MUTAMENTI NEL PANORAMA LETTERARIO DALLA FINE DEGLI ANNI SETTANTA
SCRITTORI DELLA GENERAZIONE NATA DOPO LA FINE DELLA GUERRA
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Generazione cresciuta durante il boom economico degli anni sessanta Molti autori producono letteratura di consumo: libri per tachiyomi (“leggere in piedi”) e status symbol, strumento di identificazione e omologazione (soprattutto per i giovani) Mutamento nel rapporto lettore/autore e intrecciarsi del mondo della letteratura con quello di altri media (cataloghi, tv, interviste, incontri con l’autore…) Condizionamenti del mondo dell’informazione
YOSHIMOTO BANANA (1965-)
TEMATICHE CENTRALI
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Identità della shōjo, figura in transizione Tratti infantili: meraviglia, capacità di percepire cose che sfuggono agli adulti (enfatizzata dall’essere donne e quindi “marginali”), immaturità sessuale Al contempo, prima consapevolezza sociale Difficoltà a crescere e integrarsi, vuoto esistenziale e nostalgia del presente, timore della perdita dell’innocenza N.B.: linguaggio adolescenziale per la scrittura Ha portato all’attenzione della critica e legittimato la “cultura shōjo”, compresi gli shōjo manga, influenza fondamentale per l’autrice
“Yoshimoto Banana was influenced by shojo manga, which she used to read. […] So when we think about contemporary women’s literature since the 1990s, what kind of literary lineage should we have in mind? This lineage is completely different from so-called canon by male authors.” “The biggest contribution of Yoshimoto was making society recognize the importance of shojo manga. The middle-aged men who were impressed by Yoshimoto’s work were taught by young women that shojo manga was much more advanced. To me, who was a college student at the time, it was a feeling of “you just realized this now?” Shojo manga used to be considered unimportant. But by the appearance of Yoshimoto, shojo manga started to be treated with respect. Because of the influence of cultural studies, when we study Japanese subculture we all discuss shojo manga. We appreciate Yoshimoto because the girls’ culture that we love so much is finally recognized.” Satoko Kan, “Kawaii” ― The Keyword of Japanese Girls’ Culture (pp.201-202)
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Ambiguità sessuale Alternative alla famiglia tradizionale: Gerarchia famigliare tradizionale: contingente, falsa In particolare, figura paterna assente o problematica Bisogno di famiglia dei personaggi, che cercano di costruirsene una propria, fittizia Affinità fra personaggi che non condividono un legame di sangue, più importante della famiglia tradizionale Tema della morte Talvolta, fenomeni paranormali: però, come semplice artificio letterario e non nel complesso realismo magico caratteristico di Murakami
KITCHIN “This is a work written on a theme, and with a sensibility, that the older generation of which I am part could not have imagined. It is the product of an abandon completely indifferent to literary traditions. Its naive rejection of the very question of whether it does or does not conform to conventional concepts is precisely what makes it strike me as a new sort of literature.” Nakamura Shin’ichirō
PERSONAGGI E TEMATICHE PRINCIPALI
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Personaggi principali: Sakurai Mikage, io narrante Tanabe Yūichi, giovane conoscente della nonna di Mikage Eriko, madre/padre di Tanabe Tema centrale: trauma giovanile, trattato in connessione a una serie di temi corollari provocatori: famiglia non nucleare, orientamento sessuale, ripensamento dei concetti di virilità e femminilità (influenza dei manga), morte, violenza…
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Temi complessi, ma resi “digeribili”: dettagli confortanti e quotidiani fanno da contraltare, “addomesticandoli” (es.: ruolo del cibo) No visioni distopiche o alienate della società: soluzioni spirituali confortanti ed emozionali Interesse verso superamento del trauma, non verso la sua rappresentazione, romanzo “terapeutico” Raramente usato uno stile “grafico” L’amore dei protagonisti , ad es., rimane platonico, (nonostante dimensione erotica dl cibo) Linguaggio “spregiudicato” (Takahashi Gen’ichirō) che ricorda quello degli shojo manga Es.: “Pochi giorni fa all’improvviso e morta la nonna. Sono rimasta di stucco.” (“bikkuri shita”)
MURAKAMI HARUKI (1949-)
ALCUNI CRITICI INDIVIDUANO DUE FASI NELLA PRODUZIONE DI MURAKAMI Prima fase “élitaria” (jun bungaku) Comprende Kaze no uta o kike, 1973-nen no pinbōru e Hitsuji wo meguru bōken (che formano una tetralogia con Dansu dansu dansu) e Sekai no owari to hādoboirudo wandārando Seconda fase “massificata” Aperta da Noruwei no mori In questa fase, la figura stessa di Murakami diventa “massificata” Murakami non si riconosce in questa dicotomia
“...It never occurred to me to resist the paradigms of existing “pure” literature, or to offer some kind of anthithesis to it... I don’t think I worried about whether existing types of works would go on existing, so long as I could write what I wanted, as I wanted.” (Murakami Haruki, interview with Kawamoto Saburō, 1985) N.B.: molti critici lodarono Murakami nella prima fase, ma divennero critici in quella più tarda (morte del jun bungaku) D’altra parte,, lo stacco fra le due fasi non è così netto a livello tematico
ELEMENTI CARATTERISTICI DELLA PRODUZIONE DI MURAKAMI Spesso, narratore in prima persona, “boku” Presenza però di più racconti intrecciati e sovrapposti Linguaggio che si richiama a quello giovanile Influenza di diversi generi e legami con la cultura europea e soprattutto americana, soprattutto, ma non solo, pop Il tema del “doppio mondo”
INFLUENZE CULTURALI OCCIDENTALI NELLA SCRITTURA DI MURAKAMI
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Cresciuto durante l’occupazione, fu il primo autore a interiorizzare l’influenza americana Linguaggio influenzato dall’inglese “Even his style is un-Japanese. When Murakami first turned to fiction, he could not seem to find his style for Kaze no uta o kike only by trying to write a few pages in English and then translating himself into Japanese” (Jay Rubin) Continui riferimenti intertestuali a elementi culturali europei e, soprattutto, americani (film, libri, soprattutto del genere pulp)
Uso di pastiche, citazione e ironia Però, non totale distacco ironico: omaggio dei modelli, talvolta con nostalgia Chiusi gli occhi e feci il vuoto nei miei due emisferi cerebrali, come se pulissi le lenti degli occhiali. Poi estrassi le mani dalle tasche, le aprii e mi asciugai i palmi sudati. Gesti ben misurati, come Henry Fonda in Ultima notte a Warlock, quando si prepara alla sparatoria. Non c'entra niente, lo so, ma vado pazzo per quel film. (La fine del mondo e il paese delle Meraviglie)
-Proust, - fece fissandomi in viso. O meglio, non lo disse veramente, semplicemente le sue labbra mi dettero l'impressione di formare quella parola. Ma come prima non udii alcun suono. Neanche il rumore del suo respiro. Sembrava che mi parlasse dall'altra parte di una vetrata. Proust? - Marcel Proust? - le chiesi. Lei mi guardò con espressione stupita. Poi ripeté: - Proust Rassegnato, tornai a mettermi dietro di lei e ripresi a seguirla, mentre cercavo tutte le parole che potevano adattarsi al movimento delle sue labbra. […] Pareva che lei avesse detto proprio «Proust». Ma che nesso poteva mai esserci tra Marcel Proust e quel lungo corridoio? Che avesse tirato fuori Proust come metafora della lunghezza? In tal caso, che modo singolare e irriverente di esprimersi! Avrei ancora capito se avesse portato a esempio il corridoio per rappresentare la lunghezza dell'opera di Proust. Fare il contrario, però, era davvero strano. Un corridoio lungo come Marcel Proust? Ad ogni buon conto, la seguii docilmente per quell'interminabile labirinto. Che non finiva mai, formava svolte, saliva e scendeva con brevi scale di pochi gradini. Percorremmo cinque o sei volte la lunghezza di un normale palazzo. Mi chiesi se non stessimo girando in tondo, come in un quadro di Escher. (La fine del mondo e il paese delle Meraviglie)
Quando Les feuilles mortes finì, la Frank Chesterfield Orchestra attaccò Autumn in New York.Nella luce di quella mattina autunnale, guardavo le pentole, i vasi e le bottigliette di condimenti allineati sulle scansie. Quella cucina era il mondo stesso. Come le tragedie di William Shakespeare. Il mondo è in una cucina. Il pezzo finì. «Siamo in autunno», attaccò una disc-jockey, e si mise a parlare dell'odore dei golf tirati fuori dai cassetti all'inizio della stagione. Disse che in un romanzo di John Updike c'era una bella descrizione di quell'odore. La canzone seguente era Early Autumn, cantata da Woody Herman. La sveglia sul tavolo segnava le sette e venticinque. Le sette e venticinque del mattino del 3 ottobre. Un lunedì. Il cielo era di un azzurro intenso, come se fosse stato scavato fino in fondo da una lama affilata. La giornata si annunciava bella, perfetta per uscire dalla vita. (La fine del mondo e il paese delle Meraviglie)
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Forte legame della scrittura di Murakami soprattutto con la musica anglo-americana Gestione del jazz bar “Peter Cat” (dal ‘74 all’ 81) Gli stessi titoli sono spesso citazioni di canzoni Per Murakami la musica non è solo citazione: è vista come il mezzo migliore per accedere all’inconscio, al mondo senza tempo all’interno della nostra psiche, e il ritmo è parte integrante del suo stile (cfr Jay Rubin, Haruki Murakami and the Music of Words)
“My style boils down to this: first of all, I never put more meaning into a sentence than is absolutely necessary. Second, the sentences have to have rhythm. This is something I learned from music, especially jazz. In jazz, great rhythm is what makes great improvising possible. It’s all in the footwork. To maintain that rhythm, that must be no extra weight.” (Murakami, conferenza a Berkeley, 1992)
IL DOPPIO MONDO
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Caratteristica della maggioranza dei romanzi di Murakami: coesistenza di elementi realistici ed elementi fantastici “Due mondi”, il “nostro mondo” (kotchi no sekai) e un mondo “altro” (atchi no sekai) caratterizzato da tratti magici/sovrannaturali Il mondo magico pare identificarsi con il mondo dell’inconscio dei personaggi Fantastico, mondi utopici e distopici: tema dell’identità individuale nel Giappone contemporaneo, io disperso e frammentato
“Realismo magico”? Come nel realismo magico, la dimensione magica/sovrannaturale non è spiegata e viene accettata come normale dai protagonisti Però, non è possibile assimilarlo completamente: il realismo magico è un genere radicato nella letteratura sudamericana N.B.: il “doppio mondo” talvolta si esprime con una struttura narrativa doppia Io: presentato esplicitamente su due livelli Es. in cui più esplicitamente avviene questo sdoppiamento: La fine del mondo e il paese delle meraviglie
SEKAI NO OWARI TO HĀDOBOIRUDO WANDĀRANDO
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Due mondi interconnessi Lo “Hard boiled wonderland”, cyberpunk La “fine del mondo”, fantasy e “utopico” I due mondi e le due storie, apparentemente separati, convergono: la “fine del mondo” e “boku” sono una creazione della mente di “watashi” L’“ombra” di boku = memoria della sua vera identità Allusione alla moltiplicazione e frammentazione dell’individuo per effetto della pressione sociale Apocalisse “solipsistica” di Murakami
Con l'arrivo dell'autunno, le bestie si coprirono di un lungo mantello color oro. Oro nel puro senso della parola. Senza la minima traccia di altre tinte o sfumature, venuto al mondo in quanto tale, e in quanto tale esistente. Oro purissimo di cui, nell'intervallo fra cielo e terra, le bestie si erano ammantate. Quando ero arrivato nella città - in primavera - il loro pelo era corto, di tanti colori. Nero, marrone, bianco, bruno-rossastro. A volte a chiazze variopinte. Rivestite di quei mantelli tutti diversi l'uno dall'altro, le bestie vagavano quietamente, come spinte dal vento, sulla terra dov'era cresciuta l'erba nuova. Erano animali tranquilli, si potrebbe quasi dire meditabondi. Perfino il loro fiato era lieve come nebbia mattutina. Mangiavano in silenzio l'erba dei prati, poi, una volta sazie, piegavano le reni, si sdraiavano a terra e facevano un breve sonno.
“Ho scoperto cos'è che ha costruito questa città. Di conseguenza sento delle responsabilità, il dovere di restare. Non vuoi che te lo dica, chi è il creatore di questo posto? No, non voglio che tu me lo dica, - fece la mia ombra. Perché lo so già. L'ho sempre saputo. Sei tu. […] -E allora perché non me l'hai detto prima? - Perché temevo che se te l'avessi detto saresti rimasto qui. Io invece volevo assolutamente portarti via da questa città. Il mondo al quale appartieni è là fuori -. La mia ombra si sedette nella neve e scosse la testa più volte. - Ora che hai fatto questa scoperta, però, non darai più retta a quello che ti dico. Perché ho delle responsabilità. Non posso abbandonare delle persone e un mondo che ho costruito io stesso. Lo so che mi sto comportando male nei tuoi confronti. Davvero. E separarmi da te mi addolora molto. Però devo prendermi la responsabilità di quello che ho fatto. Questo mondo è mio. È intorno a me che si erge la muraglia, è dentro di me che il fiume scorre, sono io che brucio producendo quel fumo.”
ULTIME TENDENZE DELLA NARRATIVA GIAPPONESE
AUTORI DEGLI ANNI NOVANTA Nuova ondata di autori e autrici si affaccia sulla scena letteraria Proliferare in particolare della scrittura femminile Modello letterario seguito: quello proposto da Banana Yoshimoto e Haruki Murakami Proliferazione degli aidoru, fenomeno in cui anche le figure degli scrittori, la cui immagine è sempre più commercializzata, vengono coinvolte. Es. Iijima Ai con il suo Puratonikku sekkusu (Platonic sex, 2000)
OPERE DEGLI ANNI ‘90
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Caratteristiche ricorrenti: Opere vicine al vissuto del target (giovanile) di lettori Opere all’insegna del nani mo nai: disagio esistenziale, consumismo e vuoto di valori Linguaggio e stile colloquiali e di facile lettura Frequente trasposizione di uno stesso soggetto in media diversi Caso particolare: detective fiction al femminile e Natsuo Kirino Esempio di “Out”
ULTIME FRONTIERE DEL ROMANZO: DENSHA OTOKO E LA NASCITA DEL ROMANZO IN RETE “Nakano Hitori”, Densha otoko (Train man, 2004) Trasposizione in romanzo di un post in un forum Protagonista: emblema della cultura otaku Linguaggio che riproduce quello utilizzato dai frequentatori della rete Trasposizione in numerosi diversi media
I KEITAI SHŌSETSU Romanzi via telefono cellulare, concepiti per essere scritti e letti sullo schermo del telefonino e a posteriori pubblicati Tipicamente, autrici donne, attorno ai vent’anni, che, con successo, si rivolgono a coetanee e scrivono nell’anonimato Temi: narrazioni autobiografiche, temi “scabrosi” Caratteristiche stilistiche: influenza del formato Scrittura nella forma di sms sequenziali, con periodi e frasi brevi Prevalenza di dialogo Caratterizzazione scarna e descrizioni essenziali