a cura di ROMANA RAIMONDO
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NEWS RICERCA SCIENTIFICA
n LA PILLOLA INFLUENZA LA SCELTA DEL PARTNER? L’uso della pillola contraccettiva, che offre alla donna la possibilità di controllare la propria fertilità, sembra sia in grado di influenzare la scelta del partner.Numerosi studi scientifici hanno attestato che le preferenze, sia maschili che femminili, per il tipo di partner variano in modo significativo in modo correlato alle fluttuazioni ormonali associate al ciclo mestruale normale. L’ovulazione è associata a cambiamenti fisici, psicologici, comportamentali e percettivi legati all’attrazione. Durante il periodo dell’ovulazione la donna manifesta una maggiore propensione per un partner dalle caratteristiche più marcatamente mascoline, con tendenza alla dominanza e alla competizione con gli altri maschi e tendenzialmente geneticamente più dissimili da sé. La pillola contraccettiva altera le fluttuazioni ormonali mimando in sostanza quelle più stabili che si hanno durante la gravidanza. Le autrici avanzano anche l’ipotesi che l’uso della pillola possa anche ridurre, rispetto alle donne con un ciclo normale, la capacità competitiva di attrarre il maschio, dato che altri studi hanno suggerito che i maschi sarebbero in grado di percepire lo stato di fertilità della donna tendendo a preferire, a parità di altre condizioni, quella che si trova nel periodo di ovulazione rispetto a un’altra che non si trovi in tale periodo. Ma il punto che più sottolineano le ricercatrici è che le donne che assumono la pillola non mostrano la particolare attra-
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zione per partner geneticamente diversi - un tratto che sembra facilitare il successo riproduttivo-caratteristica del periodo ovulatorio. Da Trends in Ecology and Evolution
n UNO SPRAY NASALE PER LA MEMORIA L’interleuchina-6, una molecola del sistema immunitario finora considerata un sottoprodotto dei processi infiammatori, ha mostrato la capacità di influire sulle capacità cognitive.Quando somministrata attraverso uno spray nasale l’interleuchina-6 [IL-6], è in grado di aiutare il cervello nella formazione della memoria procedurale ed emotiva nel corso del sonno REM. Per fare la scoperta, Marshall e colleghi hanno arruolato 17 giovani adulti perché dormissero nel loro laboratorio due notti. In
entrambe le occasioni, dopo aver letto un breve racconto emotivamente coinvolgente o neutro, ai soggetti veniva spruzzato nelle narici uno spray che conteneva o interleuchina-6 o un placebo. Il loro sonno veniva successivamente monitorato per tutta la notte. La mattina successiva tutti i partecipanti dovevano redigere una lista di tutte le parole del racconto che riuscivano a ricordare. È risultato che quelli che avevano ricevuto la somministrazione di IL-6 riuscivano più brillantemente nel compito. Da The FASEB Journal
n IL FUOCO DI SANT’ANTONIO AUMENTA IL RISCHIO DI ICTUS Se si è stati colpiti da herpes zoster, è necessario porre una particolare attenzione a controllare gli altri fattori di rischio, come l’ipertensione, il fumo e il diabete.
Gli adulti che sono colpiti da "fuoco di sant’Antonio" hanno un rischio di incorrere in un ictus entro l’anno successivo del 30 per cento superiore a quanti non ne hanno sofferto. E il rischio è ancora superiore se la malattia ha coinvolto gli occhi. Il cosiddetto fuoco di sant’Antonio o herpes zoster, è una patologia scatenata dal virus varicella-zoster [VZV). Dopo che una persona ha contratto la varicella ed è guarito, il virus continua a permanere nell’organismo, restando in stato di latenza in molte terminazioni nervose. Normalmente non provoca problemi, ma può occasionalmente tornare alla virulenza provocando l’herpes zoster. Le persone colpite da fuoco di sant’Antonio hanno il 31 per cento di probabilità in più di incorrere in un ictus nell’anno successivo alla malattia, e che se questa aveva interessato anche gli occhi o la regione cutanea circostante la probabilità aumenta addirittura del 428 per cento. Inoltre, disaggregando i dati per tipologia di ictus, è stata riscontrata una incidenza 2,79 volte maggiore del normale degli ictus emorragici, che rappresentano la tipologia più grave e rara, dato che rappresentano in media il 15 per cento di tutti gli ictus. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’aumento del rischio sarebbe dovuto al fatto che durante la sua replicazione il virus va a danneggiare le pareti dei vasi sanguigni innescando processi infiammatori. A ciò potrebbe aggiungersi l’azione delle stress dovuto al dolore cronico. Da Stroke: Journal of the American Heart Association
n N e w s R i c e rc a s c i e n t i f i c a n
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Ricerca Ricerca Scientifica Scientifica/Letti per voi
a cura di FRANCESCA DECARLO
WWW.REPUBBLICASALUTE.IT TUMORE TRASMESSO AL FETO RARI CASI DI DEFICIT IMMUNITARIO Lo studio è cominciato nel 2006 sul caso di un neonato giapponese morto di leucemia. Il contagio è dovuto a una debolezza del sistema di difesa. Una donna incinta in Inghilterra ha trasmesso il tumore alla figlia quando ancora questa si trovava nella placenta. La donna, morta di leucemia a soli 28 anni, rappresenta il primo caso accertato di trasmissione del cancro da madre a figlio. Sono circa una trentina al mondo i casi di madri e feto con lo stesso tipo di tumore, ma finora il legame non era mai stato dimostrato con certezza. La scoperta di un rapporto diretto e dimostrabile è stata fatta dai ricercatori inglesi dell'Institute of Cancer Research e getta nuova luce su un mistero che da circa un secolo attira l'attenzione degli scienziati di tutto il mondo. La spiegazione, stando alla ricerca, starebbe in un difetto genetico del feto, che impedirebbe al suo sistema immunitario di riconoscere le cellule materne come estranee, inglobandole. Questo particolare fenomeno riguarda soprattutto tumori come il melanoma e la leucemia, che hanno un'elevata tendenza alle metastasi.
WWW.CORRIERE.IT MENO MALATTIE PER CHI LAVORA IN PENSIONE Si ammalano meno le persone che continuano a lavorare parttime anche dopo l'età della pensione. Secondo una nuova ricerca Usa, gli americani che restano nel mondo produttivo con occupazioni temporanee o part-time dopo essere andati in pensione dal loro lavoro principale soffrono rischi inferiori del 17% di venire colpiti da malattie fisiche gravi, rispetto a chi smette di lavorare completamente. I dati emergono da una analisi di 12.189 persone tra i 51 ed i 61 anni intervistate a intervalli di due anni dai ricercatori dell'università del Maryland. La ricerca ha anche indicato che a beneficiarne è anche la salute mentale: chi continua a lavorare ha mostrato un livello di benessere psicologico più alto del 31% rispetto a chi era andato in pensione. Con una differenza: il beneficio si ottiene soprattutto se si continua a svolgere part-time un'attività coerente con la propria professione, mentre le performance non sono altrettanto brillanti se il lavoro post-ritiro è completamente diverso da quello svolto in precedenza. Secondo i ricercatori il motivo potrebbe risiedere nel fatto che la necessità di adattamento e di apprendimento a una nuovo contesto professionale possa causare stress e quindi vanificare in parte i benefici dell'attività intellettuale.
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WWW.REPUBBLICA.IT MISTERIOSI TUMORI A PAOLA DOVE I GIOVANI SI AMMALANO DI PIÙ Su 12.590 pazienti, a Paola, la percentuale di giovani ammalati di tumore è quattro volte superiore alla media nazionale. Il picco di malattie si è registrato negli ultimi dieci anni. Paola è una cittadina tirrenica che si trova a metà strada tra Cetraro ed Amantea, dove si è spiaggiata l'ormai tristemente famosa JollyRosso, con il suo carico di fusti tossici. Non si sa ancora con certezza dove siano stati interrati i rifiuti - la Procura di Paola sta indagando su questo - ma di certo proprio a partire dall'arrivo della nave sono aumentati i tumori nella popolazione giovane. La statistica realizzata da dott. De Matteis dimostra che nella fascia tra i 30 ed i 34 anni, i giovani si ammalano di tumore con una media del 2.90% contro la media nazionale dello 0.74% per gli uomini e dello 0.86% per le donne. Dai 35 ai 39 anni la media è del 2.07 contro quella nazionale dell'1.24 per gli uomini e dell'1.78 per le donne. Nella fascia dai 40 ai 44 anni la media a Paola è del 4.15% contro il 2.11 per i maschi e il 3.33 per le donne. Ma anche se guardiamo la fascia dei 60 - 64 anni il tasso del 15,77% è superiore all'11.43 dei maschi e all'11.69 delle donne. Dopo i 65 anni la media scende.
WWW.SOLE24SALUTE.IT NIENTE SCULACCIATE: I BIMBI DIVENTANO PIÙ AGGRESSIVI Secondo uno studio pubblicato su Child Development i bambini che hanno ricevuto più punizioni fisiche rischiano da grandi di diventare più aggressivi, ribelli e di avere uno sviluppo cognitivo minore. Per educare meglio una bella ramanzina, spiegano i ricercatori della Duke University che insieme ad altri cinque grandi atenei americani hanno misurato le capacità intellettive di quanti da piccoli hanno ricevuto più sculacciate. I "monelli" tra i 5 e i 16 anni di età puniti fisicamente hanno due o tre volte più probabilità di sviluppare un comportamento antisociale rispetto a quelli puniti solo "verbalmente".
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NEWS DISABILITÀ
a cura di MONICA CAROTI
IL PRIMO RIFUGIO DI MONTAGNA SENZA BARRIERE È stato inaugurato nei giorni scorsi, con tanto di ascensore e scivolo, nelle Alpi Orobie, in Alta Val Seriana. Il Rifugio Alpe Corte, a 1.410 metri, ora fruibile anche da chi non può camminare, e può farsi accompagnare in macchina, o da chi fa fatica a vedere, sentire, parlare o capire. Un bel risultato ottenuto soprattutto grazie all'impegno del CAI di Bergamo, la sezione più grande d'Italia, con i suoi diecimila soci - frutto di oltre tremila ore di lavoro di circa cinquanta volontari. Il progetto ha preso avvio due anni fa, al momento di rinnovare la struttura, quando si scelse di renderlarla fruibile già da diversi anni il CAI di Bergamo aveva deciso di pensare a "una montagna per tutti", lavorando ad esempio insieme al Comune e alla Provincia per organizzare le gite settimanali promosse dalla propria Commissione Impegno Sociale, che in questi anni hanno portato in montagna oltre quattromila persone. Nel 2007 ne nacque anche una guida (Passeggiate senza barriere), a cura di Giuseppe Innocenti e Alessandro Colombi, che passeggiata dopo passeggiata si soffermava su ben sessantadue itinerari accessibili. Il Consiglio Regionale della Lombardia, presto discuterà una nuova legge regionale, con la quale si intende migliorare ulteriormente la ricettività di tutti i rifugi montani lombardi.
RIFUGIO ALPE CORTE BASSA ALTITUDINE: 1410 METRI SUL LIVELLO DEL MARE
ZONA: BASSA VAL DELLA CORTE - VALCANALE POSTI LETTO: 24 SALA DA PRANZO: 70 RECAPITO TELEFONICO GESTORE 347.5083301 FILIPPO UBIALI ALTRO RECAPITO TELEFONICO GESTORE 339.3300149 MARIO BORELLA PER PRENOTAZIONE GRUPPI
RECAPITO TELEFONICO RIFUGIO 0346.35.090 E-MAIL:
[email protected] ACCESSO PRINCIPALE: DA VALCANALE, SEGNAVIA 220 PERCORRIBILE IN 1 ORA. ALTRI ACCESSI: DA BAITE MEZZENO PER PASSO BRANCHINO, SEGNAVIA 219/218 PERCORRIBILE IN ORE 1,50. ASCENSIONI SENTIERO DEI FIORI: DAL RIFUGIO PER PASSO BRANCHINO E ALPE AREA, SEGNAVIA 218/222 PERCORRIBILI IN ORE 3. SENTIERO DELLE OROBIE ORIENTALI: DAL RIFUGIO ALPE CORTE [1 TAPPA] SI PROSEGUE ALLA VOLTA DEL RIFUGIO LAGHI GEMELLI [1 TAPPA] TRAMITE IL SENTIERO N. 216 IN 3 H. NOTE: IL RIFUGIO, FACILMENTE ACCESSIBILE DAL PAESE DI VALCANALE, È IMMERSO IN UNA SPLENDIDA PINETA AL COSPETTO DI SEVERISSIME PARETI DOLOMITICHE IN UN AMBIENTE DEI PIÙ SUGGESTIVI.
OLTRE AD ESSERE LA PRIMA TAPPA DEL SENOROBIE ORIENTALI, IL RIFUGIO È ANCHE PREZIOSA BASE D'APPOGGIO PER RAGGIUNGERE LA ZONA DEL LAGO BRANCHINO O PER INTERESSANTI ITINERARI SCI ALPINISTICI. TIERO DELLE
n NUOVE PROFESSIONI LA SCELTA DI UN ASSISTENTE PERSONALE PER UNA VERA VITA INDIPENDENTE Prosegue l'indagine attraverso le nuove professioni nate a partire dal processo in atto di inclusione delle persone con disabilità. Analizziamo la figura dell'assistente personale, nata dai percorsi di Vita Indipendente e considerata elemento fondamentale per l'autonomia delle persone con disabilità. Nella visione della Vita Indipendente per cui la persona con disabilità gestisce in modo autonomo e consapevole la propria vita e la propria quotidianità, la figura professionale dell'assistente personale acquista un ruolo imprescindibile. Superando infatti la visione assistenzialistica per cui attorno alla persona con disabilità ruotavano figure che si prendevano
cura della persona "malata", l'introduzione dell'assistente personale rende concreta la visione per cui la persona con disabilità è soggetto e non più oggetto dei processi decisionali che la riguardano, a partire dalla sfera privata. L'assistente personale viene assunta dalla persona con disabilità tramite i finanziamenti dei progetti di Vita Indipendente. Il suo compito principale è quello di aiutare il suo datore di lavoro a superare i limiti della sua mobilità ridotta. È chiaro che questa professione nasce direttamente dall’esigenze che emana il processo di inclusione, promosso in tutti gli ambiti della vita sociale dalla Convenzione ONU dei Diritti Umani delle Persone con Disabilità. Parlare di inclusione significa infatti partire dalla dignità umana delle persone con disabilità che reclamano i loro
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diritti ma senza dimenticare i doveri di un comune cittadino e solo così facendo la persona entrerà a far parte a pieno titolo della società civile, dove si devono o si possono dettare regole quanto tutti gli altri. La vita indipendente di una persona che necessita di un'assistente personale è costituita da una parte dedicata all'assistenza materiale, come ad esempio, spostare la persona dalla carrozzina, vestirla, lavarla eccetera. Sono necessarie una serie di informazioni specifiche, il tutto deve essere pensato e soprattutto realizzato anche con un adeguata rotazione dei propri lavoratori coordinata al fine di poter raggiungere una migliore qualità del servizio alla persona dando cosi ad essa una maggiore flessibilità nello svolgere le proprie attività quotidiane.
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Piante a cura della SOCIETÀ ITALIANA DI FITOTERAPIA
Le piante si sono rivelate le uniche
In questa pagina: Passiflora. Pagina accanto: Piper methysticum
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E PIANTE HANNO UNA DIVERSITÀ BIOCHIMICA molto più ricca degli animali e almeno i quattro quinti dei metaboliti secondari oggi conosciuti sono di origine vegetale. La spiegazione di questo fenomeno risiede probabilmente nel fatto che le piante sono vincolate al suolo e devono evolvere una molteplicità di meccanismi di adattamento e di difesa. I prodotti del metabolismo secondario sono in pratica gli intermediari con cui gli organismi vegetali comunicano con l’ambiente che li circonda, con lo scopo di trovare le condizioni più adatte per poter vivere, convivere, sopravvivere e riprodursi. Dal punto di vista evolutivo, si possono distinguere un adattamento fisiologico e un adattamento biochimico: da quest’ultimo dipende principalmente la diversità chimica nella composizione delle piante. Un farmaco è un composto chimico che, dopo essere stato assunto, ha la capacità di provocare una risposta fisiologica; dato l’enorme numero di costituenti chimici diversi, è molto comune trovare sostanze attive all’interno del regno vegetale. In effetti, le piante si sono rivelate le uniche risorse medicamentose che l’uomo abbia potuto utilizzare praticamente per quasi tutto il percorso della sua storia. Solamente a partire dal XIX secolo, si è avuta l’introduzione di principi attivi vegetali isolati allo stato puro, la sintesi chimica e, soprattutto, l’impiego della modulazione chimica. A tutt’oggi la grande maggioranza dei farmaci monomolecolari moderni deriva direttamente o indirettamente ancora dalle piante. Classi importanti di farmaci di origine vegetale sono quelle degli antiinfiammatori non steroidei derivate dall’acido salicilico, degli antitumorali [vincristina, vinblastina, irinotecan e topotecan, etoposide e teniposide, tassoli], degli stimolanti del sistema
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nervoso centrale [caffeina, cocaina], dei cardiostimolanti [digitale], degli anestetici locali [procainamide], dei narcotici analgesici [morfina, codeina], dei miotici e antiglaucoma [atropina, pilocarpina], degli antimalarici [chinina, clorochina, derivati dell’artemisinina] e degli anticoagulanti orali [warfarin, acenocumarolo]. L’impiego primitivo delle piante per gli scopi medicinali avveniva sulla base di esperienze empiriche maturate utilizzando direttamente la pianta stessa, fresca o essiccata [droga], oppure sottoposta a procedimenti di estrazione molto semplici, quali gli infusi e i decotti con acqua o i macerati con alcool o liquidi alcoolici [tinture]. Di un numero significativo di preparazioni vegetali tradizionali è stata dimostrata l’evidenza dell’efficacia terapeutica sulla base di studi clinici controllati. L’impiego medicinale delle piante ha conosciuto un rapido declino
da quando nei paesi sviluppati hanno cominciato ad essere disponibili potenti farmaci sintetici, ma nei paesi del terzo mondo l’etnomedicina basata sulle piante rimane popolare ancora ai nostri giorni [per esempio, la medicina Ayurvedica in India, la medicina Kampo in Giappone e la medicina tradizionale Cinese]. In altri paesi [per esempio, Germania, Francia], la fitoterapia ha continuato a coesistere con la moderna terapia farmacologica. L’azione delle droghe e delle preparazioni vegetali, pur svolgendosi con meccanismi che sono propri anche dei farmaci di sintesi, differisce da questi per il fatto di essere essenzialmente polivalente. Questo fenomeno dipende dalla composizione delle droghe e delle preparazioni vegetali, che è costituita da una pluralità di composti strutturalmente anche molto differenti. Come conseguenza, il profilo farmacolo-
L’impiego medicinale delle piante ha conosciuto un rapido declino da quando nei paesi sviluppati hanno cominciato ad essere disponibili potenti farmaci sintetici, ma nei paesi del terzo mondo l’etnomedicina basata sulle piante rimane popolare ancora ai nostri giorni
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medicinali in fitoterapia risorse medicamentose che l’uomo abbia potuto utilizzare praticamente per quasi tutto il percorso della sua storia
gico e, in qualche caso, terapeutico è caratterizzato da una molteplicità di effetti nettamente diversi fra loro e che compaiono a dosi diverse. È possibile, quindi, che un estratto possieda caratteristiche farmacologiche e terapeutiche complessive che differiscono da quelle dei principali singoli costituenti chimici, ma che si rivelano ugualmente utili in medicina. In molti casi, può anche avvenire che i principali costituenti siano singolarmente meno potenti del fitocomplesso o addirittura inattivi. Poiché la preparazione degli estratti rappresenta un passaggio obbligato ai fini della caratterizzazione chimica e biologica di una specie vegetale, è sempre presente il quesito sulla convenienza di sviluppare l’estratto piuttosto che un suo costituente puro, la cui risoluzione dipende dai risultati delle indagini farmacologiche. Un’ulteriore fonte di variazioni nella composizione delle droghe e preparazioni vegetali nominalmente uguali è costituita dai processi di lavorazione che le piante medicinali subiscono dopo la raccolta. La composizione chimica di una pianta non è uniforme in tutte le parti che la compongono e spesso quasi tutti i principi attivi sono concentrati in uno specifico organo ri-
sultando meno concentrati o assenti in altri. Inoltre, la composizione chimica di una pianta varia durante la crescita e durante il ciclo vegetativo per cui l’esatto momento della raccolta [chiamato tempo balsamico] riveste una importanza fondamentale nel determinare la costanza di composizione fra le droghe di una stessa specie vegetale. Poiché i processi adottati per ottenere le varie preparazioni sono sostanzialmente di frazionamento, è intuitivo che la natura di questi processi costituisca una fonte primaria di diversificazione nella composizione chimica. Procedimenti completamente differenti, come per esempio la distillazione o l’estrazione con un solvente, portano inevitabilmente a composizioni differenti che sono correlate con le caratteristiche chimico-fisiche dei singoli costituenti. La composizione chimica delle droghe e delle preparazioni ottenute da una stessa specie vegetale ha un effetto diretto sulle loro attività biologiche, le quali possono variare di conseguenza non solo in dipendenza del contenuto qualitativo e quantitativo dei principi attivi noti, ma anche di costituenti cui non è riconosciuta la partecipazione all’attività biologica. La variabilità della composizione chimica e,
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conseguentemente, dell’attività biologica delle sostanze vegetali, costituisce non solo il maggiore ostacolo per lo studio e l’applicazione terapeutica, ma anche un problema di difficile soluzione per la costruzione di una regolamentazione che voglia garantire la sicurezza, l’efficacia e la qualità dei farmaci vegetali. L’interpretazione delle proprietà farmacologiche, tossicologiche e cliniche di una specie è quindi quasi sempre incerta, perché i risultati delle singole sperimentazioni sono riferibili solo alla specifica droga o preparazione sottoposte ad indagine. Sono oggi disponibili molti studi clinici controllati condotti con prodotti medicinali vegetali, ma purtroppo i loro risultati sono raramente uniformi. Il metodo migliore per evitare di cadere in errore è quello di effettuare rassegne sistematiche e meta-analisi degli studi clinici condotte sui prodotti di una stessa pianta che diano una certa garanzia di omogeneità; questo approccio minimizza le conseguenze sia di randomizzazione che di selezione dei pazienti non corrette. All’esecuzione di queste rassegne sistematiche e meta-analisi si dedicano organizzazioni come la Cochrane Collaboration e il gruppo di ricercatori della Peninsula Medical School presso l’Università di Exeter & Plymouth in Inghilterra, diretto dal Prof. Edzard Ernst. Utilizzando questo approccio, l’efficacia di un certo numero di medicine vegetali risulta ragionevolmente provata. Nella maggioranza degli altri casi prevale al momento l’incertezza. Esiste tuttavia un notevole accordo sul fatto che, in mancanza di una convincente evidenza di efficacia, l’esperienza empirica maturata nel lungo periodo su determinati prodotti vegetali sia una testimonianza accettabile della loro utilità in medicina n
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La saggezza di CATERINA CARLONI Psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo psicosomatico
La natura, con i suoi eterni cicli di declino e rinascita, possiede
Luigi Granetto: Il primo giorno della Genesi, L'Albero Rovesciato, 1986
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UTILIZZO TERAPEUTICO DELLE PIANTE si ritrova in
tutti i sistemi di cura, da quelli più antichi e basati sull’osservazione e sull’esperienza pratica, a quelli più sofisticati e con livelli di complessità teorica elevata, fino alla moderna biomedicina. Comune a tutte le culture e a tutte le popolazioni sin dalla preistoria, la fitoterapia prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere. Il termine viene dal greco phyton [pianta] e terapeia [cura]. Considerata medicina alternativa o complementare, per Ippocrate rappresentava il terzo strumento del medico accanto al tocco e alla parola. La sua importanza, però, trascende i confini della medicina empirica, se si considera la straordinaria e prolifica letteratura dei temi simbolici collegati alle piante, al loro linguaggio e alla potenza evocativa e comunicativa delle immagini ad esse collegate. Già negli anni Trenta il medico britannico Edward Bach ne aveva intuito tutto il potere curativo sottile, ideando quella geniale “terapia dei fiori” oggi nota e diffusa in tutto il mondo. Secondo il Dottor Bach, la cura della persona deve prendere in considerazione soprattutto la prevenzione e la conoscenza dei disturbi psicologici, i quali determinerebbero
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i sintomi fisici. Il singolo fiore, in questa ottica, avrebbe la funzione di curare il disturbo emotivo che ha causato, o potrebbe causare, il malessere fisico. Ogni squilibrio fisico maschera, di conseguenza, un disagio dell’anima. «La salute è la completa e armonica unione di anima, mente e corpo; non è un ideale così difficile da raggiungere, ma qualcosa di facile e naturale che molti di noi hanno trascurato»: questa celebre affermazione di E. Bach suggerisce le implicazioni filosofiche di questo metodo e il profondo amore dello studioso per la natura.
L’evidente analogia tra l’immagine del corpo umano e la struttura degli alberi suggerì al ricercatore svizzero Emil Jucker l’ideazione negli anni ‘50 di un test psicologico noto come “Baumtest”, o test dell’albero. Le sue ricerche avevano confermato che l’uomo, attraverso dinamiche inconsce, si identifica nell’albero e si proietta in quella forma verticale che ricorda la posizione eretta, esattamente come aveva ipotizzato lo psicanalista Carl Gustav Jung. Il disegno dell’albero veniva pertanto ritenuto l’equivalente di un autoritratto. I risultati delle ricerche del dottor Jucker furono raccolti da Karl Koch ne “Il
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degli alberi
e il potere curativo di risvegliare nell’Uomo la consapevolezza della sua identità divina e trascendente
reattivo dell’albero” [OS, 1984, Firenze]. Il test fa parte dei reattivi proiettivi, quelli in cui, di getto, senza indicazioni o soluzioni suggerite, la persona esprime i suoi lati oscuri. Nel test viene richiesto di disegnare un albero. Karl Koch interpreta l’albero disegnato dividendolo in tre parti: 1] le radici sono la parte nascosta di una pianta, forniscono nutrimento e trattengono l’albero al terreno, per cui rappresentano la parte più inconscia e istintiva dell’Io, l’espressione della capacità di radicarsi nella realtà e la parte da cui viene tratta l’energia vitale; 2] il tronco è espressione dell’Io vissuto, per cui analizzarne forma, dimensione, inclinazione significa studiare il carattere e la vita cosciente del disegnatore; 3] la chioma [e quindi anche i rami ed eventualmente i frutti] rappresenta la capacità di interagire con l’ambiente e l’espressione della vitalità mentale [aspirazioni, interessi e ideali]. Il Baumtest non consente certo una completa analisi del carattere, ma può completare o arricchire i dati ottenuti con altri me-
L’albero mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano le profondità in cui affondano; la superficie della terra, per il tronco e i primi rami; i cieli, per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole versalmente ritenuto un simbolo dei rapporti che si possono stabilire fra la terra e il cielo; il suo simbolismo di asse del mondo trova la sua rappresentazione ideale nella quercia in Gallia, nel tiglio presso i Germani, nel frassino in Scandinavia, nell’olivo nell’Islam, nel baniano in India, nella betulla o larice in Siberia. Secondo una tradizione cinese l’albero Chien-mu [Legno diritto] è al centro del mondo e lungo di esso ascendono i sovrani per accordare fra loro Cielo e Terra; nell’antico Egitto l’albero sacro per eccellenza è Nehet, il sicomoro, «sui cui rami abitano gli dei», come si legge nei Testi delle Piramidi, ma più spes-
Non è un caso se la Medicina Psicosomatica sviluppatasi in Occidente ha accettato universalmente come suo simbolo distintivo, al pari del caduceo della tradizione medica, l’archetipo dell’albero rovesciato todi considerati più precisi. Da sempre considerato la raffigurazione del cosmo vivente in continua rigenerazione, l’albero evoca il carattere ciclico dell’evoluzione degli universi, la continua alternanza di morte e rinascita. L’albero, inoltre, mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano le profondità in cui affondano; la superficie della terra, per il tronco e i primi rami; i cieli, per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole. Esso riunisce tutti gli elementi: l’acqua circola con la linfa, la terra si integra al suo corpo attraverso le radici, l’aria nutre le sue foglie, il fuoco si sprigiona dal legno se lo si strofina. Per le sue radici affondate al suolo e per i rami che s’innalzano al cielo, l’albero è uni-
so tale albero era per gli Egizi simboleggiato da Djed, la colonna sacra munita di quattro capitelli, ritenuta a sua volta simbolo della colonna vertebrale. Nella Bibbia si narra dell’albero della Vita piantato al centro del Paradiso terrestre. In America l’immagine dell’Albero cosmico ritorna nell’uso Sioux di piantare un albero al centro dello spazio riservato alla danza del Sole, oppure, nella civiltà azteca, come emblema di Quetzalcoatl, il “Serpente piumato”, dio supremo ed eroe capostipite degli Aztechi, nonché simbolo solare della divinizzazione dell’uomo. Non è un caso se la Medicina Psicosomatica sviluppatasi in Occidente ha accettato universalmente come suo simbolo distintivo, al pari del caduceo della tradizione medica,
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l’archetipo dell’albero rovesciato. «L’uomo è come una pianta rovesciata con le radici che tendono al cielo e i rami verso terra», diceva Platone. «L’Universo è un albero rovesciato che affonda le radici in cielo e stende i rami sopra tutta la terra», è scritto nel Rig Veda. «Io so che esiste un frassino chiamato Yggdrasil, un alto albero, bagnato di bianca brina; di là derivano le rugiade che cadono nelle valli, e sempre verde sta presso la fonte di Urdhr» [Voluspa, 19]. Così recita nel poema nordico Edda, l’indovina interrogata da Odino sul destino del mondo. Yggdrasill, come l’Asvattha indiano, è il simbolo dell’Universo. Si leva al centro di esso, la sua cima tocca la dimora degli dei, mentre i suoi rami abbracciano il mondo terrestre. «Esiste un albero baniano, le cui radici si dirigono verso l’alto e i rami verso il basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda. La vera forma di quest’albero non può essere percepita in questo mondo. Nessuno può vederne la fine, l’inizio o la base. Tuttavia si deve abbattere con determinazione quest’albero così profondamente radicato usando l’arma del distacco. In seguito si deve cercare quel luogo dal quale, dopo averlo raggiunto, non si torna più indietro», afferma Dio stesso nella Bhagavadgita. Questa immagine rappresenta l’universo materiale come estensione di un’altra realtà, immanifesta e originale, di cui l’albero è solo il riflesso. Anche l’uomo, come l’albero rovesciato, affonda le sue radici in una realtà senza tempo che sfugge alla percezione sensoriale, in un universo la cui ricerca e comprensione, tuttavia, sono l’unica garanzia di felicità e benessere n
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Le piante officinali, di VINCENZO PITARO Giornalista e Scrittore, autore SIAE per la parte letteraria. www.vincenzopitaro.it
Fitoterapia e Aromaterapia alla base della moderna medicina
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ICE UN AFORISMA GRECO: «Prima la parola, poi la pianta e solo in ultimo il coltello». Parole veramente sante. Alcuni medicinali di sintesi chimica, infatti, altro non sono che dei veri e propri «coltelli» che si potrebbero evitare ricorrendo saggiamente alla parola [psicoterapia] o alle piante medicinali [fitoterapia] dalle quali deriva anche l’aromaterapia, che letteralmente significa «cura delle malattie attraverso gli aromi». Sembrerà una verità scontata, ma la cosa migliore, in primo luogo, è senza dubbio quella di condurre una vita sana e di alimentarsi in modo completo e corretto. La regola fondamentale è questa e non potrà mai essere soppiantata né dalla medicina cosiddetta alternativa, né da quella convenzionale. Noi, in sostanza, siamo ciò che
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Oggi la fitoterapia, assieme all’aromaterapia, è ancora una pratica affascinante, un modo per avvicinarsi alla natura con attenzione, sensibilità, competenza mangiamo. Un consumo eccessivo di cibo, in particolare proteine animali, si sa, porta un grande affaticamento del sistema metabolico e col tempo conduce alla formazione di patologie e a un notevole processo d’invecchiamento dell’organismo, soprattutto cerebrale. Ma questo è altro discorso. Di una sana alimentazione, di quella che ci piace chiamare «alimentazione di lunga vita», ecc., ci promettiamo di parlare in qualche numero successivo della rivista. Come pure vorremmo occuparci dei rimedi floreali di Bach e di tanti
altri derivati da piante e fiori, molto utili per la salute. Specie negli ultimi anni si è andato via via riscoprendo il valore di molti rimedi naturali e anche la medicina ha incominciato a rivolgersi alle piante curative. Ci sono tuttavia moltissime ricette naturali, piuttosto antiche, che sfuggono ancora all’industria farmaceutica o erboristica. Rimedi popolari ma efficacissimi, come quelli - per intenderci - usati dalle nostre nonne tra le mura domestiche. Quanti sanno, ad esempio, degli sciacqui orali con un decotto di
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tra scienza e tradizione
timo, vero e proprio antisettico, o degli sciacqui con foglie e germogli di rovo, astringente ed emostatico? O, ancora, dei massaggi alle gengive dei neonati con infuso concentrato di stigmi di zafferano per alleviare i fastidi legati alla dentizione; del cataplasma di fico che favorisce la maturazione degli ascessi e la cicatrizzazione delle ferite e via dicendo... E che dire degli impacchi a base di pungitopo, rimedio naturale [per le donne] contro la cellulite, molto più efficace di qualsiasi prodotto in commercio? Ah, com’erano brave le nostre nonne! E quanti ce ne sono! Tutti nel pieno rispetto, ovviamente, del «primum non nocere». Soffriamo di insonnia? Bene, proviamo con la passiflora o col biancospino, che non rallentano i riflessi e per di più non creano dipendenza come potrebbe succedere con i sedativi di sintesi chimica. Arrivano i primi dolori reumatici? Cosa c’è di meglio di un preparato a base di salice, rosmarino e altro, piuttosto che rischiare una gastrite o un’ulcera con i farmaci antireumatici? No, evviva la fitoterapia e anche l’aromaterapia! Le proprietà curative degli oli essenziali erano già conosciute nell’antichità,
sebbene in modo del tutto empirico. L’incontro dell’uomo con le piante medicinali si perde infatti nella notte dei tempi. Da quale scintilla sia scaturita l’intuizione che ha portato ad impiegare l’erboristeria per difendere la propria salute resta un mistero che si colloca al confine tra istinto ed empirismo. Certo è che, questa scoperta, è una di quelle costanti universali alla base dello sviluppo di tutte le civiltà del mondo, al pari della scrittura e della tecnica. Oggi la fitoterapia, assieme all’aromaterapia, è ancora una pratica affascinante, un modo per avvicinarsi alla natura con attenzione, sensibilità, competenza. Le piante officinali [da termine «officina», il laboratorio dello speziale, l’antico farmacista] riservano molte sorprese e soddisfazioni a chi impara a conoscerle. L’erboristeria tradizionale è alla base della moderna medicina. I grandi medici del passato, d’altronde, erano erboristi. Nel tempo, poi, la loro conoscenza si è evoluta nella moderna fitoterapia. Oggi sono diverse le discipline scientifiche che studiano le piante medicinali: prima di tutto la botanica e l’antropologia, da cui gli scienziati traggono le indicazioni di base
per individuare le specie vegetali che la cultura popolare utilizza per un determinato problema di salute. Da qui dunque ha inizio un processo di studio e sperimentazione nel laboratorio di fitochimica, volto a ricercare, tra le centinaia di sostanze contenute nella pianta, i principi attivi: quelle sostanze a cui è possibile attribuire, con certezza, l’azione terapeutica riscontrata nella pianta. Attraverso questo processo si è passati dalle preparazioni estemporanee, ottenute impiegando la pianta così come veniva raccolta, alla creazione di estratti standardizzati, in grado cioè di garantire sempre una quantità costante delle sostanze utili alla funzione salutistica o terapeutica ricercata. Utilizzando la pianta così come cresce in natura, e con metodi di preparazione domestici, è possibile che la quantità di principi attivi cambi moltissimo da una volta all’altra. Per questa ragione, nell’impiego scientifico si preferisce ricorrere a piante coltivate - le cui caratteristiche genetiche e ambientali sono note e costanti - e, attraverso una serie di processi di estrazione, ricavarne estratti titolati, la cui qualità, cioè, è garantita attraverso la misurazione analitica di una o più sostanze in essi contenute, il cui livello assicura che il contenuto di principi attivi totale dell’estratto è quello ottimale. Spezziamo quindi una lancia a favore delle varie medicine naturali, tutte meritevoli di più attenzione. Si riveleranno senz’altro dei validissimi partner in grado [anche] di convivere con la medicina convenzionale, alla quale riusciranno ad offrire un fortissimo aiuto n
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Oggi sono diverse le discipline scientifiche che studiano le piante medicinali: prima di tutto la botanica e l’antropologia, da cui gli scienziati traggono le indicazioni di base per individuare le specie vegetali che la cultura popolare utilizza per un determinato problema di salute 23
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a cura della redazione
Alimenti per
L'uso delle erbe come rimedio naturale risale a tempi antichissimi, quando le piante erano la principale forma di cura presso i popoli di tutto il mondo. Oggi la scienza conferma la presenza nelle erbe di principi attivi che costituiscono gli ingredienti primari usati dalla chimica moderna per lo sviluppo di prodotti efficaci per la cura e la salute del corpo.
È sconsigliato nei pazienti anemici, in quelli affetti con ulcera peptica gastrica o duodenale e/o gastrite acuta, in quelli che soffrono di allergie di qualsiasi origine e in quelli con ipotiroidismo di qualsiasi origine. Sconsigliato durante l’allattamento, soprattutto per il gusto che conferisce al latte materno.
Asparago
Aglio L’aglio fresco ha una buona azione antiaggregante piastrinica, che viene però quasi completamente perduta dopo la cottura. La riduzione dell’aggregazione delle piastrine riduce il rischio di formazione di trombi nei vasi sanguigni e delle sue complicanze, la principale delle quali è l’embolia. Questa pianta ha la capacità di ridurre il colesterolo, grazie alla riduzione dell’attività di due enzimi che favoriscono la produzione di colesterolo. Uno degli effetti per cui l'aglio è più conosciuto è quello di abbassamento della pressione arteriosa. Quest'azione pare legata alla capacità dell'aglio di causare vasodilatazione. Per via esterna è fortemente necrotizzante e si utilizza contro calli, verruche e duroni. Dosi elevate di aglio possono portare a nausea e talora a vomito e diarrea, con forte odore di aglio nell’alito e nel sudore. L’aglio è spesso mal tollerato dallo stomaco, soprattutto in caso di gastrite o di ulcera allo stomaco o al duodeno e può provocare anemia per un uso prolungato.
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È in grado di stimolare la filtrazione dell'acqua e delle scorie azotate da parte del rene, svolgendo quindi un’azione depurativa e diuretica. Questa azione è dovuta ad un diminuito riassorbimento di acqua, sodio, cloro e scorie azotate da parte del rene, con conseguente aumento della produzione di urina. Questa pianta ha quindi un’azione diuretica e depurativa. Si ricorda che può conferire alle urine il caratteristico odore sgradevole.
Carciofo
È una pianta ricca di ferro naturale, che viene assorbito meglio dall'intestino rispetto al ferro medicinale e che, al contrario di questo, non provoca disturbi a livello dello stomaco e dell'intestino. Inoltre favorisce la digestione dei cibi, sia perché accelera lo svuotamento dello stomaco sia perché aumenta la produzione di bile da parte del fegato. Questa attività protettiva sul fegato si è dimostrata molto più forte di quella della vitamina E, e dipende in buona parte dalla capacità dell’estratto di carciofo di intrappolare i radicali liberi prima che possano danneggiare il fegato. Il carciofo possiede anche una valida azione migliorativa sulla bile, che si accompagna ad aumento della funzionalità delle cellule del fegato e della secrezione epatica di bile. Ciò è ulteriormente dimostrato dal fatto che nei pazienti con problemi epatici l’estratto secco di carciofo provoca la rapida scomparsa dell'ittero, con forte diminuzione di sali e pigmenti biliari nelle urine, ripristino del normale colorito fecale e notevole diminuzione della bilirubina. Può anche aiutare a ridurre il colesterolo nel sangue e inoltre è ricco di fibre vegetali, utili per favorire il buon funzionamento dell'intestino. È una pianta ricca di calcio.
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la salute Carota
È ricca di carotene e di carotenoidi, sostanze che sono dei precursori della vitamina A, che è una delle vitamine liposolubili. Il Beta Carotene [Vitamina A] è necessario per la corretta crescita e riparazione dei tessuti corporei; aiuta a mantenere pelle liscia, morbida e sana; aiuta a proteggere le mucose della bocca, del naso, della gola e dei polmoni, riducendo così la suscettibilità alle infezioni; protegge contro gli agenti inquinanti [azione antiossidante contro gli effetti nocivi dei radicali liberi]; contrasta la cecità notturna e la vista debole, ed è quindi fondamentale per una buona vista; e aiuta nella formazione di ossa e denti. L'attuale ricerca medica dimostra che i cibi ricchi di Beta Carotene aiutano a ridurre i rischi di tumore ai polmoni [soprattutto nei fumatori che “bruciano” letteralmente molta vitamina A] e certi cancri della cavità orale. A differenza della Vitamina A estratta dall'olio di fegato di pesce, il Beta Carotene non è tossico. La carota contiene inoltre vitamine del gruppo B, PP, D ed E oltre ad altri principi utili. Per tale motivo la carota è un vegetale importante per quanti abbisognano di un apporto vitaminico, come bambini, anziani, convalescenti. Grazie all'elevato contenuto di vitamine e minerali, la carota aumenta le difese dell'organismo e le capacità di resistenza alle malattie infettive.
Finocchio È tradizionalmente utilizzato per favorire le funzioni digestive, specialmente in persone che fanno pasti abbondanti e ricchi di grassi. Ha, inoltre, proprietà antimeteoriche che dipendono sia dalla sua capacità di inibire i processi fermentativi nel grosso intestino sia dalla sua azione antispastica sulla muscolatura liscia del colon. Infatti durante la fermentazione intestinale, in particolare quella degli zuccheri, vengono prodotte elevate quantità di biogas, che fanno rigonfiare l'intestino e stimolano le contrazioni della sua muscolatura liscia, provocando senso di gonfiore, flatulenza e dolori all'addome.
conferisce un'azione antinfiammatoria e antivirale [diminuisce la densità e aumenta la fluidità del muco dei polmoni e dei bronchi]. Azione da cui la moderna ricerca cerca di trarre vantaggio per nuove prospettive terapeutiche: terapia dell'ulcera, malattie reumatiche, malattie croniche del fegato, Herpes e prevenzione di gravi malattie autoimmuni. La liquirizia, comunque, va assunta saltuariamente, facendo attenzione a non superare il dosaggio di mezzo grammo al giorno di glicirrizina [cosa che può capitare assumendo caramelle alla liquirizia o lassativi ricchi di estratti di concentrati di liquirizia]. La glicirrizina, infatti, ha effetti collaterali sull'equilibrio dei sali minerali nel corpo; un abuso di liquirizia, quindi, può provocare ritenzione idrica, aumento della pressione, gonfiore al viso e alle caviglie, mal di testa e astenia. Pertanto le persone predisposte a ipertensione, ad edemi, i diabetici, le donne in gravidanza o in allattamento, devono evitare l'uso prolungato di estratti di questa pianta.
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Peperoncino Favorisce i processi digestivi, facilitando lo svuotamento dello stomaco. Possiede anche attività anti-infiammatoria, particolarmente evidente sui tessuti molli ma anche a livello delle articolazioni. Ha azione antidolorifica e anestetica locale perché paralizza le terminazioni nervose periferiche che trasportano le sensazioni dolorose verso il cervello. Il peperoncino va usato con prudenza in soggetti con gastrite e/o ulcera dello stomaco o del duodeno, in quanto aumenta la secrezione acida dello stomaco e può peggiorare il decorso di queste malattie.
Liquirizia Le radici di liquirizia, poste in infusione, costituiscono un buon rimedio per la tosse, in quanto hanno proprietà emollienti; anche il mal di gola può essere combattuto masticando un pezzo di radice. Chi ha la pressione sanguigna bassa, cioè a livelli inferiori alla norma, può trarre vantaggio dal consumo di liquirizia che tende al alzare la pressione. La liquirizia esercita infine una blanda azione lassativa. Il principio attivo più importante della liquirizia è la glicirrizina che le
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Rosmarino
Favorisce la digestione dei cibi e aumenta la produzione di bile da parte del fegato, migliorandone anche la qualità. Inoltre ha azione epatoprotettiva, proteggendo il fegato contro i danni provocati su di esso da molte sostanze tossiche e anche da alcuni farmaci. Inoltre questa pianta è ricca di sostanze ad azione antiossidante e antiradicalica, capaci di ridurre i processi di invecchiamento dei tessuti e di proteggere le cellule contro la degenerazione tumorale. Uno studio in laboratorio ha evidenziato che il carnosolo, il rosmanolo e l’epirosmanolo, tutti fenoli presenti nel fitocomplesso del rosmarino, hanno un’azione inibitoria sull’ossidazione delle particelle di colesterolo LDL, che rappresenta il fenomeno iniziale che causa l’arterosclerosi.
È una pianta ricca di ferro naturale, contiene discrete quantità di carotene e di carotenoidi, sostanze che sono dei precursori della vitamina A, che è una delle vitamine liposolubili. È indispensabile per la sintesi della rodopsina, che è la sostanza che permette la visione notturna. L’azione positiva dello spinacio sugli occhi è soprattutto dovuta alla presenza di una sostanza chiamata luteina, che ha una forte azione antiossidante/antiradicalica a livello della retina. Ha una valida azione antiossidante contro i radicali liberi. Inoltre stimola la formazione del tessuto osseo ed è importante per la funzione riproduttiva e per lo sviluppo embrionale. La carenza di vitamina A porta a un anormale metabolismo del ferro con comparsa di anemia da carenza di ferro e riduce il metabolismo del calcio causando una ridotta crescita ossea. È anche ricco di fibre vegetali, utili per favorire il buon funzionamento dell'intestino, e di potassio.
Salvia
Favorisce i processi digestivi, facilitando lo svuotamento dello stomaco. Ha azione antispasmodica sulla muscolatura liscia del tubo digerente, in particolare sulle vie biliari, regolarizzandone la motilità e riducendo i dolori addominali tipici ad esempio della colite spastica. Facilita la produzione di bile da parte del fegato. Può anche essere utile come anti-infiammatorio nelle malattie infiammatorie della bocca sotto forma di sciacqui locali. Possiede anche un'azione antiossidante, antagonizzando l'effetto dei radicali liberi su molti tessuti.
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Cannella Ha un' azione antibatterica e antifungina piuttosto interessante, dovuta soprattutto all'olio essenziale di cui è ricco. Favorisce i processi digestivi, facilitando lo svuotamento dello stomaco. Può anche stimolare l'appetito e favorire l'aumento di peso. Protegge lo stomaco contro i danni derivanti dall'iperacidità, da alcuni farmaci dannosi allo stomaco come ad esempio gli antireumatici e dall'alcool. Ha attività antibatteriche, antifungine, antispasmodica. A dosi elevate è antiulcerosa. E' efficace contro i livelli troppo elevati di zuccheri nel sangue. Il principio attivo sono i polifenoli, in particolare Mhcp ov-
vero il metilidrossicalcone-polimero, un polifenolo ossidante che mima l'attività dell'insulina, riduce la glicemia ed evita che il glucosio nel sangue si trasformi in depositi di grasso. Inoltre stimola le difese immunitarie e attenua i sintomi del raffreddore.
Thè verde
È stato dimostrato che questa pianta ha una notevole azione antiossidante, merito della sostanza ECGC, cento volte più efficace della vitamina C contro i radicali liberi. Questa azione potrebbe spiegare la riduzione del rischio di essere colpiti da alcune forme tumorali associata all'assunzione del the verde. Inoltre è noto che l’ossidazione delle LDL, che sono le particelle di colesterolo cosiddetto cattivo, è fondamentale per farle precipitare nelle pareti dei vasi sanguigni e causare quindi le placche arteriosclerotiche. Le sostanze polifenoliche presenti nella the verde hanno una forte azione antiossidante sulle LDL e proteggono così dall'arteriosclerosi. Inoltre il discreto contenuto in caffeina favorisce le performance mentali in genere e in particolare l'attenzione e la concentrazione e aiuta la mente a sopportare meglio la fatica. Va usato con una certa cautela in soggetti che hanno la pressione arteriosa alta o che presentano tachicardia perchè può aumentare la pressione e favorire la tachicardia.
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LA MEDICINA “NON CONVENZIONALE” E LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO di GIOVANNI PELLETTIERI
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Prof. Ass. Diritto del lavoro. Università di Camerino
OME È NOTO, e ricorrendo alla letteratura formatosi sul tema, la naturopatia [vis medicatrix naturae] è alla base di quasi tutte le tecniche terapeutiche della medicina non convenzionale: agopuntura, omeopatia, chiropratica, dipendono dalla capacità che ha l'organismo di guarire se stesso quando viene avviato nella giusta direzione. Queste tecniche agiscono sull'intero organismo; l'intervento terapeutico non si limita alla funzione alterata, ma si propone di ristabilire l'armonia fra la parte ammalata e il tutto, favorendo i processi difensivi propri dell'organismo. La diffusione della medicina non convenzionale ha posto il problema di una sua specifica disciplina, allo scopo di garantire la salute dei cittadini, il diritto di accesso a pratiche non tradizionali, cioè alternative a quelle proposte dalla medicina “accreditata” ovvero “scientifica”. Sul piano nazionale numerosi sono stati i tentativi per introdurre una disciplina generale della materia. Nella XV° Legislatura, infatti, si segnalano le proposte di legge del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna [n. 142/06] e di numerosi deputati [nn.1590, 874, 1990/06] e senatori [nn.447, 478, 1126, 996, 1245/06] di ogni parte politica. Il presupposto da cui muovono queste iniziative è il dovere della Repubblica di garantire il principio della libertà di scelta terapeutica del paziente e la libertà di cura del medico, “in adesione ai principi del codice di deontologia medica e nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione…” Una garanzia che passa per la “Istituzione della qualifica di esperto nelle medicine complementari esercitate dai laureati in medicina e chirurgia, in odontoiatria e in medicina veterinaria”, come recitano gli artt.1 e 2 del disegno di legge n.12245/07. In assenza di una regolamentazione nazionale, molte iniziative normative per il settore sono state promosse dalle regioni, [nei limiti espressi dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 424/05; n. 40/06; n. 300/07; n. 93/08 e da numerose altre decisioni, anche della Cassazione, da ultimo, Cass.penale, n. 34200/07]. Esse riguardano soprattutto l’inserimento nei piani sanitari regionali [PSR], anche in accordo con gli Ordini professionali di competenza, di capitoli dedicati alle medicine complementari, alle attività di formazione e informazione e, in alcuni casi, l’approvazione di leggi regionali rivolte agli operatori non medici. Un tavolo tematico sulle medicine complementari è istituito presso la Commissione salute della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Sul piano europeo, molte sono le iniziative volte ad una regolamentazione della materia: tra le altre, direttiva 92/73/CEE del Consiglio del 22 settembre 1992 che amplia il campo d'applicazione delle direttive 65/65/CEE e 75/319/CEE concernenti il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative ai medicinali e che fissa disposizioni complementari per i medicinali omeopatici; la risoluzione sullo statuto delle medicine non convenzionali del Parlamento europeo, n. 75 del 29 maggio 1997, che chiede alla Commissione, qualora i risultati dei re-
Nonostante la mancanza delle normative auspicate, il processo di integrazione dei pensieri delle medicine complementari con la medicina classica o convenzionale è oramai a uno stadio piuttosto avanzato e sono sempre di più gli esempi di Servizi sanitari europei ed extraeuropei che riconoscono l’utilità di tali medicine lativi studi lo consentano, di impegnarsi in un processo di riconoscimento delle medicine non convenzionali e, a tal fine, di adottare le misure necessarie per favorire l'istituzione di comitati ad hoc; in tale senso si è espresso anche il Consiglio d’Europa, il quale, nella risoluzione n. 1206 del 4 novembre 1999, pur riconoscendo la preminenza della medicina convenzionale, ha affermato la necessità di un riconoscimento delle principali medicine complementari da parte degli Stati membri, allo scopo di inserirle a pieno titolo nei diversi Servizi sanitari. A tale scopo il Consiglio d’Europa ha invitato i singoli Stati membri a regolarizzare lo status di queste medicine con provvedimenti legislativi appropriati. Nonostante la mancanza delle normative auspicate, il processo di integrazione dei pensieri delle medicine complementari con la medicina classica o convenzionale è oramai a uno stadio piuttosto avanzato e sono sempre di più gli esempi di Servizi sanitari europei ed extraeuropei che riconoscono l’utilità di tali medicine e le accolgono nel loro sistema sanitario. In tutti i casi il principio portante di tali iniziative legislative è il concetto dell’esistenza di diversi indirizzi terapeutici in medicina e l’affermazione che nessun approccio scientifico, per quanto maggioritario, ha il diritto di discriminarne altri. Nel contempo, sono oramai numerosissimi gli esempi di ordinamenti universitari che si sono adoperati per offrire programmi didattici sia informativi che formativi su tali medicine. Da un punto di vista legislativo, la mancanza di iniziative finalizzate al riconoscimento delle medicine complementari, come auspicato a livello europeo, ha relegato i medici praticanti tali terapie a operare in una condizione di semiclandestinità: così il citato disegno di legge n.1245/07]. La WHO inizia una serie di azioni tendenti alla razionalizzazione dell’utilizzo di tali pratiche secondo criteri internazionalmente condivisi. Il recente Congresso tenutosi in Beijing, Cina, nel novembre 2008, ha, infatti,raccomandato a tutti i Paesi di intervenire per includere la medicina tradizionale nei servizi sanitari nazionali n
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FITOTERAPIA IN VETERINARIA Anche gli amici a quattro zampe vanno aiutati con rimedi naturali della DOTT.SSA CLAUDIA DI BARI
Dottore in Medicina Veterinaria con indirizzo malattie dei piccoli animali Diploma in Omeopatia Veterinaria Attestato Hill’s in nutrizione ed alimentazione nel cane e nel gatto. Consulente nutrizionale per Nutro azienda mangimistica specializzata [2001-2006] Libero Professionista a Roma
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Studio Via Pianeta Venere, 54 tel. 065290481-3477296699
L A FITOTERAPIA,
come già lascia immaginare la parola stessa vuol dire curare con piante o con estratti di queste. La fitoterapia è considerata una medicina alternativa o complementare, anche se alcune piante e soprattutto alcune frazioni di pianta sono riconosciuti e sfruttati anche dalla medicina scientifica tradizionale. La medicina popolare si serve di queste sostanze da tempi immemorabili. Ippocrate citava il rimedio come terzo strumento del medico accanto al tocco e alla parola. Le moderne preparazioni fitoterapiche sono ottenute a partire dal materiale vegetale, sia fresco che essiccato, tramite estrazioni con solventi e metodiche diverse. L’uso di piante e dei loro derivati può essere utile nella terapia, ma spesso si verifica uno sfruttamento promozionale di piante ed erbe delle quali si vantano proprietà terapeutiche non documentate e delle quali si ignorano i possibili pericoli. In particolare oggi sappiamo che esistono fitoterapici che interagiscono con i farmaci,riducendone l’attività o al contrario aumentandone la tossicità, tutte situazioni che devono essere ben conosciute onde prevenire guai anche pericolosi. La fitoterapia non esclude l’autoprescrizio-
La scelta di prescrivere un fitoterapico piuttosto che un farmaco di sintesi è spesso dettata dalla volontà di dare un“aiuto naturale” al paziente poiché si tratta di una medicina “viva” che reca con sé una energia viva ne, tanto che esistono fitoterapici da banco senza obbligo di ricetta. Per la prescrizione occorre essere laureati in medicina, medicina veterinaria, odontoiatria. In medicina veterinaria si debbono tenere conto di eventuali diversità specifiche di metabolizzazione delle sostanze contenute [è noto l’esempio della cicuta dei sui effetti collaterali e di come sia innocua negli ovini]. La scelta di prescrivere un fitoterapico piuttosto che un farmaco di sintesi è spesso dettata dalla volontà di dare un “aiuto naturale” al paziente poiché si tratta di una medicina “viva” che reca con sé una energia viva, appartenendo alla natura; e chi più dei nostri animali è più vicino ad essa? Le preparazioni più utilizzate negli animali sono le gocce, ma per uso topico si ricorre anche ad unguenti e pomate.
Negli ultimi tempi si è vista un’ ampia diffusione sul mercato di prodotti fitoterapici destinati alla veterinaria sotto varie forme, ma soprattutto la presa di coscienza che anche i nostri piccoli amici a quattro zampe e non, vanno aiutati in maniera naturale. Basti vedere attualmente la presenza sempre più crescente di epatoprottettori per il fegato o disintossicanti associati a terapie classiche antibiotiche e non, e l’uso in allevamenti ovini, bovini, ecc. ad indirizzo biologico, dove anche l’Europa molto attenta a ciò ha prodotto una normativa specifica,il cui contenuto consiglia proprio l’utilizzo di rimedi omeopatici e fitoterapici che non presentano il problema dei residui sia nelle carni degli animali destinati alla alimentazione dell’uomo, e sia dell’ambiente con notevoli benefici facilmente intuibili n
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L’economista risponde IL PREMIO NOBEL PER LE SCIENZE ECONOMICHE di ANTONIO DI MAJO Prof. Ord. Di Scienza delle finanze. Università di Roma Tre
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L PREMIO NOBEL PER LE SCIENZE ECONOMICHE [istituito e finanziato dalla Banca di Svezia] è stato assegnato nel 2009 a due economisti non classificabili tra quelli del mainstream nordamericano, come era avvenuto fino a due anni fa, probabilmente anche a causa della cattiva reputazione acquisita dalla corrente dominante in occasione della crisi finanziaria. Dei due economisti premiati [Williamson e Ostrom], una è donna. È la prima volta che avviene in questo campo di studi e anche questa circostanza ha suscitato molta curiosità, ma sono gli studi di Elinore Ostrom, che insegna all’Università dell’Indiana, che meritano molta attenzione, sia per il metodo originale di scienza sociale, sia per i contenuti delle sue ricerche. Tra queste, l’attenzione principale è stata da tutti rivolta a quelle concernenti l’economia dei cosiddetti commons, ossia i beni a proprietà collettiva. Per comprendere l’importanza dell’apporto delle analisi della Ostrom va precisato che la scienza economica ha sviluppato negli ultimi due secoli l’analisi dei meccanismi di fornitura [provision] dei beni privati [quelli forniti dal libero gioco del mercato, che è efficiente, tra l’altro, se i partecipanti sono tra loro indipendenti e si comportano in modo da massimizzare l’interesse personale] e dei beni pubblici [quelli che il mercato non è in grado di fornire efficientemente e che sono resi disponibili dallo Stato e finanziati attraverso l’utilizzo della coazione, che fa subire le imposte ai singoli cittadini]. L’efficiente funzionamento del sistema economico deve quindi ricercare equilibri tra le capacità autoregolatrici del mercato e, nei casi in cui questo fallisce, l’imposizione delle scelte collettive [anche se definite con i criteri della democrazia rappresentativa]. Esempi estremi dei due tipi di beni sono le scarpe e la Difesa; accanto ai tipi “puri” di beni privati e pubblici, dal punto di vista economico, esistono molti casi intermedi [ad esempio, la sanità]. La Ostrom ha svolto ricerche per oltre venti anni su un altro tipo specifico di bene, quello rappresentato da risorse “appropriabili” liberamente dagli appartenenti ad una comunità di persone [caratteristica condivisa con i beni pubblici], ma soggette a esaurimento. Questi beni, i commons, sono una presenza costante della storia fin dal Medio Evo: si pensi ai pascoli comuni, a quelli che il nostro diritto definiva usi civici, i bacini di pesca, le risorse idriche in molti paesi, ecc. La ricerca estrema della convenienza individuale porta spesso allo sfruttamento distruttivo di queste risorse e gli sbocchi sono stati o la definizione di diritti individuali di proprietà su di essi [con successivo utilizzo altrui attraverso scambi di mercato] ovvero la pubblicizzazione con divieti e permessi di uso con connessi prelievi di tributi. Indagando su molti casi di proprietà comune sopravvissuti anche per un millennio, la Ostrom ha cercato di individuare le ragioni e i meccanismi che consentono una accettabile e sostenibile vita di queste proprietà collettive senza necessità di ricorrere alla coazione dello Stato. Numerosi sono i casi di “regole”, scelte volontariamente, che assicurano un utilizzo economicamente proficuo e non distruttivo di queste risorse, tra questi le “regole ampezzane” che disciplinano le proprietà comuni di boschi e pascoli di una parte delle Dolomiti da circa 600 anni. L’interesse generale per questa ricerca va ovviamente oltre queste situazioni tramandate nei secoli. Gli attuali problemi ambientali e la possibilità di esaurimento di risorse comuni, che il mercato non può affrontare e risolvere e che, specie se si tratta di problemi di di-
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La Ostrom ha svolto ricerche per oltre venti anni su un altro tipo specifico di bene, quello rappresentato da risorse “appropriabili” liberamente dagli appartenenti ad una comunità di persone [caratteristica condivisa con i beni pubblici], ma soggette a esaurimento. Questi beni, i commons, sono una presenza costante della storia fin dal Medio Evo: si pensi ai pascoli comuni, a quelli che il nostro diritto definiva usi civici, i bacini di pesca, le risorse idriche in molti paesi... mensione transfrontaliera, la sovranità degli Stati non può adottare la via coattiva, stimolano la ricerca di “regole” che rendano possibili accordi volontari in materia di beni collettivi, “regole” sperimentate in diversi luoghi e tempi. La Ostrom mostra che la sopravvivenza secolare di regole efficaci è affidata alla invenzione e all’evoluzione di “istituzioni” ad hoc. In qualche modo, con linguaggio attuale, si può dire che sono il frutto della sussidiarietà [qualcuno ha osservato che la stessa Unione europea sembra essere l’istituzione di un common in continua evoluzione]. Ai casi di successo di governo dei beni collettivi, si accompagnano tanti insuccessi e una lezione che si ricava dalle ricerche della Ostrom è che non esiste la possibilità di trasporre le istituzioni efficienti in situazioni diverse da quelle che le hanno create e fatte evolvere. Per un’economista pubblico è consolante pensare che non si debba essere costretti a pensare che gli incentivi volontari si esauriscono organizzando la produzione nel mercato di individui egoisti con l’alternativa, nel caso in cui l’individualismo non “funziona”, della coazione collettiva e della regolamentazione pubblica dei “fallimenti” del mercato. Un approfondimento dell’opera dell’autrice è possibile dalla lettura di alcuni suoi libri Quello più accessibile anche al lettore non specializzato è disponibile anche in italiano dal 2006 [E. Ostrom, Governare i beni collettivi, Marsilio editore, 2006] n
2009
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
NOTIZIE DAL GARANTE DELLA PRIVACY a cura della redazione LAVORO: ANONIMATO PER LA DIAGNOSI HIV
“Idoneo” o “non idoneo” al servizio: sono le sole informazioni che possono comparire sui certificati medici legali che attestano l’idoneità al servizio di un lavoratore. Nessun riferimento a patologie sofferte è consentito e dunque ai dipendenti sieropositivi deve essere assicurata garanzia assoluta di anonimato. Questi principi sono stati ribaditi dal Garante privacy che, con un provvedimento di cui è stato relatore Mauro Paissan, ha ritenuto fondato il reclamo di un dipendente del Ministero della difesa. All’amministrazione è stato vietato far circolare al suo interno informazioni sulla salute del lavoratore, specie quelle relative all’Hiv. Il dipendente si era rivolto all’Autorità contestando le modalità con cui i suoi dati personali erano circolati all’interno del Ministero. Nome del dipendente e diagnosi, erano infatti presenti nel verbale della visita collegiale trasmesso dalla commissione medica all’Ispettorato di sanità della marina militare. E anche la copia del verbale inviata all’ufficio del personale con la diagnosi “sbarrata e omessa”, consentiva, seppur indirettamente, di risalire all’infezione Hiv, essendo l’unica patologia per la quale è prevista la “cancellazione” dai verbali di accertamento medico. Il Garante, oltre a inibire l’uso dei
dati del dipendente, ha ordinato al Ministero di conformare alla normativa sulla riservatezza la circolazione dei dati sanitari al suo interno. D’ora in poi il Ministero dovrà utilizzare un attestato che riporti il solo giudizio medico legale senza diagnosi, anziché il verbale integrale della visita collegiale. Da modificare anche il modello di informativa: i lavoratori dovranno essere chiaramente informati dell’obbligatorietà o meno di fornire dati sulla propria salute e delle relative conseguenze nell’ambito degli accertamenti medico legali ai fini dell’idoneità al servizio. NO AI DATI SANITARI SUL SITO DEL COMUNE
Le amministrazioni locali non possono pubblicare sul proprio sito web il nome, il cognome e l’indicazione dello stato di salute o della condizione di indigenza dei beneficiari di contributi sociali contenuti nelle delibere. Lo ha stabilito il Garante accogliendo la segnalazione di alcuni consiglieri comunali di minoranza che lamentavano la pubblicazione sul sito del proprio comune di una deliberazione in cui erano riportate, in forma estesa e senza omissis, le generalità di un cittadino in stato vegetativo di cui veniva finanziato il ricovero in una casa di cura. Lo stesso documento riportava anche il nome e cognome del padre che contribuiva al pagamento del-
la retta. I segnalanti evidenziavano poi come in un’altra delibera, sempre visibile sul sito dell’ente, fossero riportate le generalità anche di altri cittadini indigenti e, per questo, destinatari di fondi stanziati dall’amministrazione per la loro permanenza in casa di riposo. L’Autorità ha vietato la diffusione dei dati idonei a rivelare lo stato di salute contenuti nella prima delibera, ritenendo il trattamento illecito. Nel provvedimento l’Autorità ha ribadito che le amministrazioni locali, fermo restando il rispetto degli obblighi di legge sulla trasparenza delle proprie deliberazioni, devono compiere una selezione attenta dei dati personali da diffondere, tenendo conto non solo dei principi di pertinenza, non eccedenza e indispensabilità delle finalità perseguite dai singoli atti, ma anche del divieto di diffusione di dati idonei a rivelare lo stato di salute. L’Autorità ha prescritto inoltre al comune di attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca al fine di sollecitare la rimozione della copia web di questo provvedimento dai loro indici e memorie cache. All’ente è stato ordinato infine di adottare opportuni accorgimenti [diciture generiche o codici numerici] atti ad evitare che sulla seconda delibera, consultabile sul sito, siano presenti dati sulle condizioni sociali disagiate degli anziani citati n
n G a ra n t e P r i va c y n
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