“Le emozioni siamo noi” Esperienza didattica di Lara Di Caro TIROCINANTE IV ANNO UNIVERSITA' DI GENOVA SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA SCUOLA PRIMARIA “E. BIBOLOTTI” MARINA DI PIETRASANTA (LU) CLASSI TERZE
COMMENTO ALL’ATTIVITA’ Lavorare sulle emozioni adoperando la pratica teatrale associata poi alla discussione liberatoria tramite circle time mi pare sia stata una soluzione vincente: i bambini, divertendosi, hanno sciolto alcuni nodi e per la prima volta hanno parlato di loro stessi al resto dei compagni, si sono ascoltati e confrontati sul loro personale vissuto, sul loro sentire, sugli aspetti più intimi e segreti del loro io. Credo che questo li abbia un pochino avvicinati e li abbia fatti sentire un po’ di più una ‘squadra’, proprio com’era nel nostro intento. Devo ringraziare la maestra accogliente E. che mi ha fatto notare come potesse essere efficace partire sempre dall’esperienza diretta dei bambini, realizzare cioè attraverso i giochi e gli esercizi presi in prestito dal teatro una sorta di preparazione al lavoro successivo, piuttosto che riservare agli esercizi teatrali un loro spazio separato dal resto e ringraziare la maestra S. per avermi fatto entrare nella classe spingendomi ad osservare i 'nodi' più importanti. Sicuramente l’esperienza corporea in palestra è stata liberatoria e ha permesso ai bambini di aprirsi proprio com’era nei nostri obiettivi, ma è stato efficace soprattutto perché è diventata una piccola abitudine a loro molto gradita, che aspettavano ogni volta con trepidazione (“ ci porti in palestra?” “facciamo gli esercizi del teatro?” mi chiedevano ogni volta che mi vedevano entrare in classe), insomma un vero e proprio ‘rituale’ che identificasse le nostre attività. Adesso ovviamente sta alle maestre, se lo riterranno opportuno, gestire questa pratica fino a farla diventare una prassi interna alla classe, per stimolare al confronto, alla discussione, al dibattito, alla collaborazione e per rinforzare al meglio l’idea di gruppo-classe. Per me poi è stato appagante poter applicare alcune mie conoscenze derivate dal mio precedente percorso di studio (cinema e teatro) all’azione didattica, poterle sperimentare sulla classe e verificarne il feedback positivo tramite i loro comportamenti e le loro stesse parole. Ho potuto averne conferma poi dalle lettere che inaspettatamente e di loro iniziativa, come mi ha detto la maestra, i bambini mi hanno voluto scrivere: me le hanno consegnate prima delle vacanze di Natale insieme ad un calendario fatto con loro disegni realizzati al computer e questa sorpresa mi ha fatto ovviamente un piacere immenso. Mi ero presentata inizialmente, come ho sempre fatto nelle mie esperienze di tirocinio, come un’aspirante maestra, insomma come una studentessa che entrava in classe per imparare a fare la maestra: le lettere che mi hanno scritto e che mi hanno realmente commosso, sono per me ora un vero portafortuna, una sorta di monito ad andare avanti e, sono sincera, leggerle mi è già
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stato utile in un momento di sconforto avuto di recente. Ma perché ho scelto proprio il teatro? Perché paradossalmente il teatro consente di essere se stessi in un mondo dove l’identità viene spesso soffocata, sostituita, guidata. L’esperienza teatrale consente di realizzare una situazione educativa completa, totale, in cui tutta la persona, nel suo complesso di azioni, pensieri e sentimenti, è coinvolta. L’uso sistematico e ovviamente corretto di esercizi di preparazione teatrale può consentire l’attivazione di un linguaggio comunicativo più sfaccettato coinvolgendo più canali (orale, mimico, visivo, tattile) e permettendo un’espressione più completa dell’energia che possiede e necessita di utilizzare un bambino. L’attività drammatica poi rompe l’individualismo, tipico dell’educazione del nostro tempo e della nostra società, stimolando situazioni di gruppo, di coppia, di confronto con gli altri, con lo spazio e con il proprio stesso sentire, ma allo stesso tempo esercita l’autonomia, perché prevede quasi sempre l'auto invenzione delle soluzioni espressive, la libera interpretazione, il divagare con la mente, la riflessione personale, al contrario della consegna didattica precisa, delle attività sempre uguali, delle regole e meccanismi ripetuti, elementi tipici della scuola, che rischiano di frustrare la libera espressione usando una prassi sempre identica. L’attività drammatica comprende e spesso supera se vogliamo il linguaggio parlato, perché lo comprende e lo connette con altri linguaggi, spesso sopiti o non sfruttati al meglio delle loro potenzialità come il linguaggio corporeo, mimico, visuale, tutto questo realizzato attraverso la dimensione ludica, vicina al bambino (ma anche all’adulto) e quindi più immediata e piacevole. Insomma è un’attività che consente al bambino, divertendosi, di fare esperienze non monodimensionali, più vicine alle sfaccettature del mondo circostante. Il teatro permette poi di creare un clima davvero democratico, in cui tutti hanno la stessa dignità, lo stesso valore, dove non esiste il rapporto cattedra-banco, insegnante-allievo, ma dove non esiste nemmeno il più bravo e il meno bravo, il bullo e la vittima, ma dove tutti sono chiamati a mettersi in gioco (molto utile in questo senso la partecipazione, fra l’altro sentitissima, della maestra E. a molti degli esercizi proposti).La mia intenzione era proprio quella di sfruttare al meglio, per gli obiettivi che ci eravamo posti, le potenzialità evocative ed educative della prassi teatrale che non per forza deve sfociare nella pratica drammatica, ossia nella messinscena, per essere efficace. Ovviamente esercizi del genere possono dare risultati se inseriti in un progetto consapevole e di lungo periodo, per questo con la maestra abbiamo discusso su come sarebbe stato utile poter continuare questa esperienza, rendendola un appuntamento fisso. La maestra accogliente mi ha garantito che cercherà di andare avanti con questo percorso, soprattutto utilizzando la discussione tramite circle time come momento dedicato al gruppo. Non possiamo pretendere che con pochi incontri i problemi della classe siano definitivamente risolti, ma abbiamo sperimentato insieme uno strumento che ha dato ottimi risultati e che possiamo dire essere stato efficace. Avevo avuto modo di sperimentare il ‘potere’ del teatro in mie vecchie esperienze laboratoriali con bambini e adulti, ma non avevo mai avuto modo di realizzare un mio piccolo progetto in una classe della scuola primaria ed è stato davvero formativo per me. Lara Di Caro
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SCHEDA DI PROGETTAZIONE 2
Motivazioni
- chiacchierata sul contesto classe con le insegnanti accoglienti riguardo ad alcuni episodi vissuti dalla classe, problemi di relazione nel gruppo e di accettazione di se stessi e degli altri; -importanza della comprensione delle emozioni da parte del bambino nell’aiuto alla formazione di una personalità serena, nello sviluppo dell’empatia, nell’integrazione, nel rendimento, nella convivenza con le differenze, nel saper stare bene con se stessi e con gli altri…all’interno dell’ambiente-scuola e fuori; -saper riconoscere e comprendere alcune fra le emozioni primarie; -saper discutere delle proprie ed altrui emozioni trovando differenze ed elementi in comune per imparare a convivervi; -saper ragionare sulla complessità delle persone e delle loro emozioni; -saper esprimere e riconoscere le emozioni attraverso vari linguaggi fra cui quello parlato, scritto, iconico, corporale, gestuale;
Obiettivi
Competenze
Attività previste metodologia
- saper comprendere le emozioni proprie e altrui e le loro varie sfaccettature come parte di noi; - saper esprimere le emozioni e gestirle in funzione delle relazioni interpersonali e delle esperienze di ogni giorno; e
Avevo inizialmente pensato a tutt’altro (avrei voluto realizzare un progetto di ed. alimentare), ma la mia idea iniziale era nata prima ancora di conoscere le insegnanti e di entrare in classe. Dopo aver parlato con le maestre ed essere entrata qualche ora in classe, è emersa la necessità e la possibilità di lavorare sulle emozioni. Il bisogno deriva dalle stesse maestre che sentono di non avere il tempo di affrontare un tema così delicato su cui francamente non mi sento nemmeno sufficientemente preparata, ma la sfida mi entusiasma. Entrambe le insegnanti sono state molto disponibili e una di loro mi ha dedicato gentilmente un’intera ricreazione per rispondere con calma all’intervista sul contesto classe, che mi è stata indispensabile per farmi un quadro un po’ più chiaro della situazione. Ho pensato, come lo scorso anno ho fatto con il cinema, di metterci qualcosa che già conosco e amo e quindi ho pensato di utilizzare qualche esercizio liberatorio preso in prestito e adattato al mio scopo dalla preparazione teatrale e dal teatro sociale, per poter liberare le emozioni dei bambini anche a livello corporale ed espressivofacciale oltre che per simulare delle situazioni in cui si mettano in campo le emozioni. Perché proprio il teatro? Perché il teatro ha una dimensione ludica che altre attività non possiedono. E non si tratta di un gioco qualsiasi, ma del gioco sociale per eccellenza perché è il gioco della vita, il gioco del corpo, il gioco della relazione. Ecco dove sta il suo meraviglioso potere. Nell’ordine ho pensato a questi interventi:
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Il piccolo laboratorio ‘teatrale libero’esperienza concreta per introdurre i bambini a confrontarsi, attraverso la finzione giocosa del teatro, con le emozioni.
- I cartoncini delle emozioni e la discussione 3
trascrizione su cartoncini di diversa forma e colore di situazioni ed eventi che possono far scaturire una certa emozione e relativa condivisione e discussione in circle time.
- Il piccolo laboratorio ‘teatrale consapevole’ sulle emozioni altro piccolo laboratorio in cui lavorare, sempre grazie alla finzione teatrale, in modo più consapevole con le emozioni, proprie e altrui, simulando certe situazioni e testando le varie reazioni.
- Le emozione mie, tue, di tutti… verifica finale sulle esperienze precedenti attraverso riconoscimento di stimoli, espressioni facciali, suggestioni sulle emozioni attraverso realizzazione di cartelloni e discussione finale.
1° intervento: Il piccolo laboratorio ‘teatrale libero’ Pensavo di partire proprio dall’esperienza concreta, come mi ha suggerito una delle maestre accoglienti. Nel primo incontro quindi ci trasferiremo in palestra o nell’aula di musica (serve uno spazio libero e sgombro, abbastanza spazioso per muoverci) e proporrò ai bambini i seguenti esercizi: Inizialmente prenderemo confidenza con lo spazio a nostra disposizione quindi chiederò ai bambini di camminare liberamente nello spazio cercando di occuparlo interamente, senza lasciare ‘buchi’ e una volta che batterò le mani dovranno fermarsi e distendersi supini, con le braccia lungo il corpo in un qualunque punto della stanza.
Esercizio 1 “ la palla di piombo”: Chiuderanno gli occhi e chiederò loro di concentrarsi ad ascoltare il loro respiro fino a trovare un ritmo regolare e rilassato. Il respiro dovrà essere quello che gonfia e sgonfia la pancia (diaframmatico).Non essendo per tutti semplice dirò loro che potranno mettere una mano sulla loro pancia per sentire meglio l’aria che gonfia-svuota la pancia. Dirò loro che una parte del loro corpo (per es. un dito) sta diventando pesante, pesantissimo, come una palla di ferro… questa pallina inizia a scorrere pian piano nel resto del corpo espandendosi e diventando sempre più grande, così all’inizio la pallina scorre dal dito fino alla spalla per poi scendere alla pancia ecc.…ma poi l’intera mano diventa di ferro, e poi il braccio e pian piano tutto il corpo diventa pesantissimo, tanto che è impossibile fare qualunque movimento…è talmente pesante da sprofondare nel pavimento che lentamente li sta per inghiottire…poi batterò le mani e pian piano il peso si riconcentrerà in un solo punto e
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torneranno a sentire una pallina molto pesante che circola nel corpo finché con un battito di mani la pallina verrà buttata fuori dal corpo… dirò loro che però dal buco che ha lasciato la pallina inizia ad entrare dell’aria…una certa parte del corpo sta diventando molto leggera, come se si gonfiasse e l’aria pian piano scorre nel resto del corpo che lentamente diventa sempre più leggero, fino a riemergere dal buco in cui stava sprofondando… ma adesso il rischio è gonfiarsi troppo e volare via quindi pian piano, respirando lentamente e rilassandosi, si butta fuori aria in eccesso e si recupera il peso del corpo. Apriranno gli occhi e si metteranno seduti lentamente, per evitare capogiri. questo esercizio è utile per allenare alla concentrazione, al rilassamento, ma soprattutto all’ascolto della propria respirazione e delle reazioni del proprio corpo. A seconda della risposta dei bambini si possono semplificare alcune parti o dimezzare l’esercizio scegliendo una delle due parti, per es. si può far scorrere solo la piccola palla di piombo lungo il corpo senza rendere tutto il corpo pesante, fino a far espellere la pallina per poi recuperare subito il proprio peso, oppure far solo gonfiare il corpo e poi farlo sgonfiare…dipende molto dalla situazione e dal gruppo. Non conoscendoli a fondo non è facile decidere a priori le istruzioni precise dell’esercizio che andrà modificato sul momento. In piedi, camminata di intermezzo (potrò farli ‘sfogare’ un po’ e continuare a prendere confidenza con questo tipo di lavoro, chiedendo loro di accelerare il passo quando batto le mani più velocemente e rallentarlo quando le batto più lentamente fino a fermarsi quando smetterò di batterle) Esercizio 2 “la maschera di gomma”: seduti a terra, nella posizione più comoda, in cerchio, si danno diverse istruzioni sul movimento del volto: • dilatare la bocca al massimo come se fosse un forno, poi tornare alla posizione iniziale; • sollevare e abbassare un sopracciglio alla volta, poi entrambe le sopracciglia insieme tenendo fermo tutto il resto del volto (ci si aiuta prima con le mani, poi si ripetono entrambe le azioni senza l’aiuto delle mani) ; • spalancare gli occhi e fissare un punto preciso davanti a sé; tenendo lo sguardo fisso sul punto scelto si ruota il viso da una parte all’altra lentamente cercando di tenere l’occhio fisso sull’obiettivo scelto; • alzare uno zigomo e poi l’altro e poi entrambi come in una grossa smorfia (anche qui ci si aiuta prima con le mani e poi si ripete l’esercizio senza) • tenendo la bocca ben chiusa si spostano le labbra a destra e a sinistra, in alto e in basso fino a farle ruotare, come se si stesse assaporando un dolcetto molto gustoso, poi si fa la stessa cosa con la lingua aprendo la bocca; • si cerca di stringere tutto il volto verso il naso come se la faccia si accartocciasse, per poi liberarlo e aprirlo al massimo spalancando occhi e bocca, per poi tornare alla posizione di relax
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per terminare la sequenza si può giocare liberamente con occhi e bocca, prendendo spunto dagli esercizi fatti in precedenza :si può per es. dire ai bambini di fare la faccia più strana che possono utilizzando le varie parti del volto che hanno mosso prima (si potrebbe fotografarla per documentare questa fase) Esercizi simili sono utili per ‘rompere’ la rigidità del volto, renderla più mobile, naturalizzare le capacità espressive del viso, valorizzando i particolari di ognuno oltre a sciogliere l’imbarazzo del corpo… nel teatro sono fondamentali, qui sono utili per introdurre all’espressività emozionale oltre che per creare un clima divertente, aperto e giocoso. Si conclude questo esercizio massaggiandosi il volto e fingendo di masticare qualcosa per sciogliere i muscoli perché si può sentire un po’ di dolore soprattutto se si esagerano certi movimenti. In piedi, rapida camminata d’intermezzo (ogni volta si può trovare un piccolo escamotage per rendere interessante la camminata che serve principalmente per passare da un esercizio all’altro ma anche per sciogliere i muscoli, divertire i bambini e mantenere la concentrazione giocando… per es. camminare come alcuni animali “siete degli elefanti…ora siete delle formiche…”, oppure camminare in situazioni diverse :“siete nel parco e avete perso qualcosa e lo state cercando…”…”siete degli equilibristi del circo…state camminando su un filo sottile davanti a voi e avete il vuoto da una parte e l’altra…”) Esercizio 3 “la trasformazione”: Si divide la classe sempre in due parti, mettendo le due metà di fronte, in lati opposti della stanza, di modo che ogni bambino ne abbia di fronte un altro. Si danno consegne diverse alle due parti del gruppo, per esempio una parte dovrà camminare come un elefante e l’altra parte come un ragno dirigendosi verso il compagno dalla parte opposta (ovviamente si può scegliere qualunque animale purché i due stili siano visibilmente diversi). Una volta arrivati al centro ci si toccherà un dito e i bambini si scambieranno lo stile della camminata e procederanno nel nuovo stile fino a scambiarsi di posto. Questa primissima parte serve solo a ‘sciogliere’ il ghiaccio…ma permetterà anche di osservare la creatività e l’indipendenza di ognuno a interpretare la consegna, oltre che a far emergere le diverse personalità ( ci sarà chi non avrà problemi ad eseguire la camminata e anzi la esagererà, chi imiterà i gesti del compagno, chi non avrà voglia di camminare per vergogna, timidezza, blocchi…) Si ripropone una consegna diversa per i due gruppi: stavolta si dovrà camminare verso l’altro provando una certa emozione. Per esempio un gruppo camminerà verso l’altro sentendosi molto arrabbiato, l’altro gruppo si sentirà molto triste. Arrivati a toccarsi il dito, come per passarsi un flusso d’energia, ci si scambieranno le emozioni (si può utilizzare l’esercizio precedente per ‘testare’ le coppie…). L’ultima camminata invece, il vero nodo centrale dell’esercizio, non prevede lo scambio ma la trasformazione avverrà nella stessa direzione per entrambe le parti: si dovrà camminare tutti verso il proprio compagno sentendosi molto arrabbiati, una volta
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arrivati al centro la rabbia sparirà e ci si sentirà improvvisamente allegri, felicissimi, festosi, al settimo cielo e si potrà festeggiare la propria gioia col compagno incontrato. questo tipo di esercizi si usano a teatro per sentire il proprio corpo e saperlo guidare verso l’obiettivo richiesto, necessità fondamentale per un attore. Nel nostro caso invece servono per avviare ad una gestualità consapevole, cioè decidere di usare quell’espressione, quel gesto, quel movimento perché so che ha un determinato significato (salto perché sono felice, inarco le sopracciglia perché sono arrabbiato…) e avere la consapevolezza che il corpo è uno strumento espressivo…a volte non servono parole per dire come ci sentiamo né per capire come sta la persona che abbiamo di fronte. Esercizio 4 “La situazione” : si racconta una situazione e si cerca di farla mimare ai bambini. Si dividono i bimbi a coppie posizionandoli sugli estremi opposti di due file immaginarie all’interno della stanza. I bambini potranno ‘invadere’ anche lo spazio altrui ma dovranno far finta che non ci sia nessun altro oltre al proprio ‘compagno’ di coppia. Tutta la situazione andrà mimata. Situazione: “state aspettando l’ autobus per tornare a casa ma è molto in ritardo, inizia a piovere, iniziate ad avere freddo, sempre più freddo, la pioggia aumenta e l’autobus non arriva, vi sentite stanchi e arrabbiati…all’improvviso vedete davanti a voi un amico che non vedete da tantissimo tempo, siete sorpresi e felici, gli correte incontro…il cielo si apre e smette di piovere e in lontananza ecco che arriva il vostro autobus…” È un esercizio non semplicissimo da cui emergono timidezze e blocchi emotivi, la situazione da mimare può essere cambiata a piacimento purché accada qualcosa che ribalti un’emozione negativa in positiva; serve per vedere come i bambini esprimono attraverso la drammatizzazione una certa sensazione e come riescano a passare alla sensazione opposta, oltre a vedere come interagiscono col compagno, come usano lo sguardo, il contatto…è il primo vero esercizio in cui le emozioni sono messe sul tavolo, in cui vengono chiamate in causa direttamente… Esercizio 5 “lo specchio”: A coppie ci si siede per terra, uno di fronte all’altro. A turno uno conduce e l’altro segue. Chi conduce dovrà eseguire movimenti ampi e lenti, l’altro dovrà ripetere come se fosse lo ‘specchio’. Chi conduce è libero di eseguire smorfie, sorrisi, linguacce e tutto ciò che può fare col proprio volto (gli esercizi precedenti dovrebbero aver spianato un po’ la strada …), lo ‘specchio’ dovrà cercare di ripetere ogni gesto contemporaneamente. Poi si cambieranno le parti. È un gioco divertente che instaura fiducia e crea legame nella coppia. In più serve a confrontare i propri gesti ed espressioni con quelle degli altri oltre che a ‘liberare’ tensioni ed emozioni senza pensare troppo. Alla fine fotograferò i bambini chiedendo loro di ripetere da soli, in coppie o in gruppi o tutti insieme delle smorfie, delle espressioni, chiederò loro di farmi un ‘quadro’ della tristezza, uno della rabbia, uno della felicità ecc… e questo sarà la
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documentazione e una sorta di verifica finale della prima parte del nostro lavoro, quella libera e senza strutture. (Se il piccolo laboratorio ‘teatrale’ richiederà due incontri, evenienza alquanto probabile, all’inizio del secondo incontro dedicherò una piccola parte per ripetere qualche esercizio iniziale di ‘preparazione’ con qualche modifica per non annoiare o sceglierò esercizi di preparazione similari.) 2° incontro “I cartoncini delle emozioni e la discussione” Nell’incontro successivo distribuirò ai bambini dei cartoncini, uno per ogni emozione primaria, pensavo di ritagliarli con diverse forme per riconoscerli immediatamente, per esempio un sole giallo per la felicità, una nuvola grigia per la tristezza, una saetta rossa per la rabbia e un fantasma bianco per la paura o qualcosa di simile, quindi chiederò loro di provare a scrivere nell’apposito cartoncino -ciò che li ha resi o li rende felici -ciò che li ha resi o li rende tristi -ciò che li ha fatti o li fa arrabbiare -ciò che li ha fatti o li fa spaventare Discuteremo i risultati dei cartoncini (che ovviamente compileremo anche io e le maestre) in un circle time attraverso alcune domande-stimolo per la discussione: -Quali sono gli eventi che solitamente ci rendono tristi/allegri/furiosi/impauriti? Ci sono eventi o situazioni che provocano la stessa emozione per tutti? Da qui vorrei venissero fuori più emozioni possibili, stimolando i bambini ad esprimere le proprie ed ascoltare quelle altrui, facendo osservare le loro similarità e diversità. Ovviamente stimolerò la discussione ulteriormente con domande e riflessioni… vorrei portarli a ragionare:
sulle diverse reazioni che ognuno ha in merito alle
stesse emozioni (cosa faccio quando mi sento triste? fanno tutti come me o ognuno si comporta diversamente? c’è chi diventa silenzioso e chi invece urla e piange…) sulle varie gradazioni delle emozioni (si può essere un po’ malinconici oppure molto tristi, di buon umore e felicissimi…) su come possano incrociarsi le varie emozioni e le varie reazioni del corpo (si può piangere di felicità? E si può sorridere anche se si è tristi? Il cuore batte forte quando si ha paura ma anche quando si è molto felici…).
Rifletteremo anche sul piccolo laboratorio teatrale esperito: Come si sente il corpo quando siamo rilassati? E quando siamo rigidi o c’è qualcosa che non va? Esprimevano tutti l’emozione richiesta come me?Come mi sono sentito mentre effettuavo gli esercizi? (ripensando alle camminate, alla respirazione, all’esercizio sulla trasformazione…) Sia il piccolo laboratorio sia la discussione in circle time dovrebbero aiutarci a capire la loro conoscenza e consapevolezza sulle emozioni primarie scelte. La discussione ci permetterà di riflettere su alcune eventuali concezioni non corrette, a stimolare i bambini a riflettere su certi aspetti legati ai pensieri e alle
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reazioni legate a quei pensieri ( se sarà possibile si potrà accennare qualcosa anche sul metodo ABC delle emozioni), a ‘filosofeggiare’ sul proprio sentire e su quello degli altri. 3° incontro “Il laboratorio ‘teatrale consapevole’ sulle emozioni” Torneremo in palestra o nell’aula usata per il primo incontro e riutilizzeremo alcuni esercizi riadattati dalla preparazione teatrale per sperimentare concretamente le emozioni giocandoci e quindi cercando di liberarle attraverso la finzione. Ripartiremo con alcuni esercizi preparatori che aiutino al rilassamento e alla concentrazione quindi faremo -una camminata (potrei variare rispetto al primo intervento utilizzando la musica…i bambini dovranno camminare a tempo di musica oppure potremmo utilizzare una situazione, per esempio dire loro che mentre camminano il pavimento si fa sempre più caldo fino a diventare bollente, poi morbido, quasi gommoso… ecc.…le possibilità di variare e stimolare i bambini facendoli giocare sono molte e questi esercizi servono per preparare la finzione teatrale richiesta successivamente) -una respirazione a terra (stavolta potrò dire ai bambini che una certa parte del loro corpo sta diventando calda, sempre più calda e che il calore piano piano si diffonde in tutto il corpo…respirando lentamente si riabbassa la temperatura, ci si rimette seduti e si respira lentamente prima di alzarsi o anche semplicemente di farli concentrare sul respiro che gonfia e sgonfia la pancia…) Esercizio 1 “ il saluto dei folli”: i bambini si dovranno disporre in cerchio, col viso verso l’interno, stretti spalla a spalla. In silenzio, guarderanno in basso. Chiederò loro di concentrarsi e stare in ascolto, ad un certo punto, quando qualcuno si sentirà pronto potrà alzare la testa e dovrà trovare lo sguardo di un compagno, battersi le mani dandosi un “cinque” e fare un grande urlo liberatorio di gioia, contemporaneamente, come una sorta di saluto in una lingua sconosciuta, quasi un urlo da ‘guerriero’, per poi uscire dal cerchio. L’esercizio termina quando tutti hanno ‘salutato’ il compagno con cui hanno incrociato lo sguardo è un esercizio che a teatro serve per lavorare sull’interazione degli sguardi, qui viene usato per affiatare il gruppo e per gestire ansia o imbarazzo. Può essere difficoltoso e imbarazzante per qualcuno se passano alcuni tentativi prima di incontrare lo sguardo di un altro ma è un rischio che qui si può correre perché il gruppo non è numeroso e l’esercizio serve proprio per testare l’iniziativa e la capacità di trattare una situazione di stallo, per tirare fuori l’eventuale imbarazzo, un’emozione naturale da provare, non per forza negativa, perché è il campanello d’allarme di una situazione di inadeguatezza o comunque spiacevole… Esercizio 2 “il nodo” Il gruppo forma un cerchio tenendosi per mano. Prenderò la mano di un bambino aprendo il cerchio e mantenendo il contatto passeremo sotto le braccia di qualche bimbo, incrociando la linea dei corpi che prima formavano il cerchio, intrecciando il gruppo come se fosse il corpo di un serpente che si avvolge, fino a far richiudere la linea ‘annodata’, dando la mano del bimbo che tenevo al bimbo rimasto ‘scoperto’.
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Qui potrò agire seguendo una sequenza di due punti o svolgendo solo il punto 2 (dipende dal percorso che avremo effettuato, dal clima di quella giornata, dalla risposta dei bambini…da molte incognite che dovremo verificare sul momento) 1-chiederò ai bambini di restare in silenzio, chiudere gli occhi e ascoltare il proprio respiro e quello dei compagni vicini, rilassandosi. Potrò mettere una musica rilassante per creare la giusta atmosfera di sottofondo. Poi dirò ai bambini di cercare di visualizzare con la mente il corpo del “serpente” che hanno formato, pensando alle mani che si stringono per tenerlo insieme…chiederò loro di cercare di ricordare una gentilezza che hanno ricevuto da uno dei compagni o una bella esperienza vissuta insieme ad uno di loro, cercando di rievocare quel bel ricordo e quella sensazione piacevole…questo sentimento positivo diventa come una luce che dal centro del proprio corpo si diffonde nelle braccia e scorre lungo tutto il serpente… 2-Una volta spenta la musica dirò loro di aprire gli occhi. Chiederò al gruppo di stringersi e riallargarsi al massimo delle loro possibilità senza mai rompere la catena e questo sarà un modo per giocare e rompere l’imbarazzo della respirazione del punto precedente… per cadere, per ridere, per scherzare. punto 1: il contatto fisico e il legame da non spezzare servono a creare il senso di appartenenza e di protezione dell’ ’organismo’ creato; l’ascolto del proprio respiro e di quello altrui, insieme al rimembrare un ricordo positivo, serve per concentrarsi su di sé e sull’altro in un’esperienza in cui la propria sfera intima è chiamata in causa insieme a quella dell’altro. E’ un esercizio che può suscitare emozioni e ricordi legati al proprio vissuto personale anche in base alla situazione del momento, all’umore e agli avvenimenti della giornata…è molto liberatorio e allo stesso tempo avvolge e crea un senso di sentire comune, aiuta a comprendere le sensazioni proprie e altrui. L’imbarazzo è possibile…il punto 2 dell’esercizio serve proprio a spezzare l’eventuale disagio, facendo giocare i bambini, stringendo e allargando il serpente, restando in piedi, sempre legati…serve per liberare le tensioni che possono essere venute fuori nel punto 1. E’ un esercizio che viene utilizzato spesso nei laboratori teatrali per creare il legame di gruppo, proprio perché nella sua semplicità riesce a creare una forte sintonia fisica e mentale. Esercizio 3 “Che cosa faccio quando…?” In questo esercizio simuleremo una vera e propria azione drammatica improvvisata. Pensavo di agire sempre a coppie o al massimo a gruppi di tre. Non è detto che tutti riescano a svolgere l’esercizio sul ‘palco’, anzi è possibile che la scenetta interpretata sia una sola, dipende dal tempo e dalla risposta dei bambini, ma gli altri avranno comunque l’importante ruolo non solo di spettatori e commentatori diretti dell’azione ma anche di coregisti. Due o tre bambini come protagonisti. La situazione-tipo è la seguente: “A deve comunicare a B qualcosa di spiacevole che riguarda B e che ha fatto A” per esempio A ha rotto un giocattolo di B… C potrebbe essere un amico di entrambi che deve cercare di fare da mediatore, cioè il suo scopo è quello aiutare a sistemare la
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situazione dando consigli ad A e a B. Chiederò ai bambini di far finta che questo avvenimento sia realmente accaduto e cosa si direbbero in questo caso. Darò la possibilità agli spettatori di dare consigli, suggerire battute, interrompere… Essendo una situazione improvvisata non è facile prevedere come andrà ma sarà senza dubbio un esercizio per parlare delle reazioni che ognuno ha alle situazioni spiacevoli, a come il pensiero possa aiutarci a modulare queste reazioni (metodo ABC delle emozioni non è l’evento A a scatenare l’emozione-reazione C ma il modo con cui filtriamo quell’evento, quello che pensiamo di quell’evento , il nostro pensiero B), a portarli a riflettere su come ognuno può vivere in modo diverso uno stesso avvenimento visto che ognuno ha pensieri diversi di uno stesso avvenimento … 4° intervento “Le emozioni sono mie, tue, di tutti”: Per verificare il percorso di consapevolezza sulle emozioni pensavo di distribuire delle vecchie riviste e giornali da ritagliare e preparare dei fogli grandi o cartelloni per ogni emozione trattata, quindi uno per la gioia, uno per la tristezza, uno per la rabbia e uno per la paura. I bambini, divisi in gruppi, dovranno riempire questi fogli con ritagli di volti, ambienti, colori e anche con disegni che secondo loro sono collegabili con quella certa emozione (pensavo di dividerli in gruppi per farli collaborare in modo più costruttivo oltre che per gestire meglio il lavoro, ma devo ancora riflettere se assegnare a ciascuno un cartellone e quindi un’emozione o se lasciarli liberi di riempire i cartelloni a piacimento…). Dirò loro che potranno scrivere i pensieri che secondo loro hanno quei soggetti che hanno ritagliato e disegnato in nuvolette come quelle dei fumetti…potranno anche inventarsi delle storie e dei collegamenti fra i vari ritagli e disegni… Quest’ultimo esercizio servirà a collaborare insieme per comprendere la complessità nel definire le emozioni e come queste facciano parte della vita di ogni giorno e di tutti gli esseri senzienti. Alla fine commenteremo i cartelloni e il percorso svolto insieme in classe in una discussione finale. Analisi didattica a priori
Non posso assolutamente prevedere come i bambini reagiranno a questo piccolo percorso su un tema così delicato e così personale come le proprie emozioni e il proprio sentire. Dovrò essere pronta a cambiare strada in ogni momento, a rallentare, anche a fermarmi se necessario e ad affrontare reazioni di sfogo cercando non tanto di evitare il disagio, quanto di renderlo naturale, qualcosa di cui non vergognarsi. Dovrò essere pronta a veder emergere argomenti ‘forti’ come la malattia e la morte, o almeno è questo che si può prevedere conoscendo la situazione della classe nello specifico, ma in generale è qualcosa che può venire fuori dal vissuto di qualunque bambino. Ma è proprio per questo che abbiamo deciso insieme alle due maestre accoglienti di tentare un lavoro del genere e mi affido alla loro esperienza per sostenermi in questo lavoro. L’obiettivo è sciogliere alcuni nodi emotivi, provare a rendere naturale qualunque emozione, piacevole e spiacevole, ma soprattutto, semplicemente, parlare delle emozioni insieme,cercando di
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accettare le proprie e le altrui per cercare di comprenderle, viverle senza paura né vergogna, ed utilizzarle come risorsa per conoscersi e riconoscerci. Le parti più difficili da affrontare saranno ovviamente il circle time e il laboratorio cosiddetto ‘consapevole’…soprattutto nel circle time la conduzione sarà particolarmente difficile perché i bambini saranno invitati a parlare al gruppo direttamente del proprio vissuto, mentre per la parte teatrale mi tranquillizza un po’ il fatto che solitamente questi esercizi vengono vissuti come un gioco molto liberatorio e quindi divertono molto i bambini (solitamente è più difficile eseguirli con gli adulti o con adolescenti…) Per metterli a proprio agio, anche a seconda della loro reazione (non so che esperienze simili possano avere fatto) eseguirò se necessario tutti gli esercizi assieme a loro, coinvolgendo la maestra del momento quando sarà necessaria la coppia o lavorando col bambino che dovesse restare senza compagno se fossero dispari, ma dovrò stare in generale molto attenta a cambiare rotta tenendomi pronta a modificare le consegne, la lunghezza, le modalità degli esercizi o a sostituire alcuni esercizi con esercizi di scorta, a seconda della risposta dei bambini, delle loro capacità e del tempo a disposizione. So che l’esperienza del circle time è un vero salto nel vuoto, il vero ‘buco nero’ del mio progetto, la parte più incerta e l’andamento sarà davvero un’incognita perché non so quanti bambini vorranno parlare, di cosa vorranno parlare e come si comporteranno di fronte al commento delle loro emozioni. Soprattutto non sono sicura di saper condurre l’attività in maniera efficace ma mi auguro venga fuori tutto ciò che i bambini hanno dentro in quel momento. Il piccolo laboratorio teatrale in due parti potrà essere davvero una bella esperienza: la parte ludica ‘libera’ potrà essere utile per testare la loro consapevolezza iniziale, per sciogliere nodi, per preparare il terreno al lavoro successivo; la pare più ‘emotiva’ per rielaborare e per rimodellare in modo giocoso ciò che è stato discusso insieme e sicuramente verrà fuori qualcosa di inaspettato, ma sono convinta che la vivranno serenamente, come un gioco, perché questa è la forza maggiore del teatro. La discussione in circle time mi spaventa un po’ di più perché significherà srotolare sul tavolo il proprio io e non ci sarà nessun gioco a mascherare… Dopo l’esperienza dello scorso anno so che mi aspetta una lunga, faticosa ma soddisfacente sbobinatura della discussione, indispensabile per ripercorrere i vari passaggi e comprendere cosa sia venuto davvero fuori. Spero di poter documentare la parte teatrale con foto o video, ma avrò bisogno per questo della collaborazione delle maestre, per non perdere il filo della conduzione. Mi auguro che questo viaggio possa essere un modo per aiutarli ad aprirsi, a non vergognarsi delle proprie sensazioni, ma soprattutto un trampolino perché partano verso un percorso che li porti a sentirsi vicini fra loro, come compagni e amici…e temo che per me sarà più dura del solito lasciarli alla fine del tirocinio. Materiali
- cartoncini di vari colori da ritagliare, penne, lapis, matite… - cartelloni bianchi o grossi fogli, vecchie riviste e giornali, forbici, colla, lapis, matite colorate, pennarelli… -macchinetta fotografica, videocamera per documentare
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Spazi
-aula della classe -aula di musica o palestra -un incontro o due incontri da almeno 2 ore per il ‘laboratorio ‘teatrale libero’ -un incontro di almeno 2 ore per i cartoncini delle emozioni e il circle time -un incontro di almeno 2-3 ore per la seconda parte del laboratorio ‘teatrale consapevole’ -un incontro di almeno 2-3 ore per realizzare i cartelloni sulle emozioni e discuterne insieme
Tempi
Organizzazione gruppo classe
del
A seconda dell’attività: lavoro individuale, a coppie, in piccoli gruppi, gruppo classe al completo
Verifica degli obiettivi
Risposta individuale e di gruppo alle consegne date: -reazioni e risposte agli esercizi corporali, osservazione dei vari momenti del laboratorio ‘teatrale’ ed eventuale registrazione fotografica di alcuni momenti insieme alle foto dei ‘quadri’ delle espressioni -cartoncini con lo stimolo a scrivere le proprie reazioni alle emozioni -registrazione dei temi sollevati durante la discussione e commento dei risultati dei cartoncini -cartelloni delle emozioni -Domande dirette alla classe sul lavoro svolto con una sorta di questionario valutativo (a voce): (che cosa vi è piaciuto di più? a cosa è servito secondo voi questo lavoro?)
Documentazione
-cartoncini delle emozioni -registrazione della discussione e relativa sbobinatura o appunti presi -foto di documentazione dell’attività laboratoriale e foto delle espressioni ed eventuali video -cartelloni delle emozioni
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RESOCONTO AZIONE DIDATTICA “LE EMOZIONI SIAMO NOI…” 1° intervento: il ‘piccolo laboratorio teatrale libero’ e i cartoncini delle emozioni 3 dicembre 2012 Durata: 2 ore Ore 13,45. Il mio intervento segue la pausa pranzo (come tutti gli interventi che seguiranno). I bambini sono stati avvisati dalla maestra E. che oggi proporrò loro un’attività nuova, infatti mi sembrano curiosi, impazienti e galvanizzati dall’idea. Andiamo in palestra, che fortunatamente ci viene lasciata libera da una classe della secondaria inferiore con cui viene condivisa. Partiamo con gli esercizi: Camminata di introduzione: chiedo ai bambini di riempire tutti gli spazi vuoti (“come i biscotti nel latte…”) nell’area adibita alla nostra attività (scegliamo come confini le strisce colorate che delimitano il campo di pallavolo della palestra), distribuendosi in maniera più equilibrata possibile (prendiamo confidenza con lo spazio e coscienza del rapporto corpospazio oltre che sciogliere i muscoli e la tensione attraverso la camminata).Il fatto di riempire tutti gli spazi vuoti è un’istruzione che in questo esercizio teatrale è molto utile per costruire il proprio spazio personale di azione, sempre nel rispetto dello spazio altrui. Questo accorgimento era ben utile anche per i miei intenti, perché ognuno rispettasse lo spazio fisico dell’altro, oltre che per concentrarsi sul rapporto ‘proprio corpo-spazio’. Respirazione consapevole – rilassamento : sdraiati a terra, supini, ho detto loro di chiudere gli occhi e rilassarsi ascoltando il proprio respiro, concentrandosi sull’aria che entra dal naso ed esce dalla bocca e sulla sensazione della pancia che si gonfia-sgonfia. Li ho fatti poi concentrare su un dito della mano che ho detto essere diventato pesante, come se fosse di ferro. Il senso di pesantezza si diffonde poi nella mano, nel braccio e pian piano nel resto del corpo (ho indugiato senza fretta sulle varie parti del corpo su cui concentrarsi) finché il peso del corpo è talmente aumentato da farlo sprofondare nel pavimento, come se questo fosse diventato fango. Poi pian piano il peso torna a concentrarsi sul dito fino a svanire e contemporaneamente il corpo riemerge riprendendo il proprio peso normale… Ho potuto osservare alcuni bambini che sembravano faticare a concentrarsi appieno sull’attività: A. per esempio teneva spesso gli occhi aperti, ridacchiando. Anche F. sembrava avere difficoltà a tenere gli occhi chiusi, non posso dire se per disagio o curiosità o per altre ragioni, ma in linea di massima poi ha eseguito con correttezza le istruzioni date. Camminata di scioglimento: dopo aver riaperto gli occhi ed essersi messi a sedere, dico ai bambini di restare per qualche minuto in quella posizione respirando in modo normale (spesso esercizi di rilassamento come quello fatto precedentemente danno un po’ di giramento di testa una volta riaperti gli occhi e tornati in posizione seduta) per poi alzarsi e riprendere a camminare sempre cercando di non scontrarsi, rispettando lo spazio di tutti e cercando di non lasciare ‘buchi vuoti’ all’interno dello spazio d’azione. Stavolta per effettuare una variazione alla camminata ho detto loro di essere degli equilibristi, ognuno sul proprio filo sospeso in aria. Poi al battito delle mani ecco di nuovo modificata la situazione: il pavimento scotta sempre di più sotto i piedi…. Maschera di gomma e specchio: Per la maschera di gomma ci sediamo a terra, in cerchio, con la faccia rivolta verso il centro del cerchio ed effettuiamo gli esercizi di scioglimento del viso, che permettono però allo stesso tempo di esercitare alcuni muscoli che spesso dimentichiamo di avere, gli stessi muscoli che però usiamo senza rendercene conto quando esprimiamo col viso una qualche sensazione od emozione. Dopo aver allenato i muscoli divido la classe in coppie (partecipa all’attività anche la maestra E. perché i bambini sono dispari) e dico loro che, a turno, ciascun membro della coppia sarà lo specchio e dovrà quindi ripetere contemporaneamente le smorfie e i gesti compiuti da chi gli sta davanti. Fotografo alcune coppie e noto con piacere che l’attività li diverte molto.
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Tutti eseguono con attenzione l’esercizio, alcuni addirittura lo dilatano coinvolgendo tutto il corpo complicando molto l’esercizio. (E. per esempio nonostante io ripeta più volte le istruzioni e specifichi che bisogna concentrarsi sul viso e al massimo usare le mani, continua a effettuare varie acrobazie col corpo… le faccio presente che in questo modo può un po’ perdere l’obiettivo dell’esercizio ma non insisto perché so che ha delle difficoltà motorie quindi non interferisco con questo suo bisogno di muoversi, che è comunque funzionale al senso di liberazione che voglio creare prima di chiedere loro di scrivere sul proprio vissuto) La camminata di trasformazione: divido la classe a metà e faccio posizionare i due gruppi in riga, uno di faccia all’altro, ai lati opposti della palestra. In questo modo ogni bambino ha di fronte, dall’altra parte del lato lungo della palestra, un altro bambino. Mi posiziono al centro ma fuori dalla linea dei bambini, nella stessa posizione del portabandiera del gioco ‘rubabandiera’, in questo modo ho una perfetta visuale e posso dare le istruzioni facilmente a tutti. Assegno un ‘ruolo’ ad ogni gruppo: così dico che il gruppo alla mia sinistra dovrà camminare verso il centro come fossero burattini di legno, mentre il gruppo alla mia destra camminerà come se fossero ballerini. Una volta arrivati al centro e toccata la mano del bambino corrispondente alla propria posizione ci si scambieranno le parti: il burattino diventerà ballerino e viceversa. Ognuno continuerà la camminata fino ad occupare il posto che prima occupava il compagno posto di fronte. Questo esercizio è solo un riscaldamento per l’attività di trasformazione vera e propria, quella cioè che coinvolge le emozioni: stavolta infatti non assegno un ruolo ai gruppi ma un’emozione, dico al gruppo alla mia sinistra che dovranno camminare sentendosi molto arrabbiati, furiosi… mentre al gruppo alla mia destra dico che dovranno camminare provando molta tristezza… arrivati ad incrociare il compagno dovranno scambiarsi l’emozione e continuare la camminata con questa variazione. L’esercizio non è affatto di semplice esecuzione ma mi permette di verificare il rapporto dei bambini con queste emozioni e il rapporto che il loro corpo ha con esse. Ovviamente noto una certa difficoltà nel variare le emozioni (in alcuni bambini non si nota molto la differenza espressiva) e altri, come N., esagerano in modo molto evidente l’espressione della sensazione (nel caso particolare, conoscendo il bambino, e commentando anche con la maestra accogliente, penso che si tratti di un comportamento noto, una ricerca di continua attenzione e di protagonismo).La seconda camminata ‘emotiva’ è quella di vera e propria trasformazione perché prevede stavolta non lo scambio delle emozioni ma il passaggio dall’emozione assegnata (ad un gruppo rabbia all’altro tristezza come nell’esercizio precedente) che sfocia però in estrema gioia, allegria, felicità una volta che si è toccato il compagno. Effettuiamo l’esercizio due volte anche su richiesta dei bambini. E’ evidente come per alcuni la camminata sia esclusivamente motivo di gioco, mentre altri prendono l’attività con molta serietà e la eseguono con assoluta concentrazione e coinvolgimento (G., T. ed A. sono gli unici bambini che si prendono tutto il tempo necessario per svolgere la camminata, non sono influenzati dai tempi degli altri bambini, anche se la maggior parte era arrivata a destinazione hanno proseguito con serietà l’esercizio; appaiono essere i bambini più coinvolti nell’attività, insieme ad E. che, per quanto possa apparire la meno sciolta dal punto di vista motorio, è molto attenta alle mie istruzioni, quasi troppo e mi fa molte domande specifiche, per es. nella camminata in cui il pavimento scottava mi ha chiesto se avrebbe potuto saltare o no…) E. mi sembra una bambina molto controllata da un lato, mentre dall’altro si nota l’enorme bisogno di sfogarsi e sfogare un’energia che pare non riuscire a gestire serenamente… I cartoncini delle emozioni e la discussione (questa attività era stata progettata nel secondo intervento ma discutendone anche con la maestra accogliente abbiamo pensato che non avesse senso posticiparla ma che invece fosse la conclusione perfetta di tutta la preparazione fatta in palestra):dopo l’attività ‘teatrale’ dico ai bambini di sedersi in palestra, cercando sempre di rispettare lo spazio proprio ed altrui visto che ora dovranno eseguire un esercizio da soli (ecco l’importanza della camminata iniziale). Consegno i cartoncini colorati e spiego che vorrei che con calma scrivessero su ciascun cartoncino quando hanno sentito quella emozione e cosa hanno fatto di conseguenza. Credevo che a questa richiesta qualcuno si sarebbe rifiutato o avrebbe detto che non ne era capace, invece l’unico è stato F. che mi ha chiamato per dirmi che non sapeva dire quando si sentiva arrabbiato: io gli ho risposto di pensarci bene che sicuramente gli sarebbe venuto in mente un episodio o una situazione in cui
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si era arrabbiato… Credo che sarebbe stato utile registrare per ciascun bambino il cartoncino eseguito per primo ma osservando la classe mentre svolgeva l’esercizio ho notato che in linea di massima quasi tutti sono partiti dalla paura o dalla rabbia. Hanno eseguito l’attività in silenzio e autonomamente, anzi mi sembravano molto presi e concentrati per quanto mi aspettassi di vederli parlare fra loro o scambiarsi gesti vari, non è successo nulla di tutto ciò. Molti di loro non si sono neppure accorti che li stessi fotografando tanto erano coinvolti in quello che stavano facendo. Ovviamente per me è stato davvero soddisfacente vederli così concentrati perché era proprio quello che speravo accadesse dopo l’esperienza corporea. Una volta che tutti i bambini o la maggior parte di loro ha terminato siamo tornati in classe. Ognuno teneva in mano i propri cartoncini. Abbiamo sistemato le sedie in cerchio liberando per bene l’aula e abbiamo cominciato la discussione in circle time. Ho spiegato ai bambini che la regola più importante del circle time è quella del rispetto della parola altrui: quando un compagno parla tutti ascoltano, poi a turno si parla tutti. Se qualcuno vuole intervenire anche se non è il suo turno può farlo alzando la mano e aspettando che gli venga data la parola senza interrompere chi sta parlando. Siamo partiti dal foglietto della paura, ecco di seguito la sbobinatura della discussione:
Lara: Allora la paura di A. … cosa hai scritto, cosa ci vuoi dire, o cosa hai disegnato…se ce lo vuoi dire… A. (leggendo il cartoncino) : io ho paura quando trovo un ladro in casa… Lara: ok…e hai fatto anche un disegno…si può far vedere? …..Ha disegnato un volto… che mi sembra spaventato…urla… Allora perché hai scritto che hai paura quando trovi un ladro in casa? A.: perché…(sussurrando) ti ruba tutto Lara:ma perché ti è successo…di vivere questa esperienza? o hai sentito qualcuno che conosci…a qualcuno che conosci è entrato un ladro in casa…oppure l’hai visto in un film…come mai hai scritto questa cosa? A.: perché...l’avevo visto su un film… Lara: l’hai visto in un film e quindi ti ha fatto paura…? A. annuisce con la testa ….ok quindi secondo te…cos’è che scatena questa paura? N. interrompe la discussione Eh N. le regole del cerchio vanno rispettate altrimenti… Maestra E.: è importante! Lara: è molto importante N. voleva dire che si era dimenticato di scrivere qualcosa… Lara: dopo la aggiungi non c’è problema… A. perché hai collegato questo film che hai visto alla paura? perché quando l’hai visto ti sei spaventato? Al. annuisce Lara: è stato solo quello un momento in cui ti sei spaventato? Non ti sei mai più spaventato in nessun altro momento? A.:…no. Lara: no…ok, va bene, vuoi dire qualcosa…vuoi aggiungere qualcosa?..... A.: no…va bene così. Lara:…. qualcuno vuole fare una domanda? Maestra E.: a qualcun altro è mai successo? qualcun altro ha paura di questa cosa? Coro: io un pochino…io…(borbottio) Lara: però non l’avete vissuta giusto? È l’idea…che qualcuno vi entri in casa che vi fa paura…ma non l’avete vissuta…? Ah T. ha una domanda…T.…(altri parlano) si parla uno alla volta nel cerchio… 16
T.. : ma perché hai avuto paura quando hai visto questo film? A. : mi sono spaventato… Lara: forse all’idea che …un estraneo….cosa può fare?...entra in casa…? A: ruba soldi! Lara: ruba i soldi…per lui la paura è questa… N: ma se questo film ti ha spaventato no?…non era per grandi?...ho fatto una domanda io… A. : eh eh eh…era per grandi… Lara: forse non avrebbe dovuto guardarlo, dai…nient’altro Alessio? non hai scritto che cosa fai quando hai paura… A: no… Lara: no …va bene, vuoi dirlo..? vuoi provare a dirlo oppure…vuoi ascoltare anzi gli altri e dopo semmai aggiungi qualcosa?...perché lui è il primo a parlare (parlando alla classe) ed effettivamente…non è facile…vuoi ascoltare semmai gli altri e dopo pensi se vuoi aggiungere qualcosa? A:…sì Lara: ok,F.,vai…la paura! cos’hai scritto tu? F. (leggendo): quando io ho paura del mio nonno… Maestra E: hai paura del tuo nonno? F.: sì… Lara: perché hai paura di tuo nonno? F: perché picchia. Lara: …perché ti picchia…uhm, ok..ma ti picchia quando hai fatto qualcosa…che non dovevi fare? F: no… Lara: così, perché…si sveglia la mattina con la luna storta e ti picchia? F. annuisce In aula si borbotta… Lara:mmm, è un po’..nervoso il tuo nonno…via…ci vuoi dire qualcosa? hai scritto che cosa fai quando hai paura? F: no Lara: ce lo vuoi provare a dire?...cosa fai di solito quando hai paura? F: scappo (in un bisbiglio) Lara: eh…una bella risposta…penso…probabilmente è comune a molti di noi…no? Quando si ha paura si scappa… Vuoi dire qualcos’altro? …(ci sono alcune mani alzate) scegli te la domanda che vuoi sentire… F: quella di T.! T: ma …perché ti picchia? F:…perché…quando io gli do un bacino, lui stringe così (fa una specie di verso con la bocca) e poi mi picchia… Maestra E.: stringe cosa? la lingua fra i denti? F: non c’ha denti.. Qualcuno continua a bisbigliare e chiedere il perché… Lara: ha detto che non c’è un motivo…succede così…(ai bambini che mormorano)…..va bene…sentiamo qualche altra domanda? vuoi sentire qualcuno o non ti piacciono queste domande? perché se non ti piacciono non le facciamo eh…(a K.) F: va bene… Lara: vuoi sentire qualcun altro? ci sono un sacco di mani alzate…dimmelo te…sei te che… F: N.! 17
N: ma…quando ti picchia il tuo nonno no…non è che abbia un po’ la luna storta?...oppure perché hai fatto qualcosa di male? F: non gli ho fatto niente! Lara: senza motivo…così… N.: allora perché? Lara: te l’ha già detto, non lo sa…succede…non ci concentriamo su quello che fa il nonno, concentriamoci su quello che fa F… Maestra E: quindi te quando il nonno ha questa reazione…che cosa fai? F:….lo dico alla mamma… Maestra E: ah quindi sai anche trovare la strategia insomma…per stare un po’ meglio…lì per lì hai paura e poi lo dici alla mamma… F: E! (e la indica per sapere la sua domanda) Lara: cerchiamo di non rifare però le stesse domande di prima… E: da quant’è che…sta succedendo questa cosa…di tuo nonno? F: da tanti giorni… M. E.: ah…e qualcun altro, appunto, ha un’esperienza simile…t'ha dei nonni che anche loro non si sa perché… Lara: sgridano…oppure alzano le mani… M. E: qualcuno…che sgrida e fa paura… Lara: che vi scatena la paura…eh perché lui ha parlato di paura…non un semplice rimprovero di cui non vi importa nulla eh…se vi dà il senso della paura…lui ha detto che questa cosa…lo spaventa… giusto? M.E.: N. cos’ha da dire? (perché ha la mano alzata) N prende la parola: una cosa dei nonni…..eee…sì anche a volte il mì nonno c’ha un po’ la luna storta e mi spaventa (N deve comunque sempre intervenire, in un modo o nell’altro…) M.E.: ma che cosa provate quando qualcuno vi spaventa e vi fa paura? N .:io a volte me ne vado sotto il letto. M.E.: quindi scappi…quindi la fuga è una strategia per riuscire… Lara: scappare e nascondersi N : oppure alzo le coperte e mi ci metto sotto. Lara: ti sembra di sentirti più protetto…vero? N: sì……oppure…vado dalla nonna. M.E.: qualcuno ha un’altra soluzione quando ha paura? M:eee sto zitto e non faccio nulla. M.E.: rimani fermo… Lara: anche immobilizzarsi…è una reazione animale alla paura…una reazione naturale… E: io mi…scappo e vado sotto il letto…il divano… Lara: quindi un misto fra F. e N….scappi e ti nascondi…vedete che sono molto simili le nostre reazioni alle emozioni? sì, magari sono diverse ma sono simili… T: io invece…(c’è borbottio in classe) Lara: però si ascoltano i compagni eh, dopo tocca a tutti parlare, però si rispetta chi parla… T: io invece quando il mio nonno mi sgrida eee…mi intristisco…giro la testa e faccio il broncio… Lara: ooo sentito cosa ha detto T.? M.E.:la stessa situazione…un nonno che sgrida…a lui fa paura e a lui fa tristezza… Lara: che son due cose diverse…non per nulla avevate due foglietti diversi per queste due emozioni…perché una cosa è la paura e un’altra la tristezza giusto? Qualcuno: sì Lara: non sono la stessa cosa… 18
N. : oppure…anch’io quando il mio nonno mi sgrida a volte faccio un po’ così e mi imbroncio, anch’io faccio così… Lara:provate tristezza eh perché ci rimanete male… N: sì poi ci rimango male e poi divento imbronciato… M.E.: ma allora scusate che differenza c’è fra la paura e la tristezza? a questo punto mi viene questa domanda… E: che uno piange e l’altro……e l’altro……non piange. Lara: quand’è che piangi e quand’è che non piangi? E:piange quando è triste Lara: tu di solito piangi quando sei triste… E: sì Lara: e invece quando hai paura non piangi…però magari qualcuno piange anche quando ha paura….può capitare no? Che la paura sia così forte da farci piangere… P: oppure scappo dalla finestra Lara: scappare…vedi, altri non piangono e scappano K: anch’io uguale a T. Lara: anche te uguale a T.,ok….chi è che voleva parlare?nessuno?allora andiamo avanti? Se F. non ha altro da dire perché il suo foglietto ha… tirato fuori tante domande…vuoi dire qualcos’altro? Te hai detto che quando succede questa cosa non fai niente o scappi giusto?una delle reazioni… F.: scappo! Lara: ok… va bene…vai K.! K: io ho paura degli orsi, dei serpenti, del buio…quando qualcuno mi… spaventa e ho paura…quando qualcuno mi …tira il pallone o qualcosa addosso…. Lara: qui c’è tanto da dire…allora…vuoi… (in classe c’è fermento e già le mani alzate) Calmi, aspettate, prima delle domande facciamo commentare lui, che magari ha qualcosa da aggiungere…allora te hai scritto tante cose, hai scritto che hai paura quando…? Ripetimele…allora…quando… K: ho paura degli orsi. Lara: hai paura di alcuni animali…hai nominato gli orsi, i serpenti…. il buio e quando qualcuno ti tira……? K: le cose addosso. Lara: delle cose addosso…chi è che di solito ti tira delle cose addosso? i tuoi compagni… degli amici…?chi è che ti tira gli oggetti addosso…? K:…..mio fratello… Lara: tuo fratello…più grande di te? K: sì (fa sì con un cenno) Lara: ma perché te li tira? Perché si arrabbia con te? K: sì… Lara: e quindi te provi paura quando fa così? (Fa di sì con la testa) E cosa fai quando ti succede di avere questa paura?o per il buio o per tuo fratello che ti tira degli oggetti…di solito come reagisci? K:scappo. N. : io avrei una domanda. Lara: chi vuoi far parlare? Guarda quante mani alzate per te. K: F! Lara: vai F! F:ma si può dire il nome? Lara: di cosa? 19
F: di amici? Lara: te puoi dire quello che vuoi però ora a lui la domanda precisa non gliela facciamo perché non ha senso…però te se vuoi parlare di una persona di preciso puoi dire quello che vuoi…su di te puoi dire quello che vuoi, va bene? Ora però stiamo parlando di K….Hai una domanda da fare a lui? K: sì…ma perché ti picchia il tuo fratello? Lara: non ha detto che lo picchia, ha detto che gli tira gli oggetti…giusto K?perché te li tira? Perché tu lo fai arrabbiare? per quale ragione? K:molte volte…perché io voglio giocare a qualcosa e lui non mi lascia…le sue cose…e io non gliele do…le mie cose… Lara:cioè…non vuole che tu tocchi le sue cose? K: sì… Lara: perché tu magari gli prendi i suoi giochi? E lui non vuole? K. Fa cenno di sì con la testa Lara: mmm…quindi magari sei te che sbagli a prendergli i suoi oggetti…(K. Fa sempre cenno di sì sorridendo)…fai un po’ il dispettoso…qualcun altro ha qualche domanda? E:ma perché devi avere paura di tutte queste cose? M. E.: ma perché secondo te E. queste non sono cose che fanno paura? E: i serpenti e gli orsi no! Lara: oh questo è interessante M.E.: eh…E dice…mi sembra di capire…a me i serpenti e gli orsi…? E: non fanno paura per niente! M.E.:questa è un’idea che lei ti dà… Lara: ma cosa ci fa capire questa cosa?abbiamo sentito tre dei nostri compagni…che hanno scritto tre cose diverse..lei per esempio ha fatto un commento interessante, ha detto: a me gli orsi e i serpenti non fanno paura e invece a K sì…questo cosa ci fa capire? M: che non siamo tutti uguali! Lara: bravo! Che non siamo tutti uguali… M.E: ma la paura? Lara: …ce l’abbiamo in comune però? M.E.: la paura ce l’abbiamo però..K. ce l’ha per una cosa…Elena per un’altra…però la paura c’è Lara: quella è comune a tutti…anche la reazione…chi ha parlato di nascondersi..chi di scappare…chi rimane immobile…ognuno reagisce…in una maniera diversa, giusto? Ok, riflettiamo su questa cosa… P:ma perché dovresti…..? e che cos’altro fai per scappare? K: mi nascondo… Lara: quindi anche tu….la paura anche a K fa venir voglia di nascondersi, sentirsi protetto e scappare T : io avrei… Lara: hai un’altra domanda…cerchiamo di sbrigarci perché dobbiamo… N. : anch’io ho una domanda! Lara: vai T. T:ma se ti insegue cosa fai e ti trova? K: ehm…. Lara: va bè questi qui sono tutti dettagli, ok?noi ci dobbiamo concentrare sulle sensazioni che prova K…quindi tu la tua paura la concentri su quegli elementi lì che hai detto ma dimmi una cosa, questi animali ti fanno paura perché…cioè lo sai che ti fanno paura perché li hai incontrati? li hai visti in un documentario, allo zoo, in dei viaggi…? Come fai a sapere che hai paura dei serpenti per esempio? K: perché….qualcuno mi graffia… 20
N. : i serpenti non graffiano… K: non i serpenti! Lara: però per esempio gli orsi graffiano…mmm ti fa paura l’idea degli artigli? K: eh Lara: quindi ti fanno paura tutti gli animali con gli artigli o solo gli orsi? K: gli orsi… Lara: gli orsi…c’è un motivo?hai visto un film? Hai visto un documentario? L’hai visti da piccolino? K: sui film e basta Lara: ah in un film…e ti hanno fatto un po’ di paura, va bene…andiamo avanti… N. : io ho una domanda! Lara: andiamo avanti, poi eventualmente… M.E.: eh sì, perché sennò… N. : io ho una domanda! Lara: ascolta N. andiamo avanti perché abbiamo pochissimo tempo e ho paura che non riusciamo a finire, a parlare tutti… M.E. : anche la maestra Lara ha una paura…di non riuscire a finire! Lara: eh esatto. N. : la mia domanda è cortissima! la mia domanda è cortissima! Lara: dai, va bene N. . scusa perché te e il tuo fratello non trovate un accordo? M.E. : …ma noi in questo momento stiamo parlando delle emozioni, di quel che succede… dopo magari in un’altra parte si daranno anche delle soluzioni Lara: e anche dei consigli…anzi se qualcuno poi ha un’idea per aiutare un compagno… ben venga, eh…rifletteteci…Ora cerchiamo prima di sentire tutti… M.E.: ora sentiamo le cose che ci fanno paura… Lara: vai T, te cosa hai scritto sul foglietto nero? T: io ho paura…io ho avuto paura quando mi è entrato un ladro in casa con la pistola… (Qualcuno trasalisce) …perciò sono andato ad abbracciare la mia mamma Lara: ok, quindi hai scritto che cosa ti ha fatto paura e cosa hai fatto quando hai avuto paura…molto simile a quello che ha scritto A…però tu l’hai vissuto… M.E.: è successo veramente?(T annuisce) eri in casa quando è venuto il ladro?( T annuisce) ma quindi l’hai visto? Lara: l’hai sentito…? T: ho sentito i rumori e l’ho visto Lara: l’hai anche visto?(T annuisce) ma perché ti sei alzato? P: sì mi sono alzato con la piccola torcia e il coltello N. C.: accidenti! M.E. : mah… Lara: …forse è stato un po’ azzardato… T: cioè…no…solo con la torcia… Lara:Ah solo con la torcia…ma quindi non hai avuto poi così tanta paura se hai avuto il coraggio di alzarti…io per esempio al posto tuo non sarei riuscita ad alzarmi… Qualcuno: neanch’io…neanch’io… T: mi tremavano le mani…tantissimo… Lara: oh, questo è interessante…sentito cos’ha detto T? ripetilo un po’ perché qualcuno forse non ascoltava… T: che mi tremavano le mani tantissimo e non riuscivo a muovermi praticamente… Lara:eri bloccato dalla paura.. perchè la paura a volte ce lo fa..ci blocca, ci immobilizza come ha detto qualcuno prima…e quindi cos’hai fatto…sei andato nel letto con la 21
mamma? T: no…sono rimasto…no, l’ho visto e non c’era più nessuno…ho visto un’ombra e sono ritornato a letto… Lara: quindi l’hai visto passare…ok…cosa credevi di fare alzandoti? T: vedere lui…se era armato o no e se era armato andavo dalla mia mamma Lara: mmm ok, qualcuno ha una domanda?(N ha la mano alzata)…però magari N facciamo parlare chi non ha ancora mai parlato sennò parlano sempre i soliti. N.: ma da dove era entrato il ladro? Lara: cerchiamo però…io capisco che sia un episodio che vi incuriosisce….vi affascina però io mi concentrerei un attimo su quello che dobbiamo fare, no? Quindi sulle sensazioni di T più che da dove sia entrato il ladro… concentriamoci sulle reazioni…facciamo domande inerenti alle sensazioni e reazioni che T ha vissuto dopo questo episodio…ecco, la paura legata ad una persona che ci entra in casa…per fare qualcosa di male… comunque sia un estraneo che entra in casa…giusto? che non è una sensazione piacevole… M.E.:una paura che hanno anche altri, appunto A… Lara: G, che non ha mai parlato G:ma …hai sempre paura che ti rientri un altro ladro in casa? T: Sì perché mi è già successo, di nuovo Lara: ah ti è risuccesso…mmm non hai scritto nient’altro sulla paura? T: ho fatto solo un disegno Lara: che disegno hai fatto? Ce lo vuoi…?(T lo mostra) oh anche tu hai fatto un volto … spaventato… Non ti è successo altre volte di avere paura?cioè tu ti ricordi la paura solo associata al ladro? T: è successo anche altre volte Lara: vuoi provare a dircele a voce?quand’è che hai paura di solito o quand’è che hai avuto paura? T: quando…quando sono….quando sono andato alle giostrine che fra un po’ mi investe una macchina Lara. Ah, quindi diciamo…la paura di farti male… T annuisce Ok,poi è risuccesso altre volte o non hai più sentito paura? non ti ricordi più di averla sentita? T: non mi ricordo più di averla sentita Lara: e di solito quando hai paura hai detto che …vai…? T: vado nel letto della mamma oppure scappo. Lara: perché? Perché vai nel letto della mamma?che cos’è che ti fa andare nel letto della mamma T: Perché la mia mamma mi dà più sicurezza Lara: per sentirti protetto…però A e K ascoltiamo anche gli altri…G vuole parlare…che non ha mai parlato… G: perché hai avuto paura? Lara: l’ha spiegato…l’ha detto finora, no? G: (ridacchia) sì M.E.: perché te se entra qualcuno in casa…non avresti paura? G:eeee sì M.E.: per questo motivo…N… leggici la tua… N.:sono impaurito quando la maestra mi sgrida perché non ho fatto i compiti Lara: oh questo è interessante m. E.! (tutti ridono, anche la maestra E.) N.: poi ne ho un’altra! 22
Lara: ne ha un’altra, facciamolo finire…vai N.: mi sono impaurito quando sono andato a un negozio grandissimo a comprare la mia bicicletta nuova e c’era uno scivolo enorme , io ci sono entrato e non riuscivo ad uscire… era un labirinto difficilissimo e io ero impaurito… Lara: ti sei spaventato… N: sì… M.E.: e che hai fatto? N.: mi son messo a piangere e facevo così alla plastica (fa un gesto con le mani) e urlavo alla mia mamma e poi è venuto uno a salvarmi Lara: sentito E cos’ha detto? Te prima hai detto: è la tristezza che fa piangere, non la paura! Ti ricordi che prima l’hai detto?Hai sentito lui cos’ha detto?...a volte anche la paura ci fa piangere, no?il pianto di solito lo associamo alla tristezza…vero? E invece…per esempio l’avete mai visto qualcuno che piange di felicità? Coro: nooo…sììììì Lara: chi è che l’ha visto? E: io in un programma dove una bambina stava piangendo perché aveva la sua nuova casa Lara: oh, e secondo te piangeva perché era triste? Lara: chi è che l’ha visto? E: io in un programma dove una bambina stava piangendo perché aveva la sua nuova casa Lara: oh, e secondo te piangeva perché era triste? E: no Lara: era spaventata? E: …all’inizio secondo me sì, poi… Lara: all’inizio te dici che fosse un po’ spaventata…per la novità? Per cosa? E: di cambiare le cose Lara. Di cambiare le cose…del cambiamento! interessante…poi però secondo te perché ha pianto? E: mmm Lara: era contenta? E: annuisce Lara: allora piangeva di felicità…perché a volte quando ci emozioniamo anche se è un’emozione bella ci mettiamo a piangere, no? G: quando la mia mamma si è sposata! Lara:ooooh, quando la tua mamma si è sposata…te però non c’eri… G: ho visto il film! Lara: ah, e la mamma piangeva! ma piangeva perché era triste? G: no! Lara: aveva paura? Giulia: noooo Lara: allora secondo te perché piangeva? G: era felice! Lara: ok, la mamma di G era felice! Quindi attenzione a volte le reazioni sono diverse…fra ognuno di noi…oppure sono le stesse per emozioni differenti…giusto? tu hai pianto e non eri triste…eri come? N : spaventato! T: ma perché dovresti essere così spaventato da essere in un labirinto? dovresti girare secondo me! N : ma infatti io giravo ma non ero sicuro di uscire e andare nella direzione giusta o potevo essere anche…vuoto! 23
Lara: ti sei sentito intrappolato? Si sì! ero proprio impaurito Lara: non è tanto diverso da te che ti senti entrare un ladro in casa…la sensazione è un po’ la stessa no?lui si è sentito come soffocare… T: come me!... Lara: come te, esatto… era in trappola…eri in trappola anche te no? N: pensavo che ci fosse vuoto…pensavo che ci fosse chiuso Lara: era una situazione da cui non si riusciva a sfuggire N: poi stavo guardando un pochino…alcune parti erano chiuse, poi…poi…mmm Lara: poi va bè insomma all’ultimo… se sei qui vuol dire che è andato tutto bene no? M.E.: eh, dai via, andiamo avanti A:io ho paura quando vado fuori e vedo i ladri Lara. Mmm questi ladri sono molto gettonati M.E.: ma dove la sentite questa cosa dei ladri voi?cioè come vi siete creati quest’idea dei ladri? Lara: Fra l’altro lei ha detto: quando vado fuori e vedo i ladri…spiegacelo meglio… A: perché un giorno sono andata fuori da sola e ho visto un ladro Lara: e come hai fatto a sapere che era un ladro? Perché aveva scritto qui sopra “LADRO”, aveva un’etichetta con scritto “ladro”… A: (ridendo): no Lara. Come hai fatto a riconoscere che si trattava di un ladro? N : non è che per caso…io ho una domanda! Lara. Eh no facciamo prima finire A A. sorride timidamente Lara: vorrei capire…hai visto che ha fatto un furto?cioè l’hai visto mentre faceva il ladro oppure…hai creduto per qualche motivo, vedendolo, che potesse essere un ladro…? A:l’ho creduto… Lara:perché?....perchè era un po’ sospettoso…? cosa faceva? aveva la maschera, la calza in testa? nooo… (i bimbi ridono) A (sorridendo): nooo Lara: non aveva nulla, ok…e allora cosa faceva questa persona che ti faceva paura ? A:cercava nella spazzatura Lara. cercava nella spazzatura !? M.E.: e quindi te hai creduto fosse un ladro? A annuisce M.E.: siete tutti d’accordo che questo signore che cercava nella spazzatura..... La maestra viene interrotta dall’intervento simultaneo di più bambini Lara: no no, uno alla volta, ve lo ricordo…siamo nel cerchio…uno alla volta…la maestra vi ha fatto una domanda…siete tutti d’accordo … Coro: noooo Lara: fatemi capire…avreste tutti pensato che un signore che rovista nella spazzatura è un ladro? Qualcuno ha un’altra ipotesi? N. : io ho un’altra ipotesi! Lara: G vai…faccio parlare magari quelli che non sono intervenuti tanto… G: io una volta ho visto uno che ha una malattia e cerca sempre nel bidone della spazzatura però non è un ladro… lo fa perché non sta bene… M.E.: e quindi te che emozione ti dà vedere questa persona? G: mmm M.E.: come ti fa sentire? G :non lo so… 24
N.: cosa stava cercando nel bidone della spazzatura? A: non lo so Lara: non lo sa…è l’idea di vedere una persona che rovista nella spazzatura lei l’ha associata all’idea di rubare e quindi le ha fatto paura… M.E.: e invece secondo te cosa pensi che facesse? Lara: cioè tu cosa avresti pensato se l’avessi visto? Che si trattava di un ladro o… qualcos’altro? N : qualcos’altro… Lara: e cosa?...prova a immaginarti: tu vedi uno che rovista nella spazzatura…cosa pensi che stia facendo? Perché ricordiamocelo A ha avuto paura non perché ha visto l’azione di rubare ma perché ha pensato che quell’uomo potesse essere un ladro…giusto? È un pensiero che ha avuto…vedendo quella cosa lì lei l’ha interpretata in quel modo no? M.E.: un po’ come A che ha visto il film e pensa al ladro e ha paura…non è che l’ha visto veramente come è successo a T, però ha pensato che potesse succedere anche a lui… Lara: e il pensiero ti ha fatto paura giusto? Ti torna A? Hai visto qualcosa e…..hai creduto qualcosa….una situazione…magari se l’avessi visto io non avrei avuto paura…poteva farmi ridere o lasciarmi dispiaciuta… M.E. : K per esempio del discorso degli orsi, dei serpenti, di quelle cose lì che gli fanno paura…mentre E pensa che lei non ha paura di questo ma magari ha paura di altre cose… Lara: ognuno di noi vedete che ha paura diverse? ce ne accorgiamo? Coro: sì G:io mi sento impaurita quando penso ai film di paura e del buio… Lara: allora…sentiamo bene cos’ha detto G…tu hai paura quando pensi? G: ai film di paura… Lara: lei ha parlato di paura quando pensa…non quando le accade qualcosa…quando pensa ad un film di paura che ha visto le riviene la paura… (vista l’occasione provo a lanciare l’idea del pensiero negativo/pensiero positivo…) N : io quando penso ai vampiri Lara: anche lui non ha parlato di un avvenimento, di qualcosa che gli è successo ma qualcosa che gli viene in mente…quando lui pensa ai vampiri ha paura…quindi per esempio K pensa agli orsi e ha paura, tu pensi ai vampiri e hai paura… N. : ho visto il film Lara: ok e quando ci ripensi ti torna la paura…e cosa fai quando hai paura? N.:quando è notte mi metto sotto le coperte Lara: quindi ti nascondi come già qualcuno ha detto…ti senti protetto…ok… M: io ho paura quando mi lasciano da solo Lara: oh questo è interessante…lui ha paura quando lo lasciano solo…e cosa fai quando sei solo e hai paura? M: per calmarmi mi faccio coraggio e sto da solo M. E.: e cosa fai per farti coraggio? Questo è importante eh…come si fa a farsi coraggio? M: penso delle cose felici! M.E.: penso a delle cose felici… Lara: bellissimo… M.E: lui quando ha paura pensa a delle cose felici…qualcun altro ha un altro metodo per scacciare via la paura? N.: prendere un gran…prendere dei respiri grandi e farsi coraggio e andare Lara: quindi rilassarsi…un po’ come abbiamo fatto prima in palestra no? T: chiudere gli occhi mentre stai stringendo qualcosa…che praticamente ti viene il cuore in bocca…ti senti forte e puoi fare tante cose 25
Lara: ti senti più coraggioso… N.: tipo una cosa della mamma che a te sembra che ti fa coraggio Lara: stringere un oggetto particolare…che bello…G ha una domanda… G: perché hai paura? Lara: ….te l’ha detto…hai sentito? Ha detto: perché sono solo in casa…però giusto, cos’è che ti fa paura di stare da solo?anche se ti può sembrare banale prova a spiegarcelo meglio… M: non c’è nessuno… Lara: e allora cosa potrebbe accadere? Sei in casa tua e dovresti sentirti protetto no?e invece? M: e invece ho paura… Lara: ma perché? M: perché penso che arrivi qualcuno Lara: perché anche tu pensi….pensi che potrebbe arrivare qualcuno da fuori, quindi le cose che pensiamo a volte…ci fanno sentire male…però tu hai un bellissimo metodo… funziona? M: sì! M.E. : quindi per ora abbiamo individuato alcuni metodi per sconfiggere la paura…è importante trovare delle strategie… C: quando ho paura vengo dai miei genitori (C ha difficoltà linguistiche perché a casa non parla italiano) Lara: perché vai dai tuoi genitori? C: Perché se vedo qualcuno come un ladro vengo subito dai miei genitori e gli chiedo che ho visto un ladro Lara: quindi anche tu hai paura dei ladri…ma hai mai visto un ladro?…in un film, nella realtà oppure è solo il pensiero del ladro che ti fa paura? C: è il pensiero di ladro però ha anche rubato… Lara: ma quindi hai vissuto questa esperienza…hai avuto un furto in casa… C: sì… Lara: bè capisco…frequenti questi episodi a quanto pare…quindi simile alla storia di T però C come soluzione va dai suoi genitori…perché? come ti senti? C: mmm Lara: ti sentirai……..protetto no? C: sì… Lara: ok…A! A:quando qualcuno spenge la luce quando vedo un film pauroso Lara:quindi anche A come K ha parlato del buio e come qualcun altro hai parlato di film di paura…ma quando li vedi o anche quando ci ripensi? A: no solo quando li vedo Lara: uhm…ok e cosa fai quando hai paura? A: vado dalla mamma Lara: oh anche tu come alcuni, come C, vai dalla mamma e ti senti… A: Protetta E: io ho paura quando mi lasciano da sola e quando ritornano mi calmo…e ho fatto anche un disegno Lara: ce lo vuoi raccontare? Ve lo faccio vedere… E: io quando vado a dormire ho sempre paura che entri qualcuno… Lara: quindi anche tu hai questa paura di una persona estranea…che entra… G: quando ho paura di qualcosa lo affronto con la tv…guardo un cartone e passa subito Lara: dunque tu guardi un cartone animato che ti fa rilassare giusto? Però non mi hai detto quand’è che hai paura…però ci ha consigliato un altro sistema utile…però quand’è che hai 26
paura? O quando ti è capitato di avere paura? G: quando la mamma mi lasciava da sola a casa N.: io devo fare una domanda…è veloce… Altri: No anch’io ho una domanda…Maestra…maestra… Lara: purtroppo non abbiamo più tempo …continuiamo la prossima volta… Poi volete parlare tutti come si fa… M.E: poi ora il cerchio è chiuso… Lara: non l’abbiamo chiuso per sempre, l’abbiamo solo sospeso fino alla prossima volta… La prima discussione è stata densa ed interessante. Non siamo riusciti a parlare di altre emozioni, perché abbiamo lasciato che ognuno prendesse la parola, lasciando libertà a domande e commenti, ma in questo modo abbiamo approfondito molto il loro concetto di paura e abbiamo avuto modo di tirare fuori qualche osservazione interessante e approfondire certi concetti che ci stavano particolarmente a cuore come quella della diversità delle reazioni (“non siamo tutti uguali” come ha lapidariamente commentato M ad un certo punto) nonostante l’aver compreso la condivisione comune dell’emozione della paura. Oltre all’aver potuto discutere sulle diverse reazioni ad una stessa emozione siamo riusciti anche a parlare del fatto che una stessa reazione può avere origine da emozioni diverse ( si piange per paura, per tristezza ma anche di felicità…)e quindi ribadire il fatto che ognuno di noi, per quanto senta le stesse emozioni, reagisce in modo differente. Interessante registrare che le paure dei bambini siano perlopiù ancorate alla figura dell’estraneo, spesso tacciato come pericoloso anche se la situazione non ne darebbe completa comprensione (vedi il racconto di A, che pure è figlia di immigrati e forse da lei ci si potrebbe aspettare una maggiore apertura in questo senso), oppure la paura del ladro che entra in casa e viola la proprietà o ‘ruba i soldi’ come qualcuno ha detto molto semplicemente. Colpisce in tutta questa situazione la risposta di F che dichiara di avere paura di una delle figure che invece dovrebbero rassicurare, cioè del proprio nonno (bisogna ovviamente cercare di comprendere la situazione in toto, per quanto non piacevole, all’interno del contesto familiare di immigrati ancora fortemente radicati al territorio d’origine e quindi ad una cultura differente dalla nostra). Abbiamo provato con la maestra E. a lanciare qualche “semino” della terapia emotiva razionale quando abbiamo provato a farli ragionare sul pensiero negativo che genera paura...per poi discutere sull’utilità di avere pensieri positivi e trovare strategie utili a sconfiggere la sensazione spiacevole ( per l’appunto pensare a cose belle, poi farsi coraggio, vedere un cartone animato, stringere un oggetto caro e farsi forza, ma anche scappare, nascondersi, bloccarsi, andare dalla mamma… sono tutte reazioni diverse che hanno in comune la stessa matrice).
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