Personaggio Carla Calabrese Come costruirsi un mestiere
Inchiesta Riflessioni sul nucleare Foto: Lello Cocozza
Benessere Il potere rigenerante del mare
Viaggi Dubai, perla degli Emirati Arabi
Moda:
Lo stile in vetrina
Abito in copertina “Marella” si ringrazia:
“TESSUTI AMEDEO” C.so Cairoli, 24 - Foggia
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sommario
ditoriale di ANNA RUSSO Capacità di inventarsi un mestiere, amore per le sfide, passione per la divisa, decisioni difficili. Aprile è questo per 6Donna. Il personaggio del mese, Carla Calabrese, è l’esempio della donna capace di creare per sé e per altre donne un lavoro su misura, in grado di conciliare aspirazioni personali ed esigenze familiari. E’ presidente di un consorzio di cooperative il cui nome si ispira alla figura di Icaro, eroe mitologico che osò sfidare il Sole con le sue ali di cera. Esempio di una storia al femminile carica di vita vissuta è invece Rina Di Giorgio Cavaliere, professoressa e presidente della Unitre di Foggia per diversi anni, ora cultrice della storia locale e presidente della Unitre dell’Unione dei Cinque Reali Siti. Coraggio, rigore, passione. C’è tutto nello sguardo delle donne soldato, in realtà non molte, in servizio presso la Caserma Pedone di Foggia. Sprezzanti del pericolo, le soldatesse del 21° Reggimento Artiglieria “Trieste” partiranno per il Kosovo in una missione di pace. In testa il capitano Maria Peluso, comandante di batteria. Di lei colpisce la duplice veste di soldato e donna, con il suo rigore (nel primo caso) e la sua femminilità (nel secondo), aspetti assolutamente complementari e affatto stridenti. Ma l’attualità delle ultime vicende di cronaca ci porta a riflettere su quanto accade lì dove nasce il Sole. Il ricordo del terremoto e dell’onda gigante dello tsunami dell’11 marzo scorso sembra passare in secondo piano rispetto alle conseguenze di quel disastro. Anche i morti annegati fanno ormai parte della storia, “passati” rispetto ad una urgenza che porta il terribile nome di “nucleare”. Una urgenza accompagnata da tanti interrogativi sia per quegli Stati che hanno installato sul loro territorio delle centrali nucleari, sia, e forse ancora di più, per quelli che la strada del nucleare stanno per intraprenderla proprio ora. Come l’Italia, che a giugno esprimerà la propria volontà in un referendum. Nucleare sì nucleare no? Mentre è molto facile in queste ore trovare chi è pronto a spiegare dettagliatamente le motivazioni del “no”, è difficilissimo scovare i sì al nucleare. Vorrei concludere con un saluto doveroso al volontario italiano morto a Gaza, Vittorio Arrigoni. Quel volto con gli occhi bendati mi ha fatto tornare alla memoria l’immagine dell’altro italiano morto, Fabrizio Quattrocchi, ucciso in Iraq. Assassinato (non “giustiziato” perché la giustizia è ben altra cosa) mentre urlava: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”. Concludo con la frase con cui Arrigoni, pacifista, chiosava i suoi articoli: “Restiamo umani”.
4 Attualità • Donne soldato in missione di pace 5 Personaggio del mese • Carla Calabrese, Presidente di Icaro 6 Inchiesta • Fukushima come Chernobyl. 25 anni dopo, un nuovo disastro chiama alla riflessione 8 Storie al femminile • Femmine si nasce, donne si diventa • Quando la vita è passione 10 Moda • Scarpe: le nuove tendenze Primavera-Estate • I ❤ Shopping 12 Benessere • Il potere rigenerante del mare 14 Cucina • Asparago, una ricchezza in tavola • Cardoncelli… e non parliamo di funghi! 15 Solo per te • Non so cucinare e allora… 17 Rubriche 21 Salute • Onicomicosi 22 Viaggi • Dubai: una meta da sogno 23 Eventi • Fiori in passerella
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attualità
PARTE A MAGGIO L’OPERAZIONE “JOINT ENTERPRICE”
Donne soldato in missione di pace Il 21° Reggimento Artiglieria Terrestre “Trieste” in Kosovo, a garanzia della sicurezza sul territorio Garantire la sicurezza dei luoghi religiosi, assicurare la libertà di movimento e creare le condizioni per un ambiente sicuro. E’ lo spirito della Operazione “Joint Enterprice” che avrà inizio a maggio in Kosovo e che vedrà protagonista il 21° Reggimento Artiglieria Te r r e s t r e “Trieste”, di stanza presso la caserma Pedone
di Foggia. Il 21° “Triste”, nei successivi sei mesi, assumerà il comando del Multinational Battle Group West e avrà alle dipendenze, oltre ad unità italiane, anche contingenti sloveni, austriaci e svizzeri. Il Reggimento, inoltre, dovrà interfacciarsi con altre componenti civili e diplomatiche al fine di trasferire alle autorità locali multietniche le restanti responsabilità nel campo della sicurezza e del territorio kosovaro, ancora in mano alle forze internazionali, per un passaggio di consegne reale, oltre che simbolico, ad un territorio che negli anni scorsi è stato teatro di una guerra sanguinosa, combattuta in nome dell’indipendenza. E come nelle migliori tradizioni italiane, la caserma Pedone ha dato il suo saluto agli uomini e alle donne in partenza nel corso di una coinvolgente cerimonia a cui hanno preso parte i parenti dei militari e le autorità locali. A presentare l’iniziativa, sotto le note del Silenzio e dell’Inno d’Italia, il comandante del 21° “Trieste”, colonnello Vincenzo Cipullo, e il generale Mario Ruggiero, comandante della Brigata “Pinerolo” di Bari. Schierate, tra gli artiglieri in partenza, anche diverse donne soldato. Mimetizzate nelle divise tutte uguali, capelli corti o legati sotto il copricapo militare, anche loro partiranno per la missione e forniranno il proprio contributo per Anna Russo la stabilizzazione dell’area kosovara. Donne. Soldati.
Intervista al capitano Maria Peluso, comandante di batteria
Niente paura Valigie pronte. Oltre agli abiti, tanta carica professionale e umana. Il capitano Maria Peluso, ufficiale di accademia, fa parte del Reggimento che si recherà in Kosovo per la missione “Joint Enterprice”. 34 anni, originaria di Caserta, appartiene al Corso 183 Lealtà, il secondo di una scuola militare che accoglie le donne. Arruolata nel 2001, ha frequentato l’accademia militare di Modena e terminato gli studi nella scuola di applicazione di Torino, conseguendo la laurea in Scienze Strategiche. Dopo i cinque anni di formazione è stata destinata al reparto operativo di Foggia dove è comandante di batteria. Come è nata l’idea di intraprendere una carriera, a quei tempi, ancor più di oggi, prettamente maschile? E’ iniziato tutto per pura curio-
sità. Mi affascinava questo mondo maschile. Confesso che inizialmente l’impatto con i colleghi maschi non è stato facile, ma ora, dopo ormai dieci anni che le donne sono nelle forze armate, abbiamo eliminato la ruggine nei rapporti uomo/donna in questo ambito. Che atteggiamento hanno gli uomini nei confronti delle colleghe? Nel mio caso di timore perché si ritrovano una donna come comandante di batteria. Poi, conoscendomi e vedendo come lavoro, dimenticano la differenza e quei timori diventano i timori classici che si hanno anche nei confronti di un comandante uomo. Tutto però dipende dall’impostazione di comando della persona. A volte le donne che ricoprono incarichi di responsabilità tendono ad essere più dure per di-
“Ogni missione è una esperienza dal grande impatto umano” mostrare di non essere fragili. Le è mai capitato? Penso che sia una questione soggettiva, che dipenda dal carattere della persona. Io personalmente non mi sono mai trovata in questa situazione. Nel mio ciclo formativo mi è stato detto di comportarmi in un determinato modo e sto seguendo semplicemente ciò che mi è stato insegnato dai miei superiori. E nei confronti delle altre donne qual è il suo atteggiamento? Cerco di dare loro una spinta in più perché sono poche rispetto al personale maschile, ma, tolte le difficoltà iniziali, comprendono subito come comportarsi in ambiente militare e spesso danno prestazioni migliori degli uomini. Indossare una divisa comporta il rischio di perdere in
Maria Peluso
femminilità? No, perché considero questo come un lavoro che mi tiene impegnata per gran parte della giornata, visto l’incarico di responsabilità, ma nulla toglie che la sera mi vesta come una donna normale che ha le sue amicizie ed un fidanzato. Una persona normalissima insomma. Quando avrà dei figli cosa accadrà? Io e il mio futuro marito ne abbiamo già parlato. Le cose si fanno insieme e poi avrò sicuramente il supporto dei miei familiari. Se si ama questo lavoro si fa tutto. Con che spirito parte per il Kosovo? E’ la mia seconda missione. In generale ogni operazione all’estero ti permette di fare belle espe-
rienze dal grande impatto umano. Io parto con l’intenzione di dare una mano a persone che hanno sofferto per una guerra passata, alle donne e ai bambini che sono lì. Andrò infatti con un incarico che mi permetterà di poter risolvere determinate problematiche. Andrò con la voglia di portare pace, serenità e una mano a chi è più debole di noi in questo momento. Paura, apprensione? Nessuna delle due. Parto con entusiasmo e desiderio di fare bene. Accetterebbe di partire in missione alla volta dell’Afghanistan? Sì, sicuramente sarebbe una missione più a rischio, ma se si fa per una causa buona, allora sì. a.r.
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personaggio del mese
L’ARTE DI COSTRUIRSI UN MESTIERE
Carla Calabrese, Presidente di Icaro “Lavorare è un’opportunità. La donna conosce il proprio valore, al di là delle manifestazioni di piazza” Ha quarantasei anni e l’entusiasmo da ragazzina. Non crede negli oroscopi, non ama chi è eccessivamente moralista e ritiene che il lavoro sia una opportunità più che un diritto. Carla Calabrese è riuscita, nel corso degli anni, a ritagliarsi uno spazio nel mondo del cooperativismo foggiano. Presidente del consorzio “Icaro”, è originaria della Calabria, ma vive a Foggia da quando il padre, poliziotto di origini leccesi, è stato trasferito per riavvicinarsi a casa. Sposata da diciotto anni, ha tre figli e ancora tanti progetti da realizzare. Come ci si inventa un lavoro? Dopo la laurea in giurisprudenza ho frequentato un master per operatori commerciali. Tornata a Foggia, ho avuto l’esigenza di capire che lavoro intraprendere perché non si può sempre fare quello che si vorrebbe. Si sono create delle situazioni particolari, c’erano amici, soprattutto amiche, appena laureate, con la necessità di lavorare, così abbiamo pensato di mettere su una cooperativa di servizi. Era il 1990. Con il tempo ci siamo indirizzate verso il mondo del sociale che sembrava offrire diverse opportunità. Da lì è nata l’idea di creare un consorzio di cooperative, un
gruppo che oggi conta un asilo nido convenzionato con il Comune di Foggia, una scuola dell’infanzia e un ente di formazione accreditato dalla Regione Puglia. Di che genere di formazione si tratta? Attualmente stiamo svolgendo dei corsi nel carcere di San Severo. In genere ci facciamo sollecitare da tutto ciò che la nostra realtà ci segnala, cerchiamo di essere attenti alle richieste del territorio per soddisfarle e offrire, allo stesso tempo, a noi donne del gruppo, delle opportunità di lavoro che siano conciliabili con la vita familiare. Un gruppo tutto al femminile… Il nostro gruppo è nato dall’esigenza di offrire un lavoro prima all’amica che si laureava, e poi all’amica dell’amica, fino a consolidarsi nella veste in cui oggi si presenta: dieci donne, tra socie e dipendenti. Ora il gruppo degli uffici è stabile e comincia a crescere anche l’indotto. Di “Icaro” avete più la voglia di volare o la paura di scottarvi? L’immagine di Icaro ci è piaciuta perché rappresenta il desiderio di per sé, come nel quadro di Matisse in cui è rappresentato come un uomo tutto nero con un punto rosso in corrispondenza del cuore. A noi interessa quel punto rosso che è il desidero che ci fa andare avanti nelle provocazioni della vita e che ci permette di non fermarci perché, se l’uomo smettesse di desiderare, credo che perderebbe anche la capacità di creare. E’ importante che l’uomo possa desiderare anche in un momento di crisi come questo. A proposito di crisi, come è cambiato il mondo del lavoro da quel 1990 ad oggi? Prima, sotto tanti punti di vista, c’era una giungla senza regolamentazione. Per quanto riguarda il campo della prima
Pubblicità sessista Maschilismo, insulti alla dignità femminile, immagini degradanti. Contro la mercificazione del genere “donna” si muove finalmente non un gruppo di femministe incallite, ma una amministrazione comunale. E’ quella di Manfredonia che, sollecitata dai dati del ‘Global Gender Gap Report 2010’ sul divario di genere che trovano l’Italia al 74° posto nella classifica mondiale per il modo in cui vengono trattate le donne, dopo Colombia, Perù e Vietnam, ha deciso di dire “basta”. Incontri-dibattito tematici, come il
convegno “La donna, la violenza e la vita”; presentazione di libri come “Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo; provvedimenti amministrativi come l’adesione a un’iniziativa dell’Unione Donne in Italia, che sostiene la “Moratoria della pubblicità lesiva della dignità di genere”. Il Comune, quindi, darà attuazione alla Risoluzione Comunitaria n.2038, con cui il Parlamento Europeo, nel 2008, invitava gli Stati membri a ingaggiare campagne di sensibilizzazione contro gli insulti a sfondo sessista e con-
CARTA D’IDENTITÁ N
ome Cognome Nata a Il Residente a Libro
Carla Calabrese
infanzia, per esempio, gli asili nido potevano essere aperti solo con un certificato della ASL, oggi è necessaria anche un’autorizzazione della Regione. E questo è positivo. E’ vero anche però, che prima c’erano meno cavilli e si riusciva a lavorare con più facilità. E le donne come sono cambiate in questi anni? Ritengono il lavoro come un diritto o come uno spazio da ritagliare? Io non mi sento una donna che non ha potuto sfruttare delle possibilità, anzi sono stata anche aiutate dalle circostanze. Non ho mai dovuto difendermi a spada tratta dagli uomini, vado avanti perché sono ‘io’, non perché sono ‘donna’. Sicuramente oggi siamo molto più consapevoli di quello che siamo e possiamo rivendicare, senza bisogno di manifestazioni, la nostra intelligenza. Pro o contro le quote rosa? Se sono una opportunità va bene, anche perché è chiaro che a livello politico siamo poco e sottorappresentate, però poi mi chiedo
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quanto possa arricchire l’essere lì solo per esercitare il diritto alla quota rosa. Io vorrei, ripeto, che la donna si affermasse proprio perché è, e non perché è donna. Mercificazione del corpo femminile. Libertà personale o eccessivo moralismo? Questo è un discorso personale che attiene alla morale di ciascuno, sicuramente non possiamo fare campagne moralizzatrici per dire cosa la donna debba o non debba fare, perché altrimenti torneremmo allo stato di sudditanza a cui era sottoposta negli anni scorsi. Mai pensato di entrare in politica? Non credo di averne le doti. Mi piace il mio lavoro per cui dovrei avere una motivazione fortissima per abbandonare una cosa che a cui tengo tanto per un’altra incerta, di cui non conosco i meccanismi. Immagini per un attimo di essere sindaco di Foggia: qual è la prima cosa che farebbe? Ogni tanto mi fermo a riflettere
Carla Calabrese Oristano 2/10/1964 Foggia Luce del mondo di Papa Benedetto XV I
su questo. Io partirei da una rivisitazione di tutto il caos che c’è in questo momento in tutti i diversi settori. Nel mio campo specifico, quello dell’istruzione, poi, credo che ci siano tante cose da fare. Scuola pubblica o privata? Per me non è un problema, ho mandato i miei due figli maggiori ad una scuola privata, la piccola andrà in una pubblica che mi è stata consigliata. Per me è più un discorso di validità della scuola, indipendentemente se essa sia pubblica o privata. Una scuola vale l’altra se ha una buona reputazione. Da piccola cosa avrebbe voluto fare? Avrei voluto diventare maestra di scuola elementare, ma poi ho seguito la strada degli studi in giurisprudenza. Ad un certo punto però quell’antico richiamo si è fatto risentire e alla fine sono riuscita a rientrare nel settore. Quando pensa al futuro dei suoi figli qual è la cosa che teme possa loro succedere e la cosa che invece si augura che accada? Innanzitutto spero che loro siano contenti, cosa non più scontata nella società di oggi. Spero che realizzino i desideri del loro cuore senza imposizioni da parte di noi genitori, per cui cerco sempre di non creare progetti su di loro. Ritengo che se una persona si orienta verso una professione per cui è portata, alla fine ce la fa. La cosa che non auguro loro è quella di uniformarsi. Per esempio, vedo già quell’interesse per la moda che rende i ragazzi di oggi tutti uguali, ma io li invito a orientarsi verso ciò che più incontra i loro gusti, indipendentemente dalle scelte dei loro amici. Un consiglio a chi si affaccia al mondo del lavoro? Non voglio dare consigli scontati. L’unico che mi sento di dare è di considerare il lavoro non come un diritto, ma come una grande opportunità. Anna Russo
Il Comune di Manfredonia dice no alle offese della dignità di genere
tro le immagini degradanti della donna in marketing e pubblicità. E’ un dato di fatto che la pubblicità alimenti e consolidi stereotipi di genere ed è chiaro che una pubblicità realizzata con immagini lesive della dignità femminile abbia un impatto negativo sulla parità. Primo atto dell’azione del Comune di Manfredonia è stato quello di inibire l’affissione in città di materiale pubblicitario che offende la dignità della donna, e comunque dell’individuo, con incitazione al sessismo e alla violenza. “Non è un
intervento di censura, ma di responsabilità collettiva -ha sottolineato il sindaco Angelo Riccardiun intervento culturale da condividere, per recuperare il rispetto nei confronti dell’infanzia, delle donne, dell’intera società; per riconquistare quel pudore, quella discrezione e quel senso della misura necessari in ogni ambito della vita. La pubblicità fa parte del quotidiano di tutti, ed è giusto che sia disciplinata da norme e codici di condotta che ne proibiscano l’uso distorto e ne potenzino, invece, il ruolo di strumen-
to per combattere gli stereotipi. Bisogna impegnarsi in questa battaglia, promuovendo un uso ragionevole e responsabile della televisione e delle nuove tecnologie non solo in ambito istituzionale, ma anche scolastico e domestico. Eliminare gli stereotipi di genere a tutti i livelli della società significa consentire davvero l’uguaglianza e la cooperazione tra donne e uomini, nella sfera pubblica quanto in quella privata”. Nella speranza che anche altre amministrazioni comunali seguano l’esempio.
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inchiesta
Corsa al nucleare, scelta bizzarra o coraggiosa? E intanto le centrali
Fukushima come Chernobyl. Venticinque anni Il fisico nucleare Franz Navach spiega: “Ecco perché produrre energia nucleare non è vantaggioso” 26 aprile 1986: il mondo intero si risveglia alla notizia dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl. L’umanità non è pronta per un evento di tale portata che getta tutti nel panico. 11 marzo 2011: il terremoto in Giappone con conseguente tsunami provoca danni ingenti alla centrale nucleare di Fukushima. Venticinque anni sono abbastanza per mandare nell’oblio eventi di tale portata, ma non tanti per farli dimenticare. L’umanità precipita nuovamente nell’incubo del disastro nucleare. Le tante coincidenze, per ultima l’innalzamento del livello d’allerta a 7, lo stesso di Chernobyl, e il ricordo delle conseguenze che il primo disastro ha provocato sulla salute umana, hanno fatto dilagare gli interro-
ma sono irrilevanti rispetto al vero problema e cioè se vogliamo o no il nucleare”. A parlare in questi termini è Franz Navach, fisico nucleare dell’Università degli Studi di Bari. “La vera domanda è: conviene o non conviene? Noi facciamo tante cose rischiose ma le facciamo perché ci conviene correre quel rischio. Se fosse vero che pagheremmo meno l’elettricità, se fosse vero che è l’unico modo per avere l’energia che ci serve, sarebbe un rischio che potremmo tranquillamente assumerci, invece io ritengo che non sia così. Non è vantaggioso perché non si racconta tutta la verità. Dicono quanto costa la gestione dell’impianto, ma non l’investimento per crearlo perché quella spesa non peserà in bolletta, ma sulla fiscalità generale, che rimane a carico del cit-
gativi sulla opportunità di costruire anche in Italia centrali nucleari. Nascono comitati, si susseguono convegni, interventi di esperti che esprimono il loro parere sull’intricata questione. “Tutti conoscono i rischi,
tadino”. C’è poi la questione dello smantellamento e di come smaltire le scorie. “Addirittura Giulio Tremonti, ospite del programma di Lucia Annunziata, ha sottolineato il fatto che francesi, tedeschi e inglesi han-
no un debito pubblico inferiore al nostro, ma un enorme debito atomico a causa delle trenta centrali che dovranno smantellare. E dove finiscono le scorie? Nessuno sa come risolvere il problema dello smaltimento. Gli americani, che hanno un immenso territorio, hanno trovato una montagna solida, hanno scavato all’interno, l’hanno riempita ed ora è colma. Ci vorrà, adesso, una montagna come quella ogni vent’anni. E’ una questione difficile da risolvere e onerosa. Quindi non è vero dire che l’energia nucleare costa meno”. Eppure i governi non fermano la loro corsa al nucleare. “E’ una scelta che conviene ad alcuni come alla lobby del nucleare, agli investitori, all’Ansaldo nucleare; conviene oggi per lo stesso motivo per cui ci si è staccati dal nucleare in Italia. Tutti dicono che è accaduto grazie al referendum tenutosi dopo Chernobyl. Non è vero, l’attenzione per il nucleare è scemata negli anni ’60 per questioni di altro interesse, e cioè quando, con lo scandalo Ippolito, i nostri politici si fecero sovvenzionare dalle cosiddette Sette Sorelle, cioè le compagnie petrolifere, e il nucleare fu accantonato a favore del petrolio, nonostante l’Italia fosse uno dei primi Paesi, dopo la seconda guerra mondiale, a costruire centrali nucleari”. Oggi, si sa, l’Italia acquista energia nucleare dalla Francia. Allora perché continuare ad importarla anziché produrla noi allo stesso modo e a costi inferiori, considerato che la vicinanza con le centrali francesi ci pone lo stesso a rischio in casi di esplosione? “Non è vero che risparmieremmo perché la
Francia ci vende la sua energia sottocosto: uno dei problemi dei reattori nucleari è infatti che non si possono fermare, per cui i francesi preferiscono vendere sottocosto l’energia in eccesso, piuttosto che disperderla, quindi a meno di quanto ci costerebbe produrla in Italia. Il danno successivo ad uno scoppio, poi, è inversamente proporzionale al quadrato della distanza: più aumenta la distanza, più diminuisce il rischio per cui è logico che più siamo distanti da una centrale e meno saranno i danni della radioattività”. Qual è allora l’energia alternativa al petrolio e al nucleare? Una sola sempre essere la strada da seguire. “La soluzione sta nell’avere una fonte di energia che possa permetterci di coprire tutta la gamma delle nostre necessità. Questa energia è il fotovoltaico. Solo con il sole si può pensare di avere una fonte inesauribile. Possono anche verificarsi macchie o esplosioni sul sole, ma i danni che ci arrivano dopo 145 milioni di chilometri sono ovviamente ridotti. L’energia che produciamo con il sole o con il vento però ha il difetto di essere discontinua. Allora bisogna trovare un modo ottimale per immagazzinarla. La cessione all’Enel non risolve il problema perché la sua rete non è concepita per immagazzinare tanta energia. Ci vuole un altro metodo, che già esiste. Con l’energia elettrica prodotta dai pannelli si può estrarre dall’acqua l’idrogeno, che viene conservato in una conduttura; successivamente, viene ricombinato con l’ossigeno in modo da restituire l’energia immagazzinata. Così noi possiamo non solo riprodurre energia
Franz Navach - Fisico Nucleare
elettrica, ma anche costruire motori ad idrogeno: la marina militare italiana, per esempio, ha in dotazione un sommergibile che funziona ad idrogeno”. Anche l’idrogeno ha, però, i suoi svantaggi. “Certo, può verificarsi uno scoppio così come accade a volte con le bombole del gas nelle abitazioni, ma è il solito discorso rischi/benefici: ci sarà ogni tanto un incidente, ma la convenienza deriva dal fatto che si tratta di una fonte inesauribile, a disposizione di tutti e che ci libera dalla dipendenza dall’estero. In conclusione il nucleare non risolve nessun problema, non è vero che costa meno, non conviene, in più, ha la sua dose di rischio”. Anche sulla questione della maggiore sicurezza delle centrali di ultima generazione, Navach ha le idee chiare. “Le centrali di nuova generazione sicuramente saranno più sicure, ma sono ancora allo studio. Se lo studio di fattibilità funziona, queste centrali saranno proponibili non prima del 2030”. Anna Russo
Rischi per la salute umana
I controlli dell’Istituto Zooprofilattico Le precauzioni in caso di contaminazione Si scrive radioattività, si legge Istituto Zooprofilattico di Foggia, Centro di grande rilevanza strategica, confermata dallo stesso incarico che il Ministero della Salute gli ha assegnato: analizzare gli alimenti importati dal Giappone, prodotti o derivati della pesca come caviale, salse, intingoli tipici del Paese del Sol Levante, per rintracciare eventuali tracce di radioattività. “Attualmente non sta arrivando nulla – commenta Eugenio Chiaravalle, dirigente chimico responsabile del Centro di Referenza Nazionale Radioattività - ma, per maggiore sicurezza, il Ministero ha imposto un monitoraggio del pescato proveniente anche dai Paesi circostanti il Giappone, come Cina, Corea, Thailandia, Vietnam. Se, a seguito di un controllo a campione,
un prodotto dovesse presentare tracce di radioattività superiore ai limiti consentiti dalla Comunità Europea, sarebbe rispedito al mittente o distrutto”. Lo scambio di battute con il chimico ci permette di tracciare un quadro più chiaro di cosa accade quando si verifica un disastro nucleare della portata di quello di Fukushima. “Nell’atmosfera vengono immesse particelle radioattive come lo iodio 131 e 132, le famiglie dei cesi o altre ancora. Possono deporsi sul suolo e essere introdotte dall’organismo attraverso la respirazione o l’alimentazione. A rischio sono innanzitutto i pascoli, le verdure, in particolare quelle a foglia larga che hanno una maggiore superficie di contatto. Una volta al suolo, le particelle vengono dilava-
te dalla pioggia e penetrano nel terreno, da qui passano all’apparato radicale delle piante. Dal pascolo si trasmettono agli animali. Dagli animali, attraverso i prodotti che ne derivano, uova, carne o latte, all’uomo. Quindi, il danno maggiore non giunge tanto dall’esposizione e dal contatto esteriore, quanto dall’introduzione nell’organismo di particelle radioattive che vengono assimilate e vanno a localizzarsi nei tessuti di particolari organi. I rischi, non nell’immediato, ma in un tempo più o meno definito, sono i tumori generalizzati in determinati organi bersaglio che possono portare anche alla morte; questo dipende naturalmente da quanta radioattività si immette nell’organismo”. Tra gli elementi chimici sotto accusa c’è lo iodio, che
Eugenio Chiaravalle - Dirigente chimico IZS Foggia
ha una emivita (il tempo per cui la sua attività si dimezza) di una settimana. L’organo bersaglio su cui lo iodio si fissa è la tiroide, mentre gli altri organi lo espellono, per esempio attraverso il latte. “Ecco perché l’alimento più incriminato nei casi di contaminazione radioattiva è proprio il latte. Per il cesio è diverso. Si introduce nell’organismo attraverso l’apparato gastrointestinale, si accumula soprattutto nei tessuti muscolari. L’emivita del cesio 137 è di circa trent’anni, quindi la sua presenza persiste per tanto tempo. Gli alimenti più esposti sono frutti di bosco, funghi, latte, carne e derivati”. Gli studiosi hanno elaborato uno schema che mette a confronto la presenza di radioattività (misurata in microsievert) con gli effetti sull’uomo. “In caso di esposizione alla
radioattività, una dose di 1.000 microsievert, per esempio, può causare malattie da radiazioni e nausea, ma non il decesso; una di 20.000 microsievert, invece, provoca deterioramento cognitivo, convulsioni e morte dopo poche ore dall’esposizione. I lavoratori di Chernobyl esposti a 6.000 microsievert, sono morti nel giro di un mese”. Semplici ma essenziali sono le precauzioni da adottare in caso si verifichi un episodio come quello di Fukushima. “Si consigli sicuramente di non mangiare verdure e latte, ma surgelati. Con il tempo, nel giro di qualche mese, vanno evitati anche la carne e quei molluschi filtratori che tendono a bioaccumulare. Del resto è quanto accaduto anche in Italia ai tempi di a.r. Chernobyl”.
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inchiesta
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di nuova generazione devono ancora superare lo studio di fattibilità
dopo, un nuovo disastro chiama alla riflessione ORAZIO MONTINARO
TONINO SOLDO
“Lotteremo contro le centrali e le trivelle”
La cavalleria foggiana del Cigno Verde si è già schierata per il referendum del 12 e 13 giugno. Il reparto avanzato del comitato per il sì contro il nucleare è capeggiato da un ambientalista di ferro, Tonino Soldo. Il Presidente del Circolo Gaia di Legambiente assolda colleghi dirigenti e amici verdi, e si arma per vincere la battaglia con tutta la guerra. Ma sa bene che raggiungere il quorum non è un gioco da ragazzi. “Andremo in piazza – annuncia - per far sentire le nostre ragioni ai cittadini e per convincerli ad andare a votare, con le nostre motivazioni. Lo faremo sull’onda di quello che sta accadendo in Giappone: anche gli altri Paesi stanno iniziando a ricredersi sull’atomo sicuro. Per noi è fondamentale far capire che l’atomo non è assolutamente sicuro, non c’è alcuna certezza adesso”. Legambiente Scuola e Formazione, che riunisce insegnanti ed educatori ambientalisti, propone di andare tra i banchi a parlare di nucleare, soprattutto tra le cartelle di chi non ha vissuto il dibattito che ci fu nel 1987, dopo Chernobyl, senza inculcare la logica degli ambientalisti. “Abbiamo inviato una lettera alle scuole, ai dirigenti e agli insegnanti, in cui invitiamo i docenti e i dirigenti a parlare con i ragazzi del problema del nucleare, a fare informazione con lo scopo di creare una cittadinanza consapevole – spiega Sol-
do - Ci aspettiamo, dunque, che ci invitino per illustrare le ragioni del sì. Credo che anche la scuola debba, fra i tanti suoi compiti, informare ed educare al consumo consapevole, al risparmio energetico e, di conseguenza, parlare delle energie rinnovabili, in gran quantità nel nostro territorio, e dunque dell’irrilevanza di avere una centrale nucleare sul nostro territorio, non solo su quello provinciale, ma su tutto il territorio italiano”. Lo spettro del nucleare minaccia il Gargano, insieme a quelle trivelle che pensavano di aver fermato. “La moratoria del governo serve solo a rinviare di un anno la scelta dei siti. Tra i 50 siti possibili in Italia purtroppo ci sono sia Lesina che Manfredonia. Niente è impossibile, soprattutto alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni per l’autorizzazione ad introspezioni petrolifere al largo delle Isole Tremiti. Questo significa che il nostro è un territorio che verrà sfruttato per questo, e non importa che si vadano a distruggere quegli ecosistemi che tutti ci invidiano. È questa la nostra lotta – conclude - mettere in campo tutte le nostre forze per evitare che venga autorizzata la devastazione del nostro territorio”. Mariangela Mariani
FOTOVOLTAICO
I vantaggi economici e ambientali Una realtà e valida alternativa al petrolio e al nucleare è offerta dal fotovoltaico. Gli impianti fotovoltaici sfruttano l’irradiazione solare, fonte inesauribile di energia pulita. Nonostante la tecnologia fotovoltaica abbia un costo ancora alquanto elevato, questa fonte di energia non inquina e può essere prodotta anche in casa riducendo drasticamente i costi di distribuzione. Grazie alla nuova normativa, che incentiva e finanzia la produzione autonoma, oggi un impianto fotovoltaico permette di ottenere un risparmio personale sul consumo in bolletta ed è anche una concreta opportunità d’investimento. Ce lo conferma Pasquale Macolino, responsabile commerciale della NWG. “ Ci sono varie tecnologie, ma sostanzialmente il meccanismo è univoco, trasformare l’irradiazione solare in energia continua che poi un piccolo apparecchio, l’inverter, trasforma in alternata, immessa successivamente in rete Enel”. Per esempi o c’è differe nza tra pannelli solari e pannelli fotovoltaici? “Si. Sono due cose differenti: i pannelli solari producono solo acqua calda, i fotovoltaici energia elettrica”.
Quali sono le proced ure da seguire per installare un impianto? Rivolgersi ad una ditta qualificata e con esperienza che dia garanzie di un pagamento protetto, istallazione a regola d’arte con la certezza di accedere ai contributi GSE. Quali sono i vantaggi economici ed energetici? Il primo e più importante non è economico, ma ambientale: con l’energia solare si evita l’emissione di è anidride carbonica che, per 1 kw di energia prodotta da fonti fossili, è pari a 922 kg. Per i vantaggi economici ricordiamo gli incentivi del GSE promulgati in base alla produzione dell’impianto fotovoltaico; il risparmio in bolletta “ENEL” del consumo energetico che si azzera; l’eventuale vendita del surplus di energia prodotta che soprattutto al Sud è di regola. Ci può segnalare enti nazionali a cui rivolge rsi per chiede re informazioni? GSE: ossia il Gestore Servizi Energetici; Numero verde (da telefono fisso): 800.89.69.79. ENEL: numero Verde 800 900 860 (per chiamate da rete fissa) o 199 50 50 65 (per chiamate da cellulare). Angela Dalicco
UN VOTO E I SUOI PERCHÈ “Abbia la paura la funzione di stimolare la ricerca, la paura euristica ci porta inevitabilmente a ricercare ciò che l’ha determinata, e a volte può essere essenziale per salvare il genere umano”. E’ Orazio Montinaro, ex senatore della Repubblica e docente di chimica teorica, a citare questa frase al termine di una lunga intervista sul tema del nucleare. Il dott. Montinaro è parte attiva di un comitato, fondato da poco, denominato ‘Vota si per fermare il nucleare’. La composizione è varia, all’interno ci sono partiti del centro sinistra, scienziati, professori universitari, medici, ex parlamentari e il sindacato Cgil, tutti soggetti che hanno condiviso un obiettivo immediato, ovvero quello di dire Si al referendum e No al nucleare. Ma perché dire NO al nucleare, chiediamo al dott. Montinaro? “Innanzitutto per l’intrinseca pericolosità. Il tipo di reattore finora utilizzato in Finlandia, Francia e Cina, è di terza generazione che però non è andato avanti. Il punto debole è il sistema di raffreddamento, che dovrebbe scattare immediatamente e per qualsiasi causa, ma questo non avviene. A Fukushima ciò che ha determinato il disastro non è stato il maremoto in maniera diretta,
ma indiretta, perché è andata via la corrente elettrica, tutti i generatori di soccorso sono andati in tilt e il sistema, emettendo una quantità enorme di energia, non veniva raffreddato, le barre di uranio hanno quindi prodotto rottura nella gabbia che lo teneva chiuso, facendo fuoriuscire la sostanza radioattiva”. Quali altri rischi si corrono? “Che la quantità di uranio non è infinita, ma che soprattutto andrebbero valutati bene i costi delle scorie e stabilito dove smaltirle. Ad oggi nessuno Paese è riuscito a mettere le scorie in sicurezza. Il plutonio ha una decadenza di circa 24mila anni, dove lo lasciamo?”. Cosa accadrà il 12 giugno? “La data non è stata scelta a caso, quel giorno il ricordo di Fukushima sarà già lontano e gli italiani avranno dimenticato l’importanza della cosa. Come comitato stiamo tentando di diffondere le informazioni in diversi ambiti: scuole, centri culturali, per cercare di tenere alta l’attenzione sull’argomento”. Maria Rosaria De Leonardis
TEST NUCLEARI E DISASTRI NATURALI
Gli interrogativi corrono nel web Fino a che punto l’agire dell’uomo può in- stre, in grado di provocare addirittura l’oscillafluire sull’ambiente e contribuire a scatenare zione dei poli terrestri. Ma lo scienziato fu mesdisastri naturali? E fino a che punto tali azioni so a tacere e la ricerca interrotta. Insomma, vepossono considerarsi solo un riflesso inevitabi- rità insabbiata o l’ennesima bufala che corre le dei cambiamenti derivanti dal progredire sul web? Maria Grazia Frisaldi della civiltà? Sono questi alcuni degli interrogativi - sempre più pressanti – raccolti nel TABELLA web, da blog ambientalisti o siti di libera informazione, che appaiono puntuali dopo ogni catastrofe. Ma dopo il tremendo terremoto che lo scorso 11 marzo ha sconvolto il Giappone, gli interrogativi si arricchiscono di elementi, prospettano nuovi scenari, insinuano incredibili responsabilità. Sotto accusa è il rapporto tra l’ambiente ed i test nucleari, programmati ed effettuati per precisa volontà dell’uomo. L’interrogativo striscia nella rete prospettando un teorema inquietante. Sia chiaro: ad oggi non esiste alcun riscontro scientifico su tale presunto collegamento, ma le occorrenze (o coincidenze?) in proposito sono piuttosto numerose (vedi tabella). Da quando, a partire dagli anni ’50, Stati Uniti, Russia, Cina e India hanno iniziato ad effettuare test nucleari, forti terremoti di magnitudo pari o superiore ai 6.0 gradi Richter si sarebbero verificati a poche ore di distanza. L’aspetto devastante di questi fenomeni, secondo tale tesi, non può essere giustificato dalla naturale attività della crosta terrestre, ma ricondotto a fenomeni artificiali, quindi indotti. Il primo a parlarne fu, nel 1974, tale Matsushita, scienziato del National Center of Atmosferic Research, il quale evidenziò gli sconvolgimenti prodotti dai test nucleari nella ionosfera e nella campo magnetico terre-
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storie al femminile
Nuovo progetto tutto al femminile
Femmine si nasce, donne si diventa
L’avventurosa storia delle libertà femminili e del corpo delle donne La biologia decide se nasceremo femmine, ma il diventare “donna” è frutto di un lungo percorso di consapevolezza. E’ il messaggio del corso di formazione “Femmine si nasce, donne si diventa; l’avventurosa storia delle libertà femminili e del corpo delle donne”. Organizzato dalla facoltà di Scienze della Formazione e dal Centro Studi di Genere dell’Università di Foggia nel più ampio progetto Femminile Plurale, il corso è stato tenuto dalla giornalista e formatrice di genere Monica Lanfranco, il 23 e 24 marzo scorsi. Scrittrice che utilizza un linguaggio molto chiaro e diretto, la Lanfranco pone al centro della propria attività proprio la difesa dei diritti delle donne. Il suo ultimo libro “Letteralmente Femminista” è insieme una testimonianza e riflessione per tenere unite quella teoria e quella pratica di cui si è nutrito il femminismo, che la Lanfranco indica come “la più grande rivoluzione non violenta del secolo scorso”. Secondo la giornalista genovese “la storia delle donne è dentro ciascuna di noi” e vale la pena di condividerla assieme a tante altre. Donne, quelle di oggi vittime di violenze ed umiliazioni di ogni sorta. Dal corso è
emersa l’importanza franco -. Le donne veda parte delle nuove re stanno scomparengenerazioni di una predo dalla televisione, sa di coscienza della sostituite da una rappropria femminilità; la presentazione umiconsapevolezza delliante e grottesca. Ne l’essere donna e di dorisulta la cancellaziover difendere i propri ne della loro identità diritti. “Il ruolo della sotto lo sguardo imdonna sembra sminuirperturbabile di tutti, si sempre più per colpa senza una reazione di come viene pubblida parte delle stesse Monica Lanfranco cizzato soprattutto attraverso i mass- donne. Non si può “guardare” senmedia – ha precisato Monica Lan- za “vedere” cosa sta accadendo; il
corpo femminile manipolato con assurdi e inadeguati mezzi pubblicitari”. Tra le fautrici del progetto “Plurale femminile” c’è Rita Saraò, capodipartimento Relazioni Internazionali dell’Università di Foggia. Il suo è un impegno costante per costruire una nuova realtà nel cui ambito la presenza femminile possa davvero fare la differenza. Una continua ricerca, una collaborazione creativa, quella della Saraò, verso la democrazia della partecipazione che oggi purtroppo si priva di fatto di
competenze ed esperienze delle donne nella vita pubblica. Un ruolo, da acquisire con determinazione, la cui conquista passa inevitabilmente attraverso la collaborazione “di genere”. “Donne meglio di maschi no, ma una democrazia che restituisca dignità là dove è stata tolta questo sì; le donne dovrebbero essere amiche delle altre donne”, insieme combattere unite da una comune identità di intendere e di volere”. Elisabetta Ciavarella
Il pensiero di Monica Lanfranco Una donna particolare, con grinta, determinazione e idee chiare che ama trasferire al pubblico attraverso incontri, seminari e libri. Per capire chi è Monica Lanfranco basta leggere questo brano estrapolato dal primo capitolo di “Letteralmente femminista”. “Essere una femmina, se all’inizio della comparsa nel ventre di mia madre è stato un caso, ha assunto nella mia vita un significato e una centralità imprescindibile. Per questo, una volta entrata nel mondo adulto, non ho mai condiviso l’affermazione secondo la quale “siamo tutti persone”, spesso usata per conciliare fintamente, e non affrontare mai, l’inevitabile conflitto tra i due generi. Secondo questa visione il definirci così, persone, basterebbe per situarci nel mondo in modo automatico e indolore, senza discriminazioni. E’ la realtà a smentire chi lo sostiene: spesso usare il generico ‘persona’ è un modo per sfuggire all’ingombrante verità che l’avere un corpo maschile o uno femminile non è indifferen-
te, in ogni società e visione culturale. […] E’ un maschio, è una femmina: alla nascita l’una o l’altra eventualità sono decisive; in molti luoghi del mondo alla constatazione del sesso femminile scatta un destino intriso di limitazione, divieti e obblighi che non valgono per l’altro sesso, e che chiudono sin dall’inizio la possibilità di scelta e di padronanza sull’intera propria esistenza. […]Quello che può succedere è che, con la lettura di queste pagine, si possa aprire un varco, e un percorso, per cominciare a capire come rimediare alla sempre più pericolosa archiviazione da parte della politica e della storia recente della visione femminista che, nel guardare il mondo, ha cercato e cerca di cambiarlo, a favore sia delle donne che degli uomini che ci vivono. […]Lo dedico a tutte le donne e uomini che, come scrisse Ursula Le Guin, sono disposte e disposti a correre il rischio di finire nel ridicolo, pur di contribuire a cambiare il mondo”. e.c.
Rina Di Giorgio Cavaliere, presidente UNITRE Unione dei Comuni dei Cinque Reali Siti
Quando la vita è passione Da professoressa a ricercatrice storica, sempre pronta a nuove sfide Le sfide non le fanno paura. Rina Di Giorgio Cavaliere, per dieci anni presidente dell’Unitre di Foggia, ha accettato l’invito alla presidenza dell’Unitre - Unione dei Comuni dei Cinque Reali Siti, nuova sede della Capitanata. Nata il 22 ottobre scorso, la sede si presenta unica nel suo genere: è la prima in tutta Italia a non essere collocata su un comune unico. Infatti, interessa i cinque comuni di Orta Nova, Stornara, Stornarella, Ordona e Carapelle. “L’unione tra i comuni era nata già da qualche anno, voluta dai sindaci come cammino economico e politico consorziale – commenta Rina Di Giorgio Cavaliere -. Abbiamo pensato così, in sinergia con le istituzioni pubbliche, che una sede dell’Unitre che riportasse il nome della loro Unione, avrebbe reso onore al territorio. La nuova apertura è stata fortemente voluta dall’organizzazione nazionale, dalle istituzioni e dagli stessi cittadini”. Come per l’Unitre di Foggia, anche la nuova associazione prevede un’iscrizione (quota associativa) che permette di seguire tutti i corsi organizzati con la differenza che, nei Cinque Reali Siti, i cittadini possono seguire indifferentemente i corsi indipendentemente dal comune
di residenza. “L’Unitre si rivolge a soggetti di età diverse, davvero le tre età che il nome vuole rappresentare. Abbiamo ragazzi giovani, che solitamente s’indirizzano verso i corsi d’informatica e lingua straniera; adulti, che si orientano verso quelli di cultura generale o di arti manuali. Lo spirito con cui nasce e opera l’ Unitre è quello di presentarsi come Accademia di umanità che dia cultura, informazioni e offra la possibilità di seguire quelle lezioni che magari non è stato possibile seguire in altri tempi, oppure di socializzare grazie alle attività ricreative, gite culturali, convegni, seminari”. L’Unitre è un’associazione di volontariato per cui nessuno all’interno, né i docenti né il direttivo, percepisce compenso. Molto proficue sono le alleanze con le altre associazioni presenti sul territorio che, sempre nello spirito del volontariato, decidono di offrire la propria collaborazione. “E’ un’associazione che si differenzia dalla tipica Università della terza età: non è il luogo in cui l’anziano va per trascorrere un’ora come alternativa all’isolamento. Nasce con uno spirito diverso, capace di creare rapporti proficui tra persone di diversa età. La lezione è, infatti, caratterizzata da una grande parte-
cipazione tra docenti e discenti”. Attualmente la sede dei Cinque reali Siti conta 230 iscritti. Una scommessa, dunque, già vinta. “Certo, la decisione di lasciare Foggia per iniziare tutto d’accapo altrove, è stata molto valutata, ma poi ho pensato che altri avrebbero continuato ciò che io avevo avviato e che fosse giunto il momento di iniziare una nuova avventura”. Un atteggiamento coraggioso, che già in passato ha spinto la Di Giorgio Cavaliere a lasciare l’insegnamento di lettere per dedicarsi alla sua passione più grande, la ricerca storica. Negli ultimi anni ha, infatti, curato diverse pubblicazioni, tra cui “Storia di una scuola”, dedicata all’Istituto “De Sanctis”, primo libro nel suo genere mai pubblicato in città. Un testo che, ripercorrendo la storia dell’antica scuola, ricostruisce anche le vicende del capoluogo dauno. Si conclude con il discorso inedito, tenuto nel 1880 da Francesco De Sanctis, allora Ministro dell’Istruzione, a Foggia. “E’ un libro per il territorio, che appartiene alla città. Spesso non ci rendiamo conto di quello che è o è stata la nostra città nel corso degli anni ed è un dovere per noi ricorda-
Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Anna Russo Caporedattore Angela Dalicco Hanno collaborato Maria Rosaria De Leonardis Maria Grazia Frisaldi Mariangela Mariani Elisabetta Ciavarella Irma Mecca prof.ssa Maria Santillo
re chi ha lavorato o scritto o costruito per lei”. Tanti interessi senza mai trascurare la famiglia. “Penso che una donna possa realizzarsi in ogni campo, se si organizza e soprattutto ha piacere per quello che sta attuando. Se si decide di avere una famiglia bisogna essere preparati, non improvvisare. Avere coscienza di ciò che si sta facendo ed essere disposti al sacrificio. Se una donna vuole dedicarsi al lavoro ed ha una famiglia, deve essere presente a se stessa, altrimenti è meglio che rinunci a qualcosa. Possiamo sempre riprendere un lavoro o una passione che abbiamo tralasciato in passato, ma la crescita dei figli non può né essere rinviata, né delegata”. Anna Russo
Rubriche avv. Katia Monopoli avv. Rosangela Loriso dott.ssa Mariagrazia Bellantuono dott.ssa Marcella Bevilacqua dott.ssa Stefania Fariello dott.ssa Alessandra Marinari dott.ssa Floredana Arnò dott.ssa Marilena Tomaiuolo Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.26 - Fax 0881.56.33.19 e-mail
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Ai piedi un mondo tutto colorato ed accessori coordinati
MODA SCARPE le nuove tendenze Primavera-Estate
L’esplosione di allegre e vivaci fantasie per un look tutto italiano Ormai della stagione invernale cominciamo a sentirci sempre più stanche, non vediamo l’ora di riporre via collant e calze di lana. Il clima sta cambiando e non possiamo permettere che ci colga impreparate su quell’accessorio che tanto amiamo cambiare: le scarpe. Tornano le ballerine che rappresentano un must di eleganza e raffinatezza; modelli realizzati in pelle e dal design mi-
nimal, ma anche modelli in tela nelle tonalità del verde e del violetto. Da quella semplice e sportiva a quella elegante e con decori, la ballerina richiama la primavera : perfetta sotto jeans, pantaloni eleganti e minigonne. Attenzione però a qualche piccolo inconveniente: evitare di indossarle con gonne sotto al ginocchio perché accorciano la figura. Per la primavera-estate 2011 le passerelle propongono calzature per la donna che punta su grinta e femminilità. Sandali e decolleté in stile chic-slave con tacco alto e plateau, arric-
chite da allacciature incrociate sul collo del piede e alla caviglia. Diversi i materiali utilizzati: il suede e la corda, arricchiti talvolta anche da profili di pelle
a contrasto sia nei sandali e nelle decolleté che nei modelli più casual con zeppa. Per le giornate più calde, infradito ultrapiatti di pelle, impreziositi da borchiette colorate o da dettagli floreali e applicazioni di cristalli. Colori accesi e vivaci quelli utilizzati dai vari stilisti: dall’arancio al viola, dal bluette al verde con
accostamenti originali, ma anche ROPPO RIDUTTIVO CHIAMARLE BORSE monocolore coNovità di stagione le handbag d’ispirazione reme black e whitrò, con chiusura clic-clac di metallo o con manite. Non mancaco rigido; mentre per le occasioni più eleganti picno, per chi ama cole pochette di raso con pratico specchietto lo stile countryinterno, davvero originali. E ancora tracolle da chic, gli stivali di postino, dallo stile unisex in pelle o tessuto tecnipelle con gamco, molto pratiche bale morbido sia bassi che con tacco, alti a ginocchio in stile ginali, con richiami floreali, in pelle, cuissard, a mezza gamba con tra- stoffa scamosciata o tessuto. Molto fori laterali o più corti d’ispirazio- utilizzata la corda per chi predilige ne biker. tacco alto e plateau, ar- l’originalità, come quella per zepricchite da allacciature incrociate pe molto alte con fascette di stoffa sul collo del pie- o cuoio da allacciare alla caviglia, de e alla cavi- ma anche zeppe altissime a righe colorate. Del resto l’arrivo della priglia. Le diverse mavera non può non tradursi in griffes propon- un’esplosione di allegre e vivaci gono inoltre fantasie floreali e le nuove tendenscarpe e decol- ze primavera-estate rispecchiano leté “a becco” un mondo tutto colorato. Elisabetta Ciavarella colorate ed ori-
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G N I P P O H I❤S
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lucro e mini abiti con pietre d’o ti ple m co e ret rte po o plicando rose mentre di giorn uscire in pigiama di seta, e le romantiche vestendovi di seta color cipria o ap rete perfette a e ret rti ve di vi a ser i D prendente. mbe. Faret o, invece, sa ? Fate bene, perchè sarà sor vostra gonna, ondeggiando, vi accarezzano le ga llo e pantaloni da marinaio. Nei giorni di lavor Sognate la bella stagione lla ste de pa ità tuniche dai colori strada mentre le frange i, merletti e discrete lezios zz te le vacanze, indosserete pi tta o pe cicanti. Camminerete in on as iff e ch etr di M . ta ito tu a ab o e del vostr metterete un tridimensionali sulle spall ico e morbidi tubini. E, se avrete voglia di osare, In organza color salmone la etr om con giacche dal taglio ge camicia con bottoncini su una spalla e fiocco tutto etereo quasi smaterializzato
Giacca e Abito Diana Gallesi in vendita da Amedeo Tessuti
Per uno shopping deluxe: Cammeo e corallo sull’anello d’argento Occhiali con astine pitonate
Ballerine e borsa in pelle Sheen in vendita da Oxi’s
Tunica a fiorellini azzurro rosa Monella in vendita da Malìah
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benessere
SALI DEL MAR MORTO, FANGHI E ALGHE: ALCHIMIE DI BENESSERE
Il potere rigenerante Per riequilibrare l’intero organismo e aumentarne la resistenza ai radicali liberi
Minerali, una forza contro il tempo Sostanze solide naturali, dalla struttura cristallina, i minerali raccontano la storia e la composizione della Terra. Ma sono anche elementi vitali per il nostro benessere. In un certo senso, potrebbero essere considerati i “cugini” delle vitamine, perché svolgono un’azione antiossidante e stabilizzante fondamentale per l’organismo umano. Tra i più impiegati in cosmetica, lo zinco e il titanio per proteggere la pelle dai raggi UvA e UvB: ora in forma micronizzata molto più “discreta” rispetto al passato, quando lasciavano aloni biancastri. Lo zolfo, invece, è ideale per trattare problemi di acne e rosacea, mentre il rame è molto
utile per salvaguardare il colore dei capelli. Oltre a essere impiegato nelle formule antinvecchiamento, perché mantiene la pelle più tonica agendo sulla formazione del collagene e stimolando così il rinnovamento e la densità dei tessuti. Altro minerale indispensabile è il magnesio, che aiuta a ripristinare la corretta micro-circolazione e a contrastare i gonfiori alle gambe. Combina anche un’azione antistress e allevia il senso di affaticamento durante i cambi di stagione. Da assumere anche attraverso alcuni cibi come il cioccolato, le banane e la frutta secca.
Capita spesso di leggere che fanghi, sali del Mar Morto e alghe sono un valido aiuto per contrastare il fenomeno cellulite. Molti però ignorano il loro potere perché poco informati o perché per anni si è utilizzato un prodotto che ha dato scarsi risultati. Le virtù del mare, nel greco antico “thalassa”, erano note già nell’antichità tra Egiziani, Fenici, Greci e Romani, che utilizzavano acque marine, alghe e fanghi per stimolare, rimineralizzare, rilassare e rigenerare.
Nel XVIII secolo il Dr. Charles Russell divulgò le virtù terapeutiche dell’acqua di Mare e utilizzò ufficialmente l’ambiente marino a scopo terapeutico dando origine a una vera disciplina: la Talassoterapia. Oggi il potere rigenerante dell’acqua di mare viene utilizzato ampiamente: idromassaggi, acquagym, fanghi e docce favoriscono la circolazione, sono utili per riattivare le articolazioni, contrastano la cellulite e sono un ottimo antistress. Il loro benefico effetto è legato alla presenza di 37 tipi di sali minerali diversi e oligo-elementi essenziali tra cui: magnesio, zinco, sodio, potassio, rame, ferro, bromo, calcio, fosforo e iodio: questa è la naturale composizione dell’acqua di mare. Il magnesio rallenta l’invecchiamento; il ferro permette una migliore ossigenazione della cute; lo iodio attiva il metabolismo (l’insieme delle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo) e favorisce l’elimina-
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benessere
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del mare zione delle tossine e delle impurità; il potassio regola l’idratazione; lo zolfo è noto per il deciso potere disinfettante. Tutti questi elementi che l’acqua di mare contiene in grandi quantità sono biodisponibili, cioè direttamente assimilabili dall’organismo umano. Quando l’acqua marina è di buona qualità e non inquinata, presenta una grande similitudine con la composizione chimica del plasma umano (componente liquida del sangue). A seguito di un’emissione di calore (vasodilatazione), i pori della pelle si aprono, rendendo possibile la transmimeralizzazione (passaggio nel corpo dei minerali marini). Questo scambio di oligoelementi per-
mette un riequilibrio dell’intero organismo e ne aumenta anche la resistenza alle aggressioni esterne e ai radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento). Inoltre, l’acqua marina utilizzata nei Centri Benessere di Talassoterapia nutre le cellule, favorisce l’eliminazione delle tossine e stimola le naturali difese dell’organismo. L’utilizzo delle alghe marine nei trattamenti benessere di talassoterapia aiuta a snellire gambe e fianchi. Anche le alghe, sono ricche di minerali, oligoelementi e contengono un’alta quantità di vitamine e proteine che, unite con oli essenziali e argilla, formano il prodotto che attiva il metabolismo cellulare e la microcircolazione. Dalla zona di provenienza delle alghe e dalle loro caratteristiche dipende la tipologia dei minerali maggiormente presenti. Un esempio è dato dalle alghe laminarie, tipiche dell’ oceano Atlantico e del Pacifico del Nord: sono alghe particolarmente ricche di zinco, rame e potassio, tutti minerali dalle proprietà antiossidanti e in grado di rinforzare il sistema immunitario. Le alghe nere del mar Morto hanno invece un effetto particolarmente purificante e ammorbidente per la pelle e sono molto indicate per il viso. Gli impacchi di alghe
della Bretagna e della Normandia sono noti per il loro effetto drenante, modellante e anticellulite, grazie all’azione sulla microcircolazione. I sali più conosciuti arrivano dal Mar Morto; sono sali preziosi che contrastano la cellulite, aiutano la pelle a rinnovarsi, la levigano e la nutrono rendendola più vitale e setosa. In più, tali sostanze hanno un’alta sterilità batterica; nel Mar Morto, infatti, vivono solo alcune specie di alghe e un’unica varietà di pesci: per la forte salinità le sue acque sono praticamente sterili e i sali che se ne ricavano non irritano. Il sale, inoltre, viene estratto facilmente per la sua alta concentrazione: non servono, quindi, additivi che facilitino questo compito e il
prodotto che ne risulta è naturale e ben tollerato dall’epidermide. I sali del Mar Morto svolgono, diverse funzioni: eliminano le cellule morte, strofinate sulla pelle, infatti, favoriscono il naturale processo di rinnovamento della cute; nutrono la pelle, aggiunti all’acqua della vasca, inoltre, regalano un bagno nutriente, che rafforza la barriera protettiva della pelle e frena l’evaporazione dell’acqua dagli starti profondi; combattono la cellulite, fornendo un aiuto prezioso per contrastare cellulite e pelle a buccia di arancia, drenando i liquidi stagnanti, grazie a un fenomeno, detto osmosi, per il quale i fluidi in eccesso presenti nelle cellule vengono “risucchiati” all’esterno. Ciò
avviene perché la concentrazione salina all’esterno del corpo è superiore a quella interna: l’acqua tende ad uscire abbandonando l’ambiente meno salato, perché richiamata da quello più salato. Nei centri estetici, i sali del Mar Morto vengono usati per specifici trattamenti anticellulite. Le mani dell’estetista, che eseguono tocchi delicati seguendo il flusso della circolazione linfatica, e lo sfregamento del sale sulla pelle creano una piacevole sensazione di calore: i principi attivi penetrano a fondo, i liquidi e le scorie vengono drenati, il gonfiore che si accompagna alla cellulite viene ridotto. Luigia De Vito Esperta in dermoestetica
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cucina
Buono e gustoso, è l’ideale per ottime pietanze pasquali
Asparago, una ricchezza in tavola Perfetto per una dieta povera di sodio L’asparago, termine che significa germoglio, ha alle spalle una storia millenaria; fu coltivato e utilizzato nel Mediterraneo dagli Egizi e in Asia Minore 2000 anni fa. Apprezzato dai buongustai, possiede particolari proprietà diuretiche e non solo. Della stessa famiglia dell’aglio e della cipolla, l’asparago condivide alcune proprietà positive come coadiuvante contro gotta, calcoli renali, reumatismi e idropisia, soprattutto grazie al suo effetto diuretico. In particolare esso ha un ruolo attivo nella diminuzione di casi di eczema. Il consumo di asparagi da parte delle donne in gravidanza, poi, riduce sensibilmente la possibilità che il feto sviluppi malformazioni, tra cui la spina bifida. La stessa composizione chimica dell’asparago rileva una preziosa quantità di nutrienti validi per la salute. L’asparigina, per esempio, è uno degli amminoacidi presente in abbondanza, che serve alla fabbricazione di numerose sostanze proteiche e, dunque, alla trasformazione dello zucchero. L’asparago è inoltre ricco di rutina che serve a rinforzare le pareti dei capillari; di acido folico, manganese e vitamina A, che hanno un effetto benefico su legamenti, reni e pelle; fosforo e vitamina B che permettono di con-
trastare l’astenia. E poi non mancano calcio, magnesio, potassio. Ideale per una dieta povera di sodio, è utile a contrastare ipertensioni e problemi circolatori; inoltre non contiene grassi, il che lo rende un valido alleato per combattere il colesterolo in eccesso. E’ composto dal 90% di acqua, non mancano carboidrati, proteine e contiene solo 25 Kcal/100g, che vengono considerate davvero poche se si vuol seguire una dieta mediterranea sana ed equilibrata senza dover rinunciare al gusto di questo favoloso ortaggio. Irma Mecca
La ricetta congliata da “I Prodotti della Terra”
Nido di asparagi Gustoso antipasto con solo 273 calorie a persona Ingredienti per 6 persone: 14 asparagi grandi, 2 patate grandi, 30g di burro, 4 uova, 30g di mollica di pane, 10 cl di latte, 3 cucchiai di parmigiano, sale, pepe. Decorazione: asparagi, ovetti di quaglia, burro e sale. Preparazione: Pulire, lavare e sbollentare in acqua salata gli asparagi e tagliarli a metà nel senso della lunghezza. Adagiare sul fondo di una tortiera antiaderente imburrata le patate pelate, lavate e salate e adagiarvi sopra gli asparagi. Battere le uova con parmigiano, mollica di pane bagnata nel latte e sbriciolata, sale e pepe; versare il composto sugli asparagi e aggiungere se necessario del
Cardoncelli… e non parliamo di funghi! Il “ Cardoncello selvatico” è una pianta che cresce spontanea nel nostro territorio. Non va confuso, per un raro caso di omonimia, con il fungo cardoncello, molto più diffuso e pregiato, che popola i boschi pugliesi. La forma di questa verdura selvatica è molto particolare e bella a vedersi, ma bisogna fare attenzione perché è ricoperta di spine che vanno accuratamente pulite o meglio “sfilate”. E’ una verdura molto apprezzata e cresce solamente in questo periodo dell’anno in concomitanza con le feste pa-
squali. Raramente questo tipo di verdura viene utilizzata in cucina al di fuori delle festività, considerato sia l’alto costo sia la stagionalità dell’ortaggio, legata a questo periodo particolare. Tradizione vuole che il tipico piatto tradizionale a base di agnello, uova e cardoncelli si consumi proprio il giorno della Pasquetta. E’ un piatto molto genuino e saporito, espressione della terra da cui trae origine. Ma si possono realizzare altre ricette sfiziose con questo tipo di verdura e ve ne proponiamo una.
latte sul fondo con le patate. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30 min. Per la decorazione del tortino: cuocere le uova di quaglia per 4 min in acqua bollente e sgusciarle; adagiare gli asparagi lessati, tagliati a listarelle e saltati in padella con burro e sale. Avvolgerli al centro del tortino formando un nido dove posizionare gli ovetti di quaglia.
PASTICCIO PRIMAVERILE Ingredienti per 4 persone: 600/700 g di carboncelli, brodo di carne, uno spicchio di aglio tritato, 2 uova, formaggio grattugiato, pepe, sale q.b, scamorza, salame/prosciutto cotto, polpettine di carne. Preparazione: Pulire e lessare i cardoncelli. Sistemarli in una teglia, condirli con il brodo di carne e metterli in forno caldo. Far bollire per qualche minuto. A parte sbattere le uova con formaggio, sale e pepe. Unire scamorza, salame/prosciutto e polpettine di carne. Aggiungere il tutto alla verdura che è in forno e fate gratinare.
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Solo per te
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DALLE PENTOLE ALLA SPESA, DAI COLTELLI ALLE SCORTE
NON SO cucinare e allora…
TUTTE LE ASTUZIE COLLAUDATE CHE AIUTANO A DIVENTARE UNA VERA CUOCA Molte vorrebbero, ma non ne sono capaci. Lavoro full time e mille altre priorità finiscono con il mettere all’ultimo posto l’interesse per la cucina. Eppure, prima o poi, l’esigenza di mettersi ai fornelli arriva, e allora basta imparare a organizzarsi, per esempio, attrezzandosi con utensili che velocizzano le varie operazioni, scegliendo ricette semplici e acquistando gli ingredienti giusti per realizzarle al meglio. Perché, soprattutto per chi lavora o ha poco tempo, cucinare deve es-
Alleati irrinunciabili Tra le attrezzature che non devono mancare in cucina, si trovano ai primi posti il forno a microonde e la pentola a pressione, utilissima anche per preparare in pochi minuti brodo di verdura o di carne, zuppe o minestre. Indispensabili poi, un robot multiuso che impasta, sbatte e frulla, un frullatore a immersione da usare direttamente nelle pentole per trasformare in passati o in creme la verdura e la carne una volta che si sono intiepidite. Riguardo alle pentole, invece, è senz’altro meglio dare la preferenza a quelle antiaderenti (il cibo cuoce più rapidamente e non si attacca sul fondo) da abbinare a coperchi di vetro che consentono di tenere sotto controllo la cottura o alle nuove linee in ceramica.
Acquisti furbi Scegliere bene, al momento dell’acquisto, ovvero orientarsi verso materie prime semplici da cucinare è essenziale per chi non ha dimestichezza con i fornelli. Allora, per la carne optate per i tagli non troppo grassi e meno nervosi, come fesa e sottofiletto per manzo o vitello, e filetto o lonza per il maiale: si conservano meglio e hanno tempi di cottura più rapidi. Per pollo e tacchino date la preferenza ai filetti. Anche per il pesce, ideali sono i filetti o scaloppe oltre a crostacei già sgusciati, seppie e calamari già puliti, cioè porzioni da mettere direttamente in padella. Se possibile, acquistate le verdure fresche già pulite, non solo insalata, ma anche spinaci, carote già affettate, cipolline, cavolfiori (sono comodissime, l’unico neo è il prezzo più elevato rispetto al prodotto non lavato).
sere facile e veloce. Non è così importante avere la passione per tegami & co, per riuscire a fare bella figura e soddisfare i propri e gli altrui appetiti, afferma Carcangiu, chef di fama internazionale, “quello che conta è amare la buona tavola. Spesso, poi, può succedere che imparando i trucchi per semplificare la preparazione dei vari piatti o frequentando un corso di cucina per principianti, alla fine si cambi idea, passando dallo scarso interesse alla passione”.
Ingredienti strategici Per non farsi prendere dal panico è fondamentale rifornirsi di scorte intelligenti. In congelatore non dovrebbero mancare mai cibi semipronti come per minestrone, patatine precotte, piselli, spinaci, zucchini, broccoli, fagiolini, peperoni da sconsgelare e cuocere in pochi minuti nel microonde o in una padella antiaderente (preparate con coperchio e senza acqua risultano più gustosi). Utile anche disporre di uno o più arrosti di carne e di tacchino già legati con lo spago (meglio farlo fare dal macellaio se si è proprio alle prime armi) e da infilare direttamente in pentola a pressione, così come una scorta di porzioni singole e non troppo grandi (non più di due etti) di carne e pesce, oltre a misti per soffritto con carote, cipolla e sedano già tritati e prezzemolo e basilico surgelato, sminuzzato e pronto all’uso.
Astuzie semplici Tra gli ingredienti base da tenere in cucina non bisogna dimenticare la passata di pomodoro semplice e senza aggiunta di aromi, i pelati e la polpa pronta: sono fondamentali per cucinare, magari con un pizzico di peperoncino o di origano e olio crudo, sughi sani e veloci. Utilissime sono poi un paio di scatole di dadi di carne o di verdura e alcuni optional come salse sfiziose (salsa di olive e pesto, oltre a pasta di acciughe, senape e maionese in tubetto), pinoli, noci e mandorle già sgusciate, pancarrè per preparare in un attimo stuzzichini e antipasti. E ancora, per insaporire e dare un tocco speciale a carne e pesce, non devono mancare in cucina un’ampia scelta di spezie e aromi come peperoncino e pepe nero in polvere, pepe rosa in grani, zafferano, polvere di curry, origano, foglie secche di alloro e qualche liAngela Dalicco quore come marsala secco, brandy e vermut bianco dry.
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cucina
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Il pericolo maggiore è la disidratazione
PEDIATRA DI ALESSANDRA MARINARI
Diarrea acuta nel bambino
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Il primo passo della terapia: la reidratazione orale La diarrea acuta infettiva è una patologia molto frequente nei primi 5 anni di vita, durante i quali ogni bambino sperimenta almeno una volta all’anno un episodio di diarrea acuta infettiva, mentre il 10% di questi ha circa tre episodi annuali. La diarrea acuta può essere definita come una perdita di feci superiore a 10 ml/Kg/die e di durata inferiore a due settimane con o senza altri sintomi clinici di accompagnamento. L’approccio clinico alle diarree prevede un primo orientamento diagnostico tra forme infettive enteriche, più frequentemente ad eziologia virale (Rotavirus, Adenovirus), meno spesso ad eziologia batterica (Salmonella, Campylobacter, E.Coli, Yersinia..) e protozoaria (Giardia Lamblia, Cryptosporidium); forme infettive non enteriche (secondarie ad infezioni di altri organi o apparati, come ad es. infezioni delle vie urinarie); diarree acute secondarie a ingestione sporadica di lattosio in soggetti con specifica intolleranza, ingestione di soluzioni iperosmolari o di fruttosio, cause chirurgiche, assunzione di antibiotici, esordio di malattia infiammatoria cronica intestinale. La patogenesi può essere ri-
condotta essenzialmente a due meccanismi: la diarrea osmotica provocata dalla presenza nel lume intestinale di molecole che richiamano acqua per effetto osmotico; queste molecole, a loro volta, possono essere fisiologicamente non assorbite da una mucosa normale (esempio tipico la diarrea da lattulosio) oppure il malassorbimento può essere il risultato di una lesione più o meno severa della mucosa, secondaria al danno della mucosa intestinale prodotto dagli agenti patogeni; la diarrea secretiva conseguente all’effetto delle tossine prodotte da alcuni microrganismi (Vibrio
Cholerae, Clostridium perfringens..) caratterizzata da diarrea profusa, con rischio di disidratazione in tempi brevissimi. In Italia, come in altri Paesi industrializzati, i Rotavirus sono la causa più frequente di diarrea nei bambini (età media di diarrea da rotavirus circa 14 mesi: range 1 mese - 7 anni). Generalmente la diarrea acuta è una condizione autolimitantesi, ma in alcuni casi, specie nel lattante e/o in presenza di vomito intenso, può evolvere rapidamente, causando grave disidratazione. La valutazione clinica di un soggetto con diarrea acuta si basa fondamentalmente sulla stima dell’entità della disidratazione che accompagna la diarrea acuta. L’esame microbiologico delle feci (con ricerca Rotavirus, Salmonella, Shigella, Yersinia, Giardia..) ed eventuali esami ematochimici sono indicati solo in casi particolari. La terapia si basa fondamentalmente su: Reidratazione orale, Alimentazione corretta, Eventuale somministrazione di farmaci. Su questo numero parleremo della reidratazione orale. La soluzione reidratante orale (ORS) va somministrata a tutti i
L’evoluzione della malattia è benigna
L’OTORINO DI MARILENA TOMAIUOLO
PFAPA: febbre periodica, afte, faringite e adenopatie cervicali La PFAPA è una patologia caratterizzata da un insieme di sintomi e segni associati a febbre che si presenta periodicamente e soprattutto nei bambini di età inferiore ai 5 anni. E’ stata descritta alla fine degli anni ’80 ed è un acronimo che indica febbre periodica, afte, faringite e adenopatie cervicali. La febbre elevata è il sintomo di esordio, dura 4-5 giorni e si ripresenta dopo alcune settimane sempre con le stesse caratteristiche. Tale rialzo febbrile si associa subito a linfoadenopatia cervicale, stomatite aftosa con piccole afte dolorose, faringite modesta, senza sintomi respiratori. La causa non è ben nota, si ipotizza il ruolo virale (adenovirus o virus Epstein-Barr) e alcuni genitori dei piccoli pazienti non riescono spesso a distinguere questi episodi da una febbre normale, altri invece conoscono la sequenza dei sintomi e si rivolgono al pediatra dagli esordi. Tuttavia l’insieme delle manifestazioni deve guidare il pediatra verso la diagnosi, inoltre i pazienti non presentano alcun sintomo tra gli episodi successivi, non essendo tonsillopatici cronici o altro. Spesso l’otoiatria si trova a visi-
bambini con diarrea acuta. La durata raccomandata della terapia reidratante orale è di tre, quattro ore. La sete è sempre presente nel bambino con disidratazione vera e, quindi, è spesso sufficiente offrire la soluzione reidratante ad libitum, ma in maniera graduale e frazionata per evitare il riflesso gastrocolico. La ORS deve essere somministrata all’inizio dei sintomi. Se il bambino vomita, reidratare a piccoli sorsi (5 ml ogni 2 minuti) fino a raggiungere il volume necessario per riparare le perdite pregresse (per diarrea, vomito, febbre) e assicurare un adeguato fabbisogno idrico di mantenimento (che viene stabilito in base al peso del bambino e alle perdite subentranti). Se il bambino non gradisce il sapore della ORS, si può aggiungere succo d’arancia (max mezza arancia in 500 mL), ma non zucchero. Il paziente che non assume adeguatamente la soluzione o ha segni di peggioramento, deve essere rivalutato per considerare le indicazioni al ricovero. Non è raccomandato l’uso di coca-cola, succhi di frutta, soluzioni reidratanti di preparazione domestica e soluzioni reidratanti in uso per gli atleti per l’insufficiente apporto di sodio.
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L’uso di cortisone produce una remissione già dopo due giorni
tare i piccoli per la linfoadenopatia, ma soprattutto per la ciclica ricorrenza dei sintomi, cui si associa talvolta una ipertrofia del tessuto linfatico adenoideo o tonsillare. Oltre all’anamnesi, la tipica ricorrenza, la febbre elevata e il corteo sintomatologico, saranno di aiuto una visita completa con palpazione
delle linfoadenopatie cervicali mai superiori ai 5 cm, la risoluzione con terapia cortisonica, anche in un’unica somministrazione e la diagnosi differenziale con altre febbri di natura diversa. Gli esami di laboratorio mostreranno un aumento degli indici infiammatori (VES, PCR, ecc.) e leucocitosi solo nella fase acuta, mentre rientrano nei limiti nei periodi i n t e rcritici. L a diagnosi differenziale va posta con: la neutropenia ciclica, che è una malattia genetica con manifestazioni infettive, come ascessi, foruncolosi e polmoniti durante le manifestazioni febbrili; la sindrome da iperIgD cui
si associano sintomi gastro-intestinali, dolori agli arti e sfoghi cutanei, anch’essa di tipo genetico; la febbre mediterranea familiare che si presenta con febbre e sierosite. La PFAPA non risponde al normale trattamento con antipiretici e FANS ma risponde bene ai cortisonici, che inducono un remissione già dopo due giorni. Solo i casi resistenti che si protraggono nel tempo anche per diversi anni possono giovarsi della tonsillectomia, anche se non indicata risolutiva secondo le Linee Guida Nazionali. L’evoluzione di questa patologia è del tutto benigna, la guarigione in genere è spontanea nei primi anni di vita, non è contagiosa e di gestione semplice se diagnosticata precocemente, fornendo ai genitori le direttive per la gestione della patologia.
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Sicurezza stradale E’ arrivata anche in Puglia la campagna “Corri il rischio: vivi sicuro!” in materia di sicurezza stradale: promosso dal Moige, Movimento italiano genitori, il progetto mira ad accrescere il livello di informazione rispetto ai rischi e alle conseguenze di un comportamento scorretto alla guida e in strada in modo da favorire la prevenzione di tali comportamenti in relazione all’incidentalità stradale. In Italia sono 27.864 i giovani minori di 18 anni infortunati in incidenti stradali nel 2009: di questi 19.181 su strade cittadine. In particolare, 27.672 sono rimasti feriti, mentre 192 hanno perso la vita, di cui 100 nell’uso di un veicolo a due ruote. Per la classe di età 1-13 anni le criticità riscontrate sono nel trasporto in auto, 28 bambini morti e 6.810 bambini feriti nel 2009, e nel muoversi a piedi non accompagnati (15 pedoni morti e 1.743 feriti). Le ore maggiormente a rischio incidenti corrispondono all’ingresso e all’uscita da scuola e agli spostamenti pomeridiani per sport e attività varie. Sempre con riferimento ai minori, il numero di incidenti risulta più elevato nei giorni feriali, ad eccezione delle ore notturne, ove il picco si registra nelle notti tra venerdì e sabato e tra sabato e domenica. Le cause più diffuse quando il conducente è un giovane sono la distrazione, il mancato rispetto della segnaletica stradale e della distanza di sicurezza. Un problema acuto restano le minicar, che registrano il tasso di mortalità nel veicolo più elevato del ciclomotore. Secondo i risultati dell’indagine promossa dal Moige, l’inosservanza delle norme di sicurezza stradale è tra le cause più frequenti di incidenti gravi che coinvolgono minori. Quasi il 60% degli intervistati ritiene che le regole di comportamento sulla strada debbano essere trasmesse contestualmente dalla scuola e dalla famiglia. Allarmanti i dati relativi al comportamento in macchina del genitore in presenza di figli minori di 12 anni: il 51% permette che si siedano sul sedile anteriore; 1 genitore su 3 non fa indossare sempre le cinture di sicurezza e solo in 2 casi su 10 viene utilizzato il seggiolino. Preoccupanti anche i dati sulle abitudini acquisite dai bambini andando in bicicletta, con i pattini o lo skate: solo il 43% dei genitori fa indossare sempre il caschetto, mentre quasi la metà dichiara che i propri figli non indossano mai le ginocchiere. La campagna si è svolta sia nelle scuole medie inferiori che nelle principali piazze della città, prevedendo una duplice azione informativa sul tema della sicurezza stradale.
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in poche parole
Per tutti o quasi
I pregi nutrizionali e dietetici, uniti alla facile digeribilità e all’assenza di controindicazioni, rendono l’uovo un alimento molto importante per gli sportivi, da alternare, nel loro menù, alla pari con gli altri alimenti di tipo proteico (carne, pesce, latte e derivati). L’uovo riveste un ruolo di grande rilievo anche nell’alimentazione infantile. La necessità di costruire nuovi tessuti fa sì che, per l’organismo in accrescimento, le proteine alimentari risultino fondamentali. Non è un caso, infatti, che questo alimento sia tenuto in grande considerazione dalle mamme italiane. L’anziano necessita di proteine ad alto valore biologico nella stessa misura del giovane adulto. Anche per i soggetti della terza età, quindi, l’uovo risulta essere un alimento da privilegiare, una fonte concentrata di sostanze nutritive in grado di contribuire in buona misura alla copertura del fabbisogno proteico giornaliero, senza che questo comporti un eccessivo apporto di calorie. È, inoltre, un alimento facilmente masticabile e con uno dei più elevati coefficienti di digeribilità tra quelli proteici, visto che abbandona lo stomaco in un periodo che va dall’ora e tre quarti alle tre ore, a seconda del modo di cottura. Si può dire che un uovo alla coque si digerisce circa in un’ora e mezzo, contro le oltre tre ore della pasta in bianco o le quattro ore della carne arrosto. Le uova non dovrebbero bollire, poiché ferro e zolfo alla temperatura di ebollizione, formano il solfuro di ferro, sostanza venefica. Si consiglia quindi di metterle nell’acqua fredda, mantenere il recipiente sul fuoco fino ad ebollizione, quindi spegnere e lasciarle a bagno sino a raffreddamento se si vogliono sode, togliendole prima se le si preferisce alla coque. L’uovo così cucinato è più gustoso di quello bollito e molto digeribile. Dato lo scarso apporto di calorie, può costituire senz’altro un alimento indicato per le diete dimagranti. Va inoltre sottolineato che l’albume non contiene affatto grassi e che pertanto può eventualmente essere consumato anche in quantità maggiore, purchè cotto, quando ci si voglia garantire un incremento dell’apporto proteico senza aumentare l’assunzione di grassi. Controindicato in chi soffra di allergie e si consiglia una riduzione del consumo di tuorli d’uovo in chi soffre di calcoli della colecisti (perché favorirebbero le coliche) o di ipercolesterolemia. Tuttavia, anche se nel tuorlo c’è molto colesterolo, se si limita il consumo di salumi e formaggi grassi, si possono consumare le uova senza alcune preoccupazione (n° 2 alla settimana). s.f.
NUTRIZIONISTA
Dalla natura una riserva di proteine e vitamine
DI STEFANIA FARIELLO
Bianco, rosso e… uovo L’uovo è un alimento naturale di cui ci si può cibare direttamente o come ingrediente; è presente in numerosi piatti delle cucine di tutto il mondo. Nell’uso corrente il termine uovo, senza altre precisazioni, indica l’uovo di gallina perché è il più utilizzato, ma si consumano anche le uova di altri volatili: quaglia, anatra, oca, struzzo, sino alle uova di pesci come le uova di storione (caviale). In questo caso parleremo dell’uovo di gallina. La composizione di un uovo di gallina medio (all’incirca sui 60 g di peso) è percentualmente distribuita in: acqua 65,5%, proteine 12%, sali minerali 11,5% e grassi 11%. Le uova forniscono quindi una quantità significativa di proteine e di altri elementi nutritivi. Le proteine dell’uovo sono complete e di alta qualità, infatti contengono tutti gli amminoacidi essenziali per gli esseri umani e per questo vengono definite ad elevato valore biologico. Oltre all’albumina, una delle proteine dell’albume molto studiata è l’avidina, un’antivitamina; essa si lega chimicamente con la biotina (vitamina B1) impedendone l’assorbimento a livello intestinale. Poiché la biotina viene sintetizzata normalmente dai batteri intestinali, l’ingestione di albume d’uovo crudo può provocare la carenza della stessa vitamina. Nelle uova inoltre sono contenute quan-
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Usato da solo o nella realizzazione di dolci e salse. I sistemi per scoprirne il grado di freschezza
tità significative di parecchie vitamine e minerali, compresa la vitamina A, riboflavina, acido folico, vitamina B6, vitamina B12, colina, ferro, calcio, fosforo e potassio. Tutta la quota di vitamine A, D ed E (vitamine liposolubili) presenti nell’uovo, è contenuta nel tuorlo. L’uovo è uno dei pochi alimenti che contiene vitamina D già in una forma disponibile perché solitamente è una vitamina prodotta naturalmente negli esseri umani per esposizione delle pelle alla luce solare. Un tuorlo abbastanza grande contiene circa 60 calorie, mentre l’albume contiene circa 15 calorie. Il tuorlo compone circa il 33% del peso netto dell’uovo. Nel tuorlo sono contenuti tutti i grassi, di cui saturi il 30% (con 270 mg di colesterolo) ed il 70% insaturi, benefici ed indispensabili;
un po’ meno di metà delle proteine contenute in totale nell’uovo intero e gran parte delle sostanze nutrienti. Inoltre contiene acido oleico, linolenico, colina e lecitina che sono in grado di favorire l’eliminazione del colesterolo. La colina è una sostanza nutriente importante per lo sviluppo del cervello ed è suggerita alle donne incinte per assicurare un sano sviluppo del cervello del feto. A livello nutrizionale è opportuno distinguere tra albume e tuorlo. L’albume è la parte esterna, trasparente e di consistenza più fluida, che coagula a 62°; è composto al 90% di acqua e al 10% di proteine. Il tuorlo è la parte interna, di colore giallo arancio intenso, coagula a 65° ed è composto da una miscela più complessa: contiene acqua al 50%, 17% proteine, 30% grassi, come su detto, ed altri emulsionanti. Oltre ad essere cucinato da solo, l’uovo può essere un ingrediente utilizzato in innumerevoli ricette di dolci, gela-
Contro la più frequente malattia delle ossa
ti, salse, piatti sapidi grazie alle sue proprietà emulsionanti, coagulanti e schiumogene. Esistono alcuni sistemi per sapere se sono fresche. Il guscio deve essere integro, pulito (ma non lavato) e di colore omogeneo. In controluce si possono vedere le dimensioni della camera d’aria, che aumentano con il passare del tempo. Un uovo freschissimo deve avere una camera d’aria non superiore ai 6 mm. Un’altra prova utile per verificarne la freschezza è il cosiddetto “saggio al sale”. Si scioglie un cucchiaino di sale in 100ml di acqua: se l’uovo è freschissimo si posa sul fondo, se ha una settimana rimane sospeso, se è vecchio galleggia, poiché significa che il tempo ha formato una camera d’aria troppo estesa. Anche quando si apre si può vedere se è fresco: l’albume deve presentarsi nettamente diviso in due parti, una più consistente e gelatinosa vicino al tuorlo, e una esterna più fluida. Invecchiando, la parte consistente tende a diventare fluida: il tuorlo prima disposto al centro, diventa decentrato, si affloscia e può anche rompersi, mescolandosi con l’albume.
ESPERTA IN SCIENZE MOTORIE DI MARCELLA BEVILACQUA
Rimedi naturali all’osteoporosi
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L’esercizio fisico favorisce l’aumento della massa ossea nei giovani e ostacola la sua perdita progressiva negli adulti L’osteoporosi è la più frequente malattia metabolica delle ossa e oggi rappresenta una delle maggiori emergenze sanitarie, seconda per diffusione solo alle malattie cardiovascolari. In Italia ne soffre il 23% delle donne sopra i 40 anni e il 14% degli uomini con oltre 60 anni. Nei Paesi sviluppati la sua incidenza è per altro in rapida espansione, a fronte del sensibile aumento della popolazione anziana. Caratterizzata da una riduzione della massa e della densità dell’osso, che diventa fragile e perciò maggiormente esposto a fratture, l’osteoporosi si manifesta generalmente nella terza età, colpendo in prevalenza le donne (dopo la menopausa il deficit di estrogeni accelera la perdita del contenuto osseo). La familiarità, l’insufficienza di calcio e di vitamina D nella dieta quotidiana e il sottopeso sono tra le sue cause principali, ma anche gli stili di vita scorretti svolgono come sempre la loro parte. Grazie a un recente studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi è assodato che la perdita di densità ossea dipende soprattutto dalla sedentarietà. Il dato parla da sé: nelle persone che praticano at-
tività fisica l’incidenza dell’osteoporosi è inferiore del 18% rispetto a chi non la svolge. L’esercizio fisico regolare, infatti, favorisce l’aumento della massa ossea nei giovani e ostacola la sua perdita progressiva negli adulti. Ciò dipende dal fatto che le contrazioni muscolari e le sollecitazioni dei tendini sull’osso indotte dal movimento stimolano l’attività degli osteoblasti (le cellule deputate alla formazione del tessuto osseo), per cui una maggiore quantità di calcio si deposita nella matrice ossea. Uno studio condotto nel 2002 da un’équipe di ricercatori tedeschi dell’Università di Erlangen dimostra che le donne in post-meno-
pausa impegnate in programmi di attività motoria beneficiano di un aumento della densità ossea vertebrale pari al 3%. Il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi è duplice. Il movimento non solo è fondamentale per aumentare la densità ossea ma è anche insostituibile per prevenire le cadute responsabili della maggior parte delle fratture osteoporotiche. Recenti studi epidemiologici hanno dimostrato che l’abitudine a compiere regolare esercizio fisico nelle donne adulte ed anziane è associata ad una riduzione di fratture vertebrali e del femore. Il movimento, infatti, migliora la coordinazione e l’equili-
brio riducendo il rischio di cadute e migliora inoltre la funzionalità dell’apparato nervoso e muscolare che rende un’eventuale caduta meno pericolosa per l’apparato scheletrico. A questo punto sorge un imperativamente il problema di quale possa essere l’attività fisica più indicata alla cura e alla prevenzione di rischio osteoporotico. In generale, le attività che sono in grado d’indurre un innegabile beneficio sul metabolismo osseo, sono quelle condotte contro gravità, come ad esempio il jogging, la camminata, gli esercizi a corpo libero o con pesi leggeri .Viceversa il nuoto e il ciclismo hanno un effetto ben minore nei confronti del rimodellamento osseo poiché non comportano alcuna fase d’impatto. L’attività fisica deve essere inoltre svolta in modo continuativo e con assoluta regolarità (almeno tre sessioni settimanali, di durata variabile tra 40 minuti e un’ora) , poiché il suo effetto osteogenico positivo si estingue quando essa viene sospesa. L’osteoporosi è quindi una patologia che si può prevenire. E una sana e continuativa attività fisica è in tal senso una misura decisamente efficace.
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PREVIDENZA SOCIALE
CONTROLLI A TAPPETO
DI FLOREDANA ARNÒ
Pensionati: riparte la verifica dei redditi
ENASCO
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Tramite il modello RED saranno censiti circa 4 milioni e 700 mila pensionati E’ in corso da parte dell’Inps la nuova verifica delle situazioni reddituali per tutti quei pensionati che percepiscono trattamenti economici legati, per legge, al rispetto di precisi limiti di reddito. Un controllo a tappeto che l’Inps, tramite il Mod. RED, è tenuto a fare quest’anno a circa 4 milioni e 700 mila pensionati che non hanno presentato nel 2010 la dichiarazione dei redditi (Mod. 730 o Unico). Per coloro, invece, che hanno presentato detta dichiarazione (circa 3 milioni di pensionati), la legge n. 102 del 2009 ha stabilito che i redditi degli interessati debbono essere portati a conoscenza dell’Inps e agli altri Enti (INPDAP ecc.) non più con il RED ma direttamente dall’Amministrazione finanziaria.
La verifica, dunque, solo per coloro che hanno ricevuto o stanno per ricevere il RED riguarda, oltre ai redditi posseduti nel 2010, anche quelli eventuali del 2009 se lo scorso anno non è stato risposto all’invito. I pensionati debbono compilare e restituire il modello ricevuto tenendo conto che tale modello contiene l’elencazione di tutte le voci reddituali rilevanti per la corresponsione di prestazioni previdenziali legate al reddito. Al verificarsi di determinate
condizioni scatta, così, l’erogazione automatica di ulteriori prestazioni senza la necessità di integrare la dichiarazione. Va detto, poi, che con la manovra economica 2010 sono nuovamente cambiati i parametri con i quali i pensionati possono ottenere le prestazioni pensionistiche in base al reddito. Va ricordato che già nel 2009 era stato stabilito che, ai fini delle prestazioni collegate al reddito, si doveva tener conto unicamente del reddito conseguito dal beneficiario e dal coniuge nell’anno solare precedente. Da giugno scorso, invece, il legislatore con la legge n. 122/2010 ha ritenuto di stabilire la seguente nuova applicazione: - nel caso di concessione per la prima volta della prestazione i redditi da utilizzare sono quelli presenti nell’anno in corso, così anche i limiti di redditi da prendere a base; - se si tratta invece di una prestazione già concessa in precedenza i redditi da sottoporre a verifica sono quelli riferiti all’anno in corso e all’anno precedente, mentre i limiti di reddito sono quelli dell’anno in corso. Nel 2011, per esempio, per i già pensionati sul modello RED – che
Aumentano i casi di ritardo nei pagamenti
gli stessi debbono inoltrare tramite il CAF entro il 30 giugno prossimo – va riportato il reddito del 2010 (redditi diversi) e il presunto 2011 sulla cui base viene confermato, ridotto o aumentato l’importo di pensione spettante. Districarsi nella compilazione non è certamente agevole né piacevole; è per questo motivo, come è già stato previsto negli anni precedenti, che gli interessati possono avvalersi dell’assistenza gratuita dei Caaf (Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale) che sono da sempre autorizzati a tali operazioni attraverso l’apposita convenzione con l’Inps. La lunga esperienza nel campo fiscale acquisita da queste strutture, costituisce la migliore garanzia di correttezza nella compilazione del modello reddituale e mette al riparo da eventuali errori. I predetti centri fiscali provvedono a rilasciare ai pensionati una copia della dichiarazione reddituale e inviano all’Inps i dati acquisiti. Naturalmente, andando agli uffici dei Caaf, è necessario portare con sé oltre alla lettera dell’Inps ogni altro documento che attesti il possesso dei redditi richiesti dall’Inps.
MOVIMENTO CONSUMATORI
Mutuo, roba da ricchi
DI ROSANGELA LORISO Per i vostri quesiti:
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Le famiglie italiane e la crisi economica: immobili a rischio di pignoramento Sempre più famiglie italiane non riescono a pagare le rate del finanziamento per la propria casa. Negli ultimi due anni sono cresciuti in modo esponenziale i ritardi nei pagamenti della rata, i casi di insolvenza ed anche i pignoramenti degli immobili oggetto di ipoteca. Colpa della crisi economica e non solo. L’allarme viene dall’ANCE ( Associazione Nazionale Costruttori Edili) che denuncia che i mutui italiani sono i più cari d’Europa . Sempre secondo l’ANCE l’elevato costo dei finanziamenti immobiliari costituirebbe un ostacolo alla ripresa del mercato immobiliare italiano. L’associazione costruttori fonda la propria denuncia su una comparazione tra i tassi di interesse applicati in Italia e quelli applicati in altri Paesi dell’area Euro. Ma, dati a parte, ciò che realmente rileva è l’enorme difficoltà in cui versano le famiglie italiane alle prese con il pagamento delle rate del mutuo, diventato oggi sem-
pre più un lusso. La conferma giunge proprio dalle banche italiane che il 26 gennaio hanno prorogato fino a luglio 2011 la possibilità per le famiglie in difficoltà di sospendere per dodici mesi il pagamento delle rate del mutuo. Tale provvedimento, inserito nel Piano Famiglie dell’ABI, varato nel febbraio dello scorso anno e poi prorogato, è sicuramente importante, ma non sufficiente ad arginare e contenere l’effetto impoverimento che la crisi economica ha causato. Ciò detto, diamo alcuni impor-
tanti suggerimenti da seguire se si int e n d e acquistare una casa ed attivare un mutuo. Se ci si rivolge ad una agenzia immobiliare per acquistare una abitazione spesso si viene consigliati di affidarsi, per il mutuo, ad una determinata banca ovvero ad un mediatore creditizio. Quasi tutti gi operatori immobiliari hanno convenzioni in essere con istituti di credito, finanziarie e/o broker, ragion per cui se la segnalazione di potenziali mutuatari si concretizza con l’erogazione di un mutuo, le agenzie immobiliari si vedono generalmente riconoscere un compenso. Conseguentemente, non sempre i suggerimenti degli agenti immobiliari rispetto al mutuo sono completamente e del tutto disinteressati. Pertanto, è importante armarsi di pazienza e vagliare le diverse offerte, scegliendo tra quelle più convenienti. Per far ciò buona idea è quella di chiedere un prospetto di mutuo alla propria
banca, in cui siano ben specificate le condizioni quali, il tasso, la durata, le spese accessorie, l’ obbligatorietà della polizza vita. Con questo primo prospetto in mano conviene rivolgersi ad altri Istituti di Credito, svolgendo una vera e propria indagine commerciale comparativa. Altra buona cosa è chiedere copia del contratto di mutuo che si dovrà stipulare, ricordando che trattasi di un diritto del consumatore da esercitarsi anche contro le resistenze delle banche poco propense a soddisfare tale richiesta. In ultimo si consiglia di non sottoscrivere alcun preliminare di compravendita prima che la banca abbia, in forma scritta, approvato in maniera ufficiale la domanda di mutuo presentata.
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in poche parole
Selezione sessuale Sembra una storia d’altri tempi, troppo barbara per crederla vera, eppure è la realtà. In India mancano 600.000 bambine all’appello. Questo perchè il Paese che sta trovando fama sempre più crescente nell’attività cinematografica tanto da meritarsi l’appellativo di Bollywood, vuole solo figli maschi. Il dato è inquietante e deriva da un’inchiesta dell’Economist ripresa in Italia da Il Post. Pochi giorni fa si è concluso il grande censimento della popolazione indiana e il numero delle bambine che nascono ogni anno è nettamente inferiore a quello dei bambini. Se si paragona il numero di bambine che sono nate con quelle che sarebbero effettivamente nate in condizioni normali, ci si accorge che ogni anno in India mancano seicentomila bambine. La selezione sessuale è arrivata anche in quelle parti del Paese dove prima non veniva praticata. E la tendenza, continua l’Economist, dimostra che la selezione sessuale non è praticata solo nei Paesi in cui vige una dittatura, come la Cina. L’India è una democrazia e non c’è nessuna legge sul figlio unico a cui dare la colpa. Nè la povertà può essere usata come unico fattore per spiegare questa scelta. Al contrario, gli stati in cui la pratica è più diffusa, Punjab, Haryana, Gujarat, sono tra quelli più ricchi dell’India. E questo è il dato maggiormente sconcertante. Né la povertà né l’ignoranza, ma l’interesse economico. Molte famiglie pensano infatti, che avere dei figli maschi sia più vantaggioso socialmente e preferiscono quindi abortire quando scoprono di aspettare una bambina. Naturalmente non tutti possono permettersi di fare ecografie con cui sapere il sesso del nascituro, per cui di solito le famiglie che ricorrono con maggiore frequenza all’aborto di figlie femmine sono quelle più benestanti. Se la tendenza dovesse continuare su questi numeri, gli effetti per l’India potrebbero essere disastrosi. Con seicentomila bambine in meno ogni anno, spiega l’Economist, tra diciotto anni mancheranno circa dieci milioni di potenziali spose. E le statistiche dimostrano che i Paesi in cui mancano le spose, sono quelli in cui c’è una percentuale più alta di stupri, prostituzione e compravendita di mogli. Come era successo in Corea del Sud negli anni Novanta. (Fonte Genitori.it)
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in poche parole
Parti prematuri Somministrare a una donna in gravidanza un gel vaginale a base di progesterone dimezza il rischio di parto pretermine. Il prodotto è stato sperimentato su 465 donne a “rischio” (quelle con una cervice uterina corta) durante il secondo trimestre di gestazione e ha dimostrato di essere in grado di ridurre del 45% la possibilità che il bimbo nasca prima della 33esima settimana. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori provenienti da tutto il mondo ed è stato pubblicato su Ultrasound in obstetrics and ginecology . Tra gli autori anche un team dell’Azienda ospedaliera di Padova, l’Uoc di ostetricia e ginecologia, diretta da Maria Teresa Gervasi. Il parto prematuro, scrivono gli autori dello studio, costituisce la causa principale di mortalità e morbilità perinatale anche nei Paesi occidentali. Per provare a ridurre la diffusione dei parti prematuri, per due anni, l’equipe di ricercatori ha lavorato allo screening di donne con raccorciamento asintomatico della cervice uterina. Il campione era composto da 465 persone. Metà delle donne assumeva progesterone in gel, al gruppo di controllo invece veniva somministrato un placebo. Il progesterone è stato sperimentato perché è un ormone fondamentale durante la gestazione. Garantisce infatti il funzionamento dell’endometrio, inibisce le contrazioni del miometrio (lo strato muscolare liscio al di sotto della tonaca endometriale dell’utero) e soprattutto blocca la risposta immunitaria materna che porterebbe alla “espulsione” dell’embrione riconosciuto come corpo estraneo. La diminuzione del rischio è particolarmente importante nei casi di predisposizione a parti prima della 33esima settimana. Grazie alla somministrazione del progesterone, ritengono gli studiosi, si può migliorare le aspettative di nascita senza patologie di una parte considerevole dei 30mila bambini che nascono prima del compimento della 37esima settimana ogni anno in Italia. L’implicazione più importante di questa scoperta nella pratica clinica, scrivono gli studiosi, è la possibilità di organizzare uno screening universale delle donne nel secondo trimestre di gravidanza mediante misurazione ecografica della lunghezza cervicale, al fine di identificare i casi a rischio di parto prematuro e trattarli con il progesterone gel, riducendo la frequenza del parto prematuro e migliorando gli esiti neonatali in modo semplice e sicuro. (Fonte Repubblica.it)
Offre la possibilità di risolvere controversie legali in quattro mesi
AVVOCATO DI CATERINA MONOPOLI
Mediazione civile
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Si applica in caso di: risarcimento del danno, comodato, contratti, divisione e successione ereditaria, locazione, patti di famiglia, diritti reali, affitto di aziende materie riservate alla loro competenza. Questi ultimi, previa autorizzazione del Ministero di Giustizia, possono costituire Organismi Speciali. Passando ai profili pratici, l’iterper accedere alla conciliazione è il seguente: 1 – Deposito della domanda: colui che intenda promuovere la mediazione deve depositare relativa istanza presso uno degli Organismi di Mediazione riconosciuti; 2 - Nomina del Mediatore : l’Organismo investito nomina il mediatore e fissa la data dell’incontro delle parti; 3 - L’altra parte - Accettazione : se la parte avversa accetta di partecipare alla procedura di mediazione, deposita la risposta presso l’Organismo; Non accettazione : nel caso in cui, invece, il convenuto non voglia accettare di partecipare alla mediazione, il tentativo deve ritenersi fallito; 4 - I tempi : la procedura di mediazione deve concludersi entro quattro mesi dal deposito della domanda. La legge prevede la possibilità di effettuare, in casi particolari, anche più di un incontro;
Maria Piera ha sentito parlare della mediazione civile, da poco entrata in vigore, ma di cui ha ricevuto solo informazioni sommarie e frammentate. La lettrice vorrebbe chiarimenti in merito all’istituto in questione, soprattutto sotto il profilo pratico. Cara Maria Piera, l’introduzione della mediazione civile nel nostro ordinamento ha portato un certo “scompiglio”, alimentando accesi dibattiti sulla costituzionalità dell’istituto in parola e contestazioni da parte dell’avvocatura italiana che ha reagito con astensioni dalle udienze e manifestazioni di protesta. Non è questa, però, la sede per disquisire criticamente sul punto; invece, andando ad illustrare il nuovo istituto, occorre precisare, preliminarmente, che la mediazione obbligatoria, disciplinata dal Decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010, in vigore dallo scorso 21 marzo, riguarda le liti che vertono sulle seguenti materie: - Risarcimento del danno (da responsabilità medica, diffamazione); - Comodato; - Contratti (assicurativi, bancari, finanziari); - Divisione e successione ereditaria; Locazione; - Patti di famiglia; - Diritti reali; - Affitto di aziende. Entrerà in vigore il 20 marzo 2012, invece, la conciliazione obbligatoria in tema
di Risarcimento del danno da circolazione stradale ed in materia di Condominio. Deputati a gestite il procedimento di mediazione sono, ai sensi degli artt. 16,18 e 19 del citato D.Lgs. n. 28/2010, i cosiddetti “Organismi di Mediazione”, che devono essere iscritti in apposito registro e possono essere costituiti da : a) Enti pubblici o privati che diano garanzie di serietà ed efficienza (previa valutazione del Ministero della Giustizia); b) Camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura; c) Consigli degli ordini degli Avvocati; d) Consigli di Ordini professionali diversi, per le
Tra razionalità e suggestione
PSICOLOGA DI MARIA GRAZIA BELLANTUONO
Dimmi che partner scegli e ti dirò chi sei Dopo il “cieco innamoramento”, la fase successiva porta a rottura, crescita o stallo di coppia La scelta del partner dovrebbe rappresentare il primo passo verso lo “svincolo” dalla famiglia d’origine, vale a dire quel processo di differenziazione/individuazione che consente ai figli di uscire dal proprio nucleo di appartenenza per costituire, essi stessi, una nuova famiglia. Spesso, tuttavia, accade che in questa scelta si mescolino elementi razionali e suggestioni inconsce, derivanti dal modo in cui ciascun membro della futura coppia ha visto e vissuto i propri genitori come coniugi. Così, lungi dal favorire il processo di svincolo, il partner diventa l’elemento indispensabile per evitare o, al contrario, riprodurre nella coppia, gli stessi meccanismi della propria famiglia d’origine. La scelta dell’altro, dunque, avviene sulla base di un gioco di attenzione e disattenzione selettiva
attraverso il quale vengono individuate alcune caratteristiche indispensabili, coerenti con il modello di riferimento genitoriale, e ne vengono ignorate altre, potenzialmente in grado di danneggiare la relazione. E’ questa la fase del “cieco innamoramento”, in cui il partner viene considerato solo per gli aspetti positivi, selezionati in base ad un “ideale di coppia” assemblato per somiglianza o differenza dal modello genitoriale. Sciolto l’incantesimo, tuttavia, segue il momento del risveglio, in cui le caratteristiche precedentemente ignorate dell’altro vengono viste e considerate come minacce alla solidità e alla stabilità del rapporto. In questa fase, ciascuno dei due partner
5 – La sottoscrizione del processo verbale: viene redatto un processo verbale, che deve riportare l’esito della procedura. Se positivo, l’accordo viene redatto per iscritto ed allegato al processo verbale. Se negativo, il verbale consente alle parti, stante il fallimento della mediazione obbligatoria, di adire l’autorità giudiziaria ordinaria o l’arbitrato. Nell’ipotesi in cui la controparte accetti di partecipare alla mediazione, verrà fissato un incontro fra il mediatore e le parti in lite. Il mediatore, in via preliminare, dovrà spiegare alle parti il meccanismo del procedimento e le regole cui devono attenersi; in seconda battuta, la parola passerà alla parte che ha promosso il procedimento, affinché esponga le sue ragioni e, successivamente, anche l’altra parte dirà la sua. A questo punto il mediatore dovrà valutare gli interessi in gioco e la possibilità di addivenire ad un accordo. Nella fase successiva, si aprirà la negoziazione sulle proposte formulate dalle parti, che si concluderà con il processo verbale in cui si darà atto, in forma scritta, di quanto emerso nella suddetta fase di negoziazione, sia in caso di esito positivo che negativo.
guarda l’altro per com’è, accorgendosi dei suoi aspetti più sgradevoli e irritanti nel disperato, quanto vano, tentativo di cambiarli. Questo momento di “crisi” segna il passaggio ad una nuova fase della relazione, che può evolvere nella rottura, nella crescita o nello stallo di coppia. In quest’ultimo caso, quando i partner sono fermi ad uno stadio in cui non si assiste né allo sviluppo, né alla fine del rapporto, ma addirittura sembra esserci un’involuzione dello stesso, caratterizzata da continui litigi e difficoltà di separazione, è bene indagare più a fondo sui motivi che hanno determinato la scelta dell’altro e sui “vantaggi secondari” legati al fatto di permanere in una situazione di “impasse”.
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Spesso, infatti, le discussioni rappresentano il collante che tiene unita la coppia in una modalità di funzionamento patologico, in cui le rispettive famiglie d’origine giocano un ruolo importante. Imparare a riconoscere le tracce dell’influenza familiare nella propria relazione può aiutare i membri ad uscire dal blocco e a comprendere più a fondo i motivi che sono alla base della scelta del partner. Non a caso, infatti, capita che i compagni di volta in volta selezionati presentino le medesime caratteristiche, quasi a voler ripetere lo stesso copione in esperienze sentimentali diverse senza, tuttavia, restare mai pienamente soddisfatti. Così, molte donne lamentano di innamorarsi sempre della stessa tipologia di uomo, magari inaffidabile e assente come è stato, vagamente, il proprio padre, e altrettanti uomini dichiarano di non poter fare a meno di cercare nella propria donna un’altra mamma, dolce e premurosa, ma quasi mai perfetta come colei che li ha dati alla luce. Tutto ciò è coerente con il modello genitoriale appreso nelle rispettive famiglie d’origine ma può essere alla base di scelte coniugali infelici, i cui meccanismi patologici possono trovare spiegazione nell’ambito di un percorso terapeutico che faccia luce sui bisogni inconsci che sottendono la scelta di un partner piuttosto che di un altro.
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salute
Può essere difficile da curare
Parliamo di…Onicomicosi
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Ne sono responsabili i funghi che vivono in ambienti caldi e umidi L’Onicomicosi, o micosi delle unghie, si verifica quando un fungo infetta una o più unghie. Puòmanifestarsi come macchia, biancastra o giallastra, sotto la punta delle unghie delle mani o dei piedi. Quando il fungo si diffonde più in profondità sotto l’unghia, può ispessirla e farla sbriciolare. Una micosi alle unghie può essere ricorrente e difficile da curare. Sono responsabili delle onicomicosi i funghi del gruppo dei dermatofiti, i lieviti e le muffe. Tutti questi microrganismi vivono negli ambienti caldi e umidi, come le piscine e le docce. Possono penetrare nella pelle attraverso i tagli microscopici, o grazie a una piccola separazione tra l’unghia e il letto ungueale. Possono causare problemi solo se le unghie sono continuamente esposte al calore e all’umidità, condizioni perfette per la crescita e la proliferazione dei funghi. Le micosi delle unghie si verificano con maggior frequenza nelle unghie dei piedi che in quelle delle mani, perchè quelle dei piedi spesso, sono confinate in un ambiente scuro, caldo e umido all’interno delle scarpe, dove i funghi possono proliferare. Un altro motivo probabile è il fatto che la circolazione sanguigna diretta verso le
unghie dei piedi, è minore di quella diretta verso le unghie delle mani, e, quindi, il riconoscimento e l’eliminazione dell’infezione, da parte del sistema immunitario, risultano più difficili. Tra i fattori che possono causare l’onicomicosi ricordiamo: la sudorazione eccessiva, il lavoro in un ambiente umido, la psoriasi (una malattia della pelle), calze e scarpe che impediscono la traspirazione e non assorbono il sudore, camminare a piedi scalzi in ambienti pubblici umidi, come le piscine, le palestre, gli spogliatoi e le docce, il Piede d’atleta, piccole lesioni della pelle e delle unghie, diabete, problemi circolatori, o a carico del sistema immunitario. Le unghie infette possono staccarsi dal letto ungueale e, probabilmente, le dita dei piedi o la punta delle dita faranno male ed emetteranno un cattivo odore. L’onicomicosi può continuare a lungo se non viene curata; è importante, quindi, rivolgersi subito al medico che controllerà le unghie, per vedere se sono presenti dei funghi, raccoglierà poi alcuni frammenti della parte inferiore dell’unghia e li farà analizzare in laboratorio, per
identificare la causa dell’infezione e decidere la terapia più efficace. I farmaci più efficaci sono a base di terbinafina e itraconazolo per uso orale, da assumere per un periodo variabile dalle sei alle dodici settimane. Le ricadute sono frequenti, se si continua a esporre l’unghia al calore e all’umidità. Gli antimicotici possono causare effetti collaterali, che vanno dalle eruzioni cutanee ai danni epatici, perciò devono essere assunti sotto controllo medico. Le terapie per uso topico sono indicate in onicomicosi lievi o moderate, si usano smalti a base di tioconazolo o a base di amorolfina, che vanno applicati per periodi molto lunghi. In farmacia esistono poi dei nuovi dispositivi da applicare sull’unghia infetta, essi creano un’alterazione del ph, e, quindi, un ambiente sfavorevole allo sviluppo dei funghi.
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viaggi
ALLA SCOPERTA DEGLI EMIRATI ARABI UNITI
Dubai: una meta da sogno Natura, storia, arte, cultura e tradizioni che si mescolano all’innovazione e al lusso più sfrenato Opere architettoniche straordinarie creano una mitologia che richiama imprese e ambizioni faraoniche. Dubai, con il suo lusso estremo, è una destinazione davvero alternativa, dove la modernità convive con le tradizioni culturali ed etniche custodite dal deserto più vasto del mondo e dall’antica tradizione araba, e dove il paesaggio regala panorami ed atmosfere davvero uniche. Il clima di Dubai è di tipo arido-subtropicale, sempre caldo durante l’anno. La stagione secca va da ottobre ad aprile, con temperature medie diurne di 25°C; la stagione umida va da maggio a settembre con temperature diurne di 30°C, con punte che possono superare i 40°C. Le precipitazioni sono scarse; le zone desertiche presentano temperature leggermente più elevate rispetto alle aree costiere. Il sole può essere molto forte durante tutto l’arco dell’anno, perciò colpi di calore e insolazioni sono all’ordine del giorno e bisogna fare molta attenzione. La Strada principale “Sheikh Zayed Road” è formata da ben 7 corsie per ogni direzione e percorre tutta la città. Qui i taxi, numerosissimi, sono il mezzo di trasporto più diffuso. Situata sulla strada principale e vicinissima al mare, la Moschea di Jumeirah è una delle più belle ed è un raffinato esempio di architettura islamica moderna. Osservarla durante il tramonto la rende ancora più mistica per la particolare colorazione che assume. Il suo accesso è consentito solo il giovedì e la domenica alle ore 10 del mattino, con previa autorizzazione e prenotazione in gruppo con guida. Attrazione storica per i turisti è Bastakiya, il quartiere antico, dove sono presenti le vecchie case della città e stradine di architettura tipicamente araba. Alcuni di questi edifici sono divenuti musei e gallerie d’arte. Il Fahidi Fort, che oggi ospita il Museo di Dubai, è la più antica fortificazione risalente al 1799. Lasciatevi trasportare dal lento fluire del Fiume Creek, che divide la città di Dubai in due parti, sulle tipiche imbarcazioni in legno dette Dhow, gustando un’ottima e romantica cena a lume di candela osservando lo sfavillio
delle luci notturne di Dubai sotto il chiarore della luna. Situato sulla Jumeirah Beach, a soli 15 km a sud dal centro di Dubai, si erge unico nella forma e nello sfarzo, il Burj Al-Arab, cioè la “Torre degli Arabi”, meglio conosciuto come
La Vela. Costruito in pieno mare su di un’isola artificiale, è l’unico hotel a 7 stelle in tutto il mondo che vanta di essere il più lussuoso e il più alto. Le stanze partono da un minimo di 600 euro a notte. Il turismo ha portato alla creazione di strutture uniche nel loro genere, sia per gli aspetti architettonici che per le dimensioni. Altra struttura particolarmente imponente è il Dubai Mall of Emirates, il più grande centro commerciale al mondo e punto di riferimento internazionale per lo shopping più frenetico. La particolarità è nel suo interno: una vera pista da sci lunga addirittura 500 metri, con tanto di funivia e scivoli per bambini, una vera magia araba in pieno deserto. A battere il record di edificio più alto del mondo è invece il Burj Khalifa, ovvero “Torre del Califfo”, con i suoi 828 metri. Dubai vanta uno dei più grandi mercati: i famosi “Sûq”. Si vende praticamente di tutto, dai lingotti d’oro ai gioielli di rara bellezza. Si trovano inoltre spezie di tutti i colori e caratteristiche e i profumi della via dei Souk pervadono i sensi. E poi infinità di tessuti, dalla richiestissima pashmina alla seta, dal cashmire alla lana, tutte rigorosamente in colori e stili arabi. Chi adora il mare non può sottrarsi alle spiagge dalla sabbia color cipria finissima, fatta di coralli e conchiglie, alle acque cristalline
Dizionario del viaggiatore Nei Paesi musulmani il giorno festivo della settimana è il venerdì. Si ricorda che, soprattutto per le donne, è richiesto un abbigliamento adeguato fuori dalla spiaggia, in particolare durante le visite delle città e delle località all’interno. Nei ristoranti la sera sono obbligatori per gli uomini i pantaloni lunghi. E’ vietato baciarsi in pubblico. Il caffè italiano espresso è comune-
mente chiamato “single coffee”. Gli internet point non esistono per cui, se si ha la necessità di connettervi ad Internet, è consigliabile portarsi il proprio pc portatile con connessione wi-fi. La città ha criminalità zero. Non vi è delinquenza e la grande multietnia, tra cui indiani e pakistani, è perfettamente coesistente.
e limpide e alle palme che regalano uno scenario in stile caraibico. La costa di Dubai è veramente immensa e lunga e molte spiagge sono riservate agli hotel, mentre quelle aperte al pubblico sono tre e completamente diverse tra loro. La più bella e più organizzata è Jumeirah Beach Park, aperta tutti i giorni tranne il martedì, riservato esclusivamente alle donne Musulmane. Originali sono le creazioni di isole artificiali: The Palm e The World. Quest’ultimo, inaugurato nel 2008, è un arcipelago artificiale costituito da più di trecento isole la cui forma richiama il nostro pianeta con i relativi continenti. Da non perdere sono i Safari, guidando tra le dune a bordo di un fuoristrada, per una splendida escursione nel deserto, dove al tramonto i colori della sabbia assumono sfumature che regalano sensazioni uniche. Dopo una passeggiata a dorso di un cammello, si giunge poi agli accampamenti dei beduini avvolti da un’atmosfera magica sotto le stelle, dove è possibile rilassarsi e gustare una cena a base di carni grigliate, fresche insalate e deliziosi dolci arabi allietati dalla musica araba e dai movimenti ondeggianti delle danzatrici del ventre. Non mancano comunque grandi e straordinari Acquari, Parchi ricchi di verde, curatis-
simi nei dettagli e attrezzati per tutte le esigenze; e Parchi divertimento come Dubailand, il più grande al mondo, pari a quasi 300 km quadrati, cioè il doppio di tutti i disnayland ed i disneyworld messi assieme. Irma Mecca
Curiosità Lingua ufficiale: arabo; inglese molto diffuso. Fuso orario: 3 ore in più rispetto all’Italia. Valuta e carte di credito: Dirham-AED. 1euro corrisponde a circa 4,50 AED; le principali carte di credito sono accettate negli hotel a garanzia per il pagamento degli extra. Passaporti, visti, vaccinazioni: per i cittadini italiani è necessario il passaporto in corso di validità e in regola con la marca da bollo annuale. Il visto viene apposto all’arrivo in aeroporto; non è richiesta alcuna vaccinazione. Religione: Musulmana. La popolazione è in maggioranza strettamente osservante, pertanto la coincidenza con le festività religiose quali il Ramadan ( nel 2011 dal 1/8 al 30/8, per la durata di un mese) potrebbe influire sulla qualità e soprattutto sulla puntualità dei servizi.
gold italia
m a r z o duemilaundici
Abiti come pretesto per gli ornamenti floreali
Fiori in passerella In scena anche la bella “Italia” di anthurium vestita A CURA DELLA DOTT.SSA MARIA SANTILLO
Il Garden club “Amaryllis” sorse sedici anni fa, per l’impegno e la passione di un gruppo di signore tuttora presenti attivamente nell’associazione. Il fine prefisso era quello di avvicinare i neofiti alla conoscenza e al rispetto della vita delle piante e dei fiori, al loro impiego nella creazione di spazi verdi e soprattutto alla composizione e decorazione floreale, attività sostenuta, sempre, da insegnanti S.I.A.F. Quest’anno, grazie ai fratelli Saurino, titolari dei Vivai Ricciotti, sponsor disponibili ed ospitali, le socie hanno potuto concretizzare un sogno che rincorrevano da tempo: organizzare un evento in cui l’abbigliamento fosse un semplice sostegno per gli ornamenti floreali: una sfilata, dunque alquanto insolita. Il progetto è stato articolato su vari temi: l’avvicendarsi delle stagioni, lo sport, la danza, le tappe importanti della vita di relazione. Teneri gruppetti di bimbi, esemplari “indossatori” in erba, insieme con leggiadre fanciulle, hanno egregiamente interpretato il primo ruolo, reggendo ed in-
dossando ombrelli e stivali fioriti, coroncine, bretelle, cappellini punteggiati di violette, campanule, margherite; vestiti formati da tralci ondeggianti che richiamavano la famosa opera del Botticelli; parei e borse di paglia o di rete metallica ricoperte con foglie di Aspidistra sapientemente lavorate, ed ancora collane di rose e cappelli di varia foggia ornati con mazzolini diversi per forma e colore, il tutto inneggiante alla primavera all’estate. L’attività ludica, (tennis, equitazione, danza), è stata enfatizzata da corolle variopinte intrecciate sui tipici cappellini parasole, sulle racchette, sulle palline, sui morbidi chignon e sui corpetti delle ballerine. A seguire, trepidanti indossatrici hanno creato suggestive immagini di momenti romantici (il debutto in società, il primo ballo, un invito a cena), indossando gonne, tubini, mantelli, abiti da cerimonia, alcuni illuminati da sinuosi “ramages” floreali, altri fluttuanti per le piume di Cortaderia che ne delineavano lo stile charleston, altri, ancora allungati in fantastici strascichi di foglie e teneri rametti. Erano completati da bustini, colli, stole, borsette, cappelli a falda larga ed accon-
ciature da sera, accessori, questi, rigorosamente ricamati con fiori freschi (calle, rose ed anthurium). Non è mancato il quadro della sposa, valorizzata dalle particolari orchidee Wanda che, dall’acconciatura, scendevano morbidamente lungo il bustino e la gonna, ripetendosi anche nel bouquet. Un momento denso di emozione è stato creato dall’omaggio che tutto lo staff Garden ha rivolto alla nostra Patria, omaggio affidato ad anthurium bianchi, rossi e verdi appuntati su di un vestito, anch’esso tricolore, simbolo della nostra Bandiera. Accoglieva gli ospiti, all’ingresso, una insolita padrona di casa: un manichino fasciato in un abito lungo, realizzato interamente con foglie e vivacizzato da un tralcio di orchidee in nuance appuntate al decollette. A chiusura della sfilata, tutti i bimbi, nei loro vestitini crespati, sostenendo saldamente allegri palloncini, hanno invaso festosamente la pista di vero prato, simili ad uno sciame di svolazzanti farfalle: il nostro grazie a tutti quelli che ci hanno seguito. Si è, così, conclusa la serata in una atmosfera allegra, calda ed affettuosa, meritata ricompensa per il lungo lavoro svolto.
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