiti a produttori primari (agricoltori); e) aiuti a favore di attività connesse con l’esportazione, ossia aiuti direttamente collegati ai quantitativi esportati e aiuti subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni rispetto ai prodotti d’importazione; f) aiuti a favore della costituzione e gestione di una rete di distribuzione o ad altre spese correnti connesse con l’attività d’esportazione in altri Stati membri. La proposta specifica che si applica soltanto agli aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni e ad altri tipi d’aiuto per i quali è possibile calcolare con precisione l’Equivalente Sovvenzione Lordo (ESL) dell’aiuto ex ante, senza dover effettuare una valutazione dei rischi. Il nuovo regolamento sottolinea, altresì, come gli aiuti concessi sotto forma di prestiti, garanzie, misure a favore del capitale di rischio e conferimenti di capitale, non vengono considerati aiuti d’importanza minore (“de minimis”), salvo che il valore totale dell’operazione in questione sia inferiore al massimale indicato di 150.000,00 €. Si ribadisce che gli aiuti che soddisfano alle condizioni esplicitate nel Regolamento in esame devono essere considerati come aiuti che non corrispondono a tutti i criteri elencati nell’articolo 87, paragrafo 1, del Trattato CE e non sono, pertan-
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to, soggetti all’obbligo di notifica, di cui all’articolo 88, paragrafo 3, dello stesso Trattato CE, poiché non incidono sugli scambi tra Stati membri e non falsano né minacciano di falsare la concorrenza.
Come calcolare il “de minims” L’importo complessivo degli aiuti “de minimis”, concessi a una medesima impresa, non deve, superare, in questo nuovo regime, i 150.000,00 € lordi nell’arco di tre esercizi finanziari. Tale massimale si applica a prescindere dalla forma dell’aiuto o dall’obiettivo perseguito e a prescindere dal fatto che l’aiuto concesso dallo Stato membro sia finanziato interamente o parzialmente con risorse di origine comunitaria. Il periodo di applicazione viene determinato facendo riferimento agli esercizi finanziari utilizzati nello Stato membro interessato. Qualora l’importo complessivo dell’aiuto superi il suddetto massimale, tale aiuto non può beneficiare dell’esenzione prevista dal Regolamento in esame, neppure per una parte che non superi detto massimale, né al momento della concessione né rispetto a un periodo successivo.
Obblighi verso le imprese La nuova proposta precisa che, qualora lo Stato membro intenda concedere un aiuto “de minimis” a un’impresa, deve informare l’impresa stessa per iscritto sull’importo dell’aiuto, espresso in ESL, e sul suo carattere “de minimis”, facendo esplicito riferimento al Regolamento in esame e citandone il titolo e il riferimento di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Lo Stato membro deve, altresì, richiedere all’impresa interessata una dichiarazione scritta, relativa a qualsiasi altro aiuto “de minimis” o
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Alcune regole applicative del nuovo regolamento ● ● ●
I massimali sono espressi in termini di sovvenzione diretta in denaro e tutti i valori utilizzati sono al lordo di qualsiasi imposta o altro onere Quando un aiuto è concesso in forma diversa da una sovvenzione diretta in denaro, l’importo dell’aiuto è espresso in ESL Gli aiuti, erogabili in più quote, sono attualizzati al loro valore al momento della concessione e il tasso di interesse da utilizzare, ai fini dell’attualizzazione e del calcolo dell’ESL, è costituito dal tasso di riferimento vigente al momento della concessione
altro aiuto di Stato ricevuti durante i due esercizi finanziari precedenti e in quello finanziario in corso. Lo Stato membro può erogare il nuovo aiuto “de minimis” soltanto dopo aver accertato che l’aiuto non fa salire l’importo complessivo degli aiuti “de minimis”, concessi nel periodo di riferimento di tre anni, a un livello eccedente il massimale stabilito di 150.000,00 €. Se uno Stato membro ha istituito un registro centrale degli aiuti “de minimis”, contenente informazioni complete su tutti gli aiuti “de minimis” rientranti nell’ambito d’applicazione del Regolamento in esame e concessi da qualsiasi autorità dello Stato membro stesso, l’informazione all’impresa e l’acquisizione della dichiarazione da parte dell’impresa stessa non sono richieste, dal momento in cui il registro copre un periodo di tre esercizi finanziari. Nel caso della presenza di un registro centrale, gli Stati membri raccolgono quindi tutte le informazioni riguardanti l’applicazione del regolamento in esame, necessarie ad accertare che le condizioni siano state soddisfatte. In particolare, i dati riguardanti gli aiuti “de minimis” individuali vengono conservati per dieci esercizi finanziari dalla data della concessione e quelli relativi al regime di aiuti “de minimis” vengono conservati per dieci
esercizi finanziari dalla data in cui è stato concesso l’ultimo aiuto a norma del regime di cui trattasi. Su richiesta scritta, lo Stato membro interessato deve inoltre trasmettere alla Commissione, entro 20 giorni lavorativi (ovvero entro un termine più lungo fissato nella richiesta) tutte le informazioni che la Commissione ritiene necessarie per accertare se siano state rispettate le condizioni elencate nella proposta di Regolamento, con particolare riferimento all’importo complessivo degli aiuti “de minimis” ricevuti dalle singole imprese.
Applicazione del nuovo regolamento Il nuovo Regolamento, in vigore dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2013, sarà applicato agli aiuti concessi anteriormente alla sua entrata in vigore, purché soddisfino tutte le condizioni indicate nel Regolamento stesso, mentre quelli che non soddisfano tali condizioni saranno esaminati dalla Commissione in base alle discipline, agli orientamenti, alle comunicazioni e agli avvisi pertinenti. La proposta della Commissione è già stata inviata agli Stati membri per una prima consultazione, mentre un più ampio dibattito è previsto tra giugno e novembre 2006, quando tutte le parti interessate saranno invitate a fornire suggerimenti.
IN SINTESI
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NORMA – Sottomisura 1.1.3a “Aumento del numero delle piccole e medie imprese nel comparto della subfornitura e il loro rafforzamento” (Ecop 2004, 2006, Priorità 1, Misura 1.1) – Misura 3.4.1 “Supporto delle attività di formazione per il miglioramento delle capacità imprenditoriali e di adattamento dei dipendenti” (Hrdop 2004-2006, Priorità 3)
BENEFICIARI – Subfornitura: piccole e medie imprese e cooperative Settore: industria – Formazione continua: piccola, media e grande impresa Settore: industria e terziario
ATTIVITÀ AGEVOLABILI – Subfornitura: sviluppo e modernizzazione delle infrastrutture – Formazione continua: preparazione attività formativa; realizzazione attività formativa; direzione; spese generali
SPESE AMMISSIBILI – Subfornitura: acquisto macchinari, impianti e terreni; acquisto, ristrutturazione e riqualificazione capannoni; acquisto di beni immateriali – Formazione continua: spese di preparazione, realizzazione, direzione e amministrative generali
AGEVOLAZIONE – Subfornitura: contributo a fondo perduto pari al 35% delle spese ammissibili nella zona metropolitana di Budapest; al 50% nelle altre zone – Formazione continua: nel caso di formazione generale, contributo in conto capitale pari al 60-90% dei costi totali; nel caso di formazione specifica, pari al 35-55% dei costi totali
PROCEDURA Le domande possono essere presentate fino al 31 maggio 2006 al Ministero ungherese competente. Per la modalità a sportello aperto, le domande possono essere presentate entro fine anno
Grande attenzione alla crescita delle Pmi in Ungheria Nell’ambito dell’attuazione dei FS, vengono promossi due interventi relativi alla subfornitura e alla formazione continua. Beneficiano delle misure le società di diritto ungherese, anche con partecipazione italiana al 100% di Alberto Giordano, Luisa Ancarani, Paolo Bonora Ancarani&Giordano Associazione professionale
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ell’ambito dell’attuazione dei Fondi strutturali nei Paesi dell’allargamento dell’Unione europea, il Programma operativo nazionale 20042006 dell’Ungheria “Competitività economica (Ecop)” del Ministero dell’economia e del trasporto, offre un bando interessante con la sottomisura 1.1.3a “Aumento del numero delle piccole e medie imprese nel comparto della subfornitura e il loro rafforzamento”, all’interno della misura 1.1. “Sviluppo della competitività dei prodotti e dei servizi”. L’intervento si inserisce in un contesto economico generale che presenta alcuni aspetti da tenere in particolare considerazione: la forte la differenza di performance tra imprese straniere e locali; gli scarsi trasferimenti di conoscenze e tecnologie; il considerevole deficit di capacità manageriali e di marketing tra le piccole e medie imprese; l’uso insufficiente dei servizi rivolti al business e al sostegno finanziario agli investimenti da parte delle Pmi; la scarsa preparazione delle aziende all’implementazione di normative più severe in campo ambientale; lo
scarso utilizzo di business software e delle relative applicazioni. Gli interventi specifici del bando rientrano nell’ambito della linea prioritaria “Promozione degli investimenti”, che prevede uno stanziamento complessivo per il periodo 2004-2006 pari a 82.050.888 euro per la misura 1.1 “Sviluppo della competitività dei prodotti e dei servizi”, e più in generale a 98.712.486 euro, per la priorità 1 “Promozione degli investimenti”. Lo strumento finanziario operativo è il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale). Il buon esito delle domande di partecipazione, per quanto riguarda le misure a scadenza e relativa graduatoria, dipende dal punteggio raggiunto dal progetto rispetto al massimo previsto, coerentemente con lo stanziamento disponibile e il numero di imprese, tra quelle ammissibili alla graduatoria, che lo raggiungono o vi si avvicinano. All’iniziativa di sostegno alla subfornitura si affianca il bando di formazione continua “Supporto delle attività di formazione per il
SCHEDA DI VALUTAZIONE
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DIFFICOLTÀ Subfornitura: la domanda deve tenere conto di una serie precisa di criteri. Il proponente deve far funzionare i servizi e mantenere i posti di lavoro creati per almeno cinque anni Formazione continua: il rispetto dei requisiti previsti nel bando riguarda tra l’altro l’efficacia dell’intervento rispetto alle finalità di riqualificazione e aggiornamento
TEMPI Subfornitura: la durata prevista per l’iter di valutazione è stimabile in circa 90/120 giorni circa, dalla data di presentazione della richiesta Formazione continua: la durata prevista per l’iter è di circa 60-90 giorni
COSTI Per entrambe le misure, i costi per la predisposizione del progetto sono equiparabili a quelli previsti in Italia per procedure analoghe di Fesr (subfornitura) e Fse (Formazione continua)
PROBABILITÀ
IN DETTAGLIO
Per quanto riguarda la Subfornitura vengono finanziati i progetti con punteggio più elevato. Per la formazione continua vale il principio del rispetto dei requisiti formali all’ammissibilità
NORMATIVA E MODULISTICA www.gkm.hu/dokk/main/gkm www.esf.hu
INFORMAZIONI Subfornitura Min. dell’ec. e del trasp. Dipartimento Ecop, Budapest Tel.: (36-1) 3742700 Fax: (36-1) 4731622 www.gkm.hu/dokk/main/gkm Formazione continua Min. dell’occ. e del lavoro Fondo sociale europeo Esza Europa Szocialis Alap, Budapest Tel.: (36-1) 471 7676 Fax: (36-1) 471 7675 Sito internet: www.esf.hu e-mail:
[email protected]
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miglioramento delle capacità imprenditoriali e di adattamento dei dipendenti” (misura 3.4.1), nell’ambito della priorità 3 “La promozione del ciclo continuo di formazione (di tipo lifelong learning) e di adattamento al cambiamento” del Programma Operativo per lo Sviluppo risorse umane (Hrdop) 2004-2006 del Ministero dell’occupazione e del lavoro. L’intervento si colloca in un mercato del lavoro caratterizzato da forti difficoltà d’incontro tra domanda e offerta; un collegamento insufficiente tra formazione, tirocinio e mercato del lavoro; carenze d’infrastrutture fisiche per la formazione; difficoltà di trasferimento di conoscenze collegate all’innovazione soprattutto per le Pmi; un basso tasso di attività della forza lavoro; un rischio crescente di esclusione per diversi gruppi (ad esempio, giovani e lavoratori anziani); un alto livello di disparità regionali nell’occupazione e nella disoccupazione. Obiettivo dell’intervento è supportare il processo d’innovazione e di competitività professionale dei dipendenti e delle imprese con programmi di formazione, al fine di accrescere la capacità di adattamento al cambiamento, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Per il raggiungimento di tali priorità, sono stati stanziati circa 750 milioni di euro, di cui 562 provenienti dal budget comunitario (il Fondo sociale europeo partecipa per una quota pari a 385 milioni di euro e il Fondo europeo di sviluppo regionale per i rimanenti 177 milioni di euro) e 187 milioni di euro derivanti da risorse nazionali. Per quanto riguarda la misura a sportello aperto (formazione continua), vale il principio del rispetto dei requisiti formali all’ammissibi-
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lità e delle priorità dell’intervento, coerentemente con il numero delle imprese valutate periodicamente e il budget a disposizione in quel periodo
Beneficiari Subfornitura I beneficiari della misura d’intervento sono le società di diritto ungherese, anche con una partecipazione al 100% italiana, siano esse piccole o medie imprese, così come definite dalla Commissione europea, localizzate nelle aree territoriali depresse Obiettivo 1, che comprendono l’intero territorio ungherese. Il settore d’intervento è quello industriale. Il proponente non deve appartenere ai settori sensibili (con esclusione dell’impresa automobilistica).
Formazione continua I beneficiari sono di nuovo le società di diritto ungherese, anche con una partecipazione al 100% italiana, siano esse piccole, medie imprese o grandi, così come definite dalla Commissione europea, localizzate sull’intero territorio ungherese. Il settore d’intervento è quello industriale e terziario.
Attività agevolabili Subfornitura Il bando finanzia investimenti volti: – allo sviluppo e modernizzazione delle infrastrutture all’interno dei siti già esistenti; – alla costruzione e modernizzazione di locali ed edifici; – alla progettazione di edifici; – all’innovazione tecnologica di processo, metodologica e di prodotto; – alla messa in rete delle imprese tra loro; – al miglioramento degli aspetti logistici, della sicurezza dei prodotti e delle tecnologie; – al trasferimento di competenze.
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
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Il bando richiede che il programma d’investimento rispetti le seguenti condizioni: – preveda la presenza o la creazione di relazioni di fornitura dimostrabili (contratto preliminare o generale), in modo che l’investimento faccia il possibile per migliorare l’attività di fornitura multilaterale; l’installazione riguardi la tecnologia aggiornata; – venga mantenuto e gestito per almeno cinque anni secondo l’obiettivo originario; il progetto venga attuato dopo l’invio della richiesta.
Formazione continua I programmi di formazione finanziabili possono essere di due tipologie: – formazione generale, che comporta un insegnamento non applicabile esclusivamente o prevalentemente alla posizione attuale o futura occupata dal dipendente presso l’impresa beneficiaria, ma fornisce qualifiche ampliamente trasferibili ad altre imprese o settori di occupazione. I programmi di formazione devono essere registrati nell’elenco nazionale della Formazione professionale,oppure i corsi di formazione devono essere per adulti e organizzati da istituzioni accreditate; – formazione specifica, che riguarda programmi di formazione direttamente e prevalentemente applicabili alla posizione attuale o futura occupata dal dipendente presso l’impresa beneficiaria e che fornisce qualifiche non trasferibili ad altre imprese o settori di occupazione o lo siano solo limitatamente.
Spese ammissibili Subfornitura Il bando finanzia le seguenti spese: acquisto di nuovi macchinari e impianti; acquisto di terreni; acqui-
sto, ristrutturazione e riqualificazione di capannoni, altri acquisti qualificati come investimenti; acquisto di beni immateriali; costi di trasporto e installazione; introduzione di nuove tecnologie; introduzione e assimilazione a livello locale di nuovi metodi di produzione e nuove tecnologie; spese di miglioramento della sicurezza dei prodotti, della qualità e dello sviluppo di beni strumentali in modo da assicurare la fornitura sistematica e puntuale; spese per l’introduzione di nuovi sistemi di management per mettere in rete tra loro le imprese; messa in rete con imprese esterne, espansione di attività di fornitura; costi di trasmissione di know how sulla produzione.
Formazione continua Il bando finanzia specifiche spese in relazione alla fase di attività di formazione: 1) preparazione: ideazione e progettazione dell’intervento, orientamento partecipanti, elaborazione materiale didattico; 2) realizzazione: docenza, tutorship, spese di viaggio dei formatori e dei partecipanti, costo dei materiali didattici, uso delle attrezzature e di supporti didattici, utilizzo dei locali...); 3) direzione: direzione del corso e suo coordinamento; 4) costi amministrativi generali: affitti immobili, riscaldamento e condizionamento; luce, gas e acqua, postali e telefoniche, segreteria e amministrazione, manutenzione ordinaria.
Agevolazioni Subfornitura Il bando prevede un contributo in conto capitale pari al 35% delle spese ammissibili nella zona metropolitana di Budapest e al 50% delle spese ammissibili nelle altre zone.
Il valore dell’investimento deve essere superiore a 200 mila euro e il massimo del contributo è pari a 100 milioni di huf (circa 400 mila euro).
Formazione continua Nel caso di formazione generale, si prevede un contributo in conto capitale a copertura del 60-90% dei costi totali; nel caso di formazione specifica, pari a 35-55% dei costi totali. Il finanziamento complessivo deve rientrare tra un minimo di 1 milione e un massimo di 50 milioni di huf (circa 200 mila euro).
Procedura Subfornitura Per quel che riguarda la modalità di partecipazione al bando, le domande possono essere presentate fino al 31 maggio 2006 al seguente indirizzo: Ministero dell’economia e del trasporto, Dipartimento Ecop, Budapest Honvéd u. 13-15, H 1055 (www.gkm.hu/dokk/main/gkm). La valutazione tecnico-economica dell’investimento tiene conto di una serie di criteri, tra i quali: – la bancabilità del progetto, i tempi di ritorno dell’investimento, la rapidità di realizzazione; – l’affidabilità dell’imprenditore sul piano e la compatibilità tra l’investimento e lo stato di salute finanziaria; – l’aspetto innovativo del nuovo prodotto e/o processo; – la coerenza della richiesta finanziaria rispetto ai massimali percentuali consentiti e a quelli di spesa; – il dettaglio della copertura con fondi propri della parte dei costi non coperta con il contributo pubblico; – la compatibilità tra gli aspetti tecnologici, finanziari ed economici del progetto.
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Formazione continua Per quel che riguarda la modalità di partecipazione al bando, le domande possono essere presentate fino al 31 dicembre 2006 al seguente indirizzo: Ministero dell’occupazione e del lavoro, Fondo sociale europeo, Esza Europa Szocialis Alap, 1146 Budapest Hermina ut 17 (www.esf.hu). Dal punto di vista degli aspetti tecnico-burocratici di una misura a sportello aperto, vale il principio del rispetto dei requisiti formali all’ammissibilità delle priorità d’intervento. In particolare, aspetti quali l’efficacia dell’intervento formativo rispetto alle finalità di riqualificazione e aggiornamento; la tipologia dei beneficiari ultimi del progetto (i partecipanti); la durata del corso; i contenuti formativi innovativi.
AGEVOLAZIONI EUROPEE
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Priorità Subfornitura 1) Creazione di relazioni di fornitura comprovate (contratto preliminare o generale); 2) miglioramento dell’attività di fornitura multilaterale; installazione di tecnologia aggiornata; 3) gestione dell’investimento per almeno cinque anni secondo l’obiettivo originario; 4) attuazione del progetto dopo l’invio della richiesta.
Formazione continua Riqualificazione e qualificazione dei formandi su aspetti legati: 1) all’innovazione tecnologica e organizzativa, con particolare riferimento alla società dell’informazione, alle pari opportunità, alla difesa delle fasce deboli inserite tra gli occupati dipendenti; 2) all’innovazione di competenze e conoscenze.
IN SINTESI
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
AGEVOLAZIONI EUROPEE
BENEFICIARI Organizzazioni non profit, enti locali, amministrazioni provinciali o regionali aventi sede in uno Stato membro dell’Unione Europea o in uno dei Paesi asiatici ammissibili
ATTIVITÀ AGEVOLABILI Sono agevolabili due tipologie di attività, che tratteranno temi connessi alla salvaguardia dell’ambiente in Europa e nei Paesi asiatici coinvolti: – progetti di partnership – progetti di capacity-building
Cooperazione in campo ambientale tra Europa e Asia Nuovo invito a presentare proposte del Programma Ue Asia pro eco II. I progetti devono essere presentati entro il 1° giugno 2006 di Andrea Fugaro e Arianna Giuliodori, Coldiretti
SPESE AMMISSIBILI Le spese ammissibili sono relative a: – costi diretti necessari all’attuazione del progetto, tra cui le spese del personale coinvolto, i costi di viaggio e soggiorno, acquisto o affitto di equipaggiamenti – costi indiretti, nella misura massima del 7% del totale dei costi ammissibili
AGEVOLAZIONE È concesso un contributo in misura variabile sulla base del progetto presentato, nel rispetto dei massimali indicati dalla Commissione per le due tipologie di progetto: – Progetti di partnership: minimo 200.000 €, massimo 500.000 € – Progetti di capacity-building: minimo 100.000 €, massimo 200.000 €
PROCEDURA La domanda, da compilare sugli appositi moduli forniti dalla Commissione, va inviata in formato cartaceo ed elettronico a Bruxelles entro e non oltre le ore 16 del 1° giugno 2006. Le domande selezionate saranno esaminate insieme ai beneficiari per la stesura e sottoscrizione del contratto di sovvenzione entro il 30 settembre 2006
A
sia pro eco II è la seconda fase di un programma di azione multipaese lanciato dalla Commissione Europea e finalizzato a rafforzare il dialogo tra Europa e Asia sulle tematiche ambientali, attraverso lo scambio di politiche, tecnologie e best practice, in grado di promuovere soluzioni più efficienti e sostenibili ai problemi ambientali asiatici. Il programma sostiene, in particolare, tutta una serie di azioni di prevenzione o correzione, che puntano a risolvere le questioni ambientali e a migliorare la qualità della vita e la situazione economica dei Paesi asiatici. Di fronte a tematiche trasversali come quella ambientale, risulta necessario condividere esperienze e mettere al servizio delle comunità locali le migliori pratiche per la soluzione di questioni che travalicano i confini regionali e nazionali. Tale programma punta proprio a questo obiettivo, promuovendo al di fuori dei confini dell’Unione Europea quel modello di sviluppo eco-sostenibile che rappresenta la strategia di fondo e che sta alla base di qualsiasi politica e azione comunitaria. A questo elemento bisogna aggiungere quello spirito di
solidarietà che caratterizza l’Europa – l’UE è tra i primi donatori al mondo – e che trova nella cooperazione decentrata la sua attuazione diretta.
Beneficiari e partner La Commissione distingue tra i beneficiari, cioè i soggetti che presentano la domanda e, successivamente, sottoscrivono il contratto di sovvenzione, e i partner che contribuiranno alla realizzazione del progetto. Per quanto riguarda i beneficiari, devono essere organizzazioni non profit a carattere privato o pubblico (università, enti di ricerca, ONG, amministrazioni locali, provinciali, regionali) aventi sede in uno dei 25 Stati membri dell’Unione Europea o in uno dei seguenti 19 Paesi asiatici ammissibili: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina (eccetto Hong Kong e Macao), India, Indonesia, Laos, Malesia, Maldive, Mongolia, Myanmar, Nepal, Corea del Nord, Pakistan, Filippine, Sri Lanka, Tailandia e Vietnam. Le organizzazioni internazionali, come ONU o Banca Mondiale possono essere considerate ammissibili soltanto se rispettano la regola della nazionalità. I partecipanti sono tenuti a presentare un progetto in partnership con
SCHEDA DI VALUTAZIONE
INTERNAZIONALIZZAZIONE
DIFFICOLTÀ Il modello per la presentazione della domanda di sovvenzione è piuttosto complesso, in quanto deve fornire una chiara e approfondita illustrazione del progetto sia dal punto di vista scientifico, sia da quello economico e finanziario. Pertanto, risulta elevato il livello di difficoltà
TEMPI La Commissione si propone, indicativamente, di ultimare la selezione dei progetti entro il 30 settembre 2006, cioè a distanza di 4 mesi dalla data di scadenza. Tuttavia, è assai probabile che tale data slitti a seconda del numero di domande pervenute e della complessità dei progetti sottoposti all’attenzione comunitaria
COSTI La realizzazione del progetto è complessa e quindi piuttosto costosa in termini di elaborazione sia dal punto di vista scientifico-tecnico che da quello della scrittura del budget
PROBABILITÀ
IN DETTAGLIO
La probabilità di ottenere un sostegno finanziario da parte della Commissione Europea è proporzionale alla qualità del progetto presentato e alla sua ricaduta in termini di benefici ambientali nei paesi asiatici coinvolti. Si tenga presente che il budget complessivo a disposizione non è molto sostanzioso (8 milioni di €)
NORMATIVA Commissione Europea “Strategy Paper e programma indicativo per i progetti multi-paese in Asia 2005-2006” http://europa.eu.int/comm/ external_relations/asia/rsp/ rsp_asia.pdf
MODULISTICA http://europa.eu.int/comm/ europeaid/projects/asia-proeco2/index_en.htm Per informazioni
[email protected] Fax: +32 2 29 84 863
AGEVOLAZIONI EUROPEE
almeno altri due soggetti. Quindi il consorzio deve essere composto da almeno due organizzazioni di diversi Stati membri dell’UE e almeno uno organizzazione di uno degli Stati asiatici ammissibili. Ogni partner deve dimostrare di avere le risorse finanziarie necessarie a garantire la continuità dell’azione e l’esperienza necessaria per gestire attività su larga scala, come richiesto dal progetto.
Attività agevolabili Asia Pro Eco II ammette due tipologie di azioni, ognuna con temi specifici.
Progetti di partnership Si tratta di progetti pilota attuati da un gruppo di partner e finalizzati a risolvere questioni attinenti allo sviluppo locale, attraverso attività innovative e successivamente replicabili. I temi ammissibili sono: – Qualità dell’Aria/Emissioni di Gas Effetto Serra; – Sviluppo Energetico sostenibile; – Gestione dei rifiuti; – Gestione delle acque reflue e di scarico. Le proposte di progetto devono incentrarsi su almeno uno di questi temi e comprendere azioni legate allo sviluppo ambientale in almeno uno dei settori seguenti: – Produzione Industriale; – Infrastrutture ambientali urbane; – Gestione delle Zone Costiere. A questi temi vanno aggiunte le questioni trasversali della povertà, diversità di genere, salute pubblica. Per quanto riguarda le attività agevolabili, l’invito a presentare proposte include le seguenti iniziative: a) Sostegno alla definizione e implementazione di nuove politiche, tecniche e approcci di go-
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verno dell’ambiente urbano; b) Miglioramento della capacità locale di gestione dell’ambiente urbano e di pianificazione; c) Miglioramento dell’ambiente locale, inclusi servizi di vicinanza e facilities; d) Contributo all’individuazione di soluzioni ambientali per stimolare lo sviluppo socio-economico a livello locale, combattendo la povertà; e) Incoraggiamento di partenariato forti tra governi locali, società civile e settore privato per affrontare problemi ambientali.
Progetti di Capacity-Building Si tratta di sostegno alla costruzione di capacità per l’organizzazione e la realizzazione di laboratori o altre attività di formazione su tematiche ambientali nei Paesi asiatici, e in particolare nei Paesi meno avanzati. Data la limitata dotazione di risorse per questa tipologia, l’azione sarà concentrata esclusivamente su tre priorità: – Qualità dell’Aria/Emissioni di Gas Effetto Serra; – Gestione dei rifiuti; – Gestione delle acque reflue e di scarico. I progetti devono soddisfare almeno una delle seguenti condizioni: a) identificare e condividere soluzioni ai problemi ambientali in ambito urbano attraverso laboratori e seminari con un focus strategico nazionale o regionale; b) avviare un vasto dialogo per migliorare l’accesso alle conoscenze da parte dei Paesi asiatici; c) Predisporre un ambiente appropriato per la ricerca di partner adeguati alla gestione di progetti di cooperazione decentrata; d) migliorare le capacità locali di governo per identificare, formulare e gestire progetti ambientali.
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
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La Commissione europea ha individuato anche specifiche priorità territoriali per ciascuno dei 19 Paesi asiatici coinvolti, consultabili nelle linee guida per il proponente.
Spese ammissibili Le spese ammissibili sono divise tra costi diretti e indiretti. I primi comprendono tutti quei costi necessari alla realizzazione del progetto e debitamente indicati nel budget iniziale sottoposto alla Commissione, assieme alla domanda di sovvenzione. Tra questi rientrano: – i costi per il personale assegnato al progetto, corrispondenti agli stipendi più bassi e agli oneri sociali; – i costi di viaggio e soggiorno (diaria) dello staff e delle altre persone che prendono parte all’azione, a patto che questi non eccedano quelli normalmente a carico del beneficiario e dei suoi partner; – i costi per l’acquisto o l’affitto di macchinari e forniture specifiche per l’azione del progetto; – i costi di subappalto; – i costi per la diffusione di informazioni, audit, traduzioni, stampa, assicurazione. I costi indiretti non possono eccedere il 7% del totale dei costi ammissibili e coprono le spese amministrative ulteriori sostenute dal beneficiario per lo svolgimento dell’azione. Una riserva di contingenza, pari al massimo al 5% dei costi ammissibili, può essere inclusa nel budget e deve essere utilizzata solo previa autorizzazione scritta da parte della Commissione.
Agevolazione L’agevolazione consiste in una sovvenzione concessa sulla base di un
apposito contratto sottoscritto dalla Commissione e dal beneficiario. Essa varia in base alla tipologia di progetto presentata.
Progetti di partnership L’importo della sovvenzione non può essere né inferiore a 200.000 euro, né superiore a 500.000 euro. Il tasso di cofinanziamento è pari al 75% del totale dei costi ammissibili, ma può arrivare al 90% nel caso dei Paesi meno avanzati. La durata del progetto deve essere compresa tra 12 e 36 mesi.
Progetti di capacity building L’importo della sovvenzione non può essere né inferiore a 100.000 euro, né superiore a 200.000 euro. Il tasso di cofinanziamento è pari al 75% del totale dei costi ammissibili, ma può arrivare al 90% nel caso dei Paesi meno avanzati. La durata del progetto deve essere compresa tra 6 e 18 mesi.
Procedura I progetti vanno presentati utilizzando i moduli messi a disposizione dalla Commissione Europea sul sito internet della direzione generale “EuropeAid”. La data di scadenza per l’invio dei progetti è stata fissata per il 1° giugno 2006 alle ore 16 (ora di Bruxelles). L’invio può avvenire per posta o per corriere e deve contenere sia una versione cartacea sia due versioni informatiche del progetto. Se la domanda soddisfa tutti i requisiti di ammissibilità, la Commissione procede alla valutazione del progetto, avvalendosi anche di esperti esterni. Tra i criteri di valutazione spiccano la metodologia utilizzata e la sostenibilità del progetto. La Commissione conta di concludere la selezione entro il 30 settembre 2006, per procedere quindi alle negoziazioni con i beneficiari selezionati e alla successiva firma del contratto di sovvenzione.
Alcuni progetti finanziati nel 2005 da Asia Pro Eco II – Bangladesh: “Approcci integrati per il miglioramento dell’ambietne urbano in Asia” – Cambogia: “INTEGRITAS – Integrated Environment Information System (sistema integrato di informazione ambientale) in Siem Reap” – Cina: “EU-Cina, Network per la Capacity Building sulle tematiche della gestione dei rifiuti a livello comunale” – India: “Gestione dei rifiuti solidi a Puri – un progetto di cooperazione Eurasiatico” – Indonesia: “Monitoraggio pubblico del materiale di riporto” – Malesia: “Produzione e Consumo sostenibili come soluzione a lungo termine per ridurre il degrado ambientale urbano – Sviluppare un quadro di riferimento per i prodotti elettrici ed elettronici” – Nepal: “Capacity building per il rafforzamento della partecipazione locale alla gestione delle acque nelle zone urbane più povere” – Filippine: “Rinverdire le industrie filippine con l’approccio “Ecoprofit” – Partnership regionale, capacity building e programmi di formazione per le industrie della regione centrale di Luzon” – Sri Lanka: “WASPA – Asia: acque reflue di derivazione agricola e lotta alla povertà in Asia” – Vietnam: “Gestione dei Rifiuti e cura della salute nella provincia di Bac Giang”
IN SINTESI
RICERCA E INNOVAZIONE
NORMA POR Sardegna 2000-2006, Misura 3.13, Ricerca e Sviluppo tecnologico nelle imprese del territorio
BENEFICIARI – Piccole e Medie Imprese – Centri di Ricerca con personalità giuridica autonoma – Consorzi e società consortili con partecipazione superiore al 50% di PMI e Centri Ricerca – Associazioni temporanee di imprese (PMI)
ATTIVITÀ AGEVOLABILI Sono agevolabili attività rivolte a: – realizzazione di studi di fattibilità tecnica; – realizzazione di progetti di Ricerca e Sviluppo Tecnologico – acquisizione di servizi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico
SPESE AMMISSIBILI Costi diversi attinenti ai progetti d’investimento (personale, acquisto di strumentazioni e attrezzature, acquisizione brevetti e/o licenze, ecc.)
AGEVOLAZIONE – Studi di fattibilità: il 75% in ESL dei costi ammissibili (importo massimo 22.500 €); – Progetti di Ricerca e Sviluppo tecnologico relativi alla ricerca industriale: il 65% in ESL dei costi ammissibili (importo massimo 250.000 €); – Progetti di Ricerca e Sviluppo tecnologico relativi allo sviluppo precompetitivo: il 35% in ESL dei costi ammissibili (importo massimo 250.000 €); – Servizi di innovazione e trasferimento Tecnologico: il 50% in ESL dei costi ammissibili (importo massimo 50.000 €)
PROCEDURA Il Soggetto Attuatore Centro Regionale di Programmazione tramite il Consorzio Ventuno, Agenzia “in house” della Regione Autonoma Sardegna), entro 60 giorni dall’approvazione delle Direttive (avvenuta il 14 marzo 2006), deve fissare i termini per la presentazione delle domande.
AGEVOLAZIONI REGIONALI
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Sistema di incentivi integrati per la R&S in Sardegna La regione approva le direttive di attuazione della misura 3.13 del POR 2000-2006 per facilitare le attività di ricerca e sviluppo tecnologico da parte delle PMI. Si attende a breve il bando per accedere alle agevolazioni di Andrea Fugaro e Arianna Giuliodori, Coldiretti
L
e direttive in oggetto, redatte dalla Regione Sardegna in vista dell’apertura del relativo bando, intendono sviluppare un insieme integrato di strumenti di incentivazione finalizzati a incrementare le capacità delle imprese operanti in Sardegna di incrementare e di adottare innovazioni di processo e di prodotto per migliorare il loro livello di competitività sui mercati extraregionali. Gli strumenti, da utilizzare in maniera integrata, vanno dalla promozione di Studi di Fattibilità Tecnica propedeutici ai Progetti di Ricerca e Sviluppo Tecnologico relativi sia all’attività industriale che ad attività di sviluppo precompetitivo, alla promozione di veri e propri Progetti di Ricerca fino alla promozione di Servizi per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico. Importante è il fatto che i principali beneficiari siano le PMI o comunque attori dove queste siano presenti in maniera maggioritaria. In sostanza, gli strumenti adottati dalla Regione Sardegna hanno il merito di voler incidere in maniera diretta sui principali ostacoli alla competitività che affliggono il Paese e le nostre imprese, soprattutto
quelle operanti in zone insulari come in Sardegna.
Beneficiari Possono presentare domande per accedere agli aiuti previsti: – le Piccole e Medie Imprese (PMI); – i Centri di Ricerca con personalità giuridica autonoma promossi da PMI; – i Consorzi, le Società Consortili, purché con partecipazione finanziaria superiore al 50% da parte di PMI; – Associazioni Temporanee di Imprese (PMI) guidate da un’impresa capofila. Le proposte per gli Studi di Fattibilità Tecnica e per i Servizi di Innovazione e Trasferimento Tecnologico possono essere presentate esclusivamente da Piccole e Medie Imprese (PMI) in forma singola o associata (Consorzi, Società Consortili, Associazioni Temporanee di Impresa). Per essere ritenuti ammissibili i soggetti proponenti devono dimostrare di disporre di una stabile organizzazione localizzata nell’area territoriale della Regione Sardegna, oppure devono impegnarsi formalmente, in sede di presentazione della proposta, a predisporla
SCHEDA DI VALUTAZIONE
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AGEVOLAZIONI REGIONALI
DIFFICOLTÀ La maggiore difficoltà risiede nella redazione del progetto, che necessita di specifiche competenze e può quindi necessitare dell’intervento di consulenti esterni
TEMPI I tempi non sono ancora stati definiti in quanto le direttive di attuazione della misura 3.13 del POR Sardegna rappresentano un passaggio precedente rispetto al bando che sarà emanato a breve
COSTI La redazione del progetto di ricerca e sviluppo può comportare costi elevati. Pertanto, risulta auspicabile la partecipazione di consorzi o associazioni temporanee di imprese che possono ammortizzare meglio i costi
PROBABILITÀ
IN DETTAGLIO
La probabilità di ottenere un finanziamento nell’ambito di tale misura sarà più facilmente calcolabile una volta uscito il bando che darà indicazioni sulla disponibilità finanziaria. Tuttavia, poiché la valutazione dei progetti sarà incentrata principalmente su criteri di validità progettuale, la probabilità sale quanto più il progetto è elaborato in maniera approfondita
NORMATIVA Deliberazione regionale n. 10/10 del 14 marzo 2006 - Direttive di attuazione della misura 3.13 del POR Sardegna 2000-2006. Ricerca e sviluppo tecnologico nelle imprese e territori - Aiuti ai sensi del regolamento (CE) n. 70/2001, così come integrato dal regolamento (CE) n. 364/2004
INFORMAZIONI Centro regionale di programmazione,
[email protected], via Mameli 88, 09123 Cagliari Consorzio Ventuno, www.consorzioventuno.it
ai fini dello svolgimento delle attività progettuali. Sono ammissibili le PMI operanti nei seguenti settori di attività cofinanziabili dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), di cui alla classificazione Istat 2002: a) Sezione C: estrazione di minerali; b) Sezione D: attività manifatturiere; c) Sezione K limitatamente alle divisioni 72 (Informatica e attività connesse), 73 (Ricerca e sviluppo) e 74 (Attività di servizi alle imprese). Anche le imprese operanti nel settore della produzione, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli di cui all’allegato I del Trattato CE possono accedere agli interventi. Sono, invece, escluse dagli aiuti le imprese operanti nel settore siderurgico, nell’industria carboniera, nel settore delle costruzioni navali, nel settore delle fibre sintetiche, nel settore dell’industria automobilistica e quelle operanti nel settore dei trasporti. Infine, gli aiuti non possono essere concessi a imprese in difficoltà come definite dagli Orientamenti Comunitari per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà (GUCE C 244/2 del 1.10.2004).
Attività agevolabili Le attività agevolabili riguardano le seguenti tipologie.
Studi di fattibilità tecnica Gli studi di fattibilità sono finalizzati a definire gli ambiti di intervento e di applicazione dei Progetti di Ricerca e Sviluppo Tecnologico e a verificarne la fattibilità tecnica, pervenendo alla definizione di un programma operativo delle attività da realizzare. Le attività che possono essere finanziate, in
RICERCA E INNOVAZIONE
particolare, sono le seguenti: – analisi dei fabbisogni in termini di innovazione tecnologica della/e impresa/e (audit ecnologici); – ricerca sul mercato delle soluzioni tecniche disponibili per soddisfare la domanda di innovazione di prodotto e/o di processo della/e impresa/e; – individuazione e creazione di cluster di imprese (per comparto produttivo, per filiera) aventi fabbisogni di innovazione tecnologica comuni; – ricerca di eventuali partner tecnologici (Università, Centri di ricerca) e finanziari (Soggetti Privati, Banche) interessati alla realizzazione del Progetto di Ricerca e Sviluppo Tecnologico; – definizione della proposta di Progetto di Ricerca e Sviluppo Tecnologico e verifica della relativa fattibilità tecnica, economica e finanziaria; – valutazione ex ante dell’impatto dei risultati attesi del Progetto di Ricerca e Sviluppo Tecnologico sulla competitività della/e impresa/e beneficiaria/e.
Progetti di Ricerca e Sviluppo Tecnologico Tali progetti riguardano attività di ricerca industriale e/o attività di sviluppo pre-competitivo. In particolare, per “attività di ricerca industriale” si intendono attività di ricerca pianificata o indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze, con l’obiettivo di utilizzare tali conoscenze per mettere a punto nuovi prodotti, processi produttivi o servizi o per migliorare in maniera significativa prodotti, processi produttivi o servizi esistenti. Per “attività di sviluppo precompetitivo” si intende la concretizzazione dei risultati della ricerca industriale in un piano, un progetto o un disegno per prodotti, processi pro-
RICERCA E INNOVAZIONE
duttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati, siano essi destinati alla vendita o all’utilizzazione, compresa la creazione di un primo prototipo non idoneo a fini commerciali. Tale attività può inoltre comprendere la formulazione teorica e la progettazione di altri prodotti, processi produttivi o servizi nonché progetti di dimostrazione iniziale o progetti pilota, a condizione che ta-
AGEVOLAZIONI REGIONALI
li progetti non siano né convertibili né utilizzabili a fini di applicazione industriale o sfruttamento commerciale. Essa non comprende le modifiche di routine o le modifiche periodiche apportate a prodotti, linee di produzione, processi di fabbricazione, servizi esistenti e altre operazioni in corso, anche se tali modifiche possono rappresentare miglioramenti.
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Servizi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico Questa tipologia di azione è finalizzata ai seguenti investimenti: – realizzazione di nuovi prodotti e/o servizi dai quali emergano rilevanti novità, sotto il profilo delle prestazioni funzionali, rispetto all’attuale offerta del mercato;
Spese ammissibili Studi di fattibilità tecnica – Le spese del personale dipendente e non dipendente (ricercatori, tecnici e altro personale ausiliario) dei Soggetti proponenti nella misura in cui sono impiegati nella realizzazione dello Studio di Fattibilità Tecnica; – i costi dei servizi di consulenza e di servizi equivalenti utilizzati esclusivamente ai fini della realizzazione degli Studi di Fattibilità Tecnica, compresi i servizi di ricerca e le competenze tecniche; – le spese per l’acquisizione di studi, banche dati e ricerche necessari per la realizzazione degli Studi di Fattibilità Tecnica; – le spese per la partecipazione a mostre, fiere e congressi strettamente correlati alla realizzazione degli Studi di Fattibilità Tecnica; – le spese per l’organizzazione di seminari e incontri finalizzati alla costruzione di cluster di imprese interessati alla realizzazione e ai risultati degli Studi di Fattibilità Tecnica; – le spese generali supplementari direttamente imputabili alla realizzazione degli Studi di Fattibilità Tecnica. Progetti di Ricerca e Sviluppo tecnologico – Spese di personale (ricercatori, tecnici e altro personale ausiliario nella misura in cui sono impiegati nel progetto di ricerca); – i costi della strumentazione e delle attrezzature utilizzate per il progetto di ricerca; – i costi dei servizi di consulenza e di servizi equivalenti utilizzati esclusivamente ai fini dell’attività di ricerca – i costi dei servizi di ricerca, inclusi i costi relativi alle attività di ricerca realizzati dalle Università e dai Centri di Ricerca; – i costi per l’acquisizione di brevetti, acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne a prezzi di mercato, nell’ambito di un’operazione effettuata alle normali condizioni di mercato e che non comporti elementi di collusione; – le spese di tutela dei diritti di proprietà intellettuale (tra cui i depositi delle domande di brevetto); – le spese per la diffusione e il trasferimento dei risultati del Progetto di Ricerca e Sviluppo tecnologico (organizzazione di seminari e incontri, produzione di materiali informativi, realizzazione di laboratori dimostrativi, ecc.); – spese generali supplementari direttamente imputabili al progetto di ricerca; – altri costi d’esercizio, inclusi costi dei materiali, delle forniture e di prodotti analoghi, direttamente imputabili all’attività di ricerca (materie prime, componenti, semilavorati, materiali commerciali, materiali di consumo specifico, oltre alle strumentazioni utilizzate per la realizzazione di prototipi e/o impianti pilota). Servizi di innovazione e trasferimento tecnologico – I costi dei servizi di consulenza e di servizi equivalenti utilizzati esclusivamente ai fini della realizzazione dei Servizi di Innovazione e Trasferimento Tecnologico; – i costi per l’acquisizione di brevetti, acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne a prezzi di mercato, nell’ambito di un’operazione effettuata alle normali condizioni di mercato e che non comporti elementi di collusione; – le spese di tutela dei diritti di proprietà intellettuale (tra cui i depositi delle domande di brevetto).
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AGEVOLAZIONI REGIONALI
– adozione di nuove tecnologie, realizzate all’interno dell’impresa o acquisite dall’esterno, per migliorare i processi di produzione dei prodotti/servizi esistenti o di nuovi prodotti/servizi; – innovazione del processo aziendale, o una riorganizzazione del medesimo, finalizzata a un sensibile miglioramento della qualità/quantità dei prodotti/servizi e/o della efficienza/efficacia dei processi produttivi. Le imprese, singole o in forma associata, possono richiedere gli aiuti previsti per l’acquisizione di Servizi per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico per: a) il miglioramento di prodotti, di processi e di nuovi metodi di produzione industriale, per esempio in termini di maggiore ecocompatibilità, miglioramento dell’efficienza energetica, miglioramento dell’informatizzazione dei processi, oppure volti al miglioramento della qualità della vita e della salute dei cittadini; b) la definizione e lo studio di rendimenti, prestazioni e tolleranze, le modifiche di macchinari e impianti produttivi esistenti; c) la realizzazione di prototipi e di modelli con moderne tecniche di assemblaggio e di prototipazione rapida; d) lo studio e la verifica di nuove procedure organizzative per l’innovazione o la razionalizzazione dei cicli di lavorazione; e) la verifica delle conformità di prodotto a normative vigenti (Marcatura CE, PED, ecc.), a norme tecniche specifiche e a certificazioni volontarie (ISO, EMAS, ecolabel); f) la realizzazione di analisi, prove, trattamenti, condizioni d’uso, campionature di nuovi prodotti e processi; g) il design e l’ecodesign dei pro-
dotti/servizi esistenti o di nuova concezione; h) la tutela della proprietà industriale. Si possono, infine, richiedere aiuti anche per la realizzazione di attività dimostrative e di divulgazione (seminari tecnici, riviste specializzate e di settore) finalizzate alla diffusione della conoscenza delle tecnologie sviluppate, dei prodotti e dei servizi, e alla presentazione di casi di successo, nella logica della “best pratice”.
Agevolazione L’intensità dell’agevolazione varia in base alla tipologia di azione prevista. 1. per gli Studi di fattibilità tecnica non deve supera il 75% dei costi ammissibili; 2. per i Progetti di Ricerca e sviluppo tecnologico non deve superare: – il 60 % per la ricerca industriale; – il 35 % per l’attività di sviluppo precompetitivo. Qualora un progetto comprenda diverse fasi di ricerca e sviluppo, l’intensità consentita dell’aiuto è stabilita sulla base della media ponderata delle rispettive intensità di aiuto consentite, calcolate sulla base dei costi ammissibili sostenuti. I massimali possono essere aumentati fino a una intensità lorda dell’aiuto del 75% per la ricerca industriale e del 50% per l’attività di sviluppo precompetitivo nel caso di zone svantaggiate oppure se il progetto ha possibili ricadute multisettoriali o ancora se comporta una collaborazione transfrontaliera o un partenariato pubblico-privato. 3. per i Servizi di innovazione e trasferimento tecnologico non deve supera il 50%.
RICERCA E INNOVAZIONE
L’importo massimo del contributo non può, in ogni caso, superare i 22.500 euro per singolo Studio di Fattibilità Tecnica, i 250.000 euro per ciascun Progetto di Ricerca e Sviluppo Tecnologico (industriale e pre-competitiva) e i 50.000 euro per ciascun Servizio di Innovazione e Trasferimento Tecnologico.
Procedura Le domande per la richiesta di finanziamento devono essere presentate al Soggetto Attuatore, obbligatoriamente mediante i formulari previsti nel bando non ancora redatto. Le proposte, elaborate secondo gli schemi di formulario previsti e con allegata la documentazione richiesta, dovranno pervenire entro la data e con le modalità di spedizione prevista nel bando. Il programma di aiuti si attua attraverso una procedura valutativa a sportello, fino all’esaurimento dei fondi assegnati che saranno definiti nel bando. Le attività di valutazione e selezione delle proposte si articoleranno in tre fasi: 1. verifica di ammissibilità; 2. valutazione da parte del Comitato Tecnico di Valutazione; 3. negoziazione della proposte. Le domande saranno valutate secondo i seguenti criteri di valutazione, che verranno ulteriormente dettagliati nel bando in corso di definizione: – qualità della proposta progettuale; – proposta riferita a progetti in settori strategici per l’economia regionale definiti in sede di bando; – proposta riferita a tipologie di progetti ritenuti prioritari per i settori strategici definiti in sede di bando; proposta di progetto inserita nell’ambito di un progetto integrato.
IN SINTESI
RICERCA E INNOVAZIONE
NORMA Docup 2000/2006, Misura 1.7 azione “c”, “Contributi a sostegno degli investimenti per la ricerca e lo sviluppo nelle piccole e medie imprese”
BENEFICIARI Piccole e medie imprese ubicate nelle aree Obiettivo 2 della Regione Veneto che operano nel settore delle attività manifatturiere e in alcuni servizi
ATTIVITÀ AGEVOLABILI Attività relative alla realizzazione di progetti che comprendano attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo, il cui agevolabile non sia inferiore a 300.000,00 euro e superiore a 1.800.000,00 euro
SPESE AMMISSIBILI Costi ancora da sostenere al momento della presentazione della domanda relativi a: a) personale dipendente; b)servizi esterni di consulenza; c) beni immateriali; d)strumentazioni e attrezzature; e) spese addizionali di ricerca (personale indiretto, altre spese)
AGEVOLAZIONE L’agevolazione viene concessa nella forma di un contributo in conto capitale nella misura del 35% del costo del progetto ammesso all’agevolazione
PROCEDURA Le domande devono essere inviate alla Veneto Sviluppo spa, entro e non oltre il 3 giugno 2006. A essa va allegata una relazione dettagliata sul progetto di ricerca, oggetto della richiesta di agevolazione, corredato da preventivi analitici di spesa e dai curricula del personale dedicato al progetto
AGEVOLAZIONI REGIONALI
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Veneto: nuove risorse per attività di ricerca delle PMI Emesso l’ultimo bando attuativo della Misura 1.7, azione c) che prevede finanziamenti per progetti di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo nelle piccole e medie imprese di Vanni Ferrari, Assindustria Rovigo
L
a Regione Veneto ha approvato, con deliberazione 14 marzo 2006, n. 717 un bando attuativo della Misura 1.7, azione c) prevista dal Documento Unico di Programmazione 2000/2006 concernente contributi per progetti di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo nelle PMI. Si tratta dell’ultimo bando in quanto sta per concludersi il ciclo di programmazione degli interventi previsti dal Docup 2000/2006. L’obiettivo dell’intervento è quello di contribuire allo sviluppo della competitività delle imprese facilitando gli investimenti in innovazione e ricerca. L’istruttoria delle istanze viene effettuata da società partecipate dalla Regione Veneto, in particolare Veneto Sviluppo spa e Veneto Innovazione spa. Le risorse stanziate ammontano a 9.000.000,00 di euro. Viene inoltre prevista la possibilità, qualora tali somme risultassero insufficienti, di incrementare gli stanziamenti con l’utilizzo di fondi stanziati per altre azioni della Misura 1.7.
Beneficiari Piccole e medie imprese secondo la definizione comunitaria (raggrup-
pate anche in consorzi), con almeno una unità produttiva ubicata nelle aree Obiettivo 2 della Regione Veneto, che esercitano attività industriale diretta alla produzione di beni, comprese le imprese artigiane di produzione. Le imprese devono operare in uno dei seguenti settori con riferimento alla classificazione Istat 2002: ● “D” attività manifatturiere; ● “E” produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua; ● “O 90” smaltimento dei rifiuti solidi e delle acque di scarico.
Soggetti esclusi Sono escluse dalle agevolazioni le imprese operanti nei settori: ● agroindustria (produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti di cui all’allegato I del Trattato CE); ● pesca; ● industria carboniera e siderurgica; ● costruzioni navali; ● fibre sintetiche; ● industria automobilistica; ● trasporti.
Iniziative agevolabili Sono agevolabili le attività relative alla realizzazione di progetti che comprendano attività di ricerca
SCHEDA DI VALUTAZIONE
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DIFFICOLTÀ La maggiore difficoltà nella predisposizione della documentazione riguarda sicuramente la redazione dettagliata sul progetto di ricerca oggetto della richiesta di agevolazione, che deve contenere tutti gli elementi affinché sia possibile una corretta valutazione dello stesso, anche alla luce dei punteggi che vengono assegnati per la predisposizione della graduatoria dei beneficiari
TEMPI L’istruttoria da parte di Veneto Innovazione deve concludersi entro il 31 luglio 2006. La predisposizione della graduatoria definitiva dei progetti e la conseguente comunicazione alla Regione di quelli ammissibili e di quelli non ammissibili deve avvenire da parte di Veneto Sviluppo entro il 7 agosto 2006. I progetti devono essere conclusi entro il 31 dicembre 2007 e rendicontati entro il 30 aprile 2008
COSTI Non vi sono costi particolari per la presentazione delle istanze
PROBABILITÀ Non è possibile fare una previsione circa il numero di domande che verranno presentate. Sono favoriti i soggetti che possono contare sulle priorità stabilite dal bando
IN DETTAGLIO
RICERCA E INNOVAZIONE
AGEVOLAZIONI REGIONALI
NORMATIVA Deliberazione della Giunta Regionale del 14 marzo 2006, n. 717
industriale e di sviluppo precompetitivo. I progetti devono essere avviati successivamente al 3 giugno 2006, comprendere congiuntamente attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo e concludersi entro e non oltre il 31 dicembre 2007.
Spese ammissibili Il costo agevolabile non può essere inferiore a 300.000,00 euro e superiore a 1.800.000,00 euro. Sono ammesse ad agevolazione le seguenti tipologie di spesa: a) personale dipendente; b) servizi esterni di consulenza; c) beni immateriali; d) strumentazioni e attrezzature; e) spese addizionali di ricerca (personale indiretto, altre spese). a) Personale dipendente. Personale risultante a libro matricola, appartenente alla struttura aziendale dedicata alla ricerca industriale e allo sviluppo precompetitivo, direttamente impiegato in tali attività e in quelle di gestione tecnicoscientifica previste dal progetto. Le attività del personale devono risultare sia dalla ordinata raccolta della documentazione del progetto, sia da un registro delle presen-
ze nel quale i singoli addetti devono indicare il numero di ore mensilmente dedicate al progetto stesso, suddivise fra le attività previste. b) Servizi di consulenza. Attività con contenuto di ricerca, sviluppo, progettazione, regolamentate da specifici contratti, destinate al progetto e commissionate a terzi. Le consulenze affidate a imprese collegate alla richiedente sono ammissibili unicamente in relazione a documentate esigenze di progetto e qualora tali consulenze siano richieste e identificate al momento di presentazione della domanda. Non sono ammissibili le consulenze affidate a persone fisiche che abbiano rapporti di cointeressenza con l’impresa agevolata (amministratore unico, amministratore delegato, membri del consiglio di amministrazione, soci). c) Beni immateriali. Acquisizioni di risultati di ricerca, brevetti, knowhow e diritti di licenza da utilizzare esclusivamente per il progetto. Il costo ammissibile va determinato in base ai costi di ammortamento desumibili dalle scritture contabili dell’azienda richiedente e riferiti al periodo di durata del progetto.
Ricerca industriale Ricerca pianificata o indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze, utili per la messa a punto di nuovi prodotti, processi produttivi o servizi o per conseguire un notevole miglioramento di quelli esistenti.
MODULISTICA Prevista dalla deliberazione attuativa
INFORMAZIONI www.regione.veneto.it
Sviluppo precompetitivo Concretizzazione dei risultati delle attività di ricerca industriale in un piano, un progetto o un disegno relativo a prodotti, processi produttivi o servizi nuovi, modificati o migliorati, siano essi destinati alla vendita o all’utilizzazione, compresa la creazione di un primo prototipo non idoneo a fini commerciali.
RICERCA E INNOVAZIONE
d) Attrezzature. Attrezzature e strumentazioni, nuove, acquistate da terzi e da utilizzare esclusivamente per il progetto. Sono esclusi dalle agevolazioni i costi relativi a mobili e arredi. Il costo ammissibile va determinato in base ai costi di ammortamento desumibili dalle scritture contabili dell’azienda e riferiti al periodo di durata del progetto. e) Spese addizionali di ricerca. Sono ammissibili, per un importo non superiore al 30% del costo del personale dipendente direttamente impiegato nel progetto, i costi relativi alle seguenti voci: – personale indiretto (fattorini, magazzinieri, personale di segreteria); – spese trasporto, vitto, alloggio, diarie del personale in missione. Tali spese devono risultare da un’apposita commessa sul progetto, in cui le stesse risultino registrate in base a precise specifiche. Il costo complessivo previsto per le spese di servizi esterni di consulenza e di acquisto di beni immateriali non deve essere superiore al 50% spese ammissibili.
Agevolazione L’agevolazione viene concessa nella forma di un contributo in conto capitale nella misura del 35% del costo del progetto ammesso all’agevolazione. L’agevolazione non è cumulabile con qualsiasi altra agevolazione prevista da disposizioni statali, regionali o comunitarie. Il cumulo è previsto, entro le intensità massime di agevolazione previste in tema di aiuti di Stato alla ricerca e sviluppo dalla UE, con le agevolazioni concesse da Fondi di Garanzia pubblici.
Procedura Ciascuna impresa può presentare
AGEVOLAZIONI REGIONALI
una sola domanda di ammissione al contributo e relativa a un unico progetto. La domanda va presentata alla finanziaria regionale Veneto Sviluppo spa, unicamente a mezzo raccomandata A.R., entro e non oltre il 3 giugno 2006. Fra i documenti che devono essere allegati segnaliamo la relazione dettagliata sul progetto di ricerca, oggetto della richiesta di agevolazione, corredato da preventivi analitici di spesa e dai curricula del personale dedicato al progetto. Veneto Sviluppo effettua la verifica relativamente ai seguenti elementi: ● possesso dei requisiti previsti dal bando da parte delle imprese richiedenti; ● rispondenza dei progetti alle finalità previste. Qualora tali verifiche abbiano esito positivo, Veneto Innovazione spa deve accertare la congruenza delle attività previste con le fattispecie finanziabili, la pertinenza e la congruità dei costi previsti e di assegnare un punteggio ai progetti relativamente ai seguenti profili: ● grado di chiarezza e completezza del progetto; ● innovatività del progetto; ● potenzialità di ricadute in ambiti più ampi di quello strettamente aziendale; ● capacità di contribuire al miglioramento dei processi o dei pro-
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dotti dal punto di vista ambientale e qualitativo. In base alle risorse disponibili e alla rispettiva posizione in graduatoria, Veneto Sviluppo spa trasmette alla Regione Veneto l’elenco delle imprese ammissibili e quello delle imprese non ammissibili, con relative motivazioni, per l’adozione dei provvedimenti di concessione. La fase istruttoria deve concludersi entro il 7 agosto 2006.
Erogazione del contributo Il contributo viene erogato secondo le seguenti modalità: ● in anticipo, nella misura massima del 40%, del contributo concesso, a fronte di idonea garanzia fidejussoria; ● a saldo, previa presentazione di rendicontazione finale dei giustificativi di spesa, che deve pervenire entro il 30 aprile 2008. A seguito della richiesta di erogazione a saldo si procederà alla verifica finale al fine di valutare: ● la conformità dell’investimento realizzato con quello ammesso all’intervento; ● la pertinenza e la congruità dei costi sostenuti rispetto a quelli inizialmente previsti; ● la regolarità contabile dei giustificativi di spesa contenuti nel rendiconto.
REVOCA DEL CONTRIBUTO È disposta la revoca dei contributi nei seguenti casi: ● mancata rendicontazione del progetto entro il 30 aprile 2008; ● mancata destinazione dei contributi alla realizzazione del progetto di ricerca ammesso all’agevolazione; ● alienazione, cessione o distrazione dei beni e delle attrezzature oggetto dell’agevolazione entro i 3 anni successivi alla data di conclusione del progetto; ● spese ammissibili rendicontate inferiori a 300.000,00 euro; ● spese ammissibili rendicontate inferiori al 70% di quelle ammesse.
IN SINTESI
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AGEVOLAZIONI REGIONALI
NORMA Docup 2000-2006 - Asse 1, Misura 6, Azione 2 “Aiuto a PMI a prevalente partecipazione femminile”
BENEFICIARI Nuove imprese a prevalente partecipazione femminile, in possesso dei requisiti di PMI, operanti nei settori dell’Industria e dell’Artigianato, del Turismo, del Commercio e dei Servizi, costituite dal 25 maggio 2004 e aventi la sede operativa nelle aree dell’Obiettivo 2
ATTIVITÀ AGEVOLABILI Sono agevolabili le iniziative riguardanti: – avvio attività imprenditoriali – acquisto attività preesistenti – realizzazione progetti aziendali innovativi – acquisizione servizi reali
SPESE AMMISSIBILI Impianti generali, attrezzature e macchinari, acquisto brevetti, acquisto software, opere murarie e relativi oneri di progettazione, spese di progettazione e direzione dei lavori, studi di fattibilità e piani d’impresa, comprensivi di analisi di mercato e studi di valutazione impatto ambientale
AGEVOLAZIONE L’agevolazione concessa si sostanzia in un contributo in conto capitale, a fondo perduto, in misura variabile, in relazione all’entità dell’intervento, secondo le regole del regime “de minimis”
PROCEDURA Le domande di agevolazione devono essere presentate all’Artigiancredito Toscano S.c.c. Via Masaccio n. 215 50132 Firenze, per le imprese iscritte all’albo artigiano o socie delle cooperative artigiane di garanzia, e alla Fidi Toscana S.p.A. Piazza della Repubblica n. 6 50123 Firenze, per tutte le altre imprese, entro il 31 dicembre 2006
CREAZIONE D’IMPRESA
Donne e giovani al centro dell’imprenditoria in Toscana Aperti i termini del bando da oltre 2, 6 milioni di euro per PMI, a prevalente partecipazione femminile, operanti nei settori dell’industria, artigianato, turismo, commercio e dei servizi di Giancarlo Terenzi, Mef, Dipartimanto politiche di sviluppo
I
l giorno 8 marzo 2006 è stata pubblicata, sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana (BURT), n. 10, Parte Terza, la Determinazione Dirigenziale n. 488 del 13 febbraio 2006, a cura del Settore imprenditoria femminile e politiche generali - Area di coordinamento politiche industriali, innovazione e ricerca, artigianato, responsabilità sociale nelle imprese, della Direzione generale Sviluppo economico, che approva il bando per l’anno 2006, relativo all’attuazione delle tipologie A e B dell’azione 2 “Aiuto a PMI a prevalente partecipazione femminile”. Tale azione è inclusa nella misura 6 “Aiuti alla creazione di nuove imprese” presente all’interno dell’asse 1 “Sviluppo e rafforzamento delle imprese”, che è uno degli Assi prioritari che compongono il Complemento di Programmazione (CdP) del Documento Unico di Programmazione (DocUP) Toscana 20002006, cofinanziato dal Fondo Europeo Regionale di Sviluppo (FERS). In particolare, l’azione in esame ha l’obiettivo di promuovere e raffor-
zare la presenza delle donne e dei giovani nel mondo imprenditoriale, nei comparti tradizionali e innovativi, rimuovendo gli ostacoli alla creazione e allo sviluppo delle Piccole e Medie Imprese (PMI) da parte di soggetti deboli del mercato del lavoro. Favorisce quindi l’integrazione di forze imprenditoriali in grado di consolidare il modello dell’economia toscana, consentendo il dispiegamento del potenziale creativo, costituito dall’imprenditorialità femminile e giovanile, e il raggiungimento di un maggior equilibrio tra i sessi nell’attività di impresa. È certamente l’ultimo bando poiché sono utilizzate le risorse residue riservate all’ultima annualità. Si tenga conto che “dopo il 2006” la Regione Toscana, così come le altre Regioni del Centro-Nord, difficilmente potranno usufruire ancora di così consistenti aiuti a valere sui Fondi Strutturali comunitari.
Beneficiari I soggetti abilitati a presentare le domande di contributo sono le nuove imprese a “prevalente partecipazione femminile” in posses-
SCHEDA DI VALUTAZIONE
CREAZIONE D’IMPRESA
DIFFICOLTÀ La compilazione della domanda, che va inviata insieme agli altri documenti richiesti, non presenta particolari problemi anche se non comprende dettagliate istruzioni
TEMPI Il termine per completare l’iter amministrativo è indicato in 90 gg. Il progetto deve essere completato entro 12 mesi dalla data di pubblicazione della suddetta graduatoria sul BURT
COSTI Oltre al costo della marca da bollo, i costi per la presentazione della domanda dovrebbero essere contenuti e limitati alla sola eventuale consulenza per la stesura del progetto L’aspetto positivo è rappresentato dalla possibilità di accedere a un contributo in conto capitale, variabile in relazione all’entità dell’intervento
PROBABILITÀ
IN DETTAGLIO
Le probabilità di accedere all’agevolazione sono discrete sia per l’entità delle risorse disponibili, pari a complessivi 2.647.100,64 € Trattandosi di bandi a “scadenza trimestrale” si consiglia di presentare, in ogni caso, la candidatura al più presto per evitare il rischio di mancanza di fondi
NORMATIVA • Regolamento (CE) 12 gennaio 2001 n. 69 • DM MAP 18 aprile 2005 • Decreto 11 novembre 2002 n. 6196 • Decreto 11 novembre 2002 n. 6197 • DD 13 febbraio 2006 n. 488 (BURT n. 10, Parte terza, dell’8 marzo 2006)
MODULISTICA Disponibile sui siti dei soggetti attuatori (Artigiancredito Toscano Scc e Fidi toscana Spa)
PER INFORMAZIONI Artigiancredito Toscano Scc: – www.act.rete.toscana.it Fidi toscana Spa – www.fiditoscana.it
AGEVOLAZIONI REGIONALI
so dei requisiti di PMI (v. box), come definiti dal DM del Ministero delle attività produttive (MAP) del 18 aprile 2005, operanti nei settori dell’Industria e Artigianato, Turismo, Commercio e Servizi, costituite dal 25 maggio 2004, iscritte al Registro delle imprese a partire dalla suddetta data e con la sede oggetto dell’investimento localizzata nelle aree dell’obiettivo 2. In particolare, le imprese individuali dovranno avere il numero di attribuzione di partita IVA a partire dal 25 maggio 2004 e dimostrare l’iscrizione al Registro delle imprese entro la data di presentazione della richiesta di erogazione. Vale la pena di specificare che con
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imprese a “prevalente partecipazione femminile” si intendono: – le imprese individuali il cui titolare sia una donna; – le società di persone e quelle cooperative in cui il numero di donne socie rappresenti almeno il 60% dei componenti la compagine sociale, indipendentemente dalle quote di capitale detenute; – le società di capitali in cui le donne detengono almeno i due terzi delle quote di capitale e costituiscano almeno i due terzi del totale dei componenti dell’organo di amministrazione. Il requisito della partecipazione femminile nell’impresa deve sussistere al momento di presentazione
Definizione di piccola e media impresa (DM 18 aprile 2005) Dimensione dell’impresa Micro Impresa – meno di 10 occupati; – un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni di €; Piccola Impresa – meno di 50 dipendenti; – un fatturato annuo non superiore a 7 milioni di €, oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 5 milioni di €; Media Impresa – meno di 250 addetti; – un fatturato annuo non superiore a 40 milioni di €, ovvero un bilancio annuale inferiore a 27 milioni di €. b) Indipendenza Società il cui capitale o i cui diritti di voto non sono detenuti per il 25% o più da una sola impresa, oppure congiuntamente da più imprese non conformi alle suddette definizioni di micro, piccola e media impresa, a eccezione: 1) che il possesso sia detenuto da società di capitali di rischio o investitori istituzionali, a condizione che questi non esercitino alcun controllo sulla stessa; 2) che il capitale sia disperso in modo tale che sia impossibile determinare da chi è detenuto per il 25% o più da una sola impresa, oppure congiuntamente da più imprese non conformi alla definizione di PMI. Per le forme associative i suddetti requisiti si intendono riferiti alle singole aziende.
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CREAZIONE D’IMPRESA
AGEVOLAZIONI REGIONALI
della domanda ed essere mantenuto per un periodo di almeno cinque anni, a decorrere dalla data di concessione dell’agevolazione, pena la revoca dell’agevolazione medesima. Ai fini della verifica del soddisfacimento del predetto requisito, si pone attenzione alla sostanziale continuità del possesso del requisito medesimo, non considerando, in casi di perdita temporanea, i periodi di interruzione dovuti ai tempi tecnici necessari per ripristinare la situazione di conformità alla norma. In ogni caso, tale periodo di interruzione, continuativo o frazionato che sia, non può essere maggiore di sei mesi nell’ambito dell’intero periodo di sussistenza dell’obbligo.
Attività agevolabili Sono ammissibili i progetti che prevedono: – l’avvio di attività imprenditoriali; – l’acquisto di attività preesistenti; – la realizzazione di progetti aziendali innovativi e l’acquisizione servizi reali (servizi destinati all’aumento della produttività aziendale, trasferimento di nuove tecnologie progettuali, organizzative e produttive, ricerca di nuovi mercati per il collegamento dei prodotti, sviluppo di sistemi di qualità).
Spese ammissibili Sono ammissibili alle agevolazioni le spese, al netto dell’IVA e di altre imposte e tasse, sostenute precedentemente alla data di presenta-
zione della domanda, purché effettuate a partire dal 25 maggio 2004. In particolare, riguardano: a) impianti generali; b) attrezzature e macchinari; c) acquisto brevetti; d) acquisto software; e) opere murarie e relativi oneri di progettazione, nel limite del 25% delle spese relative a impianti generali e attrezzature; f) spese di progettazione e direzione dei lavori, nella misura massima del 5% dell’importo per le opere murarie; g) studi di fattibilità e piani d’impresa, comprensivi di analisi di mercato e studi di valutazione impatto ambientale, nel limite del 2% del costo dell’investimento complessivamente ammesso.
Esempi di erogazioni in regime “de minimis” Simulazione di calcolo del contributo Costo complessivo del progetto presentato (A): 132.960,57 € Totale delle spese ritenute ammissibili (B): 120.040,48 € Contributo accordato il 30 giugno 2006 (50% di B): 60.020,24 € (C) Beneficiario
Importo agevolazione già richiesta €
Stato della richiesta (istruttoria, accolta, in erogazione, conclusa, ecc.)
Data di concessione
Importo agevolazione da corrispondere con il bando in esame €
Note
A
85.000,00
Conclusa
26/3/2003
60.020,24
Sì, sono già trascorsi tre anni dal primo aiuto
B
25.000,00
In erogazione
8/11/2004
60.020,24
B1
51.000,00
Istruttoria accolta
20/12/2005
Sì, limitatamente a 23.000,00 o all’intero importo qualora il beneficiario rinunci al B1
C1
17.000,00
Conclusa
25/7/2003
60.020,24
C2
13.000,00
Conclusa
16/8/2004
C3
19.000,00
In erogazione
12/9/2005
No, gli importi agevolati coprono la capienza e sono stati corrisposti nel triennio di riferimento
CREAZIONE D’IMPRESA
Nel caso di acquisto di attività preesistente, la domanda può riferirsi anche al costo per l’acquisto dell’attività stessa, limitatamente al valore relativo ai macchinari, attrezzature, brevetti e software. Nel caso, invece, di acquisizione di servizi reali, le domande possono riguardare servizi destinati all’aumento della produttività, innovazione organizzativa, trasferimento delle tecnologie, ricerca di nuovi mercati, acquisizione di nuove tecniche di produzione, gestione e commercializzazione, nonché allo sviluppo di sistemi di qualità.
Agevolazione L’agevolazione, che è concessa sotto forma di contributo in conto capitale (ovvero, a fondo perduto, è erogata in una o due soluzioni, in applicazione del regime di aiuti “de minimis”. La misura dell’agevolazione non può eccedere il 50% dell’investimento ammesso, elargita nel rispetto del regime “de minimis”, che non può superare la somma di 100.000,00 €, erogata alla medesima impresa nei tre anni successivi alla data di concessione del primo contributo, accordato ai sensi del suddetto regime. I contributi non sono cumulabili con altre agevolazioni contributive o finanziarie pubbliche, in relazione agli stessi costi ammissibili.
Procedura Presentazione delle domande Le domande di contributo in bollo,
AGEVOLAZIONI REGIONALI
redatte secondo gli schemi predisposti dai soggetti attuatori e corredate della documentazione richiesta dal bando stesso, devono essere presentate, esclusivamente tramite Raccomandata A.R., all’Artigiancredito Toscano S.c.c. Via Masaccio n. 215 50132 Firenze, per le imprese iscritte all’albo artigiano o socie delle cooperative artigiane di garanzia, e alla Fidi Toscana S.p.A. Piazza della Repubblica n. 6 50123 Firenze, per tutte le altre imprese. È ammessa la presentazione della domanda di agevolazione ad Artigiancredito Toscano anche per le imprese che risultano nelle more dell’iscrizione all’albo artigiano. Le domande possono essere presentate a partire dal giorno successivo alla data di pubblicazione sul BURT (9/3/2006) fino al 31 dicembre 2006, salvo precedente esaurimento delle risorse.
Valutazione delle domande L’attività istruttoria delle domande, che è effettuata dai soggetti attuatori, Fidi Toscana S.p.A. e Artigiancredito Toscano S.c.c., verifica la sussistenza dei requisiti soggettivi, la sussistenza di tutte le condizioni poste per l’ammissibilità alle agevolazioni, la validità economica e finanziaria del programma di investimento e la congruità delle spese previste. Le domande saranno valutate, in base all’istruttoria effettuata dai due soggetti attuatori, da un Comitato tecnico di valutazione che
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le esamina sotto il profilo dell’ammissibilità per la formazione di una graduatoria provvisoria, sulla base di punteggi dichiarati nell’istanza autocertificata (sostenibilità ambientale, miglioramento e aumento sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, partecipazione femminile nell’impresa, investimenti localizzati all’interno dei distretti industriali, investimenti finalizzati all’innovazione e ricerca, certificazione ambientale e sociale, incremento occupazionale creato dall’iniziativa, investimento complessivo ammissibile superiore a 10.000,00 €). In caso di parità di punteggio, viene data priorità all’iniziativa che presenta un importo dell’investimento ammissibile più elevato e, successivamente, quello la cui domanda di presentazione è più remota. La graduatoria delle domande ammesse sarà formata trimestralmente, con una prima scadenza al 30 giugno 2006, fino a esaurimento delle risorse, che sarà segnalata dalla Regione attraverso la pubblicazione sul BURT. Le domande saranno agevolate in base all’ordine di graduatoria fino a esaurimento della disponibilità e le risorse che si renderanno successivamente disponibili, per rinunce o revoche, saranno trasferite alle imprese ammesse ma non utilmente collocate in graduatoria.
ALTRE DALLE R
Altre dalle Regioni
CAMPANIA Aiuti per progetti di ricerca e sviluppo nell’Ict Decr. 03.03.2006, n. 52 B.U.R. 20.03.2006, n. 14 SETTORE: information and comunication technology SCADENZA: 31 maggio 2006 Pubblicato il “Bando per la concessione degli aiuti alle Pmi in attuazione della Misura 3.17 del Por Campania 2000/2006 nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro in materia di E-Government e Società dell’I8520/nformazione – Progetto Metadistretto del Settore ICT”, nella versione che rettifica e sostituisce il previgente dispositivo approvato con decreto dirigenziale n. 626 del 30/12/05 (mai pubblicato sul bollettino ufficiale). Sono ammissibili ai benefici i progetti che prevedono la realizzazione sul territorio della Regione Campania di attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo di costo non inferiore a 800.000 euro e non superiore a 2 milioni di euro. I progetti agevolati dovranno avere inizio entro 30 giorni dal decreto di concessione ed essere ultimati entro i successivi 15 mesi. Le risorse disponibili ammontano complessivamente a 48 milioni di euro. L’aiuto viene concesso nella forma di contributo in conto capitale nella misura del: a) 40% del costo del progetto per le attività di sviluppo precompetitivo; b) 65% del costo del progetto per le attività di ricerca industriale.
EMILIA-ROMAGNA Fondo di controgaranzia per l’artigianato D.G.R. n. 204/05 B.U.R. 30.03.2006, n. 47 SETTORI: artigianato SCADENZA: non prevista Definite le disposizioni operative del fondo regionale di controgaranzia, per il settore dell’artigianato, secondo quanto disposto nel punto 9 della D.G.R. n. 204/05, recante “Ulteriore attuazione della Misura 1.1 Azione A del Programma triennale per le Attività produttive 2003-2005. Istituzione di un fondo regionale di controgaranzia per il settore dell’artigianato. Approvazione dello schema di convenzione da stipulare con il soggetto gestore e disposizioni per l’accesso agli interventi”. Con apposita convenzione, siglata il 30 gennaio scorso, la gestione del fondo, secondo lo schema approvato con la deliberazione sopracitata, è affidata Artigiancredit.
FRIULI-V.G. Soldi alle imprese che aderiscono ai confidi Decr. 06.02.2006 n. 024/Pres. BUR 15.03.2006, n. 11 SETTORE: agricolo, forestale e della pesca SCADENZA: non prevista È approvato il regolamento recante le modalità applicative degli interventi a favore delle imprese agricole, forestali e
della pesca che aderiscono ai confidi che svolgono l’attività di garanzia collettiva dei fidi in esecuzione dell’art. 6, commi da 44 a 51, della legge regionale del 18 luglio 2005, n. 15 (Assestamento del bilancio 2005 e del bilancio pluriennale per gli anni 2005-2007). L’intervento consiste nell’erogazione di un contributo in conto capitale, a titolo di aiuto de minimis, concesso nella misura di 2 mila euro per la sottoscrizione di un sovrapprezzo a favore di ciascuna impresa che si associa a un confidi versando una quota non inferiore a 250 euro o, se già associata, la quota rimanente sino al concorso di 250 euro. Il contributo è erogato direttamente a ciascun confidi sulla base dell’autorizzazione a riscuotere il contributo in nome e per conto delle imprese beneficiarie dell’aiuto.
LAZIO Centoimprese sostiene l’imprenditoria femminile Regione Lazio In attesa di pubblicazione SETTORI: vari SCADENZA: 28 luglio 2006 Nell’ambito del progetto “Centroimprese”, che si inserisce nel quadro delle sovvenzioni globali di cui all’Obiettivo 3 del Fondo sociale europeo 2000-2006, l’amministrazione regionale annuncia il varo di un bando a sostegno dell’imprenditoria femminile. L’iniziativa prevede la concessione di un microcredito a fondo perduto, nella forma di sussidi a copertura del 70% degli investimenti, fino a un massimo di 35 mila euro, a favore di imprese gestite da donne o che abbiano
ALTRE DALLE REGIONI
una direzione a maggioranza femminile. È previsto un finanziamento complessivo di 3.249.565,23 euro, ripartito per provincia. Possono beneficiare dei contributi le imprese femminili, da costituire o costituite da non più di 24 mesi dalla data di scadenza dell’avviso, con sede legale e operativa nella Regione.
LOMBARDIA II° bando per la mobilità sostenibile delle imprese Dgr n. 1319 dell’8 febbraio 2006 Bur n. 8 del 24 febbraio 2006 SETTORE: vari SCADENZA: 24 maggio 2006 Sul Bur Lombardia n. 8 del 24 febbraio 2006 è stata pubblicata la delibera di Giunta Regionale 8 febbraio 2006 n. 1319, che approva il secondo bando per l’erogazione di contributi per la mobilità sostenibile in Lombardia. L’iniziativa predispone risorse economiche per finanziare interventi relativi all’organizzazione e alla gestione della domanda di mobilità di persone e merci volti alla riduzione dell’impatto ambientale derivante dal traffico. Destinatari del contributo sono le imprese singole, associate o consorziate iscritte presso le Cciaa, le associazioni di categoria, le università e gli enti pubblici di ricerca e le associazioni a protezione ambientale. Le iniziative riguardano piani degli spostamenti casa-lavoro, studi di fattibilità e azioni operative. L’entità dei contributi è pari a 475.316 euro. Il contributo non può essere cumulato con altri finanziamenti pubblici destinati agli stessi interventi e viene erogato nel rispetto della regola del de minimis ex Reg. CE 69/2001. La domanda deve essere presentata alla Cciaa competente per territorio con raccomandata Ar entro il 24 maggio 2006, utilizzando la modulistica disponibile presso le Camere di commercio lombarde, presso gli Spazi Regione della Giunta Regionale o sui siti internet www.svilupposostenibile.regione.lombardia.it
oppure www.unioncamerelombardia.it L’erogazione avviene in tre rate: la prima, pari al 30%, 45 giorni dalla data di accettazione della domanda; la seconda, pari al 30%, all’approvazione della relazione tecnica sullo stato di avanzamento dei lavori; la terza, pari al restante 40%, alla conclusione dei lavori. Per maggiori informazioni contattare la Regione Lombardia al numero di telefono 02-6754383 oppure Unioncamere Lombardia, tel. 02-6079601.
Interventi per qualificazione e sviluppo delle Pmi commerciali D.G.R. 15.03.2006, n. 8/2113 B.U.R. 27.03.2006, n. 13 SETTORI: commercio SCADENZA: non prevista Varate le linee guida per l’attuazione del programma triennale degli interventi per la qualificazione e lo sviluppo delle Pmi commerciali, ai sensi della L.R. n. 13/2000. Le iniziative per l’anno in corso, per cui è disposto un importo pari a 14.200.000 euro, sono volte a garantire l’accesso al credito tramite la rete dei Confidi lombardi convenzionati, con finalizzazione delle risorse per l’adozione dei criteri di Basilea 2, e allo sviluppo di azioni di sostegno all’innovazione e alla competitività di impresa, anche riferite al finanziamento di specifici interventi in campo ambientale e alla promozione di esperienze innovative nel campo dell’associazionismo fra imprese commerciali. Le iniziative verranno attuate anche tenendo conto delle seguenti priorità: grado di innovazione dell’investimento proposto; miglioramento dell’impatto ambientale; sostegno alle nuove imprese giovanili e femminili e al passaggio generazionale.
Nuovo regolamento per operazioni di credito artigiano agevolato
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DEL. 08.03.2006, n. 8/2061 2° S.S. al B.U.R. n. 12 del 23.03.2006 SETTORI: artigiano SCADENZA: non prevista Sono in vigore le disposizioni contenute nei nuovi regolamenti relativi alle operazioni di credito artigiano agevolato e di locazione finanziaria agevolata rispettivamente disciplinati all’art. 37 della legge 25 luglio 1952, n. 949 e all’art. 23 della legge del 21 maggio 1981, n. 240, in attuazione della convenzione con Artigiancassa Spa. L’importo massimo del finanziamento ammissibile al contributo interessi è stabilito in 500 mila euro anche in presenza di un finanziamento superiore concesso dagli Istituti di credito. Nel caso di impresa costituita come cooperativa, l’importo massimo ammissibile è di 100 mila euro per ogni socio che partecipi personalmente e professionalmente al lavoro. Per i consorzi e le società consortili l’importo si determina moltiplicando il precedente importo per il numero delle imprese consorziate. Qualunque sia la durata dei corrispondenti contratti di finanziamento, il contributo in conto interessi è riconosciuto per una durata massima, comprensiva dell’eventuale periodo di utilizzo e/o preammortamento di: a) 10 anni per i finanziamenti destinati all’impianto, ampliamento e ammodernamento di laboratori; b) cinque anni per i finanziamenti destinati all’acquisto di macchine e attrezzi; c) due anni per i finanziamenti destinati alla formazione di scorte di materie prime e prodotti finiti. La misura del contributo non potrà superare il limite previsto dal regime comunitario de minimis.
Interventi di promozione internazionale delle Pmi D.G.R. 22.03.2006, n. 8/2160 B.U.R. 03.04.2006, n. 14 SETTORI: tutti SCADENZA: non prevista
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Emanate le linee guida 2006 per la programmazione degli interventi di promozione internazionale della piccola e media impresa lombarda, ex L.R. 10 dicembre 2002, n. 30 art. 15 lett. e). La strategia regionale verrà attuata attraverso azioni di sostegno alla partecipazione delle Pmi a manifestazioni fieristiche internazionali, ad azioni promozionali specifiche sui mercati esteri, allo sviluppo e consolidamento dei servizi integrati alle imprese da parte della rete Lombardia per l’internazionalizzazione, e all’attrazione, infine, di buyer internazionali. Le risorse a disposizione sono quantificate in 1 milione di euro.
t/ nella sola data del 10 maggio 2006 (orario: dalle ore 9,00 alle ore 14,00). Il Gestore Mcc Spa rilascerà ricevuta contenente l’identifìcativo della domanda, che sarà assegnato dalla procedura informatica sulla base dell’ordine cronologico.
PUGLIA Finanziamenti agli agricoltori in regime di “condizionalità” D.G.R. 21.02.2006, n. 180 B.U.R. 8.3.2006, n. 30
MARCHE Approvato bando Pia per la competitività d’impresa DECR. 21.03.2006, n. 61 B.U.R. 30.03.2006, n. 34 SETTORI: vari SCADENZA: 10 maggio 2006 Sono approvati i criteri e le modalità per la concessione delle agevolazioni a favore delle Pmi per la realizzazione di progetti ex L. 598/94 art. 11 – Pia – Pacchetto integrato di agevolazioni per la competitività di impresa, in attuazione del Docup, Misura 1.1 – Submisura 1 – Intervento B2, così come disciplinato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 170 del 07.02.2005. Alle imprese appartenenti al settore del tessile, abbigliamento e calzature è riservato il 20% delle risorse messe a bando, per un importo pari a euro 484.913,80. Contestualmente al dispositivo sono anche pubblicate la circolare esplicativa, elaborata dal soggetto gestore Mcc, e la modulistica da utilizzare per la concessione delle agevolazioni. La domanda di accesso all’intervento deve essere presentata utilizzando esclusivamente la procedura informatica di invio telematico disponibile all’indirizzo internet http://www.598pia.regionemarche.mcc.i
SETTORE: agricolo SCADENZA: non prevista In attuazione del Decreto del Mi.P.A.F. 15.12.2005, n. 4432, di recepimento del Reg. (CE) 1782/03, sono approvate le norme attuative regionali relative all’applicazione del regime di condizionalità per gli aiuti diretti alle aziende agricole. In particolare, vengono descritti gli impegni applicabili a livello dell’azienda agricola che fa richiesta d’aiuto, nei campi di condizionalità relativi a sanità pubblica, salute, identificazione e registrazione degli animali, e viene definito l’elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali. Per ciascun impegno sono descritti gli ambiti di applicazione, la normativa nazionale e regionale da considerare, la descrizione degli impegni applicabili a livello aziendale, le eventuali deroghe ammesse. Le prescrizioni hanno attuazione dal 1° gennaio 2006.
SARDEGNA Aiuti all’internazionalizzazione del sistema produttivo DET. 15.03.2006, n. 70
SETTORE: vari SCADENZA: 23 giugno 2006 In attuazione a quanto previsto dalle Direttive approvate dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 59/31 del 13.12.2005 e dall’azione 4.2.d “Internazionalizzazione del sistema produttivo regionale” del Por Sardegna, è avviato il bando per accedere ad aiuti finalizzati al sostegno della partecipazione di imprese, appartenenti allo stesso settore o filiera produttiva, a percorsi di internazionalizzazione da sviluppare nell’ambito di programmi annuali. Possono accedere agli aiuti le Pmi dei settori estrattivo, manifatturiero, costruzioni, informatica, ricerca e sviluppo. Il contributo erogabile per ciascun programma, concesso fino al 55% delle spese ammissibili, non può essere inferiore a 25 mila e superiore a 300 mila euro.
Incentivi per innovazione, sperimentazione e prototipazione DEL. 14.3.2006, n. 10/10 In attesa di pubblicazione SETTORE: estrattivo, manifatturiero, servizi SCADENZA: La Giunta regionale ha approvato le direttive di attuazione della Misura 3.13 – Ricerca e sviluppo tecnologico nelle imprese e territorio (Sub-Azione B.2 – Innovazione e sviluppo tecnologico nelle Pmi – Aiuti alla R&S e Incentivi per servizi di innovazione, sperimentazione e prototipazione) del Por Sardegna 2000-2006. Il Programma di aiuti è finalizzato a incrementare la capacità di innovazione di processo e di prodotto al fine di migliorare il livello di competitività sui mercati extraregionali. Gli aiuti previsti sono finalizzati in particolare a: 1) promuovere studi di fattibilità tecnica propedeutici a progetti di Ricerca e sviluppo tecnologico relativi
ALTRE DALLE REGIONI
ad attività di ricerca industriale o di sviluppo precompetitivo; 2) sostenere la realizzazione di progetti di R&ST da parte di imprese che operano in Sardegna in cooperazione con centri di ricerca, università, laboratori tecnologici; 3) promuovere l’acquisizione di servizi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico da parte delle imprese. Beneficiari sono le Pmi, i Centri di ricerca con personalità giuridica autonoma promossi da Pmi, consorzi e associazioni temporanee di imprese (Pmi), appartenenti al settore dell’estrazione di minerali, attività manifatturiere e servizi. Soggetto attuatore è il Consorzio Ventuno, Agenzia “in house” della Regione Autonoma della Sardegna.
Sostegni al consolidamento delle passività a breve D.G.R. 08.03.2006, n. 9/13 In attesa di pubblicazione SETTORE: industriale SCADENZA: non prevista Sono approvate le direttive per la disciplina dell’intervento previsto dalla lettera b) dell’art. 6, comma 4 della Legge Finanziaria 2006, relativo alla concessione di un contributo in conto interessi per il sostegno di operazioni di consolidamento finanziario poste in essere da Pmi, al fine di realizzare un corretto equilibrio finanziario, mediante la conversione della situazione debitoria a breve termine in debito consolidato a medio termine. Per consentire alle imprese di sostenere gli oneri derivanti dalle operazioni di consolidamento, verrà corrisposto un contributo in conto interessi pari al 60% del tasso di riferimento vigente alla data di stipula del contratto di finanziamento. Qualora l’impresa richiedente abbia ottenuto, nel triennio precedente la data di concessione del contributo, aiuti riconducibili al regime de minimis, il limite di 100 mila euro non dovrà essere superato per effetto della concessio-
ne dell’agevolazione medesima. Con atto successivo, l’Assessorato dell’Industria provvederà alla comunicazione dei termini e modalità per la presentazione delle domande, con l’indicazione delle risorse finanziarie disponibili per intervento.
TOSCANA Servizi qualificati per industria e artigianato
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previsti dall’art. 46 “Agevolazioni per le produzioni vegetali”, 3° comma (Investimenti collettivi), della legge provinciale 28 marzo 2003, n. 4 “Sostegno dell’economia agricola, disciplina dell’agricoltura biologica e della contrassegnazione di prodotti geneticamente non modificati”. Il testo previgente è stato approvato con D.G.P. n. 823 del 29.4.2005. Le modifiche riguardano le spese ammissibili, l’iter procedurale per l’istruttoria delle domande e i sistemi di controllo.
VENETO
DECR. 20.2.2006, n. 649 B.U.R. 22.3.2006, n. 12
Agevolazioni alle Pmi per servizi di consulenza
SETTORE: industria e artigianato
Del. n. 782 del 21 marzo 2006 SETTORE: vari
SCADENZA: non prevista Riaperto il bando per la presentazione delle domande di agevolazione, per l’anno 2006, a valere sull’azione 1.4.1 B del Docup 2000-2006, denominata “Acquisizione di servizi qualificati per le imprese industriali e artigiane”. Per le aree a sostegno transitorio, per le quali è prevista un’unica graduatoria, sono esclusi dalle agevolazioni i consorzi e il limite massimo per gli investimenti è rideterminato in 100 mila euro; per le aree Obiettivo 2 è prevista invece la redazione di due graduatorie, salvo esaurimento risorse. Sono apportate inoltre modifiche alle modalità di liquidazione del contributo approvate con decreto dirigenziale n. 1333 del 21 marzo 2002.
TRENTO Agevolazioni per le produzioni vegetali D.G.P. 23.02.2006, n. 333 B.U.R. 07.03.2006, n. 10 SETTORE: agricolo SCADENZA: non prevista Con apposita delibera, sono modificati i criteri per la concessione dei benefici
SCADENZA: 5 giugno 2006 La Regione Veneto ha approvato il bando 2006 della Misura 1.5 prevista dal Documento Unico di Programmazione 2000/2006 concernente interventi a sostegno dei servizi alle imprese. Il bando stabilisce le caratteristiche dei progetti che possono ottenere i contributi relativamente all’acquisizione di ben definiti servizi di consulenza alle Pmi ubicate nelle aree Obiettivo 2 del territorio regionale. La misura del contributo è pari al 50% dei costi rendicontabili. Le diverse tipologie di servizi di consulenza ammissibili alle agevolazioni rendono la misura interessante per un gran numero di piccole e medie imprese, che possono acquistare servizi di consulenza qualificata sopportando un costo che viene compensato in parte dall’agevolazione. L’obiettivo dell’intervento è contribuire alla crescita qualitativa delle imprese. L’istruttoria delle istanze viene effettuata da un soggetto gestore per conto della Regione, che ha il compito anche di validare i progetti di consulenza nonché i consulenti stessi scelti dalle aziende, che devono possedere requisiti professionali ben definiti e documentati. Le domande potranno essere presentate a partire dal 22 aprile 2006 ed entro e non oltre il 5 giugno 2006.
Speciale innovazione
SPECIALE INNO
La finanza innovativa al servizio dello sviluppo tecnologico
gistrare, come dimostrato da numerose ricerche empiriche condotte a livello internazionale, delle performance economiche superiori rispetto ad altre realtà e, indirettamente, di generare delle ricadute positive sul tessuto produttivo e imprenditoriale di riferimento.
Lo sviluppo di un adeguato mercato di venture capital dipende dalla disponibilità di diversi attori: gli enti di ricerca, gli operatori finanziari, le imprese e, nondimeno, lo Stato. Vantaggi e vincoli di uno strumento finanziario per “campioni”
…ma solo per “campioni”
di Roberto del Giudice, Direttore Ufficio Studi AIFI
L’
importanza del finanziamento sotto forma di capitale di rischio a supporto della nascita e dello sviluppo di imprese innovative è ormai largamente riconosciuta. Il cosiddetto venture capital, ovvero le risorse finanziarie apportate, sotto forma di “equity”, da operatori specializzati con il fine di sostenere ambiziosi progetti imprenditoriali, rappresenta infatti uno strumento che, anche perché accompagnato da una serie di ulteriori contributi, ben si adatta a questo tipo di esigenze. Ma quali sono questi contributi che un fondo di venture capital, insieme alle risorse finanziarie, apporta durante l’arco temporale mediolungo di permanenza all’interno della compagine sociale?
I vantaggi del venture capital È innanzitutto frequente, soprat-
tutto nei settori a elevato contenuto tecnologico, che il neo imprenditore, pur in possesso di un background di conoscenze tecnico scientifiche, non disponga di quelle competenze aziendali indispensabili per portare avanti una formula imprenditoriale di successo. In questo senso, l’investitore istituzionale, pur lasciando al socio-imprenditore piena autonomia nella gestione quotidiana dell’azienda, collabora alla definizione del modello di business, fornendo il proprio supporto nella definizione e realizzazione del piano industriale. Ancora, parallelamente al supporto di natura strategica, l’investitore porta in dote all’azienda l’accessibilità a un network finanziario (banche), commerciale (clienti e fornitori) e organizzativo (manager) che altrimenti il neo imprenditore difficilmente avrebbe. Inoltre, questo mix di capitali e conoscenze permette alle imprese che aprono il proprio capitale di re-
Al tempo stesso, poiché il ritorno sull’investimento (attraverso la cessione della partecipazione nel medio lungo termine) rappresenta la componente di gran lunga più importante dell’attività posta in essere da questa tipologia di investitori, è comunque importante sottolineare come i venture capitalist investano esclusivamente in imprese che presentano elevate potenzialità di sviluppo. In quest’ottica è quindi evidente che nella selezione delle opportunità di investimento, l’investitore tenderà a privilegiare quelle imprese guidate da un imprenditore determinato, ambizioso e che persegue gli obiettivi di sviluppo di un prodotto/servizio caratterizzato da unicità e scarsa complementarietà con altri prodotti concorrenti, all’interno di un mercato con elevate potenzialità di crescita. Insomma, per utilizzare un termine tanto sintetico quanto efficace, al centro dell’attenzione di questi particolari investitori devono esserci dei veri e propri “campioni” o aspiranti tali, spesso non più neanche a livello nazionale.
Le difficoltà dell’Italia Ebbene, nonostante tali considera-
SPECIALE INNOVAZIONE
zioni siano ormai ampiamente condivise, nel nostro Paese il mercato del venture capital finalizzato a sostenere nuove iniziative imprenditoriali a elevato contenuto tecnologico stenta a decollare. Dopo un effervescente quanto effimero triennio 1999-2001, si è infatti assistito a un trend decrescente, che, sebbene abbia evidenziato dei timidi segnali di ripresa nel corso dell’ultimo anno, ha raggiunto oggi livelli che ci relegano agli ultimi posti di quasi tutte le classifiche internazionali. I numeri, purtroppo, parlano chiaro. Nel corso del 2005, le operazioni di start up realizzate dagli investitori italiani sono state in tutto 56, corrispondenti a un investimento complessivo di circa 30 milioni di euro. Di queste, appena 41 hanno riguardato interventi diretti a finanziare imprese cosiddette high tech, per un ammontare di circa 22 milioni di euro (lo 0,7% del totale delle risorse complessivamente investite dagli operatori del settore!). Delle 41 nuove imprese tecnologiche soltanto nove erano italiane, per un controvalore investito di 9,3 milioni di euro.
Sul motivo di tale ritardo i giudizi sono un po’ meno unanimi, ma non v’è dubbio che le responsabilità vadano cercate tanto nella domanda potenziale, rappresentata da un sistema della ricerca troppo poco incline a generare impresa, quanto nell’offerta, ancora troppo poco specializzata e capillare, e nel contesto generale, scarsamente favorevole sia al diffondersi di una cultura imprenditoriale che all’apertura delle imprese verso il mercato finanziario. In tutto ciò, un ruolo fondamentale deve però assumerlo anche lo Stato, che, sulla base delle esperienze portate avanti con successo in molti Paesi a noi fisicamente e culturalmente vicini, deve rappresentare al tempo stesso la scintilla e il collante affinché i mondi della ricerca, dell’impresa e della finanza comincino a parlare e rimangano tra loro legati, alla continua ricerca di occasioni di rilancio della nostra economia.
L’intervento pubblico come “effetto leva” La necessità di un intervento pubblico a sostegno di una maggior diffusione del venture capital mira-
Evoluzione degli investimenti di start up in Italia Numero
Ammontare (Euro mln)
600
2,00
540 1,59
500
1,31
400
291 0,96
200
1,33
339
1,10 300
100
Ammontare medio investito (Euro mln)
1,00
0,91
222
153 147
0,54
94 103 49
65
65 59
0,46 50
56
23
30
2004
2005
0
0,00 1998
Fonte: AIFI - PWC
1999
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to allo sviluppo di nuove idee imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico nasce dalla consapevolezza dell’elevato rischio incorporato da questa tipologia di iniziative e dalla conseguente impossibilità, da parte degli operatori del mercato, di attivare e sostenere da soli un circolo virtuoso efficace e duraturo. Per di più, le esperienze portate avanti con successo in molti Paesi a noi fisicamente e culturalmente vicini, dimostrano come l’investimento del pubblico, oltre a generare un effetto leva di moltiplicazione delle risorse private, sia stato anche rimborsato grazie al successo delle iniziative finanziate. Nella maggior parte dei casi, il raggiungimento di questi straordinari risultati è stato possibile attraverso l’utilizzo delle risorse pubbliche sia sotto forma di co-investimento, insieme quindi a danari privati, sia in qualità di fondo di fondi, ovvero di fornitore di capitali a nuovi fondi di venture capital, che altrimenti farebbero fatica a reperire le risorse necessarie. Nel primo caso, l’intervento dell’attore pubblico nelle singole operazioni può incrementare l’interesse degli investitori privati, locali o internazionali, generando una sorta di “effetto leva”. Intervenendo in qualità di fondo di fondi, invece, il pubblico tende a favorire la nascita di nuovi operatori di venture capital attivi stabilmente sul mercato di riferimento. In questo senso, il Fondo High Tech per il Mezzogiorno recentemente promosso dal Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero per lo Sviluppo e la Coesione Territoriale – al momento in attesa di approvazione da parte di Bruxelles – rappresenta una prima importante misura volta a colmare il cosiddetto “equity gap” che caratterizza il mercato italiano del venture capital high tech.
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SPECIALE INNOVAZIONE
Dal 2007 un nuovo regime di esenzione per l’innovazione È in definizione a Bruxelles il nuovo quadro regolamentare per gli aiuti di Stato alla R&S che la Commissione europea prevede di pubblicare entro giugno. Ne anticipiamo le linee fondamentali di Mattia Crosetto, HAL9000 Limited
I
l 4 ottobre 2005, la Commissione europea aveva avviato una procedura di consultazione pubblica circa i miglioramenti da apportare alle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato a favore dei progetti di ricerca e innovazione, così da raccogliere il parere degli interessati prima di procedere all’adozione di misure definitive. L’elaborazione delle osservazioni formulate dagli operatori europei si è conclusa a febbraio, e la Ce è attualmente impegnata nella definizione dello schema finale che dovrà essere approvato all’inizio della prossima estate. Un nuovo regolamento per l’esenzione automatica delle misure d’aiuto alla ricerca e sviluppo seguirà invece nel corso del 2007.
Non solo libera concorrenza Il testo allo studio muove dalla convenzione, formulata proprio dalla Ce, che il mezzo migliore per incrementare l’innovazione e la competitività in Europa resti la libera concorrenza. Tuttavia, per la prima volta si riconosce come anche gli aiuti di Stato possano svolgere un’utile funzione di incentivo. In tale ottica, la Commissione europea propone un metodo chia-
ro per elaborare provvedimenti pubblici di aiuto che incentivino i progetti d’innovazione. Il principio basilare è che un’autorizzazione può essere concessa qualora: 1. l’aiuto abbia a oggetto una carenza specifica del mercato; 2. l’intervento pubblico diretto costituisca realmente lo strumento più idoneo d’azione, il che non è sempre vero, poiché talvolta possono risultare più adatte politiche strutturali o provvedimenti normativi; 3. l’aiuto stimoli concretamente i beneficiari a introdurre innovazioni di prodotto o processo, rimanendo però proporzionato rispetto all’obiettivo perseguito e ai risultati attesi; 4. le distorsioni della concorrenza restino contenute. Nella sua Comunicazione, la Commissione individua già una serie di carenze del mercato che possono ostacolare l’ottimizzazione degli investimenti in innovazione, quali tra le altre, la mancanza di sufficienti informazioni sulle attività di ricerca in corso, lo scarso coordinamento tra i ricercatori, le difficoltà nel trasferire i risultati dell’indagine scientifica al mercato, e simili.
AIUTI DI STATO: CHE COSA SONO L’articolo 87 del Trattato CE vieta, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri dell’Unione, gli aiuti concessi direttamente dagli Stati, o comunque mediante risorse pubbliche, e in qualsiasi forma avvengano, poiché questi possono favorire talune imprese o talune produzioni, falsando o minacciando di falsare la libera concorrenza. Tuttavia, il Trattato autorizza esplicitamente alcune eccezioni al divieto generale, qualora i regimi di aiuti proposti possano generare effetti positivi al livello della UE nel suo complesso. È questo il caso degli aiuti introdotti per correggere i fallimenti del mercato, per promuovere, la coesione sociale e regionale, lo sviluppo sostenibile e l’innovazione d’impresa. Per essere leciti, tali aiuti devono essere formalmente autorizzati dalla Commissione europea, oppure rispondere ai requisiti previsti dai Regolamenti comunitari di esenzione automatica dagli obblighi di notifica
PROPOSTA DELLA CE La Commissione europea ha proposto un nuovo regolamento in tema di aiuti di Stato dedicato alla ricerca e sviluppo, articolata nelle seguenti sei misure: 1.sostegno alla creazione ed espansione di start-up innovative; 2.aumento della disponibilità di capitali di rischio; 3.sostegno alla sperimentazione tecnologica e lancio di prodotti innovativi; 4.creazione di un ambiente imprenditoriale favorevole all’innovazione; 5.formazione e mobilità; 6.sviluppo di poli d’eccellenza
SPECIALE INNOVAZIONE
Su questa base, la Ce propone di autorizzare gli aiuti a due tipi di attività connesse con l’innovazione: a) le attività che incentivano l’assunzione di rischi non solo scientifici, ma anche commerciali, e la sperimentazione, contribuendo così a colmare il divario tra la ricerca e il mercato; b) le attività che migliorano l’ambiente in cui operano le imprese. La nuova disciplina dovrà poi contribuire anche al perseguimento degli obiettivi della ricerca comunitaria e, in particolare: – agevolare le iniziative di ricerca applicata transfrontaliere e transnazionali; – incoraggiare le formule di cooperazione tra settore pubblico e privato, privilegiando l’orientamento al mercato; – promuovere un quadro di certezza giuridica per gli enti di ricerca non-profit, che spesso beneficiano di finanziamenti in maniera non trasparente, grazie anche a rapporti di ambiguità con le imprese; – precisare la nozione di interesse comune europeo, al fine di permettere l’intervento pubblico a supporto di progetti di grande dimensione e rilevanza strategica per la competitività dell’industria Ue.
Le sei misure in preparazione Nel dettaglio, le proposte in materia di aiuti all’innovazione coprono sei settori generali, riassunti di seguito.
1. Sostegni a favore della creazione e dell’espansione di imprese innovative in fase di start-up Si tratterebbe in questo caso essenzialmente di esenzioni fiscali e sovvenzioni dirette.
Per poter beneficiare di aiuti leciti, le start-up innovative devono rispondere a due criteri di eleggibilità: ● esistere da meno di 5 anni e avere dimensioni limitate, sostanzialmente riconducibili alla definizione comunitaria di piccola impresa; ● i prodotti e i processi aziendali devono essere tecnologicamente nuovi o rappresentare un netto miglioramento rispetto ai migliori esempi settoriali europei, comportando con ciò un rischio di fallimento tecnologico o industriale; oppure ● le spese in R&S devono rappresentare una quota significativa dei costi di bilancio, ad esempio non meno del 15%. A favore di tali soggetti, la Ce sarebbe intenzionata ad ammettere aiuti di Stato in forma di: – incentivi fiscali, quali esenzioni dai contributi sociali ed eventualmente dalle altre imposte locali o regionali non gravanti sugli utili aziendali, sino a un dato termine dal finanziamento e per un determinato numero di anni, sempre che gli utili siano reinvestiti nella società; – aiuti diretti una tantum, sino a un certo ammontare, per esempio 1 milione di euro, per un periodo di tre anni, a condizione che l’importo erogato non venga cumulato con altri aiuti di Stato.
2. Aumentare la disponibilità di capitali di rischio Sebbene i capitali di rischio siano provvisti prevalentemente da operatori privati, il fallimento del libero mercato connesso alle carenze d’informazione e ai costi di transazione può giustificare la concessione di aiuti di Stato. La Ce è sicuramente favorevole a un loro impiego a compensazione delle difficoltà incontrate dalle im-
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prese nelle prime fasi di vita, ma ne riconosce tuttavia l’utilità anche a uno stadio successivo, per esempio nelle fasi di post-avviamento e prima espansione. Allo stato attuale, la partecipazione di risorse pubbliche nei fondi di capitale di rischio non può eccedere il 50% del totale (aumentabile al 70% nelle zone svantaggiate). La Commissione sta valutando la possibilità di aumentare ulteriormente tale massimale, per quanto limitatamente ai fondi riservati agli investimenti per l’avviamento. La Ce potrebbe inoltre adottare disposizioni specifiche per le fasi post-avviamento, onde agevolare la crescita delle imprese senza impedire la fuoriuscita degli investitori in capitale di rischio, autorizzando il cumulo degli aiuti alle Pmi con quelli erogati nel quadro della normativa applicabile al capitale di rischio, mediante prestiti garantiti (a tassi meno favorevoli di quelli concessi alle startup) o attraverso anticipi rimborsabili con scadenze di rientro abbreviate.
3. Sostegni alla sperimentazione tecnologica e lancio di prodotti innovativi La vigente normativa europea non consente di concedere aiuti di Stato alle attività di ricerca e sviluppo che si spingano oltre la prima prototipazione. La ragione è evidente: più ci si avvicina al mercato, maggiori sono i rischi che gli aiuti falsino la libera concorrenza e alterino l’equilibrio degli scambi. Anche in questo ambito, però, il mercato non sempre opera in maniera efficiente. Sono soprattutto le piccole imprese a trovarsi in maggiori difficoltà
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SPECIALE INNOVAZIONE
e a necessitare di risorse finanziarie complementari per realizzare prototipi su larga scala, anche quando questi possono essere commercializzati o sperimentati con ritorni economici. Per risolvere il problema, la Ce pare orientata a considerate ammissibili al sostegno pubblico le seguenti attività, che si andrebbero così ad aggiungere a quelle attualmente lecite perché pre-competitive: – realizzazione di prototipi utilizzabili per scopi commerciali e di progetti pilota destinati a esperimenti tecnologici e/o commerciali, quando il prototipo coincida con il prodotto finale e il suo costo di fabbricazione sia eccessivamente elevato per essere utilizzato a fini di convalida tecnica e dimostrazione; – valutazioni tecniche e studi di fattibilità propedeutici al lancio di nuovi prodotti, compresi i costi connessi al software e alla modellizzazione computerizzata per gli esperimenti tecnologici e/o commerciali; – spese di adeguamento delle tecnologie alle specifiche di produzione particolari e di ottimizzazione del processo di fabbricazione, sino ai primi lotti di pre-produzione; – costi di commercializzazione connessi al design tecnologico; – formazione alla gestione e al marketing. Gli aiuti potranno consistere in sovvenzioni, prestiti agevolati o garantiti, anticipi rimborsabili concessi a condizioni agevolate, purché l’intensità massima sia limitata indicativamente al 15% e che le attività siano riconducibili a un progetto specifico di R&S eseguito dall’impresa stessa.
4. Creazione di un ambiente imprenditoriale favorevole all’innovazione Le informazioni in possesso della Commissione europea sottolineano la mancanza sul mercato comune di intermediari dell’innovazione (v. box) di quei soggetti pubblici o privati in grado di fornire servizi e infrastrutture alle imprese che svolgono attività innovative. Stante la carenza, l’intervento pubblico potrebbe essere lecito. Occorre tuttavia regolamentare i casi in cui l’aiuto viene trasmesso ai beneficiari finali, come pure quelli in cui l’aiuto è destinato all’intermediario. Anche a questo titolo, però, gli aiuti di Stato possono essere autorizzati solo in presenza di una serie di requisiti, tra i quali la finalizzazione all’acquisto da intermediari dell’innovazione di servizi pre-determinati, tra i quali: ● ●
●
la ricerca e l’identificazione di progetti innovativi; la consulenza per l’individuazione della sede aziendale, la predisposizione dei necessari collegamenti informatici; la formazione, il sostegno tecnologico ai progetti innovativi; la tutela e la cessione dei diritti di proprietà intellettuale e gli accordi di licenza; la fornitura di infrastrutture, tra i quali sono fatti rientrare gli
uffici e di banche dati per la ricerca delle tecnologie esistenti e di partner per i trasferimenti di tecnologia; servizi riguardanti i marchi di qualità, le prove e la certificazione. Le Pmi potrebbero ricevere gli aiuti di Stato in varia forma, compresi i “voucher per servizi d’innovazione” già sperimentati con successo in alcuni Paesi, per un massimo di € 200.000 scaglionati su tre anni, indipendentemente da eventuali contributi in de minimis, onde acquistare servizi da intermediari dell’innovazione fino a concorrenza di tale importo.
5. Formazione e mobilità Risorse umane di qualità e mobili sono un fattore di successo della moderna ricerca scientifica e tecnologica. La Commissione europea storicamente valuta come estremamente positiva la formazione del personale all’imprenditorialità, all’innovazione e alla gestione dei cambiamenti. Nella stessa logica, promuove attivamente gli scambi di ricercatori tra università e imprese, soprattutto se piccole e medie. In quest’ambito, le norme proposte si distinguono tra incentivi alle Pmi e alle università. A favore delle prime, si pensa di giudicare leciti i contributi ai costi di assunzione per ricercatori e ingegneri altamente qualificati, nonché le spese di formazione del personale coinvolto nelle attività di R&S.
Intermediari dell’innovazione: definzione La Ce definisce “gli intermediari dell’innovazione” le persone giuridiche la cui mission consista nel fornire: – servizi di consulenza alla R&D; – almeno una tra le seguenti infrastrutture: uffici completamente attrezzati per l’incubazione dei progetti innovativi, locali e materiali per la formazione, laboratori, strutture di prova e di certificazione; – diffusione di informazioni sui servizi forniti e sui risultati ottenuti.
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L’intensità dell’aiuto dovrebbe essere però limitata, ad esempio al 35% della spesa totale, e la sua decorrenza andrebbe circoscritta nel tempo, idealmente a un massimo di 3 anni per singola impresa.
Poli di eccellenza: definizione
6. Sviluppo di poli d’eccellenza attraverso collaborazioni, raggruppamenti e creazione di cluster
Raggruppano, di norma, start-up innovative, Pmi, grandi imprese, università o istituti di ricerca che operano in un dato settore e in una determinata regione e che stimolano l’attività innovativa promuovendo iniziative di cooperazione.
Il Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico della Ce mira al rafforzamento delle capacità di ricerca e innovazione nell’intero territorio europeo, nonché allo sviluppo e al potenziamento dei poli di eccellenza (v. box) in vari settori. Tali poli di eccellenza sono chiamati a contribuire in maniera significativa ai trasferimenti di tecnologia, alla creazione di reti e alla diffusione delle informazioni tra le imprese che li costituiscono, nonché a garantire un certo equilibrio tra piccole, medie e grandi imprese.
I poli di eccellenza sono cluster regionali orientati alla ricerca e dotati di sufficiente massa critica per attirare i ricercatori, gli investitori e gli operatori principali di un dato settore, mobilitando sufficienti finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.
Le carenze del mercato sono un fattore di ostacolo alla nascita e allo sviluppo dei cluster e, a maggior ragione, alla loro trasformazione in poli d’eccellenza. Gli enti pubblici di ricerca che collaborano con l’industria generano esternalità positive, ma risentono spesso in misura maggiore dei fallimenti del mercato; gli aiuti di Stato potrebbero intervenire per facilitare il superamento di tali ostacoli, facendo sì che le imprese e le università, o gli istituti di ricerca, investano in attività connesse all’innovazione all’interno del cluster.
Secondo la normativa attuale in materia di ricerca, in caso di collaborazione tra settore privato ed enti pubblici, l’industria deve sostenere interamente il costo del progetto o, in alternativa, cedere all’ente pubblico tutti i diritti di proprietà intellettuale per evitare che i pagamenti vengano classificati come aiuti di Stato. Gli interventi allo studio sono diretti a modificare questa disposizione, ripartendo i diritti tra i partner su base proporzionale, in funzione del contributo di ciascuno.
SCHEDA DI VALUTAZIONE
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DIFFICOLTÀ Minori difficoltà nella fase progettuale rispetto al bando 2004, dal momento che il venir meno della procedura valutativa non vincola la predisposizione del progetto al rispetto degli indicatori che determinavano il punteggio in graduatoria
TEMPI Tempi chiari e definiti sin dall’inizio per la presentazione delle istanze, alle quali verrà assegnato l’ordine cronologico di arrivo in maniera telematica. Le incertezze si propongono invece con riferimento alla chiusura del bando, che pur restando aperto per 30 giorni, potrebbe concludersi prima a causa dell’esaurimento delle risorse
COSTI I costi per la compilazione della domanda e degli allegati saranno contenuti grazie alla messa a disposizione di un apposito tool telematico. Discorso a parte va fatto con riferimento alle consulenze specialistiche per lo sviluppo e la definizione del progetto di e-commerce, la cui spesa comunque risulta ammessa al contributo
PROBABILITÀ Rispetto al bando 2004 con 13 milioni di euro, la maggiore entità dei fondi sul IV bando, pari a 68 milioni di euro, moltiplica le probabilità di finanziamento e fa ritenere che i progetti finanziati siano in numero decisamente elevato e vicino al picco dei 6.900 registrati nel bando 2002
Ampliato a tutti i settori il bando e-commerce Due mesi di tempo prima dell’avvio del bando e-commerce, che ripropone la procedura automatica e la chiusura a esaurimento delle risorse di Rosaria Lo Forte, MPS-Banca per l’Impresa
D
alla pubblicazione in GURI del decreto MAP del 9 marzo 2006 prende avvio il temine di 30 giorni utili, a partire dal sessantesimo giorno dall’avvenuta pubblicazione, per la presentazione dei progetti di investimento orientati allo sviluppo di attività di commercio elettronico da parte delle imprese interessate alle agevolazioni previste dal nuovo bando e-commerce. Le risorse messe a disposizione ammontano a circa 68 milioni di euro, ma la cifra potrebbe aumentare grazie ai risparmi sui bandi precedenti. Rispetto al bando 2004, la circolare fissa nuove modalità operative per l’accesso alle agevolazioni nella forma del credito d’imposta previsto dal comma 5 dell’art. 103 del-
la legge 23 dicembre 2000 n. 388 (legge finanziaria 2001), mentre resta fermo il rispetto della regola del de minimis con riferimento all’entità massima delle agevolazioni concedibili, pari a 100.000 euro su un periodo di tre anni.
Beneficiari Possono accedere agli aiuti le imprese titolari di partita IVA, individuali o societarie, anche aventi forma di cooperative, consorzi e società consortili, società consortili miste tra imprese industriali, commerciali e di servizi, consorzi di sviluppo industriale, centri per l’innovazione e lo sviluppo imprenditoriale. Non sono previste limitazioni settoriali, con la sola eccezione delle imprese operanti nei settori per i quali non è applicabile la disciplina
Garanzie della Sezione Speciale Tecnologie Digitali del Fondo di Garanzia Si tratta di una garanzia diretta fino all’80% (90% nel caso di controgaranzia dei consorzi fidi) dell’importo del finanziamento, per un massimo di 200 mila euro. Ciò comporta che, in presenza di un progetto agevolabile di massimo 100 mila euro ai sensi della legge 388, il Fondo di Garanzia MCC facilita l’accesso al credito perché concorre a garantire l’eventuale finanziamento bancario sottostante per intero. Per facilitarne l’accesso è possibile richiederne l’intervento direttamente via internet contestualmente alla domanda di prenotazione degli interventi e-commerce agevolati dalla legge 388.
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“de minimis” ai sensi dei vigenti orientamenti UE in materia di aiuti di Stato. I progetti possono riguardare singole imprese o imprese aggregate, con riferimento alle quali non vige nessun vincolo di aggregazione minima.
Progetti ammissibili Sono agevolabili gli investimenti finalizzati allo sviluppo per via elettronica delle transazioni che le imprese richiedenti effettuano tra loro ovvero nei confronti di altre imprese, nonché dei consumatori finali, nei mercati interni ed esteri. Esso riguarda dunque sia le tecnologie Business to Business e Business to Consumer, l’integrazione di queste con gli altri sistemi informativi aziendali (gestione magazzino, vendite, distribuzione, amministrazione, Business Intelligence, CRM Customer relations management).
Spese ammissibili Sono ammissibili le spese sostenute in data successiva a quella di pubblicazione del decreto MAP del 9 marzo sulla Gazzetta Ufficiale e, per ogni singola impresa partecipante al progetto, non potranno essere inferiori a euro 30.000 e superiori a euro 100.000. Le spese ammissibili per le suddette attività sono quelle sostenute per l’acquisizione di: a) hardware, nel limite del 5% del costo totale del progetto, di nuova fabbricazione; b) software per tiratura ai fini della realizzazione del progetto; c) consulenze specialistiche per lo sviluppo, la customizzazione e personalizzazione dell’applicazione che gestisce l’attività di vendita via internet (a esempio applicazioni di e-commerce, applicazioni business-to-business,
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etc.) e per l’integrazione di que- ziaria o leasing, gli acquisti a rate ai sta con gli altri sistemi informati- sensi dell’art. 1523 del codice civile. vi aziendali (gestione magazzino, In questo caso le spese di locazione finanziaria nonvendite, diché le spese per stribuzione, ATTENZIONE acquisto a rate amministrasono agevolabili zione, BusiIn sede di assegnazione delle riquando la durata ness Intellisorse, priorità sarà assegnata ridel contratto di gence, CRM); spettivamente alle domande prolocazione o di acd) c o n s u l e n z e venienti da Consorzi composti alquisto a rate non per il markemeno da 5 PMI e a seguire dalle è superiore a tre ting nel limiassociazioni temporanee di almeanni dalla data te del 15% no 14 PMI. dei relativi condel costo totratti. tale del progetto, più propriamente quelli Possono, inoltre, essere agevolati i relativi all’aumento di visibilità canoni per l’affitto di hardware e dell’offerta on-line: creazione e software. registrazione di marchi, search advertising, banner, comparato- Agevolazioni ri di prezzo, etc.; Il credito d’imposta concedibile sul e) servizi per la formazione del progetto ammesso alle agevolaziopersonale comprese quelle so- ni in favore di ciascuna impresa stenute nella modalità dell’e- partecipante ed entro il rispetto learning ovvero formazione per della regola del de minimis è pari: la gestione in house dei processi – al 45% delle spese documentate di sviluppo, nel limite del 15%; e agevolabili per domande pref) servizi per lo sviluppo, manusentate da Consorzi composti da tenzione e aggiornamento della 5 o più PMI; piattaforma tecnologica nel li- – al 40% delle spese documentate mite del 10% del costo totale e agevolabili per domande predel progetto, sebbene già esisentate da associazioni temporastente, tra le principali novità nee di 14 e più PMI; del nuovo bando. – al 35% in tutti gli altri casi. Sono ammissibili alle agevolazioni i costi per l’informatizzazione Cumulabilità aziendale connessi al progetto nel Tra le principali novità rispetto ai limite del 30% delle spese di cia- bandi precedenti si segnala inoltre scuna impresa e per un importo che le agevolazioni sono cumulabinon superiore a euro 25.000, dal li, nel limite dei 100.000 euro esclucui calcolo restano esclusi i costi di sivamente con le garanzie della seformazione eventualmente soste- zione speciale Tecnologie Digitali nuti dall’impresa. del Fondo di garanzia istituita con l’art. 1 del decreto 15 giugno 2004, Le spese sono ammissibili al netto presso M.C.C. S.p.A. La Sezione delle imposte, spese notarili e lega- Tecnologie Digitali può essere utili, interessi e oneri accessori con ec- lizzata non solo per finanziare gli cezione delle spese per imballo, tra- investimenti per i quali si richiedosporto, monitoraggio e collaudo. no gli incentivi previsti dalla legge Le modalità di acquisto dei beni age- 388, ma anche investimenti da reavolabili sono diverse: l’acquisto di- lizzare contestualmente a quelli retto, il ricorso alla locazione finan- agevolati che non rientrano nelle
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fattispecie o nel limite massimo delle spese ammissibili.
nazionale iscritte e non al repertorio economico e amministrativo delle Camere di Commercio. Le agevolazioni concesse ai sensi La domanda, da compilarsi sulla del presente bando sono invece re- base dello schema allegato al banvocate qualora l’impresa benefici di do, dovrà essere inviata al Gestore qualsiasi altra agevolazione pub- a partire dal 60° giorno e fino al blica, anche in forma di de-mini- 90° giorno successivo alla pubblimis, riguardante gli stessi beni e cazione in GU del decreto MAP 9 servizi. marzo 2006, esclusivamente mediante l’apposita procedura inforProcedura matica di invio telematico dispoLe nuove regole operative di pre- nibile sul sito internet sentazione delle domande ripro- www.MCC.it. pongono, come già avveniva nel Il Gestore stesso rilascerà ricevuta 2002, la procedura automatica “a contenente l’identificativo della sportello” in ragione della quale le domanda, che sarà assegnato dalla risorse erano assegnate in base al- procedura informatica sulla base l’ordine di arrivo delle domande, dell’ordine cronologico generato rispetto alla procedura cosiddetta automaticamente dalla procedura “a bando” ripridi ricezione testinata nel terzo lematica. ConATTENZIONE bando e introtestualmente aldotta per la pril’invio telematiNell’attualità il Gestore sarà tenuma volta con il co, il modulo di to ad accertare esclusivamente la bando 2001, in domanda, corcompletezza e la regolarità formabase alla quale redato dalla rele delle domande e relative dichial’assegnazione lativa relazione razioni, con riserva di effettuare delle risorse alle tecnica, dovrà successivi controlli e ispezioni imprese avveniessere inviata va sulla base del con raccomanpunteggio conseguito da ciascun data A/R entro tre giorni lavorativi progetto e determinato dal valore successivi alla data di invio telemaassunto da alcuni parametri. tico, a pena di decadenza della domanda. L’invio con raccomandata Presentazione della domanda A/R del modulo di domanda e degli allegati non è richiesto qualora di prenotazione La domanda per l’accesso alle age- il progetto riguardi una sola imprevolazioni sarà relativa a un unico sa e la medesima abbia effettuato progetto d’investimento. Essa può l’invio telematico della domanda e essere predisposta e presentata da allegati sottoscritte con “firma digiun soggetto promotore, in nome e tale”. per conto di tutte le imprese parte- Entro 60 giorni dalla data termine cipanti all’iniziativa e richiedenti di chiusura del bando il Gestore, gli aiuti, ovvero anche direttamen- previa verifica della regolarità formale delle domande e della docute da una singola impresa. La figura del soggetto promotore mentazione, tenuto conto delle dipuò essere assunta, oltre che da sponibilità finanziarie, consegnerà una qualsiasi delle imprese facenti i dati al MAP che emana il decreto parte dell’aggregazione, anche dal- di prenotazione dell’agevolazione, le associazioni imprenditoriali di che tiene conto dell’ordine cronocategoria a carattere territoriale o logico di arrivo delle domande. Il
MAP, entro 60 giorni dalla chiusura del bando, informa il soggetto promotore dell’eventuale diniego della domanda, anche a causa dell’esaurimento delle risorse. Altri motivi di esclusione dalla prenotazione delle agevolazioni sono inoltre: a) il mancato invio con la domanda delle schede-dichiarazione delle imprese partecipanti e della relazione di progetto; b) la non conformità degli elementi risultanti dalla domanda, ovvero la irregolarità della medesima in relazione alle disposizioni di cui al DPR 28 dicembre 2000, n. 445; c) l’utilizzo di modulistica non conforme a quella distribuita dal Gestore e/o dal Ministero. La relazione di progetto dovrà contenere l’elencazione degli investimenti previsti, con il dettaglio dei relativi costi, le finalità, gli obiettivi e i tempi di realizzazione e di messa a regime, con l’indicazione dei risultati economici attesi.
Fruizione delle agevolazioni Nel limite massimo di 14 mesi dalla data del decreto di prenotazione delle risorse, il progetto deve essere totalmente completato, intendendosi per tale l’integrale fornitura, messa in esercizio dei beni e servizi ammessi all’agevolazione ed effettuati i relativi pagamenti nella misura non inferiore al 100% dei costi ammessi all’agevolazione. Si considerano ammissibili all’intervento: a) beni materiali: quando sono interamente fatturati, consegnati e installati; b) beni immateriali, servizi e consulenza: quando siano “consegnati”, condizione che deve risultare da apposito verbale di consegna
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riferito al contratto, fatturati e pagati. Il verbale di consegna deve fare riferimento a documentazione tecnica sufficiente a comprovare la natura delle prestazioni, l’inerenza con l’attività esercitata e il loro sviluppo. Nel caso di beni acquisiti mediante locazione finanziaria ovvero di acquisizione a rate ai sensi dell’art. 1523 del codice civile, l’agevolazione è calcolata sull’ammontare della fattura di vendita o sul prezzo di listino del bene e non può essere superiore ai canoni o alle rate pagate nei 14 mesi successivi alla data del decreto di prenotazione delle risorse. Nel caso di hardware e software presi in affitto, l’agevolazione sarà calcolata sul costo totale dei canoni in affitto relativi a tre anni, nel limite massimo del prezzo di listino del bene. L’ammontare dei canoni pagati nei 14 mesi successivi alla data del decreto di prenotazione delle risorse non deve essere inferiore all’importo dell’agevolazione effettivamente spettante sul costo totale. In ogni caso il soggetto promotore è tenuto a presentare entro e non oltre due mesi dalla data termine del progetto alla sede legale del Gestore la dichiarazione-domanda per la fruizione delle agevolazioni con allegata la scheda o le schede in caso di aggregazione d’imprese, nonché la relazione e la perizia giurata. Allo scadere dei due mesi qualora il soggetto promotore non abbia provveduto alla presentazione della dichiarazione-domanda di fruizione il Gestore propone la revoca dell’agevolazione al Ministero il quale procede all’emanazione del conseguente decreto. La dichiarazione-domanda di fruizione delle agevolazioni così come le schede delle imprese devono essere redatte e sottoscritte, con modalità del tutto analoghe a quelle previste per la domanda di preno-
tazione delle agevolazioni, secondo gli schemi obbligatori riportati rispettivamente negli allegati 4, 4bis e 5 al presente bando. Anche per la fase di fruizione, il Gestore e/o il Ministero renderà disponibili i moduli per consentire una agevole e spedita trattazione delle informazioni. Alla dichiarazione-domanda di fruizione deve essere allegata copia della documentazione contabile comprovante l’investimento realizzato, una relazione che indichi i tempi di messa a regime e i risultati economici attesi, nonché una perizia giurata asseverata in cancelleria (allegato 7) resa da professionista, estraneo all’impresa, iscritto a un albo professionale, attestante la coerenza tecnico-economica del progetto e la piena funzionalità dello stesso, sia per quanto riguarda la realizzazione degli investimenti, che per l’esercizio delle attività di commercio elettronico e/o di collegamento telematico tra le imprese che partecipano al progetto. I beni e servizi oggetto di intervento devono essere mantenuti, in effettive condizioni di esercizio per le attività per le quali sono stati concessi i benefici, per almeno un biennio decorrente dalla data di invio della documentazione di spesa. Sull’originale di ogni fattura, sia di acconto che di saldo, riguardante beni e servizi per i quali è stata chiesta e ottenuta l’agevolazione, deve essere riportata, con scrittura indelebile, anche mediante l’utilizzo di un apposito timbro, la dicitura: “Bene acquistato con il concorso delle provvidenze previste dall’articolo 103 commi 5 e 6 della legge 388/2000”. La fattura che, a seguito di controlli e verifiche, venga trovata sprovvista non sarà considerata valida e determinerà la revoca della corrispondente agevolazione.
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Bandi FIT in apertura: pregi e difetti del nuovo corso Ai due bandi tematici in fase di apertura (dal 20 aprile al 19 giugno) si applicano le novità previste in Finanziaria nell’ambito del riordino degli incentivi. L’obbligatorietà del finanziamento bancario porta con sé vantaggi e difficoltà di accesso alle agevolazioni di Gianluca Manzi, FINANZA & SVILUPPO SRL
C
on la pubblicazione avvenuta il 21 marzo sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale relativo all’utilizzo delle risorse della Cassa depositi e prestiti per l’innovazione tecnologica, si aprono finalmente i due bandi Fit in sospeso oramai da alcuni mesi: il bando tematico relativo alle “Aree Tecnologiche Prioritarie” e il bando tematico “Processi strategici aziendali” relativo allo sviluppo dell’ICT nell’ambito di consorzi di imprese (v. articolo pubblicato sul n. 3/2006, pagina 11).
La copertura finanziaria Per la prima volta viene introdotto l’obbligo del cofinanziamento bancario del progetto. In particolare il decreto interministeriale prevede, oltre a un contributo alle spese non superiore al 10%, l’obbligo di un finanziamento del 90% dei costi ammessi. Tale finanziamento deve essere composto per non più del 90% dal finanziamento agevolato, a cui deve essere associato un finanziamento bancario ordinario pari ad almeno il 10%. Sostanzialmente, tra il contributo
alle spese, il finanziamento bancario ordinario e il finanziamento agevolato, si avrà la copertura finanziaria integrale del progetto. L’intervento risulta ancora molto interessante dal punto di vista dell’incentivazione, grazie al tasso fisso dello 0,5% applicato alla quota di finanziamento agevolato. Nella tabella a pagina seguente che viene qui riportata si può vedere come il vantaggio reale del finanziamento sia funzione del tasso di mercato che la singola azienda sarà in grado di contrattare con il soggetto finanziatore. La quota relativa al finanziamento bancario è minima, ma assolve un ruolo fondamentale. Infatti, obbligando l’impresa a coinvolgere il sistema bancario nel finanziamento del progetto, si otterrà un’efficace selezione dei progetti stessi. Per la verità, tuttavia, la selezione non verrà fatta propriamente sul progetto, ma sulla solidità dell’impresa. Le banche a cui verranno infatti richiesti questi finanziamenti, con molta probabilità non entreranno nel merito del progetto (è improbabile che ne abbiano le capacità tecnico-scientifiche), ma
si limiteranno a una tradizionale istruttoria basata sul merito creditizio. Una grossa selezione sarà inoltre ottenuta grazie all’abolizione di tutti i bonus di contributo alle spese che la vecchia normativa prevedeva (per le piccole e medie imprese, per gli investimenti effettuati nelle aree svantaggiate, per la quota di progetto rientrante nella definizione di ricerca applicata, ecc.). Il fatto di poter contare solo su una percentuale massima di contributo pari al 10% ridurrà notevolmente il numero dei progetti meno “pregiati” e, al contrario, la copertura finanziaria al 100% incentiverà la presentazione dei progetti dietro ai quali è presente un importante piano di sviluppo industriale.
La disposizione sull’ammortamento È però opportuno non sottovalutare la difficoltà di ottenere il finanziamento bancario previsto dal nuovo regolamento. Tale finanziamento dovrà essere molto diverso dai normali finanziamenti bancari. Il decreto interministeriale, infatti, all’artico 5, comma 5, prevede che la quota di capitale relativa al finanziamento bancario potrà entrare in ammortamento soltanto dopo l’avvenuto ammortamento del 50% della quota capitale relativa al finanziamento agevolato. In considerazione del fatto che, nel corso del progetto di ricerca, l’azienda è in preammortamento e che la durata massima del progetto può essere di 3 anni, l’ammortamento del finanziamento agevolato potrebbe iniziare dal quarto anno. Poiché la durata massima, prevista dalla legge, del finanziamento agevolato deve essere compresa tra i 7 e i 10 anni (comprensivi del periodi di preammortamento), il 50% dell’ammortamento della
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quota capitale del finanziamento agevolato si supererà dopo un periodo compreso tra i due anni e i quattro anni. Se si sommano questi due/quattro anni ai tre anni della durata del progetto, si ottiene che l’ammortamento della quota capitale relativa al finanziamento bancario potrà iniziare non prima di un periodo compreso tra i 5 e i 7 anni dall’inizio del progetto: trovare una banca che sia disponibile a concedere un finanziamento con un così lungo periodo di utilizzo e preammortamento potrebbe non essere una cosa molto facile, a meno di non prestare solide garanzie reali.
Criteri non abbastanza oggettivi Come nei precedenti bandi tematici continua la concessione delle agevolazioni sulla base della posizione assunta dal progetto in una
specifica graduatoria, seguendo l’ordine decrescente, dalla prima fino all’esaurimento dei fondi disponibili. La posizione che ciascun progetto assume nella graduatoria è determinata in relazione a un punteggio totale che viene assegnato sulla base di alcune caratteristiche del progetto e dell’impresa stessa. È assolutamente doveroso proseguire su questa strada, in quanto le risorse a disposizione della pubblica amministrazione sono oramai così esigue (e contrariamente sono notevolmente cresciute negli ultimi anni le richieste delle imprese) che può essere soddisfatto solo un limitato numero di domande. È quindi necessario riuscire a individuare i progetti più meritevoli e assegnare a loro le risorse finanziarie a disposizione. Non è un compito molto semplice determinare i criteri su cui basare la selezione e, probabilmente, qualsiasi
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scelta venga operata, è destinata a scontentare una certa percentuale di imprese. Riteniamo peraltro che risulta indispensabile che i criteri adottati siano il più oggettivi possibile, senza lasciare spazio all’interpretazione soggettiva. È per tale motivo che lascia non poco perplessi la possibilità di assegnare una quota significativa di punteggio sulla base della stima del “significativo avanzamento tecnologico rispetto allo stato dell’arte mondiale”, piuttosto che una non molto più chiara “novità in relazione allo sviluppo del mercato di riferimento”. Per non parlare del punteggio, relativo al bando ICT-consorzi, assegnato valutando gli effetti dell’innovazione sulla base “dell’efficacia dell’aggregazione”, piuttosto che “sull’integrabilità nella filiera”. Questi criteri sono troppo soggettivi e lasciano molto spazio alle interpretazioni.
Esempi di calcolo del finanziamento Tasso agevolato
Tasso concordato per il finanziamento bancario
Tasso globale applicato al finanziamento
Minori interessi per un progetto con costi ammissibili pari a 3 milioni
0.5%
3.5%
0,80%
266.208
0.5%
3.6%
0,81%
275.280
0.5%
3.7%
0,82%
284.520
0.5%
3.8%
0,83%
293.676
0.5%
3.9%
0,84%
302.832
0.5%
4.0%
0,85%
312.072
0.5%
4.1%
0,86%
321.312
0.5%
4.2%
0,87%
330.552
0.5%
4.3%
0,88%
339.876
0.5%
4.4%
0,89%
349.116
0.5%
4.5%
0,90%
358.440
0.5%
4.6%
0,91%
367.764
0.5%
4.7%
0,92%
377.088
IN SINTESI
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SPECIALE INNOVAZIONE
NORMA Invito Eacea/01/06 (GuCe n.C75, Parte III, del 28 marzo 2006)
BENEFICIARI Possono beneficiare dell’iniziativa organismi pubblici e privati, associati in Consorzi, aventi competenza ed esperienza in materia di e-Learning, ubicati in uno dei 25 Stati membri, oltre a Islanda, Liechstenstein, Norvegia e Bulgaria
ATTIVITÀ AGEVOLABILI Sono agevolabili le iniziative riguardanti: • promozione dell’alfabetizzazione digitale • campus virtuali europei • azioni trasversali
SPESE AMMISSIBILI Conferenze, seminari, workshop, attività di diffusione, costituzione di reti, studi, analisi, relazioni, scambi, mobilità, riunioni, aggiornamento di siti web, aggiornamenti della sintesi del progetto, contributi al portale e-Learning e dei relativi link in rete
AGEVOLAZIONE L’agevolazione concessa si sostanzia in un contributo in conto capitale, a fondo perduto, in misura variabile, in relazione all’entità dell’intervento e alla tipologia scelta
PROCEDURA Le candidature vanno inviate all’Agenzia esecutiva per l’istruzione e gli audiovisivi e la cultura, Ufficio BOUR 2/30A, BE1049 Bruxelles, entro il 19 maggio 2006. Per la redazione delle domande deve essere utilizzata, esclusivamente, l’apposita modulistica
Nuove tecnologie multimediali con il programma e-Learning La Commissione concede contributi per la promozione dell’alfabetizzazione digitale, per i campus virtuali europei e per le azioni trasversali. L’iniziativa è dedicata agli organismi pubblici e privati che hanno già esperienza in materia di Giancarlo Terenzi, Mef, Dipartimanto politiche di sviluppo
I
l 28 marzo 2006 è stato pubblicato, sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (GeUe), n.C75, Parte III, l’invito a presentare proposte per tre dei quattro settori di intervento previsti dal programma comunitario “e-Learning”, concernenti la promozione dell’alfabetizzazione digitale, i campus virtuali europei e le azioni trasversali.
Il quarto settore di intervento, il gemellaggio elettronico delle scuole in Europa (e-Twinning) e la promozione della formazione degli insegnanti, saranno invece oggetto di inviti distinti su base ristretta. In particolare, l’invito che riguarda le proposte per il 2006, a cura dell’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura, denominata comunemente The Education,
Il programma e-Learning e-Learning riguarda l’utilizzo delle nuove tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell’apprendimento, agevolando l’accesso a risorse e servizi nonché gli scambi e la collaborazione a distanza. È un programma pluriennale (2004 – 2006) comunitario per l’effettiva integrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic) nei sistemi di istruzione e formazione in Europa. Nel dettaglio, si tratta di migliorare la qualità e l’accessibilità dei sistemi europei di istruzione e formazione attraverso l’uso efficace delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e il settore interessato è quello dell’Istruzione e della Cultura – Società dell’Informazione. Il programma si attua attraverso quattro campi d’azione: a) promozione dell’alfabetizzazione digitale; b) campus virtuali europei; c) gemellaggio elettronico delle scuole in Europa e promozione della formazione dei docenti; d) azioni trasversali.
SCHEDA DI VALUTAZIONE
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DIFFICOLTÀ La modulistica, composta di più documenti, è disponibile sul sito dell’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura. La compilazione della domanda non presenta particolari problemi grazie alle dettagliate istruzioni allegate
TEMPI Il termine per completare l’iter amministrativo non è indicato. Il progetto deve essere completato tra 12 e 24 mesi dalla data di sottoscrizione del contratto da parte dell’Agenzia, a seguito dell’avvenuta firma da parte del Consorzio
COSTI I costi possono essere elevati nel caso sia necessario l’intervento di consulenti esterni
PROBABILITÀ
IN DETTAGLIO
Le probabilità di accedere all’agevolazione non sono molto elevate per l’entità delle risorse disponibili, pari, complessivamente, per le tre azioni a 5.580.000 euro
NORMATIVA • Regolamento (CE) 25 giugno 2002 n.1605 • Regolamento (CE) 23 dicembre 2002 n.2342 • Comunicazione (CE) 28 marzo 2001 n.Com (2001) 172 def. • Decisione Pe e Consiglio 5 dicembre 2003 n.2318/2003/CE • Invito Eacea/01/06 (GuCe n.C75, Parte III, del 28 marzo 2006)
MODULISTICA Disponibile sul sito dell’Eacea
PER INFORMAZIONI Eacea – http://eacea.cec.eu.int Commissione europea – DG Istruzione e Cultura Multimedia: Cultura-IstruzioneFormazione Rue de la Loi 200, B100 3/8 B – 1049 Bruxelles
Audiovisual and Culture Agency Executive Agency (Eacea), è incentrato sulla promozione, la divulgazione e la valorizzazione dei risultati, delle buone prassi e degli insegnamenti acquisiti tramite l’utilizzazione delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic) per l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente in Europa. Le proposte verteranno su altri progetti dell’iniziativa o programma di “e-Learning”, completati o in corso, o su altre azioni finanziate dalla Commissione europea, dagli Stati membri, dalle autorità regionali e locali, nonché dagli enti pubblici o privati. Lo scopo dell’iniziativa è garantire che i prodotti, i risultati e le conclusioni esercitino il massimo impatto, colpendo la vasta comunità dell’istruzione e della formazione. Le proposte devono, pertanto, garantire che i risultati e le realizzazioni riguardino essenzialmente il settore pubblico (le fonti aperte, le shareware, ecc.), anziché essere di natura strettamente commerciale o parte di una normale evoluzione di attività. Nello specifico, sono previsti due tipi di progetti: di valorizzazione e di rete. I primi consentiranno di effettuare un’analisi critica dei risultati e delle esperienze, di avviare analisi comparative e di divulgare le conoscenze acquisite. Saranno di piccola dimensione e focalizzati su un tema scelto (nuovi metodi didattici, l’e-learning per le Pmi, il contenuto formativo, ecc.), dovranno produrre risultati tangibili che possano essere utilizzati dalla vasta comunità delle parti interessate. I secondi forniranno servizi essenziali per la divulgazione e lo sfruttamento dei risultati su una scala più vasta possibile. E utilizzeranno i risultati e la conoscenza derivanti da esperienze passate o in corso
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per favorire il confronto, condividere conoscenze e promuovere l’avanguardia nell’uso delle Tic per l’apprendimento permanente.
Beneficiari I soggetti abilitati a presentare le domande di contributo sono gli organismi pubblici e privati, aventi competenza ed esperienza in materia di “e-Learning” con riferimento a uno qualsiasi dei settori indicati nell’avviso. L’istituto coordinatore/promotore e le altre organizzazioni coinvolte devono essere legalmente costituiti e l’organismo coordinatore/promotore, nonché le organizzazioni partner, devono avere sede in uno dei 25 Stati membri dell’Ue o in Islanda, Liechstenstein, Norvegia e Bulgaria. Le condizioni e le modalità di partecipazione al programma per gli Stati dello Spazio economico europeo (See) e la Bulgaria sono stabilite conformemente alle disposizioni pertinenti degli strumenti che disciplinano le relazioni tra la Comunità e i suddetti Paesi. Le proposte vanno presentate da un unico organismo (il richiedente), che rappresenta un Consorzio formato da almeno tre partecipanti (richiedente compreso). Il Consorzio deve essere formato da enti di almeno tre diversi Paesi ammessi a partecipare e fra questi almeno uno deve provenire dall’Unione europea. I cobeneficiari (partner) devono firmare mandati che conferiscano una delega al richiedente (coordinatore) e i richiedenti devono presentare i mandati originali con la domanda di sovvenzione. Il richiedente e gli altri cobeneficiari dovranno, altresì, fornire una copia del proprio statuto, nonché una del certificato d’iscrizione ai registri ufficiali.
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I documenti vanno presentati in una delle lingue ufficiali dell’Unione europea e gli atti di candidatura devono essere presentati da una persona giuridica, in quanto quelle fisiche non sono ammesse. I richiedenti e i cobeneficiari devono dichiarare di non trovarsi in una delle situazioni di cui agli articoli 93 e 94 del Regolamento finanziario (CE) n.1605 del 25 giugno 2002, che si applica al bilancio generale delle Comunità europee. I richiedenti devono presentare un bilancio in pareggio e rispettare il massimale stabilito per il finanziamento comunitario, fissato all’80 per cento.
Attività agevolabili Sono ammissibili i progetti che riguardano la promozione dell’alfabetizzazione digitale, i campus virtuali europei, oltre ad azioni trasversali.
Promozione dell’alfabetizzazione digitale. Le proposte della prima priorità devono incentrarsi sulla diffusione e lo sfruttamento effettivi e sostenibili dei risultati desunti da progetti, azioni o strumenti esistenti di alfabetizzazione. Sarà opportuno, al riguardo, porre un’enfasi speciale sulla chiara individuazione delle categorie di destinatari e delle loro esigenze, sugli intermediari (settore del volontariato, comunità universitarie e dell’insegnamento, municipalità, ecc.), sui mezzi che consentano di giungere agli utenti finali, nonché su una precisa specifica per la divulgazione dei risultati dei progetti, comprendenti indicatori qualitativi e quantitativi. Ci si attende che le proposte delineino una chiara strategia a lungo termine, identificando e analizzando i problemi potenziali e presentando misure obiettive per affrontarli.
Campus virtuali. La seconda può eccedere l’80% del totale dei priorità si suddivide, invece, in due costi ammissibili del progetto, mentre il finanziamento comunitasottospecie consistenti in: – una revisione critica sistematica rio massimo è pari a 300 mila euro dei progetti o delle esperienze per l’alfabetizzazione digitale, a 1 esistenti di campus virtuali, milione di euro per i campus vircompresa la loro valorizzazione tuali europei e a 500 mila euro per in termini di condivisione e tra- le azioni trasversali. sferimento di know-how, non Il finanziamento sarà incentrato sulperdendo di vista il sostegno al- la valorizzazione dei risultati e delle strategie di dispiegamento a l’esperienza anziché sullo sviluppo di strumenti, software o contenuto. livello europeo; – sostegno alla divulgazione di so- Il finanziamento di quest’ultimo luzioni ripetibili volte all’allesti- sarà, pertanto, limitato a non oltre il mento di campus virtuali, a li- 20 % del bilancio totale. vello europeo, e all’instaurazio- L’avviso europeo specifica che le ne di comunità di responsabili sovvenzioni comunitarie sono indelle decisioni. Con quest’ulti- centivi per la realizzazione di proma, inoltre, si dovrà offrire so- getti che non sarebbero attuabili stegno all’analisi, alla divulga- senza il sostegno finanziario dell’Azione e allo sfruttamento dei ri- genzia e sono basate sul principio del cofinanziasultati e delmento. l’esperienza Attenzione Esse integrano, desunti, esI progetti sovvenzionati non popertanto, il consenzialmentranno beneficiare di alcun altro tributo finanziate, dall’iniziafinanziamento comunitario per la rio del richietiva e dal promedesima attività dente e/o il figramma di nanziamento “e-Learning”. nazionale, regionale o privato già ottenuto. Spese ammissibili La sovvenzione dell’Agenzia, ricorda Tra i costi ammissibili rientrano le ancora l’avviso, non dovrebbe deterconferenze, i seminari, i workshop, minare un profitto o essere finalizle attività di diffusione, la costituzione di reti, gli studi, le analisi, le zata a farlo, intendendosi per profitrelazioni, gli scambi, la mobilità, le to l’eccedenza delle entrate rispetto riunioni con i partecipanti ad altri ai costi. L’importo della sovvenzione progetti, l’aggiornamento di un si- verrà, in questo caso, decurtato delto web volto a sensibilizzare sulla l’importo di un eventuale profitto. proposta e sulla diffusione pubbli- Il conto o sottoconto indicato dal ca dei risultati, gli aggiornamenti richiedente e i conti o sottoconti regolari della sintesi del progetto, i utilizzati dagli altri cobeneficiari contributi al portale “e-Learning” e devono consentire di identificare i quelli dei relativi link in rete. fondi versati dall’Agenzia. Se i fondi versati su tale conto producono interessi o altri profitti Agevolazione L’agevolazione, che è concessa sot- equivalenti, a norma della legislato forma di contributo in conto zione del Paese in cui è domiciliato capitale, a fondo perduto, è ero- il conto, tali interessi o profitti sagata in due o tre soluzioni, in fun- ranno recuperati dalla Commissiozione della durata del contratto. ne qualora risultino dal versamenLa misura dell’agevolazione non to del finanziamento anticipato.
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Ogni proposta avrà una durata compresa tra 12 e 24 mesi e i costi per l’attuazione dei progetti saranno ammissibili solo a partire dal 1° dicembre 2006.
un dischetto o Cd-Rom contenente una versione elettronica della domanda di sovvenzione, compresi bilancio e allegati.
Valutazione delle domande
Procedura Presentazione delle domande Le candidature, formate da un originale e tre copie, devono essere presentate mediante il modello ufficiale e comprendere sia la lettera dell’organismo richiedente sia la documentazione richiesta dall’avviso. Vanno inviate, a mezzo posta, all’Agenzia esecutiva per l’istruzione e gli audiovisivi e la cultura, Ufficio BOUR 2/30A BE-1049 Bruxelles entro il 19 maggio 2006. Nel caso si utilizzi il corriere privato o si presenti la candidatura a mano, deve pervenire, entro le ore 17,00 della data prevista, a 1, rue de Genève B – 1140 Evere. È richiesta inoltre, la fornitura di
L’istruttoria consiste nel valutare la capacità tecnica e finanziaria di ogni soggetto proponente, sulla base dei seguenti criteri, attribuendo a ognuno un punteggio variabile tra 1 e 5: pertinenza rispetto all’invito, valore aggiunto europeo, impostazione metodologica, impatto potenziale sui gruppi di destinatari, trasferimento, diffusione e valorizzazione, programma di lavoro, impiego efficace delle risorse. Una proposta deve ottenere, in ogni caso, un punteggio pari ad almeno 2 punti per ogni criterio per essere ammessa alla procedura di selezione. L’attività istruttoria delle domande sarà completata entro la fine del 2006, informando i canditati sull’esito della procedura di selezione.
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La stipula dei contratti dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno in corso e le attività dovranno essere avviate tra il 1° dicembre 2006 e il 1° marzo 2007. I costi sostenuti prima di tale data non saranno presi in considerazione. In seguito all’approvazione definitiva, tra l’Agenzia e il Consorzio verrà stipulato un contratto di finanziamento espresso in euro, che precisa le condizioni e il livello di finanziamento.
Risorse finanziarie Il bando ha una dotazione finanziaria, per l’anno 2006, di 5.580.000 euro, di cui 1.200.000 per l’alfabetizzazione digitale, 3.500.000 per i campus virtuali europei e 880.000 per le azioni trasversali
Credito alle imprese
CREDITO ALLE IM
Finanza speciale: un caso concreto di project financing
soluzioni proposte anche per le minori imprese, singole o in pool. Ai fini del successo dell’operazione, è infine indispensabile individuare operatori del settore in possesso delle opportune conoscenze ed esperienze.
Alternative al credito finanziario tra private equity e cartolarizzazione del debito per iniziative imprenditoriali in paesi a rischio. A disposizione anche delle Pmi
Un’impresa edile italiana specializzata nelle infrastrutture per la logistica ha completato l’iter procedurale per le autorizzazioni necessarie alla costruzione di un terminal intermodale nella regione di San Pietroburgo, Federazione Russa. Risolta la componente giuridicoamministrativa, l’impresa deve ora affrontare la questione relativa al reperimento delle risorse finanziarie per avviare e condurre a termine l’opera. Quest’ultima consiste di: – un autoparco attrezzato per il trasbordo merci da TIR ad altri mezzi di minori dimensioni; – una serie di aree di parcheggio e stoccaggio, coperte e scoperte, e magazzini a secco e a freddo; – un blocco di palazzine a uso ufficio, sia per gestori dell’autoparco,
di Mattia Crosetto, HAL9000 Limited
N
elle attuali condizioni di incertezza sulle prospettive economiche a breve e medio termine dei mercati extraeuropei, e in considerazione anche delle tensioni politiche internazionali, gli istituti di credito e le società finanziarie mantengono un atteggiamento di grande prudenza nei confronti delle operazioni di investimento, a maggior ragione se pianificate nei paesi giudicati a rischio medio-alto. Allo stesso tempo, però, permane la disponibilità a intervenire qualora vi sia modo di frazionare la singola esposizione in condizioni di relativa sicurezza e assoluta trasparenza su di una moltitudine di clienti istituzionali o di portafogli privati. In questa logica, pare opportuno esplorare formule avanzate di finanza speciale, in grado sia di superare le resistenze al rischio dei gruppi finanziari, sia di soddisfare le esigenze di flessibilità e libertà di gestione delle imprese promotrici.
Il caso sviluppato di seguito illustra in maniera sintetica due possibili alternative d’azione, particolarmente indicate per medie e grandi aziende impegnate in progetti d’investimento in un’area-tipo, la Comunità degli Stati Indipendenti, certamente attraente per il potenziale di crescita, ma dal profilo di “country-risk” elevato. Sebbene la dimensione finanziaria del progetto incida direttamente sulla sua convenienza, esistono esempi di applicazione delle
Descrizione del caso
L’operazione in sintesi Oggetto:
Progetto d’investimento per la realizzazione di un terminal intermodale attrezzato
Localizzazione: Federazione Russa Promotore:
Impresa edile italiana
Budget:
Investimento complessivo: € 50.000.000
Settore:
Logistica integrata
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sia per le imprese di trasporto e spedizioni che usufruiscono dei servizi del terminal. I lavori comprendono inoltre l’urbanizzazione dell’area, mentre i raccordi alla rete stradale e autostradale sono a carico dell’amministrazione locale concedente. L’investimento complessivo a carico dell’azienda è così stimato a 50 milioni di euro.
Le due opzioni di finanza speciale Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del decennio presente, in parallelo con l’espandersi della bolla speculativa sulla eEconomy, il private equity rappresentava decisamente lo strumento “à la page” per le imprese e gli intermediari finanziari. Terminata quella fase, i mercati dei capitali tendono a orientarsi verso strumenti allo stesso tempo meno compromessi e più flessibili. In questo quadro, le imprese interessate alla raccolta di capitali per singole iniziative d’investimento si trovano di fronte a scelte strategiche. In sostanza, l’alternativa si pone tra il private equity tradizionale, che per i profili di rischio elevato si ri-
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duce però a quello gestito dalle competenti fonti istituzionali (agenzie di sviluppo), e prodotti già affermati sui mercati anglosassoni che attivano invece risorse private. In Europa, l’emissione e la circolazione degli Asset Backed Securities è stata sinora limitata quasi esclusivamente al mero settore creditizio, con parziali eccezioni nel campo pubblico. Tali prodotti si stanno tuttavia diffondendo con sempre maggiore rapidità anche nel settore delle imprese, almeno per quelle di grande e media dimensione. In prospettiva, potranno assumere le caratteristiche di commodities, come già accaduto negli Stati Uniti. Sebbene l’operazione di emissione degli ABS possa apparire complessa e onerosa, nell’ambito di una strategia di crescita aziendale e rafforzamento patrimoniale, i vantaggi sono consistenti e reali, considerando tra questi anche l’effetto immagine che si viene a generare sul mercato e tra gli operatori del credito. Esaminiamo di seguito i due strumenti nell’ambito del caso concreto ipotizzato.
Contatti Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers - Ebrd) Head of Business Development Bruno Balvanera Tel: +44 20 7338 7168 Fax: +44 20 7338 7380
EBRD One Exchange Square London EC2A 2JN United Kingdom website: www.ebrd.org
Direct Investment Facility Tel: +44 20 7338 7750 Fax: +44 20 7338 6239 Email:
[email protected]
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1. Emissione di Asset-Backed Securities Natura del finanziamento: % di finanziamento: Modalità: Tempi di esecuzione: Entità partner:
emissione obbligazionaria 100% costituzione di una società-veicolo e cartolarizzazione pro quota dei contratti verso terzi cinque-sei mesi dall’avvio intermediari finanziari specializzati
L’operazione proposta corrisponde a un approvvigionamento sul mercato aperto di risorse finanziarie mediante l’emissione di una particolare tipologia di prodotti, i titoli di credito garantiti da poste dell’attivo patrimoniale.
Gli Asset-Backed Securities in breve Nati alla metà degli anni Ottanta circa negli Stati Uniti, gli Asset Backed Securities rappresentano titoli di credito coperti da garanzia diretta, consistente in quote dell’attivo patrimoniale dell’emittente. I titoli derivano quindi da una trasformazione (cartolarizzazione) di attività finanziarie attuata grazie all’intervento di un intermediario finanziario specializzato. Quest’ultimo emette le obbligazioni per conto di una società appositamente costituita, che ne garantisce il pagamento sulla base della liquidità derivante dall’incasso dei crediti. In Italia, l’emissione dell’obbligazioni garantite è disciplinato dalla Legge n. 130 del 30 Aprile 1999, Disposizioni sulla cartolarizzazione dei crediti, GU 111 del 14 Maggio 1999. Della nuova figura hanno fatto ampio uso sia gli operatori del settore creditizio, sia il Governo nazionale, che ha proceduto addirittura alla costituzione di due Società ad hoc, le Società Cartolarizzazione Immobili Pubblici 1 e 2, poi impiegate per l’assorbimento del rischio di dismissione del patrimonio pubblico di immobili residenziali e commerciali.
Modalità operative L’azienda promotrice, che prende ora il nome di Originator, dovrebbe agire nella maniera seguente. Innanzitutto, procede alla costituzione di una nuova società, meramente strumentale all’emissione dei titoli, definita tecnicamente Special purpose veichle (SPV). Successivamente, trasferisce a titolo oneroso all’SPV una serie di assets caratterizzati dalla loro capacità di produrre liquidità sufficienti a coprire gli interessi sui bond di futura emissione. Nel caso in esame, gli asset ceduti potrebbero essere rappresentati dai contratti verso il terzo gestore del terminal intermodale, ove previsto, oppure dal pacchetto, o quote di esso, dei contratti verso i terzi utilizzatori della struttura: aziende di trasporti, spedizionieri, ecc. La provvista per l’acquisto degli asset che la SPV effettua dalla società Originator avviene infine mediante l’emissione dei bond sul mercato finanziario, composto da investitori istituzionali. In questo modo, i titoli emessi diventano autonomi rispetto alla società che ne ha originato l’emissione. Le quote di attivo patrimoniale su cui poggiano sono state infatti in pieno diritto trasferite a una entità indipendente, che ha l’unica funzione di gestire la loro conservazione. In secondo luogo, non vi è più alcun legame tra le vicende dell’azienda promotrice (Originator), che continuerà a svolgere la propria attività caratteristica con il suo corredo di rischio imprenditoriale – e le prospettive di rendimento e valore dei bond. In un ipotesi limite, potrebbe persino accadere che l’Originator fallisca, senza che ciò comporti conseguenze sulla SPV, il cui patrimonio non è consolidato con quello dell’azienda promotrice e quindi sui titoli emessi. Naturalmente, la Società veicolo potrebbe fallire per conseguenza diretta di proprie defaillance gestionali, ma a evitare ciò si provvederà solitamente con l’accurata delimitazione dell’oggetto sociale all’interno dello statuto. Tale delimitazione rende evidentemente remote le prospettive di accadimenti sociali traumatici o crisi di liquidità per la copertura di momentanei squilibri nei flussi di cassa. (segue)
STRUMENTI FINANZIARI
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Asset Backed Security: schema semplificato Azienda promotrice – Originator Azienda emittente – Special purpose veichle Attività finanziarie – Asset Obbligazioni – Asset-Backed Securities Mercato – Investitori istituzionali e risparmio
Nell’intento di aumentare ulteriormente la stabilità dei titoli, potranno essere previste operazioni accessorie all’emissione, quali a esempio la previsione della facoltà di riassortimento degli asset nel portafoglio dell’SPV, l’inserimento di garanzie esterne, quali fideiussioni o assicurazioni, sino alla creazione di riserve di liquidità per la copertura di momentanei squilibri nei flussi di cassa per gli interessi.
Vantaggi e costi dell’operazione Il rapporto tra costi e flusso netto di finanziamento prodotto dagli ABS risulta in genere più favorevole rispetto a quello ottenibile mediante altre operazioni di approvvigionamento sul mercato, incluse le obbligazioni di tipo tradizionale e l’indebitamento bancario. Naturalmente, sulla convenienza dell’operazione incidono i costi che devono essere sostenuti per impostare e gestire l’emissione dei certificati. Innanzitutto, l’azienda promotrice deve preventivare le spese per la costituzione della “società emittente”, lo Special purpose vehicle che agirà da attore principale nella cartolarizzazione degli asset, da dotarsi di un capitale minimo di 10.000 euro. Andranno poi aggiunti gli oneri dell’assistenza legale, le spese amministrative e gli spread a favore degli intermediari finanziari. Infine, si dovrà considerare la spesa per la liquidazione dell’Spv una volta conclusa l’operazione finanziata. Per il caso in esame, il costo dell’intera architettura finanziaria potrà facilmente raggiungere e persino superare 750800.000 euro. Un investimento di questo tipo, pari al 2% circa del capitale raccolto, è giustificato a fronte della significativa iniziativa intrapresa. Potrebbe però valere pure per un piano di cartolarizzazione a medio-lungo termine, composto da investimenti individualmente inferiori.
Generalmente, gli ABS sono emessi in forma di bond con interesse variabile, calcolato applicando uno spread percentuale al tasso euribor a 3 mesi in funzione del profilo del rischio associato all’operazione. Nel calcolo d’opportunità deve essere infine inserita una valutazione circa l’appeal di mercato delle obbligazioni emesse. Poiché così si è visto, i bond sono garantiti da attività distinte dal patrimonio aziendale, il profilo del rischio loro associato è inferiore, con evidenti vantaggi in termini di rating. Il rovescio della medaglia è costituito evidentemente dalla fuoriuscita degli asset ceduti all’SPV dal patrimonio dell’azienda promotrice. Il giudizio complessivo sulla validità dell’operazione risente dunque anche delle variazioni sul rating della singola azienda promotrice.
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2. Private Equity con la Bers Natura del finanziamento: % di finanziamento: Modalità: Tempi di esecuzione: Entità partner:
partecipazione al capitale di rischio 25-49% costituzione di una società gestionaria del progetto e cessione temporanea di quote del capitale sociale cinque-sei mesi European Bank for Reconstruction and Development
Il finanziamento del progetto per il terminal intermodale potrebbe assumere la forma di una partecipazione al capitale di rischio da parte di un istituto finanziario specializzato. Tenuto conto dell’area geografica e della dimensione finanziaria dell’operazione, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers) pare essere il soggetto idoneo con il quale avviare il dialogo. Nel campo del private equity, la Bers interviene normalmente per investimenti in un range da un minimo di € 2 milioni a un massimo di 100 milioni di euro. Per operazioni minori, da 400.000 euro sino a 2,5 milioni di euro, corrispondenti in genere a quelle realizzate dalle Pmi, interviene invece mediante la Direct Investment Facility.
Speciale Pmi: la Facility per gli Investimenti Diretti Profilo. La positiva esperienza della Direct Investment Facility (DIF) della Bers dimostra come anche per le minori imprese possano rendersi disponibili schemi di finanza speciale sino a poco tempo fa diffusi esclusivamente presso i grandi gruppi. La DIF può intervenire infatti a favore delle Pmi che operino in comparti socio-economici in crescita e dinamici, e per imprese con solide prospettive di sviluppo. Gli investimenti finanziati possono in ultima istanza consistere nell’espansione della gestione caratteristica, nel potenziamento della capacità produttiva o nello start-up di nuove iniziative imprenditoriali. Mentre il rischio-paese non costituisce di per sé un fattore vincolante l’intervento della Bers, assumono importanza critica l’esperienza e le capacità gestionali dei promotori e del management aziendale. Tipologia di progetti ammissibili Per accedere alla DIF, le iniziative progettuali devono possedere le seguenti caratteristiche economico-finanziarie: – solide prospettive di crescita, presenti anche a fronte di modesti investimenti; – riconosciuta esperienza dei promotori e documentate competenze del management; – base finanziaria affidabile e preciso planning finanziario; – business plan dettagliato e coerente; – completo piano di lavoro per l’attuazione del progetto; – reali prospettive di sviluppo per i mercati locale e regionale; – comprensione dei meccanismi del private equity e disponibilità di rapporti di valutazione esterna; – credibile strategia di uscita del finanziatore istituzionale; – proiezioni di rendimento dell’investimento appropriate allo strumento e al profilo di rischio del progetto; – assenza di necessità per interventi di ristrutturazione del capitale, del debito o della struttura organizzativa aziendali; – assoluta compatibilità ambientale per le attività aziendali; – assenza di vincoli derivanti da processi di privatizzazione; – limitata esposizione a vincoli o interventi della sfera politica; – schema dell’investimento semplice ed efficiente. Paesi eleggibili La DIF è pienamente operativa nei seguenti Paesi dell’Europa centro-orientale: Albania; Armenia; Azerbaijan; Bielorussia; Bosnia e Erzegovina; FYR Macedonia; Georgia; Kyrgyzstan; Moldavia; Russia (Programma Pmi: solo Russia Far East e Kaliningrad); Tajikistan; Turkmenistan; Uzbekistan (segue)
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Strumenti dell’Equity Finance Bers. Ecco gli strumenti d’intervento della Bers: azioni ordinarie; azioni privilegiate; prestiti subordinati; partecipazioni obbligazionarie; acquisizione di quote di capitale in imprese pubbliche e private; Finanziamento del trasferimento di quote in imprese esistenti (riservato ai casi di privatizzazioni, ove tale trasferimento sia funzionale al miglioramento sostanziale dell’efficienza nella performance aziendale, rendendo, a esempio, possibile la ristrutturazione o l’espansione dell’attività del nuovo proprietario grazie alle sinergie innescate con l’operazione di cessione. A questi, si aggiungono altri strumenti personalizzati le cui caratteristiche sono definite di comune accordo tra i promotori e i servizi della Banca.
Condizioni praticate Le condizioni praticate dalla Bers sulle operazioni di finanziamento sono strettamente correlate ai rischi e alle prospettive di rendimento definite dal settore d’investimento e dalla specifica iniziativa promossa. Sono inoltre fortemente dipendenti dal profilo della proprietà e del management dell’azienda beneficiaria. Si tratta in questo caso di un criterio decisamente vincolante: come per tutti i dossier sottoposti a istruttoria presso gli intermediari finanziari, la solidità patrimoniale, il profilo della tesoreria e le capacità manageriali del promotore sono tutte condizioni critiche per il contenuto dell’operazione. Nel caso specifico, riguardante il comparto delle infrastrutture di trasporto, il progetto potrebbe tipicamente concludersi a 8 anni, con la preventiva definizione delle condizioni di uscita che verrebbero a determinarsi in funzione delle prospettive di rendimento della struttura. La Bers si configurerebbe quindi come una sorta di “socio dormiente”, poiché non interviene direttamente nella formulazione delle decisioni d’investimento, pur conservando – e normalmente esercitando – il proprio diritto a monitorare la gestione aziendale e a partecipare alla vita sociale dell’impresa partecipata. La liquidazione della partecipazione avverrebbe quindi in un’unica soluzione, con l’eventuale ingresso di altri finanziatori nella compagine sociale, spesso identificati grazie ai buoni uffici della Bers stessa.
Modalità di avvio dell’iter con la Banca Ove interessata ad avviare la negoziazione con la Bers per un’operazione di private equity, l’impresa italiana dovrebbe innanzitutto fornire una serie di dettagliate informazioni di natura economico finanziaria. Un completo dossier informativo permetterebbe infatti ai suoi funzionari di tratteggiare la base di valutazione dell’operazione ed esprimere un primo giudizio circa la praticabilità dell’investimento, tenuto conto del profilo di rischio del Paese, del progetto e dei suoi promotori. Se nella fase di istruzione la Banca riceve un dossier preciso e completo, è in grado di reagire con estrema rapidità, addirittura con una prima risposta entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione. Naturalmente, i tempi si allungano se il dossier inviato necessita di integrazioni, precisazioni o revisioni. In caso di prima risposta positiva, la richiesta di finanziamento è attribuita a un project officer incaricato di avviare la negoziazione diretta con l’impresa e i suoi consulenti finanziari. Al termine della fase di negoziazione, il progetto è sottoposto per approvazione al Board dell’Istituto, per venire infine formalizzato in un contratto di finanziamento.
Il dialogo con la Bers si svolge esclusivamente in lingua inglese. Al fine di accelerare al massimo le procedure di valutazione delle richieste di finanziamento, la Banca ha predisposto anche una versione on-line del dossier informativo, liberamente accessibile sul proprio sito web. L’inoltro del dossier non comporta alcuna spesa per il proponente.
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Il private equity fa bene alle imprese L’andamento nel 2005 conferma il ruolo di motore per lo sviluppo delle piccole e medie imprese italiane attualmente svolto in Italia da questo settore d’investimento di Anna Gervasoni, Direttore Generale Aifi
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on il termine private equity, si intende l’attività di investimento in capitale di rischio, cioè l’apporto di capitale, da parte di operatori economici specializzati, in aziende non quotate, con l’obiettivo prevalente di realizzare un guadagno in conto capitale. Questo genere di investimenti è caratterizzato da un orizzonte temporale di medio e lungo periodo ed è finalizzato a un guadagno all’atto del disinvestimento, che si può realizzare solo se il processo di creazione di valore all’interno dell’azienda ha raggiunto i risultati auspicati. In tal senso, il private equity può essere considerato un importante motore per lo sviluppo di imprese e di capacità imprenditoriali, attraverso le varie forme di investimento in cui si esprime tale attività, rappresentando anche uno “strumento” in grado di accelerare e favorire la creazione di valore della singola impresa partecipata, con delle conseguenti ricadute positive sull’intera economia del Paese. Inoltre, sono diverse le evidenze empiriche che dimostrano come l’ingresso di un investitore istituzionale all’interno della compagine societaria dell’impresa partecipata, oltre a consentirle di registrare delle performance economico-finan-
ziarie superiori rispetto alla media del mercato, genera degli impatti positivi anche in termini di creazione di posti di lavoro e di incremento degli investimenti, sostenendo, quindi, il reimpiego nell’industria dei capitali da essa generati. In linea generale, il mercato italiano del private equity risulta a oggi composto sostanzialmente da grandi fondi, che operano portando a termine grandi acquisizioni e che sono in grado di finanziare il riassetto dei gruppi industriali in ristrutturazione, e da altre realtà focalizzate su specifici settori o aree locali, che svolgono un’intensa attività di scouting su quelli che potranno essere gli imprenditori del futuro. In mezzo, si trovano molti soggetti, in costante crescita come numero nel corso degli anni, che si confermano punto di riferimento del middle market, al servizio cioè delle tante imprese italiane medie e piccole che necessitano di capitali per fare un salto di qualità.
L’impatto sulle aziende Il positivo impatto economico del private equity è stato confermato dai risultati della ricerca realizzata da Aifi in collaborazione con PricewaterhouseCoopers, e recentemente presentata nel corso del convegno annuale dell’Associazione. Lo studio analizzava un campione di società italiane oggetto di
CHE COS’È Con il termine private equity si intende l’attività di investimento in capitale di rischio, cioè l’apporto di capitale, da parte di operatori economici specializzati, in aziende non quotate, con l’obiettivo prevalente di realizzare un guadagno in conto capitale
VANTAGGI PER LE IMPRESE PARTECIPATE Gli operatori di private equity si configurano come interlocutori privilegiati sia in veste di acquirenti nelle operazioni di cessione d’azienda che come partner di nuovi imprenditori che vogliono intraprendere un serio e rigoroso processo di crescita e di sviluppo
SOGGETTI COINVOLTI Gli operatori di private equity sono fondi chiusi italiani o internazionali, società finanziarie e banche che effettuano professionalmente l’attività di cui sopra. In Italia sono attivi oltre cento operatori. I professionisti raccolti intorno ad AIFI nelle oltre cento strutture associate sono ormai numerosi: più di 700 persone che gestiscono circa 1.100 imprese complessivamente detenute in portafoglio
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intervento da parte di un investitore istituzionale tra il 2002 e il 2004. Di esse sono state indagate le dinamiche dei parametri economico-finanziari dall’anno dell’investimento a quello del disinvestimento (holding period), evidenziando quindi gli effetti riconducibili all’intervento dell’investitore istituzionale proprio nel periodo di permanenza all’interno della compagine societaria. Inoltre, si è provveduto a confrontare i risultati ottenuti dalle aziende facenti parte del campione con le performance registrate dalle medie imprese industriali italiane. I principali risultati della ricerca evidenziano che l’impatto del private equity in Italia si è tradotto in un incremento dei ricavi delle imprese partecipate corrispondente a un tasso medio annuo di circa il 18%, quasi sei volte superiore rispetto alla crescita del fatturato riconducibile alle medie imprese italiane analizzate dal nostro campione benchmark. A loro volta, queste ultime hanno presentato una variazione negativa della marginalità operativa lorda nel corso del triennio 2002-2004, a fronte di una crescita annua di circa il 10% che, al contrario, ha interessato il margine operativo lordo delle società venture backed. L’intervento degli investitori in capitale di rischio, infine, sembra aver prodotto effetti positivi anche sul fronte occupazionale, consentendo alle società partecipate di registrare una crescita annua del numero di dipendenti pari a circa l’8,5% e di gran lunga superiore all’incremento prossimo allo zero che ha interessato le medie imprese del benchmark.
La dimensione del mercato nel 2005 Stabilito quindi che il capitale di rischio “fa bene” alle imprese, vale la
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pena analizzare più nel dettaglio i numeri del mercato, per capire realmente di cosa si sta parlando in termini di risorse finanziarie in gioco. Nel corso degli anni, infatti, il mercato italiano ha subìto continue mutazioni, tanto a seguito di un naturale processo di evoluzione strutturale, quanto come conseguenza di fenomeni congiunturali, che lo hanno portato a ricoprire saldamente una posizione di rilievo nell’ambito della realtà internazionale. In particolare nel 2005, oltre a un forte incremento dei volumi di atti-
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vità e del numero degli investimenti, si è assistito per la prima volta anche a un deciso ampliamento del numero degli operatori sul mercato, avvicinando in tal modo sempre più la nostra alle altre realtà estere, caratterizzate storicamente da un numero di operatori sensibilmente maggiore. Nell’arco dei 12 mesi, dagli operatori attivi in Italia, sono stati investiti oltre 3 miliardi di euro, una crescita del 107% in rapporto a quanto registrato nel 2004, che ha anche determinato il superamento del record assoluto, stabilito nel
Italia: l’impatto economico del private equity (tassi medi annui) 20%
17,70%
Campione Private Equity Benchmark “Medie Imprese”
15% 9,82%
10%
8,40%
3,29%
5%
0,20% 0% -5%
-4,10% Ricavi
EBITDA
Dipendenti
Fonte: AIFI - PWC
Evoluzione degli investimenti Anno
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Ammontare Var. % Numero (milioni di euro) rispetto all’anno precedente 2.968 +67% 646 2.185 -26% 489 2.626 +20% 301 3.034 +16% 336 1.480 -51% 248 3.065 +107% 281
Fonte: AIFI - PWC
Var. % rispetto all’anno precedente +66% -24% -38% +12% -26% +13%
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2003. Anche per quanto riguarda il numero di operazioni si è assistito a una crescita degli investimenti portati a termine, che sono passati dai 248 del 2004 ai 281 conclusi nel 2005 (+13% rispetto all’anno precedente).
Tipologia di investimenti Elementi di particolare interesse emergono poi dall’analisi della distribuzione dell’attività posta in essere per tipologia di investimento realizzato. In linea con quanto verificatosi anche negli anni scorsi, il segmento che ha manifestato i maggiori segnali di vivacità, trainando praticamente la crescita dell’intero settore, è stato quello dei buy out, cioè delle acquisizioni di maggioranza (o totalitarie) di imprese per lo più operanti in settori tradizionali. Riguardo tali tipologie di investimento, dal lato della domanda di capitali, ottime opportunità di investimento provengono dal fronte delle imprese familiari, alle prese con problemi di ricambio generazionale o comunque più propense all’apertura del proprio capitale a soggetti esterni, tanto per fronteggiare una crisi evidentemente più lunga del previsto, quanto per una maggiore difficoltà di accesso a fonti finanziarie più tradizionali. A fianco di queste, sempre più spesso gli investitori in capitale di rischio assumono un ruolo di protagonisti nei processi di privatizzazione di imprese dell’area pubblica, così come in quelli di dismissione di divisioni o rami di aziende non considerati più strategici da parte di grandi gruppi industriali, oppure nell’acquisizione totalitaria di imprese quotate in Borsa, ma da questa non sufficientemente apprezzate. Più nello specifico, dei complessivi 3.065 milioni investiti, più di 2.400
Ripartizione degli investimenti nel 2005
Early stage Expansion Replacement Buy Out Totale
Ammontare (Euro Mln) 30 413 221 2.401 3.065
%
Numero
%
1% 14% 7% 78% 100%
56 135 15 75 281
20% 48% 5% 27% 100%
Fonte: AIFI - PWC
(78% del totale) sono stati destinati a investimenti di buy out, facendo sì che il segmento raggiungesse il livello massimo mai fatto registrare nel nostro Paese. Subito dopo vengono le operazioni finalizzate a sostenere progetti di sviluppo attraverso investimenti di minoranza (expansion), cui sono riconducibili 413 milioni di euro (14% del totale).
Numero di investimenti In termini di numero di investimenti, si conferma la storica netta prevalenza di operazioni di expansion (135, pari al 48% del totale), seguita per la prima volta dai buy out (75 operazioni, in crescita del 56% rispetto al 2004) che hanno superato gli early stage, investimenti cioè nei primi stadi di vita dell’impresa, attestatisi a quota 56 interventi (comunque in crescita del 12% rispetto all’anno precedente). Questo ultimo dato sottolinea il costante e scarso interesse verso le giovani imprese, che tradizionalmente sono state legate ai settori a elevato contenuto tecnologico.
Salvataggio di imprese in crisi In termini di tipologia di investimenti, vanno sottolineate le 11 operazioni finalizzate al salvataggio di imprese in crisi (turnaround), che hanno catalizzato ri-
sorse per circa 28 milioni di euro, dati sostanzialmente simili a quelli registrati nel 2004. È da notare che le operazioni di turnaround sono caratterizzate da iniezioni di capitale di rischio spesso ridotte a fronte di un consistente impegno nella ristrutturazione del debito e hanno pertanto una loro importante significatività. Infine, in materia di buy out, è da segnalare l’aumento del taglio medio degli investimenti, passato da 19,1 a 32,0 milioni di euro, dato per lo più riconducibile al sensibile incremento di operazioni rientranti nella fascia definita “media” sulla base delle metodologie di analisi internazionale (equity investito compreso tra i 15 e i 150 milioni di euro) e quindi destinate alle imprese di dimensioni non particolarmente rilevanti. Questo dato ha un significato particolare in quanto strettamente correlato al fatto che lo strumento del private equity in Italia è tradizionalmente e strutturalmente rivolto alle piccole e medie imprese, che tutt’ora rappresentano l’interlocutore privilegiato per le operazioni di investimento. Infatti, considerando la struttura del tessuto imprenditoriale italiano, è naturale rilevare come il gran numero di Pmi di qualità presenti sul territorio nazionale si adattino perfettamente a costituire un tar-
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get ottimale per ricevere il supporto di questo tipo di finanza. È possibile anche affermare che lo sviluppo degli investitori istituzionali in capitale di rischio in Italia e la caratterizzazione dei loro attuali modelli operativi si sono evoluti nel tempo, anche condizionati dal sistema italiano delle imprese. Infatti, la distribuzione in numero degli investimenti per dimensione d’impresa per quel che riguarda il 2005 conferma la concentrazione delle operazioni (78%) sulle aziende classificabili come piccole e medie, caratterizzate cioè da un numero di addetti inferiore alle 250 unità. Questa focalizzazione in termini di numero sulle piccole e medie imprese è confermata anche dai dati riguardanti la ripartizione degli investimenti per classi di fatturato delle aziende oggetto di investimento: il 71% delle operazioni ha riguardato, infatti, società con un fatturato inferiore a 50 milioni di euro (nel 2004 lo stesso rapporto si era attestato al 74%), mentre solo il rimanente 29% si è rivolto a imprese di grandi dimensioni. Complessivamente poi, l’attività di investimento realizzata nel corso del 2005 ha coinvolto imprese per un volume di fatturato globale pari a 24 miliardi di euro e 106 mila dipendenti.
Distribuzione geografica Analizzando quindi la distribuzione geografica degli investimenti, delle operazioni che hanno avuto a oggetto aziende italiane (pari al 95% del totale in numero e al 97% per quel che riguarda le risorse investite), la stragrande maggioranza (78%) si è, come per il passato, concentrata su aziende operanti nel Nord del Paese, mentre alle aree del Centro (16%) e ancor più a quelle del Sud (6%) è stata riser-
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vata un’attenzione del tutto marginale. Nel dettaglio, le regioni in cui è stato realizzato il maggior numero di operazioni sono la Lombardia (83 deal conclusi), l’Emilia Romagna (37) e il Veneto (26).
mero). Inoltre, da segnalare il crescente interesse degli operatori per le società riconducibili a marchi famosi presso il pubblico dei consumatori finali, sempre più spesso facenti anche parte del comparto dei “beni di lusso” e rappresentanti una componente importante del cosiddetto “made in Italy”.
Settori merceologici Da un punto di vista settoriale, la consueta attenzione rivolta alle società appartenenti ai settori tradizionali è stata ulteriormente confermata nel 2005. Infatti, analizzando la distribuzione degli investimenti per ammontare, è evidente la concentrazione nei settori dei prodotti e servizi per l’industria, quello manifatturiero e quello alimentare (complessivamente pari al 56% del totale in ammontare e al 32% in nu-
Negativamente correlata a questa tendenza, è stata la confermata diminuzione dell’interesse manifestato verso imprese definite “high-tech”, passato dal 27% del 2004 al 22% del 2005, a fronte però di un leggero aumento in termini di risorse investite, che si sono attestate a poco più di 300 milioni di euro, pari al 10% del totale.
Distribuzione % del numero degli investimenti per classi di dipendenti delle aziende target 40%
38%
2004 2005
35%
30%
27% 26%
20%
15% 17% 9%
8% 6%
7% 6%
5%
250-499
500-999
> 1,000
10% 0% 0-19
20-99
100-249
Fonte: AIFI - PWC
Distribuzione % del numero degli investimenti per classi di fatturato delle aziende target 40%
38% 23%
20%
2004 2005 19% 17%
17%
14%
17% 15%
15% 6%
12% 6%
5% 0%
0% 0-2 Fonte: AIFI - PWC
2-10
10-30
30-50
50-250
250+
N.D.
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Come utilizzare al meglio leasing e finanziamenti a medio termine Che si tratti di investire o di consolidare le passività, lo strumento finanziario adeguato è rappresentato da un prodotto in grado di diluire nel tempo l’impegno in termini di flussi di cassa negativi, evitando di concentrarli in un unico esercizio di Carlo Morichini, Fidindustria S.c.a.r.l.p.a.
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inanziamenti bancari a medio termine e leasing immobiliare sono due alternative dalle caratteristiche tecniche diametralmente opposte, ma legate da uno scopo comune: fornire una copertura finanziaria alle esigenze aziendali in materia di investimenti produttivi. Lo strumento del finanziamento bancario a medio termine è più eclettico, nel senso che, oltre che per investimenti in beni durevoli, può essere utilizzato anche per sopperire ad altre necessità aziendali, quali il consolidamento di passività correnti e, in generale, la fornitura di liquidità non finalizzata. Il finanziamento a medio termine può essere chirografario (scevro da garanzie), supportato da collaterali più o meno stringenti (fideiussioni, pegni, garanzie confidi, ecc.), collegato a privilegi speciali su beni (operazioni Legge 1329/65, la cosiddetta Sabatini) o sorretto addirittura da diritti reali (ipoteche volontarie). In ogni caso, per l’impresa si tratta di un debito di natura bancaria, la cui principale caratteristica è costituita dal fatto di godere del beneficio del termine. Si tratta quindi di una cosiddetta “linea a scadenza”, il cui rimborso anticipato non può essere richiesto
dal soggetto finanziatore se non in caso di palese dissesto finanziario del mutuatario (si parla in tal caso di decadenza del beneficio del termine). Il rimborso di un debito a medio termine è rateale, ha lo scopo di diluire nel tempo i flussi finanziari negativi, evitando di conseguenza di concentrare tutto il peso dell’investimento su un orizzonte limitato. Il leasing strumentale o immobiliare, fatta salva la variabile rappresentata dalle operazioni di lease back, può essere utilizzato esclusivamente per entrare in possesso di beni durevoli e non per scopi finanziari diversi dagli investimenti. La locazione finanziaria rappresenta per l’impresa un “affitto” di beni rientranti nell’attività d’impresa, che rimangono proprietà della società di leasing fino al riscatto (facoltativo, ma normalmente incentivato) e non vanno a implementare le immobilizzazioni in stato patrimoniale, se non a fine contratto e per un importo residuale (il prezzo di riscatto, appunto). Come già accennato, lo scopo di queste fonti è in prima battuta coprire gli investimenti durevoli nell’ipotesi che l’imprenditore non intenda utilizzare capitali propri per sostenere le necessità finanzia-
CHE COSA SONO Lo strumento del finanziamento bancario a medio termine può essere utilizzato per investimenti in beni durevoli, per operazioni di consolidamento delle passività correnti e, in generale, per la fornitura di liquidità non finalizzata. Si tratta quindi di una cosiddetta “linea a scadenza”, in quanto il rimborso anticipato non può essere richiesto dal soggetto finanziatore, se non in caso di palese dissesto finanziario del mutuatario Il leasing strumentale o immobiliare, fatta salva la variabile rappresentata dalle operazioni di lease back, può essere utilizzato esclusivamente per entrare in possesso di beni durevoli e non per scopi finanziari diversi dagli investimenti
SCOPO I due strumenti sono finalizzati a coprire gli investimenti durevoli, al posto dell’utilizzo di capitali propri dell’impresa, per finanziare progetti di crescita. Ognuno dei due prodotti ha aspetti positivi e negativi, dal punto di vista fiscale, finanziario e del bilancio, quindi vanno valutati in base alle condizioni della singola impresa e del singolo piano d’investimento
DESTINATARI Tutte le imprese che si trovano nella condizione di dover finanziare nuovi investimenti o che desiderano consolidare le loro passività correnti
SOGGETTI COINVOLTI L’impresa, la banca finanziatrice, il confidi
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rie legate alla crescita della sua impresa. Come vedremo meglio in seguito, ognuno dei due prodotti ha aspetti positivi e negativi. La scelta tra i due dipende dall’analisi di una serie di variabili e dalle aspettative dell’imprenditore. I riflessi fiscali, bilancistici, finanziari divergono per i due strumenti, a favore a volte del primo, altre del secondo. Riguardo al consolidamento di passività correnti (banche, fornitori, crediti inesigibili) non esiste invece alternativa: solo il finanziamento bancario può fornire una risposta soddisfacente. L’unica maniera per un leasing di offrire un’alternativa per questa necessità aziendale è ricorrere a quello che si definisce un lease back, ovvero la rilocazione di un bene (esclusivamente immobiliare) già di proprietà dell’impresa, che viene venduto alla società di leasing, al fine di incamerare liquidità immediata. L’ impresa loca poi il bene dalla società di leasing, pagando un canone periodico, finché l’operazione non viene completamente rimborsata, permettendo all’azienda di rientrare nella proprietà dell’immobile.
Strumenti a confronto Due prodotti diversi che soddisfano lo stesso bisogno primario per l’azienda: l’equilibrio fonti impieghi, cioè l’equilibrio finanziario.
Il finanziamento a medio termine L’impegno finanziario derivante dagli investimenti che l’azienda è continuamente costretta a sostenere deve essere frazionato su diversi esercizi. I finanziamenti a medio termine servono proprio a questo: smorzare il drenaggio di liquidità dovuto agli investimenti, ripartendolo su diversi anni o anche a consolidare le passività di breve termine. Lo scopo è diminuire il costo
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del denaro (uno strumento di medio termine costa sempre meno di uno scoperto di conto corrente e non si porta appresso le spese accessorie che accompagnano il fido di cassa) oltre a diluire, come già detto, il peso degli investimenti. Come funziona - La banca eroga in un’unica soluzione la somma necessaria a pagare i fornitori di impianti, macchinari, attrezzature, immobili. Il rimborso del prestito avviene a tranche concordate (rate) a scadenze mensili, trimestrali, semestrali, ecc. Il finanziamento può prevedere un periodo di pre-ammortamento, di durata variabile. Durante tale periodo, il debitore paga unicamente interessi, senza abbattere il capitale. Delle due componenti della rata (quota capitale e quota interessi) l’unica a venire tirata in ballo è quindi la seconda. La “ratio” del pre-ammortamento va ricercata nel fatto che spesso gli investimenti danno i loro benefici dopo un certo lasso di tempo (un macchinario va montato, tarato, messo in funzione, ecc.). I primi mesi post impianto non forniscono ancora i flussi di cassa positivi necessari a pagare la rata del finanziamento. La durata del pre-ammortamento oscilla da sei mesi a due anni, a seconda dei prodotti esistenti sul mercato. Il tasso di un finanziamento può essere fisso o variabile. Un tasso fisso sconta da subito le aspettative di rialzo espresse dal mercato. Se i tassi sono in ascesa un fisso costerà più di un variabile. I tassi variabili sono normalmente ancorati all’Euribor, quelli fissi all’Irs. Entrambi questi indicatori possono essere consultati giornalmente sul Sole 24 Ore e sui principali quotidiani. Un buon finanziamento a medio termine (da due a cinque anni) può essere posto in essere all’Euribor + 1 punto di spread. Spread inferiori all’unità sono da considerarsi ottimi.
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Prima di sottoscrivere un finanziamento a medio termine, è bene accertarsi che esista la possibilità di estinguerlo anticipatamente. Normalmente tale opzione è onerosa e il suo costo varia da banca a banca. Di solito si tratta di una percentuale calcolata sul debito residuo e oscilla tra lo 0,5% e il 3 per cento. Può essere inoltre prevista contrattualmente la possibilità di passare da un tasso fisso a un tasso variabile e viceversa durante la vita del prestito. Gli step fondamentali di un prestito a medio termine sono due: – la delibera di concessione (quando la banca accetta di prestare il denaro); – l’erogazione (quando la banca versa materialmente sul conto dell’azienda il denaro relativo al prestito). Un investimento può essere finanziato dalla banca al 100%, anche se sarebbe opportuno che almeno una parte venisse coperta con risorse aziendali, magari con apporti di capitale fresco da parte dei soci.
Il leasing Possiamo considerare lo strumento della locazione finanziaria come un’alternativa al finanziamento bancario di medio termine. L’ appartenenza delle società di leasing a gruppi bancari ha favorito ulteriormente lo sviluppo di questo prodotto, grazie all’utilizzo degli sportelli come rete di vendita e all’assegnazione ai dipendenti degli istituti di credito di budget di vendita anche per il prodotto in questione. Veniamo ora ad analizzare il reale costo di una locazione finanziaria, le sue componenti principali e le motivazioni che si celano dietro di esse. Come funziona - Partiamo dal funzionamento di un’operazione di leasing, per comprendere, attraverso i suoi meccanismi, il sorgere
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Finanziamenti bancari a medio termine ATTENZIONE A… Riflessi sulla Centrale Rischi. Un finanziamento a medio termine viene segnalato in C.R. tra le linee cosiddette “a scadenza”, cioè che presentano delle tranche predefinite di rientro a certe date. Eventuali rate non pagate fanno sconfinare la posizione del prenditore. Uno sconfino sulle linee a scadenza è quanto di più grave si possa verificare e mette immediatamente in allarme il sistema bancario, che lo reputa un chiaro segnale di mancanza di liquidità dell’azienda debitrice. Risvolti fiscali. Acquistare un bene pluriennale tramite un finanziamento a medio termine significa acquisirne l’immediata piena proprietà. Fiscalmente, dal conto economico, si potranno dedurre gli ammortamenti ordinari previsti dalla legge per quel tipo di bene. L’impatto in termini di minore utile non è paragonabile a quello offerto da un’operazione di leasing, che accorcia ben di più la vita fiscale di un bene. Bisogna però tener presente che spalmare il costo dell’investimento su un numero minore di esercizi significa anche trovarsi in bilancio dopo soli tre anni un bene privo di valore da un punto di vista fiscale. Da qui la necessità, per chi predilige lo strumento del leasing, di accelerare in maniera assurda la rotazione del parco macchinari. Inoltre, la vendita sul mercato a di beni a elevato valore commerciale iscritti tra le immobilizzazioni a prezzo di riscatto apre inquietanti prospettive circa il sorgere di forti sopravvenienze attive. C’è il rischio, insomma, di pagare dopo (salato) quello che si è risparmiato prima. Riflessi su Basilea 2 L’utilizzo dello strumento del debito a medio termine, spostando il baricentro degli impegni finanziari dell’impresa verso durate maggiori, migliora gli indici di struttura (rapporto tra capitali permanenti e immobilizzazioni), facendo acquisire all’impresa rating migliori. Indirettamente favorisce una più reale valutazione delle immobilizzazioni, grazie a un deprezzamento più leggero dei beni acquisiti in proprietà per il suo tramite. Commissioni di estinzione anticipata. Sono le commissioni che gli istituti bancari fanno pagare alle aziende che decidono di estinguere un finanziamento a medio termine prima della scadenza naturale. Tali percentuali, di solito calcolate sul debito residuo, variano da uno 0,5% a un 2-3 per cento. Tassi variabili solo verso l’alto (tassi floor). Alcune banche propongono ai loro clienti tassi variabili, ma con uno stop verso il basso, per cui in fase di tassi calanti il costo del finanziamento può scendere solo fino a un certo limite. Non è assolutamente detto che un finanziamento con tasso limitato verso il basso abbia come contraltare uno stop anche in senso opposto, anzi… Spese di istruttoria. Le banche, normalmente, applicano delle spese di istruttoria ai finanziamenti a medio termine, che vengono pagate al momento dell’erogazione del prestito. La cifra può essere legata all’importo del finanziamento e alla sua tipologia (finanziamenti agevolati e non) e può oscillare da 25 a 700 euro. Di solito, un prestito ipotecario si porta appresso spese superiori a quelle di un finanziamento chirografario, in quanto l’istruttoria, che prevede una perizia sull’immobile da ipotecare, è più complessa.
dei suoi oneri. La società di leasing può pagare il fornitore del bene in tempi più o meno lunghi, a seconda di quelli che sono gli accordi siglati dall’impresa “acquirente”. Più tardi paga il fornitore e più l’impresa locataria beneficerà di condizioni migliori. L’ esdebitazione (cioè il rimborso)
del contratto di leasing da parte dell’impresa medesima avviene a tranche concordate (canoni) con cadenze mensili, trimestrali, semestrali… Il leasing può prevedere una sorta di pre-ammortamento di durata variabile. Durante tale periodo, il debitore non sostiene esborsi, ma gli interessi per questa dilazione andranno
ad aumentare il valore del contratto e quindi, di conseguenza, pro quota l’importo dei canoni periodici. Anche il tasso di un leasing può ovviamente essere fisso o variabile. Normalmente, un tasso fisso sconta da subito le aspettative del mercato riguardo al periodo di tempo coincidente con la durata dell’esde-
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bitamento. Si considera “buono” un leasing (da due a cinque anni se strumentale; con durata superiore a 15 anni se immobiliare) posto in essere all’Euribor tre mesi lettera + 1,20 punti di spread. Spread inferiori sono da considerarsi ottimi. Di solito, l’estinzione anticipata di una locazione finanziaria è particolarmente intricata e antieconomica, per cui, se avviata, l’operazione andrebbe mantenuta fino a scadenza. Può essere inoltre prevista contrattualmente la possibilità di passare da un tasso fisso a uno variabile e viceversa durante il periodo di rimborso. Si considerano tappe fondamentali di un’operazione di leasing: – la delibera di concessione (quando la società accetta di locare il bene); – la firma del contratto (dopo la quale, la società liquiderà il venditore). Nel caso di un leasing immobiliare, se l’immobile è ancora da costruire, si procederà a una liquidazione del costruttore a stato avanzamento lavori: man mano, cioè, che vengono eseguiti. In questa fase, l’imprenditore non paga nulla, ma le somme anticipate dalla società di leasing produrranno interessi che verranno portati ad aumento dell’importo del contratto e poi suddivisi tra i canoni a rimborso avviato. Normalmente, il tasso d’interesse applicato dalle società di leasing in questa fase diverge da quello applicato per la durata del rimborso. Nel limbo che separa la delibera di concessione dalla fine dei lavori e quindi dall’inizio della restituzione del capitale attraverso i canoni, è d’uso applicare spread più elevati. Sicuramente, quindi, all’imprenditore costerà meno acquisire in leasing un capannone già costruito rispetto a uno da costruire o ristrutturare. Un investimento viene finanziato dalla società di leasing al 100 per cento.
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Abbinamenti con le agevolazioni pubbliche Legge 1329/65 (Sabatini) Sicuramente rappresenta uno strumento di largo utilizzo da parte del nostro sistema produttivo, rivitalizzato dalla possibilità di usufruirne anche nella forma decambializzata, che evita gli appesantimenti derivanti dall’utilizzo delle cambiali. In tal senso, l’utilizzo di un Confidi quale garante dell’operazione, abbinato all’appeal per il finanziatore derivante dal privilegio speciale sul bene finanziato, rendono più agevole l’ottenimento del prestito. L’operazione può essere posta in essere a tasso sia fisso sia variabile e gode in ogni caso del contributo pari al 100% del Tasso di riferimento europeo (attualmente pari al 3,67%). L’organismo gestore dell’agevolazione elabora un piano d’ammortamento al tasso di riferimento sul capitale oggetto del finanziamento (il bene da acquistare); l’ammontare complessivo degli interessi viene attualizzato e corrisposto all’azienda in un’unica soluzione, normalmente dopo circa tre-sei mesi dall’inizio dell’operazione. Le operazioni Sabatini possono essere utilizzate esclusivamente per l’acquisto di beni nuovi di fabbrica. Il leasing si innesta nel meccanismo di un’operazione ex legge 1329/65, sostituendo alla banca la società di locazione finanziaria, che acquista il bene dal costruttore e lo loca all’impresa, dietro pagamento di canoni cambializzati o meno. La società fornisce all’impresa l’operazione “chiavi in mano”, ma ovviamente appiccica il proprio spread al tasso dell’operazione. Normalmente, una Sabatini leasing costa di più di una Sabatini posta in essere tramite un istituto bancario.
Legge 598/94 Anche la legge 598/94 (innovazione tecnologica) offre la possibilità di abbinare un leasing a un contributo pubblico, in questo caso in conto interessi. La legge prevede l’attivazione di un finanziamento bancario a tassi ordinari (fisso o variabile), o di un leasing con pari caratteristiche. Il contributo pubblico si concretizza in un ritorno di interessi, in tutto simile a quello che identifica le operazioni Sabatini. L’unica differenza sta nel fatto che esiste un tetto massimo di agevolazione che discrimina tra piccole e medie imprese. Per le prime, l’agevolazione non deve superare il 15% del valore dell’investimento, mentre per le seconde la soglia è abbassata al 7,5 per cento. Per la legge 598, però, il campo di applicazione si dilata rispetto alla legge 1329/65, perché essa può essere utilizzata in diversi ambiti. Per l’esattezza: innovazione tecnologica; tutela ambientale; innovazione organizzativa (per esempio, spese per la rilevazione automatica dei costi aziendali, ecc.); innovazione commerciale (per esempio, spese per consulenze di marketing); sicurezza sul lavoro. Per alcune tipologie di intervento, quando ci troviamo di fronte a beni fungibili e ben identificati, anche lo strumento del leasing può essere d’ausilio a un progetto Legge 598/94. Se, viceversa, il programma di investimento è molto frazionato, coinvolge una molteplicità di fornitori e riguarda beni scarsamente fungibili, un’operazione legge 598 non può che essere perfezionata tramite un finanziamento bancario.
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Leasing ATTENZIONE A… Risvolti fiscali. La chiave di lettura della locazione finanziaria si discosta parzialmente dalle motivazioni che inducono l’imprenditore a porre in essere un finanziamento a medio termine, perché rispetto alla seconda ipotesi essa aggiunge al modello anche una variabile fiscale, rappresentata dal fatto di poter suddividere le spese sostenute su un minor numero di esercizi, rispetto a un acquisto diretto, pur nel rispetto del concetto di frazionamento della spesa nel tempo. Se l’impresa A acquista un capannone e si finanzia con un mutuo bancario, è costretta a suddividerne il costo (in termini di ammortamento) tra 33,5 esercizi. Ora, è vero che il costo di un investimento va ripartito nel tempo, ma c’è un limite a tutto! Viceversa, il leasing permette di frazionare la spesa in 15 anni. Riducendo le annualità, l’impresa rimpolpa corposamente i costi di ogni singolo conto economico, ottenendo un beneficio fiscale considerevole. Ovviamente, questo tipo di operazione è da consigliare solo a un’impresa che produca utili elevati, che detenga alti margini operativi e preveda di mantenerli per un certo numero di anni, altrimenti si rischia di appesantire inutilmente il conto economico. Per il leasing strumentale (macchinari, impianti…), la differenza tra aliquota di ammortamento e canone di leasing fiscalmente deducibile tende a diventare meno evidente, ma comunque interessante. Riguardo all’Irap, non ha rilevanza il fatto che un imprenditore scelga o meno la via del parabancario per finanziarsi, in quanto sia la quota interessi dei canoni di leasing sia gli oneri finanziari pagati a titolo di interesse sul mutuo sono indeducibili ai fini dell’imposta succitata. La scelta è dunque neutra da questo punto di vista. Risvolti contabili. Un’ulteriore considerazione: consentendo di fatto una sorta di “superammortamento”, il leasing deprezza fortemente il valore contabile del bene che, a riscatto avvenuto, viene iscritto tra le immobilizzazioni, in Stato patrimoniale, a un valore ridicolo (si pensi a un immobile che dopo 15 anni non vale contabilmente quasi più nulla). Se l’azienda avesse intenzione di alienare successivamente tale immobile o di conferirlo a un socio, dovrebbe prepararsi ad affrontare fiscalmente una corposa plusvalenza, che accrescerà i suoi ricavi e quindi l’utile. Implicazioni sul merito di credito e su Basilea 2. Il fatto che il leasing, o meglio, un certo tipo di leasing, si porti appresso dei benefici fiscali, non significa che finanziariamente costi meno di un’operazione bancaria di medio termine. Anzi, di solito, come vedremo più avanti, è il contrario: i tassi migliori sono solitamente quelli ottenibili con la seconda forma. La motivazione è abbastanza ovvia: le società di leasing, non effettuando raccolta di pubblico risparmio, non possono far altro che utilizzare il mercato interbancario per racimolare le risorse necessarie a porre in essere nuove operazioni. Devono cioè chiedere in prestito il denaro alle banche. Trattandosi di società che svolgono attività di impresa, è da escludere ogni interesse filantropico verso il sistema produttivo. Al costo bancario, quindi, esse aggiungeranno uno spread che costituirà il loro guadagno e la copertura dei loro costi fissi. Il prezzo finito, quindi, considerando anche le condizioni accessorie che identificano il leasing (spese pratica, spese Rid, perizie…) non potrà che superare quello offerto da un istituto di credito che ha interesse a fare impieghi sulla piazza. Le società di leasing adottano però schemi meno rigidi nella concessione del credito, per via del fatto che il bene oggetto di locazione resta comunque di loro proprietà fino alla fine dell’operazione, permettendo loro di avere una sorta di garanzia diretta ed esplicita sul bene. Per un’azienda sottocapitalizzata o particolarmente indebitata con il sistema bancario, è indubbiamente più facile ottenere un leasing piuttosto che un finanziamento a medio termine. Per le stesse ragioni di cui sopra, le società di leasing sono meno sensibili al tema “garanzie”. È più facile che l’imprenditore, a parità di condizioni aziendali, riesca a ottenere il soddisfacimento delle sue necessità senza aggravi in termini di garanzie accessorie da prestare (pegni, fideiussioni personali o di confidi…) se il soggetto finanziatore è una società di leasing, piuttosto che una banca. Gli istituti bancari italiani, inoltre, faticano a seguire in tutto e per tutto i loro clienti. Spesso preferiscono frazionare il rischio con altre banche. Ecco quindi che chi già utilizza pinguemente il sistema bancario preferisce rivolgersi al parabancario, anche se il costo dell’operazione è superiore. Il nuovo accordo interbancario di Basilea 2 potrebbe spingere le aziende meno in linea con i nuovi parametri dettati dai sistemi di rating a finanziare gli investimenti con il leasing. Infatti, la locazione finanziaria non incide contabilmente sulla struttura del debito, in quanto l’importo del contratto non figura tra le passività, ma tra i conti d’ordine. (segue)
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Di conseguenza, a parità di indebitamento reale, un’impresa che utilizza massicciamente lo strumento del leasing otterrà degli indicatori patrimoniali migliori (leverage, rapporto tra patrimonio netto e totale attivo…) e, di conseguenza, un miglior voto, con positive implicazioni anche sul costo del credito d’esercizio. Da un punto di vista reddituale, invece, l’utilizzo di un’opzione piuttosto che di un’altra è irrilevante. Riflessi sulla Centrale Rischi. In C.R. l’operazione di leasing viene segnalata tra le linee a scadenza, esattamente come i finanziamenti a medio termine. Non ci sono variazioni di rilievo, dunque, da questo punto di vista. Riflessi sul bilancio. Un utilizzo massiccio del leasing crea una discrasia tra valore contabile e valore di mercato delle immobilizzazioni iscritte a bilancio e acquisite attraverso questa forma di finanziamento. E questa è una tipicità che rappresenta forse il più grosso limite del prodotto. L’azienda che opta per la locazione, infatti, tende ad abbattere il valore del bene in un numero di esercizi limitato, scaricando sul conto economico grosse “fette” di costo. Alla fine del contratto, il valore a cui il bene verrà iscritto in Stato patrimoniale sarà (nell’ipotesi che l’azienda decida di riscattare il cespite) il prezzo di riscatto. Tale valore costituisce una parte residuale del contratto, un importo decisamente inferiore a quello a cui verrebbe scambiato sul mercato in quel momento un bene con medesime caratteristiche (grado di obsolescenza, tecnologia…). Le immobilizzazioni tenderanno quindi a non rispecchiare il reale valore degli investimenti aziendali di medio periodo, con la conseguenza di produrre una sottocapitalizzazione latente dell’impresa. Una sottocapitalizzazione che in realtà non esiste, perché i beni interamente pagati valgono ben di più del costo storico (in questo caso, il prezzo di riscatto) per il quale sono iscritti a bilancio. Nasce dunque l’esigenza di far emergere queste quote “invisibili” di patrimonio netto attraverso lo strumento della rivalutazione monetaria. Uno strumento tutt’altro che indolore dal punto di vista economico per l’impresa, in quanto prevede la tassazione della plusvalenza rilevata, ancorché, in taluni anni, con aliquote “di favore” (tassazione separata). D’altro canto, la mancata emersione del reale valore del patrimonio aziendale si porta appresso una valutazione negativa ed errata della struttura finanziaria dell’impresa da parte dei sistemi di rating degli istituti bancari, con possibili riflessi sulle condizione accordate dal sistema finanziario all’azienda. Basi. Costituiscono il punto di partenza per calcolare il costo di un leasing. Rappresentano dei parametri oggettivi. La base più utilizzata è sicuramente l’Euribor 3 mesi lettera. Alla base, la società di leasing “appiccica” uno spread, che rappresenta il suo margine di guadagno. La somma dei due addendi serve a coprire il costo di approvvigionamento presso il sistema bancario, la copertura dei costi fissi e il margine di utile. La base deve sempre essere necessariamente dichiarata per iscritto dalla società di leasing nel momento in cui propone al proprio cliente un preventivo per una locazione finanziaria. Trattandosi di un parametro oggettivo rilevabile quotidianamente sul Sole 24 Ore, in un arco temporale ben definito e delimitato, non può che essere lo stesso per tutti gli intermediari finanziari. A volte, però, agenti di scarsa serietà professionale non menzionano le basi sulle loro proposte, applicando ai preventivi basi più basse di quelle effettivamente in essere sul mercato. Propongono cioè dei preventivi “truccati”: utilizzando un Euribor inferiore, si ottiene un costo di locazione inferiore, a parità di spread applicato e quindi una rata più bassa... Salvo poi rivedere in modo poco professionale le posizioni al momento della firma del contratto, con scusanti approssimative e inverosimili (“i tassi sono saliti”). È necessario quindi, nella valutazione di una proposta di leasing, non fermarsi ad analizzare l’importo della rata, ma controllare la correttezza della base dichiarata per iscritto, farsi esplicitare lo spread applicato, calcolare il tasso effettivo dell’operazione, sottrarre a quest’ultimo la base dichiarata e scegliere la proposta con spread effettivo minore (controllando se corrisponde a quello dichiarato dalla società di leasing o se diverge di molto). Spese di istruttoria. Le società di leasing, normalmente, applicano ai contratti delle spese di istruttoria. La cifra può essere compresa tra 75 e 250 euro per i leasing strumentali, mentre può raggiungere anche i 300/700 euro per i leasing immobiliari. Un leasing strumentale ha spese inferiori rispetto a quelle di un immobiliare. Spese per Rid. I canoni di leasing vengono normalmente pagati tramite conto corrente bancario. La società di leasing fa siglare al cliente un ordine permanente di addebito (Rid), che la autorizza a ogni scadenza canone ad addebitare il conto corrente dell’impresa locataria. Per ogni incasso, di solito è prevista una spesa a carico dell’impresa che oscilla tra 0,5 e 3 euro.
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Bond di distretti: nuovi strumenti per le Pmi del Nord Italia Il Sanpaolo IMI e i due più grandi consorzi fidi del Nord est e del Nord Ovest hanno firmato un accordo profondamente innovativo per agevolare l’accesso al credito delle Pmi. Operativo da maggio di Vanni Ferrari, Assindustria Rovigo
I
l Gruppo Sanpaolo IMI ha stipulato due nuovi accordi, uno con Neafidi, il più grande organismo di garanzia collettiva fidi per piccole e medie imprese industriali presente in Veneto operante su tutto il territorio regionale, l’altro con Unionfidi, il confidi del sistema industriale del Piemonte. Si tratta di un accordo che ha delle caratteristiche altamente innovative e che tiene conto di tre fattori essenziali: – le esigenze delle piccole e medie imprese; – le evoluzioni in atto nel sistema finanziario; – il cambiamento che sta portando i confidi più grandi e strutturati verso la trasformazione in enti finanziari soggetti alla vigilanza della Banca d’Italia, con una conseguente evoluzione delle caratteristiche delle garanzie che vengono rilasciate.
Caratteristiche dell’accordo L’accordo si è concretizzato nelle seguenti fasi:
1. analisi e condivisione di un modello di rating per le imprese; 2. attribuzione di un rating interno al confidi da parte dell’Istituto di credito; 3. concessione di finanziamenti alle piccole e medie imprese con garanzia confidi; 4. possibilità di decidere la cessione del rischio confidi al mercato dei capitali attraverso un’operazione di cartolarizzazione sintetica con conseguente opportunità di incrementare la potenzialità operativa dei confidi.
Analisi e condivisione di un modello di rating per le imprese Attraverso l’analisi e la condivisione di un modello di valutazione delle imprese si ottiene il risultato di poter applicare un iter istruttorio per il rilascio delle garanzie consortili più veloce e, quindi, ottenere tempi di erogazione dei finanziamenti più rapidi. In questo modo le informazioni in possesso dei confidi vanno ad integrarsi con le metodologie di valutazione elaborate dall’Istituto di credito.
ELEMENTI PRINCIPALI DELL’ACCORDO Concessione di finanziamenti di durata fino a 7 anni da parte del gruppo Sanpaolo IMI alle piccole e medie imprese socie di Neafidi e Unionfidi. Possibilità di cedere successivamente il rischio di credito legato alla garanzia Neafidi e Unionfidi al mercato dei capitali, attraverso un’operazione di cartolarizzazione sintetica, con l’emissione di obbligazioni (bond di distretto), che la banca collocherà presso gli investitori istituzionali.
SCOPO DELLO STRUMENTO Facilitare l’accesso al credito a medio-lungo termine da parte delle piccole e medie imprese e aumentare la potenzialità operativa dei confidi.
SOGGETTI COINVOLTI – Il gruppo Sanpaolo IMI che finanzierà le piccole e medie imprese e che potrà collocare presso gli investitori istituzionali i bond di distretto. – Neafidi, società cooperativa di garanzia collettiva fidi per il Nord-Est, in particolare per il Veneto. – Unionfidi Piemonte, società cooperativa di garanzia collettiva dei fidi per il NordOvest.
DESTINATARI Piccole e medie imprese operanti nel Nord-Est e nel NordOvest.
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Attribuzione di un rating ai confidi Si è proceduto ad un’analisi da parte dell’Istituto di credito del portafoglio rischi in essere e, successivamente, ad un’attribuzione di un rating interno ai confidi. Ciò e stato fatto attraverso una valutazione complessiva che ha misurato il livello di copertura offerto dal patrimonio alle perdite potenziali derivanti dal portafoglio di garanzie in essere, al netto di operazioni di controgaranzia e altri strumenti di trasferimento del rischio. Applicando le regole di Basilea 2, le garanzie rilasciate in favore di piccole e medie imprese aventi un rating inferiore a quello dei confidi non faranno riferimento a un fondo rischi dedicato, ma esclusivamente al loro patrimonio. L’intervento del confidi consente all’impresa che ha un rating inferiore a quello dell’organismo di garanzia di vedersi applicato dall’I-
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stituto di credito un pricing più competitivo.
Ulteriori informazioni
Finanziamenti alle piccole e medie imprese
www.neafidi.it www.unionfidi.com www.grupposanpaoloimi.com
Alle imprese socie di Neafidi e di Unionfidi viene offerta l’opportunità di migliorare l’accesso al credito, con possibilità di accedere a finanziamenti con le seguenti caratteristiche: – durata fino a 7 anni; – costi molto competitivi e parametrati al rating dell’impresa; – di tipo chirografario; – erogati in tempi rapidi. I finanziamenti potranno essere utilizzati per sostenere nuovi programmi di investimento o per allungare la vita media dei debito finanziario. Per le imprese socie di Neafidi operanti in Veneto, i finanziamenti verranno erogati dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dalla Cassa di Risparmio di Venezia (appartenenti al gruppo Sanpaolo IMI).
Cessione del rischio al mercato dei capitali L’accordo prevede la possibilità di cedere il rischio dei confidi al mercato dei capitali attraverso un’operazione di cartolarizzazione sintetica, che porterà all’emissione di bond da collocare presso gli investitori istituzionali. Tale operazione consentirà di aumentare la potenzialità operativa dei confidi.
Attuazione dell’accordo I finanziamenti potranno essere erogati alle piccole e medie imprese a partire dal prossimo mese di maggio.
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Novità per l’accesso al credito delle imprese agroalimentari L’ Ismea ha finalmente ricevuto l’approvazione per l’erogazione delle garanzie. Scatta così il nuovo sistema finalizzato a sostenere le imprese agricole nell’accesso al credito. La Commissione europea ha notificato il provvedimento come “non aiuto” di Piero Crivellaro, Coldiretti
D
opo un negoziato durato più di un anno, fra Bruxelles e lo Stato Italiano, è stato finalmente notificato come “non aiuto” il decreto che prevede il rilascio di garanzie dirette, cogaranzie e controgaranzie per le imprese agro-alimentari. Il decreto del 14 febbraio 2006, firmato dai Ministri uscenti dell’Agricoltura e dell’Economia, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 49 del 28 Febbraio 2006. L’attività di rilascio di garanzie da parte dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) si inserisce nell’ambito della strumentazione prevista dal Decreto Legislativo 29 marzo 2004, n. 102 (Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole), che ha riscritto le regole sulle assicurazioni in agricoltura. L’articolo 17, che individua gli strumenti volti a favorire la capitalizzazione delle imprese agricole – non rientrando nel capitolo degli aiuti – è stato notificato alla Ue con un decreto a parte. Purtroppo, tale modalità, anche se suggerita direttamente da Bruxelles, ha allungato i tempi di approvazione.
so la costruzione e il miglioramento del rapporto banche imprese agricole finalizzato ad agevolare l’accesso ai diversi canali finanziari. La strumentazione che il decreto prevede, dal punto di vista delle garanzie, è una delle innovazioni più attese da parte degli imprenditori agricoli, sia come elementi di sostegno allo sviluppo imprenditoriale sia per supportare quelle imprese colpite dalle diverse calamità naturali o di natura epidemiologica. A questo punto è compito dell’Ismea organizzare adeguatamente il servizio, al fine di rispondere nei modi e nei tempi appropriati alle imprese agricole, ai confidi e agli istituti di credito. Ricordiamo, che in capo allo stesso Istituto, la Finanziaria dello scorso anno ha stanziato 50 milioni di euro per completare la strumentazione a favore della capitalizzazione delle imprese, mediante gli strumenti di capitale di rischio. Al momento, però, il legislatore non ha dato seguito con provvedimenti operativi.
Si tratta di un passo importante ver-
L’Ismea/Sgfa (Società per la gestio-
I nuovi prodotti finanziari
ne di fondi per l’agroalimentare) offrirà i seguenti prodotti finanziari: ● garanzie dirette alle imprese; ● co-garanzie; ● controgaranzie.
Garanzie dirette alle imprese Le garanzie dirette alle imprese agricole saranno rilasciate a favore dei soggetti finanziatori, ovvero gli istituti bancari, quando l’impresa agricola non è in grado di supportare la richiesta di finanziamento con proprie garanzie. Tale clausola risulta essere rilevante per la selezione dei soggetti da garantire e utile per non esaurire tutto il plafond finanziario a disposizione della sezione speciale dell’Ismea. Tipologie di finanziamento. Le operazioni di garanzia sono attivabili per finanziamenti bancari a medio e lungo termine, volti: – alla realizzazione di opere di miglioramento fondiario; – a finanziare interventi per la ricerca, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica e la valorizzazione commerciale dei prodotti; – a finanziare la costruzione, l’acquisizione o il miglioramento di beni immobili per lo svolgimento delle attività agricole e di quelle connesse; – a finanziare l’acquisto di nuove macchine e attrezzature per lo svolgimento delle attività agricole e di quelle connesse; – a operazioni di ristrutturazione del debito finalizzate in particolare alla trasformazione a lungo termine di precedenti passività contratte a breve e a medio termine. È sull’ultimo punto che l’amministrazione pubblica italiana ha negoziato maggiormente con Bruxelles, al fine di non rischiare di anda-
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re contro gli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato per il salvataggio delle imprese in difficoltà e, allo stesso tempo, offrire alle imprese agricole la ricontrattazione delle esposizioni nei confronti del sistema bancario, in maniera da trasformare l’indebitamento a breve in medio-lungo periodo. Importi e copertura. Gli importi fissati per l’ottenimento della garanzia diretta non possono superare 1 milione di euro per le micro e piccole imprese e 2 milioni di euro per le medie imprese; inoltre, le operazioni di finanziamento devono essere superiori ai 18 mesi. La garanzia può coprire fino al 70% del finanziamento richiesto, e fino all’80% quando il finanziamento è richiesto da giovani imprenditori agricoli. La garanzia copre entro il limite massimo dell’importo definitivamente rilasciato e, ferma restando la percentuale di mutuo garantito, la perdita delle somme garantite per capitale, compresi gli interessi contrattuali. Il valore monetario della garanzia, nel corso dell’ammortamento del mutuo, si riduce progressivamente in relazione al rimborso del capitale, in modo da mantenere costante l’originario rapporto fra la somma garantita e quella erogata. Procedura. Sarà compito della banca richiedere la garanzia diretta per l’impresa che si intende finanziare, presentando una dettagliata relazione con l’ammontare del finanziamento, le garanzie offerte dall’impresa con il relativo valore di stima attribuito dalla banca e il calcolo della garanzia fideiussoria richiesta secondo le modalità stabilite dall’Ismea. Se a richiedere il finanziamento sono imprese agricole che redigono il bi-
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lancio, vanno inviati anche gli ultimi tre bilanci. Le garanzie dirette che la società andrà a concedere saranno molto appetibili dal sistema bancario, in quanto, essendo controgarantite dallo Stato, avranno una ponderazione pari a zero e, nel momento in cui le banche dovranno calcolare il capitale di vigilanza sulle operazioni coperte da tale garanzia, non saranno costrette a immobilizzare capitale.
Cogaranzie e controgaranzie Diverso è il discorso relativo all’erogazione delle cogaranzie e controgaranzie. I suddetti strumenti finanziari sono erogati attraverso i confidi o altri fondi di garanzia pubblici e privati, che operano anche a livello regionale, per la stessa tipologia di investimenti ammissibili per le garanzie dirette. L’obiettivo di questi strumenti finanziari è quello di sostenere e potenziare l’attività dei confidi agricoli, soprattutto a seguito dell’introduzione della disciplina quadro sui Confidi (art. 13, D.L. 30-9-2003 n. 269) che richiede l’adeguamento e il rispetto di diversi criteri patrimoniali, in linea con Basilea 2. Funzione. Per storia (molto recente), per struttura organizzativa e per capitalizzazione, i confidi agricoli sono molto diversi da quelli degli altri settori produttivi e molto più piccoli, sia rispetto al numero di associati che di garanzie erogate. Il rispetto dei requisiti patrimoniali imposti dalla nuova disciplina ha costretto queste piccole realtà, negli ultimi anni, ad aggregarsi oppure a cercare di ampliare la loro operatività al fine di aumentare il numero dei soci e di conseguenza il capitale sociale per rispettare i criteri indicati dalla legge.
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I confidi, in particolare quelli agricoli, svolgono un ruolo centrale nel dialogo fra banca e impresa. Il compito dei confidi è quello di trasformare nel linguaggio bancario le informazioni economiche e le idee delle imprese agricole, perché le banche, sempre più universali – nonostante il ripensamento in atto – hanno perso la loro specializzazione nell’analisi del credito agrario. Questo lavoro di “traduzione” è molto apprezzato dagli istituti di credito, ben al di là delle garanzie che concedono, che al momento non hanno valore ai fini di Basilea 2 per tutti i confidi iscritti all’ex art. 106 del TUB. Ed ecco il valore della cogaranzia, ma soprattutto della controgaranzia dell’Ismea, come strumento che si integra e rinforza il valore delle garanzie erogate dai singoli confidi agricoli nei confronti delle banche. Importi e copertura. L’Ismea rilascerà la controgaranzia nel limite del 70% dell’ammontare garantito e fino all’importo massimo di 1 milione di euro per le micro e piccole imprese e di 2 milioni di euro per le medie imprese. In caso di operazioni di importo eccedente i predetti valori, la percentuale di controgaranzia dell’Ismea si riduce proporzionalmente nel rispetto di tali limiti. Essa si traduce, di fatto in una protezione, da parte della SGFA (e quindi dello Stato) nei confronti della banca direttamente garantita dal confidi, con un evidente beneficio in termini di riduzione di patrimonio assorbito, così come richiesto dalla normativa di Basilea 2.
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Garanzie dirette dell’Ismea: come funziona Garanzia diretta
È erogata direttamente dall’Ismea su richiesta degli istituti di credito
Beneficiari finali
Imprenditori agricoli come definiti all’articolo 1 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228
Tipologie di investimenti ammissibili
a) alla realizzazione di opere di miglioramento fondiario; b) a finanziare interventi per la ricerca, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica e la valorizzazione commerciale dei prodotti; c) a finanziare la costruzione, l’acquisizione o il miglioramento di beni immobili per lo svolgimento delle attività agricole e di quelle connesse; d) a finanziare l’acquisto di nuove macchine e attrezzature per lo svolgimento delle attività agricole e di quelle connesse; e) a operazioni di ristrutturazione del debito finalizzate in particolare alla trasformazione a lungo termine di precedenti passività contratte a breve e a medio termine
Importo massimo
Un milione di euro per le micro e piccole imprese e due milioni di euro per le medie imprese
Copertura
Fino al 70% del finanziamento che sale all’80% per i giovani imprenditori
Procedura
La banca finanziatrice dovrà presentare all’Ismea una circostanziata relazione nella quale devono essere precisati analiticamente: a) l’ammontare del finanziamento; b) le garanzie offerte e il relativo valore di stima attribuito dalla banca; c) il calcolo della garanzia fideiussoria richiesta secondo le modalità stabilite dall’Ismea; d) la domanda di fideiussione sottoscritta dall’impresa beneficiaria contenente, tra l’altro, la dichiarazione di insussistenza di altre garanzie diverse da quelle di cui alla lettera b); e) copia del provvedimento di concessione dell’agevolazione pubblica, ove prevista
COMMISSIONI Per quanto concerne le commissioni, sia per l’erogazione delle garanzie dirette sia per le cogaranzie e controgaranzie, sono una tantum e in percentuale dell’importo della garanzia concessa. La misura della percentuale è stabilita dall’Ismea in relazione alla rischiosità dell’operazione, che si presume sarà calcolata attraverso il modello di rating, che Ismea ha sviluppato in partnership con Moody’ KMV. L’ammontare complessivo delle commissioni dovute deve essere versato, entro trenta giorni dal termine del trimestre di riferimento su uno dei conti correnti indicati dall’Ismea. La cogaranzia e la controgaranzia sono rilasciate dai confidi sulla base delle convenzioni stipulate fra questi ultimi e l’Ismea.
IN SINTESI
Agevolazioni per il lavoro NORMA
AGEVOLAZIONI
Legge 11 marzo 2006, n. 81
BENEFICIARI I soggetti interessati ai benefici disposti dalla legge in esame sono le aziende del settore agricolo
AGEVOLAZIONE ● Per
il triennio 2006-2008 sono stati sospesi gli aumenti contributivi, a carico del datore di lavoro agricolo (0,20% ovvero 0,60% per le imprese di tipo industriale), programmati dal DLgs. 146/1997 per la graduale armonizzazione con l’aliquota contributiva IVS prevista per la generalità dei dipendenti.
Agricoltura: frena il costo del lavoro La conversione in legge del decreto in materia di interventi urgenti per l’agricoltura porta una serie di benefici al settore: congela la contribuzione per tre anni e aumenta gli sconti contributivi per le zone montane e svantaggiate
● Per
il medesimo periodo, gli sconti contributivi nei territori montani e nelle zone particolarmente svantaggiate sono passati, rispettivamente, dal 70% al 75% e dal 40% al 68%.
● Fino
al 31 luglio 2006 sono altresì sospesi i giudizi pendenti e le procedure di riscossione e recupero relativi ai debiti delle aziende agricole nei confronti dell’Inps risultanti alla data del 30 giugno 2005
NUOVI ADEMPIMENTI A decorrere dal 1° luglio 2006 i datori di lavoro agricolo dovranno: – presentare la dichiarazione trimestrale - DMAG - esclusivamente per via telematica; – effettuare la denuncia aziendale (adempimento che deve essere espletato entro 30 giorni dall’inizio dell’attività), esclusivamente per via telematica, su apposito modello che verrà predisposto dall’Inps
PROCEDURA L’applicazione dei benefici è immediata (attraverso le ordinarie denunce contributive) e non necessita di una particolare procedura
di Gabriele Bonati, MGconsulting srl
L
a conversione in legge (L. 11.3.2006, n. 81) del DL. 10 gennaio 2006, n. 2, recante “Interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d’impresa”, ha introdotto una serie di nuove disposizioni operative, in materia contributiva, per le imprese operanti nel settore agricolo. In particolare, il legislatore è intervenuto per: – congelare, per il periodo 20062008, l’adeguamento contributivo previsto dal DLgs. 146/1997; – aumentare gli sconti contributivi applicabili nelle zone montane e nelle aree particolarmente svantaggiate; – sospendere l’efficacia delle cartelle esattoriali Inps in attesa che vengano definite le modalità per l’estinzione dei debiti pregressi. Il provvedimento interviene anche massicciamente in materia di
adempimenti legati al personale, con particolare riguardo alle denunce contributive e alle comunicazioni (registro d’impresa) di assunzione, trasformazione e cessazione del rapporto di lavoro, introducendo l’utilizzo obbligatorio delle procedure telematiche.
I risparmi previsti I benefici contributivi L’articolo 1, c. 1, delle DL. 2/2006 (L. 81/2006) ha stabilito che, per il triennio 2006-2008, l’aliquota contributiva IVS (a carico del datore di lavoro), dovuta per gli operai, non subirà gli aumenti disposti dal DLgs. 146/1997 (graduale aumento dell’aliquota contributiva pensionistica fino a raggiungere complessivamente il 32%, armonizzazione dell’aliquota pensionistica con quella fissata per gli altri settori). Nel predetto triennio non scatteranno quindi i seguenti aumenti: – aziende agricole tradizionali: 0,20% (il prossimo adeguamento partirà quindi dal 1°/1/2009);
SCHEDA DI VALUTAZIONE
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AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO
DIFFICOLTÀ Non sono previste difficoltà operative, essendo i benefici interessati applicabili direttamente dalle aziende nelle denunce contributive
TEMPI L’applicazione dei benefici è immediata
COSTI Nessuno
PROBABILITÀ Certa
– aziende agricole con processi produttivi di tipo industriale: 0,60% (il prossimo adeguamento partirà quindi dal 1°/7/2009). Il risparmio quindi si traduce nelle seguenti percentuali: – per le aziende agricole tradizionali: 0,20% nel 2006; 0,40% nel 2007; 0,60% nel 2008; – per le aziende agricole di tipo industriale: 0,60% per il periodo 1/7/2006-30/6/2007; 1,20% per il periodo 1/7/2007-30/6/2008; 1,80% per il periodo 1/7/200830/6/2009.
I benefici per le zone montane e per le aree svantaggiate
IN DETTAGLIO
Oltre al congelamento delle aliquote contributive, il provvedimento stabilisce, sempre per il triennio 2006-2008, un aumento dello sconto contributivo previsto per le zone montane e per le aree particolarmente svantaggiate comprese le regioni del sud “Obiettivo 1”, più Abruzzo, Molise e Basilicata. Il beneficio interessa almeno l’80% delle giornate di lavoro denunciate NORMATIVA DL. 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modifiche, nella L. 11 marzo 2006, n.81 INPS, msg. n. 8710 del 20 marzo 2006
MODULISTICA Dichiarazione trimestrale (DMAG) Denuncia aziendale su apposito modello che verrà predisposto dall’Inps
PER INFORMAZIONI www.inps.it Associazioni di categoria
(come precisato dalla Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana – circ. n. 12254/2006). A decorrere dal 1° gennaio 2006, i benefici a favore delle imprese agricole, che interessano sia gli impiegati, i quadri e i dirigenti, sono riportati nella tabella. Va però segnalato che, a decorrere dal 1° gennaio 2006, la retribuzione imponibile per il calcolo dei contributi agricoli unificati (lavoratori a tempo determinato e indeterminato) è quella prevista per le generalità dei dipendenti (nel rispetto dei minimali di legge). Non risulta più applicabile, quindi, il salario convenzionale.
La sospensione dei ruoli Il provvedimento stabilisce, infine, che sino al 31/7/2006 sono sospesi i giudizi pendenti e le procedure di riscossione e recupero relativi ai debiti contributivi risultanti al 30/6/2005. La sospensione ha lo scopo (come previsto dalla legge in commento) di verificare la possibilità (per tale fine verrà istituita un’apposita
I benefici contributivi applicabili nel triennio 2006-2008 Territori
Misura del beneficio
1) Zone montane particolarmente Riduzione dei contributi (a carico del svantaggiate (art. 11, comma 27, datore di lavoro) dovuti nella misura L. 537/93) (*) del 75% (fino al 31/12/2005: 70%) 2) Zone svantaggiate, comprese le Riduzione dei contributi (a carico del aree del Mezzogiorno (Obiettivo 1 datore di lavoro) dovuti nella misura reg. 2081/93, ora reg. n. del 68% (fino al 31/12/2005: 40%) 1260/1999): Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, dall’1.1.2001, le regioni Abruzzo e Molise (*) (*) Per individuare le zone occorre fare riferimento alla delibera CIPE 42/2000 – v. anche circ. Inps n. 97/2000.
AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO
Commissione) di definire delle modalità di estinzione (una specie di condono) dei debiti dei datori agricoli e dei lavoratori autonomi agricoli verso l’Inps (ivi compresi quelli che hanno formato oggetto di cessione). La sospensione in argomento (Inps, msg. 8710/2006) riguarda: – i versamenti su cartelle di pagamento già notificate alla data del 12 marzo 2006 o che saranno notificate fino al 31 luglio 2006; – le rate di dilazione ricadenti nel periodo marzo – luglio c.a.; – tutti gli atti esecutivi o cautelari in corso di espletamento da parte dei concessionari con divieto di iniziare nuove procedure; – i giudizi pendenti riferiti a oppo-
sizioni a cartella o alle misure esecutive e cautelari.
I nuovi adempimenti A decorrere dal 1° luglio 2006 i datori di lavoro agricolo dovranno: – presentare la dichiarazione trimestrale - DMAG - esclusivamente per via telematica; – effettuare la denuncia aziendale (adempimento che deve essere espletato entro 30 giorni dall’inizio dell’attività), esclusivamente per via telematica, su apposito modello che verrà predisposto dall’Inps Anche le comunicazioni di assunzione, trasformazione e cessazione
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del rapporto di lavoro, previste dalle vigenti norme in materia di collocamento, dovranno essere effettuate esclusivamente per via telematica e indirizzate all’Inps competente. L’Inps provvederà poi a trasmettere le comunicazioni ai Centri per l’impiego e all’Inail (tale disposizione sarà operativa quando verrà emanato l’apposito provvedimento attuativo previsto dal DLgs. 297/2002). Restano altresì sospese, fino al 31 luglio 2006, le disposizioni (finanziaria 2006) in materia di documento unico di regolarità contributiva (DURC), da presentare per l’accesso ai benefici e convenzioni comunitarie per la realizzazione di investimenti.
IN SINTESI
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AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO
BENEFICIARI
I benefici per chi assume lavoratori svantaggiati
Le agenzie di somministrazione di lavoro (ex agenzie di lavoro interinale) che assumono con contratti di lavoro non inferiori a 9 mesi, lavoratori svantaggiati
Precisate dall’Inps le modalità operative che dovranno essere seguite dalle agenzie di somministrazione per poter usufruire delle agevolazioni contributive nel caso di assunzione di lavoratori in difficoltà e bisognosi di assistenza
AGEVOLAZIONE
di Alberto Rozza, MGconsulting srl
NORMA – Articolo 13 Decreto Legislativo 10 settembre 2003 n.276; – Circolare Ministero Lavoro 23 ottobre 2004 n. 41; – Circolare INPS 15 marzo 2006 n. 44
Il beneficio economico consiste nella detrazione dalla retribuzione lorda erogata al lavoratore dell’importo dell’indennità che l’Inps continua a versare e nello sconto dai contributi complessivamente dovuti di una somma pari ai contributi figurativi riconosciuti sull’indennità previdenziale. La doppia agevolazione ha una durata di 12 mesi e comunque viene meno alla scadenza del trattamento previdenziale
ULTERIORE BENEFICIO All’agevolazione principale si aggiunge anche un altro beneficio: la possibilità riconosciuta alle agenzie che assumono un lavoratore svantaggiato con contratto di durata non inferiore a 6 mesi di operare in deroga al regime generale della somministrazione di lavoro ex art. 23, c. 2 DLgs 276/2003
PROCEDURA Richiedere all’INPS, per ciascun lavoratore assunto, l’ammontare lordo della prestazione previdenziale erogata e la relativa durata, nonché la misura della retribuzione da prendere a riferimento per il calcolo della contribuzione figurativa
A
l fine di favorire l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori svantaggiati, l’art. 13 del DLgs 276/2003 ha previsto particolari agevolazioni alle agenzie di somministrazione che provvedono alla loro assunzione. Più precisamente il c. 1, lett. b) dello stesso articolo prevede che, in caso di assunzione con contratto di durata pari ad almeno 9 mesi e comunque per un periodo massimo di 12 mesi, le agenzie di somministrazione possano determinare il trattamento retributivo del lavoratore, detraendo dal compenso dovuto quanto percepito dal lavoratore medesimo a titolo di indennità di mobilità, di disoccupazione ordinaria o speciale, o altra indennità o sussidio la cui corresponsione è collegata allo stato di disoccupazione o inoccupazione, e detraendo dai contributi dovuti per l’attività lavorativa l’ammontare dei contributi figurativi eventualmente previsti. L’agenzia di somministrazione chiederà di poter fruire del beneficio direttamente alla sede dell’Inps competente in relazione alla residenza-domicilio del lavoratore.
Non va inoltre dimenticato che il c. 1, lett. a) del suddetto articolo 13 consente alle agenzie che assumono un lavoratore con contratto di durata non inferiore a 6 mesi anche di operare in deroga al regime generale della somministrazione di lavoro (previsto dall’art. 23, c. 2 DLgs 276/2003) e, quindi, solo in presenza di un piano individuale di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, con interventi formativi idonei e il coinvolgimento di un tutore con adeguate competenze e professionalità. Le due agevolazioni si possono cumulare tra loro non essendo alternative.
Beneficiari I soggetti che possono fruire delle agevolazioni previste dall’art. 13 della Riforma Biagi sono le agenzie di somministrazione di lavoro (ex agenzie di lavoro interinale) che assumono con contratti di lavoro non inferiori a 9 mesi, lavoratori svantaggiati che ricevono un trattamento economico di disoccupazione, mobilità, ovvero altro sussidio connesso allo stato di disoccupazione o inoccupazione, dove per lavoratori svantaggiati si intendono quelli ex art. 2, c. 1, lett. k) del
SCHEDA DI VALUTAZIONE
AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO
DIFFICOLTÀ Nessuna particolare difficoltà. È solo necessario che siano rispettate le condizioni di legge soggettive e oggettive poste alla base dell’agevolazione
TEMPI Mensilmente con il sistema dei DM 10/2
COSTI Quelli strettamente necessari all’avvio della pratica
PROBABILITÀ
IN DETTAGLIO
Certa
NORMATIVA – Articolo 13 Decreto Legislativo 10 settembre 2003 n. 276 – Circolare Ministero Lavoro 23 ottobre 2004 n. 41 – Circolare INPS 15 marzo 2006 n. 4
MODULISTICA Modello DM 10
PER INFORMAZIONI - www.inps.it - www.welfare.gov.it - Min. del lavoro, Dir. gen. Del mercato del lav., Divisione III Dott. Francesco Garofalo tel. 06 3675.4323
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DLgs 276/2003 che a sua volta rimanda a quelli elencati nell’art. 2, lett. f) del Regolamento CE 2204/2002 nonché quelli di cui all’art. 4 della legge 381/91. I lavoratori svantaggiati (così come definiti dal Regolamento CE n. 2204, tra i quali sono compresi i giovani con meno di 25 anni o che abbiano completato il ciclo formativo da più di due anni, ma non abbiano ancora ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente), devono trovarsi in una delle seguenti situazioni: – percettori di indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali; – percettori di trattamenti speciali di disoccupazione (edilizia e frontalieri italiani in Svizzera); – lavoratori rimpatriati da paesi extracomunitari, percettori di trattamento ordinario di disoccupazione; – percettori di indennità di mobilità; – percettori di assegno ASU (o LSU); – percettori di sussidi straordinari e/o indennità speciali di sostegno al reddito. Ricordiamo che per i lavoratori percettori di indennità di mobilità che non rientrano nella categoria generale dei lavoratori svantaggiati, possono essere applicati i benefici di cui alla legge n. 223/1991. Per effetto del principio della contestualità della prestazione lavorativa e dell’agevolazione in esame sono invece esclusi i lavoratori titolari di Cig o Cigs, dato che questi trattamenti non sono collegati a uno stato di inoccupazione o disoccupazione in atto come previsto dalla legge. Va sottolineato che l’incentivazione non si applica ai lavoratori svantaggiati che, durante l’erogazione del trattamento, maturano i requisiti per il trattamento
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pensionistico di vecchiaia o di anzianità.
Agevolazioni Come già detto, l’art. 13 del DLgs 276/2003 prevede due tipologie di agevolazioni a favore delle agenzie di somministrazione che assumono lavoratori svantaggiati. La prima riconosce alle agenzie che assumono con contratto di durata non inferiore a 6 mesi la possibilità di operare in deroga al regime generale della somministrazione di lavoro (previsto dall’art. 23, c. 2 DLgs 276/2003), e quindi solo in presenza di un piano individuale di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, con interventi formativi idonei e il coinvolgimento di un tutore con adeguate competenze e professionalità. La seconda agevolazione, più importante poiché di natura economica, è quella sulla quale ci soffermeremo maggiormente evidenziandone le particolarità anche con l’aiuto delle istruzioni operative dettate dall’INPS con la circolare 44/2006. Più precisamente le agenzie di somministrazione determinano il trattamento retributivo da corrispondere al lavoratore assunto, detraendo dal compenso dovuto quanto percepito dal lavoratore medesimo a titolo di indennità o sussidio dall’INPS. Inoltre, l’agenzia di somministrazione di lavoro può detrarre dai contributi complessivamente dovuti per ciascun lavoratore assunto l’ammontare dei contributi figurativi, limitatamente ai lavoratori percettori del trattamento di mobilità o del trattamento di disoccupazione ordinaria o speciale. A tal fine, i datori di lavoro si avvarranno dei dati forniti dall’Istituto previdenziale, applicando sulla retribuzione presa a riferimento, per il periodo di spettanza del beneficio, l’aliquota del 32,70%.
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AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO
Condizione fondamentale per poter fruire delle agevolazioni è che l’assunzione del lavoratore abbia una durata non inferiore a 9 mesi e, in ogni caso, non superiore a 12 mesi. Si ricorda che il beneficio trova applicazione fino al termine di scadenza del trattamento previdenziale o assistenziale a favore del lavoratore oppure fino al momento in cui si verifichi una delle situazioni che comportano la decadenza dal trattamento medesimo (v. box). In base al predetto principio di contestualità, occorre sottolineare altresì che l’agevolazione ex art. 13, c. 1, lett. B) decorre solamente da quando il lavoratore matura il diritto alla prestazione erogata dall’Inps. In ogni caso ricordiamo che le agenzie di somministrazione pur fruendo dello sgravio contributivo sono tenute al rispetto dei minimali contributivi di legge. Sulla base del compenso complessivo spettante al lavoratore (compenso dovuto dall’agenzia più trattamento previdenziale o assistenziale) saranno determinati i contributi complessivamente dovuti in riferimento all’intera aliquota contributiva (sia la quota a carico del datore di lavoro che quella a carico del lavoratore) prevista per il settore di appartenenza (terziario), senza operare alcuna riduzione. Contestualmente, le agenzie di somministrazione conguaglieranno l’importo, pari alla contribuzione figurativa connessa al trattamento di mobilità o di disoccupazione ordinaria o speciale spettante al lavoratore, nel limite di quella complessivamente riferita a ciascun soggetto.
Procedura Le agenzie di somministrazione di lavoro che intendono fruire dell’agevolazione di cui all’art. 13, c. 1,
Decadenza dalle indennità o dai sussidi I lavoratori decadono dai trattamenti di mobilità, di disoccupazione ordinaria o speciale, o da altra indennità o sussidio la cui corresponsione è collegata allo stato di disoccupazione o inoccupazione, quando: – rifiutano di essere avviati a un progetto individuale di reinserimento nel mercato del lavoro, ovvero di essere avviati a un corso di formazione professionale autorizzato dalla regione o se non lo frequentano regolarmente, salvo casi di forza maggiore; – non accettano l’offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20% rispetto a quello delle mansioni di provenienza; tale disposizione non si applica ai lavoratori inoccupati; – non hanno provveduto a dare preventiva comunicazione alla competente sede dell’Inps del lavoro prestato ai sensi dell’articolo 8, commi 4 e 5 del decreto legge n. 86/1988, convertito dalla legge n. 160/1988; tale disposizione non si applica ai lavoratori inoccupati. Tali disposizioni trovano applicazione nel caso in cui le attività lavorative o di formazione offerte ai lavoratori siano congrue rispetto alle competenze e alle qualifiche degli stessi e si svolgano in un luogo che sia raggiungibile in 80 minuti, con mezzi pubblici, dalla residenza. I responsabili dell’attività formativa ovvero le agenzie di somministrazione di lavoro dovranno comunicare direttamente all’Inps e al Centro per l’impiego competente ai fini della cancellazione dalle liste di mobilità, i nominativi dei lavoratori che possono essere ritenuti decaduti dai trattamenti previdenziali. L’INPS sospenderà cautelativamente l’erogazione del trattamento, dandone comunicazione agli interessati, i quali entro 30 giorni potranno produrre ricorso alle Direzioni provinciali del lavoro territorialmente competenti che decidono, in via definitiva, nei 20 giorni successivi alla data di presentazione del ricorso. Tale decisione è comunicata al Servizio per l’impiego e all’Inps.
lett. b) del DLgs. 276/2003 inoltreranno alla Sede Inps competente per territorio apposita domanda per conoscere, relativamente a ciascun lavoratore assunto: – l’ammontare, al lordo Irpef, della prestazione erogata mensilmente dall’Istituto al lavoratore e la relativa durata; – la retribuzione da prendere a riferimento per il calcolo della contribuzione figurativa (32,70%) e la durata di quest’ultima.
Modalità operative Poiché l’agevolazione viene fruita mensilmente tramite il sistema del DM 10/2, l’Inps, con la circolare 44/2006, ha dettato le modalità operative che di seguito evidenziamo.
Modalità di compilazione del mod. DM 10/2 Ai fini della compilazione del DM 10/2, i datori di lavoro dovranno effettuare una serie di operazioni.
AGEVOLAZIONI PER IL LAVORO
a) Esporre i lavoratori in parola nel quadro “B-C” del DM 10/2 utilizzando i nuovi codici tipo contribuzione (C.T.C.) indicati nel box a fianco, preceduti dall’apposito codice qualifica (1, 2, O, Y). Inoltre, i datori di lavoro riporteranno nella casella “n. dipendenti” il numero dei lavoratori interessati; nella casella “n. giornate” il numero delle giornate ovvero delle ore retribuite; nella casella “retribuzioni” l’ammontare delle retribuzioni complessive spettanti, comprensive dell’importo corrispondente alla prestazione erogata dall’Istituto previdenziale; nella casella “somme a debito del datore di lavoro” esporranno i contributi complessivamente dovuti per i lavoratori interessati calcolati in base all’intera aliquota contributiva prevista per il settore di appartenenza (sia la quota a carico del datore di lavoro che quella a carico del lavoratore), senza operare alcuna riduzione. b) Portare a conguaglio l’importo totale del beneficio spettante, corrispondente alla contribuzione figurativa (calcolata nei limiti della contribuzione complessivamente dovuta riferita a ciascuno dei lavoratori), utilizzando nel quadro “D” del mod. DM 10/2 il codice di nuova istituzione “L608”, avente il significato di “agevolaz. ex art. 13, c. 1, lett. b) DLgs 276/2003”.
C.T.C.
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Significato
M1
Lavoratori percettori ind. di mobilità art. 13, c. 1, lett. b) del DLgs. n. 276/2003
M2
Lavoratori percettori ind disoccup. ord. O speciale art. 13, c. 1, lett. b) del D.Lgs. n. 276/2003
M3
Lavoratori percettori di altre indennità o sussidi art. 13, c. 1, lett. b) del DLgs. n. 276/2003
Regolarizzazione dei periodi pregressi La Legge 80/2005 di conversione del Dl 35/2005 (il cosiddetto decreto competitività) ha disposto l’abrogazione del comma 6 dell’art. 13 del DLgs 276/2003, che rinviava a norme regionali il compito di disciplinare la materia, con la conseguenza che l’agevolazione contenuta nel comma 1, lett. B) del suddetto articolo è diventata operativa in data 15 maggio 2005 (giorno di entrata in vigore della Legge 80/2005). Ne consegue che le agenzie di somministrazione che hanno assolto la contribuzione secondo le modalità ordinarie, potranno recuperare le somme relative ai periodi pregressi comunque non anteriori a “maggio 2005”. A tal fine, esporranno l’importo del contributo nel quadro “D” del mod. DM 10/2 con il codice “L609”, avente il significato di “arr. ex art. 13, c. 1, lett. b) DLgs 276/2003”. Tale operazione potrà essere effettuata entro il giorno 16 giugno p.v.
Dato che lo sgravio corrispondente alla contribuzione figurativa opera anche per la quota a carico del lavoratore (pari all’8,89%), di tale beneficio dovrà in concreto usufruire quest’ultimo. Ne consegue che il datore di lavoro non dovrà operare la trattenuta nei limiti della quota di beneficio di spettanza del lavoratore.
Modalità di compilazione del mod. E-mens Premesso che nei confronti dei lavoratori sarà accreditata la contribuzione obbligatoria dovuta in relazione al rapporto di lavoro, i datori di lavoro, ai fini della composizione del flusso Emens, dovranno indicare nell’elemento “Tipo Contribuzione” i particolari codici tipo contribuzione M1, M2 e M3 e nell’elemento “Imponibile” l’intero imponibile esposto nel DM 10/2.
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ANALISI E COMMENTI
Aiuti alle imprese concessi prima dell’approvazione Ue Il nostro Paese non è il solo a essere oggetto del disconoscimento di aiuti ritenuti incompatibili con il mercato comune, da parte della Commissione europa. Tuttavia, seguire la procedura prevista eviterebbe l’obbligo di restituire gli aiuti, comprensivi degli interessi di Alessandro Sacrestano, Progetto Arcadia Srl
N
ei primi mesi dell’anno, lo Stato italiano ha incassato una serie di sentenze sfavorevoli emesse dalla Corte di Giustizia Europea a proposito del diniego comunitario alla concessione di alcune agevolazioni, reputate aiuti di Stato, a imprese ricadenti nel nostro territorio. I destinatari sono decisamente eterogenei. Si va, infatti, dal semaforo rosso per le agevolazioni fiscali concesse alle banche, fino alle misure adottate dalle autorità italiane per risarcire i danni causati dalla febbre catarrale degli ovini in Sardegna (blue tongue). A prescindere, quindi, dalla materia o dalla categoria dei beneficiari, il nostro rapporto con le autorità europee a proposito degli aiuti di Stato sta diventando di natura sempre più conflittuale. Non si può dire, tuttavia, che non siamo in buona compagnia. Basta, infatti, accedere al sito della Corte di Giu-
stizia Europea, per accorgersi che le decisioni riguardanti il disconoscimento di aiuti ritenuti incompatibili con il mercato comune sono sensibilmente frequenti e, tra l’altro, a danno della quasi generalità dei Paesi membri. L’intervento comunitario è giustificato dal dettato dell’articolo 87 del Trattato istitutivo delle Comunità Europee, che giudica incompatibili con il mercato comune le misure di aiuto nazionali che finiscono per incidere negativamente sugli scambi tra gli Stati membri, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsando o minacciando di falsare la concorrenza. A tal proposito, è lo stesso Trattato a definire aiuto di Stato qualunque beneficio, concesso dal Paese membro, che conferisca un vantaggio economico al beneficiario in maniera selettiva, favorendo soltanto alcune imprese o alcune produzioni. Quello degli aiuti di Stato illegitti-
mi, tra l’altro, è solo un filone del fronte di disputa con la Commissione Europea. Allo stesso, invero, devono aggiungersi tutte le controversie in materia fiscale per le quali, a esempio, l’Italia è finita nel mirino a proposito della compatibilità dell’Irap con le norme comunitarie, ma anche in relazione ai limiti alla detrazione per l’acquisto delle auto. Le conseguenze di tali controversie sono tutt’altro che irrilevanti. Le conclusioni dell’avvocato generale in materia di Irap, finite su tutti i giornali nelle scorse settimane, hanno creato, nelle istituzioni, una sorta di panico generale. Il gettito Irap, infatti, garantisce allo Stato un ritorno annuale di circa 24 miliardi dal settore privato e nove dal comparto pubblico. Si intuisce, pertanto, per quale motivo lo stesso avvocato generale abbia ipotizzato – per scongiurare una debacle clamorosa dell’Italia – anche una decorrenza ad hoc per gli effetti della sentenza, che limiti temporalmente la possibilità di ricorrere in giudizio per la restituzione dell’imposta iniqua, evitando all’Italia di affrontare rimborsi pesantissimi.
ll difficile percorso dell’Italia Anche se, come detto, l’Italia è in buona compagnia per quanto riguarda le procedure di infrazione, bisogna ammettere che il nostro Paese è certamente fra quelli più indisciplinati da questo punto di vista. Un brevissimo excursus servirà a chiarire il pensiero. A luglio dello scorso anno, per iniziare, l’Italia è stata trascinata dalla Commissione Europea dinanzi alla Corte di giustizia per non aver recepito la direttiva 2003/96/Ce che ha esteso il regime delle aliquote minime comu-
ANALISI E COMMENTI
nitarie a tutti i prodotti energetici, dal carbone al gas naturale all’elettricità. Anche in questo caso, l’obiettivo era quello di ridurre le distorsioni alla concorrenza che derivano dall’applicazione di aliquote d’imposta divergenti. Più preoccupante, poi, è il filone che mette in discussione la compatibilità del condono Iva 2002 con le regole comunitarie. È ormai arcinota, poi, la querelle che ha coinvolto il nostro Stato in relazione alla c.d. Tremonti-bis con riferimento a una sua proroga a favore dei contribuenti danneggiati da calamità naturali. Con la decisione 2005/315/Ce, infatti, la Commissione ne ha dichiarato l’inammissibilità per un’evidente assenza di nesso riscontrabile tra danno e aiuto. Non meno sentita, poi, è stata la vicenda che ha portato, un pezzo alla volta, a rinunciare a molte delle misure di aiuto contemplate nel c.d. pacchetto Tecno-Tremonti. La falcidia comunitaria, infatti, ha prima escluso gli aiuti per le spese sostenute dalle imprese partecipanti alle esposizioni fieristiche all’estero (decisione C 4746 del 14 dicembre 2004) e, successivamente, quelli relativi agli incentivi fiscali riconosciuti alle società neoquotate (decisione 2005/591/Ce). Tuttavia, la scure più inquietante pesa a proposito di quanto ha stabilito la decisione 2000/128/Ce, in base alla quale sono stati dichiarati compatibili con il mercato comune le riduzioni degli oneri sociali per le assunzioni di personale con contratti di formazione e lavoro, ma solo a condizione che si tratti di nuovi occupati o di lavoratori disoccupati con difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro. Le ingiunzioni di recupero dell’INPS sono, a questo punto, pane quotidiano per la giustizia tributaria.
Insomma, mentre da un lato il Governo di turno si affanna a disporre norme e strumenti per incentivare nuovi investimenti, procedere a nuove assunzioni con sconti fiscali e/o contributivi, dall’altro, la Commissione fa sentire il suo giusto peso pretendendo il rispetto delle regole poste a fondamento del mercato comune. Il disallineamento fra tali esigenze, però, finisce per ingenerare non pochi problemi ai “potenziali” beneficiari finali delle misure di aiuto. Come illustrato, infatti, non è insolito che dopo aver emanato norme di agevolazione a destra e a manca, lo Stato membro – a distanza di tempo – se le veda bocciare per incompatibilità con le regole del mercato unico o della concorrenza. Capita, quindi, che i beneficiari, come minimo, pianifichino le proprie scelte anche in funzione di tali benefici e, in altri casi, che li ottengano addirittura, per poi vederseli negare, successivamente, a fronte di una dichiarata illegittimità. Per ironia, poi, devono essere proprio le amministrazioni di competenza a procedere al recupero dei benefici. Tale meccanismo, infatti, è ormai consolidato nel diritto comunitario, che non ammette deroghe nella restituzione di agevolazioni illecite neanche quando queste siano state ottenute in buona fede dalle imprese (si veda la storica sentenza Deggendorf C-188/92).
La corretta procedura da seguire Per scongiurare il ripetersi di tali situazioni, non resta all’Italia che applicare dovutamente le indicazioni procedurali contenute nel Regolamento Ce n. 659/99 del Consiglio, recante le modalità di applicazione dell’art. 88 (ex art. 93) Trattato Comunità Europee.
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In base a tale procedura, ogni Stato membro è sottoposto a un obbligo di notifica di tutti i progetti di aiuto, salvo disposizione contraria dei regolamenti adottati ai sensi dell’art. 89 (ex art. 94) TCE. Vige, quindi, l’impossibilità di dare esecuzione ai progetti prima di una decisione di autorizzazione. Una volta ricevuta la notifica, la Commissione può decidere che il progetto non costituisce aiuto di Stato o che, in alternativa, lo stesso sia compatibile con il mercato comune. Diversamente, invece, qualora la misura susciti dubbi circa la compatibilità dell’aiuto, la Commissione avvia un procedimento formale di esame che si conclude, con esito positivo o negativo, salvo proroghe decise in comune, entro diciotto mesi. Nel corso del procedimento, la Commissione dispone di importanti poteri discrezionali che vengono esercitati soprattutto quando lo Stato, incautamente, abbia dato corso all’agevolazione senza attendere il parere comunitario. La Commissione può, per esempio, decidere per la sospensione dell’erogazione dell’aiuto illegale sino all’esito dell’esame di compatibilità. In caso di mancato rispetto di tale potere da parte dello Stato membro, la Commissione può adire direttamente la Corte di giustizia CE. In altri casi, poi, la Commissione può addirittura disporre il recupero, a titolo provvisorio, dell’aiuto concesso illegalmente. Qualora l’esito dell’istruttoria sia negativo, la Commissione ordina il recupero degli aiuti erogati, salvo che ciò non risulti in contrasto con un principio generale di diritto comunitario. Nella fase di recupero, lo Stato membro dovrà farsi restituire, oltre al capitale, gli interessi, al tasso stabilito dalla Commissione, dalla data in cui l’aiuto illegale è diventato disponibile.
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ANALISI E COMMENTI
La procedura di notifica dei progetti di aiuto ● ●
Obbligo di notifica dei progetti di aiuto salvo disposizione contraria dei regolamenti adottati ai sensi dell'art. 89 (ex art. 94) TCE. Impossibilità di esecuzione dei progetti prima di una decisione di autorizzazione. Procedura preliminare – esame notifica – risultato: 1. decisione che la misura non è aiuto; 2. misura di aiuto compatibile; 3. misura che suscita dubbi circa la compatibilità dell’aiuto.
decisione di avvio del procedimento formale. Termine procedura: entro due mesi dal ricevimento di una notifica completa. Esito: ●
● ● ●
Se la Commissione non si pronuncia entro due mesi, lo Stato può ritenere l’aiuto autorizzato. Può eseguirlo previa comunicazione alla Commissione a meno che quest’ultima non adotti una decisione entro 15 gg. dalla comunicazione stessa. Se la notifica è ritenuta incompleta la Commissione può chiedere allo Stato ulteriori informazioni. Se lo Stato non fornisce le informazioni richieste la Commissione invia sollecito e fissa un termine. Se le informazioni non vengono fornite la notifica è considerata ritirata.
ANALISI E COMMENTI
Cambia il rapporto tra banca e Confidi a favore delle imprese Il nuovo quadro normativo del mercato dei capitali (Basilea 2) e della disciplina dei consorzi fidi richiede una più stretta collaborazione tra banche e confidi per offrire un servizio adeguato alle esigenze delle imprese nell’accesso al credito di Piero Crivellaro, Coldiretti e Franco Cruciani, Federfidi
U
n efficiente mercato dei capitali e del credito e un rapporto più stretto e duraturo fra banca e impresa costituiscono due delle condizioni fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento dell’attività imprenditoriale. Tale premessa risulta ancora più vera se consideriamo alcuni elementi di contesto, che confermano come il rapporto banca-impresa sia da considerarsi, per i prossimi anni, un elemento determinante di successo non solo per l’attività imprenditoriale fine a se stessa, ma anche per lo sviluppo economico del Paese. I profondi mutamenti che hanno contrassegnato il mondo del credito sotto molteplici punti di vista determinano una realtà nuova nella quale tutti i protagonisti sono costretti a riposizionare le proprie strategie. Il nuovo quadro legislativo per i confidi e il nuovo accordo di Basilea delineano scenari connotati da sostanziali cambiamenti sotto l’aspetto sia culturale sia organizzativo, a cui confidi, banche e imprese sono costretti ad adeguarsi.
Le difficoltà delle imprese Sull’evoluzione del rapporto banca/impresa si è scritto molto e rispetto a tale relazione si sono anche analizzati aspetti a volte sconosciuti e, a volte, incomprensibili anche ai più esperti addetti ai lavori. Una cosa è certa, però. Il rapporto banca/impresa è passato da una relazione di carattere personalistico fra le parti a una valutazione impersonale degli elementi di rischio che la singola impresa porta in dote. Questa evoluzione è ancora più vera se consideriamo le nuove regole imposte dall’Accordo sui capitali, meglio conosciuto come Basilea 2, dal quale tutte le banche sono state e saranno influenzate nei prossimi anni, visto che nelle diverse Think-Tank esperte in materia bancaria, piuttosto che nelle università, si stanno già seminando le basi per Basilea 3. Di fronte a tali mutamenti di carattere regolamentare e di relationship, l’impresa sta trovando delle difficoltà, nel senso che non è in grado di fornire tutti i contenuti richiesti dalla banca per effettuare la sua va-
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lutazione, ma l’elemento forse più paradossale è che non è in grado di offrirli in un linguaggio bancario. Il lavoro svolto negli anni dai confidi di sostegno alle imprese nell’accesso al credito diventa, quindi, oggi ancora più importante nel miglioramento del dialogo fra banca e impresa, al di là dell’erogazione della garanzia. Ecco allora la necessità di approfondire il rapporto che intrattengono le banche con i confidi che, da quasi mezzo secolo, agiscono per conto e a favore delle imprese con l’intento di favorire l’accesso al credito e alle migliori condizioni.
La mediazione dei confidi Le relazioni tra istituti di credito e consorzi fidi, storicamente, hanno conosciuto alterne vicende; si può tuttavia asserire che non sono certo mancati, soprattutto in alcuni periodi, rapporti conflittuali, pur all’interno di una collaborazione che non si è mai interrotta. Questa constatazione non deve sorprendere, perché l’associazionismo di garanzia italiano è nato e si è sviluppato nell’ambito delle confederazioni imprenditoriali e quindi è stato sempre fedele interprete del proprio ruolo di piena tutela degli interessi delle imprese socie. Questo dato non può venir meno neanche nel mutato panorama odierno. I numerosi processi di razionalizzazione e di ammodernamento che stanno contrassegnando il mondo dei confidi italiani, la trasformazione di alcuni in intermediari finanziari iscritti all’ex art. 107 del Testo unico bancario, sta avvenendo in una linea di continuità e colloca, sempre più, questi nuovi organismi tra gli strumenti imprenditoriali preposti a intermediare il rapporto delle imprese con il sistema bancario.
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ANALISI E COMMENTI
Nella stragrande maggioranza dei casi, le trasformazioni avvengono per corrispondere di più e meglio ai bisogni delle imprese socie e non per creare semplicemente nuovi intermediari finanziari scollegati dalla realtà imprenditoriale. Questa osservazione è fondamentale per comprendere che cosa sta avvenendo e anche per capire con quali strategie avverrà il riposizionamento sul mercato di queste nuove strutture, evoluzione degli attuali confidi. In questo ambito, il rapporto con la banca deve essere declinato con sempre maggiore decisione, verso la ricerca del migliore rapporto possibile fra due soggetti che hanno ormai identico status imprenditoriale, ma rappresentano interessi differenti. Più questa distinzione sarà chiara, netta ed esplicita, migliori saranno le intese che si definiranno: chi fa cosa.
La necessità di una partnership tra banche e confidi Questo stato di cose fa sì che la convenzione, fino a oggi strumento principe di regolazione dei rapporti tra le banche e i confidi, luogo di elezione dei tassi accordati e di talune condizioni accessorie, non basta più a regolare il rapporto ma,
soprattutto, non è più in grado di misurare la bontà del rapporto stesso nei confronti delle imprese associate. Quello che serve è la definizione di una vera e propria partnership all’interno della quale individuare tutti gli elementi di collaborazione che l’istituto bancario, attraverso l’intermediazione del confidi, può offrire alle imprese. In tale ambito, i punti da negoziare attengono ai seguenti fattori: – il valore della garanzia del confidi rispetto alle valutazioni della banca e ai suoi rating interni, cioè alla mitigazione che questi ultimi potranno avere grazie alla garanzia del confidi; – la possibilità che l’istituto bancario assegni al confidi un proprio rating o comunque una valutazione condivisa, che consenta al confidi stesso una valutazione pressoché immediata della pratica che sta trattando per conto di una delle sue imprese associate; – il modo di compiere l’istruttoria da parte del confidi e alla modalità di trasmissione telematica di quest’ultima dal confidi alla banca. Questo nuovo modo di dialogare è molto importante, perché contiene al proprio interno la definizione “condivisa” del contenuto stesso
dell’istruttoria, nell’intento di limitare le duplicazioni e realizzare un reciproco beneficio operativo. Tali modalità, inoltre, incorporano un contenuto tecnologico che apre un nuovo scenario collaborativo tra il confidi e la banca, mai esplorato fino a ora, che – se funzionerà adeguatamente – potrebbe ridurre i tempi di istruttoria. Il processo di cambiamento appena descritto irrobustirà la struttura patrimoniale e accrescerà la professionalità dei confidi, come sta già accadendo in molti processi di fusione in atto un po’ ovunque nel Paese, che porterà a una successiva selezione dei partners bancari. Senza perdere il contatto con l’impresa e il territorio, che consente di raccogliere quelle soft information, molto utili nell’analisi finanziaria dell’impresa e molto apprezzate anche dal sistema bancario nel suo processo di valutazione. Questo, grazie alle modalità con cui le concentrazioni in atto si stanno sviluppando, mostrando particolare attenzione a valorizzare la diffusione territoriale del confidi. Si privilegia infatti l’utilizzo di un sistema di deleghe che lascia protagonisti – nella valutazione dell’impresa – i comitati locali, attraverso cui i confidi stanno riorganizzando la propria presenza territoriale.
L’ANGOLO DEL LE
L’angolo del lettore
LE RISPOSTE DELL’ESPERTO
D
Incentivi alla R&S in Campania Sono un imprenditore di una media impresa attiva nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in particolare in un Comune nei pressi di Napoli. Ho intenzione di rafforzare l’area di Ricerca & sviluppo, quale area strategica, visto che, da un lato, è in crescita l’interesse dei nostri clienti per l’uso di nuove tecnologie, e dall’altro, ho la necessità di aprirmi a nuovi mercati e a nuovi clienti. Vorrei sapere se la Regione Campania ha in essere iniziative di sostegno per interventi di ricerca e sviluppo? Se si, ho le caratteristiche per accedervi? Cosa devo fare? (F.E., Napoli)
getto. Il costo dei progetti deve essere compreso tra 800 mila euro e 2 milioni di euro. I progetti agevolati dovranno avere inizio entro 30 giorni dal decreto di concessione ed essere ultimati entro i successivi 15 mesi. Le imprese possono manifestare il proprio interesse presentando la domanda per partecipare al “bando per la concessione degli aiuti alle Pmi in attuazione della Misura 3.17 del Por Campania 20002006, nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) in materia di e-government e sociatà dell’informazione. Atto integrativo I Intervento SD08 – Metadistretto Ict – Prima fase”, utilizzando i moduli presenti sulla home page del sito internet della Regione Campania, nell’area Società dell’informazione, bandi per i progetti APQ. Le domande, sottoscritte dal rappresentante legale e corredate dalla documentazione indicata nella modulistica, devono pervenire, in plico chiuso e sigillato, a Regione Campania A.G.C. Ricerca scientifica, settore ricerca scientifica, via Don Bosco 9/E 80141 Napoli entro il 31 maggio 2006. Il bando prevede una seconda fase nella quale le Pmi in possesso dei requisiti previsti saranno invitate a presentare la richiesta di agevolazione e i progetti esecutivi in aree dell’Ict specifiche individuate dalla Regione. (Alberto Giordano, Ancarani&Giordano Associazione professionale)
R
La Regione Campania ha di recente emanato un bando a sostegno della presentazione di progetti di R&S nel settore dell’Information and comunication technology, ai sensi della misura 3.17 del Piano operativo regionale, nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro in materia di egovernment e società dell’informazione. Il regime d’aiuto è stato approvato con il Decreto dirigenziale n. 52 del 3 marzo 2006 e il relativo bando è stato pubblicato sul Bur n. 14 del 20 marzo 2006. Le risorse a disposizione ammontano a 48 milioni di euro e sono finanziate dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Possono beneficiare dell’intervento le Pmi e i loro consorzi e associazioni temporanee d’impresa, insediate sul territorio regionale, che esercitano un’attività industriale diretta alla produzione di beni e
servizi operanti nel settore dell’Ict. Le spese ammissibili riguardano il personale (ricercatori, tecnici e altro personale ausiliario adibito all’attività di ricerca), l’acquisto della strumentazione e delle attrezzature indispensabili per la realizzazione del progetto e i servizi di consulenza. I contributi a fondo perduto sono pari al 40% del costo del progetto per le attività di sviluppo precompetitivo e al 65% del costo del progetto per le attività di ricerca industriale. L’entità massima del contributo può essere aumentata di 10 punti percentuali nel caso di una collaborazione tra l’impresa e un ente pubblico di ricerca, ovvero con soggetti giuridici, laboratori e strutture di ricerca partecipati al 100% da Enti pubblici di ricerca, laddove l’Ente pubblico di ricerca sostiene almeno il 10% dei costi ammissibili del pro-
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L’ANGOLO DEL LETTORE
Le risorse finanziarie per il periodo 2007-2013
V
orrei conoscere i termini dell’accordo sulle risorse, previste per il nuovo ciclo di programmazione comunitaria, raggiunto a Bruxelles nei primi giorni di aprile (M.G.T., Torino)
I
l 5 aprile u.s. il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007 2013. Rispetto alla decisione del vertice europeo, tenutosi a Bruxelles nel dicembre 2005, i negoziatori europei hanno convenuto di aumentare di 4 miliardi di euro la dotazione finanziaria pluriennale, orientandola, in primo luogo, verso le politiche legate alla strategia di Lisbona, come la ricerca e l’innovazione, principalmente a favore delle Piccole e Medie Imprese (PMI), o in favore delle reti transeuropee. L’altro pilastro della politica europea uscito rafforzato è stato quello dell’istruzione e, in particolare, i programmi comunitari Erasmus e Leonardo e quelli per l’istruzione e l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Nell’ambito della sottorubrica sulla politica di coesione, l’accordo prevede 300 milioni di euro supplementare per i Fondi strutturali e, in particolare, per l’obiettivo “Cooperazione territoriale”. Altri 100 milioni sono stati stanziati per la rubrica relativa alla preservazione e gestione delle risorse naturali, come riserva per future azioni nell’ambito di “Life” e “Natura 2000”. A tali finanziamenti supplementari si aggiunge, peraltro, un aumento di 2,5 miliardi di euro delle riserve
della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che permetterà ulteriori finanziamenti in favore della ricerca, delle reti transeuropee e ancora delle PMI. La dotazione dello strumento di flessibilità resta, invece, ferma a 200 milioni di euro, ma le risorse non utilizzate potranno essere riportate nei due esercizi successivi. Oltre a questo aumento, le parti hanno concluso un accordo su una serie di elementi “qualitativi” che comprendono, tra gli altri, una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri nella gestione dei fondi comunitari e un vero coinvolgimento del Pe nel processo di revisione del bilancio dell’Unione europea che avrà luogo nel 2009. Con il raggiunto accordo sulle risorse, che sarà ratificato al più presto dal Parlamento, in occasione della prossima sessione plenaria di maggio, e dal Consiglio, sarà ora possibile concludere il negoziato anche sull’assetto normativo e regolamentare dei Fondi strutturali per il nuovo ciclo di programmazione e dare, quindi, certezza finanziaria e giuridica a tutto l’impianto che è alla base della programmazione comunitaria 2007-2013. Per quanto riguarda l’Italia, con la prossima pubblicazione del Quadro Strategico Nazionale (QSN) si andranno a indicare le strategie che dovranno orientare la costruzione dei nuovi Programmi Operativi, che dovranno racchiudere al loro interno sia le risorse comunitarie che quelle provenienti dal Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS). (Giancarlo Terenzi, Mef, Dipartimento politiche di sviluppo
L’ANGOLO DEL LETTORE
Le risposte dell’esperto coupon per i quesiti Per rivolgere una domanda agli esperti, inviare questa scheda all’attenzione di: Redazione “Finanziamenti & credito” al fax 02-30223405
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DATI DEL LETTORE Società/Ente Nome
Cognome
Indirizzo
Cap
Città Tel.
Professione Fax
e-mail
Attenzione: se desidera mantenere l’anonimato in caso di pubblicazione, barri la casella qui accanto La formulazione del quesito dà diritto a ricevere offerte di prodotti e servizi delle società del Gruppo Il Sole 24 ORE. Se non desidera riceverle barri la casella qui accanto Nella rubrica “Il parere dell’esperto” verrà data risposta, tramite pubblicazione, ai quesiti che i lettori vorranno inviarci e che la Redazione valuterà di interesse più generale.
97
QUADRO DI RIFERIMENTO Calendario AGEVOLAZIONE
ENTE EMANANTE
NORMATIVA
MODALITÀ DI FINANZIAMENTO
Opportunità di collaborazione con imprese israeliane
Italia-Israele
Accordo di cooperazione per Ricerca&sviluppo Italia-Israele
Finanziamento con rimborso a tasso zero
Progetto pilota di alleanza strategica
Toscana
Decreto 22.01.2006, n. 266, BUR n. 8 del 22.02.2006
Contributo in conto capitale
Contributi alla diffusione della cultura scientifica
Ministero dell’Università, Istruzione e Ricerca Scientifica
Decr. 21.3.2006 G.U. n. 73 del 28.3.2006
Contributo in conto capitale
Bando Pia per la competitività d’impresa
Marche
Decr. 21.3.2006, n. 61 BUR 30.0.2006, n. 34
Finanziamento agevolato
Bando annuale del programma e-Learning
Commissione europea
Invito Eacea/01/06 (GuCe n. C75, Parte III, del 28 marzo 2006
Contributo in conto capitale a fondo perduto
Contributi per la mobilità sostenibile delle imprese
Lombardia
Dgr n. 1319 dell’8.2.2006 Bur n. 8 del 24.2.2006
De minimis
Aiuti per ricerca e sviluppo nell’Ict
Campania
Decr. n. 52 del 3.3.2006, BUR n. 14 del 20.3.2006
Contributo in conto capitale
Cooperazione tra Europa e Asia
Commissione europea
Invito a presentare proposte
Sovvenzione
Contributi alla ricerca per le Pmi
Veneto
Del. Reg. n. 717 del 14.3.2006
Contributo in conto capitale pari al 35% del costo complessivo
Agevolazioni per servizi di consulenza
Veneto
Del. n. 782 del 21 marzo 2006
Contributo in conto capitale
2 Bandi Fit: “Innovazione dei processi strategici aziendali”; Tecnologie prioritarie”
Map Mef
Decreto Map-Mef 1/2/2006, G.U. 67 del 21.03.2006
Contributo in conto capitale, finanziamento agevolato e finanziamento ordinario
Internazionalizzazione del sistema produttivo
Sardegna
Det. n. 70 del 15.03.2006
Contributo in conto capitale
Iniziativa Pro Inno Europe
Comm. europea
Invito a presentare proposte, GUUE C/75 del 21.03.2006
Sovvenzione
QUADRO DI RIFERIMENTO
CALENDARIO
SETTORE
FONDI DISPONIBILI
DATA DI SCADENZA
Vari
–
24/4 lunedì
n. 3 – MARZO 06 pag. 48
Tessileabbigliamento
–
24/4 lunedì
n. 3 – MARZO 06 pag. 40
Scienze, matematica, fisica e tecnologia
2.094.556 euro
27/4 giovedì
n. 4 – APRILE 06 pag. 7
Vari
484.913,80 euro
10/5 mercoledì
n. 4 – APRILE 06 pag. 44
Vari
5.580.000 euro
19/5 venerdì
n. 4 – APRILE 06 pag. 58
Vari
475.316 euro
24/5 mercoledì
n. 4 – APRILE 06 pag. 43
ICT
48 milioni di euro
31/5 mercoledì
n. 4 – APRILE 06 pag. 42
No profit, amministrativo
8 milioni di euro
1/6 giovedì
n. 4 – APRILE 06 pag. 28
Manifatturiero e servizi
9 milioni di euro
3/6 sabato
n. 4 – APRILE 06 pag. 35
Vari
–
5/6 lunedì
n. 4 – APRILE 06 pag. 45
Industria, trasporti, artigianato e ricerca
270 milioni di euro – 180 milioni di euro
19/6 lunedì
n. 3 – MARZO 06 pag. 11 n. 4 – APRILE 06 pag. 56
Estrattivo, manifatturiero, costruzioni, informatica, ricerca e sviluppo
–
23/6 venerdì
n. 4 – APRILE 06 pag. 44
Ricerca e sviluppo tecnologico
5,75 milioni di euro
28/6 mercoledì
n. 4 – APRILE 06 pag. 9
DIFFICOLTÀ
RIVISTA MESE – PAG.
99
QUADRO DI RIFERIMENTO Tassi agevolati del mese LEGGE E OGGETTO DELL’AGEVOLAZIONE
SETTORI
LOCALIZZAZIONE TASSO LIMITE E DIMENSIONE D’IMPRESA AGEVOLATO IN% DELL’INTERVENTO
L. 949/52 Credito artigiano
Artigianato
Obiettivo 1
2,05%
Obiettivo 2
2,50%
Rimanenti zone
3,00%
Altre zone
2,15%
Obiettivo 1
0%
Zone ex art.87.3.c
1,70%
L. 1329/65 Acquisto macchinari
Industria Commerico Artigianato Servizi
Max 240 milioni + 80 milioni per scorte, materie prime e semilavorati
Massimo 3 miliardi
L. 227/77 Export
Industria Commerico Artigianato Servizi
Territorio nazionale
In base ai tassi dei singoli paesi
85% della fornitura
L. 240/81 Credito ai consorzi
Industria Commerico Artigianato Servizi
Obiettivo 1,2
1,40%
Fino al 60% max 2 miliardi, fino all’80% nel caso di interventi in obiettivo 1 o 2
Rimanenti zone
2,75%
L. 394/81 Industria Commerico Penetrazione commerciale Artigianato Servizi Paesi extra Ue
Territorio nazionale
1,46%
L. 62/2001 Editoria
Industria
Territorio nazionale
2,25% (tasso 90%. Aumento al 100% nominale di contributo) nel caso di cooperative
L. 46/82 innovazione tecnologica
Industria
Territorio nazionale
0,89%
L. 752/82 Minerario
Industria
Territorio nazionale
1,40%
L. 49/85 Credito alla coperazione
Industria Commerico Artigianato
L. 44/86 Imprenditoria giovanile
85% max 4 miliardi
60% dei costi ammissibili
–
Industria Commerico Artigianato Servizi Agricolutura
Mezzogiorno
1,15%
Centro - Nord
2,25%
Obiettivo 1,2
Calcolato in base alle specifiche esigenze dei beneficiari
70% dei costi ammissibili
Costo del progetto max 5 miliardi
QUADRO DI RIFERIMENTO
TASSI AGEVOLATI
101
LEGGE E OGGETTO DELL’AGEVOLAZIONE
SETTORI
LOCALIZZAZIONE TASSO LIMITE E DIMENSIONE D’IMPRESA AGEVOLATO IN% DELL’INTERVENTO
L. 181/89 Acquisto macchinari
Industria, servizi, commercio
Territorio nazionale
1,65%
L. 100/90 Costituzione joint venture in Paese extra Ue
Servizi Industria, Artigianato, Commercio, Agricoltura
Territorio nazionale
2,250% 90%, max 75 miliardi per (tasso nominale di impresa e 150 miliardi contributo) per gruppo
L. 304/90 Partecipazione a gare internazionali
Artigianato, commercio, industria
Territorio nazionale
1,46%
L. 19/91 Servizi Industria, Costruzione joint venture Artigianato, in Paesi extra Ue Commercio, Agricoltura
Triveneto
2,25% (tasso nominale di contributo)
L. 317/91 Consorzi e società consortiti tra Pmi
Obiettivo 1,2
1,40%
Rimanenti zone
2,75%
Industria Commercio artigianato
–
100%, max 2 miliardi per beneficiario per gara
–
Fino al 60%, max 2 miliardi. Fino all’80% nel caso di interventi in obiettivo 1 o 2
L. 236/92 Imprenditoria Giovanile
Servizi
Obiettivo 1, 2
calcolato in base alle specifiche esigenze dei beneficiari
Costo del progetto max 1 miliardo
L. 598/94 Innovazione e ambiente
Industria
Obiettivo 1
3,60%
70%, max 3 miliardi
Zone deroga 87.3, c
2,70%
Altre zone (piccole imprese)
2,25%
Altre zone (medie imprese)
1,04% (tassi nominali di contributo)
D.lg. 143/98 Industria Commercio, art. 22 comma 5 Lett. a) b) Artigianato, Servizi Studi diprefattibilità, di fattibilità e di assistenza tecnica in Paesi extra Ue
Territorio nazionale
0,913%
Dal 50% al 100%, max 700 milioni – 1 miliardo (a seconda dell’intervento)
D.lg. 297/99 Art(5) Industria artigianato Ricerca applicata (proservizi getti di costo inferiore ai 7,5 miliardi di euro)
Territorio nazionale
0,50%
Max 70%
QUADRO DI RIFERIMENTO Indicatori reali
A cura dell’uffico studi della Banca Popolare di Milano
Tassi di interesse
Euribor 365 (dati giornalieri)
Il 22 marzo scorso la banca centrale americana ha provveduto a varare la quindicesima stretta monetaria consecutiva, la prima sotto la guida del nuovo governatore, Ben Bernanke. La manovra, ampiamente scontata dal mercato, ha portato i Fed Funds al livello del 4,75% ed è stata motivata dalla necessità di fronteggiare i rischi di un aumento dell’inflazione a fronte delle pressioni derivanti dagli elevati prezzi dell’energia e di altre commodities, in presenza di una crescita economica ritenuta dalla FED soddisfacente e sostenibile. Gli ultimi dati provenienti dal mercato immobiliare (-10,5% il calo di vendite di case nuove a febbraio scorso), però, fanno intravedere una possibile pausa nella manovra restrittiva, che avverrà solo se l’inflazione ritornerà al livello auspicato dalle autorità monetarie. Per quanto riguarda la Zona Euro, i tassi ufficiali sono fermi al 2,50% da inizio marzo. Il mercato ritiene che la banca centrale possa proseguire nei ritocchi al rialzo dei tassi ufficiali nel corso di quest’anno e, probabilmente, nella riunione prevista per il 4 maggio, come testimonia anche il recente aumento dei tassi di mercato, causa dei rischi di crisi del mercato immobiliare in Francia, Spagna e Irlanda.
3,1
1M
6M
3,0
2,9
2,8
2,7
2,6
01/03
09/03
17/03
27/03
04/04
27/03
04/04
Irs (dati giornalieri) 4,5
1Y
5Y
3 0Y
4,3 4,1 3,9 3,7 3,5 3,3 3,1 2,9
01/03
09/03
17/03
Mercato dei cambi Nonostante i rialzi dei tassi di interesse, il dollaro sembra essere periodicamente messo sotto pressione da spinte ribassiste. Nel complesso,
I cambi dell’euro (dati giornalieri) 1,50
0,701
USD
3M
YEN (centinaia)
GBP (scala dx)
1,45
0,698
1,40
0,695
1,35
0,692
1,30
0,689
1,25
0,686
1,20
0,683
1,15
0,680
però, nel mese di marzo è rimasto all’interno dell’area del normale ritracciamento. Lo YEN è stato sottoposto a pressioni durante lo scorso mese di marzo, recuperando leggermente terreno solo dopo le dichiarazioni della banca centrale nipponica che ha fatto intravedere la possibilità di un cambiamento in senso restrittivo della propria politica monetaria. Ora che la crescita economica risulta stabile, è probabile che l’istituto centrale proceda a una progressiva normalizzazione del livello del costo del denaro. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile lo YEN ha, però, ripreso a perdere valore nei confronti dell’euro, toccando i minimi storici da sette anni. Nello stesso periodo la sterlina è ri-
QUADRO DI RIFERIMENTO
INDICATORI REALI
sultata sotto pressione nei confronti del dollaro e, soprattutto, dell’euro, nonostante i dati sul credito al consumo e sul settore immobiliare inglese siano stati positivi.
Il livello di fiducia Dagli Stati Uniti provengono alcuni segnali di pessimismo: l’indice ISM del settore manifatturiero è stato pari a 55,2 a marzo, in calo rispetto al mese precedente (56,7) e sotto le attese dei mercati. La fiducia dei consumatori è, invece, risultata invariata rispetto al mese precedente (l’indice dell’Università del Michigan è rimasto a 86,7 punti), mentre gli analisti avevano previsto un miglioramento. La situazione in Eurolandia è, per contro, in netto miglioramento: la fiducia delle imprese prosegue la sua crescita iniziata nel secondo semestre del 2005, grazie a un ritrovato ottimismo registrato nelle principali economie dell’Area (Francia e Germania). Anche la fiducia dei consumatori si è mantenuta su livelli alti. In Italia, l’economic sentiment si è attestato a marzo a quota 104,6, in lieve diminuzione rispetto al dato di febbraio (104,9). Prosegue la crescita della fiducia delle imprese, grazie soprattutto al miglioramento dei giudizi sull’andamento degli ordini (in particolare sui mercati esteri) e della produzione, mentre tornano ad aumentare lievemente le scorte di prodotti finiti.
103
Principali variabili macroeconomiche Variabili internazionali Petrolio Brent ($/bar – media annua) Commercio internazionale Tasso di cambio $/€ (livello-media annua)
2004
2005
2006
2007
37,8 10,2 1,24
54,5 7,4 1,25
55,0 7,5 1,21
51,0 7,3 1,23
PIL (var. %)
Mondo Stati Uniti Cina Area Euro
4,8 4,2 9,5 1,8
4,3 3,5 9,1 1,4
4,1 3,2 8,4 1,9
3,9 2,9 9,4 2,0
Inflazione (var. %)
Stati Uniti Cina Area Euro
2,7 3,9 2,1
3,4 3,0 2,2
2,8 3,8 2,1
2,2 n.d. 2,0
PIL Domanda interna totale Consumi Privati Consumi Pubblici Investimenti fissi lordi Investimenti in costruzioni Investimenti in macch. e att.re Esportazioni di beni e servizi Importazioni di beni e servizi
1,1 1,0 0,5 0,6 2,2 0,9 1,1 3,0 2,5
-0,0 0,2 0,1 1,2 -0,6 0,5 -2,1 0,3 1,4
1,2 1,2 1,2 0,7 2,0 1,2 0,0 3,4 3,3
1,2 1,4 1,6 0,6 1,9 1,3 0,0 3,1 3,9
Prezzi al consumo Prezzi alla produzione Indice produzione industriale Deficit (% Pil)
2,2 2,7 -0,6 3,5
2,0 4,0 -0,8 4,2
2,2 3,3 0,1 4,3
2,0 -0,6 0,8 4,3
Italia (var. % annue a prezzi costanti)
Prodotto interno lordo
Altre variabili macroeconomiche
L’indice destagionalizzato della fiducia dei consumatori si riduce leggermente, permanendo tuttavia sui massimi dal novembre 2002. Calano, in particolare, le valutazioni relative alla situazione personale, a causa prin-
cipalmente del ridimensionamento delle valutazioni sul risparmio. Migliorano, invece, le opinioni sul quadro economico generale nonostante il riemergere di timori circa l’andamento del mercato del lavoro.
Italia – Clima di fiducia
ZONA EURO
Fonte: ISAE, DG Economic and Financial Affairs, EU
Fonte: DG Economic and Financial Affairs, European Union
115
0
110
-2
105
-4
100 = media di lungo periodo
95
-8
90
-10
85
-12 -14
80
ECONOMIC SENTIMENT
IND. MANIFATTURIERA
CONSUMATORI
-16 -18
70 g en-05
INDUSTRIAL CONFIDENCE
-6
100
75
CONSUMER CONFIDENCE
apr-05
lug-05
ott-05
gen- 06
gen- 05
apr -05
lug-05
ott-05
gen-06
QUADRO DI RIFERIMENTO Tabella Euribor: andamento settimanale
L’Euribor, acronimo di Europe interbank offered rate, è il tasso di mercato interbancario calcolato come media dei migliori tassi lettera quotati da alcune delle principali banche operanti sull’Euromercato. Costituisce la base di
a cura di FINANZA & SVILUPPO s.r.l.- GRUPPO ITALFINANCE
calcolo degli interessi per le operazioni di finanziamento. La differenza tra durate differenti dipende dal fatto che tassi diversi sono applicati a depositi di diverso periodo. Quando si prevedono rialzi dei tassi, gli
Euribor a lungo termine sono più alti, e viceversa. L’analisi dell’andamento degli Euribor, di durata differente, rappresenta un efficace strumento per studiare la tendenza dei tassi.
Data
1 Wk
1 Mo
2 Mo
3 Mo
4 Mo
5 Mo
6 Mo
7 Mo
8 Mo
9 Mo
10 Mo
11 Mo
12 Mo
1-03-06
2,452
2,601
2,63
2,666
2,706
2,751
2,79
2,824
2,863
2,896
2,929
2,961
2,991
2-03-06
2,543
2,615
2,637
2,674
2,719
2,764
2,795
2,834
2,872
2,909
2,941
2,966
2,995
3-03-06
2,583
2,624
2,644
2,684
2,733
2,782
2,821
2,864
2,904
2,945
2,982
3,012
3,045
6-03-06
2,602
2,628
2,649
2,688
2,737
2,787
2,824
2,865
2,905
2,947
2,984
3,019
3,048
7-03-06
2,604
2,629
2,654
2,692
2,738
2,792
2,833
2,874
2,917
2,956
2,995
3,032
3,061
8-03-06
2,609
2,631
2,653
2,694
2,736
2,789
2,831
2,872
2,912
2,949
2,986
3,024
3,056
9-03-06
2,606
2,632
2,653
2,695
2,739
2,792
2,83
2,875
2,916
2,956
2,999
3,029
3,065
10-03-06
2,604
2,632
2,657
2,698
2,745
2,794
2,835
2,886
2,926
2,966
3,003
3,036
3,07
13-03-06
2,604
2,633
2,655
2,701
2,757
2,806
2,848
2,896
2,937
2,98
3,018
3,054
3,085
14-03-06
2,604
2,634
2,656
2,704
2,756
2,805
2,85
2,898
2,94
2,984
3,023
3,062
3,092
15-03-06
2,604
2,633
2,655
2,703
2,752
2,803
2,846
2,894
2,937
2,978
3,018
3,056
3,087
16-03-06
2,605
2,633
2,656
2,704
2,755
2,806
2,851
2,898
2,942
2,983
3,027
3,062
3,093
17-03-06
2,609
2,634
2,656
2,705
2,759
2,809
2,856
2,905
2,945
2,987
3,027
3,065
3,095
20-03-06
2,611
2,636
2,66
2,723
2,783
2,835
2,884
2,933
2,978
3,017
3,056
3,099
3,134
21-03-06
2,612
2,636
2,665
2,728
2,79
2,841
2,89
2,936
2,98
3,022
3,064
3,104
3,138
22-03-06
2,611
2,637
2,674
2,737
2,794
2,844
2,895
2,94
2,985
3,025
3,065
3,105
3,137
23-03-06
2,628
2,638
2,675
2,739
2,797
2,846
2,901
2,948
2,989
3,028
3,069
3,097
3,129
24-03-06
2,63
2,638
2,679
2,741
2,799
2,85
2,904
2,954
2,994
3,033
3,075
3,106
3,135
27-03-06
2,631
2,638
2,682
2,745
2,803
2,85
2,906
2,949
2,989
3,026
3,06
3,09
3,119
28-03-06
2,631
2,64
2,7
2,772
2,832
2,882
2,937
2,984
3,028
3,067
3,105
3,138
3,171
29-03-06
2,637
2,647
2,723
2,797
2,86
2,911
2,968
3,018
3,063
3,104
3,148
3,18
3,215
30-03-06
2,624
2,649
2,738
2,814
2,874
2,924
2,977
3,029
3,073
3,119
3,162
3,193
3,229
31-03-06
2,622
2,647
2,741
2,816
2,877
2,927
2,985
3,034
3,078
3,123
3,167
3,201
3,233
Wk= week (settimana) – Mo= month (mese)