Lezione 9 (20 ottobre 2011) La forza e la frode sono in guerra le due virtù cardinali. La giustizia e l’ingiustizia non sono facoltà né del corpo né della mente. Se lo fossero, potrebbero essere in un uomo che fosse solo al mondo, così come i suoi sensi e le sue passioni. Esse sono qualità che sono relative agli uomini in società, non in solitudine. Consegue anche alla medesima condizione che non ci sia né proprietà né dominio, né un mio e un tuo distinti, ma che ogni uomo abbia solo quello che può prendersi e per tutto il tempo che può tenerselo. Leviatano, cap. xiii (disp. p. 43) Lo stato di natura hobbesiano è una via di mezzo tra ‘società’ e ‘solitudine’ – i sensi e le passioni permangono, ma i comportamenti devono adeguarsi alle condizioni – la proprietà e il dominio vengono meno per mancanza di cornici – non si può parlare di inguistizia vera e propria dove non ci sono guide La teoria dei giochi può dare delle guide all’azione ragionevole anche quando le cornici vengono meno – sviluppata nella teoria economica e strategica a partire dagli anni 1940 (testi ‘classici’: J. von Neumann & O. Morgenstern, Teoria dei giochi e il comportamento economico, 19441; J. Nash ‘Il problema del mercanteggiare’, 19502; R. Axelrod, L’evoluzione della cooperazione, 19843, ma già accennata da Platone [Protagora, 321c-2c]) – volta a prevedere quali sono le strategie che adotteranno gli altri per permettere di promuovere coordinamento e cooperazione Due casi in cui la teoria dei giochi può indicare una strategia per superare le incertezze e le paure generate dall’ignoranza del comportamento altrui: il Dilemma del prigioniero e il Bar di Princeton (1) Il ‘Dilemma del prigioniero’ come caso del problema di Coordinamento – Stanlio e Ollio sono sospettati di un reato per cui la polizia non ha prove certe – S e O sono tenuti separati – ad entrambi viene fatta un’offerta L’offerta della polizia sia a Stanlio che a Ollio (che possono intuire che la stessa offerta viene fatta all’altro): – ‘(1) se troviamo che siete entrambi colpevoli (se entrambi confessate), vi daremo entrambi 5 anni di galera’; ma – ‘(2) se l’altro ti implica e tu non confessi, ti daremo 10 anni’; – ‘(3) se confessi, implicando l’altro senza che lui ti implichi, ti daremo 1 anno di galera’ – [della quarta possibilità la polizia non parla]
1 2 3
The Theory of Games and Economic Behavior, 3° ed., Princeton University Press, Princeton (NJ), 1953. ‘The Bargaining Problem’, Econometrica, 18 (1950) pp, 155-62. The Evolution of Cooperation, Basic Books, New York, 1984; tr. it. Giochi di reciprocità. L’insorgenza della cooperazione, Feltrinelli, Milano (sena data e non disponibile su Amazon.it)
Ollio
Non confessa Confessa, (coopera implicando O con O) (defeziona)
Stanlio
Confessa, implicando S (defeziona) (1)
Non confessa (coopera con S) (2/3)
S: 5 anni O: 5 anni (3/2)
S: 1 anno O: 10 anni (4)
S: 10 anni O: 1 anno
S: 0 anni O: 0 anni
È più razionale cooperare con il complice o con la polizia? – se S e O non si conoscono (mancanza di cornici), sembra ragionevole confessare (dato che sono colpevoli) e rischiare tra 1 e 5 anni di galera – se S e O si conoscono e possono fidarsi reciprocamente (cornice: comunicazione precedente), possono non confessare, pur rischiando 10 anni, e sperare di farla franca Nei rapporti sociali, si verificano pochi giochi con una giocata sola: le interazioni sono ripetute – la strategia vincente in una situazione in cui le scelte vengono proposte più volte: ‘colpo su colpo’ (‘tit for tat’ [Axelrod]) – S coopera con O fino a quando O coopera con S, ma S punisce la prima defezione di O defezionando anche lui – Punto cruciale: se sono alla prima giocata, S e O devono iniziare offrendo cooperazione – se S crede che O (avendo letto la letteratura sulla teoria dei giochi da Platone in giù) seguirà ‘colpo su colpo’ anche in un gioco a una giocata, e O crede altrettanto di S, allora possono cooperare alla prima tornata: sono entrambi liberi (2) Il ‘Bar di Princeton’ come caso del problema di Cooperazione In A Beautiful Mind, il protagonista, John Nash (Nobel per l’Economia 1994), modella una situazione in cui è irrazionale per ognuno perseguire unicamente il proprio bene, perché non riuscirà a guadagnare niente Russell Crowe e 4 amici incontrano in un bar Jill H. Simon (la biondona) e 4 amiche – quale strategia adottare per promuovere il sesso (il bene perseguito da tutti quanti)? – tutti i ragazzi preferiscono Jill, ma preferiscono il sesso all’andare in bianco – Jill preferisce Russell e rende evidente la sua preferenza – se tutti e 5 i ragazzi importunano Jill (a) lei rifiuterà le avances di tutti (incluse quelle del suo preferito); e (b) le altre ragazze si offenderanno e rifiuteranno tutti i ragazzi – le ragazze preferiscono andare in bianco all’essere la ‘seconda scelta’ – quindi i 4 devono lasciare Jill a Russell e accontentarsi (una ‘dinamica dominante’) Condizioni per l’applicabilità di ‘dinamiche dominanti’:
– – – –
tutti i concorrenti devono riconoscere la preferibilità di un minor bene raggiunto (una delle altre ragazze) rispetto a un maggior bene non raggiunto (Jill) tutti i concorrenti devono riconoscere quale distribuzione di beni è ottimale per sé e per gli altri (‘ottimale’ = tale per cui, ogni cambiamento sarebbe un peggioramento per lui e per il gruppo) (gli altri ragazzi devono ammettere che Russell è più fico di loro) bisogna riconoscere che la ‘Mano Invisibile’ dei capitalisti (Adam Smith) non ottimizza i risultati in tutti i casi Così come ogni individuo, dunque, si sforza al massimo sia a utilizzare la propria capitale a sostegno dell’industria domestica sia a dirigere quell’industria in modo tale da produrre il massimo valore, così anche ogni individuo lavora allo scopo di produrre un introito annuo della società il più grande possibile. In generale, egli non intende promuovere l’interesse pubblico né sa in che misura lo stia promuovendo. {…} In questo, come in molti altri casi, egli viene condotto da una mano invisibile a promuovere una fine che non facesse parte della sua intenzione. Né risulta sempre peggio per la società che non la facesse. Perseguendo il proprio interesse, l’individuo spesso promuove quello della società con più grande efficacia di quanto non faccia quando in effetti egli intende promuoverlo. Non ho mai incontrato un grande bene effettuato da coloro che facevano finta (affected) di fare affari per il bene pubblico. Adam Smith, La ricchezza delle nazioni (1776-8) IV, ii: ‘Sulle restrizioni all’importazione della merce’
Lezione 10 (20 0ttobre 2011) Applicabilità dei casi del Dilemma e del Bar allo stato di natura hobbesiano: – come si può iniziare a coordinare e cooperare a partire dalla diffidenza più totale in concorrenza per beni vitali e scarsi? – Coordinamento: siamo alla seconda (o successiva) giocata in una serie in cui gli altri hanno ( e anche noi abbiamo) defezionato in precedenza – dobbiamo quindi trattare tutti come sciacalli: – ‘colpo su colpo’ detta la defezione se gli altri hanno già defezionato – Cooperazione: ad ogni singolo non interessa il bene comune, perché non c’è più (né ancora) una comunità – se non si hanno Coordinamento e Cooperazione per cominciare, non si generano nemmeno con la strategia più ragionevole Le proposte di Hobbes per uscire dallo stato di natura (1) (a) Contratto (accordo con altri uomini) (b) Giuramento (promessa davanti a Dio) (2) Leviatano (scelta di un’autorità) (1)
(a) Il Contratto/Patto
La specificità storica della nozione di ‘contratto’: – termine chiave per la teoresi ‘liberale’ della fondazione politica – contrapposto alla nozione di ‘autorità naturale’ (Platone, Aristotele), o ‘diritto divino’ (San Tommaso, Filmer) – lo sviluppo di una giurisprudenza del contratto nel 1400/500 – accordi verbali e giuramenti riconosciuti in (quasi) ogni società e ogni epoca – ma non l’idea di un esplicito contratto scritto con penalità di scissione Il contratto uno strumento legale come immagine dei rapporti umani – azionabilità davanti a una tribuna – risposta alle esigenze del commercio internazionale (ad es. Italia-Olanda: credito in cambio di beni) – chi è il mercante di Venezia (di Shakespeare, 1596): non è colui che presta soldi (Shylock, l’usuraio/banchiere) bensì colui che organizza il viaggio commerciale (Antonio) – la ‘libbra di carne’ viene interpretata assolutamente alla lettera – consenso attivo in imprese cooperative deriva da un individualismo di base – essenzialmente volontario – ma specifica i termini in cui il contratto non è più in vigore (con l’espletamento degli impegni o l’inadempienza di una delle parti) In Hobbes, il contratto sorge dall’appello alle due prime ‘leggi di natura’ – si rimane sul piano dei propri interessi Che cos’è una legge di natura? ‘un precetto o una regola generale scoperta dalla ragione, che vieta ad un uomo di fare ciò che è lesivo della sua vita o che gli toglie i mezzi per preservarla, e di omettere ciò con cui egli pensa possa essere meglio preservata’
Hobbes, Leviatano, xiv, disp. p. 43 La prima legge di natura: ‘ogni uomo debba sforzarsi alla pace, per quanto abbia speranza di ottenerla, e quando non possa ottenerla, cerchi e usi tutti gli aiuti e i vantaggi della guerra’ Hobbes Leviatano, xiv, disp. p. 44, corsivo originale MA: se le considerazioni riguardo a ‘colpo su colpo’ sono giuste, allora nessuna SPERANZA è ragionevole – siamo alla seconda giocata e gli altri contano come defezionatori – ognuno deve continuare a defezionare, e la guerra continua – sembra richiedere un momento ‘magico’ in cui gli agenti sono già scesi a patti per iniziare a scendere a patti (magia o mere confusione?) La seconda legge di natura: ‘che un uomo, sia disposto, quando anche altri lo sono, per quanto egli penserà necessario per la propria pace e difesa, a deporre questo diritto a tutte le cose; e che si accontenti di avere tanta libertà contro gli altri uomini, quanta egli ne concederebbe ad altri uomini con tro di lui’ Hobbes, Leviatano, xiv, disp. p. 44, corsivo originale MA: non è possibile sapere QUANDO gli altri sono disposti a deporre il proprio diritto – richiede un elemento di conoscenza magica? – fa parte della furbizia appropriata allo stato di natura dichiararsi disposti a deporre per guadagnare un vantaggio – come Gige fa finta di non aver l’anello – se è irrazionale per Gige rinunciare al suo vantaggio, è irrazionale per quelli nello stato di natura essere il primo a sforarsi alla pace Forse Hobbes stesso ha riconosciuto la difficoltà: chi adempie per primo, non fa che consegnarsi al suo nemico, contro il diritto (che non può mai abbandonare) di difendere la propria vita e i mezzi per vivere Hobbes Leviatano xiv, disp. p. 49 Le altre 17 leggi di natura in Leviatano xv (non nella disp.) sono + o - implicite nelle prime due – aggiungono poco e non risolvono i problemi di fondo Perché una società intera non può fondarsi su un contratto (e quindi non risolve il problema di come uscire dallo stato di natura – l’istituzione del contratto dipende dalla fiducia e da tante altre attività comuni già in atto – il contratto presuppone la società e quindi non può stare alla radice di essa – invocando un contratto per spiegare la società, si inverte l’ordine concettuale Il caso del matrimonio (a prescindere dalla questione del sacramento [giuramento])
–
Art. 29 della Costituzione Italiana: ‘La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio’ – ma se la famiglia è una ‘società naturale’ non ha bisogno di fondazione – semmai il matrimonio deve fondarsi sulla famiglia – la cerimonia si limita al ruolo di (mera?) esplicitazione dei reciproci diritti e doveri – nella misura in cui il matrimonio è un contratto, è una specificazione delle circostanze in cui non vige più (infedeltà, crudeltà ecc.) – il matrimonio (civile) ha senso solo se il divorzio è permesso
Lezioni 11-12 (22 ottobre 2011) La seconda proposta di Hobbes per uscire dallo stato di natura (1)
(b) Il Giuramento ‘una forma di parlare aggiunta ad una promessa per mezzo della quale colui che promette significa che, se non adempie la promessa, rinuncia alla misericordia del suo Dio, o chiama su di sé la sua vendetta’ Leviatano, xiv, disp. p. 52, corsivo originale
Hobbes distingue tra la forma pagana (‘Giove’) e quella cristiana (‘Dio’), ma la differenza non sembra molto grande – in entrambi i casi, si mette in uno stato di ‘gioco’ con il sovrannaturale (che a sua volta segue ‘colpo su colpo’) – l’uomo non può resistere alla punizione divina: deve giocare in modo cooperativo e leale – nello stato di natura si infrangono tutte le leggi divine (cfr. Esodo 20.2-24,18 et seq.), ma per uscirne si affida solamente al terzo Comandamento: ‘non nominare il nome del Signore, Iddio tuo, invano, perché il Signore non riterrà innocente chi proferisce invano il suo nome’ (Es., 20.7) – problema degli apparenti giuramenti di buddisti o di atei: non c’è niente di più facile di dirsi credente e poi di usare un ‘giuramento’ per ingannare i fedeli – quindi neanche i fedeli devono credere ai giuramenti altrui Nemmeno il giuramento basta per indurre il cessate il fuoco che tutti possono riconoscere come migliorativo rispetto allo stato di guerra La terza proposta di Hobbes per imporre la pace (2)
Il Leviatano
Costituito dai corpi dei ‘membri’ della società o è un individuo al di sopra degli altri? – Due (o tre) approcci all’appello al Leviatano L’uso che ne fa Hobbes stesso: dopo il contratto – presuppone che i problemi con contratto e giuramento siano stati risolti – quando gli agenti nello stato di natura scendono a patti tra di loro, deve istiutirsi un depositario dei diritti deposti – il monarca al di sopra del contratto, non vincolato da esso – con poteri assoluti per farlo rispettare Usi del Leviatano per tentare di risolvere i problemi del contratto e del giuramento: – due ipotes iniziali: o il Leviatano partecipa allo stato di natura o il Leviatano viene da fuori (1) supponiamo un essere all’interno dello stato di natura che si impone per forza o furbizia – potrà essere un umano o deve essere un gruppo (ipotesi lockeiana ancora da indagare)?
–
– – –
se è un unico individuo o o sarà soggetto all’uguaglianza che è la nostra condizione o o deve essere in qualche modo dotato di poteri sovrannaturali (ipotesi da scartare per i nostri scopi) se è un individuo, come possiamo individuarlo (tutti vorrebbero essere l’eletto)? cfr. i politici che predicano ‘l’unità’ volendo che gli altri seguano loro neanche i vari ‘superuomini’ calliclei, machiavellici, nietzscheiani sono in grado di reggere un conflitto di un gruppo
(2) supponiamo un presunto Leviatano che è estraneo allo stato di natura e che riesce a farsi riconoscere come mediatore – perché non viene coinvolto in un rinnovato stato di natura? – si riapplicano le considerazioni sull’ipotesi (1) – che cosa potrebbe indurlo ad avvicinarsi ai contendenti (meglio tenersi lontani da siti di conflitto)? – la supposizione del Leviatano non sembra aiutare a risolvere i problemi (3) Un’ipotesi azzardata: pur di uscire dallo stato di natura, quelli che si trovano sul territorio sono disposti anche ad aggrapparsi a qualunque via (anche aleatoria) che si presenti per rompere lo stallo – quali sono le priorità, quando il bene più ovvio (ossia la sopravvivenza) è in gioco? – preferenza: accettare qualsiasi autorità che si presenti come tale per passare dalla paura generalizzata a una condizione di (relativa) sicurezza – anche se un candidato Leviatano non può giustificare le sue pretese al potere (e all’immunità rispetto ai termini del contratto che lega gli altri), le sue pretese possono essere comunque accettate – cfr. casi di matrimoni forzati o combinati: la coercizione è motivo per non essere vincolati dalle promesse fatte – ma si scoglie un matrimonio forzato con un divorzio Rispetto allo stato di natura descritto da Hobbes, la mancanza di cornici è conseguenza del fatto che siamo alla seconda giocata del Dilemma del prigioniero e la strategia vincente è quella di defezionare, alla luce della defezione (o presunta tale) degli altri nella prima giocata; non c’è motivo per promuovere il bene comune, perché non c’è la comunità del Bar di Princeton – bisogna rintracciare una situazione iniziale in cui non ci sono ancora state defezioni – facciamo a meno dell’ipotesi della catastrofe (guerra civile, terremoto, epidemia, naufragio ecc.) – ma supponiamo una ‘mera’ assenza di governo istituito Per individuare le condizioni in cui considerazioni di giustizia possono prevalere e crescere, bisogna iniziare a partire da uno stato di ridotto conflitto, abbassando uno (o più) dei parametri che rendono lo stato di natura hobbesiano invivibile. – la vitalità dei beni primari è un fatto biologico e non variabile – la loro scarsità può essere alleviata in condizioni in cui la laboriosità è sicura – la produzione può essere assicurata attraverso l’imposizione di cornici – le cornici possono discendere dalle predisposizioni degli individui a non iniziare conflitti Presentazione del Secondo trattato di governo di John Locke (1632-1704) – maggior parte del materiale databile agli anni 1679-83 (prima degli eventi politici con cui viene spesso associata [cfr. Hobbes e la Guerra Civile])
–
una pubblicazione del 1690 mirata a giustificare (ex post) l’espulsione dal trono di Inghilterra del re ‘assolutista’ Giacomo II e l’insediamento della monarchia ‘costituzionale’ del re Gugliemo e della regina Maria (1688)
Il primo trattato attacca la teoria di Sir Robert Filmer pubblicato nel 1680 in Patriarca – secondo Filmer, il diritto divino dei re discende dalla sovranità su tutta la Terra conferita da Dio ad Adamo è poi ereditata da monarchi successive – all’epoca la teoria di Filmer veniva presa sul serio – Locke cerca di giustificare l’esautorazione di un re tirannico perché eccede ai suoi diritti – l’attacco di Locke costituisce una confutazione quasi definitive della teoria del diritto divino – pochissimi oggi leggono Filmer (primariamente per capire meglio Locke) – il primo trattato oggi sembra una curiosità (nessuno lo pubblica da solo, mentre il secondo sì) Anche il secondo trattato è stato un successo, la sua teoria essendo un punto di riferimento per il pensiero ‘illuminista’ lungo il XVIII secolo – certe formule ricorrono + o - adattate nella Costituzione degli Stati Uniti di America – ad es. l’elenco dei diritti fondamentali: ‘vita, libertà e la ricerca della felicità’ – e Locke stesso aveva degli interessi nelle Americhe (cfr. §17, disp. p. 58, e con molte ripetizioni nel cap. 5 sulla proprietà), scrivendo una costituzione per lo stato delle Caroline Per Locke, lo stato ‘naturale’ degli uomini non è regolato da altro che le ‘leggi di natura’: occorre considerare quale sia lo stato in cui tutti gli uomini si trovano naturalmente, vale a dire uno stato di perfetta libertà di regolare le proprie azioni e di disporre dei propri beni e persone come meglio credono, entro i limiti della legge di natura, John Locke, Secondo trattato di governo, § 4 (disp. p. 53) – – –
il termine di contrasto è ‘società civile’, quello con un’autorità riconosciuta che può regolare le azioni degli uomini (entro certi limiti) ma come si passa dallo stato di ‘perfetta libertà’ alla convivenza civile? e quali sono i limiti imposti all’esercizio dell’autorità?
Gli uomini sono indipendenti l’uno dall’altro e non soggetti a leggi esterne – ma si distingue tra ‘libertà’ e ‘licenza’: Ma sebbene questo sia uno stato di libertà, tuttavia non è uno stato di licenza. [...] Lo stato di natura è governato dalla legge di natura che è per tutti vincolante, e la ragione – che è quella legge stessa – insegna a tutti gli uomini, purché vogliano consultarla, che essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve recar danno ad altri nella vita, nella salute, nella libertà o negli averi. Locke, Secondo trattato § 6 (disp. p. 54) – la licenza è ‘recar danno ad altri nella vita, nella salute, nella libertà o negli averi’ – queste azioni non sono un esercizio di libertà perché in conflitto con la ragione Che cosa insegna la voce ragione (esplicitamente associata alla voce di Dio in §8)? – se io mi attribuisco diritti alla vita, alla salute, alla libertà e alla mia proprietà privata, devo fare altrettanto per ognuno che è uguale a me
– – – –
l’uguaglianza tra gli uomini segue dal mero fatto di essere umano (‘nell’immagine e somiglianza di Dio’, Genesi, 1, 26) una versione del precetto: ‘fai agli altri quello che vorresti che facessero a te’ (cfr. Levitico, 19.18; Matteo, 7.12,) non si può motivare razionalmente azioni egoiste (tema kantiano) bisogna limitare i propri diritti alle cose che non infrangono i diritti altrui
Varietà e limiti dell’egoismo nello stato di natura (1) L’‘egoismo psicologico’ attribuito a Hobbes (una descrizione di comportamento) – nella guerra di tutti contro tutti, ognuno promuove i propri interessi per paura di essere sopraffatto dagli altri – l’egoismo sorge dall’imprevedibilità dei comportamenti altrui (difficoltà di coordinare) – possiamo riconoscere la preferibilità di uno stato di pace (ma difficoltà di cooperare) (2) L’‘egoismo etico’: ognuno deve promuovere il proprio interesse (una raccommandazione) – è il modo migliore di assicurare il bene comune: – se io so cosa voglio, io posso perseguire quel bene – gli altri non sanno quello che voglio (cfr. regali insultanti) Conflitto tra egoismo psicologico (EP) e egoismo etico (EE) – se EP è vero, EE è superfluo (non si raccomanda di osservare le leggi gravitazionali) – se EE è vero, EP deve essere falso (altruismo è una vera possibilità) L’improponibilità di EE – se propongo EE a me stesso, devo spiegare a me stesso perché io sono eccezionale (il mero fatto di essere Davies non basta, ahimè) – se propongo EE in virtù di caratteristiche condivise con altri (ad es. appartenenza alla specie homo sapiens), devo proporlo anche a quegli altri – se propongo EE agli altri, non faccio il mio interesse (incoraggio egoismo in altri, che non saranno altruisti nei miei confronti) – proporre EE agli altri è in conflitto con il riconoscimento di EE per me stesso