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Sabato 27 Ottobre 2012 È IN EDICOLA
Marketing Oggi
ANDRE AGASSII Campione nella vita e nello s sport rivela come me superare supera il compllesso del figlio o ribelle belle e vincere vincer vin come padre.
IL QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI ESSIONISTI DI MARKETING, MEDIA E PUBBLICITÀ
Cavalli a Palazzo debutta a Milano, nella nuova sede della Regione. I casi di Gucci, Hermès e Chanel
La moda cavalca l’equitazione Griffe ispirate da stile, tessuti e simboli del mondo equestre http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it
DI
MARCO A. CAPISANI
è Gucci che da oltre 40 anni produce icone della moda legate al mondo dell’equitazione, Hermès che nasce come maestro sellaio passando poi agli accessori in cuoio e da lì alle passerelle, ma anche Chanel che ha rievocato il mondo equestre con tagli e tessuti come il tweed e Ralph Lauren che ha debuttato con una linea di cravatte e poi si è legato indissolubilmente al polo a cavallo. Sono queste alcune delle griffe di moda che hanno attinto competenze tecniche o si sono ispirate all’equitazione per creare le loro collezioni e proprio «sul mondo del cavallo il lusso deve fare squadra. È un settore interessante, soprattutto se si vuole regalare ai propri clienti un’esperienza di acquisto», ha auspicato ieri a Milano Guglielmo Miani, presidente dell’Associazione della via Montenapoleone nonché a.d. di Larusmiani. L’occasione per confermare l’unione tra moda ed equitazione si è presentata grazie all’inaugurazione ufficiale di Cavalli a Palazzo, la tre giorni di spettacoli, cultura, moda e arte incentrata sul mondo del cavallo. Cornice della kermesse fino a domani, in pieno centro a Milano, è Palazzo Lombardia, nuova sede della Regione dove Luca Panerai, a.d. di ClassHorseTV, ha organizzato l’evento e da dove il canale dedicato al cavallo a 360° di Class Editori (che partecipa al capitale di questo giornale) trasmetterà la manifestazione,
C’
La polo di Ralph Lauren con il giocatore di polo come simbolo dello stilista
È il 1947 e Gucci crea la Bamboo bag, forgiandola secondo la forma di una sella. La indosseranno attrici del calibro di Ingrid Bergman e Vanessa Redgrave
Piazza Città di Lombardia presso il nuovo Palazzo Lombardia a Milano, che ospita Cavalli a Palazzo in onda al numero 221 di Sky, al 55 di Tivùsat e online su ClassHorse.tv. Dal matrimonio tra equitazione e lusso, quindi, possono nascere esperienze di acquisto che incentivino lo shopping e cavalchino ancora di più i «dati incoraggianti dei primi nove mesi», ha dichiarato Miani. «La presenza straniera in Montenapoleone (che conta circa 90 marchi del lusso, ndr) è cresciuta infatti del 39%. L’anno prossimo, in particolare, i cinesi supereranno i russi che da anni sono i più presenti». Ma per creare esperienze d’acquisto a cavallo tra moda ed equitazione ci sono vari modi: «Il mondo del cavallo influenza la moda», è intervenuta Giulia Pessani, direttore di Gentleman e Ladies (pubblicati da Class Editori), «sia con la sua anima countryside (di campagna chic, ndr) sia col lato sexy di cavalieri e cavallerizze a cui gli stilisti s’ispirano in passerella». Tra questi, sempre secondo Pessani, ci sono molti marchi italiani di cui sono solo alcuni esempi Ferragamo, Ermanno Scervino, Etichetta Negra e Fixdesign che, proprio in occasione della prima giornata ufficiale di Cavalli a Palazzo, ha presentato la sua collezione primavera/estate 2013. Il main sponsor della manifestazione è in campo poi con la testimonial Valentina Truppa, bronzo nella finale di Coppa del mondo 2012 e portacolori alle Olimpiadi di Londra. Caso emblematico quello di Gucci, di tradizione tricolore ma oggi appartenente al gruppo francese Ppr: «Abbiamo deciso di recuperare la nostra
tradizione equestre», ha spiegato Niccolò Moschini, director of worldwide corporate communications di Gucci, «e lanceremo a breve l’equestrian collection. Dal 2009 firmiamo il concorso Gucci Masters e manteniamo sempre un legame speciale coi personaggi vicini al mondo del cavallo. Non si tratta per forza di sponsorizzazioni, ma di amici della maison. Un esempio? Charlotte Casiraghi», figlia della principessa di Monaco Carolina e nipote della principessa Grace Kelly. Proprio per lei Gucci aveva creato il simbolo Flora, mentre nel
tempo la griffe ha impresso alla sua Bamboo bag la forma di una sella, ha creato il morsetto per le sue calzature e il nastro rosso-verde richiamando la fascia sottopancia dei cavalli. Oltre che stile il made in Italy è anche tecnologia «e sicurezza», ha ricordato Lelia Polini, fondatrice e direttore di Kep Italia, società
Luca Panerai
nata quattro anni e mezzo fa per creare nuovi caschi per l’equitazione. «Ogni elemento è certificato e i nostri modelli si distinguono per l’innovazione tecnologica come l’uso del polistirolo espanso nella calotta interna del cap (o caschetto, ndr) e il policarbonato utilizzato per rendere leggera ma resistente la struttura esterna». Visiere flessibili, protezione per la nuca, cinturini fissati in quattro o cinque punti e ancora fibbie a sganciamento rapido sono altri elementi, a giudizio di Polini, che caratterizzano i modelli Kep Italia. Che si parli di stile o di competenze tecniche l’equitazione rivela, comunque, almeno due vantaggi per fare business: «Il mondo del cavallo ha sostenuto anche quel segmento del nostro turismo che più è cresciuto di recente», ha aggiunto l’avvocato Luca Arnaboldi, «ossia quello degli agriturismi insieme con lo slow food e l’alimentazione bio. Senza dimenticare che, da un punto di vista pubblicitario, l’equitazione ha un forte richiamo sugli investitori. Il motivo? Le campagne si realizzano solo se l’investimento è profilato, se si sa con sicurezza a quale target parlerà la pubblicità. E il mondo del cavallo è molto ben profilato». Una sola la raccomandazione per i marchi della moda e del lusso che vogliono cavalcare il mondo del cavallo, secondo Nicola Guerini del Milano Fashion Institute: «I codici stilistici presi in prestito dall’equitazione, la rievocazione di immagini e le competenze tecniche vanno comunicate su tutte le piattaforme media e, per esercitare il proprio fascino sui consumatori, devono mantenere la loro natura aspirazionale». In tema di business e comunicazione, comunque, a Cavalli a Palazzo c’è in programma oggi il convegno su «Il cavallo da sport, un’azienda complessa che richiede strategia e supporto tecnico», mentre domani si parlerà di «Equitazione internazionale nei media». Il tutto sempre intervallato da spettacoli equestri e prove di dressage. © Riproduzione riservata
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Sabato 27 Ottobre 2012
MARKETING
La società nata dallo scorporo di Kraft foods spinge sui marchi premium, da Milka a Lu e Philadelphia
Mondelez sulla vetta degli snack In comunicazione investimenti globali per 2,1 miliardi di euro da Zurigo CLAUDIA CERVINI ondelez international, società nata dallo scorporo di Kraft Foods, punta sui suoi brand gioiello (da Cadbury a Jacobs, da Lu a Milka, da Philadelphia a Tassimo) per diventare la prima industria dello snack al mondo con il cuore pulsante in Europa. L’ambizioso obiettivo è stato illustrato a Zurigo (a meno di un mese dalla nascita della società) dal numero uno di Mondelez Europa Tim Cofer, insieme al piano di marketing. Il piano si basa su un’innovazione di prodotto che fa leva sulla combinazione dei marchi top per creare nuove categorie di snack e in alcuni casi veri e propri mini-brand allo scopo di avere un portfolio unico e distintivo. I progetti saranno sostenuti da forti investimenti sia in ricerca e sviluppo sia in comunicazione. In particolare la pubblicità, a quanto risulta a ItaliaOggi, fino a fine 2012 vedrà un investimento globale di 2,8 miliardi di dollari,
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cioè 2,1 miliardi di Tim Cofer euro (l’8% dei ricavi e gli snack globali 2011); e nel di Mondelez 2013 è destinata a crescere soprattutto sul digitale e i nuovi media. Quella di puntare sull’Europa è una scelta strategica: «L’Europa pesa per quasi il 40% sul nostro fatturato globale pari nel 2011 a 36 miliardi di dollari (quasi 28 mld di euro ndr), ecco perché avrà un ruolo centrae proprie piattaforme globali, ma le», afferma Cofer. «Inoltre il mercustomizzate in termini di minicato europeo dello snacking vale brand, prodotti e packaging per i 335 miliardi di dollari (257 mld mercati locali». di euro) quindi c’è ancora spazio Da qui l’idea di intervenire per crescere», aggiunge. sull’offerta con un’innovazione In questo contesto il focus è di prodotto che sfrutta le sinersui brand miliardari. «Siamo un gie tra i marchi più affermati. È nuovo grande marchio, con in il caso di Philadelphia con Milka, portafoglio brand di punta come un nuovo prodotto fatto di ciocCadbury, Côte d’Or, Milka, Toblecolato e formaggio, già lanciato rone, Carte Noire, Kenco, Jacobs, anche in Italia. Oppure di Milka Tassimo, belVita, Lu, Oreo, Tri& Tuc e Milka & Oro, un’unione dent, Halls e Philadelphia», illuin tavolette da 100 grammi di stra il manager. «Molti di questi cioccolato e biscotti salati. marchi generano ricavi superiori L’innovazione, in particolare, si al miliardo di dollari e sono vere sta concentrando sul segmento
«chocobakery,» che ha visto le vendite in crescita del 29% quest’anno. Ma interessa anche altri segmenti come quello del caffè, a partire da Tassimo, la macchina multi bevande che lavora in sinergia con Twinings, Jacobs, ma anche Hug e Carte Noir. «Siamo soddisfatti del nostro portfolio», afferma Cofer. «Non abbiamo al momento previsto nuove acquisizioni». Tuttavia si guarda a nuove categorie interessanti. «Per esempio alla frutta e allo yogurt che potrebbero avere un ruolo importante nel mondo degli snack». Dal punto di vista commerciale i partner principali della distribuzione sono Walmart, Tesco, Metro e Carrefour, questi ultimi molto forti in Europa e in alcuni paesi emergenti. «Stiamo lavorando per offrire soluzioni nuove in termini di packaging e disposizione a scaffale». Lo dimostrano i nuovi pack delle gomme Twist a chiusura
McDonald’s, accordo con Sony music per raggiungere i giovani DI
IRENE GREGUOLI VENINI
McDonald’s Italia si allea con Sony Music e sceglie I Moderni, gruppo musicale emerso dalla quinta edizione di X Factor, come volto del marchio per parlare ai giovani, con un progetto che include uno spot per il lancio della nuova linea dei panini McItaly, una parte web ed eventi live con protagonista la band. Il tutto a conclusione di un anno in cui gli investimenti della catena fast food in comunicazione sono cresciuti proporzionalmente alle vendite totali, che segnano un +3-4%. Per quanto riguarda invece la rete dei locali, nell’ottica di un ampliamento l’azienda si concentra soprattutto sul Sud, dove è meno presente. Il 2012 è stato comunque un anno che il direttore marketing&comunicazione di McDonald’s Italia Marco Ferrero definisce «molto duro: il mercato e le abitudini di consumo cambiano e il mondo della ristorazione ne soffre». Infatti, se a livello di vendite totali, includendo quindi i locali aperti quest’anno, il segno è positivo, le vendite comparabili hanno subito un calo del 2%-3%; nel 2011 la catena di ristorazione aveva raggiunto un giro d’affari consolidato pari a 972 milioni di euro (+7,6% rispetto al 2010). McDonald’s Italia comunque prosegue nella sua strategia che punta su due target principali: i giovani e le famiglie. «I giovani sono il nostro pubblico elettivo e crediamo che quello con la musica sia un incontro fertile. Lavorando su questo percorso strategico abbiamo ragionato sui territori che stanno diventando più di tendenza: i talent show», spiega Ferrero. La collaborazione con I Moderni quindi prende il via con un nuovo spot, on air dal 2 novembre, dedicato al lancio dei panini McItaly 2012, caratterizzati da ingredienti italiani: Salame di Calabria, Asiago dop Provolone Valpadana dop, Speck Alto Adi-
ge igp. Nella pubblicità (firmata da Tbwa\ Italia), i componenti della band si trasformano nei quattro giudici di un talent show con il compito di eleggere il panino top tra le quattro proposte; anche il pubblico potrà votare da casa il panino preferito tramite la pagina Facebook di McDonald’s Italia, che peraraltro sarà moderala ta e animata dalla o band. Il progetto prevede inoltre varie iniziative live, tra cui la prima sarà il 16 novembre, a Reggio Calabria, per un concerto nella piazza della Stazione. «Questo accordo rappresenta le nuove strategie di brand partnership che Sony Music sta attuando con l’obiettivo di attivare, con la collaborazione di aziende di alto profilo, circoli virtuosi in grado di iniettare nel mercato della musica nuove opportunità», dice in proposito Lino Prencipe, director digital&business development di Sony Music Entertainment Italia, major che rappresenta I Moderni. Per quanto riguarda invece le famiglie, «abbiamo rinnovato di recente l’Happy meal e vogliamo mantenere il nostro posizionamento strategico di portatori di positività, mostrando che nei nostri locali è possibile passare una serata in famiglia, cui negli ultimi anni abbiamo dedicato un programma di servizi ad hoc. Anche dal
magnetica dalla copertina che racconta un pezzo di storia completata all’interno e addirittura con una stampa particolare sulla gomma da masticare. Ma anche i display a scaffale che richiedono un’interazione del consumatore per l’erogazione del prodotto, come quelli di Twist e del cioccolato Bubbly. Oltre alla comunicazione che sfrutterà sempre più le piattaforme digitali (web, social network e mobile), molta attenzione sarà dedicata alla ricerca e sviluppo con investimenti in linea con quelli fatti nel 2012. «Investiamo in media in ricerca e sviluppo il 12% dei ricavi netti globali (4,3 mld di dollari nell’ultimo anno cioè 3,3 mld di euro ndr)», afferma Cofer. «Solo nel 2011 sono stati investiti nello sviluppo del centro di ricerca europeo dei biscotti di Saclay (Francia) 18 milioni di dollari (quasi 14 mln di euro ndr)». Quello in corso è lo spin off più grande che il largo consumo abbia visto negli ultimi anni; la nuova società è quotata al Nasdaq, conta globalmente 100 mila dipendenti in più di 80 paesi e 300 uffici. © Riproduzione riservata
BREVI Kindle si allea con Libreria Hoepli. Il Kindle in libreria diventa realtà da Hoepli, storico negozio milanese della casa editrice fondata da Ulrico Hoepli. Accanto ai libri tradizionali sarà possibile provare e acquistare i tablet nelle nuove versioni.
La band I Moderni e, e a sinistra, il nuovo panino con salame calabrese punto di vista del layout dei negopu zi sstiamo cercando di riporre più attenzione alle famiglie, reintroducenattenzio do per esem esempio le sedute mobili, più comode con i bambini», continua Ferrero. Altro tema fondamentale è poi l’ampliamento della rete dei ristoranti, oggi 446 in Italia. «Il 20% è di proprietà e l’80% in franchising: stiamo sviluppando i licenziatari già esistenti, perché così è più sostenibile», spiega il direttore marketing e comunicazione della catena. «Nel 2012 abbiamo aperto 28 nuovi locali, nel 2013 ne sono previsti 32, per passare poi a 40 all’anno». La strategia da questo punto di vista sarà «da un lato cercare aree vergini al Sud, come la Campania, la Sicilia e la Calabria, dall’altro alleviare la saturazione nelle zone in cui i ristoranti non riescono più a crescere andando ad aprirne altri vicino», conclude Ferrero. © Riproduzione riservata
Fastweb collega le pmi di Frosinone. Il Consorzio per lo sviluppo industriale di Frosinone (Asi) e Fastweb hanno annunciato il collegamento in fibra ottica degli agglomerati industriali di Frosinone, Anagni, Sora-Isola del Liri. Oltre 800 pmi potranno navigare a 100 Mbps attraverso la rete a banda ultralarga. Le Cruz on air con Nintendo. Penelope Cruz e la sorella Monica sono di nuovo protagoniste dello spot di Nintendo per Il Professor Layton e la maschera dei miracoli, gioco per la nuova console portatile. La campagna, firmata da Alert Orange, sarà su televisione e online. Furla per Saks Fifth Avenue. Nuova collaborazione tra Furla e i grandi magazzini Saks Fifth Avenue di New York. Nei giorni scorsi è stata lanciata una edizione limitata della Candy Bag per il mercato americano.
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Sabato 27 Ottobre 2012
MEDIA
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Intesa fra Fieg e 2 sindacati dei rivenditori. Gli altri 4: guadagni dimezzati rispetto alle copie normali
Giornali, abbonamenti verso l’edicola Ricavi potenziali per 12 mln l’anno. Ma i giornalai sono divisi DI
ANDREA SECCHI
uotidiani in abbonamento da ritirare in edicola anziché da ricevere a casa attraverso i servizi postali. Gli editori italiani sono decisi, attraverso la Fieg, a portare avanti con i giornalai questo nuovo canale di distribuzione, ovviando ai problemi di consegna che possono esserci con le Poste e, contemporaneamente, riportando nella filiera denaro normalmente va altrove. Ieri l’intesa è stata raggiunta con due sindacati degli edicolanti, la Felsa-Cisl e la Fenagi (la firma il prossimo mese), mentre le altre quattro sigle hanno rifiutato la proposta degli editori, ritenendo l’aggio sulle copie consegnate in abbonamento troppo basso: all’edicolante andrebbe il 10% del prezzo di copertina contro il 19% delle copie vendute normalmente. D’altronde la Fieg non ha accettato l’ipotesi di poter alzare questa percentuale, così che ora l’ipotesi è quella di partire comunque con i giornalai che vorranno aderire.
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L’abbonamento in edicola, in realtà, non è una novità in alcune zone del paese, dove già testate come Corriere della Sera, Stampa, Sole 24 Ore, Unione Sarda, Gazzetta di Parma, hanno avviato iniziative del genere in maniera autonoma (in molti casi con un aggio del 19%, ma anche del 10). Ora si tratta di rendere disponibile questo canale per tutti gli editori e le edicole con regole comuni. «Vogliamo raggiungere l’efficienza nella filiera distributiva», spiega il direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti, «e, con un aggio adeguato, lasciare all’interno di quest’ultima ricavi che altrimenti andrebbero a un altro distributore. Indipendentemente dal risparmio rispetto alle Poste, ciò che conta è l’incremento dell’efficienza, che si raggiunge sicuramente con questo canale». Attualmente in Italia ci sono 417 mila abbonamenti pagati sui quotidiani, ipotizzando un aggio (che più esattamente è uno sconto praticato ai giornalai sul prezzo di copertina) di 10 centesimi su 1 euro di prezzo medio, si arriva a 15 milioni di euro all’anno che potenzialmente potrebbero rifluire nelle edicole. Dal momento che però alcuni abbonamenti sono già in edicola una cifra prudenziale potrebbe essere di 12 milioni di euro. L’editore, comunque, può decidere o meno di avvalersi di questa modalità e così il lettore che potrebbe preferire di ricevere a casa il suo giornale. Il sistema distributivo tradizionale non cambia: il distributore porta alle edicole sia le copie da vendere liberamente sia quelle (nominali) da dare agli abbonati. A quel punto
gli abbonati andranno in edicola a ritirare il quotidiano. «C’è questo aspetto da non sottovalutare», continua Carotti, «la gente torna in edicola. Si tratta di far arrivare nel punto vendita persone che prima ci andavano raramente o per niente e che una volta entrate magari acquistano anche altro». Per ora ci si ferma ai quotidiani. Ma il ragionamento potrebbe essere ripreso con i periodici. In questo caso si parla di 4,3 milioni di abbonamenti pagati in totale per tutta la stampa italiana certificata. «Abbiamo proposto di mantenere in via sperimentale per un anno gli aggi d’uso», spiega Giuseppe Marchica, segretario generale della Sinagi (Cgil), che insieme con Snag Confcommercio, UilTucs e Usiagi Ugl non ha accettato la proposta. «La Fieg si è detta indisponibile. Le edicole stanno chiudendo al
ritmo di 2/3 mila all’anno, ci si chiede maggiore professionalità nella consegna degli abbona-
DIGITALE EXTRATERRESTRE
Esce di scena B, rientra Michele DI
MASSIMO TOSTI
Uno se ne va, e l’altro torna. Esce di scena Berlusconi, e rientra nella tv digitale Michele Santoro (Servizio Pubblico, La7, giovedì, ore 21,20), il quale ha aperto le sue due ore e mezzo di processo ai «Ladri di Stato» (questo era il titolo della puntata) con un ricordo del suo primo incontro faccia a faccia con il Cavaliere. Che gli fece simpatia, a giudicare dal racconto: la Michele Santoro conversazione fu interrotta da una telefonata al direttore di Panorama (maltrattato per una copertina), una a Gianni Boncompagni per chiedergli di sostituire una ragazza di Non è la Rai perché scarsamente fornita di respingenti anteriori, e da una a Galliani per dettare gli schemi del Milan. Gli ospiti in studio erano Matteo Renzi (ormai un po’ sovraesposto), Gianfranco Fini (un po’ troppo rispettato da Santoro e dalla sua aiutante Giulia Innocenzi) e Diego Della Valle (che ha rinnovato i suoi attacchi alla Fiat). L’impianto della trasmissione è quello di sempre (da tempi ormai antichi di Samarcanda: strano che Renzi abbia perso l’occasione per proporre la rottamazione di Michele Chi, più o meno coevo di D’Alema, di Fini e di Casini, quanto a protagonismo sulla scena pubblica. Sparita (almeno nella prima puntata) la piazza tumultuante sobillata da Sandro Ruotolo, presenti in carne e ossa Giulia Innocenzi (che, complice il televoto ha bocciato Angiolino Alfano in un confronto con Bobo Maroni: difficile che le primarie del centrodestra forniscano lo stesso esito), Marco Travaglio (che ha tritato la legge anticorruzione) e Vauro Senesi (che ha presentato le consuete vignette avvelenate). Prima del gran finale, una intervista a Ruby, che ha negato di aver giaciuto con Berlusconi e ha smentito anche che il Cavaliere fosse al corrente della sua minore età ai tempi degli incontri serali ad Arcore. In buona sostanza, un Santoro meno aggressivo del consueto, più giornalista e meno tribuno. Pare che in cambio della totale libertà concessa a Santoro, La7 si sia chiamata fuori da ogni responsabilità civile e penale sui contenuti di Servizio Pubblico. © Riproduzione riservata
menti ma l’unica cosa che gli editori riescono a offrire la riduzione dell’aggio dal 19 al 10%. Non è possibile accettarlo. Ma poi di cosa stiamo parlando? Di 5, 6, 10 clienti di più in edicola». Secondo Marchica, ci sarebbe anche il rischio di cannibalizzazione: «Chi viene da me a comprare il quotidiano per 4 o 5 giorni, può così decidere di abbonarsi, ottenendo un prezzo ridotto per tutti e 7 i giorni. E io ho dimezzato i guadagni». Le quattro sigle sindacali hanno così diramato un documento in cui ribadiscono quali sono i reali numeri in gioco, i servizi che possono offrire e l’impossibilità di vedersi ridotto lo sconto sulle copie in abbonamento. Il tutto da legare al rinnovo dell’accordo nazionale ormai scaduto. «Fare arrivare in edicola 4 milioni di copie al 10% in un
periodo come questo è un’occasione che non si può perdere», commenta Massimo Cenci, del Felsa Cisl. «E questo è anche un primo passo verso la sottoscrizione degli abbonamenti direttamente in edicola, che potrebbe essere un’altra fonte di ricavi e un valore aggiunto per i lettori: più facile e immediato che cercare i mezzi tradizionali per richiedere di abbonarsi». Secondo Cenci, di fronte all’avanzata del digitale che allontana la gente dalle edicole, questo è uno dei modi per tornare ad attrarla. «Non vogliamo fermare il progresso, ma per esempio anche in questo caso potremmo vendere le scratch card per gli abbonamenti digitali. E sulla cannibalizzazione è da vedere: io sto tutti i giorni in edicola e so che se una persona mi viene a chiedere un biglietto dei mezzi pubblici gli posso vendere ItaliaOggi o un altro giornale. Se poi il cliente veniva quattro volte per comprare da me e guadagnavo 19, mi verrà 7 volte con l’abbonamento e aumenteranno le possibilità di vendergli qualcos’altro». © Riproduzione riservata
Giornalisti, nuovi incentivi per le assunzioni Da una parte gli incentivi stabiliti dal governo, pari a 12 mila euro per ogni nuovo lavoratore assunto, dall’altra le agevolazioni contributive previste dall’Inpgi. Insieme queste due misure aiutano le case editrici che vogliano assumere nuovi giornalisti entro marzo. Gli incentivi governativi sono arrivati grazie al decreto interministeriale 5 ottobre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 243 del 17 ottobre e riguardano l’assunzione di giovani sotto i 30 anni e di lavoratrici donne di qualsiasi età con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Si tratta, come detto, di 12 mila euro per ogni nuovo assunto, fino ad un massimo di dieci ed è eventualmente cumulabile, qualora ne ricorrano le condizioni, con le agevolazioni contributive previste dalla delibera adottata dal consiglio di amministrazione dell’Inpgi n. 9 del 15 luglio 2011. Incentivi di importo minore sono altresì previsti per l’assunzione delle medesime categorie di lavoratori con contratto a tempo determinato di durata minima di 12 mesi. In questi casi, tuttavia, non spettano le agevolazioni contributive concesse dall’Inpgi. In particolare, quindi, i datori di lavoro potranno beneficiare di entrambe le agevolazioni qualora procedano, entro il termine del 31 marzo 2013, all’assunzione di giornalisti under 30 o di giornaliste di qualunque età, che siano titolari di un contratto di lavoro dipendente a tempo determinato che viene trasformato in rapporto a tempo pieno e indeterminato; titolari di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa che viene trasformato in rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato. In entrambi i casi, sulla scorta dei parametri fissati dalla delibera Inpgi, le assunzioni devono avvenire secondo il Contratto nazionale dei giornalisti Fnsi-Fieg oppure secondo il contratto per l’emittenza radiotelevisiva locale Fnsi-AerantiCorallo. Per poter beneficiare degli incentivi governativi i datori di lavoro dovranno fare richiesta all’Inps. Importante l’ordine cronologico, perché i contributi saranno concessi nei limiti degli importi stanziati. «Si tratta», afferma il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese, «di un’ulteriore conferma della corretta posizione assunta dall’Inpgi in tema di promozione delle forme di occupazione stabile e duratura, che costituiscono uno dei principali fattori in grado di innescare un’efficace inversione di rotta nelle dinamiche di crisi del mercato del lavoro connesse al perdurare delle difficoltà economiche in cui versa, anche nel settore editoriale, il sistema imprenditoriale nel suo complesso».
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Sabato 27 Ottobre 2012
MEDIA
Pearson e Bertelsmann verso la fusione delle due case editrici per contrastare Amazon, Apple e Google
Alleanza Penguin-Random House La società controllerà oltre il 20% del mercato librario mondiale Pagina a cura ALESSIO ODINI
DI
n nuovo colosso dell’editoria mondiale targato Pearson e Bertelsmann, capace di controllare oltre un quinto del mercato librario mondiale e realizzare forti economie di scala. È questo l’obiettivo delle trattative in corso per la fusione delle attività delle case editrici Penguin e Random House, confermate dai due gruppi rivali, non quando si tratta di allearsi contro i nuovi editori della rete: Amazon, ma anche Apple e Google. A fondersi sarebbero dunque due dei principali protagonisti del mercato librario mondiale: Penguin e Random House, infatti, nel 2011 hanno realizzato un fatturato rispettivamente di 1,75 miliardi di euro (185 mln di utili) e 1,3 miliardi di euro (138 mln di utili), minacciati però dai protagonisti del web, che spingono per entrare nel mercato dell’editoria dalla porta digitale, rappresentata dagli ebook, più economici rispetto ai libri cartacei. Non a caso, entrambe la case
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U
editrici hanno visto il fatturato calare del 5%. L’operazione è finita sotto la lente di Goldman Sachs, che ha valutato la quota di mercato globale di Random House in un 12%, mentre Penguin si attesterebbe sul 9%. Unendo le forze, Pearson e Bertelsmann potrebbero arrivare quindi a superare il 20% del mercato mondiale e inoltre beneficiare di una notevole riduzione dei costi di produzione e distribuzione dei libri cartacei, vale a dire il tallone d’Achille degli editori tradizionali. La banca americana, che valuta positivamente l’operazione, ha menzionato anche il precedente della fusione delle attività fra le etichette musicali Emi e Universal. Anche Forrester Research, società specializzata in ricerche di mercato e tecnologia, ha osservato che le attività dei principali editori tradizionali, che
Gruppo Espresso, sciopero contro i tagli. Il coordinamento dei cdr del Gruppo Espresso ha dichiarato una giornata di sciopero per oggi, alla luce dei tagli di nove redattori alla Agl e «della mancanza di risposte alle ripetute richieste di un piano industriale». L’iniziativa arriva dopo l’annuncio di un’ulteriore riduzione dei costi seguito alla diffusione dei risultati consolidati al 30 settembre. Secondo il comunicato dei cdr oggi i siti non saranno aggiornati e i quotidiani (fra cui Repubblica) domani non saranno in edicola. Current tv in vendita. Il canale televisivo dell’ex vicepresidente Usa Al Gore starebbe incontrando alcune banche d’investimento e dovrebbe avviare un processo di vendita formale. «Current è stata avvicinata da diverse società di media interessate ad acquisirci», ha commentato al New York Post Joel Hyatt, a.d. della società. XL di novembre con Battiato. Dal 31 ottobre sarà in edicola XL 81 il numero di novembre con la copertina dedicata a Franco Battiato. In allegato una compilation gratuita, Puglia Sounds New, con diciannove brani tra i più interessanti artisti pugliesi.
L’editoria in Piazza Affari Indice
Chiusura
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FTSE IT ALL SHARE FTSE IT MEDIA
16.498,13 7.423,02
0,38 -2,05
4,09 -27,375
Rif.
oggi come oggi necessitano di infrastrutture pesanti, incluse quelle relative alla stampa e alla distribuzione dei libri, senza cercare economie di scala non avreb-
John Fallon
bero molte chance di competere con società più agili, soprattutto nell’era digitale. Secondo il Wall Street Journal, la discussione sarebbe in fase avanzata e già nelle prossime settimane potrebbe arrivare l’annuncio ufficiale della joint venture in cui Bertlesmann avrebbe un peso lievemente maggiore rispetto a Pearson. Il tutto, non senza sottovalutare il rischio che gli enti preposti che vigilano per evitare la creazione di monopoli, soprattutto in Europa, possano
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L’editore tedesco vuole estendere i ricavi oltre la pubblicità
CHESSIDICE IN VIALE DELL’EDITORIA
Titolo
Alcuni libri della collana Penguin. A destra, il logo della casa editrice del pinguino e quello degli ex rivali di Random house
opporsi a un’operazione che di fatto vedrebbe nascere una superpotenza del mercato librario. stando sempre al Wsj, il progetto di fusione non sarebbe collegato direttamente all’uscita di scena di Marjorie Scardino, storica ceo di Pearson, che ha guidato l’azienda negli ultimi 16 anni e sostituita da John Fallon, per circa dieci anni a capo della divisione scolastica di Pearson. Al contrario, la possibile alleanza fra i due rivali sarebbe stata valutata da tempo. Attualmente, il settore dell’editoria libraria è molto frammentato, anche se a livello mondiale, oltre a Penguin e Random House, fra i principali attori figurano Simon & Schuster (Cbs), HarperCollins Publishers (News Corp.) e Hachette Book (Lagardère).
Var. %
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Capitaliz. (mln €)
Cairo Communication
2,4480
-0,41
-12,76
191,8
Caltagirone Editore
0,9200
-2,02
-4,17
115,0
Class Editori
0,2025
-2,17
-20,59
21,4
Espresso
0,7720
-0,52
-29,11
316,7
Il Sole 24 Ore
0,6065
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-13,85
26,3
Mediaset
1,3380
-3,11
-37,42
1.580,5
Mondadori
1,0380
-0,76
-23,28
255,8
Monrif
0,2970
4,91
2,98
44,6
Poligraici Editoriale
0,2977
-0,40
-2,49
39,3
Rcs Mediagroup
1,4110
-0,49
108,73
1.033,8
Seat Pagine Gialle
0,0079
-1,25
-68,27
126,9
Telecom Italia Media
0,1804
1,01
11,91
260,9
Axel Springer, tutte le testate a pagamento su internet
«S
ono convinto che 100 mila utenti Dopo la pubblicità come prima fonte di introipaganti valgano di più di 1 milione ti, ora Axel Springer punta dunque a generare di utenti non paganti». Così parlò utili dagli abbonamenti digitali, «un modo per Mathías Döpfner (49 anni), ceo conferire più libertà alla stampa», senza passare più dalla diffusione gratuita delle notizie. del gruppo tedesco Axel Springer, determinato «I mezzi di comunicazione a varare l’accesso a pagamento hanno vissuto un’era in cui sul web per tutte le sue testate. la pubblicità rappresentava Una trasformazione del modello la principale fonte di introiti di business che ha qualcosa di e si incamminano ora verso epocale: meno dipendenza dalun nuovo traguardo», ha agla pubblicità e più spazio agli giunto il ceo di Axel Springer. introiti derivanti dagli abbonaQuello appunto in cui gli abmenti, secondo una logica che ribonamenti digitali avranno corda da vicino quella imboccata un peso determinante sui suo malgrado anche dal gruppo conti degli editori. New York Times. In crisi sotto il Nella visione di Döpfner, se profilo della raccolta pubblicitada un lato i lettori saranno ria, l’editore del quotidiano della più propensi a leggere notizie Grande mela spera nonostante di qualità, perché pagheranno tutto di risalire la china grazie per accedervi, così come accaalle sottoscrizioni dei lettori onde ora per i giornali cartacei line. tradizionali, dall’altro lato le Anche il maggior editore eutestate potranno garantire ropeo, presente in 35 paesi con una maggiore indipendenza, 240 fra giornali, magazine, e Mathías Döpfner perché saranno meno condioltre 140 attività online, si conzionate dagli interessi degli inserzionisti pubbliverte dunque all’accesso a pagamento online, citari. «Questa è la via grazie alla quale internet che applicherà a partire dalla versione internet porterà più libertà alla stampa, non attraverso della Bild Zeitung, il quotidiano che diffonde oggi 2,7 milioni di copie, è letto da 12,3 milioni la diffusione gratuita», ha aggiunto il manager, di persone e da 24 milioni nella versione onlisenza nascondere che l’introduzione dell’accesso a pagamento «è un rischio», perché «nessuno ne. Döpfner, che punta a realizzare il 50% del fatturato di Axel Springer dalle attività digitapuò garantire che funzioni, ma vale la pena di li entro il 2020, ha confermato in un’intervista tentare». Infine, secondo Döpfner, la transizione all’agenzia Reuters che l’accesso a pagamento ai media digitali non nuocerà al giornalismo. «La alle notizie della Bild «sarà solo il primo della nostra visione non prevede la difesa del giornaliserie, perché la strategia del gruppo è portare smo cartaceo. Piuttosto, preferiamo difendere il l’audience di tutti i propri media sul web a un modo di fare giornalismo dei quotidiani». © Riproduzione riservata sistema di pagamento delle notizie».
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Sabato 27 Ottobre 2012
MEDIA
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Il mercato della raccolta televisiva sotto la lente. Pesano i fasti passati e i target privilegiati
Tv, la pubblicità non segue lo share Il 7% di Italia Uno vale 700 mln, il 7% di Sky 290 mln DI
l mercato della pubblicità televisiva, nonostante centri media, concessionarie, direzioni marketing e montagne di analisi, assume a volte comportamenti e decisioni non molto comprensibili. L’1% di share per i nuovi canali del digitale terrestre, ad esempio, vale, secondo stime di mercato, circa 15-20 milioni di euro di raccolta all’anno. Il gruppo Discovery, che complessivamente porta a casa oltre il 3% di share nel giorno medio (e il solo Real Time sfiora l’1,8%, con un target pregiato fortissimo nel segmento 15-34 anni), ha raccolto appena 32 milioni di euro nel 2011. Sky Pubblicità, che rappresenta oltre 70 canali con ascolti complessivi attorno al 7,5% di share nel giorno medio in settembre, fattura 290 milioni di euro all’anno. Italia Uno, che ha da sola circa il 7% di share medio, vale invece ben 700 milioni all’anno. E, ancora, La7, col suo 3,35% medio, è attorno ai 200 milioni all’anno, mentre Mtv (appena entrata in Auditel), che è salita allo 0,65% nel periodo settembre-ottobre col nuovo palinsesto, ma che nel primo semestre 2012 si attestava sotto lo 0,50%, ha chiuso il 2011 con una raccolta di 75 milioni, puntando a 58 milioni per la fine del 2012. I canali free di Mediaset sul digitale terrestre portano nelle casse di Publitalia circa 100 milioni di euro di raccolta, con una audience complessiva di poco superiore al 5% di share (in settembre Boing 1,06%, Iris 1,14%, Cartoonito a 0,79%, La5 a 0,90%, Italia 2 a 0,48%, Mediaset Extra 0,67%, mentre Tgcom 24 non è ancora in Auditel). Un elenco infinito, insomma. Alla fine del quale gli operatori di mercato si chiedono sempre: ma c’è una logica in tutto questo? Qualcuno vive di fasti passati, altri di target privilegia-
I
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CLAUDIO PLAZZOTTA
ti, altri ancora soffrono perché, nonostante i target pregiati, non sono ancora nelle priorità dei centri media, spesso pigri nell’adeguarsi al cambiamento. Che, tuttavia, col digitale terrestre ha sconvolto il mercato della pubblicità in tv. I canali si sono moltiplicati, e, a causa della crisi, la torta da spartirsi si è al contempo rimpicciolita. Quindi? Gian Paolo Tagliavia, amministratore delegato di Mtv Italia, risponde alla provocazione e alle anticipazioni di ItaliaOggi di ieri: «Innanzitutto, grazie al nuovo palinsesto autunnale, Mtv ha ascolti in crescita rispetto allo 0,47% del periodo aprile-giugno. Tra settembre e ottobre siamo a una media dello 0,65%, con copertura giornaliera di 5,5 milioni di contatti e punte di ascolto, sul target 15-34 anni, del 5% di share per programmi come Ginnaste-Vite parallele, o del 4% per Calciatori-Giovani speranze, e dell’1,4% per la serie Girls». Nel 2010, tuttavia, Mtv raccoglieva ancora 90 milioni di euro di pubblicità all’anno. Non erano un po’ troppi, rispetto ai risultati di audience certificati ora da Auditel? «I clienti sapevano anche prima cosa stavano comprando, perché i centri media hanno sempre fatto stime molto vicine alla realtà. Da quando siamo entrati in Auditel non abbiamo perso un cliente», aggiunge Tagliavia, «e quando investi su Mtv hai una dispersione minima sul target 15-34 anni. È noto che quel target ha costi-contatto molto più alti rispetto al totale individui». Dal 1997, quando è nata Mtv Italia, a oggi di acqua sotto i ponti ne è però passata parecchia. E ora il canale ex musicale si trova di fronte a un cambiamento epocale, nel quale anche lui deve mutare pelle. Prima Mtv Italia, col suo fatturato di molto superiore al suo peso, era una preda, dalla quale ciascuno tentava di mordicchiare qualcosa. Ora, invece, la
LA VIGNETTA DEL GIORNO
nuova Mtv diventa predatore: «E non vogliamo togliere ricavi ai canali nuovi. Anche perché pure Mtv è a tutti gli effetti un canale nuovo. Noi intendiamo concorrere, insieme con i canali nuovi, a levare ricavi alle prede grosse. È da tanto tempo che Mtv non era così in salute quanto ad ascolti. Il mio obiettivo per i prossimi anni è di fare almeno 50 mln di euro di ricavi pubblicitari con lo 0,90% di share. Anche se, ripeto, noi vendiamo il target 15-34, non gli individui». Si punta, quindi, a Italia Uno, a Canale 5, a Rai Due, ai canali della piattaforma Fox. Non preoccupano molto, invece, i cosiddetti canali ancillari dei grandi gruppi (quelli del digitale terrestre di Rai e
Mediaset), perché in quei casi la forza vendita fa sempre fatica a vendere quei nuovi prodotti, e tende a concentrarsi su quelli tradizionali, gli ex big dell’analogico. Quanto ai centri media, da molti
Gian Paolo Tagliavia
messi sotto accusa, sembra che le cose stiano, lentamente, cambiando. Secondo grandi clienti e concessionarie fino a un paio di anni fa una campagna pubblicitaria si faceva dando i soldi a Publitalia, e poi, solo in un secondo tempo, agli altri canali, per abbassare il costo complessivo della campagna stessa. Negli ultimi mesi, invece, prende sempre più piede un nuovo approccio: si va in primis dai canali a target, che costano molto meno (secondo quanto risulta a ItaliaOggi, per esempio, il costo grp di Mtv è del 25% più basso di quello di Italia Uno sul target 15-34 anni), e solo successivamente si va da Publitalia, per fare copertura. Certo, i prezzi calano, i canali si moltiplicano, la torta si riduce (tutti confermano: di soldi in giro non ce n’è), e quei bei fatturati del primo decennio degli anni Duemila resteranno ricordi incancellabili e, purtroppo, risultati irripetibili. © Riproduzione riservata
IL PUNTO DI MAURO MASI*
Tassa su Google? Ok, ma non ci si fermi solo ai giornali I giornali online e gli editori di mezzo mondo Come reagisce Google? L’atteggiamento semsembrano aver dichiarato guerra a Google News. bra oscillare tra la voglia di rispondere colpo Solo pochi giorni fa in Brasile 145 testate (pari su colpo alzando, al contempo, la bandiera del a circa il 90% dell’offerta totale del paese) hanfree-internet e quella di trovare comunque un no chiesto di ritirarsi dalla accordo. piattaforma di informazioIl colosso di Mountain View ne del motore di ricerca. fa peraltro osservare (non L’associazione degli editori senza qualche ragione) che il brasiliani ha motivato queservizio Google News è privo sta decisione con il fatto di pubblicità quindi non ha che Google «non è disposta un diretto sfruttamento coma discutere di un modello di merciale. Poi, che ogni editore remunerazione per la propuò, quando vuole, chiedere duzione dei materiali editodi togliere i suoi contenuti da riali che usa». Google News; esistono infatti Lo scorso 30 agosto, il goverdei «semplici standard tecnino tedesco aveva approvato ci» che consentono di togliere un disegno di legge che imle notizie in qualsiasi momenpone ai motori di ricerca il to. Sarebbero gli stessi editori, pagamento dei diritti d’autosecondo Google, a mettere i re ai media tedeschi in caso loro contenuti sul web prodi visualizzazione dei titoli prio perché vogliono che vendelle notizie presi dai loro gano trovati e Google News siti web. La norma si riferiè, da questo punto di vista, di sce soltanto a coloro che «sigran lunga la piattaforma più stematicamente aggregano adatta in grado di avere oltre Mauro Masi ed elencano notizie» quindi, «100 mila click al minuto». con ragione, è stato detto che la legge (voluta, Tutta questa vicenda, per chi, come questa rusecondo la stampa locale, in prima persona dalla brica, ha a cuore le sorti del diritto d’autore, Cancelliera Merkel) punti direttamente contro non può che essere vista con grande favore. Va Google News. tuttavia ribadito che la protezione degli aventi In Francia l’associazione degli editori Spqn diritto su internet non può essere limitata ad (Syndacat de la presse quotidienne nationale) aspetti settoriali seppur importanti (i giornali). chiede da tempo un provvedimento di legge che Solo così si può evitare che la giusta difesa del imponga una «tassa su Google» e che si dovrebdiritto d’autore/copyright (che riguarda i diritbe sostanziare in una sorta di percentuale su ti dell’individuo, quindi tutti senza eccezioni) ogni articolo online che viene letto attraverso il venga confusa dall’opinione pubblica con una motore di ricerca. lotta di retroguardia di alcuni settori economici In Italia, la Federazione degli editori (Fieg) solo contro internet che sarebbe, oltre che antistorica due giorni fa ha preso una posizione analoga ai e completamente inutile, addirittura controprocolleghi francesi chiedendo «il riconoscimento ducente. agli editori di uno specifico diritto d’autore con*delegato italiano alla proprietà nesso alle attività di indicizzazione effettuate intellettuale dai motori di ricerca».
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Sabato 27 Ottobre 2012
UN PROFESSIONISTA AL GIORNO
La vita e la carriera di Claudio Carserà, direttore dell’area immobili di Sorgente Group
L’uomo dei palazzi gioiello La nostra missione imprenditoriale è selezionare e gestire sedi prestigiose. Il futuro? Crescere ancora nel real estate DI
CARLO ARCARI
ome si diventa un ingegnere nel settore della finanza immobiliare? La carriera di Claudio Carserà è sicuramente un modello da seguire. Finita l’università aveva già le idee molto chiare: voleva fare il manager e puntava a una professione che gli offrisse quotidianamente nuovi stimoli. Dopo aver ottenuto la laurea in ingegneria nel 2001 a Tor Vergata, una delle prime lauree in ingegneria gestionale dell’ateneo, Carserà, attuale direttore dell’area immobili di Sorgente Group, è entrato subito nel mondo del lavoro partendo dalla consulenza con Kpmg, network globale di società di servizi professionali, attivo in 152 paesi nel mondo con 145 mila collaboratori. «Ci sono rimasto per cinque anni occupandomi di pianificazione e controllo per clienti di alto livello», ricorda, «fino a divenire senior consultant seguendo da vicino realtà industriali come Alitalia e le principali società Gruppo Ferrovie dello Stato, Trenitalia e Ferservizi, per sviluppare progetti relativi a modelli di controllo e gestione, banche dati aziendali e analisi ed efficientamento di processi produttivi». Nel 2006 gli segnalarono un’opportunità in Sorgente Group, capogruppo di una realtà internazionale del mattone che promuove e gestisce fondi immobiliari e decise di lasciare la consulenza per misurarsi in una importante realtà aziendale. «Ho fatto un colloquio direttamente con il fondatore, Valter Mainetti, che mi ha dato la possibilità di dirigere l’area immobili, un settore nodale per chi come Sorgente Group ha fatto dell’investimento in “palazzi gioiello” la propria missione imprenditoriale». Sorgente Group Spa è una società italiana che, insieme alla sua consociata americana Sorgente Group of America, opera al vertice di un gruppo multinazionale nel settore della finanza immobiliare attraverso cinque società di gestione del risparmio (in Italia, Svizzera, Lussemburgo e Stati Uniti) e con 41 società immobiliari e di servizi immobiliari e finanziari in Italia, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo e Usa. Al 31 dicembre 2011 il totale delle entrate immobiliari e finanziarie registrate dal gruppo ammontava a oltre 127 milioni di dollari, il patrimonio immobiliare posseduto dai fondi e dalle società controllate, sommato a quello gestito, supera i 5,1 miliardi di dollari. Carserà a 35 anni ha ricevuto così l’incarico di coordinare la ricerca di immobili in Italia e, più in generale in Europa, sui quali costruire prodotti di risparmio a rennome dimento certo, riservati a investitori istituzionali. «Mi occupo di individuare, selezionare e valutare le opportunità di investimento immobiliare, ma anche nato a del supporto nella gestione del patrimonio acquisito e nella sua successiva alienazione», dice. «Negli anni, al fianco di Mainetti, ho avuto la fortuna di seguire imporil tanti acquisizioni per conto dei fondi di Sorgente, come il palazzo di Piazza Cordusio a Milano, le due sedi di Rinascente di Roma Piazza Fiume e di Monza, fino alla professione storica Galleria Alberto Sordi (già Galleria Colonna) di direttore area immobili Roma. Tutte operazioni particolari che hanno previsto di Sorgente Group un’incessante opera di costruzione di relazioni con le controparti delle varie operazioni e con i principali operatori della filiera immobiliare». A queste si sono aggiunte le prim prime operazioni in Europa (il gruppo è attivo da tempo negli Stati Uniti sotto la guida di Veronica Mainetti), come quella da 170 milioni di sterline realizzata nel 2012 a Londra relativa all’immobile conosciuto come Queensberry House situato nel quartiere di Myfair, il più ricco e prestigioso della città e il primo passo di Sorgente sul mercato britannico. Il gruppo sta seguendo inoltre anche altri progetti sui mercati di Svizzera, Lussemburgo e Brasile. «In questi ultimi anni siamo cresciuti molto e in Italia ho avuto l’opportunità di partecipare a importanti operazioni in settori diversi», osserva Carserà. «Nel 2006, quando ho iniziato, eravamo in tutto una trentina di persone: oggi siamo circa 300. La nostra Sgr gestiva allora una decina di fondi immobiliari mentre oggi sono una ventina». Obiettivi professionali per il futuro? Continuare a crescere in Sorgente e affrontare nuove sfide. Dal 2012, infatti, Carserà si occupa anche di Sorgente Rem, la società di Real estate management che gestisce e valorizza il patrimonio immobiliare di proprietà del Gruppo. «Oltre all’asset management immobiliare abbiamo competenze nell’attività di property management focalizzata sulla gestione e valorizzazione degli immobili; il nostro nuovo obiettivo è quello di aprire all’esterno l’attività di Sorgente Rem e acquisire la gestione di patrimoni immobiliari di terzi».
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C
Lo stile Amo quello classico manageriale, molto sobrio e di qualità. Insomma, vado dal sarto che mi confeziona abiti su misura. Per le scarpe scelgo Campanile. Il mio orologio è un Tag Heuer
La tecnologia Sono un appassionato della tecnologia Apple. A casa ho tutto: iPad, iPhone, iPad, ma per lavoro preferisco usare il Black Berry che è l’ideale, per la posta elettronica e la comunicazione business
Lo sport Sono un grande tifoso della Roma e di Zeman, e amo il calcio che ho praticato in gioventù quando mi dedicavo anche ad altri sport, volley e basket soprattutto. Il mio brand di riferimento era ed è Nike
Claudio Carserà
Il viaggio
Roma
Andare alla scoperta del mondo piace molto sia a me che a mia moglie. Stiamo preparando un viaggio negli Stati Uniti per l’estate prossima. La meta è la California da scoprire on the road
13 Aprile 1973
L’auto Guido una Bmw X3 perché, oltre a essere bella, è grande e capace di contenere tutte le cose che avendo tre igli piccoli bisogna trasportare quando viaggio con la famiglia
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