“NOI SIAMO MASCHILISTI”: INTERVISTE CON SCRITTRICI E SCRITTORI BRASILIANI Christian Grünnagel1 e Doris Wieser2 Le interviste a scrittrici e scrittori riunite in questo dossier 3 risalgono alla Fiera del Libro di Francoforte del 2013, che ha visto il Brasile al centro della manifestazione. Gli studi di genere ci hanno fornito gli strumenti metodologici per i primi aspetti in cui abbiamo messo a fuoco la percezione che questi scrittori e queste scrittrici hanno della posizione dell'uomo e della donna sia nella società brasiliana in generale sia nelle loro opere in particolare. Siamo partiti dal concetto di mascolinità (al plurale) della celebre sociologa australiana R. W. Connell 4, che ha dimostrato – anche attraverso delle intervite (a uomini del suo paese) – che una concezione monolitica della mascolinità (ma anche della femminilità) è troppo semplicista e non consente di analizzare le contraddizioni interne di queste costruzioni socioculturali. Soltanto il titolo della sua opera più influente, Masculinities (pubblicata nel 1995), suggerisce la necessità di pensare la mascolinità al plurale. In essa, Connell distingue quattro “progetti” di mascolinità nelle società occidentali: mascolinità egemoniche, complici, subordinate e marginali (Connell, 2005, p. 76-81). La mascolinità egemonica rappresenta l'attuale ideale di virilità in una società patriarcale concreta e si costruisce nella massima distanza dalla femminilità, ma anche dalla mascolinità subordinata, che Connell identifica principalmente nelle mascolinità omosessuali. La mascolinità “complice” sfrutta i vantaggi propri dell' ”essere uomo” in una società patriarcale, vantaggi che Connell denomina “il dividendo patriarcale” (Connell, 2005, p. 79), sebbene non caratterizzi gli uomini che sposino l'ideale della mascolinità egemonica. Questa mascolinità è “complice” nella misura in cui trae profitto dalla struttura patriarcale. Egemonia e complicità si distinguono nitidamente dalle mascolinità subordinate poiché la subordinazione implica non partecipare al progetto egemonico e ai vantaggi strutturali già menzionati. Ma c'è di più, le premesse indispensabili per poter incarnare la mascolinità egemonica sono due: non essere donna e non essere gay 5. Come lo 1 Dottore in lettere romanze e professore dell'Istituto di filologia romanza dell'università di Giessen, Giessen, Germania. E-mail:
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2 Dottoressa in letteratura ibero-americana e professoressa dell'Istituto di filologia romanza dell'università di Göttingen, Göttingen, Germania. Attualmente borsista di pós-doutorado della FondazioneAlexander von Humboldt presso l'Università di Lisbona. E-mail:
[email protected]
3 Ringraziamo per le trascrizioni Francys de Andrade Pinheiro e Julieth dos Santos Cavalcanti, e per le revisioni dei testi Augusto Rodrigues, Edvaldo Bergamo, Luciana Moreira Silva e Moizeis Sobreira. Un ringraziamento speciale a Verena Dolle,per il supporto finanziario corrisposto, e Manfred Prinz, per l'interesse che ha manifestato per questo progetto, per la generosità con la quale ha ricercato trascrittori e per l'appoggio finanziario che ha corrisposto. Per ultimo, ma non meno importante, ringraziamo gli scrittori e le scrittrici per l'interesse e la partecipazione in questo progetto.
4 Connell ha cominciato a pubblicare i suoi scritti da uomo (Robert), ma ha intrapreso in seguito il cambiamento di sesso scegliendo come nuovo nome quello di Raewyn (si veda la biografia sul sito ufficiale della sociologa, disponibile presso:
, accesso: 20 gennaio 2015), un cambiamento spesso invisibilenelle pubblicazioni grazie alle iniziali “R. W.”. 5 La questione è in realtà più complicata perché la mascolinità omosessuale non rappresenta l'unico esempio di una mascolinità
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stesso termine “egemonia” sta ad indicare, le società patriarcali si reggono su una gerarchia in cui, da un lato, la mascolinità egemonica si trova al vertice e la mascolinità complice ben prossima ad essa; e, dall'altro la femminilità e la mascolinità subordinata (frequentemente identificata con la femminilità secondo il discorso eteronormativo e patriarcale) si trovano alla base. In opposizione a questi tre “progetti” di mascolinità (egemonia, complicità, subordinazione), le mascolinità marginali si definiscono ricorrendo apertamente a parametri socioeconomici: la loro marginalità si spiega explica-se con la loro condizione precaria in termini di povertà, o meglio, con la mancanza di capitali economici, culturali e simbolici – secondo la terminologia di Pierre Bourdieu. Per quanto riguarda il Brasile, è possibile parlare di mascolinità marginali sia nel caso degli abitanti poveri delle favelas e delle periferie delle grandi metropoli, sia nel caso di zone rurarli. Certamente sono casi entrambi molto diversi fra loro. Si tratta di mascolinità “marginali” nella misura in cui gli individui non hanno accesso al progetto egemonico, per quanto possano essere “virili” o “maschilisti”, visto che la mascolinità egemonica implica sempre potere economico e simbolico: l'egemonia – termine che Connell (2005, p. 77) riprende da Antonio Gramsci – cesserebbe d'esser tale, se la maggior parte della società non fosse connivente con questa costruzione, o, per lo meno, non fosse d'accordo con la mascolinità egemonica come rappresentante dell'ideale virile in vigore. Così, questo ideale suppone la partecipazione dell'individuo al potere della società e, in tal senso, include anche parametri socioeconomici nella sua definizione. La virilità marginale, al contrario, resta esclusa sia dal potere politico sia da quello economico e culturale. È importante ribadire che tutte le mascolinità– ad eccezione delle mascolinità subordinate – traggono linfa dal patriarcato e si situano in una posizione più alta dal punto di vista sociale e simbolico rispetto alla femminilità. Infine, per non cadere nella trappola di considerare le mascolinità connelliane come tratti rigidi di carattere, è indispensabile sottolineare che Connell definisce ognuna di esse come “progetti” che si realizzano in una situazione sociale concreta, cioè, ese non esistono come “essenze”, ma esigono sempre pratiche sociali per essere identificabili. Per questo non ci sono – sensu strictu – uomini egemonici, complici, subordinati o marginali, bensì soltanto mascolinità leggibili socioculturalmente come tali in situazioni sociali molto concrete. Ciò implica anche che un determinato uomo nella realtà possa assumere differenti progetti di mascolinità in base al contesto e all'ambiente intorno a lui: può incarnare, ad esempio, il progetto egemonico sul lavoro come dirigente d'azienda, comportarsi secondo il modello“complice” in casa con la moglie e i figli mantenendo nel proprio repertorio un terzo aspetto (subordinato e in contrasto con il progetto egemonico della propria vita professionale) quando si trovi ad avere rapporti sessuali con un amante segreto. Studi di letteratura brasiliana contemporanea, n. 45, p. 343-350, jan./jun. 2015. subordinata secondo Connell. Tutti i “progetti” maschili, percepiti come “fragili”, “emotivi” o che in altro modo vadano a confliggere con l'ideale della mascolinità egemonica (“sissy stuff”, con le parole di David e Brannon, 1976, p. 12), corrono sempre il rischio di essere relegati alla categoria della subordinazione, indipendentemente dall'orientamento sessuale degli individui (Connell, 2005, p. 79). Ma, dal momento che Connell vede l'omosessualità maschile come l'esempio più importante e visibile di una mascolinità subordinata, oppressa dall'egemonia, ci siamo concentrati su di questa nelle interviste che andranno a seguirsi. .
Christian Grünnagel e Doris Wieser
Secondo noi, è importante sottolineare un ultimo aspetto della teoria sociale della mascolinità de Connell, sebbene questo non sia conosciuto quanto la concezione della quattro mascolinità. Si tratta della sua insistenza nella complessità delle costruzioni socioculturali di genere e dell'importanza del corpo e della sua materialità all'interno di queste. Connell confuta sia il “biologismo determinista”, che vede soltanto sessi e non vuole prendere in considerazione il genere, sia posizioni che ella denomina “poststrutturaliste”, che vedono soltanto pratiche performative e non accettano che ogni performance si basi forzatamente su un corpo concreto che offre o facilita alcune pratiche, mentre ne complica o ne rende impossibili altre (Connell, 2005, p. 49-59). Pertanto, il genere, secondo Connell, è una costruzione socioculturale, che presuppone però sempre pratiche che l'autrice definisce come body-reflexive (Connell, 2005, p. 61), ossia, pratiche che come base hanno un corpo specifico, ma che non significano nulla in sé private di un contesto socioculturale concreto e degli altri esseri umani che interpretano tale corpo e la sua performance seguendo gli esempi socioculturali in vigore in una determinata società. Connell parte dal proprio lavoro sull'Australia per formulare la teoria delle mascolinità, ma assume, allo stesso tempo, una lettura quasi “universale”, nel capitolo “Masculinity politics on a world scale” (Connell, 2005, p. 260-266). Così, siamo stati tentati dall'idea di chiedere agli autori intervistati se percepissero anche nel Brasile attuale fenomeni paragonabili alle mascolinità analizzate dalla sociologa australiana. Ė vero che già esistono vari studi che evidenziano l'esistenza delle mascolinità connelliane in America Latina, ma si tratta di studi principalmente sociologici. Per quanto riguarda gli studi letterari (e culturali) praticamente non ci sono opere sulla linea di Connell 6. Partendo dal presupposto che il concetto di mascolinità non si possa definire senza quello di femminilità, abbiamo strutturato le domante intorno alla relazione tra i due concetti, ma anche intorno ad aspetti interdipendenti con questi, come l'orientamento sessuale, la classe sociale o la tradizione patriarcale. Prima di entrare nelle interviste, ci sembra importante spiegare l'uso del termine “machismo” nelle domande. Si tratta di un termine popolare usato da un lato, come cliché originario dell'Europa e degli Stati Uniti per designare (e denigrare) alcune mascolinità sud-europee e latino-americane e, dall'altro, usato anche dagli stessi latinoamericani per risaltare la virilità, fenomeno che si può osservare nelle interviste di seguito riportate, come il lettore potrà costatare più avanti. Intanto, è importante sapere che nella sociologia, etnologia e antropologia dell'America Latina, il termine è stato (ed è) piuttosto criticato perché considerato semplicista, generalista e stereotipato 7. Studi di letteratura brasiliana contemporanea, n. 45, p. 343-350, jan./jun. 2015.
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Per una visione della mascolinità latino-americana come fenomeno plurale (“masculinidades”), si vedano Valdés e Olavarría (1998); Olavarría e Parrini (2000) – entrambi i volumi riuniscono studi su vari paesi dell'America Latina; Archetti (2003) (Argentina); Fuller (2001) (Perù); Gutmann (2003) (America Latina); Gutmann (2007) (Messico); e, tentando di colmare la menzionata lacuna negli studi letterari, si vedano Peluffo e Sánchez Prado (2010), volume dedicato alla letteratura latinoamericana del secolo XIX; McKee Irwin (2003), sulle mascolinità messicane; Millington (2007), sulla rappresentazione delle mascolinità nelle letterature latino-americane del secolo XX; e Grünnagel (2015), monografia che si dedica allo studio delle mascolinità in crisi nelle letterature di vari paesi latino-americani (Argentina, Brasile, Uruguay e Perù), dal 1967 al 2007.
7 Si vedano, ad esempio, Mirandé (1997, p. 16-18 e p. 65-79); Ramírez (1999, p. 16-35) e Gutmann (2007, p. 24-27 e p. 221-242)
“Noi siamo maschilisti”
Nonostante tale critica, abbiamo optato per usare i termini “maschilismo” e “maschilista” nelle interviste per designare provvisoriamente un aspetto della mascolinità egemonica, “complice” (anche subordinata e marginale?) e per accertare se gli autori brasiliani attuali continuino a intendere il termine come adeguato all'interpretazione della società a cui appartiene o se la critica accademica si sia già allineata al pensiero degli intellettuali intervistati. In verità, le interviste rivelano che il concetto è usato nella sua accezione popolare, come si può costatare nelle risposte. Vale ancora la pena rilevare, relativamente alla domanda sul luogo sociale che occupano le pratiche “maschiliste”, che gli autori intervistati si sono divisi, con nostra somma sorpresa, in due gruppi opposti. Sebbene alcuni giustifichino il comportamento “maschilista” con una mancanza di cultura ed educazione e ritengano che, per questo, il maschilismo continui ad essere problematico soprattutto tra mascolinità marginali, perdendo forza nelle classi media e alta; altri sottolineano la presenza e la continuità di pratiche maschiliste in tutte le classi della società brasiliana attuale, con l'unica – per quanto importante – differenza che il maschilismo è ben visibile ed “evidente” nelle classi basse, mentre nelle classi medie ed alte è maggiormente camuffato e ridotto a intimità della coppia. La coesistenza di entrambe le posizioni deve essere dipeso dal fatto che gli intervistati si trovino difronte a degli stranieri e sentano una maggior necessità di spiegare la società brasiliana, dando conto, allo stesso tempo, di alcune delle tensioni tra differenti settori della loro società. Infine, anche per quanto riguarda l'omosessualità, categoria ugualmente analizzata da Connell, è visibile una discrepanza tra le posizioni dei nostri interlocutori. Praticamente affermano tutti che, nonostante le grandi marce dell'orgoglio LGBT in città come San Paolo o Rio de Janeiro e l'aumento di personaggi gay nelle telenovelas, continua ad essere piuttosto difficile che una persona attesti la propria omosessualità, sia in seno alla famiglia sia nella vita pubblica. Ciò nonostante, la posizione degli scrittori di fronte alla dimostrazione di affetto tra coppie dello stesso sesso e di fronte alla lotta dei gruppi LGBT per i propri pieni diritti civili varia. Mentre la maggior parte dimostra empatia, appoggia tali battaglie e constata la necessità di creare maggiore accettazione attraverso l'educazione e la visibilità, abbiamo trovato anche posizioni più neutre o addirittura conservatrici, che arrivano al rifiuto. Sarebbe forse pertinente, in ultima istanza, spendere alcune parole sulla scelta dei nostri interlocutori. Nella Fiera del Libro di Francoforte del 2013 furono presenti circa settanta autori brasiliani. Il nostro obiettivo è stato, da un lato, quello di intervistare scrittori appartenenti a differenti classi sociali, differenti regioni, differente sesso e orientamento sessuale, per aprire un ventaglio, il più ampio possibile circa la teoria connelliana qui descritta. D'altro canto, abbiamo scelto autori la cui opera ci interessa particolarmentee come lettori e accademici.
Studi di letteratura brasiliana contemporanea, n. 45, p. 343-350, jan./jun. 2015.
Christian Grünnagel e Doris Wieser
Per questa ragione, si susseguono questioni che trattano dell'opera di ognuno nello specifico, dando il maggior risalto possibile alle loro preoccupazioni principali, in termini formali ed estetici, ma anche in termini di contenuto, principalmente per quel che riguarda i diversi tipi di violenza presenti nella loro letteratura. Ogniqualvolta ci è sembrato rilevante, abbiamo indagato le connessioni e i contrasti tra le opere degli intervistati.
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“Noi siamo maschilisti”
resumo/abstract “Noi siamo maschilisti”: interviste a scrittori brasiliani Christian Grünnagel, Doris Wieser Questo dossier riunisce sei conversazioni con scrittrici e scrittori brasiliani levadas nell'ambito della Fiera del libro di Francoforte nel 2013: Ana Paula Maia, Beatriz Bracher, Bernardo Ajzenberg, Carola Saavedra, Ferréz, Luiz Ruffato e Marcelino Freire. Le prime questioni delle interviste s'incentrano su argomenti relativi agli studi di genere, nello specifico sulle diverse concezioni di mascolinità (intese le mascolinità, al plurale) e femminilità (sempre al plurale) nella società e nella letteratura brasiliane, partendo dalla teoria elaborata dalla sociologa australiana R. W. Connell, una delle più importanti accademiche contemporanee nell'ambito delle mascolinità e delle relazioni di genere. Segue una serie di domande relative alle specificità dell'opera di ciascuno degli scrittori, alle loro principali preoccupazioni estetiche e ai collegamenti con le opere degli altri. Parole chiave: mascolinità, femminilità, interviste, letteratura brasiliana contemporanea. “We are machistas”: Interviews with Brazilian Writers Christian Grünnagel, Doris Wieser This dossier brings together seven interviews carried out at the Frankfurt Book Fair in 2013 with the following Brazilian writers: Ana Paula Maia, Beatriz Bracher, Bernardo Ajzenberg, Carola Saavedra, Ferréz, Luiz Ruffato and Marcelino Freire. The first part of each interview focusses on gender issues, in particular on diverging concepts of masculinity and femininity in Brazilian society and literature. These concepts are based on the theory developed by the Australian sociologist R. W. Connell, who is one of the most distinguished contemporary scholars of masculinities and gender relations. The second part shifts its focus to question about the particularities of each writer‟s work, their main aesthetic concerns and the connections between their works. Palavras-chave: masculinity, femininity, interviews, contemporary Brazilian literature.
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