LE CAVE DI MARMO DI CARRARA
Bacino marmifero Fantiscritti –
Ponti di Vara
L’economia del territorio è profondamente legata al settore marmifero, a partire dall’estrazione in cava, alle fasi di lavorazione e trasformazione in manufatti per l’edilizia, l’architettura, l’arredo urbano e il settore artistico; inoltre altri blocchi e lavorati di marmi e graniti giungono a Carrara da ogni parte della terra per essere lavorati e commercializzati. Lo sfruttamento delle cave affonda le sue radici ai tempi della Roma imperiale e da allora l’industria non si è mai interrotta. Attorno ad essa ruotano anche il settore metalmeccanico, con la produzione di macchinari altamente innovativi per l'escavazione e la lavorazione di marmi e graniti, gran parte delle attività portuali e centinaia di piccole e medie aziende che forniscono una vasta gamma di produzioni e servizi. Le cave attive sono situate nei tre grandi bacini estrattivi che dalle spalle della città si diramano verso le pendici del monte Maggiore. Nel territorio sono presenti le "cave a cielo aperto" che attaccano il monte su di un culmine o su di un costone e le "cave a pozzo", capaci di dare vita ad imponenti anfiteatri cinti da cortine marmoree, oppure le "cave sotto tecchia" e"cave in galleria", vere e proprie cattedrali scavate nel cuore della montagna
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CAVE DI MARMO
CAVA MICHELANGELO
CAVA RAVACCIONE
Le cave di Ravaccione (444 mt s.l.m.) iniziano dalla località Piastra, cui si accede attraverso il borgo di Torano. Qui si trova anche l'antica casa-laboratorio di Pietro Tenerani. Un'eccezionale panoramica di questo bacino la si può godere dal belvedere di Campocecina (1200 mt s.l.m.) e dal monte Sagro. Le Cave di Fantiscritti, a 450 mt s.l.m., si raggiungono seguendo il torrente Carrione fino ai Ponti di Vara, costruiti alla fine del secolo scorso per consentire al passaggio della Ferrovia Marmifera, utilizzata per il trasporto del marmo. L'antico tracciato della ferrovia offre oggi la sede stradale per i mezzi eccezionali adibiti al trasporto dei blocchi e dei detriti al piano. "Fantiscritti" deve il suo nome ad un bassorilievo (oggi conservato all' CAVA RAVACCIONE MOSTRA D’ARTE Accademia di Belle Arti) di origine romana. Un bacino si trova a Colonnata, antichissimo borgo a 532 mt s.l.m., che si dice fondato dai Romani per alloggiare gli schiavi impegnati nell'escavazione. Le cave di Colonnata offrono una superba vista dei "ravaneti", spettacolari accumuli di detriti di marmo bianco adagiati sui fianchi dei monti Serrone Maggiore e Spallone, alla sommità del quale si trova il bacino di Gioia: un complesso di cave che offre un colpo d'occhio unico al mondo
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COLONNATA E LE SUE CAVE
La prima tappa della visita alle cave conduce generalmente a Colonnata, antichissimo borgo arroccato a 532 metri s.l.m., che la tradizione vuole essere stata fondata dai Romani per alloggiare gli schiavi impegnati nell'escavazione. Le cave del canale di Colonnata costituiscono il più imponente dei bacini apuani e offrono una superba vista dei "ravaneti", gli spettacolari accumuli di detriti di marmo bianco adagiati sui fianchi dei monti Serrone Maggiore e Spallone, alla sommità del quale si trova il bacino di Gioia: un complesso di cave che offre un colpo d'occhio unico al mondo. Nel 1810 nelle cave di Colonnata (in località Gioia) fu ritrovata una lapide risalente al I secolo a.C. Essa, come attesta Emanuele Repetti che ne fece una precisa descrizione, recava scolpiti i nomi degli addetti alle cave: i Villici, i Decuzioni, nonché il capo dei Villici: Hilar-us (cioè Ilarius). Questa lapide è la testimonianza più concreta che Colonnata fu attivo centro di produzione marmifera in epoca romana: il nome stesso del paese deriva - con tutta probabilità - dalla colonia di schiavi che si stabilì, forzatamente, in zona. La prima notizia storica del paese, comunque, risale all’anno 1111 ed è contenuta nel Codice Pelavicino. Come visse e come si organizzò il piccolo borgo nei secoli medioevali durante i quali il marmo non costituì più fonte di attività e ricchezza? Non è difficile immaginarlo: la posizione dell’abitato, sicura e lontana dalla insidiata pianura, favorì la sopravvivenza di un insediamento umano a scopo difensivo il quale, rotti i legami con l’opprimente gerarchia romana, si organizzò man mano secondo altri fini ed altre regole. L’allevamento dei maiali e la rinomata maestria nel lavorarne le carni (che come è noto furono introdotte in loco dai Longobardi), la coltivazione del castagno e di tipi di ortaggi collinari, l’ostinato terrazzamento di piane acquisibili a magre forme di agricoltura, la pastorizia, sono tutte attività che si svilupparono nel basso Medioevo e che troviamo a base dell’economia del borgo quando intorno ad esso ci vengono fornite le prime sufficienti notizie. Un altro dato, molto importante, scaturì da un evento occasionale verificatosi il 15 novembre 1720 quando un nubifragio catastrofico provocò vistosi smottamenti di terreni intorno al paese; nell’occasione emersero blocchetti di marmo lavorati a martello e disposti a muro: erano gli estremi avanzi delle robuste muraglie che nei secoli più inquieti del Medioevo avevano chiuso il piccolo abitato in un abbraccio sicuro. A differenza di quanto avveniva in altre Vicinanze, dove il marmo creava condizioni favorevoli per molti, a Colonnata la diffusione del benessere tardava poiché le risorse restavano controllate da pochissime famiglie che, invece di favorire, come altrove, uno sviluppo del paese, cercavano addirittura di frenarlo per tema che nuove ambizioni turbassero gli equilibri ormai stabilitisi.
Nel 1553 la Vicinanza contava solamente 16 fuochi e nel 1602, quando fu redatto un censimento organico, era salita a soli 24 (meno popolate erano solamente Noceto e Bergiola). Ufficialmente il borgo era però fra i più prestigiosi del Comune; tra l’altro era sede di una delle primissime Parrocchie autonome della valle (anno 1111). Le turbolenze sociali che segnavano la vita di molte Vicinanze, specialmente nella vicina Codena, inducevano Alberico a creare condizioni diverse in Colonnata, borgo la cui importanza strategica stava particolarmente a cuore al Marchese; in questo intento egli, oltre ad emanare le predette disposizioni, fece ripetute pressioni sulle famiglie ricche perché, a loro volta, si adoperassero a non esasperare «le turbolenze già vive in altri siti e per la Grazia di Iddio non ancora accese in codesta a me cara Vicinanza di Colonnata». I primi a rispondere all’appello
COLONNATA: LARDERIE
COLONNATA: LARDERIE COLONNATA: CAVE
PAESE DI COLONNATA furono i Cattani, i quali disposero che in certi giorni (pochi, per la verità) venisserodistribuite in giuste proporzioni «fra i poveri sia terrieri che stranieri: uno staio di pane, bianco; un barile di olio buono; venticinque libbre di carne di castrato e vitello». Queste provvidenze sortirono il loro effetto pacificatore ed equilibratore, tant’è che il Marchese, deprecando fatti di sangue e banditismo divenuti frequenti in altri «malsiti», citava spesso ad esempio opposto, da «riguardarsi per emulazione», la Vicinanza di Colonnata. Durante l’ultima guerra la frazione ha partecipato in pieno alla tragicità degli eventi ed ha avuto, fra l’altro, quasi il 50 per cento delle case bruciate. La lapide che, come vedremo, è posta sulla piazza, allude proprio a questo tragico evento: «Non il fuoco bruciò, figli di Colonnata, la vostra fede nella libertà...
IL LARDO DI COLONNATA
Il Lardo di Colonnata è un salume ad Indicazione Geografica Protetta tipico dell'omonimo paesino sulle Alpi Apuane, frazione del comune di Carrara. Il Lardo di Colonnata viene prodotto con lardo di suino stagionato in conche di marmo di Carrara. In queste zone il marmo viene impiegato anche per conservare gli alimenti. Dal marmo infatti si ricavano le conche in cui vengono riposte, a strati alterni, le falde di lardo suino e la salata con gli aromi: pepe, cannella, chiodi di garofano, coriandolo, salvia, rosmarino. Le conche, strofinate con aglio, hanno temperature ed umidità particolari, per cui il prodotto finito ha caratteristiche uniche. La vasca piena viene coperta, controllata periodicamente e poi riaperta circa 610 mesi più tardi a stagionatura ultimata. Il lardo di Colonnata ha un aspetto umido, è di colore bianco leggermente rosato e presenta una consistenza omogenea e morbida. Ha un sapore delicato e fresco, quasi dolce, finemente sapido se proveniente dalla zona delle natiche, arricchito dalle erbe aromatiche e dalle spezie usate nella lavorazione e dal profumo fragrante. Il suo utilizzo ideale è al naturale, tagliato a fette sottili. In passato era considerato un semplice condimento o il companatico "povero" per i lavoratori delle cave. Dato il grande apporto nutritivo, non di rado gli abitanti di Colonnata epitetano questo alimento come "la forza dei cavatori“.
LARDO DI COLONNATA
LARDO NELLE CONCHE DI MARMO
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E D C
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CARRARA
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COLONNATA
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BACINO CAVE COLONNATA
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BACINO CAVE FANTISCRITTI
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BACINO CAVE TORANO
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BACINO CAVE RAVACCIONE Piazza Mazzini - Palazzo delle Muse Viareggio - Tuscany - Italy Ph.+39 0584 48 881 fax.+39 0584 47 406 www.versiliacostapuanaconvention.it e-mail
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