MARZO 2015
N 1. PRIMO TRIMESTRE. MARZO 2015 - Trimestrale della Parrocchia di San Martino in Tirano Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale D.l. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 - DBC SONDRIO
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Collegiata di San Martino VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore 18.00 DOMENICA e SOLENNITÀ ore 08.30 / 10.30 / 18.00
Cappellina della Casa di Riposo VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore 16.00
Santuario della Madonna di Tirano VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore 18.00 (ore 18.30 da APRILE a SETTEMBRE) DOMENICA e SOLENNITÀ
ore 07.30 / 09.30 / 11.00 / 16.30 / 18.00 (ore 18.30 da APRILE a SETTEMBRE)
SANTE MESSE FERIALI
ore 07.30 / 09.00 / 16.00 / 17.30 (La Messa feriale delle ore 16.00 solo lunedì e venerdì)
Sante Messe feriali in Parrocchia ore 07.00 ore 09.00 ore 17.30 ore 18.00
S. AGOSTINO (sospesa il sabato e mesi di luglio-agosto) S. AGOSTINO S. AGOSTINO (ora solare) S. AGOSTINO (ora legale)
Intenzioni Sante Messe - Si raccolgono in sacrestia prima e dopo le Messe. Battesimi Solitamente si CELEBRANO (solo nella chiesa parrocchiale) OGNI PRIMA DOMENICA DEL MESE ALLE ORE 15.00. In gennaio si celebrano alle ore 10.30, nella festa del battesimo di Gesù. Nel mese in cui si celebra la S. Pasqua saranno nella Veglia Pasquale. Prendere contatto con il parroco ALMENO UN MESE PRIMA. Meglio se prima della nascita del bambino per vivere con fede un tempo così importante. Battesimo, Comunione, Cresima in età superiore a quella ‘consueta’ richiedono una apposita preparazione con tempi e modi stabiliti dalla Diocesi. Informarsi presso il parroco.
Matrimoni Informarsi con largo anticipo sia sulla PREPARAZIONE (che dura circa un anno), sia sui DOCUMENTI da preparare.
Funerali Si invitano i famigliari a prendere contatto PERSONALMENTE con il parroco per preparare i vari momenti della celebrazione.
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“schiavitù”. Catene e desiderio di libertà: chiodi che già contengono il sole della vita, la luce della liberazione, la sete del vivere: è l'esperienza della Pasqua. E ora siamo prossimi alla Pasqua che può farci capire ciò che ci sfama e disseta. Forse non conosciamo ancora la radice della nostra fame e sete… e l’insopportabile vuoto continua a tormentarci. Così accumuliamo cose nella speranza di poterne poi disporre ma, facilmente, ci scopriamo schiavi di esse. Vogliamo essere liberi, ma ci consegniamo ad altre forme di schia-
È l’evento più alto per noi cristiani. Ci assicura una luce, una verità, un rifiorire di vita.
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iconosciamo la Quaresima come il tempo più impegnativo dal punto di vista spirituale: c’è il digiuno, la penitenza, la carità, la preghiera... È il tempo della cenere e della coscienza, in cui il pensiero sulla nostra vita e la qualità del nostro agire s’impone da sé. È il tempo della sabbia e del deserto, cioè tempo di prova e scelta. Tempo nudo, che ci invita a percorrere con serietà la nostra esistenza come itinerario che conduce a Dio e ai fratelli. Questo periodo così “austero” ci riporta simbolicamente nel deserto assieme al popolo in catene che grida e cammina per essere liberato dalla -3-
Un pensiero del Prevost
PASQUA, SCRIGNO PER RISORGERE
vitù… e il nostro quotidiano si trasforma in affanno. Siamo disposti a fare carte false per raggiungere momenti di felicità pura, momenti in cui si crede di toccare il cielo con il dito, attimi di emozione indicibile in cui scompare la pesantezza del vivere per trovare finalmente casa, sentirci degli arrivati. Eppure siamo viandanti e pellegrini su questa terra. Sì, viandanti dal percorso incerto e dal passo malfermo a cui la
meta sfugge, se il traguardo non è la Pasqua. Lo scrigno dei vangeli contiene questa buona notizia: la passione, morte e risurrezione di Gesù sono vita per l’uomo. Rifiorisce il deserto. La schiavitù non può più incatenare la libertà. La morte non può più inchiodare la vita. Diventiamo dei risorti, siamo i risorti del Risorto. Auguri. Don Paolo
Visita Anziani e Ammalati Le Persone anziane che non escono di casa o gli Ammalati che desiderano una visita del sacerdote comunichino in parrocchia il loro desiderio. Telefonare al 0342 701342. Poi don Paolo o don Nicola o don Alberto si premuniranno di far visita. Anche per la zona di Madonna sarebbe bene comunicare in parrocchia. Il parroco trasmetterà ai sacerdoti impegnati in Santuario di prestare attenzione alle persone richiedenti.
ENTRATE: dal 21 nov. 2014 al 02 mar. 2015 Da Questue celebrazioni: € 6.451,92 Da Candele votive: € 2.292.71 Da Funerali: € 3.320,00 Da Battesimi: € 340,00 Da Novum Canticum: € 400,00 Da visite ammalati: € 125,00 Da Brevi manu: € 800,00 - 500,00 - 480,00 - 50,00 - 1.000,00 200,00 - 100,00 - 30,00 - 100,00 - 150,00 -4-
CONSIGLIO PASTORALE
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a quando è stato rinnovato (1 aprile 2014), il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito per la quarta volta lunedì 2 febbraio 2015 alle ore 20.45 presso la sala parrocchiale. Attualmente il consiglio conta 19 membri: preti e suore compresi. Il parroco ha introdotto la serata con la preghiera tratta dai vespri del giorno e ha sintetizzato i punti del verbale della precedente riunione (ingresso di don Nicola, incontro su Don Braga, Visita pastorale, Festa patronale di San Martino). Si è salutato il nuovo rettore del Santuario (di recente subentrato a Mons. Aldo Passerini) Don Giampiero Franzi. All’ordine del giorno vi erano i seguenti punti: 1. “Riflessi, Ripercussioni e Rimbalzi” sulla Visita Pastorale di novembre. A. Emerge qualche nota da sostenere e incentivare? B. Ci sono linee preferenziali da coltivare meglio? C. Si riscontrano differenze dalla relazione di presentazione della Parrocchia alla Visita Pastorale? D. Quali sono le cause (se si evidenziano) della poco incisivi-
tà della vita cristiana. 2. Tempo di Avvento e Natale: osservazioni possibili... 3. Quaresima: qualcosa di nuovo? 4. Varie ed eventuali Lo scambio di considerazioni è stato ricco e positivo. Gli interventi mirati e pertinenti. In merito alla Visita del Vescovo si poteva fare qualcosa di meglio nella distribuzioni degli incontri. Es. per la visita in Santuario non c’è stato quel giusto scambio di considerazioni sul suo ruolo nella realtà diocesana e locale. Le difficoltà sono state il tempo e forse la poca determinazione nel coinvolgere le diverse realtà parrocchiali. Comunque in generale si è riscontrata una buona partecipazione ad alcuni appuntamenti e una coinvolgente capacità del Vescovo nel sapersi relazionare con le varie assemblee partecipanti. Occorrerà puntare su un maggior attenzione al “fare e agire” che evidenzi responsabilità e coinvolgimento. Per gli adolescenti e i giovani è importanti ritrovarsi su qualche progetto mirato che li entusiasmi nell’operare. -5-
Il contesto attuale di vita non facilita la prassi espressiva della fede con i riti della Chiesa: anche da noi stanno arrivando “forme” di ritualità che non sono quelle canoniche. Rievangelizzare il popolo di Dio. In merito al tempo di Avvento è stato evidenziato l’impegno della Novena con una buona partecipazione di ragazzi e mamme in quasi tutto l’arco dei nove giorni. Per la Quaresima è stata accolta la proposta del Consiglio Vicariale dal titolo “Un abbraccio tra cielo e terra”. Nella catechesi parrocchiale e nella predicazione verrà sviluppato il tema “La Quaresima è: Tempo propizio per ritornare al Signore”. Tempo per vivere la solidarietà attraverso la condivisione che inizia dal non sciupare cibo, parole, denaro, luce, tempo e amore. Ci sarà per tutti, piccoli e grandi una iniziativa settimanale. Il giovedì sera viene proposta la catechesi per gli adulti e il venerdì la Via Crucis animata dai vari gruppi parrocchiali Tra le varie il parroco ha sottolineato che la Parrocchia di Cologna è ora legata pastoralmente a Tirano e Baruffini. Occorrerà prendere in considerazione un eventuale spostamento della S. Messa delle ore 10.30 alle ore 11.00 e ciò com-
porterà anche un cambiamento in Santuario. Al momento comunque si sta ancora valutando. Inoltre il parroco ha comunicato con rincrescimento che il sacrestano (Sig. Marco Garutti) dal 1 gennaio 2015 non è più assunto a tempo pieno. Il suo contratto è stato ridotto a 30 ore settimanali con il martedì solitamente come giorno libero. Questo per contenere le spese. In merito a ciò si sono fatti degli interventi non solo limitando il riscaldamento in chiesa ma anche operando degli interventi per diminuire la dispersione di calore nelle case parrocchiali e nella gestione dell’impianto dell’oratorio-cinema. Anche il Bollettino ha qualche difficoltà negli abbonamenti: negli ultimi anni gli abbonati sono diminuiti di circa un’ottantina all’anno tra decessi e coloro che non rinnovano. Prima di concludere don Nicola ha espresso l’intenzione di rimotivare il coro dei ragazzi/ giovani e di sostenere il canto delle varie Messe. Alle ore 22.45 il Consiglio si è chiuso con il segno della croce e un arrivederci a dopo Pasqua.
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COMUNITA’ PASTORALE Tirano, Baruffini, Cologna: Un Comune, tre Parrocchie… ora anche una “Comunità Parrocchiale”
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a domenica 4 gennaio 2015 la vita pastorale della Parrocchia di Cologna è stata affidata alle cure del Prevosto di Tirano. Entra così a far parte della realtà pastorale della Parrocchia di Tirano, come lo è già la Parrocchia di Baruffini. Queste tre Parrocchie costituiscono così una Comunità Pastorale. Ossia tre Parrocchie distinte ma unite da un servizio e una attività pastorale uniche del parroco di Tirano e dei sacerdoti che con lui condivido il ministero in loco. Certamente la mancanza della presenza effettiva e costante di un sacerdote nelle singole parrocchie è un limite, ma tutti conosciamo l’esiguo numero dei sacerdoti e quindi occorre aiutarsi e in qualcosa adattarsi alla nuova realtà.
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cattolici e riformati
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i è svolta giovedì 22 gennaio, nella chiesa collegiata di S. Vittore Mauro a Poschiavo, la preghiera ecumenica in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.. All’incontro erano riuniti i fedeli cattolici della Valposchiavo unitamente ai Fratelli Riformati della valle; un nutrito gruppo di fedeli proveniente dai Vicariati di Tirano e Grosio si è unito alla preghiera. Nella bella cornice della Collegiata poschiavina, le due fedi cristiane si sono unite nella comune preghiera al Padre, chiedendo il dono della pace, la forza dell’unità nella diversità. L’incontro è stato guidato dal parroco don Witold Kopece e dal pastore protestante Antonio Di Passa, unitamente ad alcuni confratelli della valle e dei vicariati. Dopo la confessione dei peccati, ampio spazio al brano evangelico della Samaritana al pozzo. Il pastore Antonio, con profonda passione ed estrema chiarezza, ha “sbriciolato” la Parola ascoltata con una riflessione. “L'acqua - ha affermato - è elemento base della terra, ci può cambiare; le storie della Bibbia parlano di un popolo del deserto ma legatissimo all'acqua! Nel nuovo testamento Giovanni che battezza con l’acqua del deserto. Per la nostra sopravvivenza, non vi è un sostituto dell'acqua; così per lo spirito non c’è che Gesù e la sua
Parola! Non possiamo obbligare a gustare la bontà del Signore. Non possiamo obbligare. Possiamo solo offrire. L'acqua non sale più in alto della sua sorgente. Quindi se l'acqua buona non è versata, come ne possono bere i giovani? Gesù non giudica la donna samaritana, la sprona a vedersi e a riconoscere il suo bisogno d'acqua. La roccia è dura, l'acqua, con delicatezza, la scava: è il persistere che fa ottenere risultati”. Il pastore ha poi concluso la riflessione “giocando” con le formule chimiche. “L’idrogeno brucia, l’ossigeno alimenta il fuoco – ha spiegato –; il miscuglio dei due, l’acqua (H2O) spegne il fuoco... Solo se siamo insieme possiamo godere dell'acqua che Cristo ci dona e che ci porta al miracolo, perché l'acqua fa prodigi, è molecola della vita, forza purificante e trasformante. Davanti a noi c'è la brocca (Samaritana). Berremo? Saremo costanti?”. L’incontro si è concluso elevando al Padre le intenzioni di preghiera e chiedendo, attraverso il “Padre nostro”, il dono dell’unità e della pace. Una serata che è stata occasione di essere uniti nella diversità, insieme nel rispetto di ciascuno, fratelli anche se divisi. Marco, Camilla -8-
“oi dialogoi“ Al bar i nostri due amici sorbiscono un buon caffè mentre danno un'occhiata ai giornali. Ma non c'è tra loro alcun commento, come di consueto accade, ed a rompere il ghiaccio ci pensa Simone Nessun commento ai fatti del giorno, Matteo? Sei tutto pensieroso! Guarda che un buon caffè va bevuto con le tre “esse”: seduti, sereni e scottante. Cosa ti frulla per la mente questa volta? Matteo Hai ragione, Simone. È un periodo che mi passano tanti pensieri per la mente e, per quanto mi arrovelli a darmene una spiegazione, non ne vengo a capo una mazza. Simone E che sarà mai! Fuori il rospo e vedrai che una soluzione la troviamo. Matteo Questa volta mi ritrovo veramente in braghe di tela. Dunque: mio nipote e la sua compagna hanno avuto da poco un bel bambino. Me lo hanno comunicato per telefono con tanta gioia che mi son fatto dovere di andare a conoscerlo dopo appena qualche giorno: veramente un gran bel bambino! Simone Ma questa è una gran bella notizia! Non ne sei contento? Matteo Certo che sono contento. Ma le complicanze arrivano proprio ora in occasione del battesimo. Dunque: i genitori portano il bambino in Chiesa per il battesimo e con loro ci sono anche il padrino e la madrina che avrebbero il preciso ruolo di affiancare, o sostituire, alla bisogna, i genitori per far crescere sano ed educato il bambino. E la cerimonia, in generale, si chiude con pranzo o cena, -9-
in armonia, tra i convitati. Simone Vedo che hai le idee abbastanza chiare, Matteo. Solo consentimi di aggiungere la vera finalità del Battesimo Cristiano. Lo spiega chiaramente Papa Francesco: «Con il Battesimo si passa da “sotto la legge a sotto la grazia”. Col Battesimo Gesù Cristo ci ha dato la libertà, quella piena libertà di figli di Dio, che viviamo sotto la grazia». Ma ritorniamo a noi: mi vuoi dire perchè sei preoccupato? Matteo Adesso, Simone, mi hai confuso maggiormente le idee. E vengo piatto. Dunque: il papà e la mamma del piccolo non sono sposati né in Chiesa né allo stato civile, sono dei buoni conviventi. Il padrino e la madrina designati, poi, hanno avviato la pratica di separazione legale del loro matrimonio. Mi dici tu: questo battesimo sarà poi possibile? E sto povero bambino che colpa ha per essere venuto al mondo? Simone Ora capisco, Matteo, le tue preoccupazioni. E ti dirò che non sono certamente io che posso sognare la soluzione al problema. Lasciami però riportare la definizione che dà Papa Francesco della “famiglia”. Egli afferma: “ ...la fraternità si comincia a imparare solitamente in seno alla famiglia, sopratutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre”. Matteo Bravo, Simone, ora proprio non ci capisco più niente. Ma, secondo te, come andrà a finire? Simone Vedi, Matteo, io so per certo due cose: che la misericordia del Padreterno è infinita e che a tutto c'è una soluzione, basta volerlo veramente. Beh, intanto credo sia doveroso parlarne serenamente col nostro Prevosto; converrai che nessuno può aiutarci meglio di un sacerdote a trovare una soluzione. effeti
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MILANO EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA A cura di Giovanni Marchesi
In vista di questo evento che si aprirà il 1 maggio 2015 a Milano, di cui spesso abbiamo sentito parlare in questi ultimi tempi, propongo alcuni stralci di un articolo di Enzo Bianchi apparso su “La Stampa” domenica 15 febbraio 2015 che può aiutarci a riflettere su un evento che con il titolo “NUTRIRE IL PIANETA” può essere facilmente scambiato come moderna attuazione dell’opera di misericordia “DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI”
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a febbre per l’Expo di Milano è salita, e grande è l’attesa per la kermesse, intensa la sua preparazione: ormai è presentata ogni giorno di più come il grande evento, capace di mutare la sorte del nostro paese e del nostro futuro. Dai diversi annunci quotidiani di iniziative e incontri culturali tutto sembra nuovissimo e inedito: si è portati a credere che si stia andando verso un evento escatologico. Anche l’area cattolica si è mobilitata e, come quasi
sempre succede, lo sta facendo per lo più appiattendosi sui percorsi più facili e imitandone lo stile, nella speranza di ottenere la stessa performance che eccita tutti. (...) EXPO: Un’iniziativa risalente già alla fine dell’Ottocento, dotata di una logica propria; un evento di grande significato tecnico, economico e sociale è oggi rivestito di una capacità “spirituale”, è indicato, attraverso menzogne e ipocrisie, come portatore di valori per il fatto stesso di prodursi. Come se tutti avessero dimenticato la corruzione che ha ammorbato la preparazione dell’evento e che non dà garanzie di non contaminarne anche gli sviluppi successivi, come se si ignorasse che la logica dominante è
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quella dell’agrobusiness in mano alle grandi multinazionali. “Nutrire il pianeta” diventa uno slogan, ripetuto a basso prezzo anche da chi non si sogna nemmeno di muovere un dito per nutrire gli affamati in carne ed ossa. Si finge di ignorare che questo ideale straordinario di previdenza indispensabile richiede da parte nostra un cambiamento di stili di vita, una consapevolezza del fatto che la dignità umana è rispettata solo attraverso l’uguaglianza e la giustizia: se regna l’iniquità letteralmente la nonequità - e si persevera nel consentire una economia di esclusione, non si nutre il pianeta ma si continuano a creare reietti dalla tavola del mondo. (…) Papa Francesco in un messaggio inviato a quanti, nell’hangar della Bicocca, erano impegnati nelle prove generali per l’Expo ha pronunciato una frase che dovrebbe essere il vero monito perché l’Expo si orienti davvero a nutrire il pianeta. Ha ricordato una sentenza ascoltata da un vecchio contadino: “Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai!” Parole dure come pietre, ma che sentiamo vere perché ogni giorno ormai ne
facciamo esperienza attraverso alluvioni, esondazioni, frane di una terra che abbiamo devastato negandole la possibilità di obbedire alle leggi della natura. Una terra che sfruttiamo e spremiamo per una produzione che sia vincente sul mercato, una terra che non consideriamo più né madre né sorella ma solo matrice da sfruttare senza limiti e con tutti i mezzi, anche
a costo di depauperarla e desertificarla nel domani. (...) Siamo succubi di un’economia che vive di adorazione del Dio denaro, alienata al denaro, prostrata davanti alle esigenze del mercato e segnata da una “competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole”. Ci siamo talmente imbarbariti da chiamare legge del mercato la legge della giungla, il primitivo prevaricare del più forte sul più debole. (…) Occorre dunque che ci poniamo alcune domande: può essere straordinario il compito di “nutrire il pianeta”,
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ma a chi lo affidiamo? È lasciato alla programmazione di multinazionali che obbediscono sempre e solo alle leggi del proprio tornaconto? Se invece nutrire il pianeta è compito comune e appartiene alla responsabilità di perseguire il “bene comune”, chi sono i soggetti che se ne incaricano, con quali mezzi a disposizione, con quali criteri di giustizia ed equità, con quale compatibilità con la pace, la solidarietà, la dignità umana, la fratellanza universale?.... Non facciamo dell’evento dell’Expo la fiera degli auguri, il
campionario dei proclami di intenti caritatevoli: sia invece occasione per affrontare seriamente, responsabilmente e concretamente i temi urgenti della fame e della povertà, ormai presenti anche in mezzo al mondo industrializzato, gli appelli improcrastinabili che la terra ci rivolge per la sua custodia e salvaguardia, il rispetto dei diritti delle generazioni future. Per tutti occorrerebbe che l’Expo diventasse l’occasione per far risuonare il comandamento: “Ama la terra come te stesso!”.
EXPO e SANTA SEDE “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, è da questa frase del Vangelo che si sviluppa il messaggio che la Santa Sede vuole trasmettere attraverso la sua partecipazione a Expo Milano 2015. Il cibo come valore primario nella vita degli uomini, da sempre oggetto di riti, simboli, racconti, calendari e regole ma anche strumento per conoscere la propria identità e costruire relazioni con il mondo, il creato, il tempo e la storia. La Santa Sede vuole concentrare l’attenzione dei visitatori sulla forte rilevanza simbolica dell’operazione del nutrire. Il cibo si raffigura quindi non solo come nutrimento per il corpo, ma come gesto del nutrire che diventa pasto e convivium, momento di incontro e di comunione, di educazione e di crescita. Tutto ciò in netta contrapposizione con quella “cultura dello scarto”, che sempre di più oggi influenza la nostra società generando iniquità e situazioni di povertà che rappresentano delle vere e proprie piaghe. Attraverso il suo Padiglione, la Santa Sede vuole offrire ai visitatori uno spazio di riflessione attorno alle problematiche che ancora oggi sono connesse all’alimentazione e all’accesso al cibo, mettendo in luce come l’operazione antropologica del nutrire sia al cuore dell’esperienza cristiana e della riflessione culturale e spirituale che ha generato dentro la storia. - 13 -
ATTEGGIAMENTI COMUNI E GESTI RITUALI BREVI nella liturgia Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l’efficacia (Sacrosanctum Concilium = SC 7). Ora, il Concilio Vatcano II ha richiamato ripetutamente l’attenzione affinché sia facilitata la comprensione della liturgia da parte del popolo, in modo che la sua partecipazione possa essere piena e attiva (SC 21). Per questa ragione ci sembra necessario che i riti siano compresi e acquisiti nel loro valore umano, biblico, liturgico. Il nostro intento è quello di far conoscere il significato dei vari gesti e simboli liturgici che si compiono nella celebrazione per diventare partecipanti consapevoli del valore umano e divino dell’azione liturgica. Papa Francesco è intervenuto più volte a proposito della sacra liturgia, soprattutto durante le Omelie che quotidianamente tiene a Santa Marta. Gli atteggiamenti comuni dell’assemblea a volte passano in secondo ordine: la maggior parte dei fedeli raccolti nella na-
vata non ha funzioni specifiche da svolgere. Ma a celebrare, oltre il presbitero, i lettori, i cantori, è anche l’assemblea nella quale, a vario titolo, anche questi sono compresi. Poche volte chi presiede richiama e sottolinea il senso, la ragion d’essere, il modo di compiere, nel rito, atteggiamenti comuni e gesti brevi. L’Ordinamento generale del Messale romano (OGMR), al n° 42, sottolinea la loro importanza: “L’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell’unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la santa liturgia: manifesta infatti e favorisce l’intenzione e i sentimenti dell’animo di coloro che partecipano”. Ci fa capire che non si celebra solo con il cervello, ma anche con tutto il corpo. Vogliamo quindi presentare, brevemente, gli atteggiamenti comuni a tutta l’assemblea: Stare in piedi è l’atteggiamento più importante durante la messa (anche se qualcuno può pensare che sia un non volersi inginocchiare davanti a Dio, invece significa che per mezzo del battesimo siamo già risorti, rial-
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zati di tra i morti attraverso Cristo e con Cristo, dice san Paolo (Efesini 5,14). Nella chiesa antica, e lo vedo ancor oggi in qualche monastero, era vietato mettersi in ginocchio la domenica, giorno della resurrezione: Noi preghiamo in piedi perché è un segno di resurrezione (S. Agostino). Stare seduti è una posizione di riposo, ma questo apparente “far niente” è destinato interamente ad un migliore ascolto della Parola (non della lettura!) o alla preghiera personale durante la presentazione dei doni e dopo la comunione. Stare in ginocchio era, nella chiesa antica, il grande atteggiamento penitenziale e implorativo (chi scrive ricorda la
ripetuta esortazione flectamus genua = pieghiamo le ginocchia); oggi è un atteggiamento di adorazione chiesto ai fedeli alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la
ristrettezza del luogo o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi (OGMR, n° 43). Ora presentiamo e consideriamo succintamente anche i gesti rituali brevi: Fare il segno di croce è rimandare al battesimo, è convergenza dell’intero rito; è segno ricchissimo di significato: lo strumento del supplizio di Gesù è diventato il simbolo della Redenzione, segno perfetto dell’amore del Padre e dell’amore del Figlio incarnato. Facciamo bene questo segno di croce, con fede e amore, senza precipitazione. Battersi il petto luogo vitale del cuore e del respiro, è un gesto che significa: Sono io!, riconoscendosi pubblicamente peccatori; Il triplice segno prima del Vangelo nel suo significato è poco conosciuto; fatto meccanicamente, sembra quasi un segno cabalistico; invece, preso singolarmente, è segno molto bello: in fronte chiede che questo evangelo penetri la mia intelligenza perché io lo comprenda, la mia bocca perché lo proclami e il mio cuore perché lo ami. Guardare l’ostia e il calice è così frequente vedere i fedeli chinare il capo proprio quando il celebrante eleva l’ostia e il calice per mostrarli; nel XII secolo fu introdotta l’elevazione proprio perché l’ostia fosse vista e adorata. Allora è bene prima guar-
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dare per vedere Colui che poi adoreremo inchinandoci, come fa anche il celebrante. Pregare il Padre Nostro è la preghiera di eccellenza perché Gesù stesso l’ha insegnata ai discepoli. Si diffonde l’abitudine di levare le mani verso l’alto, come fa il sacerdote celebrante (in certe occasioni, potrebbe invitare anche l’assemblea a farlo!) dal momento che la preghiera del Signore è recitata o cantata da tutti. Que-
sto segno verso l’alto è più consono a questa preghiera che il fare catena orizzontale con le mani proprio poco prima di ridarsi la mano per il gesto di pace. Il gesto di pace [ne abbiamo diffusamente parlato su Le campane di S. Martino n. 3, settembre 2014, p. 38-39] Fare l’inchino è un gesto semplice del capo, che fa partecipare il corpo alla preghiera: si può fare col segno di croce all’inizio della celebrazione e alla benedizione finale; alle parole del Credo: E per opera dello Spi-
rito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo, per onorare l’incarnazione del Signore; al momento della formula di perdono nell’atto penitenziale e dopo ciascuna elevazione, come già detto. C’è anche l’inchino profondo di tutto il busto e non solo del capo, che sostituisce la genuflessione. Fare la genuflessione è un breve inginocchiarsi riservato alla presenza di Cristo nel sacramento del pane e del vino consacrati, alla riserva eucaristica nel tabernacolo, all’Annunciazione e a Natale alle parole: E per opera dello Spirito santo si è incarnato... Ci sembra interessante la storia della genuflessione, omaggio dovuto dal vassallo al signore feudale: i cristiani ritennero che il Signore Gesù non fosse da meno dei loro signori e iniziarono a praticarla, al posto dell’inchino profondo. Chiudiamo con una considerazione di ordine generale ricavata dalle parole di papa Francesco: la Messa non si sente, si partecipa!...La liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio... Voi venite qui, noi ci riuniamo qui, per entrare nel mistero. E questa è la liturgia, il tempo di Dio, lo spazio di Dio, la nube di Dio che ci avvolge tutti.
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Giuseppe Garbellini
CORRISPONDENZA CON PAPA BENEDETTO XVI Nella concomitanza della festa patronale di San Martino, lo scorso novembre, la Corale Parrocchiale San Martino ha offerto un concerto in onore del Santo Patrono con brami musicali introdotti da testi di papa Benedetto XVI. La Corale ha pensato poi di scrivere a papa Benedetto, il quale attraverso la Segreteria di Stato, ha risposto con un ringraziamento. Riportiamo i due scritti e uno dei testi declamati.
Un testo declamato Possiamo immaginare la storia del mondo come una meravigliosa sinfonia che Dio ha composto e la cui esecuzione Egli stesso, da saggio maestro d’orchestra, dirige. Anche se a noi la partitura a volte sembra molto complessa e difficile, Egli la conosce dalla prima fino all’ultima nota. Noi non siamo chiamati a prendere in mano la bacchetta del direttore, e ancora meno a cambiare le melodie secondo il nostro gusto. Ma siamo chiamati, ciascuno di noi al suo posto e con le proprie capacità, a collaborare con il grande Maestro, nell’eseguire il suo stupendo capolavoro. Nel corso dell’esecuzione ci sarà poi anche dato di comprendere man mano il grandioso disegno della partitura divina. (discorso Sala Clementina, 18 novembre 2006)
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SUICIDIO: DRAMMA CHE TOCCA TUTTI NOI COSA POSSIAMO FARE? A cura di Ercole Piani
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li ultimi episodi che hanno visto nella nostra comunità ancora così presente il fenomeno del suicidio ci richiede di suggerire, come in passato, alcune riflessioni. Il titolo del tema è molto ambizioso: aiutare una persona a rischio suicidale è qualcosa di delicato che meriterebbe una lunga trattazione. Per comprendere e aiutare la persona a rischio, si possono prescrivere ricette, si può fare qualcosa e soprattutto questo “qualcosa” è a portata di tutti? Cioè il coraggio di dare la mano, di guardare negli occhi, di cogliere quel dolore che talora si manifesta soltanto attraverso gli sguardi delle persone. L’aiuto da portare non è improvvisato o causale, dettato da qualche intuizione o semplicemente dal buon senso (anche se la maggior parte dei comportamenti risponde a regole di elementare buon senso): esistono, infatti, ricerche e iniziative che si basano su queste linee guida, fino a essere codificate da tutte le Associazioni le cui finalità sono lo stu-
dio del fenomeno suicidario. Non si tratta quindi di diventare psicologi o psichiatri, ma di diventare coscienti che da parte di tutti si può intervenire e in alcuni casi ciò che si può fare è veramente decisivo. Ci sono zone, come nella nostra provincia, nella quale si muore di più per suicidio che per incidenti stradali. È importante apprendere alcune cose semplici che è opportuno fare e conoscerne altre che è bene evitare. Da parte mia, ancor prima di affrontare il tema del suicidio, sento forte il desiderio di dedicare questo nostro incontro a tutte quelle persone che hanno perso un loro caro per suicidio ed è per questo che chiedo il contributo, che si trova al termine della mia trattazione, della dottoressa Daniela Pianta, per dire qualcosa sulla sofferenza delle persone che perdono un loro familiare o amico; perché Il lutto, questo lutto in particolare, è la situazione di maggiore abbandono per le persone. Si fa poco per le famiglie dopo la morte dei propri cari. Inoltre ho conosciuto tante per-
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sone, parenti o conoscenti di un suicida, che portano su di sé il peso di aver sottovalutato alcuni segnali che, col senno di poi, non avevano capito. Voglio subito evidenziare che non esiste alcuna responsabilità perché capita anche alle persone dedicate al sostegno e all’aiuto di non cogliere sempre questi segnali; quindi parlare apertamente di suicidio, serve per a-
iutare tutti noi a capire questo fenomeno che accompagna la nostra esistenza. Tralascio i dati statistici che, seppur espressivi, toglierebbero, in questo contesto, spazio alle altre informazioni; soffermandomi solo sul dato che pone la Provincia di Sondrio ai vertici nella nostra nazione in sintonia con i valori riscontrati sull’arco alpino in Francia, Svizzera e Austria. Il fenomeno è monitorato con at-
tenzione, ma devo anche informare che l’Osservatorio sul suicidio in Lombardia, nato nel settembre 1995 e col quale ho collaborato in qualità di membro, ha cessato il suo lavoro di ricerca e studio e quest’Organismo era il vero presupposto per portare quei contributi che tutti noi attendiamo. Tornando al nostro argomento, tutte le volte che la notizia di un suicidio ci raggiunge in genere ci sono incredulità, sbigottimento, costernazione, sorpresa; si esprimono sentimenti forti ed eclatanti, ma poi inesorabili calano il silenzio, il disinteresse o la rassegnazione, come se davanti all’evento niente fosse possibile, trattandosi di qualcosa di temuto ma ineluttabile. Quello che ogni volta ci stupisce, è che si tratta di persone che, apparentemente, non avrebbero nessun motivo per desiderare la morte: sono persone spesso giovani, in buona salute, hanno un lavoro, una famiglia, una vita "normale". Ma dietro questa facciata di "normalità", si cela un abisso di sofferenza e disperazione, invisibile agli occhi del mondo, e spesso, invisibile persino agli
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occhi dei familiari e degli amici più cari. E’ importante sapere che, per affrontare il tema della prevenzione senza entusiasmi o facili affaccendamenti rinunciando alla rassegnazione, si possono porre alcune semplici osservazioni e raccomandazioni utili e importanti. ESSERE CONSAPEVOLI DEI SEGNALI DI ALLARME Non esiste una persona a rischio “tipica”. Può accadere a giovani o anziani, ricchi o poveri, colti o ignoranti. Per fortuna vi sono dei segnali d’allarme che, se presi sul serio, possono salvare una vita; ecco quindi che una persona è a rischio se: - Afferma che vuole uccidersi (quasi sempre è detto, non a
tutti - ma a qualcuno è confidato); - Ha difficoltà rispetto al sonno e all’alimentazione; - Tende a isolarsi dagli amici e dalle occasioni sociali; - Non ha interessi per la scuola, il lavoro, gli hobby ecc.; - Si prepara alla morte con piani e programmi per la fine (quasi sempre la morte è programmata: dove - come - quando). - Regala cose di valore cui in precedenza era attaccato; - Ha tentato il suicidio in precedenza; - Corre rischi non necessari (esiste un dato non trascurabile di falsi incidenti che, in effetti, sono suicidi); - Ha avuto recenti gravi perdite nella vita;
"Campo di grano con corvi", del luglio del 1890, uno dei dipinti più drammatici e disperati di Vincent Van Gogh (1853 - 1890). È stato realizzato solo venti giorni prima della sua morte per suicidio.
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- E’ preoccupato rispetto alla morte e al morire (può sembrare paradossale ma spesso questo dato è riscontrato nelle persone che si uccidono); - Ha perso interesse per il suo aspetto; - Aumenta l’uso di alcool, farmaci e droghe. COSA E’ IMPORTANTE FARE * Ascoltare e incoraggiare l’espressione dei sentimenti, d’ogni sentimento. Accettare tali sentimenti. Ascoltare, ascoltare - è importante ascoltare le parole, ancor più la persona che ci sta davanti. * Non giudicare, non entrare nel merito se il suicidio sia giusto o sbagliato o i sentimenti siano buoni o cattivi. Non fare lezioni sul valore della vita. * Impegnarsi ed essere disponibili. Dimostrare interesse e sostegno. * Non sfidare la persona a farlo. * Non mostrarsi sconvolti o scioccati; questo mette una gran distanza tra la persona a rischio e gli altri. * Non impegnarsi a mantenere il segreto. Cercare aiuto e supporto. * Offrire sempre la speranza che ci possono essere alternative, ma non offrire facili e insicure rassicurazioni. * Agire. Rimuovere sostanze e mezzi pericolosi (veleni, armi
ecc.) * Cercare aiuto presso persone o enti competenti (il Centro psicosociale è aperto dal lunedì al sabato, per informazioni 0342/712303.) I FALSI LUOGHI COMUNI Chi dice di uccidersi non lo farà. Non è vero. Di solito chi tenta o commette un suicidio, ha fornito indizi preoccupanti: ” sarete tristi quando sarò morto!”, “non vedo altra soluzione” non sono affermazioni da sottovalutare come fossero uno scherzo. Chi tenta di togliersi la vita è matto. Non è vero. La maggioranza di chi tenta o si toglie la vita non è pazzo o psicotico. Chi cerca sollievo nella disperazione premendo il grilletto della morte, ha disturbi non eguagliabili a quelli di un malato mentale. Se una persona ha deciso di uccidersi, non c’è più niente da fare. Non è vero. Anche chi accarezza l’idea della morte, ondeggia sino all’ultimo minuto tra la voglia di vivere e la voglia di morire. L’impulso di morire può, in alcuni casi, essere bloccato. Chi tenta il suicidio non vuole essere aiutato. Non è vero. Studi accurati han-
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no accertato che più della metà delle vittime hanno chiesto aiuto a un conoscente o al medico almeno sei mesi prima della morte. Parlare di suicidio con il depresso può essere contagioso. Non è vero. Non è provato statisticamente che parlare di suicidio induca al suicidio. E’ vero l’opposto. Discutere apertamente di suicidio può indurre chi ha quest’idea a riflettere e a desistere. Il giovane si è ucciso perché non è stato aiutato dai parenti o dagli amici. Non è vero. I genitori, i fratelli, i mariti, le mogli, la generalità dei parenti e degli amici non hanno le risorse adeguate per aiutare il depresso a guarire e a salvarlo quando ha deciso di morire. L’impulso può essere bloccato; se non lo è, la colpa non è certo dei parenti. Dopo il suicidio è saggio tacere. Non è vero. Il falso pudore impedisce di affrontare e denunciare la gravità dell’epidemia. Conclusioni Per terminare vorrei utilizzare il pensiero di Eugenio Borgna, a mio giudizio il massimo psichiatra italiano vivente, con il quale
è stato prezioso per me confrontarmi in convegni e relazioni intercorse in questi anni. “In ogni esperienza di suicidio certo la speranza si oscura, anche se non sempre si oscura. Come Leopardi ha scritto, “una goccia, una scintilla di speranza si nasconde anche nel suicidio”, anche in questa scelta che sembra essere proprio “la tomba della speranza”, cioè la chiusura di ogni possibile sguardo al futuro. E in questa mancanza a volte di soccorso, di parole che aiutano, siamo tutti corresponsabili nel suicidio di chiunque, qui o al di fuori di qui, Giovane o Anziano se giunge alla morte muore anche qualcosa in noi. Cioè al coraggio di dare la mano, di guardare negli occhi, di cogliere quel dolore che talora si manifesta soltanto attraverso gli sguardi delle persone. La psichiatria moderna tende oggi – e ogni psichiatria che non faccia questo è una psichiatria antichissima e lontana – a usare un linguaggio della vita quotidiana. È solo utilizzando il linguaggio dei sentimenti quotidiani, dei sentimenti apparentemente così estranei alla psichiatria, come la simpatia, come l’amore, che la psichiatria riesce a comunicare qualcosa e soprattutto ad essere umana sino in fondo. Forte è poi la ten-
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tazione di considerare chiunque abbia tentato il suicidio oppure si sia arenato nelle sabbie terrificanti del suicidio come uno psicopatico, come qualcuno con cui non valga la pena di confrontarsi, come qualcosa di insignificante. Questi clichés, questi modi pseudoscientifici di evitare problemi umani laceranti che vive ciascuno di noi sono assolutamente intollerabili e inaccettabili”. Allora è più semplice per me invitare chi vive il dramma di questo disagio di riflettere perché la possibilità di superare queste difficoltà esiste; gli operatori del nostro territorio, che sono impegnati professionalmente nell’aiuto alle persone, hanno gli “strumenti” per conoscere, capire e aiutare; non dobbiamo più portarci dentro questo peso, è un nostro diritto trovare aiuto. Infine vorrei citare una mia esperienza che, soprattutto in questo contesto, mi piace condividere con voi; sono passati molti anni ma è ancor vivo il ricordo dell’incontro con Suor Maurizia dell’Ordine delle Misericordine, alla quale riportavo alcune mie preoccupazioni in merito alla morte di un conoscente nella solitudine di un suicidio e lei subito mi ha risposto: ” non è stato solo con lui
c’era il suo Angelo Custode”. Credo proprio che queste donne e uomini questi nostri ragazzi e ragazze che hanno scelto di porre fine alla vita, conoscendo questa enorme sofferenza che ha caratterizzato quel periodo della loro vita, siano stati accompagnati a cospetto del Padre Celeste da quell’Angelo e che Dio abbia tenuto conto del prezioso valore di quella sofferenza.
Bibliografia: Ballantini M. (1999) suicidio e società – una speranza dalla prevenzione Franco Angeli editore – interventi di Eugenio Borgna e Ercole Piani. Pavan L. (1995), Paura della morte e suicidio, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma Cassano G. (1996) la depressione diagnosi e terapia, UTET, Torino
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AIUTARE CHI RESTA di Daniela Pianta una persona del noQ uando stro paese, della nostra cerchia di conoscenze, della nostra comunità compie un gesto così tragico come quello del suicidio subito ci chiediamo quali siano state le ragioni, come sia stato possibile. Domande aperte, senza risposte certe o definitive sulle ragioni di quel gesto. Sappiamo però con certezza che parenti, amici della persona scomparsa rimangono segnate dolorosamente, profondamente, indelebilmente da questo drammatico evento. In termini scientifici queste persone sono state denominate "sopravvissuti": è una parola forte, che solitamente usiamo per persone che attraversano esperienze estreme - pensiamo ai sopravvissuti dei campi di sterminio. Chiamarle così vuole proprio evidenziare quanto sia devastante e traumatica l'esperienza
del suicidio di una persona cara. Che fare allora per loro? Importante che ognuno, la comunità tutta sia aperta e con sensibilità mandi dei segnali che questa profonda ferita è degna di rispetto, attenzione; che si può/deve parlare di quanto è accaduto, di quanto ciò abbia addolorato e profondamente ferito. Infatti, parlandone, e trovando qualcuno attento ad ascoltare, si allevia e si può diminuire il sentimento di vergogna che sempre accompagna il "sopravvissuto". Egli si pone mille interrogativi sulle ragioni, sul significato del suicidio, sentendosi quasi inevitabilmente in colpa; talvolta reagisce a questo senso di colpa non volendo più parlare di quanto accaduto, tentando di superare il trauma semplicemente con il passare del tempo.
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Sappiamo invece che si forma una sorta di catena generazionale rispetto al gesto del suicidio - un suicidio di oggi richiama quello di anni prima di un altro familiare - catena che va spezzata. E si può farlo aiutando il “sopravvissuto” ad elaborare quel profondo dolore. Il “sopravvissuto” va accolto
con rispetto e aiutato ad accogliere un aiuto per sé, un aiuto professionale che si può chiedere agli operatori dei servizi per la salute mentale – il Centro Psico Sociale a Tirano opera da anni, spesso silenziosamente, necessariamente con riservatezza, anche per queste delicate situazioni.”
DALLA BOLIVIA
C
arissimi Tiranesi,
il tempo passa veloce ed è facile dimenticarsi delle persone e dell'esperienze vissute assieme. La distanza non aiuta a tenerci vicino per questo arrivo a tutti voi con questa lettera, anche solo per ringraziarvi degli aiuti materiali e spirituali che sempre avete avuto nei miei confronti. Da qualche settimana sono iniziate le nostre attività: la scuola di falegnameria con 14 ragazzi che vivono e studiano nella nostra casa, il convitto delle ragazze con 16 giovincelle che vengono tutte dalle comunità più lontane, l'asilo con 30 bambini e l'oratorio domenicale per
evangelizzare i bambini nello stare insieme con lo stile educativo di Don Bosco. Negli ultimi anni si è notato come la gente ed anche i giovani vanno in città in cerca di lavoro o a studiare. Questo causa una diminuzione demografica che influisce molto sulle attività parrocchiali, a volte ci si scoraggia e ci si chiede se vale la pena stare qua. Cerco di scacciare questi cattivi pensieri pensando che il Signore mi ha chiamato per stare con questa gente: gente semplice, contadina, accogliente. Quest'anno sarà speciale perchè finiamo ed inaugureremo la
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Facciata della chiesa prossima a essere dedicata
nuova chiesa parrocchiale: un'avventura che mi ha coinvolto direttamente e che è durata quasi 3 anni. Abbiamo costruito questa chiesa solo con la PROVVIDENZA. Ho avuto una dimostrazione che davvero si possono fare grandi cose confidando nell'aiuto delle persone e nella generosità. L'11 aprile verrà consacrata dal Card. Francesco Coccopalmerio, il quale ha accettato il mio invito. Non è solo per inaugurare una chiesa, ma perché possa anche conoscere una "chiesa" dall'altra parte del mondo, come disse a suo tempo il Papa Francesco. C'è molta agitazione ed aspettativa an-
che per la gente per questa visita unica ed eccezionale. Spero che la costruzione della chiesa non sia solo servita per dare lavoro alle persone ma che sia motivo per evangelizzare e mantenere la belle fede semplice che queste persone portano nel cuore. Anche voi cari tiranesi, avete collaborato a questo sogno e vi ringrazio di cuore. Anche se vivo lontano, mi sento sempre tiranese e vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre preghiere. Che il Signore vi benedica
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P. Stefano Mazza, parroco di Pasorapa Bolivia
Carissime Sorelle, il giorno 21 febbraio 2015, dall’Ospedale “Bassini” di Cinisello Balsamo, il Signore ha chiamato a sé, improvvisamente la nostra giovane sorella Suor Mery Agnese CABASSI. Nata a Tirano (Sondrio) il 15 agosto 1974. Professa a Torino “Basilica di Maria Ausiliatrice” il 6 agosto 2006. Appartenente all’Ispettoria Lombarda “Sacra Famiglia” – Italia. Mery nacque a Tirano all’ombra del magnifico santuario della “Madonna di Tirano” nel giorno particolarmente dedicato alla Vergine Assunta in cielo. Si può dire che nella sua breve vita, Maria l’abbia particolarmente arricchita donandole due occhi che rivelavano una profonda serenità interiore, un cuo-
re sensibile e una voce armoniosa. All’età di nove anni perse il papà e la mamma crebbe i due figli, Luigi Simone e Mery Agnese in un clima ricco di valori umani e cristiani in cui non mancava la gioia e la fiducia nella provvidenza. Tale ambiente sereno favorì in Mery una maturazione al senso del dovere rivelando una capacità di dono vissuto nella gioia. Trascorse la sua fanciullezza e adolescenza a contatto con le FMA dapprima nella scuola dell’Infanzia e in seguito come oratoriana entusiasta e allegra. Amante del canto portava la sua nota gioiosa nel cortile dell’oratorio e in Parrocchia nella catechesi e nella liturgia. Dopo aver conseguito la maturità presso l’Istituto tecnico commerciale con specialità linguistica e il post diploma di esperto informatico per la gestione aziendale, lavorò come impiegata in uno studio privato ma la sua presenza in oratorio non è mai venuta meno. Di carattere sereno, sapeva animare le ricreazioni e gli incontri con le ragazze. La chiamata del Signore alla vita religiosa si fece sentire presto, ma la sofferenza di dover lasciare sola la mamma le impediva di prendere una decisione. Dopo molta preghiera e discernimento il 15 ottobre del 2002, all’età di 28 anni, Mery lasciò la sua
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Passaggio di Suore
Suor mery cadassi
Tirano e iniziò il cammino formativo del periodo di Verifica e Orientamento nella comunità di Milano in via Timavo. Trascose il Postulato a Torino nell’impegno di approfondire una relazione più viva e autentica con Cristo. Il 6 agosto 2006 emise i primi voti religiosi, dopo aver vissuto serenamente il periodo del noviziato a Contra di Missaglia (LC). Nella sua semplicità e ricerca di quanto Dio le chiedeva, Mery aveva fatto sua un’espressione di Maria che più volte ha usato nella domanda di ammissione alle varie fasi formative e di rinnovo dei voti: si sentiva come Maria uno spazio piccolo, ma fecondo, dove Dio stava compiendo grandi cose di fronte alle quali lei stessa si stupiva. Il suo primo campo di lavoro fu a Metanopoli tra i bimbi della Scuola dell’Infanzia e in quel periodo cominciò a frequentare il corso biennale di qualificazione per la formazione di Animatori Musicali e anche l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Nel 2009, venne inviata a Pavia “Maria Ausiliatrice” come Educatrice di Scuola dell’Infanzia e insegnate di religione ai bambini di 1^ e 2^ della scuola Primaria. Nel 2012 passò a Cinisello Balsamo “Gesù Adolescente” dove ha realizzato con entusiasmo il laboratorio musicale e l’educazione religiosa in tutte le classi della scuola dell’Infanzia mentre nella parrocchia della Crocetta era impegnata nella Catechesi, faceva parte del
coro e animava l’oratorio. In tutte e tre le realtà i bambini, le maestre, i genitori l’hanno molto amata e stimata per la sua attenzione educativa e competenza didattica. I ragazzi dell’oratorio della Crocetta hanno apprezzato in lei la gioia, la capacità di ascolto e di dare consigli senza mai essere invadente. Suor Mery è sempre stata una presenza semplice, discreta e riservata, a volte silenziosa, generosa nel bisogno, sempre in punta di piedi nell’avvicinare le persone, con una passione che la portava ad amare i bambini, i piccoli suoi prediletti: in mezzo a loro ha realizzato la sua vocazione ad una dedizione totale e appassionata. Maria, che l’ha custodita con avorevolezza preveniente e materna, in giorno di sabato, in modo improvviso, l’ha accompagnata silenziosamente all’incontro con il Dio della sua vita. Anche in quel momento, nel cuore di suor Mery, amante della musica a del canto, è sgorgata spontanea, come espressione di grazie, la melodia: l’anima mia magnifica il Signore!. Noi crediamo che in quest’ora particolare di distacco, il Signore sta già illuminando i nostri sentieri e ci accompagna attraverso vie sassose verso nuovi volti di profezia.
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L’Ispettrice Suor Maria Teresa Cocco
RICORDIAMOLE Nei mesi scorsi altre tre suore FMA che hanno operato nella nostra comunità sono decedute: SR. ROSA BARLOCCO Nata a Dairago (Milano) il 28 novembre 1924 A 16 anni, in una sosta a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, si sentì attirata dal quadro di Maria che sovrasta l‘altar maggiore ed ebbe la sensazione che la Madonna la volesse tutta sua, per sempre. Ne parlò col parroco, suo confessore e grande devoto di don Bosco, che la indirizzò nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A 21 anni, il 29 gennaio 1946, Rosa lasciò la sua Dairago per Milano, via Bonvesin de la Riva. Fatta la prima professione religiosa il 6 agosto 1948 venne destinata a Triuggio come guardarobiera compito che
svolse, in tempi diversi, per più di 40 anni, nelle case di Milano, via Timavo, Laigueglia. Fu a Tirano solo per due anni dal 1985 al 1987 come responsabile del Pensionato anziani nell’originario fabbricato del “ricovero” che ristrutturato negli anni precedenti il 1 ottobre 1985 venne riaperto per l’accoglienza di anziani autosufficienti. Una consorella che visse accanto a suor Rosa, la ricorda serena, accogliente, e pervasa da un ardente spirito apostolico. Suor Rosa fu davvero un’anima tutta di Dio. Nella sua vita non si trovava nulla di banale, sempre presente a se stessa e in atteggiamento di disponibilità verso le sorelle. Delicata e premurosa sapeva creare un ambiente caldo e fraterno all’interno della comunità per il suo carattere dolce e mite, capace di accogliere tutte con un bel sorriso. Tra i suoi scritti si legge: «Con la grazia del Signore ho lavorato per tanti anni con cuore salesiano, facendo tutto per la gloria di Dio, l’amore ai giovani e il bene della Congregazione». Si è spenta il 9 dicembre 2014 a Clusone dopo una lunga sof-
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ferenza lasciando in tutti il ricordo di una vita felicemente realizzata nell’entusiasmo della propria vocazione.
SR. LUIGIA CASSINERIO Nata a Somma Lombardo (Varese) il 15 novembre 1915 Luigia nacque a Somma Lombardo, terra che ha dato alla Congregazione salesiana parecchie vocazioni. Trascorse la sua infanzia e adolescenza godendo del clima sereno della casa, dell’amore dei genitori, dei nonni, di un fratello e di una sorella Battezzata da un ex allievo salesiano, cresimata dal Vescovo salesiano Mons. Comin e seguita spiritualmente da don Luigi Castano, Luigia non poteva che essere Figlia di Maria Ausiliatrice. A 21 anni chiese di entrare nell’Istituto e subito il papà si ammalò dicendo che la malattia era dovuta alla sua partenza. Colpita da questo fatto rimase in famiglia fino a 25 anni. Nel 1940 entrò come postulan-
te a Milano e nell’agosto dello stesso anno passò nel noviziato di Bosto di Varese. Nel 1942 fece la sua prima Professione e subito venne inviata come aiuto alla comunità a Nasca, un paesino dell’alto varesotto da cui si domina il Lago Maggiore. Vi rimase solo un anno poi passò a Legnano S. Domenico dove rimase fino ai voti perpetui. Suor Luigia rimase ancora a Legnano come animatrice di comunità, compito che svolse, in tempi diversi, per 28 anni nelle case di Castano Primo, Cinisello “Gesù Adolescente, Paullo, Rho e Laigueglia. Dal 1972 al 1973 suor Luigia fu economa a Contra di Missaglia in seguito telefonista a Zoverallo e, nel 1987 all’età di 72 anni passò a Tirano dove rimase fino al 2009. Anche a Tirano suor Luigia seppe donare il meglio di sé nel servizio di accoglienza nella portineria della scuola materna accogliendo tutti con grande cordialità in particolare i bimbi che venivano portati prima dell’arrivo delle insegnanti. All’età di 94 anni venne accolta nella casa di Contra di Missaglia dove è deceduta il 15 gennaio 2015. Trascorse gli ultimi anni nel silenzio, nella preghiera e nell’abbandono confidente alla volontà di Dio. Sempre scherzosa fino alla fine diceva
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alle infermiere che la mettevano a letto: «Grazie, avete messo a posto la vostra bambina
vecchia». Suor Luigia ci lascia il ricordo di una vita felicemente realizzata nella gioia della propria vocazione.
SR. EBE VASSENA Suor Ebe nacque a Campione d’Italia (CO) il 16 luglio 1924 in una famiglia dove ricevette tanto affetto. I suoi genitori,lo attesta lei stessa, “non erano tanto religiosi, ma la loro rettitudine e onestà mi aiutarono a formarmi un carattere buono”. La prima Comunione risvegliò in lei un grande amore per Gesù e così andava formandosi spiritualmente, aiutata anche dal suo confessore. Conobbe le Figlie di Maria Ausiliatrice a nove anni e da loro frequentò le ultime tre classi della scuola primaria. In questo ambiente ebbe inizio la devozione a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco. Durante la seconda guerra mondiale ebbe ad affrontare tanti rischi lavo-
rando con un gruppo di partigiani; più volte venne perquisita e minacciata di fuciliazione da parte dei tedeschi. Ma il Signore vegliava su di lei e fu salva. Si legge nel suo diario: “Solo la grande fiducia nella preghiera e la forza di volontà mi hanno aiutata a superare questi momenti difficili”. Intanto aumentava in Ebe il desiderio di donarsi tutta al Signore, ma incontrava tanti guai a parlare ai genitori di “farsi suora”. Nel frattempo finì la guerra, si aprirono le frontiere e Ebe potè finalmente presentarsi alle FMA a Milano. Dovette però aspettare la maggiore età per avere il consenso dei suoi genitori. Il tempo del postulato si svolse in serenità. Non fu così durante il noviziato, Ebe ebbe momenti di sconforto, il dolore della mamma era irremovibile e il papà soffriva in silenzio. La tentazione di ritornare a casa era forte… La professione fu rimandata per un terzo anno. Tuttavia vinse il suo amore per Gesù e il desiderio di essere sempre più sua. Finalmente arrivò il giorno tanto desiderato della Professione: tanta gioia nel cuore, ma anche tanta sofferenza per la morte improvvisa della mamma. Il suo primo campo di azione fu a Milano-De Angeli dove lavorò per seguire ragazzi/e figli dei lavo-
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ratori della Ditta De Angeli Frua. Una vita donata in semplicità e serenità, una donna di preghiera e amica dei poveri. Sr. Ebe lavorò anche in diverse case come educatrice della Scuola dell’Infanzia, sempre attenta ai suoi piccoli e molto apprezzata dai genitori. Per 28 anni fu Direttrice di comunità a Cinisello, Binzago, Sormano e Lissone mantenendo un rapporto cordiale, un affetto sincero e una ricerca del vero bene per ciascuna consorella. A Tirano fu direttrice dal 1976 al 1982 nel periodo in cui venne edificato il nuovo stabile del Giardino d’Infanzia a Madonna e fu ristrutturata la sede di Viale Garibaldi, 2 affrontando con energia e sere-
nità le difficoltà derivanti dal portare avanti l’attività educativa del Giardino d’Infanzia in ambienti provvisori e ristretti come pure quelle derivanti dalla stretta convivenza della comunità delle Suore con gli anziani della Casa di Riposo dove provvisoriamente tutta la comunità dovette risiedere. Gli ultimi anni della sua vita trascorsi nella casa di riposo a Contra di Missaglia dove è mancata il 16 febbraio 2015 furono anni di pace e di ottimismo, nonostante la sua sofferenza per aver perso la vista. Ora vive nella luce e nella pace del suo Signore a cui ha donato tutto di sé.
Plasmati con la luce di Dio
C
on il traguardo della vita terrena termina il sospirare, il soffrire, il gemere. Entriamo, se abbiamo vissuto bene, nella Luce che ci ha plasmati, nel calore che ci ha forgiati, nella Vita che ci ha redenti. Siamo abbracciati per sempre dall’amore di quel Dio che Gesù Cristo che ci ha rivelato. Pensati con amore, attraverso la morte, siamo abitati per sempre dal desiderio di Dio di vederci accanto a Lui. Così siamo unici, siamo singolari, siamo santi… abbiamo vissuto veramente come il Signore ci ha proposto e nell’eternità tutto sarà luce, chiarore, vita piena. - 33 -
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asualmente in Tv ho sentito parlare l’autore del libro, Mario Calabresi, giornalista direttore del giornale La Stampa, che raccontava come lo spunto gli fosse venuto
dall’esperienza degli zii. Incuriosita ho acquistato e letto il libro dal titolo emblematico “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa” Ed Mondadori. Nel libro si intrecciano le vicende vere di tante persone che con le loro esistenze hanno contribuito a cambiare il mondo; si parte con la storia degli
zii dell’autore, Gianluigi e Mirella, che negli anni settanta si sposano e stilano un’insolita lista di nozze “22 letti per adulti, 9 lettini per bambini, culle per neonati, lenzuola, elettrocardiografo, microscopio, lettino operatorio, lampada operatoria, attrezzi per la chirurgia. Sulle partecipazioni, sotto il loro nome, c’è scritto “Lacor hospital; Gulu; Uganda”. Così dopo un viaggio di nozze di una settimana in Val d’Aosta partirono per questo ospedale tutto da costruire, lui per specializzarsi in chirurgia, lei in pediatria tropicale. E lì si fermarono per cinque anni, perché il posto li affascinò, nonostante non ci fosse nulla, solo il reparto maternità, la missione dei comboniani poco lontano ed una piccola casa. Mirella dopo la prima visita al luogo scrisse una lettera a casa - ecco dove nasce il titolo del libro - ove l'entusiasmo fa superare qualunque problema. Scriveva tra l’altro: "Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa". L’autore ci racconta le tante difficoltà affrontate dagli zii, ma pure le gioie comunque speri-
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letto per voi
Si può fare …
mentate, e riassume con dei numeri le conseguenze di quella strana lista di nozze: “Saint Kizito Hospital,Matany, Uganda, anno 2013: 284 posti letto, 7 medici, 65 infermieri, 8 ostetriche, 4 fisioterapisti, 39.352 visite ambulatoriali; 10.000 ricoveri, 2089 operazioni chirurgiche, 1416 bambini nati”. Si potrebbe pensare che l'esperienza descritta sia stata possibile solamente negli anni 70, anni di fermento sociale ed intellettuale, anni di speranza rispetto alla capacità di cambiare il mondo. Ma oggi ? L'autore, in continuità con quanto ha espresso anche nei suoi libri precedenti – ho letto e ne consiglio la lettura di "Spingendo la notte più in là" 2007; "Cosa tiene accese le stelle" 2011 – apre sempre ad una ragionevole ed intelligente fiducia e speranza. Così nel libro compaiono tanti altri protagonisti: giovani e meno giovani di oggi, che insieme con tanti, missionari, laici, volontari continuano l'esperienza di lavoro nell'ospedale di Matany ed in tanti altri luoghi dell'Africa – e nell'attualità laggiù tanti stanno affrontando eroicamente, nel silenzio di tanta nostra informazione, la sfida dell'epidemia dell'Ebola. Nel libro compaiono inoltre an-
che le storie di giovani di oggi che cercano la loro strada. Calabresi ben descrive la loro situazione: "I giovani sono diversi dagli adulti e vivono in una terra sconosciuta ai loro genitori ed ai loro nonni. Sono nati più privilegiati, non hanno sofferto la fame, hanno avuto comodità che tutti quelli che li hanno preceduti si sognavano, ma ora sono di fronte a praterie d'incertezza”. Non sono spinti dal bisogno come i loro nonni, ma cercano
spazi ed opportunità lasciando l'Italia per sperimentarsi nel mondo. Nel libro sono riportate varie esperienze, positive, di ricerca. Calabresi per questi giovani cita un pensiero imparato dai cinesi: "Bisogna comportarsi come i pesci in un grande fiume. In caso di improvvise correnti o ostacoli, il pesce deve adattarsi veloce-
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mente ai cambiamenti, che non può prevedere. E saprà, sempre, istintivamente, reagire". E cita un proverbio sempre cinese "Usa il cuore per pensare". Ancora per condividere ed aiutare questi giovani alla ricerca di un lavoro, di un posto nel mondo che consenta di renderlo migliore Calabresi racconta, poi, di un vecchio, il professor
Marcello Cesa Bianchi, che ha raggiunto gli 88 anni, che lancia ai giovani questo pensiero: “E’ sbagliato pensare che le cose rimarranno così: guardate come sono cambiate in dieci anni e avrete la certezza che fra altri dieci il mondo sarà ancora diverso, e non sta scritto in nessuna parte che debba essere in peggio. Anche nelle situazioni più cupe e difficili c’è sempre la
potenzialità non per fare miracoli, ma per migliorare la situazione, per tenere vive le istanze di cambiamento. Fate cose innovative, cercate di influire sulla realtà che vi circonda, non svalutate e non impedite alla vostra individualità di emergere. Soprattutto non rinunciate mai alle vostre possibilità anche di fronte agli insuccessi”. Durante la lettura del libro – contagiata dai tanti esempi di fiducia e generosità raccontati -mi si è affacciato il desiderio di poter contribuire in qualche modo anch'io alla continuazione di questa esperienze positive... Con mia sorpresa e soddisfazione alla fine del libro ho trovato le parole di Calabresi che spiega che devolverà il ricavato delle vendite del libro al finanziamento di 30 borse di studio per formare ostetriche per l'Ospedale Matany ... Ecco il mio desiderio già realizzato con il semplice acquisto del libro! In finale comunque l’autore dà anche tanti altri riferimenti per chi volesse sostenere l'iniziativa e i tanti progetti di Medici con l'Africa Cuamm: c’è possibilità per tutti!
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Daniela Pianta
U
n presepe vivente attualizzato quello andato in scena a Tirano la vigilia di Natale, poco prima della S. Messa di mezzanotte. I ragazzi delle scuole medie, aiutati dai loro catechisti e catechiste, sono entrati nei panni di pastori, locandieri e angeli per rivivere e ricordare il mistero della santa notte di Betlemme. L’attenzione
principale non è stata la fedele riproduzione dei fatti del Vangelo, quanto il tentativo di mostrare il significato della nascita di Gesù. Don Nicola, il vicario dell’oratorio di Tirano, e due giovani catechisti, Martina e Ismaele, hanno impersonato tre angeli incaricati da Dio in persona di annunciare la nascita del Messia a tutti gli uomini. Sulla loro strada incontrano tante tipologie di uomini, dai senzatetto alla donna in carriera, che chiedono di potersi uni-
re al gruppo per andare a vedere chi è questo Messia annunciato. In maniera molto ironica gli angeli si domandano se sia il caso di portare davanti a Gesù, il Re dei re, gli ultimi, quelli che non hanno avuto fortuna nella vita o che l’hanno sprecata facendo scelte sbagliate. Consultando il Vangelo cercano le risposte alle loro domande e ogni volta si trovano costretti a portare con sé tutti coloro che incontrano sul loro cammino. Giunti nella piazza della chiesa di S. Martino, i personaggi del presepe e le persone che hanno partecipato all’evento vedono finalmente la famiglia di Nazaret, Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù, sistemati in una grotta. All’arrivo dei tre angeli e di tutti coloro che hanno voluto credere al loro annuncio un coro formato dai ragazzi di terza media intona il canto “È nato nel mondo”. Di fronte alla tenera immagine della natività dove una giovanissima Maria guarda con amore suo figlio protetta dall’abbraccio di Giuseppe, una voce inizia a recitare la “Lettera di buon Natale” scritta da don Tonino Bello. I ragazzi delle scuole medie hanno voluto mettere in scena un presepe vivente non per
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Attività d’Oratorio
Presepe vivente
rendere omaggio alla nascita di Gesù, ma per lanciare un messaggio chiaro al pubblico evitando che l’evento del Natale venisse vissuto come il semplice ricordo di un evento passato. Quelli fatti dai ragazzi sono stati auguri scomodi: «Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi
un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio». Auguri scomodi, anti conformisti e, per certi versi, anche fastidiosi, ma auguri veri che permettono di vivere il Natale non solo come ricordo, ma mettendo in discussione le proprie scelte di vita affinché Gesù possa trovare ogni giorno posto nelle nostre vite. Camilla Pitino
“Vedrai Miracoli… se crederai” L’esperienza del musical “Il Principe d’Egitto” realizzato dai ragazzi delle superiori per l’ordinazione di don Michele
D
opo quasi quattro mesi dall’ultima messa in scena, e con uno sguardo complessivo all’intera esperienza del musical, posso affermare con sicurezza che esso gira e ed è girato intorno a questa frase. Il significato, la storia, la morale, il messaggio che ne si ricava, la realizzazione. Una frase semplicissima, breve, ritornello della canzone che abbiamo usato per terminare lo spettacolo. La frase ripresa da don Francesco e da don Nicola per ricordarci che i miracoli esistono, eccome se esistono, ma non sono gratuiti: serve fede,
e speranza. E nel nostro caso… anche molto impegno. La proposta è arrivata come regalo per don Michele Pitino dai nostri catechisti, che nei mesi della realizzazione si sono trasformati da animatori a registi. All’inizio noi ragazzi non ci credevamo poi tanto, o comunque non ci facevamo molte domande, forse ci siamo buttati prendendolo come un gioco, noi che ci siamo sentiti dire “è un’occasione per stare insieme, per formare un bel gruppo”. Così è stato, in effetti, ma non potevamo immaginare che da questo percorso di unione, di crescita, da quest’occasione per noi ragazzi dell’Oratorio di passare molto tempo insieme, sarebbe uscito un risultato così ricco. Sicuramente a crederci per tutti
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quanti c’erano, appunto, i registi, che ci hanno presentato la maggior parte delle idee su un vassoio d’argento, già create, già pronte, già belle, e noi le abbiamo semplicemente indossate. Non senza fatica, non senza nervosismi, non senza la voglia, ogni tanto, di rinunciare a tutto. C’è stato un periodo in cui la frase più bella che potessimo sentire era “sabato prossimo niente prove”, sarebbe inutile negarlo. Sarebbe anche inutile negare che spesso siamo stati un po’ pigri, un po’ negligenti, un po’ svampiti nel ricordare chi e cosa e come dovessimo mettere in scena. Credo che nessuno si sia dimenticato di certe ramanzine ricevute, anche solo nei cinque minuti prima di finire. Ma insieme a questo ci sono state anche tantissime risate, momenti divertenti e irripetibili, attimi di soddisfazione per aver memorizzato un passo, una battuta, un’entrata in scena nel modo giusto. È stata anche l’occasione di imparare, di crescere, di acquistare la con-
sapevolezza che essere una squadra è una cosa meravigliosa, ma molto fragile: basta che manchi un elemento per squilibrare tutto, per non raggiungere il meglio. Credo che questa sia stata una delle principali lezioni che abbiamo potuto ricavare dalla nostra esperienza. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci meglio tra di noi, trovare delle amicizie, rafforzare qualche legame che stava prendendo polvere nel dimenticatoio; imparare anche che ci sono persone che hanno lavorato molto per noi, e continuano a farlo, ragazzi più grandi che ci hanno dato non solo l’occasione, ma anche i mezzi concreti, per realizzare qualcosa di bello. E come dimenticare le prime grandi emozioni nel guardare una scena completa, un dialogo fatto bene, una coreografia a tempo di musica? Nonostante l’impostazione dello spettacolo fosse stata già creata e studiata bene, ognuno di noi
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aveva la possibilità di proporre, ideare, modificare. Alle scene veniva data vita lì, da noi stessi, tra i primi abbozzi di scenografia sul pavimento freddo del salone dell’Oratorio. Ed eravamo noi a dare vita al musical, partendo sì da un’ottima base, ma il lavoro è stato anche nostro. Una cinquantina di ragazzi normali, non attori, non professionisti. Alcuni più portati di altri, alcuni più bravi nel ballare, nel cantare o nel recitare, alcuni delle umili ma comunque importanti comparse... insomma, io credo, un mix perfetto di personalità che lavoravano per lo stesso obiettivo. Un obiettivo grandioso, che alla fine di nove mesi di impegno, di sabati sera in oratorio, di problemi nell’organizzarsi e di soddisfazioni che pian piano aumentavano, è stato raggiunto. La rappresentazione di una storia stupenda, quella di Mosè che armato del coraggio di Dio riesce a liberare il popolo ebraico dalla schiavitù egiziana, con una colonna sonora ancora più emozionante. A conclusione credo che tutti quei sabati sera “sacrificati” siano serviti, e se tornassimo indietro lo rifaremmo ancora, ancora e ancora. Il nervosismo della prima messa in scena forse ci suggeriva il contrario… e anche quello della seconda, e della terza, della quarta e della quinta
realizzata a Dongo. Ma a fine spettacolo l’emozione che si prova è qualcosa di indescrivibile, come dopo aver passato un esame importante, anzi dieci esami, mille esami. Ma la cosa più stupefacente è che non si è mai so-
li. Non è mai solo merito o colpa di qualcuno. Si è sempre un gruppo, una squadra, una famiglia. Un insieme di persone che nella vita non esisterà mai così tanto come sul palco, ma che comunque è legato da una colla infrangibile: la Fede. E tra pizzate finali, sistemazione dei costumi e degli oggetti di scena, promesse di mantenere il gruppo che si è creato, credo che ognuno di noi senta il bisogno di dire: grazie. Grazie a tutti coloro che hanno permesso questa esperienza, a chi l’ha ideata, a chi l’ha finanziata, pubblicizzata, a chi è venuto a vederla e a Chi ha permesso che fosse realizzata. Sara Gobetti
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VIDEO MUSICALE
A
nche quest’anno i ragazzi dell’oratorio S. Cuore di Tirano hanno preparato una sorpresa musicale per la notte Santa. Da qualche anno a questa parte i giovani di Tirano si sono impegnati nel cantare, suonare e riscrivere brani musicali adattandoli al tema del Natale. Quattro i video musicali prodotti fino ad oggi. Nel 2008, l’anno dell’esordio, era stata scelta la canzone “Do they know it’s Christmas” seguita, nel 2010, da “Il dono più grande”. L’anno successivo è stata la volta di “Se bastasse una canzone” per concludere lo scorso Natale con “Un Sorriso in più”. Per questo 2014 i ragazzi hanno scelto di cantare “Uno di noi” di Eugenio Finardi, la versione italiana di “One of us” cantata da Joan Osborne. «Abbiamo scelto questa canzone per renderci conto e far rendere conto chi l’ascolta che Dio è in mezzo a noi» ha commentato Tommaso, uno degli organizzatori. Una cinquantina le persone coinvolte, quasi tutte adolescenti. «Ogni anno ci impegniamo in questo progetto per cercare di trasmettere il vero significato del Natale – ha aggiunto Saverio -, per non far-
ci prendere dalle cose superficiali legate a questa festa ». Ci è voluto un mese di lavoro per giungere al risultato finale, durante il quale i ragazzi hanno suonato, cantato, registrato basi musicali e video. La canzone
verrà trasmessa per la prima volta la notte di Natale e successivamente il video verrà caricato su Youtube. L’obiettivo dei giovani è quello di dare un messaggio a tutta la comunità e quest’anno quello che vogliono dire è che Dio è veramente in mezzo a noi anche se molte volte non ce ne rendiamo conto. «La sfida per il prossimo anno sarà quella di coinvolgere ancora più persone del nostro oratorio e fare in modo che tutti partecipino all’iniziativa» ha concluso Tommaso.
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Camilla Pitino
A PRAGA CON FIDUCIA
S
i è svolto nella città di Praga l’incontro organizzato dalla comunità di Taizé, tappa del pellegrinaggio di fiducia sulla terra giunto alla sua trentasettesima edizione. Giovani provenienti da tutta Europa si sono dati appuntamento nella capitale ceca per vivere insieme cinque giorni di preghiera, silenzio e condivisione dal 29 dicembre al 2 gennaio. La città di Praga ha ospitato i ben 35 mila giovani accorsi in famiglie e in spazi comuni messi a disposizione come scuole e palestre. Diversi i pullman provenienti dall’Italia, di cui due dalla sola città di Milano con a bordo anche alcuni giovani della nostra diocesi. Nonostante le temperature rigide la partecipazione è stata massiccia sia per il fascino esercitato dalla meta sia per il successo che sempre riscuotono le iniziative della comunità di Taizé. “Essere sale della terra”: questa la proposta rivolta ai giovani per l’anno 2015 dal priore della comunità, frère Alois. «Se siamo sale della terra, possiamo trasmettere il gusto di vivere – si legge nelle riflessioni proposte dalla comunità ai giovani -. E quando rendiamo bella la vita a coloro che ci sono stati affidati, la nostra esistenza acquista un senso». Sono quattro gli ambiti su cui la comunità ha invitato i giovani a soffermarsi e riflettere. La prima proposta è
quella di trasmettere intorno a noi il gusto di vivere, essere sale per dare sapore alla vita. I giovani sono stati chiamati a interrogarsi su ogni tema proposto, condividendo le proprie riflessioni in piccoli gruppi così da incontrare e conoscere le esperienze di ragazzi provenienti da diverse parti d’Europa.
«A Cuba molti dei giovani hanno sete di uscire dall’isolamento. Ci hanno chiesto di salutare, al nostro ritorno, i giovani di altri paesi, hanno bisogno di sentirsi vicini a loro. Per loro essere sale della terra vuol dire scegliere di tenere viva la speranza». Sono queste le parole riportare da frère Alois al ritorno dell’incontro con i giovani cubani ed è all’interno di un clima che cerca di costruire e, in certi casi, ricostruire la fiducia tra i popoli che è stato chiesto ai giovani presenti a Praga di pregare per i loro fratelli a Cuba. Il secondo tema proposto è l’impegno per la riconciliazione.
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L’ecumenismo è uno dei temi più cari alla comunità di Taizé che riunisce cristiani di tutte le confessioni. Nell’incontro di Praga sono giunti cattolici, protestanti, ortodossi, credenti e non credenti: nei confronti di questo pluralismo religioso la comunità ha chiesto ai giovani l’impegno di conoscersi, di confrontarsi, di superari antichi pregiudizi per vivere insieme come un’unica famiglia umana. Il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno, la comunità ha proposto ai giovani di meditare sul tema della pace. In ognuna delle parrocchie di Praga dove sono stati ospitati i giovani è stata organizzata una veglia di preghiera per la pace per accogliere il nuovo anno. Al termine della veglia i giovani hanno organizzato nelle scuole e nelle palestre la festa dei popoli: ogni nazione si è esibita in balli e canti tradizionali coinvolgendo i giovani di
altri Paesi. Commovente la proposta dei giovani ucraini che hanno scelto di non danzare per ricordare la drammatica situazione in cui versa il loro Paese, ma hanno chiesto ai giovani presenti di pregare per i loro connazionali. Infine, la comunità di Taizé ha chiesto ai giovani di porgere la loro attenzione alla questione ecologica, che non significa soltanto avere cura della terra ma anche distribuire le risorse in modo equo. Con l’intento di offrire uno spazio di confronto e scambio di idee per un nuovo tipo di solidarietà la comunità ha invitato i giovani al prossimo incontro che si terrà a Taizé in agosto. Sarà, invece, Valencia la tappa del prossimo incontro europeo del pellegrinaggio di fiducia sulla terra per la fine del 2015. Camilla Pitino
VICARIATI AL CAMPO INVERNALE
È
stata un’esperienza di svago e di fraternità quella che i vicariati di Grosio e Tirano hanno proposto dal 2 al 5 gennaio ai loro adolescenti e giovani. Dopo il Ritiro di Avvento, occasione intensa di riflessione e preghiera, i ragazzi sono stati invitati per qualche giorno sulle nevi (non abbondanti per la verità) del Trentino per il campo invernale.
Andalo Trentino è stata la meta, capace di offrire, oltre allo sci, la possibilità del pattinaggio, di una piscina con centro benessere e di panorami e scenari suggestivi per belle passeggiate. In tanti hanno risposto, così che Casa San Luigi, la casa in gestione ad una parrocchia di Mantova, che ospita anche altri gruppi, ha raggiunto la sua capienza massima
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di ottanta posti. Quattro sono stati i preti che hanno accompagnato i ragazzi con l’aiuto di validi educatori e anche questa è stata un’occasione di testimonianza semplice nei loro confronti. Svago, ma soprattutto condivisione dei vari momenti, capacità di adattarsi e rispetto delle esigenze di tutti. Turni di servizio, pulizie, adesione alle attività serali proposte, hanno fatto sì che ognuno partecipasse e contribuisse al buono svolgimento del campo. Si è creato un bel clima che ha permesso la conoscenza tra i ragazzi delle diverse parrocchie, che lungo l’anno avranno vari momenti di incontro, come le serate di preghiera per le vocazioni che si svolgeranno in diversi santuari nelle parrocchie, specialmente le più piccole, per favorire lo scambio e la convivialità tra i vari gruppi di adolescenti. Durante il soggiorno in Trentino
è stato bello poter condividere l’Eucaristia della domenica con la comunità di Andalo, accolti dal parroco don Giovanni Battista Zeni. La moderna chiesa costruita dietro l’antica permette l’accoglienza di numerosi fedeli, anche perché nel periodo invernale ed estivo la comunità si arricchisce di turisti che nel riposo vacanziero non dimenticano di mettere al centro il Signore Gesù, o per lo meno gli dedicano un momento… Dopo il riposo si riprendono i ritmi abituali, tra scuola e attività, con l’auspicio che il periodo trascorso insieme abbia favorito una rinnovata familiarità tra tutti e un modo nuovo di guardarsi e scoprirsi parte della stessa Chiesa, sempre giovane e vicina ai giovani con le loro caratteristiche, i loro sogni, le paure e le speranze.
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CONOSCIAMO MEGLIO LA PGS POLISPORTIVE ci dedichiamo alla promozione sportiva perché amiamo lo sport e crediamo nell'educazione attraverso lo sport GIOVANILI i giovani al centro, con la certezza che educare i giovani sia il servizio più prezioso oggi SALESIANE ci ispiriamo a Don Bosco e al suo sistema educativo Il nostro sogno che tutti i giovani possano imparare a dare il meglio di sè nella partita della vita La nostra certezza in ogni giovane c'è un punto accessibile al bene (Don Bosco) Il nostro segreto La santità che consiste nello stare molto allegri (Don Bosco)
La nostra marcia in più la comunità educativa La nostra missione uno sport per tutti La nostra preferenza i ragazzi meno fortunati La nostra scommessa rigenerare la società e lo sport a partire dai più giovani Il nostro specifico lo spirito di famiglia La nostra casa l'oratorio Un grazie a tutti volontari (allenatori, dirigenti, genitori, suore) che si impegnano nella PGS GOODNESS TIRANO per creare un ambiente educativo in cui le nostre atlete possano sentirsi accolte secondo lo stile evangelico dell'attenzione ai bisogni di ogni persona.
MINI VOLLEY 2014/15
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Domenica 29 martedì 31 marzo 2015 Una Chiesa in cammino Diciamo “sì” ad uno stile di comunione che sia autentica familiarità, rinnovata missionarietà, apertura alla collaborazione e condivisione DOMENICA 29 - ore 15.00 Apertura Triduo Eucaristico Segue Adorazione Eucaristica - ore 18.00 Santa Messa - ore 20.30 Celebrazione Penitenziale LUNEDÌ 30 - ore 7.00 - ore 9.00
- ore 15.00 - ore 16.30 - ore 20.30
Santa Messa Santa Messa Esposizione e Adorazione SS. Eucarestia Possibilità di Confessione Preghiera Comunitaria e Benedizione Preghiera per i ragazzi Santa Messa
MARTEDÌ 31 - ore 7.00 Santa Messa - ore 9.00 Santa Messa Esposizione e Adorazione SS. Eucarestia Possibilità di Confessione - ore 15.00 Preghiera Comunitaria e Benedizione - ore 16.30 Preghiera per i ragazzi - ore 20.30 Santa Messa e conclusione Triduo Predicatore: Don Corrado Necchi, Vicario Episcopale per la Valtellina e Valchiavenna - 46 -
Dati Anagrafici
UFFICIO ANAGRAFE - 2014-15 Sistema Informativo Parrocchiale Hanno iniziato la vita cristiana con il Battesimo Anno 2015 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
11 Gennaio 11 Gennaio 01 Febbraio 01 Febbraio 25 Febbraio 01 Marzo 01 Marzo
Davide Schiavone di Gaetano e Sara Della Cristina Viola Maifrè di Paolo e Sonia Savio Noemi Franzini di Dario e Ersilia Castelanelli Gabriele Morellini di Marco e Chiara Palazzo Suchada Bottura di Roberto e Ada Ferrari Alice Milesi di Mattia e Gabiria Scieghi Michele Pradella di Gabriele e Nicole Ghilotti
Hanno concluso la vita terrena Anno 2014 80
25 Novembre Armando Cabassi
di anni 66
81 82 83 84 85 86 87
04 Dicembre 14 Dicembre 16 Dicembre 19 Dicembre 19 Dicembre 28 Dicembre 21 Dicembre
Luciano Nazzari Angelo Scolaro Pietro Bertolina Mauro Leonardo Romeri Maria Bruni Ada Maria Besseghini Silvia Pensini
di anni 73 di anni 88 di anni 80 di anni 68 di anni 92 di anni 85 di anni 78
Santina Franca Mazzucchi Savina Borserio Alessandro Pelliccioli Elda Monteni Carla Tognolini Maria Gina Nazzari Giovanni Battista Terna
di anni 71 di anni 97 di anni 57 di anni 92 di anni 93 di anni 86 di anni 51
Anno 2015 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
02 Gennaio 03 Gennaio 07 Gennaio 07 Gennaio 10 Gennaio 11 Gennaio 12 Gennaio
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8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15.
13 Gennaio 16 Gennaio 16 Gennaio 22 Gennaio 23 Gennaio 27 Gennaio 29 Gennaio 31 Gennaio
Giuseppe Ranzani Edoardo Ciresa Giovanni Quadrio Giancarlo Bonacina Margherita Flora Nazzari Mario Zanni Gianfranco Rossi Giuliana Turri
di anni 89 di anni 86 di anni 80 di anni 73 di anni 98 di anni 88 di anni 28 di anni 92
16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23.
04 Febbraio 09 Febbraio 10 Febbraio 17 Febbraio 20 Febbraio 21 Febbraio 21 Febbraio 27 Febbraio
Ersilia (Silvia) Della Morte Carlo Della Vedova Luigi Fuscelli Adriano Giovanni Maganetti Irma Giuliana Piubellini Angela Bellagente Suor Mery Agnese Cabassi Iris D’Antonio
di anni 96 di anni 86 di anni 83 di anni 64 di anni 92 di anni 93 di anni 40 di anni 79
DATE UTILI Prima Confessione: Domenica 15 marzo ore 15.00 in San Martino - Per i fanciulli di 4° elementare festa del perdono
Mese di Maggio - Giorni Feriali: Santo Rosario in Santuario - Sabato e Domenica: nelle Cappelle della città con Benedizione delle Famiglie della Contrada
Sacramenti Cresima - Eucarestia - Sabato 9 maggio: Celebrazione Cresima - Domenica 10 maggio: Celebrazione Prima Comunione
Anniversari Matrimonio: Domenica 17 maggio ore 10.30 Le coppie interessate comunichino la loro partecipazione
Processione Corpus Domini Domenica 7 giugno: ore 20.30: dal Santuario verso San Martino - 48 -
GIOCHIAMO INSIEME a cura di LIDIA ROBUSTELLI
Il sacerdote in questione nacque in provincia di Pisa il 25 aprile 1914 e morì a Firenze il 15 febbraio 2006. La sua indole schiva e la profonda esperienza di vita di fede e di preghiera, insieme ad un amore appassionato alla Chiesa, hanno fatto di lui un instancabile ricercatore della Verità, un maestro e un riferimento sicuro per tanti discepoli e figli spirituali. La famiglia religiosa della Comunità dei Figli di Dio si è estesa, dall’eremo di “S. Sergio” a Settignano (Fi), a quasi tutte le regioni d’Italia. E ora anche in Gran Bretagna, Australia, Benin, Sri Lanka e Colombia. Impegnato in un continuo servizio alla Parola, nel 1971 ha predicato gli esercizi spirituali al Beato Papa Paolo VI e alla Curia Romana. Riconosciuto un maestro nell’ambito dell’esegesi spirituale della Scrittura, lascia una vastissima quantità di scritti: diari, meditazioni teologiche, studi sulla spiritualità e sulla santità cristiana occidentale e orientale, opere di teologia e spiritualità liturgica, poesie. ORIZZONTALI: 1 Comune in provincia di Bologna. 8 L’Armando di Dumas. 9 Nel rame e nell’alluminio. 11 Uno Stewart cantante. 12 L’obiezione dell’indeciso. 13 Uno degli esploratori della Terra Promessa (Nu 13,6). 15 Precedono il nome di un principe. 16 Fa trascendere. 17 Una vettura della Opel. 18 Il titolo della seconda sinfonia di Rimski-Korsakov. 19 La lettera delle gambe con il ginocchio valgo. 20 Devoto, religioso. 21 Il casato di un san Francesco. 23 Impresa edile. 24 Un sopravvissuto di Sodoma. 25 Avverbio di luogo. 26 E’ formata dagli affiliati. 28 Lo stesso che svizzero. VERTICALI: 2 Congiunzione eufonica. 3 Resistenti, ostinate. 4 Cadauno in breve. 5 Rendono gentile la gente. 6 Imperturbabilità morale. 7 Bacchettone, bigotto. 10 Un film di Hitchcock. 12 Il Marceau celebre mino. 14 Ognuno ha quello buono. 15 Era “dolce” e “novo”. 22 Quelli degli Apostoli sono narrati da S. Luca. 24 L’Ang regista de “La tigre e il dragone”. 26 La sigla di Savona. 27 Il simbolo dell’attinio. - 49 -
Sommario - DICEMBRE 2015 p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p.
3. Pasqua, scrigno per risorgere - don Paolo Busato 5. Consiglio Pastorale 7. Comunità Pastorale - Marco, Camilla 8. Cattolici e Riformati - Camilla Pitino 9. Oi Dialogoi - effeti 11. Milano Espo 2015 - Giovanni Marchesi 14. Rituali brevi nella liturgia - Giuseppe Garbellini 17. Corrispondenza con Papa Benedetto XVI 19. Suicidio, dramma che tocca tutti - Ercole Piani 25. Aiutare chi resta - Daniela Pianta 26. Dalla Bolivia - Padre Stefano Mazza 28. Suor Mery Cabassi 30. Ricordiamole 34. Si può fare… - Daniela Pianta 37. Presepe vivente - Camilla Pitino 38. Vedrai miracoli si crederai - Sara Gobetti 41. Video musicale - Camilla Pitino 42. A Praga con fiducia - Camilla Pitino 43. Vicariati al campo invernale 45. Conosciamo meglio la P.G.S. 46. Triduo eucaristico 47. Ufficio Anagrafe 2015 48. Date utili 49. Giochiamo insieme - Lidia Robustelli 50. Sommario
Immagine copertina: Luca Pontassuglia, 18 anni, Cristo risorto 2012
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Le Campane di S. Martino N 1. PRIMO TRIMESTRE - MARZO 2015 Trimestrale della Parrocchia di San Martino in Tirano
Per telefonarci: 0342 70 13 42 Per cambio indirizzo abbonamenti: 349 006 07 55
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Prevosto Don Paolo Busato tel. 0342 701342 cel. 3336127134
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Collaboratore Don Alberto Panizza
Direttore
PAOLO BUSATO
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Direzione e redazione
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Residente Don Renzo Maranta
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- questo numero è stato stampato in 700 copie 02 marzo 2015 ………………………………………………………
Santuario Madonna di Tirano
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CELEBRAZIONI SETTIMANA SANTA - ore 8.30 in S. Martino: Santa Messa - ore 10.00 da Oratorio: Benedizione Ulivi, Processione, S. Messa Domenica - Palme - ore 15.00 in S. Martino: Apertura Triduo Eucarist. (Quarantore) 29 Marzo - ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa - ore 20.30 in S. Martino: Celebrazione Penitenziale - Confessioni
Lunedì - Martedì 30-31 Marzo
Mercoledì 1 Aprile
- ore 7.00 in S. Martino: Santa Messa - ore 9.00 in S. Martino: S. Messa e Esposizione SS. Eucarestia - ore 15.00 in S. Martino: Preghiera Comunitaria e Benedizione - ore 16.30 in S. Martino: Preghiera per i ragazzi - ore 20.30 in S. Martino: S. Messa e Benedizione Eucaristica - ore 7.00 in S. Martino: Santa Messa - ore 9.00 in S. Martino: Santa Messa - ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
Giovedì Santo 2 Aprile
- In mattinata in Duomo a Como con i cresimandi - ore 20.30 in S. Martino: S. Messa in Coena Domini Lavanda dei piedi Reposizione dell’Eucaristica
† Venerdì Santo 3 Aprile †
- ore 9.00 in S. Martino: Recita lodi mattutine - Confessioni segue liberamente Ador. all’Eucarestia - ore 15.00 in S. Martino: Celebraz. della Passione del Signore - ore 20.30 da S. Martino: Processione del Venerdì Santo In caso di maltempo/pioggia sarà in Chiesa Parrocchiale
Sabato Santo 4 Aprile
- ore 9.00 in S. Martino: Recita lodi mattutine - Confessioni segue liberamente Ador. alla Croce - ore 14.30-17.00 in S. Martino: Ador. alla Croce - Confessioni - ore 20.30 in S. Martino: Veglia Pasquale con Battesimi
Domenica Santa Pasqua 5 Aprile
- ore 8.30 in S. Martino: Santa Messa - ore 10.30 in S. Martino: Santa Messa - ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
Lunedì dell’Angelo 6 Aprile
- ore 9.00 in S. Martino: Santa Messa - ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
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