Farmacia.it più informati più sani - Anno VII, n. 26
Pelle d’autunno Al rientro dalle vacanze, tra settembre e novembre, può accadere che perdendo l’abbronzatura la pelle del corpo risulti macchiata. Le macchie solari sono un inestetismo alquanto comune. Causate da una produzione non omogenea di melanina. Colpiscono soprattutto viso e collo. Spesso il problema si verifica dopo un’esposizione ai raggi solari troppo intensa e non costante nel tempo. Ma non è il sole l’unico colpevole. Nelle donne la loro comparsa può essere dovuta a modificazioni ormonali; se per esempio si assumono contraccettivi orali, se si segue una terapia ormonale sostitutiva in menopausa o durante la gravidanza. I rimedi per eliminarle ci sono. Esistono creme ad azione levigante che favoriscono il ricambio cellulare della cute macchiata. Sono a base di arbutina, acido cogico, vitamina C e acido azelaico.
Ottime pure le emulsioni a base di vitamina E che sono necessarie per una buona idratazione. Basta chiedere al banco cosmesi in farmacia. Ogni tipo di trattamento schiarente va eseguito per almeno due mesi applicando le creme tutti i giorni mattina e sera. Naturalmente poi le zone colpite dall’inestetismo vanno assolutamente difese dal sole, anche in autunno e in inverno, con filtri solari a schermo totale. Ultimo consiglio. Anche l’alimentazione è utile. Bisogna mangiare tanta frutta e verdura. Pesche, kiwi, albicocche e pomodori svolgono azione antiossidante e, essendo ricchi di acqua, idratano dall’interno. Una buona idratazione dell’organismo resta infatti la migliore arma sia di prevenzione che di cura per ogni tipo di problema legato alla pelle. Maria Grutt DIRETTORE RESPONSABILE
SAD. Tu ne sei vittima? L’arrivo dell’autunno con le sue giornate più corte e il cambiamento meteorologico può essere all’origine della SAD, la sindrome depressiva stagionale. Ansia e malumore possono essere influenzate dalle condizioni atmosferiche. Ad aumentare gli effetti vi
sarebbe una “predisposizione alla depressione”, ma anche un’alterazione di alcuni neurotrasmettitori del cervello che comporterebbe un rallentamento generale delle risposte dell’organismo agli stimoli esterni pregiudicandone l’equilibrio psicofisico. La SAD è correlata anche alla permanenza prolungata in ambienti poco illuminati. In generale, le persone che vivono in paesi che presentano inverni più freddi e bui hanno maggiore possibilità di essere colpiti da questa patologia.
Un aiuto è rappresentato dalla medicina alternativa. L’omeopatia, ad esempio, può essere utile per recuperare l’equilibrio psicofisico così come i preparati fitoterapici possono aiutare a combattere la spossatezza fisica e mentale. Ovviamente la scelta della terapia dipende dalla gravità dei sintomi. In ogni caso, il trattamento prescelto va sempre stabilito e concordato con persone qualificate.
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apelli sani e splen denti sono un indiscutibile attributo di bellezza. Oggi in farmacia esistono diverse formulazioni di shampoo, balsamo e creme che soddisfano ogni tipo di esigenza e problema. Perché anche i capelli possono ammalarsi. Vediamo i problemi più comuni.
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Capelli sani e forti
Al contrario le zone vanno trattate con prodotti antinfiammatori, a base di acido acetilsalicilico. In ogni caso, va consultato un dermatologo che può decidere di somministrare cortisonici e antistaminici. A tavola bisogna assumere zinco, acidi grassi insaturi, vitamina A e biotina. Anche il regime alimentare va suggerito dallo specialista. Forfora: è un disturbo tipico della stagione autunno-invernale, che colpisce indifferentemente uomini e donne.
Dermatite seborroica: è un’infiammazione che colpisce il cuoio capelluto ma anche altre zone del viso come naso, occhi, fronte, orecchie e sopracciglia. È causata da un’alterazione della produzione di sebo in queste zone. In conseguenza del disturbo si creano macchie rosse che diventano, poi, giallastre e si squamano. Le particelle che si staccano sono più grandi di quelle della forfora. La dermatite è spesso associata alla caduta dei capelli.
Non vanno assolutamente usati prodotti antiforfora che procurano un peggioramento dell’infiammazione.
Può essere secca o grassa. È dovuta ad un’eccessiva produzione di sebo con conseguente desquamazione del cuoio capelluto. Può essere generata anche da insufficienza epatica, malattie del ricambio, microrganismi patogeni, abuso di tinte o lozioni troppo forti o lavaggi con agenti irritanti.
Il problema può protrarsi nel tempo, colpire l’intera zona del capo o solo una parte. Quando la sua presenza è copiosa, è bene rivolgersi ad un dermatologo per scongiurare la diagnosi di eczema seborroico o psoriasi. Per rallentare la produzione, usare shampoo specifici, ad esempio a base di selenio e seguire semplici consigli quali: • non lavare i capelli più del dovuto e con uno shampoo molto forte; • tenere il phon caldo al minimo della sua potenza e ad almeno 20 cm di distanza; • non usare lacche e gel in quantità eccessiva; • non sottoporsi a permanenti e tinture troppo di frequente; • fare, di tanto in tanto, impacchi di creme e lozioni al rosmarino o betulla che puliscono la cute in profondità. Follicolite: consiste nell’infiammazione del follicolo, la zona nella quale è impiantato il capello. Può essere considerata una forma di acne che colpisce il cuoio capelluto in quanto, in seguito all’infiammazione, si crea un foruncolo. Nei casi in cui la follicolite è leggera, i foruncoli sono pochi e non danno problemi. Nelle forme gravi, invece, la testa può apparire piena di foruncoli con conseguente infezione batterica e perdita di capelli. Si cura somministrando antibiotici sia per via orale che applicati localmente.
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Rubrica a cura del dr. Sergio Ricciuti Vice Presidente S.I.FIT. Società Italiana Fitoterapia, Responsabile Area Farmacisti
contenuti nelle piante appartengono a numerose categorie (es. alcaloidi, flavonoidi, iridoidi, cumarine) e fanno parte del cosiddetto fitocomplesso caratteristico di ogni specie vegetale. L’omeopatia (dal greco omoios, simile, e patos, sofferenza) è un metodo terapeutico che utilizza in terapia una sostanza che, in una persona sana, è in grado di indurre sintomi simili a quelli che si devono curare (principio della similitudine). L’omeopatia nasce
tedesco Reckeweg e la gemmoterapia creata dal medico belga Pol Henry. Negli ultimi tempi si sta sviluppando il concetto di medicina integrata. I medici fanno spesso uso di prodotti eterogenei, appartenenti a differenti tecniche terapeutiche. Capita così di leggere prescrizioni contenenti –ad esempio- un farmaco, un integratore, un prodotto fitoterapico, ed un prodotto omeopatico. È opportuno chiarire che la valutazione del
alla fine del XVIII secolo da una teoria sviluppata dal medico tedesco Samuel Hahnemann ed utilizza diluizioni estreme di queste sostanze disponibili in commercio in diverse forme, tipiche dell’omeopatia (granuli, globuli) e comuni anche ad altre tecniche (sciroppi, compresse, pomate ecc.). I prodotti omeopatici sono caratterizzati da un nome comune latino (es. Apis Mellifica) e da una diluizione (es. 5 CH), tanto più alta è la diluizione tanto più specifica la sua azione. Ci sono poi altre forme di terapia –sulle quali non ci dilungheremo per problemi di spazio- che si collocano tra l’omeopatia e la fitoterapia; ci riferiamo all’omotossicologia creata dal medico
medico nasce da una diagnosi che si formalizza poi in una prescrizione ed in una strategia terapeutica. Ben diverso è il discorso che riguarda l’automedicazione perché il cittadino può non avere quegli elementi che consentono una scelta basata su elementi di oggettività e razionalità. È quindi opportuno ricordare che i prodotti fitoterapici, che sono dei prodotti naturali, sono concettualmente vicini –per esempio- all’acido acetilsalicilico (che deriva poi da una sostanza presente nel salice) ed alla farmacoterapia tradizionale. Con questa distinzione, peraltro doverosa, che vede impegnata la SIFIT Società Italiana di Fitoterapia per la realizzazione di una legge specifica per la fitoterapia e per la figura del fitoterapeuta (il medico specializzato nell’uso delle piante medicinali) si vuole fornire una chiave di lettura e di utilizzo più corretta delle piante medicinali. In questo senso potrà essere utile consultare il proprio farmacista o il medico che sapranno dare utili consigli. Chi volesse potrà chiedere anche alla SIFIT maggiori informazioni in merito (www.sifit.org).
olte persone sono convinte che omeopatia e fitoterapia siano simili o addirittura la stessa cosa. C’è un disegno di legge che propone una regolamentazione delle medicine non convenzionali tra le quali figurano appunto l’omeopatia e la fitoterapia. A questo punto è opportuno un “distinguo” anche per evitare un
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Fitoterapia non fa rima con omeopatia equivoco che interessa il consumatore, il paziente e -ahiméanche il legislatore. La fitoterapia (dal greco phyton, pianta, e terapeia, cura) nasce come medicina convenzionale di tipo allopatico ed utilizza le piante medicinali o loro parti, direttamente o sotto forma di preparazioni (es. tinture, estratti, pomate ecc.). Questa tecnica rappresenta il primo tipo di terapia utilizzata dall’uomo ed ha rappresentato il punto di partenza della moderna farmacoterapia. I principi attivi
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normale se si aggira attorno ai 37 °C ma non deve mai superare i 42 °C. Di cosa stiamo parlando? Della temperatura corporea. La febbre nei bimbi è un fenomeno alquanto comune, un processo di difesa del corpo. Il centro termico (situato nell’ipotalamo) che regola la temperatura corporea può essere influenzato da vari agenti patogeni. Ciò porta ad un innalzamento della temperatura corporea. Questo meccanismo, per quanto di difesa, nei bambini può manifestarsi in maniera violenta e dare preoccupazione. I sintomi possono comparire repentinamente provocando un forte stato di malessere. L’aumento di temperatura può essere accompagnato da brividi, mal di testa, secchezza della bocca, nausea ed eruzioni cutanee. Anche se il bimbo è molto pic-
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Quando la temperatura sale
Come misurare la temperatura Si definisce febbre quando: • il termometro raggiunge almeno i 37,2 gradi se misurata per via cutanea (ascellare); • supera i 37,5 °C se misurata in bocca o nel retto.
colo non bisogna allarmarsi. Le prime cose da fare sono: • Non coprirlo troppo. • Cambiare spesso l’aria nella stanza in cui soggiorna. • Non obbligarlo a rimanere a letto se vuole alzarsi: basta che non faccia sforzi fisici eccessivi. • Non costringerlo a mangiare quando non ha fame. Se invece ha appetito preferire alimenti digeribili come i bolliti, formaggi magri, patate lesse o
E se il rischio è l’influenza? Sta per arrivare l'inverno e l'influenza. Gli esperti raccomandano prudenza e prevenzione contro la sindrome influenzale che, anche quest'anno, si diffonderà tra la popolazione. Anziani e individui affetti da particolari patologie possono prevenire il disturbo grazie al vaccino, ma i bambini? Da una certa età (8 anni) è possibile effettuare la vaccinazione, al di sotto, invece, è necessario chiedere il consiglio del pediatra (le ultime direttive prevedono la somministrazione di mezza dose). In ogni caso è bene sapere che i bimbi molto piccoli hanno maggiori difese immunitarie. Nei primi mesi di vita godono di tutte le sostanze ereditate dalla placenta della mamma, in più il latte materno garantisce numerosi benefici. Tutto ciò non deve far dimenticare che devono comunque essere rispettate alcune semplici regole di prevenzione: • evitare il contatto del neonato con altri bambini, soprattutto più grandi che possono incubare malattie; • porre attenzione al vestiario del neonato, no ad abiti troppo caldi; • regolare la temperatura degli ambienti in cui si vive, il clima ideale si aggira tra i 18 e i 22 gradi. cucinate al vapore. • Farlo bere molto (tè con zucchero o spremute zuccherate) per ridurre il rischio di disidratazione. • Praticare spugnature fredde se la febbre supera i 39°.
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Quali medicinali? E quando? ontro la febbre i primi farmaci da usare sono gli antipiretici. In ogni caso, è sempre meglio, quando si tratta di bambini, rivol-
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gersi al pediatra di fiducia. L’assunzione degli antipiretici infatti cambia anche in base alle reali condizioni del piccolo paziente. Infatti, si devono tener presenti anche altri sintomi, come la tosse o il mal di testa: se la febbre, ad esempio, si accompagna a una forte cefalea, l’antipiretico è ancora più indicato perché va ad agire anche su quella. In ogni caso, l’obiettivo non
deve essere la scomparsa totale della febbre ma solo il suo abbassamento, specie quando è alta. Come già sottolineato, la febbre è una reazione positiva dell’organismo in quanto va a contrastare la diffusione di batteri e virus. Basterà dunque un calo di un grado o al massimo di un grado e mezzo per far sentire meglio il bambino e consentire comunque al corpo di difendersi. I farmaci più adatti Tra i vari antipiretici il migliore è sicuramente il paracetamolo. L’unico a poterne prescrivere le dosi è il pediatra. L’assunzione del farmaco può avvenire anche più volte durante le ventiquattro ore. La somministrazione eventuale di antibiotici in caso di infezioni batteriche va sempre prescritta dal medico. Da evitare invece l’impiego di acido acetilsalicilico perché nei bambini questa sostanza può dar luogo alla sindrome di Reye, una malattia che danneggia il fegato e può avere conseguenze molto gravi.
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per le sue proprietà antimeteoriche (cioè, ha la capacità di bloccare i processi fermentativi nell’intestino). In caso di disordini gastrici o diarrea, si consiglia di diminuire le dosi o interrompere il trattamento.
Cattiva digestione. Perché?
a cattiva digestione è un fenomeno molto comune. Se si mangia troppo e male si può avere pesantezza di stomaco, eruttazione, borborigmi, nausea, mal di testa e sonnolenza. Può capitare a tutti. Diventa però un problema quando si ripete spesso. In quel caso è necessario rivolgersi al medico di famiglia per effettuare gli approfondimenti e le analisi specifiche. Una delle possibili cause potrebbe essere l’intolleranza alimentare. Se infatti si continua a mangiare un determinato cibo a cui si è intolleranti il primo sinto-
sezione superiore dell'apparato digerente allo stomaco. In ogni caso, per digerire bene anche un pasto luculliano è buona abitudine seguire piccole accortezze che consistono in: • Fare pasti regolari • Mangiare lentamente • Evitare bocconi troppo grossi • Bere a piccoli sorsi • Masticare molto • Non fare uso eccessivo di alcolici • Non mangiare spesso cibi speziati • Non bere bevande gassate durante i pasti.
mo che si scatena è di sicuro la cattiva digestione. Se si scongiura il rischio intolleranza, invece, la colpa potrebbe essere attribuita allo stress, ma soprattutto a cattive abitudini alimentari. Una cattiva alimentazione, infatti, può costituire un problema andando a disturbare le normali funzioni dell'esofago, l'organo preposto al passaggio dei cibi dalla
Infine, dopo una brutta notte trascorsa con lo stomaco sofferente il rimedio più efficace è il digiuno, da perseverare per più ore se non per l'intera giornata. Aiutarsi con le erbe: Finocchio: Facilita la digestione per le sue proprietà antispasmodiche (rilassa la muscolatura liscia di rivestimento dell'apparato digerente contribuendo ad eliminare i gas gastrici e intestinali)e
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Non va assunto in gravidanza o durante l'allattamento. Tiglio: riduce la produzione di bile da parte del fegato e svolge una funzione antispasmodica agendo sulla muscolatura liscia dell'intestino rilassandola. La terapia va seguita fino alla scomparsa dei sintomi. La dose giornaliera di estratto secco non deve superare i 1000 mg mentre la posologia delle forme liquide non deve superare le 120 gocce giornaliere. Solitamente non presenta effetti collaterali.
Melissa: è usata tradizionalmente per combattere i disturbi d'origine nervosa e digestivi, perché serve a rilassare il tessuto muscolare del tratto digerente. Ha un'azione antispasmodica e sedativa, antivirale e antibatterica. Può essere assunta in compresse o bevuta sotto forma d'infuso. È poi reperibile anche come olio essenziale, da usarsi a gocce o disciolto in alcol. Le donne in gravidanza dovrebbero evitarne l'uso.
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E tu, la notte digrigni?
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igrignamento notturno o bruxismo, chi sa cosa significano questi due
termini? Probabilmente lo sa solo chi ne soffre o chi dorme accanto a chi ne è colpito. Soffrire di bruxismo significa digrignare i denti, muovendo continuamente la mascella. È notturno quando accade du-
rante il sonno. Naturalmente è più frequente perché, rispetto alle ore di veglia, la persona non ha il completo controllo sui suoi movimenti. Nonostante il problema non sia poi così raro, ancora oggi non si è riusciti a scovare quale sia la causa precisa. Gli studi effettuati sull'argomento sembrerebbero comunque dimostrare che ad esserne colpiti sono soprattutto i bambini anche se il bruxismo può fare la sua apparizione a qualsiasi età. Di sicuro sono stati individuati dei fattori scatenanti quali lo stress, l’allineamento non perfetto delle due arcate dentarie, l’assunzione di particolari farmaci e, solo in alcuni casi, lo squilibrio di alcune attività celebrali. In genere al problema si accompagna anche un sonno agitato, un aumento di salivazione, una tensione muscolare con affaticamento al risveglio e ricorrenti mal di testa. Inoltre conseguenze dannose del digrignamento sono formazione di carie dentarie, aumento della sensibilità e microfratture agli stessi denti, danni alle gengive e allo smalto e dolore mandibolare. In più, col trascorrere del tempo, a causa di tale "atteggiamento patologico" i denti subiscono piccoli traumi, principalmente i canini e gli incisivi laterali. Il disturbo dunque non va trascurato, soprattutto se riguarda i bambini il cui sonno va vigilato. Il primo passo da compiere è sicuramente l'identificazione dei problemi (specie di natura psicolo-
gica) con una corretta diagnosi. Occorre, poi, "educare" il paziente ad un sano riposo. Molti dentisti consigliano l’applicazione del bite, lo strumento che almeno può contenere i danni anche se non risolve il problema alla base.
Anno VII, n. 26 - Autunno 2008 Sped. Abb. Post., 45% comma 20/B Legge 662/96
UITA RAT 0.52 Euro Costo G A I COPRegistrazione testata n. 556/01 Tribunale di S. Maria C.V.
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l Viagra, conosciuto anche come la pillola dell’amore, è ormai in commercio in Italia dal 1998, viene dispensato dietro ricetta medica, agisce aumentando, in un determinato lasso di tempo, il flusso sanguigno dei corpi cavernosi del pene consentendo in questo modo l’erezione, se scarsa o inesistente, o il suo prolungamento. Il principio attivo della pillo-
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la blu è il Sildenafil, va assunto un'ora prima dell'attività sessuale. Efficace nella maggioranza dei casi, il suo utilizzo è però controindicato in pazienti cardiopatici che facciano assunzione di n i trati, pazienti con retinite pigmentosa, ictus pregresso o recente, ipotensione, ridotta funzionalità epatica o cardiaca.
Pillole dell’amore: istruzioni per l’uso
Prima di cominciarne l’assunzione è bene effettuare una visita cardiologica, perché tutti i farmaci vasodilatatori, come appunto il Viagra, hanno l’effetto di diminuire l’afflusso di sangue negli altri circoli e questo, in soggetti predisposti, aumenta il rischio di infarti. Presenta numerosi effetti collaterali: cefalea, capogiro, dispepsia, naso chiuso e disturbi della vista. Ma il Viagra non è il solo farmaco esistente nella cura della disfunzione erettile. Anche Cialis, e Levitra, sono ai primi posti nella classifica delle vendite mondiali.
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I SERVIZI DELLA FARMACIA Verifica il tuo stato di intolleranza alimentare. Anche senza saperlo potresti avere una o più intolleranze alimentari. Infatti alcuni cibi possono provocare:
• Mal di testa • Dolori allo stomaco • Appesantimento nella digestione • Depressione • Alternanza di peso • Eruzioni cutanee
• Alitosi • Palpitazioni cardiache… Per maggiori informazioni e per prenotare l’esame vieni in farmacia o chiamaci al numero 015-510211