L’italiano contemporaneo Lezione del 9 ottobre 2014
Che cosa intendiamo quando parliamo di italiano contemporaneo? Come afferma Giuseppe Antonelli, «la modernità linguistica comincia in Italia con gli anni Sessanta»: Si ha, infatti, una DIFFUSIONE DI MASSA DELL’ITALIANO. Tra i principali fattori che la determinano ci sono 1) la televisione 2) una scuola più “democratica”, aperta alle diverse classi sociali.
Essendo parlato da un numero sempre maggiore di persone, l’italiano COMINCIA A MODIFICARSI, A SUBIRE DELLE TRASFORMAZIONI. ANCHE SE NON TUTTI SONO D’ACCORDO SU COME SI STIA TRASFORMANDO Posizione di Pier Paolo Pasolini: 1. si va verso un italiano TECNOLOGICO, modellato non più sulla lingua letteraria ma creato dai protagonisti dell’economia capitalistica, dall’asse Torino-Milano. La cultura e la lingua della Nazione si identificano sempre di più con quelle di chi detiene l’egemonia economica. 2. Si va verso la morte dei dialetti, legati a un mondo rurale che sta scomparendo.
A contraddire Pasolini è soprattutto Calvino Calvino ll problema principale dell’italiano, secondo Calvino, è quello della sua trasformazione in antilingua burocratica: «l’italiano di chi non sa dire “ho fatto” ma deve dire “ho effettuato”». NEGLI ANNI SETTANTA CONTINUA IL DIBATTITO SULLE TRASFORMAZIONI LINGUISTICHE IN RAPPORTO ALLE TRASFORMAZIONI SOCIALI. 1975: pubblicazione delle 10 Tesi GISCEL, che mostra come sia cambiata la stessa idea di norma. Nelle tesi l’educazione linguistica tradizionale è definita inefficace e parziale (per esempio, si sostiene che l’insegnamento scolastico non deve occuparsi solo della lingua scritta).
Riassumendo: fra gli anni Sessanta e Settanta l’italiano • Diventa una lingua più diffusa nella società • Essendo parlato da più persone, è maggiormente soggetto a trasformazioni • Intellettuali e linguisti riflettono su come si stia trasformando (posizione di Pasolini / di Calvino) • La consapevolezza dei cambiamenti porta a ripensare lo stesso concetto di norma linguistica (che diventa meno rigido).
A partire dagli anni Settanta anche giornali e TV usano un linguaggio più moderno Ma in che cosa consistono queste trasformazioni linguistiche, questa modernità? La definitiva presa di coscienza di tali trasformazioni da parte dei linguisti si ha negli anni ‘80: nel 1985 Francesco Sabatini mette a fuoco il concetto di ITALIANO DELL’USO MEDIO (poi definito anche NEOSTANDARD). Negli anni Ottanta i linguisti sono ormai consapevoli che l’italiano non è più quello delle grammatiche (italiano standard).
Complessivamente, il neostandard consiste in un avvicinamento dello scritto al parlato Antonelli parla infatti di oralizzazione dell’italiano. Visto che ormai l’italiano è usato anche come lingua parlata (al posto dei dialetti), succede sempre di più che le caratteristiche del parlato entrino anche nello scritto, sia letterario sia giornalistico (in modo voluto: si parla di simulazione del parlato). • L’influenza del parlato non è intenzionale, invece, in quei testi dove andrebbe mantenuto uno stile formale (come le tesi di laurea). Ma già all’epoca Maria Corti notava, nelle tesi di laurea anche di studenti brillanti, che «un parlato riprodotto nello scritto che risulta un italiano poverissimo».
Ecco i principali tratti del neostandard: • Pronomi personali lui, lei, loro usati come soggetto (al posto di egli, ella, essi) • Gli al posto di le ‘a lei’ e loro ‘a loro’. • Espansione del passato prossimo a scapito del passato remoto (ho detto anziché dissi) • Estinzione del trapassato remoto (io ebbi visto) • Espansione dell’imperfetto indicativo nel periodo ipotetico dell’irrealtà (se potevo, ci andavo) • Uso del presente indicativo al posto del futuro (lunedì arriva Luca, anziché lunedì arriverà Luca).
Dunque a modificarsi maggiormente sono stati: • Il sistema dei pronomi personali • Il sistema dei modi verbali Tutte queste trasformazioni vanno nella stessa direzione: quella di una SEMPLIFICAZIONE delle strutture dell’italiano. Il modo indicativo, per esempio, è più semplice rispetto al congiuntivo.
Nello scritto, inoltre, anche la sintassi del periodo si è semplificata, essendo lo stile più vicino al parlato Si pensi: - ai giornali - alla letteratura. In entrambe queste tipologie di lingua scritta, i periodi sono più brevi rispetto al passato e presentano meno subordinate (prevalenza della paratassi sull’ipotassi).
La semplificazione dell’italiano contemporaneo non riguarda solo le strutture morfologiche e sintattiche Anche il sistema dei segni di punteggiatura tende a una semplificazione. • Antonelli osserva che oggi prevale «un uso che privilegia il sistema bipartito virgola per pausa breve, punto fermo per pausa forte, a scapito della cosiddetta punteggiatura intermedia (due punti e punto e virgola)». Ciò è tipico anche della scrittura degli studenti universitari: invece i testi argomentativi come le tesi di laurea richiedono, per la loro complessità, l’uso di tutti i segni di punteggiatura.
Riepilogando, L’italiano medio o neostandard oggi diffuso (i cui presupposti sono le trasformazioni avvenute a partire dagli anni Sessanta) presenta una tendenza all’oralizzazione e alla semplificazione delle sue strutture: in particolare nel campo della morfologia, della sintassi e della punteggiatura.