NOVEMBRE 2005
Questo numero è online su http://www.ice.it/lifestyle/moda2.htm?newsletter_moda
NUMERO 49
日本 NOTIZIE & ANALISI SUL MERCATO GIAPPONESE TESSILE MODA CALZATURE GIOIELLI ACCESSORI COSMETICI
PRIMO PIANO 37ma edizione di Shoes From Italy .......1 Il marchio denim italiano Freesoul riscontra successo in Giappone ............2 Sazaby & Isetan lanciano il business della moda francese .......................................3 Patrizia Pepe apre boutique in Cina e in Giappone ...............................................3 Polo Ralph Lauren ad Omotesando ....3 Levis offre jeans su misura ....................3 Zara procederà la sua espansione in Asia ...................................................4 L’internazionalizzazione della moda giapponese ............................................4 Gap apre i primi punti vendita giapponesi di Banana Republic ...............................5 Marui produce calzature esclusive ........5 Vince sarà venduto da Itochu ...............5 Isetan alle Galeries Lafayette ................6 Sankyo espanderà le vendite del marchio Lacroix ...................................................6 United Arrows mette gli stivali ................6 Punto di svolta per i select shop ............7 Isetan acquisisce Marui Imai ................7 Novità da Triumph ................................8 I capi di abbigliamento USA inondano il Giappone ...............................................8 Uniqlo torna a fare le cose in grande .....9 Such a Lovely Dress: una collaborazione tra Giappone e Italia ..............................9 Iniziativa Warm Biz ..............................9 Dati ..................................................11-21 Fiere Settoriali Giapponesi ...................22
Istituto nazionale per il Commercio Estero
37ma edizione di Shoes From Italy “Shoes from Italy”, la mostra organizzata dall’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), giunta alla sua 37ma edizione, ha avuto luogo presso l’Hotel Okura di Tokyo, dall’11 al 13 ottobre. 80 espositori provenienti dalle principali zone di produzione calzaturiera italiana (40 dalle Marche, 18 dalla Toscana, 7 dalla Lombardia, ecc), hanno presentato le proprie collezioni Primavera/Estate 2006 in Giappone. Sono già diverse le edizioni che vedono la presenza di un numero di ditte oltre le 70 unita’. Fra di esse 20 sono quelle che hanno partecipato per la prima volta. Si può comprendere, pertanto, l’importanza di questa mostra sia per i tanti espositori che anno dopo anno continuano a ritenerla una occasione da non perdere per rimanere a stretto contatto con questo mercato, sia per i nuovi che ripongono particolari aspettative in questo appuntamento, sia per gli addetti del settore giapponesi che ad ogni edizione intervengono numerosi. Quest’anno i visitatori sono stati 1.607 in rappresentanza di 960 ditte. È stato registrato un aumento rispetto alla scorsa edizione di aprile 2005, quando i visitatori erano stati 1.530 per 859 ditte. Il giorno inaugurale, alla presenza di circa 30 giornalisti del settore, è stata tenuta una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il Dr. Roberto Pelo, Diret-
tore dell’ICE di Tokyo, il Dr. Mario Andrea Vattani, Consigliere dell’Ufficio Affari Economici dell’Ambasciata italiana a Tokyo, ed il Dr. Lino Fornari, Responsabile del Comitato Asia dell’ANCI. Quest’ultimo ha illustrato, anche attraverso la proiezione di apposite immagini, le tendenze (materiali, forme e colori) della prossima stagione. Nell’ambito di “Shoes from Italy”, il 12 ottobre è stata anche organizzata, in collaborazione con l’ANCI, una serata di gala presso lo stesso albergo. I dati elaborati da ICE Tokyo, con valore in dollari USA, indicano che nel periodo gennaio - agosto 2005, le importazioni di calzature italiane in Giappone hanno raggiunto un valore di $249,9 milioni, in aumento del 1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ($245,5 milioni). La quota italiana sul totale delle importazioni giapponesi del settore è stata del 11,1%, assestando il nostro paese in seconda posizione, dietro la Cina, che domina il mercato delle calzature d’importazione con una quota del 67,3% sul totale. Analizzando i dati relativi alle sole calzature in pelle nei primi otto mesi, notiamo che l’Italia continua ad avere il primato assoluto con una quota di mercato pari al 41,3%, per un valore di $209,2 milioni, seguita dalla Cina con il 18,8% per un valore di $95,0 milioni.
NOTIZIE & ANALISI INDICE SOCIETÀ Abercrombie & Fitch, 8-9 Agnes B, 3 Ai, 2-11 American Apparel, 8 American Eagle Outfitters, 8 Aquagirl, 7 Banana Republic, 5, 8-9 Barney’s, 5 Basic House, 4 Baycrews, 6-7 Beams, 6-7 Bloomingdales, 5 Body by Uniqlo, 9-10 Brest, 2 Burberry, 5 Bus Stop, 7 Camper, 3 Christian Lacroix, 6-7 Coach, 5, 8 Cool Biz, 9-10 CRL Group, 5 Cutie, 8 Daiei Shopping Plaza, 10 Daimaru, 8 Daks, 6 Darjeeling Days, 7 Diesel, 9 Envelope Japan, 9 Fast Retailing, 9-10 Freesoul, 2 Galeries Lafayette, 6 Global Sports, 4 Gunze, 10 Harmonica, 4 HP France, 7 Inditex, 4 Itochu, 5-6 Journal Standard, 6 Laforet Museum Roppongi, 22 Le Galeries Lafayette, 6 Levi Strauss Japan, 3 Luxage, 6 Madonna, 5 Marui, 5, 7-8 Marui Imai, 7-8 Matsuya, 4 Matsuzakaya, 6 Misaki Shoji, 3 Mitsui Bussan, 4 Mitsukoshi, 5 Mode et Jacomo, 6
Nano Universe, 6 Nissen, 9 Odette é Odile, 6 Parco, 8 Polo Ralph Lauren, 3 Printemps Ginza, 5 Ralph Lauren, 3 Replay, 9 Roppongi Hills, 5 Sanei, 7 Sanki Shoji, 3 Sankyo Seiko, 6 Sankyo Seiko Fashion Service, 6 Sann Freres, 3 Sanyo Shokai, 5 Sazaby, 3 Ships, 5-7 Spai, 4 Starbucks, 3 Tomorrowland, 5 Triumph International, 8 Uniqlo, 9-10 Warm Biz, 9-10 X-girl, 6 Yokohama Lumine, 6 Zadig & Voltaire, 3 Zara, 4, 8 Zozo Town, 6
Pagina 2 Nel settore calzature in pelle da donna nei primi otto mesi, le esportazioni italiane hanno raggiunto, il valore di $96 milioni e una quota del 44,9% sul totale delle importazioni giapponesi. Al secondo posto la Cina con una quota di mercato del 18,7%. L’Italia rimane il primo fornitore del Giappone anche nelle calzature in pelle da uomo nei primi otto mesi con una quota sul totale delle importazioni giapponesi del 40,5%, per un valore di $64 milioni, ed una significativa crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno 2004 (+15,1%). Inoltre, nel settore calzature casual in pelle nell periodo gennaio – agosto 2005, l’Italia ha mantenuto il primo posto fra i paesi fornitori, con quota pari al 36,6%, per un valore di $49 milioni, precedendo anche in questo caso la Cina che detiene il 18,3% del mercato.
più rappresentative del settore pellettiero: Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto Campania e Marche. La mostra, giunta alla sua 60ma edizione, è stata organizzata e promossa dall’Aimpes Servizi S.r.l. e ha avuto come sede l’Hotel Okura a Tokyo e l’Hotel Hilton ad Osaka. In totale i visitatori sono stati1.719 in rappresentanza di 1.047 ditte. L’Istituto del Commercio Estero si è occupato dell’aspetto promozionale presso la stampa locale e della diffusione degli inviti alla manifestazione ad una mailing selezionata di più di 6000 operatori del settore tra importatori, grossisti, boutiques e grandi magazzini.
Promopel Dall’11 al 13 ottobre a Tokyo e dal 14 al 15 ottobre ad Osaka la delegazione di aziende italiane produttrici di borse articoli da viaggio e piccola pelletteria, ha presentato al mercato giapponese le proprie collezioni. Le aziende partecipanti sono giunte dalle regioni
Il marchio denim italiano Freesoul riscontra successo in Giappone Freesoul, il marchio italiano di denim emergente, sta riscuotendo un grosso successo in Giappone. Brest, l’importatore e distributore con sede ad Osaka, che gestisce un certo numero di marchi europei rivolti ai giovani consumatori, dichiara di avere incrementato il fatturato del 20-30% rispetto allo scorso anno toccando i 200 milioni di yen nell’anno concluso nel giugno 2005. Le vendite mondiali hanno raggiunto i 6 miliardi di yen. L’80% delle vendite in Giappone è rappresentato dall’abbigliamento da donna, ma nel 2002 sono iniziate le vendite di abbigliamento da uomo che sono in costante crescita. Il concetto del marchio è associato alla frase “Be your own brand”, per far fronte alla richiesta dei consumatori di creare look e modelli originali – una tendenza molto in voga in Giappone da due anni a questa parte. Freesoul vende principalmente a consumatori nipponici nella fascia di età compresa fra i 30
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ed i 35 anni, che gradiscono una vasta gamma di modelli e taglie molto piccole adeguate alla loro statura. Per la primavera/estate 2006, la collezione si svilupperà sul tema “Woodstock” anni ‘60, ad esempio con motivi cachemire rosa e altri 15 modelli dallo stile analogo. Attualmente Brest vende a circa 200 retailer.
NOTIZIE & ANALISI
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Sazaby & Isetan lanciano il business della moda francese
PATRIZIA PEPE APRE BOUTIQUE IN CINA E IN GIAPPONE
Sazaby ha perso il business di Agnes B nella primavera di quest’anno e sta cercando di aggiungere nuovi marchi al proprio portafoglio. Oltre a voci di un’alleanza con Camper, Sazaby si è alleata con Isetan con l’intenzione di lanciare e sviluppare nuovi marchi francesi sul mercato giapponese. Un modello potenziale per altri retailer.
Sazaby, una società che lavora con vari marchi di moda esteri e che ha una joint venture con Starbucks, ha annunciato in settembre una collaborazione con Isetan per il lancio di una ditta avente lo scopo di vendere capi di abbigliamento francesi. La joint venture fabbricherà su licenza ed importerà capi e articoli in pelle da uomo, donna e bambino. Se questo tipo di joint venture non rappresenta nulla di nuovo, quello che conta è che i prodotti saranno venduti tramite punti di vendita a gestione diretta. Ai fini pratici, ciò significa che la joint venture creerà un’attività di distribuzione al dettaglio diretta di marchi esteri. Questa mossa conferma che la distribuzione diretta è la strada principale attraverso cui i marchi esteri giungono nel paese del Sol Levante. La società intende anche reperire nuovi marchi, sia fra quelli già presenti in Giappone che all’estero. Sazaby sta cercando di riempire lo spazio lasciato vuoto nel proprio portafoglio dopo aver perso il business da 20 miliardi di yen di Agnes B all’inizio di quest’anno, quando quest’ultimo ha deciso di mettere in piedi una società propria in Giappone. Questo nuovo accordo, unitamente a voci di un’alleanza con Camper (vedasi ultimo numero, n.d.r.), contribuirà a riempire il vuoto. Sazaby deterrà una partecipazione dell’81% nella joint venture, capitalizzata a 90 milioni di yen, mentre Isetan deterrà il restante19%. Il primo punto vendita della società sarà un concept store dedicato al designer brand francese Zadig & Voltaire la cui inaugurazione è prevista la prossima primavera. Viene presa in considerazione anche l’apertura di un negozio nell’autunno del 2006 all’interno del flagship shop di Isetan a Shinjuku. Zadig & Voltaire, un marchio cresciuto grazie ai propri articoli di maglieria, detiene 27 negozi in tutta Europa, negli Stati Uniti ed in Asia. Come riferito negli ultimi anni, la maggior parte degli importatori-grossisti in Giappone è stata costretta a rivisitare il proprio modello di attività e a imparare in fretta l’arte non familiare del retail per competere con i select shop e con le affiliate con gestione diretta
dei marchi. Di conseguenza società come Aoi, Misaki Shoji, Sanki Shoji e Sann Freres stanno aprendo negozi autonomi e shop-in-shop in grandi magazzini per distribuire i marchi controllati. Questa nuova iniziativa di Sazaby e Isetan eserciterà ulteriore pressione sui grossisti, mentre altri retailer potrebbero seguire a ruota con le proprie versioni, tagliando fuori completamente l’intermediario. La nuova joint venture diverrà probabilmente un modello per altre società di abbigliamento, dati il prestigio e la reputazione di trend leader di cui godono Sazaby e Isetan. Questa alleanza potrebbe segnare l’inizio di un maggiore potere contrattuale delle imprese estere nel reperire potenziali partner di distribuzione disposti ad aprire negozi da dedicare al loro marchio e a realizzare un minimo di investimenti sui punti vendita e per il marketing ogni anno del contratto. Gli accordi di distribuzione che non prevedano investimenti per il retail da parte nipponica diventeranno sempre più inconsueti, salvo per i piccoli distributori.
La società di moda italiana Patrizia Pepe ha aperto flagship shop nelle città cinesi di Chengdu, Xian e Hangzhou nel mese di agosto, seguiti poi rapidamente da tre shop-in-shop nelle città giapponesi di Nagoya, Tokyo e Kanazawa nel mese di settembre. Con i nuovi punti vendita, i negozi monomarca della società saranno in totale 34. Il fatturato estero di Patrizia Pepe rappresenterà il 42% del fatturato totale del 2005.
POLO RALPH LAUREN AD OMOTESANDO Polo Ralph Lauren aprirà un nuovo flagship shop a Tokyo nel prossimo mese di marzo. Ubicato ad Omotesando, il nuovo negozio si estenderà su una superficie di 2.200 mq e proporrà le principali gamme. Il punto vendita rafforzerà il posizionamento degli articoli di lusso Polo Ralph Lauren sul mercato asiatico, a seguito del parziale rilevamento dell’attività nipponica da parte della sede statunitense. Il nuovo flagship shop sarà gestito da Ralph Lauren Retail Japan.
LEVIS OFFRE JEANS SU MISURA Dopo il successo dell’esperimento negli Stati Uniti, Levi Strauss Japan ha introdotto nei negozi Levi’s in Giappone una nuova tecnologia per misurare la propria taglia. Il negozio monomarca Levi’s nel quartiere di Ikebukuro a Tokyo, è il primo ad ospitare lo speciale macchinario in questo paese. La macchina messa a punto da Intellifit negli Stati Uniti, elabora con accuratezza le misure del corpo del cliente in maniera tridimensionale, scannerizzando 200.000 punti del corpo in 10 secondi senza che ci sia bisogno di spogliarsi. Dopo Tokyo, il macchinario si sposterà nei negozi Levi’s di Nagoya, Osaka e Kobe per poi tornare a Tokyo, questa volta nel negozio di Shibuya. Il cliente avrà la misura che più gli si adatta, ma d’ora in poi sarà difficile barare sulla taglia.
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NOTIZIE & ANALISI GLOBAL SPORTS APRE NUOVI NEGOZI
Global Sports, retailer specializzato di articoli sportivi con sede in Kyushu, ha reso noto che darà inizio ad un periodo di espansione dei negozi a cominciare da questo autunno. Il 29 ottobre Global ha inaugurato un nuovo “concept shop” Global Sports all’interno di Matsuya Ladies nella città di Fukuoka. La nuova boutique si estende su una superficie di 1.000 mq e sostituisce un negozio esistente nell’area. Global ha aumentato la quantità di articoli rivolti alle famiglie e alle donne. A novembre la società aprirà i primi due negozi con metratura dimensionata per centri commerciali. Il Global Premier Football Shop di 380 mq sarà dedicato al calcio. L’altro, Global Ballpark, venderà capi di abbigliamento per il baseball.
ZARA PROCEDERÀ LA SUA ESPANSIONE IN ASIA Inditex ha riferito di recente che intende aumentare il numero di negozi - ed in particolar modo quelli della sua catena principale Zara - in tutta l’Asia, passando dagli attuali 21 punti vendita a 100 entro la fine del 2008. A Singapore, rafforzerà la propria presenza da tre a quattro negozi a partire da febbraio 2006, quando aprirà un punto vendita di 1.000 mq presso il centro commerciale
Marina Square. Di recente Inditex ha anche inaugurato il primo negozio a Jakarta, in Indonesia. Il Giappone rimane tuttavia il mercato più grande in Asia per Zara, con 14 negozi, ed è in questo paese che sta costruendo la base da cui espandersi nel resto dell’Asia. Ogni anno inaugurerà in Asia da quattro a cinque nuovi negozi.
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L’internazionalizzazione della moda giapponese Si è parlato molto in queste pagine e altrove dell’espansione della moda nipponica sui mercati internazionali. La cosiddetta nuova tendenza sta ad indicare la maturità del retail nel settore moda in Giappone. I retailer e i marchi moda giapponesi si stanno proponendo sui mercati esteri, ma aspetto altrettanto interessante, i marchi moda asiatici si stanno imponendo sul mercato nipponico. Se i marchi e i fabbricanti giapponesi si stanno muovendo all’estero, i marchi asiatici stanno penetrando nel mercato nipponico e in altri mercati, in particolare le società coreane e cinesi – ma naturalmente spesso con l’ausilio delle trading companies giapponesi. Basic House, retailer sud coreano di abbigliamento, ha di recente creato una joint venture con Mitsui Bussan. Mitsui investirà 4,52 miliardi di won (400 milioni di yen) nella catena. In base all’accordo, Basic House prevede di utilizzare l’ampia rete mondiale di Mitsui per penetrare nei mercati esteri, mirando anzitutto ai mercati asiatici, Giappone compreso. La società sud coreana vanta già due negozi in Cina e cinque punti vendita a Hong Kong. Nel frattempo Spai, una catena, anch’essa coreana, di accessori, borse e calzature in rapida crescita, si sta espandendo aggressivamente nel paese del Sol Levante. Ha stipulato in questo paese un accordo con Harmonica nell’intento di aprire nuovi negozi che si rivolgono al mercato delle “office ladies” (ossia giovani segretarie e impiegate). Nonostante Harmonica sia specializzata nei mercati delle donne non giovanissime e di quelle in carriera e possieda una catena di circa 50 negozi, le due società sperano che la forte differenziazione e i buoni risultati di vendita di Spai uniti alla rete locale di Harmonica invoglieranno i promotori immobiliari a inserire questo marchio nei propri centri commerciali. Il primo negozio è stato aperto a Chiba recentemente e altri negozi sono previsti nelle stazioni ferroviarie e nei centri commerciali. Spai è stato lanciato solo nel 2002, ma conta già 20 punti vendita a Seul e un centinaio circa di clienti grossisti negli USA. È stato incoraggiato a sbarcare in Giappone sulla scia dell’elevato volume di turisti nipponici che visitavano i suoi negozi a Seul. Tutta la pianificazione viene gestita internamente, mentre la produzione è stata dislocata nello stabilimento cinese. I prezzi saranno molto competitivi a circa 3.9008.900 di yen per un paio di stivali. Anche i marchi cinesi si stanno muovendo nel paese del Sol Levante. I marchi degli stilisti cinesi stanno iniziando a vendere sul mercato compreso fra la fascia media e quella alta. Le boutique e i negozi specializzati nipponici stanno richiedendo label di fascia media ai fabbricanti e ai grossisti locali, ma visto l’elevato numero di imprese locali che oggi
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hanno chiuso i battenti, sono stati costretti a guardare all’estero. Le società cinesi stanno cominciando a soddisfare la domanda, chiedendo a stilisti locali ed internazionali di creare collezioni da realizzare in Cina. De Costa e Res ne sono due esempi. De Costa è una piccola società SPA (Specialty store retailer of Private label Apparel) che conta attualmente circa 40 negozi in Cina. Molte boutique che si rivolgono al mercato delle donne non più giovanissime riferiscono che i capi di De Costa, in particolar modo la maglieria, competono bene con i principali marchi europei. Res riferisce anche che la domanda di articoli esclusivi proveniente dai grandi magazzini, uno spazio solitamente occupato da marchi giapponesi ed europei, è stata sostenuta grazie al ricorso a stilisti nipponici per la creazione delle collezioni. La International Fashion Fair (IFF), una nota fiera di abbigliamento, scarpe e accessori che si svolge in Giappone, riferisce di una crescente domanda da parte di espositori con marchi cinesi e coreani. Se da un lato continuano a dominare i terzisti di questi paesi, con un crescente numero di esempi di successo, è probabile che aumenti il numero di stilisti e marchi che sbarcheranno in Giappone. Il mercato della moda giapponese è diventato oggi una strada a doppio senso anche per i marchi asiatici.
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Gap apre i primi punti vendita giapponesi di Banana Republic
MARUI PRODUCE CALZATURE ESCLUSIVE
L’apertura di Banana Republic in Giappone è una grande notizia per i consumatori ed i concorrenti, nonché un segno del potenziale a disposizione delle catene della moda di tutto il mondo. Visti gli analoghi successi di aziende come Coach, i primi giorni di grosse vendite per Banana Republic lasciano pensare che il mercato degli articoli del lusso accessibile stia crescendo in fretta.
Gap ha aperto i primi negozi Banana Republic in Giappone a settembre. I quattro negozi si trovano a Ginza, Roppongi Hills, Nihonbashi e Yokohama. Il negozio di Ginza è sito all’interno di Printemps Ginza e ha uno spazio di vendita di circa 650 mq, che si estende tra il piano a livello stradale e quello sotterraneo. Una notizia che ricorda l’inaugurazione, avvenuta nel 1994, del primo negozio Gap al pianterreno e nel piano sotterraneo del non lontano Sukiyabashi Hankyu. I prezzi sono notevolmente superiori a quelli praticati negli Stati Uniti: circa 62.000 yen per un abito, più di 30.000 yen per le giacche da donna e 30.000 yen per i maglioni in cashmere. Andrew Rolfe, presidente della divisione internazionale di Gap, in un’intervista ha comunicato alla stampa locale che da tempo la società stava cercando di entrare nel Sol Levante con il suo marchio di fascia più alta: “Circa due anni fa abbiamo cominciato a prendere in considerazione il lancio di un secondo marchio in Giappone, non solo sulla scia del successo del nostro business con marchio Gap, ma anche perché abbiamo percepito l’esistenza dell’opportunità di offrire quello che noi definiamo il ‘lusso accessibile’. In Giappone questo è attualmente uno dei segmenti a crescita più rapida, oltre che un’area che - a nostro parere - non è stata ancora sviluppata pienamente.” Rolfe ha dichiarato che rientrava nella propria strategia competere sia con marchi giapponesi come Tomorrowland e Ships, che con marchi internazionali come Burberry. “In questo segmento esiste una moda europea incredibilmente sofisticata, ma i prezzi sono mozzafiato” sono state le sue parole. La catena ha adeguato al 100% le taglie alla statura dei giapponesi dopo l’esperienza acquisita con il lancio di Gap dieci anni fa. In totale, circa il 30% della merce è stato realizzato su misura per il mercato giapponese, a seconda della stagione, e la società ha introdotto in questo paese soprattutto le linee di fascia più alta. Rolfe ha riferito di avere destinato al Sol Levante “la fascia più alta dell’intera linea creata a New York. Quello che vedete qui è un prodotto che potete vedere solo nei nostri migliori negozi, oltre a prodotti sviluppati appositamente per questo mercato.” Alcune voci lasciano intendere che Gap prevede di aprire 50 negozi Banana Repu-
blic nei prossimi 3-4 anni se i dati dei primi negozi saranno incoraggianti. Per il momento i segni sono positivi. I negozi sono stati molto frequentati e Gap ha chiaramente messo in pratica tutta l’esperienza acquisita, non senza fatica, nei 10 anni di gestione di negozi Gap in loco. Il prodotto è adatto, viene commercializzato tenendo presenti le tendenze e le preferenze dei consumatori giapponesi, e la formazione dello staff sembra essere stata esauriente. L’aspetto più avvincente è forse che la strategia messa a punto per il marchio Banana Republic richiama un poco quella di Coach. La rapida crescita di Coach dopo inizi traballanti (durante la sua joint venture con Mitsukoshi) è in gran parte dovuta all’enfasi posta su un’offerta di articoli di lusso accessibili. Il marchio è posizionato come un marchio di lusso, ma viene proposto a prezzi molto più abbordabili rispetto ai concorrenti europei. In questo contesto riveste il suo ruolo anche un ambiente retail più informale. Lo stesso vale per Banana Republic. Se questo marchio non offre il livello di dettaglio e di design offerto da alcuni stilisti europei, i capi di Banana Republic offrono materiali di lusso e una dose di “buon design” sufficienti a soddisfare i consumatori tradizionali che cercano qualche cosa che sia al di sopra del mercato di massa. Con prezzi che arrivano ad essere di un terzo inferiori ai marchi degli stilisti europei o simili a quelli di United Arrows e Barney’s New York, i consumatori giapponesi ventenni e trentenni possono cedere alle tentazioni senza svuotarsi le tasche.
Marui ha introdotto una nuova linea di calzature da uomo di alta qualità realizzata in esclusiva per il suo marchio Visaruno. Marui aveva visto crescere notevolmente le vendite di calzature il cui prezzo superava i 20.000 yen il paio, e il nuovo marchio parte da tale presupposto. Il marchio consta di otto modelli fra i 44.100 yen e i 63.000 yen il paio. I negozi Marui nelle aree più centrali di Tokyo, quali Shinjuku, Shibuya, etc., sono i primi a proporre le nuove linee. Disegnate da Masaki Nagashima per Marui, le calzature sono realizzate appositamente per i piedi dei consumatori nipponici e sono fabbricate a mano. Nagashima aveva precedentemente creato linee esclusive per società come Sanyo Shokai.
VINCE SARÀ VENDUTO DA ITOCHU Itochu ha ottenuto i diritti per produrre e vendere Vince, marchio casual da donna con sede a New York e controllato da CRL Group. Il marchio farà la sua comparsa nei grandi magazzini e nei select shop a partire dalla prossima primavera se tutto procede secondo i piani annunciati da Itochu. Gli articoli Vince sono venduti nei grandi magazzini Bloomingdales e riscontrano un gran successo fra i VIP statunitensi. Ne è un esempio Madonna che indossa questo marchio sulla copertina di un CD. Itochu si aspetta che il marchio di abbigliamento casual di fascia più alta
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NOTIZIE & ANALISI possa riscuotere successo anche in Giappone. Itochu prevede una gamma completa di modelli Vince e intende rivolgersi ad un target di donne ventenni e trentenni. La sublicenza è già stata accordata al fabbricante-grossista Woollen di Osaka. Woollen fabbricherà anche alcuni articoli per il mercato asiatico in generale.
ISETAN ALLE GALERIES LAFAYETTE Isetan ha allestito uno speciale banco informazioni per i clienti titolari di una “carta Isetan”. Questo nuovo banco si trova all’interno delle Galeries Lafayette a Parigi. I titolari della carta che visiteranno il negozio di Parigi riceveranno assistenza in lingua giapponese. Per Isetan si tratta di un servizio speciale per i suoi migliori clienti. Il banco informazioni clienti Isetan è sito al piano terra ed è collegato direttamente ai servizi di agenzia viaggio di Isetan. Lo staff è a disposizione per aiutare i clienti ad acquistare i regali da portare in Giappone ed, eventualmente, si occupa anche della spedizione dei colli in Giappone e del rimborso dell’IVA. Per qualsiasi problema o richiesta di chiarimenti al ritorno in Giappone, il negozio Isetan di Shinjuku mantiene contatti diretti con le Galeries Lafayette per l’assistenza post-vendita. Le Galeries Lafayette avevano già ospitato un simile servizio offerto da Matsuzakaya, ma la società di grandi magazzini, con sede a Nagoya, si è ritirata da ogni attività internazionale in agosto poiché i risultati nazionali stanno attraversando un brutto momento.
SANKYO ESPANDERÀ LE VENDITE DEL MARCHIO LACROIX Sankyo Seiko, la tormentata società di moda che controlla il marchio Daks, ha annunciato una iniziativa destinata ad incrementare le vendite di Christian Lacroix sul mercato nipponico. Sankyo Seiko Fashion Service, una controllata di Sankyo, ha acquisito i diritti di distribuzione del marchio tre anni fa e ha cominciato a consolidare la sua presenza nei
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United Arrows mette gli stivali La fascia alta del business delle calzature ha conosciuto un periodo di stasi negli anni ‘90. Il declino e la caduta delle catene di dimensioni relativamente grandi come Washington, e la scarsità di nuove idee nei grandi magazzini, hanno creato una lacuna nel mercato. Alcuni marchi internazionali hanno assorbito parte della domanda, come hanno fatto anche piccole catene della taglia di Mode et Jacomo, ma ora United Arrows sta entrando nel mercato, e altri seguiranno a ruota
Sulla scia di un relativo ritorno dello stivale, United Arrows si sta lanciando nelle calzature, dando ancora una volta dimostrazione dell’apparente naturale fiuto di questo gestore di select shop che sa riconoscere il momento più propizio per entrare in nuovi mercati in modo da salire ai primi posti del retail moda nipponico. Nel maggio di quest’anno, United Arrows ha cominciato ad attuare progetti alternativi attraverso la sua divisione “UA Labo”, che gestisce dei negozi antenna con i quali si intendono testare nuovi marchi o attività. United Arrows ha creato, inoltre, dei negozi chiamati S.B.U. (Small Business Unit), che si propongono l’obiettivo di svilupparsi e diventare parte essenziale delle attività future della società. Mentre la quasi totalità delle attività di United Arrows finora ha riguardato l’abbigliamento, Odette é Odile, un S.B.U., rappresenta il primo sbarco dell’azienda sul mercato delle calzature. Odette é Odile rappresenta un duro attacco al business delle calzature e degli accessori dei grandi magazzini. Oltre alle scarpe, Odette é Odile propone borse e accessori. Nonostante si tratti di un select shop, questa catena conta tre cosiddetti “store brand”, ossia Odette é Odile, Pepita d’Oro e Luxage. Quest’ultimo è una nuova linea di scarpe décolleté di fascia alta, vendute a circa 24.000 yen. United Arrows si augura che il messaggio molto “fashion” lanciato dai suoi negozi di abbigliamento riesca ad alimentare un maggiore flusso di visitatori nei suoi negozi di calzature. Per potenziare il proprio posiziona-
mento moda e competere meglio con i grandi magazzini, United Arrows pensa di lanciare all’incirca 50 modelli specifici per stagione oltre a presentare nuovi modelli ogni mese. UA metterà anche in opera un sistema volto a ottenere commenti e suggerimenti dai propri team leader, nell’intento di individuare in anticipo i trend dei modelli più venduti. Lo stock verrà reintegrato rapidamente, un elemento che ha contribuito non poco a spingere le vendite nei negozi di abbigliamento di UA; come per l’abbigliamento, invece di limitarsi a sostituire le scorte con lo stesso prodotto, UA accompagnerà i modelli che si vendono maggiormente con una moltitudine di modelli analoghi ma con dettagli, materiali o colori diversi. Attualmente le calzature rappresentano il 70%-80% del prodotto venduto, ma tale dato potrebbe scendere con il lancio di nuove linee di borse e accessori sia recanti il marchio del negozio, sia importate. Da quando sono stati lanciati, i negozi antenna esistenti stanno realizzando densità superiori a 1 milione di yen al mq al mese, un dato che incoraggia i dirigenti di UA a mettere in opera un calendario di aperture più aggressivo. A ottobre è stato inaugurato un nuovo punto vendita di 70 mq all’interno di Nihonbashi Coredo, mentre a settembre era stato aperto un negozio da 90 mq a Yokohama Lumine. In base ai programmi attuali, United Arrows ha in cantiere l’apertura di quattrocinque negozi all’anno, un numero suscettibile di incrementi in funzione dei livelli di fatturato e della domanda da parte dei promotori di centri commerciali.
UNITED ARROWS PRESENTE NELLO SHOP ONLINE “ZOZO TOWN” United Arrows ha anche lanciato un nuovo shop online all’interno dello spazio/moda online chiamato Zozo Town (www. zozo.jp). Il nuovo shop offre circa 80 prodotti, acquistabili unicamente online. Fra gli altri retailer che dispongono di uno spazio all’interno del sito: Beams, Ships, Baycrews (Journal Standard and Edifice), X-girl e Nano Universe.
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Punto di svolta per i select shop Le catene di select shop sono uno dei canali distributivi più importanti per i marchi moda esteri, in particolare per gli stilisti minori e per quelli emergenti. Nonostante la crescente percentuale di marchi propri, il prodotto importato continua a rappresentare il 30-60% del fatturato, a seconda della catena e dell’ubicazione. Le principali catene sono tuttavia giunte ad un punto di svolta, con implicazioni per i marchi esteri e i rispettivi importatori. Dal lancio dei primi Beams nel 1976, i select shop si sono rapidamente evoluti, ma fino a tre anni fa, erano tutti molto simili in termini di attività, mercato target e sistemi di merchandising. Per tutti, il rapporto tra marchi propri e marchi importati era rispettivamente di circa 40-60, il target era costituito da uomini e donne grosso modo dai 18 ai 33 anni, e la gestione riguardava tutta una serie di insegne promosse da team di acquisto indipendenti operanti sulla base di budget stanziati centralmente. Da allora, le principali società hanno imboccato strade diverse, e sul mercato si è affacciata tutta una serie di nuovi attori. Mentre Beams e Ships (la seconda catena di select shop ad essere creata con un negozio a Ginza nel 1978) sono rimasti relativamente fedeli alle radici, United Arrows, costituita nel 1989 da ex dipendenti di Beams, si è trasformata in una efficiente ed ambiziosa attività SPA (Specialty store retailer of Private label Apparel) e, in altre parole, in una versione più dinamica e strettamente controllata di World, suo azionista di maggioranza. Lo stesso World ha investito ingentemente in catene di select shop come Aquagirl, così come Onward, altro principale gruppo dell’abbigliamento, ha investito in Bus Stop e Sanei in Free’s. Data l’importanza dei select shop per i marchi esteri, i cambiamenti sul mercato avranno un impatto sulle importazioni. Man mano che United Arrows andrà trasformandosi in modo da diventare una attività SPA vera e propria, i suoi acquisti di marchi esteri caleranno in termini percentuali, se non in valore. La recente apertura del flagship shop di Darjeeling Days a Marunouchi è un caso esemplare; la quasi totalità del negozio è piena di marchi propri e solo il 20% o forse meno è rappresentato da linee importate. United Arrows ritiene che questo tipo di rap-
porto costituisca l’unica strada percorribile, offrendo i potenziali per consentire la messa a punto di design e collezioni originali come soluzione per differenziarsi dalla concorrenza. Nel contempo, Beams e Ships stanno tentando di diversificare il proprio portafoglio di negozi come soluzione per differenziarsi in un mercato sempre più omogeneizzato. Queste due società ritengono che l’enorme espansione delle vendite nelle catene di select shop negli anni ‘90 abbia generato una situazione vantaggiosa e svantaggiosa al tempo stesso: se da un lato gli utili sono aumentati consentendo una ulteriore espansione, il valore del marchio si è affievolito al punto che è divenuto difficile distinguere un negozio Beams da uno Ships, United Arrows o Aquagirl. Può darsi che il fatturato sia triplicato in tale periodo, ma la clientela originaria ora è andata altrove. Essendo stato il valore del marchio che ha consentito a Beams e agli altri di lanciare le proprie linee di abbigliamento, qualsiasi diluizione ha un grave impatto sulle vendite e sugli utili come ha visto lo stesso Beams. Nel tentativo di recuperare la clientela originaria di intenditori della moda e di reinventarsi con marchi propri più avvincenti, sia Beams che Ships stanno tentando di lanciare nuovi negozi rifacendosi allo stampo originario. I nuovi negozi di Beams e Ships sono nel complesso più modesti e in linea con i valori originari. È sempre più probabile che assisteremo ad una ulteriore separazione delle strade fra gli elementi trascinatori originari dell’attività dei select shop. Beams e Ships, unitamente a HP France, Baycrews e altri, si espanderanno grazie allo sviluppo di piccole catene di 6-10 negozi con attività e acquisti indipendenti. Resteranno essenzialmente importatori e vetrine di marchi e stilisti esteri e dovrebbero continuare ad essere al centro dell’attenzione delle società non nipponiche. Dall’altra parte, United Arrows e società come World e Sanei, trasformeranno le proprie catene di select shop in mature attività SPA. Forse apriranno nuove boutique con una elevata percentuale di prodotti importati, ma non continueranno a lungo: non appena i consumatori conosceranno il negozio, passeranno ad attività SPA e non saranno più una fonte principale di vendite di marchi esteri.
centri delle città principali con negozi indipendenti e shop-inshop in grandi magazzini, registrando vendite di poco sopra i 900 milioni di yen. Attualmente conta 5 negozi a gestione diretta e 16 shop-in-shop in grandi magazzini. A partire dalla primavera/ estate 2006 verrà lanciata una nuova gamma di prodotti appositamente disegnata per il mercato nipponico. Finora tre sono state le linee principali: la prima linea della collezione, una gamma dai prezzi inferiori chiamata Bazar e una linea casual denominata Jeans. A partire dal 2006, Bazar e la linea principale si fonderanno in un’unica linea denominata Christian Lacroix. Verrà anche ampliata la gamma di borse, accessori e cinture nell’intento di incrementare le vendite presso gli shop-in-shop nei grandi magazzini.
ISETAN ACQUISISCE MARUI IMAI Isetan sta per porre Marui Imai sotto la propria ala protettrice. I noti grandi magazzini dell’isola di Hokkaido sono in fase di riorganizzazione finanziaria e Isetan sta prendendo in considerazione - ma pare abbia già confermato - una nuova iniezione di capitale per il mese di maggio 2006. Isetan ha già inviato una squadra manageriale nell’isola di Hokkaido. Marui Imai si alleggerirà, in un modo o nell’altro, dei negozi dai risultati
più scarsi e costituirà una nuova società per gestire i migliori punti vendita restanti. Questa notizia è destinata a infondere maggiore credibilità alla prosecuzione delle attività di Marui Imai e a tranquillizzare i creditori, ma Isetan sembra aver posto alcune condizioni sul rendimento a breve termine prima di mettere a dispo-
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NOTIZIE & ANALISI sizione una notevole somma di denaro. Questo ostacolo è tuttavia visto da molti solo come un modo per placare gli azionisti Isetan, e l’alleanza dovrebbe procedere indipendentemente dai risultati ottenuti da Marui Imai nei prossimi 6 mesi. Meno male, perché il mercato di Sapporo, in cui è sito il migliore punto vendita Marui Imai, è sempre più dominato da Daimaru, Parco ed altri concorrenti di rilievo.
NOVITÀ DA TRIUMPH Triumph International ha deciso di passare a campagne di produzione limitate per molte delle sue linee a partire dal prossimo anno. Il noto marchio di lingerie sta per abbandonare un sistema che puntava a tenere una scorta minima disponibile per la maggior parte delle sue linee e consentirà che alcuni modelli e linee vadano esauriti. Una decisione che porterà ad una riduzione del volume produttivo stimata al 30%. Il nuovo sistema è in prova nei negozi Triumph a gestione diretta dalla primavera, periodo durante il quale le vendite sono aumentate dell’8% poiché le clienti sono incitate ad acquistare immediatamente e a non aspettare. Il fatturato totale di Triumph, fino al febbraio 2004, è stato di circa 51 miliardi di yen, il 30% di cui è stato generato da negozi diretti e il resto da grandi magazzini e dai GMS (General Merchandise Stores). La società sta trattando per introdurre lo stesso sistema anche nei propri canali di distribuzione all’ingrosso. Le linee standard verranno ora vendute solo per 3 mesi contro gli attuali 6 mesi, e il periodo di vendita delle linee speciali sarà ridotto da 3 mesi ad 1 mese. Come nel modello di business utilizzato da Zara, i clienti imparano in fretta che devono acquistare gli articoli subito, perché c’è il rischio che gli articoli non siano più disponibili la volta successiva che visiteranno il negozio. Il sistema dovrebbe essere applicato in 1.000 negozi entro la prossima primavera.
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I capi di abbigliamento USA inondano il Giappone Il lancio di Banana Republic da parte di Gap, gli eccellenti risultati di Coach e le dichiarate intenzioni di Abercrombie & Fitch di entrare nel mercato, hanno rimesso il Sol Levante sulle mappe di conquista di numerose società di moda americane. Se per molti anni i retailer statunitensi quando pensavano di espandersi all’estero sognavano la Cina, molti si stanno di nuovo rendendo conto che il Giappone è molto più facile e assicura un ritorno molto più rapido. Altre due società hanno annunciato piani di sbarco in questo paese.
American Eagle Outfitters ha annunciato l’intenzione di aprire negozi in Giappone a partire dal 2007. Questa società con sede in Pennsylvania, che gestisce 784 negozi negli USA e 71 in Canada, dichiara di volere aprire 100 punti vendita nel paese del Sol Levante. American Eagle sta attualmente trattando con un potenziale partner per una joint venture e deve ancora siglare l’accordo, ma prevede di perfezionare i contratti entro i prossimi sei mesi, ed è già alla ricerca di ubicazioni per il primo negozio. Attualmente, l’ubicazione preferita è Harajuku o Shibuya, un fatto che non sorprende in considerazione del mercato target costituito dai giovani tra i 15 e i 25 anni. American Eagle si aspetta tuttavia anche altri sei punti vendita circa nell’area di Tokyo, considerando le dimensioni del mercato. Ad una conferenza stampa American Eagle ha dichiarato di avere ricercato per un certo periodo dei potenziali mercati di esportazione, in particolare in Asia, e di avere concluso che il Giappone era la priorità numero uno e che sarà il suo più grande mercato di esportazione a lungo termine. A parte i clienti americani, quelli nipponici sono i clienti più numerosi del suo shop online. American Eagle ha già cominciato a darsi da fare per far conoscere il suo nome in Giappone, con inserzioni su riviste per giovanissimi quali Cutie o Smart, nonché con banner sulla versione giapponese di Google. American Eagle Outfitters non è la sola società statunitense ad essere invogliata dal successo di Gap. American Apparel, un gruppo di abbigliamento in rapida crescita con sede a Los Angeles, ha di recente costituito una affiliata giapponese. A ottobre sono stati aperti due negozi, uno a Daikanyama e l’altro a Shibuya da parte della sua affiliata controllata al 100%. Entrambi i punti vendita si estendono su 240 mq circa. American Apparel dichiara
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di volere inaugurare 10 negozi circa nei prossimi due anni, a Osaka, Nagoya, Fukuoka e Kobe oltre ad altre città importanti. Sorprende che la società americana abbia dichiarato di volere adottare la stessa strategia retail adottata negli USA, aprendo solo negozi indipendenti, e non nei pressi delle stazioni ferroviarie e nei “fashion building”. Noto per i suoi colori vivaci, American Apparel vanta oltre 70 negozi negli USA, in Europa e Canada, con un fatturato superiore a 35 miliardi di yen. Fondata dal canadese Dov Charney, questa società pubblicizza i propri negozi come ambienti pieni di colore in cui è un piacere trascorrere del tempo e - punto discutibile - sostiene di avere il personale di vendita più attraente, raramente di età superiore ai 25 anni. American Apparel si rivolge ai giovani consumatori proponendo capi di qualità semplici e a prezzi ragionevoli in una ampia gamma di colori – e tutti i suoi prodotti sono realizzati negli USA. Come Muji, American Apparel vende se stesso sostenendo di essere un marchio non-marchio, vendendo abbigliamento, non moda; la maggior parte degli articoli reca etichette con nomi semplici come Standard American e Classic Girl, e non vi sono loghi aziendali nei negozi o sui capi. I prezzi in Giappone saranno mantenuti in
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Pagina 9 linea con quelli statunitensi puntando ad un tasso di conversione di 110 yen per un dollaro, che significa che le T-shirt saranno vendute a circa 1.600 yen mentre una minigonna in cotone costerà circa 3.500 yen. Il lancio di entrambi i marchi, unito all’apertura nei negozi Banana Republic e allo sbarco di Abercrombie & Fitch, suggeriscono una rinnovata attenzione per il mercato nipponico da parte dei retailer americani di abbigliamento casual. Un interesse che ha un senso, in quanto il mercato giapponese è ora molto più accessibile e sempre più ritenuto un trampolino di lancio ideale per il mercato cinese una volta che le attività nipponiche saranno pienamente operative. Le condizioni per operare si sono sensibilmente semplificate e rendono il paese del Sol Levante uno sbocco interessante per le esportazioni rispetto alla
Cina, soprattutto data la qualità del consumatore nipponico rispetto alla quantità dei consumatori cinesi. Anche il reperimento delle sedi è migliorato in quanto i retailer giapponesi hanno finalmente deciso che sfoltire il numero di negozi non significa una perdita di immagine, e anche a causa dell’infinità di nuovi centri commerciali che stanno affiorando sulla piazza. La sola domanda che resta è il tempo questi nuovi esordienti concederanno al mercato prima di aspettarsi un riscontro: se da un lato in questo paese il tempo necessario per raggiungere risultati proficui si è accorciato, può ancora volerci del tempo. Ma l’esempio di Gap dovrebbe incoraggiarli.
Uniqlo torna a fare le cose in grande Uniqlo ritorna alle sue grandi ambizioni. Yanai è determinato a raggiungere l’obiettivo di mille miliardi di yen di fatturato entro il 2010, il 90% del quale sul mercato nazionale. Ha in mente una strategia a tre formati, con l’apertura di 170 negozi solo nel 2007-8, più della metà dei quali con una metratura inferiore ai 300 mq. Ce la farà? Con Tadashi Yanai di nuovo alla testa della sua catena di abbigliamento in ampia misura controllata dalla famiglia, Uniqlo sta per ritornare ai giorni elettrizzanti della superrapida espansione dei negozi. Il Chairman Yanai, che ha rimosso il proprio protetto Gen Tamatsuka lo scorso luglio, insiste sulla possibilità di riuscire a portare Fast Retailing a mille miliardi di yen di fatturato entro il 2010. Sotto alcuni aspetti, in particolare sotto quello della sua ambiziosa strategia internazionale, questa azienda appare imponente e dotata di buoni presupposti, ma l’opinione semplicistica secondo cui un aumento del fatturato debba necessariamente giungere da un numero sempre maggiore di negozi sta ad indicare che un suo successo è lungi dall’essere certo. Attualmente l’espansione dei negozi Uniqlo non è di certo lenta. In anni recenti mentre Tamatsuka ricostruiva il brand dalle ceneri di quello che tre anni fa è stato un vero collasso, Uniqlo è andato espandendo la sua catena di 70-80 negozi all’anno, chiudendo nel contempo numerosi punti vendita che non producevano i risultati aspettati. Ora, dichiara Yanai, la catena inaugurerà 170 negozi l’anno a partire dall’agosto del 2007. In particolare, vuole espandere i negozi di più piccole dimensioni che vanno dai minuscoli “chioschi” di 30 mq fino ad una modesta metratura di 300 mq. In entrambi i casi, Tokyo è stata selezionata come mercato target principale. Yanai punta ad oltre 900 miliardi di yen dalle sole vendite nazionali, con negozi suddivisi in tre metrature. Dei 170 negozi di cui è programmata
l’apertura, 100 avranno la metratura più piccola. Uniqlo inaugurerà anche 50 punti vendita di medie dimensioni di circa 660 mq e 20 grandi superfici che raggiungeranno 2.000 mq. I prossimi 12 mesi saranno spesi a pianificare questa espansione, reperire le ubicazioni e analizzare i mercati locali. I “chioschi” possono essere ubicati in siti a traffico elevato e porranno l’enfasi sul solo abbigliamento donna, bambino e maglieria intima, rinunciando a buona parte della linea abbigliamento uomo. Body by Uniqlo
SUCH A LOVELY DRESS: UNA COLLABORAZIONE TRA
GIAPPONE E ITALIA Esempi di collaborazioni nell’industria della moda fra l’Europa e il Giappone sono stati fin troppo rari, ma ora sembrano essere in crescita. Un esempio promettente è il marchio emergente Such a Lovely Dress, che verrà prodotto e distribuito da Envelope Japan, una società creata ad hoc. Si tratta di un marchio denim per donna, prodotto in Giappone, la cui parte creativa è curata dall’italiano Piero Turk, che si avvale della collaborazione della stilista inglese Bonita Newby. La produzione ha luogo a Okayama, area del Giappone occidentale nota per la lavorazione del tessuto denim effettuata in base a tecniche artigianali. Turk, che ha lavorato per marchi quali Replay e Diesel, gestisce dall’Italia tutto l’aspetto relativo al design. Sempre alla ricerca di nuovi metodi di produzione volti a scoprire potenzialità del denim ancora inesplorate, sia dagli stilisti che dai produttori, Turk lavora a stretto contatto con il produttore locale Nissen. Di recente, insieme hanno elaborato la tecnica “dry-washed”, che consiste nel tingere il filato due volte e il tessuto una volta, ottenendo un effetto tricolore blu, grigio e marrone. Il presidente di Nissen ha affermato che la collaborazione con Turk è significativa per le idee relative al design e stimolante dal punto di vista tecnico. Il prodotti Such a Lovely Dress sono stati esposti alla mostra Rooms svoltasi a settembre a Tokyo.
INIZIATIVA WARM BIZ Dopo l’apparente parziale successo della campagna Cool Biz (abbreviazione di “Cool business”) che gli industriali dell’abbigliamento speravano avrebbe incrementato gli acquisti di capi estivi leggeri da parte degli impiegati nipponici che così avrebbero risparmiato sul consumo di energia, ora ci si sta preparando alla campagna per l’inverno “Warm Biz”. Per contriItalian Trade Commission Tokyo
NOTIZIE & ANALISI buire ulteriormente ad affrontare il problema del riscaldamento globale e ridurre il consumo di energia, il governo nipponico ha raccomandato di regolare i termostati degli uffici a 20°C, ovvero 4°C in meno del solito, a partire dal primo ottobre. L’iniziativa ha ricevuto il consenso dei retailer, della filiera dell’abbigliamento e di alcuni economisti. Il Dai-ichi Life Research Institute ritiene che la campagna Warm Biz possa accrescere il prodotto nazionale lordo annuale del Giappone di 232 miliardi di yen, con un incremento di circa lo 0,03%. Ciò rappresenta più del doppio dell’impatto economico che Dai-ichi aveva attribuito alla campagna Cool Biz che incoraggiava i dipendenti ad abbandonare giacche e cravatte dal primo giugno al 30 settembre, e a regolare i termostati dei condizionatori non al di sotto dei 28°C. L’impatto di Warm Biz sarà maggiore perché coinvolgerà probabilmente un maggior numero di donne, ha riferito Dai-
ichi in un rapporto. Un funzionario del Ministero dell’Ambiente, che non ha voluto essere identificato, ha consigliato ai dipendenti di indossare biancheria intima termica. La società di biancheria intima Gunze ha dichiarato che il consiglio potrebbe tradursi in una crescita del 30% del settore per la stagione invernale. Stando alla Japan Business Federation, oltre il 85% delle società nipponiche ha partecipato alla campagna Cool Biz.
Pagina 10 è il primo di questi nuovi formati (vedere riquadro). Sarà a breve seguito da un nuovo formato Uniqlo Kids. Il primo di questi è stato inaugurato a metà ottobre all’interno del Daiei Shopping Plaza a Yokosuka. Yanai prevede il doppio della densità di vendita in questo formato di piccola superficie con 1,8 milioni di yen di vendite l’anno su un fatturato totale di 30 miliardi di yen a negozio l’anno – un dato pari a quello previsto per i punti vendita di media superficie. Fast Retailing gestisce già 3 negozi Uniqlo Plus della metratura più ampia. Questi trattano l’intera gamma di prodotto oltre a numerose linee e servizi esclusivi. Un’altra corda all’arco di Uniqlo è l’espansione nipponica di Comptoir de Cottonniers, un marchio francese acquisito di recente. Fast Retailing pensa sia a shop-in-shop in grandi magazzini che a negozi indipendenti per questo marchio casual francese, con un totale di più di 100 negozi che apriranno nei prossimi 3-5 anni. Questa previsione dovrebbe portare il fatturato a 10 miliardi di yen – una cifra rispettabile, ma per essere una acquisizione esterna, contribuirà in misura solo minima al target complessivo di Yanai. I risultati più recenti di Fast Retailing sono ritornati ai vecchi impressionanti modelli di crescita. Siamo ancora in attesa dei risultati del 2005, ma l’anno scorso il fatturato è salito a 335,8 miliardi di yen, rispetto ai 301,7 miliardi del precedente esercizio, mentre l’utile netto al netto delle imposte è quasi raddoppiato passando da 18,6 miliardi a 35,4 miliardi di yen. Uniqlo prevede un fatturato di circa 363 miliardi di yen quest’anno, che rappresenterebbe un ennesimo balzo, ma questo significa sempre che Yanai ha ancora bisogno di triplicare il dato in soli cinque anni per centrare il suo obiettivo.
APRE BODY BY UNIQLO Ai primi di settembre Fast Retailing ha inaugurato Body by Uniqlo, il suo primo negozio di lingerie femminile, all’interno dello “shopping building” Mosaic a Ginza. Si tratta della prima digressione di Uniqlo dal concetto principale del marchio ad un formato più specializzato, e segue le orme di altri specialisti della maglieria intima che stanno aprendo i propri negozi al dettaglio. Il nuovo negozio tratta l’intera gamma di maglieria intima femminile di Uniqlo oltre a circa il 30% di prodotto extra esclusivo del nuovo formato. Diversamente da un tipico punto vendita Uniqlo, nel nuovo negozio i commessi sono tutti di sesso rigorosamente femminile. Il negozio presenta anche un tocco più femminile, con pareti rosa e arredi di qualità migliore rispetto ad un tipico punto vendita Uniqlo. I prezzi sono compresi nella fascia da media a bassa e il prodotto copre tutti i tipi di basics, alcuni modelli di lingerie più eleganti e capi sportivi. La società dichiara di volere aumentare il rapporto di articoli nuovi ed esclusivi portandolo al 50% circa del totale in un prossimo futuro. A ottobre altri due negozi Body by Uniqlo sono stati inaugurati alla periferia di Tokyo. Il fatturato attuale totale della maglieria intima femminile si aggira sui 30 miliardi di yen per Fast Retailing, ma la società si aspetta che il nuovo formato raddoppi questa cifra entro 3 anni.
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Con programmi talmente ambiziosi per il solo Giappone, le attività internazionali di Uniqlo impallidiscono al confronto, ma Fast Retailing è oggi il più internazionalizzato di tutti i retailer nipponici. Opera già nel Regno Unito, in Francia e in Cina e ha appena annunciato l’apertura di 200 negozi in Corea del Sud. In settembre, ha anche inaugurato il suo primo negozio americano nel New Jersey. Sta pubblicamente considerando nuove acquisizioni, in particolare sul mercato internazionale e ha stanziato un budget minimo di 400 miliardi di yen per espandersi all’estero. Alcuni si aspettano che pensi seriamente ad una acquisizione negli Stati Uniti nell’intento di confermare la sua posizione in questo paese, ma potrebbe anche considerare una iniziativa separata in Canada. Se da un lato è vero che i precedenti di Uniqlo suggeriscono che potrebbe farcela, dei target di vendita così elevati possono rivelarsi troppo ambiziosi a lungo termine. La popolarità del marchio che dura nel tempo in Giappone è un requisito fondamentale e qualcosa che è lungi dall’essere certo. Un eccesso di fiducia nella posizione del proprio marchio e nella fedeltà dei clienti in casa è stata la sua precedente rovina e ha già una volta fatto scendere questa società dal binario della rapida crescita in cui si trovava. L’ambizione di Yanai è lodevole e molti osservatori nazionali si divertono a vedere Fast Retailing che tenta di battere Gap in questo gioco internazionale, ma la perdita delle notevoli capacità di Tamatsuka sul fronte del marketing e della gestione di negozi possono ancora rivelarsi uno spiacevole passo falso.
RETAIL DATA
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GRANDI MAGAZZINI VENDITE REALIZZATE DAI PUNTI VENDITA DEI GRANDI MAGAZZINI PRINCIPALI Company
Locations
Sales
YonY
Jul/Jun
¥m
%
%
Tokyo Stores Mitsukoshi
Nihonbashi, Ebisu, Tama, Kichijoji
28,601
8.2
27.0
Isetan
Shinjuku
Seibu
Ikebukuro
23,674
3.6
25.4
16,747
-2.2
Takashimaya
Nihonbashi
14,991
27.8
0.6
28.3
Tobu
Ikebukuro
12,538
2.7
20.5
Tokyu
Shibuya, Higashiyoko
12,312
1.3
16.0
Odakyu
Shinjuku
11,235
3.4
21.9
Keio
Shinjuku
9,159
-2.4
20.3
Takashimaya
Shinjuku
7,970
3.6
29.7
Matsuya
Ginza
6,360
4.5
14.8
Matsuzakaya
Ueno
6,275
-5.9
30.3
Mitsukoshi
Ginza
5,836
2.7
24.9
Takashimaya
Tamagawa
5,156
2.3
34.2
Daimaru
Tokyo
5,075
-1.1
22.7
Seibu
Shibuya
5,049
7.2
34.5
VENDITE DEI GRANDI MAGAZZINI (REGIONE E CITTÀ) Sales ¥m By Major Metropolitan Areas 184,662 Tokyo Osaka 97,556 Nagoya 49,629 Kobe 20,177 Kyoto 29,480 Yokohama 40,877 Total 422,381 By Region 25,000 Hokkaido Tohoku 23,293 Kanto 124,038 Chubu 24,060 Kinki 25,318 Chugoku 37,097 Shikoku 16,101 Kyushu 67,262 Total 342,169 National Total 764,550
YonY Ratio % % 1.2 0.8 7.8 -1.0 -1.5 3.8 1.8
Jul/Jun %
24.2 12.8 6.5 2.6 3.9 5.3 55.2
19.3 23.6 42.2 20.8 26.8 17.4 23.0
-0.7 3.3 -2.8 3.0 0.9 16.2 -0.3 3.1 4.9 3.3 -0.7 4.9 0.5 2.1 0.3 8.8 0.4 44.8 1.1 100.0
15.9 18.8 20.2 36.5 16.0 33.1 40.0 40.6 26.2 24.4
Source: NMJ
Kansai Stores (Osaka, Kyoto, Kobe) Kintetsu
Abeno & 6 other stores
27,281
-0.5
27.3
Hankyu
Umeda, Senri, Kawanishi
24,984
5.8
29.4
Takashimaya
Osaka & 3 others
19,484
-1.4
36.3
Daimaru
Shinsaibashi, Umeda
15,623
-0.3
34.9
Daimaru
Motomachi & 3 others
12,371
-0.6
25.5
Hanshin
Umeda
10,181
-1.7
24.7
Takashimaya
Kyoto, Rakunishi
9,926
-4.5
26.8
Daimaru
Kyoto, Yamaka
8,874
2.4
24.7
JR Isetan
Kyoto
6,055
4.7
26.1
Sogo
Kobe
5,696
-2.3
23.3
Seibu
Takatsuki & 3 other stores
5,515
6.1
22.3
Keihan
Moriguchi & 3 others
5,354
20.5
21.4
Takashimaya
Yokohama, Konandai
16,614
2.3
26.5
Matsuzakaya
Nagoya
16,529
9.0
46.2
Yokohama Sogo
Yokohama
10,897
10.0
31.2 27.0
Other Regions
Nagoya Mitsukoshi
Sakae
9,782
21.0
Izutsuya
Kokura, Kurozaki
8,803
-1.5
34.6
JR Takashimaya
Nagoya
8,740
8.8
22.0
Daimaru
Hakata & Nagasaki
7,796
2.8
25.8
Fukuya
Hiroshima
7,494
0.2
61.0
Saikaya
Kawasaki, Yokotsuka, Fujisawa
7,069
-0.8
17.1
Sogo
Chiba
6,603
1.7
25.3
Yamagataya
Kagoshima
5,768
0.1
21.7
Marui Imai
Sapporo
5,458
0.2
23.7
Fujisaki
Sendai
4,972
1.7
27.9
Tobu
Funabashi
4,906
1.7
24.3
Sogo
Hiroshima
4,810
-4.4
25.7
Tenmaya
Okayama
4,707
2.5
21.0
Meitetsu
Nagoya
3,818
-4.0
-31.5
VENDITE PER CATEGORIE MERCEOLOGICHE RELATIVE AI GRANDI MAGAZZINI E ALLE CATENE DI NEGOZI Sales YonY Jul/Jun ¥m % % Department Store Sales by Category Men's Apparel 52,941 3.2 1.4 Women's Apparel 190,561 3.0 35.9 Other Apparel 43,411 -3.7 35.7 Accessories 89,742 4.3 20.1 Foods 219,216 -0.6 37.1 Household Goods 35,736 -5.4 6.2 General Merchandise 94,954 0.6 7.8 Services 5,874 6.4 12.0 Other 32,110 6.2 13.8 Total 764,545 1.1 24.4 Chain Store Sales by Category Foods 714,759 -2.6 4.9 Apparel 171,851 -2.0 4.5 Household Goods 102,016 -1.5 9.3 Medicines & Cosmetics 40,900 -0.8 4.7 Furniture & Interior 29,669 -2.9 -1.1 Electrical Goods 22,383 -6.1 26.0 Sport & Music 46,081 -1.8 2.6 Services 9,872 3.8 10.8 Other 87,513 -1.8 10.0 Total 1,225,044 -2.3 5.6 Source: NMJ & JDSA
Source: Nikkei & Japan Department Store Association
TASSI DI CAMBIO
LEGENDA
Currencies (30/10./2005) ¥ Euro
YonY = Year on Year = di anno in anno Ym = Millions of Yen = milioni di yen
139.64
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RETAIL DATA
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GMS (GENERAL MERCHANDISE STORES*) (*GRANDI CENTRI COMMERCIALI) Company
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Aeon Ito-Yokado Daiei Seiyu Uny Marui Life Corporation Izumi Heiwado Izumiya Fuji Maruetsu York Benimaru Coop Kobe Tokyu Store Summit Inageya Kasumi U-Store Tobu Store Total
Sales
YonY
¥mn
%
150,078 130,034 109,167 82,355 55,552 49,989 33,550 29,624 27,304 26,868 26,769 26,294 24,533 24,081 21,458 15,183 14,601 14,592 11,601 6,470 880,103
4.7 -1.4 -6.5 -2.0 0.1 2.7 3.1 6.6 1.1 0.8 6.9 -8.4 5.5 -3.5 -0.7 8.3 -4.0 -2.1 -5.6 -3.7 -0.1
Sales Space
Jul/Jun
1,000 sqm 1,000 sqm
3,264 1,757 1,859 1,493 1,295 490 495 722 587 515 639 324 371 242 263 121 198 174 298 103 15,210
Jul/Jun Stores
18 -1 1 1 10 0 0 -1 1 -4 2 0 4 0 1 0 0 0 0 -6 26
Stores
385 180 263 405 158 29 188 71 93 87 89 204 113 155 99 81 131 114 72 46 2,963
1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 1 0 2 0 0 0 0 -2 4
Sales Performance By sqm By Store (¥m) (¥)
45,980 74,009 58,724 55,161 42,897 102,018 67,778 41,030 46,514 52,171 41,892 81,154 66,127 99,508 81,589 125,479 73,742 83,862 38,930 62,816 57,863
390 722 415 203 352 1,724 178 417 294 309 301 129 217 155 217 187 111 128 161 141 297
Source: NMJ; Japan Chain Store Association; JapanConsuming.
NOTIZIE & ANALISI
METI* DISTRIBUTION DATA
(*MINISTRY OF ECONOMY, TRADE & INDUSTRY) (MINISTERO DELL’ECONOMIA, DEL COMMERCIO E DELL’INDUSTRIA) Chain Stores Department Stores Sales YonY Store Sales YonY Store % ¥100m % Nos. ¥100m Nos.
Convenience stores Wholesale Sales Sales Yr/Yr Yr/Yr† Sales Yr/Yr Store ¥100m % % ¥bn % Nos
Retail Sales Sales Yr/Yr ¥bn %
Price Indices Whs Rtl 2000= 2000=
2001 Total
387
96,284
-3.8
3,511
127,093
0.7
36,176
68,788
3.3
-1.7
423,996
-5.4
136,808
-1.9
97.7
99.3
2002 Total
372
93,692
-2.7
3,641
126,702
-0.3
37,083
69,800
1.5
-1.7
400,346
-5.6
131,413
-3.9
95.8
98.4
2003 Total 2004 Jan Feb Mar Apr May June Jul Aug Sep Oct Nov Dec
364 364 363 363 362 362 360 358 358 357 358 358 358
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-2.8 -0.2 2.2 -4.1 -0.8 -2.1 -5.7 -1.3 -4.8 -4.3 -3.3 -5.4 -2.8
3,755 3,758 3,758 3,753 3,774 3,778 3,795 3,873 3,877 3,876 3,899 3,914 3,932
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-0.1 -0.5 2.2 -1.8 -1.7 -0.8 -0.9 2.2 -1.4 1.7 -0.2 -0.9 -1.0
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-2.3 -1.6 -2.9 -1.8 0.5 -0.9 -3.8 6.5 -1.0 -2.1 -1.1 -1.3 -1.1
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-0.3 2.1 1.0 0.5 3.7 -1.9 5.1 6.2 5.3 2.4 1.4 7.4 4.0
128,870 10,419 10,037 11,518 10,493 10,255 10,220 11,054 10,150 10,167 10,517 10,584 12,679
-1.9 0.9 1.8 -1.7 -1.0 -2.2 -2.5 1.0 -1.6 -0.3 -0.9 0.6 -1.0
95.0 95.1 95.3 95.5 95.7 95.7 96.0 96.4 96.5 96.6 96.6 96.7 96.7
98.1 97.7 97.7 97.9 97.9 98.0 98.2 97.9 98.0 98.3 98.8 98.6 98.1
2004 Total 2005 Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug
358 358 358 358 358 358 354 348 349
88,536 7,836 5,889 7,503 6,917 6,848 6,873 8,510 5,827
-2.8 0.9 -7.1 -3.7 -1.5 -1.7 -0.1 -0.3 -1.9
3,932 3,933 3,927 3,919 3,925 3,936 3,937 3,949 3,966
126,139 11,469 9,278 9,939 10,231 10,307 10,272 10,770 10,526
-0.3 1.7 -2.1 -1.5 0.2 0.1 0.0 -0.5 -0.7
38,621 38,626 38,972 38,854 38,889 38,935 39,044 39,160 39,413
72,892 5,719 5,334 6,130 6,043 6,120 6,130 6,678 6,759
2.7 1.3 -1.9 1.9 2.3 1.3 2.2 -1.1 2.0
-0.6 -2.0 -2.8 -1.5 -1.2 -2.0 -1.4 -4.9 -1.4
411,480 30,416 32,263 42,574 34,151 31,632 35,083 33,949 33,942
3.1 4.3 3.8 0.9 2.9 3.2 1.6 0.2 5.6
128,093 10,666 9,767 11,549 10,890 10,551 10,531 11,123 10,302
-0.6 2.4 -2.7 0.3 3.8 2.9 3.0 0.6 1.5
96.1 96.3 96.5 96.8 97.4 97.4 97.3 97.9 -
98.1 97.6 97.4 97.7 97.9 98.2 97.7 97.6 -
Sources: METI, BOJ, Nikkei and others
Note: † Convenience stores second Year on Year column indicates like-for-like sales
Italian Trade Commission Tokyo
EXPORT DATA
Pagina 13
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Italian Trade Commission Tokyo
EXPORT DATA
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Italian Trade Commission Tokyo
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