28 agosto 2013
L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni
Azioni AA - AAPROD - NEW à titre d'information ORDERS DONE ON O NEW 10-YR CAPUB Hedge funds
Proiezioni a 6 mesi
Tirando le somme alla fine dell’estate si può dire che per l’attualità economica non c’è stata pausa estiva: si è confermata la buona salute dell’economia americana (e i primi effetti del rialzo dei tassi lunghi sull’attività hanno iniziato a farsi sentire), l’area euro è uscita dalla recessione, la crescita giapponese è ripartita e il mondo emergente è stato scosso da preoccupanti turbolenze. Tutto questo sullo sfondo delle crescenti tensioni geopolitiche legate alla Siria e all’Egitto. Settembre si preannuncia altrettanto intenso con la prospettiva del vertice del 17 e 18 della Fed, che potrebbe concludersi con la decisione di procedere al primo ritiro degli stimoli economici del piano di quantitative easing (QE). In maggio, era stata precisamente questa eventualità a ricordare bruscamente ai mercati finanziari che la sovrabbondanza di liquidità sarebbe prima o poi finita…. In Europa, le elezioni tedesche del 22 settembre potrebbero segnare una tappa importante nel superamento della crisi debitoria sovrana. Non tanto per la possibilità di un avvicendamento politico, poiché la vittoria della cancelliera uscente Angela Merkel appare scontata, ma piuttosto perché, con il passaggio alle urne, finirà il silenzio stampa sui problemi dell’Europa voluto dalla cancelliera per non turbare la campagna elettorale. I problemi sul tavolo sono numerosi: unione bancaria, nuovo piano di aiuti alla Grecia, tensioni politiche in Italia… Le economie emergenti si allontanano sempre più dal ruolo di locomotive della crescita mondiale svolto nell’ultimo decennio. Ormai, sono piuttosto una fonte di preoccupazione che, di recente, si è ulteriormente aggravata a causa delle tensioni geopolitiche. Insomma, le vacanze sono finite e le questioni sul tappeto di certo non mancano!
Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 Aspettando la Fed
Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì che precede il giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche e Analisi SYZ Asset Management Tel. +41 (0)22 819 09 09
[email protected] Autori: Yasmina Barin Yves Gallati Maurice Harari Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti
Europa ..................................................................................... 2 La recessione è finita, ma le speranze di ripresa sono limitate Giappone ................................................................................. 4 Si conferma l’accelerazione della crescita, la deflazione allenta la morsa Economie emergenti ............................................................... 4 Scivolone della rupia
Mercati Azionario ................................................................................ 5 « To taper or not to taper » Obbligazionario ....................................................................... 5 Tasso decennale del Treasury US vicino al 3% Valutario.................................................................................. 6 Sotto pressione le monete emergenti delle economie in deficit con l’estero
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
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28 agosto 2013
Economia Stati Uniti Tutti gli occhi sono puntati sulla prossima riunione del comitato di politica monetaria della Fed, che si terrà a metà settembre e potrebbe segnare l’inizio del lungo processo di normalizzazione della politica monetaria americana. Infatti, né le statistiche diffuse nelle ultime settimane, né il verbale dell’ultima riunione della Fed hanno modificato le anticipazioni del mercato a questo proposito. Tuttavia è bene ricordare che non ci sono ancora certezze assolute. La Fed l’ha detto più volte: il ritiro graduale delle misure anti-convenzionali sarà subordinato al quadro economico, in particolare alla situazione sul fronte dell’occupazione. Se in agosto l’indice ISM della fiducia degli imprenditori si attesterà sopra i 50 punti, i dati sull’occupazione diffusi il 6 settembre saranno determinanti per anticipare il timing esatto dell’annuncio e la probabile agenda (modalità e scadenze) del tapering. Richieste di mutui ipotecari (compresi i rinnovi) e tasso USA oltre i 10 anni
all’anno, mentre il mese precedente avevano sfiorato le 500.000 (un dato poi corretto al ribasso a 455.0000). Di certo, la colpa per questo dato deludente su un settore emblematico per la ripresa americana spetta al brusco aumento dei tassi. Europa Il miglioramento che traspare dalla maggior parte degli indici sulla fiducia e l’attività degli ultimi mesi si riflette sui dati statistici del PIL del secondo trimestre: dopo sei trimestri consecutivi di contrazione, la zona euro in primavera si è riportata al passo con la crescita, segnando un aumento dello 0.3% (dopo il calo dello 0.3% registrato nel trimestre precedente). Questi sviluppi incoraggianti sono il frutto della consistente progressione registrata in Germania (+0.7% dopo lo 0.0% del primo trimestre) e in Francia (+0.5% dopo il 0.2%), insieme al calo meno pronunciato in Italia (-0.2% dopo il -0.6%) e in Spagna (-0.1% dopo il -0.5%), che avvalorano l’ipotesi del raggiungimento del punto di svolta inferiore della recessione a fine 2012. PIL dell’area euro e delle quattro principali economie (base 100 : gennaio 2008)
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90 Source: Thomson Reuters Datastream
La risalita dei tassi lunghi ha ovviamente inciso sui tassi ipotecari a 30 anni, passati da 3.6 a 4.6%. Nel nuovo contesto, le richieste di nuovi mutui o di rinnovi a condizioni migliori è caduta del 60% rispetto alla primavera.
A giudicare dalla forte e rapida risalita dei tassi lunghi americani osservata da metà maggio (dall’1.6% al 2.9%) e legata alla svolta di politica monetaria prevista in autunno, è legittimo chiedersi se il mercato non sia stato un po’ precipitoso nell’anticipare la fine della crisi … E’ quanto pensano alcuni membri della Fed, secondo i quali l’improvviso inasprimento delle condizioni monetarie rischia di frenare (eccessivamente) l’economia americana, prima che questa possa definitivamente uscire dal tunnel. Il primo segnale è venuto la settimana scorsa dal mercato immobiliare. In luglio le vendite di case nuove sono ricadute a meno di 400.000 unità
2008 EURO AREA GERMANY FRANCE
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ITALY SPAIN
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
Il PIL dell’area euro ha registrato il primo trimestre di crescita da quasi due anni grazie alla ripresa della crescita in Germania e in Francia, e all’attenuarsi della recessione nel sud dell’Europa.
Tuttavia, il recente miglioramento ciclico non può occultare le disparità che si sono create negli ultimi quattro anni fra i singoli paesi dell’area euro e tra area euro e Stati Uniti. Il secondo trimestre 2013, infatti, ha visto il PIL tedesco salire a un nuovo picco, cancellando la fase di debolezza della fine del 2012; il PIL francese è invece solo tornato ai livelli di inizio 2012, e resta ancora sotto il picco raggiunto a inizio 2008. In Italia e in Spagna la morsa della recessione si è allentata, ma il PIL continua a scendere toccando, rispettivamente, i livelli
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
28 agosto 2013
minimi dal 2000 e dal 2005, dal 9 al 7% in meno rispetto al picco del 2008 e il 2% sotto il livello più basso del 2009. Nel suo insieme, il PIL dell’area euro resta inferiore ai massimi del 2008, accumulando negli ultimi due anni un ritardo di oltre il 6% rispetto al PIL USA. La schiarita congiunturale degli ultimi mesi deve perciò essere valutata alla luce delle « performance » dei precedenti quattro anni. E’ frutto del miglioramento delle componenti più cicliche dell’economia, in lieve ripresa grazie al rinnovato slancio della domanda estera. Tuttavia, nella maggior parte dell’Unione monetaria, la domanda interna è ancora penalizzata dalla disoccupazione record e dall’austerità che soffoca la maggior parte delle economie europee. Il recupero registrato all’inizio dell’anno della fiducia delle famiglie non corrisponde ad altro che un arresto nella caduta dei consumi, e non consente ancora di sperare nel reale ritorno della crescita dei consumi, che sono la principale componente del PIL dell’area euro. Indice PMI composito di attività (manifatturiera + servizi) dell’area euro, della Germania e della Francia 65
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So urce: B lo o mberg, SYZ A M
Il miglioramento ciclico degli ultimi tempi è concreto e reale, ma le probabilità di un reale ritorno della crescita a breve sembrano scarse.
I primi indicatori dell’attività di agosto hanno evidenziato l’attuale dinamica positiva, ma anche quanto l’attività nell’area euro sia debole in termini assoluti: gli indici PMI dell’industria e dei servizi hanno segnato un nuovo progresso attestandosi in territorio di espansione, sopra quota 50, a livelli mai visti da due anni. Come previsto, la Germania ha dimostrato maggiore dinamismo rispetto alla media dell’Unione monetaria, mentre in Francia gli indicatori hanno segnato il passo e restano in territorio di contrazione. Nel complesso, tuttavia, il livello di attività che rilevano gli indici resta debole, e fa pensare più a una stabilizzazione che a una reale ripresa dell’attività in Europa. In termini di politica monetaria, dal quadro delineato si può dedurre che la recente dinamica incoraggiante riduce la probabilità di un nuovo taglio del tasso di
riferimento, oggi a 0.50%. Ma la mancanza di reali prospettive di ripresa della crescita, il vincolo tuttora forte dell’austerità e la crisi del credito tuttora in corso in Italia e in Spagna rendono necessario il mantenimento di condizioni monetarie molto (molto…) accomodanti. E’ quanto ha confermato la BCE dopo l’ultima riunione, rinnovando la sua previsione di un tasso di riferimento che resterà « al livello attuale o più basso per un periodo di tempo prolungato » formulata in luglio per contenere le pressioni al rialzo sui tassi. Speriamo solo che nei prossimi mesi l’area euro non ricada in una fase di debolezza che richiederebbe un nuovo intervento da parte della banca centrale… Nel Regno Unito, il flusso di notizie e di dati incoraggianti dei mesi precedenti è perdurato nelle ultime settimane: il numero di disoccupati continua a scendere, l’inflazione si stabilizza (anche se a livelli più alti rispetto al target della BoE), il PIL del secondo trimestre è stato corretto al rialzo (da +0.6% a +0.7%, dopo il +0.3% del primo trimestre) e gli indici PMI di attività sono saliti ancora in tutti i settori (in luglio l’indice dei servizi ha raggiunto i massimi dal 2007). Su questo sfondo, per la Bank of England sarà meno urgente adottare nuove misure di allentamento monetario. A sua volta, anche la BoE ha formulato le sue « forward guidances » come la Fed e, di recente, anche la BCE: finché la disoccupazione rimarrà alta e non ci saranno tensioni inflazionistiche, la BoE manterrà la sua politica estremamente accomodante. Come per la BCE un mese fa, queste dichiarazioni hanno lo scopo di mantenere bassi i tassi d’interesse a lungo termine il più a lungo possibile, allo scopo di non soffocare sul nascere i fragili segnali di ripresa della crescita. In Svizzera, dopo due anni in territorio negativo il tasso d’inflazione annuo (misurato in base all’indice dei prezzi al consumo) è tornato a zero. Il rischio di deflazione indotto dal rafforzamento del franco svizzero è stato il motivo principale che ha spinto la BNS a introdurre il limite di cambio a 1.20 EUR/CHF, a inizio settembre 2011. Tuttavia, anche se questo rischio sembra attualmente inferiore, è molto poco probabile che nel prossimo futuro il limite di cambio sia revocato o la BNS decida di rialzare i tassi. Giappone Dopo la spettacolare schiarita della prima parte dell’anno, gli indici di fiducia e di attività nelle ultime settimane hanno mostrato una tendenza alla stabilizzazione, benché restino a livelli alti. La simultanea ripresa delle importazioni e delle esportazioni si è confermata anche in luglio e ciò tende a mantenere invariato il deficit commerciale accumulato negli ultimi due anni. Grazie al miglioramento congiunturale, il PIL giapponese, in primavera, ha registrato un secondo trimestre di forte crescita (+0.6%), dopo la decisa progressione del trimestre precedente (+0.9%). La buona tenuta dei consumi delle famiglie è il principale motore di questi aumenti, che dimostrano che lo shock di fiducia - frutto delle politiche del governo Abe - si
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28 agosto 2013
riflette anche sui comportamenti degli operatori economici. Altro segnale incoraggiante, il deflatore del PIL (un indicatore dell’andamento dei prezzi) ha rilevato un ritmo di diminuzione dei prezzi che è fra i più lenti degli ultimi venti anni. E’ segno che la politica di allentamento monetario quantitativo e qualitativo attuata dalla Bank of Japan riuscirà finalmente a trascinare l’economia giapponese fuori dalla deflazione? Giappone – PIL e deflattore dei prezzi del PIL (variazione annua) 6
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deficit delle partite correnti del paese (-4.8% del PIL nel 2012). Nonostante le nuove misure, la rupia contro il dollaro è scesa questo mese a un nuovo minimo storico (-20% dall’inizio dell’anno). Tirando le somme, la decisione di tagliare i tassi nei prossimi mesi per rilanciare la crescita è poco probabile, anche se il governo indubbiamente ha l’esigenza di stimolare un’economia da tempo anemica (nel 2012 la crescita è stata del 5.1%, la più debole degli ultimi dieci anni, contro l’8-9% dei precedenti anni). Si rischierebbe di accrescere le pressioni al ribasso sulla rupia, aumentare i prezzi dei beni importati gonfiando ancora l’inflazione, che è già al 4.9%, ben oltre l’obiettivo del 3%. Concludendo, le tensioni apparse di recente nell’insieme dei paesi emergenti sono destinate a durare ancora, almeno finché i mercati avranno completamente digerito il progressivo arresto del QE negli Stati Uniti (senza parlare ovviamente dei diversi problemi strutturali che i singoli paesi dovranno affrontare).
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
I dati positivi dei due primi trimestri 2013 evidenziano che il ritmo di crescita annua del PIL sta accelerando. Nel frattempo, il deflatore del PIL sta diventando « sempre meno negativo » e fa sperare che gli sforzi compiuti per fermare la deflazione stiano cominciando a dare frutti.
Economie emergenti Il persistente sell-off nei paesi emergenti è la conseguenza diretta dell’imminente contrazione monetaria e del prossimo rallentamento nell’acquisto di attivi da parte della Fed. Le monete emergenti, infatti, sono le prime “vittime collaterali” del massiccio deflusso di capitali esteri. Durante i vari piani di quantitative easing (QE), un forte flusso di capitali esteri si è diretto verso i paesi emergenti. Ma oggi il flusso si è invertito, e gli investitori non residenti hanno iniziato a rimpatriare i loro capitali. Sullo sfondo della crescente avversione per il rischio e dell’aumento dei tassi, il carry-trade appare infatti sempre meno redditizio. In India, la banca centrale indiana (RBI) ha introdotto una serie di nuove misure per contrastare la fuga di capitali, ridurre il deficit delle partite correnti e frenare il deprezzamento della rupia (INR). Fra queste misure è previsto l’aumento di alcuni tassi bancari e l’introduzione di vincoli alle aziende indiane, che d’ora in poi potranno investire all’estero solo il 100% del loro patrimonio netto contro il 400% autorizzato in precedenza. La Banca centrale ha abbassato da 200mila a 75mila dollari l’anno i capitali esportabili dei residenti indiani (tranne nel caso di acquisti immobiliari). Il governo ha inoltre annunciato l’introduzione di vincoli per frenare le importazioni di petrolio e d’oro che sono due dei principali colpevoli del
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28 agosto 2013
Mercati Azionario Dopo avere raggiunto i massimi storici all’inizio di agosto, i mercati azionari americani, paradossalmente, hanno sofferto delle buone cifre congiunturali. Infatti, fanno temere che la riduzione del ritmo degli acquisti di bond da parte della Banca centrale sia anticipata. Poiché uno dei parametri su cui si basa le Fed nel definire la sua politica monetaria è il mercato del lavoro, la reazione negativa degli investitori di fronte al migliorato mercato del lavoro non sorprende, come peraltro il fatto che le ultime minute del FOMC abbiano suscitato qualche inquietudine. Andamento dei principali indici azionari mondiali 28/8/13 106
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Il quadro attuale ha giovato ai titoli ciclici, come dimostra l’andamento dei titoli legati alle risorse di base, che beneficiano dei segnali di ripresa della crescita in Europa e negli Stati Uniti. Si noti l’eccellente percorso delle tecnologie dell’informazione. Il comparto è stato sostenuto dalla performance di Apple Inc. che ha reagito positivamente all’ingresso del finanziere Carl Icahn nel capitale del gruppo, e alla sua intenzione di rafforzare i piani di riacquisto di azioni. I finanziari, che negli ultimi mesi sono stati uno dei motori della performance dei mercati azionari, hanno segnato il passo di fronte alle preoccupazioni per il rallentamento del ritmo degli acquisti di attivi da settembre. Nelle prossime settimane sui mercati azionari perdurerà la volatilità, e il mese di settembre potrebbe riservarci non poche sorprese. Mentre aspettano con ansia l’esito della riunione della Fed (il 18 settembre), gli investitori dovranno anche fare i conti con le elezioni tedesche del 22 settembre e con la decisione del governo giapponese sul raddoppio dell’IVA entro il 2015. Il nostro parere sull’azionario, nonostante le turbolenze, rimane positivo e continuiamo a essere convinti che la transizione dal precedente contesto dominato dagli stimoli all’economia, ad un mercato sostenuto dalla crescita economica non avverrà a scapito del mercato azionario. Obbligazionario
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STOXX 600 EUROPE S&P 500 TOPIX
MSCI EMERGING (LOC) Source: Thomson Reuters Datastream
Sull’onda delle speranze sull’Europa, l’indice STOXX 600 Europa ha puntato verso l’alto.
Nell’ottica regionale, le ultime quattro settimane hanno visto brillare i mercati europei che, sull’onda delle speranze di un rafforzamento nell’area euro, hanno nettamente sovra-performato le borse mondiali. Il miglioramento del PIL dell’area euro del secondo trimestre e l’incoraggiante rimbalzo della produzione industriale evidenziano che dopo 18 mesi di recessione l’economia della regione sta progressivamente riemergendo. Dal canto suo, il Giappone è stato penalizzato dalle incertezze riguardo alla politica monetaria americana e dalla mancanza di nuovi catalizzatori capaci di sorprendere gli investitori in positivo. Gli ultimi indicatori hanno deluso gli economisti (il momentum della crescita sta rallentando) e non sono previste nuove misure di stimolo monetario da parte del premier Abe. Nella prima quindicina di agosto i mercati emergenti hanno beneficiato dei dati macroeconomici positivi diffusi in Cina. In seguito, sono stati penalizzati dal rialzo dei tassi lunghi americani, che ha impattato anche la maggior parte delle monete emergenti (vedere capitolo « Economie emergenti » e « Valutario »).
Dopo la breve pausa all’inizio del mese in seguito alla diffusione di dati sull’occupazione USA peggiori del previsto, i tassi a lungo termine in agosto hanno ripreso a salire. Tasso governativo a 10 anni per USA, GB e Germania 5.50
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
I tassi governativi a 10 anni degli USA e del Regno Unito si avvicinano ormai al 3%.
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28 agosto 2013
La prospettiva della riduzione degli acquisti di attivi da parte della Fed – forse decisa già nella riunione di metà settembre - si avvicina sempre più man mano che le statistiche economiche confermano il miglioramento congiunturale negli USA. Prima di stabilizzarsi intorno al 2.8%, il tasso del Treasury decennale ha infranto quota 2.90% per la prima volta da metà 2011. Il movimento è stato quasi altrettanto spettacolare sui tassi inglesi, sostenuti dalle statistiche economiche positive unite alla poca convinzione della Bank of England nel mantenere ancora a lungo la sua politica accomodante. La BCE è stata apparentemente più convincente, probabilmente alla luce della situazione economica indiscutibilmente meno favorevole, visto che la risalita dei tassi tedeschi o francesi è stata più contenuta. In Europa, il differenziale dei tassi tra i governi ritenuti sicuri (Germania, Paesi Bassi, Francia) e i paesi della periferia si è ristretto grazie alla riduzione del premio di rischio successiva alla diffusione di statistiche economiche incoraggianti. Lo spread sul decennale italiano o spagnolo rispetto al bund tedesco è sceso ai minimi dall’estate 2011. Nelle ultime settimane sono scese anche le obbligazioni societarie, in particolare quelle delle società finanziarie, anche se in misura meno evidente rispetto alle obbligazioni governative. Valutario Mentre la Riserva Federale si appresta, prima fra le maggiori banche centrali, a inaugurare il processo di normalizzazione della politica monetaria, il dollaro USA nelle ultime settimane si è paradossalmente indebolito contro l’euro (il cambio EUR/USD è salito oltre quota 1.34) e contro la sterlina (GBP/USD oltre quota 1.56). Nei confronti dello yen, il biglietto verde ha oscillato intorno a quota 98. Il cambio Eur/CHF si è mantenuto invece in area 1.23.
Andamento del real brasiliano, della rupia indiana e della rupia indonesiana, della lira turca e del rand sudafricano contro il dollaro USA dall’inizio dell'anno 110
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Sourc e: T homs on Reuters Datastream
In primavera, la prospettiva della riduzione del QE della Fed aveva già provocato la caduta di buona parte delle monete emergenti. Nell’estate, le monete dei paesi con un saldo deficitario delle partite correnti sono rimaste sotto pressione.
I timori di una generale svalutazione nel mondo emergente e l’aumento delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente hanno sostenuto il corso dei metalli preziosi. Il prezzo di 1 oncia d’oro è aumentato da 1.300 a 1.400 USD e da 20 a quasi 25 USD per 1 oncia d’argento.
Alcune monete emergenti hanno continuato a deprezzarsi contro il dollaro USA, in particolare per le economie con una bilancia delle partite correnti gravemente deficitaria (Turchia, India, Indonesia, Brasile, Sud Africa…). L’impossibilità, per queste economie, di conciliare il sostegno alla crescita (benché l’attività sia relativamente debole), con il controllo delle pressioni inflazionistiche e le condizioni necessarie al finanziamento del deficit estero, crea un contesto particolarmente sfavorevole alla rispettiva moneta: la rupia Indiana e la lira turca sono scese contro il biglietto verde a nuovi minimi storici, perdendo in agosto rispettivamente il 10% e il 5%. Nel vortice è caduta anche la rupia indonesiana che nello stesso periodo nei confronti dell’USD ha ceduto il 10%. Il rand sudafricano e il real brasiliano si sono indeboliti circa del 5%, tornando ai minimi di fine 2008/inizio 2009.
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